Resoconto seduta n.157 del 17/11/2009
SEDUTA N. 157 DEL 17 NOVEMBRE 2009


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


La seduta inizia alle ore 10,25


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 156 del 10 novembre 2009, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 132/09, in data 9 novembre 2009, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Piano regionale del trasporto pubblico locale. L.r. 45/1998, artt. 10 e 11", assegnata alla IV Commissione in sede referente, al Consiglio delle autonomie locali per l'espressione del parere di cui all'art. 11, comma 2, lett. c) della l.r. n. 4/07 e al Consiglio regionale dell'economia e del lavoro per l'espressione del parere di cui all'art. 4, comma 1, lett. b), n. 2 della l.r. n. 15/2008;
- n. 133/09, in data 11 novembre 2009, ad iniziativa dell'Ufficio di Presidenza, concernente: "Bilancio di previsione dell'Assemblea legislativa regionale per l'esercizio finanziario 2010 - Programma annuale e triennale di attività di gestione", (Iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna)
E' stata presentata la seguente mozione:
- n. 383/09, del consigliere Santori: "Difformità di trattamento autisti ultrasessantacinquenni italiani e autisti europei";
- n. 384, del Consigliere Brandoni: “Trasporto ferroviario”.
Comunico, inoltre che, con decreto n. 43 del 16 novembre ho provveduto alla sostituzione di due componenti nel Consiglio regionale dell'economia e del lavoro (CREL).
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la seguente legge regionale:
- n. 27 in data 10 novembre 2009: "Testo unico in materia di commercio".
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 2 novembre 2009:
- n. 1770 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 1.000.000,00";
- n. 1771 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 233.500,00";
- n. 1772 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001- art. 26 comma 1 della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel Bilancio di previsione per l'anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati s scopi specifici e delle relative spese - € 7.530, 73";
- n. 1773 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 20.000,00";
- n. 1775 "Art. 29 comma I della l.r. n. 31/2001 e art. 26 della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel Bilancio di previsione per l'anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa - euro 49.934,81";
- n. 1776 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 313.500,00 - modifica al POA 2009 approvato con d.g.r. 1917/2008";
- n. 1777 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 170.000,00";
- n. 1778 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 4.000.000,00";
- n. 1779 "Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art 27 della l.r. 38/2008 - variazione compensativa al POA 2009 - euro 35.000.000,00";
- n. 1780 "Art. 26 della l.r. n. 38/2008 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2009 di entrate derivanti da assegnazioni di soggetti terzi e relativi impieghi - euro 96.174.006,06";
in data 9 novembre 2009:
- n. 1827 "Modifica al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ";
- n. 1828 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 6.000,00";
- n. 1829 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 22.000,00'';
- n. 1830 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 800.000,00";
- n. 1831 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 5.000,00'';
- n. 1832 "Art. 43 comma 2 della l.r. n. 37/2008 - Variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. 1917/2008 e sue successive modificazioni e integrazioni - spese di personale - € 77.186, 28";
- n. 1833 "Art. 29 della l.r. n. 31/2001 e art 27 della l.r. 38/2008 - variazione compensativa di euro 50.000,00";
- n. 1834 "Art. 43 comma 2 della l.r. n. 37/2008 - Variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. 1917/2008 e sue successive modificazioni e integrazioni - spese di personale - € 135.000, 00";
- n. 1835 "Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al POA 2009 approvato con d.g.r. n. 1917/2008 e sue successive modificazioni ed integrazioni - euro 100.000,00";
- n. 1836 "Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 e art. 26 della l.r. 38/2008 - Iscrizione nel Bilancio di previsione per l'anno 2009 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 657.046,00 - modifica al POA 2009 approvato con d.g.r. 1917/2008".


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini sull’ordine dei lavori.

Ottavio BRINI. Come già espresso alla Conferenza dei Capigruppo chiedo di anticipare la mozione n. 382 sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo in merito al crocefisso.
Siccome è un tema molto sentito da tutti i cittadini italiani cattolici chiedo di poter discutere, subito dopo lo svolgimento degli atti ispettivi, questa mozione iscritta – e per questo la ringrazio, Presidente - al punto 9) dell’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del Consigliere Brini di discutere, dopo lo svolgimento degli atti ispettivi, la mozione n. 382.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori sull’ordine dei lavori.

Vittorio SANTORI. Anch’io Presidente avrei un’istanza da proporre all’Assemblea legislativa, ossia l’anticipazione della proposta di legge n. 329. Ricordo ai colleghi che si tratta di una modifica alla legge statutaria composta da un unico articolo. Si estende allo Statuto della Regione Marche la stessa garanzia che esiste nel Parlamento nazionale, cioè si dà la possibilità per la minoranza di portare in discussione almeno il 25% delle sue proposte di legge.
Visto che tale proposta di legge è stata firmata da molti Consiglieri sia della maggioranza che della minoranza, penso ci sia accordo su questo richiesta di anticipo.

PRESIDENTE. C’è la richiesta di anticipare l’ultimo punto dell’ordine del giorno. Ha chiesto la parola il Consigliere Ricci. Ricordo che può parlare un Consigliere a favore ed uno contro.

Mirco RICCI. Noi proponiamo di non anticipare questo punto. In ogni caso è un argomento che deve essere comunque approfondito per ciò che riguarda le competenze dell’Assemblea legislativa rispetto alla Giunta, peraltro è anche un tema molto attuale.
Quindi chiedo al Consigliere Santori di dare il tempo di capire meglio la questione. Ma ritengo sia opportuno farlo in altre occasioni, in altri tavoli, nelle Commissioni. Ciò per cogliere fino in fondo le implicazioni che ha.
La proposta di legge è interessante, va nella direzione auspicata da tempo, ossia quella di dare più visibilità e potere all’Assemblea legislativa, ma mi pare che un anticipo oggi non sia accettabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Avendo letto la proposta di legge e seppure accolga la riflessione fatta ora dal Consigliere Ricci sulla necessità di un approfondimento, credo che si debba andare alla discussione di questo atto.
Un atto che se ristrutturato e riorganizzato ripristina in gran parte il peso ed il valore dell’Assemblea e riequilibra il rapporto tra Esecutivo e Assemblea legislativa. Un atto che potrà indurre ad un percorso di riflessione vera e di occasioni che potranno permettere anche alla prossima Assemblea legislativa di aver una funzione più cogente e più importante.
Oltretutto può riaprire una dialettica tra minoranza e maggioranza, ma non solo, infatti questa proposta di legge, di cui il primo firmatario è il Consigliere Santori, in realtà abbisogna di qualche modifica in modo da poter consegnare ai Consiglieri il ruolo e la potestà legislativa.
Detto questo, senza questa discussione rischieremmo di rinviare sine die un problema di natura istituzionale e statutaria necessario ed urgente.
Quindi penso sia importante discuterne oggi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di anticipo della discussione e votazione della proposta di legge n. 329.

(L’Assemblea legislativa approva)

Quindi è stato approvato l’anticipo della discussione della proposta di legge n. 329, che discuteremo dopo il punto 7) dell’ordine del giorno, ossia prima delle mozioni.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi sull’ordine dei lavori.

Luigi VIVENTI. Nel mese di luglio - come ho anticipato anche alla Conferenza dei Capigruppo - ho presentato una mozione riguardante una moratoria per l’applicazione degli studi di settore in questo periodo di gravissima crisi economica.
Questo argomento è di grandissima attualità, una questione trattata in questi giorni anche da tutti i grandi quotidiani.
Quindi con questa mia richiesta di anticipo, da porre subito dopo la discussione della mozione richiesta dal Consigliere Brini, chiedo che sulla questione si esprima anche l’Assemblea legislativa delle Marche.

PRESIDENTE. Consiglieri, vi prego di fare ora un po’ più di attenzione, perché da quello che risulta nell’ultima votazione probabilmente c’è stata qualche. Ora ci accingiamo a votare la proposta del Consigliere Viventi di discutere la mozione n. 359 dopo la mozione n. 382 del Consigliere Brini ed altri La votazione è aperta.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro sull’ordine dei lavori. Invito di nuovi i Consiglieri a fare attenzione.

Giacomo BUGARO. Chiedo, così come discusso in Conferenza dei Capigruppo, che la proposta di atto amministrativo n. 83 (punto 6) dell’ordine del giorno), alla luce delle sollecitazioni arrivate dalla Provincia di Macerata e dai Comuni di San Severino, Gagliole ed un altro che ora non ricordo, debba fare un passaggio veloce in Commissione e poi eventualmente riportarla al più presto all’attenzione dell’Aula.
Ritengo che alcuni problemi, riscontrati nell’iter in Commissione, debbano essere necessariamente riaffrontati con serenità in quella sede.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. La sollecitazione fatta ora dal Consigliere Bugaro è giusta, ossia quella di approfondire, di chiarire, di trovare una sintesi più condivisa. Però ritengo che lo strumento del rinvio in Commissione non sia quello più adeguato e pertinente all’obiettivo comune. E l’obiettivo comune è quello di fare una proposta condivisa.
Come è noto ai Consiglieri il rinvio in Commissione, con la contestuale modifica della proposta, necessita l’aggiornamento della relazione e quindi il rinvio al CAL e al CREL. Per cui un inevitabile allungamento dei tempi di discussione formali e procedurali che vede il rischio di non riportare più in Aula questa proposta di atto amministrativo.
Pertanto ritengo sia più opportuno, rispetto all’obiettivo di aggiornarne il testo ma senza complicarne e allungarne i tempi e le procedure, rinviarla al prossima seduta assembleare. Potendo così offrire ai Gruppi assembleari e anche al Consigliere Bugaro l’opportunità di produrre eventuali emendamenti da portare in Aula. E gli emendamenti portati o presentati in Aula non richiedono il parere di tutti, mentre l’approvazione di quelli presentati in Commissione richiedono la riapertura della procedura.
Quindi se l’obiettivo è condiviso credo che sia giusto rinviarla alla prossima seduta, se invece è un semplice atto di ostruzionismo allora capisco le ragioni che hanno indotto il Consigliere Bugaro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ritengo giusto il rinvio, come peraltro concordato nella Conferenza dei Capigruppo, della proposta di atto amministrativo n. 83 alla prossima seduta assembleare. Invece il rinvio in Commissione sarebbe…

PRESIDNTE. Scusi, Consigliere, se la interrompo, ma lei sta parlando contro la richiesta del Consigliere Bugaro oppure a favore? Le faccio notare che il Consigliere Comi ha già parlato contro.

Massimo BINCI. E’ stato chiesto il rinvio in Commissione di un atto che oggi, come è stato deciso, non dovrebbe essere più neppure discussione!

PRESIDENTE. No, Consigliere, l’atto oggi è in discussione, allora visto che lei è contro il rinvio in Commissione ora non può parlare perché, ripeto, contro ha già parlato il Consigliere Comi.

Massimo BINCI. Presidente, io sono favorevole alla discussione nella seduta odierna o al massimo per un rinvio alla prossima seduta.

PRESIDENTE. Allora, Consigliere Binci, porrò in votazione prima la proposta di rinvio in Commissione formulata dal Consigliere Bugaro, dopodiché se la proposta dovesse essere bocciata, lei eventualmente potrà riconfermare o meno la sua richiesta.
Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Io parlo a favore del rinvio in Commissione e lo motivo richiamando atti concreti. Qui c’è una lesione palese dei diritti dei territori espressa con atti concreti da parte dei Comuni, atti raccolti unanimemente dalla Provincia di Macerata e poi trasmessi in quest’Aula.
Quindi il rinvio in Commissione è necessario altrimenti produrremmo una lesione dei diritti degli enti locali che, appunto, si sono dichiarati, attraverso delibere di Consiglio comunale, contrari all’impostazione data a questo atto.
Pertanto non possiamo assolutamente sottacere e non discutere in Commissione le nuove proposte degli enti locali.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la richiesta del Consigliere Bugaro di rinvio in Commissione della proposta di atto amministrativo n. 83.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Consigliere Binci, cosa vuole fare? (…) Bene, il Consigliere Binci ritira la sua proposta.
Scusate, Consiglieri, prima di passare alla trattazione delle interrogazioni vorrei salutare gli alunni e gli insegnanti dell’Istituto comprensivo di Senigallia centro Fagnani. Benvenuti in Assemblea legislativa delle Marche.


Interrogazione n. 1331
del Consigliere Massi
“Istituzione Unità operativa complessa, Centro regionale di diabetologia pediatrica, articolo 5 della legge regionale 23 febbraio 2009, n. 1”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1331 del Consigliere Massi. Chiedo al Consigliere Massi di pazientare in quanto ho ricevuto comunicazione dall’Assessore Mezzolani che arriverà in ritardo perché delegato dal Presidente Spacca ad un’importante riunione.


Interrogazione n. 1281
della Consigliera Ortenzi
“Esondazione fiume Ete”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1281 della Consigliera Ortenzi. Ha la parola l’Assessore Donati.
(…) Consiglieri, siccome non siamo in una scuola materna ed è tre volte che vi richiamo, o sospendo la seduta oppure voi Consiglieri prestate un po’ più di rispetto a voi stessi.

Sandro DONATI. In riferimento alle comunicazioni in relazione agli eventi in oggetto ed in seguito alle ricognizioni effettuate sui territori segnalati nella provincia di Ascoli Piceno e Fermo, si comunica che i danni descritti e rilevati alle infrastrutture e in alcuni casi alle strutture agricole, rappresentati essenzialmente da dilavamenti superficiali delle strade interpoderali, frane e smottamenti limitati a casi isolati e spesso riferiti a poche aziende agricole, non giustificano la richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale in agricoltura. Dal momento che sono circoscritti ad aree di modesta estensione e dovuti non tanto alla portata dell'evento meteorico quanto presumibilmente a problemi di dissesto idrogeologico di alcune aree, aggravato dalla scarsità di interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, in grado di mantenere in piena efficienza le strutture di deflusso idrico superficiale.
Secondo la rete di rilevamento regionale dell'Assam, consultabile sul sito www.meteo.marche.it, le precipitazioni massime orarie, che rappresentano più della precipitazione giornaliera il dato che mette a dura prova la capacità di deflusso del bacino idrografico interessato, si sono attestate nei due giorni interessati dall'evento intorno a valori medi di 15-20 mm/h, mentre quelle giornaliere intorno ai 50 mm/die.
Tali valori, se confrontati con analoghi periodi degli ultimi cinque anni, non rappresentano un dato degno di rilievo.
Basti pensare che le precipitazioni massime orarie che storicamente hanno causato il ricorso allo stato di calamità naturale in agricoltura nella provincia di Ascoli Piceno, sono sempre state al di sopra dei 30 mm/h.
Il fenomeno di giugno 2009 nella provincia di Ascoli Piceno e Fermo non è stato degno di nota neanche dal sito ufficiale dell'Assam, che puntualmente segnala gli eventi anomali come ad esempio quello accaduto in provincia di Ancona il 27 maggio 2009, la cui precipitazione massima oraria ha raggiunto valori di 32-55 mm/h.
Inoltre i danni lamentati, come i dilavamenti, le asportazioni degli strati superficiali delle strade interpoderali, possono essere ripristinati con i normali interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che non comportano il riconoscimento dello stato di calamità naturale.
Per i danni alle strutture agricole e relative produzioni, le segnalazioni pervenute sono in numero di diciotto. Riguardano danni rappresentati in massima parte dalla asportazione dello strato superficiale di terreno agrario, frane e smottamenti, che hanno interessato limitate estensioni di produzioni agricole, che soltanto nel caso della esondazione del fiume Ete Vivo hanno riguardato colture ad alto reddito come gli ortaggi.
Per quest'ultimo evento bisogna aggiungere che l'esondazione del fiume, che ha interessato soltanto qualche azienda agricola - e precisamente sette (stando al numero delle segnalazioni giunte da quest'area) - è stata causata sia all'abbondanza delle precipitazioni nei due giorni interessati che ha raggiunto valori intorno ai 100 mm, sia alla ridotta capacità di smaltimento del carico d'acqua del bacino dovuto a sua volta alla carenza di opere manutentorie nel corso degli ultimi anni.
Pertanto, per le considerazioni sopra riportate, le strutture agricole territoriali hanno ritenuto che per gli eventi dell’1 giugno 2009 in provincia di Ascoli Piceno non ricorressero gli estremi per la richiesta di riconoscimento dello stato di calamità in agricoltura ai sensi del d.lgs 102/04.
Il Presidente Spacca ha fatto un’ulteriore richiesta, sia al Presidente Berlusconi che al Sottosegretario Bertolaso, per avere il riconoscimento dello stato di calamità da parte del Governo, e la risposta che ci è pervenuta è la seguente:
“In relazione alla nota con cui codesta Amministrazione ha inoltrato, ai sensi dell’articolo 5 della legge 225/1992, formale richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza relativamente agli eventi atmosferici occorsi nel periodo 27 maggio-2 giugno 2009 nel territorio della medesima regione, si rappresenta quanto segue.
Dal carteggio in possesso di questo Dipartimento e dagli elementi formativi acquisiti, si evince che i detti eventi meteorologici che hanno colpito dapprima il 27 maggio la provincia di Pesaro Urbino e successivamente nel periodo 31 maggio-2 giugno le province di Ancona, Macerata e Ascoli Piceno, pur essendo caratterizzati da fenomeni di carattere temporalesco di fronte intensità e pur avendo determinato fenomeni franosi e allagamenti, sarebbero non ascrivibili alla tipologia di eventi contemplati alla lettera c) dell’articolo 2 della legge 225/1992 e, dunque, non di portata tali da poter giustificare il ricorso a mezzi e poteri straordinari, con conseguente impossibilità, ai sensi dell’ordinamento vigente, di procedere alla dichiarazione dello stato di emergenza di cui all’articolo 5, comma 1, della medesima legge.
Alla luce di quanto sopra si rappresenta la necessità che codesta Regione provveda a fronteggiare il contesto critico in rassegna nell’ambito dei poteri e delle competenze previste dalla normativa ordinaria. F.to Il Capo Dipartimento Guido Bertolaso”.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Non posso dichiararmi né soddisfatta né insoddisfatta in quanto la risposta è stata data per parti diverse. Una ha riguardato i danni provocati dall’esondazione del Fiume Ete nella zona di Santa Maria a Mare di Fermo, per l’altra parte è stata invece data lettura di una lettera del Capo Dipartimento Bertolaso.
In Italia la nostra regione è tra le più a rischio per i dissesti idrogeologici, per i danni che si verificano a seguito di eventi calamitosi. Quindi credo che la Regione rispetto a questo debba fare un ragionamento più approfondito. Anche se comprendo bene che non ha fondi propri, né per ripagare i danni che gli agricoltori o i cittadini subiscono, né tanto più per mettere a norma tutto quello che ha tale necessità.
Mi risulta che l’Assessorato ai lavori pubblici e la Protezione civile della nuova Provincia di Fermo si stanno attivando con fondi propri per procedere alla sistemazione dell’alveo del fiume partendo dal mare e rientrando per diversi chilometri.
Ma credo che queste siano delle pezze che servono a poco, dovrebbe infatti essere il Governo nazionale a ripristinare il fondo di solidarietà. Ora infatti non ci sono i soldi da spendere e soprattutto non ci sono trasferimenti per le Regioni affinchè queste possano permettersi di provvedere al meglio quando appunto succedono casi dalla difficile soluzione.
Sono soddisfatta per quanto ha detto l’Assessore Donati, ma ritengo che tutti si dovrebbero attrezzare, i Comuni, le Province, la Regione ed in modo particolare il Governo nazionale, in modo da non sottovalutare quelle difficoltà in cui potrebbe incorrere un segmento del nostro territorio.
Messina ci insegna! Le nostre zone spesso sono precarie per il troppo consumo di territorio oltre che per l’azione scellerata dell’uomo, e su questo credo dovremmo avere un pensiero comune.
Quindi ringrazio l’Assessore ma per ora non vedo soluzioni.


Interrogazione n. 1188
della Consigliera Ciriaci
“Situazione di emergenza della costa fermana”

Interrogazione n. 1190
della Consigliera Romagnoli
“Mareggiate dicembre 2008 e danni sulla costa di Porto Sant’Elpidio e fermana”

(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 1188 della Consigliera Ciriaci, abbinata all'Interrogazione n. 1190 della Consigliera Romagnoli sono rinviate per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1363
del Consigliere Brandoni
“Affidamento del servizio di gestione dei fondi agevolati per le imprese artigiane”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1363 del Consigliere Brandoni. Ha la parola l’Assessore Badiali.

Fabio BADIALI. Presidente, chiedo di poter rinviare questa interrogazione alla prossima seduta in quanto deve essere riaggiornata alle nuove esigenze.

PRESIDENTE. Bene, vedo d’accordo il Consigliere Brandoni, quindi la richiesta di rinvio è accolta.


Interrogazione n. 1328
del Consigliere Silvetti
“Amministrazione straordinaria di una società di Isernia: riflessi economico – finanziari su alcune aziende fornitrici della Regione Marche”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1328 del Consigliere Silvetti. Ha la parola l’Assessore Badiali.

Fabio BADIALI. Questa interrogazione si riferisce alla questione della Ittierre, una importantissima azienda a livello internazionale con sede in Molise, Isernia, e che purtroppo ha risvolti anche nel nostro territorio.
La Regione Marche tenuto conto che con l'attivazione dell'amministrazione straordinaria i commissari hanno avviato le procedure per l'insinuazione allo stato passivo del Gruppo, e anche in qualità di capofila delle Regioni per le attività produttive, si è immediatamente attivata, sia per segnalare le difficoltà delle nostre imprese creditrici presso il Ministero dello sviluppo economico che gestisce le misure relative al sostegno delle aziende in difficoltà, sia attivando un canale diretto di comunicazione con la proprietà dell'azienda per seguire da vicino gli sviluppi della crisi. Sia, infine, mettendo a disposizione delle imprese il fondo di solidarietà istituito a fine 2008 con risorse della Regione, delle Province e delle CCIAA presso la Società regionale di garanzia.
Il Ministero ha convocato tutte le Regioni che ospitano l'indotto Ittierre (oltre a Marche, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata e Puglia) sin dai primi del mese di aprile per esaminare le possibili azioni di sostegno. Tenuto conto che l'indotto è composto da circa 2.000 imprese con 80.000 addetti, moltissime di piccolissima dimensione e quindi più in difficoltà sia per i mancati pagamenti sia per le prospettive di nuove commesse.
E' in fase di approntamento un programma nazionale di interventi per alleggerire l'esposizione di tali imprese nei confronti delle banche. E’ articolato su un nuovo strumento, che utilizzerà il Fondo centrale per le Pmi istituito presso Mediocredito centrale, per garantire operazioni di consolidamento dell'esposizione delle imprese fornitrici presso il sistema bancario.
Tale nuova misura nelle intenzioni del Ministero avrà carattere permanente. Ed oltre ad essere utilizzata per la crisi dell'Ittierre potrà interessare tutti i casi in cui, a seguito di ammissione di una grande azienda alla procedura prevista dalla legge Marzano, si verifichino situazioni di difficoltà di accesso al credito per l'indotto. Oggi la legge Marzano prevede interventi soltanto per l’azienda madre, con questo fondo del Mediocredito si potrà allargare il credito anche a tutte le aziende terziste e fasoniste dell’indotto.
Lo scorso 6 agosto ho invece incontrato uno dei commissari del Gruppo per esaminare le prospettive per la piena ripresa delle attività dell'azienda ed in particolare del mantenimento dei contratti con i fasonisti marchigiani.
Nonostante l'Ittierre non sia in grado di garantire gli stessi livelli di commesse di prima della crisi, anche in considerazione della caduta della domanda mondiale che si è registrata nell'ultimo anno, non si intende cambiare la rete dei fornitori, nè trasferire attività all'estero. Su questa politica c'è un impegno preciso assunto dai commissari straordinari nei confronti del Ministero, degli stessi fornitori/fasonisti e verso la Regione Marche.
Da quanto ci è stato segnalato ci sono buone prospettive che in futuro gli ordinativi possano crescere a seguito di nuove licenze che il Gruppo sta acquisendo per ulteriori importanti marchi. Ciò consentirà di far fronte agli impegni finanziari assunti dall'amministrazione straordinaria e in prospettiva fa crescere le possibilità di ripagare l'ingente esposizione debitoria, in particolare verso fornitori e fasonisti (circa 185 milioni a livello nazionale, di cui 40 verso imprese marchigiane, per un totale che va da 120 a 130 aziende marchigiane coinvolte) e delle prospettive di piena ripresa delle attività dopo il prestito di 30 milioni ottenuto dal sistema bancario.
A settembre abbiamo riunito i rappresentanti dei fasonisti ad Ancona per un incontro con i commissari insieme alle associazioni datoriali e sindacali per verificare lo stato degli ordinativi e dei pagamenti nei confronti delle nostre imprese.
Lo scorso ottobre il Ministero dello sviluppo economico ha predisposto una bozza di decreto per aprire uno sportello dedicato ai fasonisti dell'Ittierre presso il Fondo centrale di garanzia. Il provvedimento è stato già firmato dal Ministro per lo Sviluppo e economico ed attualmente è al Ministero dell'economia per la controfirma del Ministro del Tesoro.
Speriamo che ciò si verifichi quanto prima in modo da poter mettere a disposizione quelle risorse necessarie per le imprese terziste e fasoniste affinché possano accedere ad un credito agevolato per far fronte alle mancate entrate che, purtroppo, derivano dalla crisi della Ittierre.
Il lavoro alle imprese, come dicevo, dovrebbe essere garantito, anche se in forma minore degli anni pregressi, ma comunque con la prospettiva di aumentare, infatti presso importanti ditte si stanno acquistando nuovi marchi.
Ad oggi sono questi gli sviluppi.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Le prime impressioni non sono molte soddisfacenti, infatti l’Assessore mi ha chiaramente fatto capire che lo Stato sta procedendo con un certo tipo di strategia per far fronte alle situazioni come quella che abbiamo appena valutato, che comunque l’impresa si sta muovendo per far fronte alle numerose esposizioni e soprattutto alle pendenze che ha accumulato per quanto riguarda i dipendenti, il debito e le esposizioni dei terzisti, e che la Regione ha fatto un po’ da passacarte, si è adoperata in un paio di riunioni. Insomma, sinceramente mi aspettavo qualcosa di più.
A parte questo, siccome riguarda una cosa un po’ articolata, la pregherei, Assessore, di fornirmi lo scritto della risposta che ci ha letto, in modo che possa approfondire i ruoli ed eventualmente anche le prospettive. Anche perché questa situazione in realtà è la fotocopia di tante altre che in qualche modo sta vivendo la regione.


Interrogazione n. 1081
del Consigliere Altomeni
“Attuazione della legge regionale n. 34/2001”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 1081 del Consigliere Altomeni è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1352
del Consigliere Massi
“Nuovo elettrodotto in Comune di Belforte del Chienti: preoccupazione dei residenti per gli effetti sulla salute causati dalla collocazione di una “stazione” elettrica sul loro territorio comunale”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 1352 del Consigliere Massi è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 1314
del Consigliere Brandoni
“Realizzazione di un Megastore a Castelfidardo (AN)”
(Svolgimento)

PRESIDENTE: L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1314 del Consigliere Brandoni. Ha la parola l’Assessore Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Con riferimento all’interrogazione del Consigliere regionale Giuliano Brandoni, il quale chiede alla Giunta regionale “quali iniziative intende adottare al fine di evitare che una grande struttura di vendita (Megastore) di 17 mila mq, composta da 90 negozi, venga realizzata a Castelfidardo in località Monte Camillone" si significa quanto segue:
La regione Marche con legge regionale 37 del 16 dicembre 2008 (legge Finanziaria dello scorso anno) all'articolo 31 ha già sospeso per dodici mesi il rilascio di nuove autorizzazioni per l'apertura di grandi strutture di vendita in attesa del riordino della normativa regionale in materia di commercio.
In considerazione di quanto sopra si precisa che la Giunta regionale ha approvato la proposta di legge "Testo unico sul commercio" (pdl 303/2009) all'esame della terza Commissione assembleare – ma questa risposta è datata, infatti il Testo unico sul commercio è già stato approvato dall’Aula -.
Nella legge sono previsti strumenti urbanistici, di sicurezza, ambientali e di governo del territorio al fine di una giusta ed equilibrata localizzazione delle attività di vendita da parte, sia delle Province tramite gli strumenti del Ptc, che dei Comuni tramite gli strumenti di piani regolatori.
La Giunta regionale, inoltre, prima Regione in Italia, ha approvato un piano di mappatura del territorio per la conoscenza della localizzazione delle strutture di vendita, della superficie di vendita, dei settori merceologici il cui obiettivo è di essere un utile strumento di programmazione del territorio. I dati finali saranno disponibili a breve – li presenteremo tra qualche giorno – e saranno utilizzati dalla Regione, dalle Province e dai Comuni, per quanto di loro competenza, per la programmazione del settore commercio.
Nel merito dell’interrogazione si fa inoltre presente quanto segue:
La richiesta di autorizzazione di una grande struttura di vendita nel comune di Castelfidardo in località Monte Camillone era stata già inoltrata nel 2002, ma la conferenza di servizi e principalmente con il veto della Regione Marche ha dato parere negativo.
Ad oggi il Comune di Castelfidardo non ha assolutamente richiesto la convocazione della conferenza di servizi, di cui alla legge 26/1999 e successive modifiche ed integrazioni, finalizzata alla richiesta di un parere per il rilascio di una grande struttura di vendita, né tantomeno può richiederla almeno fino al 16 di dicembre termine ultimo di scadenza del periodo di sospensione per il rilascio di nuove autorizzazioni; peraltro con l’approvazione del Testo unico sul commercio questa data è stata ulteriormente prorogata fino all’approvazione del regolamento attuativo del Testo unico, quindi non potrebbe nemmeno richiederla. Senza il parere della Conferenza di servizi composta dalla Regione, Provincia e Comune non è possibile concedere alcuna autorizzazione amministrativa per l'apertura di una grande struttura di vendita;
Inoltre, relativamente alla provincia di Ancona, per l'apertura di una grande struttura di vendita, è necessario un accordo di programma tra Provincia, Comune richiedente e Comuni limitrofi, finalizzato alla convocazione della Conferenza di servizi. Senza l'accordo di programma non è possibile neppure la convocazione della Conferenza di servizi e conseguentemente il rilascio della autorizzazione. Da informazioni sommarie assunte l'accordo di programma non è stato sottoscritto.
Alla luce di quanto sopra nessun adempimento amministrativo finalizzato all'apertura di una grande struttura di vendita è in itinere presso gli uffici regionali, i quali hanno il compito di vigilanza e di controllo del rispetto della vigente normativa.
Con riferimento alla normativa commerciale e nel rispetto della normativa ambientale, urbanistica, viabilità e traffico, ad oggi non è fattibile (sempre che non si voglia violare la legge) l'apertura di una grande struttura di vendita o megastore di 17 mila metri quadrati, ma esclusivamente aperture di medie strutture di vendita max 2500 metri quadrati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Assessore, intanto la ringrazio per questa sua articolata risposta.
In relazione alla questione, però, raccomando una vigilanza particolarissima in considerazione del fatto, e non sarebbe la prima volta, che potremmo trovarci in situazioni difficili. Perché potrebbero esserci atti e atteggiamenti che trovano l’occasione, la possibilità e la forza di produrre con il fatto compiuto situazioni che potrebbero diventare un problema per tutto il territorio.
Oggi abbiamo – come lei ci ha ben ricordato – qualche strumento in più. E la legge è uno strumento importante. Inoltre la vicenda di Monte Camillone sarà uno strumento di verifica della sua efficacia e della sua qualità.
Quindi vigilanza, attenzione e partecipazione.
In alcuni casi, come questo, meglio prevenire - anche se la vicenda non è nata ieri - che trovarsi a dover curare problematiche importanti che riguardano sia il territorio, sia il commercio, sia lo sviluppo economico di certe aree.


Interrogazione n. 1365
del Consigliere Bugaro
“Unità Operativa di Patologia Chirurgica dell’Università di Ancona presso l’Ospedale INRCA”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 1365 del Consigliere Bugaro è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interpellanza n. 59
del Consigliere Altomeni
“Amalgame dentarie”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’interpellanza n. 59 del Consigliere è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Mozione n. 382
dei Consiglieri Brini, Natali, Massi, D’Anna, Silvetti, Cesaroni, Ciriaci, Parrucci, Pistarelli, Romagnoli, Giannotti, Bugaro, Santori
“Sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo”

Interrogazione n. 1381
della Consigliera Ciriaci
“Crocifisso: sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e dei diritti fondamentali”

(abbinata)

(Discussione e votazione)


PRESIDENTE. Come deciso dall’Assemblea legislativa passiamo alla trattazione della mozione n. 382 dei Consiglieri Brini, Natali, Massi, D’Anna, Silvetti, Cesaroni, Ciriaci, Parrucci, Pistarelli, Romagnoli, Giannotti, Bugaro, Santori.
Consiglieri, ho l’impressione che ci sia poca attenzione, quindi se sbaglio correggetemi, altrimenti prestate attenzione.
Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Questa mozione credo sia assolutamente doverosa vista la pronuncia della Corte europea rispetto ad un problema che in qualche modo cerca di limitare la storia e la cultura del nostro Paese.
Qui non si sta discutendo di uno Stato laico, non si vuole mettere in discussione nessun tipo di impostazione differente della nostra Repubblica, si vuole semplicemente difendere una cultura, una tradizione che si è sviluppata e radicata nel corso dei secoli e che trova nel sacrificio e in quel simbolo uno dei simboli unificanti il nostro Paese.
La Corte europea - peraltro composta in maniera variegata, infatti i sei che la compongono sono espressione di culture profondamente diverse rispetto alla nostra – si è espressa in una maniera, secondo me, del tutto gratuita. Non tiene in considerazione le ragioni di un popolo, il nostro, che sì è europeista, infatti è uno dei soci fondatori dell’Europa, per cui crede nell’integrazione europea, ma che non vuole rinunciare alla sua cultura, alle sue tradizioni, alle sue radici, alla sua storia.
Quindi ritengo doveroso rigettare quella sentenza laicista tesa a voler cancellare la nostra storia, a voler colpire le nostre radici.
E tra i sei componenti l’unico membro italiano, dal nome impronunciabile perché è di origine polacca – non me ne voglia il popolo polacco –, è noto per le sue posizioni laiciste, tutte tese ad un contrasto forte quindi non ad un confronto con la Chiesa cattolica. Per cui anche lui si è reso correo e partecipe di questa battaglia.
Una battaglia che non deve essere a favore o contro la Chiesa ma deve essere esclusivamente inquadrata come una salvaguardia della nostra tradizione. Una tradizione che ha unito il nostro popolo e che tutt’ora lo unisce, e questo a prescindere dal fatto di essere cattolici oppure no.
Mi sono piaciuti molto alcuni interventi di noti laici esponenti di maggioranza e di minoranza a livello nazionale, quelli cioè che hanno fortemente e aspramente criticato la sentenza.
Lasciare bianca la parete significa ammainare una bandiera, che non è solo la bandiera della Chiesa cattolica ma è la bandiera di un popolo, il nostro, che su quel sacrificio ha costruito un percorso millenario, che dunque noi dobbiamo, a mio avviso, salvaguardare il più possibile.
Quindi mi auguro che attorno a questa mozione ci sia la più ampia convergenza di quest’Aula. Ognuno dovrebbe spogliarci dalle appartenenze politiche e anche dalle credenze religiose.
Questa è una battaglia di difesa della nostra cultura, delle nostre tradizioni, della nostra storia, quindi non può essere messa in discussione da Corte alcuna.
Per quanto mi riguarda io non mi faccio giudicare da nessuna Corte europea, peraltro eletta da nessuno. Anche su questo, infatti, potremmo introdurre la valenza di alcune Istituzioni europee, istituzioni tecnocratiche, burocratiche, che non hanno nessuna legittimazione popolare – che invece è ora che assumano -. Sono istituzioni che spesso sconfinano in sentenze e in provvedimenti che nulla hanno a che fare con il sentimento popolare che caratterizza la nostra Europa, anzi, spesso normano addirittura in contrasto con le esigenze delle varie comunità e quindi di conseguenza provocano danni evidenti. Questo però attiene ad un'altra sfera.
Il mio auspicio è invece che ogni Istituzione europea sia eletta, in questo modo potrà rapportarsi con il corpo elettorale, con i cittadini.
Affidare a dei burocrati la nostra vita e ancor più la nostra cultura mi sembra non solo dannoso ma anche pericoloso.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ho letto questa mozione ed il mio primo istintivo giudizio è stato quello di considerarla un atto blasfemo, anzi, dire di più, vi ho trovato un atteggiamento quasi pagano, il ritorno del vitello d’oro. Perché? Perché credo non si sia compreso il valore e il senso contenuto nella sentenza della Corte europea nei confronti di questo simbolo. In quella sentenza si assume un valore più pieno e più largo di un simbolo, che non è folclore, non è identità, ma che può e deve rappresentare un sentimento profondo e umanissimo.
Qualcuno diceva che la religione non si impone, semmai si propone, la fede è un atto intimissimo. Ed è in questo che sta la riflessione articolata ed importante di gran parte del mondo cattolico, ma non solo, di questo Paese.
Vorrei ricordare che Don Lorenzo Milani, nella sua scuola di Barbiana e nel suo insegnamento straordinario pedagogico che è anche testimonianza di fede, tra i primi atti di istituzione di questa scuola – lui, un prete – tolse da quell’Aula proprio il crocefisso. Certo, erano i tempi di una straordinaria enciclica, quella di Giovanni XXIII, Pacem in terris, un esempio straordinario di tolleranza, di intelligenza, di proposta.
Nella sentenza della Corte europea vi è un’assunzione di responsabilità che dà valore al crocefisso, risponde infatti a quel lungo percorso che si sono date le comunità cristiane – le comunità di base, come proposta e come testimonianza, dicono meno croci e più Vangelo –.
Quindi riproporlo come elemento di identità, di separazione, di intolleranza è un atto di paura.
La religione cattolica – io non sono cattolico – è una religione aperta, è una religione che propone, non è l’Islam, non ha dentro le condizioni di altre proposte religiose.
Allora proprio per questo credevo che quella sentenza venisse largamente condivisa, interpretata ed utilizzata come un elemento di valore proprio da chi ha fede e pensa che il crocefisso rappresenti un profondo senso di proposta di vita.
Con queste motivazioni ritengo che la mozione debba essere respinta, deve essere invece applicata una riflessione più larga di come la libertà religiosa dentro uno Stato laico è anche un valore che allarga e propone. Altrimenti la immagino, soprattutto quando è utilizzata e agitata dai banchi della politica, quasi come un atto di simonia, quando cioè ha una funzione del tutto strumentale.
L’altro giorno ho visto davanti alla Chiesa del mio paese, imbandierata dei vessilli della Lega Nord, una raccolta di firme per il crocefisso. Ma il crocefisso non è una proposta di legge. La religione, se vissuta in un certo modo, non è un’esibizione, e neppure un’imposizione, come ho provato a dire prima.
Ho ricordato la Pacem in terris poi però mi sono detto che a quei tempi la politica proponeva Aldo Moro, in questi tempi, invece, propone fornicatori pubblici che si vantano delle loro performance.
Bene, proprio in questo sta la differenza.
Io questa mozione non l’avrei proposta, anzi, secondo me i proponenti farebbero benissimo, con un atto di intelligenza politica e di valore morale, a ritirarla.
Sicchè io voterò contro con grande tranquillità, pensando di esprimere rispetto per la religione. Quel rispetto che oggi non è dimostrato da chi la usa nelle forme che ho ricordato, ossia come una spada da crociata. Ma le crociate non servono, le crociate non aiutano nemmeno a chi le fa, come non aiutano il mantenimento del senso religioso in questo Paese.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.


Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Riconosco al Consigliere Brandoni una coerenza, è quello che ha sempre detto, quindi il suo intervento non mi sorprende, anche se certamente non lo condivido, ma ha tutto il diritto di esprimere la sua posizione.
Colgo solo un ragionamento sul quale vorrei rilanciare la riflessione, ossia quello sulla sindrome di assedio che avrebbero i cattolici d’Italia. Il Consigliere Brandoni ha detto: “siete sulla difensiva, avete paura”. Ecco, io questo non lo condivido, qui non si tratta di dichiarare una sindrome di assedio o di dichiarare un timore.
E’ vero – sottolineo quello che ha detto il collega Bugaro – che proprio per la tolleranza della Chiesa cattolica e dei cattolici verso gli altri, si richiede di riconoscere in questo Paese quel simbolo, ma senza imporre, bensì proponendo; il collega Brandoni nel suo intervento si è ispirato all’articolo di Stefano Rodotà di oggi su La Repubblica, ha riportato un po’ le stesse citazioni ed ha anche citato Don Milani, allora io voglio citare anche quelle comunità mussulmane che sono presenti in tutte le nostre città.
Per esempio vi dico che il capo dei mussulmani della mia città, fermandomi in piazza mi ha detto: “non ho capito perché discutete di crocefisso sì, di crocefisso no”. Ha aggiunto che a loro non crea nessun problema, a loro basta che rispettiamo la loro cultura e religione. Non vogliono che si imponga ai loro figli di fare l’ora di religione cattolica o di far leggere libri solo di dottrina cristiana e cattolica, però mi dice ancora: “Il crocefisso è nella vostra cultura quindi è giusto che lo teniate”. E questo lo dicono sia i mussulmani che quelli di altre religioni. Io non ho mai visto un buddista dire: “via il crocefisso”.
La verità, caro collega Brandoni, è che la discussione sorge fuori da quei confini “religione sì, religione no” oppure “pluralismo sì o pluralismo no”, essa sorge nei gangli di una certa politica.
Perche? Nel Parlamento europeo per lo Statuto europeo si parlò a lungo delle radici cristiane o giudaico-cristiane. Peraltro difese in quel periodo anche dal Presidente Fini, che oggi viene preso da parte della sinistra come quello che fa il laico, l’anticlericale, ecc.. Fini allora fece una battaglia sulle radici giudaico-cristiane che tutti quanti abbiamo apprezzato, da laico diceva che bisognava tutelare la cultura del nostro Paese e dell’Europa.
Quindi sul fatto che quel simbolo faccia parte della cultura e della tradizione europea credo ci sia poco da discutere. Non è un’imposizione e non è neppure una lesione dei diritti e della sensibilità di quelli che non hanno la nostra stessa religione.
Allora proprio su queste basi voglio fare un appello alla Giunta regionale e alla maggioranza. Quindi sottolineo davanti a tutti che l’Assessore Donati si è messo la croce sulle spalle! Perché? Noi abbiamo notato, Assessore, la sensibilità del nostro Governatore, egli ci tiene molto a farsi fotografare insieme a prelati, porpore, frati, suore, parroci, confraternite. Il nostro Presidente ha una cura meticolosa – e questo lo dico ai colleghi laici del centro-sinistra –, ha una proposta mediatica – altro che Dustin Hoffman! – a presentarsi sempre vicino a prelati. Tra l’altro anche con delle forzature che non abbiamo accettato, cari colleghi. Perché quando la legge sugli oratori – ma rispetto comunque quelli che non l’hanno votata – è stata presentata, presentando il finanziamento alla Commissione episcopale marchigiana, il Presidente andò a vantarsi di questa legge dicendo: “io l’ho portata avanti, la mia maggioranza l’ha portata avanti”, e lo ha fatto senza chiamare nessun altro.
Quindi vi dico che su questo gioco di lecchinaggio - lo dico a voi del centro-sinistra, lo dico ai democristiani che stanno nel centro-sinistra - nei confronti della Chiesa andate pure avanti e fate come volete, ma sapete che De Gasperi non ha mai iniziato un discorso dicendo: “io sono cattolico, io sono cristiano”. Non l’ha mai detto! Neanche nel ’48, e sapete bene quale fosse la posizione della Chiesa cattolica in quel periodo.
Oggi abbiamo dunque questa completa genuflessione fatta solo a fini di strumentalizzazione politica. Allora questo ce l’abbiamo, ce lo teniamo, e soprattutto ve lo tenete, però voglio sopratutto dire che oggi la Giunta dimostri, caro Assessore Donati, cosa ne pensa su questa vicenda. Al di là delle foto da fare domani con i cardinali!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Isidoro.

Antonio D’ISIDORO. Ritengo che la sentenza della Corte europea di Strasburgo dovrebbe essere uno stimolo alla discussione, ad un confronto il più possibile ragionato e soprattutto a comportamenti coerenti.
Da una parte non possiamo sbandierare l’importanza del pluralismo dei valori e poi ignorare le altre tradizioni culturali, che sono parte integrante della nostra civiltà, che sono portatrici di umanità, di tolleranza, di solidarietà. Allo stesso tempo non penso si debba insultare Maometto o addirittura rischiare di identificare l’Islam solo con le sue forme pericolosamente degenerative. Oppure da una parte parlare di cristianesimo e dall’altra dire, con la consueta sobrietà di La Russa, “possono morire”.
Tra l’altro dovremmo distinguere il problema in due tronconi.
Da una parte c’è un problema di carattere giuridico, e mi sembra che in termini giuridici quella sentenza sia ineccepibile per il semplice motivo che mette il diritto dei genitori di educare i figli – lo riportate nella mozione – in linea con le loro convinzioni, inoltre con il diritto dei bambini alla libertà di religione.
Ritengo che questo sia un principio base di tutte le Costituzioni democratiche. Quindi mi sembra fuori luogo parlare, come è stato fatto, di cristianofobia. Soprattutto non si deve demonizzare chi pone problemi di civiltà giuridica.
Altro dato. E’ inutile parlare - come ha fatto qualcuno ancora una volta in quest’Aula - di Stato laico, perché dovremmo ricordarci quali sono le funzioni, e qui stiamo parlando di una sentenza che riguarda la scuola in particolare.
La scuola è un fondamentale servizio pubblico e quindi non può essere ridotta ad una sacrestia o ad un seminario di carattere teologico, deve soltanto contribuire a formare un individuo capace di accostarsi liberamente e spiritualmente ai grandi interrogativi dell’esistenza e alle risposte date loro dalle grandi religioni e dalle grandi filosofie.
Però ritengo – ed ecco il secondo tronco del problema – che nello stesso tempo la scuola debba essere inserita nel contesto di civiltà, nel contesto di usi, di costumi, di tradizioni. Per cui sul piano personale non mi scandalizzo affatto che in un’Aula scolastica ci sia il crocefisso, per il semplice motivo che lo ritengo non tanto – mi dovete consentire – un elemento di civiltà, quanto un elemento di sensibilità comune ed un elemento di antropologia culturale.
Dobbiamo però anche preoccuparci – e su questo voglio insistere, ma non voglio assolutamente fare lezione, rifuggo da questo – dei fenomeni di antiecumenismo che stanno avvenendo all’interno della Chiesa ortodossa. Qui ci sono sacche di resistenza al dialogo, ci sono sacche di resistenza eccitate soprattutto dalla presunzione di rappresentare la tradizione, l’identità. Parlo del documento “Confessione di fede contro l’ecumenismo” che circola nel mondo ortodosso e che è stato firmato da sei metropoliti ortodossi di Grecia, di Serbia, di Kosovo e degli Stati Uniti.
Preoccupiamoci, inoltre, anche di un altro fatto. Per favore non si dica, come ho sentito fare dal Consigliere Bugaro, che tutto sommato il crocefisso rappresenta l’identità nazionale. Attenzione anche qui a non cadere in comportamenti incongrui. Perché, pensando ai leghisti, da una parte difendiamo il crocefisso, dall’altra sbertucciamo l’identità nazionale.
Quindi se parliamo di pluralismo, che è il sale della democrazia e della cultura, esso non consiste in mini mondi in cui ci si chiude in se stessi, ignari l’uno dell’altro, bensì, come ho detto all’inizio, è uno stimolo al confronto. Perché l’endogamia, da un punto di vista fisico, culturale e religioso, produce facilmente il cretinismo e soprattutto ha delle funzioni estremamente degenerative.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi. Durante questo intervento saranno chiuse le già abbandonanti iscrizioni a parlare.

Luigi VIVENTI. I colleghi che leggono i giornali sanno bene che io ho scritto diverse volte articoli di fondo su questi argomenti. Ed ogni volta che mi accingo a scrivere mi faccio sempre un esame di coscienza, mi interrogo soprattutto su una questione, ossia se questo mio scritto potrebbe essere in qualche modo strumentalizzato, infatti ho sempre il terrore di rappresentare quello che si sente più cristiano degli altri, più cattolico degli altri, più credente degli altri, quando invece così non è.
Il Capogruppo di Rifondazione Comunista Brandoni ha detto alcune cose che io non condivido proprio per impostazione culturale, mentre altre possono essere condivisibili, cioè quando afferma che non si deve far diventare questa storia del crocefisso una crociata per rifarsi una coscienza, ripulirsi con la candeggina, per diventare quindi moralmente tutti ineccepibili, perché ovviamente così non è.
Vorrei però dire al collega Brandoni e agli altri colleghi che liberamente possono avere la sua stessa opinione, che secondo me il crocefisso, per ciò che storicamente è significato, è per tutti la garanzia più grande.
Vedete, tutte le altre opzioni contengono delle parti che se accettate garantiscono che la morale vincente è quella del più forte, e automaticamente noi sappiamo che non è perché sia la più votata poi sia anche quella che garantisce maggiormente i più deboli. Infatti l’unica morale che garantisce questo è rappresentata da questo simbolo d’amore, che appunto non è altro che un simbolo d’amore, è la massima offerta di se stesso per gli altri.
Il momento che stiamo vivendo è la fase acuta di confronto con altre culture; la pretesa della Lega, che dice di fare un recinto in cui non esista il multiculturalismo, è assurda e chiaramente propagandistica. Stiamo infatti vivendo – lo sappiamo benissimo - una fase in cui dobbiamo avere un confronto forte con le altre culture, non si esce da questo, non si può evitare questa cosa con un decreto legge. Allora, proprio perchè non possiamo evitare questo confronto, dobbiamo essere sempre più coscienti di ciò che siamo.
Come potremo essere coerenti, come potremo essere forti – non voglio dire vincenti, in questo confronto è una parola che non mi piace utilizzare –, se non avremo coscienza delle nostre radici, se non avremo coscienza precisa di ciò che siamo?
Sicchè io qui vedo due tentativi. Da una parte quell’ala un po’ laicista estrema insieme a quella massoneria girotondina che abbiamo visto nascere con la rivoluzione francese ecc. ecc., che ha avuto sempre come nemico da perseguire la Chiesa ma soprattutto questo simbolo. Dall’altra c’è una strumentalizzazione di segno contrario.
Invece io credo che per quelli che vivono questa realtà, per quelli che vivono in questo mondo occidentale, per quelli che sono immersi in questa cultura, non ci possono essere incertezze. E questo va al di là delle possibili speculazioni politiche che ci sono dietro questi atti, adesso c’è addirittura chi vuole mettere delle contravvenzioni a chi intende togliere il crocefisso, c’è la Lega che raccoglie le firme, ecc..
Per cui, come sempre avviene, ci possono essere anche delle speculazioni politiche, però questo non ci deve in alcun modo impedire di riaffermare i nostri princìpi, la nostra identità, la nostra verità. Lo ritengo un fatto sacrosanto che ci compete e ci spetta.
Il Gruppo UdC che rappresento voterà quindi a favore della mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliere Ortenzi. Vi informo che abbiamo 13 Consiglieri che devono parlare.

Rosalba ORTENZI. Questo è argomento che sarebbe opportuno affrontare in altre condizioni e in altra sede, cercherò comunque di svilupparne alcuni tratti.
Il Consigliere Brandoni prima ha detto: “meno croci e più Vangelo”, io lo condivido pienamente, in seguito proverò a spiegarne il perché.
Questa mattina non mi aspettavo la discussione di questo punto all’ordine del giorno, quindi cercherò di essere il più possibile sintetica, perchè a volte, avendo insegnato ai bambini della scuola elementare, tendo ad allungare forse un po’ troppo i periodi.
Dopo aver letto la sentenza della Corte europea, come cattolica, come persona che prova ad essere cristiana ma che non sempre ci riesce - come credo sia per tutti noi -, mi sono fatta un mio pensiero.
Io il crocefisso lo voglio, ma lo vorrei lì a testimonianza di un qualcosa, per cui non solo come simbolo o come due pezzi di legno messi a croce con un uomo morto sofferente che vorrebbe dire ma tace, un uomo che probabilmente è anche inascoltato, un uomo che sta lì da migliaia di anni che vorrebbe parlare ma non ce la fa. Io lo voglio a testimonianza, dicevo, di quel messaggio che appunto il Cristo ci ha lanciato ma che il mondo non ascolta.
Quindi il crocifisso lo voglio come un Cristo dall’immagine vivente, un’immagine di libertà, un’immagine che rappresenti la sofferenza dell’umanità, un’immagine delle tante croci che vediamo ma che poi non rispettiamo. Lo voglio come simbolo di speranza e soprattutto come un simbolo di resistenza all’ingiustizia.
Queste mie parole le ho riprese – erano su un articolo di un giornalista che tra l’altro non stimo neppure moltissimo – da ciò che diceva Natalia Ginzburg, scrittrice ebrea ed atea: “Il crocefisso non genera alcuna discriminazione, tace, è l’immagine della rivoluzione cristiana che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza tra gli uomini”. Allora io parto proprio da qui; peraltro qui mi pare ci siano alcune forze politiche che stanno cercando di osteggiare quello che la Corte ha deciso in seguito, come sapete, alla denuncia di una cittadina italiana contro la libertà, come viene detto nella sentenza, la violazione del diritto dei genitori ecc..
Ora, proprio per la premessa che ho fatto, ossia che la croce debba rappresentare qualcosa, vorrei ricordare alcuni versetti delle Beatitudini – non vorrei sembrare troppo pesante, è solo per ricordarle a memoria di tutti –.
Il salmo 145 – spero sia il numero giusto - dice: il Signore difende la causa dei perseguitati, il Signore libera i prigionieri, dà il pane agli affamati, rialza chi è caduto. Ancora, il Vangelo di Matteo dice: il Signore protegge lo straniero – e questo lo voglio scandire un po’ meglio – e sbarra il cammino agli oppressori.
Se ora penso a Gheddafi che in questi giorni al vertice FAO si è fatto addirittura allietare da 500 giovani ragazze, chissà a Roma dove gliele avranno trovate! (…) Beh, per Berlusconi forse erano un po’ di meno, anche perché lui se le doveva pagare tutte, mentre a Gheddafi gliele abbiamo date gratis. (…) Consigliere Brini, io sto leggendo le Beatitudini, lei faccia come vuole, ma le consiglierei di essere un po’ più corretto se non altro nei confronti delle parole che vengono recitate non certamente nel Corrierino dei piccoli bensì nel Vangelo! Semmai lo avesse qualche volta letto! Io ogni tanto ci ritorno sopra, per lo meno per cercare di essere un po’ più cristiana.
Quindi queste parole credo facciano bene un po’ a tutti: beati quelli che diffondono la pace, beati quelli che sbarrano il cammino agli oppressori, beati quelli che hanno compassione degli altri; ancora dal Vangelo di Luca: beati voi poveri che avete fame, ma guai a voi ricchi che avete già la vostra consolazione.
A tal proposito ho qui con me la pagina di un settimanale da cui si legge che Abramovich – che credo sia uno degli sponsor di Putin – ha speso la bellezza di 47 mila dollari (circa 32 mila euro) per un pranzo fatto a New York, lasciando una mancia di 5 mila dollari (oltre 7 mila euro) ai camerieri.
Perché dico questo? In questi giorni tutti abbiamo visto la vicenda del vertice FAO che mi sembra non abbia promosso nulla di tutto ciò che recita il Vangelo. Per esempio per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, cioè per quei milioni di persone che muoiono di fame non credo che da parte dei Governi si stia facendo nulla. Anche il nostro Governo è assolutamente sordo, quando poi è un Governo che vuole a tutti i costi il crocefisso nelle aule scolastiche.
Quindi ritengo ci sia una grande ipocrisia da parte di chi, soprattutto la Lega che, come ha ricordato prima il Consigliere D’Isidoro, ha fatto addirittura i banchetti in questi giorni nelle città del nord, sostiene che i crocefissi ci devono stare e che ci sono i comunistacci cattivi che li vogliono togliere e via dicendo. Voglio qui ricordare che la Lega impugna la spada delle crociate e poi magari si dedica ai riti pagani del dio Po o ai matrimoni celtici. Insomma, voglio dire che in questo atteggiamento c’è la voglia di nascondere quello che al popolo leghista non è stato offerto, c’è la voglia di coprire, facendo i banchetti, tutto quello che la Lega avrebbe voluto per stare in questo Governo di destra
Questa mattina venendo qui – e mi avvio alle conclusioni anche se avrei tante altre cose da dire – dalla radio ho ascoltato le parole del Ministro Zaia, leghista, e vi assicuro che mi ha suscitato una profonda amarezza, perché alla domanda che gli è stata rivolta su che cosa fa il Governo italiano per la fame nel mondo, egli ha risposto che prima della fame degli altri dobbiamo pensare alla nostra, perché anche in Italia ci sono persone che muoiono di fame, ci sono tanti cittadini e tante famiglie in Italia che vivono sotto la soglia dei 500 euro al mese, allora dobbiamo pensare prima ai nostri cittadini e poi agli altri.
Guardate, io almeno su questo spero si condivida un pensiero veramente di rigetto e di preoccupazione verso una prospettiva che sicuramente non è quella che ci insegna il Cristo che sta in croce, quella croce che credo voglia accumunarsi a tutte le altre croci e che è un segnale mandato per il mondo intero.
Peraltro oltre al merito delle questioni vi è anche un aspetto che riguarda proprio la forma. Mi vengono in mente ora alcune parole che questo Governo ha messo in alcune legge che ha emanato - penso ad esempio alla legge sulla sicurezza - dove troviamo la parola “respingimento”, una parola che sicuramente non rispetta affatto le indicazioni di Cristo in croce.
Ripeto, io vorrei che il Cristo in croce rimanesse, ma rimanesse affinché possa essere un monito soprattutto verso coloro lo vogliono solo per un aspetto di forma e non invece per rispettarne i suoi veri contenuti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Vorrei riportare l’attenzione dell’Aula al contenuto della mozione e cercare di non divagare troppo su questioni di carattere politico nazionale. Vorrei cercare anche spogliarmi delle vesti di rappresentante del centro destra per essere più che altro un Consigliere regionale che si pone di fronte ad un aspetto di carattere culturale di altissimo livello. Tra l’altro lo faccio anche da una posizione minoritaria all’interno del mio schieramento, dal momento che io sono notoriamente un laico e quindi mi pongo di fronte a tale questione in modo diverso, sicuramente non confessionale.
Questa è una vicenda che intraprende due strade, una dal carattere politico-culturale, l’altro dal carattere tecnico-giuridico.
Ora di fronte al fatto che ci siano delle sentenze, che ci siano delle prese di posizione da parte di autorità di giustizia a livello europeo e a livello locale, e dal momento che queste si pongono di fronte ad una decisione nel momento in cui vanno a verificare l’oggetto della situazione nei confronti delle norme che esistono, effettivamente, se dovessi fare una valutazione molto asettica e laica, dovrei dire che la giustizia europea e quella locale non possono che sentenziare diversamente. Questo perché non esiste una norma in difesa della richiesta di chi vuole avere il crocefisso attaccato al muro dentro una scuola. Il giudice deve applicare la legge, quella che ha, ferma, pura, semplice, assolutamente nel modo più astratto possibile. E su questo non ci sono assolutamente dubbi. Quindi ha dato rispetto alle sentenze che sono state emesse.
Anche perché fino a prova contraria ci troviamo tutti in uno Stato laico. Lo Stato italiano è uno Stato laico, non è confessionale, non è Israele, non è il Vaticano, ma è appunto lo Stato italiano, però è anche uno Stato che ha memoria di sé, è uno Stato che ha delle radici, è uno Stato laico che non vuole e che non può cancellare le proprie radici, altrimenti negherebbe se stesso, la sua storia, la storia dei propri padri.
Così come la Costituzione europea a chiare lettere fa riferimento alle radici comuni giudaico-cristiane, è evidente che anche lo Stato italiano, quindi anche la nostra regione, debba attingere a quel serbatoio culturale che passa attraverso il cristianesimo e arriva fino ai nostri giorni.
Quindi da laico non posso assolutamente rinnegare quelle che sono anche le mie radici, rinnegare quello che è parte del mio serbatoio culturale e personale.
Allora proprio per questo ritengo che le ultime due righe della mozione siano importanti, essere sono il fatto nuovo per questa Assemblea, ovvero di quando si chiede l’impegno alla Giunta regionale di assumere iniziative che rispettino e tutelino le tradizioni, la storia e la specificità culturale del nostro popolo, che ha le sue radici nel cristianesimo e per alcuni anche nel cattolicesimo.
Perfetto, è proprio questa l’iniziativa, il fatto nuovo. Dal momento che non esistono fatti normativi, non esistono dei riferimenti certi, per cui oggi una qualsiasi Corte, un qualsiasi organo giurisdizionale è pronto a sanzionare chi non fa e chi fa qualcosa, sicchè vediamo di intraprendere un percorso culturale, vediamo di salvaguardare le nostre tradizioni. Mettiamo in condizioni, ovviamente chi ne ha eventualmente il potere, di poter valorizzare questa cultura, che per alcuni è anche religiosa. Inoltre facciamo in modo che non ci si trovi di fronte ad un paradosso. Perché nel momento in cui mi dichiaro laico, nel rispetto della tradizione di tutti in modo equidistante, nel momento in cui non rinnego il passato dei miei padri o della mia terra, non posso certo far finta che oggi un crocefisso, soprattutto in Italia, possa significare tante cose, seppure in maniera diversa, perché magari quello che significa per la Consigliera Ortenzi non è uguale a ciò che significa per la Consigliera Romagnoli, ecc..
Allora io questo pluralismo lo rispetto, rispetto questa pluralità di indicazioni, come laico all’interno del centro-destra spero che i colleghi che la pensano come il Consigliere Brandoni, di cui rispetto naturalmente la posizione legittima, possano ravvedersi, possano se non altro considerare con maggiore rispetto le posizioni che sono distanti dalla loro.
Io invece da laico dico che questa è una mozione che può essere portata fino in fondo, è una mozione che ritengo possa avere il più ampio consenso dell’Aula, perché forse ancora di più ci dovremmo togliere la casacca di appartenenza al centro-destra o al centro-sinistra in quanto siamo prima di tutti cittadini italiani e marchigiani che hanno una storia e che spero abbiano anche un futuro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Questa mozione, a prescindere dal suo contenuto che finisce con un impegno alla Giunta regionale ad assumere iniziative nel rispetto e in tutela delle tradizioni, forse la si doveva più indirizzare all’obiettivo che ci si proponeva. Nel senso che forse bisognava impegnare la Regione a farsi interprete nei riguardi del Governo della Repubblica per dare supporto alla sentenza del Consiglio di Stato, sarebbe stata quanto meno più coerente.
Qui invece vedo scritto che si impegna la Giunta regionale ad assumere iniziative che rispettino e tutelino le tradizioni, la storia e la specificità culturale del nostro popolo che ha le sue radici nel cristianesimo e nel cattolicesimo. Per cui quando facciamo queste cose facciamole anche cum granus salis.
Comunque, siccome ha assunto questa dimensione politica, la voterò. Infatti mi pare che dal punto di vista politico il senso che si è dato, contrariamente a quanto scritto, sia appunto quello di difendere la presenza di questo simbolo nelle varie realtà.
Ma in ogni caso la dice lunga di come a volte si affrontano queste cose. Cosa voglio dire? E’ che su questi argomenti - già è stato detto da qualcuno - meno entriamo nella strumentalizzazione e più daremo un grande servizio al dibattito politico.
Ringrazio comunque il Padre eterno che ancora una volta ci costringe a pensare, perché il fatto stesso che stiamo qui a dover discutere di queste cose è già positivo, deriva proprio dal fatto che Cristo è morto in croce!
Però dal punto di vita culturale, secondo me, dovremmo essere un po’ più attenti, dovremmo essere più responsabili – non voglio fare la predica – rispetto ad una condizione necessaria in questo paese, ossia quella di recuperare un’etica pubblica che tenga conto che il dibattito non può essere portato su queste chine rispetto ad una questione che sicuramente andrebbe affrontata diversamente.
Dato comunque che ci troviamo oggi a discuterne voglio ricordare, perché mi ha colpito particolarmente nel dibattito che si fa in questi giorni in merito alla sentenza della Corte europea, la riproposizione di un testo scritto nel 1988 da una persona che nella cultura italiana ha avuto sicuramente un suo spazio e una sua credibilità, Natalia Ginzburg. Penso sia stato lo scritto più chiaro detto da una laica rispetto al problema del crocefisso. Mi ha colpito perché neanche i cattolici erano stati in grado fino a quel momento di dire la stessa cosa, e credo sia un valore assolutamente importante. E lo voglio dire proprio al Consigliere Brandoni, il quale purtroppo ancora una volta si attarda ad una disquisizione che secondo me addirittura contraddice anche le sue radici. Tra l’altro voglio sottolineare che neanche il PCI in tanta opposizione fatta ha mai sollevato questo problema, e adesso proprio quelli che vengono da quell’esperienza si attardano a queste disquisizioni.
Natalia Ginzburg diceva che il simbolo del crocefisso va rispettato e va conservato non tanto perché è un simbolo di fede cristiana, quanto soprattutto perché è il simbolo di un uomo che per primo nella storia del mondo ha affermato il principio di uguaglianza. Dico, per la prima volta nella storia!
Quindi vorrei far riflettere proprio quei compagni con i quali ho avuto tanto a che spartire nell’azione di democratizzazione della nostra comunità quando facevo sindacato e con i quali mi soffermavo anche su queste valutazioni, che lo spirito di lottare per l’uguaglianza e per il rispetto reciproco della nostra convivenza era proprio quello che ci accumunava.
E Natalia Ginzburg coglieva proprio questo punto fondamentale, fu una svolta storica. Lei segnalava che non è un caso che nello studiare la nostra storia di uomini parliamo di un prima e di un dopo Cristo. A meno che non vogliamo cambiare anche il calendario, ma se cambiassimo il riferimento alla nascita di Cristo dovrebbe cambiare anche la considerazione delle nostre date. (…) Appunto, siccome nessuno ha posto questo problema io sottoporrei alla Corte europea anche questa problematica, cioè di considerare la storia in un prima e in un dopo Cristo.
Questo simbolo, vorrei sottolinearlo, sicuramente non è una difesa di parte, è proprio una questione oggi più di ieri importante a fronte di una secolarizzazione subentrata anche nella nostra comunità e nella nostra storia. Ma soprattutto è importante a fronte di un appiattimento culturale che purtroppo ci vede schiavi di un’etica che contraddice proprio quella simbologia. Nel senso che il nostro stile mercantile, ossia l’aver ridotto tutto a mercato, l’aver riportato la dimensione della persona in subordine alle cose piuttosto che nella primazia del mondo, credo siano fatti che è proprio il crocefisso che ci ricorda che invece dovremmo riportarli ad una dimensione diversa, ossia a quella dell’essere uguali. Una dimensione diversa e sicuramente anche una dimensione, al di là delle nostre fedi, di trascendenza.
Nella mozione vi è un impegno per la Giunta regionale, ma credo che questa stessa Giunta regionale - un dato che ritengo debba essere sottolineato - abbia già compiuto un atto in questo senso, che probabilmente viene sottovalutato un po’ da tutti, ossia di quando ha stabilito nella data del 10 dicembre la Giornata del marchigiano. Se uno va a vedere i fatti si rende conto che quella data, che celebriamo ogni anno, è molto importante, al di là di quello che ha detto il Consigliere Massi, che secondo me esagera un po’. Consigliere Massi, lei non può mettere la “croce sulle spalle” della Giunta perché magari si fa vedere con i rappresentanti della Chiesa. Questi costumi dobbiamo superarli. Essi non riguardano soltanto la strumentalizzazione della Giunta. Perché dice queste cose! Quando è lei stesso che è rappresentato da gente che si spertica della propria cultura cattolica e non dà assolutamente il buon esempio rispetto a questo fatto! Quindi, lasciamo perdere, cerchiamo di essere molto onesti nella nostra convinzione cattolica. E siccome il Signore ci dice – questo lo dico a lei perché siamo di una fede comune – di non giudicare gli altri, allora stiamoci attenti. (…) Consigliere Massi, sì, stiamoci attenti! Perché siamo noi che dobbiamo ricondurre la politica ad essere coerente con quello che si predica rispetto a quello che si fa.
Stavo dicendo che il 10 dicembre è proprio la cosa concreta che voi chiedete, quindi non credo ci sia più bisogno di affermarlo. Avevamo scelto quella data proprio perché è una data che sta nel cuore e nelle tradizioni dei marchigiani, il 10 dicembre infatti è la Venuta di Loreto. Allora di che parliamo! Mi pare che come Amministrazione regionale abbiamo già dato sicuramente il buon esempio.

PRESIDENTE. Vi invito, ovviamente non può essere una cosa imposta, a contenere nei tempi i vostri interventi. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Ringrazio tutti i colleghi intervenuti su questa mozione da noi presentata, non me ne vogliano i Consiglieri Brandoni e Luchetti. E’ una mozione con la quale non intendiamo offendere nessuno oppure fare delle crociate, ci siamo solo limitati a presentarla e a chiedere all’Aula di discuterla, a prescindere dalle posizioni di ognuno.
Per far capire la purezza – passatemi il termine – della presentazione di questa mozione, avvenuta il 6 novembre, non abbiamo mai fatto raccolte di firme né davanti le chiese né sulle piazze, non abbiamo fatto mai nessuna esibizione, ci siamo soltanto limitati a presentarla all’Assemblea legislativa in quanto la riteniamo la sede opportuna per affrontare questa problematica.
Abbiamo voluto trattare tale argomento proprio in quest’Aula e non sulle piazze per non dare motivo di essere criticati, di essere attaccati e per fare poi una speculazione o una crociata su questo problema.
Un problema peraltro – ci tengo a precisarlo – che non viene discusso solo in quest’Aula bensì in tutta Italia, nei Consigli comunali, nei Consigli provinciali. Quindi se questo problema viene affrontato sia da amministrazioni di centro-destra che di centro-sinistra va al di là di una semplice esibizione o di una propaganda elettorale.
Fino adesso possiamo dire che il primo obiettivo è stato raggiunto. Basta infatti aver ascoltato gli interventi che si sono svolti in quest’Aula, sono stati molto corretti, pacati, certo, magari in alcuni casi si è anche cercato di far passare questa mozione come una speculazione politica. Una mozione però che se letta attentamente non ha sicuramente l’obiettivo di voler fare propaganda elettorale.
La sentenza della Corte europea è vero – come ha detto il Consigliere D’Isidoro – che è una sentenza laica, intelligente, illuminante, una sentenza che mette l’uomo di fronte alla propria coscienza. Ma noi viviamo in Italia, siamo al 90% tutti battezzati, abbiamo fatto la prima Comunione, la Cresima, il rito del matrimonio, insomma siamo cresciuti in una società con una sua tradizione religiosa. Ci sono stati anche accordi tra Stato e Chiesa, quindi non è una cosa che ci inventiamo noi. Però non siamo stati mai quelli che hanno detto: “mettiamo il crocefisso e sbattiamo fuori dalle aule o dai tribunali chi non la pensa come noi”. Per noi la tolleranza sta al primo posto.
La Corte europea ha stabilito che la presenza dei crocefissi nelle aule costituisce una violazione del diritto dei genitori ad educare i propri figli secondo le loro convinzioni, quindi è una violazione, come ha detto D’Isidoro, alla libertà di religione degli alunni; però io dico che durante l’ora di religione non è che c’è un’imposizione e magari legano il bambino per fargli per forza ascoltare la lezione!
Insomma c’è un forte dibattito anche all’interno del centro-destra, il che significa che i tempi sono maturi.
Certo, vanno al di là delle crociate tra cattolici, mussulmani, ortodossi, ecc., non possiamo però non tener conto di quello che ha affermato il portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi – citato anche nella mozione -, cioè che il crocefisso è sempre stato un segno di offerta e di amore di Dio, di unione e di accoglienza per tutta l’umanità. Quindi, Consigliere D’Isidoro, nella mozione si parla già di accoglienza per tutta l’umanità, non c’è intolleranza nei confronti di nessuno.
E’ una mozione che abbiamo presentato noi, come la poteva presentare la Consigliera Ortenzi oppure il Consigliere Luchetti, però non ho capito perché non l’hanno fatto, forse Luchetti era impegnato con la sanità o magari non ha acceso in questi giorni la televisione dove si parlava tanto di questo problema.
E’ infatti un problema molto sentito, non ce lo siamo inventato noi, anche molte amministrazioni di sinistra hanno già fatto delle mozioni e le hanno approvate. Quindi, Consigliere Luchetti, se ha perso qualche colpo non cerchi con demagogia e strumentalizzazione di scaricare sugli altri, lei è pur sempre un cattolico, per cui questo non cambia le cose. Peraltro ha già detto che voterà la mozione, e noi la ringraziamo fin d’ora per questa sua adesione.
Aggiungo anche che posso capire che il Consigliere Brandoni non condivide e non accetta, però non sono d’accordo quando dice che ci si deve affidare all’intelligenza dell’Assemblea legislativa. Vede, Consigliere D’Isidoro, qual è la differenza, noi non offendiamo le loro intelligenze neppure quando non condividono i nostri valori, loro invece ci contestano e ci invitano alla nostra intelligenza perché i nostri valori non sono uguali ai loro.
Dunque facciamo attenzione, non dividiamoci su queste cose, perché chi non la pensa come noi non la penserà mai come noi, a meno che ci sia qualche ateo o qualche comunista che si convertite alla fede che poi magari gli dà tranquillità e serenità; si sente a volte parlare in televisione di questi personaggi anche del mondo dello spettacolo che si sono convertiti, ne prendiamo atto.
Abbiamo voluto presentare questa mozione non per far vedere che siamo più bravi degli altri, ma perché sentivamo questa esigenza, avevamo questa volontà.
Invitiamo quindi l’Assemblea legislativa a prenderne atto con serenità, con tranquillità, perché lo spirito non è quello di dividere bensì quello di unire ulteriormente le nostre anime e le nostre coscienze.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Io invece non avrei presentato questa mozione, non perché non sia d’accordo, ma perché a volte ho l’impressione che rispetto a questi temi di alto carattere – e quello di oggi è un tema specifico, riguarda il fatto se il crocefisso debba o non debba rimanere nelle scuole – ci sia sempre di base una sorta di speculazione di carattere politico che può o non può dividere un’Assemblea legislativa, ma che sicuramente tende ad accaparrarsi una sorta di primogenitura rispetto ad una sensibilità che, invece, è molto diffusa.
Ed io credo che sui temi di carattere ampio non ci debba essere né speculazione politica né interesse di carattere politico. Quindi è per questo motivo che io questa mozione non l’avrei presentata anche se la voterò.
In questa discussione di oggi c’è chi ha parlato di religione, chi ha parlato di politica, chi ha parlato di Lega, di centro-sinistra, di centro-destra, di personaggi che predicano bene e razzolano male. Insomma si è parlato di tutto un po’, ma in realtà ciò che è emerso, almeno in alcuni interventi, è una sorta di confusione rispetto alla fede o alla Chiesa, oppure rispetto ad una sensibilità religiosa piuttosto che a un potere politico.
Infatti quando si dice che qualche politico, magari come il Presidente, si inginocchia alle gerarchie ecclesiastiche, secondo me non ha niente a che vedere con l’argomento di oggi. A meno che ci sia, come dicevo all’inizio, la mala fede che porti a dire: “trattiamo questo tema perché in questo modo potremmo mettere in difficoltà qualcuno”.
Quindi teniamo chiara la differenza tra fede e Chiesa, teniamo chiara la differenza tra crocefisso e chi per motivazioni specifiche parla o difende il crocefisso. Il crocefisso è una cosa molto molto più alta rispetto ad una speculazione di carattere politico.
Io ad esempio sto molto attenta – vi sembrerà una sciocchezza – a non partecipare a certi funerali, perche a volte ho l’impressione che chi ci va lo fa solo per farsi vedere.
Certi temi meritano veramente rispetto, quindi non devono essere assolutamente intaccati da motivi di carattere elettoralistico o politico.
Io sono repubblicana per cui vengo da una cultura repubblicana. Si è sempre ritenuto, e si riteneva, che i laici o i repubblicani sono quelli contro la religione. Non è assolutamente così, in passato i repubblicani erano contro il potere ecclesiastico, hanno cercato di dividere il potere politico della Chiesa rispetto ad una fede, che è una cosa completamente diversa. Questo lo dico per chiarire la mia posizione ed il perché voterò la mozione.
Quello che mi ha dato molto fastidio rispetto a ciò che ha deciso la Corte europea non è il fatto in sé ma è la stupidità del fatto. Stiamo mettendo in piedi una dietro l’altra una serie di stupidaggini che non hanno niente a che vedere con il problema e con il contesto specifico.
Vedete, se si fosse chiesto di mettere il crocefisso dove non c’è oppure di mettere un altro simbolo religioso poteva anche avere un senso la scelta fatta, ma qui si chiede di togliere un simbolo che è stato sempre nelle nostre scuole e che è stato sempre in tanti nostri edifici, un simbolo che è sempre stato presente in tutta la nostra vita.
Non c’è rispetto maggiore della cultura altrui di coloro che prima di tutto rispettano la propria. Quindi il mio rispetto della cultura di chi magari non crede al crocefisso, deriva proprio da fatto che prima di tutti rispetto la mia cultura e quindi pretendo che anche gli altri la rispettino.
Le nostre giornaliste quando vanno nei paesi mussulmani per parlare con qualcuno devono mettersi il velo, e giustamente se lo mettono perché è tradizione di quel paese, allora anche chi viene nel nostro Paese, ci creda oppure no, deve rispettare quel simbolo, che è un simbolo, certo, soprattutto di fede, ma è anche un simbolo di storia, di cultura, di scienza e di tradizione.
La stessa discussione si è avuta, e si ha ancora perché ogni tanto ritorna fuori, per l’ora di religione. Tutti siamo andati a scuola, anche se alcuni di noi ormai diversi anni fa, ma credete che qualcuno si possa essere convertito per l’ora di religione che ha fatto a scuola?! Ma di cosa stiamo parlando! Se c’era qualche sacerdote veramente all’avanguardia si parlava addirittura di problemi sociali, poi se c’era qualcuno noioso studiavamo magari per l’ora successiva. Ce lo ricordiamo? Facciamo polemiche rispetto al fatto che rimanga o no l’ora di religione, ma pensiamo che qualcuno si converta o che si senta offeso se si parla di storia delle religioni o di problemi sociali in generale?! Abbiamo addirittura letto che qualche maestra che si considerava un po’ più moderna di altre non ha fatto più il presepio perché qualcuno si poteva sentire offeso! Questa è stupidità, non è altro! Io la stupidità non la sopporto a nessun livello sociale!
E’ questo che offende rispetto a quello che ha detto la Corte europea. Perché se fosse allora così potremmo anche dire: i Promessi sposi glieli facciamo leggere a questi ragazzi? La Divina commedia? Gli Inni sacri del Manzoni, oppure anche questi possono offendere la sensibilità di qualcuno? Nei camposanti ce le mettiamo più le croci oppure anche quelle possono offendere la sensibilità di qualcuno?
Guardate, io non ho parlato della religione in quanto tale e non ho parlato di quello che rappresenta il crocefisso in quanto tale, perché, torno a dire, è talmente alto il senso di quello che rappresenta che non va assolutamente confuso con problemi di carattere politico. Allora parliamo di razionalità, di intelligenza, soprattutto non facciamo una stupida speculazione. Perché chi ha provocato queste discussioni e chi ha diviso di più non è chi chiede di lasciare il crocefisso ma chi chiede che venga tolto, è quello l’aspetto che veramente mette l’uno contro l’altro.
Ognuno ha la propria sensibilità ed io rispetto tutti. Ma chi sente il crocefisso come un simbolo forte di appartenenza, poi se dovesse essere tolto, pensate potrebbe vedere con occhio più benevolo chi ha chiesto questo?
Allora prima di tutto rispettiamo la nostra cultura perché questo ci servirà per rispettare anche quella degli altri.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Velocemente, Presidente, perché vedo che la discussione, con qualche eccezione puramente ideologica, ha preso una piega costruttiva, positiva, di confronto e soprattutto di buonsenso.
Ha ragione la Consigliera Mammoli, qui parliamo di buonsenso o di scemenza, perché alla fine il discrimine rischia di diventare questo, su sentenze che pongono, quelle sì, pesantemente la questione, irrigidendola e facendo quello che cerchiamo di non fare noi qui, cioè di ideologizzare un simile argomento.
Sono contenta di avere insieme ad altri posto questo argomento, come appunto sono contenta di come è stato affrontato.
Qui non parliamo, come è stato esaurientemente detto, di un simbolo di cristianità tout court, non parliamo dell’affermazione di uno stato confessionale o di uno stato religioso, ma parliamo esclusivamente di un simbolo culturale, di un simbolo di appartenenza ad una civiltà ben precisa, di un simbolo che non può essere eliminato, così come non devono essere eliminati tanti altri segni di appartenenza ad una civiltà occidentale, una civiltà ben precisa e con una precisa storia e tradizione.
Paradossalmente continuo il discorso della Consigliera Mammoli, cioè di quando dice che allora dovremmo eliminare tante altre cose, per cui dovremmo abbattere anche le chiese. Quelle chiese di cui siamo pieni e che non ci sono solo per rivendicare una matrice ideologica e religiosa ma che simboleggiano una forte compenetrazione dell’elemento cristiano e cattolico nella nostra storia culturale.
Quindi, al di là del fatto che c’è chi questa fede la professa e chi invece fa altre scelte, la laicità dello Stato nessuno la mette in discussione.
Ma non rende un bel servizio alla laicità dello Stato chi addirittura – parlo del Consigliere Brandoni e di qualcun altro –, affrontando l’argomento croce, dice:“dovete anche vivere il Vangelo”.
Allora qui non si parla più di Stato laico ma di Stato etico – sbaglio, Consigliere D’Isidoro? -. Oggi qui sono stati dati dei paradigmi, sono stati dati dei modelli etico, morali, religiosi, è stato richiamato il modello delle Beatitudini, certo, anch’io sono d’accordo che non dobbiamo ridurci soltanto al simbolo, ma parlarne in questo consesso! Anche se comunque approvo il senso definitivo e finale dell’intervento della Consigliera Ortenzi.
Però poi, ripeto, c’è anche chi mi dice “dovete viverlo” e che la croce non ha senso se, o addirittura - e questo, permettetemi, è un grande strafalcione culturale - c’è anche chi mi dice che la croce può essere interpretata come simbolo di divisione.
Per cui questo processo ideologico non lo fa chi oggi propone questa mozione, semmai lo ha iniziato in maniera davvero maldestra una certa Europa. E qui apro e chiudo un inciso. Cosa ce ne facciamo di una simile Europa o di una Corte che si pronuncia su questo?! Ossia accogliendo il ricorso di una madre che quando torna in Finlandia dovrebbe probabilmente togliere anche la croce dalla sua bandiera! Mi pare infatti ci sia una croce anche nella bandiera finlandese. O addirittura, come è stato detto, bisognerebbe togliere alla bandiera dell’Europa stessa anche la coroncina delle dodici stelle, essa è infatti la coroncina della Madonna dell’Immacolata Concezione – immagine che io ho nel portafoglio, non mi vergogno di dirlo –. Quando venne deciso il simbolo dell’Europa si fece un concorso e chi propose le stellette della coroncina della Madonna dell’Immacolata Concezione disse che le aveva prese lì, non se le era inventate.
Quindi siamo al paradosso, ma la cosa grave è che c’è chi segue questa strada del paradosso e la strada dell’integralismo laico o laicista, sì, c’è anche questo! Potremmo infatti anche dire – il paradosso è anche questo - che oggi l’unico che non potrebbe aprir bocca è il Papa perché magari ogni volta che lo fa si potrebbe gridare allo scandalo.
Non nascondiamoci, quindi, che c’è - e non perché si propone una mozione ma perché c’è qualcuno che fa della scemenza, come dice la Consigliera Mammoli - un clima di cristianofobia, un clima di paradosso, un clima verso l’ideologizzare e il comportarsi da integralisti laici. Infatti integralista non è solo il mussulmano o il cattolico con i paramenti o il lefebvriano, perchè oggi c’è anche - ed è un atteggiamento culturale non di questa o quella religione - un integralismo laico. Altrimenti la Corte europea non avrebbe bisogno di pronunciarsi su un simile argomento. Andando così dalla rimozione di simboli di civiltà alle misure dei peperoni o delle zucchine o di quello che sappiamo. Insomma è un’Europa che non ci... (…) Sì, questa è la Corte di Strasburgo, ma io stavo parlando di Europa in senso lato, ho esteso il discorso perché, se mi permette, Assessore Petrini, io mi sento spesso lontana anche da quell’altra Europa o dalla Commissione europea, perché non è certo l’Europa del rispetto della Patrie. E’ da lì che dovrebbe scaturire l’idea europea, invece è un’Europa che o va in tecnocrazia e in burocrazia oppure addirittura va ad accogliere chi è emozionalmente disturbato e disagevole; semmai dovremmo risarcire questa ragazzina di madre finlandese! Ma non vado oltre sul discorso finlandese, dico solo che la Finlandia potrebbe chiedersi se l’estrema rimozione di simboli, di appartenenze e soprattutto di identità culturali possa essere anche la causa del suo maggior tasso nel mondo di suicidi tra la gioventù.
Allora teniamoci stretti i nostri simboli, perché essi, come dice la Consigliera Mammoli – qui la condivido appieno – sono la maggior garanzia dell’integrazione. Perché non c’è integrazione, non c’è accoglienza, non c’è tolleranza dello straniero se non c’è una forte difesa della propria identità, della appartenenza dei propri simboli, oltre all’orgoglio della propria civiltà.
Spero che tutti possano trovare in questa mozione la propria identificazione culturale, nazionale e occidentale, e che quindi possa trovare un voto favorevole.
Non c’è nessuna speculazione, per cui spero davvero, al di là di qualche esasperazione, che quest’Aula si trovi concorde nel buonsenso.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Le mie poche considerazioni serviranno anche come dichiarazione di voto su una questione che sta assumendo una piega impropria e forse anche estranea al ruolo di un’Assemblea legislativa regionale.
Secondo noi la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo in realtà è un forte monito per riaffermare il valore della laicità dello Stato e dello Stato nella scuola. Un valore che è a garanzia primaria della parità dei diritti di tutti e della convivenza civile di una società multietnica e multiculturale come la nostra e in generale come le società occidentali più evolute.
La scelta del Governo italiano ed anche di questa mozione come posizione non è accettabile, e non lo è soprattutto per quanto riguarda l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Questo perché si va nella direzione opposta non solo alla sentenza, ma alla necessità di dare un forte segnale da parte soprattutto di religioni e di simboli che hanno nella tolleranza e nello spirito della convivenza le loro matrici, che però in questo caso vengono contraddette.
La posizione del Governo non tiene conto dell’evoluzione della società, è una posizione di tipo esclusivistico che se praticata rischia di generare ulteriori divisioni.
Al contrario, noi pensiamo che la sentenza della Corte europea, se valutata nella giusta dimensione di laicità e di attinenza ad un mondo multiculturale, possa dare un forte segnale educativo a quelle società e a quegli Stati che praticano l’oppressione religiosa o il fanatismo di questa o di quella religione.
Dunque queste posizioni rischiano di relegare la fede e la religiosità a questioni di tradizioni o di aspetti assolutamente esteriori.
In definitiva, queste posizioni un po’ oltranziste, un po’ attardate su una posizione quasi da crociata, rischiano di strumentalizzare la fede, di relegarla ad aspetti di lotta politica. Una fede che viene anche offesa, secondo me, da iniziative grottesche da parte di alcuni amministratori del centro-destra.
Per questi motivi voteremo contro la mozione proposta.

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere Procaccini, anche per il tempo che ha impegnato con il suo intervento, è da Parlamento europeo, tre minuti. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Anche oggi ci rendiamo conto di un fatto, ossia che qualcuno era contro questa discussione, ma noi non ne comprendiamo il perché. Non si doveva discutere di questo argomento, per qualcuno era inutile. Invece ora quest’Aula ha dimostrato che una larghissima maggioranza dei Consiglieri, al di là delle loro posizioni politiche e partitiche, ha un orientamento abbastanza condiviso. Ovviamente c’è anche chi se ne distacca in nome di una superiorità morale e culturale presunta, che vorrebbe magari propinarci uno Stato etico, che dovrebbe essere molto lontano dai loro orientamenti, ma in senso laicista. Si è rigirata la problematica.
Così ci troviamo di fronte ad una situazione in cui qualcuno, per invocare il rigetto di questa mozione, vorrebbe far entrare l’argomento sui comportamenti di chi la propone. Allora anche qui ci rendiamo conto che siamo di fronte a degli sfortunati tentativi per il centro-sinistra.
Nel novembre 2009 si parla di moralità, quando poi abbiamo appurato che un famoso Governatore, tra un appuntamento con un vescovo ed un altro, approfittava dell’ora buca – da quello che leggiamo –, nelle prime ore del pomeriggio tra le 14,00 e le 16,00, per fare altre cose. Questo significa che è meglio non far prediche!
Quindi è anche meglio rimanere al tema del crocefisso. Ho sentito dire dal Consigliere Procaccini che considerare il crocefisso una tradizione è una limitazione. Secondo me, invece, considerare il crocefisso una tradizione potrebbe anche bastare.
Ma qui mi sembrano si facciano quei discorsi che abbiamo fatto tante volte, ad esempio, sul battesimo, ossia di quando si dice perché si dovrebbe battezzare un bambino che non è in condizione di capire il sacramento a cui è sottoposto. Quante volte abbiamo sentito dire queste cose da persone infinitamente superiori dal punto di vista culturale e morale? Quando sarà libero di scegliere, si dice, sceglierà. Ma qualcuno di noi che è stato battezzato non è stato poi libero di scegliere? Sì, è sempre stato libero di scegliere, così come avviene per l’ora di religione o per altro.
Quindi oggi, che siamo in un momento in cui dobbiamo avere un confronto con le religioni e che dobbiamo cercare di integrale nel nostro contesto e nella nostra società proprio perché portatrici di credi molto forti, appare ancora più essenziale mantenere quelli che sono i nostri parametri iniziali.
Il crocefisso a scuola e in tutti i luoghi pubblici io lo pretendo, non è solo una difesa. E penso lo pretendano anche gli italiani. E gli italiani non hanno quella superiorità morale e culturale di tanti professori che ci insegnano ogni giorno e che ci dicono come devono funzionare le cose! Allora mi chiedo anche che forse il crocefisso fa veramente male! Perché forse per tanti è un inchiodarsi alle loro responsabilità. Allora è il caso di ricordare a questi signori, che ci ricordano tanto (!), quello che facevano in Spagna durante la guerra civile del 1936, ossia quello che facevano con i crocefissi e con i sacerdoti cattolici. Magari è per questo che questi signori sono tanto a favore della sentenza della Corte europea!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. La sentenza sulla questione del crocefisso nelle scuole è ineccepibile proprio perché è la Corte europea che è stata investita del caso. E la Corte non poteva che decidere così, infatti non si trattava di dare un giudizio sull’utilità, sull’opportunità o sul significato religioso del crocefisso, bensì sull’obbligo imposto da uno Stato di mettere il crocefisso nelle aule scolastiche. Il giudizio doveva essere dato, come dice la Corte di Strasburgo, sull’esposizione obbligatoria di un simbolo di una certa confessione religiosa nel contesto di una funzione pubblica gestita dal Governo.
E’ evidente che quell’obbligo, derivante da decreti del re e da circolari fasciste di 60-70-80 anni fa, che appunto imponevano insieme al crocefisso il ritratto del re, si oppone a tutti i princìpi del moderno Stato di diritto, delle norme della Costituzione e della Convenzione europea.
Quindi, ripeto, il giudizio che doveva essere dato era sull’obbligatorietà imposta da uno Stato al mantenimento del crocefisso.
Quello che è spiacevole in tale questione è il fatto che la giurisdizione amministrativa italiana ed il nostro Governo sono stati così miopi, sia nella sostanza che nelle motivazioni, nel respingere le ragioni della ricorrente, quando invece sarebbe stato sufficiente darle ragione basandosi sulla Costituzione.
Le motivazioni della prima decisione italiana, appunto contrarie alla ricorrente, che hanno addirittura richiamato in causa la Convenzione dei diritti dell’uomo che in genere tutela le violazioni di diritti molto forti, hanno provocato l’appello alla Corte di Strasburgo.
L’Italia, in una sede significativa come la Corte di Strasburgo, ha mostrato un grado basso e infimo della considerazione del diritto a cui è arrivato il nostro Governo nel nostro Paese. Infatti tra le motivazioni della sua memoria difensiva è stato messo: “la necessità di trovare un compromesso con i partiti di ispirazione cristiana, che nella migliore delle ipotesi è una ragione inerente al potere e non al diritto”.
Quindi le decisioni di Strasburgo sono dovute anche al fatto che da parte nostra in alcun modo e senza motivazioni minimamente decenti è stata difesa la presenza del crocefisso nelle nostre aule.
Ora da parte di tutti è stato riconosciuto – si evince anche nella mozione - che non c’è più una religione di Stato e che il crocefisso andrebbe mantenuto, perchè anche se ha cessato di essere solo un simbolo religioso è rimasto un simbolo dello Stato italiano, della storia, della cultura, è comunque un segno dell’identità italiana. Quindi è strano che venga portata avanti una posizione in qualche modo atea ma che tende a lucrare i benefici della religione come religione civile.
Comunque un crocefisso che divenga una bandiera oppure l’identità del nazionalismo e qualche volta anche di razzismo e di lotta religiosa, è un crocefisso di cui si potrebbe fare volentieri a meno!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Voglio sottolineare innanzitutto la soddisfazione che oggi quest’Aula ha finalmente svolto un dibattito aperto e pieno su un tema alto, importante e serio. Vorrei solo fare, alle considerazioni fatte da quasi tutti i colleghi dove mi pare ci sia anche un’ampissima convergenza, una riflessione ulteriore.
Qualche anno orsono, mi sembra quattro anni fa, uscì una bellissima pubblicazione - che consiglio a coloro che non l’hanno potuta ancora apprezzare - che si intitola “Senza radici”. E’ la raccolta di un carteggio che l’allora Presidente del Senato Marcello Pera fece con l’allora Cardinale Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI. E’ un compendio assolutamente illuminante che già a quel tempo parlava, in maniera altissima ma anche in modo semplice e diretto, della realtà di una laicismo, di un relativismo che aveva pervaso la nostra società, e spiegava come quel laicismo e quel relativismo avessero già portato l’uomo – questo era il rischio - al nulla, al nichilismo.
La prima cosa che fa un uomo quando incontra un altro uomo o una donna quando incontra un'altra donna oppure degli uomini e donne che iniziano un’amicizia o un amore, è proprio quella dichiarare il proprio nome, la propria identità e farsi conoscere per quello che si è.
Senza la propria identità non sarebbe possibile l’incontro, l’amicizia, il colloquio, il confronto. Così è tra gli uomini, così è nelle storie di amicizia e di amore, così è nelle famiglie, così è tra i popoli.
Se togliamo volto, se togliamo identità alla nostra appartenenza, alle nostre comunità, noi togliamo la possibilità di dialogo, di tolleranza, di confronto, di incontro, saremmo solo volti senza nessun tratto caratteristico.
Questo è dunque il significato della sentenza della Corte europea, che è l’apice di una deriva laicista. Ma che spero oggi possa invece essere invertita, fermata attraverso un ritrovato orgoglio di appartenenza e di identità. Quell’orgoglio di appartenenza e identità, che forte della sua storia, della sua tradizione e delle sue radici, possa essere in grado di percorrere i sentieri della tolleranza, dell’incontro e del confronto. Altrimenti dall’altra parte ci sarebbe solo l’annichilimento, l’annullamento dell’uno verso qualche altra cosa non ben definita, perché il relativismo è questo, è annullarsi.
Invece il confronto, la tolleranza, la vera libertà, la si può avere solo se si ha ben definita e presente la propria identità e la propria appartenenza.
Ecco perché convintamente oggi abbiamo voluto proporre questo documento e convintamente spero quest’Aula lo licenzi in maniera positiva.

PRESIDENTE. Scusate, Consiglieri, a questa mozione – avrei dovuto dirlo prima, è abbinata l’interrogazione di pari oggetto n. 1381 della Consigliera Ciriaci, la quale ovviamente se lo ritiene opportuno può illustrarla.
Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Le questioni che stiamo trattando, che mi pare appassionino l’Assemblea legislativa, sono ovviamente di una rilevanza culturale e politica assolutamente di non poco conto.
Cercherò di essere breve nell’aggiungere un argomento che mi convince nel sostenere la correttezza della sentenza della Corte europea. Quindi il mio voto personale sarà contrario a questa mozione.
La strumentalizzazione politica in questo contesto è evidente, non potrebbe essere diversamente, ma vorrei tornare con assoluta pacatezza a far ragionare l’Assemblea sul mio punto di vista.
Qui sono stati usati tanti argomenti, io ne selezionerò pochissimi ma che vorrei venissero presi nella dovuta considerazione.
Voglio fare un flash e dare un consiglio alla Consigliera Romagnoli, ossia di leggere, a proposito del ruolo dell’Europa di oggi, l’articolo di Romano Prodi pubblicato domenica su Il Messaggero. (…) Attenzione, già questo “no” detto in questo modo testimonia un atteggiamento che spesso è più pericoloso anche di tutta la stessa vicenda, ossia quel rischio del non ascoltare punti di vista diversi e di non ascoltare esperienze preziose. Certo, può darsi che Romano Prodi non sia stato il migliore Presidente del Consiglio di questo Paese – ed io non la penso così -, ma che Romano Prodi sia un uomo di sicura esperienza, di cultura, di conoscenza del diritto internazionale del mondo di oggi in tutte le sue forme (economico, sociali, culturali, religiose, giuridiche), credo non possa essere messo in discussione. Quindi avendo ascoltato il suo intervento, Consigliera Romagnoli, la invito a leggere senza pregiudizio un articolo di grande spessore ed interesse.
Vado sull’argomento. Io sono una laica, non laicista, ma ritengo che la questione che stiamo sollevando abbia i seguenti contenuti.
La questione riguarda il rapporto tra i simboli. Vorrei che chi sostiene con forza il valore dei simboli, della ripetizione, della riconferma di alcuni di essi, fosse molto attento ai simboli che il mondo di oggi produce – dal mondo delle telecomunicazioni di massa ecc. –. Quindi che facesse attenzione non soltanto ai simboli messi in alcuni luoghi e contesti, ma anche ai simboli prodotti da questo mondo.
Ed il crocefisso è un simbolo molto preciso, e se quel “sì” non sarà accompagnato da altrettanti “no” verso altri pericolosi simboli, dei quali, però, io non sento alzare considerazioni e riflessioni sul loro valore diseducativo, si rischierà di creare tra i sostenitori di quel simbolo molte incoerenze o molte disattenzioni.
Io credo che i simboli abbiano un valore non eterno. Quel simbolo, che ha avuto una sua storia, un riconoscimento – non voglio assolutamente negare il valore, e lo dico da laica come potrei dirlo anche da atea, che la religione cristiana e le religioni, nel bene e nel male, hanno avuto nella storia del mondo – oggi deve essere valutato nei tempi in cui viviamo e nei luoghi in cui lo vorremmo.
I tempi sono quelli in cui le questioni del rapporto tra le culture degli uomini e delle donne di oggi non può essere sottovalutato, non può esserci atemporalità, acontestualità.
Oggi i simboli vanno ricollocati in che cosa oggi significano, non in ciò che poteva significare la croce al tempo delle crociate o nelle bandiere.
Il crocefisso va considerato nei tempi di oggi. Un tempo in cui dobbiamo promuovere con forza e convinzione il dialogo tra le diverse culture, quindi senza proporne una che sia privilegiata rispetto alle altre. Ritengo questo un aspetto fortemente da considerare.
Oggi non dobbiamo sottacere né negare le nostre identità, le nostre appartenenze religiose, ma queste nel mondo di oggi devono produrre una nuova tolleranza, una nuova integrazione e anche un nuovo valore.
Non è possibile prescindere da questo, oggi viviamo in un mondo in cui i movimenti tra le persone sono incredibili. Quindi, se non vogliamo tornare al baratro e non vogliamo proporre una società nella quale ne venga privilegiata una rispetto alle altre. Dobbiamo proporre ai giovani di oggi, ai bambini di oggi, una società multiculturale, multireligiosa, multietnica, dentro la quale il valore di ognuno è ridimensionato e confrontato con il valore degli altri.
Questa è la ragione per cui i simboli non sono eterni e non sono fuori dai contesti. Ed oggi il contesto e il luogo in cui vogliamo un simbolo è proprio la scuola. Ma la scuola è il luogo dove questo nuovo mondo deve avere suoi prodromi, lì i bambini devono imparare a rispettare, e lo sanno fare, però se noi adulti non diamo loro messaggi di una valenza culturale anche notevole.
Per questa ragione ritengo che sarebbe preferibile che nei luoghi di formazione e di educazione del nuovo mondo ci fosse un rispetto. Un rispetto che deve essere senza simboli prevalenti, dove ci sia lo studio profondo delle tante religioni che esistono nel mondo.
Sono queste le mie ragioni, e non perché non riconosca la storia del nostro Paese, ma perché dobbiamo costruire il futuro in questo contesto e in quel luogo straordinario che è la scuola, dove appunto la conoscenza della mia identità insieme a quella degli altri dovrebbe avere la priorità per costruire un mondo in cui la reciprocità, non dunque il relativismo, sia il valore di fondo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Parrucci.

Pietro Enrico PARRUCCI. Presidente, io sono uno degli ultimi ad intervenire, quindi ho ascoltato un po’ tutti, sono indignato per alcune cose dette in alcuni interventi, mentre in altri interventi le condivido.
Qui si è parlato di stupidità della Corte europea. Quindi oggi a seguito di questa sentenza, se dovessimo accettarla senza nessuna reazione, la stupidità potrebbe divenire la nostra. Fortunatamente, invece, ci sono stati movimenti, il popolo italiano si è indignato, oggi ne stiamo parlando anche in Aula con un ampio dibattito. Evidentemente il problema è sentito.
Voglio ora riallacciarmi all’intervento della Consigliera Mollaroli, che dice per quale motivo dovremmo mantenere in eterno certi simboli. Il crocefisso è un simbolo che esiste da duemila anni, non vedo perché oggi dovremmo cancellarlo. Peraltro il crocefisso è proprio l’esempio di quella tolleranza di cui tanto si parla in quest’Aula che però poi nei fatti non c’è.
Si dice che non c’è tolleranza da parte degli italiani nei confronti dello straniero, dell’extracomunitario, del diverso, ma io dico che la tolleranza non c’è neppure nei nostri confronti.
Oggi vediamo un processo in cui gradatamente si vogliono svendere le nostre tradizioni, la nostra identità. Per cui se non restassimo fermi nei nostri princìpi, in quelli che da duemila anni abbiamo realizzato, tra poco rischieremmo di trovarci in quella situazione che veniva descritta anche da una scrittrice di sinistra, Oriana Fallaci, l’Eurabia.
Oggi nelle scuole queste intolleranze – un aspetto citato anche dalla Consigliera Mammoli - io ho apprezzato molto il suo intervento, tra quelli che ho ascoltato credo sia stato il migliore – esistono nei nostri confronti. Quando c’è l’ora di religione i bambini mussulmani escono e spesso da loro sentiamo dire che Gesù bambino è un maiale. Questo ci fa capire che non si accetta la nostra identità e quindi non si favorisce l’integrazione.
Quando si era parlato di abolire il burka, perché una nostra legge lo vieta, nessuno ha accettato di toglierlo proprio perché fa parte della loro identità.
Quindi non bisogna dire a senso unico che per favorire l’integrazione dobbiamo eliminare tutti quei simboli che rappresentano l’intolleranza.
L’intolleranza spesso è nei nostri confronti. Lo dimostrano anche i recenti casi di uccisione da parte di genitori di quelle ragazze che avevano un fidanzato italiano o una religione diversa. Se oggi una ragazza mussulmana accetta di sposare un ragazzo di religione diversa nel suo Paese d’origine viene condannata a morte. Ci sono delle ragazze iraniane che hanno sposato degli italiani che sono condannate a morte, infatti a differenza della religione cristiana l’islam detta le leggi dello Stato in cui si trova.
Noi non possiamo permetterci di andare in un Paese islamico ed entrare in una moschea senza toglierci le scarpe, in Italia invece è ammesso tutto, tutto tollerabile.
Ora voglio riallacciarmi anche al discorso fatto dal Consigliere D’Isidoro, sempre molto attento nei suoi interventi, persona molto brava e preparatissima, ed egli a conclusione ha anche detto che il crocefisso non gli dispiace che ci sia.
Il fatto di togliere il crocefisso, perché in questo modo, si dice, dimostreremmo di avere tolleranza verso gli altri, secondo me è sbagliato. (…) Consigliere, nel suo discorso ha fatto capire che in fondo la sentenza della Corte europea non è niente di particolare, cioè il crocefisso si potrebbe anche togliere se questo dovesse servire a dimostrare una tolleranza nei confronti degli altri e a favorire l’integrazione.
Io però sono sicurissimo che anche togliendo il crocefisso questa integrazione non ci sarebbe comunque, perché l’islam non fa un passo indietro sui suoi princìpi. Non c’è nessuno qui in Italia che per cercare di integrarsi accetta le nostre tradizioni. Questa volontà non sembra esistere. E’ per questo che la Gelmini, proprio per evitare una sovrannumero che inevitabilmente avrebbe fatto perdere di vista gli studenti italiani, ha limitato, ed ha fatto bene, il numero degli studenti extracomunitari in ogni classe.
Noi abbiamo fatto le crociate, ma di questo abbiamo chiesto scusa. Il Papa stesso è andato a chiedere scusa per questi interventi di guerra fatti nei confronti di popoli che non volevano essere convertiti al cristianesimo, ma a noi nessuno ha chiesto scusa quando abbiamo subito l’invasione dell’impero Ottomano all’epoca della battaglia di Lepanto.
Sono d’accordo con il Consigliere Luchetti quando dice che non bisogna strumentalizzare una presa di posizione nei confronti del mantenimento delle nostre realtà culturali, dei nostri simboli e quindi anche del crocefisso. Ma la Lega se ha preso questa posizione è perché sta molto più vicina alla gente, quindi spesso strumentalizza, però io qualche volta dico anche per fortuna che c’è la Lega.
In questo dibattito a me dispiace che alcuni Consiglieri della maggioranza, quelli che fanno riferimento all’ala di Rifondazione Comunista, abbiano interpretato che la presenza del crocefisso - come appunto ha detto il Consigliere Brandoni - è motivo di esasperazione e di intolleranza nei confronti degli altri. E’ l’esatto contrario! Il crocefisso è un esempio proprio di tolleranza. Non è che sia fondamentale che venga appeso nell’aula, però è assurdo il fatto che qualcuno dica, dopo duemila anni che abbiamo questa storia e che questa presenza doveva essere anche inserita nella Costituzione europea, che bisogna toglierlo da tutti i luoghi pubblici perché a qualcuno potrebbe dar fastidio. Ma in quali altri parti del mondo noi italiani potremmo permetterci di andare a dire una cosa simile! Quello che voglio dire è che il rispetto deve essere reciproco.
Quindi non solo non bisogna fare un passo indietro, ma dobbiamo stare uniti – per cui mi dispiace ci siano posizioni diversificate – per difendere questa realtà.
Tutti siamo stati educati in questa maniera, certo, ognuno può essere più o meno laico, più o meno praticante, ma la nostra storia va comunque mantenuta e riconosciuta.
Quindi non possiamo accettare quello che ci ha detto la Corte europea.
Oggi sono state fatte diverse citazioni, allora io vorrei concludere con le parole che disse proprio Gesù sulla croce: “Eloì, Eloì, Lamà Sabactani?, cioè “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Minardi.

Luigi MINARDI. Ho chiesto di intervenire perché mi va di esporre il motivo per il quale mi asterrò dal votare questa mozione, non parteciperò quindi non voterò né a favore né contro. Potevo farlo anche senza intervenire, ma la cosa poteva essere malintesa.
Mi va di dire cosa penso per dare un contributo al dibattito. Un dibattito che mi è sembrato molto partecipato, però ho la sensazione si tratti di un dibattito che risente purtroppo e ancora di una delle fratture con le quali si è costruito il nostro Stato unitario, ossia quando era importante essere cattolici o non cattolici. Questa, insieme ad altre come ad esempio quella nord e sud, era una frattura principale.
A me pare che questa frattura debba essere superata, non ha più senso ritenere l'identità cattolico-uguale-credente, oppure, credente-uguale-cattolico, e credente diverso da laico.
Credo che si possa essere laici e credenti nello stesso tempo. La laicità attiene alle modalità con le quali una persona ricerca la verità ed è aperta alle soluzioni possibili che è disposta a cercare e a percorrere senza alcun pregiudizio. Questo è il laico, non è il non credente. Esistono, sono esistiti ed esisteranno sempre, laici credenti. Personalmente mi ritengo credente e laico e non mi sento in contraddizione nel modo più assoluto.
Magari l'intenzione di chi ha scritto la mozione era un’altra, però il messaggio che dà a me è quello di una mozione generica, e quando una mozione è generica sottintende uno scopo, ossia quello di creare una distinzione, chi sta con questa mozione e chi sta contro, chi si mette il bollino e chi non se lo vuol mettere, chi si mette la giacca e chi se la toglie.
Questo non mi piace e non mi interessa, quindi non parteciperò al voto.
Però voglio fare ancora una considerazione. Perché siamo a discutere del crocefisso come se fosse una sorta di toppa che si mette nel buco del muro? Un muro che sarebbe spoglio senza quel crocefisso?
Io mi do questa risposta, e la metto a disposizione della discussione, a me pare che quel crocefisso e Gesù Cristo sia stato imbalsamato da una società che in fin dei conti è atea e materialista fin nella ultima sua cellula e che quando fa discussioni di questo tipo per forza non può far altro che cadere in discussioni formali e di schieramento.
Ateo e materialista, questo è il mondo che abbiamo costruito, sia cattolici che non cattolici, indipendentemente da quello che si vuol professare e da quello che si vuol fare.
A me Gesù Cristo piace per tre motivi fondamentali. Il primo motivo è stato già detto, ovvero che nel momento in cui la società era schiavista Lui parlava di uguaglianza, una cosa allora incomprensibile. Il secondo motivo è un altro messaggio incomprensibile, in un mondo assolutamente materialista parlava del Regno dello Spirito. Tanto è vero che i suoi contemporanei e neppure i suoi discepoli erano in grado di comprenderlo. La terza questione, che non abbiamo compreso neanche dopo duemila anni, riguarda il fatto che è venuto a mostrare la forza formidabile dell'uomo che contiene in sè la divinità. Lui era allo stesso tempo figlio dell'uomo e Figlio di Dio. Quindi è venuto a mostrare la natura divina che ognuno di noi ha, senza pensare a tutto quello che è stato costruito in contrapposizione a quest'idea per duemila anni.
Quindi la croce è un simbolo e va trattata come simbolo, ma la croce è il simbolo dell'uomo, proviamo ad immaginare l'uomo con le braccia larghe, vedremo la croce.
La croce è il simbolo dell'uomo, la croce è il simbolo dell'amore, quindi non strumentalizziamola per cercare di vedere chi è più vicino o chi è più lontano da una Istituzione, una cosa completamente diversa dalla questione della croce, dell'amore, della divinità.
Cerchiamo di capire ciò che del messaggio cristiano tutti – tutti! - non sappiamo tradurre nella nostra realtà quotidiana.
Voglio ricordare due cose che a me sembrano fondamentali ma che magari per altri non lo sono.
Primo. C'erano dei soggetti che Gesù Cristo non amava, anzi, erano i suoi avversari, gli scribi e i farisei, quelli che amavano Dio con le labbra – così lui diceva – ma non l'amavano con il cuore. E' facile amare con le labbra, e amare con le labbra significa mostrare ad altri, non coltivare la propria divinità, un concetto che dobbiamo assolutamente recuperare.
Secondo. Non c'è una parola, non c’è una riga scritta da Gesù Cristo. Lui non voleva assolutamente cristallizzare un pensiero. Il suo pensiero era vivo, vitale, e ancora lo è, quindi dobbiamo trattarlo come tale, guai a cercare di cristallizzarlo.
A me invece pare che tutta questa discussione serva proprio per rafforzare quel fenomeno con cui è stato imbalsamato un crocefisso, è stato imbalsamato Gesù Cristo, è stato imbalsamato un pensiero. E questa responsabilità, a maggior ragione, credo non possa portarla chi crede rispetto a chi non crede, per chi crede ha una responsabilità ancora più forte.
Quindi proprio perché questo documento non contiene altro che la richiesta di uno schieramento credo che non valga la pena di votarlo. Chiederei addirittura a chi l'ha presentato di ritirarlo, ma siccome non penso sia possibile allora, ripeto, non parteciperò al voto.


PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Anch’io penso che il Consigliere Bugaro non ritirerà la mozione, però gli chiederò di fare una piccola modifica in modo che quest'Aula possa arrivare ad un voto più ampio possibile.
Su tale questione il dibattito è già aperto da anni e ritengo che continuerà ancora per lungo tempo. Inoltre penso che un simile dibattito in Italia non possa essere tradotto da una sentenza, seppure ineccepibile. Nel nostro Paese abbiamo la sede del Vaticano, vi è una secolarizzazione del dibattito sulla spiritualità.
Il Consigliere D'Isidoro in maniera molto opportuna ha richiamato la bontà della sentenza, tuttavia credo che il buonsenso non possa essere in nessun caso mai vittima del diritto. Qualche volta in situazioni di questo tipo si deve trovare un equilibrio, come verificatosi nei singoli Stati e nelle singole realtà.
Penso che togliere oggi il crocefisso – riferendomi sempre al buonsenso – in un'aula scolastica potrebbe lasciare un vuoto ancor più grande del risultato che si vuole ottenere.
Quindi credo basterebbe – considerato che in quest'Aula su un tema del genere potrebbe anche esserci un voto trasversale, non mi scandalizzerei visto che parliamo di un tema molto specifico – accogliere alcune piccole modifiche – mi rivolgo al Consigliere Bugaro e al primo firmatario Consigliere Brini –, una delle quali riguarda la questione delicata come quella, appunto, del buonsenso che non deve essere vittima del diritto. Inoltre nel dispositivo finale si potrebbe sostituire le parole “rispettino e tutelino” con la parola “promuovano”.
Queste modifiche potrebbero fare in modo che chi, come me, è laico e non credente possa votare la mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Oggi ho assistito ad un confronto di riflessione un po' per tutti e direi anche molto trasversale e allo stesso tempo con una criticità che coinvolge un po' tutti, ci coinvolge sia quando siamo d'accordo che quando non lo siamo.
Non voglio scendere nei particolari della mozione, anche perché significherebbe allungare il già troppo lungo dibattito.
Mi voglio riallacciare all'intervento del Consigliere Ricci perché all'interno della mia interrogazione (abbinata a questa mozione) c'è una specifica con la quale si chiede al Presidente della Giunta di impegnarsi affinchè all’interno delle scuole venga mantenuto il simbolo del crocefisso.
Quindi possiamo fare in modo che la parte finale della mia interrogazione possa andare a completamento della mozione.
Esprimo il mio voto a favore della mozione presentata dai colleghi e sostenuta dal nostro Capogruppo.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Benatti per l’ultimo intervento.

Stefania BENATTI. Nel rispondere all’interrogazione svolgerò anche l’intervento sulla mozione.
Faccio prima alcune considerazioni. Ritengo che il crocefisso non attenti alla libertà dei genitori di educare i loro figli, quindi ritengo sbagliata quella battaglia, che ha assunto toni inevitabilmente ideologici, che ha fatto la famiglia padovana per ottenere la rimozione di questo simbolo dalle scuole.
Ritengo, parimenti, che chi non è d’accordo con questa impostazione non possa percorrere le stesse strade, ossia a fronte di una ideologizzazione del dibattito rispondere con altrettanta ideologizzazione di segno contrario e contrapposto.
Quindi la Regione in quanto tale, Consigliera Ciriaci, non può obbligare al rispetto di una tradizione, se così si intende.
Ricordo infatti ai colleghi che la norma che prevede i crocefissi nelle scuole è contenuta non in una legge ma in un regolamento degli arredi scolastici. Quindi come può una legge regionale superare un regolamento, sarebbe una cosa non conforme alla norma.
Un conto è che noi promuoviamo una tradizione, come è stato proposto adesso dal collega Ricci, un conto è che con una legge imponiamo la stessa tradizione. Svolgere questo ruolo non è compito della Regione.
Questo però non significa non prendere posizione. E ricordo a tutti i colleghi che il ruolo che svolgiamo come rappresentanti dei cittadini ci richiama sempre ad essere consapevoli delle parole che diciamo in quest’Aula e nel dibattito politico che facciamo.
Per quanto mi riguarda respingo la lettura secondo cui il crocefisso non dà fastidio a nessuno in quanto simbolo della nostra tradizione e della nostra cultura. Un aspetto però che a mio giudizio sminuisce fortemente il valore del crocefisso. Qui inviterei tutti quei colleghi che oggi si sono espressi a favore del crocefisso nelle scuole di andare quando escono da quest'Aula alle Paoline a comprare il crocefisso e metterlo nella loro sala da pranzo, e successivamente conformare gli atteggiamenti che si avranno in quella stessa stanza al significato di quel crocefisso.
Secondo me, infatti, il crocefisso ha un alto valore simbolico proprio perché religioso. Non credo che questa presenza in una scuola attenti alla libertà dei genitori, però, vi prego, non roviniamo il significato del crocefisso dentro le nostre scuole, perché chi non ci crede vede un uomo sofferente ma per chi ci crede ha un significato enorme.
Nelle nostre scuole il crocefisso è paragonabile al senso dello Stato rappresentato dalla fotografia del Presidente della Repubblica. Quindi l’abbinamento Presidente della Repubblica e crocefisso risponde a due significati che sono altamente educativi per i nostri ragazzi.
Andando all'interrogazione pregherei la collega Ciriaci di scrivere “i diritti dei cattolici” e non “i diritti degli italiani”. Nel nostro Paese ci sono cattolici anche di altre nazionalità, non capisco perché li dovremmo mortificare. Se adesso ci mettessimo a fare anche una ripartizione tra i cattolici italiani e quelli non italiani non ne usciremmo più!
Credo che per un ragazzo di un’altra religione il simbolo del crocefisso sia comunque un richiamo al rispetto di una religione praticata dalla maggior parte della popolazione dello Stato in cui lui vive.
Per chi invece si professa cattolico il crocefisso ha un valore significativo enorme, ci richiama ogni giorno a quello che è il nostro cammino dentro la società. Quindi vi prego, senza buttarla in politica, non banalizziamo quel simbolo. E se pensiamo che sia giusto metterlo nelle classi delle nostre scuole dobbiamo essere altrettanto coerenti e metterlo nel punto più importante della nostra casa e attenerci ad esso. Perché chi si professa cattolico lo è sia quando va a scuola che quando è in casa. Il cattolico deve attenersi a ciò che insegna il crocefisso quando educa i figli, alla trasmissione in tv che fa vedere ai figli in quella stessa stanza dove ha messo il crocefisso, ai giochi che fa fare con i videogiochi dentro quella stessa stanza, al linguaggio che usa all’interno della propria famiglia.
Quindi credo che quando ci vuole un atteggiamento conforme all’etica in luogo pubblico come amministratori lo dobbiamo anche chiedere, e questo perché siamo amministratori, non perché vogliamo fare i primi della classe.
Mi permetto anche di dire, proprio perché non è un simbolo, che a noi piace molto quell’immagine del crocefisso con Gesù Cristo che sembra un attore americano come Jesus Christ Superstar, però se invece dovessimo attualizzare quella foto dovremmo mettere una persona che dovrebbe ben raffigurare proprio un Cristo in croce. Cioè dovremmo mettere quella persona che oggi soffre maggiormente nella nostra società, qualcuno che è stato flagellato, qualcuno che non fa parte della casta, dei vip, del grande fratello, bensì qualcuno che paga con la propria vita la coerenza delle sue azioni.
Quindi oggi guardando quel crocefisso dovremmo mettere la foto di tanti nostri concittadini, delle tante persone straniere, probabilmente anche di qualche donna che in questo momento sta soffrendo, questa donna la dovremmo mettere in croce in mezzo ai ladroni. Se prendessimo infatti tutto il quadro vedremo Cristo fra due ladroni, quel Cristo che riteniamo sia stato ingiustamente crocefisso. E' questa l'immagine della sofferenza, quindi magari lì dovremmo metterci l’immagine di una persona che sta morendo in un ospedale.
Questa, al di là della tradizione, è la responsabilità.
Concludo dicendo che la Regione deve continuare a promuovere, soprattutto nelle scuole, il significato della vita, il valore della persona umana, il significato dei diritti di cittadinanza. E’ questo il messaggio più grosso che dobbiamo trasmettere.
Non ritengo che la Regione in quanto tale possa intervenire presso l’Ufficio scolastico regionale per cambiare il regolamento, semmai sarà competenza di chi ha potestà nell’ambito delle scuole.
Ritengo che se il crocefisso viene considerato una suppellettile, cioè un simbolo della tradizione, ne potremmo allora introdurre altri, non è l’unico, mentre se lo consideriamo come un valore simbolico dovremmo averne più rispetto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini per dichiarazione di voto. Vi invito, dal momento che dovremmo – è una richiesta che vi faccio – approvare il bilancio dell'Assemblea legislativa, non solo a velocizzare le dichiarazioni di voto ma a restare in Aula per adempiere a questo dovere.

Ottavio BRINI. Avendo presentato questa mozione non posso che essere favorevole. Accolgo favorevolmente l'emendamento presentato dal Capogruppo Ricci, anche tutti gli altri colleghi firmatari sono d'accordo, ma voglio fare una precisazione su quanto richiesto dalla collega Ciriaci, cioè che non vuole essere un’imposizione, sappiamo che per legge non può essere fatto, è solo un invito.
Per quanto mi riguarda, Assessore Benatti, sono d'accordo con quanto ha detto. Per esempio mia moglie ha un'attività commerciale, lì c'è il crocefisso ed è stato benedetto anche il locale, a casa nostra è stata fatta la stessa cosa. Allora mi auguro che anche in quest’Aula riusciremo a vedere un crocefisso, spero se ne faccia promotrice la Consigliera Ortenzi. (...) Chi è senza peccato scagli la prima pietra! (…)

PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia, non interrompete!

Ottavio BRINI. I Comandamenti sono dieci, ce ne sarà sempre almeno uno di cui ognuno di noi dovrebbe chiedere perdono! Capito, cara Consigliera Otenzi! A Portorecanati in dialetto si dice: “diglielo tu prima che te lo dica lia”! Quindi prima di lanciare qualche volta si guardi dentro di lei!
Detto questo, ci auguriamo e ci facciamo anche promotori di mettere un crocefisso anche in questa Aula assembleare.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.

Emendamento n. 1 del Consigliere Ricci:
Nella premessa prima della parola “Sottolineato:” inserire le seguenti parole: “che su questioni delicate come questa il buonsenso non deve essere vittima del diritto;”.
Nel dispositivo sostituire le parole “rispettino e tutelino” con la parola “promuovano”.

(L'Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 382, così come emendata. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)


184.52 Proposta di atto amministrativo n. 133
dell’Ufficio di Presidenza
“Bilancio di previsione dell’Assemblea Legislativa Regionale per l’esercizio finanziario 2010 – Programma annuale e triennale di attività e di gestione”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 133 ad iniziativa dell'Ufficio di Presidenza. Ha la parola il relatore Consigliere Comi.

Francesco COMI. Il bilancio dell'Assemblea legislativa è lo strumento che garantisce, come ben noto a tutti noi, il funzionamento dell'organo legislativo secondo il principio dell'autonomia organizzativa, funzionale e contabile, appunto, dell'organo istituzionale più rappresentativo.
La previsione per il 2010 registra un fabbisogno di 16.433.200,00 euro ed è sostanzialmente in equilibrio rispetto al bilancio di previsione del 2009, con un leggero decremento pari a euro 9.750,00.
Il sostanziale allineamento alla previsione è dovuta a poste in aumento e a poste in diminuzione di valore sostanzialmente corrispondente.
Andando ad esaminarle, essendo questo il bilancio di fine legislatura, c'è un maggior costo in relazione all'indennità di carica e del costo dei componenti dell'Assemblea elettiva. La maggiore spesa non è relativa all'aumento delle rispettive indennità, che come è ben noto nella nostra Regione sono le più virtuose a livello nazionale, ma deriva dall'aumento del numero dei Consiglieri regionali e del quale dovremo tener conto nella prossima legislatura. Sopratutto deriva dalla disposizione della legge regionale n. 23 del 1995 che prevede la corresponsione dell'indennità di fine mandato ai Consiglieri non eletti.
Quindi a fronte di una minore spesa e di una riduzione del costo della politica, dobbiamo fare i conti con queste nuove voci che registrano in merito al costo dell'Assemblea legislativa un aumento del 4,6%.
Invece per tutti gli altri capitoli c'è stata la capacità di ridurre sostanzialmente tutti i costi. Le spese di rappresentanza non prevedono aumenti, sono di 40 mila euro. Tutte le altre spese (postali, telefoniche, cancelleria, documentazione, biblioteca, servizi di informazione, economato, ufficio) sono diminuite del 7%, ovvero di 47 mila euro rispetto allo stanziamento assestato del 2009.
La riduzione è dovuta principalmente ai risparmi delle spese telefoniche realizzate con il passaggio ad un nuovo gestore per il servizio di telefonia fissa.
Altre economie sono derivate dalla gara espletata per il servizio di redazione della rassegna stampa.
C'è stata poi una riduzione del 4%, di circa 37 mila euro rispetto al 2009, per quello che riguarda le spese per le locazioni, la manutenzione, la sistemazione e l'adeguamento di impianti, pulizie, sorveglianza e sicurezza nelle sedi assembleari.
C'è un'ulteriore diminuzione di circa il 48% per quanto riguarda le spese per l'acquisto, il noleggio, la manutenzione di attrezzature, impianti, arredi, automezzi e strutture informatiche. Infatti nel 2009 sono stati stanziati 765 mila euro mentre per il 2010 sono previste spese per 391 mila euro. Quindi una grandissima economia di circa 374 mila euro.
Riguardo alle spese per il personale addetto all'Assemblea legislativa per il 2010 lo stanziamento è di circa 2 milioni e 500 mila euro, con un aumento dell'1,6% rispetto al 2009. Ciò è dovuto sostanzialmente alle condizioni prescritte dai contratti di lavoro e della normativa nazionale e regionale.
L'aumento principalmente si evidenzia nella necessità della corresponsione al personale del comparto degli arretrati contrattuali una tantum.
Poi ci sono le spese dei Gruppi assembleari, anche qui c’è un'economia importante di circa 19 mila euro, diminuzione dovuta principalmente alla previsione di una minore attività dei Gruppi assembleari durante la pausa della legislatura.
C'è un'altra diminuzione del 15% - altro dato importante – che riguarda le risorse da destinare a compensi, rimborsi, onorari e consulenze prestate da enti e privati a favore dell'Assemblea legislativa delle Marche o per convegni, indagini conoscitive, studi e ricerche. Anche qui c'è una grandissima economia che consente una diminuzione di spesa di oltre 66 mila euro.
Questo bilancio per il futuro non ha previsto un impegno su nuove e specifiche strategie. Di fronte al passaggio tra l'VIII e la IX legislatura ci si è posti il problema di completare i progetti e le azioni che sono stati al centro dei programmi degli anni precedenti. Visto che poi con il rinnovo dell'Assemblea legislativa e anche dell'Ufficio di Presidenza, i nuovi eletti avranno la possibilità di definire con maggiore puntualità e maggiore capacità rappresentativa gli obiettivi generali e speciali dell'Assemblea legislativa.

Presidenza del Vicepresidente
Vittorio Santori

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 133. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

A questo punto sciolgo la seduta, ricordando che il prossimo martedì l'Assemblea legislativa si riunirà per discutere gli argomenti non trattati oggi.
La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,40