Resoconto seduta n.19 del 14/12/2005
La seduta riprende alle 10,40



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo l’assessore Giaccaglia.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Brini. Ne ha facoltà.

Ottavio BRINI. Non possiamo che lamentarci per il mancato rispetto da parte dei consiglieri regionali e della Giunta. Ieri era stato preso impegno che al primo punto si sarebbe discusso un argomento che da ottobre stiamo aspettando perché molto importante, quindi era obbligo che l’assessore Amagliani fosse presente per discuterlo. E’ una vergogna. Iniziamo il Consiglio in dieci persone, con 45 minuti di ritardo. La prego, Presidente, di farsi portavoce affinché non accadano più fatti del genere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Per l’ennesima volta contesto questo modo di fare che vede dei consiglieri che arrivano puntuali, penalizzati ad aspettare 45 minuti un’ora. Così pure il pubblico e spesso anche le scolaresche. E’ la seconda volta che c’è una scolaresca, nel giro di due Consigli e i ragazzi vedono un’aula vuota e desolata. Non è uno spettacolo degno di un Consiglio regionale. Tra le altre cose tutti questi tempi di attesa non consentono nemmeno di evadere numerose interrogazioni e mozioni che sono già datate, alcune risalgono addirittura all’inizio della legislatura, vedi le tre mozioni e l’interrogazione relative all’impianto biomasse da costruirsi in località Schieppe di Orciano. La mia mozione è stata presentata oltre due mesi fa, ancora non è stata discussa, è all’ordine del giorno. Chiedo l’anticipazione di questa mozione, perché ci sono alcuni cittadini che da diverse volte vengono per riuscire a capire quali sono le intenzioni di questo Consiglio nei riguardi di questa situazione che ha creato sconcerto e molta preoccupazione in quella zona della provincia di Pesaro e Urbino. Mi auguro che lei, Presidente, mi risponda che è possibile anticipare questa mozione per rispetto di quei cittadini che per l’ennesima volta si sono presentati e devono assistere a questo spettacoli di un ritardo di un’ora, quando in quell’ora si sarebbe potuto lavorare in senso positivo per dare delle risposte ai consiglieri che rappresentano la collettività.

PRESIDENTE. E’ stata posta una questione legittima. MI auguro solo che l’assessore arrivi in maniera che si possa comunque rispondere. Il regolamento prevede che la risposta venga data dall’assessore competente, quindi in questo senso siamo costretti ad anticipare la risposta ad una delle interrogazioni successive in quanto presenti gli attori interessati.
Per quanto riguarda la richiesta del consigliere D’Anna, anche questa è legittima, però non è rimessa alla discrezionalità del Presidente. Visti i provvedimenti all’ordine del giorno di oggi credo sia difficile discutere la mozione immediatamente. Fra l’altro è stata iscritta come quindicesimo punto all’ordine del giorno. Se il Consiglio esprime una valutazione diversa, non posso che rimettermi alla valutazione del Consiglio, altrimenti la sua richiesta può valere come raccomandazione perché venga trattata nella prossima seduta ai primi punti.
Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. C’è una mozione analoga anche del sottoscritto. Noi ci teniamo che venga discussa. Il problema è che rispetto al Consiglio di ieri, che ha deciso di intervenire nel pomeriggio con le relazioni sulla legge di riordino dell’Erp, modificare nuovamente la discussione, bloccando di nuovo il dibattito sulla legge di riordino del sistema abitativo non mi sembra opportuno. Io chiedo che la mozione venga discussa oggi, il problema è che parliamo di edilizia, poi parliamo di una mozione sulla questione di Orciano, poi avremo le interrogazioni... Ci sono alcune Commissioni in corso, in questo momento. Comunque condivido quanto diceva il consigliere Brini, nel senso che si comincia in ritardo, c’è un ordine del giorno che non scorre regolarmente. Direi di accogliere la proposta del consigliere D’Anna e discutere oggi la mozione su Orciano, però mantenendo un ordine dei lavori lineare, altrimenti ci perdiamo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del consigliere D’Anna di iscrivere come primo punto all’ordine del giorno, dopo le interrogazioni, la questione relativa alla trattazione degli atti ispettivi riferiti all’impianto di Schieppe di Orciano.

Il Consiglio approva



Interrogazioni (Svolgimento):
«Piano per la caratterizzazione del basso bacino del fiume Chienti» Giannini (150)
«Interventi di bonifica relativi al sito di interesse nazionale “basso bacino del fiume Chienti» Brini e Ceroni (149)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 150 del consigliere Giannini e n. 149 dei consiglieri Brini e Ceroni. Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Vorrei chiedere scusa all’aula per il mio ritardo, però vi assicuro che non stavo giocando e in ogni caso — mettiamola così, perché io sono qui da diverse ore, per la verità — dalla prossima volta sarò presente in aula dalle 10 ma alle 10 inizia il Consiglio perché non ho tempo da perdere, non posso perdere tempo.

Giancarlo D’ANNA. Noi siamo qui, sempre!

Enrico CESARONI. E’ un dovere!

Marco AMAGLIANI. Ehh, che paura... D’Anna, per favore. Siediti, non mi fai mica paura... Mettiti seduto, ma fammi il favore.

Giancarlo D’ANNA. Mettiti seduto tu! Dopo che arrivano tardi vogliono fare i prepotenti...

Marco AMAGLIANI. Ma lascia perdere, D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Siete dei prepotenti.

Marco AMAGLIANI. Da quale pulpito...

Giancarlo D’ANNA. Dovete vergognarvi, perché prendete in giro la gente.

PRESIDENTE. Consigliere D’Anna, per favore...

Marco AMAGLIANI. D’Anna, non dica buffonate.

Giancarlo D’ANNA. Le buffonate le dici tu.

Marco AMAGLIANI. Lei le dice...

Giancarlo D’ANNA. Le buffonate le dici tu e lo spettacolo indegno lo date voi, perché c’è una scolaresca che è qui ad aspettare i comodi vostri.

Marco AMAGLIANI. Rispondo alle interrogazioni.
Le premesse delle interrogazioni richiamano circostanze ed atti già ampiamente noti, che in sostanza riguardano: la successione dei decreti ministeriali e gli effetti delle disposizioni in essi contenute sulle aree interessate (Comuni di Morrovalle, Montecosaro, Civitanova Marche, S. Elpidio a Mare e Porto Sant'Elpidio); le fasi intervenute per l'approvazione del Piano di Caratterizzazione di parte pubblica, stabilita dal Ministero ad esito favorevole della Conferenza dei Servizi del 24 marzo 2005; gli specifici aspetti tecnici connessi al Piano di Caratterizzazione.
Le interrogazioni sono entrambe volte in sostanza a sapere: se risponda a verità che il Ministero dell'Ambiente ha inviato alla Regione Marche la somma di circa 1.500.000,00 euro per le attività di verifica delle aree di competenza pubblica e, in caso affermativo, la data di accreditamento della somma; quali siano gli ostacoli che non hanno permesso l'assegnazione dell'incarico alI'ARPAM per la realizzazione del Piano di Caratterizzazione di parte pubblica; "se la motivazione del ritardo nell'assegnazione dell'incarico all'ARPAM è da ricercare nel fatto di conferire l'autorizzazione ad altri soggetti, professionisti pubblici o privati.
Circa il trasferimento di risorse dal Ministero, con il decreto n. 468 del 18 settembre 2001 il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha istituito il sito di interesse nazionale "Basso Bacino del Fiume Chienti" ed ha indicato la copertura finanziaria, pari a E 1.446.079,32, suddivisa in quote conto capitale ed in quote ventennali per copertura mutuo.
Della somma indicata a copertura (E 1.446.079,32) sono state materialmente trasferiti alla Regione E 516.459,90 in conto capitale ed E 309.874,12 per copertura mutuo, per un totale di E 826.334,02, attualmente disponibili.
In particolare le date di accreditamento sono distinte come segue: conto capitale: due tranche di finanziamento, per complessivi E 516.456,90 (3 aprile 2003 E 258.228,45 e17 novembre 2003 E 258.228,45); copertura mutuo: cinque quote annuali, ciascuna di E 77.468,53, nelle seguenti date: 27 settembre 2002, 13 febbraio 2003, 5 febbraio 2004 e 9 settembre 2005.
Circa il punto 2, ostacoli all’assegnazione dell’incarico all’Arpam, la perimetrazione del sito di interesse nazionale "Basso Bacino Fiume Chienti", pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 83 del 27 maggio 2003, comprende aree a terra ed a mare.
Nella conferenza dei servizi del 24 marzo 2005 la Regione ha partecipato all'approvazione dei Piani della Caratterizzazione, predisposti: per le aree terrestri da APAT ed ARPAM; per l'area marino costiera da ICRAM.
Nel verbale della conferenza per il piano di caratterizzazione delle terre emerse è riportato: “I partecipanti alla Conferenza dei Servizi decisoria deliberano di richiedere ad ARPAM che, nell'ambito delle attività di caratterizzazione previste, siano prioritariamente realizzate le indagini sulle aree limitrofe alle Aziende già ritenute da ARPAM potenziali sorgenti di contaminazione", mentre per il piano dell'area marina non viene indicato il soggetto attuatore.
La realizzazione dei Piani di caratterizzazione e di eventuali attività di messa in sicurezza interessa sia l'area terreste che quella marina. I fondi statali assegnati (disponibili solo in parte) sono relativi a tutte le attività di caratterizzazione e messa in sicurezza d'emergenza.
In data 19 luglio 2005 è pervenuta al Servizio la nota dell'ARPAM, indirizzata all'Assessore all'Ambiente regionale con la quale si chiedeva l'incarico per la realizzazione del piano della caratterizzazione delle aree pubbliche e definizione delle misure di messa in sicurezza di emergenza da adottare nel sito di interesse nazionale del basso bacino del fiume Chienti.
In occasione dell'incontro tenutosi in data 21 luglio 2005 tra funzionari del Servizio, Direttore Generale ARPAM e dirigente settore rifiuti del Dipartimento ARPAM di Macerata, il programma proposto dall'ARPAM è stato esaminato congiuntamente al fine di conseguire una adeguata copertura degli obiettivi previsti dai piani approvati dal Ministero.
In un successivo incontro tenutosi 19 ottobre 2005, presenti il Direttore Dipartimento Territorio e Ambiente, il Direttore Generale, il Direttore Amministrativo, un dirigente dell’ARPAM e funzionari del servizio, è stato nuovamente evidenziato: che i Piani di caratterizzazione approvati dal Ministero e dalla Regione prevedono l'effettuazione di analisi e sondaggi sia per le aree a terra che per quelle a mare; che la quantificazione delle stesse attività deve avvenire tenendo conto delle spese sostenute per la sola esecuzione delle attività, da rendicontare al Ministero cos come previsto dal decreto ministeriale 46812001; che il finanziamento statale comprende eventuali azioni di messa in sicurezza.
Nel corso di un'ultima riunione (21 ottobre 2005), è stato richiesto all'ARPAM la necessità di quantificare le somme necessarie per effettuare le attività di caratterizzazione previste dai Piani approvati e di indicare le attività prioritarie.
Con nota n. 11925 del 8 novembre 2005, acquisita in data il novembre 2005, l'ARPAM ha trasmesso un preventivo di costo della sola caratterizzazione a terra per euro 1.265.000,00 (a fronte di una disponibilità attuale di euro 826.334,02).
Pur non potendo disporre della completa copertura del fabbisogno indicato dall'ARPAM per l'attuazione dei piani di caratterizzazione di parte pubblica del sito nazionale basso Chienti, la Giunta regionale ha ritenuto opportuno — proprio per le criticità da più parti sollevate — dare comunque avvio ad una prima fase della caratterizzazione di parte pubblica e a tal fine ha stabilito nella seduta del 12 dicembre di affidare all’Arpam il relativo incarico.
In particolare una la fase (per ora coperta con i 516.000 euro disponibili in conto capitale) prevede l'esecuzione di sondaggi, la messa in opera di piezometri e campionamenti di terreno nella parte a terra, lo spurgo e il campionamento delle acque da piezometri. E' prevista inoltre l'esecuzione di sondaggi e campionamenti da eseguire sugli arenili nonché l'analisi pro-parte dei campioni prelevati.
L'organizzazione di questa fase sarà condotta di concerto con l'ARPAM anche al fine di definire i necessari affinamenti, in modo da poter attivare quanto necessario ad assicurare nel più breve tempo l'intera copertura finanziaria delle attività di caratterizzazione a terra ed a mare e di quelle di messa in sicurezza d'emergenza.
Contestualmente all'avvio delle attività di caratterizzazione, si procederà all'accensione del mutuo ventennale previsto dal Decreto ministeriale, in modo da poter rendere disponibili ulteriori risorse
Si valuterà quindi se chiedere al Ministero un ulteriore finanziamento, prevedere specifici fondi regionali integrativi, ridurre, in accordo con il Ministero dell'Ambiente, il numero delle analisi e sondaggi previsti dai Piani, individuare, su proposta dell'ARPAM, come indicato nella conferenza decisoria del 24 marzo 2005, i punti sul territorio dei cinque comuni dove effettuare prioritariamente le analisi ed i sondaggi.
Circa il punto 3, eventuale incarico ad altri soggetti, benché per quanto detto prima appaiano chiari i motivi per cui soltanto ieri la Giunta regionale ha ritenuto di procedere all'affidamento dell'incarico alI'ARPAM, non è accettabile insinuare interferenze sulla condotta della Giunta e degli uffici, che hanno lavorato per conseguire la massima efficacia delle azioni da intraprendere, considerato che la somma indicata dai consiglieri Brini e Ceroni (euro 1.500.000) è molto maggiore di quella realmente disponibile (euro 516.459,90).
La Giunta non è insensibile alle esigenze segnalate dal territorio, ma questo non può impedire di assumere orientamenti il cui unico fine è l'efficacia.

PRESIDENTE. Ha la parola per dichiararsi soddisfatta o meno, il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Ringrazio l’assessore per la risposta, anche se avevo questa mattina già letto sui giornali che la Giunta regionale aveva ottemperato all’incarico all’Arpam. Su questa questione della caratterizzazione del Chienti c’è stata una grande discussione, un forte dibattito che si è sviluppato in questi ultimi tempi ma che, personalmente almeno, ho seguito come amministratrice da molti anni, poiché l’inquinamento è avvenuto da circa 12 anni e ha interessato aree molto consistenti del nostro territorio, da Morrovalle fino a Civitanova, interessando anche un’area importante del mare. Tra l’altro stiamo parlando adesso dei piani di caratterizzazione, sono contenta di sapere che oltre a quello che viene strutturato dall’Arpam per conto della Regione e del Ministero, ci sono anche i piani di caratterizzazione delle aziende. In realtà il Comune di Morrovalle è stato il primo che ha iniziato, per una parte abbastanza residuale del suo territorio, a risanare il terreno approvando il piano di caratterizzazione dell’azienda Gommar nel 1999. Forse, se altri avessero seguito questa procedura, oggi avremmo una situazione sicuramente più positiva. Le risorse non sono sufficienti, diceva l’assessore: il piano che dobbiamo sviluppare è un piano importante che non si fermerà allo studio, perché credo che dopo avere definito le operazioni necessarie per la caratterizzazione, sarà indispensabile recuperare fondi e risorse per effettuarla, la caratterizzazione. Tra l’altro il problema emergente di questi ultimi mesi, che nella conferenza nazionale non era stato mai evidenziato, cioè il blocco delle attività di edilizia ed urbanistica dei territori interessati dall’area di sito nazionale, ha contribuito a rendere questo argomento di attualità.
Penso che le polemiche di questi mesi sui ritardi che la Regione ha avuto nell’incarico siano state molto spesso strumentali, forse non sempre tese a risolvere effettivamente il problema. Se sono stati necessari alcuni mesi per capire qual era la procedura migliore, soprattutto la legittima procedura per affidare l’incarico all’Arpam e per far lavorare l’Arpam in serenità, non si è sconvolto l’equilibrio, dato il lungo tempo attraverso il quale l’inquinamento si è prodotto. Credo anche che ci sia bisogno di uno sforzo presso la conferenza nazionale perché questi fondi siano implementati, appena l’Arpam avrà definito il piano di caratterizzazione, per realizzare le opere necessarie. Alcuni Comuni come quello di Civitanova, credo anche in maniera provocatoria, hanno anticipato i fondi che a questo punto non saranno più necessari, o meglio se l’assessore dice che i fondi che ci ha dato il Governo non sono sufficienti a garantire la realizzazione dell’intero piano, il Comune di Civitanova, dato che ha già deliberato e che è il Comune più grande di questa zona, potrebbe utilizzare queste somme per continuare a implementare i fondi necessari al piano di caratterizzazione.
In ogni caso terrò sotto controllo la situazione e rispetto anche ai tempi di realizzazione del piano di caratterizzazione sarò vigile per quanto riguarda la precisa ottemperanza, perché questo è un elemento importante per il territorio, soprattutto perché, ripeto, ad oggi la mancanza di questo piano impediva la realizzazione di attività edilizia ed urbanistica anche di pochissimo conto, su aree che tra l’altro non erano direttamente interessate dal piano.
C’è la questione che attiene al protocollo che i sindaci hanno inoltrato, concordandolo anche con la Provincia di Macerata e alla conferenza nazionale, per capire come, su alcune procedure più semplici e meno impattanti si possa alleggerire la burocrazia che inevitabilmente segue la dichiarazione di sito nazionale. Dato che l’Arpam e i funzionari della Regione partecipano alla conferenza nazionale, credo che noi potremmo costruire una sinergia per far sì che questa cosa sia definita nel più breve tempo possibile.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno rispetto all’interrogazione n. 149, il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Assessore Amagliani, non si deve arrabbiare se alcuni consiglieri regionali sono rispettosi dell’orario, a differenza di altri. Se la deve prendere con quella parte che magari alle 10 non si trova in aula. Noi puntualmente ci siamo sempre, anche perché questo punto ieri era stato rinviato. Infatti siete quattro assessori, non c’è neanche il Presidente della Giunta, quindi non dovete rimproverare noi, ma date poca attenzione alle interrogazioni, tanto è vero che ieri non volevamo rinviare questi argomenti, perché le interrogazioni sono prese sottogamba, anche se affrontano problematiche importanti come quella di cui discutiamo. Quindi non era un rimprovero alla sua assenza ma alla scarsa sensibilità e alla scarsa attenzione che la Giunta dà a questo Consiglio regionale, soprattutto per quanto riguarda la puntualità. Il Presidente Minardi ancora non è in aula, Favia non è in aula. non si può arrabbiare con noi. Noi alle 9,45 eravamo in aula perché sapevamo di dover affrontare, alle 10, questo argomento che è importantissimo a prescindere da quello che ha detto la collega Sara Giannini con diverse sfumature, e riguarda circa 26 chilometri della regione Marche, dalla provincia di Macerata ad alcuni comuni del fermano come Sant’Elpidio a Mare e Porto Sant’Elpidio. E’ quindi un problema molto serio e delicato.
Detto questo, ancora una volta registriamo la faziosità — non sua, assessore — con cui questo argomento così delicato viene affrontato. Non si dice che, guarda caso, questa volta il Governo Berlusconi ha trasferito quasi tre miliardi e la Regione non era in grado di poter assegnare — si è detto degli uffici, del cambio di dirigente — queste somme. Il consigliere Giannini ha presentato una interrogazione, guarda caso, il giorno dopo che l’hanno presentata il sottoscritto e Remigio Ceroni, forse per la fretta, per recuperare sul territorio, visto che Verdi e Comunisti italiani non facevano altro che criticare il Comune di Civitanova, guarda caso, che era l’unico non responsabile di questa situazione. Ecco perché dicevamo della faziosità. Poi hanno verificato nei fatti e negli atti che l’unico responsabile in questa fase, per la mancata riassegnazione, era proprio la Regione Marche e ognuno ha cercato di correggere il tiro e di spostare il problema dicendo “aspettiamo, c’è un problema di cambio di dirigente”. Ma il problema rimane.
La collega Giannini parlava del Comune di Civitanova, dicendo che è il più grande e deve attivarsi, ma il Comune di Civitanova ha un depuratore. I Comuni governati dalla sinistra, invece di fare i marciapiedi, mettere i fiori come facevi tu quando vincevi le elezioni, se avessero fatto i depuratori, oggi...

Sara GIANNINI. C’è il depuratore di zona.

Ottavio BRINI. Il depuratore è di Civitanova, fatto con un finanziamento in conto capitale dalla Regione Marche...

Sara GIANNINI. Il depuratore è di zona, non è di Civitanova e non è stato pagato dal Comune di Civitanova.

Ottavio BRINI. ...e il Comune di Civitanova, a differenza del tuo presidente della Provincia che si preoccupa solamente di fare i tavoli, anziché fare i depuratori — siete esperti in falegnameria — nonostante mandiate molta sostanza del fiume Chienti — a Morrovalle non avete nemmeno gli allacci alle fogne — riesce a far fronte a queste cose.

Sara GIANNINI. Continua...

Ottavio BRINI. Civitanova si sta facendo carico di tutto, tanto è vero che ha fatto allacciare le reti fognarie del comune di Sant’Elpidio a Mare al suo depuratore. Civitanova sta facendo la seconda vasca, mentre tu ti preoccupavi...

Sara GIANNINI. Lo ha fatto con i soldi che non sono vostri.

Ottavio BRINI. Non interrompere, perché tu non sei stata interrotta da nessuno. Ti preoccupavi di fare i marciapiedi, di mettere i fiori. Il Comune di Civitanova si sta preoccupando di fare la seconda vasca e, guarda caso, non vi potete allacciare per un errore della Provincia sul collettore. E’ una vergogna. Lo potevi fare nel tuo comune il tuo piccolo depuratore, anziché fare i marciapiedi e mettere i fiori.
Nonostante questo, Civitanova è riuscita a prendere la Bandiera Blu.
Ecco la faziosità. In un periodo si registravano attacchi dei verdi, attacchi del Pdci, volevano denunciare il sindaco per la mancanza del piano di caratterizzazione. Poi è venuto fuori che era la Regione Marche l’unica responsabile, perché, guarda caso, con i fondi mandati dal Governo Berlusconi — questo lo rimarco per l’ennesima volta, almeno non ci sarà più qualche assessore che dice che il Governo non manda una lira alla regione Marche: ha mandato quasi 3 miliardi di vecchie lire, e non è poca cosa —...(Interruzione). Nonostante la disinformazione che avete fatto al Ministero, finalmente la verità è venuta a galla e ieri abbiamo dato atto all’assessore Amagliani che con la sua onestà politica ha detto “abbiamo trovato delle difficoltà”, ha smontato tutte quelle speculazioni politiche che avevate messo su a Civitanova dicendo che la colpa era del sindaco Marinelli. Oggi finalmente, in aula, registriamo puntualmente due cose: primo che la Regione è in forte ritardo nell’utilizzo dei trasferimenti del Governo Berlusconi; secondo che le responsabilità non devono ricadere nel Comune di Civitanova che non ne ha alcuna...

Sara GIANNINI. ...ha inquinato.

Ottavio BRINI. Ha inquinato... La prima a patteggiare sei stata tu. Il primo sindaco che ha patteggiato è stato quello di Morrovalle, e oggi dai lezioni a noi?

Sara GIANNINI. Potevate farlo anche voi...

Ottavio BRINI. L’abbiamo fatto e siamo stati criticati, mentre tu non sei mai stata attaccata da nessuno su questo problema, guarda caso. Perché quando il patteggiamento lo fa la sinistra è fatto bene, quando lo fa un Comune di centro-destra sono inquinatori. Questa è la faziosità.
L’appello che faccio all’assessore è il seguente. Questi ritardi non dovuti a lei, hanno creato e stanno creando difficoltà all’imprenditoria per le nuove attività. I tempi che ha illustrato il direttore dell’Arpam sul rilascio — sembra che fortunatamente adesso, a livello ministeriale, c’è una procedura un po’ più snella, ma crea comunque preoccupazione — avevano provocato una specie di terrorismo psicologico, perché si diceva che i Comuni non potevano rilasciare le concessioni edilizie fino a quando non avessero avuto la caratterizzazione. Un industriale che deve investire non investe più nel nostro territorio, trovando queste difficoltà.
Finalmente oggi questo problema è superato definitivamente, ma bisogna tenere sotto controllo e monitorare tutta la situazione, perché non riguarda solo la provincia di Macerata ma anche quella del fermano. Occorre inoltre dare tranquillità e sicurezza a chi vuole investire nel territorio, non creargli ulteriori difficoltà.
Quindi un invito che le facciamo, assessore, è di verificare e monitorare dove scaricano tutti quei comuni che non hanno i depuratori, perché non sono allacciati, perché non l’hanno fatto. Mi auguro che lei, assessore, prenda atto di questo e verifichi, soprattutto nella provincia di Macerata, quali Comuni non sono allacciati — tanto, alla fine la colpa sarà sempre del Governo Berlusconi — perché non l’hanno fatto e se veramente alcuni Comuni hanno difficoltà ad allacciarsi al depuratore di Civitanova.
La seconda cosa che dico è che effettivamente l’Arpam è una garanzia anche per noi. Lei, assessore, deve in prima persona monitorare tutta la situazione. Non è che, dato l’incarico all’Arpam, questa situazione è finita. Come ha visto anche dalle interrogazioni che sono state fatte, il nostro comprensorio non è una bomba ad orologeria, perché molto è stato fatto, molto hanno speso, però una cosa mi preme sottolineare — e metto in evidenza, anche qui, la faziosità di alcuni ambientalisti che tentano di dare delle responsabilità al Comune — e cioè che ci sono delle cause pendenti dal 1992 con persone, cittadini che hanno avuto terreni, pozzi inquinati e purtroppo queste pratiche sono ferme a livello di magistratura. Però la colpa è dei Comuni, la colpa è del sindaco, mentre, magari, la pratica è ferma a livello di magistratura. Anche qui occorre un controllo.
Occorre attenzione per la nostra zona. Civitanova sta facendo degli sforzi notevoli, sta facendo anche la seconda vasca del depuratore. Non perché è un depuratore comprensoriale. Il depuratore di Civitanova è gestito dall’Atac, non dalla Provincia e chi si allaccia a tale depuratore deve pagare un canone all’Atac. In questa fase abbiamo evitato uno scippo, perché alcuni volevano far passare il depuratore di Civitanova all’Ato.

PRESIDENTE. Consigliere Brini, concluda. Ha parlato 12 minuti.

Ottavio BRINI. Però è dal 6 ottobre che aspetto di parlare di questo problema. Se lei pensa che con 10 minuti...

PRESIDENTE. No, lei ha cinque minuti a disposizione.

Ottavio BRINI. Dopo avere subito tre mesi di menzogne, di cose non veritiere, oggi finalmente ci si dà la possibilità di dire come stanno le cose. Vede com’è in difficoltà la collega Giannini? Io non voglio infierire.
Prendo atto con dispiacere di questi ritardi. Faremo un invito al Governo Berlusconi, a monitorare, anche quando fanno questi trasferimenti, perché se non li sanno spendere è inutile che mandino questi soldi.



Interrogazione (Decadenza): «Accesso dei disabili al servizio self service post-pay» Ciccioli (181)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 181 del consigliere Ciccioli, che però decade per assenza dell’interrogante.



Interrogazione (Svolgimento): «Situazione creata dall’inquinamento del fiume Esino» Procaccini e Bucciarelli (154)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 154 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli. Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In relazione alla interrogazione di cui all'oggetto si fa presente quanto segue.
Punto 1 dell'interrogazione: quali sostanze inquinanti hanno provocato la moria di pesci nel fiume Esino.
L'ARPAM in seguito all'evento ha effettuato l'analisi dei seguenti parametri della Tabella 3 (scarico in acque superficiali), Allegato 5 del D. L.vo 152/99: Escherichia coli, Materiali grossolani, Solidi sospesi totali, COD, Cadmio, Cromo totale, Mercurio, Piombo, Rame, Cianuri totali, Cloro attivo libero, Solfati, Cloruri, Fosforo totale, Azoto ammoniacale, Azoto nitroso, Azoto nitrico, Tensioattivi anionici, Nichel, Zinco, Arsenico, Pesticidi fosforati.
I risultati delle analisi dei campioni prelevati hanno messo in evidenza le concentrazioni come di seguito indicato.
A monte dello scarico del canale fognario Zipa 2-Zipa 3 in zona Ripa Bianca di Jesi, nel campione prelevato il 26 agosto 2005 tutte le concentrazioni dei parametri analizzati risultavano entro i valori limiti; tale risultato è stato confermato dall'analisi del campione prelevato il 31 agosto 2005.
In corrispondenza dello scarico sul fiume del canale citato, nel campione prelevato il 26 agosto 2005 risultava oltre il valore limite solamente la concentrazione del parametro biologico Escherichia coli (22.500 rispetto al valore limite di 5.000 U.F.C./100 ml). Nel campione prelevato il 27 agosto 2005 risultavano oltre i valori limiti il parametro biologico Escherichia coli (200.000 U.F.C./100 ml) ed i parametri chimici Azoto ammoniacale (27 rispetto al valore limite di 15 mg/l) ed Azoto nitroso (0,73 rispetto al valore limite di 0,6 mg/l) mentre gli altri parametri analizzati erano entro i valori limiti. Nel campione prelevato il 31 agosto 2005 sono risultate oltre i valori limiti le concentrazioni dei parametri Escherichia coli (163.600 U.F.C./100 ml) ed Azoto ammoniacale (24 mg/l).
A valle dello scarico, nel campione prelevato il 26 agosto 2005 tutte le concentrazioni dei parametri analizzati risultavano entro i valori limiti. Nel campione prelevato il 27 agosto 2005 sono risultati oltre i valori limite i parametri Escherichia coli (1.354.500 U.F.C./100 ml) ed Azoto ammoniacale (40 mg/l). Nel campione prelevato il 31 agosto 2005 tutte le concentrazioni dei parametri analizzati sono risultate di nuovo entro i valori limiti.
Punto 2 dell'interrogazione: quali eventuali specifiche responsabilità sono state individuate dall'Autorità Giudiziaria per lo sversamento nel fiume di queste sostanze.
Attualmente non si è in possesso di informazioni su tale attività, si hanno al riguardo solamente i seguenti riscontri.
La segnalazione dei Carabinieri del 27 agosto 2005 sulla moria di pesci “...verosimilmente riconducibile al versamento nelle acque del fiume "Esino" di sostanze chimiche provenienti dalla zona industriale "Zipa 1" e “Zipa 2" ove insistono gli scarichi delle acque bianche...”.
Gli esiti definitivi dei controlli analitici effettuati dall'ARPAM - Dipartimento Provinciale di Ancona - Servizio Acque in data 31 agosto 2005 in corrispondenza dello scarico del canale fognario Zipa 2- Zipa3, comunicati in data 23/09/2005 dalla medesima, che fanno "...escludere che nel canale in questione afferiscano solo acque meteoriche ..."
Punto 3 dell'interrogazione: quali sanzioni saranno previste a carico del responsabile o dei responsabili dell'inquinamento.
Non essendo attualmente ancora noto l'avvenuto accertamento delle specifiche responsabilità da parte degli enti competenti quali il N.O.E., la Provincia di Ancona e l'ARPAM, non è possibile al momento fare previsioni in ordine alla natura delle predette sanzioni.
Ai sensi dell'art. 59 del D.Lgs 152/99 le sanzioni penali sono di competenza dell'autorità giudiziaria.
Ai sensi dell'art. 54 del D.Lgs 152/99 e della L.R. 33/98 la competenza sulle sanzioni amministrative è distribuita tra il Comune e la Regione. In particolare: è di competenza del Comune la sanzione relativa a soggetti privati che hanno posto in essere lo scarico; è di competenza della Regione la sanzione relativa a soggetti pubblici gestori del servizio idrico integrato che hanno posto in essere lo scarico.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Prendo atto della risposta data dall’assessore e nel merito non posso che prendere atto del lavoro fatto dagli uffici.
Resta un’amarezza di fondo: il fatto che a distanza di tre mesi e mezzo la moria di quintali di pesce sul fiume Esino non ha un motivo preciso e tanto meno un attore, perché fino a prova contraria tutti sono innocenti. Questo significa che nella regione Marche chiunque può permettersi di inquinare fiumi, di provocare la moria di una quantità enorme di pesci abbattendo la già scarsa biodiversità, senza che le istituzioni riescano ad individuare i colpevoli.
Credo che non sia uno spettacolo bello quello che diamo anche su questo versante, per cui mi auguro che l’assessorato di cui lei è responsabile incrementi ancora di più l’attività, se possibile, di prevenzione e in ogni eventuale, non augurabile caso di inquinamento, sia più solerte nell’intervento per l’individuazione sia dei materiali inquinanti sia di chi questi materiali immette sui fiumi.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA


Interrogazioni (Svolgimento):
«Progetto per l’accertamento bolli auto: disfunzioni, contraddizioni, sprechi della Regione e disagi in vista per i cittadini» Massi (193)
«Avvisi di accertamento tasse automobilistiche» Capponi, Bugaro, Cesaroni, Santori, Brini, Ceroni e Tiberi (122)
«Accertamento tasse automobilistiche» Capponi, Bugaro, Cesaroni, Santori, Brini, Ceroni e Tiberi (123)
«Procedure per la partecipazione del personale regionale al progetto “Tasse Auto”» Capponi (201)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 193 del consigliere Massi, 122 dei consiglieri Capponi e altri, 123 dei consiglieri Capponi e altri e 201 del consigliere Capponi.
Ha la parola, per la risposta, l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Proverò a rispondere puntualmente ai numerosi interrogativi posti dalle quattro interrogazioni.
Per quanto riguarda l’interrogazione 193:
Domanda: A quanto monta l'impegno di spesa del progetto?
Risposta: L'impegno di spesa ( costo massimo) del progetto è di Euro 384.332. Il progetto ha visto il coinvolgimento di n. 92 dipendenti. Ogni partecipante ha svolto finora mediamente 60 ore di attività dedicata alla realizzazione del progetto (fuori dal normale orario di ufficio).
Domanda: Perché si è atteso la fine dell'anno per attivarlo?
Risposta: Il lavoro è iniziato nel 2004 e proseguito nel 2005. Ad aprile del 2005 si è costituito un gruppo di lavoro fatto da più servizi per controllare le posizioni dei contribuenti. Col passare del tempo ci si è resi conto che per controllare tutte le targhe era necessario integrare le ore normali di lavoro con un progetto.
Ad ottobre si è saputo che probabilmente la proroga del 2002 non ci sarebbe stata; a quel punto per poter controllare anche il 2002 si è reso necessario allargare il gruppo iniziale ricorrendo ad ulteriori risorse interne.
Domanda: La Giunta ritiene che al 07/1212005 il progetto stesso sarà proficuamente concluso?
Risposta: Il progetto si concluderà mercoledì 14/12/2005.
Domanda: Perché l'archivio non è stato dal 1999 ad oggi ancora aggiornato dagli uffici centrali competenti.
Risposta: Non è vero che l'archivio non è stato aggiornato. Sono state fatte molte operazioni di bonifica sia con procedure informatiche che manuali. In particolare sono stati realizzati programmi software per trovare anomalie che provengono dalle fonti esterne (Sogei, Motorizzazione, Pra, ecc.). A causa del meccanismo di replica gli aggiornamenti richiedono molto tempo; infatti il Sistema Informativo Sgata del Ministero delle finanze a volte rifiuta gli aggiornamenti e quindi bisogna analizzare i file rifiutati e rifare le elaborazioni. Si è provveduto anche a richiedere dati a fonti esterne (Sogei, Motorizzazione Civile, Comuni, Siatel, ecc.) per aggiornare gli archivi (veicoli, pagamenti, proprietari). Inoltre nel corso di questi mesi i funzionari del Bilancio hanno portato migliaia di modifiche manuali.
Gli archivi sono in continua movimentazione e sono da trattare centinaia di migliaia di dati ( circa 1 milione di veicoli circolanti per ogni anno) quindi il problema della manutenzione è continuo.
Domanda: Perché non sono stati per tempo , coinvolti nel progetto e con un apposito corso di formazione i giovani assunti con la legge 61/98 (terremoto), che risultano particolarmente sottoutilizzati negli uffici provinciali?
Risposta: In realtà è stato utilizzato anche parte del personale assunto per interventi di assistenza e di
ricostruzione nelle aree colpite dal sisma del 1997.
Domanda: Quali sono i risultati di recupero attesi dalla Giunta?
Risposta: Una prima stima sul recupero della tassa evasa, derivante dalla notifica degli avvisi di accertamento relativamente agli anni 2000, 2001 e 2002, ammonta a circa 7,5 Meuro.
Per quanto riguarda l’interrogazione n. 122/2005:
Domanda. Con quali criteri si è provveduto all'operazione di accertamento dell'anno 1999
Risposta. La questione relativa all'attività di accertamento della tassa automobilistica riferita all'anno 1999 è già stata affrontata ed in merito sono state fornite risposte ad interrogazioni precedentemente sollevate dai Consiglieri. Al riguardo, pertanto, si ritiene dover ribadire, sinteticamente e per miglior chiarezza, quanto segue: l'attività di accertamento della tassa automobilistica dovuta nell'anno 1999 è terminata a fine novembre 2002; al recupero della tassa automobilistica 1999 si è provveduto mediante la forma di gestione interna, utilizzando risorse proprie, attraverso la realizzazione di un apposito progetto per la gestione degli avvisi di accertamento; all'ulteriore recupero delle somme non corrisposte a seguito degli avvisi di accertamento di cui sopra, prima della iscrizione a ruolo, si è provveduto nell'anno corrente all'invio dell'avviso bonario; per le somme ancora dovute è stato formato il ruolo per il loro recupero coattivo
Domanda. Come sono stati controllati i dati pervenuti dopo la prima richiesta di documenti e/o pagamenti da parte degli interessati.
Risposta. Le memorie difensive sono state controllate dai funzionari del Giunta (50r ogni domanda ad esaminare la richiesta accettando o rifiutando l'istanza del contribuente. I dati sono stati memorizzati nel Sistema Informativo che tiene quindi traccia delle domande e evita (nel caso di ragione da parte del contribuente) di rimandare negli anni successivi gli avvisi di accertamento.
Domanda. Come mai il numero verde che è gratuito è di fatto inutilizzabile , mentre i due numeri a pagamento citati nell'avviso sono l'unica possibilità, anche se dopo numerosi contatti , di avere informazioni utili.
Risposta. Questo è assolutamente falso. Il numero verde riceve normalmente le telefonate; basta vedere i dati: da mercoledì 07/12/2005 a lunedì 12/12/2005 ha già ricevuto circa 600 telefonate a cui è stata data una risposta; dal 01/01/2004 al 31/07/2005 (dati Telecom) il numero verde ha ricevuto 169.536 telefonate.
Domanda. Qual era la somma prevista in Entrata del Bilancio 2004, per l'operazione di accertamento delle tasse automobilistiche per l'anno 1999.
Risposta. La somma attesa in entrata per il recupero del 1999 è stata prevista nel bilancio 2003. I pagamenti per un totale di 2.543.185 euro sono stati effettuati dai contribuenti interessati tra
2002/2003. Ulteriori riscossioni riferite agli avvisi di accertamento del 1999 pari ad euro 739.826
risultano dagli avvisi bonari recapitati nel corso di quest'anno.
Domanda. Qual è il residuo attivo trasferito al Bilancio 2005 e quanto di questo è stato finora incassato.
Risposta. La risposta è implicita in quella precedente
Domanda. Qual è stato e quale si prevede sarà il costo totale di tutta l'operazione di accertamento delle tasse automobilistiche, intendendo con ciò sia il costo del personale che quello delle necessarie strumentazioni informatiche e logistiche.
Risposta. Il costo complessivo per la Regione attualmente sostenuto per l'attività di accertamento relativa all'anno 1999 ammonta a circa 1.386.658 euro, comprensivo di 1.158.058 euro riguardante il servizio di gestione delle notifiche degli avvisi affidato a Postel.
Per quanto riguarda l’interrogazione n. 123:
Domanda. Quante e quali sono le posizioni di progetto attivate per tale operazione.
Risposta. Nell'accertamento relativo all'anno 1999 non sono state coinvolte posizioni di progetto per la fase di recupero della tassa.
Domanda. Quale controllo hanno esercitato i responsabili degli stessi progetti e dirigenti del dipartimento interessato.
Risposta. Nell'ambito della realizzazione del progetto sia il dirigente del Servizio bilancio che il responsabile del progetto medesimo hanno esercitato un costante controllo sia sull'andamento dell'attività svolta che sul risultato finale ai fini dell'attuazione completa del progetto previsto per la gestione degli avvisi 1999.
Domanda. Come sono stati considerati i risultati ottenuti da tale iniziativa e di conseguenza quali sono state le valutazioni attribuite ai dipendenti responsabili del progetto.
Risposta. I risultati ottenuti erano in linea con gli obbiettivi del progetto e quindi le valutazioni attribuite ai dipendenti sono state positive.
Per quanto riguarda l’interrogazione n. 201/2005:
Domanda. Quali siano stati gli effettivi mezzi attraverso i quali è stato diffuso l'avvio e se gli stessi hanno garantito , a tutti i dipendenti della Giunta Regionale , una adeguata informazione.
Risposta. Data l'urgenza è stata utilizzata la posta elettronica quale mezzo per informare i dipendenti ai fini dell'eventuale adesione al progetto.
Domanda. Il numero di adesioni pervenute, anche oltre l'orario delle ore 12,00 del giorno 03/11/2005, e il numero di domande accettate.
Risposta. Sono pervenute 201 domande di adesione. Sono state selezionate 74 persone. Nei giorni successivi si sono ritirate 13 persone. Persone totali operative al progetto 61.
Domanda. I criteri utilizzati per l'effettuazione della selezione e con quali criteri è stata autorizzata l'intera procedura.
Risposta. I criteri utilizzati sono stati i seguenti. L'ubicazione dell'ufficio da dove proveniva la richiesta. Infatti avendo pochi giorni per rendere operative le persone, era necessario che le stesse selezionate fossero fisicamente vicino al Servizio Bilancio e Informatica e il più possibile vicino tra di loro per poter essere più efficacemente coordinate. In questo modo anche i tempi necessari per adeguare i p.c. ed installare i programmi per l'assistenza si riducevano al massimo. La provenienza del Servizio/Dipartimento. Infatti si è preferito utilizzare le persone appartenenti al dipartimento del Servizio Bilancio o comunque di formare gruppi omogenei in modo tale che ogni gruppo, potendosi più facilmente autoformare, riducesse i tempi di apprendimento. La scelta si è rivelata giusta in quanto i funzionari del Servizio bilancio sono riusciti a formare tempestivamente il previsto numero di partecipanti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi per dichiararsi soddisfatto o meno rispetto all’interrogazione n. 193.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta, anche se è una risposta nella quale si auspica l’entrata prevista, quindi 7,5 milioni di euro. Naturalmente è un’entrata che io auguro alla Regione nell’interesse di tutti. Le cose che mi lasciano perplesso sono le seguenti.
Credo che il progetto sia partito tardi, anche se l’assessore ha detto che il nucleo si è insediato già da aprile. Il progetto che ha coinvolto con comunicazione telematica tutti i dipendenti mi pare sia partito il 3 novembre. La cosa su cui si appunta, anche per deformazione professionale, la mia critica è che ho l’impressione che se l’aggiornamento dell’archivio è stato un obiettivo seguito negli ultimi anni, vedo dagli avvisi che stanno arrivando in questi giorni che ci sono grossi problemi da parte dei contribuenti. I disagi ci sono e quando non risultano rottamate nell’archivio della Regione targhe che addirittura sono state rottamate nel 2001 qualcosa non ha funzionato nell’incrocio di controllo. Quindi credo che l’investimento sull’aggiornamento dell’archivio deve continuare, però è partito abbastanza tardi.
L’altra cosa riguarda il tipo di personale coinvolto. Capisco che per il personale si tratta di un incentivo forte, perché sono 50 euro all’ora, hanno svolto circa 60 ore ciascuno i 92 dipendenti. Non ho nulla contro i dipendenti che hanno aderito e che, avendo svolto il lavoro, usufruiscono di questo premio, però il problema dei ragazzi della 61 che nei nostri uffici provinciali sono sottoutilizzati lo debbo porre. Capisco che siamo in una fase di transizione, di programmazione, però l’utilizzazione di questi giovani poteva essere migliore: un corso di formazione accelerato su questo progetto, secondo me poteva far risparmiare delle risorse in più. Non sono stati coinvolti in questo. Dal sondaggio fatto negli uffici provinciali risulta che questi giovani in questa fase di passaggio non sono utilizzati.
Che cosa dire, quindi? Spero che i risultati attesi siano colti, però la richiesta forte è di un lavoro compiuto, finalmente completo per quanto riguarda la banca dati, perché ne abbiamo viste veramente di tutti i colori: le file ai nostri sportelli informativi decentrati in questi giorni, con episodi di diversi tipi, alcuni anche di colore, si sono ripetute come l’altra volta e vi sono stati disagi come l’altra volta. Potrei dire cinicamente, come minoranza, al cittadino che va, “guarda la Regione cosa ti sottopone”. Non lo dico perché ci rimettiamo un po’ tutti come immagine se a queste procedure non si dà efficienza, dignità e soprattutto professionalità, perché io credo che bisognava partire di più da quei dipendenti che attualmente sono formati da qualche anno in questo sportelli. Come quantità sicuramente non bastavano, come qualità potevano pilotare questo progetto in maniera decentrata, in maniera sicuramente proficua. Comunque mi dichiaro parzialmente soddisfatto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi per dichiararsi soddisfatto o meno rispetto alle interrogazioni di cui è firmatario.

Franco CAPPONI. Noi ci dichiariamo insoddisfatti, perché a mio avviso la Regione ha sottovalutato la questione dell’accertamento e della riscossione delle tasse automobilistiche, soprattutto come servizio al cittadino, nel senso che in pratica tutte le procedure che portano una chiarificazione della propria posizione sono complesse, difficili, non trasparenti e molte volte i cittadini vengono sostanzialmente vessati, perché per la stessa pratica devono recarsi negli uffici più volte e soprattutto, anche quando hanno chiarito la loro posizione mostrando documenti, sono stati effettuati dagli uffici degli errori, per cui è stato di nuovo richiamato lo stesso cittadino per lo stesso errore, omissione o in qualche caso per il non pagamento. Riteniamo tra l’altro che il numero verde, che è un’ottima cosa, non abbia risolto il problema che aveva il cittadino, prima di tutto per il non vezzo di tutti i cittadini a usare questo strumento, ma anche perché quando questo numero veniva chiamato era sostanzialmente sempre occupato o non attivo. Che lei mi dica che sono 169.000 le telefonate arrivate posso crederci, però di quelle che sono effettivamente informazioni e pratiche risolte attraverso il numero verde 8322420 sono pochissime, o addirittura inesistenti. Tra l’altro questo servizio è sì stato avvicinato al cittadino con le sedi periferiche della nostra regione, ma queste sedi non hanno funzionato, soprattutto per la complessità dell’operazione che si andava a fare. In molti casi nella mia provincia abbiamo avuto delle rimostranze di cittadini che avevano già presentato tutta la documentazione a chiarificazione e si sono visti arrivare un nuovo accertamento per la stessa situazione. Questo significa, per esperienza, che quella pratica non era stata poi caricata a livello informativo da parte della Regione, quindi l’incongruenza è rimasta e il cittadino ha dovuto di nuovo riproporre la propria condizione e situazione.
Non penso che questo sia risolutivo di un problema politico, questo è risolutivo di un problema del cittadino. Noi, per effettuare questo servizio spendiamo dei soldi, avviamo un’organizzazione ma questa organizzazione è inefficiente ed inefficace, quindi bisognerebbe rivederla.
In merito alla scarsa trasparenza della progettazione al processo tasse auto, questo è un problema che ha coinvolto i dipendenti della Regione. Se noi abbiamo queste segnalazioni è perché i dipendenti hanno visto in questa procedura poca trasparenza, ma soprattutto quell’informazione per via telematica è stata insufficiente e non è arrivata dappertutto, quindi non tutto il personale della Regione è stato messo nelle condizioni di poter aderire al progetto.
Ritengo che per una logica di trasparenza, per una logica anche di affezione dei nostri dipendenti al loro lavoro noi dobbiamo utilizzare il massimo della disponibilità e della trasparenza verso i dipendenti che vogliono lavorare addirittura a progetti che vanno oltre l’orario di servizio, perché pensiamo che nel futuro queste emergenze possano esserci ulteriormente ed è bene che il personale sia sempre più fidelizzato alla struttura.
Io ritengo che queste siano delle raccomandazioni e penso che anche a livello sindacale dovrà arrivare qualche rimostranza in materia, perché riteniamo che questa abbia una grande rilevanza anche dal punto di vista sindacale.
La procedura di mettere a disposizione un’informazione di un giorno o due ai dipendenti per poter partecipare a un progetto mi sembra molto riduttiva, perché uno poteva anche stare a casa per malattia e non ha visto l’informazione via Internet. Ritengo che possano essere utilizzate forme di maggiore trasparenza. Per questo ci dichiariamo insoddisfatti della risposta, con l’auspicio che questi disservizi vengano risolti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per una precisazione, l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Voglio ringraziare per la particolare attenzione dedicata a questo tema, soprattutto a chi si è dichiarato parzialmente soddisfatto. I problemi sono quelli che abbiamo sviscerato. Io penso di poter dire che lo sforzo fatto in questi anni è andato nella direzione giusta, però tutto è migliorabile, compreso anche il progetto per l’accertamento dei bolli auto.
Qualche precisazione però è dovuta. La prima è che per quello che riguarda l’utilizzo del personale della legge 61 ci sono un limite e un vincolo imposto dalla legge. Il personale pagato con i fondi della legge 61 è pagato per opere di ricostruzione delle aree colpite dal sisma, quindi è impossibile utilizzare senza vincolo di destinazione il personale della legge 61. L’abbai potuto utilizzare parzialmente rispetto alla formulazione della parte istruttoria-informatica che non fosse in contraddizione con la destinazione vincolata dei fondi per il personale della legge 61.
Il secondo aspetto riguarda invece...

Vittorio SANTORI. Presidente, l’assessore non può replicare.

PRESIDENTE. E’ vero, però ha chiesto di ampliare la risposta.

Pietro MARCOLINI. Siccome sono state sottolineate, in tre interrogazioni, 28 domande, se il Consiglio non vuole avere risposte io taccio. Siccome avete posto voi in 9 consiglieri 28 domande, penso che ci sia la curiosità anche ad avere risposte.
Tutte le tracce sono state registrate, quindi nessuno, a partire dallo scorso anno, può avere avuto due volte lo stesso accertamento. Prima poteva capitare ed è capitato. Immagino che l’esperienza denunciata fosse riferita alla parte precedente, ma non nel periodo più recente, perché è stato immesso un meccanismo automatico che rileva la traccia.
Per quello che riguarda l’aggiornamento delle banche dati non posso che ripetere quanto ho già detto: noi siamo gestori di banche dati e quindi ci possiamo impegnare nell’aggiornamento della parte che facciamo noi, ma non siamo gli archiviatori né della proprietà né dei trasferimenti delle proprietà né del caso fatto prima della targa rottamata, quindi siamo a valle di un guasto che anche noi subiamo.
Tutto è migliorabile, anche questo. Mi pare che sia il risultato economico che quello di coinvolgimento del personale, avuto riguardo alle competenze, abbiamo una ampia e soddisfacente dose di giustificazione.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull’ordine dei lavori il consigliere Mollaroli. Ne ha facoltà.

Adriana MOLLAROLI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza di due atti: la proposta di atto amministrativo n. 10, “aggiornamento annuale del piano regionale per i beni e le attività culturali” e la proposta di atto amministrativo n. 12, “Criteri e modalità per la concessione, per l’anno 2005, di incentivi alla gestione associata intercomunale di funzioni e servizi di contribuzione alle Unioni dei Comuni”. Chiedo che questi due atti siano trattati dopo la discussione sulle leggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Come presidente della II Commissione chiedo l’iscrizione urgente della proposta di legge 69/2005 che ha come titolo “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio 2006”. Le motivazioni credo siano ovvie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Siamo d’accordo sull’iscrizione della proposta relativa al contributo ai Comuni in forma associata, non siamo d’accordo sull’iscrizione della proposta relativa alle modifiche al piano culturale, ritenendola priva d’urgenza. Noi abbiamo fatto un piano triennale in limine legislatura, uno degli ultimi atti, perché dicevate che c’era l’urgenza facendo delle nottate; dopo sei mesi abbiamo altrettanta urgenza di stravolgerlo. Quindi non ci prendiamo in giro, non ci offendiamo. Noi siamo decisamente contrari a discutere oggi il piano culturale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’iscrizione d’urgenza dell’esercizio provvisorio. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Voglio ricordare all’aula che per la richiesta di iscrizione, in corso di seduta, di un punto all’ordine del giorno, è necessaria la maggioranza dei due terzi dei votanti.

PRESIDENTE. Tenete presente che se non discutiamo oggi l’esercizio provvisorio deve farsi un Consiglio la prossima settimana.
Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Vorrei ricordare all’aula che in ben due Conferenza dei presidenti di gruppo avevo posto questa questione. Addirittura ho scritto al Presidente del Consiglio per dire che doveva essere fatta un’altra seduta prima della sosta natalizia e oggi qui siamo, per discutere il piano dei beni e delle attività culturali. Mi sembra che dire no oggi sia veramente, da parte della minoranza, dopo avere ascoltato l’intervento del consigliere Romagnoli, tornare indietro su una questione che è stata discussa da tutti per ben due volte. Potremmo non essere d’accordo nel merito e lo discuterete, ma non impedire che venga discussa, perché a questo punto vuol dire che la Conferenza dei presidenti di gruppo non ha ragione di esistere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Noi siamo persone serie e gli impegni li manteniamo. Però siamo talmente seri che vogliamo che le prerogative di questo Consiglio sul regolamento non vengano calpestate come sempre succede. Chiediamo allora il voto dei due terzi dell’aula e noi voteremo a favore, anche se mi sia consentito di dire che è la prima volta che questa Regione va all’esercizio provvisorio ed è una vergogna. Però, per senso istituzionale lo votiamo, perché abbiamo assunto un impegno e lo manteniamo fino in fondo. Il vostro impegno era di approvare il bilancio entro il 31 dicembre. Non siete in grado di farlo, andiamo all’esercizio provvisorio, siamo persone responsabili e lo votiamo, ma esplicitiamolo con il voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Con il consigliere Bugaro non mi ero rapportato sull’impegno preso nella Conferenza dei presidenti di gruppo, quindi una mia dimenticanza, comunque noi riteniamo che un ritardo grave da parte della Giunta regionale a presentare dei documenti in materia di bilancio c’è e su questo nulla quaestio. Per il rispetto degli impegni presi voteremo per quanto riguarda il bilancio e faremo delle votazioni distinte per tutti gli argomenti che voi volete iscrivere d’urgenza.

PRESIDENTE. Pongo intanto in votazione l’iscrizione all’ordine del giorno della proposta n. 69 riguardante l’esercizio provvisorio.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la richiesta di iscrizione della proposta riguardante le modalità per la concessione, per l’anno 2005, di incentivi alla gestione associata intercomunale di funzioni e servizi e di contribuzioni alle Unioni di Comuni.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la richiesta di iscrizione della proposta n. 10 riguardante l’aggiornamento annuale del piano regionale per i beni e le attività culturali.

Il Consiglio non approva

Adriana MOLLAROLI. Io faccio una dichiarazione, Presidente, mi permetta...

PRESIDENTE. Non è d’accordo sul risultato?

Adriana MOLLAROLI. Voglio ricordare all’aula che in ben due Conferenze di presidenti di gruppo e presidenti di Commissione è stata posta questa questione. Questa è una questione di merito, non di metodo, Giannotti. Sulla discussione dirai quello che ti pare, voterai contro, ma impedisci di discutere questo atto. (Interruzione). Veramente, Giannotti, la minoranza dimostra di non avere senso delle istituzioni. (Interruzione). Questa è battaglia politica ed è non rispetto degli impegni istituzionali, caro Giannotti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Chiedo il ritiro della proposta di legge 50 e della proposta di legge 51 perché non è stato possibile averla in III Commissione, nonostante la richiesta scritta fatta all’Ufficio di presidenza.

PRESIDENTE. Su questo è già stato espresso un parere dall’Ufficio di presidenza, quindi o lei fa una richiesta attinente al regolamento tipo il rinvio in Commissione o lo spostamento di discussione, oppure non è questa la sede...

Lidio ROCCHI. Chiedo il rinvio in Commissione, perché vorremmo che la III Commissione potesse esaminare le due proposte di legge e dare un parere.

PRESIDENTE. E’ già stato deciso dall’Ufficio di presidenza che non è possibile, quindi o chiede il rinvio in I Commissione o non è accoglibile la sua istanza.

Lidio ROCCHI. Non è mai successo, questo. Lo dite voi nella lettera che dobbiamo dare il parere. Non abbiamo dato neanche il parere.

Giacomo BUGARO. Presidente, sono due importanti proposte di legge che coinvolgono gli aspetti economici e le attività produttive. La III Commissione deve necessariamente esprimere un parere su questi atti. C’è anche una lettera che ricorda il Vicepresidente Giannotti. Noi, su questi argomenti non siamo stati neanche interpellati e non siamo quindi disposti a votare questa proposta di legge.

PRESIDENTE. La prego di chiarire se lei chiede che venga rinviata in Commissione o venga rinviata alla seduta successiva.

Giacomo BUGARO. Che venga rinviata in III Commissione.

PRESIDENTE. In III Commissione non è possibile. Deve essere rinviata in I per essere eventualmente avviata al parere della III.

Giacomo BUGARO. Chiedo esattamente quello che lei ha detto.

PRESIDENTE. Credo sia opportuno che dia un parere su questa richiesta il presidente della I Commissione.

Lidio ROCCHI. Chiedo dieci minuti di sospensione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.


La seduta, sospesa alle 12,10,
riprende alle 12,50

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Ritiro la proposta di rinviare in III Commissione le due proposte di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Io non la ritiro la mia proposta, per il rispetto della decisione assunta in seno all’Ufficio di presidenza: entrambe le leggi erano state assegnate, per il parere, anche alla III Commissione. C’è un deliberato e l’art. 63 norma questo caso. l’art. 63 recita: “Nel caso in cui più Commissioni si ritengano competenti sul medesimo argomento, il Presidente del Consiglio sottopone la questione all’Ufficio di presidenza per la decisione definitiva”. La vostra decisione è che la III Commissione deve esprimere un parere in merito. Il parere non c’è.

PRESIDENTE. La decisione dell’Ufficio di presidenza è stata per la competenza della I Commissione. La III Commissione era facultizzata ad esprimere un parere. Quindi non è possibile rimettere in III Commissione questa proposta di legge. La sua richiesta è incongrua, non può nemmeno essere messa in votazione.

Giacomo BUGARO. Non c’è un deliberato dell’Ufficio di presidenza che dice che la III Commissione deve esprimere un parere?

PRESIDENTE. “Può”, a sua richiesta.

Giacomo BUGARO. Come componente della III Commissione lo chiedo.

PRESIDENTE. Non si può chiedere adesso e non è la sede per chiederlo.




Proposta di legge (Seguito della discussione generale): «Riordino del sistema regionale delle politiche abitative» Giunta (49)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione della proposta di legge n. 49. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Cercherò di essere sintetico, anche perché mi sembra che il clima dell’Assemblea non favorisca la concentrazione, però ci sono i due relatori di maggioranza e minoranza e a loro mi rivolgerò per fare qualche riflessione di carattere eminentemente politico, che per certi versi mi sembra anche essere confermato da quello che sta succedendo in quest’aula oggi.
Il giudizio su questa riforma è profondamente condizionato da quello che è successo in Commissione e da una sopravvenienza che indubbiamente ha cancellato dalla proposta la parte vorrei dire più significativa, in riferimento alla quale le sensibilità politiche in questi mesi si erano formate e distinte in maniera più decisa. Lo sapranno i colleghi consiglieri, non solo quelli della II Commissione, che si è deciso infatti di stralciare il Capo IV dalla proposta, che è la parte della legge che andava a disciplinare tutto l’aspetto delle assegnazioni, del ruolo dei Comuni, dei criteri sulla base dei quali provvedere, da oggi per il futuro, alla individuazione delle categorie meritevoli dell’alloggio popolare. Voi sapete che in questi mesi c’erano state diverse valutazioni a questo riguardo, anche all’interno del centro-sinistra e questo motivo aveva già determinato, nella scorsa legislatura, il rinvio, per ragioni di opportunità politica, di questo testo...
...questo è l’elemento politico che oggi ci consente di dire che in realtà quella che approviamo non è una riforma ma una sorta di serie di norme che non a caso fanno salve tutte le regole già previgenti in materia di assegnazione, che è priva di impatto politico significativo e questo è un fatto che ci richiama alla mente altre e simili circostanze che già hanno visto il centro-sinistra regionale, nella scorsa legislatura, andare in fibrillazione, in impasse nel momento in cui, rispetto alla norma si trattava di esprimere posizioni forti. A fronte della variegata valutazione che l’ala sinistra della maggioranza, l’ala centrista della maggioranza esprimevano proprio sul regime delle assegnazioni, si è deciso, non salomonicamente, di escludere e di togliere quella che invece era la parte più succulenta. Oggi — non vorrei essere esagerato — non appaiono rilevanti aspetti di questa riforma che possano giustificare un voto negativo, questo no, anzi saremmo contraddittori nel dirlo, ma proprio perché questa è una riforma che dice poco, molto poco su un problema della casa che invece, insieme a quello della salute, dovrebbe appartenere alle risposte che in maniera più massiccia e consistente vengono chieste dalla cittadinanza.
Questa tattica del rinvio è stata giustificata in ragione del fatto che ormai era prossima la scadenza, la proroga che il 15 dicembre avrebbe determinato, di fatto, o il commissariamento dell’ente o comunque vicende patologiche per quanto riguarda l’attuale governance.
Abbiamo chiarito anche in Commissione, con l’ausilio del servizio legale, che in realtà non si sarebbero prodotti danni effettivi nel caso in cui vi fosse stata una nuova proroga, anche in ragione del sistema di consecutio degli istituti pubblici in materia di esercizio di funzioni, ma si è voluto, secondo me, fare un pasticcio nel dire “oggi approviamo questa parte della riforma” che, ripeto, è la meno significativa, la meno importante, quella che non determina alcunché in termini di miglioramento della situazione, della condizione del sistema delle politiche abitative nelle Marche, poi, mi si dice, ci sarà un ordine del giorno che impegna il Consiglio, entro breve termine, ad approvare il resto.
Questa riforma con stand-by, questo atteggiamento di non voler affrontare i problemi nodali del territorio, richiama alla mente altre precedenti esperienze in cui il centro-sinistra regionale — è questo l’elemento politico su cui vorrei misurarmi anche con i consiglieri di maggioranza — di fronte a un problema preferisce la tattica del differimento. Successe nel giugno del 2003 con la riforma sanitaria, ma allora c’era la pressione forte dei sindacati e del territorio contrari all’Asur, quindi si introdusse il famoso emendamento finale del differimento a due anni dell’attivazione completa del regime dell’azienda unica. Poi è stato il caso del piano energetico regionale, altro grande provvedimento che questa Regione attendeva. Allora si è deciso “approviamolo, il timbro ce lo mettiamo sulla norma, ma poi verifichiamo, dopo un anno, come vanno le cose e riprenderemo in mano le vicende più significative su cui la maggioranza non aveva una posizione di sintesi”. Si dirà che anche in quel caso c’era un’emergenza, c’erano le elezioni. Oggi non ci sono né le elezioni né il problema dei sindacati, non ci sono fatti extraconsiliari che possano suggerire o autorizzare differimenti, si preferisce dire “andiamo avanti”, ma non ci andiamo, sostanzialmente introducendo delle norme che sono neutre — il piano regionale, il piano provinciale — ma sono contenitori e cornici che nulla dicono sul problema casa, che nulla dicono sulle risorse. La necessità di affrontare in maniera coerente e completa tutte le parti della riforma, compresa quella delle assegnazioni, delle alienazioni, nasceva, come esigenza, dal fatto che il problema delle politiche abitative non è come disegnare in maniera più o meno seducente l’architettura istituzionale, burocratica e organica che sovraintende al sistema ma dove sono le risorse. Il problema della casa è un problema delle risorse, il problema della casa viene proprio oggi affrontato pro quota e per parte di sua competenza dal Governo nazionale, piaccia o non piaccia. Infatti è stato inserito nel maxiemendamento e su Il Sole 24 Ore di oggi c’è proprio il progetto che accelera la vendita agli inquilini a canoni economicamente bassi del patrimonio immobiliare degli Iacp. Questo è uno di quei casi in cui il centro-sinistra ritarda ma il Governo va avanti e devi essere contento, caro Roberto, che il nostro Governo abbia dato nel momento in cui noi differiamo, una risposta al vero grande nodo, le risorse. Sarebbe allora valsa la pena di differire nel complesso, in attesa di una definizione politica, anche tutta la norma e non di stralciare solo una parte, perché avremmo avuto la sessione di bilancio, che contestualmente al varo della riforma avrebbe consentito di individuare con chiarezza la provvista necessaria ad avviare una politica abitativa seria, ma queste norme, che non destano a noi sconcerto in quanto tali, sono mutile e di fatto si riducono al cambio della carta intestata degli Iacp che si chiameranno Erap, probabilmente enti di gestione, ma mi pare che siamo di fronte a un’operazione di maquillage più che ad una riforma di sistema così come annunciata, proposta, programmata anche dal Presidente Spacca in occasione del suo programma.
Queste sono le ragioni che, a mio modo di vedere, pur non suscitando la necessità di un voto contrario, non ci consentono da un lato di approvare la riforma. Immagino che il voto del nostro gruppo — ne parlavamo con i colleghi — sia di astensione, ma rimane il giudizio politico che sta, ahimé, colpendo negativamente questa maggioranza a poco più di otto mesi dal suo insediamento. Non mi riferisco solo alle circostanze che non più tardi di tre quarti d’ora fa hanno portato la maggioranza ad andare sotto anche su proposte di consiglieri della stessa maggioranza, ma è un sintomo, un dato che noi potremmo anche, dall’opposizione, salutare come una sfortuna o una disgrazia altrui che in qualche modo arricchisce i dardi della nostra faretra. Non è così, io sono estremamente preoccupato che questa Assemblea elettiva non sia in grado di fare il proprio lavoro, prediligendo, dietro il differimento in ritardo, anche soluzioni politiche extraconsiliari che, inevitabilmente, tradiscono, come è stato anche in altri casi, l’incapacità di decidere. Il nostro problema è di produrre decisioni, di dare indicazioni normative. Credo che nulla, in termini di contesto politico, oggi proibisse di arrivare invece, se solo la coalizione di centro-sinistra fosse stata compatta, ad una risposta precisa. Tutto questo, nel mentre il problema casa assurge all’attenzione maggiore di quelli che sono il dibattito, l’esigenza e la valutazione politica. Credo che sia un’occasione perduta, spero che i due mesi, le quattro settimane che il centro-sinistra dice di ritenere sufficienti possano esserlo davvero. Ritengo tuttavia che oggi parlare di questa riforma in assenza di una precisa certificazione da parte anche della Giunta regionale di quali e quante siano le risorse per avviare una riforma delle politiche abitative seria, rischia di produrre la classica montagna che partorisce il topolino, a fronte invece di posizioni politiche molto precise.
Annuncio solo una serie di emendamenti che illustrerò durante la discussione. Uno fa parte integrante e riprende una proposta di legge del gruppo di Alleanza nazionale, per ciò che concerne il problema delle graduatorie che debbono tendere a favorire la possibilità di assegnare alloggi di edilizia popolare anche ai cittadini italiani, anche ai cittadini comunitari. Noi, anche a fronte della scelta di stralciare quella parte spinosa, la parte hard, per così dire, che legittimamente divide il Vicepresidente Favia, che ha fatto delle proposte precise, coerenti con la sua visione delle cose e del mondo, da altre visioni delle cose e del mondo che magari sono dei Comunisti italiani, di Rifondazione comunista, altrettanto legittimamente, abbiamo voluto presentare comunque emendamenti che richiamano l’esigenza di chiarezza sul punto, per dare un segnale e per esprimere invece noi in maniera chiara ed inequivoca come, fra le tante esigenze in materia di politica abitativa, vi è anche quella, senza dar luogo ad atteggiamenti sciovinisti o razzisti, di non fare razzismo alla rovescia, mantenendo un sistema che di fatto cancella la possibilità per categorie sociali deboli ma di nazionalità italiana, di poter accedere alla casa, all’alloggio popolare.
Noi non abbiamo nessun problema a sostenere un argomento che potrebbe prestarsi a delle strumentalizzazioni ma che invece merita la chiarezza del caso, perché nessuno di noi vuole prevedere meccanismi a compartimenti stagni, ma men che meno vuole autorizzare, a rovescio, dei compartimenti stagni, di fatto, che esistono, che tutti coloro che conoscono il sistema delle politiche abitative sanno affliggere il problema della casa nel nostro territorio regionale, a vantaggio di coloro che, avendo la cittadinanza italiana e la residenza comunitaria, a nostro modo di vedere meritano un’attenzione non privilegiata ma doverosa rispetto alla nazione in cui vivono e in cui hanno operato e continuano a operare.
Mi sembrava importante segnalare anche questa nostra volontà di non eludere la discussione principe di questa riforma.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questa proposta, così come scaturita dalla IV Commissione è sicuramente molto diversa nella forma e nella sostanza rispetto a quanto era stato all’inizio elaborato dalla Giunta regionale. La Giunta annunciò una riforma organica delle politiche abitative, tra l’altro riprendendo un ma che veniva da lontano: l’approccio nei confronti di questa materia era stato più volte discusso in quest’aula anche nella scorsa legislatura e con momenti altalenanti di confronto si era giunti, da parte delle forze dell’allora maggioranza alla determinazione della necessità di un cambiamento di approccio, di sistema, che addirittura aveva spiegato nel passato anche il fatto, per esempio, di non attivare più il meccanismo cosiddetto dei “buoni casa”, cioè quel fondo nazionale che era soprattutto destinato alle giovani coppie, proprio perché si era in attesa di una riforma organica della materia. Questa riforma non c’è stata nella precedente legislatura, arriva in apertura di questa, ma anche in questo passaggio dobbiamo segnalare il fatto che di organicità ancora non può parlarsi, perché tutta la parte più delicata, relativa alle assegnazioni, ai meccanismi che riguardano gli enti locali, alle graduatorie, alla emergenza abitativa che in tanti casi si è venuta a creare anche nella nostra regione, pur con le proporzioni del caso — non stiamo parlando di grandi aree metropolitane, stiamo fortunatamente parlando di numeri nei limiti del tollerabile, sicuramente non allarmanti nel loro complesso — però un problema di emergenza abitativa c’è comunque, soprattutto per quanto riguarda le fasce più deboli della popolazione e per quanto concerne l’equilibrio delle scelte.
Vorrei soffermarmi soprattutto su questo punto. Il meccanismo che fino ad oggi ha ispirato l’azione degli Iacp ha visto in maniera quasi paradossale penalizzate le famiglie italiane, le fasce deboli della nostra popolazione, i nostri concittadini, perché quel meccanismo ha delle lacune evidenti, quindi ci sono casi ripetuti, segnalati da tanti Comuni, di tutte le appartenenze politiche, di tutti gli schieramenti, nei quali famiglie italiane sono in attesa da anni di un’abitazione economica e popolare e non riescono a vedere soddisfatta la loro esigenza.
Su questa questione gli enti locali si sono apertamente espressi, da ultimo. Noi facemmo presente che c’era questa problematica già all’epoca della 44, della legge che oggi vogliamo modificare.
Questa questione è rimasta irrisolta e rimarrà ancora irrisolta, perché tutta la parte relativa ai meccanismi di assegnazione degli alloggi viene stralciata su decisione della Commissione. In aula il testo che discutiamo è il testo di riforma e di riordino degli istituti autonomi che oggi si trasformano in Erap, cambiano sigla, cambiano organigramma, però quella parte esecutiva del lavoro che gli istituti, oggi enti, devono svolgere, è ancora demandata ad altro atto normativo successivo.
Questa è la nostra insoddisfazione che scaturirà, probabilmente, in una votazione non favorevole, di astensione. Non possiamo fare nient’altro che questo, perché qui si tratta solo di una modificazione dell’assetto istituzionale che non va nella sostanza delle questioni. Noi nella sostanza vorremmo entrarci. Abbiamo infatti già chiesto che comunque, nell’assetto istituzionale, nelle linee guida che devono poi ispirare l’azione di tutti i soggetti, compresi gli enti locali, ci sia una indicazione stringente che varrà come criterio ispiratore delle prossime decisioni normative.
Vogliamo che in questo ambito di quadro generale del sistema delle politiche abitative ci sia già l’indicazione che riguarda gli enti locali che stabiliranno procedure, criteri di assegnazione di alloggi; vogliamo che sia già inserita questa modificazione del quadro che fino ad oggi ha retto questa materia, cioè vogliamo che sia ben chiaro e definito il percorso che deve portare sicuramente ad una soluzione del problema che ho esposto fin qui. Non è possibile che la nostra legge regionale penalizzi i cittadini di questa regione. Mi riferisco naturalmente ai concittadini, alle famiglie italiane. Il meccanismo che abbiamo proposto — vedremo se strada facendo potrà essere tarato, migliorato — è il seguente: abbiamo 100 abitazioni? Facciamo due graduatorie, quella per i cittadini residenti in Italia, concittadini italiani ed europei; quella per i lavoratori che vengono da paesi al di fuori dell’Unione europea. Abbiamo indicato una percentuale di 1 a 2. Mi sembra una percentuale assolutamente congrua: il 70% è destinato alla prima graduatoria degli alloggi, il 30% alla seconda graduatoria. Nel caso dovessero essere soddisfatte tutte le domande e non si dovesse raggiungere il 70%, tutte le disponibilità degli alloggi passerebbero all’altra graduatoria, o il contrario. Mi sembra un meccanismo chiaro, trasparente, serio, perché riequilibra un sistema che vede oggi, paradossalmente, i destinatari delle norme, che prima di tutto sono i nostri concittadini. Dove hanno efficacia le norme che una istituzione regionale o quella statuale emanano? Nella popolazione che ha cittadinanza nel nostro Stato, nella nostra regione. Oggi viviamo una situazione paradossale per la quale le nostre norme non valgono per i nostri concittadini, penalizzano coloro che sono i naturali destinatari, perché noi agiamo in nome e per conto del popolo italiano per quanto riguarda le norme statuali, del nostro territorio regionale per quanto riguarda la nostra opera di legislatori regionali.
Questo è un emendamento fondamentale, perché già dà il segnale di un criterio che dovrà essere stringente e seguito da tutti. Per gli alloggi di edilizia popolare ci dovrà essere scritto che questi saranno i meccanismi da seguire.
Le valutazioni di carattere generale le ho accennate, non ci ritorno sopra. Siamo di fronte ad un passaggio che a nostro avviso è comunque parziale, nella politica abitativa ci si aspettava molto di più, anche perché di annunci ne sono stati fatti veramente tanti nel passato: “cambieremo la filosofia”, “faremo un discorso di impegno diverso della Regione rispetto a questa materia”, ma oggi siamo ancora di fronte al solo dato istituzionale, alla intelaiatura ma non riempita di contenuti.
Per questi motivi ribadisco le nostre perplessità e le nostre richieste, esplicitate negli emendamenti che andremo a discutere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Dico una cosa che va in controtendenza, anche se condivido molte parti degli interventi fatti dai consiglieri che mi hanno preceduto.
Nella IV Commissione che ha lavorato su questa proposta di legge, le cose che venivano ricordate poc’anzi sono state colte in pieno, nel senso che, sia dalla relazione della presidente della Commissione Ortenzi, relatrice di maggioranza, sia dalla relazione di minoranza del consigliere Capponi, ma anche dagli interventi dei consiglieri intervenuti in Commissione, delle questioni di fondo, anche per come si sono svolti i lavori, in un clima costruttivo certamente, si sono trattate. Al di là della riforma dell’Iacp e della sua trasformazione in Erap, è stata colta la necessità di porre mano a una riforma rispetto a un dibattito sulla questione del riordino abitativo che viene avanti da diversi mesi, dalla precedente legislatura. Questo è un aspetto che sottolineo in maniera positiva: il clima concreto della Commissione che ha colto questa questione, perché sul tema del fabbisogno abitativo in questa regione, in modo particolare per quanto riguarda le categorie sociali meno abbienti, si registra un’alta domanda di alloggi sociali, r cui era quanto meno improrogabile, per noi, il termine del 15 dicembre. Occorreva arrivare almeno a quella data con una parte importante della riforma realizzata.
Vorrei rispondere al consigliere Castelli rispetto allo stralcio del titolo IV. Io credo che una piccola defezione la scontiamo, consigliere Pistarelli, arriviamo con una piccola mancanza: quella di non essere stati in grado fino in fondo di discutere, però allo stesso modo abbiamo detto in Commissione che l’essenza vera di questa riforma sta proprio lì e sarebbe stato sbagliato forzarla in una discussione che poteva essere completata in un tempo ragionevole, nel momento in cui la stessa Commissione, in qualche modo, si impegna, come si è impegnata, a ripartire immediatamente, dopo l’approvazione di questa proposta di legge, per ridiscutere il titolo IV che è la vera riforma, perché lì vi sono le competenze dei Comuni in ordine alle questioni relative all’assegnazione degli alloggi.
Due delle questioni poste sono sostanziali e sono state colte dalla Commissione. La prima è la questione del riequilibrio fra l’area costiera e le aree interne rispetto al fabbisogno abitativo delle categorie particolari. La seconda è quella che diceva anche il consigliere Pistarelli, una questione sentita, non possiamo trincerarci su questioni di schieramento o ideologiche. E’ un problema che riguarda i cittadini italiani rispetto a quelli extracomunitari. E’ un punto che si avverte. Bisogna risolverlo in maniera equilibrata, senza discriminare alcuno, ma è un problema che si avverte. Sta proprio qui la questione del rinvio del titolo IV, per cui chiedo ai consiglieri di Alleanza nazionale di rivedere il giudizio su questo punto, seppure consideriamo positivamente che si astengano. Insieme dobbiamo ragionare attorno alla riforma vera di questa proposta di legge, che sta dentro il titolo IV.
Su alcune questioni questa legge però già interviene, perché la funzione vera dei Comuni già in parte la modifichiamo e l’approviamo. I Comuni devono avere un ruolo fondamentale nella questione che riguarda le politiche abitative, per la scelta delle aree, per i criteri della qualità da inserire nelle prossime progettazioni, sulla bioedilizia, sul risparmio energetico, sulle riqualificazioni urbane. Quindi le funzioni dei Comuni saranno molto importanti. Così come dovranno essere allo stesso modo coordinate quelle che riguardano l’assegnazione degli alloggi.
La questione dell’Erap non mi pare che sia giusto sottovalutarla in questo modo. In fondo la riforma è avvenuta, l’ente si alleggerisce, si passa da 7 componenti a 5 rispetto ai 3 proposti dalla Giunta. Abbiamo mediato per tenere conto di un giusto equilibrio fra maggioranza e opposizione. Dire che sia un solo cambiamento di facciata non sia giusto. Ragionare sull’ipotesi di 5 componenti, 3 eletti dal Consiglio regionale con voto limitato a due, per cui la minoranza ne elegge uno, mi sembra che sia una cosa che va anche in una direzione di attenzione, quanto meno, rispetto a questo punto. Quindi anche su questo mi pare che le cose siano andate nella direzione giusta.
L’altra questione in relazione alla finanziaria. Le cose qui sono un po’ diverse. Intanto le questioni abitative sono materia non concorrente, sono una funzione delle Regioni, anzi la finanziaria ci preoccupa, perché rispetto anche al tema dell’alienazione delle case popolari a prezzi di favore, il rischio è che non solo non si torni alla 560 che non c’è più ma si vada a quella precedente, la 517 del 1977, cioè si vada a una vera e propria svendita del patrimonio delle case popolari. Si dice che è stata approvata oggi la finanziaria e che è stato rimosso. Io non ho quest’ultima informazione ma sarebbe già una cosa positiva che mette in futuri Erap nelle condizioni di gestire meglio la questione.
Sulle risorse a disposizione mi pare che anche qui le quote dovute alle Regioni da parte dello Stato per le competenze assegnate sono circa 90 milioni di euro. Non è poca cosa per una buona politica della casa di questa Regione, sono risorse consistenti. Si potrebbe fare qualcosa di più con i bilanci propri, ma certo è una risorsa consistente che dobbiamo usare nella maniera adeguata.
Mi pare che il percorso compiuto in Commissione è positivo. Ho sentito critiche leggermente esagerate rispetto a questo tema, nel senso che questa riforma non è monca, manca una parte importante che però si è deciso insieme di approfondire a partire dalle prossime riunioni di Commissione e dare il senso di riforma vera, non del riordino del sistema abitativo di questa regione già dai prossimi mesi, tornando in aula a discutere in maniera organica il titolo IV che abbiamo oggi stralciato per arrivare in tempo al 15 dicembre, quindi anche dal punto di vista della riforma degli enti strumentali arrivare nei tempi previsti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione della seduta. Mi sembra che ci sia un accordo tra i gruppi limitatamente al completamento della discussione generale, per riprendere alle 15 con la votazione e la discussione urgente della proposta di esercizio provvisorio.
Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva

Se ci sono emendamenti sull’esercizio provvisorio, vanno presentati subito. Per l’altro atto iscritto d’urgenza vanno presentati entro le 15.
Ha la parola, per concludere la discussione generale, l’assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. Vorrei sintetizzare qual è stato il lavoro della Giunta regionale e qual è stato il lavoro della Commissione, che dal mio punto di vista è stato esimio.
Il 17 ottobre di quest’anno la Giunta regionale ha approvato la proposta di legge in tema di riordino delle politiche abitative, che conteneva una disciplina organica di tutta la materia, che considerava il quadro complessivo delle funzioni, gli strumenti di pianificazione, le linee di intervento, le modalità di utilizzo e di gestione del patrimonio abitativo pubblico e l’assetto degli enti strumentali della Regione che operavano in tale settore.
L’importanza di questa materia e le ricadute che questa normativa ha nel tessuto sociale marchigiano, ha imposto per un’etica di governo che non può essere ricondotta al Governo nazionale, che in temi molto più importanti di questo ha ritenuto procedere da solo e senza arricchirsi delle istanze di chi la può pensare diversamente o può comunque contribuire in maniera integrale a temi così importanti, la necessità di ridiscutere e approfondire i fatti di questa normativa nella IV Commissione consiliare, perché una materia così importante non poteva essere discussa e approvata senza tener conto di tutte le istanze della società marchigiana.
Il titolo IV relativo all’assegnazione e gestione degli alloggi Per, è stato rimandato per meglio valutare l’assetto delle funzioni e delle competenze della Regione e dei Comuni, in special modo in tema di assegnazione, per non svilire con un regolamento o con un atto normativo inferiore un argomento così importante. Ricordo l’audizione in IV Commissione che aveva avuto il consenso dell’assessore a uno stralcio del titolo IV, perché si voleva dare un senso molto più forte a questo tema, ricollocandolo con una fonte normativa autorevole che è appunto una legge ordinaria rispetto a un regolamento che poteva svilire il contenuto di questa normativa. Al riguardo questa resta una priorità della Giunta, quella di riformare la legge 44 del 1997, quindi ricalcolare il tema delle assegnazioni. Come diceva prima il consigliere Ricci, non per un riordino ma proprio per una riforma, perché questo ce lo impone la questione, che è molto importante.
L’approvazione di tale legge consente di evitare un commissariamento degli enti attraverso un ordinario e produttivo lavoro che questi organi possono fare da domani in poi.
Io ritengo la concertazione spirito di questa legge e non un atto autoritario imposto dalla Giunta regionale o dalla maggioranza ma concertato. Abbiamo dato vita, tra la Regione e gli enti locali, a una uniformità dell’attività al metodo della concertazione, con la rappresentanza degli operatori pubblici e privati e delle parti sociali. Per quanto riguarda l’art. 6 si è istituito il fondo regionale per le politiche abitative in cui affluiscono tutte le riforme finanziarie del settore, con previsione annuale delle risorse regionali nell’ambito della legge finanziaria, c’è una pianificazione e programmazione, vi sono delle linee di intervento programmatico, poi c’è un grande senso per quanto riguarda la qualità dell’edilizia. Sono importanti gli articoli 10, 16, 48 per la qualità dell’edilizia. Quindi l’edilizia pubblica ha l’ambizione di presentarsi al mercato dell’edilizia come un simbolo, come un esempio da imitare per una qualità abitativa e quindi l’obbligo di rendere accessibili tutti i nuovi alloggi di Erp sovvenzionata. Attualmente, in base alla norma nazionale solo il 5% dei nuovi alloggi deve possedere tali requisiti. Inoltre tutti gli obiettivi per la qualità urbanistica, quindi è assicurata una previsione d’impiego delle tecniche della bioedilizia e di tutte le fonti energetiche rinnovabili alternative, in conformità delle prescrizioni del Pear. La Regione è impegnata a finanziare programmi sperimentali volti a promuovere l’uso di tecnologie innovative per il miglioramento della fruibilità della qualità abitativa e del contenimento dei consumi delle risorse non rinnovabili. Quindi tutta la qualificazione del processo edilizio, emanazione di linee guida regionali relative alle diverse fasi di programmazione, progettazione, esecuzione e gestione degli interventi. Dopodiché c’è il riordino dei vecchi Iacp che oggi sono enti regionali per l’abitazione pubblica, la riduzione del consiglio di amministrazione a 5 membri che è stata una concertazione fatta in Commissione, quindi accogliendo le esigenze di tutti, di chi oggi manifesta un’insoddisfazione che secondo me non è motivata, perché è stato ricercato un forte coinvolgimento di tutti.
Concludo il mio intervento dicendo che il governo di questa Regione ha posto una grande attenzione a questo riordino del sistema regionale delle politiche abitative, perché ha posto come uno dei punti essenziali il piano casa e quindi l’esigenza di tutti i cittadini che non hanno la possibilità di avere un’abitazione privata. Con questo riordino e con la riforma della legge 44/97 si intende dare una risposta concreta e seria, senza alcuna demagogia e strumentalizzazione al problema della casa nelle Marche.

PRESIDENTE. Dichiaro conclusa la discussione generale e sospeso l’iter d’aula di questo atto. Passiamo a discutere la proposta di legge sull’esercizio provvisorio.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio per l’anno 2006» Giunta (69)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 69 ad iniziativa della Giunta.
I relatori rinunciano a svolgere la relazione.
E’ stato presentato un emendamento da parte del consigliere Castelli, che ha la parola per illustrarlo.

Guido CASTELLI. Noi ci apprestiamo ad autorizzare l’esercizio provvisorio in un momento in cui la Giunta non ha ancora approvato la proposta di bilancio e questo è un fatto che negli ultimi anni non si era verificato, perché addirittura l’anno scorso approvammo in Consiglio il bilancio nel dicembre del 2004, quindi siamo in particolare ritardo, non abbiamo neanche approvato il Dpefr il cui termine scadeva il 31 luglio, quindi il ritardo è importante e consistente.
La Giunta ha annunciato che nel bilancio in corso di concertazione vi saranno dei tagli importanti e consistenti pari al 10%, come da dichiarazioni del Presidente Spacca e dell’assessore Marcolini. Autorizzare oggi senza limitazioni l’esercizio provvisorio, vuol dire che le spese possibili anche solo in quei due mesi andranno parametrate rispetto a un bilancio che prevede un monte di uscita enormemente superiore a quello ipoteticamente annunciato dalla Giunta. Vi ricordo che nel 2005 abbiamo avuto un bilancio con 555 milioni di uscite. Correttamente la Giunta ha detto “sforbiceremo” parecchio, ma ecco che nei due mesi di gennaio e febbraio, teoricamente si potrebbero disporre spese parametrate su quel bilancio enormemente più espansivo, tali anche da pregiudicare la corretta attuazione di quella politica di contenimento della spesa. A mio modo di vedere l’autorizzazione all’esercizio provvisorio poteva anche essere superflua, semplicemente perché c’è l’istituto della gestione provvisoria che già avrebbe consentito di attendere alle spese di carattere obbligatorio. Qual è la mia proposta, se la volontà della maggioranza è quella di dare luogo a una politica di rigore già con il prossimo bilancio? Di limitare l’autorizzazione all’esercizio provvisorio alle sole spese di funzionamento, di mantenimento degli organi istituzionali e comunque obbligatorie, in maniera tale che si esprime anzitutto una funzione di impulso acceleratorio al varo della manovra ma soprattutto si evita che possano disporsi spese parametrate su un bilancio concepito in un contesto storico e di bilancio diametralmente opposto a quello che la stessa maggioranza dichiara di voler inaugurare con la prossima manovra.
E’ con questi auspici che ho proposto un emendamento che vincola la possibilità di ricorrere a spese eccessive nel periodo che andrà da oggi fino all’approvazione effettiva del bilancio.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Un’osservazione di carattere generale sui tempi dell’esercizio provvisorio, perché se è vero che lo scorso anno siamo riusciti ad approvare il bilancio entro la fine dell’anno, non può sfuggire a nessuno, nemmeno al proponente l’emendamento, che il primo limite di cui dobbiamo tener conto è il fatto che in questi minuti la Camera ha licenziato la legge finanziaria che deve tornare al Senato e la cui approvazione è prevista sotto Natale. Pensare di approvare il bilancio regionale prima della legge finanziaria è un atto non solo temerario ma insulso.

Giacomo BUGARO. Però l’anno scorso...

Pietro MARCOLINI. L’anno scorso lo facemmo per un motivo diverso: perché il Dpef dello scorso anno, a differenza di quello di quest’anno stabiliva, in base alla legge 76, le coordinate economico-finanziarie. Come lei sa il Dpef nazionale di quest’anno, ritardato di un mese, si è limitato ad avanzare le cifre per il rispetto del patto di stabilità europeo, rinviando tutte le coordinate economiche e finanziarie alla legge finanziaria, cosa che ha impedito a tutti gli enti locali e alle Regioni di programmare finanziariamente in maniera responsabile.
Quindi apprezzo la denuncia delle responsabilità nazionali e il senso di responsabilità che regionalmente abbiamo assunto per non mettere il Consiglio regionale in condizioni di discutere fantasiosamente della vita finanziaria... (Interruzione). Abbiamo fatto una concertazione dichiarando esattamente i limiti, parlando delle risorse certe di carattere europeo perché garante da una programmazione pluriennale e dai tributi impiegati, in base ai primi tre titoli di bilancio e alle addizionali di gestione regionale. Se lei avrà tempo e modo di sentire quelli che noi abbiamo consultato e con cui abbiamo cercato di concertare la proposta di bilancio, avrà la conferma di quello che le dico. Questo per quello che riguarda i ritardi presunti, che sono semplicemente una registrazione delle responsabilità del Governo nazionale.
Per quello che riguarda l’esercizio provvisorio, per dodicesimi possiamo operare anche in assenza dell’emendamento. Se c’è l’insistenza nel presentare questo emendamento esprimo una valutazione assolutamente contraria perché inutile. Possiamo spendere per dodicesimi, riservandoci di valutare la necessità di una proposta di un Consiglio regionale con la discussione dell’autorizzazione all’esercizio provvisorio la prossima settimana. Mi permetto di far rilevare come dagli accordi preliminari e anche da un minimo di buon senso, negare l’esercizio provvisorio significa negare la funzionalità minima dell’ente amministrato. Se ne assuma la responsabilità la minoranza: saprà che i pagamenti, comprese le indennità dei consiglieri regionali e di tutti i dipendenti vengono sospese per il periodo equivalente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli per dichiarazione di voto.

Guido CASTELLI. L’assessore Marcolini ha detto cose inesatte. Innanzitutto non ha risposto all’obiezione principale: che l’esercizio provvisorio fa riferimento ad un bilancio di previsione in cui gli stanziamenti erano enormemente superiori, almeno del 10%, stante le sue dichiarazioni, rispetto a quelli annunciati per effetto della manovra di rigore. Nel mio emendamento si prevede la possibilità di far luogo all’esercizio provvisorio ma limitatamente alle spese per il funzionamento degli organi istituzionali, del personale e comunque alle spese obbligatorie. (Interruzione dell’assessore Marcolini). Allora non ha detto una cosa corretta quando mi ha accusato di voler non pagare le indennità e gli stipendi.

Pietro MARCOLINI. Lei tenta di salvare soltanto la sua indennità.

Guido CASTELLI. No, tutt’altro. Io tento di evitare che nei primi due mesi la Giunta possa saccheggiare il bilancio per poi dire “abbiamo fatto rigore finanziario tagliando il 10%”, quando fra gennaio e febbraio, teoricamente, potrebbe disporre di risorse almeno superiori al 10% di quello che risulterà dal bilancio. In soldoni avremmo un bilancio di rigore da marzo fino a dicembre e una disponibilità di spesa non voglio dire allegra, ma certo più vivace, fra gennaio e febbraio. Credo che sia interesse dell’Assemblea elettiva limitare la possibilità che nelle more dell’approvazione della politica di rigore si possa invece impegnare denari sulla base di un bilancio che prevedeva 550 milioni di uscite e 450 milioni di entrate. Noi abbiamo quadrato il bilancio utilizzando per circa 320 miliardi di vecchie lire, il fondo dei residui perenti, cioè abbiamo quadrato il bilancio prendendo soldi che avremmo dovuto accantonare per il pagamento dei nostri debiti. Tutto ciò fotografa un deficit sommerso che a nostro modo di vedere deve destare preoccupazione, quindi ben venga l’esercizio provvisorio ma ben venga un emendamento che, limitando la discrezionalità della Giunta consenta di arrivare celermente all’inaugurazione della politica di rigore senza che per 3-4 settimane si possa preparare la festa, preparandosi anche a gabbare il santo e quindi disponendo di somme parametrate rispetto a un bilancio drogato come quello dell’anno elettorale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Il mio non è un intervento ma una richiesta di precisazione all’assessore Marcolini. Chiedo di spiegare i motivi perché siamo arrivati a dover votare l’esercizio provvisorio.

PRESIDENTE. Siamo in dichiarazione di voto, quindi andava eventualmente fatto prima.

Giacomo BUGARO. Chiedo scusa e chiedo se è possibile avere questa precisazione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. L’unico argomento per cui chiediamo l’esercizio provvisorio, è che abbiamo sperato fino all’ultima settimana di avere la legge finanziaria approvata per poter inserire nel bilancio le coordinate — che sono una parte fondamentale del bilancio regionale — con le risorse trasferite dallo Stato. Purtroppo, come voi sapete, questa mattina la Camera ha approvato e la navetta fa ancora il percorso iniziale che è quello da cui proviene, il Senato, per approvare. Quindi fino alla settimana prossima non possiamo inserire le coordinate nazionali nel bilancio regionale.
La Conferenza dei presidenti di gruppo ha già concordato e approvato — sembra semplicemente una ritorsione senza movente politico — di approvare il bilancio il 23 gennaio, quindi la cosa che noi chiediamo è esattamente di poter gestire l’esercizio provvisorio nelle more della discussione che il Consiglio regionale potrà fare, avuti gli inserimenti della legge finanziaria distribuita per settore e per territori, come abbiamo fatto tutti gli anni. Quindi è semplicemente un riferimento di questo tipo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il mio intervento rapidissimo è per dire che le critiche di Castelli sono, da un punto di vista formale, apprezzabili, soprattutto nel metodo, soprattutto nella prospettiva che il bilancio 2006 comporti per questa Regione la rivisitazione soprattutto nell’ottica del contenimento delle spese superflue, delle spese non necessarie, a volte noi le chiamiamo sprechi. Quindi avere un esercizio provvisorio basato per dodicesimi sul 2005 mette la Giunta nelle condizioni di spendere più di quello che realmente potrebbe fare.
Dal punto di vista morale, della responsabilità di chi governa una regione riteniamo che l’esercizio provvisorio vada concesso, perché tra l’altro risulta a noi che questa Regione già dal mese di dicembre non paga più le fatture per rispettare il patto di stabilità e riteniamo altamente lesivo, questo, degli interessi di tante aziende e di tanti fornitori di questa Regione.
Per questo la nostra proposta è di astensione, con una raccomandazione nell’esplicitare l’azione di spesa con un’ottica di cautela.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento del consigliere Castelli.

Il Consiglio non approva

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione. Si tratta della dichiarazione d’urgenza.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.

Roberto GIANNOTTI. Come “è tolta”?

PRESIDENTE. L’accordo è che ci rivediamo alle 15. Alle 13,25 è stata votata la prosecuzione della seduta unicamente per concludere la discussione generale della proposta di legge 49, poi votare la legge relativa all’esercizio provvisorio del bilancio e sospendere fino alle 15.

Roberto GIANNOTTI. E’ un problema di serietà. Noi siamo tutti residenti fuori Ancona e abbiamo dieci argomenti importanti all’ordine del giorno. In un’ora possiamo fare due leggi.

Sara GIANNINI. Ha già votato l’aula.

Roberto GIANNOTTI. Qual è il problema? Lei sa meglio di me che i consiglieri regionali della provincia di Pesaro alle 20 hanno un impegno istituzionale, quindi abbiamo l’esigenza di andarcene alle 19,30. Se questo avviene soltanto perché qualcuno vuol andare a fare la “pennichella” o mangiare a casa... La volontà del Consiglio è sovrana. La Giunta faccia la proposta di continuare.

PRESIDENTE. Ma è già stato votato...

Roberto GIANNOTTI. Sei politicamente scorretto, così come è scorretta la Giannini, perché questa mattina ho chiesto a tutti i gruppi.

La seduta, sospesa alle 13,55,
riprende alle 14,00

Presidenza del Vicepresidente
ROBERTO GIANNOTTI

PRESIDENTE. Secondo quanto concordato nella Conferenza dei presidenti di gruppo proseguiamo la seduta del Consiglio con la trattazione della proposta di legge n. 51 ad iniziativa della Giunta.
Pongo in votazione la proposta di prosecuzione della seduta.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione generale): «Modificazioni alla legge regionale 1 giugno 1999, n. 17: costituzione Società regionale di sviluppo» Giunta (50)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 51 ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Favia.

David FAVIA. Si propongono alcune modifiche alla legge istitutiva della Società regionale di sviluppo che tutti noi conosciamo come Svim. Queste modifiche comportano una razionalizzazione dell’ente. Le due modifiche principali sono rispetto alla mission dell’ente e alla composizione dell’organo amministrativo che viene “dimagrito” da 5 componenti all’amministratore unico nominato dalla Giunta, così come il direttore generale, con emendamento del quale poi discuteremo, nel mentre la nomina dell’organo amministrativo viene riservata al consiglio di amministrazione con la presidenza riservata alla minoranza.
Con l’articolo 1 si abroga il comma secondo dell’art. 1 della legge istitutiva. Con l’art. 2 si ridisegna l’articolo 3 della legge istitutiva che tratta dell’oggetto sociale, quindi questo è probabilmente l’articolo più importante, in quanto viene chiesto all’organo amministrativo di modificare lo statuto in maniera che l’oggetto sociale consista: nella progettazione, ove necessario nella realizzazione degli interventi di attuazione del programma regionale di sviluppo, del Pit regionale, dei piani settoriali e degli interventi comunitari; nella gestione delle partecipazioni acquisite dalla disciolta Società finanziaria regionale Marche nonché di quelle del disciolto Esam e nell’assunzione di partecipazioni in rappresentanza della Regione in società o enti che perseguano finalità di ricerca e innovazione o che realizzino interventi ritenuti, in base agli atti di programmazione e pianificazione, indispensabili alla modernizzazione produttiva e allo sviluppo economico delle Marche e non utilmente forniti dal mercato.
Con il secondo comma si dà alla Svim l’incarico di promuovere e favorire la fusione delle società partecipate nelle quali operano i laboratori tecnologici, in un’unica società per l’innovazione e il trasferimento tecnologico alle piccole e medie imprese e a ciò è collegato il comma quinto dell’articolo 6.
Con l’articolo 3 della legge si propongono delle modifiche all’articolo 4 della legge istitutiva della Svim, cioè si propone che la società sia amministrata da un amministratore unico anziché da un consiglio di amministrazione nominato dalla Giunta regionale e che il collegio sindacale sia composto di tre sindaci effettivi e due supplenti nominati dal Consiglio regionale con proposta di candidatura per la presidenza del Consiglio regionale riservata alla minoranza.
Poi ci sono tutta una serie di commi che tendono a sostituire le parole “consiglio di amministrazione” presenti nella legge istitutiva, con le parole “amministratore unico”. E’ un concetto tecnico. L’articolo 4 modifica il comma 1 dell’articolo 5. Si tratta di una “ripulitura” della legge sulla scorta delle modifiche che vengono proposte. Con l’art. 6, norme transitorie e finali, si autorizza la Giunta a compiere gli atti necessari ai fini dell’acquisizione dell’intero capitale sociale della Svim, che è un’altra delle operazioni di razionalizzazione che vengono fatte. Viene prevista la copertura degli oneri per l’attuazione di questa legge, viene disposto che per dare attuazione alle disposizioni della presente legge, entro 30 giorni venga convocata l’assemblea straordinaria della Svim e che entro 60 giorni dalla data della modifica dell’atto costitutivo e dello statuto della società la Giunta nomini l’amministratore unico e il collegio sindacale. Sono fatte salve le candidature presentate alla data di entrata in vigore della legge purché in regola con la normativa regionale ed è previsto che possano essere presentate ulteriori candidature entro 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge.
Ovviamente alle nomine da fare si applicherà, come previsto dal comma 4 ter la legge 34 ed è previsto, ovviamente, per dare consequenzialità all’organo amministrativo, che gli organi attualmente in carica, che altrimenti decadrebbero il 16 di questo mese, continuino ad operare fino a che non vengano nominati il nuovo amministratore unico e il nuovo collegio sindacale. E’ previsto inoltre dal comma 5 che fino alla fusione in un’unica società per l’innovazione le società partecipate dalla Svim nelle quali operino i laboratori tecnologici possano beneficiare dei finanziamenti, degli interventi di cui alla legge 20 del 2003 solo per finanziare progetti presentati congiuntamente. Questo per essere consequenziali con quanto previsto precedentemente, cioè con l’obiettivo che ci si propone di giungere, per questi enti, alla fusione in un’unica società.
L’art. 7 contiene la dichiarazione d’urgenza.
Mi sembra che la legge sia piuttosto semplice nel razionalizzare l’oggetto sociale e gli organi amministrativi, il che consentirà, oltre ad un miglioramento nella attività della Svim, anche dei risparmi.
Invito l’aula a votare favorevolmente questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Noi siamo perplessi, forse più perplessi di quanto lo siamo stati per le altre modifiche, le altre riforme o soppressioni in atto, perché riteniamo che in questa legge di modifica nulla cambia in merito alle funzioni o allo spirito che avrebbe ispirato, motivato tutta la revisione di questi enti che doveva essere una sorta di razionalizzazione che doveva portare a un migliore funzionamento e a una eliminazione di doppioni e di sprechi riguardo a questi enti di secondo grado. Non vediamo questa incisività nella modifica della Svim ma piuttosto delle modifiche che vanno probabilmente a peggiorare il funzionamento di questa società sotto vari punti di vista.
Le nostre perplessità, che potrebbero anche evidenziare una nostra contrarietà nella votazione: vedremo come si svilupperà la discussione e quale spazio avranno i nostri emendamenti, sono state condivise, nelle audizioni, da notevoli soggetti auditi, sia i sindacati che hanno espresso perplessità, sia le varie categorie sociali chiamate a dire la loro.
In particolare riteniamo le maggiori criticità di questa riforma, che poi si esprime in pochissimi articoli, riassumibili sui seguenti punti.
Prima di tutto, se per razionalizzazione, per risparmio questa Regione intende la semplice eliminazione tout-court, come avvenuto con questa legge, dei rappresentanti della minoranza, la eliminazione del pluralismo del consiglio di amministratore ridotto ad un amministratore unico, se è questa l’idea di razionalizzazione siamo preoccupati, addirittura abbiamo proposto — e vedremo se c’è la disponibilità di accogliere — riducendo e seguendo il filo del vostro ragionamento perverso, cioè che il consiglio di amministrazione a tre o a cinque equivalga a sprechi, la presenza addirittura di consiglieri di amministrazione non remunerati, con remunerazione del solo presidente della società. Vedremo se questo avrà seguito. Perché dico ragionamento perverso? Perché significherebbe avere partorito davvero il topolino, significherebbe avere abortito una sorta di creatura che peraltro, Presidente, era il suo fiore all’occhiello: fu lei che volle questa Svim fortemente quando era Vicepresidente e credo che come tale dovrebbe difenderne la funzionalità ed anche la collegialità di questo consiglio di amministrazione. Invece pare che tutto si riduca a trasformare in amministratore unico questo consiglio di amministrazione. Su questo faremo una forte battaglia in difesa della minoranza ma in difesa proprio di un pluralismo, di una collegialità che non può mancare in un Consiglio che vede peraltro inalterate, se non aumentate le proprie funzioni, perché non è che da questo la Svim esca ridotta nelle sue funzioni. Può decidere, può programmare, può fare, può gestire gli enti e i centri di servizio forse come e più di prima.
Altro punto di criticità sono i centri di servizio, di cui si auspica la fusione in un unico centro di servizi regionale con modalità non chiare, con un percorso non preciso. Si evidenzia la possibilità e addirittura si dice al secondo comma dell’articolo 2 che la Svim promuove e favorisce la fusione delle società partecipate nelle quali operano i laboratori quindi i centri di servizi che conoscete meglio di me, e non si dice come questo percorso avverrà. Su questo i centri di servizi hanno espresso le loro forti perplessità, perché vedono la loro funzionalità messa in pericolo. A maggior ragione dalla norma transitoria che parla di un finanziamento di questi centri nel periodo transitorio, non meglio specificato se finanziamento aggiuntivo, se finanziamento sostitutivo. Qualora sia sostitutivo vuol dire che — sono gli stessi centri di servizi a dirlo — questo finanziamento non andrebbe a coprire neanche la minima parte dei loro bisogni. Sappiamo che tipo di necessità e di bilanci pesanti hanno questi centri, sappiamo che il finanziamento regionale è per loro vitale. Si prospetta un ridimensionamento anche da un punto di vista finanziario.
Riteniamo quindi che mentre per gli altri enti delle modifiche sostanziali siano avvenute, qui sono state mantenute intatte, se non potenziate, le funzioni, quindi gli scopi, quindi le ragioni per cui la Svim è stata costituita, aumentata di responsabilità riguardo questi processi di fusione che dovrebbe favorire, con però la riduzione dei mezzi e soprattutto questa forte penalizzazione che nel consiglio di amministrazione andrebbe a subire proprio la partecipazione della minoranza o comunque di un Consiglio plurale, perché non va bene tre, non va bene cinque, ma almeno tre riteniamo sia il numero minimo per garantire una sorta di controllo sul tutto.
Ci si dice che la riserva della presidenza del collegio dei revisori alla minoranza possa costituire un equo correttivo; riteniamo che si confondano i due piani, perché significa veramente fare confusione ed essere approssimativi e sommari nelle valutazioni, poiché un conto è la funzione del collegio sindacale, un conto la funzione decisionale del consiglio di amministrazione. Quindi riteniamo che ben poca cosa sia la comunque apprezzabile riserva del collegio sindacale alla minoranza.
A questo subordiniamo il nostro parere e la nostra valutazione su questa riforma della Svim che di per sé non è apprezzabile, che non ha nulla degli scopi per i quali era stata invocata, per i quali abbiamo sentito a luglio parlare di necessaria e doverosa proroga dei consigli di amministrazione in carica di tutti gli enti, fra cui la Svim, proroga poi avvenuta in attesa di qualcosa che sicuramente non c’è stato. La Svim probabilmente è la creatura più sacrificata e più abortita della situazione, in questo esame che facciamo oggi. Chiediamo, quanto meno, che si ponga un rimedio, reintegrando nel plenum il consiglio di amministrazione, altrimenti non potrebbe che essere letta come una sorta di epurazione, come un vulnus forte alla partecipazione, alla democrazia, non giustificata, se non vogliamo prenderci in giro, da nessuna esigenza finanziaria, perché parlare di risparmio quando addirittura abbiamo offerto, con emendamenti, la presenza gratuita di consiglieri di minoranza, comunque di altri due consiglieri, di maggioranza e di minoranza, purché non sia uninominale l’amministratore, non è davvero il caso. Se non vogliamo prenderci in giro, non ci sono motivazioni né politiche, né finanziarie, né di razionalizzazione che tengano.
A questo, in particolare ed anche a una maggiore parecchia di questo percorso di fusione dei centri servizi condizioniamo il nostro parere, il nostro voto finale. Quindi un giudizio decisamente di perplessità e di criticità espresso come relazione di minoranza.


PRESIDENTE. La seduta è sospesa. Riprenderà alle 15.

La seduta è sospesa alle 14,20