Resoconto seduta n.2 del 11/05/2005
La seduta inizia alle 10,55



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 1 del 2 maggio 2005.

(E’ approvato)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:

— n. 1, in data 3 maggio 2005, ad iniziativa dei consiglieri Viventi, Massi e Lippi, concernente: «Recupero ai fini abitativi dei sottotetti esistenti», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 2, in data 9 maggio 2005, ad iniziativa del consigliere Ceroni, concernente: «Modifica alla legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 avente ad oggetto: riorganizzazione del Servizio Sanitario Nazionale», assegnata alla V Commissione in sede referente.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 1 dei consiglieri Massi, Viventi, Lippi, Santori, Capponi, Pistarelli, Romagnoli, Castelli, Ceroni, Bugaro, Cesaroni, Brini, Ciccioli, D’Anna, Giannotti e Tiberi: «Due diligence del bilancio regionale»;
— n. 2 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli: «Ritiro contingente italiano dall’Iraq».




Discussione sulle comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, svolte nella seduta del 2 maggio 2005, concernenti: “Illustrazione del programma di governo e presentazione degli assessori"

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: Discussione sulle comunicazioni del Presidente della Giunta regionale, svolte nella seduta del 2 maggio 2005, concernenti: “Illustrazione del programma di governo e presentazione degli assessori".
Voglio ricordare all’aula che le determinazioni prese alla Conferenza dei presidenti di gruppo sono di assegnare dieci minuti per gli interventi singoli di tutti i consiglieri, tranne i capigruppo che possono raddoppiare a 20, indicando però il consigliere che rinuncia all’intervento e l’altra determinazione che è stata presa attiene all’applicazione del regolamento di iscriversi ad intervenire entro i primi 30 minuti. Vi propongo, inoltre, di fare questo dibattito in seduta continua.
Ha chiesto di parlare il consigliere Massi. Ne ha facoltà.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, colleghi; sento di rivolgere alla Giunta presentata dal Presidente Spacca gli auguri più sinceri per un buon lavoro di questa legislatura. Credo che anche la diversità dei ruoli non ci consenta in alcun modo di sperare che le cose vadano male nell’interesse della nostra comunità. Devono andar bene, non possiamo pensare che vadano male soltanto per i nostri interessi di bottega, quindi prima ancora del mio intervento voglio augurarvi buon lavoro, assicurando, per quanto mi riguarda, la massima collaborazione e lealtà perché in quest’aula si facciano gli interessi della comunità marchigiana.
Prima ancora del mio intervento voglio veramente augurarvi buon lavoro, assicurando, per quanto mi riguarda, la massima collaborazione e lealtà perché in quest’aula si facciano gli interessi della comunità marchigiana.
Noi non abbiamo posto molta attenzione ai dosaggi — non sono uno scandalo: nella politica esistono — che hanno caratterizzato le motivazioni profonde della formazione dell’Esecutivo e di tutte le conseguenze che ci sono negli assetti delle Commissioni. Noi non gridiamo alcuno scandalo per questo, diciamo solo che comprendiamo come una maggioranza estremamente articolata e composita possa avere costretto il Presidente Spacca a un lavoro così difficile che probabilmente è stato più facile formare il governo di Baghdad che non quello delle Marche.
Si è parlato molto degli esterni, delle deleghe, del numero. Ricorderete come alcuni dei consiglieri di minoranza — ricordo la posizione di noi del gruppo Udc — dicevano di lasciare da parte certe ipocrisie, quando proponevamo a tutti di puntare a un numero di 50 consiglieri per questo Consiglio. Ricordo invece il segretario dei Ds Vannucci — non me ne voglia se faccio questa battuta — che ci ammoniva, affermando “ma cosa dite? Non si devono aumentare i consiglieri, non dobbiamo dare questo messaggio alla comunità marchigiana”. Invece oggi, con gli assessori andiamo a 46 componenti, quindi abbiamo superato di colpo tutte le ipocrisie estive.
Dico questo non per fare una polemica ma per dire che nei rapporti tra noi cerchiamo di toglierci da certe strategie che sono solo di facciata e da certe promesse che poi sappiamo non possono essere rispettate.
Nel merito delle deleghe faccio un appunto, con sorpresa< finale per chi avesse non visto certe situazioni: i servizi sociali e l’immigrazione stanno insieme all’ambiente, le politiche giovanili insieme ai lavori pubblici, il volontariato insieme alla tutela della salute, viabilità, porti e aeroporto con l’urbanistica, trasporti e reti di trasporto insieme al bilancio, forestazione insieme all’agricoltura, ma politiche per la montagna insieme ai lavori pubblici e alle politiche giovanili, energia e fonti rinnovabili insieme ad industria e artigianato ma le risorse idriche insieme all’urbanistica e la gestione rifiuti insieme ai servizi sociali. Firmato: Venturi della Cgil.
Una critica che condivido, non me ne voglia neanche Venturi, non la utilizzo più di tanto, però per dire come effettivamente questa fase sia stata molto caotica e non è criticata soltanto dalla minoranza.
Le altre due cose che emergono — qui devo chiedere ancora comprensione agli assessori esterni — riguardano anzitutto lo sconcerto per la quota di assessori esterni che viene presentata nell’Esecutivo. Non ho nulla contro gli assessori esterni, che conosco anche personalmente e che stimo personalmente. Mi chiedo se il meccanismo democratico è tale, così profondo da collegare al consenso elettorale i poteri dell’Esecutivo. C’è una ratio che posso condividere e l’ho detto anche ufficialmente, quindi non ho alcun problema: quando si chiede a Solari di ricoprire l’assessorato alla cultura è un messaggio, è la richiesta a un tecnico che può spendere la sua immagine ma anche l’immagine della Regione per il rilancio di un settore che ha bisogno, di cui abbiamo sempre parlato anche nella campagna elettorale. Solari non è stato nella politica, quindi è l’eccezione del tecnico esterno che viene chiamato nell’Esecutivo.
Per quanto riguarda le altre figure — ripeto, nulla di personale — quando trovo una quota così alta di assessori esterni che non hanno partecipato alla competizione elettorale, vi assicuro che questo disagio c’è nella comunità marchigiana, nel cogliere questo aspetto. Qui non c’entrano i valori e le capacità professionali delle persone, se mai posso dire che per quanto avvenuto relativamente alle designazioni per la Giunta e a quello che sta per avvenire, probabilmente c’è una osmosi eccessiva, una commissione accentuata tra tecnici e politici, per cui l’interscambio tra tecnici che portiamo al ruolo politico e politici non eletti o rimasti delusi del risultato che ci apprestiamo a vedere nei ruoli tecnici, in questa regione, rispetto alle altre, di tutti i colori, assume una connotazione abbastanza marcata. Vedremo.
Noi non siamo qui a esprimere pregiudiziali, siamo qui a dire buon lavoro con tutto il cuore, sperando che certe contraddizioni con il tempo si appianino.
Si sa del disagio di alcune categorie che volevano Petrini all’industria e artigianato e se lo trovano all’agricoltura, volevano Moruzzi all’agricoltura e non se lo ritrovano. Non è questo che ci fa scandalo: se mai è capire come in certi territori ci sia stata la captatio benevolentiae — per esempio nel Fermano — per cui trovavo persone fortemente irregimentate sulla mission finale che doveva essere “noi votiamo qui, perché Petrini sarà l’assessore all’industria e artigianato”. Mi spaventa una forzatura di questo sistema di captatio benevolentiae molto profondo, che si è rivelato sicuramente vincente per la maggioranza, però crea disagio dopo, crea disagio nel mentre, perché quando il patto sembra essere patto, a detta di alcuni, tra poche persone, in una piccola stanza, sicuramente la politica conta abbastanza poco, però ognuno è responsabile della fiducia che è riuscito a dare o ricevere, quindi questo non inclinerà sicuramente i nostri rapporti. Lo sottolineo perché è un fatto anomalo. Quando vedo esponenti dell’industria che dicono “ci avevano promesso il tale assessore, poi non è stato fatto”, mi chiedo come il mondo della politica possa impegnarsi su una persona, su una delega nei confronti di categorie, come certe categorie possano pretendere dal mondo politico, che ci sia Tizio con quella delega e con quel posto. Cerchiamo di chiarire qual è il rapporto tra politica e cittadino, non ci lamentiamo poi che ci sono distorsioni, critiche eccessive, critiche anche facili, come ho letto questa mattina su un quotidiano che parla di sprechi per i gruppi costituiti da Massi e Spacca.
Entro velocemente su quattro argomenti. Per il bilancio abbiamo chiesto la certificazione; l’abbiamo chiesta nella precedente legislatura e la vogliamo adesso, a inizio legislatura. Una lotta forte nei confronti della delocalizzazione, fenomeno impressionante, incontrollabile delle nostre imprese verso l’estero. Nel programma questo non è ancora sufficientemente toccato.
Questo non è il programma di legislatura, questa è una dichiarazione di buona volontà dell’Esecutivo che spero a settembre-ottobre riporterete qui, con gli obiettivi, i tempi, le responsabilità, il vero piano degli obiettivi: tempo, modalità, risorse, personale.
Sulla governance non c’è scritto chi fa che cosa, quindi si prende atto della volontà di decentrare ma chi fa che cosa non è sottolineato, né potrebbe essere ottenuto adesso.
La famiglia è stato un motivo fondamentale della nostra campagna elettorale: non è la destinataria di interventi, deve essere la protagonista del servizio sociale fondamentale e del welfare di questa regione. La famiglia protagonista, non destinatario. Questo non risulta, purtroppo, dal programma.
Ma debbo fare un ultimo appello, e chiudo. Il Presidente Spacca ha detto nel programma: “utilizzeremo anche gli apporti della Casa delle libertà”. Questo ci fa molto piacere. Allora guardiamoci in faccia e precisiamo che nell’ultima legislatura le proposte di legge della Casa delle libertà sono state tutte bloccate, anche quando nei corridoi ci dicevamo “bravo, sono d’accordo con te, mi piace la proposta”, poi per una “ragion di Regione” si bloccava. A livello parlamentare vi sono proposte di legge che portano il nome di parlamentari della minoranza. Se avvenisse anche qui non credo sarebbe uno scandalo: ce l’hanno chiesto i cittadini, in campagna elettorale, ci hanno detto “mettetevi a lavorare nell’interesse di tutti e smettetela con le divisioni pregiudiziali”. Qui abbiamo cambiato due lettere di alfabeto su proposte di legge che tutti condividevano, solo perché erano state proposte dalla minoranza: parlo della proposta per gli impianti sciistici. Erano tutti d’accordo, si è cambiato una “e” con una “o”, perché la maggioranza doveva firmare la proposta di legge.
Dobbiamo avere meno faziosità fra noi. Se ciò è dipeso da noi ce ne scusiamo davanti a tutti, se è dipeso da voi bisogna che vi limitiate. Nessuno deve averne. Culturalmente dobbiamo dare un messaggio, a questa nostra comunità, che qui dentro non si commettono faziosità. Un esempio: ricordate la polemica del 25 aprile? Si è contesto la non partecipazione di forze politiche alle celebrazioni del 25 aprile. Poi è avvenuto che a Recanati il sindaco non ha potuto parlare perché ci sono state contestazioni di gruppi e associazioni della sinistra. Poi è avvenuto che a Udine una Medaglia d’Oro della Resistenza, una partigiana della Brigata Osoppo, solo perché era della Democrazia cristiana, non ha potuto parlare. Diciamo allora che dobbiamo avere più educazione noi, ma anche comunicarla all’esterno, anche con gli esempi, anche con la nostra testimonianza.
Io ho detto ai giovani di Fabriano, che a un comizio mi fischiavano costantemente, “non mi offendo affatto che voi mi fischiate, vorrei solo che qualcuno avesse detto di ascoltare prima di fischiare”.
Sapete perché dico queste cose che sono ovvie, banali, scontate? Cerchiamo di fare convegni che non siano l’orgia della maggioranza, per cui ogni convegno tematico — Regione, Province, Comuni, Comunità montane, associazioni — tutto di un colore. Cercate di aprire anche a un esponente della minoranza: sarebbe già una comunicazione di tranquillità, di serenità. Negli organi di informazione, sulla stampa della Giunta e del Consiglio, vi sia un messaggio veramente di rispetto. Debbo dire che ho apprezzato che nella precedente legislatura, dall’Ufficio di presidenza del Consiglio — ringrazio il Presidente e tutti i componenti dell’Ufficio — c’è stato un pluralismo in più. Deve continuare su questa strada, deve interessare anche la Giunta e gli assessorati, perché dobbiamo assolutamente creare un dialogo, in questa Regione, anche fuori di questa stanza, fra le istituzioni, fra gli esponenti politici che diano un messaggio forte. Soprattutto ricordate ai nostri giovani che non devono scegliere solo sul grido, sull’immagine, sulla maggioranza precostituita, sulle cose che non cambiano mai, ma abbiano il coraggio di guardare anche dietro lo schermo che appare quotidianamente.
A questo credo e credo che il nostro lavoro debba essere improntato, a parte il rispetto fra noi, a un messaggio forte nei confronti della comunità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, colleghi consiglieri, assessori, prendo la parola con una qualche trepidazione, con l'emozione di chi torna in questa aula consiliare per un secondo mandato dopo aver sostenuto il giudizio dell'elettorato sul lavoro fatto e soprattutto dopo aver confrontato con i cittadini alcune direttrici di lavoro che hanno guidato il programma elettorale dell'Unione.
E' dunque la trepidazione di chi vuol essere all'altezza delle tante aspettative che ciascuno personalmente e tutti noi insieme abbiamo suscitato nelle Marche.
Lei, Presidente della Giunta è la persona che incarna l'unità della regione, colui che i cittadini hanno scelto per guidare lo sviluppo nella nostra regione, per governare.
Noi consiglieri siamo gli occhi, le orecchie, le bocche dei cittadini, noi rappresentiamo la diversità e la grande pluralità delle risorse e delle aspettative dei marchigiani.
Lei è qui per fare sintesi, noi siamo qui per rappresentare tutti nella unità. Lei ha il compito di guidare il cambiamento, noi quello di far partecipare tutta la comunità marchigiana a questo cambiamento, in un confronto costante tra le proposte della maggioranza e quelle dell'opposizione.
E con trepidazione noi vogliamo essere all'altezza di questo grande compito.
La società marchigiana ha fame di partecipazione. Delusa e disillusa dal Governo nazionale anche sulla capacità di coinvolgimento guarda al governo della Regione con grande fiducia. Noi saremo all'altezza di questa sfida che noi abbiamo proposto agli elettori e che con il voto gli elettori ci hanno rilanciato.
Dunque noi siamo qui per governare e per rendere ragione ogni giorno ai cittadini delle nostre scelte. Noi vinceremo la sfida di far contare il Consiglio regionale per quello che deve essere e cioè il luogo dell'indirizzo politico e della verifica. Non useremo questa aula per rincorrere una vuota quanto inutile visibilità personale o di gruppo.
Dopo aver tanto discusso con i cittadini sui temi dello sviluppo, dei diritti, della salute, dell'ambiente, della cultura, ora ci interessa dimostrare che la politica sa far seguire alle parole i fatti.
Lavoreremo per rendere più partecipato e consapevole il processo legislativo e studieremo strumenti più adeguati per il controllo sia in termini di efficacia amministrativa che di rispondenza all'indirizzo politico.
Siamo interessati a scrivere una pagina nuova nel rapporto tra Giunta e Consiglio, tra Regione ed enti locali, tra pubblica amministrazione e società civile. Salutiamo con grande cordialità la Giunta regionale alla quale assicuriamo e chiediamo collaborazione.
Il Presidente ha esercitato in larga parte le prerogative che gli competono, ha assunto responsabilità anche personali nello scegliere i principali collaboratori politici e merita per questo una valutazione nel merito, scevra da preconcetti e da schematismi politici.
Sono anche un po' stupita delle dichiarazioni del consigliere Massi che conosciamo per un cultore delle istituzioni, nel momento in cui punta il dito sul numero degli esterni. Ormai nella legislazione moderna è evidente che la Giunta è la squadra politica del Presidente, la squadra che il Presidente sceglie, attingendo sia dagli eletti che dagli esterni, perché l'efficacia sia piena, per avere una massima efficacia amministrativa. Quindi è un pregiudizio dire che la Giunta che non venga dagli eletti ha minore efficacia, perché gli elettori hanno votato per eleggere dei consiglieri regionali, non hanno votato per eleggere degli assessori. E' il Presidente, così come il sindaco, così come il presidente della Provincia che sceglie i propri collaboratori politici, quindi mi sembra una polemica gratuita.
Nei confronti degli enti locali e delle molteplici articolazioni della comunità marchigiana sappiamo di dover colmare un deficit di coinvolgimento nel progetto prima ancora che nelle azioni legislative e amministrative. Su questo versante saremo vincenti se sapremo lavorare insieme, non solo Giunta e Consiglio, ma anche pubblici amministratori e forze politiche di centro-sinistra che sostengono i governi della regione, delle province e dei comuni. La maggioranza è interessata ad un confronto serrato con la minoranza sui problemi e sulle relative soluzioni per continuare a mostrare agli elettori modelli diversi di sviluppo e sostenere il giudizio sulle politiche e non sugli slogan accattivanti.
Non c'è tempo per entrare nell'analisi del voto, ma credo che anche i colleghi dell'opposizione abbiano capito che ha vinto non chi delegittima l'avversario, ma chi sa proporre un progetto di governo credibile.
Noi siamo qui per mantenere fede all'impegno alla unità. L'Unione ha vinto per l'unità che ha saputo mettere in campo e la credibilità delle persone chiamate ad incarnare questa unità. Le discussioni di queste settimane hanno messo a dura prova questa unità. Sono tutte ascrivibili ai meccanismi della legge elettorale che noi abbiamo voluto superare ma che la fretta del Governo nell'indire le elezioni ci ha impedito di attuare.
Ora deve tornare la politica e tutti noi dobbiamo sentirci impegnati a ricomporre quanto prima l'Unione. Noi siamo qui per sperimentare l'Ulivo, finalmente.
Sedici consiglieri hanno compreso, nel mentre stesso lo spiegavano ai cittadini, la grande potenzialità di questo progetto. Credo che tutti oggi, dai fautori della prima ora agli scettici, ci riconosciamo in un mandato ben preciso ricevuto dagli elettori e non vogliamo deluderlo. Io stessa segretaria regionale di un partito, la Margherita, sarò in questa aula consigliere dell'Ulivo.
Il gruppo federato dell'Ulivo oggi e presto il gruppo unico, rappresenteranno in questa legislatura un grande fattore di stabilità e di semplificazione della politica. Nelle Marche l'Ulivo non è più un sogno, è una realtà. Non è più oggetto di discussione teorica e di mediazione tra partiti, ma è patrimonio dell'elettorato.
Sulla capacità di stare insieme non avremo sconti; anche la composizione dei problemi attuali con lo Sdi dunque non può essere messa in discussione: è per noi un vero imperativo morale.
Signor Presidente, lei conosce la lealtà e la determinazione delle donne e degli uomini che formano la sua maggioranza, sa con quanta pazienza e convinzione abbiamo lavorato ad una alleanza che comprendesse tutti. Non dubiti che continueremo a lavorare per assicurarle una maggioranza stabile e soprattutto che saremo al suo fianco ogni volta che assumerà scelte coraggiose per lo sviluppo della nostra regione. E non temano i cittadini marchigiani che l'Ulivo sarà sempre presente, preparato e fedele al mandato ricevuto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Innanzitutto, anche se orai a distanza di qualche settimana, sento di dover fare un’analisi elettorale, che per chi sta nel centro-destra potrebbe essere scomoda, ma che io ritengo abbastanza importante.
Perché ha vinto Spacca e come ha vinto Spacca? E’ evidente che le Marche, così come tutte le altre Regioni italiane hanno risentito del caso nazionale e il caso nazionale era la valutazione dell’operato del Governo Berlusconi in una fase sicuramente di grande difficoltà. Quello che è accaduto dal punto di vista emotivo, psicologico, è che c’è stato un meccanismo che dal punto di vista tecnico si chiama “identificazione proiettiva”, cioè la gente vede le cose che vuole avere in qualcuno, poi quando questa identificazione, che in parte è un autoinganno, non è come uno se la era costruito da solo, allora nasce la delusione.
Ma non è solo questo. Cosa c’è dietro Spacca e cos’è stata l’alleanza di Spacca? E’ stata un’alleanza vastissima. Dentro l’alleanza, l’Unione, le forze politiche dello schieramento di Spacca si è intravista una alleanza vastissima in cui c’erano sostanzialmente tutti. Quando dico tutti intendo anche coloro che pur non avendo votato Spacca, e ne conosco tanti, hanno comunque fatto parte dell’alleanza stessa. C’erano gli imprenditori, le associazioni di categoria che più o meno visibilmente si sono espressi e comunque hanno fatto capire che concordavano sul progetto, c’era tutto quello che il mestiere politico può mettere in campo dal punto di vista tecnico, mass-mediatico, scientifico e quant’altro.
Con qualche amico di partito, negli ultimi periodi pre-elettorali ed elettorali, scherzavamo sull’uso della comunicazione: aprivamo un giornale qualsiasi e scommettevamo su quante foto di Spacca e su quanti articoli su di lui ci fossero. Uno diceva “due foto e un articolo”, un altro “tre articoli e due foto”. Con questo giochino, in genere ci prendevamo. Il che significa che tutta la professionalità, lautamente sostenuta da un punto di vista finanziario — bisogna dirlo, perché i mezzi e le risorse mi sono apparsi inesauribili — è stata messa in campo. Ma questa alleanza vasta, che è fortissima, talmente forte che per l’attivarsi dei meccanismi della legge elettorale ha bloccato mezzo listino, che doveva essere la quadratura del cerchio dell’alleanza tra le forze che hanno sostenuto Spacca, in realtà è anche un motivo di grande debolezza, perché tutte le cose molto vaste non sono poi mai così coese. Quindi il problema, che è stato risolto brillantemente da questa alleanza in campagna elettorale, sarà con molta più difficoltà risolto successivamente e il primo banco di prova — non mi scandalizzo, perché chi fa politica sa benissimo che l’alleanza fra le forze politiche è sempre complessa, difficile, articolata e tutto il resto — è stata l’assegnazione degli incarichi. E’ stato utilizzato il bilancino financo nella scomposizione delle deleghe, che generalmente sono sempre accorpate, associate per facilità di gestione e che in questo caso vengono scomposte affinché a ognuno sia microscopicamente assegnato un pezzo di potere. Questo è il primo aspetto di debolezza, una debolezza che si rivela anche nei numeri. Non so se sia vero o meno quanto titolato dai giornali, ma la maggioranza assestata, il nocciolo duro è 20 e ci sono quattro consiglieri che più o meno sono stati eletti con l’alleanza di Spacca che sono molto perplessi. Adesso parleranno i consiglieri Rocchi, Binci e quant’altro, però la maggioranza così vasta inizia ad essere scontenta sui numeri ed è stata salvata da una serie di accordi — per esempio per quanto riguarda il consigliere dell’Udeur — che sono passati più a livello nazionale che a livello locale.
L’altra debolezza strutturale di questa Giunta è quella della scarsa rappresentanza dei componenti del Consiglio dentro la Giunta. E’ stato già detto, ma io mi sento di tirar fuori un po’ di memoria storica: su dieci componenti di Giunta, tre sono stati eletti, per quanto riguarda gli altri sette, sei sono nominati dall’esterno e uno fa parte del “listino”. Come tutti sanno ci fu una polemica, nella precedente legislatura, sulla elezione del Presidente del Consiglio Minardi che era stato eletto Presidente dell’Assemblea senza essere passato al vaglio degli elettori come invece è successo questa volta.
Quindi i sei esterni, più uno eletto in quanto premio di maggioranza ma non passato al vaglio degli elettori, sono un motivo di debolezza.
Noi abbiamo le precedenti esperienze. Sono stati assessori Ottaviani, che era stato sindaco di una città abbastanza importante della nostra regione, e Carmen Mattei, non eletti. Il Presidente D’Ambrosio dopo un certo periodo di tempo li revocò, ma non per caso, perché oggettivamente il consigliere regionale ha un peso nell’aula e un peso anche di “contrattazione” nei confronti del Presidente della Giunta. Il consigliere esterno è uno che, su valutazione personale del Presidente della Giunta o su polemica incalzante da parte dei consiglieri regionali eletti, prima o poi è in una condizione di debolezza tale che o rinuncia a portare avanti il suo progetto di assessorato, oppure è costretto a fare le valigie. Cose gi