Resoconto seduta n.23 del 31/01/2006
La seduta inizia alle 11,10



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato ai sensi dell’art. 290 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 22 del 24 gennaio 2006.

(E’ approvato)



Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la proposta di legge n. 79, in data 24.1.2006, ad iniziativa del consigliere Solazzi: «Modifica alla legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7, concernente: “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio mentale e disciplina dell’attività venatoria”», assegnata alla III Commissione.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata, dai consiglieri Massi, Lippi e Viventi, la mozione n. 59: «Emergenza influenza aviaria: gravi danni alle piccole imprese di allevatori avicoli».



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Brandoni.



Commemorazione

PRESIDENTE. Prima di iniziare la seduta vorrei dedicare qualche attimo di attenzione dell’Assemblea alla commemorazione di un consigliere regionale scomparso ieri.
E’ con grande commozione che voglio ricordare, a nome di tutta l’Assemblea, la figura di Alighiero Nuciari, uomo e politico di grande valore ed umanità, deceduto ieri all’età di 65 anni nella sua città natale, Fermo. Medico, militante della Democrazia cristiana, poi esponente di spicco del Partito liberale italiano ed ancora protagonista di varie liste civiche, ha vissuto il suo impegno politico con grande passione e forte radicamento nella popolazione.
Consigliere regionale dal 1990 al 2000, aveva presieduto la V Commissione consiliare sanità ed era stato Presidente del Consiglio regionale delle Marche dal 1992 al 1994. Prima di entrare nell’Assemblea regionale era stato sindaco di Porto San Giorgio dal 1986 al 1989.
Nell’esprimere alla sua famiglia i sentimenti di profondo cordoglio e di partecipazione al suo dolore, propongo di osservare un minuto di silenzio.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)



Proposte di legge (Discussione generale):
«Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2006)» Giunta (73)
«Approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2006 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2006/2008» Giunta (74)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge regionale n. 73 e n. 74, ad iniziativa della Giunta.
Ricordo che la discussione è congiunta sulle due proposte di legge.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, iniziamo oggi la discussione sullo strumento finanziario che regolerà i nostri impegni nell’anno 2006. Lo facciamo all’interno di uno scenario composto da alcuni elementi che derivano oggettivamente dalla legge finanziaria che è stata approvata da poco dal Governo e dal Parlamento nazionali e da alcune scelte che abbiamo fatto in assestamento di bilancio e che sapevamo avrebbero in qualche modo condizionato il bilancio della Regione Marche.
Innanzitutto sappiamo che sono intervenuti tagli significativi, in particolare alle politiche per il welfare, ai trasporti, alla legge sul turismo rispetto alla finanziaria nazionale e riguardo alle scelte che noi abbiamo individuato rispetto all’assestamento c’è anche una nostra volontà a mantenere un impegno che la precedente legislatura aveva assunto con la popolazione delle marche quando si decise l’aumento dell’addizionale Irpef per la forte politica sanitaria che questa Regione ha intrapreso.
Questo ha condizionato la costruzione del bilancio, che è avvenuta con alcune scelte strategiche. Una forte selezione degli obiettivi, che sono anzitutto il mantenimento inalterato della pressione fiscale, la riduzione dell’indebitamento che abbiamo contratto negli anni precedenti, che ammonta a quasi 100 milioni di euro e, secondo il nostro punto di vista, due scelte importanti tra le tante che abbiamo fatto nel bilancio: il mantenimento della politica del welfare, con uno stanziamento identico a quello dell’anno precedente, nonostante le forti riduzioni che abbiamo previsto in alcuni altri settori del bilancio; l’individuazione del patto per lo sviluppo, cioè un accordo sul rilancio della politica della concertazione dal punto di vista della Regione, con le parti sociali e con le associazioni di categoria, con il mondo produttivo e sociale delle Marche, al quale abbiamo destinato fondi consistenti di questo bilancio. Patto per lo sviluppo che ha visto alcuni punti fondamentali che nella relazione di bilancio sono programmati e che dovrà essere, dopo l’ipotesi di previsione fatta dalla Giunta, approvato da questo Consiglio entro quattro mesi dall’approvazione di questo bilancio. Del patto per lo sviluppo abbiamo individuato alcuni obiettivi, cioè l’incentivazione, l’innovazione tecnologica nelle piccole e medie imprese, l’incentivo alla ristrutturazione delle reti informatiche, una forte previsione per quanto riguarda la politica della casa, il problema forte che da un punto di vista regionale e nazionale stiamo rilevando. Soprattutto la questione che attiene alla individuazione di politiche, anzitutto sul turismo, che vanno in qualche modo a incentivare la diversificazione della nostra economia regionale. Ricordo che il patto per lo sviluppo siglato nel 1999 prevedeva 3.750.000 euro, a fronte degli attuali 11 milioni. E’ quindi evidente l’impegno forte nella previsione di bilancio, attraverso uno strumento di rilancio della nostra economia.
Segnaliamo alcune scelte strategiche inserite nel patto per lo sviluppo, che credo dovranno essere valorizzate anche dal confronto che la Giunta avrà con le parti sociali nella costruzione della proposta di patto e che sono, intanto, il contributo ai Comuni per l’incentivo all’assistenza domiciliare, il finanziamento dei programmi di investimento della Comunità montane, le politiche culturali di promozione turistica, la valorizzazione delle aree ambientali e protette. Sottolineiamo anche, all’interno di questo patto, la necessità di un forte impegno rispetto alle piccole e medie imprese artigiane e industriali, che sono quelle che più di tutti dovranno affrontare con grande impegno e sforzo la sfida della competitività globale che in questo momento attanaglia la nostra economia regionale, su cui c’è un forte dibattito, una forte azione anche da parte della maggioranza regionale.
Ritengo che rispetto alle questioni che ho appena sottolineato e alle previsioni che ribadiamo su alcuni elementi strategici, il bilancio che presenta la maggioranza all’esame del Consiglio ha nel contempo occhio alle risorse limitate che derivano da queste indicazioni che prima davo, ma anche una forte prospettiva per lo sviluppo e il sostegno di alcuni assi strategici che riteniamo fondamentali, che tra l’altro sono quelli che hanno animato il programma di inizio legislatura approvato da questo Consiglio.
In chiusura vorrei affrontare una questione che attiene alla discussione che oggi abbiamo rinviato. Alcuni diranno che sono stati modificati molti capitoli rispetto alla proposta di bilancio inoltrata alla Commissione. Ci sono state delle emergenze, perché da quando è stata presentata in Commissione la proposta di bilancio si è verificata l’emergenza idrogeologica a Pesaro, ci sono state la questione dell’erosione della costa, la comunicazione delle spese per i danni degli ungulati. Poi, noi abbiamo dato alcune indicazioni rispetto alla discussione avvenuta in Commissione e anche nella maggioranza, che sono state recepite. E’ evidente che rispetto a una necessità di redistribuzione di risorse in un momento n cui queste sono molto ben definite, questo obbliga a rivedere la proposta di bilancio nelle sue singole articolazioni.
Personalmente ritengo che il bilancio non è mai stato e non deve essere considerato una struttura fissa. Per questo esistono i rendiconti per aggiornare le previsioni, per questo esistono le variazioni e gli assestamenti che si fanno a fine anno.
Il bilancio è uno strumento attraverso il quale un’Amministrazione vive, e siccome la vita quotidiana impone scelte che possono anche non essere prevedibili nel momento in cui lo strumento finanziario si approva, credo che noi tutti dobbiamo guardare con elasticità alle previsioni di bilancio. Quello che a noi interessa sono gli obiettivi di forte mantenimento di una politica del welfare, un aiuto veramente importante al mantenimento del rapporto tra le associazioni di categoria, le parti sociali, il mondo produttivo e del lavoro della nostra regione. Sui singoli capitoli credo dobbiamo essere consapevoli che il bilancio è una forma viva, che deve essere anche flessibile rispetto alle necessità. Il bilancio non è un fine ma uno strumento e gli strumenti si utilizzano per raggiungere gli obiettivi.
Per questo penso che gli aggiornamenti che sono stati fatti hanno una spiegazione, un senso.
Ringrazio il presidente della Commissione Brandoni che avrebbe dovuto fare la relazione di maggioranza ma per gravi motivi personali non può essere qui oggi. Comunque ha condotto i lavori della Commissione con grande sacrificio personale, consentendoci oggi di poter affrontare la discussione con serenità. Ringrazio l’assessore al bilancio che si è messo a disposizione della Commissione e dei consiglieri per poterci oggi fornire lo strumento attraverso il quale definiamo e programmiamo l’attività della Regione Marche per l’anno 2006.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Il bilancio non è certo un esercizio facile neppure per chi ha alle spalle esperienza amministrativa consolidata, sia in sede di enti locali che regionale. Questo documento, al di là delle difficoltà oggettive che ogni documento di programmazione finanziaria ha, è un esercizio impossibile, perché siamo di fronte, ancora una volta, ad una stesura di bilancio che ha, nella non trasparenza, il suo vulnus più pesante. E’ un bilancio non trasparente, un bilancio non chiaro, un bilancio che non dice. Non è, caro Rocchi, tu che hai un’esperienza forte anche di governo, la solita lamentela delle opposizioni, perché faccio una domanda proprio a te che hai combattuto, come me, in Commissione: di che bilancio parliamo, di quello della sanità, di 2.400.000 euro? Del bilancio ordinario? Dei debiti sommersi con i perenti usati in maniera impropria? O delle entrate inesistenti e dei debiti delle partecipate? Dei perenti, bilancio nel bilancio? Delle assegnazioni statali? Dei volumi del terremoto e gli impieghi? Dei volumi delle politiche comunitarie e gli impieghi? Ci sono dieci bilanci dentro questo bilancio, e di nessuno sappiamo la verità, perché di nessuno abbiamo fatto un’analisi specifica. Io l’ho chiesto in Commissione e lo chiederò, come vicepresidente: vogliamo i report per ogni grande voce delle spese, degli investimenti, delle entrate di questa Regione, il bilancio del terremoto, altra grande partita, come quella della sanità. A che punto siamo? E’ vero che tutti dobbiamo lottare affinché il Governo continui a darci delle risorse, ma noi vogliamo avere un bilancio che sia di resoconto di questi anni di grande impiego di risorse, perché le risorse ci sono state. Qualche tempo fa predisponemmo una tabellina per quanto riguarda la dotazione trasferita dal Governo alle Regioni.
Questa è la prima, grave questione: tanti bilanci, ma su nessuno c’è chiarezza. Quindi report. Su questo ci sarà una specifica attenzione. Non c’è stata in questa fase, in cui abbiamo chiesto dati, per esempio sulle partecipate. I bilanci delle partecipate pesano come debiti, ma pesano anche come politica regionale. Solo da ultimo sono stati depositati in Commissione, dietro nostra richiesta. Questo vale per tutte le grandi partite che ho detto: sanità, assegnazioni statali, politiche comunitarie, terremoto. Dobbiamo fare una specifica riflessione in Commissione, da portare in aula come risultato, proprio per la trasparenza e per la chiarezza, non solo per i nuovi consiglieri che oggi iniziano un loro mandato ma per tutti noi, per capire quali sono le potenzialità inespresse, le cose realizzate, quelle da realizzare, da compiere e da migliorare.
Il complessivo volume del bilancio regionale non è trascurabile. Non so se avete queste cifre, colleghi della maggioranza, ma noi superiamo i 4 miliardi di euro, complessivamente, come Regione. E’ importante, pure in una regione piccola come la nostra, ma proprio a maggior ragione, fare in modo che queste risorse siano bene indirizzate, destinate. E’ importante sottrarsi alle solite giaculatorie. Ecco perché, caro Rocchi, mi sono rivolto a te. Io le giaculatorie le ho sentite dalla Giunta regionale che ha detto sempre, in questi giorni, in queste settimane, che era colpa del Governo nazionale. Domanda: il Dpefr, perché non è stato ancora approvato, ad oggi? E’ solo una appendice della relazione. Mi si dice che non poteva essere fatto finché il Governo nazionale non avesse fatto la sua finanziaria. Ma l’anno scorso l’ha fatta il 30 dicembre, eppure approvammo un Dpefr, come ci obbliga la legge di contabilità ma come ci impone il buon senso. Il documento di programmazione è il documento di grandi linee di indirizzo che deve essere poi incarnato nelle scelte concrete di bilancio. Si programma la grande politica generale della Regione, poi nelle scelte di bilancio previsionale si fa ricadere, voce per voce, questa programmazione. Noi abbiamo trovato tutto assieme, appiccicato in maniera anche un pochino maldestra. Abbiamo prima letto il documento, poi c’era la relazione in coda, ma sono entrambi allegati di documenti contabili, quando invece il Dpefr dovrebbe essere una discussione a sé, un atto, una votazione a sé. No ne facci profili di legalità, di legittimità, non mi importa; la questione è politica. Non sono un ragioniere.
Anche nelle pieghe di questo bilancio abbiamo chiesto di chiarire meglio tante cose. Il Poa arriva in ritardo rispetto agli altri documenti: è chiaro che c’è mancanza di riscontro contabile rispetto a certe scelte leggi Upb. Occorre verificare quali capitoli, in concreto, vengono rimpinguati e quali no, quali capitoli vengono utilizzati, attivati e quali no, perché non è una delega in bianco che diamo, una delega concreta alla Giunta, all’Esecutivo.
Quindi il Poa che non arriva, poi il discorso delle reiscrizioni, pesante, notevole. Abbiamo detto “fateci l’elenco”: è arrivato, ma da ultimo. Il discorso dei perenti; il discorso degli enti dipendenti partecipati.
C’è una situazione di gestione che è stata depositata in maniera incomprensibile, perché mi hanno dato tutta una serie di documenti di bilancio fotocopiati, che riguarda non quello che avevamo chiesto, perché quello che avevamo chiesto era: se sono 439 milioni i residui perenti e mi si dice che sono 419 quelli della sanità, vorrei conoscere le dieci voci che sostengono questo assunto, non migliaia di fogli di carta della ragioneria centrale. Tutto questo è non sospetto. Io non ho la cultura del sospetto, sono un trasparente, voglio esserlo sempre e ritengo che anche gli altri lo siano sempre, ma è un quadro per lo meno maldestro, confuso, un quadro politicamente confuso.
Arriviamo a prima di Natale con tutti i documenti, come se ci fosse una corsa a dare i documenti, anche se mancava qualcosa (Poa ecc.). Appena dopo le feste si apre subito la sessione di bilancio in Commissione e la si chiude venerdì di due settimane fa. Poi arriva una proposta di Giunta che modifica per un volume complessivo di 25 milioni di euro, 97 Upb su 145 complessive. Cosa è successo? Si poteva prendere dieci giorni di più la Giunta, per interloquire con la Commissione. Come mai questa fretta, che poi è stata cattiva consigliera nei risultati? Perché a questo punto non solo c’è stato il rinvio di ieri, cosa inaudita (si apre la sessione di bilancio: “tutti fermi, perché ancora il maxiemendamento non è stato valutato”) ma a questo punto stiamo praticamente parlando di un nuovo bilancio, attraverso lo strumento dell’emendamento d’aula, perché questi nuovi documenti di Giunta saranno discussi e votati dall’aula, perciò stiamo parlando di un nuovo bilancio dopo che era già stato tutto predisposto e chiuso in Commissione dieci giorni fa. Ecco perché definisco maldestro e confuso il modo politico di affrontare questo passaggio. La non trasparenza è anche su questo. Il documento di programmazione e, prima ancora, le linee guida, documento elettorale con il quale Spacca si è presentato agli elettori, e il bilancio di previsione sono tre documenti legati l’uno all’altro.. Non si spostano 25 milioni di euro, tra l’altro aggiungendo 13 milioni di solo mutuo. Mi devono spiegare, quelli della Giunta, se questo è un problema di Governo nazionale e di finanziaria. Attiviamo 13 milioni con ulteriore mutuo, indebitamento. Cosa c’entrano i trasferimenti e le risorse del Governo nazionale? Quelle sono partite che entrano ed escono. Se si chiamano 5, oppure 8, entrano ed escono. I 13 di mutuo sono cose nostre, caro assessore, caso Presidente, quindi cose regionali: trasferimenti alle Province, ai Comuni, nostre questioni di natura socio-assistenziale, cultura, attività che possiamo noi gestire con i nostri proventi.
Tutto questo ha bisogno, cinque giorni fa, di una modifica di 25 milioni di euro? Abbiamo troppo trascurato, nella prima parte della stesura del bilancio.
Nella relazione, di tutte queste riflessioni troviamo poca traccia: la programmazione, la scelta di impiego delle risorse, coerente con gli assunti politico-programmatici. Troviamo poca traccia. Faccio un solo esempio: se c’è una necessità di riduzione imposta dallo Stato, questa riduzione non la spalmo indefinitamente o indifferentemente su tutte le voci, faccio delle scelte. Dove sono queste scelte? Quali settori abbiamo privilegiato, rispetto a quali altri? Ci sono necessità di riduzioni: dove? Ho visto un indefinito criterio spalmato nelle varie voci, poi vedo dei picchi. Ci sono delle voci che si riducono drasticamente, altre voci che invece frenano, rallentano questa giusta necessità di essere parchi, di fare economie. Altre voci invece hanno questo tipo di accelerazione. Che scelte sono state fatte? Quali soggetti sono stati coinvolti in queste scelte? La Conferenza delle autonomie, il Comitato economico e sociale sono stati coinvolti? C’è il parere di questi due organismi che sono previsti dalla legge di contabilità nel coinvolgimento delle scelte di bilancio? Domanda secca: la risposta ancora non è venuta. Il dirigente dell’ufficio ha detto “mi pare...”, però a verbale non c’è ancora un sì o un no, nella relazione non c’è nulla. C’è l’acquisizione del parere? Questo è importante, perché poi si parla di concertazione. Sulla concertazione ci sono delle anomalie, perché tutto sta diventando patto per lo sviluppo, ad ogni richiesta si dice “ci sarà il patto per lo sviluppo”. Abbiamo chiesto “per la montagna come mai questo tipo di tagli così drastico?”

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Ci siamo attenuti a quello che ha fatto il Governo...

Fabio PISTARELLI. Allora non mi puoi dire che quel modello è negativo, mi devi dire che quel modello è positivo, se ti ci sei attenuto.
Leggo l’art. 10, relativo al patto per lo sviluppo. Non ho mai visto una formulazione così, su una legge: “Al fine di ottenere la massima efficacia dei risultati in ordine allo sviluppo economico, sociale, civile e culturale della regione...”. I massimi sistemi: sviluppo economico, sociale, civile e culturale. E’ l’universo mondo. Poi: “La Giunta regionale, d’intesa con i soggetti di cui alla legge 46 propone entro il 31 marzo al Consiglio regionale un documento di programmazione denominato patto per lo sviluppo”. Ma questa è una norma o un manifesto politico? E’ un manifesto politico. La norma dovrebbe dire “Il Consiglio regionale su proposta della Giunta approva un atto amministrativo che si chiama patto per lo sviluppo”, cioè linee di indirizzo della programmazione e degli interventi sotto un profilo economico, sociale, imprenditoriale. Io avrei fatto questo, se fossi stato in voi. Avete però l’occasione, perché io propongo un emendamento, in aula: “Il Consiglio regionale entro il 31 marzo, su proposta della Giunta approva gli indirizzi”, cioè i criteri con i quali impiegare risorse, anche notevoli, che abbiamo già in sede di assestamento nei nostri bilanci, e che riproponiamo nel bilancio di previsione 2006. Perché gli indirizzi li dà il Consiglio e la Giunta esegue. Questa è la divisione dei compiti e dei ruoli. In questo caso la Giunta chiede al Consiglio “cosa ne pensate?”, e si chiude la partita. E’ un atto amministrativo vero e proprio: i criteri per fare sì che questo patto per lo sviluppo diventi non un manifesto dell’universo mondo ma una cosa concreta, che si realizza con un’intesa forte con le categorie che stanno ancora aspettando, perché in audizione l’hanno detto tutti, anzi qualcuno non si è nemmeno presentato. Noi stiamo aspettando da molti mesi che ci sia una convocazione, che ancora non c’è stata, per parlare di sviluppo, per parlare di concertazione. Questo hanno detto a verbale delle audizioni. Non vado oltre sul tecnico, perché molto ci sarebbe da dire, da discutere. Le risposte in Commissione, purtroppo, non ci sono state sulle incognite che abbiamo sollevato, sulle incognite che abbiamo più volte detto. Però non mi voglio addentrare su questo, perché oggi la riflessione è su quello che ho detto, su questa mancanza di scelte chiare, trasparenti, aperte. I numeri sono assolutamente infondati, perché si basano su ragionamenti che mancano, su chiarimenti che non sono mai venuti.
La prima incognita è l’avanzo applicato di 654 milioni di euro. Se è tutto vincolato o contiene avanzo libero e di quale parte, ancora non siamo riusciti a capire, perché il dirigente dice che la gestione del 2005 ci consegna, in termini di avanzo di amministrazione, 54 milioni di economie, in parte vincolate, “più o meno una quindicina”, perché abbiamo finalizzato ad una quindicina di milioni quelle che non sono vincolate. Abbiamo però verificato, prima degli eventi che già l’anno scorso clamorosamente smentirono questo dato, che al netto delle finalizzazioni di spesa e la spesa depurata da reiscrizioni, sono 449 milioni le entrate e 490 milioni le spese, perciò l’avanzo libero utilizzato non è “più o meno una quindicina”, ma 40 milioni di euro. E già questa è una cifra molto importante da chiarire.
La seconda incognita riguarda i residui perenti. Iscriviamo 439 milioni di residui perenti, che tecnicamente significano una cosa specifica. Ci dicono che 419 sono la sanità. Abbiamo chiesto “fateci l’elenco”, ci hanno dato queste carte che non servono a niente, tutta una situazione di gestione incomprensibile. Volevamo le dieci voci che riguardano la sanità: speriamo che ce le dia l’assessore. Perché non sono stati reiscritti e sono stati messi nei perenti, quest’anno, rispetto all’anno scorso, visto che sono fondi a destinazione specifica? La chiarezza, anche qui, ne avrebbe trovato giovamento. Ma soprattutto come mai per il ripiano dei deficit sanitario 2004, 2003, 2002 non sono stati erogati per alleggerire la situazione del sistema? Gli stanziamenti per i ripiani dei deficit 2004, 2003 e 2002, tutti affluiti nei perenti: come mai? Questi erano e sono fondi regionali, qui non ci sono questioni di governo.
La terza incognita. La relazione conferma le previsioni di 47 milioni di deficit sanitario. Il capitolo specifico di stanziamento dice 25. Abbiamo chiesto spiegazioni. Ci si è detto che 25 sono lo stanziamento specifico, più 22 di mutuo, sul quale non c’è un capitolo apposito ma sono due capitoli, o addirittura tre, legati alla emissione dei Bramante Bond. Benissimo, ma quello che è più “strano” è che si dice che il deficit viene a gravare non sulle entrate tributarie ordinarie ma sulle entrate extratributarie libere, cioè il deficit sanitario lo copriamo con le extratributarie libere. C’è la pressione fiscale, ancora oggi notevole, di addizionali regionali per la sanità e prendiamo l’extratributario libero? Perché, caro assessore? Allora sono insufficienti le riduzioni. Dobbiamo azzerare, ormai, la pressione fiscale, se prendiamo l’extratributario libero per coprire il deficit sanitario.
In realtà, sulle extratributarie ho letto solo 17,5 milioni di euro liberi, e in questi sono compresi capitoli che sono da verificare: 13,8 milioni di entrate eventuali e diverse. Poi entrate per abbonamenti, vendite, inserzioni nel Bur, 250.000 euro. Milioni di entrate per la vendita di immobili. Mi pare una sovrastima molto forte, che riguarda una voce delicata, perché riguarda anche quella complessiva capacità di indebitamento che la Regione ha dichiarato, perché la tabellina dice 409 milioni, poi da quello fa discendere la capacità residua di indebitamento, 118 milioni. Ma se da questi 409 milioni di entrate tributarie libere togliamo le regolazioni contabili, le una-tantum, il deficit della sanità, non sono 409, sono meno e questo significa che la nostra capacità di indebitamento ormai è zero. Invece nel maxiemendamento l’aumentiamo addirittura di altri 13 milioni. Questo è preoccupante ed è l’altra incognita che non è stata chiarita. E’ vero, i 67 milioni che dice la tabella non li discutiamo, così i 35 di residue disponibilità, ma la residua capacità di indebitamento cambia, se togliamo almeno il deficit 2005 della sanità, con le una-tantum e con le regolazioni contabili, e la cifra finale non è questa ma abbiamo una cifra diversa, che ci vede superati nel limite di indebitamento.
Queste incognite non sono state affrontate e risolte nel lavoro di Commissione, spero che in aula ci siano delle risposte al termine di questo dibattito e di questa discussione che, dico alla collega Giannini che sollecita il Presidente a farmi concludere, siccome è unificata ha tempi doppi. Questo dice il regolamento e a questo mi sono attenuto, anche perché stiamo parlando di un bilancio regionale che, ripeto, non solo politicamente ma anche operativamente incide nelle tasche di tutti, cittadini, imprese, tutti quanti. Queste scelte sono assolutamente lontane dalla realtà, lontane dalla verità, lontane da quella che deve essere una politica regionale saggia, seria, che guardi allo sviluppo, guardi al futuro, guardi al rilancio della nostra economia.

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha preso la decisione di chiudere nella giornata odierna e di andare in seduta continua fino alla conclusione del dibattito generale. Siete d’accordo?

(Così rimane stabilito)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Signor Presidente, signori consiglieri, nella passata legislatura questo Consiglio ha approvato la legge regionale 31 che disciplina l’ordinamento contabile e gli strumenti di programmazione della Regione Marche. Se la Giunta regionale rispettasse questa legge, noi non avremmo alcun problema ad avere in questa aula un dibattito sereno. Tale legge stabilisce all’art. 3 i tempi per la presentazione del Dpefr stabilisce quando questo deve essere approvato, quando deve essere approvato il bilancio. Se fossero stati rispettati i tempi stabiliti in questa legge, condivisibile o meno, che però è un argine dentro il quale la maggioranza deve muoversi, avremmo qui un dibattito più tranquillo e sereno. Quest’anno il Dpefr non è stato presentato, è solo inserito all’interno della relazione, però quello è un documento che va discusso prima dell’approvazione del bilancio, perché dentro questo documento vediamo opportunità, vincoli, scenari che possono influenzare la stesura del bilancio. Questo discorso non l’abbiamo mai recepito, in questa legislatura. Ad esempio il patto per lo sviluppo lo condividiamo in pieno. Come si può non condividere il rafforzamento della competitività del sistema delle piccole e medie imprese marchigiane, l’integrazione fra turismo e cultura, la rete infrastrutturale logistica, il rafforzamento dell’imprenditorialità marchigiana, l’edilizia residenziale? Sono cose che se fossero state inserite all’interno del Dpefr tranquillamente avremmo potuto votare, stabilendo quante risorse utilizzare per il raggiungimento di questi obiettivi. Invece nel bilancio si dice “faremo successivamente un documento di programmazione per realizzare questi obiettivi”.
Su questo sono anche arrabbiato con il Presidente del Consiglio, perché è suo compito dichiarare la ricevibilità dei documenti. Il documento per l’approvazione del bilancio in Consiglio non era corretto e il Presidente doveva dire “non è questo che mi dovete dare. Intanto mi dovete dare, secondo l’articolo 3 della 31, A, B e C”, cioè tutte le cose in ordine. Casini spesso dice che la documentazione che presenta il Governo è irricevibile, perché non corrisponde alla normativa. Se non si difendono le prerogative di questo Consiglio, ci fa trovare in questa situazione.
Tutto questo per dire che nel corso di questi anni gli argomenti più importanti che si discutono in quest’aula — Dpefr, bilancio di previsione, consuntivo — sono discussi solo marginalmente, per cui i 3.500 milioni di euro che sono l’entità del bilancio regionale, vedono una discussione frettolosa, in poche ore, per cui nessun consigliere regionale riesce a capire qualcosa sul bilancio e molti meno possono dire “abbiamo inciso sul bilancio perché alcune osservazioni che abbiamo fatto sono state raccolte”.
Quest’anno poi c’è anche questo maxiemendamento che non ha fatto un bel servizio alla chiarezza e non ha facilitato la lettura e la comprensione del bilancio. Un segnale preoccupante di questa situazione è dato anche dalla scarsa partecipazione alle audizioni. Negli anni passati, nelle audizioni riuscivamo a raccogliere da parte delle categorie, suggerimenti che successivamente, in quest’aula, rappresentavamo. Come è possibile che le categorie produttive in toto non hanno partecipato alle audizioni? E’ vero che in precedenza voi fate delle riunioni e le incontrate, però ci sono gli organi istituzionali previsti dallo Statuto che debbono essere rispettati.
Noi ci aspettavamo, da questo bilancio, qualcosa di diverso, avremmo voluto una maggiore chiarezza, tant’è che avremmo voluto che all’inizio della legislatura fossero presentate le carte in tavola, cioè “cari consiglieri, la situazione finanziaria della Regione è questa, non possiamo fare i miracoli perché siamo obiettivamente in difficoltà, quindi ragioniamo serenamente su quello che è possibile fare”. Voi però ci avete rifiutato questa disponibilità che vi avevamo dato ad aiutarvi, poi assistiamo alla situazione di ieri in cui i consiglieri, in particolare della maggioranza, sono scontenti perché poche delle loro richieste sono accolte.
Mi rendo perfettamente conto delle difficoltà, il bilancio in questi anni è andato avanti attraverso trucchi, artifizi, omissioni, per cui oggi stendere il bilancio è veramente un’impresa straordinaria, difficile, quindi comprendo perfettamente le difficoltà dell’assessore a fare un bilancio leggibile. L’assessorato al bilancio in questi anni ha avuto un cambiamento di 3-4 dirigenti, 3-4 assessori. Una persona non può fare i miracoli e moltiplicare i pani e i pesci: se i soldi non ci sono, qualunque cosa è difficile, quindi cambiare le persone non risolve la situazione, perché i problemi restano gli stessi. Mi pare che di anno in anno, per la mancata volontà di affrontare i problemi la situazione diventa più difficile.
Lo scorso anno, in sede di approvazione del bilancio 2005 avevate pronosticato circa 90 milioni di euro di avanzo che poi vi siete spesi elettoralmente. Dopo le elezioni abbiamo visto che questi 90 milioni di euro non c’erano, anzi c’erano 103 milioni di euro di deficit. Adesso partite con 694 milioni di avanzo presunto. Quanto c’è di vero in questo? Non è che a consuntivo 2006 ci troveremo senza alcun avanzo e quindi con un buco da coprire?
Ho letto le relazioni, dove si parla di 15 milioni di euro di avanzo libero presunto. Quanto avanzo libero presunto e quante sono le reiscrizioni di partite dovute per effetto di leggi dello Stato o della Unione europea?
In quest’aula negli anni passati abbiamo discusso, molte volte, sul debito e Agostini diceva “Ceroni dà i numeri sul debito”, però in realtà, quando andiamo a consuntivo, i debiti che noi abbiamo pronosticato sono tutti lì scritti.
Guardando il consuntivo del 2005 approvato con legge regionale 23 dell’11 ottobre, siamo ormai a 1.500 milioni di euro, cioè questa Regione ha 3.000 miliardi di vecchie lire di debito. Secondo noi il debito è molto più alto, in realtà. Mi piacerebbe capire due cose. Nella legge regionale 30 del 24 dicembre 2004, l’articolo 23 — relativo al bilancio 2005 — rinnova le autorizzazioni per la contrazione di mutui già autorizzati per gli anni precedenti. Questo stesso articolo viene ripetuto — è l’articolo 21 — per quanto riguarda il bilancio di previsione 2006. Le cifre che sono scritte qui, cioè la copertura del disavanzo 2000, corrispondono a quello che è previsto qui; nel 2001 ugualmente; nel 2002 pure. Se nel bilancio 2004 era previsto un mutuo per la copertura del disavanzo dovuto a investimenti — perché i mutui si possono fare solo per investimenti — per oltre 120 milioni di euro e adesso siamo a 87 milioni di euro, domando: quali investimenti previsti nel bilancio 2004 sono stati tagliati? Idem nel 20095: avevamo 69 milioni di euro e siamo invece a 34. Anche qui ci sono 35 milioni di euro di investimenti tagliati. In un bilancio dovremmo riportare queste cose, ci dovrebbero essere le tabelle che dovrebbero dire “l’indebitamento l’abbiamo ridotto perché quegli investimenti che prevedevamo di fare non li abbiamo fatti”. Questo per chiarezza, perché magari abbiamo deciso di risparmiare, è arrivato un finanziamento dello Stato. Però nella facilità di lettura del bilancio queste cose dovrebbero essere specificate.
Torniamo al debito: 1.007 milioni di euro è la quota residua capitale dei mutui contratti fino ad oggi: 308 per effetto della riduzione debbono essere contratti per la copertura dei disavanzi degli anni precedenti; 69 o 70 per la copertura del disavanzo 2006. Siamo a un totale di 1.390 milioni, vicini ai 1.000 euro per abitante. Questo dato ci deve preoccupare, perché 1.500 milioni di euro di debito è un dato che preoccupa. Vi voglio riportare il dato della Lombardia che ha quantificato la Cgil: siamo a 3.250 milioni di euro. Il debito pro-capite della Lombardia è un terzo di quello delle Marche. La mia preoccupazione è: possiamo continuare ancora a fare debiti? Il mio intervento è responsabile. Non dico “abbiamo tagliato 500.000 euro su questa cosa”. Troppo dobbiamo tagliare, per riportare il bilancio in una situazione accettabile!
Poi c’è il problema dei residui perenti, e capisco che Solazzi si meravigli e dica “in un Comune una cosa come questa non avverrebbe”. Però, se i residui perenti sono somme impegnate e non pagate, è un debito rispetto al quale la Regione deve essere attrezzata al pagamento in qualunque momento. Agostini nella precedente legislatura ha fatto questo libriccino sul bilancio che spiega esattamente cos’è un residuo perente, però ne dobbiamo tener conto, on possiamo solo spiegarlo e poi comportarci in maniera diversa. Se i residui perenti sono 278 milioni di euro al 31 dicembre 2004 e la copertura la conteniamo nel 33%, significa che possiamo creare un buco di 185 milioni di euro non appena i creditori della Regione Marche li vengono a chiedere. Se non stiamo nella norma che la Corte dei conti individua in circa il 70% di residuo, fra qualche anno avremo un ulteriore buco all’interno del bilancio.
Poi c’è anche il problema dei residui attivi. Se andate al documento di bilancio, vedete che abbiamo delle somme da incassare per 759 milioni di euro, che partono dal 1988 in poi. Ci sono somme da incassare per ogni anno. Posso capire che dal 1999, dal 2000 ci sono somme da incassare, ma dal 1988 al 1996, dieci anni, vediamo di fare una pulizia di questi residui, perché ci serve anche per rendere il bilancio ancora più trasparente.
Tralascio il discorso sulla capacità di indebitamento perché ci abbiamo fatto delle battaglie. Mi pare che quest’anno il quadro allegato sia molto più chiaro rispetto a quello degli anni precedenti, però abbiamo ancora la possibilità di fare 100 milioni di euro di mutui. Se dovessero aumentare i tassi, manteniamo dentro di noi la preoccupazione, perché poi veramente siamo vicini allo sforamento. La capacità di indebitamento, se non è esaurita sta per esaurirsi.
Tutto questo nonostante le tasse che i marchigiani hanno pagato in più. Tra lascio il discorso della Corte costituzionale: Procaccini è stato un profeta nella riunione che facemmo presso l’Asur quando disse “questo problema deve essere risolto politicamente”, e la Corte costituzionale l’ha risolto politicamente, perché c’è una sentenza che fa ridere anche i polli. Però la partita non è finita, perché adesso c’è il ricorso sulla legge nazionale, fatto dalla commissione tributaria di Pesaro, e magari dopo le elezioni politiche ci sarà una sentenza diversa.
Questa tassazione aggiuntiva è stata consentita dalla legge 35 del 2001 che recepiva gli indirizzi della 405 del 2001 dello Stato. Questa legge diceva “interventi urgenti in materia sanitaria”. Le Regioni che si trovavano in difficoltà, limitatamente all’anno 2002, in deroga a tutte le leggi, potevano aumentare, disporre la maggiorazione delle addizionali.
Quali sono le entrate dalla manovra fiscale? Vogliamo sapere che cosa è entrato nel 2002, nel 2003, nel 2004. Rispetto ai dati che ci siamo procurati, 158 milioni di euro, che poi sono diventati 171, poi anche di più per il deficit della sanità 2002. Ebbene i conti della sanità non tornano, paghiamo una tassazione aggiuntiva. Ci pare illegittima, però la paghiamo.
Nel 2003 la manovra fiscale ha dato 159 milioni che pare poi siano 177. Voi dite “92 milioni di euro sono andati a coprire il disavanzo della sanità”. Nel 2004 sono stati 153 e 72 sono stati utilizzati per coprire il disavanzo della sanità. Nel 2005 sono stati 122 milioni e 47 devono essere utilizzati per coprire il disavanzo della sanità. Facendo due conti, è evidente che più di 250 milioni di euro non sono andati a coprire il deficit della sanità ma sono stati utilizzati per il bilancio corrente. Prelevando dalle aziende una quantità di risorse superiore, indeboliamo il sistema economico delle Marche, che si trova in questo momento in grande difficoltà.
Vi faccio due rimproveri. Anzitutto che non potevate, non dovevate utilizzare queste risorse aggiuntive. Se lo Stato consentiva una deroga per la sanità, dovevano essere utilizzate per la sanità. Poi, siete stati un po’ bugiardi. Avete urlato in questi anni “siamo costretti a mettere risorse aggiuntive, a richiedere ai marchigiani una tassazione aggiuntiva perché lo Stato taglia la sanità”, poi scopriamo che le vostre tabelle dicono: “sanità, anno 2001, dallo Stato 1.747 milioni di euro; anno 2006 prevediamo di incassare 2.300 milioni di euro”. Questo è un aumento di oltre il 33%. Nel vostro bilancio, con le somme vostre, avete mai aumentato, in questi anni, di questa portata i trasferimenti ai Comuni, alle Province, alle Comunità montane? Lo Stato ha fatto un miracolo, però voi vi siete trincerati dietro il fatto che le tasse erano dovute a motivo che lo Stato tagliava. I dati dimostrano chiaramente che lo Stato doveva rispettare i parametri di Maastricht, però ha fatto uno sforzo notevole per aumentare le risorse a disposizione della Regione. E’ vero che le risorse non bastano mai, però dobbiamo anche noi cercare di fare qualcosa per poter spendere ciò che è nella disponibilità. D’altra parte, con il federalismo non possiamo spendere risorse illimitate, ma possiamo spendere quello che il sistema è in grado di produrre.
Noi abbiamo ricevuto molto più che in passato dallo Stato, abbiamo tassato i cittadini molto di più, ma non siamo riusciti a utilizzare nulla per investimenti. Troppe risorse vengono impegnate nella sanità. La Cgil dice: “Nel bilancio regionale della Lombardia il 67% della spesa è sanità”. Noi siamo all’83%, quindi dobbiamo fare in modo di riportare la spesa sanitaria nelle condizioni che consentano di proseguire lo sviluppo di questa regione. E’ come in una famiglia: non possiamo spendere tutto per la salute, perché poi non accendiamo la luce, non mangiamo.
Lo sforzo che dobbiamo fare è mettere mano al servizio sanitario regionale, per fare in modo che la spesa possa essere riportata alla normalità. Voi avete confuso, in questi anni, il servizio sanitario regionale, che serve per curare la salute delle persone, con un ufficio di collocamento. La sanità non è un ufficio di collocamento. Volete sapere quanti sono i dipendenti che prendono lo stipendio a fine mese, nel servizio sanitario regionale? 19.700. Non lo sapevate perché non si legge da nessuna parte, ma è così. Se la sanità è un ufficio di collocamento, se serve per pagare tutti quelli che ci hanno dato una mano nelle campagne elettorali, se serve per pagare le associazioni che fiancheggiano la maggioranza, poi si sfora la spesa e alla fine i dati sono quelli che sono.
Dobbiamo fare uno sforzo per riportare le spese alla normalità, dobbiamo liberare risorse per aiutare il sistema produttivo marchigiano che in questo momento soffre. Se recuperiamo delle risorse, certamente le possiamo utilizzare per un patto per lo sviluppo che noi condividiamo in pieno.
Per queste ragioni, nonostante gli sforzi che sono stati fatti, che apprezziamo e condividiamo, non possiamo esprimere un giudizio pienamente positivo sul bilancio presentato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. In effetti, forse la critica rispetto alla sfasatura dei tempi sulla presentazione del Dpefr potrebbe essere assunta, ma questo è un fatto tecnico. Tuttavia va ricordato che la nuova legge per la formazione dei bilanci non obbliga le Regioni a fare il Dpefr. Lo obbliga solamente per quelle Regioni che non hanno pani di settore. Quindi se la nostra Regione avesse voluto, poteva fare a meno di predisporre il Dpefr, proprio perché la legge in maniera espressa dice che le Regioni che hanno piani sanitari, piani di sviluppo rurale, piani di compartecipazione con gli enti locali, se vogliono possono anche non fare il Dpefr.
Come pure non è un fatto negativo che l’80% del bilancio sia per la sanità. Dal nostro punto di vista è un fatto positivo, di scelta politica. La Regione Marche, a differenza di altre Regioni, prevede una massa finanziaria significativa per far fronte ad una sanità pubblica ed universalistica. Tuttavia, oggi, i bilanci delle Regioni, in generale del sistema degli enti locali, sono condizionati in maniera decisiva da fattori esterni alla volontà e alle scelte delle singole amministrazioni locali. Oggi, per la prima volta le Regioni, anche le Marche, discutono del bilancio con molto meno risorse. La legge finanziaria del Governo centrale, infatti, ha tagliato alla nostra Regione 90 milioni di euro, di cui 13 per il fondo sociale, quindi si realizza appieno un attacco a quella “Repubblica delle autonomie” prevista dalla Costituzione. Si definisce meglio anche un federalismo senza risorse, anzi c’è un ulteriore attacco centralistico con la spoliazione ulteriore delle risorse del 2006 sul 2005.
In questo contesto le Regioni sono nel pieno di un attacco più complessivo portato all’unità della Repubblica intesa non in senso nazionalistico ma come diritti e come certezze, in primo luogo del lavoro. La percentuale della spesa corrente unita agli investimenti per la sanità, ipoteca per la quasi totalità i bilanci delle Regioni e anche della Regione Marche. La manovrabilità e l’autonomia diventano, in questo contesto, del tutto residuali.
E’ per questo che una maggioranza di centro-sinistra deve riflettere su una selezione rigorosa delle priorità e delle scelte e al tempo stesso completare rapidamente i trasferimenti a Comuni e Province di tutta la parte gestionale.
Oggi esiste un fatto nuovo e peggiore, costituito anche dalla crisi del modello economico marchigiano, trascinato da una crisi più generale che ha origini anche nella guerra all’Iraq, la quale ha più che raddoppiato il prezzo del greggio. La globalizzazione ha messo in crisi il vecchio modello costituito dalle grandi e medie imprese, che hanno nel tempo fatto scendere le piccole e piccolissime imprese, al rango del loro indotto. L’artigianato e la piccola industria che possono svolgere e commercializzare produzioni autonome, non esistono più. Tale modello che, è vero, ha costituito un balzo in avanti, anche a costo di una forte flessibilità dei lavoratori — non va dimenticato — oggi è in crisi e la risposta non può essere quella della delocalizzazione.
In tutto ciò le Regioni possono fare poco ma quel poco lo debbono fare bene.
Svolgerò brevissime considerazioni di tipo generale, perché sulle nostre proposte il compagno Bucciarelli sarà più preciso. In primo luogo occorre ripristinare corrette e proficue relazioni sindacali. Troppo spesso anche nelle Marche il sindacato dei lavoratori è stato visto come una controparte fastidiosa. In secondo luogo occorre, oltre alla finalizzazione delle risorse alle imprese, un controllo, una verifica se quelle risorse sono servite a stabilizzare l’occupazione, ad aumentarla, oppure a favorire la delocalizzazione e la dismissione delle produzioni.
In un confuso federalismo senza risorse, si pone comunque il tema degli ammortizzatori sociali da parte delle Regioni. Lo sviluppo economico — non solo i distretti industriali ma anche l’agricoltura, il turismo, la cultura, la sicurezza sociale e le infrastrutture — ha bisogno di una forte pianificazione pubblica, soprattutto in assenza di cospicue risorse economiche.
In questo senso occorre, secondo noi, un’attenzione massima anche alla politica delle entrate. Non vogliamo qui riaprire una polemica ora per allora sulla riduzione fiscale delle addizionali Irpef, ma porsi in condizioni di rivolta fiscale come ha fatto la destra nelle Marche, o restituire senza colpo ferire 30 milioni di euro ai redditi alti, è stato diseducativo, anche perché i ceti medi e medio-alti debbono sentirsi inseriti in una società solidale e non essere spinti verso l’egoismo. Uno sviluppo serio deve avere una forte connessione sociale. Noi da sempre abbiamo svolto una forte iniziativa a favore dello Stato sociale. Il segnale che abbiamo impresso attraverso questa iniziativa all’assestamento del bilancio oggi si concretizza anche con questo bilancio 2006 che stanzia la stessa cifra del 2005 per il sociale. Questo è importantissimo, ma è sempre una lotta impari tra necessità e possibilità, perché il Governo ha tagliato alle Marche 15 milioni sul sociale.
Certo le Regioni non possono sostituirsi allo Stato, ma il patto regionale per lo sviluppo, nella sua concretizzazione che sarà vista all’atto pratico, deve occuparsi anche del sociale. I Comuni non ce le fanno più: le risorse, dagli asili nido, agli anziani, a quelle per l’handicap sono state taglieggiate dalla legge finanziaria. In questa selezione le zone più disagiate subiranno i peggiori contraccolpi. Abbiamo appreso che si è costituito un comitato “Amici della montagna”. Noi ne prendiamo atto. E’ stato fatto in maniera trasversale, secondo noi non è il modo giusto per sviluppare la politica dell’entroterra, perché questa modalità denota una cultura minoritaria che rischia di relegare la montagna in balia dei rapporti di forza, la montagna stessa contro tutti. Sappiamo anche che ieri c’è stata una riunione tra il comitato “Amici della montagna” e le Comunità montane. Noi non siamo gelosi per non essere stati chiamati a questa riunione, ma tutto ciò è abbastanza strano, perché al di là di tutto questo movimentismo alimenta in maniera ulteriore una guerra fra poveri e perde di vista il fatto che il Governo nazionale ha tagliato al fondo della montagna l’80% delle risorse.
Non sono dunque i blitz trasversali dell’ultimo minuto a dare dignità alla montagna, occorre una nuova politica del territorio contro il dissesto continuo. Deve essere sempre stretto il nesso tra sviluppo, presenza dell’uomo, in particolare con l’incentivo a pratiche agricole tradizionali come il prato pascolo ed anche a produzioni innovative, di nuove colture.
In definitiva, un bilancio buono, discreto, che comunque compie qualche scivolone che, se non corretto, rischia di sminuire una impostazione rigorosa.
Per questo il nostro gruppo ha presentato proposte di rettifica e migliorative. Chiediamo alla maggioranza e al Consiglio regionale di sostenere questa impostazione generale che va nel senso di un maggiore equilibrio tra le diverse realtà della nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, assessori, colleghi consiglieri, non ho sentito dalla maggioranza — ma poteva essere normale — né dalla minoranza, — ma è stato fatto, perché credo che la minoranza stia offrendo un esempio di approfondimento, di collaborazione, di stimolo assolutamente di qualità, un appunto politico, cioè che questo bilancio, a due mesi dalle elezioni, nella cosiddetta prima Repubblica chiamavamo bilancio elettorale. Con questo non sollevo alcuno scandalo, è una pura constatazione che non fa male rimarcare. Sì, è un bilancio elettorale, perché il rinvio delle scelte strategiche più approfondite alla discussione sul patto per lo sviluppo, è chiaramente una scelta politico-elettorale.
Il bilancio è stato condizionato — lo testimonia l’intensità delle riunioni di maggioranza di ieri — dall’assalto delle centrali politiche vicine alla maggioranza. Per centrali politiche intendo le associazioni, lobbies trasparenti, vicine alla maggioranza che fanno pressioni — enti locali, associazioni, istituzioni, consorzi, unioni, spa, cooperative — per ottenere riconoscimenti politici da questo bilancio. Qualcuno rimane fuori, qualcuno rimane scontento, è difficile gestire questi 60 giorni e io capisco come il Presidente conti i giorni che mancano alle elezioni per trovare un clima più sereno, è normale, è umano. Me lo auguro anche per noi, perché con il condizionamento elettorale — ricordo il 2001 — non si lavora bene e per quanto mi riguarda il giudizio vero sull’attività del Governo Spacca possiamo parlare al 30 giugno, dopo le elezioni e dopo la serenità che ci sarà in quanto quel risultato sarà acquisito, a favore o contro non so, ma le pressioni elettorali saranno sicuramente diminuite.
Il contesto che ha caratterizzato la formazione del bilancio mi porta a dire che è falsato nell’organizzazione, assessore Marocchini. Voi avete sbandierato a tutte le Marche la riorganizzazione dei servizi: sono venuti fuori 12 servizi, si può condividere e si può non condividere, ma voi avete fatto il bilancio sulle cinque macroaree. E’ inutile dire agli industriali, al mondo esterno “noi abbiamo riorganizzato, quindi funzionalità, quindi trasparenza, quindi concertazione”. Ma su cosa? Avete utilizzato le cinque macroaree. Noi dicevamo che avete fatto 12 servizi, ognuno dei quali risponde a cinque assessori. Questa è una disfunzione che viene palesemente fuori. Dopo, i soliti avvisi, pagati anche profumatamente, sui giornali, in cui si dice “abbiamo riorganizzato, abbiamo ristrutturato” fanno parte della propaganda politica, anche giusta, se non costasse troppo. Ma quando si viene al concreto dell’organizzazione del bilancio, non se ne è tenuto conto.
C’è stato un importate patto presentato dieci giorni prima delle elezioni, tra imprenditori e sindacati. Io l’ho riletto prima di andare a leggere il Dpefr così bistrattato in questa sessione di bilancio e prima di leggere il bilancio. Vorrei chiedere ai sindacalisti, agli imprenditori che hanno sottoscritto quel patto cosa trovano di soddisfazione in questo bilancio. Qui non c’è niente, non c’è una risposta sull’internazionalizzazione, non c’è una risposta sul sostegno all’impresa, non c’è una risposta sulla sussidiarietà, e dico questo agli esponenti della Giunta che puntualmente ribadiscono i valori della sussidiarietà, soprattutto orizzontale: ogni volta che ci troviamo di fronte a qualche vescovo, di fronte a qualche parroco — tanto li avete già a favore, che problema c’è? — dite queste cose. Mi prendo la responsabilità di quello che dico: avete 4-5 vescovi schierati, nelle Marche, va benissimo, sono contento per voi, però rispondete loro. Siccome sono pregiudizialmente a vostro favore — lo dico a tutta la stampa — almeno rispondete loro. (Interruzione). Io sono laico, battezzato ma laico. I “pretaroli” li avete nella vostra coalizione.
Sussidiarietà, qua dentro, non se ne vede e siccome parlano i documenti e i verbali, anche di formazione che potremmo organizzare in maniera diversa, risparmiando sulle spese di struttura, sulle spese gestionali — cose giuste, dette dal mondo cattolico e dal mondo laico, dette dal parroco rosso e dal parroco azzurro — fatelo. Non c’è, invece, una risposta, su questo.
Se io dico che sono a favore di quello che dice Procaccini, si pensa a un inciucio montano o “rosso-montano”, oppure maceratese. Però quello che ha detto è giusto: da questo bilancio doveva partire anche un’azione forte di proposta, di guida della Regione nei confronti del mondo imprenditoriale.
Voglio dire a quegli imprenditori che parteciperanno serenamente, versando 1.000 euro, alla cena di Forza Italia — che però sono sempre nelle vostre sedi non per concertare la politica regionale collettiva, del bene comune regionale, ma soltanto per qualche interesse proprio — che quando vanno a predicare insieme alle università, vescovi e parroci, che le nostre università, che la nostra ricerca, sostenuta dalla Regione, sta producendo cervelli, devono dire anche quanti giovani laureati dalle nostre università stanno assumendo. Mettono imiti d’età assurdi, pazzeschi, in un momento in cui non c’è una banca che ha fatto assunzioni, negli ultimi dieci anni. Le grandi industrie non hanno assunto niente, tranne manovali albanesi, e chiedono alla Regione Marche di formare laureati. Non li assumono e creano barriere di ogni tipo. E’ ora di dirlo questo, senza soggezioni, sia che vadano a cena da Forza Italia, sia che vadano a cena dai Ds, compresi i candidati, che metterete in lista, dei vostri industriali tesserati. Si occupino veramente della politica di sviluppo anche dei giovani. Mi accaloro, su questo, perché è inutile fare programmi se poi questi interlocutori sono di una falsità assoluta.
Poi ci sono quelli che giustamente, e in buona fede, vengono alle audizioni, poveretti, spesso da soli — le audizioni vengono registrate — e dicono che tutto quello che abbiamo detto non lo concertiamo. L’assestamento non l’abbiamo concertato, per il patto per lo sviluppo spero che ci sia la concertazione, sul bilancio non c’è stata concertazione, perché lo dicono tutti, da destra a sinistra — e sono grato a tutti per questo, dalla Cgil a Confindustria — che la concertazione non c’è stata. Un anno fa era stato detto “faremo tutto insieme”, dieci giorni prima delle elezioni, “tutti insieme allegramente”, laici e cattolici. E’ passato un anno, ci sono nuovamente le elezioni, diciamo che rinviamo tutto a giugno.
Le mancate strategie. Le elenco e non le commento, per risparmiare tempo. Lo dico all’assessore Marcolini, interlocutore valido per quanto riguarda l’organizzazione: i costi maggiori che abbiamo sono quelli della mancata riorganizzazione, non degli uffici e dei servizi regionali, ma della distribuzione di competenze Regione, Province e Comuni. Lo dico fino alla noia e fino alla ossessione. Viene verbalizzato: “quando c’è il decentramento sull’agricoltura?”, e nessuno risponde. La legge è abbastanza vecchia, non c’è stata mai. Poi, Province che vanno all’assalto delle competenze regionali, 118 sociale, ma gli ambiti ancora ci sono. Le vogliamo rivedere, queste competenze? Comunità montane e Unioni di Comuni: le vogliamo fare le scelte? Le Province, invece di “impicciarsi” delle cose che non sono di loro competenza, perché non fanno da promotori e interlocutori dei Comuni per l’organizzazione dei servizi sul territorio, incentivando le unioni, per le quali, nella misera legge 2/2003 — misera non per gli intenti e gli obiettivi ma per i soldi che mettiamo — si ribadisce che bisogna fare?
Mancata strategia. Sanità, area vasta... Cari amici, è ora di portare all’esterno, in piazza, la grande discussione sull’area vasta che si stira a proprio piacimento da una parte all’altra? L’area vasta serve per ridimensionare e stravolgere l’Asur, sì o no? Ricci, giustamente sorride: ai pesaresi si dice “attenzione, il monopolio di Ancona non ci sarà, perché noi faremo l’area vasta autonoma”. Ma cosa raccontate alla gente? E’ ora di chiarirlo. Se l’area vasta è un sistema per risparmiare risorse, mettiamoci attorno a un tavolo e agli ascolani, ai fermani, ai pesaresi, ai maceratesi spieghiamo che è possibile risparmiare, poi si vede chi coordina, chi decide la programmazione e le strategie. Ma così si perde tempo, non si capisce chi ha il pallino, come si dice volgarmente tra noi. Ma chi comanda, l’Asur o il direttore dell’area vasta? Bisogna che la prendiate questa decisione, perché questi sono costi di struttura e mi permetto di dire, questo sì a favore dei maceratesi — ed è giusto quello che ha detto Ceroni poco fa — che nella sanità, nel maceratese, grazie a direttori di zona qualificati che abbiamo, senza tagliare servizi si è risparmiato. E’ ora di farlo anche in altre zone, dove si dice che si tagliano i servizi e giustamente i servizi non si tagliano ma i costi sono ancora altissimi, e sono i costi burocratici di cui parlava Ceroni.
Della mancata strategia sulla “Quadrilatero” non parlo. Voi pensate che se dall’inizio la Regione avesse concertato con meno pregiudiziali — come ha fatto l’allora presidente della Provincia di Macerata Pigliapoco — la politica della “Quadrilatero”, oggi anche quegli errori che voi avete evidenziato e su cui sono d’accordo, non si sarebbero evitati?
Viene chiesto il monitoraggio degli impegni e delle risorse nella ricerca dell’innovazione. Ho colto con favore — non perché tifi per l’uno o per l’altro — la diatriba che c’è stata tra Spacca e Pacetti a un certo punto, quando Spacca ha detto “non abbiamo visto il risultato, rispetto alle risorse impegnate, sulla ricerca”. E’ vero. Pacetti ha replicato sdegnato, io l’ho definito un feeling amoroso che si è interrotto per qualche settimana, poi è stato ripreso. Però è veramente, al di là dell’ironia, una cosa importante da sottolineare. Ripeto, il report, il risultato in termini di obiettivi raggiunti non c’è.
Gli obiettivi dell’internalizzazione, gli intenti li conosciamo. Però non credo che questo bilancio dia una risposta. Rinviamo a una concertazione successiva? Sono d’accordo, però dobbiamo sottolineare che in questo momento stiamo rinviando delle scelte strategiche fondamentali.
Finisco con i settori che giudico traditi. Ripeto la battuta sul mondo cattolico, a cui sono affezionato, che sollecita, al quale è stato promesso, ed è strano che sia promesso solo al mondo cattolico, perché questa non è una questione solo cattolica. Definisco in questo consesso un settore tradito dalla manovra strategica attuale la famiglia. In questo bilancio, di nuova politica per la famiglia non se ne parla, c’è scritto tutto quello che c’era scritto negli anni passati. Tutte le associazioni che rappresentano la famiglia l’hanno detto, e qui mi pare che non ci sia risposta.
Seguito con la scuola, la cultura e lo sport, che sono anche centri, molti dei quali politicamente vicini al centro-sinistra, oggi assolutamente ridimensionati nelle loro richieste. Con gli emendamenti che hanno presentato i nostri gruppi di minoranza, su questo chiedono un segnale. In alcuni emendamenti c’è un cambio leggero di risorse, ma è un segnale forte su famiglia, fondi per l’istruzione, per la disabilità, per il turismo, per la cultura. Questi sono i settori che voi avete detto di privilegiare, ma su questo bilancio questa manovra non c’è.
Noi abbiamo proposto degli emendamenti e vorremmo che la maggioranza si prendesse tutto il tempo necessario per chiarirsi cosa si può fare. E’ facile fare polemica, e io non l’ho fatta, ma i fondi per l’istruzione sono, quest’anno, veramente una miseria. Quando dico che dobbiamo ridefinire la scala dei valori, prendete atto che questa non è una polemica, ma se noi spendiamo per i fondi dell’istruzione 300-400 mila euro, chiedendo alle scuole di fare i progetti, ai presidi di mobilitarsi, di chiedere le sponsorizzazioni — oggi nelle scuole sono tutti imprenditori economici: i presidi fanno le inserzioni, c’è la caccia all’utente, cosa che veramente ritengo abnorme — ricordiamoci che la “Giornata delle Marche” è costata 300-400 mila euro. E’ una cosa interessante, bella, commovente, che ci tocca tutti, che ha dei valori, tutto quello che vi pare, però 300.000 euro per tutte le Marche in un anno, 200.000 euro per una serata.

PRESIDENTE. Dai colloqui avuti con i consiglieri dopo la mia comunicazione sull’ordine dei lavori di oggi, comprendo che forse non è stato ben compreso da tutti il tenore della mia comunicazione.
All’inizio della discussione generale, questa mattina, abbiamo deciso la seduta continua fino all’esaurimento della discussione generale, il che significa che non c’è interruzione per pranzo e se non finiremo per le 19,30 andremo in seduta notturna.
Cosa vuol dire questo? Che possiamo anche regolarci negli interventi, facendo in modo di contenere la discussione entro il pomeriggio.
Ha la parola il consigliere Ricci.

Presidenza del Vicepresidente
ROBERTO GIANNOTTI

Mirco RICCI. Riprendo dalle ultime parole del consigliere Massi, perché ha detto cose stimolanti per un verso, in modo particolare per quanto riguarda le politiche del decentramento. Devo però difendere la vecchia Giunta regionale, perché la Regione Marche è stata forse fra le prime, nel panorama nazionale, a procedere su alcuni temi, come la formazione professionale e i trasporti, ma in materia di agricoltura io credo che si debba fare un passo avanti, però c’è un punto che va ripreso. Noi siamo per la prima volta ad affrontare un bilancio con risorse ridotte, ma questo non vale solo per la Regione Marche, questo vale per la maggioranza, forse per tutte le Province e i Comuni di questo paese. E’ un percorso necessario, che può anche produrre risparmi, oltre che chiarire meglio le competenze degli enti locali. C’è però già un conflitto in corso: rispetto alla finanziaria nazionale, la riduzione di risorse ha fatto nascere il conflitto che è già in atto ed è sbagliato, ogni volta, sentir dire a livello nazionale che l’elemento di spreco è l’ente locale, perché cadremmo in una contraddizione terribile. Abbiamo 6.500 Comuni, che vengono definiti fonte di spreco. Il decentramento dobbiamo accompagnarlo, dobbiamo insistere affinché anche in agricoltura si proceda a trasferire alle Province la questione, però in questo quadro, che è certamente più complicato. Bisogna quindi essere chiari su questo, al di là delle questioni di giudizio sul bilancio, che hanno orientamenti diversi fra maggioranza e opposizione, però siamo per la prima volta a discutere di un bilancio a risorse dirotte, con una incidenza forte anche sugli altri enti locali. La stessa cosa vale per la questione della sanità, che ricordava sempre il consigliere Massi.
Do atto alla Giunta di un aspetto: in fase di bilancio si può anche cogliere l’occasione per dare un giudizio più complessivo sul lavoro di una Giunta e io lo voglio dare su due aspetti. Uno è, finalmente, il raggiungimento della riforma della legge 13: l’assessore Mezzolani, con uno sforzo consistente, arriva ad applicare la riforma della legge 13, consolidando l’Asur, ovvero declinando quella riforma nelle forme previste: Asur regionale, zone ecc. Poi ognuno di noi ha idee diverse rispetto all’organizzazione territoriale del sistema sanitario, quindi in separata sede potremmo anche condividere uno sbocco futuro diverso da quello attuale, ma al di là di questo bisogna dare atto all’assessore che la riforma della legge 13 ci permette di ripartire con un sistema molto più equilibrato.
Quindi su alcune questioni mi trovo anche d’accordo con le considerazioni fatte dal consigliere Massi, però noi discutiamo un bilancio con risorse decisamente ridotte, ma nello stesso tempo si riconosce in maniera chiara che l’impianto strategico di questo bilancio corrisponde alle aspettative e ai programmi di questa Giunta. Primo, avere scelto di mantenere bassa la pressione fiscale e fra l’altro il consigliere Ceroni ricordava, quasi parando il colpo, che la sentenza della Corte costituzionale del 9 gennaio di quest’anno, non solo conferma la validità della manovra della Giunta regionale delle Marche, ma ne esalta anche i principi.
Il secondo punto che tiene insieme strategicamente questo bilancio, è quello della riduzione dell’indebitamento. Si scende di circa 700 milioni.
Terza questione, l’impegno sul sociale e sulla cultura. Noi siamo chiamati a ridurre drasticamente le dotazioni sui servizi di questa Giunta, perché nel momento in cui si tagliano tutti i capitoli, praticamente, e si lascia invariata la riforma sul sociale e anche sulla cultura — anche la Commissione ha fatto uno sforzo per avere più risorse, con gli emendamenti — penso sia un fatto molto importante. Questo mentre le risorse per il sociale da parte del Governo diminuiscono di 13 milioni di euro.
Poi c’è il patto per lo sviluppo. Qualche critica, ogni tanto, bisogna accoglierla, amici e compagni della Giunta. Occorre attuare davvero quel processo partecipativo, di concertazione con le parti sociali. Non è ancora ben chiaro, almeno a me, però è evidente che i campi su cui si interverrà, quelli sono sì, chiari.
Mi pare che siamo fra le prime Regioni d’Italia per spesa sociale, quindi da questo punto di vista c’è un elemento di forza che va ricordato in questo panorama di difficoltà finanziarie.
Colgo l’occasione del bilancio per dare un giudizio complessivo sul lavoro della Giunta in questi primi 8 mesi. Ho già parlato della delibera sulla sanità del dicembre scorso. Poi c’è una delibera recente e c’è un impegno della Giunta per chiedere la contestualità degli interventi infrastrutturali relativi alla terza corsia, rispetto alle complanari. Lo voglio sottolineare positivamente, purché si vada fino in fondo e quello strumento serva quale vara contrattazione con il Governo, rispetto agli interventi necessari per la terza corsia.
Non è difficile leggere i dati della finanziaria. Dobbiamo far fronte a 13 milioni in meno per il sociale, 7,5 milioni in meno per la legge sulle piccole e medie imprese, circa 1 milione in meno per i trasporti, il prosciugamento, di fatto, delle risorse per il terremoto, 500.000 euro in meno per la cultura, l’82% di tagli sulle risorse per la montagna. Sono dati che incidono pesantemente su questo bilancio.
Le risposte più tecniche le darà l’assessore Marcolini, perché non è nemmeno facile andare nel dettaglio di un bilancio così complicato.
Questo è il quadro entro il quale si colloca il nostro bilancio regionale.
Ci sono altre questioni da mettere in evidenza, perché abbiamo introdotto, con il maxiemendamento che non è nemmeno uno scandalo — ad altri livelli si fa un articolo unico e poi si chiede la fiducia — semplicemente alcuni ritocchi, anche numericamente consistenti, ma sono ritocchi dovuti a maggiori entrate, a reiscrizioni di tabelle della finanziaria da un lato e a previsioni emergenti. Qui voglio ancora sottolineare la sensibilità della Giunta rispetto a due questioni di fondo di interesse generale: le erosioni della costa e il dissesto idrogeologico. E’ inutile che iscriviamo nella nostra agenda il fatto che negli ultimi sei anni ci sono state tre calamità naturali e tre dichiarazioni di stato d’emergenza, se poi non sono seguite le risorse per coprirle e se dobbiamo far fronte con interventi urgenti della Giunta.
Ecco che, tutto sommato, ci sono anche risposte alle emergenze, nonostante le difficoltà di questo bilancio.
Il patto per lo sviluppo. Interventi sulla piccola e media impresa, per la ricerca scientifica, per il turismo e la cultura, per la rete infrastrutturale, per la casa. Ricordo che ci sono risorse imponenti sulla politica per la casa. Quindi, su alcune questioni questo bilancio non solo è costretto a difendersi rispetto a minori risorse provenienti dal livello superiore, ma introduce elementi notevoli di sviluppo. Quando diciamo “100 milioni di euro per la casa”, quando diciamo che manteniamo le risorse per il sociale invariate, quando cerchiamo di integrare quelle per la cultura, quando diamo risposte alle emergenze come sono quelle del dissesto, per me è più che sufficiente dare un giudizio più che positivo su questo bilancio. E’ poi evidente che ci sono anche lacune di percorso, qualche volta, che richiamano la maggioranza a una maggiore presenza e collegialità. Occorre capire meglio, voce per voce, le tabelle di riferimento. E’ evidente che c’è qualche piccola difficoltà, ma per quel che mi riguarda, traendo spunto anche dall’intervento del mio capogruppo, affermo che non possiamo che essere soddisfatti di questo bilancio regionale, anche per quel che mi riguarda personalmente, dato che è la prima volta che lo affronto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Anch’io credo sia giusto non attardarsi nelle valutazioni tecniche che sono state abbondantemente fatte dal relatore di minoranza e dagli altri colleghi che mi hanno preceduto, mentre credo utile soffermarmi, in parte come ha fatto Francesco Massi, su questa importante vicenda del bilancio regionale, che secondo me è in qualche misura un momento di snodo di questa maggioranza e anche della Regione.
Lo dico perché, non concedendo nulla alla retorica né al cannibalismo fra schieramenti, ritengo che effettivamente, oggi come oggi il ruolo dell’assessore Marcolini sia stato il terminale di una situazione piena di contraddizioni in qualche misura insolubili, perché neanche derivanti dalla sua diretta responsabilità e dalla sua diretta possibilità di intervento.
In realtà le aporie, le contraddizioni che vediamo in questo bilancio — Pistarelli ha dato delle indicazioni, insieme a Ceroni, su ciò che effettivamente non quadra, su quelli che sono aspetti contabilmente sintomatici di una situazione di emergenza — è frutto di una situazione storica che oggi noi siamo in grado di poter fotografare, tanto da poter dire che, effettivamente, la situazione è gravissima, non in senso partitico-politico ma sistemico.
La maggioranza di centro-sinistra ha un compito arduo e difficile. Anche recentemente ho cercato di sostenere la tesi secondo cui la maggioranza di centro-sinistra, soprattutto nell’ultimo quinquennio, ha cercato legittimamente di iscrivere questa Regione al club delle grandi Regioni rosse del centro Italia.
Il problema della sinistra, dal 1995, è stato quello di cercare una possibilità di egemonizzazione della società marchigiana, sapendo di non poter contare su quei fattori e su quei corpi sociali intermedi che altrove, nel centro Italia, garantiscono quel grado di egemonia.
Qual è stata la scelta del centro-sinistra, almeno dal 2000? Non è facile rendersi egemoni in un territorio così complesso, sofisticato, di mille campanili, policentrico e quant’altro. La scelta è stata duplice: da un lato l’implementazione di meccanismi di centralizzazione della decisione. Non è solo l’Asur, non è solo il tentativo di fare l’università unica delle Marche, non è solo il tentativo di fare un unico centro di potere e di gestione del volontariato piuttosto che del teatro, piuttosto che di tutto quello che corre sotto le nostre meningi; è stato il tentativo di dare la risposta a quel problema, a quella questione, a quel nodo di necessario controllo della società attraverso il sistema della centralizzazione, l’unico possibile per controllare una società così strana e così composita come quella marchigiana.
Il secondo problema era quello di assicurare rifornimenti alle associazioni che esistono nel territorio, a tutti coloro che, pur accedendo, anche se solo teoricamente, a una visione di centro-sinistra, hanno bisogno di sostentamento. Sono i famosi corpi intermedi che da Ascoli a Pesaro esistono, reclamano in sede di bilancio guarentigie, prebende, attribuzioni per vivere. Io faccio una fotografia il più possibile asettica: qual è stato il problema? Che le risorse non sono illimitate, e ci sono stati due momenti, due picchi di dispersione delle risorse che vale la pena di ricordare oggi: l’assestamento del 2000, che portò ad una maggiore spesa di circa 80 miliardi di lire e l’annualità finanziaria del 2005, dove ricordo, absit iniuria verbis, che si presentò nel 1995 in termini di previsione, con una stima di avanzo di 90 milioni di euro, che, superate le elezioni, a consuntivo portò invece un disavanzo di 100 milioni di euro, per un saldo negativo di 200 milioni di euro, risorse queste necessarie ad approntare un ente che doveva superare le elezioni.
Queste due vicende, questi due accadimenti politici hanno pesato sui bilanci della Regione tanto da scardinarli in maniera probabilmente definitiva: 80 miliardi del 2000, quasi 300 miliardi di vecchie lire nel 1995. Ecco da dove vengono le difficoltà. Credo che sia anche superfluo ricordare le tante sintomatologie che ci parlano di questa metastasi di bilancio che vede l’assessore Marcolini in una posizione obiettivamente difficile: dalla maggioranza si cerca e si chiede collegialità e solidarietà, ma l’esperienza ci insegna che nelle fasi emergenziali è difficile essere collegiali, perché è necessario far quadrare situazioni che obiettivamente mal si attagliano alla possibilità di una condivisione. Quando ricordo le tantissime e significative tracce negative che in tanti settori della vita amministrata questo bilancio porta, non posso non ricordare una cosa che finora non è stata mai ricordata. Nel 2000 — c’era una situazione molto brutta — quale fu la fortuna della Giunta D’Ambrosio e dell’allora dirigente Marcolini? Quella famosa legge che consentì l’aumento dell’addizionale regionale Irpef, poi protratto, e non entro nelle polemiche giurisprudenziali, anche se rileggo quella sentenza e mi convince sempre meno. Ma non ci possiamo dimenticare che il 17 ottobre 2005 questa Regione — e io rivendico a me stesso una parte del merito — ha dovuto, per non incorrere nei rigori della censura costituzionale, riportare all’1,4 l’Irpef e questo ha fatto sballare i conti, perché noi siamo andati da un introito di 176 Milioni di euro per la tassazione Irpef, a un introito che mi pare non supera i 90. Sono cioè mancati 80 milioni di euro. Cosa possiamo chiedere all’assessore Marcolini? Credo che lui sia, in qualche misura, la quintessenza — e lo dico non senza ammirazione per come riesce a far politica lei, assessore Marcolini — ed è un uomo che segna, per certi versi, l’unico elemento di vera continuità fra l’esperienza D’Ambrosio e l’esperienza Spacca. Sono convinto che questa croce l’assessore Marcolini, che è persona molto intelligente, non aveva nessuna voglia di prendersela, ovvero di tornare alla sua antica passione, quella politica, di uomo, di intellettuale organico, che io — ripeto, assessore, non sono affatto ironico — apprezzo anche per la capacità scientifica di fare miracoli. L’assessore Marcolini è riuscito a far quadrare un bilancio senza avere più 80 milioni di euro che non potevano più piovere sulle nostre casse perché l’Irpef l’avete dovuta riportare all’1,4. Poi la polemica politica la possiamo alimentare quanto volete, ma io so — me l’hanno detto, ma l’ha detto anche lei, assessore Marcolini — che si doveva rientrare in una zona d’ombra, perché non era certo che per il 2005 quella famosa tassazione potesse essere ancora possibile. Questo è stato un fatto esiziale per le poste di bilancio nella loro interezza. Allora nasce la necessità, prima, di dare una risposta a quei corpi sociali intermedi che pressano alle porte, che chiedono giustizia, che non arrivano a impugnare i forconi, ci mancherebbe altro, ma che pure vogliono ciò che in una società dove purtroppo la politica non esiste più, dove i partiti non contano più, dove i grandi flussi delle decisioni non sono pertinenza dei partiti e della capacità decisionale della politica, non perderci in un proliferare di richieste, di emergenze che dal territorio salgono fino a far assomigliare una sessione di bilancio all’attacco a Forte Apache, ma senza che la cosa debba suonare a detrimento unico e solo dell’esperienza marchigiana, perché questo è un problema endemico, è un problema sistemico: la politica non c’è più, è necessario che in una fase emergenziale i pieni poteri vengano richiesti da chi deve fare i conti che è difficile tornino, e allora si cerca di trovare, magari, qualche ammortizzatore politico. E’ il caso del patto per lo sviluppo. Credo che anche questa sia un’invenzione, una trovata che ha uno scopo, colleghi consiglieri. Il patto per lo sviluppo, come ieri l’Arstel, sono degli ammortizzatori politici. Nel momento in cui io non sono in grado di assicurare risorse all’esterno, io le ipotizzo, le prometto sulla base di un contenitore che deve avere due caratteristiche: innanzitutto poter essere gestito elasticamente, perché è evidente che solo successivamente, all’insorgere delle richieste io so dove darle, se all’Uncem piuttosto che al teatro di Polverina o via discorrendo. In secondo luogo sono risorse che in qualche modo devono concentrare il serbatoio possibile di tutte le soluzioni.
Ieri, scherzando ho detto il “sarchiapore”. Ve lo ricordate Walter Chiari che, viaggiando in seconda classe diceva “io ho il sarchiapore”? E’ l’unico aspetto triviale della mia esposizione, che vuol essere asettica, ma volevo, scherzando, riferirmi ad una soluzione sufficientemente suggestiva dal punto di vista della comunicazione — Arstel, due anni fa: i soldi sono ancora lì, peraltro, e patto per lo sviluppo — che è la necessità di mantenere un ponte credibile con la società che preme all’esterno.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

Questo da un lato, ma dall’altro la necessità di avviarsi ad una fase di riordino de conti di questa Regione, perché che siano fuori controllo credo ormai sia documentato e provato e questa non è una cosa che può essere salutata come mors tua vita mea, perché probabilmente questa cosa non può far piacere a nessuno, non deve far piacere a nessuno e “tanto peggio, tanto meglio” fa parte di uno dei peggiori vizi della popolazione italiota. Però, per farlo l’unica strada possibile è la gestione commissariale delle cose, che è quella che stiamo vivendo, e non, solo da ora. Se andate a spulciare nel sito della nostra Regione le leggi che abbiamo fatto in cinque anni, ormai in Consiglio regionale non facciamo una legge di spesa. Ormai le spese, gli stanziamenti si concentrano tutti nella finanziaria e io, provocatoriamente, dicevo tempo fa, che si potrebbe, forse, convocare il Consiglio regionale una volta all’anno, perché con la finanziaria abbiamo la lista delle leggi e si tratta di modulare, euro più, euro meno, il sistema di attribuzioni finanziarie che bene o male compone di sé il nostro reticolo istituzionale.
Ma anche questo non è appannaggio solo delle Marche. E’ come se il meccanismo della rappresentanza, che noi in qualche modo rappresentiamo, vada in conflitto inevitabile, inesorabile con la possibilità di gestione di risorse sempre più limitate, che fino adesso vengono in qualche misura politicamente gestite urlando contro il Governo, ma io non so cosa succederà se davvero il centro-sinistra dovesse vincere le elezioni e quindi anche questo sistema di comunicazione mediatica dovesse venir meno, perché davvero è diventato il refrain che, legittimamente, la Giunta regionale cerca di tirar fuori di fronte a una situazione così prossima al disastro finanziario, ma io mi dico: se una strada è quella che avete per ora imboccato, la scelta commissariale, una scelta commissariale anche rispetto alla stessa maggioranza, che non sa, che non può... La storia del maxiemendamento, in realtà, letta politicamente è questa: che era stato proposto un bilancio possibile, era necessario blindarlo quanto più possibile perché rispondeva a delle emergenze economiche che sono quelle di cui discutevamo prima, ma di fronte all’urto della marea montante delle persone, del reticolo che compone il sistema dei poteri anche della sinistra — associazioni e quant’altro — era inevitabile che ci fosse un nuovo bilancio, con le “notti dei lunghi coltelli”, che a me non meravigliano, che sono co-essenziali alle democrazie in difficoltà, ma che segnalano questo bivio.
Ora il bivio c’è. Probabilmente si passeranno queste elezioni, ma quando, alla fine di questo esercizio finanziario, dovremo davvero prendere atto del fatto che almeno 40 milioni di euro che sono stati fatti confluire nell’avanzo, probabilmente non hanno quel grado di veridicità che qualcuno vuole sostenere, nel momento in cui dovremo fare i conti con questo bilancio nel bilancio che è rappresentato dai perenti, che evidentemente segnala un flusso che probabilmente nasconde una delle geniali trovate dell’assessore Marcolini, che rappresenta comunque una distorsione della meccanica dei rapporti debito-credito fra un ente e i propri creditori, nel momento in cui si farà luce sul vero bilancio della Regione... Noi stiamo oggi discutendo di un bilancio che in sede ordinaria è di 450 milioni di euro: poca cosa rispetto a tutte le altre cornici finanziarie e di risorsa che invece strutturano la nostra presenza nel mondo. Mi riferisco alla sanità, mi riferisco ai bilanci delle varie Aerdorica, delle varie partecipate, dei centri servizi di cui poco o punto si sa; mi riferisco, evidentemente, a tutto ciò che non è scritto in caratteri troppo grandi in questi documenti contabili.
Di questo quando parliamo? Quando Francesco Massi, reduce dalla battaglia dello scorso aprile, chiese la certificazione dei conti, si pensò, probabilmente, a una manovra provocatoria, invece Massi — che adesso ha perso un po’ la pazienza e l’ho sentito aumentare i decibel contro la maggioranza, ma che aveva una fisionomia molto istituzionale nel maggio scorso — chiese la certificazione dei bilanci perché c’era il sospetto che vi forse un forte stridio tra la situazione rappresentata dei conti e la situazione reale dei conti, rispetto alla quale non possiamo neanche dire “è falso”. Diciamo che ci sono dei sintomi che in maniera abbastanza grave, precisa e concordante, ci fanno intendere che esiste la forte possibilità che qualcosa non quadri, proprio in termini di certificazione. Ve la cavaste dicendo “noi abbiamo il rating”, che è un’altra cosa, perché mi hanno spiegato che il rating è semplicemente un’attestazione che documenta la solvibilità e non certo la qualità e i rapporti interni al sistema finanziario dell’ente, ma è questo il punto. Se la prima strada è quella della gestione commissariale, il tentativo di gestione commissariale di questa emergenza finanziaria, credo che questa sia una maggioranza che ha davvero la prospettiva della propria autodissoluzione subito dopo le elezioni, oppure con grandi movimenti che potrebbero in qualche modo evitare la canna del gas, ma non so per quanto tempo. Oppure assumere come forze istituzionali il compito di fotografarla davvero la situazione, senza infingimenti, senza atteggiamenti di eccessiva caratterizzazione partitica. Non potete pensare di risolvere il tutto con i pannicelli caldi. I pannicelli caldi sono le comunicazioni istituzionali. Qual è il rischio della maggioranza? Che si tenda ancora una volta a cercare di spazzare la polvere sotto il tappeto e magari cavarsela con la comunicazione istituzionale, perché questo lo star system della politica richiede: aumenta a 870.000 euro la comunicazione istituzionale, con quelle “braciole” messe lì a dire che i conti tornano, costretti, anche in quel caso, a situazioni di riesumazione di vecchi conti. Leggevo che, ad esempio, nei soldi stanziati per il piano casa, quello dei “conti tornano”, abbiamo scoperto che addirittura ci sono i soldi dei tempi di Bassotti, del 1987 o del 1993-95. Abbiamo visto che in quei soldi del piano casa esiste la storia di questa Regione. Sono tutti soldi statali. Furbescamente l’assessore Marcolini dice “mettiamoli tutti insieme” i soldi di Bassotti, i soldi di Recchi, i soldi del pentapartito, andiamo sui giornali e tiriamo a campare. E’ legittimo, probabilmente lo faremmo anche noi. Allora, ripeto, le strade sono due: o cercare di dire “tutto va bene madama la marchesa”, oppure, una volta per tutte — e mi riferisco soprattutto alle forze consiliari anche della maggioranza — non confidare più nello stellone, non confidare più in una Corte costituzionale che si copre un occhio e forse tutti e due, perché, come mi ha detto qualcuno in Corte costituzionale, “non possiamo mandare ramengo una Regione”, tutto bene... (Interruzione). Mi dicono di notti insonni del relatore Gallo che ha dovuto cercare di capire come potermi dare torto. Ma, a parte la battuta, il problema è serio: è quello di una assunzione di responsabilità collettiva che deve consentirci, spero subito dopo la celebrazione di queste consultazioni politiche, di prendere il toro per le corna. Diversamente, probabilmente, tutti noi potremmo essere ricordati come esecutori materiali di una situazione fallimentare che presto o tardi vedrà quest’aula, probabilmente, riflettere ancora una volta, quel meccanismo di allontanamento e probabilmente di deplorazione da parte della società, che già negli anni scorsi si registrò.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ho ascoltato due sere fa, per caso, l’assessore Marcolini nella solita “intervista di regime”. Dico “di regime”, perché ritengo che sia scorretto che il Tg Marche dia l’annuncio del dibattito sul bilancio intervistando l’assessore al bilancio, senza dare la possibilità anche al leader dell’opposizione, come avviene in tutte le Tv di Stato, la possibilità di dire la sua.
Io ho ascoltato l’assessore Marcolini, che è stato di una bravura eccezionale nel sintetizzare la filosofia del bilancio di quest’anno. Marcolini ha detto: con questo bilancio la Giunta regionale vuole alleviare le difficoltà dei marchigiani, fortemente penalizzati dai tagli del Governo centrale e ha fatto come esempio quello del pendolarismo dei trasporti.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Io che non do mai ragione a Marcolini, qui gliela do...

Roberto GIANNOTTI. Dopo, ti dico io perché non ha ragione Marcolini.
Secondo assunto dell’intervista: “questa è la Giunta che ha ridotto le tasse regionali”. Terzo assunto: “questa è la Giunta che ha moralizzato, che ha bonificato la Regione, perché ha avviato un grande processo di rientro dal debito; questa è la Giunta regionale che ha risolto i problemi della sanità, sia quelli del bilancio sia quelli relativi alla operatività, al miglioramento della condizione complessiva dei servizi sanitari”. Ancora: “questa è la Giunta che ha avviato una grande politica di sviluppo”, e ha citato i 4-5 capisaldi della politica regionale: innovazione, lavoro, turismo, cultura, casa.
Provo a dire perché non poteva esserci una migliore capacità, da chi, in fondo, gestisce la responsabilità della finanza regionale non da oggi. Perché è vero che l’assessore Marcolini ha oggi una responsabilità di primo piano, ma è anche vero che nella precedente legislatura era un supporto tecnico abbastanza preciso, dell’allora Giunta regionale, con una competenza anche in questo settore, almeno per il mio livello di conoscenza.
Perché non condivido? Intanto non condivido la polemica rispetto ai trasferimenti. Noi abbiamo sempre detto che questa è una polemica infinita, pretestuosa, inutile, una polemica diseducativa, perché la responsabilità gravissima che avete voi amministratori regionali, è di aver educato i vostri sindaci, nei Comuni, a mutuare questo messaggio e a dire ai cittadini: “siamo costretti a tagliare i servizi perché lo Stato ha tagliato i servizi alle Regioni”, questa è la verità. Questo è diseducativo, primo perché non è vero, poi perché la strada deve essere diversa.
Il mio collega Ceroni ha dimostrato, conti alla mano tante volte, la falsità dei dati relativi ai trasferimenti della sanità. Avete, in questi anni, venduto come Vanna Marchi, voi sì, ai marchigiani, un dato relativo ai minori trasferimenti sanitari che non è vero. VI abbiamo detto e ripetiamo che siete stati talmente abili, come prestigiatori, che avete usato i soldi dello Stato per finanziare la politica turistica di questa Regione. Debbo richiamare in modo particolare i nuovi consiglieri, alla constatazione che la Regione ha speso, di suo, 500.000 euro nell’ultimo anno di attività, per le politiche turistiche, andando ad occupare, ad impiegare le risorse dello Stato destinate all’ammodernamento delle strutture ricettive per finanziare il proprio piano turistico, questo sì un uso improprio dei trasferimenti statali.
Su questo piano c’è una caduta di stile e di costume gravissima da parte dell’Esecutivo regionale. Assessore Marcolini, me lo consenta: per cinque anni Forza Italia ha fatto del trasporto ferroviario, della insufficienza del trasporto ferroviario regionale il proprio cavallo di battaglia, perché era giusto rispondere in questo modo al bisogno dei cittadini marchigiani. Prendo atto con soddisfazione che, comunque, lei le cose le ha fatte, ma vivaddio, ammettete che per cinque anni siete stati sordi e avete ignorato del tutto i problemi dei pendolari, al punto che siete stati costretti a fare una pagliacciata: salire sul treno per conoscere i problemi dei pendolari per capire. Ma dove vivete? Dove vive questa Giunta se ha bisogno di andare in treno? L’esperienza politica vi dovrebbe mettere in condizioni di avere un rapporto quotidiano con i cittadini, quindi conoscere i loro problemi. Se siete costretti a farvi il viaggetto in treno fatelo, però non prendeteci in giro.
La seconda questione è una singolarità tutta marchigiana. Assessore, come si fa a dire che avete ridotto le tasse? Anche questa è una bugia. Voi non avete ridotto le tasse, voi avete annullato gli aumenti delle tasse che avete deciso, che è cosa diversa. (Interruzione. E’ diverso: Berlusconi le ha ridotte, voi avete tentato di accreditare un regalo ai marchigiani, senza tener conto che i marchigiani per quattro anni hanno pagato tutti tasse più alte, compreso lei, assessore Agostini. Se vuole, le faccio un conto di quanto lei ha pagato. Nel 2001 le tasse regionali sono state aumentate ingiustamente, questo l’abbiamo sempre detto. Abbiamo anche sostenuto la tesi dell’illegittimità, di cui siamo convinti. Per tanti anni siamo stati una delle Regioni più esose dal punto di vista dell’imposizione fiscale, e questo è un altro dato, un dato politico incontestabile. Oggi, siccome questa Giunta è caratterizzata dal nulla, dire “riduciamo le tasse” è una carta da poter giocare nei confronti dell’opinione pubblica, specialmente a distanza di tre mesi dalle elezioni. Però voi avete compiuto solo un atto di giustizia nei confronti dei marchigiani, da anni sollecitato da questo gruppo, che su questo tema ha fatto battaglie storiche e si assume il merito di avere vinto questa battaglia, perché grazie anche all’azione tempestiva, vigorosa del gruppo regionale di Forza Italia, alla fine siete stati costretti a stracciare gli aumenti delle tasse che avevate fatto.
Siete stati costretti dalla protesta popolare, dall’azione di Forza Italia a restituire il maltolto, ma non avevate mantenuto la promessa che in questa aula avete fatto. Infatti avevate detto non solo che avreste azzerato gli aumenti, ma che avreste ridato ai marchigiani un po’ delle tasse in più che hanno pagato. Questo impegno Agostini non l’avete mantenuto. (Interruzione). Su questo, Agostini, sono disposto a chiedere un giurì d’onore. C’è una sua dichiarazione, quindi non insisto, lasci stare.
Terza questione, rientro dal debito. A me non sembra che 1.350 milioni di debito sia un dato che provochi ottimismo. Ma questo dato non è figlio del nulla, le Marche non sono state colpite da quattro cicloni, da cinque terremoti, da sei gravi eventi internazionali. La verità è che questo dato di bilancio fotografa la situazione di sfascio in cui il centro-sinistra ha portato le Marche in questi anni. Lo ha fatto attraverso una politica finanziaria irresponsabile, fatta di carrozzoni sul piano della politica industriale, di doppioni e di sprechi in campo sanitario, di esubero nel campo delle consulenze e degli incarichi, di clientelismo, di burocrazia. Questi sono gli elementi corrosivi del bilancio regionale, che hanno portato a questa situazione. Se mi consente, assessore, non credo che la ricetta che avete indicato e che avete oggi ribadito sia una ricetta intelligente, vincente. Non è con i tagli generalizzati che si risolve il problema del bilancio, ma così come abbiamo sempre detto, attraverso una scelta di valore, una scelta di gradualità, tagliando dove si poteva tagliare, cioè tagliando il superfluo, l’inutile e salvaguardando le esigenze dei cittadini.
Quarta questione, quella della sanità. Qui si rasenta il ridicolo. Il mio amico Ricci, giovane su questi banchi di Consiglio regionale, forse per motivi campanilistici si è lasciato andare a una esaltazione della riforma.

Mirco RICCI. Io ci credo.

Roberto GIANNOTTI. Che lei ci creda ne dubito. Conoscendola come la conosco, credo che un po’ di forzatura in quello che lei dice ci sia. Però non credo che si sia superato lo scoglio rispetto alla questione sanità, non credo che si sia superato lo scoglio sul piano finanziario, perché mi dicevano i miei amici che non ci sono discostamenti sostanziali sul piano del rientro della spesa, quindi non si può parlare di un effettivo risanamento. Ma il problema vero è un altro: che non si sono affrontati e non si stanno affrontando i problemi di fondo della sanità regionale, primo fra tutti il rientro della mobilità passiva, assessore Mezzolani. Se continuiamo a penalizzare, come penalizziamo, i centri provinciali minori di Pesaro, Macerata e Ascoli e non realizziamo il riequilibrio delle alte specialità, continueremo a spendere tantissimo per pagare la sanità pubblica e, peggio ancora, la sanità privata delle altre regioni. Sulla sanità pubblica non mi vengono dubbi e preoccupazioni, sulla sanità privata cominciano a venirmi dubbi e preoccupazioni. Che qualcuno abbia interesse a lasciare questa situazione per far ingrassare qualche clinica privata dell’Italia del nord? Domanda su cui aspetto una risposta, perché non ho certezze. Il problema della riduzione concreta della spesa farmaceutica è un’altra questione: siete stati tenuti per anni con il laccio al collo da Rifondazione comunista. Ricordo interventi storici del consigliere Andrea Ricci che diceva “guai a voi toccare il discorso della spesa farmaceutica”. Ancora oggi non se ne parla, infatti. Ma soprattutto non è stata avviata una politica rigorosa sul piano della eliminazione degli sprechi, dei doppioni, delle consulenze, delle polizze assicurative gonfiate o comunque che non corrispondevano al vero. Poi l’Asur. Consigliere Ricci, l’Asur era ed è una follia sul piano organizzativo. Non lo dice Forza Italia, lo dite voi. La delibera che ha assunto la Giunta regionale il 28 dicembre, che introduce il coordinamento d’ambito, di fatto è lo smantellamento dell’Asur, perché riconoscete la validità dell’ipotesi delle Asl provinciali, cioè di un modello organizzativo diverso. Se volete continuare a pagare il direttore generale dell’Asur, il direttore generale di tutte le aziende di zona, i direttori delle aziende ospedaliere, i direttori dei presidi specialistici, se volete continuare a buttare via i soldi senza fare una scelta di fondo, che è quella di andare incontro alle esigenze dei cittadini, fra l’altro utilizzando anche le risorse messe a disposizione dal Ministero della sanità, per ridurre i tempi di attesa per le vie specialistiche, recuperando l’efficacia e l’efficienza dei servizi sul territorio, se non volete avviare questo discorso per continuare a mantenere in piedi un sistema di potere, non si andrà lontano nemmeno sul piano della sanità.
Ultimo aspetto quello della sfida allo sviluppo. Anche qui, non basta fare affermazioni di principio, fare richiami molto generici e molto generali, occorre fare delle scelte. Se si vuole veramente aiutare l’impresa, aiutare il sistema imprenditoriale delle Marche, bisogna fare una politica industriale diversa, che non può più essere adagiata su una logica merloniana. La politica industriale delle Marche non può essere “merlonicentrica” per sempre, bisogna anche che abbiate il coraggio di fare una scelta, riconoscendo che in questa regione c’è tanta ricchezza sul piano produttivo, ci sono tantissime aziende di piccole e medie dimensioni che forse danno un contributo molto maggiore al nostro sistema economico. Quindi un cambiamento di rotta, radicale, al di là della passione e della simpatia di qualche esponente di questo Consiglio regionale o di qualche neo deputato entrante. (Interruzione). Perché mi sento tradito? E’ ormai decennale la scelta di campo di quella famiglia. Io dico che non mi sembra che sia condivisibile nemmeno da te, perché io parlo interpretando anche il punto di vista tuo e quello di Procaccini: come fa un comunista a sostenere questa politica filo-merloniana?
Bisogna compiere, Giaccaglia, una scelta di fondo per quello che riguarda la riorganizzazione dei centri servizi. I centri servizi continuano a costare molto ed a produrre poco. Bisogna che questa fase di innamoramento che gli ha consentito di crescere si concluda, dando loro la possibilità di camminare da soli, di gestirsi da soli, perché si passi da una politica assistita ad una politica partecipata e ad un ruolo regionale diverso.
Sul lavoro non posso che ripetere le critiche di sempre: questa Giunta regionale riafferma una logica statalista, senza applicare il principio della sussidiarietà che avrebbe il grande pregio di ridisegnare il ruolo delle istituzioni, dando spazio ai corpi intermedi.
Sul turismo vorrei dire una cosa in particolare. Dopo cinque anni avete ammesso il fallimento della vostra politica, perché con la 53 e con altri provvedimenti la maggioranza di questo Consiglio aveva scelto come perno della propria politica la nascita dell’Aptr. A distanza di cinque anni avete sciolto l’azienda, come dire che era inutile. Anche qui, siete dei pessimi copiatori, perché avevate copiato l’Aptr dall’Emilia Romagna, l’avete sciolta, guarda caso, un anno dopo che l’ha sciolta l’Emilia Romagna, senza accompagnare questa scelta con una alternativa precisa. Se c’è stato il fallimento dell’azienda, bisogna che andiamo a vedere i motivi del fallimento e bisogna che riscriviamo una riforma del sistema turistico e dell’organizzazione che ci rimetta in linea. Assessore, è inutile che lei continui a fornirmi dati che non stanno in piedi, bisogna che insieme la Regione, il sistema istituzionale, gli operatori, sinergicamente si mettano a fare una politica promozionale che consenta di invertire questo trend negativo che ha allontanato tantissimi europei dalle Marche e rimetta in gioco questa grande opportunità.
Sul piano della cultura, ho già detto l’altro giorno che non mi sembra ci sia stato un salto di qualità, al di là della grande disponibilità dell’assessore, cui va tutta la nostra stima, perché dimostra anche un rigore. Questa Giunta ha dimostrato, con i tagli pericolosi fatti al bilancio della cultura, di non avere a cuore quell’assessorato, di non farsi carico dei problemi culturali e di non sfruttare quello che rappresenta, la seconda risorsa regionale.
Per quanto riguarda la casa, continua questa scandalosa campagna di comunicazione di cui mi vergogno. E’ peggio di una campagna di regime: tutti i giorni continuiamo a leggere sui giornali della grande politica per la casa. Se c’è un limite, un vuoto d’iniziativa della Giunta regionale, è su questo piano. Per anni siamo stati disattenti, sordi alla richiesta di un intervento regionale, oggi ci facciamo belli dei soldi degli altri, perché tutti voi sapete che la maggior parte di quelle risorse sono residuate da contributi statali, e per questo enfatizzare l’impegno finanziario regionale non mi sembra una cosa leale.






PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, non nascondo una certa difficoltà ad attribuire all'atto che stiamo esaminando il termine di bilancio di previsione 2006 in quanto mancano ad esso quegli indirizzi programmatici e quelle scelte di intervento prioritario sia a livello di settore che di territorio. Indirizzi che solo il Consiglio regionale ai sensi dell’art. 21 lettera k) della legge statutaria avrebbe dovuto esprimere almeno in sede di Dpefr mai approvato dal Consiglio ed ai quali indirizzi la Giunta avrebbe dovuto adeguare la proposta di legge di bilancio. Un riporto dei dati dell'anno precedente al nuovo con qualche variazione di spesa non può definirsi programmazione né amministrazione in senso stretto dato che anche quest'ultima necessita di scelte di innovazione, di adeguamento alle nuove tecnologie con l’intento di ottimizzare i servizi riducendo i costi.
Non soltanto mancano gli indirizzi di programmazione da parte del Consiglio regionale sicché la spesa viene di anno in anno prevista senza un fine ultimo ben delineato quale potrebbe essere quello di eliminare alcune situazioni paradossali a livello locale ed in alcuni settori di competenza ma addirittura si rinnovano di anno in anno le perdite di tempo e le spese inutili all'ente non disgiunte da sovrapposizioni e duplicazioni della medesima spesa.
Mi riferisco al settore ambiente e difesa del suolo, uno dei tanti, rispetto al quale tutto il 2005 ed il 2006 sono stati destinati alla elaborazione di uno studio di indirizzo e di intervento sulle criticità locali come se la Regione non conoscesse, anche attraverso i dati forniti dagli altri enti locali, i problemi del nostro territorio. In proposito esiste il programma ASSO (interventi sperimentali sul territorio), vi sono i sistemi di gestione ambientale, l'agenzia regionale di sviluppo ambientale EMAS, i piani locali di sviluppo e non bisogna dimenticare che anche l'Osservatorio agroalimentare che sta realizzando un progetto pilota per l'individuazione delle metodologie da applicare in pratica per la difesa del suolo. Si spende, quindi per studi diagnostici e prognostici, progetti, esperimenti, relazioni tecniche e nulla resta da destinare ai necessari interventi sul territorio.
Non c'è da meravigliarsi se alle audizioni con le parti sociali sul bilancio di previsione fissate dalla II Commissione erano assenti i rappresentanti delle più importanti categorie di operatori economici (tra i quali I'associazione industriali ed i pochi presenti hanno espresso valutazioni fortemente negative.
La confusione che regna nella Giunta regionale ha trovato sfogo nel maxi emendamento al bilancio di previsione presentato in seconda Commissione il 26.1.2006 Con tale documento viene completamente stravolto l'assetto della spesa prevista nella propria proposta di legge con aggiunta di emendamenti anche di carattere puramente normativo al suo interno. Esso costituisce di fallo una vera e propria nuova proposta di legge priva delle valutazioni delle Commissioni e degli uffici competenti, il cui esame anche da parte delle seconda Commissione, è reso impossibile dai tempi di presentazione e dal mancato adeguamento della relazione accompagnatoria al bilancio, ai nuovi impegni di spesa repentinamente variati
Ma vi è di più. Anche l’Ufficio di presidenza del Consiglio ha proposto emendamento all'interno della legge che esaminiamo, al fine di variare il bilancio di previsione del Consiglio regionale approvato un mese fa nell'intento di porre rimedio all'illegittimo sforamento della spesa prevista per il 2006 nel predetto documento senza tener conto della legge finanziarla nazionale che impone alle Regioni il contenimento della spesa pubblica entro il limite di quella esistente al 31.12.2004 diminuita dell'1%.
L'amministrazione regionale è allo sbando. Gli atti della Giunta sono contraddittori, frettolosi e spesso prevaricano i diritti e le funzioni del Consiglio (vedasi da ultimo la nomina dei componenti del consiglio di amministrazione della società Aerdorica).
Gli atti prodotti spesso sono censurati da illegittimità come la legge di riforma dello Statuto regionale recentemente dichiarata incostituzionale e l'imposizione dell'addizionale regionale Irpef con aliquota oltre il limite di legge, il che evidenzia un atteggiamento irrispettoso non soltanto nei riguardi dello Stato ma anche e soprattutto dei cittadini, veri titolari del potere, dimenticando che di essi l’ente è solo amministratore fiduciario e temporaneo.
Restando all'esame del documento di previsione posso dire che esso presenta anche notevoli carenze a livello di trasparenza amministrativa. Mi riferisco all’avanzo di bilancio, costituito quasi totalmente da reiscrizioni di capitoli precedenti; al debito della gestione sanitaria che in relazione viene indicato nella misura di 47 milioni ma che in realtà è di 60.960.715,00 perché va integrato con la previsione di spesa indicata nella UPB 52801178 ed alla liquidità, in realtà inesistente, creata con il capitolo del residui perenti (oltre 400 milioni di euro) accantonati da un anno all'altro senza che realmente fosse venuto meno il titolo del debito e senza il decorso del biennio previsto dal regolamento regionale.
Circa la dislocazione della spesa sul territorio questa Amministrazione non si è neppure curata di verificarne l'equa ripartizione compatibilmente con le esigenze di intervento immediato e prioritario. Così come per le società partecipate nessuna previa valutazione dei loro bilanci è stata effettuata al fine di verificare l'utilità, per la Regione, di continuare nelle partecipazioni intraprese ovvero di cessarle cedendo le rispettive quote di proprietà.
Non ho visto alcuna innovazione rispetto al bilancio del 2004 per il lavoro nelle Marche. La provincia di Ascoli Piceno ha il più alto numero di lavoratori in mobilità (1066) nel primo semestre 2005, pari a circa un terzo della intera mobilità regionale e ciò senza considerare l'impatto su tali calcoli dei 250 dipendenti della provincia di Ascoli Piceno che dovranno essere trasferiti alla provincia di Fermo.
Non vi sono interventi incisivi a favore dell'impresa artigianale delle Marche che mostra un tasso di sviluppo dello 0,33% ma che è ancora collocata al quintultimo posto nella classifica nazionale prima della Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia.
Tra gli interventi per lo sviluppo dell’agricoltura mancano gli incentivi per quelli più importanti: la promozione dell'associazionismo tra imprenditori agricoli e la promozione all’associazione e all’accorpamento della proprietà fondiaria per eliminare la forte frammentazione di essa in tanti piccoli fondi agricoli, insufficienti, oggi, a garantire un reddito dignitoso all’imprenditore stesso
All'impegno statale che ha erogato il finanziamento non ha fatto seguito l'impegno della Regione volto ad istituire turni anche notturni nelle strutture ospedaliere per le visite e le diagnosi che presentano liste di attesa indegne di un paese civile.
Ritardi notevoli ed errori di valutazione si sono sommati nella politica energetica. La Regione in proposito è molto lontana dalla innovazione e rifugge perfino dal considerare le nuove tecnologie di termovalorizzazione che oltre a produrre quantità enormi di energia pulita risolverebbero anche il problema dei costi dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Vi è ormai certezza che nel 2012 il trasporto marittimo delle persone e delle merci verrà incrementato del 70% circa ma non vedo investimenti infrastrutturali efficaci programmati per snellire il traffico su gomma proveniente dal porto di Ancona. Sei anni sono brevi visti i tempi che intercorrono tra la progettazione e la realizzazione delle opere per evitare che la città venga travolta dal caos del traffico e dall'inquinamento e con essa la qualità della vita dei cittadini.
Mi astengo da ogni ulteriore commento. Saranno i cittadini delle Marche a giudicare questo bilancio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Penso sia importante intervenire, perché il bilancio è un atto importante per la vita amministrativa di questa Regione come di qualsiasi altro ente locale. Il bilancio è uno strumento flessibile, in grado di essere modulato sempre alle nuove esigenze che sorgono nel frattempo, perciò questo bilancio ha visto la Commissione riunita diverse volte, le proposte della Giunta sono state esaminate, questa sera si riunirà nuovamente, la Commissione, per verificare tutti gli emendamenti. E’ un bilancio tutto sommato partecipato, anche se nessun bilancio troverà il consenso di tutti, perché abbiamo sempre qualcosa da tirare verso la nostra parte. Però è importante l’impianto dato. Si diceva della riduzione dell’indebitamento, del non aumento della pressione fiscale, il mantenimento dei fondi regionali per le politiche sociali, nonostante il taglio che è stato fatto dal Governo centrale, l’inserimento di circa 12 milioni di euro per quanto riguarda il patto per lo sviluppo. Questa è un’altra cosa molto importante, perché all’interno del patto per lo sviluppo devono essere viste le priorità, concertandolo con tutti gli attori del territorio regionale. Però gli indirizzi che già vengono dati, di innovazione tecnologica, delle reti informatiche e della ricerca, delle politiche culturali, del turismo a cui legherei anche l’agricoltura, sono cose importanti. Inoltre l’impegno per le piccole e medie imprese è una questione fondamentale: dobbiamo cercare di risollevare l’economia e dobbiamo poggiare molto sulle piccole e medie imprese, sulle imprese artigiane. Poi, l’altra cosa importante sono le politiche per la casa.
Una caratteristica negativa di questo bilancio è che sono state fatte forti riduzioni di risorse. Circa 100 Milioni di minori trasferimenti da parte dello Stato e 50 Milioni che abbiamo tagliato noi, come nostra volontà politica, per quanto riguarda l’Irpef e l’Irap, fanno sì che vi sia una minore fonte di risorse per circa 150 milioni di euro. Questo è un fatto negativo di cui si è cercato di tenere conto, tentando di tagliare in maniera equa nelle parti dove era possibile tagliare.
Noi, come Regione siamo l’ente programmatore, poi sono gli enti locali a gestire le risorse sul territorio, i Comuni. E’ stato fatto uno sforzo per quanto riguarda i Comuni montani, i piccoli Comuni della montagna che sono i più svantaggiati, i più sfavoriti. Si è tentato di ridare loro risorse che erano state tolte in precedenza. Dobbiamo fare questo anche per quanto riguarda le unioni dei Comuni, perché dobbiamo sensibilizzare, spronare, incentivare il più possibile i piccoli Comuni a mettersi insieme, a gestire i servizi insieme, perché sicuramente ci sarà, così un servizio migliore e una spesa più equa. Per fare questo bisogna incentivare anche le risorse per queste unioni di Comuni. Ma dobbiamo anche controllare queste unioni di Comuni, perché no possiamo dare contributi se le unioni avvengono soltanto sulla carta e non nella realtà dei servizi. Quindi occorre anche avere questo coraggio di controllare quei Comuni che non svolgono le loro funzioni.
Le Regioni sono enti programmatori, i Comuni gestiscono. Il Comune è il primo ente vicino al cittadino, quello che dà risposte alle loro esigenze, ai loro problemi. Abbiamo fatto uno sforzo notevole, per quanto riguarda i servizi sociali, per cercare di mantenere gli asili nido, i dieci milioni del sociale per le case protette, un altro punto molto importante per l’assistenza e per il sostegno ai Comuni e, indirettamente, ai cittadini.
Pertanto nelle parti più importanti questo bilancio lo condivido appieno, anche se c’è da ridiscutere, da rimodellare, da rivedere. Per questo faccio una proposta. Occorre cercare di ridiscutere tutti i vari capitoli, tutte le varie unità previsionali, per vedere quali sono le necessità maggiori. Quindi azzerare quelle che sono passate come necessità e rimpinguare quei capitoli dove le necessità stanno andando sempre più per la maggiore. Questo è uno sforzo che dobbiamo fare con la massima professionalità da parte dei tecnici e con la massima concertazione di tutte le forze politiche e di tutte le associazioni sul territorio, perché così facendo riusciremo a dare un bilancio sempre migliore per la nostra Regione e, di conseguenza, per i cittadini. Dobbiamo farlo perché ce lo impongono le necessità determinate anche dai tagli che ci sono stati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. E’ il primo bilancio a cui ho l’onore di partecipare. E’ un atto importante, perché disegna, in qualche modo, le politiche di questa nuova legislatura, di questa nuova Giunta di centro-sinistra. Noi riteniamo che sia un bilancio di responsabilità che prende atto della riduzione delle risorse e riconosce la necessità di politiche di contenimento della spesa volte a una riorganizzazione e a un utilizzo migliore delle risorse. In qualche modo si dà forma al programma di legislatura, all’impegno del Presidente Spacca e di tutta la maggioranza rispetto ai punti fondamentali che la stessa maggioranza si è data: innovazione, sociale e sanità, ambiente, casa e servizi socio-sanitari.
Riguardo alle innovazioni, noi pensiamo che sia fondamentale che questo bilancio permetta la partenza di politiche di innovazione, che, come verdi, vogliamo siano indirizzate in direzione delle energie rinnovabili, microcentrali, ecogenerazione, risparmio energetico, politiche dei rifiuti, riciclaggio del 50-60% in modo da consentire il recupero delle materie prime. Inoltre nuove produzioni che siano ecocompatibili e che permettano un equilibrio tra uno sviluppo del territorio e una gestione del nostro patrimonio, sia paesaggistico, che naturalistico, che storico, quindi lo sviluppo anche di una vocazione turistica che le risorse naturali permettono in questa bella regione.
Rispetto al sociale è importante che venga portata avanti la riforma della sanità, che deve continuare nella razionalizzazione delle strutture ospedaliere, per liberare risorse e strutture e attivare quei risparmi che ci permettano di continuare in quel discorso di accorpamento ospedaliero, che ci consente di dare servizi di sempre migliore livello e utilizzare le risorse che si vanno a liberare per attivare Rsa e lungodegenze, quindi nuovi servizi ai cittadini.
Il lavoro di riforma della sanità deve andare verso un aumento dei servizi, con una razionalizzazione delle risorse.
Un altro aspetto importante è che questo è l’anno della verità per i trasporti. Entro giugno ci sarà l’affidamento, a gara, del trasporto pubblico regionale e da metà anno inizieranno tutte le razionalizzazioni previste, che saranno permesse dall’integrazione dei servizi di trasporto. A mio giudizio questa integrazione dei servizi permetterà di liberare risorse da investire, poi, sempre nel miglioramento della gestione dei trasporti, sia verso le persone che verso le merci.
Una delle questioni fondamentali che come verdi crediamo debbano essere affrontate, legate all’innovazione, riguarda la necessità di studiare l’efficienza energetica del nostro sistema industriale, perché più volte si è sentito dire che le industrie vogliono energia a minor costo e questo vuol dire principalmente migliorare l’efficienza energetica e quindi utilizzare sistemi più efficienti di produzioni. Quindi le risorse che la Regione ha e che può utilizzare a vantaggio delle imprese, potrebbero essere utilizzate per studiare l’efficienza energetica del nostro sistema industriale, proporre risparmio energetico e ridurre i costi dell’energia. Questo permetterebbe di sviluppare tutto quel settore della nostra piccola e media impresa e dell’artigianato, che attualmente ha difficoltà a riconvertirsi rispetto alla nuova organizzazione del mercato del lavoro e alla nuova situazione mondiale.
Un altro spetto che consideriamo importante e che in questo bilancio è stato finanziato, è quello della gestione del territorio. Noi riteniamo che per combattere il dissesto idrogeologico si debba andare a una gestione particolareggiata del nostro territorio. Non è più possibile che le foci dei nostri fiumi siano delle immense paludi. La gestione dei fiumi fatta con le ruspe è molto costosa e non raggiunge neanche l’obiettivo della cura e del recupero del dissesto idrogeologico. Pensiamo che dalla gestione del territorio possa emergere molto “lavoro verde”, cioè la gestione delle cooperative agricole e forestali del territorio permetterebbe un recupero del dissesto idrogeologico e una gestione volta alla valorizzazione delle risorse, al loro mantenimento e allo sviluppo del turismo. Anche qui non è una questione solamente di fondi ma un modo di affrontare lo sviluppo e l’utilizzazione dei fondi.
Un altro appuntamento importantissimo e che qualificherà questo primo anno di amministrazione sarà il nuovo periodo di programmazione europea 2007-2013. Per questo nuovo periodo di programmazione 2007-2013 la Regione si deve trovare pronta, perché sono già stabilite le linee strategiche, l’innovazione sarà all’interno di queste linee strategiche e in questo anno noi dovremmo verificare cosa vuol dire per noi innovazione, quali sono le imprese, nelle Marche, che fanno innovazione e quelle che noi riteniamo fondamentali per il nuovo sviluppo, quindi occorre fare un check-up della programmazione 2000-2006 e vedere che cosa ha prodotto e come andare avanti, perché queste priorità rischiano di diventare slogans. Non possiamo permetterci che innovazione, energie alternative, risparmio energetico, cura del territorio nel senso di evitare il dissesto idrogeologico rimangano slogans, ma dobbiamo far sì che si inseriscano all’interno del nuovo periodo di progettazione, anche al fine del reperimento dei fondi. Rivolgo all’assessore all’agricoltura, che è anche assessore alle politiche comunitarie, un appello per verificare anche l’efficienza e la preparazione del personale, cioè verificare quante risorse umane abbiamo a disposizione e lavorare anche dal lato della formazione del personale.
Questo è un bilancio di avvio di legislatura, dobbiamo prenderlo con il massimo dell’entusiasmo e penso che ogni consigliere regionale, ogni gruppo consiliare, tutte le forze politiche e sociali di questa Regione debbano concorrere, con le idee, per partire con il piede giusto. Ricordo che c’è tutto il problema del riposizionamento delle nostre produzioni agricole, il problema della bieticoltura ecc., quindi dobbiamo veramente fare un brainstorming con la società civile e decidere tutti insieme la direzione che ci permetta di superare questo momento così difficile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Questa mattina gli interventi che si sono susseguiti da parte dell’opposizione hanno avuto, al di là della critica legittima, un atteggiamento positivo, a parte l’intervento del consigliere Giannotti che ha parlato di “sfascio”, “maltolto”, “rubato” e altre espressioni di questo genere che di solito non hanno sede all’interno di un Consiglio regionale, di una istituzione, ma che ormai ascoltiamo senza, purtroppo, nemmeno scandalizzarci più di tanto, visto gli interventi che siamo abituati, da cinque anni a questa parte, ad ascoltare a livello nazionale.
Questa mattina leggendo la stampa, abbiamo visto dichiarazioni che parlavano di “maggioranza in stato confusionale”, “sbandamento all’interno della maggioranza”. Anche questo fa parte del gioco politico che contraddistingue la maggioranza dall’opposizione.
Invece rispetto a quello che è successo ieri, cioè al fatto che si sia dovuto rinviare di un giorno il Consiglio regionale e rispetto al fatto che la maggioranza si sia voluta riunire, quindi è stata in questa sede per tutta la giornata di ieri, fino a ieri sera per verificare, approfondire meglio le proposte di emendamento che erano già state presentate giovedì scorso ma che non c’era stato modo di approfondire, io dico che la maggioranza, invece, ha avuto un atteggiamento di responsabilità. A me sarebbe dispiaciuto molto di più se avessi dovuto leggere oggi, sulla stampa, “maggioranza appiattita sulla Giunta”. Questo avrebbe significato che l’Assemblea elettiva, che risponde ai cittadini, sia coloro che ci hanno votato, sia coloro che non ci hanno votato, non svolgeva il proprio ruolo, come invece stiamo cercando di svolgere. Ci vogliono certamente tempi diversi, modalità diverse, però stiamo cercando di svolgerlo, anche a rischio di mostrare una difficoltà più di metodo che di merito, più di immagine che di effetto, che si è delineata, cioè la necessità di approfondire la proposta di bilancio e gli emendamenti che ci sono stati presentati. Quindi non solo non lo vedo in maniera negativa ma lo vedo assolutamente in maniera positiva. Abbiamo avuto il coraggio di confrontarci su quello che ci era stato presentato, per poter dare un voto consapevole.
E’ per chiaro che forse va seguito un metodo diverso, un metodo che consenta più confronto, più tempo per riflettere sulle proposte fatte, un metodo che va dalla Giunta al territorio e dal territorio alla Giunta. Noi consiglieri chiediamo che la Giunta ci dedichi più tempo, chiediamo di discutere insieme, la Giunta attraverso i capigruppo, i capigruppo attraverso i gruppi e i gruppi attraverso il territorio. Dato che sono abituata a fare prima di tutto la critica a me stessa, credo che anche il Consiglio dovrebbe fare uno sforzo diverso: dovrebbe portare ai partiti, ai capigruppo, alla Giunta le esigenze del territorio e non essere costretto all’ultimo minuto, per rincorrere le esigenze del territorio, dei cittadini, a presentare emendamenti. Dovremmo essere in grado di non dover più presentare emendamenti, di confrontarci prima da entrambe le parti, dalla Giunta a cascata e dal Consiglio a cascata.
Ripetere sempre il leit-motiv della finanziaria che taglia tanti finanziamenti agli enti locali, ormai è diventato un discorso trito e ritrito, però nel momento in cui andiamo a discutere il nostro bilancio, non possiamo non accennare, almeno, a quello che è la finanziaria, alle difficoltà in cui ci si trova nel momento in cui si va a gestire un bilancio, altrimenti non faremmo il nostro dovere, quanto meno, di chiarezza, di correttezza, senza polemiche.
Che ci siano stati e che ci siano, negli anni, sempre minori trasferimenti, soprattutto nei servizi sociali, è un dato di fatto che nessuno può negare. E che gli enti locali, la Regione in questo caso, debba sopperire, nonostante le difficoltà di bilancio, ai tagli che in questo settore vengono dalla finanziaria, è un dato di fatto, non fa parte della maggioranza o della minoranza.
Che poi, come è stato detto qui dentro, anche in un intervento che ho apprezzato, dal consigliere Massi, non si faccia politica per la famiglia, mi chiedo se la politica per la famiglia è quella che si sta facendo a livello nazionale, che per me, come donna, è offensiva. Se si pensa che fare politica per la famiglia, nel momento in cui non si danno più finanziamenti agli enti locali per asili nido, per scuole materne, per tutta una serie di servizi a favore della famiglia e per gli anziani, sia la concessione del bonus per la nascita di un figlio, questo sì, veramente, ricorda tanto del vecchio regime e sinceramente è offensivo nei confronti di una donna, perché appare quasi come un “premio di produttività”: allora c’era bisogno di braccia per la terra e di corpi per la guerra. Il “premio di produttività”, nel momento in cui le donne decidono di avere dei figli, credo che proprio non sia necessario, credo che le donne non abbiano bisogno di quei mille euro di finanziamento, ma abbiano bisogno, invece, di servizi che la Regione, per quanto può, cerca di mantenere.
Così come i tagli sulla cultura sono evidenti, sono dati di fatto basta guardare il bilancio. Come anche il fatto che in questi ultimi giorni si pensa di azzerare o di migliorare il discorso delle liste d’attesa attraverso una legge. Se con le leggi si riuscisse a migliorare la situazione delle liste di attesa, penso che chiunque le avrebbe fatte, fino ad ora. Sono altri i problemi. Sicuramente anche la riorganizzazione delle strutture sanitarie, ma non certo una legge che impone una penalizzazione qualora le liste d’attesa non vengano rispettate.
Nel momento in cui vicino ai vari capitoli si può mettere un segno “più” o quanto meno “pari”, poi ci sono meno difficoltà, all’esterno, sia nei confronti della maggioranza ma anche nei confronti dell’opposizione, perché comunque si riesce ad accontentare quasi tutti.
La coesione della maggioranza e la politica si dimostrano nel momento in cui ci sono le difficoltà di bilancio, non nel momento in cui non ci sono. Parlo allora del bilancio prima del maxiemendamento, degli spunti principali che volevo fare.
Non aumento della tassazione. Qualcuno ha detto “restituite quello che prima avevate chiesto in più”. Comunque non c’è aumento della tassazione. Proposta di blocco dell’indebitamento annuale. Servizi sociali, che per quanto riguarda la politica regionale, si è cercato in tutti i modi di mantenere. Politica della casa. Infine il patto per lo sviluppo. Siccome anch’io sono qui a proporre e a dire che forse qualcosa dovrebbe essere fatto diversamente, quello che all’interno di queste cinque proposte mi ha colpito, è stato il fatto di aver ritrovato, nel bilancio, pari pari quasi tutti i capitoli precedenti. Era lì la debolezza di questo bilancio. E’ chiaro che se noi fossimo riusciti, nei pochi mesi che vanno da maggio ad oggi, a rivedere tutta la riorganizzazione dei capitoli di bilancio — questo non compete al solo assessore al bilancio ma a tutti gli assessori, a tutta la Giunta e anche al Consiglio, che politicamente deve supportare scelte forti — se fossimo riusciti a controllare i risultati della spesa, a controllare se i capitoli di bilancio sono tutti necessari, a verificare se non ci sia invece l’esigenza di tralasciare qualche finanziamento che finora è stato erogato rispetto ad altri sui bisogni emergenti, allora avrebbe avuto senso quel bilancio così come predisposto, che forse sarebbe stato “di lacrime e sangue”, che però avrebbe segnato una prospettiva rispetto al futuro di questa regione. In cinque mesi non ci si riesce. Se avessimo fatto questo, sarebbe stato come avere già svolto un mandato di cinque anni. Così leggo la necessità del maxiemendamento che è stato presentato. Rispetto a prospettive che politicamente ci eravamo dati, ci siamo dati e che fanno parte del programma elettorale, bisogna intervenire anche nell’altro settore, altrimenti sono prospettive prive di effettiva concretezza.
Questo è l’impegno su cui dovremo lavorare in maniera che, nel momento in cui andremo a mettere mano al prossimo bilancio, avremo, quanto meno, riverificato dove è possibile tagliare e dove è necessario mantenere, anzi aumentare i fondi.
Sul maxiemendamento bisogna che cerchiamo di essere chiari. Ogni Commissione, ogni consigliere, anche quelli dell’opposizione, ciascuno aveva qualche cosa da rivendicare, politicamente parlando — non parlo di clientelismo nel modo più assoluto, perché in questa sala non dovrebbe vivere — in funzione di soggetti territoriali, per il motivo che ho detto prima: cioè se rimangono tutte quelle voci ma su tutte quelle voci c’è un segno negativo, è evidente che se tutti questi finanziamenti di spesa devono rimanere, la richiesta è che almeno rimangano quanto prima. E’ questo il motivo del maxiemendamento. Poi, quanto ha influito l’Assemblea elettiva, quanto abbiano influito altri poteri esterni, tutti legittimi, tutti assolutamente sacrosanti, secondo me il nodo della questione è questo, altrimenti veramente potremmo dire che questo maxiemendamento non ci va bene, ci scompagina il bilancio. In realtà, se lo leghiamo a quello che ho detto precedentemente, questo è non solo la giustificazione del maxiemendamento ma il motivo per cui in questa fase, in questo momento, il maxiemendamento era necessario.
Da che cosa deriva questo maxiemendamento? La redistribuzione fra i vari capitoli è normale, è naturale. C’è un’alienazione di immobili e se andiamo ad acquisire un immobile più grande, che consente anche di mettere al suo interno quello che sta in un altro immobile, mi pare che sia la cosa più logica e più legittima. C’è un leggero aumento del debito e questo è quello che dovremmo impedire in futuro, nel momento in cui andremo a rimettere mano a tutto.
C’è però soprattutto una cosa su cui vorrei che ci fosse chiarezza: il discorso del patto per lo sviluppo. Lo spostamento dalla previsione del primo bilancio a quella dopo l’assestamento con il maxiemendamento è minimo, se andiamo a guardare, però bisogna che qui veramente, maggioranza e opposizione, facciamo chiarezza su quello che si intende per patto per lo sviluppo, perché questa è la vera novità di questa Amministrazione, questa è la vera novità di questo governo regionale, e allora bisogna che su questo lavoriamo con grande serietà e con grande chiarezza, perché se il patto per lo sviluppo è un accorpamento e una riorganizzazione delle risorse che prima erano state distribuite nei vari bilanci affinché non ci siano doppioni, affinché non ci sia spreco della spesa, affinché si possa raggiungere un obiettivo più concreto, più importante, più pressante va benissimo. Se invece è un maxi capitolo di bilancio in cui si dovesse andare a pescare per esigenze che di volta in volta si dovessero determinare, sicuramente credo che avremmo fallito. Questo riguarda l’opposizione e riguarda la maggioranza.
E allora è qui che si gioca, sulla chiarezza di cosa significa il patto per lo sviluppo, sul confronto fra le forze politiche. Occorre, qui, una grande forza politica ma anche una grande collaborazione, un grande confronto, una coalizione forte tra la Giunta e l’Assemblea elettiva, perché nel momento in cui le scelte dovessero essere fatte — e le dovremo fare — soltanto con una forte presenza politica, con un forte confronto e con una forte coalizione di carattere politico riusciremo a portare avanti queste scelte che è necessario portare avanti, altrimenti il bilancio sarà sempre più ingessato, non ci consentirà di far fare a questa regione quello sviluppo che abbiamo promesso in campagna elettorale.
Rispetto alla cultura, abbiamo verificato in Commissione che erano previsti dei tagli assolutamente pesanti. Abbiamo chiesto che fossero previsti finanziamenti in più, che sono entrati a far parte del maxiemendamento, perché è un settore strategico, su cui crediamo molto. Però una piccola nota, anche qui, la vorrei fare. Gli eventi danno immagine, forse portano anche consenso, forse portano maggiori soddisfazioni, ma se vogliamo far crescere questa realtà e se vogliamo investire in futuro, non possiamo trascurare il mantenimento, il restauro dei beni culturali che abbiamo. Siccome i è sembrato di leggere, in questo senso, una piccola richiesta in meno, direi che su questo dovremmo fare una valutazione di carattere politico. Non ci serve spendere solo sul corrente, per cose sicuramente belle, ci serve investire per il futuro, anche sulla cultura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Questo appuntamento è importante. Lo scambio delle idee di ciascuno, attraverso la programmazione delle risorse economiche, deve tenere costantemente presente un obiettivo che non può essere mai disatteso, essendo la Regione un ente che, secondo la Costituzione, programma lo sviluppo e soprattutto la perequazione delle risorse del territorio. Dobbiamo sempre tener presente che i cittadini di questa regione devono avere tutti alla stessa stregua, servizi con la stessa efficienza, la stessa efficacia, sia a livello delle località costiere e di fondo valle, che di località collinari e montane. Questa attenzione inizialmente, forse per spinte, anche propositive, dei vari assessorati nella stesura iniziale del bilancio era leggermente sfuggita di mano a chi aveva programmato queste risorse, ma nella programmazione ogni settore presenta il suo programma, poi chi coordina e chi gestisce complessivamente queste risorse, magari perde di vista questo fondamentale aspetto di perequazione dei servizi. E allora, con un’attenta azione coordinata e bipartisan — perché c’è stata un’attenzione di tutti i consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, nonché un attento ascolto da parte della Giunta che ha fatto proprie le richieste delle rappresentanze istituzionali prima e poi dei consiglieri tutti — si è arrivati a un riequilibrio delle risorse nei confronti di quei servizi essenziali destinati alle categorie sociali più deboli, ai servizi fondamentali diretti ai più deboli, ai meno protetti, siano essi giovani, siano essi persone meno abili che non hanno quindi pari opportunità di crescita nel proprio territorio.
Questa attenzione deve essere costante e continua nei provvedimenti di legge che noi andremo a riprogrammare. Quindi perequazione dei servizi territoriali, con un attento obiettivo: garantire a tutti i cittadini le stesse opportunità.
Le fasi polemiche, normali nel dibattito, si attenuano quando troviamo comuni obiettivi. Questo è un aspetto importante per il quale occorre dialogo. Naturalmente questo costa sacrificio. La concertazione, i tavoli di dibattito sono lunghi, estenuanti, stressanti, ma è il nostro ruolo e lo vogliamo svolgere fino in fondo, perché siamo stati chiamati dai cittadini a rappresentarli tutti, al di là del posto dove sediamo in quest’aula, perché non possiamo fare battaglie di posizione sulla pelle dei nostri cittadini, dobbiamo tener presente che i cittadini che rappresentiamo sono tutti uguali e dobbiamo dimostrarlo con i provvedimenti di legge. Questo si ottiene solo con un attento, continuo e costante dialogo. Le osservazioni sono fatte per riportare sulla retta via alcuni provvedimenti che magari sono sfuggiti di mano al controllo non volontario, ma anche involontario perché presi dalla frenesia quotidiana delle attenzioni che ogni interlocutore, sia la struttura che chi la governa, può avere come giustificazione. L’importante è che in quest’aula intervenga poi il giusto riequilibrio e si riscrivano le giuste risorse per i provvedimenti che devono essere obiettivi minimi dai quali non transigere.
Questo è un forte richiamo per quanto riguarda i servizi.
L’altro aspetto su cui dobbiamo puntare e soprattutto qualificarci, avendo a disposizione un territorio, una regione ricchissima di potenzialità e quindi una miniera da scoprire e soprattutto da sfruttare, riguarda le risorse turistico-culturali. Quindi investire nel futuro per i nostri figli, per le generazioni successive, ma soprattutto anche per la nostra nazione e per l’Europa tutta, in programmazione sulla risorsa turistica, ambientale, culturale, è un aspetto che qualifica chi governa questa regione, quindi il richiamo all’attenzione nel dirottare le risorse, non all’emergenza continua nei confronti dei servizi ma soprattutto a una programmazione di lungo respiro per lo sviluppo turistico, culturale e ambientale di questa regione, è un aspetto qualificante che va portato avanti non con la politica del giorno per giorno ma con la politica che si programma oggi per il domani e che qualifica anche gli interlocutori che si confrontano in quest’aula in dibattiti che devono essere sereni e soprattutto costruttivi.

Presidenza del Vicepresidente
ROBERTO GIANNOTTI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Credo che questo bilancio, pur tra le mille difficoltà che ha un bilancio al quale sono stati drasticamente ridotti i trasferimenti statali, vada giudicato nella sostanza positivamente per i principi sulla base dei quali è stato redatto. C’è stata, comunque la si voglia chiamare, una riduzione della pressione fiscale. Il patto che era stato fatto con i cittadini marchigiani di aumentare la pressione fiscale per ridurre la pressione della spesa per la sanità è stato mantenuto e la pressione è stata ridotta. Credo che questo sia assolutamente apprezzabile, così come apprezzabile è la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato non illegittimo questo aumento finalizzato della pressione fiscale.
Gli obiettivi principali di questo bilancio sono il mantenimento del livello dei servizi sociali, della sanità e dell’investimento sulla cultura e devo dire che questo è apprezzabile in quanto i servizi alla persona sono i primi dei quali un governo deve occuparsi e la qualità dei nostri servizi sociali e della nostra sanità è sicuramente apprezzabile.
Un forte investimento è stato fatto anche sulla cultura e verrà fatto anche attraverso il patto per lo sviluppo. Debbo su questo spezzare una lancia a favore del Presidente e dell’assessore Solari, in quanto credo che la cultura sia una delle grandi novità positive di questa legislatura, una grande intuizione la scelta dell’assessore da parte del Presidente Spacca, un grande lavoro, a mio giudizio, quello che sta svolgendo l’assessore Solari, che non per nulla ha avuto plausi anche dall’opposizione. La cultura deve essere intesa come luogo di assoluta promozione della struttura socio-culturale ed economica della nostra regione, quindi come grande promozione della nostra immagine.
Si sta lavorando e puntando molto anche sull’innovazione, sulla promozione del nostro tessuto economico, quindi sull’internazionalizzazione, il tutto con un occhi particolare di riguardo alla tutela dei livelli occupazionali e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Non ultima la tutela del territorio, sulla quale si sono fatti grandi investimenti. Per quella che è la nostra conformazione orografica i danari non basterebbero mai, ma credo che sia molto quello che si riesce a fare con il patrimonio dato.
Grande attenzione è stata fatta anche alla innovazione infrastrutturale della nostra regione: le trattative con la Società Autostrade e con la società “Quadrilatero” sono sotto gli occhi di tutti. Noi lo condividiamo, con i tempi e i modi dovuti.
Credo che dobbiamo porci un altro obiettivo con grandissima attenzione: quello di aumentare a dismisura la nostra capacità progettuale verso lo Stato e verso l’Europa, perché in una sofferenza come quella nella quale stiamo vivendo, di acquisizione di fondi, credo che gli obiettivi speciali dell’acquisizione di patrimonio, di fondi dallo Stato e dall’Europa siano obiettivi ai quali guardare con molta attenzione. Attenzione che va rivolta — ce n’è parecchia da parte di questa Giunta — nei confronti degli enti locali, che soffrono anch’essi per i tagli a cascata da parte dello Stato, della Regione e delle Province. E’ per questo che mi auguro che sia possibile, da parte dell’assessore Marcolini, esaminare approfondita mente un emendamento che abbiamo presentato sul trasporto pubblico locale.
Per questi motivi la posizione del gruppo dei popolari-Udeur, è assolutamente favorevole all’approvazione di questo bilancio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Il metodo con il quale siamo arrivati a questo bilancio sicuramente la dice lunga sulle metodologie di lavoro di questa Giunta, che a me sembra più una Giunta a fine legislatura, senza possibilità di riconferma, piuttosto che una Giunta nuova, con l’entusiasmo che generalmente c’è quando si avvia un nuovo percorso.
Dico questo perché nonostante i consiglieri già da tempo avessero avuto tutta la documentazione necessaria da studiare, da verificare — cosa assolutamente non facile e semplice — all’improvviso viene fuori che bisogna rivedere tutto, che oltre il 60% di quello che è stato fatto viene rivisto perché sono accadute in corso d’opera — si dice — delle novità. Non credo che siano venute fuori negli ultimi giorni, credo piuttosto che questo maxiemendamento sia la testimonianza di due cose. Anzitutto una difficoltà della Giunta nel predisporre questo bilancio; poi una mancanza di intenti, di obiettivi che riguardano il futuro. Questo non è assolutamente un bilancio che guarda al futuro, non è un bilancio in prospettiva, non è un bilancio che vuole organizzare e gestire un discorso serio, sociale che riguarda l’ambiente, che riguarda situazioni di cui i cittadini hanno una forte necessità, un forte bisogno: non c’è un segnale chiaro su dove si voglia andare e soprattutto su quali categorie si vogliono tutelare. Questo è l’unico aspetto nel quale possiamo trovare le categorie più interessate, cioè i grandi potentati di questa regione, che comunque vengono ascoltati molto più dei cittadini comuni. Durante la campagna elettorale l’allora aspirante Presidente Spacca fece un giro di ascolto per la nostra regione. Sarebbe stato forse più opportuno ascoltare i cittadini in fase di previsione di questo bilancio, sentire quelle categorie che non sono collegate con il potere di tutti i giorni, le categorie più deboli, quelle a cui, cara Mammoli, fanno comodo pure quegli incentivi che dà il Governo. Lei dice che si sente offesa come donna perché questo è un “premio di produttività”. Io mi vergognerei, piuttosto, della produttività che prendono alcuni personaggi, alcuni dirigenti, produttività che umilia i dipendenti comuni, quelli che lavorano, magari, molto più di quelli che vengono a ricoprire dei ruoli solo per simpatie, amicizie squisitamente politiche. Di questo bisogna vergognarsi, non del fatto che una madre, solo perché ha il secondo figlio, ha un contributo. Non credo che quella madre si vergogni, si vergognano forse di più quelli che lavorano e a fine mese si vedono una produttività ridicola rispetto alla produttività di qualcuno che prende, con la sola produttività, il doppio rispetto allo stipendio di un impiegato normale. Credo che questa sia una delle differenze che questo bilancio avrebbe potuto affrontare. Quindi niente vergogna nel ricevere soldi quando si hanno bambini, anche perché è un problema serio quello che stiamo affrontando come genitori e soprattutto come italiani.
Non vorrei vedere, nei prossimi anni, che non si è fatto niente per incentivare le nascite, quando poi ci veniamo a trovare in difficoltà perché, magari, i nostri figli si trovano in classi nelle quali devono necessariamente rimanere indietro perché — giustamente — vengono inseriti bambini di altre nazionalità. Questo, a volte, limita anche l’apprendimento. Non si vuol fare assolutamente un ghetto, però bisogna stare attenti anche a situazioni di questo genere.
Si dice che non ci sono i soldi, quindi si è dovuto ridurre. Io avrei iniziato a guardare più attentamente, magari nella composizione di questa Giunta, perché ci sono degli assessori esterni che vengono a costare, a fine anno, diversi soldini. Si sarebbe potuto risparmiare abbastanza, evitando ciò, senza nulla togliere alla professionalità di chi ricopre il ruolo, però credo che anche tra coloro che fanno parte di questa Assemblea ci siano persone che per esperienza politica e tecnica avrebbero potuto ricoprire molto degnamente, e anche professionalmente, il ruolo che oggi riveste qualcun altro. Sono sicuro che ci siano state delle contestazioni, anche feroci, nei confronti di qualche assessore esterno che fa parte di questa Giunta. Senza parlare delle consulenze, e ritorno ancora alla Mammoli che parla dei mille euro. Signori miei, qui ci sono consulenze di personaggi che si sono costruiti una professionalità dal nulla, ci sono dei corsi professionali, contro i quali non ho assolutamente niente, che danno lavoro solo ai formatori e mai ai formati. Ci sono quindi situazioni nelle quali possiamo andare a ridurre quelli che io non chiamo sprechi, ma “marchette” — c’è una trasmissione che ha quel nome — tanto per essere chiari su quello che voglio dire.
Ripeto, una difesa di questo maxiemendamentoo, come qualcuno ha fatto in quest’aula, altro non è che la difesa di una sorta di ricompattamento dopo che i tecnici hanno lavorato, che gli uffici hanno lavorato, sudato, predisposto dei malloppi difficili da digerire e anche da leggere. All’improvviso si dice “questo non va, io ti do questo, tu mi dai quell’altro”. In altri tempi si chiamava “mercato delle vacche” e del mercato delle vacche ci dobbiamo vergognare piuttosto che di incentivi che il Governo dà, perché quando li dà non vanno bene, quando non li dà non li dà, quindi mettiamoci d’accordo su quello che vogliamo fare da grandi.
Sicuramente, come metodologia di lavoro, come risultati ma soprattutto come prospettive per il futuro, questo è un bilancio come ce ne sono tanti altri in giro per l’Italia e i risultati di questi bilanci si vedono nella vita di tutti i giorni: la gente continua ad avere dei seri problemi e continua a non avere quelle risposte di cui si sente fortemente il bisogno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Presidente, colleghi consiglieri, l’approccio che ho con le cose, anche della politica, mi fa essere molto spesso rigido nei confronti soprattutto delle persone con cui sono a più stretto contatto, con le persone con cui condivido una storia, un’esperienza e anche in questa esperienza che condivido con molte persone di governo di questo ente, soprattutto con le persone che mi stanno più vicino e nei confronti delle quali ci sono amicizia e rapporto di attività, cerco di essere sempre abbastanza critico, perché sono convinto che questo è il metodo, l’approccio giusto per affrontare meglio, insieme, i problemi.
Quindi questa mattina, pensando al tipo di intervento, modesto e limitato nell’economia di questi lavori, che dovevo fare, pensavo che su questo bilancio, come in qualsiasi vicenda di tipo amministrativo, anche se capogruppo di un partito di maggioranza, avrei potuto mettere in risalto luci e anche qualche ombra che inevitabilmente nelle attività di tutti noi, quindi anche di una maggioranza e di un governo, ci può essere. Il dibattito che è scaturito in questa sala mi ha convinto che forse questa mia rigidità è eccessiva e rischia di diventare anche un limite nell’apprezzamento delle cose che insieme facciamo. Molto sinceramente ho trovato negli interventi della minoranza di questo Consiglio, forse una prova che nemmeno io ero in grado di fornirmi: quella che tutto sommato questo bilancio era il migliore possibile nella situazione data, nel contesto dato, con le difficoltà date. Vi risparmio tutte le considerazioni che potremmo fare sulla situazione, sul contesto, sulla stagione di questo paese, che anche al di là dell’alternarsi dei governi vive, perché è una stagione che vive tutto l’occidente industriale, una situazione difficile. E allora gli interventi che si sono susseguiti, le cose che ho ascoltato nel rispetto assoluto della diversità di opinione e anche nell’apprezamento per il contributo, comunque, che c’è in ogni intervento da chiunque provenga e a qualsiasi formazione la persona che lo esprime appartenga, credo che non è riuscito a cogliere difetti e carenze sostanziali di questo importante strumento che in questi giorni dobbiamo approvare. Il bilancio rappresenta un atto fondamentale per la gestione di un ente, per la gestione anche di un’azienda, pur essendo tipi di contabilità assolutamente diverse. Non è un fatto contabile, è un fatto anche di prospettiva di scelte, di indirizzo, quindi un fatto al quale dobbiamo prestare la massima attenzione, anche se talvolta il tecnicismo che ne caratterizza la struttura, può non far avvicinare molte persone con l’entusiasmo e con l’impegno che magari ci si ripromette su valutazioni e su confronti che riguardano temi il cui approccio è meno scientifico di quello che è un bilancio.
Il tuo intervento, Francesco Massi — e tu sai che nei tuoi confronti c’è una storica amicizia e anche uno storico apprezzamento personale — mi ha fatto davvero rivedere al cune mie considerazioni, perché non mi è parso di cogliere nelle cose che sono state qui dette, una critica davvero pregnante su questo impianto. Però — e lo dico con benevolenza e con amicizia — non scomodiamo l’appartenenza politica dei vescovi o dei “pretuncoli”, come qualcuno li ha chiamati. D’altra parte, noi abbiamo una comune esperienza della sinistra democristiana, Francesco: qualche vescovo guarda al centro-sinistra con benevolenza, non per ragioni diverse, perché forse fa riferimento alla dottrina sociale della Chiesa che abbiamo condiviso insieme, appartenendo a una comune esperienza politica. Non sono, nella discussione di un bilancio, questi i temi che ci possono dividere, anzi forse l’affrontare questi temi mi convince che probabilmente siamo in carenza di altre argomentazioni sulle quali, peraltro, avere una contestazione, che però è priva di riferimenti forti perché la contestazione stessa sia oggettivamente credibile.
Questo era un bilancio difficile, così come un bilancio difficile, in questo frangente, è quello di tutti i Comuni, di tutte le Province, di tutti gli enti. Penso addirittura a Fano, che è governata non dal centro-sinistra ma dal centro-destra, forse da un centro-destra-sinistra, perché è una cosa un po’ particolare, dato che c’è un sindaco ex comunista. Quante difficoltà incontra il Comune di Fano per chiudere quel bilancio? Tre milioni di euro da colmare. Ci si arrampica, si cerca di trovare la soluzione, ci si inventa qualcosa, magari ci si inventa anche qualcosa che avvantaggia il Comune e svantaggia qualcuno vicino, aumentando la tariffa nelle discariche, magari, di cui il Comune è proprietario, a discapito dei Comuni vicini. Non è un’accusa, è la fotografia, la testimonianza di una stagione difficile da un punto di vista economico-finanziario, del paese, ma non solo di questo paese. Ed è una stagione difficile per gli enti, per le istituzioni, perché cresce la domanda di servizi, cresce il decentramento di poteri, cresce la selettività della domanda di servizi e a fronte di tutto questo, purtroppo, diminuisce la capacità finanziaria degli enti, un po’ per fatti congiunturali, u po’ per fatti che attengono a scelte di politica nazionale che, per esempio, privilegiano, da un punto di vista generale, una scelta piuttosto che un’altra. Basti pensare alla volontà di abbassare il livello di tasse che ha privilegiato in misura assolutamente scarsa i redditi medio-piccoli e che ha avvantaggiato in misura altrettanto insignificante, da un punto di vista personale, ma sostanziale da un punto di vista generale, i redditi così alti, producendo, di fatto, la situazione per cui si sono drenate risorse alle autonomie locali, soprattutto ai servizi sociali, peraltro senza innescare quel processo virtuoso di investimenti in settori che potevano dare una mano alla ripresa economica di questo paese.
In un contesto come questo è difficile per tutti fare i bilanci, al di là delle appartenenze. Io credo che questo bilancio può avere anche qualche ombra che dirò con molta onestà, con molta schiettezza. Però un pregio ce l’ha. Direi che è un bilancio coerente con la mozione programmatica presentata dal Presidente Spacca nella prima riunione di questo consesso, quando ha tracciato le linee di attività di questa Regione nei prossimi anni.
Ci possono essere dei limiti. Su alcuni limiti — chi lavora con me in Commissione bilancio lo sa — io posso concordare anche con le minoranze, per una onestà culturale che mi caratterizza e che è l’unico vero punto di forza che mi riconosco, insieme a tanti limiti che ho. Però tutto si può dire, ma questo è un bilancio coerente con il modo con cui è stato chiesto all’elettorato di questa regione un voto su questo Presidente, ed è un bilancio coerente con la mozione programmatica che è stata presentata in questo Consiglio regionale. Potremmo citare molte cose. Io dico che comunque lo sforzo che si è fatto nel garantire le stesse risorse per i servizi sociali, credo che questo fatto, da solo, testimoni la coerenza di questo bilancio. Questo va messo con i pochi mesi di esperienza vissuti, perché anzitutto si caratterizza sul sociale e sulla cultura. L’attività si è caratterizzata in questi mesi, di abbassamento dell’addizionale sull’Irpef. E’ stata portata avanti una riforma della macchina amministrativa che in altre situazioni avrebbe comportato anni. Può essere condivisa o meno, ma è stata coerente con una traccia, con un percorso, con un programma. Il taglio del 10% delle spese non obbligatorie. Da ultimo il riordino degli enti. Si trovano sempre meno soggetti, quando hanno il bastone del comando, che tagliano posizioni che potrebbero ritornare a favore delle persone che stanno loro vicine. Anche quella sugli enti è stata un’operazione coraggiosa, assolutamente coraggiosa, anche quella coerente con il programma che ci si è dati all’inizio. Questi sono fatti che non possono non essere considerati insieme alla coerenza del bilancio, per dire che in questi mesi di governo della Regione da parte dell’alleanza, da parte del nostro Presidente, di più non si poteva dare.
La stessa considerazione sul patto per lo sviluppo. E’ una ulteriore dimostrazione di coerenza. Quando c’è una situazione economica di un certo tipo, favorevole, forse l’ingerenza degli apparati, dei governi, delle giunte è sconveniente. Ma quando ci sono situazioni di difficoltà, quando c’è un’economia in difficoltà, è lì che si è sul banco, è lì che si dà la prova della capacità di essere soggetti di governo. In questa una situazione economica difficile, dal 2000, in un ciclo economico negativo che non conosce eguali nella storia di questo paese — un periodo così lungo che ne è la prova — credo che è assolutamente necessario, in base alle responsabilità che a ognuno sono date, sviluppare politiche coerenti e la scelta del patto per lo sviluppo va in questo senso, sicuramente va in questo senso. Parliamoci chiaro: se non ci sono iniezioni per fare in modo che la ricchezza si crei, nessuno può contestare che poi la ricchezza non viene distribuita. Poi starà alla partecipazione di tutti vedere quali sono le azioni meglio mirate, le migliori azioni per far nascere un circolo virtuoso che sia in grado di aiutare gli investimenti, di creare ricchezza, di dare occupazione e quindi di redistribuire ricchezza.
Anche qui credo di intravedere quella coerenza che, quanto meno, caratterizza questo bilancio.
Ho sentito anche delle cose sulla sanità. La sanità è difficile da governare, però mi pare che in questi mesi, anche su questo punto controverso si sia fatto qualcosa. Appena sono stato eletto in questo Consiglio regionale, tutti hanno cominciato a bussarmi dicendo “sulla sanità si torna alle Asl, viene smantellata la Asur?”. Credo che anche qui, in pochi mesi, si è ribadita una scelta precisa; quella dell’Asur, con i benefici che questa scelta può portare in termini di economia di scala, in termini di ottimizzazione di risorse. Però la si lega a che cosa? Ai territori e a chi i territori li governa, quindi al comitato dei sindaci, quindi alle autonomie locali. Anche il discorso dell’area vasta non è una contrapposizione rispetto a una scelta che non contrastiamo, ma anzi che abbiamo riconfermato. E’ la volontà di negare, la necessità di ottimizzare le risorse e di creare risparmi attraverso la centralizzazione di alcune funzioni, con la necessità che una materia così importante come la sanità, trovi anche nel territorio un percorso di gestione democratica di questo settore.
Non c’è né da parte mia né di molti amici che stanno in Consiglio alcuna velleità di svolgere un ruolo che non appartiene loro. Gli assessori devono fare gli assessori, la Giunta deve fare la Giunta, i consiglieri devono fare i consiglieri. Però, forse, un maggiore raccordo fra il Consiglio e la Giunta è auspicabile. Ve lo dico con affetto e con tanta stima e con spirito di grande collaborazione. Qualcuno pensa che abbia velleità? No, per cinque anni non ho alcuna velleità se non quella di interpretare bene il mio ruolo di consigliere e di capogruppo della Margherita, però dovete sapere che i consiglieri rappresentano i territori, li raprpesentano davvero, perché lì hanno raccolto il consenso, lì godono la stima degli elettori e su un fatto importante qual è il bilancio che rappresenta veramente il governo, i consiglieri debbono avere un ruolo che non è invasivo del potere dell’Esecutivo ma fortemente collaborativo e propositivo. Quindi questo ruolo, non al sottoscritto ma a tutti i consiglieri, va dato, con un percorso che apparentemente sembra più complicato. Una riunione in più? No. Democrazia e percorso concordato vogliono dire una riunione in meno e soprattutto quando si fanno questi percorsi tutti vanno a casa avendo la possibilità di dire “ho partecipato anch’io, a questa bella impresa”. Il rischio è che ognuno vada a casa dicendo “non mi hanno fatto partecipare”, quindi sentendo dentro di sé una sorta di non completezza dell’espletamento del proprio mandato.
Altre questioni si possono vedere. Do un giudizio sul discorso dei residui perenti. Forse dovremmo approfondirlo. Non ho una grande esperienza, perché ho fatto l’assessore alle finanze in una Provincia e in un Comune, però su questa cosa una valutazione la dovremmo forse fare, perché non dobbiamo rischiare di creare delle bolle contabili che poi possono destabilizzare la nostra azione. Lo dico con grande sincerità e non lo dico neanche al bravissimo assessore Marcolini, lo dico in quest’aula, perché questi sono temi che non riguardano nemmeno la formazione politica o una maggioranza, riguardano il ruolo di consigliere e ogni consigliere rappresenta un pezzo di elettorato e un pezzo di territorio. Deve essere messo in grado di conoscere le cose e di partecipare al percorso, sia pure nella distinzione dei ruoli.
Vi ringrazio della vostra attenzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Non farò una valutazione tecnica, perché quella l’hanno già fatta soprattutto il mio collega di gruppo, relatore di minoranza Pistarelli, poi tanti altri consiglieri dell’opposizione che hanno dato valutazioni tecniche. Io farò invece una valutazione politica. Quando fu indicato quale Presidente della Giunta regionale Gian Mario Spacca, per avere l’oracolo, per sapere cosa sarebbe successo mi rivolsi a un vecchio esponente della Democrazia cristiana, il quale mi disse “poveri voi, Spacca stravincerà, prenderà un sacco di voti e poi non governerà, quindi vi andranno male le elezioni, ma il dopo sarà un disastro per loro”. Siccome i vecchi democristiani hanno la stoffa di quelli che sapevano una volta governare, è successo esattamente questo: Spacca prese un sacco di voti al centro, talmente tanti che non vi scattarono i quattro seggi del listino e noi beneficiammo del famoso “premio di minoranza” che ci dette quattro seggi in più. Poi... non governa. Non governa, tanto che oggi ci troviamo di fronte a una serie di incertezze e di indecisioni come mai si erano verificate, neanche nella gestione D’Ambrosio che secondo me era una gestione fallata, difettosa, però una sua linea di agire ce l’aveva. Oggi addirittura, nell’incertezza ci sono gli atti principali di questo governo regionale.
L’assessore Marcolini dice che è stato un fatto tecnico avere modificato, con il famoso maxiemendamento, all’ultimo minuto, parte significativa della possibilità di spesa del bilancio, perché questo, come tutti i bilanci degli enti locali, in gran parte è un bilancio prevedibile, largamente scontato e in piccola parte il bilancio della manovra.
Nel momento in cui questa parte significativa del bilancio di manovra, ma anche quella dei conti correnti, viene modificata all’ultimo minuto, è segno che siamo nel regno dell’incertezza. Poi ci sono due scuole di pensiero. Una scuola di pensiero dice che Marcolini è un tecnico che non sa l’arte tecnica, l’altra scuola di pensiero è che invece Marcolini, in qualche modo riesce, in maniera acrobatica, a mascherare la situazione che c’è sotto e che è poco gestibile. Il dato è però significativo, perché qui si scaricano sempre sul Governo nazionale i problemi. I tagli del Governo nazionale vengono moltiplicati da questa Giunta regionale. I tagli del cosiddetto “spreco”, se non sbaglio erano del 3,8%; questa Giunta fa tagli, in molti capitoli, intorno al 18%. Molte delle voci correnti e di investimento vengono tagliate del 18%. Vorrei sapere che correlazione c’è quando il Governo, sicuramente nel quadro del contenimento della spesa pubblica, riduce, ma riduce in misura che è neanche un quinto rispetto a quello che la Giunta regionale molteplice per 4 o 5. In alcuni settori è molto significativo, il taglio. Uno di quelli, che ha anche generato le proteste dell’assessore alla cultura, riguarda quella situazione in cui si dice che noi vogliamo affossare la cultura, poi i tagli di questa Regione alla cultura sono moltiplicati rispetto a quelli del Governo.
Ma ancora di più — e questo è l’aspetto che critico di più — l’arrivo di un Presidente della Giunta regionale, che in qualche modo è espressione del mondo dell’impresa, non ha saputo fare altro che ricucire e riscrivere i fondi dei trasferimenti. Noi siamo in una situazione che io giudico abbastanza allarmante: i fondi europei che dovrebbero essere una risorsa aggiuntiva dei nostri bilanci, addirittura li perdiamo. All’agricoltura tutti sanno che siamo in una situazione di grave imbarazzo perché non abbiamo speso, non riusciamo a spendere, non riusciamo ad avere i fondi che pur ci vengono assegnati e fondi moltiplicati non ne vedo, non vedo niente di nuovo, vedo semplicemente una riscrittura dei trasferimenti delle cifre che ci arrivano, con un qualcosa in più che è tipico delle imprese sull’orlo del fallimento. Quando le imprese vanno male cercano di vedere cosa è possibile recuperare dei crediti arretrati e in questo caso si raschia il barile, cercando di recuperare i soldi dei bolli, di qualche piccola evasione e via di seguito, che pur sempre sono soldi dovuti, ma addirittura si picchia nel mazzo, senza neanche andare a vedere con precisione quali sono veramente i crediti dovuti e quelli che sono invece crediti presunti, che non ci sono.
Quindi si raschia veramente nei piccoli residui del passato, non si trovano nuovi fondi veri — e su questo c’è una grave incapacità di questa Amministrazione a non trovare nuovi fondi attraverso altri canali di finanziamento che non siano i soliti dei trasferimenti dello Stato, delle tasse aggiuntive che mette la Regione e del recupero dei vecchi crediti, tutte cose che dovrebbero essere scontate — e si continua a sperperare su alcuni capitoli. Quello che sembra la cenerentola di tutte le spese è la comunicazione. Ormai il Presidente si è messo intorno valletti e vallette per la comunicazione. Vanno molto di moda gli spettacoli di varietà in televisione, dove valletti e vallette funzionano, in genere, abbastanza bene, ma io credo che un’istituzione pubblica dovrebbe ragionare in altri termini. Così come la corsa a super pagare i dirigenti è un altro di quegli aspetti che ci lasciano perplessi, perché poi si stenta a firmare contratti decenti con i dipendenti, si tolgono anche quelle piccole gratificazioni ai dipendenti di base e intermedi che mandano avanti la macchina e, viceversa, al super dirigente si riconoscono, quasi in un atteggiamento devoto, deferente, cifre estremamente significative. Anche su questo c’è da discutere.
Tra le cifre significative c’è quella dei 200.000 euro dati alla società di Maria Paola Merloni per la “Giornata delle Marche”. Gli addetti ai lavori — altri manager, organizzatori — mi hanno detto che con quella cifra si sarebbe fatto tre volte quello che è stato fatto, perché con 40.000 euro in un’altra città delle Marche, sempre in collegamento con Rai1 questa volta, e non con Rai International, sono state fatte più cose. C’è qualcosa che non va, e questa è una delle tante vicende che nelle prossime settimane rischiano di venir fuori.
Quindi incertezza di bilancio. Mi raccontava Pistarelli che nell’ultima seduta di Commissione giravano foglietti, fogliettini, emendamenti, cambiamenti di tutti i tipi. C’è incertezza sul futuro della sanità. Si dice che la Asl unica rimarrà ma — una contraddizione — si fanno i cosiddetti piani di area vasta che sostanzialmente sono la sottodimensione provinciale delle cinque province marchigiane, della riorganizzazione sanitaria.
C’è incertezza sugli assessori. Mi dicono che non tutti gli assessori avranno un futuro lungo, perché in base al risultato delle politiche poi ci sarebbe il nuovo assemblaggio, con il rimpasto e queste sono cose che dicono ambienti della maggioranza, non dell’opposizione.
A mio parere, per i marchigiani questo bilancio non è sicuramente di crescita ma un disastro. Per noi dell’opposizione, questo è un bilancio che potrebbe anche star bene, se non fossimo anche marchigiani, perché sicuramente non vi dà spazi di consenso. Da quello che sento in giro, la gente nelle Marche è molto arrabbiata: quelli che hanno contatti con questa istituzione cominciano ad essere molto arrabbiati e non basta neanche dire che va male il Governo nazionale, perché l’arrabbiatura contro il governo regionale sta crescendo e io credo che prima o poi darà anche dei risultati, perché il tempo è il miglior giudice di tutte le cose. Credo che sulla valutazione del lavoro attuale di questa Giunta, sarà il tempo che renderà giustizia.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Presidente, consiglieri, ho estrapolato anche dagli interventi dei consiglieri di maggioranza un paio di aspetti. Binci diceva che questo è il dipinto che riesce a fare questa nuova Giunta. Se questo è il dipinto, Binci, noi ci rifaccio più che altro all’ermetismo o all’eclettismo, ma non ad altre forme artistiche.
Per quanto riguarda il consigliere Mammoli, dico che il rischio di appiattimento della minoranza sulle posizioni della Giunta non c’è.

Katia MAMMOLI. Parlavo della maggioranza.

Franco CAPPONI. Lei aveva detto “maggioranza e minoranza”, quindi ho pensato che a tanto, ancora, non siamo arrivati e non penso che ci arriveremo durante questa legislatura.
Faccio una premessa partendo dalla finanziaria del Governo, che qui viene evocata come lo spettro e il male di tutti i mali.
C’è un’enorme differenza fra la finanziaria del Governo di questa nazione e la finanziaria di questa Regione. Una differenza in svantaggio per voi, Bucciarelli, nel senso che l’obiettivo del Governo è totalmente diverso da quello che vi proponete voi, nel senso che il Governo pensa a risanare i conti pubblici, pensa a dare un nuovo sviluppo e persegue un obiettivo di macroeconomia per il rilancio del paese, chiede a se stesso in primis, poi anche agli altri, di fare degli sforzi per il contenimento della spesa pubblica, soprattutto rivolto agli sprechi e queste manovre non hanno mai toccato le tasche degli italiani, cioè non sono mai aumentate le imposte per i cittadini, dall’amplificazione della “no tax area” delle precedenti finanziarie, a questa dove si riduce il cuneo contributivo, oltre a tutte le misure che voi denigrate ma che molti italiani apprezzano, inerenti il cosiddetto “bonus per i bebè” e l’istituzione del fondo di 1.140 milioni di euro per interventi a sostegno delle famiglie. Ritengo, consigliere Mammoli, che lei non abbia letto la relazione della Giunta, perché la Giunta regionale, nella relazione al bilancio indica una miriade di interventi legati alla famiglia e al sociale fatti da questo Governo e li mette in risalto, come per dire “c’è una politica nazionale che guarda le famiglie, che guarda lo Stato sociale e quant’altro”. Questo è un bilancio criptato, che cerca di gettare fumo negli occhi ai marchigiani, perché questa è la formula del dire e non dire, della mancanza di punti di riferimento, della mancanza di supporti statistici per vedere quello che abbiamo fatto in questi anni e soprattutto mancano i report della programmazione, degli atti di pianificazione, cioè i risultati che questi atti hanno dato, soprattutto in un periodo in cui siamo vicini alla scadenza. Parlo del Psr, parlo dell’attivazione, al terzo anno, del piano sociale, parlo del piano socio-sanitario, dell’Obiettivo 2, del Docup, del piano della cultura. Su tutti questi aspetti stiamo arrivando alla fine della nostra azione ma non c’è un report a cui possiamo fare riferimento per capire come ha inciso, questo, nelle Marche, nell’economia delle Marche, nell’economia delle famiglie marchigiane.
Poi, il Dpefr, questo ectoplasma che da alcuni giorni gira e non sappiamo se esiste o non esiste, se quello che ci avete dato è un documento che porterete all’approvazione o un documento che ritirerete. Non si sa nulla, è una cosa evanescente. Debbo dire che, tra l’altro, su questo documento non sono state attivate le consultazioni e ritengo, tra l’altro, contestando alcune affermazioni precedenti, che la nostra disposizione in materia di programmazione finanziaria e bilancio dice che il Dpefr è un documento non facoltativo ma obbligatorio. Lo dico non perché attribuisco molta importanza a questo documento presentato, perché a parte le lamentazioni, a parte la scadente documentazione statistica, la ripetitività e la forte lamentazione e somiglianza con le precedenti edizioni — sono dieci anni che diciamo che bisogna fare alcune cose, ma non le abbiamo mai fatte, quindi certamente è ripetitivo — questo bilancio a me sembra sempre più un abito per tutte le stagioni.
Se ci fosse un minimo di attuazione di quanto previsto, ad esempio, alla lettera c) del comma 2 del Dpefr che definisce gli indirizzi, le priorità e i criteri anche in termini territoriali, per la formazione del bilancio, forse non leggeremmo e non avremmo questo rischio di secessione territoriale, come quella proposta avanzata dai sindaci dell’Alta Valle del Marecchia. Questo è gravissimo e nessuno si preoccupa. La Giunta regionale è andata errando sul territorio, portando la cosiddetta concertazione. Evidentemente, in queste zone non siete riusciti a convincere nemmeno i sindaci della vostra parte politica. Il Presidente Spacca fin dall’inizio della campagna elettorale per le regionali ha messo in atto questa cosiddetta “campagna di ascolto” e dopo gli incontri territoriali forse non ha ancora capito che cosa vuole il territorio, che cosa vogliono le Marche. Sicuramente non vogliono quello che state offrendo oggi con questo bilancio, quindi inconcludenza, incapacità di gestione mistificazione, continui litigi con il Governo nazionale a livello istituzionale, attriti e litigi in maggioranza, promesse vane e varie tele di Penelope (“Quadrilatero”, avvio del piano energetico, per il quale, ormai a un anno dalla famosa approvazione, ancora non è stato approntato neanche il dibattito, che sarebbe il minimo da fare, rilancio dell’economia, sviluppo dei servizi). Inoltre molti sprechi come quelli evidenziati. Qualcuno ha già parlato della famosa “Giornata delle Marche” voluta a tutti i costi. Questa sì, è stata una grande riforma di questa Regione, quella di avere destinato 200.000 euro ad una “festa di famiglia”.
Vi siete però dilettati in altri balzelli, come quello dei 280.000 avvisi di accertamento per i bolli auto, molti dei quali illegittimi, e tutto il discorso dell’Irpef e dell’Irap non restituite nei tre anni in cui hanno avuto il picco di aumento. I marchigiani non vogliono una politica di questo tipo ed ecco anche il calo di celebrità del Presidente e di tutta la sua compagine, che evidente, almeno nelle statistiche, cose a cui alcuni credono e altri no, quindi non vi obbligo a questo.
Alcuni dati, iniziando con la sanità. Molte cose sono già state dette. La super-tassazione regionale in vigore nel periodo 2002/2004 poi ridotta nel 2005 e che ancora permane per il 2006) introdotta con la L.R. 35/01 e successive modifiche e motivata con la necessità/obbligo di ripianare a carico del Bilancio Regionale i deficit sanitari, ha portato nelle casse regionali oltre 620 milioni di euro per il periodo 2002/2005. Nel 2006 entreranno 109 milioni di euro!
Per il periodo 2002/2006 sono stati destinati ai ripiani dei deficit sanitari entità di risorse regionali di poco superiori ai 370 milioni di euro; questo significa che, al netto del 2006, la sanità ha assorbito meno del 60% del gettito! Il resto, come diciamo da tempo, è andato a beneficio di un bilancio regionale che rimane dissestato.
La conferma che solo in parte il gettito della super manovra fiscale regionale, introdotto con la Legge 35/2001, è destinato alla sanità è data anche dai dati dei rapporti di gestione annuali, da ultimo quello relativo all'anno 2004 che questa Giunta ha approvato con delibera N. 830 del 30 giugno 2005.
La manovra non sottende al ripiano dei deficit sanitario, ma sottende la volontà di dimostrare la mancata copertura del deficit sanitario da parte del Governo per poter continuare a battere cassa, per continuare a fare lamentazione, per poter poi avere liquidità a disposizione.
Un discorso di verità, a mio avviso, la Giunta dovrebbe farlo anche in merito all’utilizzo delle risorse per il terremoto. Noi abbiamo cercato di fare in questo discorso un’analisi, ma non riusciamo a trovare il bandolo della matassa, non riusciamo a capire quanto è stato incassato per il terremoto, quante di queste somme trasferite sono state usate per la ricostruzione, quante somme sono state assorbite per la spesa corrente all’interno del bilancio di questa Regione. Abbiamo fatto, però, un’”operazione-verità” sulle somme che i vari Governi hanno messo a disposizione per il terremoto nelle varie finanziarie, e si scoprono cose entusiasmanti, nel senso che il Governo di centro-sinistra dal 1997 al 2001 ha messo a disposizione 667 milioni di euro, il Governo Berlusconi ne ha messi a disposizione più di 2.600, quindi il rapporto è 1-5 come minimo. Poi vedremo dove sono finiti anche i 667 milioni.
C’è poi la circostanza che la Regione, molto spesso, usando la cassa corrente per pagare gli interventi finanziati a mutuo regionale, lucra sul risparmio dell'accensione del debito e si trova oltre 339 milioni di euro di mutui autorizzati e non contratti (i 307 che dite voi, più i 32 che mancano alla copertura degli impegni assunti nel 2005) e, nonostante questo fatto, il mutuo 2005 viene proposto al rinnovo, per un importo non congruo, perché, diversamente, la tabella di indebitamento sballa come è stato segnalato e dimostrato in un altro intervento.
Poi addirittura, la Regione non eroga alla sanità i 20,7 milioni di euro (incassati) che lo Stato ha assegnato a parziale ripiano per gli anni 2001-2002 e 2003 (capitolo 52801192 della spesa). A tal proposito per il 2005, risulta che la Regione non ha erogato altre vistose partite: per il riequilibrio tra aziende, anni 2004/2005, 34 milioni di euro (capitolo 52801178); per il 2005 ancora 22,5 milioni di euro (capitolo 52801187); per i livelli assistenziali mancano per il 2003 ben 170 milioni di euro, per il 2004 ne mancano 48, per il 2005 ne mancano 15,2.
Aspettiamo risposte esaurienti a questi interrogativi che pongono in affanno tutto il sistema.
In merito ai trasferimenti, al coro di lamentele delle Regioni per i tagli del Governo (molto enfatizzati ed esposti in modo subdolo e non corretto), si unisce e si fomenta con questa proposta di bilancio la "protesta" degli enti locali.
Questa storia non è nuova, sono anni che si ripete, salvo poi constatare che a consuntivo, come negli ultimi, registrare che moltissime Amministrazioni locali hanno avuto cospicui avanzi.
Che restrizioni ci siano è indubbio, ed il fatto dispiace anche a noi. Però a noi piace il buon governo e la scelta di tagliare il superfluo ci sembra una scelta onesta, responsabile, comprensibile dai cittadini che vedono una pubblica amministrazione che gozzoviglia mentre ci sono effettive difficoltà per i lavoratori a causa dell'euro, del deficit creato a piene mani anche da questa Regione e che pesa moltissimo sul costo della vita dei marchigiani: per minori servizi, maggiore tassazione, maggiore costo dell'energia e maggiori costi generali per assenza di politiche infrastrutturali e gestionali.
Riteniamo la manovra del Governo "ragionevole" e "misurata" a livello di selettività delle tipologie di spesa. Noi cerchiamo di tagliare il superfluo — convegnistica, manifestazioni, auto blu, sprechi — ma non è stato previsto alcun taglio alla spesa sociale, è stata incrementata la spesa per la salute e per la sanità. Si finanziano ulteriori investimenti infrastrutturali, si propongono e si approvano tutti i rinnovi contrattuali del pubblico impiego e dei lavoratori dipendenti della scuola, dell’università, della sanità, sempre con una incomprensibile contrarietà ed opposizione sindacale.
Tutte le iniziative previste dalla finanziaria spingono ad eliminare gli sprechi, e sono tanti; stimano l’economicità di gestione, obbligano a razionalizzare le attività ed erodono gli spazi per il superfluo, su cui occorre doverosamente riflettere nei momenti di difficoltà generale. Tutto questo vale anche per la Regione Marche, che continua invece a realizzare ingenti campagne stampa a pagamento, di propria propaganda istituzionale. Dico impropria, perché l’autoelogio della sanità omette di evidenziare che mai, come nel periodo 2001-2005 il fondo sanitario nazionale ha registrato un incremento superiore al 30%. Come sulla casa, omettendo di dire che sono pressoché tutti fondi statali quelli che escono dal bilancio di questa Regione, anzi per incapacità amministrativa molte risorse hanno dormito, inflazionandosi, per quasi un decennio. Quelli regionali del 2005 per l’integrazione dei canoni di locazione alle famiglie meno abbienti, per ancora 300.000 euro, dormono all’interno del capitolo previsto.
Ciò che costituisce mistero da chiarire attiene alla sorpresa che quando i tagli li fa la Regione, massicci — come fa nel bilancio 2006 — sia sulla parte corrente, ma soprattutto su quella degli investimenti, scatta l’omertà del silenzio, anche se si tratta di tagli molto consistenti, con l’utilizzo di parte della super tassazione per le spese correnti e con la mutuabilità regionale per gli investimenti. Per precisione aggiungo che i tagli sul corrente riguardano il sociale, che invece si era detto di non tagliare.
Voglio anche ricordare che i tagli generati dal Governo nel sociale possono configurarsi intorno ai 10-13 milioni di euro. Abbiamo fatto tutto questo can-can ma non si dice quanti ne arrivano in più dal fondo socio-sanitario, dove c’è anche il sociale; non si dice quali altre iniziative il Governo ha messo in campo per il settore del sociale, attraverso anche la possibilità di sgravio fiscale per il finanziamento delle Onlus locali, addirittura, in modo da far sviluppare un nuovo modello di welfare, un welfare society, come lo chiamiamo noi e non un welfare esclusivamente statalista, a volte molto dispendioso e poco responsabile.
Su tutto quello di cui parliamo oggi il Governo Berlusconi non c’entra assolutamente nulla. I tagli alle Regioni sono stati il 3,8% solamente sulla spesa corrente, ma questa Regione, per cercare di mettere tutti contro il Governo, propone tagli che vanno oltre il 20-30% agli enti locali e questa è un’altra delle mistificazioni che denunciamo. Questo viene tradotto per ingigantire e “squalificare” il Governo centrale nella nostra regione, con i tagli che vi dicevo, della consistenza che vi dicevo.
Inoltre non esistono in questo bilancio scelte coraggiose, non c’è alcuna scelta. Il maxiemendamento ne è una dimostrazione. Non c’è riduzione della spesa pubblica, non c’è snellimento amministrativo, non c’è responsabilizzazione del welfare, le politiche di infrastrutturazione sono praticamente bloccate, il rafforzamento del sistema imprenditoriale dimostra concrete difficoltà e soprattutto non c’è una politica vera verso il rilancio dell’economia di questa regione, verso l’internazionalizzazione, non c’è valorizzazione del “made in Italy”, non c’è una intelligente capacità di penetrazione nei mercati esteri e il rispetto del principio di reciprocità.
L’articolo che determina la costituzione di un fondo per il patto per lo sviluppo è illegittimo, perché sottrae a questo Consiglio regionale una capacità di indirizzo e di programmazione e questo lo denunceremo in modo fortissimo. Voi state violando le stesse norme che vi siete dati. Il calderone che avete creato ha l’enorme difficoltà di non far capire a nessuno quello che volete fare, tenendo contemporaneamente tutti agganciati alla vostre mercé, perché avete promesso a tutti qualcosa, ma lì dentro non c’è roba per tutti, c’è pochissimo o niente e questa è una grande mistificazione fatta con questo bilancio. Su questo, nei prossimi giorni, faremo veramente delle “operazioni-verità”. Noi non riteniamo che la Giunta possa autonomamente programmare l’utilizzo di quelle risorse, perché quella è materia di programmazione e la materia della programmazione è riservata a questo Consiglio regionale, per la trasparenza nostra, delle imprese, della società marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini per l’intervento conclusivo.

Pietro MARCOLINI. Signor Presidente, signori consiglieri, il dibattito che si è sviluppato durante tutta la giornata è stato interessante, con qualche rarissima eccezione, costruttivo e fortemente stimolante perché improntato alla volontà, pure nella accentuata diversità di valutazione, a rappresentare una preoccupazione o una realtà da modificare in meglio.
Devo quindi dire che questo atteggiamento che solitamente è appannaggio della maggioranza, che per approssimazioni successive sostiene il governo, l’individuazione dei punti cruciali dell’economia e della finanza regionale, sono stati in gran parte onorati anche dal dibattito autorevole dell’opposizione.
Io vorrei concentrare il mio intervento su tre passaggi. Il primo riguarda il contesto in cui operiamo, quindi una pre-condizione da cui nessuno può prescindere. Il secondo è volto a chiarire gli interrogativi più insistiti e che hanno lasciato trasparire una preoccupazione, una diffidenza, come se esistesse un’area misteriosa del bilancio. Infine una sottolineatura rispetto alle scelte strategiche che forse non siamo riusciti a sottolineare con la necessaria forza.
La prima questione a cui accennavo riguarda il quadro nazionale in cui ci troviamo ad operare. Senza alcun atteggiamento ritorsivo e polemico, occorre dire che l’ultima manovra finanziaria del Governo è stata di oltre 27 miliardi di euro che si è aggiunta ad altre tre manovre, che complessivamente hanno imposto qualcosa come 62 miliardi di euro.
Il risultato complessivo di questi anni di governo di centro-destra, sul versante del modesto ritocco alle aliquote medie — siamo tra lo 0,3 e lo 0,4% — è stato, da un unto di vista del sostegno all’economia, assolutamente inconsistente, tanto che il ciclo economico non solo non è stato corretto ma presenta un differenziale negativo con i nostri più importanti punti di riferimento. Penso alla Francia, penso alla Gran Bretagna, penso alla Germania degli ultimi due anni.
Quindi un primo elemento in cui ci dividiamo nel giudizio, è che la politica che ha ispirato questo Governo, la grande arcata liberale, economica, che voleva che l’eliminazione di lacci a lacciuoli all’impresa avesse collocato l’economia laddove la redditività fosse maggiore e magicamente avesse potuto produrre più occupazione, è fallita. La realtà è sotto gli occhi di tutti e purtroppo è più eloquente di tanti manifesti. Da questo contesto dobbiamo partire. Soltanto pochi anni fa, nel 2001 l’ex governatore della Banca d’Italia Fazio, cantava il riaprirsi, all’orizzonte, di un nuovo rinascimento economico italiano. Siamo, con la finanziaria del 2006, a un dato che è il più grave e che rappresenta la vera ossessione e il vero fardello dell’economia italiana: siamo arrivati, per quanto riguarda il debito pubblico, al 108,2% del pil. Solo gli interessi per il rinnovo del debito, di oltre 3 milioni di miliardi di vecchie lire, isola e azzera tutta la politica industriale, tutta la politica ambientale e tutto il bilancio della difesa, soltanto questa parte. Ciononostante, da questo dobbiamo ripartire.
Che cosa è successo sul versante sociale? Se è vero che abbiamo avuto un reddito pro-capite nazionale praticamente fermo negli ultimi tre anni, occorre ricordare che il rapporto pro-capite, rispetto al pil, è crollato rispetto al 2001, di 7,2 punti percentuali, dati Istat-Banca d’Italia. C’è stato un impoverimento drammatico delle condizioni di vita, di sicurezza, tanto da ingenerare ansia, inquietudine in larghi strati del tessuto sociale nazionale.
Prima per una sorta di riflesso condizionato e poi per una sorta di disegno politico piuttosto coerente, è sembrato che, al contrario del federalismo fiscale che si invocava, si sono accentrate le poche risorse rimaste disponibili e si è scaricato in periferia lo scotto del possibile riequilibrio fra i poteri e di riproduzione del consenso. Lo ripete con un profluvio di dichiarazioni nelle ultime settimane: “6.500 Comuni su 8.000, più di 80 Province su 100; 17 Regioni su 20 sono governate dal centro-sinistra”. Questo, al di là dello spettro del “regime di centro-sinistra”, tradisce quello che è lo slittamento degli oneri di un risanamento compromesso largamente sul piano nazionale, come se si potessero ri-concentrare al centro le politiche distributive, facendo pagare alla periferia le quote parti di quello che resta, soprattutto la responsabilità e l’interlocuzione. Non si spiega altrimenti. Capisco la vis polemica e la necessità di difendere ciascuno la propria parte, ma come si fa a spiegare altrimenti il taglio del 50% delle politiche sociali? Come si fa a spiegare quel brandello di politica industriale partecipata che era la 488 che viene tagliata di 900 milioni di euro, che era la politica che veniva definita dalle Regioni del centro-sinistra e anche dalle Regioni, per le aree svantaggiate, del centro-nord? Che cosa significa dire, per esempio, “sul versante del mondo dello spettacolo ritenuto ostile, politicamente presidiato, turbato da una sorta di tabe comunista d’origine”? Demonizzazioni strumentali, che però ci lasciano un deserto di fronte.
Ripeto, siamo nel chiuso di un’aula che democraticamente ha espresso punti di vista molto diversi, ma i documenti delle Regioni, quelli che sono stati descritti come delle lamentazioni insopportabili, delle geremiadi ormai non più ascoltabili, sono tutti redatti, negli ultimi anni, dal coordinamento delle Regioni finanze e sanità, che sono stati tenuti rispettivamente dal Veneto e dalla Lombardia: sanità per il Veneto e sanità per la Lombardia fino a pochi mesi fa, perché adesso la sanità è passata alla Regione Toscana. Il coordinamento della finanza è sempre rimasto alla Regione Lombardia e i documenti di cui parliamo sono di tutte le Regioni, che chiedono conto del federalismo fiscale annunciato, che sembrava dovesse annunciare e tradurre il federalismo che riporta il reddito dove è prodotto. Il timore delle popolazioni del sud consisteva nel fatto che la Lega, lo stesso Berlusconi volesse intercettare questa protesta che voleva ridurre i processi perequativi, redistributivi a favore del sud, mantenendo, legittimamente o avaramente, a seconda dei punti di vista più reddito in queste regioni. Niente di tutto questo. Quando si parla della sanità abbiamo un contenzioso pendente con un Governo che ha firmato un patto ma non lo onora che riguarda — la certificazione è della Corte dei conti, i patti sono registrati — soltanto per il 2004, 4,5 miliardi di euro, che per la Regione Marche significano più di 100 milioni, che prudentemente, proprio perché noi abbiamo le vene che ci tremano ai polsi, abbiamo messo in stand-by, per cui la sanità fa il budget una volta che ha accertato le entrate sicure che il Governo ha pur promesso formalmente ma ancora non ha onorato. Più di 100 milioni sono sospesi e sono pendenti, attivabili soltanto in seguito a determinazioni formali con comunicazione del Ministero del tesoro. Questa è la situazione.
Mi sia consentito accennare due questioni. La prima è che nessuno fa confusione fra certificazione e rating, come pure qualche volta è stato fatto. Ma Standard & Poor’s — l’agenzia che ci verifica, insieme all’agenzia Mudis — per quanto riguarda il rating di quest’anno ci ha dato lo stesso indice di valutazione nazionale, cioè quello più elevato di tutte le Regioni, perché oltre quello nazionale non si può andare, perché abbiamo messo da parte una quota consistente degli oneri contrattuali per la sanità, cosa che non hanno fatto Regioni come la Lombardia, ma anche come la Toscana, blasonatissime e prestigiose, potenti. Quindi una politica che rende conto, consapevolmente, delle difficoltà che qui i consiglieri della maggioranza e dell’opposizione hanno denunciato e dichiarato, da cui non vogliamo assolutamente sottrarci. L’atteggiamento è esattamente quello di dichiarare le disponibilità e le difficoltà per cercare di superarle. Ma il limite per la sanità è un limite strutturale. I meccanismi di classificazione sono diversi, le differenze sono nell’ordine dei punti, non delle decine di punti, percentuali. Quando i 4/5 della spesa delle Regioni sono concentrati nella sanità e quando mancano all’appello almeno 8-9 miliardi di euro sul versante della sanità, l’ipoteca è strutturale. Quindi convengo che i bilanci siano minacciati dall’incertezza nell’onorare i patti, da parte del Governo. Se avessimo attivato il federalismo fiscale, saremmo già adesso in attivo rispetto allo storico e potremmo determinare una politica di riduzione progressiva del debito e di allargamento dei servizi, seppure graduale, ben superiore a quella che prudenzialmente abbiamo potuto avviare. Quindi non nego assolutamente alcuni problemi strutturali che qui sono stati annunciati dal relatore di minoranza, dal consigliere Castelli, dal consigliere Massi, dal consigliere Ceroni, come il limite dell’indebitamento. Il limite dell’indebitamento ha la spiegazione storica, nel senso che la Regione si è indebitata per fare politiche che in qualche maniera accrescessero il capitale sociale di questa Regione e ne garantissero lo sviluppo, non per le operazioni di scialo. Intendiamoci, la politica contro gli sprechi è sempre aperta, quindi si può sempre fare meglio, ma c’è una sproporzione assolutamente evidente tra le cose che si dicono — le auto- blu, il 10% — e la realtà. Noi abbiamo autonomamente ripetuto, lo scorso anno, una manovra che due anni fa era obbligatoria: la riduzione dell’acquisto di beni e servizi l’abbiamo ripetuta autonomamente. Poi consentitemi un dettaglio, perché tra l’altro viene imputato, questa mattina, sul giornale, al Presidente, quindi, dato che il Presidente non c’è, lo voglio dire io: sul versante della comunicazione non solo non c’è un aumento — non so da dove siano stati tirati fuori questi dati — rispetto allo scorso anno ma c’è una riduzione del 14,5%. L’errata imputazione deriva forse dal fatto che c’è stato un concorso per tre giornalisti ed è stata imputata la spesa del personale. La spesa del personale va imputata al personale, la funzione viene imputata per il programma di attività, non per il personale. Altrimenti avremmo un diverso bilancio da quello attuale. Inoltre, sul versante della comunicazione, che viene individuato come un settore assolutamente equivoco perché cerca di captare consenso, cerca di riprodurre consenso sulle scelte effettuate, tuttora abbiamo caricato le spese di funzionamento di un organismo istituzionale come il Co.Re.Com., quando invece dovrebbero essere imputate sotto la responsabilità finanziaria di tutti, più al Consiglio che alla Giunta, perché non è un organismo funzionale di attività, è un organismo terzo che forse sarebbe opportuno dislocare altrove.
Ma sul piano nazionale non voglio aggiungere nient’altro, mentre invece sarei contento di poter dire qualche cosa sul versante delle osservazioni puntuali, per poi arrivare rapidissimamente alla conclusione di un ragionamento.
La preoccupazione quantitativamente più consistente riguarda l’ammontare dei residui perenti, al loro consistenza. L’ha ricordato il capogruppo della Margherita con la franchezza che gli riconosciamo, ed è una preoccupazione che va assolutamente eliminata con le giuste argomentazioni. Cosa è successo con l’esplosione dei perenti? Ci siamo trovati di fronte, in campo sanitario, a un pagamento particolarmente consistente, di circa 200 milioni, che non è stato evaso durante l’ultimo mese del 2005, quindi avevamo un’alternativa: o mandarli in economia, quindi libero da vincoli di destinazioni, ma rischiava di non essere sufficientemente di garanzia per le aziende che dovevano pagare gli oneri contrattuali interni e gli oneri verso creditori, oppure impegnarli sul finire d’anno, quando era sicuro che non potevano essere spesi. Quindi l’operazione è assolutamente lineare. C’è stata un’operazione di impegno e non di spesa, che per i meccanismi della legge 31 sono andati verso i meccanismi della perenzione.
Mi permetto di dire, per quelli che tecnicamente questa questione seguono dappresso, che il margine consueto di copertura, anche nostro, si avvicina, grosso modo, a un terzo, atteso che, fatto 100 i residui perenti, su base annua al massimo si arriva al 20% di pagamento, è regola prudenziale tenere una somma in disparte pari a un terzo. La dimostrazione inoppugnabile di quello che vi dico, sta nel fatto che la copertura di questi 452 milioni è del 67%. Questa è la dimostrazione coerente, perché è del tutto evidente che già la prossima settimana, se il bilancio verrà approvato, cominceremo a riattivare i residui momentaneamente appoggiati sul meccanismo della perenzione.
Una delle questioni sollevate dal consigliere Ceroni, accennata anche dal consigliere Capponi, riguarda l’avanzo di amministrazione. Su questo abbiamo pochi elementi da aggiungere, se non che l’elenco delle reiscrizioni provenienti dalla gestione 2005 è stato consegnato dagli uffici in Commissione, quindi le reiscrizioni sono quelle che voi avete già in mano. Dei 654 milioni, 189 sono vincolati e gli altri sono liberi. Questa è la rendicontazione puntuale della gestione dell’avanzo di amministrazione.
Sulla capacità di indebitamento, è quella che abbiamo ufficialmente sostenuto e proposto nella relazione al bilancio. L’ulteriore margine è ancora ampio, tuttavia per l’onestà di argomentazione che è stata offerta e che deve avere un atteggiamento simmetrico da parte della Giunta, devo dire che noi stessi riteniamo il livello di indebitamento elevato e quindi abbiamo scritto nella relazione al Dpefr che anche noi riteniamo non superabile il limite di indebitamento annuo, pur se formalmente e giuridicamente la Regione ne ha ancora titolo.
La cosa che vorrei dire, è che sul versante dell’indebitamento noi quest’anno accendiamo mutui per 84 milioni e atteso che non riusciamo strutturalmente, abbiamo un meccanismo di strutturale insufficienza dell’ordine del 15-20%, anche quest’anno spenderemo meno di quello che paghiamo, quindi anche quest’anno saremo in condizioni di abbassare, seppur lievemente, il livello complessivo dell’indebitamento. Sempre sul versante delle spiegazioni, qui politiche che tecniche, la questione del Dpef. Bisogna ricordare che la legge 76 dello Stato prevede il Dpef come uno strumento capace di definire lo scenario in cui il bilancio possa incanalarsi, quindi anticipatamente segnare una sorta di allarme e di opportunità. I momenti di forza e di debolezza finanziaria di carattere nazionale. Voglio ricordare che, a differenza del 2004, nel 2005, per esplicita ammissione del presidente del Consiglio e del ministro dell’economia che era ancora Siniscalco, in una audizione con tutte le Regioni si affermò che non si poteva rispondere alle esigenze del Dpef, presentato con un mese di ritardo, anziché a giugno alla fine del mese di luglio, ma soltanto all’urgenza del luglio 2005, cioè il rispetto del patto di stabilità dell’Unione europea — se riprendete i giornali di quei giorni potete scoprire quanto la cosa sia corretta — rinviando alla finanziaria l’appostamento e le coordinate finanziarie annuali e pluriennali. Così è stato. Il Dpef nazionale di quest’anno è di poche cartelle, fa riferimento soltanto al rispetto del patto di stabilità europeo, non c’è niente che riguardi né i contratti, né le politiche industriali, né quelle ambientali, né i contratti della sanità che erano le variabili fondamentali che potevamo tenere in considerazione per il prosieguo. La finanziaria è stata approvata il 29 dicembre, noi ci siamo trovati nella circostanza di avere una doppia scelta di fronte: o presentare, come abbiamo fatto, un bilancio, dando conto di quelle che erano le condizioni di sviluppo del dibattito della finanziaria, oppure aspettare le tabelle C allegate alla finanziaria e presentare un bilancio alla fine del mese di gennaio per andare a marzo o ad aprile in aula. Abbiamo preferito, tra le due cose, la prima, tanto è vero che avete, grosso modo, nella documentazione della relazione al bilancio e al Dpefr, gli elementi quasi definitivi della discussione finanziaria che, peraltro, era stata avviata alla fine del mese di ottobre, quindi era largamente istruita.
Il Dpefr, da questo punto di vista è un residuo rispetto alla legge 76, perché noi abbiamo approvato il 17 ottobre l’assestamento e abbiamo approvato in Giunta la proposta di bilancio alla vigilia di Natale. Il problema è: il Dpef, senza il quadro nazionale ha capacità previsive di scenario per lo sviluppo delle grandi variabili finanziarie, oppure no? Assolutamente no. Abbiamo fatto una scelta formale e sostanziale, che questa mattina abbiamo sanato anche con una distinzione, battezzando il Dpef e la relazione al bilancio, quindi facendone un atto formale per rispondere formalisticamente a un impegno che sostanzialmente ha perso completamente di significato, quindi abbiamo approvato formalmente, ieri sera, il Dpefr separato dal documento contabile, ma nella sostanza non abbiamo potuto aggiungere niente. Il Dpefr e la relazione al bilancio, quest’anno sono stati strettamente intrecciati, perché non c’era la capacità previsionale pluriennale che negli anni passati in qualche maniera, seppure abborracciata, tra i mesi di giugno e luglio, nei Dpef nazionali veniva garantita.
Mi sia consentita una battuta sul problema della manovra finanziaria. Diceva Giannotti “non avete diminuito gli aumenti”. Come diceva più d’uno, noi abbiamo qualcosa come 54 milioni in meno da spendere per questo atto che, o necessitato, secondo molti di voi, od opzionale, secondo qualcuno di noi... Per esempio il capogruppo dei Comunisti italiani continua a ritenere — è un punto di vista rispettabile anch’esso — che fosse opzionale scendere sotto la soglia dell’1,4, quindi è stata una scelta che ha ridotto le nostre capacità di attivare politiche positive per settori che urlano un bisogno assolutamente esagerato rispetto alle possibilità di intervento che riusciamo a “squadernare”. Quella che viene ritenuta, con una certa leggerezza, una sentenza ridicola — parliamo della Corte costituzionale, che dovrebbe essere un po’ rispettata da questo punto di vista — è una sentenza molto importante, perché innovativa in termini di giurisprudenza costituzionale, che non riguarda soltanto la regione Marche ma che segna un principio che vale per il futuro. Vorrei poter citare queste poche righe, per dare l’importanza che attribuisco a questa sentenza che mi pare sia già stata utilmente commentata dai giornali economici, nello speciale di Italia Oggi e da Il Sole 24 Ore, come una sentenza che lascerà conseguenze sul versante del federalismo e dell’autonoma determinazione della pressione fiscale delle Regioni: “Nella specie, la scelta del legislatore regionale di articolare l’addizionale all’Irpef secondo scaglioni crescenti di reddito, non solo rispetta i limiti di imposizione posti dalla legge statale, ma sviluppa coerentemente, a livello regionale, la struttura tipicamente progressiva di detta imposta erariale”. Il punto è cruciale, perché quello che è passato nel dibattito economico, fiscale e tributario degli ultimi anni, è eliminare la progressività. La cosiddetta flat tax significa una tassa proporzionale per tutti. La proposta iniziale di Berlusconi, quella che aveva eccitato gli animi, era portare le vecchie aliquote a 2, 23, 33. Quindi la proposta iniziale era proprio quella di ridurre la progressività, che ha valore redistributivo previsto dalla vecchia Costituzione, che invece doveva essere messo da parte. Quindi il giudice costituzionale non solo riafferma il valore della progressività, ma dice che “l’eventuale applicazione di un criterio progressivo su base regionale ne salta l’ispirazione”.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Su tutta la linea abbiamo vinto. Bisogna che qualche dente ce lo caviamo, qualche volta.

Guido CASTELLI. Siete stati costretti, co-stret-ti!

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Avete perso su tutta la linea.

Pietro MARCOLINI. L’assessore Agostini che è stato tra gli ideatori e i sostenitori di questa proposta, fa bene a ricordarlo, perché l’avere raccolto migliaia e migliaia di ricorsi nei tre anni, non è stata una condizione piacevole. Al di là della polemica politica va ricordato a futura memoria per evitare altri scivoloni, perché un conto è tentare di denunciare le questioni che vanno male per risolverle, altro è augurarsi che le cose vadano male per poterle criticare. (Interruzioni)

PRESIDENTE. Per favore, non si può ridurre un intervento a dialogo.

Pietro MARCOLINI. Pistarelli, non volevo imputare a nessuno un atteggiamento di questo tipo, dicevo soltanto di evitarlo, è una esortazione. Evitiamo atteggiamenti volti ad amplificare o ad allargare i problemi anziché risolverli.
L’ultimo aspetto riguarda il problema sollevato della formazione democratica della volontà, un problema che è stato posto a destra e a sinistra, quindi da tutta l’Assemblea, per cui sarà necessario stilizzare diversamente i momenti partecipativi, magari contraendone i tempi, ma allargando la schiera dei partecipanti perché nessuno si debba sentire escluso. Nessuna sufficienza o insofferenza, Solazzi, sono d’accordo con lo spirito dell’intervento: serve semplicemente a ordinare l’istruzione e la partecipazione alle decisioni. Alle decisioni deve corrispondere la responsabilità, alla responsabilità le decisioni. Le due cose debbono marciare insieme come due binari in una stessa rotaia.
Alcune questioni che riguardano gli aspetti salienti del bilancio sono già state illustrate dai consiglieri di maggioranza, quindi voglio semplicemente sottolinearle. Il taglio nel sociale non è né del 18, né del 25%. Il taglio medio è del 7,5% con l’emendamento di circa 14 milioni. Ovviamente il sociale non ha il taglio di un euro e la cosa è particolarmente difficile. Si è polemizzato sul numero dei capitoli “ingiuriati” o sul capovolgimento della proposta di bilancio, e io vi faccio un esempio: trovare 2 milioni per i lavori di manutenzione straordinaria della sede del palazzo delle Ferrovie. Se avessimo avuto un capitolo capiente di 2 milioni avremmo detto uno in ingresso e uno in uscita. Invece per questa sopraggiunta e sconosciuta nuova spesa, abbiamo dovuto mettere insieme, da 20-25 capitoli, un pezzettino che arrivasse a fare due milinoi, quindi un’operazione ne ha prodotte 20, 25. Lo stesso dicasi per il dissesto idrogeologico, lo stesso dicasi per i danni agli ungulati, lo stesso dicasi per la legge sul mercato del lavoro. Ogni operazione ne ha attivate, a grappolo, alcune di sistemazione e alcune effettive, di drenaggio delle risorse e di reimpostazione. Nessun mistero. Il sottoscritto — spero che questo me lo concediate — sicuramente non ha capacità manipolatorie e non è nemmeno del tutto ignaro dei meccanismi contabili e finanziari. Spero di poter dare — gli uffici da questo punto di vista sono impegnati allo stremo e un ringraziamento va dato a loro che non hanno conosciuto né Natale, né Capodanno e che hanno ininterrottamente lavorato per tutto il periodo, anche nei sabati e domeniche passati — le informazioni rispetto a un bilancio che non sempre chiaro è stato. Chi ha più anzianità di servizio qui — e purtroppo anch’io ne ho, sotto diverse spoglie — sa che il bilancio non brillava per chiarezza e per eloquenza, quindi c’è un punto di partenza: il bilancio preso in mano dall’assessore Agostini era sicuramente più opaco, meno intelligibile di quello che ha lasciato. Io spero di continuare su questa falsariga, offrendo l’informazione che c’è e denunciando se c’è qualche limite, ammettendo il deficit che c’è.
Una battuta doverosa sul patto per lo sviluppo, che ci ha consentito di mettere in disparte, strumentalmente come dice l’avv. Castelli, oppure per strategia politica, delle risorse per poter dialogare con le componenti più attiva della società. Sul versante della casa il pilano che va in esecuzione, che parte da finanziamenti lontani, ma che purtroppo lo Stato non aveva erogato... (Interruzione). Sui meccanismi di pulizia dei perenti voglio rassicurare che siamo arrivati a pulire quello che è possibile pulire. Il problema è che i 100 milioni della politica sulla casa, al di là della loro provenienza, producono un effetto pari a 1.200 alloggi. Dobbiamo nascondere l’impatto della politica per la casa che è l’emergenza sociale più marcata? Non voglio discutere da dove vengano e come si siano cumulati, per ritardi amministrativi nostri e dello Stato in maniera congiunta, ma voi capite che di fronte a un’emergenza di questa ampiezza, 1.200 alloggi nelle Marche diventano una vera bandiera del bilancio. La riserva della parte regionale per 6,5 milioni per il 2005 e di oltre 11 milioni per il 2006, ci consente di destinare — e ancora non abbiamo specificato dove e come — su due filoni: le categorie sociali più fragili — anziani semiautosufficienti, giovani coppie, famiglie monoreddito che non avrebbero possibilità di accesso alla casa — che hanno la possibilità di scommettere per questa opportunità; una seconda parte, più limitata, riguarda le nuove tecniche di costruzione, cioè materiale biologicamente ed ecologicamente controllato.
Il resto del patto per lo sviluppo, che si è ridotto di 1,7 milioni, arrivando a 11,7 milioni di euro, ha dei capitoli che nella relazione al Dpefr sono stati annunciati. Non sono impieghi misteriosi sottratti all’Assemblea, perché se lei legge, consigliere Capponi, la relazione al Dpefr e al bilancio, trova a pag. 95 i cinque filoni di intervento del patto per lo sviluppo. Abbiamo chiesto la conferma di questo orientamento. Ci si potrebbe dire “non fate niente per la casa, fate tutto quanto per le organizzazioni musicali; non fate niente per l’attività ricettivo-turistica alberghiera e concentratevi sulla distribuzione”. Sono indirizzi che noi abbiamo portato in aula e sui quali chiediamo conforto all’aula stessa.
Voglio anche dire, con l’onestà che deve essere qui impiegata, che con le categorie economiche e sociali, con le associazioni dei Comuni, con i sindacati abbiamo avuto dei confronti sui cinque titoli fondamentali, quindi sappiamo anche quello su cui c’è una maggiore o minore attenzione e abbiamo potuto fare i conti, nella programmazione finanziaria, tra quello che probabilmente si rispecchierà nel processo partecipativo concertato e quello che invece ha già avuto un rifiuto, oppure una scarsa attenzione. In questo senso il bilancio si deve considerare arricchito da 11,5 milioni su quei 5 capitoli e da circa 17-18 milioni della politica per la casa. Questo è esattamente il quadro a disposizione.
Secondo la logica di prima, la partecipazione è fondamentale, anche la correttezza istituzionale Giunta-Consiglio deve essere migliorata. Per la parte che riguarda la Giunta voglio caricarmene tutti gli oneri, perché mi pare che ci sia una difficoltà e ci sia un atteggiamento magico nei confronti del bilancio. Il bilancio è un documento apparentemente complicato, con un po’ di pazienza facilmente intelligibile. Personalmente, ma soprattutto gli uffici che generosamente sono impegnati, siamo a disposizione di tutti i consiglieri durante tutto l’arco dell’anno. Io ho offerto più volte la disponibilità a fare delle sessioni speciali in Commissione sui singoli argomenti, sulle partite più grosse, di approfondimento. Su questo rinnovo l’impegno formale e siamo a disposizione per un lavoro che io sono convinto migliora le nostre relazioni, perché elimina l’ala del mistero e rafforza i punti di divisione, ma elimina la diffidenza reciproca, per cui tutte le critiche sono politicamente strumentali, oppure tutte le informazioni mancanti sono sintomo di incertezza contabile o finanziaria.

PRESIDENTE. Invito i capigruppo ad una riunione, perché dobbiamo regolamentare la presentazione dei subemendamenti, in quanto gli uffici mi dicono di aver trovato difficoltà nella loro sistemazione.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 16,30