Resoconto seduta n.27 del 07/03/2006
La seduta inizia alle 10,30



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Colgo l’occasione, anche se con un giorno di anticipo, di fare gli auguri a tutte le colleghe e a tutte le donne che ci circondano con tanta bravura.
Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 26 del 21.2.2006.


Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 82, in data 27 febbraio 2006, ad iniziativa del consigliere Luchetti, concernente: «Modifiche del capo II della legge regionale n. 4 del 23 gennaio 1996: “Disciplina delle attività professionali nei settori del turismo e del tempo libero”», assegnata alla III Commissione;
— n. 83, in data 28 febbraio 2006, ad iniziativa dei consiglieri Rocchi, Luchetti, Bucciarelli, Bugaro, Donati e D’Anna, concernente: «Modifiche alla legge regionale 10 agosto 1988, n. 34: “Funzionamento delle attività dei gruppi consiliari», assegnata alla II Commissione in sede referente e alla I Commissione per il parere ai sensi dell’art. 68 del regolamento interno;
— n. 84, in data 15 febbraio 2006, ad iniziativa del consigliere D’Anna, concernente: «Riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori», assegnata alla V Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio ed alla I Commissione per il parere ai sensi dell’art. 68 del regolamento interno.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 64 dei consiglieri Giannini, Mollaroli “Terribile alluvione che ha colpito le popolazioni Saharawi”;
— n. 65 del consigliere D’Anna “Richiesta di grazia per agente di polizia”.



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo l’assessore Mezzolani.



Interrogazione (Svolgimento): «Ritardi delle zone territoriali nel pagamento dei fornitori», Castelli (97)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 97 del consigliere Castelli.
Risponde, per la Giunta, l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Con riferimento alla interrogazione in oggetto , per quanto riguarda i punti 1 e 2, cioè quale sia la situazione aggiornata dei tempi medi di pagamento dei fornitori in ciascuna zona territoriale; l'ammontare dei volumi complessivi del debito nei confronti dei fornitori di servizi alla data del 31.12.2004 e del 30.06.2005, si forniscono i dati di cui alla tabella A allegata alla presente e che consegnerò al consigliere Castelli, che in ogni caso leggerò.
Per i punti 3 e 4, cioè perché la Regione, nonostante l'enormità dei ritardi, non si adopera per favorire il più sollecito trasferimento degli importi (pari a 107 milioni di euro) che in base alla pdl n. 13/05 (Rendiconto 2004) risultano impegnati ma non ancora liquidati in favore dei propri creditori; quali ostacoli sussistono poi alla erogazione di altri 50 milioni di euro circa relativi al miglioramento dei livelli assistenziali (sempre da dati di consuntivo 2004, si chiarisce che per entrambe le domande la motivazione del mancato o ritardato impegno o pagamento di somme da parte della Regione in favore delle aziende e zone del sistema sanitario regionale deriva solo ed unicamente dalla loro mancata o ritardata assegnazione o erogazione alla Regione da parte dello Stato.
Questa affermazione è comprovata dai seguenti dati finanziari.
Quote del Fondo Sanitario Nazionale che la Regione Marche deve ancora riscuotere dal Ministero dell'Economia e delle Finanze: anno 2002, 10 milioni di euro; anno 2003, 229 milioni di euro; anno 2004, 86 milioni di euro. Per un totale di 325 milioni di euro.
Per l'anno in corso, a fronte dell'assegnazione deliberata dal CIPE di euro 2.218,00 milioni a favore della Regione Marche, la corrispondente anticipazione di cassa da parte del Ministero dell'Economia è di 173,00 milioni di euro mensili per un totale annuo di 2.076,00 milioni di euro con un credito al 31 dicembre 2005 a favore della Regione, di ulteriori 142,00 milioni.
Quota della entrate fiscali per il ripiano perdite del Sistema Sanitario Regionale che il Ministero dell'Economia e delle Finanze deve ancora trasferire alla Regione Marche: anno 2001, 108 milioni di euro; anno 2002, 108 milioni di euro; anno 2003, 92 milioni di euro, anno 2004, 72 milioni di euro. Per un totale di 380,910 milioni di euro.
Per un totale complessivo (a+b) di euro 705.910.000,00, escluso l'anno 2005.
Nonostante tale enorme credito, la Regione ha comunque emesso decreti di impegno e pagamento a favore delle Aziende e delle Zone che, purtroppo, sono rimasti regolarmente inevasi per le motivazioni precedentemente espresse, cioè per il mancato trasferimento statale.
Infatti, ad oggi, gli impegni assunti e non pagati sono pari ad euro 451,225 milioni.
Sempre per la stessa motivazione, non è possibile adottare ulteriori atti di impegno e pagamento perché si otterrebbe solo di aggravare il bilancio regionale di ulteriori residui passivi.
Per il punto 5, cioè quali apprezzabili miglioramenti, sempre per quanto riguarda i tempi di pagamento, sono conseguiti dalla gestione della tesoreria unica attivata e dalla razionalizzazione dei flussi di cassa, si fa presente che nel primo semestre dell'anno 2005 si evidenzia, grazie all'attivazione della Tesoreria Unica, un risparmio complessivo di euro 322.114,00 di cui euro 179.210,00 per il minore costo di commissione sul massimo scoperto. Anche per i dati relativi ai mesi correnti sì conferma una tendenza simile a quella del primo semestre 2005.
L'avvio della Tesoreria Unica ha rappresentato l’inizio positivo di un percorso articolato che avrà tra gli obiettivi principali, nel prossimo futuro, quello della riduzione dei tempi di pagamento dei fornitori delle Zone Territoriali. La realizzazione di quest'ultimo passerà, nel prosieguo, attraverso una efficace gestione integrata della liquidità in cui risulta imprescindibile avere la preventiva conoscenza dell'andamento finanziario delle fonti e degli impieghi in un determinato periodo (almeno un esercizio), con la predisposizione di un idoneo documento tecnico-contabile quale il budget finanziario.
La gestione finanziaria della liquidità, in concreto, permetterà di reperire i mezzi finanziari necessari, come da previsione, a costi che non pregiudichino l'equilibrio economico e finanziario. Questo strumento permetterà, inoltre, di esaminare la qualità dei mezzi finanziari, il costo, il tempo necessario per rendere disponibili le risorse evitando le carenze di cassa che possono compromettere l'esecuzione dei programmi stabiliti.
L'applicazione puntuale del budget finanziario e soprattutto del monitoraggio dei debiti verso i fornitori finalizzato alla verifica della capacità di cassa del sistema integrato a seguito di un consolidamento dei debiti scaduti e alla simultanea adozione della modalità di pagamento delle forniture decorrenti a 9O gg. fine mese data fattura, rappresenterà, quindi, il principale strumento per conseguire importanti miglioramenti soprattutto sotto il profilo dei tempi medi di pagamento dell'intero sistema. Il tempo previsto per raggiungere il consolidamento dei debiti con pagamento medio costante a 90 gg. fine mese data fattura, rappresenterà, quindi, il principale strumento per conseguire importanti miglioramenti soprattutto sotto il profilo dei tempi medi di pagamento dell'intero sistema. Il tempo previsto per raggiungere il consolidamento dei debiti con pagamento medio costante a 90 gg. data fattura è stimabile in circa 18 mesi a partire dal mese corrente.
Per quanto riguarda il punto 6), cioè se siano state definite le procedure per l'erogazione di anticipazioni di cassa da parte della Regione che alcuni documenti elaborati da parte del Servizio Sanità davano per imminenti sul finire dell’anno 2004.
Le procedure per assicurare un intervento finanziario straordinario da parte della Regione sono in corso in quanto è necessario quantificare con assoluta certezza il relativo fabbisogno di cassa a fronte dei crediti da pagare.
Le procedure effettivamente avviate negli ultimi mesi dell'anno 2004, si sono di fatto prolungate perché la Regione ha nuovamente rivendicato presso il Ministero dell'Economia il diritto alla riscossione dei propri crediti.
Dal momento che questo ulteriore sollecito si è rivelato infruttuoso, la Regione ha riavviato le procedure per attivare una anticipazione di cassa volta ad alleggerire il debito verso i fornitori (ad esempio: farmaci, dispositivi medici, locazione attrezzature sanitarie, beni diversi, convenzionati assistenza sanitaria, prestazioni portatori di handicap, servizi diversi, enti locali, istituto S.Stefano, ecc.).
Ho qui la tabella relativamente ai dati per zona che le fornisco, consigliere Castelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Guido CASTELLI. Questa interrogazione è stata presentata nel luglio scorso, ma a mio modo di vedere assume un rilievo particolarmente attuale, proprio perché partendo dal dato delle performances profondamente diversificate fra Asl e Asl per quanto riguarda il tempo di pagamento dei propri fornitori, in realtà ho cercato di risalire a quello che è un problema più generale e il problema più generale è che effettivamente, nell’ambito della sanità ma non solo, questa Regione esprime un grave paradosso, che porta la Regione a non riuscire a spendere, spesso e volentieri, le somme di cui ha disponibilità.
Questo è un fatto importante, significativo, che dovrebbe anche costituire un nuovo aspetto della necessaria valutazione di quelle che sono le capacità di utilizzare le risorse che pure vengono prelevate dalle tasche dei cittadini.
Ma torniamo alla sanità. Da tempo abbiamo attivato — correva l’anno 2003 — la nuova organizzazione della Asl unica, che è stata di lì a qualche mese seguita dall’attivazione della tesoreria. A mio modo di vedere non è corretto imputare i ritardi dei pagamenti esclusivamente a quelli che sono stati i ritardi nei trasferimenti dallo Stato, perché esistono, ad esempio, dei segmenti della spesa sanitaria che non possono essere interpretati proprio alla luce dei dati che lei diceva e di questa spiegazione fondamentale secondo la quale la Regione non ha avuto dallo Stato i soldi. Questo non è vero per tutto quello che attiene all’ex articolo 20. Mi pare che recentemente vi sia stata anche una interrogazione del consigliere Giannotti, che documentava come sull’ex articolo 20 la Regione, in realtà, non riusciva a spendere soldi che giacevano in cassa, in qualche caso, da un decennio.
Stesso discorso per quanto riguarda alcune voci come 50 milioni di euro che, dal rendiconto 2004 riguardavano i livelli essenziali di assistenza, o addirittura altre somme similari, se non superiori, per quanto riguarda l’attivazione delle attività ospedaliere intramoenia da parte dei liberi professionisti dipendenti del servizio sanitario regionale, che da tempo immemore ormai, giacciono nelle casse della Regione.
Quindi il punto fondamentale è questo: noi siamo una Regione che, nello specifico dell’ambito sanitario ma non solo, riesce a spendere solo una minima parte dell’insieme delle risorse messe a disposizione. Credo che questo rappresenti davvero il paradosso marchigiano, secondo il quale spesso e volentieri la maggioranza si perde, o comunque cerca di concentrare la propria attenzione sul presunto, mancato trasferimento di risorse adeguate, ma a questa considerazione fa da contrappunto il dato estrinseco e oggettivo desumibile anche dagli ultimi rendiconti, secondo cui viene speso non più del 30% delle somme che pure vengono messe a disposizione della Regione. Chiediamo più soldi, ma intanto non siamo in grado di spendere quelli che pure lo Stato e i cittadini mettono a disposizione della Regione stessa. Un fatto grave che credo meriti una particolare attenzione, perché se è vero che viviamo un momento di particolare rarefazione delle risorse finanziarie, è altrettanto vero, anzi ulteriormente vero, se possibile, che siamo tutti nella condizione di dover pretendere dal sistema amministrativo regionale che almeno le poche risorse che ci sono vengano spese e vengano spese bene.
Per quanto riguarda il discorso della sanità, noi da circa due anni vantiamo i meriti, ancora supposti, ipotizzati, del sistema dell’Asur. Sono ormai quasi due anni che godiamo del sistema della tesoreria unica, ma ancora le zone accumulano ritardi. Sale agli occhi il fatto come un imprenditore della Asl di Ascoli debba aspettare mediamente 190-270 giorni per poter conseguire il proprio credito, a fronte dei 180 della zona territoriale 2 e di altre situazioni estremamente diversificate. Oggi l’assessore Agostini, immagino interpretando la volontà dell’assessore Mezzolani, ci parla di 18 mesi per poter migliorare queste performances, in realtà ritengo che questi 18 mesi, che speriamo possano essere sufficienti per garantire dei flussi di spesa adeguati alle attese che erano sorte in occasione della costituzione dell’Asur, siano sì rispettati, ma rimane il dato di una macchina elefantiaca, quella dell’Asur, che stenta a prendere la strada che forse troppo frettolosamente era stata predisposta e preparata per poter ottenere queste immaginifiche performances che ancora, purtroppo, non vengono registrate.
Il vero problema dell’Asur, dopo che dall’1.1.2006 si è implementato definitivamente il sistema unico, sarà quello di appiattire definitivamente il grado di competizione fra le singole zone territoriali sanitarie. La Asur presenta un rischio, proprio perché non consentirà di individuare, nella mappatura regionale della sanità marchigiana, chi opera meglio e chi opera peggio, raggiungendo, probabilmente, degli equilibri a pie’ di lista territoriale, che ben difficilmente riusciranno a riconoscere i meriti di chi riesce a fare di più e meglio, in tempi più ridotti, e chi invece continuerà — il caso è volutamente riferito alle Asl anconetane — a spendere di più e a spendere male. Questo è un punto che dovrà vedere il Consiglio regionale estremamente attento. Resteremo in attesa di questi 18 mesi, che si cumulano, tuttavia, ai 18 mesi già trascorsi, secondo i quali mi pare che questo modello organizzativo, pure decantato dalla Bocconi, non abbia ad oggi sortito gli effetti da molti auspicati.



Interrogazione (Svolgimento): «Problema dell’erosione delle coste della Riviera del Conero» Bugaro (111)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 111 del consigliere Bugaro.
Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. Il piano di gestione integrata delle aree costiere prevede per l’intero litorale marchigiano la manutenzione e la riconfigurazione delle opere di difesa costiera esistenti nonché la realizzazione di nuove opere e ripascimenti dei tratti in erosione.
Nello specifico, nel tratto di costa Numana-Sirolo sono attualmente in corso di esecuzione interventi di rifiorimento delle scogliere esistenti da parte dei suddetti Comuni cui è stato concesso idoneo finanziamento con fondi del bilancio regionale 2005. E’ stato inoltre recentemente riconosciuto, dal Ministero dell’ambiente e tutela del territorio, un finanziamento di 4 milioni di euro, per intervento di difesa dei centri abitati e dei litorali, con la tecnica dei ripascimenti artificiali nei comuni di Sirolo e Numana, a fronte di una richiesta di 6 milioni di euro, su un importo totale di 8,6 milioni di euro.
Per quanto attiene al tratto di costa Portonovo-Trave in comune di Ancona, il servizio progettazione opere pubbliche e VIA, gestione integrata delle aree costiere, ha predisposto un progetto preliminare trasmesso in data 14 dicembre 2001 al Ministero dell’ambiente, con relativo finanziamento che prevede il ripascimento del tratto di costa che va dalla Chiesetta romanica alla zona in frana a nord del “moletto”, dell’importo allora stimato di circa 5,5 miliardi di lire. Il progetto è stato anche inserito tra gli interventi previsti dal piano di gestione integrata delle aree costiere approvato con delibera del Consiglio regionale n. 169 del 2005. Si evidenzia che gli interventi di ripascimento sinora attuati dalla Regione, che ammontano a poche centinaia di migliaia di euro all’anno, sono serviti esclusivamente a garantire, all’inizio di ogni stagione balneare, la fruibilità degli arenili e la possibilità, da parte degli operatori commerciali, di gestire le proprie attività turistiche. Gli stessi interventi, proprio per la loro limitata portata economica, non hanno mai avuto la pretesa di proporsi come opere risolutive di difesa della costa. Non appena reperiti i fondi mancanti per il progetto Sirolo-Numana, potrà darsi corso al secondo intervento di ripascimento e possibilmente anche quello relativo alla baia di Portonovo se il Ministero dell’ambiente e anche il Comune di Ancona vorranno contribuire al finanziamento delle opere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro per dichiararsi soddisfatto o meno.

Giacomo BUGARO. Ormai c’è un particolare affetto fra me e l’assessore Pistelli, visto che a tutte le mie interrogazioni risponde sempre lei, sui vari argomenti.
Fatta questa considerazione, non mi ritengo soddisfatto della risposta, perché quelli che erano gli auspici che si erano enunciati in quest’aula per bocca dell’assente assessore Carrabs non hanno trovato poi una effettiva applicazione. Sono anni che si perpetua questo metodo del ripascimento e sono anni che l’ente Regione Marche spende decine di milioni di euro per il ripascimento di queste spiagge e puntualmente, dopo due mareggiate la spiaggia va via, la sabbia va via, l’erosione continua e la Regione spende.
Abbiamo visto come in altre parti del litorale adriatico questo problema è stato, se non debellato, comunque fortemente tamponato con la creazione di scogliere frangiflutto che, poste in una posizione a filo dell’acqua non arrecano nemmeno una ferita all’aspetto estetico. Ebbene questo non avviene, nonostante vi sia stato una sorta di impegno, nei mesi scorsi, da parte dell’assessore Carrabs e si continuano ad usare questi metodi, ma è ormai dimostrato che la natura è molto più forte di chi, con tanta buona volontà e con soldi pubblici, a mezzo camion porta la sabbia per rimettere ciò che la natura ha tolto. In maniera figurata mi sembra che noi non portiamo, con quei camion, solo sabbia, ma portiamo tanti denari pubblici che scarichiamo in mare, come se li mettessimo nel water e tirassimo la catena dell’acqua. Questo avviene nelle spiagge di Numana e Sirolo. Tra l’altro a Sirolo c’è un problema più grande, perché il mare va direttamente ad urtare contro la falesia su cui sorge il paese e mano a mano questo sta erodendo il piede della montagna, mettendo a serio rischio, se non si interverrà in maniera radicale, la stessa permanenza dell’abitato di Sirolo.
Questo è un problema vivo e sentito da anni, le Amministrazioni comunali lo stanno portando avanti con grande tenacia, ma vanno a sbattere contro un’Amministrazione regionale che è sorda da questo punto di vista e che non mi sembra intenda affrontare in maniera radicale, ma solo in maniera “stagionale” il problema, perché il ripascimento della spiaggia è una misura tampone di carattere stagionale. Si tenta di sistemare questa cosa in maniera estemporanea, ogni inizio primavera si ripropone questo problema, puntualmente viene riportato del materiale che il mare si riprende alla prima mareggiata, con tanto di ringraziamento dei cittadini marchigiani e soprattutto della costa della Riviera del Conero.



Interrogazioni (Svolgimento:
«Cessione di un’azienda di frizioni situata nel comune di Maiolati Spontini» Bucciarelli e Procaccini (185)
«Cessione azienda con sede a Moie di Maiolati Spontini» Badiali, Mammoli e Binci (187)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 185 dei consiglieri Bucciarelli e Procaccini e n. 187 dei consiglieri Badiali, Mammoli e Binci.
Per la Giunta risponde l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. La ditta A.P. Spa è un’azienda che produce e commercializza frizioni e parti di ricambi per automezzi e di tutti i prodotti affini e connessi. Della frizione l'azienda è in grado di produrre internamente il 90% dei componenti. Il restante 10% costituito essenzialmente da materiali di attrito viene acquistato all'esterno.
Nello stabilimento A.P. di Moie di Maiolati (An) vengono prodotti innesti frizione per autovetture, autocarri, motocicli e trattori che oltre a servire il mercato nazionale vengono esportati in Europa e Asia. Ma la produzione si rivolge prevalentemente alle city-car e piccole berline, auto per le quali la richiesta del mercato è sempre significativa e poco influenzata dalle periodiche crisi dei mercati internazionali del settore automotive.
L'azienda occupa circa 280 dipendenti e annualmente produce circa 1,5 milioni di kit frizione. Collabora con le principali case automobilistiche anche alle varie fasi di progettazione di nuovi veicoli. L'azienda fornisce frizioni alle principali case automobilistiche tra cui: Iveco, Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Honda, Renault, Volkswagen, Porsche.
In data 16 dicembre 2005 l'azienda A.P. Spa è stata acquisita dalla Raicam Spa che ha provveduto anche alla sua ricapitalizzazione come previsto dalle norme vigenti.
La Raicam è una società già solidamente presente sul settore automotive, con stabilimenti a Pescara e Torino, ed occupa una posizione di rilevanza nel settore dei materiali d'attrito. L'attuale Presidente della Raicam ha assunto anche la presidenza della A.P. Spa.
Il passaggio da un'azienda all'altra non è stato traumatico e livelli occupazionali originari dell'azienda sono stati mantenuti e al momento non ci sono, apparentemente, problematiche di particolare rilevanza.
Tuttavia recentemente è stata concordata con le 00.SS. la cassa integrazione ordinaria per un massimo di 15 lavoratori con qualifica impiegatizia. Al momento solo 11 sono effettivamente in cassa integrazione.
L'azienda, per questi lavoratori, pare sia interessata, in termini generali da verificare, al recente provvedimento del Governo che prevede misure urgenti per il reimpiego dei lavoratori over 50.
Il programma nazionale consiste un sistema di protezione per i lavoratori con incentivi e disincentivi, e l'intervento di Italia Lavoro che assicura un tutoraggio utile a trovare un nuovo impiego.
Quindi il problema sembrerebbe crearsi per una decina di persone, per le quali, se non verranno riassorbite dall’azienda, si potrà mettere in campo questo programma di interventi nuovo di zecca che il ministro Maroni ha appena sfornato per i lavoratori over 50.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto rispetto all’interrogazione n. 185, il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Ringrazio l’assessore per questa risposta. La nostra interrogazione era stata presentata nel vortice di una crisi dell’azienda. Veniva prospettata una situazione grave, addirittura di licenziamenti numerosi. L’assessore dice che siamo in una fase in cui la riorganizzazione e il passaggio di proprietà sono avvenuti senza traumi e questo è un fatto positivo, quasi un’eccezione nel panorama regionale. Di questo prendiamo atto con un invito: visto che anche su nostra sollecitazione è stato istituito un tavolo interistituzionale tra la Regione Marche, le forze sociali e le diverse proprietà oggetto di crisi, sarebbe opportuno, seppure nelle limitate competenze della Regione sulle ristrutturazioni e sui rapporti proprietari delle aziende, che in prospettiva e nella pratica concretizzazione delle risorse del patto per lo sviluppo, si avesse una prefigurazione rispetto alla necessità di utilizzare le risorse soprattutto chi ha un piano industriale di stabilizzazione dell’occupazione. Pensiamo che questa sia una delle priorità.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno rispetto all’interrogazione n. 187, il consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Sono soddisfatto della risposta dell’assessore, perché la situazione che si è verificata qualche mese fa era molto preoccupante e per questo abbiamo fatto questa interrogazione insieme ai consiglieri Mammoli e Binci, poiché erano a rischio 250 posti di lavoro in questa azienda.
Per fortuna, con l’impegno delle forze sociali, dei sindacati, della Regione, della nuova proprietà si è arrivati a una soluzione, tutto sommato, soddisfacenti. Se è vera, come è vera la cassa integrazione per 15 unità, poi ridotte a 11, con la possibilità di poterli inserire nel mondo del lavoro grazie ad una nuova normativa, penso che siamo arrivati a una soluzione buona, se non ottima, visto l’andamento, in questo periodo, dell’occupazione a livello nazionale e, purtroppo, anche nella nostra regione.
Sollecito l’assessore ad essere sempre attento — del resto lo è — e vigile rispetto alle realtà industriali della nostra regione, con l’impegno ad attivare sempre il tavolo permanente sulle politiche del lavoro che il suo assessorato ha voluto — cosa estremamente importante — che va tenuto costantemente impegnato per prevenire le problematiche del lavoro nella nostra regione.



Interrogazione (Svolgimento): «Cessione della ditta Benelli di Pesaro» D’Anna (103)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 103 del consigliere D’Anna. Risponde, per la Giunta, l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. La Società Benelli nasce a Pesaro nel 1911. Viene fondata dalla vedova Teresa Benelli, impegnando il capitale di famiglia, per fornire un'occupazione stabile ai suoi sei figli.
All'inizio il "Garage Benelli" si occupava essenzialmente di riparazione di macchine e motocicli e di fabbricazione di pezzi di ricambio.
Nel 1920 nasce il primo motore costruito interamente all'interno dell'azienda, un monocilindrico da 75 cc. di cilindrata adattato ad un telaio di bicicletta. L'anno seguente la Benelli costruisce integralmente la prima motocicletta di 98 cc. di cilindrata.
Nel 1923 Tonino Benelli, uno dei sei figli inizia la carriera di pilota e in sella ad una Benelli 175 cc. conquista 4 titoli quasi consecutivi di campione d'Italia.
e Nel 1949 Giuseppe Benelli in seguito a disaccordi con i fratelli fonda un'altra società la Motobi.
Durante la seconda guerra mondiale l'industria viene distrutta ma non si ferma l'entusiasmo e la passione delle gare da parte dei fratelli Benelli che con piloti eccezionali conquisterà più di un titolo mondiale (1950 e 1969).
Nel 1962, la Benelli e la Motobi (che nel frattempo era stata annessa alla casa madre), producevano insieme circa 300 moto al giorno con 550 dipendenti.
Sul finire degli anni sessanta, l'arrivo dei giapponesi crea una crisi imponente nell'industria delle due ruote, fino a causare l'interruzione temporanea della produzione della casa pesarese.
La rinascita del marchio avviene nel 1995, quando Andrea Merloni riprende le redini dell'attività, con importanti risultati, come il lancio nel 2002 della super sportiva Tornado 900.
Il 18 luglio 2005 la Benelli viene posta in liquidazione dall'Assemblea Straordinaria e diventa Finmotor Srl. Il piano di liquidazione prevede il realizzo dell'attivo costituito dall'azienda di pertinenza , azienda di cui sono parte integrante le risorse umane che a settembre 2005 ammontavano complessivamente a 48 unità.
Contestualmente la società chiede la cassa integrazione per cessazione di attività per un periodo di 12 mesi con decorrenza 4 luglio 2005 per un massimo di 50 unità.
Iniziano le attività di cessione della storica azienda pesarese, e dopo i vari tentativi di acquisizione da parte della John Galt Ltd (società anglo-russa) di Smolenski, con cui viene firmato un contratto preliminare, l'azienda inizia le trattative con un gruppo cinese. In tale contesto la Benelli e il Gruppo al quale appartiene (Fineldo Spa) compie tutti gli sforzi necessari per ottenere dal potenziale acquirente garanzie sulla stabilità occupazionale e il mantenimento del sito produttivo. Sulle varie fasi delle trattative e della volontà della Benelli di salvaguardare le professionalità esistenti , sono informati sia lavoratori che le OO.SS.
Il 30 settembre 2005 l'azienda Benelli viene ceduta alla Società Benelli Q.J. Srl (costituita il 1/9/2005 ) che ha rilevato anche il nome e il marchio Benelli.
Contestualmente vengono riassorbiti tutti i lavoratori già collocati precedentemente in CIGS.
Il passaggio di mano al gruppo cinese China Quianjiang Group Co Ltd, di Weling, che rappresenta il maggiore produttore di motori (scooter e non solo) della Cina, (2 milioni di motori e un milione di motoveicoli l'anno con 12.000 dipendenti e un volume di esportazione pari al 40% dei manufatti) ha comportato i1 mantenimento del polo produttivo a Pesaro, e di tutti i rapporti di lavoro in essere senza soluzione di continuità e l’annuncio di importanti investimenti sul territorio pesarese. Pertanto, sulla base delle informazioni assunte i dipendenti hanno mantenuto intatta la loro posizione e oggi lavorano alle dipendenze dell'acquirente Benelli Q.J. Srl.
La nuova società lancia subito segnali di nuove proposte e cambiamento produttivo, e le due più importanti novità presentate a Eicma 2005 (Esposizione Internazionale del Ciclo e del Motociclo) sono rappresentate dalla nuova moto Tre-k una turistico sportiva con motore che sviluppa una potenza da 130 cavalli e l'altra da Caffenero uno scooter a ruote alte ma ancora in fase di sviluppo.
Questo è quanto siamo riusciti a ricostruire sulla situazione, che non desta, al omento, preoccupazioni per la Benelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Giancarlo D’ANNA. E’ evidente che questa interrogazione è stata fatta molto tempo fa e la dice anche lunga sulla tempestività delle risposte relativamente alle questioni. Oggi la situazione si è modificata rispetto al passato, quando questa interrogazione è stata fatta c’erano voci di ogni genere, una forte preoccupazione non solo da parte dei lavoratori ma credo da parte di tutta la provincia, sia per quanto riguarda il livello occupazionale ma anche per quanto riguarda quello che la Benelli ha rappresentato e rappresenta per un territorio. Di recente, in una manifestazione che si è tenuta a Campanara, è stato evidenziato il valore di questo marchio prestigioso che parte da una semplice famiglia, per poi raggiungere mercati importanti anche su competizioni importanti.
Fermo restando che fino a quando i lavoratori mantengono il proprio posto di lavoro c’è da essere soddisfatti, per quello che riguarda le garanzie, un pochino di preoccupazione continua a esserci, perché se è vero che questa è un’impresa forte, radicata su un mercato che non è quello italiano, è altrettanto vero che non la conosciamo talmente bene da starcene tranquilli per i prossimi anni, nel senso che per il momento è stata tamponata una situazione di forte difficoltà, c’è da sottolineare che avremmo sicuramente preferito un impegno maggiore degli imprenditori italiani in una situazione come questa. Quello ci avrebbe dato, molto probabilmente, una garanzia ancora più forte rispetto a quella che possiamo avere da chi, con tutto il diritto, può rilevare un’impresa importante come questa.
Il sito produttivo rimane qui, io mi auguro che continui a rimanere anche in futuro, come mi auguro che questo sia un vero e proprio rilancio e non un’apertura di un mercato per un’impresa straniera, sulla falsariga di quello che poi succede in altri mercati dove sono arrivati i cinesi.
Al di là delle rassicurazioni dell’assessore, non mi sentirei molto tranquillo fino a quando non si consolida questa presenza e non si sviluppa un discorso di rilancio forte, che fino a questo momento non mi sembra che ci sia stato. Al di là di quelle che sono state le uscite sui quotidiani non ho visto un qualcosa di più consistente che ci rassicuri al 100%. Ovviamente la garanzia del 100% nessuno ce la può dare, però allo stesso tempo, in virtù del livello occupazionale, del prestigio del marchio e anche dell’italianità che non guasta in un mercato globale nel quale evidentemente la qualità, la tipicità ma anche il marchio sono fondamentali, avremmo preferito un maggiore impegno e coinvolgimento delle imprese italiane e anche delle istituzioni, per spingere a trovare una soluzione diversa da quella che è stata trovata.
L’auspicio è che ognuno conservi il suo posto di lavoro, che questo marchio riprenda vigore, però è un segnale forte che ci dice che in situazioni simili, anche l’intervento della Regione, comunque degli enti locali più in generale, deve essere molto più consistente, per evitare che un patrimonio qualificato e qualificante come quello della Benelli vada a finire in mani di altre realtà.



Interrogazione (Svolgimento): «Bandi per l’assegnazione degli alloggi — edilizia residenziale pubblica» Giannotti (229)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 229 del consigliere Giannotti. Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. Dalla lettura del bando emanato dall’Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino emerge che non è stata operata alcuna discriminazione nei confronti delle “forze dell’ordine” in quanto è stata completamente omessa l’indicazione delle categorie sociali prioritariamente destinatarie degli alloggi di cui al punto 4.1 a) della delibera del Consiglio regionale n. 168/2005 di approvazione del piano.
Evidentemente la Provincia di Pesaro e Urbino ha ritenuto di non dover riportare tale indicazione contenuta nel piano regionale in quanto direttamente applicabile dal Comune nei confronti degli operatori che realizzeranno gli interventi.
Infatti, come prevede la citata delibera, gli alloggi in locazione a canone calmierato sono destinati prioritariamente ai cittadini appartenenti ad alcune categorie sociali, fra cui le forze dell’ordine, inseriti in apposite graduatorie approvate dal Comune sede dell’intervento edilizio.
Tuttavia il mancato richiamo al piano regolatore potrebbe ingenerare una situazione di incertezza e confusione, per cui la competente struttura regionale inviterà la Provincia interessata ad adottare tutti gli atti e i provvedimenti necessari ad indicare i destinatari degli alloggi, conformemente a quanto disposto dal citato piano regionale.
Si precisa infine che tale problematica si è verificata solo per la Provincia di Pesaro e Urbino,, in quanto le altre hanno provveduto ad indicare nei rispettivi bandi di concorso, le modalità di individuazione dei destinatari degli alloggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Roberto GIANNOTTI. E’ la prima volta che mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta, anche se mi viene da dire che è amaro dover chiedere alla Giunta regionale di intervenire su un altro ente locale, nel caso specifico la Provincia.
Prendo atto che da parte della Provincia è stata commessa una grave disattenzione — voglio chiamarla così — che mi sembra la Giunta regionale comunque abbia rilevato, facendo venir meno un diritto che è stato fortemente codificato da questo Consiglio regionale. Debbo ricordare, soprattutto ai nuovi colleghi consiglieri, che grazie alla battaglia fatta dal gruppo di Forza Italia nella scorsa legislatura, il piano regionale di edilizia residenziale ha previsto uno specifico riferimento alle famiglie con un componente appartenente alle forze dell’ordine, fra le categorie sociali di cui tenere conto. E’ stata una scelta di fondo fatta da questo Consiglio che ha recepito un nostro emendamento. Che la Provincia si sia dimenticata, per motivi di razionalità tecnica, di riportare questo assunto nel bando, a me sembra una cosa disdicevole.
Il tuo presidente, Ricci, tanto solerte nello scrivere ai ministri della Repubblica, farà bene a scrivere a se stesso ed evitare queste omissioni.
Prendo atto di questo, prendo atto delle assicurazioni, credo che sia giusto dire anche ai rappresentanti delle forze dell’ordine che probabilmente, grazie all’intervento nostro, all’intervento della Giunta regionale, la Provincia di Pesaro e i Comuni vengano invitati a rispettare questa indicazione del piano.



Interrogazione (Svolgimento): «Convocazione della conferenza di servizi da parte della società Quadrilatero Spa» Brandoni (223)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 223 del consigliere Brandoni. Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. Il problema sollevato con l'interrogazione consiliare n.223 del 11/01/2006 è superato.
Con lettera del 17/01/2006 (n. 0013034 di prot.) il Presidente della Giunta Regionale, sulla base di un parere reso dall'Avvocatura regionale, ha invitato la soc. Quadrilatero a non procedere nella conferenza di servizi convocata per il 25/0112006 in quanto soggetto non legittimato allo svolgimento di simile iniziativa.
Con nota del 23/01/2006, la società ha sospeso la convocazione della conferenza di servizi a data da stabilirsi a seguito della risoluzione dei problemi giuridici sollevati dalla Regione con la lettera suddetta.
Con successiva lettera del 24/01/2006, il Commissario Straordinario per le opere strategiche nelle Marche, Umbria e Sardegna presso il Ministero delle lnfrastrutture dei Trasporti ha convocato la Regione Marche, la Regione Umbria e la soc. Quadrilatero ad un incontro preparatorio preliminare presso i propri, uffici, al fine di individuare concordemente modi e contenuti degli adempimenti necessari, tenutosi il giorno 30/01/2006..
In tale incontro, poi proseguito in data 20/02/2006, sono stati esaminati i problemi di natura amministrativa e, in particolare, tecnica inerenti la parte del progetto presentato dalla soc. Quadrilatero denominato P.A.V., per quanto concerne le c.d. aree di implementazione.
Sono state altresì tenute diverse riunioni di carattere tecnico con gli enti locali del territorio regionale interessati alla realizzazione del progetto.
E' stata quindi fissata una terza riunione per il giorno 27/03/2006, sempre presso il Ministero delle lnfrastrutture, al fine di valutare i risultati dell'attività sin qui svolta.
Soltanto dopo la descritta fase preliminare sarà eventualmente possibile assumere decisioni sulla conferenza di servizi anche se è possibile ipotizzare sulla base di quanto emerso negli incontri sopraindicati che la stessa verrà convocata dal Ministero delle infrastrutture su delega del Presidente del Consiglio dei Ministri.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Giuliano BRANDONI. Intanto prendo atto dell’iniziativa della Giunta e rispetto a questo colgo favorevolmente l’atteggiamento di migliorata attenzione su una vicenda come quella della Quadrilatero, che sempre più interessa e appassiona le popolazioni, le amministrazioni locali che vogliono partecipare e decidere.
Prendo atto del fatto che questa azione ha prodotto un percorso più attento dal punto di vista amministrativo, tuttavia credo che le questioni di natura sociale e politica, di governo del territorio che la questione in discussione mette in campo, richiedano ancora questo tipo di attenzione partecipata anche nei confronti del Consiglio, come elemento determinante per le scelte che dovremo fare.



Interrogazione (Svolgimento) «Propaganda dell’Ulivo nelle caselle e-mail dei dipendenti regionali» Massi (235)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 235 del consigliere Massi. Per la Giunta risponde il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Non è sfuggito all’attenzione degli uffici della Giunta che in data 19 gennaio è pervenuta ai dipendenti regionali, al loro indirizzo di posta elettronica, proveniente dal CRAL, una nota relativa allo svolgimento delle primarie nel Comune di Ancona.
Il CRAL si è subito dissociato dalla spedizione del messaggio che, in una nota a firma del presidente dello stesso, è stata definita una "deprecabile iniziativa personale da parte di un collaboratore".
In relazione alla comunicazione del 19 gennaio il segretario generale della Regione, al fine di prevenire il ripetersi di analoghi spiacevoli episodi, ha inviato, in data 24 gennaio, una lettera ai dirigenti delle strutture della Giunta regionale invitando gli stessi a vigilare affinché l'uso della posta elettronica da parte dei dipendenti avvenga nel rispetto di quanto previsto dal codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Per garantirne la massima conoscibilità da parte di tutti i dipendenti la nota del segretario generale è stata anche inserita nel sito Point.
Da ultimo il dirigente del servizio risorse umane e strumentali ha inviato una specifica comunicazione a mezzo posta elettronica a tutti i dipendenti regionali, specificando, in particolare, come l'utilizzo della posta elettronica debba essere indirizzato esclusivamente all'adempimento dei propri doveri di ufficio.
Come risulta evidente da quanto riferito le strutture organizzative della Giunta regionale avranno la massima cura dì evitare per il futuro simili spiacevoli episodi.
In ogni caso l'utilizzo di strumenti informatici di proprietà della Regione per la comunicazione di messaggi politici di parte non è né opportuno né conforme alle norme che regolano l'attività delle pubbliche amministrazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Mi dichiaro soddisfatto di quanto dichiarato dal Presidente. Effettivamente questo toglie la struttura regionale dall’imbarazzo, fa chiarezza. Sia l’intervento del segretario generale che dei funzionari mi pare a questo punto appropriato. Una vicenda simile sarebbe stata imbarazzante per chiunque l’avesse vissuta, anche da parte del centro-destra, sicuramente. Effettivamente nei siti era arrivata questa pubblicità. Non ho niente, nella sostanza, contro il centro-sinistra, però tutti i dipendenti avevano ricevuto questa e-mail con una pubblicità molto specifica. Le segnalazioni sono state tante anche presso di noi, con imbarazzo anche da parte dei dipendenti che sono di tendenza di centro-sinistra, se non altro per la sorpresa e anche per il metodo.
Credo che questo non si ripeterà. La vigilanza che oggi ci ha assicurato il Presidente, ci rassicura.



Interrogazione (Rinvio): «Assegnazione aree Peep dell’area Borgo 3 di Fabriano» Ciccioli (340)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 340 del consigliere Ciccioli, per la quale è stato chiesto il differimento della risposta.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. La prossima seduta sarà il 20 aprile e io tengo molto a questa interrogazione. Chiedo che la Giunta, per il 20 aprile, risponda a questa interrogazione.



Interrogazione (Svolgimento): «Istituzione area marina protetta del Conero» Rocchi (340)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 340 del consigliere Rocchi. Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In merito all'interrogazione in oggetto, si riferisce che la riunione di tipo interlocutorio tenutasi il 25/O1/2006 presso il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio - Direzione per la protezione della natura, è stata convocata al fine di discutere, modificare ed integrare la proposta inerente l'istituenda area marina protetta "costa del Monte Conero".
L'attuale fase istruttoria si pone l'obiettivo di raggiungere un'ipotesi di perimetrazione, di zonizzazione e di regolamentazione dell'area condivisa da tutti gli enti interessati.
La Regione Marche ha apportato il proprio contributo inviando una nota da me sottoscritta, prot. n. 0000130/25/01/2006/R-MARCHE/SASAM/SASAM/P) confermando il proprio interesse all'istituzione dell'area marina protetta ed ha assicurato il massimo impegno affinché possano essere risolti alcuni aspetti su cui ancora permane incertezza (perimetro, tutela delle attività economico-turistico-sportive preesistenti, regolamentazione, disponibilità finanziarie e soggetto gestore).
La lettera che ho inviato è la seguente, indirizzata al direttore generale Aldo Cosentino e per conoscenza alla dott.ssa Tombolini, Ministero dell’ambiente, direzione protezione della natura:
“La Regione Marche nel confermare il proprio interesse alla istituzione dell'area marina protetta in argomento, intende procedere con celerità alla definizione di tutti gli aspetti ancora incerti, tuttavia necessaria alla sua realizzazione
A tal fine:
1. esprime parere di massima favorevole, alla proposta di perimetrazione presentata dal Comune di Numana in data 17 gennaio 2005, allegata alla presente, nella quale si propone di escludere l'area del porto di Numana e a sud di esso, previa attenta verifica della inesistenza di fattori di importante interesse naturalistico nelle zone da escludere;
2. verificare l'interesse naturalistico di includere nell'area protetta alcune secche al largo come da proposta presentata da Legambiente;
3. Realizzare la perimetrazione in base a rappresentazioni cartografiche in scala adeguata alle scelte da effettuare;
4. Accogliere la proposta del Comune di Numana di consentire la pesca con nasse in zona C, attraverso adeguata regolamentazione e previa verifica della sua compatibilità con i caratteri ambientali e naturalistici dell'area, analogamente per quanto riguarda la richiesta relativa alla pesca subacquea;
5. Avere precise indicazioni sulle disponibilità finanziarie che codesto Ministero può mettere a disposizione;
6. Per quanto riguarda l’ipotesi di nomina del soggetto gestore si reputa opportuno indicare il Parco del Conero, come organismo "naturale", data la contiguità territoriale con l'area protetta regionale e la necessità di semplificare e uniformare la gestione, ferma restando la possibilità del Parco di delegare particolari attività attuative ad altri organismi”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Lidio ROCCHI. Mi sembra che dopo la lettura della lettera che è stata inviata al Ministero da parte dell’assessore, possiamo avere già qualche notizia in più rispetto a quello che avevamo letto sui giornali. Vorrei soltanto fare una raccomandazione all’assessore: occorre tenere conto che è una zona ad alta vocazione turistica, quindi bisogna tutelare l’economia di quella zona e spero che le tre zone — zona A, zona B e zona C — siano riviste, in modo da poter evitare molti divieti che in questi giorni nei comuni di Sirolo e Numana stanno discutendo per poter raggiungere un risultato positivo. Che poi si riesca ad avere una zona protetta che possa tener conto delle cose che ho detto poc’anzi, può servire anche al rilancio di quella zona.



Interrogazione (Svolgimento): «Consorzio di bonifica del Musone, Potenza, Chienti, Asola e Alto Nera: inadempienze Provincia di Macerata e provvedimenti regionali conseguenti» Capponi (121)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 121 del consigliere Capponi. Per la Giunta risponde l’assessore Petrini.

Paolo PETRINI. In relazione al primo quesito dell’interrogazione, cioè perché non si è proceduto a sollecitare la Provincia di Macerata al rispetto delle proprie competenze in merito alla L.R. 13/85, si risponde che ai sensi dell'art. 13 della L.R. 17.04.1985 n. 13 «Norme per il riordinamento degli interventi in materia di bonifica», dopo le elezioni tenutesi il 7 aprile 2005 per il rinnovo del Consiglio del Consorzio di bonifica del Musone, Potenza, Chienti, Asola e Alto Nera, spetta al Presidente della Provincia di Macerata la proclamazione degli eletti, peraltro senza nessuna prescrizione temporale, mentre all'Amministrazione regionale sono riservati esclusivamente i compiti di vigilanza riguardo all'operato dei Consorzi di bonifica, non potendo la stessa Amministrazione regionale esercitare lo stesso potere nei riguardi della Provincia.
Circa il quesito del perché di fronte a tale palese inadempienza della Provincia di Macerata, anziché aderire alla proposta del presidente Giuliana Giacinti, il Direttore del Dipartimento sviluppo Economico, con il decreto in premessa ricordato, ha disposto una ispezione tendente ad accertare la corretta gestione amministrativa ed il rispetto dei tempi e delle scadenze da parte del Consorzio di Bonifica, si risponde che a seguito delle dimissioni di tutti i membri del Collegio dei revisori dei conti del Consorzio di bonifica del Musone, Potenza, Chienti, Asola e Alto Nera, motivate da irregolarità nella gestione dell'Ente, come promozioni di dipendenti a dirigenti, senza la necessaria copertura finanziaria, nell'esercizio dei poteri di vigilanza, ai sensi ai sensi del 40 comma dell'art. 5 della lr 13/2004, il Direttore del Dipartimento Sviluppo Economico ha deciso, con proprio decreto n. 22/2005, di disporre un'ispezione presso l'Ente volta all'accertamento della corretta gestione e il rispetto dei tempi e delle scadenze amministrative.
L'accertamento ispettivo ha messo in luce che i bilanci di previsione per gli anni 2004 e 2005, sono risultati non conformi alle vigenti disposizioni legislative poiché violano: l'obbligo dell'indicazione, tra le spese, del disavanzo dell'esercizio precedente, (art. 12 legge regionale n. 31/2001); i principi di equilibrio degli stanziamenti di competenza (art. 26) e di definizione delle entrate accertabili, che sono tali solo in virtù di un diritto a riscuotere imposto da leggi, regolamenti, provvedimenti, contratti od altro titolo (art. 37).
Gli atti concernenti la promozione del personale non avevano la necessaria copertura finanziaria al momento dell'adozione, come peraltro evidenziato dai Revisori dei conti; oltre a ciò erano privi dell'attestazione della copertura finanziaria, mancanza che, ai sensi dell’art. 48, secondo comma della L.R. 31/2001, li rende nulli di diritto, spostando gli effetti, a carico di coloro che li hanno approvati.
In fase di rinnovo degli organi il Consorzio di bonifica del Musone, Potenza, Chienti, Asola e Alto Nera era tenuto ad individuare l'Assemblea, ai fini elettivi, in conformità ad un riparto della contribuenza realizzato sulla base di un piano di classifica approvato dalla Provincia.
Difatti l'Ente, non avendo ancora ottenuto l'appena citata approvazione provinciale per il "nuovo" piano di classifica, aggiornato con i dettami degli atti regionali intervenuti, ha utilizzato una “vecchia" delibera di riparto non conforme agli indirizzi regionali.
Con DGR n. 1270 del 24.10.2005 è stato avviato il procedimento di scioglimento e rimozione degli Organi in carica del Consorzio di bonifica del Musone, Potenza e Chienti, Asola e Alto Nera per il commissariamento dell'Ente, che si è concluso con le Delibere di Giunta Regionale n. 1635 del 19.12.2005 e n. 1709 del 28.12.2005, che hanno portato alla nomina del Commissario straordinario l'Avv. Claudio Netti.
In merito alla domanda su quali sono gli intendimenti della Giunta regionale nei confronti dei Consorzi di bonifica, si risponde che le strutture regionali competenti sono impegnate in un'attività ricognitiva tendente ad organizzare le funzioni ed i compiti assegnati al consorzi nel quadro della legislazione nazionale e regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Non posso assolutamente dire di essere soddisfatto della risposta dell’assessore. La situazione dei consorzi di bonifica delle Marche è una delle situazioni che dimostrano l’inefficienza dell’Amministrazione regionale, soprattutto nella gestione del territorio.
Voi da tempo state perseguendo, prima con una legge bocciata dalla Corte costituzionale, poi con atti di “guerriglia politico-amministrativa”, l’interdizione delle attività dei consorzi di bonifica. Questo per quanto riguarda Macerata, ma sta avvenendo, ormai, in tutta la regione, senza che ci sia da parte di questa Giunta regionale nessuna strategia per il governo del territorio. Quindi la mia interrogazione tendeva soprattutto a far capire una cosa: che nel frattempo, quando voi state ancora decidendo cosa e come volete organizzare per la difesa del territorio, che tra l’altro in questi periodi ha dimostrato veramente una fragilità eccezionale, tanto che l’opera dei consorzi di bonifica da anni è stata interdetta e praticamente annullata per carenza di finanziamenti e per carenza di strategie, nel pesarese abbiamo avuto danni ingentissimi al territorio, anche perché, per esempio, nei fiumi le camere di espansione sono piene di terriccio da anni perché non vengono pulite e non svolgono più il ruolo di freno delle piene, delle attività torrentizie, soprattutto nelle zone montane.
Ritengo che quello che avete fatto al consorzio di bonifica di Macerata non sia legittimo e lo dimostreremo nel futuro, perché ci saranno sentenze, attività legislative e di valutazione della legittimità degli atti che avete messo in campo, ma soprattutto ritengo che questo sia stato fatto sempre nell’ottica di cercare di annullare l’attività dei consorzi di bonifica, che invece nel passato hanno dimostrato, sia pure nella difficoltà di avere risorse e finanziamenti certi per la loro azione, di avere competenza, di avere esperienza per manutenere il territorio.
Quindi ritengo che questo sia un altro atto di intimidazione per cercare di dissolvere questa esperienza nella regione, è un’altra prova di forza che voi fate nei confronti del territorio, ma di questo vi assumete tutte le responsabilità e ritengo che non bisogna sempre gridare “al lupo, al lupo!” quando succede un’emergenza: molte delle emergenze che si sono verificate in questa stagione autunnale e invernale nella nostra regione, sono ascrivibili al non governo del territorio e non all’eccezionalità, perché qui bisogna cominciare a distinguere cos’è eccezionalità e cos’è il non governo del territorio. In questa regione sta avvenendo il non governo del territorio, il non governo dei sistemi idraulici, il non governo dell’azione che possono svolgere le opere di bonifica che sono state realizzate nel tempo e che oggi sono teoricamente tutte annientate nella loro azione per incuria, per scadenza delle azioni di manutenzione che invece erano obbligatorie e non rinviabili.
Non penso tra l’altro che possiate tenere il commissario per lungo tempo, quindi ci faremo parte diligente affinché voi rispettiate tutte le norme, assessore, non solo quelle che vi fanno comodo.



Relazione del Presidente della Giunta regionale, ai sensi dell’art. 2, comma 2, l.r. 24 luglio 2002, n. 11 “Sistema integrato per le politiche di sicurezza e di educazione alla legalità”

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: Relazione del Presidente della Giunta regionale, ai sensi dell’art. 2, comma 2, l.r. 24 luglio 2002, n. 11 “Sistema integrato per le politiche di sicurezza e di educazione alla legalità”.
Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Il governo regionale, come noto, dà un’importanza particolare — lo sappiamo dalle considerazioni fatte al momento della presentazione della mozione programmatica — alla strategia di sicurezza e di coesione della nostra comunità regionale.
Il settore delle politiche integrate per la sicurezza ha conosciuto negli ultimi anni, anche nelle Marche come in molte altre regioni italiane, un notevole sviluppo.
Ciò in conseguenza di almeno tre considerazioni:.
La prima è che il riconoscimento diffuso che la sicurezza dei cittadini è un bene che può essere salvaguardato non limitandosi, doverosamente, ad intervenire sugli aspetti più propri dell’“ordine pubblico" (di stretta competenza degli apparati preventivi e repressivi dello stato centrale e delle sue emanazioni periferiche) ma agendo anche a livello territoriale, dove gli attori (in una logica di integrazione e di coordinamento con gli attori statali) sono gli enti locali e le Regioni che con le loro politiche contribuiscono in maniera determinante a sviluppare e consolidare quel diffuso "sistema di sicurezza" (urbana, ambientale, sociale, stradale, alimentare, sul lavoro) e di educazione alla legalità che rende una comunità più coesa e solidale;
La seconda è l'accresciuta attenzione e sensibilità dei cittadini, anche nella nostra regione, sui problemi della sicurezza, che spesso va al di là, negli aspetti di percezione della stessa (come è il caso delle Marche), dei reali fenomeni di criminalità o di disordine urbano che si verificano sul territorio.
La terza è che l'affermazione di strategie e di pratiche degli enti locali, spesso in rete fra di loro e coordinate dalle Regioni nelle linee-guida e nella promozione finanziaria, tese a sperimentare innovativi interventi per rendere più sicuri i territori e i cittadini.
Come voi sapete, i riferimenti normativi e istituzionali sono, dal nostro punto di vista, molto espliciti e chiari.
La Regione Marche basa, attualmente, la sua politica in questo settore su tre riferimenti fondamentali.
Il primo è la legge regionale n. 11/2002 recante "sistema integrato per le politiche di sicurezza e di educazione alla legalità", che contempla essenzialmente politiche e interventi sui seguenti filoni: attività di ricerca, documentazione, comunicazione, informazione; sostegno ai progetti degli enti locali, compresi quel/i di carattere sperimentale; forme di sostegno alle vittime della criminalità; attività di formazione e di aggiornamento; iniziative nelle scuole per lo sviluppo della coscienza civile e di educazione alla legalità.
Il secondo riferimento in termini normativi è il protocollo d’intesa con il Ministero dell’interno in materia di sicurezza locale e di politiche integrate per la sicurezza, i cui principali istituti prevedono: creazione di un sistema informativo comune relativo alla rilevazione di fenomeni di criminalità e di disordine urbano; coordinamento delle sale operative delle Forze di Polizia e di quelle dei Corpi e dei servizi di Polizia Locale; aggiornamento professionale congiunto del personale delle Forze di Polizia e del personale delle Polizie Locali.
Il terzo riferimento normativo sono le nostre leggi in materia di Polizia Locale, essenzialmente la L.R. 38/88 e successive modificazioni.
Nell'ultimo scorcio della passata legislatura è stata licenziata dalla Giunta regionale una p.d.l. di modifica della precedente normativa che non ha superato la fase istruttoria svolta dalla competente Commissione consiliare prima dello scioglimento del Consiglio regionale. Vale la pena sottolineare che la revisione della normativa in materia appare urgente e necessaria anche perché abbiamo delle forti sollecitazioni da parte di ANCI e UPI regionali, dei sindacati e delle associazioni di categoria, ma anche perché su questa materia è necessario un adeguamento alle novità introdotte dal Titolo V della Costituzione e quindi una maggiore coerenza con la P.d.L. nazionale in materia, approvata congiuntamente dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni, ANCI, UPI e UNCEM e fatta propria anche dal Consiglio regionale con deliberazione legislativa approvata nell'aprile 2004.
Circa il bilancio che presentiamo per quanto concerne le attività del 2005, con deliberazione n. 789 del 27 giugno 2005 la Giunta regionale ha definito le linee guida per lo svolgimento delle attività e degli interventi previsti per l'anno 2005, con riferimento al capitolo di spesa 1.06.06.101 del bilancio di previsione 2005, che prevedeva una posta complessiva di circa euro 250.000,00, che - a consuntivo - risulta totalmente impegnata. In sintesi, le principali linee d'azione erano così sintetizzate: attività di ricerca; attività di documentazione; attività di comunicazione e informazione; sostegno alla progettazione e agli interventi degli enti locali; aggiornamento professionale congiunto tra le Forze di Polizia e le Polizie Locali.
Con riferimento alle linee di azione sopra descritte si evidenzia quanto segue.
Per quanto riguarda l’attività di ricerca è stato svolto un monitoraggio dei sistemi di videosorveglianza in uso presso i Comuni delle Marche i cui risultati sono stati presentati in un Seminario interregionale (cui ha preso parte anche la Regione Emilia-Romagna, che ha svolto nel proprio territorio analoga indagine) che si è svolto a Fano nell'ottobre 2005.
Circa attività di documentazione l'avv. Riccardo Pagani, componente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio regionale per le Politiche di integrate di sicurezza, ha predisposto una documentazione statistica allegata alla presente relazione relativa all 'andamento della criminalità nelle Marche per gli anni 2003 e 2004. Rimando alla lettura del documento per quanto concerne le principali considerazioni di sintesi che possono essere svolte al riguardo. Voglio soltanto richiamare un aspetto metodologico meritevole di attenzione. Va sottolineato, infatti, che solo con riferimento all'anno 2003 sono possibili comparazioni statistiche omogenee rispetto agli anni precedenti, poiché con quell'anno si e conclusa, da parte del Ministero dell'Interno - Dipartito della Pubblica Sicurezza - la modalità di raccolta dei dati sulla criminalità con il vecchio modello cartaceo "165", mentre dal 2004 è partito il nuovo sistema "SDI" di rilevazione informatizzata degli stessi dati. I dati "SDI" 2005 non sono ancora disponibili e una volta acquisiti potranno costituire un primo punto di confronto per una nuova serie storica omogenea che potrà consentire analisi assai più raffinate, rispetto al vecchio modello cartaceo. Ciò, soprattutto, in riferimento alla realizzazione prevista nell'art. 3 del ricordato Protocollo d'Intesa, sottoscritto nell'ottobre 2003 dalla Regione Marche e dal Ministero dell'Interno) del Sistema Informativo Comune “S.I.C.”, che produrrà una mappatura su scala comunale, realizzata con cartografie digitalizzate, dell'andamento della criminalità e dei fenomeni di degrado e di disordine urbano.
Relativamente alle attività di comunicazione e di informazione vanno menzionate almeno due linee di iniziativa, coordinate dal prof Giovanni Boecia Artieri, anch'egli componente del Comitato Scientifico dell'Osservatorio regionale: 1) il sito web "marchesicure" (w.w.w.marchesicure.it), attivo dal dicembre 2004, ha conseguito nel corso del 2005 apprezzabilissimi risultati, sia in termini di accessi (oltre 25.000 contatti registrati) che di riconoscimento di qualità (il sito ha vinto il 20 premio, assegnato al FORUM P.A. 2005 nel settore sicurezza dei cittadini); 2) il monitoraggio della stampa locale sui temi della sicurezza è stato svolto, sperimentalmente in un arco di tre mesi avvalendosi della collaborazione di uno stagista. La sperimentazione, finalizzata all'analisi della rappresentazione dei temi della sicurezza sulle 4 edizioni provinciali dei 3 quotidiani a diffusione regionale, ha già consentito utili spunti di riflessione sul tema delicatissimo della percezione della sicurezza/insicurezza dei cittadini e sul ruolo dei media in tale contesto e sarà oggetto di ulteriori sviluppi nel corso del 2006.
Nell'ambito, invece, delle iniziative pubbliche va infine ricordata, per il particolare apprezzamento conseguito, la presentazione del Codice Europeo di Etica per la Polizia, testo del quale, peraltro, è stata finanziata dalla Regione Marche, la distribuzione presso tutti i Corpi e Servizi di Polizia Locale nelle Marche.
In merito al sostegno alla progettazione e agli interventi degli enti locali, questa attività, che è stata realizzata per la prima volta nel 2005, costituisce una risposta, sia pure parziale in riferimento all'esiguità dei dotazione finanziaria, ad una esigenza molto sentita dagli enti locali marchigiani: quella di disporre del sostegno della Regione, nelle forme consentite dall'art. 5 della L.R. n. 11/2002 (finanziamento sino al 50% dei progetti e degli interventi degli Enti Locali) per l'attivazione di interventi per migliorare le condizioni di sicurezza dei propri territori anche con modelli di intervento innovativi o sperimentali.
Nell'allegato 2 della presente relazione è definito il prospetto di sintesi dei 9 soggetti (5 Comuni, 3 Unioni di Comuni, un Raggruppamento di Comuni) che hanno beneficiato della suddetta misura, per complessivi 198.000,00 euro (cofinanziamento del 40% di parte regionale per oltre 495.000,00 di importo ammesso a finanziamento). Va comunque sottolineato che al bando emanato dalla Giunta Regionale hanno partecipato 91 Comuni (singolarmente o in forma associata) e che i progetti presi in esame sono stati complessivamente 32.
Per quanto concerne l'Osservatorio regionale per le politiche di Sicurezza (art. 3 L.R. n. 11/2002), il Comitato di indirizzo dell'Osservatorio Regionale e stato ricostituito, a seguito della decadenza del precedente organismo a seguito della fine della precedente legislatura, con decreto presidenziale n. 297 dell'1 settembre 2005. L 'Osservatorio (del quale fanno parte 5 consiglieri regionali — Badiali, Binci, D'Anna, Giannini, Santori — si è formalmente insediato il 3 ottobre 2005 esaminando e approvando le linee di iniziativa dell'ultimo trimestre 2005. Sarà nostra cura convocare quanto prima la nuova riunione del suddetto organismo che, anche alla luce del dibattito in Consiglio Regionale, eserciterà le proprie funzioni previste all'art. 4 della L.R. n. 11/2002 in riferimento alla programmazione dell'attività da svolgere, in materie di politiche integrate per la sicurezza, nell'anno 2006.
Relativamente al ruolo della Regione Marche nell'ambito del Forum Italiano per la Sicurezza Urbana - sezione nazionale del Forum Europeo per la Sicurezza Urbana, questa Associazione, cui la Regione Marche aderisce in virtù dell'art. 6 della L.R. n. 11/2002, sta conoscendo un notevole sviluppo organizzativo (circa 100 associati in Italia fra Regioni, Province e Comuni, di cui 9 nella nostra regione) e politico. A questo ultimo proposito basta ricordare che la proposta di legge nazionale unitariamente sottoscritta da Conferenza dei Presidenti delle Regioni, ANCI, UPI e UNCEM recante "disposizioni per il coordinamento in materia di sicurezza pubblica e polizia amministrativa locale, e per la realizzazione di politiche integrate per la sicurezza” è scaturita dalla iniziativa e dal lavoro istruttorio svolti dal FISU.
Attualmente la Regione Marche è membro del Comitato Esecutivo dell'Associazione e, all' interno del Forum, cura due aspetti: il primo, tematico, riguarda il coordinamento di un Gruppo di lavoro sui temi della comunicazione e 1 'informazione in materia di sicurezza; il secondo, organizzativo, riguarda il coordinamento territoriale dell'area adriatica comprendente oltre le Marche le Regioni Abruzzo, Molise e Puglia.
La Regione ha inoltre sostenuto, con un finanziamento di 0,000,00, l'organizzazione di un Master in Management de/le politiche integrate di sicurezza, indetto dal Forum Italiano per la Sicurezza Urbana e dall'Università "Carlo Bo" di Urbino al quale parteciperanno nei prossimi mesi numerosi funzionari di amministrazioni locali marchigiane e neolaureati della nostra regione.
In merito alle priorità di intervento per l'anno 2006, un primo aspetto di fondamentale importanza, richiamando i capisaldi normativi e istituzionali a base delle politiche integrate di sicurezza, è senz'altro quello del rinnovo del Protocollo d’intesa con il Ministero dell’interno, che scadrà nel prossimo mese di aprile. Il Protocollo, in questa prima fase di vigenza, ha conosciuto momenti positivi di realizzazione (in particolare per quello che concerne il programma di aggiornamento congiunto delle forze di polizie e delle polizie locali) ma anche criticità e difficoltà (in particolare per quello che concerne la realizzazione del Sistema Informativo Comune e il coordinamento delle Centrali operative delle forze di polizia e di quelle delle polizie municipali). Il rinnovo (per il quale sono già stati avviati i primi contatti a livello tecnico ma per la cui Sottoscrizione si dovrà attendere la formazione del nuovo Governo dopo la scadenza elettorale) dovrà tuttavia offrire l'occasione, negli obbiettivi della Regione, non solo di rendere più stringenti gli impegni sugli istituti sopra menzionati, ma anche di allargare l’ambito della collaborazione e del coordinamento verso nuovi profili, quali ad esempio quelli dell'utilizzo dei finanziamenti europei su programmi attinenti la sicurezza locale, quelli relativi allo sviluppo delle tecnologie in materie di sicurezza (ad es. la videosorveglianza), quelli attinenti alla razionale ed efficace distribuzione sul territorio delle forze e dei presidi di sicurezza.
La positiva risposta degli enti locali al bando 2005 sul sostegno alla progettazione degli interventi degli enti locali dovrà sollecitare la Regione a proseguire lungo questa importante direttrice. Al riguardo la Regione dovrà contare non solo su risorse proprie, ma anche su quelle derivanti da altri canali di finanziamento: significativa, al riguardo, è la richiesta già avanzata con deliberazione della Giunta regionale n. 70/2006 al Governo (ministero dell'Economia e Ministero dell'Interno) per accedere ai fondi stanziati dal comma 350 dell'art. 1 della Legge Finanziaria 2006 a favori di progetti innovativi delle Regioni in materia di sicurezza locale.
Tra gli impegni da assumere per l'anno 2006 c'è anche quello della convocazione della terza Conferenza regionale sulla sicurezza: anche questo è un adempimento previsto dalla L.R. n. 11/2002 e che farà seguito alle due precedenti Conferenze, svolte nell'ottobre 2001 e nel marzo 2004. Vista la rilevanza ditale iniziativa, che costituirà certamente un importante momento di confronto tra istituzioni centrali, Regione, Enti locali, operatori, organizzazioni sociali e di categoria, ritengo opportuno che lo stesso Consiglio regionale venga coinvolto (attraverso i propri 5 rappresentanti nell'Osservatorio sulla Sicurezza e nelle altre forme che saranno ritenute più utili) alla sua preparazione e al suo svolgimento.
Un momento centrale, per l'anno 2006, dovrà essere l'avvio della discussione e, auspicabilmente, la presentazione e l'approvazione in Consiglio Regionale della nuova legge regionale sulla polizia locale. La Giunta regionale è intenzionata, infatti, ad allinearsi con quelle Regioni italiane (sono già 6: Lombardia, Emilia Romagna, Valle d'Aosta, Lazio, Umbria e Campania; con la Toscana che ha già all'esame uno strutturato schema di proposta di legge) che hanno inteso aggiornare anche alla luce del modificato Titolo V della vigente Costituzione, la propria normativa in materia.
Questi punti che ho descritto rappresentano ovviamente i principali, direi strategici, assi sui quali articolare l'azione regionale in questo settore. Altre considerazioni più particolari, in termini di attività, sono in corso di definizione e costituiranno l'adeguato complemento ed integrazione delle linee politiche delineate.
Dalla discussione in questo Consiglio regionale e dalla successiva riunione dell'Osservatorio regionale, quindi dal lavoro dei cinque membri che il Consiglio regionale ha indicato, trarremo ogni utile indicazione, suggerimento e integrazione per rendere sempre più adeguato il nostro programma di lavoro, per offrire il nostro contributo all'obbiettivo che è alla base della legge regionale, cioé concorrere, assieme agli altri soggetti e nel rispetto dei ruoli e delle competenze, al mantenimento e al rafforzamento della sicurezza delle nostre popolazioni e alla affermazione e allo sviluppo della civile e ordinata convivenza delle nostre città e del nostro territorio, che è una ricchezza fondamentale per la regione Marche, su cui poggia quel modello equilibrato che fa definire le Marche “la terra delle armonie”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. L’anno scorso sono stato eletto nel Coordinamento per le politiche di sicurezza ed educazione alla legalità. Auspico innanzitutto che si convochi più spesso questo organismo, perché c’è stata solo una possibilità di incontro. Spero che, con l’avvio di questa nuova legislatura, ci si possa riunire con maggiore frequenza. Ritengo positivo che la Regione partecipi a questa discussione. Soprattutto per la mia sensibilità, per quella del mio partito, ritengo importante che la Regione svolga attività di studio e di prevenzione e auspico che venga dato spazio alle forme di sostegno alle vittime della criminalità. Benché all’interno dei possibili progetti, non mi sembra di avere visto all’interno della relazione, forme di sostegno alle vittime della criminalità, quindi in questa nuova programmazione andrebbe incrementata una parte di fondi per progetti a sostegno delle vittime della criminalità. Parlo della riduzione in schiavitù legata alla prostituzione, oppure al mondo del lavoro nero, al discorso delle persone che arrivano qui sotto controllo di racket criminali, come pure parlo del discorso legato a tutte le persone che sono vittime di violenza, a cominciare dai bambini per passare alle donne maltrattate ecc. Quindi ci sono una serie di persone che sono oggetto di sfruttamento e vittime della criminalità che andrebbero sostenute non singolarmente, ma progetti che vadano a rimuovere le cause di questi sfruttamenti e di questi soprusi.
Le iniziative per lo sviluppo della coscienza civile e di educazione alla legalità nella relazione sono legate solamente in collegamento alle scuole. Questo è importante, ma secondo me andrebbero attivate iniziative anche verso gli imprenditori, i commercianti o le attività commerciali che subiscono l’imposizione del “pizzo”, quindi una verifica, sul nostro territorio, se vi sono attività soggette a questo tipo di criminalità che blocca l’imprenditoria, quindi iniziative contro il “pizzo” e soprattutto iniziative, specialmente in questa fase di difficoltà economica, affinché imprenditori non vengano coinvolti nei giri di usura.
L’usura è una forma di criminalità che non viene quasi neanche considerata, nel senso che sembra che chi va a chiedere un finanziamento ad usura “se la vada in cerca”, invece, di fatto, è una vera e propria attività illegale, molte volte gestita da organizzazioni criminali, quindi, secondo me, questi settori sono di fatto quelli su cui noi dobbiamo andare a lavorare, perché vanno a creare quel tessuto criminale che, una volta stabilizzato, è difficile da combattere.
Occorre integrare queste politiche per la sicurezza e l’educazione alla legalità con le politiche degli altri assessorati, cioè assessorato alle politiche giovanili, assessorato alle scuole, assessorato alle politiche sociali, quindi bisogna evitare di staccare la sicurezza dal vissuto quotidiano, perché le politiche di sicurezza non sono le politiche volte a difendere i cittadini con un apparato militare, sono politiche che studiano tutti i fenomeni di disagio della nostra società e in maniera positiva cercano di risolvere queste situazioni di disagio.
Credo quindi che sia importante questo impegno da parte del Presidente Spacca per lavorare anche in questo settore ed io cercherò di portare il mio contributo.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Vedo che questo argomento non è di grande interesse per questo Consiglio regionale, invece è una delle cose a cui i nostri concittadini tengono di più e ritengo che questo dibattito doveva essere molto più ampio e approfondito. Per affrontare questo tema porto ad esempio quello che è stato fatto in questi anni di governo di centro-destra nel paese.
Le politiche per la sicurezza si possono effettivamente fare e non solo enunciare.
Dobbiamo anche fare un’altra affermazione: quanta più sicurezza noi garantiamo al cittadino, tanto più il cittadino diventa collaborazionista e il principale attore delle politiche di sicurezza.
In questi anni abbiamo dimostrato di avere fatto un grande e accurato lavoro di prevenzione e una decisa repressione del crimine. Faccio dei riferimenti e dico anche in quali prospettive la nostra azione politico-amministrativa regionale dovrebbe espandersi.
Abbiamo istituito il poliziotto e il carabiniere di quartiere. Ritengo che questo esperimento sia perfettamente riuscito e nelle città dove questi hanno funzionato realmente si è registrata una diminuzione dei furti e delle rapine che supera il 25% rispetto al passato. In alcuni quartieri specifici, soprattutto a maggior rischio, ad esempio a Roma dove c’era una forte presenza di atti di vandalismo e di furti e rapine, questi risultati hanno raggiunto addirittura il 50%.
L’attività della Regione potrebbe essere proprio quella di collaborare con le forze di polizia, quindi a livello locale, dopo avere individuato le zone a maggior rischio, quindi coadiuvare attraverso l’azione anche delle polizie locali, comunali e provinciali, un’azione più incisiva di collaborazione. Tutto questo anche per attivare una valida rete di videosorveglianza, soprattutto nelle zone a maggior rischio.
Il Governo ha iniziato dal 2002 l’operazione “Vie libere”, ritenendo di dover contrastare molto più rigidamente l’immigrazione clandestina e i dati sono sotto gli occhi di tutti. Soprattutto è stata resa certa l’espulsione, da questo paese, qualora si commettano reiterazioni di reato, cosa che non era avvenuta per il passato.
I dati ci dicono che le persone allontanate dal nostro paese in questo periodo sono fortemente aumentate, così come sono fortemente aumentate le persone respinte alla frontiera perché non in regola con i documenti amministrativi, quindi la riforma ha permesso, insieme all’integrazione e regolarizzazione dell’immigrazione clandestina effettuata con un grande progetto, messo a punto attraverso la “legge Bossi-Fini, di regolarizzare 670.000 immigrati extracomunitari clandestini, i quali oggi sono più integrati nel nostro tessuto produttivo e sociale, pagano i contributi, ottengono i servizi al pari di tutti gli altri cittadini di questo paese.
Molto è stato fatto anche nel coordinamento della lotta alla criminalità organizzata, alla mafia, alla droga, al terrorismo ed una cosa mi ha colpito nella mia esperienza passata di sindaco: la possibilità, da parte di gruppi, soprattutto extracomunitari, di intraprendere verso i loro simili, anche azioni che possiamo chiamare di sudditanza, ma parliamo addirittura di tratta delle persone, di resa in schiavitù, soprattutto, delle persone. Nelle comunità cinesi che si sono create, dove non c’è stato controllo, in pratica questi immigrati clandestini, hanno tenuto persone in schiavitù, con le stesse regole che vigono nei paesi di provenienza. Ritengo che sia stata un’ottima intuizione quella della legge 228 del 2003 che ha introdotto, in Italia, il reato di “resa in schiavitù”, cosa che non c’era nella nostra Costituzione, nell’ordinamento penale.
Tutti gli altri reati nel quinquennio 2001-2005 sono diminuiti, in media, in misura molto superiore al 20%. Parliamo di omicidi, furti di autoveicoli, furti in genere e altre cose. Così come sono aumentati enormemente i sequestri di droga e quant’altro.
Abbiamo oggi la metà di sbarchi clandestini rispetto al passato e il doppio di clandestini espulsi rispetto al passato.
E’ stata portata avanti e intensificata la lotta alla pedofilia. Parlo di queste cose non per dire che il Governo è bravo, ma voglio dire che la collaborazione del territorio, delle polizie locali, delle nostre strutture di controllo possono ulteriormente rafforzare questa azione. Anche la lotta alla pedofilia è possibile, oggi, attraverso un controllo e un monitoraggio sempre più attento del territorio.
Andando al nuovo codice della strada, la patente a punti ha avuto il risultato che tutti sappiamo. Io non sono uno che ama sempre dire i successi: i successi si vedono dall’apprezzamento della gente rispetto alle iniziative legislative che sono state fatte. Oggi esiste, per questo, una grande necessità di collaborazione delle polizie locali, soprattutto per due aspetti. La nostra regione oggi ha la grande difficoltà nella sicurezza del sistema viario. Non abbiamo risorse per poter intervenire dappertutto, abbiamo risorse per alcune necessità e per alcuni grandi investimenti, che però in questa regione, come tutti sappiamo, vengono osteggiati e bloccati. Un’azione che non è solo, quindi, di arretratezza infrastrutturale e di gap economico, ma soprattutto, questo nostro modo di fare, di non collaborare con il Governo per la realizzazione di grandi opere, provoca anche un altro grave danno: quello dell’aumento della incidentalità sulle strade, quindi dei costi sociali che ne scaturiscono.
Sono tutte cose documentate statisticamente. Io ritengo che la politica, molte volte, si debba fare anche su dati statistici, perché a volte diamo i numeri che ci fanno comodo e non quelli che invece sono reali, che dovrebbero interessare soprattutto la nostra gente.
Ritengo per esempio che una collaborazione in questo senso con le polizie municipali, potrebbe consentirci di individuare i tratti di maggiore pericolosità sul territorio, dove avvengono più frequentemente incidenti, condizionando così anche l’intervento pubblico rispetto alla soluzione del problema.
Alcuni altri aspetti devono essere valutati, perché oggi esistono anche altri nuovi crimini. Io ritengo che in questa regione siano ancora ricorrenti i crimini verso il patrimonio, ma soprattutto nuove forme di criminalità che vanno a gestire il traffico illecito di rifiuti, che in questa regione è poco combattuto, poco considerato come reato. Probabilmente la nostra conformazione territoriale non rende ancora evidente questo aspetto, cioè tante micro evasioni, micro reati, che complessivamente sono costantemente in aumento e sono, tra l’altro, i più pericolosi per il territorio e per l’ambiente di cui spesso parliamo.
Quello che il Presidente Spacca ci ha detto oggi può essere tutto condivisibile, perché è nella tradizione, nella logica delle cose, nella realtà delle cose, però ritengo che dobbiamo diventare più incisivi.
Noi abbiamo in questa regione, in giacenza diverse proposte di legge, per esempio di riforma delle polizie locali e del sistema della sicurezza sociale, ma non riusciamo a portarle a conclusione. Queste leggi sono quelle che, opportunamente modificate — perché quelle proposte dalla maggioranza non affrontano e non risolvono totalmente questo problema — dovrebbero poter contribuire a risolvere ulteriormente gli aspetti che in questa regione ancora non sono affrontati, queste collaborazioni che noi enunciamo ma che effettivamente, ancora, non ci sono.
Ritengo che il protocollo d’intesa con il Ministero dell’interno sia positivo, ma deve poi mettere in relazione un sistema regionale delle polizie locali che ancora non esiste, quindi dobbiamo pensare prima di organizzare noi e poi fare i protocolli d’intesa per sapere dove vogliamo andare, cosa vogliamo fare, quindi in un’ottica nuova di collaborazione permanente con le forze di polizia, con le altre forze della sicurezza, attivando anche una rete di sensibilizzazione e collaborazione con tutti i nostri enti locali che debbono rimanere, a mio avviso, ancora titolari della potestà di gestione delle polizie locali.
E’ necessaria l’istituzione di una conferenza regionale per la promozione delle politiche integrate di sicurezza anche delle nostre città e di tutto il territorio regionale. Secondo me non può esistere una sola strategia, bisogna che queste strategie siano differenziate in base ai gap di sicurezza che abbiamo: una sicurezza nelle grandi città dove sono ricorrenti i reati; una sicurezza per tutto il resto del nostro territorio che è profondamente diversificato, altrimenti mettere in campo una ricetta unica per tutti non riuscirebbe ad affrontare tutte le tematiche che in materia di sicurezza dobbiamo affrontare.
Noi siamo a disposizione per collaborare in questo senso, perché il nostro obiettivo è garantire la massima sicurezza ai cittadini. Spero che il lavoro della Commissione si avvii quanto prima e ci porti dei dati, non delle ipotesi come spesso facciamo, dei dati che siano realistici, sui problemi di sicurezza che abbiamo in questa regione e sui problemi più rilevanti per indirizzare l’azione di questo consesso nella giusta soluzione dei problemi, con gli strumenti che abbiamo e soprattutto con la messa a disposizione di ulteriori risorse, molte più risorse di quelle che attualmente sono presenti nei bilanci di questa Regione.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. La Regione Marche è ormai da alcuni anni concretamente impegnata nel contribuire al consolidamento delle migliori condizioni di sicurezza, di legalità e di civile convivenza. Questo impegno nasce dalla consapevolezza che il problema della sicurezza e della promozione della legalità non è un problema solo di polizia, ma un problema di tutti, che attiene non solamente alla sicurezza dei beni e delle persone quando i reati vengono commessi, ma anche a tutta una serie di politiche che devono mirare alla prevenzione del reato, a tentare di eliminare le cause che portano poi al reato e, alcuni soggetti, a delinquere.
E’ evidente che questo deve corrispondere a un rapporto sinergico tra forze di polizia, amministratori locali, enti, associazioni, coloro che, attraverso un’azione sociale e collettiva creano coscienza e consapevolezza sociale e un’attenzione al tema della sicurezza che penso non debba essere considerato come un elemento da sbandierare in campagna elettorale e poi da abbandonare, ma come un’azione giornaliera, quotidiana di chi, nel ruolo e nelle funzioni pubbliche e sociali è impegnato.
Non ci sono dati aggiornati, il dato che noi abbiamo risale al 2003, ci sono però alcuni dati significativi che potremo evincere dalla relazione svolta dal procuratore generale della Repubblica presso la corte di appello di Ancona, che individua alcune significative tendenze. Innanzitutto è evidente che nelle Marche c’è una questione che attiene a una criminalità legata, probabilmente, alla situazione nella quale versano gli extracomunitari, molto spesso legata alla loro impossibilità, per la loro non riconoscibilità come cittadini, quindi senza la possibilità di avere i permessi di lavoro — in questo la legge nazionale non ci aiuta — e quindi più portati a commettere reati, perché comunque sottoposti a una necessità di vita e anche a uno sfruttamento. Ho ascoltato quanto diceva prima il consigliere Capponi: come in tutte le situazioni ci sono i buoni e i cattivi, senza eccezioni fra extracomunitari e italiani. Tra l’altro le notizie che noi abbiamo ci dicono che molto spesso la disperazione di questi soggetti è utilizzata da cittadini anche italiani che prosperano, su questo, con attività illegali. Quindi dovremmo essere attenti a guardare questi fenomeni che, più che atti di delinquenza singola, sono attinenti ad attività che possono essere considerate come strutturalmente illegali.
C’è anche una sostanziale sicurezza nelle Marche: sono pochi i reati contro le persone, sono invece molto numerosi i reati contro i beni e penso che questo sia dovuto anche ad una delinquenza che espatria, nel senso che viene nelle Marche, delinque e poi ritorna al luogo di origine.
Credo che su alcune questioni noi dobbiamo essere attenti. Abbiamo una struttura, il porto di Ancona, che oltre ai molteplici aspetti positivi, economici e produttivi che svolge per la nostra regione, è sicuramente un punto, in quel caso anche negativo, rispetto alla possibilità di utilizzare questa struttura anche per i traffici, le armi, il contrabbando, quindi una particolare attenzione dovremmo mettere nell’esaminare la logistica e quello che accade all’interno del porto. La posizione delle Marche, che è una porta sul Mediterraneo e sull’est, in questo caso favorisce le possibilità di introduzione di elementi di delinquenza e di criminalità attraverso queste vie che sono di facile accesso.
In realtà, diceva prima il consigliere Capponi — e lo condivido — le politiche non possono essere solo enunciazioni di principi. Nelle Marche mi sembra che non sia stato così. Non sono state solo enunciazioni di principi. Certo, si può fare meglio, si può fare di più, credo però che i risultati che noi abbiamo ottenuto debbano essere considerati positivamente. Dal 1998 al 2003, rispetto a un aumento costante di reati nella nostra regione il numero degli addetti di polizia i cui organici non sono competenza della Regione Marche ma del Governo, è diminuito. Il rapporto tra il numero dei delitti e gli addetti alle forze di polizia è sempre più penalizzante in termini di carico di lavoro. Lungo la costa nel periodo estivo, in presenza di autostrada, con il turismo, c’è una volante presente da Senigallia fino a San Benedetto, quindi diventa difficile pensare di sostenere i principi della legalità senza persone e senza fondi. Su questo un richiamo al Governo credo che dovremmo farlo, auspicando che il prossimo, nella finanziaria preveda più risorse di quante ne abbia previste quello attuale.
Quindi il richiamo di Capponi alla Regione Marche credo che lo dobbiamo recepire in senso positivo, ma uguale sforzo deve essere fatto da chi ha, come competenza, la tutela della sicurezza pubblica nel territorio nazionale, perché altrimenti non mettiamo le cose nella giusta prospettiva.
Rispetto alla legge regionale credo che noi dovremmo intervenire, perché potremmo individuare alcune misure che consentano di avere una programmazione più efficiente per quanto riguarda la sicurezza e potremmo individuare la possibilità di inserire, nel comitato tecnico di indirizzo, anche i rappresentanti delle organizzazioni sindacali di polizia più rappresentative, prevedere uno staff tecnico di presidenza che analizzi e programmi il lavoro e l’impegno della Regione, promuovere i programmi della legalità più di quanto abbiamo fatto fino adesso, attuare uno studio sui fenomeni sociali che vive la nostra regione.
Io ho partecipato al congresso del Sirp, il sindacato della polizia più rappresentativo nelle Marche: si lamentava il non rispetto, da parte del Ministero degli interni, di una parte dell’accordo che ha riguardato la formazione di tutte le forze di polizia. Mi pare invece che ci sia una disattenzione rispetto al sistema informativo comune e alla collaborazione tra le sale operative delle forze di polizia che, vista l’esiguità degli organici e il non incremento da parte del Governo degli organici stessi, sarebbe opportuna per mettere a regime e soprattutto far fruttare il più possibile la presenza delle forze di polizia sul territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Innanzitutto devo lamentare il fatto che dopo la prima riunione dell’ottobre 2005 l’osservatorio non si è più riunito. E’ passato abbastanza tempo. Questo è un argomento molto sentito dalla popolazione. E’ chiaro che il potere di incisione della Regione non è così forte da modificare quello che succede, ma credo che il contributo che possiamo dare è ben più corposo di quello che è stato dato fino ad oggi.
Mi collego direttamente alla premessa del Presidente, quando dice che il riconoscimento diffuso che la sicurezza dei cittadini è un bene che può essere salvaguardato non limitandosi ad intervenire solamente con l’ordine pubblico ma anche agendo a livello territoriale, quindi i vari enti locali.
Credo che al di là dei compiti precisi delle forze di polizia, in questa situazione i Comuni ma anche le Province e la Regione possono dare un contributo forte. Faccio alcuni esempi. La vendita di falsi d’autore, non solo CD ma merce contraffatta in generale, è provato che serve poi a creare delle risorse che poi vanno reinvestite nel mondo della droga e della prostituzione. Da questo punto di vista i Comuni hanno fatto troppo poco, come poco viene fatto anche come opera di controllo di appartamenti che poi vengono spesso dati in affitto a chi esercita la prostituzione, come controlli non vengono fatti, spesso, in appartamenti che magari vengono affittati ad extracomunitari, spesso anche da italiani, a dei prezzi incredibili, con delle condizioni igienico-sanitarie che sono sicuramente indegne di una nazione come l’Italia. Quindi sicuramente i Comuni possono fare molto di più di quello che stanno facendo fino ad oggi. E’ inutile mettere le telecamere in alcuni punti della città se in altre zone si creano veri e propri ghetti tra l’indifferenza delle varie amministrazioni.
Per quanto riguarda invece l’aspetto squisitamente economico, le risorse a disposizione sono sicuramente poche rispetto all’importanza del problema. Credo che vada anche accolta la proposta della collega Giannini per quanto riguarda un maggiore coinvolgimento dei sindacati di polizia, che possono sicuramente dare un contributo importante, se non altro per l’identificazione di problemi e la soluzione degli stessi.
L’utilizzo dei finanziamenti europei va necessariamente fatto proprio in virtù degli importi che abbiamo a disposizione per conto della Regione.
La III conferenza regionale sulla sicurezza potrebbe essere il momento della svolta. Se siamo seriamente intenzionati a dare un contributo forte alla soluzione dei problemi di cui stiamo parlando, è evidente che ci vuole un maggiore coinvolgimento della Regione ma ci vuole, soprattutto, una maggiore determinazione nell’ottenere dei risultati, fissandosi, evidentemente, degli obiettivi.
Quindi va benissimo il coinvolgimento del Consiglio attraverso i rappresentanti che sono stati nominati nel coordinamento. L’appello è di non fare distinzioni tra i compiti di polizia e carabinieri e le amministrazioni locali. Il contributo può essere fondamentale, con lo stimolo a tutte le Amministrazioni di intervenire con l’istituzione del vigile di quartiere, ove possibile, con un maggiore controllo delle licenze, con un maggiore controllo relativo a imprese che non sono del nostro territorio e che possono essere base di lancio per altri tipi di operazione non sempre limpide. Quindi gli enti locali possono fare un controllo diverso da quello delle forze di polizia tradizionali, ma altrettanto importante, se non più importante.
Quindi stimolo ancora il Presidente a riunire nel più breve tempo possibile l’organismo in cui siamo stati impegnati nei mesi scorsi come consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni, perché questo tema in realtà andrebbe discusso anche in più riunioni tematiche. Per quanto ci riguarda, come forze democratiche in particolare di sinistra, dobbiamo svolgere anche un’autocritica, perché contrariamente alla necessità materiale e culturale, le forze di sinistra in particolare, troppo spesso hanno abbandonato il concetto della sicurezza. La sicurezza negli ultimi tempi è stata il cavallo di battaglia della destra, che però ha una concezione più repressiva che inclusiva. E’ così, dai fenomeni dell’immigrazione, all’emarginazione, alla tossicodipendenza.
In particolare la sinistra ha pensato che, siccome passava anche nel senso comune dei cittadini il concetto più repressivo che inclusivo, si è rimosso il concetto medesimo della sicurezza, come fosse un tabù, come fosse una questione che non appartenesse a tutti. Invece dobbiamo riprendere il concetto di sicurezza inteso come filiera di convivenza, di integrazione, di prevenzione dei fenomeni degenerativi. Poi c’è anche l’aspetto repressivo che spetta alle forze dell’ordine ed anche il concetto della sicurezza della pena, aspetti che derivano da altre normative, che hanno altri attori sullo scenario istituzionale e democratico del nostro paese.
Un discorso a parte merita il grandissimo problema della sicurezza nei luoghi di lavoro e da questo punto di vista le Marche hanno un triste primato. Il nuovo protocollo d’intesa con l’Istituto nazionale della prevenzione, deve avere anche un controllo ed una partecipazione più incisivi del passato.
Abbiamo apprezzato la relazione del Presidente Spacca, perché è realistica e prevede misure di articolazione delle politiche della sicurezza con il sistema degli enti locali. A questo proposito il gruppo dei Comunisti italiani già nella scorsa legislatura ha presentato una proposta di legge organica d riforma della polizia locale, proprio per dare alle politiche della sicurezza non solo risorse ma anche partecipazione degli enti locali e degli altri soggetti. Siamo contrari a creare polizie regionali, anche se la devolution spinge in questo senso. Sarebbe una selezione devastante, proprio dal punto di vista della sicurezza, se passasse il concetto della polizia regionale, perché si creerebbe, in termini di risorse e quindi di politiche attive della sicurezza, una selezione che spazzerebbe via, in termini di risorse, le Regioni più deboli.
Ma le politiche regionali non sono fini a se stesse, devono essere inserite in un contesto generale, dove purtroppo il Governo ha fallito. Abbiamo assistito, poco fa, agli elogi dei consiglieri del centro-destra rispetto alle politiche del Governo sulla sicurezza, ma in realtà sono state poca cosa, queste politiche. Infatti si è passato dagli sbandierati poliziotti e carabinieri di quartiere — ma anche il direttore del giornale Libero, Feltri, ha scritto “ma chi li ha visti?” — ad una nuova legge sulla legittima difesa, che dà la possibilità dello sparo facile, come per dire “abbiamo fallito, pensateci voi, arrangiatevi”.
Quindi il protocollo d’intesa tra Regione e Ministero deve tener conto, in primo luogo, dell’aspetto della prevenzione del crimine, perché anche se le Marche non hanno fenomeni degenerativi, non si deve mai abbassare la guardia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ho ascoltato con attenzione la relazione del Presidente e gli interventi dei colleghi. La nostra concentrazione di missione riguarda la legislazione che compete direttamente a noi, quella sulle polizia municipali e locali, comunque vada la riforma del titolo V.
Il rammarico è che nell’ultima legislatura non siamo riusciti a mandare oltre la Commissione il lavoro sulla polizia locale, adesso lo riprendiamo, forti di ulteriori apporti che ci vengono dagli enti locali, ma anche dalle associazioni. Raccomando intanto alla presidenza che le associazioni siano tutte rappresentate nel comitato specifico e questo purtroppo non è. Quindi, o diamo un’interpretazione estensiva oppure rivediamo leggi e regolamenti, perché vi sono associazioni che rimangono fuori.
Come pensare all’organizzazione? Sì ai diritti, sicuramente, della polizia locale, ma come abbiamo individuato i cosiddetti ambiti ottimali per gli altri servizi, occorre pensare a qualcosa di simile per quanto riguarda l’organizzazione della nostra polizia locale. Tutto il resto è importantissimo, però da integrare. Quindi una polizia locale fortemente professionalizzata può interagire con le altre forze dell’ordine sul territorio.
Occorre far crescere professionalmente i nostri vigili dal punto di vista della capacità di informazione, della capacità di captare i movimenti sospetti sul nostro territorio, quindi interagire con polizia, carabinieri, guardia di finanza ecc. Ma l’altro aspetto riguarda proprio il cursus professionale dei lavoratori della polizia. Noi abbiamo dei bravissimi giovani laureati che sono da vigili in piccoli Comuni: non cresceranno mai perché non c’è possibilità di sviluppo, di carriera, quindi ci va a perdere tutta la volontà di crescere, di una migliore professionalità.
Penso che noi, come legislatori regionali, dobbiamo molto puntare su questo aspetto e individuare degli ambiti ottimali sul territorio, non lasciarli soltanto alla politica spontanea, di aggregazione comunale. Io penso più ad ambiti ottimali con Comuni capofila e con copri di polizia intercomunali che possano far crescere i lavoratori della polizia, in modo tale che, per gradi, ci sia un’organizzazione efficiente sul territorio, capace anche di professionalizzarsi su aspetti di contatto con polizia, carabinieri e guardia di finanza.
Siamo in ritardo su questo, perché credo che dobbiamo un po’ rompere le solite nostre mentalità campanilistiche e aprire un grande confronto con Comuni e Province, alla pari. A Consiglio delle autonomie insediato sarebbe sicuramente sua materia, per credo che non possiamo aspettare l’insediamento, perché già prima dell’estate dobbiamo andare a deliberare in Commissione un testo di legge rispondente alle esigenze organizzative che ci vengono dal territorio.

PRESIDENTE. Possiamo considerare conclusa la discussione.



Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Propongo di votare anticipatamente la prosecuzione della seduta oltre le 13,30, con l’intesa che la mozione n. 19 è l’ultimo punto all’ordine del giorno.

Il Consiglio approva




Mozione (Rinvio): «Ricostruzione post-sisma — Mantenimento degli impegni della Regione verso gli “anticipatari”» Pistarelli, Ciccioli, Castelli, D’Anna e Romagnoli (19)
Interrogazione (Rinvio): «Scadenza agevolazioni per la ricostruzione — Delibera Giunta regionale 31.1.2000, n. 180», Cesaroni (180)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 19 dei consiglieri Pistarelli ed altri e l’interrogazione n. 180 del consigliere Cesaroni.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Chiedo di differire la discussione di questa mozione, perché non mi sembra che oggi ci siano le condizioni per fare un dibattito, che potrebbe essere utile in generale, per fare un resoconto sulla questione del sisma. Chiedo quindi un differimento, se sono d’accordo gli altri colleghi e se non si creano problemi per quanto riguarda l’ordine dei lavori della seduta odierna.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rinviamo la discussione di questa mozione e della interrogazione.

(Così rimane stabilito)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 12,55