Resoconto seduta n.31 del 06/06/2006
La seduta inizia alle 10,35
Approvazione verbale
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 30 del 16 maggio 2006.
Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 97, in data 24 maggio 2006, ad iniziativa dei consiglieri regionali Benatti, Mollaroli, Altomeni e Binci: «Gestione del trasporto sanitario. Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 30 ottobre 1998, n. 36 (sistema di emergenza sanitaria)», assegnata alla V Commissione;
— n. 98, in data 25 maggio 2006, ad iniziativa del consigliere Comi,: «Modificazioni alla legge regionale 28 aprile 1994, n. 15 “Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette”, assegnata alla IV Commissione (Iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna).
— n. 99, in data 5 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta: «Approvazione del rendiconto generale dell’amministrazione per l’anno 2005», assegnata alla II Commissione.
Proposta di regolamento
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 23 maggio 2006, ad iniziativa della Giunta, la proposta di regolamento n. 3: «Modifiche al regolamento regionale n. 1/2004 in materia di autorizzazione delle strutture e dei servizi sociali a ciclo residenziale e semiresidenziale», assegnato alla V Commissione.
Mozioni
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 78 del consigliere Viventi: «Soppressione treni Eurostar da parte di Trenitalia s.p.a”»
— n. 79 del consigliere Castelli: «Procedura di mobilità a carico di n. 13 dipendenti del consorzio d bonifica dell’Aso, del Tronto e del Tesino»;
— n. 80 dei consiglieri Pistarelli, Ciccioli, Castelli, D’Anna e Romagnoli: «Registro delle coppie di fatto del Comune di Macerata»;
— n. 81 del consigliere Massi: «PSR: il cattivo tempo costringe gli agricoltori a non completare gli interventi annessi al finanziamento e quindi subire la perdita dei finanziamenti stessi: disparità di trattamento tra i beneficiari della misura H e i beneficiari delle altre misure che comportano investimenti strutturali. Necessità di superare il termine perentorio del 30 giugno 2006 con un provvedimento di proroga di almeno 60 giorni».
Nomine
PRESIDENTE. ho provveduto, in data 30 maggio 2006, alle seguenti nomine con i sottoelencati decreti:
— n. 58: “Cooperativa artigiana di garanzia Pietro Rabini di Ancona – nomina di due componenti nel Consiglio di Amministrazione”;
— n. 59: “Cooperativa artigiana di garanzia Fidimpresa di Ancona – nomina di due componenti nel Consiglio di Amministrazione”;
— n. 60: “Cooperativa artigiana di garanzia Libera Cooperativa di Ascoli Piceno – nomina di due componenti nel Consiglio di Amministrazione”.
Deliberazioni inviate dalla Giunta
PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 502 del 8/05/2006: «Art. 20 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie» – Euro 1.000.000.00;
— n. 503 del 8/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/02/2005 (codici SIOPE)»;
— n. 504 del 8/05/2006: «Art. 42 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione». Euro 917.049,67;
— n. 505 del 8/05/2006: «Art. 42 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione». Euro 184.410.424,63;
— n. 506 del 8/05/2006: «Art. 25 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Entrate derivanti da assegnazione dallo Stato e delle relative spese». Euro 460.049,10;
— n. 507 del 8/05/2006: «Art. 22, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2006». Euro 1.156.036,35;
— n. 542 del 8/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743/2005 (codici SIOPE)»;
— n. 544 del 8/05/2006: «Art. 25, comma 2, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 2 – Iscrizione di entrate derivanti da assegnazione da soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa». Euro 19.297,14;
— n. 545 del 8/05/2006: «Art. 25, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese». Euro 319.862,00;
— n. 555 del 15/05/2006: «Art. 29 della l.r. 31 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2006». Euro 30.000,00;
— n. 556 del 15/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 154 del 20 febbraio 2006.» Euro 1.000.000,00;
— n. 557 del 15/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/02/2005 (codici SIOPE)»;
— n. 558 del 15/05/2006: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 » Euro 4.362.186,19;
— n. 559 del 15/05/2006: «Art. 25 della l.r. 11 febbraio 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006». Euro 2.734.018,00;
— n. 562 del 15/05/2006: «Richiesta di una prima anticipazione ordinaria di cassa al Tesoriere della Regione Marche, per l’anno 2006. Articolo 32, l.r. 11 dicembre 2001, n. 31»;
— n. 563 del 15/05/2006: «Art. 25, comma 1 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per la tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche». Euro 7.831.312,92;
— n. 564 del 15/05/2006: «Art. 25, comma 1 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazioni statali vincolate a scopi specifici e relativi impieghi». Euro 105.000,00;
— n. 587 del 15/05/2006: «Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743/2005 (codici SIOPE)».
— n. 613 del 22/05/2006: «Art. 22, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n 31 – Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2006». Euro 5.628.369,18;
— n. 614 del 22/05/2006: «Art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2006.»;
— n. 616 del 22/05/2006: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006». Euro 219.025,85;
— n. 617 del 22/05/2006: «Art. 25, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese». Euro 65.481.803,00;
— n. 618 del 22/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/02/2005 (codici SIOPE).»;
— n. 619 del 22/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001 n. 31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006.» Importo di Euro 1.404.682,71.
Congedo
PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Agostini.
Sull’attentato compiuto a Nassiriya ai danni di militari italiani
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere D’Anna. Ne ha facoltà.
Giancarlo D’ANNA. Chiedo la parola, perché ancora una volta è successo un grave episodio che ha colpito la comunità italiana e i militari italiani all’estero. Tutti sanno che ieri c’è stato un ennesimo attentato che ha avuto come vittima un altro militare italiano in Iraq. Credo che sia doveroso e opportuno, come abbiamo già fatto in altri momenti, ricordare questo e gli altri caduti con un minuto di silenzio, perché penso che sia il minimo che si possa fare in una giornata triste come questa.
Qualche buona notizia è arrivata, nel senso che altri militari che erano in coma ne sono usciti, però rimane il fatto gravissimo che ha colpito la comunità dei sardi che compongono per la maggior parte la Brigata Sassari che sta operando in Iraq, quindi penso che sia doveroso ricordare quanti si sono sacrificati in questa missione.
PRESIDENTE. Il consigliere D’Anna mi ha anticipato su questo argomento. Mi auguro di non trovarci nella condizione di assuefarci a una cosa del genere, perché questa è la terza volta che noi commemoriamo la scomparsa di un nostro militare a Nassiriya.
La morte, a Nassiriya del caporalmaggiore dell’esercito Alessandro Pibiri, 25 anni, di Selargius, in provincia di Cagliari ed il ferimento grave di suoi quattro commilitoni rappresenta un dolore che si rinnova per ognuno di noi e per tutto il paese.
Desidero esprimere il senso del più profondo cordoglio, mio personale e di tutta l’Assemblea alla famiglia del militare rimasto ucciso e la più ampia solidarietà alle famiglie dei feriti.
Chiedo di osservare un minuto di silenzio.
(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)
Dimissioni dei consiglieri regionali Remigio Ceroni e Carlo Ciccioli dalla carica di consigliere regionale
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni dei consiglieri regionali Remigio Ceroni e Carlo Ciccioli dalla carica di consigliere regionale.
A tal proposito comunico che con note in data 22 maggio 2006 e in data 25 maggio 2006, distribuite ai colleghi, rispettivamente il consigliere Carlo Ciccioli e il consigliere Remigio Ceroni hanno rassegnato le dimissioni dalla carica di consigliere regionale.
Ai sensi del sesto comma dell’art. 15 del regolamento interno, il Consiglio regionale deve, quindi, procedere alla presa d'atto e alla sostituzione dei due consiglieri dimissionari.
Quanto alle dimissioni dal mandato consiliare, come è noto, queste sono motivate per entrambi dalla loro elezione alla carica di componenti delle Camere nella recente consultazione elettorale del 9 e 10 aprile 2006 incompatibile con la carica di consigliere regionale ai sensi dell'art. 4, comma 1 della legge 23 aprile 1981, n.154.
La presa d'atto delle dimissioni dei consiglieri Carlo Ciccioli e Remigio Ceroni rappresenta un adempimento obbligatorio da parte del Consiglio e non richiede una votazione esplicita, in considerazione della motivazione posta alla base delle dimissioni stesse.
Il consigliere Ciccioli mi ha chiesto di are una breve dichiarazione. Direi di dare la parola al consigliere Ciccioli, prima di passare alla surroga.
Carlo CICCIOLI. Ovviamente, “non potevo mancare”. Non verserò qualche lacrimuccia come mi ha detto prima un collega, ma un po’ commosso lo sono, perché si tratta sicuramente di un distacco emotivamente forte.
Ho passato nel Consiglio regionale ben 16 anni della mia vita, tre legislatura più quest’ultimo anno della quarta. E’ sicuramente un pezzo importante, importantissimo della mia vita e voglio sperare che sia stato un contatto, anche per gli altri, significativo.
Credo di avere viaggiato attraverso la storia della nostra regione, comunque dell’istituzione regionale, perché la mia prima legislatura l’ho fatta quando ero poco più che trentenne, in quella che veniva chiamata la “prima Repubblica” e lì ho conosciuto i fondatori dell’istituzione regionale, cominciando dal presidente Massi, con cui ho avuto poi un simpatico e cordiale rapporto nel tempo e tutti gli altri, che con ruoli più o meno positivi, più o meno importanti posso citare, da Recchi a Giampaoli, a Bassotti, a Tambroni che sono stati, comunque un pezzo della nostra storia.
Poi non rieletto nel 1990, sono tornato nei banchi del Consiglio nel 1995, quando ero cambiato molto. La mia prima esperienza fu sicuramente di marginalità politica — allora ero rappresentante del Msi e sicuramente il nostro ruolo era di intransigente opposizione, ma molto limitato nell’effetto politico — poi dal 1995 ho avuto ruoli anche istituzionali, molto importanti, sono stato segretario, vicepresidente del Consiglio, capogruppo fino a poche ore fa. Ho quindi avuto modo di vivere in maniera diversa questa esperienza, a volte ostacolando con successo leggi e proposte della maggioranza, a volte contribuendo ai lavori del Consiglio. Voglio ricordare che in una legge che considero importante, la legge 18 sui servizi sociali, relatore l’ex assessore Secchiaroli, furono accettate mie integrazioni e un pezzo di quella legge porta anche la mia firma, ed era una legge che interveniva sulla qualità dei servizi e dell’assistenza alle persone. Quindi ho avuto modo sicuramente di vivere in maniera diversa e significativa questa esperienza.
Oggi mi dimetto perché accetto il mandato parlamentare. E’ una cosa voluta, non mi è caduta addosso, è una scelta che considero per me molto prestigiosa, però c’è sempre un piccolo di rammarico per non poter più partecipare alle scelte locali, regionali. Sicuramente il Parlamento rappresenta un pilastro delle istituzioni della Repubblica. Ho avuto modo di constatare, in queste prime sedute a cui ho partecipato, molto importanti — tra l’altro l’elezione del Capo dello Stato — il ruolo, il prestigio e anche la forza di proposta politica dell’istituzione Parlamento. Però le radici sul territorio sono molto importanti, quindi considero questo mio andarmene in un’altra istituzione, un distacco, una perdita, un qualcosa che si perde.
Non voglio aggiungere altro. A tutti i colleghi rivolgo un sincero saluto, anzi chiedo scusa se qualche volta ho ecceduto, ma vi assicuro che l’ho sempre fatto in buona fede, riflettendo...
Ottavio BRINI. Non sempre...
Carlo CICCIOLI. Quella volta ero veramente in buona fede, e quando non ti ho fatto eleggere Vicepresidente del Consiglio ho fatto veramente una scelta sincera e profonda.
Ai colleghi un sincero saluto. Ringrazio il personale per il supporto in tutti questi anni, supporto tecnico, suggerimenti intelligenti, talvolta di buon senso, perché non sempre chi fa politica, in tutti i partiti, ha sempre buon senso. Quindi veramente un affettuoso ringraziamento al personale, lo dico con il cuore in mano a tutti. Ovviamente un ringraziamento al mio gruppo: credo che senza la mia presenza faranno ancora meglio, perché la mia presenza in tutti i sensi è “pesante”, non solo per il peso fisico. Credo che lavoreranno molto bene. In particolare mi sento di rivolgere un grande “in bocca al lupo” al collega che mi sostituirà in questi banchi. Daniele Silvetti appartiene alla fascia generazionale immediatamente successiva alla mia, è un grande amico, una persona che stimo moltissimo, sono estremamente contento che possa sedere al mio posto, perché significa che esiste una continuità, politica ma anche umana e credo che l’aspetto umano non è secondario, perché conta la politica sicuramente, conta il contributo di passione, di intelligenza, di impegno di ciascuno di noi, però la relazione umana, il rapporto umano credo che non può essere cancellato.
Con queste parole, spero colte da tutti con affetto, vi saluto e auguro veramente a tutti un grande, buon lavoro. Grazie.
(Applausi dei consiglieri)
PRESIDENTE. Grazie, consigliere.
Vorrei dire alcune parole mie personali, ma credo di rappresentare il punto di vista di tutta l’Assemblea e di tutti i consiglieri.
Non è facile lavorare in un’aula assembleare, perché a volte ci lasciamo anche prendere da sollecitazioni che attengono ai ruoli e si finisce per assumere delle parti che spesse volte sono anche un po’ forzate, ma devo assicurarle, consigliere, che il suo contributo in quest’aula è stato apprezzato. Non abbia a lamentarsi se poche leggi contengono la sua firma: il suo contributo c’è stato comunque, perché si contribuisce a migliorare una legge, a perfezionare un atto anche dando il suggerimento critico e anche non condividendo per intero i documenti che vengono approvati in quest’aula.
Il suo contributo è stato senz’altro apprezzato e ci ha messo nella condizione di godere di un’esperienza lunga come la sua. L’augurio che ci rivolgiamo tutti noi e che rivolgiamo a lei anche per il nuovo lavoro, è che non senta questo nuovo impegno come un distacco dalla nostra Regione. Lei dice che, ovviamente, per il suo attaccamento, per il lavoro che ha fatto la porta nel cuore: se la porti nel cuore anche in Parlamento, mantenga il contatto con il Consiglio regionale, la Giunta regionale e ci aiuti a risolvere i tanti problemi che dobbiamo insieme affrontare, perché come sempre, al di là dei ruoli — è una battuta un po’ scontata ma senz’altro vera — è più facile raggiungere gli obiettivi se si coopera anche pensandola diversamente e in questo senso ci va di ricordarla. Grazie.
(Applausi dei consiglieri)
E’ ovvio che queste parole valgono anche per il consigliere Ceroni, oggi assente, che seppure con un’esperienza più limitata, ha pure svolto un ruolo molto importante in questo Consiglio e ci ha messo nella condizione di avere ben chiaro sempre il punto di vista di un pezzo del Consiglio e della società marchigiana. Quindi un augurio di buon lavoro anche all’on. Ceroni.
Dichiaro quindi a nome del Consiglio regionale la presa d'atto delle dimissioni dalla carica dei consiglieri regionali Carlo Ciccioli e Remigio Ceroni.
Ricordo, inoltre, ai consiglieri che in materia di surrogazioni l'articolo 16, primo comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108 stabilisce che il seggio rimasto vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che, nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto.
Dalle risultanze del verbale delle operazioni elettorali dell'ufficio centrale circoscrizionale della circoscrizione elettorale regionale di Ancona relativo alle elezioni per il Consiglio regionale del 3 e 4 aprile 2005, si evince che nella lista n. 5 - con contrassegno Alleanza nazionale-Msi, stessa lista e circoscrizione di elezione del consigliere dimissionario Carlo Ciccioli, il candidato che segue immediatamente l'ultimo eletto è il signor Daniele Silvetti.
Mentre dalle risultanze del verbale delle operazioni elettorali dell'ufficio centrale circoscrizionale della circoscrizione elettorale regionale di Fermo relativo alle elezioni per il Consiglio regionale del 3 e 4 aprile 2005, si evince che nella lista n. 8 con contrassegno Forza Italia, stessa lista e circoscrizione di elezione del consigliere dimissionario Remigio Ceroni, il candidato che segue immediatamente l'ultimo eletto è la signora Graziella Ciriaci.
Anche la decisione relativa alla sostituzione, rivestendo carattere di accertamento tecnico, non darà luogo, secondo prassi costante ed in assenza di contestazioni, ad una votazione esplicita.
Non essendoci interventi in merito, il Consiglio regionale procede all’attribuzione del seggio rimasto vacante a seguito delle dimissioni del consigliere Carlo Ciccioli al signor Daniele Silvetti e del seggio resosi vacante a seguito del consigliere Remigio Ceroni alla signora Graziella Ciriaci che prego di entrare in aula e di prendere posto.
(I consiglieri Silvetti e Ciriaci
prendono posto nei banchi
del Consiglio regionale)
I neo consiglieri hanno espresso il desiderio di portare il loro saluto. Il mio è un benvenuto che vuol essere meno retorico possibile. Vi auguro buon lavoro e di potervi rendere utili all’Assemblea e all’intera comunità marchigiana.
Ha chiesto di parlare il consigliere Graziella Ciriaci. Ne ha facoltà.
Graziella CIRIACI. Il primo saluto vorrei rivolgerlo a Remigio Ceroni che mi ha dato la possibilità di essere presente qui e successivamente vorrei leggere due righe, perché essendo questo, per me, il primo giorno, ho un’emozione incredibile. Ripeto, sono molto onorata.
Rivolgo i miei saluti al signor Presidente del Consiglio, al signor Presidente della Giunta e a tutti i consiglieri.
Vorrei tra l’altro ricordare che sono qui quale appartenente al gruppo di Forza Italia. Sarò comunque presente, vorrò portare il mio contributo come cittadino e come rappresentante delle attività produttive. Sono un imprenditore e sono una donna.
Metterò tutto il mio impegno, ascolterò, vorrò imparare, soprattutto, da voi, vorrò essere molto umile e lavorare con voi in piena cordialità, al di là di quella che sarà la nostra posizione politica.
Ringrazio tutti, scusatemi perché non sono mai così emozionata, poiché di solito sono anche un po’ temeraria, ma sinceramente questa è un’emozione incredibile. Grazie di cuore a tutti e buon lavoro.
PRESIDENTE. Grazie a lei, consigliere Ciriaci.
Ha la parola il consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Saluto tutti i consiglieri, gran parte dei quali conosco. Vengo dall’esperienza del Comune di Ancona, quindi per me è un grande onore partecipare a questa seduta e mettermi a disposizione di questo Consiglio, di questa Regione. Un ringraziamento va al consigliere on. Carlo Ciccioli con il quale, come avete capito dalle sue parole, ci lega un rapporto di amicizia e di stima reciproca, di stretto legame politico. Devo tanto a lui, devo tanto al partito e voglio essere all’altezza del seggio lasciato poco fa dal collega Carlo Ciccioli. Sarà per me un compito arduo, perché ne conosco le capacità, il ruolo che ha esercitato all’interno di questo ente. Non farò mancare il mio apporto, perché credo fortemente nelle istituzioni, riconosco pienamente il ruolo del Consiglio regionale. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Interpellanza (Rinvio): «Legge regionale sulla cultura», Favia (10)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 10 del consigliere Favia. Questa interpellanza deve essere rinviata, poiché non è presente l’assessore Solari.
Interpellanza (Rinvio): «Costi personale servizio sanità», Pistarelli (16)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n;. 16 del consigliere Pistarelli. Anche questa interpellanza deve essere rinviata, poiché manca la risposta.
Interrogazioni (Svolgimento):
«Situazione economica Aerdorica spa – assetto societario», Bugaro (182)
«Conti della Società Aerdorica», Bugaro (295)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 182 e n. 295 del consigliere Bugaro, unificate.
Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.
Loredana PISTELLI. Il consiglio di amministrazione della società Aerdorica, nominato il 3/12/2004, ha presentato ai soci nel corso dell'assemblea tenutasi nel mese di agosto 2005 un bilancio, riferito all'esercizio 2004, recante un passivo di circa 6,6 milioni di euro.
L'assemblea ha perciò deliberato la reintegrazione del capitale sociale e, nel contempo, ha conferito all'organo amministrativo l'incarico di redigere un piano industriale diretto alla salvaguardia della società ed allo sviluppo delle attività dello scalo aeroportuale.
Il piano industriale è stato approvato definitivamente, con proiezione biennale, nell'assemblea dei soci tenutasi il 15/02/2006.
Dalle informazioni acquisite dal presidente e dall'amministratore delegato della società la perdita per l'esercizio 2005 si dovrebbe attestare su una cifra pari 5,4 milioni di euro.
Il bilancio dell'anno 2005 verrà sottoposto all'assemblea dei soci convocata per il giorno 30 giugno 2006: in tale sede si avrà modo di verificare formalmente l’andamento della Società e di assumere le conseguenti decisioni.
E' appena il caso di notare come il risultato comporterebbe comunque una riduzione del passivo pregresso per oltre un milione di euro, ottenuta in un periodo di crisi del settore con una contrazione dello sviluppo del traffico aeroportuale che ha interessato tutti gli scali di rilievo nazionale.
Pertanto il vero problema è quello della ricerca di strategie che consentano il risanamento della società e il rilancio dell'aeroporto.
In tale direzione sta operando la Giunta regionale, che, a testimonianza del suo impegno a favore della infrastruttura, ha anche approvato una proposta di legge per rilanciare l'aeroporto di Falconara.
Attraverso questo intervento si prevede di finanziare la società Aerdorica con 2 milioni di euro per l'anno 2006: uno per il sostegno delle attività aeroportuali, uno per l'aumento del capitale sociale.
Il governo regionale ha subordinato ulteriori finanziamenti alla presentazione di un piano industriale e al riassetto organizzativo della società.
L'intento della proposta di legge è di assicurare il risanamento e sviluppo della società in considerazione della rilevanza strategica dell'aeroporto di Falconara nel sistema logistico e infrastrutturale delle Marche.
Queste decisioni sono state assunte in pieno accordo con gli altri soci pubblici e con la componente privata del capitale sociale. Non dobbiamo infatti dimenticare che la Regione Marche, seppur azionista importante, detiene pur sempre solo il 27% delle quote di capitale sociale dell'Aerdorica Spa.
Sul punto, appare necessario precisare che, in materia di gestione delle società commerciali qual é Aerdorica, i risultati fanno carico a tutti i soci, senza la possibilità per nessuno di sottrarsi alle correlate responsabilità
Le passività maturate, dunque, rappresentano un onere per l'intera compagine sociale di Aerdorica. E' il caso di ricordare che l'attuale consiglio di amministrazione è stato nominato anche dai soci privati che hanno approvato il piano industriale biennale.
Pertanto non solo i soci privati non hanno, in astratto, la possibilità di disimpegnarsi dalla gestione della società, ma non risulta da nessun atto ufficiale che abbiano intenzione di farlo, in concreto.
Essi, nel recente passato hanno già sottoscritto un aumento del capitale sociale per la quota di propria competenza, provvedendo ai relativi versamenti di denaro.
Come già riferito, il problema per la società Aerdorica spa è quello di trovare soluzioni adeguate per la salvaguardia del valore dell'aeroporto e nessuno dei soci, pur nella diversità delle valutazioni espresse, ha mai manifestato la volontà di sottrarsi a detto compito.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Bugaro.
Giacomo BUGARO. Credo che il Presidente Spacca debba rispondere all’interrogazione successiva, quindi preferirei fare una replica su entrambe le risposte. Per lo meno, questi erano gli accordi che avevamo preso lo scorso Consiglio.
PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.
Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Credo che dobbiamo partire dalle comunicazioni che ora faceva l’assessore Pistelli per affrontare il problema della società Aerdorica, in modo particolare dobbiamo soffermarci sul disavanzo della gestione dell’esercizio 2004 e dell’esercizio preventivato 2005, ovvero 6,6 milioni di euro per il 2004 e 5,4 milioni di euro per il 2005. Sono cifre pesanti che anche una società forte come l’Aerdorica — forte per la sua struttura, forte per la sua compagine sociale fatta da tutte le istituzioni regionali e da una compagine privata particolarmente significativa — non può sopportare. Sono cifre che devono portarci a rivedere il piano strategico di questa società, perché non è pensabile poter affrontare uno scenario di carattere finanziario nei prossimi anni, che sia in linea con questo trend.
La situazione è stata esaminata con grande attenzione dalla Giunta regionale ed è sintetizzata in una strategia che è definita dalla proposta di legge approvata dalla Giunta regionale non più tardi di una settimana fa. Ritenendo che comunque l’aeroporto, che non chiamerei più “di Ancona e Falconara”, ma l’”aeroporto delle Marche” è una infrastruttura strategica per il nostro sistema di vita comunitaria, è strategico, bisogna definire un modello di intervento che consenta il funzionamento migliore di questo impianto.
La Giunta regionale quindi propone al Consiglio regionale — e lo fa con un testo legislativo — di assumere una grande responsabilità verso questo aeroporto erogando 2 milioni di euro che possono essere utilizzati sia per sottoscrivere un aumento di capitale sociale, sia per partecipare alle spese di esercizio dell’attività dell’aeroporto. Accanto a questo esiste una riserva finanziaria denominata “patto per lo sviluppo” che stiamo trattando con le associazioni di categoria e con le forze sociali, perché altri due milioni di euro, che aggiungerebbero ai due previsti nella proposta di legge che gravano sul bilancio di previsione 2006 della Regione Marche — vengono resi disponibili con le stesse modalità (aumento di capitale sociale e partecipazione alle spese della società Aerdorica, in modo tale da portare questa società in un’area di sicurezza rispetto ai dettami del codice civile, su cui esistono delle riserve in questo momento, visto il passivo che la società presenta. Naturalmente questo sforzo della Regione deve essere accompagnato da uno sforzo di governance che in questo momento definisce la società Aerdorica, quindi deve vedere coinvolti anche i soci privati che, come diceva l’assessore Pistelli, in questo momento non hanno manifestato intendimenti di deresponsabilizzazione o di voler far venir meno il loro supporto nella strategia futura dell’Aerdorica.
Naturalmente questo sforzo finanziario deve accompagnarsi, come abbiamo previsto nel testo della proposta di legge, alla ridefinizione del piano industriale, un piano industriale che non sia più orientato su un livello tendenziale di perdite come quello che si registra negli ani 2004 e 2005 su cui gravano esercizi precedenti in modo pesantissimo, quindi la ridefinizione di un piano industriale che porti a un consolidamento e a un risanamento la situazione della società.
Noi siamo fortemente determinati a perseguire questa strada, che comporterà, naturalmente, un riassetto societario anche dell’Aerdorica.
Ci siamo basati in questo periodo di tempo anche sul conforto degli advisor e di società con cui ci siamo confrontati, per cercare di trovare immediatamente un partner che potesse partecipare a questo aumento del capitale sociale. I nostri tentativi non sono andati a buon fine, perché una società che si presenta in questa situazione non è sicuramente appetibile, quindi il passaggio attraverso il consolidamento e il risanamento della società è necessario, porla in una situazione di equilibrio e di maggiori prospettive verso il futuro diventa indispensabile. Quindi intendiamo perseguire questa strada con il conforto, mi auguro, di tutto il Consiglio regionale, perché l’aeroporto e la società Aerdorica non sono né di centro-destra né di centro-sinistra, è una infrastruttura strategica molto importante per la nostra regione.
Abbiamo anche visto che la strada non è assolutamente impossibile, nella esperienza europea ci sono aeroporti che sono passati da 350.000 utenti a un volume di presenze molto più alto, che garantisce l’equilibrio dei costi. Faccio l’esempio più clamoroso, che è quello di Bergamo, passato da 350.000 a 4 milioni di passeggeri nel giro di pochi anni, ma in Europa ci sono altri esempi per cui non è possibile arrivare a un raddoppio delle presenze di passeggeri nel nostro aeroporto, anche in funzione delle caratteristiche che l’economia regionale presenta, di grande interesse sullo scenario internazionale.
Da questo punto di vista dobbiamo immaginare anche delle attività che in qualche modo pongano l’aeroporto delle Marche al centro di una vasta azione di promozione delle nostre attività economiche e sociali.
Quindi costruire insieme questo percorso che passa, però, attraverso una strategia immediata di consolidamento e di risanamento della società Aerdorica.
Questo è il senso della proposta di legge che abbiamo approvato in Giunta, questo è il senso della riflessione che insieme abbiamo effettuato in Giunta regionale e che proponiamo questa mattina come risposta all’interrogazione presentata dal consigliere Bugaro.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.
Giacomo BUGARO. Evidentemente le interrogazioni sono due e seguono due strade diverse: da una parte l’aspetto meramente economico, quindi della gestione, dall’altra quello ben più importante, visti i risultati, delle prospettive da dare a questo aeroporto.
Chiudere un bilancio, nel 2006, con 6,6 milioni di euro di passivo è un dato preoccupante; chiudere un bilancio con 5,4 milioni di euro nel 2005 è altrettanto preoccupante, perché sembrerebbe ridursi di 800.000 euro il deficit, ma sappiamo che questa chiusura di bilancio è “migliore” rispetto a quella precedente perché l’Aerdorica ha venduto dei cespiti che hanno abbassato la perdita, quindi è un fatto casuale, altrimenti il disavanzo sarebbe anche superiore a quello dell’anno precedente.
Ma questa cosa viene da lontano, è un aspetto che noi denunciamo da diverso tempo, io iniziai a farlo dai banchi del Consiglio comunale di Ancona nel 2002-2003, tant’è che questa vicenda fu portata all’attenzione di un noto settimanale nazionale partendo dalla mia interrogazione, visto che il Comune di Ancona è anch’esso, in quota minore, socio dell’Aerdorica.
Intravedevamo, con la fine dei traffici dovuti alla guerra in Kosovo, che sarebbero tornate a galla le deficienze nella gestione, segnatamente in una società come Evolavia che generava un preoccupante aumento dei debiti. Nonostante questo si sono succeduti vari amministratori alla guida della società, senza che però i soci abbiano inciso con una sferzata reale nelle dinamiche di gestione. Di qui il continuo, progressivo aumento dei deficit nelle chiusure dei bilanci. Debbo dire, Presidente, che apprezzo le parole che lei, oggi ci viene a riferire sulle prospettive. Concordo con lei quando dice che l’aeroporto di Falconara è aeroporto delle Marche, al servizio del sistema Marche.
Quando però l’assessore Pistelli dice che con il 27% delle quote non si può fare più di tanto, questo mi disturba un pochino, perché quello che noi abbiamo lamentato fino ad oggi è che sapevamo di avere una metastasi al nostro interno e nessuno si è voluto con perizia applicare nel proporre un piano di risanamento effettivo di questa importante e strategica infrastruttura.
Lo dico perché suona strano che rispetto a un piano industriale approvato da pochi mesi con la fanfare, oggi sentiamo dire in quest’aula che ne deve essere approvato uno nuovo. Delle due l’una: o era sbagliato quello precedente annunciato con grande enfasi o è buono quello che ancora non conosciamo.
Questo denota la superficialità con la quale questa Giunta regionale negli anni, ma più in generale tutto il sistema che ha gestito l’aeroporto, si è approcciato rispetto a questo problema che noi denunciamo con grande fora da tempo, non da oggi. Di qui anche la nostra mozione, che non è stata discussa in quest’aula e che porta la data di diversi mesi fa, nella quale volevamo dichiarare questa struttura strategica ai fini del sistema Marche, che avrebbe consentito a questa Giunta regionale, sin dall’epoca — la quale conosceva questi dati — di poter aiutare e finanziare — cosa diversa rispetto al ripiano delle perdite — l’infrastruttura, la società, al pari di quanto si fa con il trasporto su gomma e il trasporto su rotaia.
Noi aspettiamo l’arrivo in aula di questa proposta di legge di rilancio dell’aeroporto, l’azionariato si comporterà come riterrà opportuno. C’è un codice civile: se i soci conferiranno manterranno la loro quota, se non conferiranno vedranno abbassata o annullata la loro quota di partecipazione. Certo è che quel patto che ha dato vita a questa società è fallito, quella strategia è fallita. Oggi bisogna ripensare un azionariato diverso all’interno dell’Aerdorica, bisogna che ci sia un’assunzione di responsabilità forte da parte del governo regionale per dare delle linee guida chiare a questa infrastruttura strategica, che passi tramite una concertazione con tutte le associazioni e gli attori del territorio, per capire quali sono le aree che ci interessano e che dobbiamo andare a coprire in termini di rotte, per poter dare un supporto sincero e reale alla nostra locale economia. Questo hanno fatto in altre regioni. Prima lei citava, Presidente, l’aeroporto di Bergamo, ma ci sono anche altre realtà più piccole e più simili alla nostra che con una differente organizzazione, con un supporto differente da parte dell’ente Regione, rispetto a quello che noi abbiamo proposto fino ad oggi all’Aerdorica, si sono riconvertite nel giro di poco tempo, arrivando a risultati apprezzabili.
Non voglio gettare la croce addosso al management, anzi ringrazio essenzialmente l’ing. Saronne per quello che ha fatto, soprattutto in mancanza di una partnership, di un supporto franco e reale che è mancato da parte di tutti i soci, soprattutto di questa Giunta, non tanto quell’uscita, l’anno scorso, dalle urne quanto quella precedente. Se abbiamo onestà intellettuale questo ce lo dobbiamo dire con grande chiarezza. Quindi lo voglio ringraziare per quello che ha fatto, pur nelle difficoltà, e sicuramente — l’ho dichiarato l’altro giorno nel giornale — non sta a me proporre soluzioni perché non faccio parte della maggioranza, ma faccio delle serene riflessioni e dico che c’è bisogno, in questa fase di emergenza, di individuare una persona di chiara e assoluta esperienza nel settore del trasporto aeroportuale che possa proporre a questa Giunta, ente supremo di governo del territorio, delle soluzioni chiare, semplici ed efficaci, dopo una larga consultazione, per cercare di riportare questa infrastruttura al servizio delle Marche, al servizio della sua economia, al servizio del suo territorio.
Sono felice che prima o poi, a forza di bussare, finalmente qualcosa si inizia a muovere. Forza Italia ed il sottoscritto continueranno nella loro opera di controllo presso questa importante e vitale società che, mi auguro, possa uscire dalle secche anche a salvaguardia delle risorse che sono lì impiegate e che oggi sono preoccupate, molto preoccupate del loro futuro, del futuro delle loro famiglie. Il mondo delle imprese è in agitazione. A questo si sono sommati i disagi causati dal vettore Alitalia che vediamo in questi giorni, non solo ad Ancona-Falconara ma in tutta Italia, quanti problemi sta creando al trasporto aereo. C’è bisogno — uso un termine che on mi piace perché è molto generico e ne abbiamo abusato — ”di fare squadra”. In questo frangente noi saremo attenti a che, d’ora in avanti, possiamo giungere a delle soluzioni serie, completamente differenti rispetto a quella sorta di lassismo che ha contraddistinto le dinamiche e le politiche che avete messo in campo fino ad oggi rispetto a questa società.
Interrogazione (Svolgimento): «Estensione rete ADSL al Comune di Tavoleto», Giannotti (381)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 381 del consigliere Giannotti. Per la Giunta risponde il Presidente Spacca.
Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Ringrazio il consigliere Giannotti per questa interrogazione che ci consente di fare il punto su questo tema che è particolarmente importante nell’azione del governo regionale, cioè il tema della dotazione, soprattutto nelle aree interne che sono sprovviste di altre forme di comunicazione, di una rete a banda larga che possa connettere questa porzione del territorio marginalizzata della nostra regione, con il sistema web.
Con DGR del 23/11/2006 n.1462 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra Regione Marche, UPI, ANCI e UNCEM finalizzato allo sviluppo di un sistema regionale di comunicazione a larga banda.
La nostra Regione fa parte anche di una rete di collegamento nazionale che ha come obiettivo proprio la stesura di piani telematici regionali, proprio per definire un quadro organico all’interno del quale collocare questa strategia di promozione delle tecnologie a banda larga. Nell’ambito di questo accordo interregionale è stato sottoscritto con il Governo nazionale un accordo di programma quadro finalizzato proprio all’obiettivo di realizzare, attraverso fondi Cipe, una infrastruttura quanto più completa possibile al servizio del nostro territorio, che usi tecnologie wireless o a banda larga, nell’ambito di un progetto più generale che viene chiamato “Società dell’informazione”.
Tale intervento prevede la realizzazione di una dorsale SDH/ATM a 155 Mb/s, collaudata recentemente, e realizzata da tratte con frequenze di banda SHF da 6,4 GHz dedicate e concesse dal competente Ministero delle comunicazioni; l'erogazione di fondi a sostegno di investimenti in aree non coperte da servizi di banda larga, soprattutto nelle aree interne e nelle zone montane, al fine di fornire soluzioni adeguate in sinergia con soggetti pubblici del territorio marchigiano.
Ad oggi, in sintesi, per questa dorsale, tramite appalto pubblico sono stati spesi 1.600.000 euro per la realizzazione delle 21 tratte della rete a ponti radio a 6.4 GHz che si sviluppano lungo il territorio marchigiano e che in previsione verranno estese con l'integrativo APQ, mentre per le reti territoriali wireless sono stati erogati fondi pari a 1.750.000 euro tramite assegnazione con bando pubblico a sostegno di progetti di reti wireless per la PAL, scuole pubbliche, presidi sanitari, presentati da aggregazioni rappresentate da Comunità montane, Unioni di Comuni, Province, interessando aree di complessivamente 962.000 abitanti.
Sempre con lo stessa APQ sono stati finanziati ulteriori progetti di reti wireless per aree territoriali interne, e con soggetti attuatori rappresentati da Comunità montane e Amministrazioni provinciali, per un importo di 4,5 milioni di euro cui devono aggiungersi altri 1,5 milioni di euro di cofinanziamenti degli enti interessati all'attuazione. Questo progetto interessa la messa in rete di circa 180 Comuni e di oltre 300 sedi della pubblica amministrazione.
In particolare per quanto riguarda l'area attinente al Comune di Tavoleto, con un cofinaziamento di 322.000 euro è stato cofinanziato il progetto WirMont-Rete wireless di collegamento dei Comuni appartenenti alle quattro Comunità Montane dell'Alto e Medio Metauro, del Montefeltro, del Metauro e del Catria e Nerone, al nodo tecnico territoriale di Urbino, alla RTRM ed a Marcheway - Stralcio Funzionale n. 3 (costo totale del progetto 490.000 euro.
Tale progetto coinvolge 43 comuni, tra cui la stessa Tavoleto, che aderiscono al centro servizi del Duca, presso l'ospedale di Urbino, ASUR Zona2.
Infine la Regione Marche, nell'elaborazione del piano telematico regionale, così come previsto dal protocollo d'intesa richiamato, sta procedendo alla consultazione dei singoli provider dei servizi di interconnessione a larga banda, con particolare riferimento a Telecom Italia che rappresenta l'operatore a più larga diffusione nelle Marche, al fine di verificarne i piani di sviluppo delle reti ADSL nei territori interni e nelle zone montane.
Quindi un’azione costante, che si compone di una serie di progetti che sono tra loro collegati a rete, che toccano tutti i soggetti vitali della nostra comunità, dalla scuola alla sanità, alla pubblica amministrazione e speriamo che nel corso della legislatura riusciremo a comprendere tutti i 246 Comuni delle Marche.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti per dichiararsi soddisfatto o meno.
Roberto GIANNOTTI. Cinque anni sono troppi per raggiungere questo obiettivo. Non credo che il sistema produttivo di Tavoleto, delle zone interne della provincia di Pesaro e della regione possano aspettare tanto. Credo che traspaia un segno di debolezza dalla risposta che il Presidente della Giunta ha fornito su un’interrogazione modesta, che legge, peraltro, una situazione.
Lo dico perché questa interrogazione ci consente di aprire uno spiraglio oggi, ma che credo debba essere affrontato in maniera più adeguata, attraverso gli strumenti che il gruppo di Forza Italia riterrà opportuno assumere, ma perché legge la situazione grave in cui versano le zone interne delle Marche.
Ancora oggi noi registriamo una situazione di disagio delle popolazioni delle zone interne della Regione Marche, per la progressiva ma continua riduzione di servizi pubblici essenziali, che hanno, di fatto, determinato una condizione di cittadini di serie B di quelle popolazioni. Qui si smantellano gli ospedali da parte della Regione, si chiudono gli uffici postali, si riducono le istituzioni educative, e se volete possiamo continuare all’infinito, per parlare di scelte politiche dei governi ma anche della Regione, che di fatto riducono le opportunità dei cittadini di permanere nelle zone di confine, della montagna, dell’alto collina. A mio parere non c’è stata e non c’è la capacità della Giunta regionale di invertire questa tendenza e lo dico rispetto a due scelte fondamentali. Primo, la Regione on è, oggi, interlocutore valido del Governo, di qualsiasi Governo.
Io ho molto polemizzato con la Giunta regionale che ha scoperto il pendolarismo ferroviario solo di fronte alla situazione di disagio dei cittadini e mi sono anche permesso di irridere quella che ho definito, con tutto il rispetto, “la pagliacciata”, “la goliardata” degli assessori che sono saliti sul treno, oggi, per capire le condizioni di disagio dei pendolari marchigiani da vent’anni. Un amministratore pubblico queste cose le deve conoscere, non ha bisogno di riscoprirle oggi andando sul treno la mattina alle 6 e preavvertendo le Ferrovie che evidentemente hanno eliminato le condizioni di maggiore difficoltà. Anche la firma fatta da Marcolini sul contratto di servizio rispetto al rapporto Regione-Ferrovie non mi sembra che in qualche modo consenta di definire superata la precarietà del pendolarismo marchigiano. Anzi, credo che al di là dell’enfatizzazione a cui abbiamo assistito in passato, questo gesto dimostri la inadeguatezza della Giunta regionale.
La Giunta regionale non si è posta e non è capace di porsi come interlocutore serio del Governo centrale rispetto alla tutela del nostro patrimonio dei servizi, ma soprattutto la Giunta regionale non è e non ha la capacità di definire una politica regionale per le zone interne. Questo è il giudizio di fondo che traspare. Anche questa lettura molto notarile della risposta alla interrogazione non è sufficiente. Mi sarei augurato e mi sarei aspettato, da parte del Presidente, un solo impegno: “domani mattina alzo il telefono, mi faccio carico di presentare alla Telecom le esigenze dei cittadini e del sistema produttivo di quella vallata” che è in disagio economico, perché tutti sappiamo quanto sia importante accrescere la qualità dei servizi alle imprese, perché solo se accresciamo la qualità dei servizi alle imprese saremo in grado di mantenere il fatto che quelle imprese possano permanere in quel territorio e garantire occupazione.
Mi auguro che comunque questa raccomandazione serva, se non altro, per favorire una assunzione nuova di responsabilità da parte della Giunta regionale.
Interrogazione (Svolgimento): «Crisi di una nota azienda di Appignano», Procaccini e Bucciarelli (419)
PRESIDENTE. L’assessore Ascoli ha chiesto di anticipare la risposta all’interrogazione n. 419 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli, quindi se non vi sono obiezioni ha la parola l’assessore Ascoli.
Ugo ASCOLI. La ditta Manifattura Paoloni è una società a responsabilità limitata che ha sede ad Appignano (MC) ed ha per oggetto sociale la produzione e la commercializzazione di confezioni per l'abbigliamento.
Lo stabilimento di Appignano occupa circa 160 lavoratori ma la società possiede strutture produttive anche in Romania e Tunisia.
Recentemente la Manifattura Paoloni ha acquistato l'82% del capitale sociale di Cerruti, un marchio storico che ha esportato per decenni il design e lo stile della moda italiana nel mondo.
La Cerruti è una holding controllata da Fin Part Spa., che in data 25.10.2005 è stata dichiarata fallita dal tribunale di Milano.
Si susseguono e si intrecciano vicende giudiziarie e finanziarie che coinvolgono anche l'amministratore unico della Manifattura Paoloni.
Le organizzazioni sindacali preoccupate che la situazione venutasi a creare possa avere serie ripercussioni sull'attività dell'azienda e quindi anche sul mantenimento dei livelli occupazionali, hanno chiesto ed ottenuto un incontro con la direzione dell'azienda. Dall'incontro è emerso che le vicende accadute non avranno contraccolpi sull'attività produttiva dell'azienda e quindi sui lavoratori.
Le organizzazioni sindacali di categoria e i rappresentanti dei lavoratori hanno indetto nello stesso giorno, una assemblea con le maestranze , in cui i lavoratori sono stati portati a conoscenza dei contenuti e dell'esito tranquillizzante dell'incontro con la direzione aziendale.
La Regione Marche seguirà l'evolversi della situazione, e se del caso, attiverà tutte quelle iniziative volte alla tutela dei lavoratori.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Ringraziamo l’assessore per questo impegno. La nostra interrogazione seguiva l’arresto del titolare di questa azienda, che nelle Marche è molto consistente e che nelle diverse parti d’Europa raggruppa circa 500-600 lavoratori e lavoratrici. L’impegno per una verifica sul futuro aiuta a capire meglio la situazione. Ci sono realtà simili a questa dove l’intreccio tra le vicende giudiziarie legate alle trasformazioni di attività di produzione a società di capitali, nel corso degli anni hanno poi portato alla dismissione delle attività produttive, quindi l’impegno della Giunta regionale e dell’assessore Ugo Ascoli, da questo punto di vista, va incontro alle esigenze che il nostro gruppo aveva posto. Tanto più che anche le organizzazioni sindacali si erano mosse in maniera molto rapida per cercare di evitare che la situazione giudiziaria potesse in qualche modo limitare o addirittura disperdere l’occupazione, perché siamo in presenza, in parte anche in questa società ma sicuramente in altre, di un sistema di scatole cinesi, dove i marchi cambiano in maniera repentina e molto spesso chi ne fa le spese sono i lavoratori. Ma prendiamo atto delle assicurazioni dell’assessore Ugo Ascoli e terremo sotto controllo la situazione.
Interrogazione (Svolgimento): «Regolamento CE n. 1257/99 – P.S.R. misura B: Insediamento giovani agricoltori “Bando d.g.r. 536/01” – sentenza TAR Marche – determinazioni», Castelli (283)
Interpellanza (Svolgimento): «Insediamento giovani in agricoltura con il contributo europeo, TAR delle Marche, sentenza 4/2006», Pistarelli (18)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 283 del consigliere Castelli, abbinata all’interpellanza n. 18 del consigliere Pistarelli.
Ha la parola il consigliere Pistarelli per illustrare l’interpellanza.
Fabio PISTARELLI. Sottoponiamo in aula — penso che sia di grosso interesse — una questione che riguarda centinaia di giovani imprenditori agricoli che sono stati coinvolti, loro malgrado, in una serie di vicende che dire incredibili è poco, perché nascono dall’inizio degli anni 2000, per la precisione nel 2001 e ancora non sono concluse, tanto che recentemente c’è stata anche una grossa polemica giornalistica tra le associazioni di categoria e la Giunta regionale nella persona dell’assessore sulla presa di posizione che l’intera Giunta ha avuto su questa questione, in particolare sulla decisione di resistere facendo ricorso al Consiglio di Stato, rispetto alla sentenza ormai nota del Tar, che recentemente aveva dato ragione ai ricorrenti, cioè a decine e decine di giovani imprenditori agricoli esclusi dalle misure, pur previste inizialmente dalla Regione, relative al bando europeo per l’inserimento, l’agevolazione all’inserimento all’implementazione di nuove aziende agricole.
Questa è una questione che finalmente l’aula può discutere in maniera aperta e diretta, anche se per il tramite di due strumenti ispettivi che sono l’interpellanza e l’interrogazione, ma una questione che nella sua consistenza finanziaria, sfiora complessivi cinque milioni di euro, oggi, quelli indicati dalla Regione Marche. All’inizio erano ancora di più, la consistenza era di 8 milioni di euro, il limite massimo che era stato previsto inizialmente dalla misura, poi confermato nel 2004 dalla delibera della Giunta regionale dell’aprile dello stesso anno.
Stiamo quindi parlando di cifre che sono enormi, che hanno creato enormi attese, che hanno visto queste attese vanificate da tutta una serie di atti che si sono succeduti e che hanno visto l’intervento anche della magistratura, pertanto hanno visto i richiedenti, quelli che erano stati ammessi ad una graduatoria, essere costretti a fare ricorso al Tar, hanno visto il Tar accogliere questo ricorso, la Regione Marche che resiste al Consiglio di Stato e pertanto allunga i tempi della definizione di questa questione che invece deve vedere una soluzione.
Noi chiediamo che sia fatta chiarezza: che cosa vuol fare la Regione Marche? Resistere al Consiglio di Stato, e questo è un atto già compiuto, e, come ha spiegato l’assessore, è un atto dovuto, questo, per non lasciare nulla di intentato sotto il profilo della chiarezza giurisdizionale, ma politicamente, amministrativamente ci si rende conto che la Regione Marche è sicuramente, in questo aspetto specifico in grave rispetto nei confronti delle attese che, avviate nel 2001, con procedure concrete, consolidate con graduatorie sono state poi smentite da un bando, riconfermate da un altro? Con le sentenze giurisdizionali, inoltre, adesso è stato travolto tutto. La Regione Marche, senz’altro deve dare una linea politico-amministrativa di chiarezza e di risposta a questo che è un problema di una consistenza notevole. Come ripeto, 8 milioni di euro nell’ultima delibera del 2004, 5 milioni di euro il tetto della misura per soddisfare le graduatorie pur redatte dagli uffici e confermate dalla Giunta a suo tempo.
Questo mi sembra che sia doveroso da parte nostra richiedere all’Esecutivo regionale, in attesa della risposta dell’assessore. Riservandoci, in sede di replica, ulteriori considerazioni, mi fermerei qui per dare la possibilità alla Giunta e all’assessore di fornirci le risposte necessarie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l’assessore Petrini.
Paolo PETRINI. L’interrogazione e l’interpellanza, abbinate, contengono di fatto gli stessi interrogativi e al di là della questione che attiene a delle aspettative che poi si formano in relazione a meccanismi a volte non governabili e non dipendenti dall’’ente, vorrei rispondere in maniera puntualmente argomentata sotto il profilo giuridico, sotto il profilo tecnico e anche normativo, perché l’attinenza maggiore interviene in questa sfera.
La Regione ha presentato ricorso in appello per l’annullamento e la riforma, previa sospensiva, della sentenza del TAR Marche n. 4/2006 del 27.1.2006 nella parte in cui ha ritenuto che le previsioni contenute nel bando relativo alla erogazione dei fondi fossero prevalenti rispetto alle sopravvenute disposizioni di rango comunitario.
La suddetta sentenza ha annullato la DGR n. 754 del 29.6.2004 (di integrazione e modifica della DGR 472/2004 nonché di riduzione da 8 a 5 milioni di euro della somma destinata a liquidazione dei premi per il primo insediamento di giovani in agricoltura), decreto n. 397 del 23.7.2004 e relativa nota di comunicazione del dirigente del Servizio sviluppo e gestione attività agricole e rurali, che riconosceva il premio a soli 20 agricoltori. A seguito della istruttoria, il servizio aveva verificato la permanenza, solo per detti soggetti, dei requisiti per l'accesso al premio (età inferiore a 40 anni, insediamento dal 28.4.03 al 14.7.2004 e completamento dell'insediamento entro due anni dalla comunicazione di concessione dell'aiuto).
In estrema sintesi, in data 14.03.01 con DGR n. 536 la Regione bandiva la misura B per il ricambio generazionale in agricoltura. Nella graduatoria unica regionale risultavano ammissibili 1038 posizioni; soltanto le prime 411, secondo i fondi disponibili, sono state liquidate.
Con DGR n. 472 del 27.4.2004 (mai impugnata dai ricorrenti) la Regione decideva di destinare nuovi aiuti per il primo insediamento giovani, utilizzando la graduatoria unica regionale (dal 412 in poi) sul presupposto(indicato espressamente nella delibera) che gli aspiranti avessero (ancora) titolo, alla luce delle disposizioni comunitarie di riferimento e presentassero domanda di conferma.
E' bene sottolineare che, dal tempo dell’iniziale bando alla adozione della DGR n. 472/2004, la normativa comunitaria di riferimento è mutata (art. 8 del Regolamento CE 1257/99, art. 4 comma I Regolamento CE 445/02 e art .4 comma 1 Regolamento CE 817/2004 in ordine al requisito soggettivo della età: età inferiore a 40 anni al momento dell'adozione della decisione individuale di concedere il sostegno).
Con riferimento al secondo punto, la presenza di dubbi di legittimità di atti adottati nel 2004, che meriterebbero un approfondimento da parte della avvocatura sulla opportunità di atti in autotutela, considerazioni di ordine finanziario e di correttezza della applicazione dei regolamenti comunitari hanno indotto la Regione Marche a non accogliere l'invito espresso dal TAR nel 2005 ad una definizione non contenziosa della vicenda e ad adottare una condotta prudenziale di cautela.
Proprio in riferimento alla recente sentenza del TAR, la sentenza n. 4/2006 si basa sull'assunto della prevalenza del bando quale lex specialis rispetto alla normativa comunitaria estendendo, erroneamente come sostenuto in appello dalla Regione, l'orientamento giurisprudenziale consolidato in tema di affidamento di opere pubbliche alla tematica ben differente del procedimento di assegnazione di fondi comunitari.
Il servizio agricoltura e quello dell'avvocatura prima di proporre alla Giunta regionale l’autorizzazione per la presentazione dell'appello al Consiglio di Stato hanno, con un'apposita missione a Bruxelles, richiesto alla direzione generale competente quali margini esistessero per l'attuazione della sentenza del TAR secondo l'assunto che il bando fosse lex specialis rispetto ai regolamenti e considerata anche la sopravvenienza di nuove disposizioni comunitarie.
La risposta di Bruxelles è stata tale da non lasciare margine di dubbi per cui la base giuridica per la rendicontazione dei fondi sono i regolamenti comunitari e, pertanto, ogni erogazione che non tenga in primaria considerazione i requisiti richiesti dai regolamenti stessi subirebbe l'inevitabile stralcio delle somme erogate. Concreto si è dunque palesato il rischio che la somma per l'erogazione di 8 milioni di euro per attuare la sentenza n. 4/2006, non definitiva, dovesse essere reperita a carico del bilancio regionale, con l'ulteriore pericolo che in sede di notifica, come aiuto di stato, la Comunità rilevasse comunque la contrarietà alle norme comunitarie.
Infine, nella memoria dell'avv. Scoca, che difende la Regione nel ricorso in appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR, tra l'altro si sostiene che la posizione degli ammessi in graduatoria, ma non classificati in posizione utile per essere ammessi al finanziamento in occasione della prima assegnazione dei premi, costituisce situazione giuridica di mero fatto, priva di una consistenza tale da apparire meritevole di tutela e azionabile in giudizio. In altre parole si sostiene l'assenza in capo alla Amministrazione del dovere di erogare i fondi e la sostenibilità da parte della Regione della palese carenza d'interesse degli originari ricorrenti.
In relazione al terzo punto, laddove la sentenza del TAR Marche n. 4/2006 divenisse definitiva, la Regione Marche dovrebbe liquidare 8 milioni di euro. Ad ogni buon conto, va sottolineato che, con le suddette disposizioni, non si riuscirebbe comunque a soddisfare tutte le richieste, che dovrebbero ammontare a circa 10,5 milioni di euro.
In aggiunta, va indicato che prima della sospensiva concessa dal TAR in data 16.11.2004 degli atti poi annullati con la sentenza n. 4/06, la Regione aveva emanato un nuovo bando per la misura B pubblicato il 5.8.2004 destinando all'insediamento giovani imprenditori euro 4.000.000 confermando, dunque, la volontà di sostegno alla imprenditoria agricola giovanile attraverso una nuova procedura.
In relazione a quest'ultimo bando, tenuto conto delle disponibilità finanziarie, sono state ammesse a contributo 224 domande. Per queste richieste il bando prevede il 31 agosto 2006 quale termine ultimo per l'acquisizione dei requisiti e la presentazione della richiesta di saldo del contributo.
In sintesi e per concludere, la Regione ritiene che nella delibera fatta nel 2004 avesse espressamente indicato, al di là della volontà di dare seguito alla graduatoria già maturata nel 2001, il riferimento alle nuove normative comunitarie che impedivano di dare seguito a tutta la graduatoria che si voleva coprire. Tra l’altro, la situazione in cui siamo in questo momento, al di là della fonte da dove si attivano le risorse, ci impedirebbe da un lato di pagare con il bilancio regionale per il fatto che sarebbero egli impropri aiuti di Stato e dall’altro, visto il divieto della Commissione europea, perché quei soggetti non possedevano i requisiti al momento della domanda, di erogare questi finanziamenti, quindi di pagarli definitivamente con i fondi della Comunità europea.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Io ho molta stima per l’assessore Petrini di cui conosco la competenza e la puntualità nella gestione amministrativa. Cionondimeno devo rilevare che probabilmente ha ereditato un fardello pesante rispetto a questa vicenda e lui ci ha dato conto rispetto a quello che è l’atteggiamento che oggi, connota una Regione necessariamente imbarazzata in questa vicenda, di cui è anche difficile ricostruire i passaggi amministrativi.
Un’eredità pesante, che fra l’altro, se vogliamo, già risale ad una data antecedente allo stesso 2001, quando il bando fu emanato per la prima volta, se è vero come è vero, che già in quell’occasione, fra i primi 411 ammessi e finanziati nella graduatoria della misura B erano annoverati precedenti richiedenti, che furono fatti rientrare nel novero di un gruppo tanto esiguo da generare poi una richiesta massiccia, importante di essere recuperati successivamente. Qui casca l’asino, perché se c’è stato un atteggiamento superficiale da parte della Regione, è stato proprio quello che ha guidato la mano dell’allora assessore Giulio Silenzi, che il 27 aprile 2004 fa una cosa rispetto alla quale — ce l’ha spiegato l’assessore Petrini — dati alla mano probabilmente doveva pensare qualche minuto in più prima di farla.
Non voglio ricostruire i passaggi giuridici, sarà compito del Consiglio di Stato — l’udienza per l’esame è stata convocata per l’11 luglio — complicatissimi, farraginosi, che affondano i meandri nell’eurocrazia che, come noto, è quanto di meno comprensibile esista nello scibile giuridico continentale, probabilmente, però credo preliminarmente che questa sia una partita che fa parte di una più generale sofferenza, che è quella del problema della burocrazia nell’erogazione degli aiuti regionali.
Spero che tutti i consiglieri, in particolare quelli più sensibili alle questioni ambientaliste, vogliano destinare la giusta attenzione alla grande sofferenza della categoria agricola nella regione Marche. Apriamo i giornali, contattiamo le aziende agricole e ci sono partite aperte che purtroppo, oggi, mettono a repentaglio decine e decine di aziende, vuoi per quanto riguarda difficoltà nell’erogazione dal punto di vista procedimentale e burocratico, vuoi per ritardi di carattere normativo-attuativo. Faccio degli esempi che vi saranno noti, immagino: tutta la problematica dei rendiconti al 30 giugno dei piani di miglioramento fondiario, che anche per effetto dei problemi climatici, ben difficilmente potrà essere rispettata nei termini del 30 giugno, ma anche in questo caso, problema che consegue a una decisione politica e amministrativa di aprire all’over booking, di pagare tutto il novero dei richiedenti che oggi si trovano nell’impossibilità oggettiva. C’è la legge sulla zootecnia 2003, montagna che ha partorito il topolino, ci sono i ritardi nell’erogazione degli aiuti al biologico che anche recentemente mi sono stati segnalati.
Quindi il primo punto è: esiste un problema agricoltura, esiste la necessità di concentrare le risorse, le energie, coerentemente con gli auspici dell’assessore Petrini, sul superamento di queste vicissitudini che oggi come oggi stanno esponendo a rischio del tracollo finanziario decine di aziende agricole. Non dobbiamo dimenticare che questo comparto rappresenta qualcosa di assolutamente decisivo. Questo il quadro.
Nello specifico, da un lato credo che forse la Regione abbia difettato in fair-play nel momento in cui, prima di recarsi in Europa, aveva contattato le associazioni agricole e gli avvocati, manifestando la disponibilità a negoziare quanto possibile con gli eurocrati. Non tutti sono rimasti soddisfatti per essersi visti notificare l’atto di appello al Consiglio di Stato. Magari sarebbe stato forse utile rivederci, riguardare le cose. E’ stato detto un atto dovuto, che, tuttavia, alla luce di quello che è successo vede una responsabilità politica forte del precedente assessore all’agricoltura, perché ciò che è apparso lesivo del buon andamento della pubblica amministrazione è stato il rapido volgere degli avvenimenti, che dal 27 aprile del 2004 alla fine di giugno dello stesso anno, hanno portato la Regione Marche, di fatto, a rincorrere, da un punto di vista procedimentale, gli avvisi e le comunicazioni della burocrazia europea che evidentemente non aveva asseverato la decisione dell’aprile. Abbiamo la sensazione di una decisione di natura politica qualunquistica, se mi è consentito, dell’assessore Silenzi, proprio in quei giorni impegnato nell’agone della presidenza della Provincia di Macerata — era opposto al “nostro” Franco Capponi — che salì agli onori della cronaca proprio perché aveva dimostrato munificenza come assessore regionale — il 27 aprile eravate in corsa — nell’elargire a quasi 600 giovani agricoltori in attesa da tre anni, quel premio tanto agognato e che in parte era stato loro negato perché bisognava recuperare 200 persone che provenivano dalla precedente graduatoria. Certo è apparso strano e anomalo che, a ballottaggio concluso, la promessa del 27 aprile — mi sia consentito solo questa rapida “cattiveria” — si è poi dimostrata impraticabile da un punto di vista normativo e per rendere amministrativamente plausibile il rifiuto, si è arrivati alla modifica della nozione di insediamento che, per normativa europea è devoluta all’autonomia della Regione, che è stata cambiata rispetto a quella che era la proposizione contenuta nel bando — primo fatto grave — ma, da quanto mi consta, è stata per certi versi anche cambiata rispetto a un decreto dell’allora dirigente del servizio che aveva individuato nel passaggio dall’elenco dei provvisori all’elenco dei definitivi, come aspiranti, l’elemento qualificante per poter dire insediato il giovane agricoltore. Quindi, a mio modo di vedere, c’è stata una difficoltà che gli uffici hanno dovuto in qualche modo interpretare con una decisione resa iniqua dalla prima promessa politica e questo è un fatto che non vorrei condizionasse il procedere di questi flussi europei. Mi dicono, assessore Petrini, che oggi si parla anche di un’intensità della spesa regionale marchigiana piuttosto bassa. Siamo ormai prossimi al nuovo programma di sviluppo europeo e si dice — però questa è “voce dal sen fuggita” — che la nostra capacità di spesa sia forse inferiore anche al 70%, quando Regioni vicine, finitime come l’Umbria, arrivano al 167% di intensità di spesa. Probabilmente ci sarà qualcosa che ha favorito performances, che però ci devono preoccupare.
Quindi da un lato un atteggiamento politico che credo abbia confuso la sana gestione dei finanziamenti con eccessiva dose di propagandismo che mi auguro — ma sono convinto, conoscendo l’assessore Petrini — non verrà ripetuta; una scarsa capacità, probabilmente, di mediazione con l’Ue? E’ un punto interrogativo. Rimane il punto che finalmente la Regione, in più di una occasione, anche in forma scritta, ha chiesto alla Comunità europea di poter qualificare il tutto anche come aiuti di Stato, ma mi pare che anche questa sia una partita da aprire o da verificare, ma mi pare che la rigidità dell’Ue non autorizzi particolari ottimismi. Sullo sfondo il problema del rischio che la Regione debba accollarsi questo debito: sono diversi milioni di euro, un funzionario parlava di una cifra quasi analoga all’intero patto per lo sviluppo. Teoricamente potremmo rischiare questo, ma non mi addentro in valutazioni giuridiche perché la normativa è molto complessa. Certo quell’obbligazione è stata assunta, però mi sono ripromesso di non fare l’avvocato ma di parlare di politica in senso generale.
Assessore, il fatto che sia stato emanato un nuovo bando di lì a qualche settimana, rispetto a questo pasticcio, certamente non restituisce a coloro i quali avevano già compiuto i 40 anni, il diritto a conseguire quei 15.000 euro di cui si diceva.
Ripeto, mi dichiaro insoddisfatto non della sua condotta, assessore Petrini, comprendo che è estremamente difficile il suo ruolo, perché ha ereditato dalle precedenti gestioni assessorili una forte valutazione politica e politicizzata della gestione dei flussi che con l’assessore Silenzi e in parte anche con l’assessore Agostini, purtroppo non ha unito una grande capacità di spesa di queste risorse anche al perseguimenti di principi di equità.
L’ultima frontiera mi pare sia proprio quella di accordare ai titolari dei piani di miglioramento fondiario la possibilità di rendicontare dopo il 30 giugno.
Mi pare che questa facoltà sia stata concessa per le misure I e H che riguardano il rimboschimento e la forestazione. Probabilmente sono diverse le fattispecie, però mi rendo conto che concedere questa facoltà va a incidere anche sulla capacità di spesa, però penso che si debba, anche confidando in interlocuzioni a livello di Conferenza Stato-Regioni, andare incontro al problema delle tante aziende agricole marchigiane che sono in sofferenza e che, soprattutto dalle parti nostre, nell’ascolano ma anche nel pesarese, scontano una profonda differenza di trattamento anche rispetto alle performances garantite da altre Regioni. Mi diceva un coltivatore di Ascoli, che di lì a qualche metro si aprono superfici in quel di Ancarano piuttosto che di Sant’Egidio alla Vibrata e quindi questo è un grido di dolore che sale e che invito l’assessore Petrini ad amministrare, pur col fardello della sua successione non particolarmente facile.
Proposta di legge (Rinvio): «Testo Unico delle norme regionali in materia di turismo», Giunta (81)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge regionale n. 81. Ha la parola il presidente della III Commissione, consigliere Rocchi.
Lidio ROCCHI. Chiesto il rinvio di questa proposta, perché l’assessore Agostini è impegnato per problemi istituzionali fuori sede, quindi mi ha chiesto di proporne appunto il rinvio. Del resto, senza l’assessore non possiamo dibattere un testo così importante come quello del turismo, quindi ne chiedo il rinvio.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.
Il Consiglio approva
Proposta di legge (Discussione e votazione): «Disciplina delle derivazioni di acqua pubblica e delle occupazioni del demanio idrico», Giunta (42)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 42, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Comi.
Francesco COMI. Questo atto è la sintesi di un lavoro di lungo corso iniziato nella scorsa legislatura, quando fu depositata questa proposta di legge, al termine di un confronto serrato anche con gli enti locali e in particolare le Province. E’ stato poi proposto all’attenzione del nuovo Consiglio regionale che, dopo un nuovo confronto, una nuova consultazione, l’ha portato al riesame dell’Assemblea legislativa.
Con questo atto noi interveniamo nel merito della disciplina per l’esercizio delle funzioni amministrative inerenti le concessioni di grandi e piccole derivazioni di acqua, pubblica, le autorizzazioni alla perforazione e ricerca e le licenze di attingimento, nonché le funzioni relative alle concessioni per occupazione di aree di demanio idrico.
L’obiettivo è quello di censire i prelievi di acqua già in atto e quelli futuri, in modo da realizzare un catasto regionale dei prelievi di acqua pubblica, ma soprattutto quello di regolamentare i relativi procedimenti, attuando una semplificazione amministrativa soprattutto per quanto riguarda le utenze minori. Altro obiettivo strategico è quello di determinare l’importo dei canoni annui per le concessioni di derivazioni di acqua pubblica e per l’occupazione del demanio idrico.
Detto questo, a nessuno di noi sfugge che con questo atto entriamo nel merito di un problema più generale, non a dimensione locale, che è il problema della risorsa acqua, quindi una risorsa limitata, essenziale, una risorsa preziosa perché non è né facilmente né ugualmente accessibile a tutti. La legge dello Stato sancisce che l’acqua è un bene pubblico e deve essere governato e utilizzato secondo i principi universali di solidarietà e di risparmio idrico, garantendone prioritariamente l’uso umano, poi quello agricolo e infine quello industriale.
Siamo un paese tra i più ricchi di acqua, ma anche tra i maggiori consumatori di questo bene prezioso. Siamo altrettanto un paese non perfettamente cosciente e consapevole di questo bene, della quantità che ne utilizza e dei costi del suo uso.
In Italia l’acqua viene sprecata perché non sono conosciuti i reali costi per poterne usufruire e non se ne valuta appieno il valore d’uso.
L’acqua non si attiva da sola, non arriva da sola ai nostri rubinetti, ai nostri occhi, alle nostre officine, ma bisogna accompagnarla, captarla, trasformarla e distribuirla a chi ne fa uso. Per ottenere ciò non sono necessari i soldi per costruire solo le dighe lungo i fiumi, trivellare i pozzi nelle pianure, raccogliere le sorgenti in montagna, stendere grandi tubi di collina in collina e reti idriche nel sottosuolo delle nostre città, ma sono soprattutto indispensabili e necessarie le risorse per mantenere efficienti tali infrastrutture e gestirne efficacemente l’esercizio.
Noi non ci siamo mai occupati di questo problema, per anni abbiamo immaginato che qualcun altro se ne occupasse e magari queste strutture da sole si mantenessero e si modernizzassero. Occorre acquisire coscienza di questo problema e per farlo occorre conoscere bene l’uso che se ne fa nel territorio.
Quando si propone di istituire un catasto regionale, lo si fa con l’evidente obiettivo, con l’ambizione di approfondire la conoscenza che c’è dell’uso di acqua sul territorio; quando si immagina di individuare, delegando poi alla legge finanziaria regionale, la fissazione di un canone per un suo uso, si immagina anche di valorizzarne l’impiego, diversificandone l’uso tra le varie tipologie e cercando di esaltare il valore prezioso e limitato di questo bene.
Quindi c’è una normativa che da un lato istituisce un catasto regionale, dall’altro impegna le Province, semplificando procedure, per il censimento di queste risorse, dall’altro ancora definisce, delegandolo ad apposita tabella, il canone e al tempo stesso introduce anche un sistema sanzionatorio per l’uso iniquo e lo spreco di questa risorsa, ma c’è anche un’attenzione forte al problema acqua nel mondo, considerato che una parte delle risorse che dovremmo ricavare dai canoni, sarà impiegata in progetti di cooperazione internazionale. Questo nella consapevolezza che a nessuno di noi sfugge l’allarme che viene dall’assemblea dell’Onu, a nessuno sfugge l’allarme che deriva dalla consapevolezza piena che l’aumento della popolazione e il maggiore impiego di questa risorsa porterà, in futuro, a un suo maggiore e più rigido impiego.
L’attenzione che questa legge rivolge al territorio la individuiamo anche nella destinazione vincolata di parte dei canoni al dissesto idrogeologico. In un territorio come il nostro, plasmato, conservato, custodito negli anni dal lavoro dell’uomo nei millenni, il venire meno dall’attività capillare agricola, forestale rappresenta un rischio per la salvaguardia dai dissesti idrogeologici. La scelta politica di questa Regione di impiegare il 50% delle risorse per la cura del dissesto idrogeologico è meditata, consapevole, in un’agenda politica che pone al centro il problema della conservazione del territorio.
La discussione nella Commissione è stata serrata, ci sono state opinioni diverse, non siamo riusciti a trovare, come nostra consuetudine, una sintesi unanime, per quanto la Commissione abbia licenziato l’atto con voto unitario. Credo che con questo atto noi abbiamo fatto comunque un’azione importante della quale le Province e il territorio ci saranno presto grati, soprattutto se riusciremo ad attivarlo con grande tempestività.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Non prenderò tutto il tempo che ha impiegato il collega Comi, perché non voglio ripetere cose già da lui accennate. Questa legge la Commissione l’ha valutata molto attentamente e ha svolto una discussione partecipata, attenta e responsabile. Abbiamo cercato di interpretare sia l’architettura amministrativa che va a costruire questa legge, quindi abbiamo cercato di snellire i rapporti tra la Regione, la Provincia e i Comuni, soprattutto mettendo in risalto il livello di interconnessione e di scambio delle informazioni, in modo da costituire, attraverso il discorso del catasto regionale delle derivazioni, una situazione conosciuta da tutti gli enti locali ed estremamente interessante e funzionale alla programmazione degli interventi e delle iniziative di difesa della risorsa idropotabile.
Ritengo che noi abbiamo pensato di rispondere soprattutto — ecco il nostro giudizio positivo nella valutazione di questa legge — a dei principi, magari non a tutte le formule che la Giunta ci aveva proposto, esattamente quelli della semplificazione nei rapporti amministrativi e nel dialogo degli enti locali sullo stato delle derivazioni. Soprattutto l’istituzione del catasto regionale che altre Regioni hanno da moltissimi anni e noi siamo arrivati fra le ultime in Italia. Inoltre il discorso della destinazione per fini di difesa idrogeologica delle risorse che le derivazioni generano al bilancio della Regione e delle Province. Soprattutto, per nostra iniziativa, un emendamento che tende a definire bene e in modo certo la responsabilità degli enti e l’utilizzo delle risorse. Abbiamo quindi cercato di destinare queste risorse in modo particolare allea ree interne, pertanto c’è una specifica riserva di risorse per le aree interne e una specifica riserva di risorse che vanno utilizzate in concertazione con le Comunità montane, anche per definire un loro ruolo.
Il parere del gruppo di Forza Italia è sostanzialmente positivo, anche se non tutte le nostre istanze sono state recepite, comunque ritengo che la legge possa avere una sua organicità e una sua funzionalità.
Ho visto altri emendamenti presentati fuori tempo massimo rispetto all’approfondimento in Commissione, rispetto che ve ne siano alcuni anche contraddittori tra loro, quindi bisognerà verificarli. Non so quale livello di discussione riserveremo ad essi, perché alcuni tentano addirittura di stravolgere o cambiare l’architettura che in Commissione era stata realizzata, soprattutto nella definizione del soggetto destinatario dei canoni, Provincia e Regione, ci sono due emendamenti che riteniamo di dover superare. Infatti l’emendamento presentato dal collega Brandoni contrasta con quello approvato all’unanimità in Commissione.
Noi siamo per mantenere l’impalcato che in Commissione abbiamo dato a questa iniziativa e per questo già esprimo il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, riservandomi di intervenire qualora emergano dalla discussione sostanziali differenziazioni rispetto a quanto abbiamo deciso.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Ha la parola il consigliere Mammoli.
Katia MAMMOLI. Non ho molto da aggiungere rispetto a quanto è stato detto, se non prendere atto dell’impegno da parte della Giunta nella redazione di questa legge e dell’impegno da parte della Commissione nel verificare e valutare la legge stessa. Ho assistito ad alcuni degli incontri della Commissione, quindi so che la legge è stata verificata in ogni singolo articolo dalla Commissione stessa, sia per quanto riguarda la maggioranza che l’opposizione. Né poteva essere diversamente, considerando l’importanza non soltanto della legge in quanto tale, quanto del bene di cui stiamo parlando. Se la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dice che l’acqua è un bene primario che dovrebbe essere a disposizione di tutti per garantire la salute del singolo individuo, evidentemente ciò sta a rappresentare quanto questo sia un bene primario. Così come il fatto che le Nazioni Unite abbiano dichiarato, dal 2005 al 2015 i “Dieci anni dell’acqua”, cioè interventi per la possibilità di diffusione di questo elemento assolutamente primario.
Senza andare a verificare la situazione globale, perché sappiamo che popoli e realtà sono in condizioni estremamente drammatiche proprio per la mancanza di questo elemento, anche all’interno della regione Marche sappiamo che non tutte le realtà territoriali, non tutti i comuni, non tutti i paesi possono usufruire con la stessa tranquillità del bene acqua. Quindi tanto più va posta attenzione nei confronti di questo bene, in maniera che non ci siano né sprechi né dispersioni, anche perché si dovrebbe intervenire affinché la distribuzione possa avvenire in maniera uguale per tutti, ma soprattutto affinché non ci siano sprechi o dispersioni, attraverso le conduttore, di questo bene che diventa sempre più prezioso.
E’ evidente dagli emendamenti che sono stati presentati dalla Commissione, qual è stata la modalità politica di intervento rispetto alla legge stessa, quindi se consideriamo il fatto che si sia voluto rendere ancora più importante il discorso del risparmio idrico nelle categorie o nell’utilizzo di carattere industriale, sicuramente questa è stata una presa di posizione forte dal punto di vista politico, a dimostrare che un bene come l’acqua non può essere utilizzato, come invece ancora, purtroppo, sta succedendo, anche per motivi di carattere industriale, quando potrebbe essere riutilizzata la stessa acqua già consumata e non piuttosto l’acqua potabile.
Il fatto che siano state previste sanzioni non eccessive ma sicuramente più importanti rispetto a quelle previste dalla proposta di legge presentata dalla Giunta, dà la prova di come ci sia stata, da parte della Commissione, una sensibilità che poi si è espressa in questi emendamenti. E’ stato accennato poco fa il discorso del catasto regionale, anche questo è importante. Se non conosciamo la situazione regionale delle risorse idriche, del consumo idrico, dello spreco idrico, è difficile, a mio avviso, fare politiche importanti e serie relative la settore acqua. Anche il fatto che si sia chiesta una maggiore presenza da parte degli enti locali, Comuni e Province, rispetto alle escavazioni o rispetto alle condutture che sono presenti nel proprio territorio, è stata una scelta importante, perché è più facile controllare le captazioni rispetto al territorio di appartenenza, piuttosto che in un discorso generale.
Il lavoro che è stato fatto dalla Commissione è stato sicuramente attento e di spessore. Anche il fatto che si sia richiesta una migliore redistribuzione delle risorse derivanti dall’acqua, perché dal punto di vista ambientale possano essere fatte quelle opere di riqualificazione che sono necessarie soprattutto nelle zone montane ma non solo, è un emendamento che va nell’ordine di quanto è stato già detto rispetto a questa scelta politica.
Quindi confermo il mio voto a favore, anche con il piacere di una legge che è stata assolutamente controllata e verificata, sia dalla Giunta che dal Consiglio.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.
Massimo BINCI. Vorrei far rilevare l’importanza di questa legge. La sua parte più importante è quella che istituisce il catasto regionale dei prelievi di acqua pubblica. Questa è la base per la gestione delle acque nella nostra regione e per regolamentare e avere un’informazione sui prelievi che vengono fatti. Ciò permette anche di fronteggiare situazioni di eventuali emergenze, tanto è vero che all’articolo 1 della legge vengono normate in maniera specifica le situazioni d’emergenza: c’è la riaffermazione dell’importanza e della strategicità delle acque sotterranee presenti negli Appennini e si dice che queste nuove acque possono essere utilizzate solamente per fronteggiare situazioni di emergenza.
Un altro aspetto importante è quello che prevede che tutte le derivazioni debbano essere sottoposte al vincolo e al limite del mantenimento del minimo di flusso vitale nei fiumi. I nostri fiumi sono per la maggior parte a carattere torrentizio, invece il prelievo maggiore, soprattutto a fini agricoli e industriali è nel periodo estivo. Questo, comunque, deve tener conto del minimo di flusso vitale che permetta il mantenimento sia della vita del fiume stesso che delle acque di falda ecc.
Questa proposta di legge va a integrare quella sulla disciplina delle risorse idriche, cioè la legge 18 del 1998 e quindi ci dà la possibilità di una gestione più corretta e globale del bene acqua.
Ho presentato alcuni emendamenti che sono stati discussi nella precedente sessione consiliare in un’apposita Commissione. Il più importante è quello all’art. 1, secondo comma, nel quale si dice che le acque sotterranee presenti nei sistemi appenninici sono una risorsa e il loro uso è possibile per situazioni di emergenza. L’emendamento è volto a far sì che questo secondo comma normi solo le situazioni di emergenza e non quelle a regime che, invece, sono normate, dalla legge sulla disciplina delle risorse idriche, all’art. 18, che dice che le acque sotterranee profonde possono essere utilizzate a regime solo dopo studi di durata almeno decennale. E’ questa una precisazione importante, altrimenti si rischiava di annullare quella norma di salvaguardia per questi sistemi così delicati quali sono le acque sotterranee profonde che necessitano di studi di lungo termine per verificare gli effetti e visto anche che quelle sono risorse strategiche per la nostra regione e per l’Italia stessa.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Noi crediamo che con questo provvedimento ci si avvia sempre più ad affrontare e risolvere uno dei problemi più grandi che abbiamo di fronte in ogni momento, quando parliamo dello sviluppo di questa nostra regione, quindi del nostro territorio. Credo anche che al compiacimento che abbiamo nell’approvare uno strumento come questo, dobbiamo accompagnare un senso di forte realismo, in quanto parlare delle risorse idriche è molto impegnativo e dobbiamo tener presente che se da un lato discipliniamo l’attingimento, la disponibilità, l’utilizzo delle derivazioni di acqua, dall’altro dovremmo avere coscienza che sia giunto il momento di affrontare anche un altro problema, il problema madre: la disponibilità delle risorse idriche e non solo del demanio idrico e il loro utilizzo. Su questo abbiamo presentato una mozione che spero verrà discussa nel prossimo Consiglio regionale sulla salvaguardia, sull’assetto idrogeologico della nostra regione, perché crediamo che per quanto attiene la gestione di questa legge che ci accingiamo ad approvare, c’è un problema di difficile soluzione che riguarda i controlli della quantità di acqua emunta, quindi di tutto il gioco di vuoti e compensazioni che si realizza sul territorio attingendo, emungendo acqua. Dall’altro lato crediamo che si deve prendere il problema in origine, esaminando ciò di cui già la Regione dispone, cioè la Carta dei suoli, per verificare e programmare il fabbisogno ed eventualmente prevedere anche altre fonti di approvvigionamento dell’acqua, come avviene nelle società e nei paesi più evoluti.
Dico questo pensando che il maggiore utilizzo dell’acqua avviene nel mondo dell’agricoltura e anche se questa acqua viene in parte restituita agli alvei fluviali, crediamo che debba e possa essere affrontata e risolta in modo diverso. Basti pensare che chi non ha provveduto a questo, ha visto l’essiccamento di importantissimi corsi d’acqua, come il fiume Giordano che appunto si è essiccato per la poca lungimiranza nella programmazione dell’utilizzo delle sue acque.
Io credo che noi abbiamo tutte le condizioni per poter affrontare definitivamente questo problema, nel frattempo noi diamo parere favorevole a questa proposta di legge, con la coscienza che attuarla sarà importante, ma lo sarà tanto di più se avremo piena consapevolezza della quantità di acqua disponibile e del fabbisogno che abbiamo annualmente.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.
Leonardo LIPPI. Anch’io annuncio il voto favorevole dell’Udc a questa legge, anche perché si inizia così un censimento reale del nostro approvvigionamento idrico sotto tutti gli aspetti, sia sotto gli aspetti dell’utilizzo per scopo umano ma soprattutto anche per gli utilizzi a livello energetico di quest’acqua. Difatti vi sono approvvigionamenti che servono per produrre energia pulita e rinnovabile.
Quindi la conoscenza diretta e non frammentaria ci permette anche di programmare politiche di gestione di questa risorsa che non è più un bene infinito ma diventa un bene definito, per non far trovare le nuove generazioni in carenza di uno degli elementi essenziali della vita. Quindi l’importanza di questo atto è quella di iniziare un percorso programmatorio nella tutela ma soprattutto nella corretta gestione di questa risorsa e programmare anche interventi economicamente importanti per la sostenibilità del futuro delle nostre generazioni.
L’altro aspetto fondamentale riguarda l’utilizzo di questa risorsa per scopi alimentari, umani. Fino a ieri era disponibilissima in maniera naturale. Ricordo nel mio metà secolo di vita, che fino all’inizio degli anni ‘60-’70 l’acqua si poteva bere lungo i corsi senza avere alcun problema di contrarre alcun tipo di malattia, oggi dobbiamo essere molto attenti e vigili, perché gli inquinamenti che l’uomo stesso ha causato per l’eccessivo utilizzo di sostanze, sia sotto l’aspetto produttivo in agricoltura, sia sotto l’aspetto del consumismo generalizzato della nostra società, hanno contaminato queste fonti naturali con sostanze che non rendono questo bene direttamente fruibile.
Occorre allora la massima attenzione di chi governa la politica programmatoria regionale, con azioni mirate, addirittura, alla tutela e alla salvaguardia di questa risorsa, anche investendo, come è stato già fatto con risorse europee, nel recupero di questa capacità di essere bene fruibile direttamente dai cittadini, con interventi non coercitivi ma di programmazione condivisa e consolidata nel governo della stessa attività più antica dell’uomo, quella dell’uso delle terre per l’agricoltura. Io porto la diretta esperienza delle misure 2078, D3, nella tutela e modifica dei contenuti dei nitrati nei giacimenti idrici, azione fatta congiuntamente con risorse europee, per condurre un’agricoltura ecosostenibile, che consenta anche il recupero di queste potenzialità idriche fondamentali per lo sviluppo e la crescita delle nostre generazioni.
Per questo è bene partire e fare un momento zero con questa legge. Una volta che la conoscenza sarà approfondita e diretta, avremo anche gli strumenti per agire con politiche dirette nell’indirizzare risorse importantissime per il futuro dello sfruttamento di questa risorsa idrica.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Passiamo agli articoli.
Art. 1. Emendamento a firma Binci, che ha la parola per illustrarlo.
Massimo BINCI. L’avevamo discusso nella precedente Commissione. Praticamente unisce il secondo comma e lo riferisce tutto alle situazioni di emergenza idrica. E’ un’interpretazione che era stata accolta dal presidente della Commissione e dai tecnici.
L’ultima frase dell’articolo recita “tali risorse possono essere impiegate”. Con l’emendamento si toglierebbero tali parole e la frase suonerebbe così “l’utilizzo nelle acque sotterranee degli stessi sistemi è consentito per fronteggiare situazioni di emergenza e carenze idriche gravi per uso idropotabile e solo dopo preventive e specifiche indagini e studi finalizzati che escludano danni ambientali”. Quindi si toglie “tali risorse possono essere impiegate” e si sostituiscono queste parole con “e”.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi.
Francesco COMI. Questo emendamento è stato e c’è un parere favorevole. In qualità di relatore di maggioranza posso esprimere questo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Seppure ho detto prima che condividiamo tante scelte fatte su questa legge, anche in modo congiunto, maggioranza e minoranza, su questo emendamento non eravamo d’accordo, perché la modifica è sostanziale, nel senso che questa modifica rende quasi impossibile il fatto che una nuova risorsa possa essere utilizzata in modo definitivo previ studi previsti dalla legge. Teoricamente, nella proposta Binci queste risorse che vengono individuate per superare le fasi di emergenza non possono poi essere utilizzate per la fase ordinaria di gestione della risorsa idropotabile, mentre noi riteniamo che dopo appropriati studi, se abbiamo trovato una risorsa importante e di qualità, questa possa essere utilizzata. E’ solo questa la differenza, ma non ritengo che stravolga l’impostazione del collega Binci.
Massimo BINCI. La possibilità di uso a regime comunque rimane ed è normata dalla legge regionale 18. Se le acque sotterranee sono una risorsa, vanno studiate con i tempi con cui si riformano i giacimenti sotterranei di acque, perché i tempi di arrivo dell’acqua nelle bolle sono superiori a 10 anni.
Franco CAPPONI. La legge 18 non viene abrogata, per cui l’utilizzo deve soggiacere sempre a quella normativa.
Anche perché, normalmente, la fase a regime può diventare lunga, l’uso della risorsa temporaneamente può essere dilazionato nel tempo per garantire alla popolazione una quantità maggiore della risorsa idropotabile. A volte questo discorso della proroga delle emergenze diventa complicato e complesso, perché noi facciamo riferimento, per l’emergenza idropotabile, alla legge istitutiva della protezione civile e non facciamo riferimento alla potestà ordinatoria dei sindaci o di altre strutture di livello locale. Quindi questa norma poteva rimanere con questa disponibilità. Su questo sono contrario e noi esprimiamo voto contrario.
PRESIDENTE. La Commissione dà un parere favorevole all’emendamento. A me pare che la lettura non cambi assolutamente niente. Non voglio spingere alcuno né a ritirarlo né a votarlo, ma cosa aggiunge? Non riesco a capirlo. Passiamo, comunque, alla votazione.
Pongo in votazione l’emendamento n. 1 all’articolo n. 1.
Il Consiglio non approva
Massimo BINCI. Chiedo la verifica.
PRESIDENTE. Abbiamo votato, il voto è regolare ed ha dato il seguente risultato: 13 contrari e 12 favorevoli. In caso di irregolarità si fa la verifica, ma non mi sembra il caso.
Pongo in votazione l’articolo 1.
Il Consiglio approva
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 3. Ci sono due emendamenti del consigliere Binci.
Ha la parola il consigliere Comi.
Francesco COMI. Mi limito, per economia della discussione, ad esprimere il parere favorevole della Commissione ai due emendamenti.
Franco CAPPONI. Anche noi esprimiamo parere favorevole, perché si rafforza il disposto che abbiamo già approvato in Commissione.
Pongo in votazione l’emendamento n. 2.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’emendamento n. 3.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’articolo 3 come emendato.
Il Consiglio approva
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 5. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 6. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 7. Ci sono quattro emendamenti e un subemendamento.
Pongo in votazione l’emendamento n. 4.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’emendamento n. 5. Ha la parola il consigliere Comi.
Francesco COMI. Faccio una dichiarazione sugli emendamenti. L’emendamento n. 4 va bene, il n. 5 ha il nostro parere contrario, così come il n. 6. Mentre va bene il n. 7.
PRESIDENTE. E per il subemendamento 07?
Francesco COMI. Parere favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento n. 5.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 6. Ha la parola il consigliere Benatti.
Stefania BENATTI. Chiedo la sospensione del Consiglio per cinque minuti.
PRESIDENTE. Per quale motivo?
Stefania BENATTI. Perché gli emendamenti non sono stati sufficientemente esaminati, quindi per la regolarità della seduta e per la chiarezza c’è bisogno di fare il punto della situazione. Mi sembra evidente dalla confusione che si è creata negli ultimi dieci minuti, che ve ne sia bisogno.
PRESIDENTE. Non si è creata alcuna confusione. I consiglieri devono stare in aula. Io ho chiamato quattro volte...
Stefania BENATTI. Presidente, se non me li vuol concedere non me li conceda, ma io chiedo cinque minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Questo è un altro discorso, però non c’è alcuna confusione. I consiglieri devono stare in aula. Ho chiamato con il mio campanello quattro volte...
Stefania BENATTI. Mi sono confusa io, Presidente... Se mi vuol dare cinque minuti...
PRESIDENTE. Cinque minuti li do, perché non c’è alcun problema, se questo ci aiuta ad andare più spediti e a migliorare il nostro lavoro.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 12,55,
riprende alle 13,00
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.
Siamo all’articolo n. 7, emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio non approva
Subemendamento 07 del consigliere Binci. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Emendamento n. 7. Lo pongo in votazione come subemendato.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’articolo 7 come emendato.
Il Consiglio approva
Art. 9. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 10. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 11. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 12. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 13. Emendamento n. 8. Ha la parola il consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Si tratta più che altro di un coordinamento tecnico. Visto tutto quello che abbiamo scritto nella legge per definire in modo chiaro quando l’utente può intervenire per le fasi di controdeduzione qualora gli venga negata una concessione, questo emendamento chiarisce in periodi in cui si può intervenire.
Francesco COMI. Noi diamo parere contrario.
Pongo in votazione l’emendamento n. 8.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione l’articolo 13.
Il Consiglio approva
Art. 14. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 15. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 16. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 17. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 18. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 19. Vi sono due emendamenti, il n. 9 e il n. 10 del consigliere Binci.
Francesco COMI. Parere negativo ad entrambi.
Pongo in votazione l’emendamento n. 9.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione l’emendamento n. 10.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione l’articolo 19.
Il Consiglio approva
Art. 20. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 21. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 22. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 23. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 24. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 25. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 26. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 27. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 28. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 29. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 30. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 31. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 32. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 33. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 34. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 35. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 36. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 37. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 38. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 39. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 40. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 41. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 42. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 43. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 44. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 45. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 45. Emendamento n. 12 a firma Capponi, che ha la parola.
Franco CAPPONI. Nella definizione dei canoni riportata nella tabella allegata alla legge, riteniamo che l’uso ricreativo delle aree contigue, soprattutto nelle zone demaniali vicine ai fiumi soprattutto per l’attività di pesca sportiva, di addestramento cani, di appostamento fisso per caccia e addirittura per l’uso del parco fluviale a verde pubblico sia esorbitante rispetto alle altre concessioni. Ritenendo che queste sono concessioni, soprattutto per lo svolgimento di pratiche che hanno un valore sociale, ricreativo o ambientalistico, la richiesta di 125 euro per la semplice concessione mi sembra esorbitante. La risposta è di ridurla a 50.
Francesco COMI. Parere negativo della Commissione.
Pongo in votazione l’emendamento n. 12.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione l’articolo 45.
Il Consiglio approva
Art. 46. Subemendamento 013 del consigliere Brandoni all’emendamento n. 13 dei consiglieri Ortenzi e Lippi.
Francesco COMI. Parere favorevole all’emendamento presentato dal presidente della IV Commissione e parere contrario al subemendamento.
Franco CAPPONI. E’ la stessa posizione nostra.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Ho insistito a che in aula fosse così certificata questa mia posizione, perché l’emendamento presentato dalla Commissione non mi aveva particolarmente persuaso. Ho ascoltato nel dibattito generale, in riferimento a questa legge, la necessità unanime e condivisa del fatto che un bene come quello dell’acqua avesse l’opportunità e la possibilità di un controllo pubblico essenzialmente adeguato. Il subemendamento riguarda, in realtà, una questione tecnica: chi riscuote i canoni.
Credo — e il subemendamento ha questa ratio — che le Province che in questo ruolo hanno una funzione determinante (sono quelle che emettono tecnicamente i bollettini di pagamento e sono quelle che in molti casi debbono controllare questo percorso) possono avere conchiuso tutto il percorso, dall’emissione del bollettino al ricevimento dello stesso, al controllo del pagamento, al rapporto e alla rendicontazione. Questo emendamento non ha onere finanziario preciso, anzi costa assolutamente zero lire, riguarda solo il fatto che alla funzione delegata alle Province è affidato completamente l’iter generale della competenza. Quindi non è solo un problema di tempi e di possibilità di trasferimento delle risorse indicate dalla legge quanto l’opportunità di un percorso tecnicamente conchiuso, che in questo caso offrirebbe alle Province stesse la possibilità di un controllo più diretto, più costante e più adeguato.
PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’articolo 46 come emendato.
Il Consiglio approva
Art. 47. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 48. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione il coordinamento tecnico.
Il Consiglio approva
C’è ora un ordine del giorno presentato dal consigliere Binci, di cui do lettura: “Il Consiglio regionale considera le acque sotterranee presenti nei sistemi appenninici una risorsa ed una riserva strategica della Regione da tutelare. Tali risorse possono essere impiegate a regime solo dopo l’adozione degli strumenti di pianificazione delle risorse idriche dopo preventive, specifiche indagini e studi finalizzati allo scopo di durata almeno decennale che escludano danni ambientali”.
Ha la parola il consigliere Binci.
Massimo BINCI. Questa è una legge sulla derivazione delle acque. La legge di riferimento sulle acque è invece la legge 15 del 2000 e questa legge dichiarano entrambe che le acque sotterranee profonde dei sistemi appenninici sono una risorsa e una riserva strategica della regione da tutelare. Se sono da tutelare deve essere ribadito quello che la legge 15 del 2000 prevede in ordine alla tutela. Dice che devono essere attuati strumenti di pianificazione che studino la natura di queste risorse strategiche prima di essere utilizzate a regime. Prima noi avevamo normato l’uso in situazioni di emergenza, che è previsto da questa derivazione sulla derivazione di acque pubbliche ma l’uso a regime qui non viene normato e rimane. Quindi ripropongo e riaffermo quello che nella legge 15 del 2000 è scritto, cioè che l’uso a regime delle acque sotterranee profonde può essere concesso dopo studi di durata almeno decennale che escludano danni ambientali. Siccome sono strategiche e da tutelare, che ci siano degli studi appropriati che ci dicano come e in che misura possiamo utilizzarle, proprio perché sono strategiche, perché quelle sono delle bolle e se per caso viene prelevata troppa acqua e si seccano, potremmo non avere più queste risorse strategiche. Gli studiosi dicono che per verificare l’effetto di un prelievo a regime su queste risorse strategiche sono necessari come minimo 10 anni. Questo è il periodo minimo che la legge 15 del 2000 continua a prevedere, nonostante il voto di quest’aula, e che con questo ordine del giorno riaffermiamo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Consigliere Binci, non me ne voglia, però credo che questo ordine del giorno in realtà nasconda qualcosa di diverso dall’istituto dell’ordine del giorno. Senza andar lontano da sospetti particolari credo che sia inammissibile per due ordini di motivi: innanzitutto perché la funzione dell’ordine del giorno è quella di precisare, specificare porzioni eventualmente suscettibili di qualche cono d’ombra per quanto riguarda la possibilità di applicazione, qui invece siamo addirittura a un ordine del giorno che usa il verbo potestativo “possono”, ha un contenuto giuridico e normativo, un comando sostanzialmente, che è inserito attraverso le procedure di formazione delle leggi nella discussione consiliare, e sappiamo bene che addirittura è stata respinta da questo Consiglio regionale quella norma ed è impensabile che ciò che quest’aula ha respinto nella procedura fisiologica rientri dalla finestra...
Massimo BINCI. La legge 15/2000...
Guido CASTELLI. La legge 15/2000, se c’è già sprigiona i suoi effetti. Non possiamo riproporre come ordine del giorno una proposta che è stata già bocciata da questa Assemblea. Quindi mi appello al Presidente, senza entrare nel merito, perché potrebbe avere ragione Binci, ma non è questo il sistema: potrà riproporre questa sua norma come modifica alla legge che approviamo oggi, trascorsi i termini di legge, che fra l’altro fanno divieto di riproporre articoli o proposte che già sono stati bocciati dall’aula.
Un secondo argomento strettamente di merito è che c’è la legge 15, non capisco la ragione per cui si voglia replicare il contenuto di una legge che esiste. Addirittura a me pare — ma non è stato possibile fare una valutazione più approfondita — che siamo in termini più restrittivi della stessa legge 15. Comunque credo che sia assorbente su tutto il dato formale, quindi mi appello alla Presidenza del Consiglio perché non renda possibile un precedente che di fatto porterebbe uno squasso indicibile anche al procedimento di formazione delle leggi.
PRESIDENTE. Siccome c’è stato un intervento del consigliere Castelli, il quale ha eccepito il contenuto dell’ordine del giorno che non poteva essere prodotto in un certo modo, chiarisco che quando l’ordine del giorno dà un indirizzo alla Giunta e quando specifica i contenuti di un articolo, l’ordine del giorno può essere accettato e messo in votazione. Comunico quindi all’aula che è stato ritirato l’ordine del giorno che abbiamo discusso e ne è stato presentato uno nuovo, di cui do lettura: “Il Consiglio regionale considera le acque sotterranee presenti nei sistemi appenninici una risorsa ed una riserva strategica della Regione da tutelare. Il Consiglio regionale invita la Giunta, nell’applicazione di questa legge, a considerare tali risorse utilizzabili a regime solo dopo l’adozione degli strumenti di pianificazione delle risorse idriche dopo preventive, specifiche indagini e studi finalizzati allo scopo di durata almeno decennale...” — in questo senso è una precisazione dell’articolo, non un contrasto — “...che escludano danni ambientali così come previsto dalla legge regionale 15/2000”.
Enrico CESARONI. Presidente, l’ha firmato la dott.ssa Santoncini?
PRESIDENTE. I nostri tecnici stanno qui per aiutare i consiglieri. L’importante è che il prodotto sia di qualità e ci metta nella condizione di fare una cosa giusta.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Il gruppo dei Comunisti italiani voterà l’ordine del giorno e la legge, tuttavia vorremmo rilevare che anche l’altro ordine del giorno era del tutto legittimo, perché un ordine del giorno può approfondire qualsiasi tema, compresa anche l’interpretazione di una legge. C’è quindi stato un eccesso di tecnicismo, anche apprezzabile per certi versi, tuttavia vorrei ricordare che l’aula da questo punto di vista è sovrana, quindi l’ordine del giorno era validissimo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.
Vittorio SANTORI. Il contenuto di questo ordine del giorno in pratica è già presente nell’articolo 1 del testo che abbiamo approvato, quindi è una ripetizione pleonastica di qualcosa che già esiste o comunque già presente nella legge 15. Non mi pare che apporti nulla di nuovo rispetto alla legge 15 e all’art. 1 che abbiamo già approvato in questa sede. A maggior ragione, se il collega vuole insistere nella presentazione, anche se mi pare che non c’è utilità di presentarlo, potremmo anche astenerci.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Ribadisco quanto il collega Santori ha detto in merito all’argomento, cioè che l’ordine del giorno è assolutamente presente, sia nel formulato di questa nuova proposta di legge sia nella legge regionale 15. Lo ritengo quindi superfluo e un po’ strumentale, pertanto noi condividiamo il contenuto, ma ci asteniamo perché riteniamo che sia solamente strumentale.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Al di là dell’ammissibilità o meno dell’ordine del giorno, osservo che non solo è fondamentalmente strumentale, ma anche nel termine credo che sia questa l’occasione per reiterare un errore. Già la legge 15 del 2000, inserendo un termine decennale per degli studi, facendo riferimento a una valutazione di tipo quantitativo e non qualitativo degli studi propedeutici, fa una cosa — ed è successo in provincia di Ascoli Piceno — che secondo me verrà usata soprattutto come strumento di impedimento, di divieto, di dilazione e di differimento sine die di eventuali pratiche che dovessero dover preludere a un utilizzo come quello di cui si tratta. A mio modo di vedere, come la legge 15 del 2000 sbagliava nel tratteggiare un termine come requisito discriminatorio o comunque selettivo della validità di uno studio, altrettanto e sbagliato oggi riproporre un disposto che sul territorio sta producendo, a seconda della sensibilità in concreto della Amministrazione provinciale di turno, valutazioni difformi e dissimili che rendono sempre più “infeudata” la gestione di quelle tematiche che ineriscono lo sviluppo e dove a buon diritto è inclusa l’acqua. Quindi nessuna volontà di ampliare senza limite l’utilizzo delle acque, ma secondo me questa è la classica norma che impedisce e non consente, invece, la libera espressione delle valutazioni tecniche e politiche sul “caso acqua”.
PRESIDENTE. Voglio rassicurare tutti i consiglieri che questo ordine del giorno è assolutamente ricevibile, lo era anche l’altro, però in questo caso è più puntuale e più preciso. Il consigliere Binci ha voluto dare questo senso di maggiore precisione e credo che sia possibile metterlo in votazione. Pertanto lo pongo in votazione l’ordine del giorno, che recita: “Il Consiglio regionale considera le acque sotterranee presenti nei sistemi appenninici una risorsa ed una riserva strategica della Regione da tutelare. Il Consiglio regionale invita la Giunta, nell’applicazione di questa legge, a considerare tali risorse utilizzabili a regime solo dopo l’adozione degli strumenti di pianificazione delle risorse idriche dopo preventive, specifiche indagini e studi finalizzati allo scopo di durata almeno decennale che escludano danni ambientali così come previsto dalla legge regionale 15/2000”.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione la proposta di legge n. 42.
Il Consiglio approva
La seduta è sospesa. Propongo di riprendere i lavori non alle 16 ma alle 15.
La seduta è sospesa alle 13,35
Approvazione verbale
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 30 del 16 maggio 2006.
Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 97, in data 24 maggio 2006, ad iniziativa dei consiglieri regionali Benatti, Mollaroli, Altomeni e Binci: «Gestione del trasporto sanitario. Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 30 ottobre 1998, n. 36 (sistema di emergenza sanitaria)», assegnata alla V Commissione;
— n. 98, in data 25 maggio 2006, ad iniziativa del consigliere Comi,: «Modificazioni alla legge regionale 28 aprile 1994, n. 15 “Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette”, assegnata alla IV Commissione (Iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna).
— n. 99, in data 5 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta: «Approvazione del rendiconto generale dell’amministrazione per l’anno 2005», assegnata alla II Commissione.
Proposta di regolamento
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 23 maggio 2006, ad iniziativa della Giunta, la proposta di regolamento n. 3: «Modifiche al regolamento regionale n. 1/2004 in materia di autorizzazione delle strutture e dei servizi sociali a ciclo residenziale e semiresidenziale», assegnato alla V Commissione.
Mozioni
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 78 del consigliere Viventi: «Soppressione treni Eurostar da parte di Trenitalia s.p.a”»
— n. 79 del consigliere Castelli: «Procedura di mobilità a carico di n. 13 dipendenti del consorzio d bonifica dell’Aso, del Tronto e del Tesino»;
— n. 80 dei consiglieri Pistarelli, Ciccioli, Castelli, D’Anna e Romagnoli: «Registro delle coppie di fatto del Comune di Macerata»;
— n. 81 del consigliere Massi: «PSR: il cattivo tempo costringe gli agricoltori a non completare gli interventi annessi al finanziamento e quindi subire la perdita dei finanziamenti stessi: disparità di trattamento tra i beneficiari della misura H e i beneficiari delle altre misure che comportano investimenti strutturali. Necessità di superare il termine perentorio del 30 giugno 2006 con un provvedimento di proroga di almeno 60 giorni».
Nomine
PRESIDENTE. ho provveduto, in data 30 maggio 2006, alle seguenti nomine con i sottoelencati decreti:
— n. 58: “Cooperativa artigiana di garanzia Pietro Rabini di Ancona – nomina di due componenti nel Consiglio di Amministrazione”;
— n. 59: “Cooperativa artigiana di garanzia Fidimpresa di Ancona – nomina di due componenti nel Consiglio di Amministrazione”;
— n. 60: “Cooperativa artigiana di garanzia Libera Cooperativa di Ascoli Piceno – nomina di due componenti nel Consiglio di Amministrazione”.
Deliberazioni inviate dalla Giunta
PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 502 del 8/05/2006: «Art. 20 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie» – Euro 1.000.000.00;
— n. 503 del 8/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/02/2005 (codici SIOPE)»;
— n. 504 del 8/05/2006: «Art. 42 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione». Euro 917.049,67;
— n. 505 del 8/05/2006: «Art. 42 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione». Euro 184.410.424,63;
— n. 506 del 8/05/2006: «Art. 25 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Entrate derivanti da assegnazione dallo Stato e delle relative spese». Euro 460.049,10;
— n. 507 del 8/05/2006: «Art. 22, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2006». Euro 1.156.036,35;
— n. 542 del 8/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743/2005 (codici SIOPE)»;
— n. 544 del 8/05/2006: «Art. 25, comma 2, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 2 – Iscrizione di entrate derivanti da assegnazione da soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa». Euro 19.297,14;
— n. 545 del 8/05/2006: «Art. 25, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese». Euro 319.862,00;
— n. 555 del 15/05/2006: «Art. 29 della l.r. 31 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2006». Euro 30.000,00;
— n. 556 del 15/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 154 del 20 febbraio 2006.» Euro 1.000.000,00;
— n. 557 del 15/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/02/2005 (codici SIOPE)»;
— n. 558 del 15/05/2006: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 » Euro 4.362.186,19;
— n. 559 del 15/05/2006: «Art. 25 della l.r. 11 febbraio 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006». Euro 2.734.018,00;
— n. 562 del 15/05/2006: «Richiesta di una prima anticipazione ordinaria di cassa al Tesoriere della Regione Marche, per l’anno 2006. Articolo 32, l.r. 11 dicembre 2001, n. 31»;
— n. 563 del 15/05/2006: «Art. 25, comma 1 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per la tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche». Euro 7.831.312,92;
— n. 564 del 15/05/2006: «Art. 25, comma 1 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazioni statali vincolate a scopi specifici e relativi impieghi». Euro 105.000,00;
— n. 587 del 15/05/2006: «Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743/2005 (codici SIOPE)».
— n. 613 del 22/05/2006: «Art. 22, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n 31 – Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2006». Euro 5.628.369,18;
— n. 614 del 22/05/2006: «Art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2006.»;
— n. 616 del 22/05/2006: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006». Euro 219.025,85;
— n. 617 del 22/05/2006: «Art. 25, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese». Euro 65.481.803,00;
— n. 618 del 22/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/02/2005 (codici SIOPE).»;
— n. 619 del 22/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001 n. 31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006.» Importo di Euro 1.404.682,71.
Congedo
PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Agostini.
Sull’attentato compiuto a Nassiriya ai danni di militari italiani
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere D’Anna. Ne ha facoltà.
Giancarlo D’ANNA. Chiedo la parola, perché ancora una volta è successo un grave episodio che ha colpito la comunità italiana e i militari italiani all’estero. Tutti sanno che ieri c’è stato un ennesimo attentato che ha avuto come vittima un altro militare italiano in Iraq. Credo che sia doveroso e opportuno, come abbiamo già fatto in altri momenti, ricordare questo e gli altri caduti con un minuto di silenzio, perché penso che sia il minimo che si possa fare in una giornata triste come questa.
Qualche buona notizia è arrivata, nel senso che altri militari che erano in coma ne sono usciti, però rimane il fatto gravissimo che ha colpito la comunità dei sardi che compongono per la maggior parte la Brigata Sassari che sta operando in Iraq, quindi penso che sia doveroso ricordare quanti si sono sacrificati in questa missione.
PRESIDENTE. Il consigliere D’Anna mi ha anticipato su questo argomento. Mi auguro di non trovarci nella condizione di assuefarci a una cosa del genere, perché questa è la terza volta che noi commemoriamo la scomparsa di un nostro militare a Nassiriya.
La morte, a Nassiriya del caporalmaggiore dell’esercito Alessandro Pibiri, 25 anni, di Selargius, in provincia di Cagliari ed il ferimento grave di suoi quattro commilitoni rappresenta un dolore che si rinnova per ognuno di noi e per tutto il paese.
Desidero esprimere il senso del più profondo cordoglio, mio personale e di tutta l’Assemblea alla famiglia del militare rimasto ucciso e la più ampia solidarietà alle famiglie dei feriti.
Chiedo di osservare un minuto di silenzio.
(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)
Dimissioni dei consiglieri regionali Remigio Ceroni e Carlo Ciccioli dalla carica di consigliere regionale
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni dei consiglieri regionali Remigio Ceroni e Carlo Ciccioli dalla carica di consigliere regionale.
A tal proposito comunico che con note in data 22 maggio 2006 e in data 25 maggio 2006, distribuite ai colleghi, rispettivamente il consigliere Carlo Ciccioli e il consigliere Remigio Ceroni hanno rassegnato le dimissioni dalla carica di consigliere regionale.
Ai sensi del sesto comma dell’art. 15 del regolamento interno, il Consiglio regionale deve, quindi, procedere alla presa d'atto e alla sostituzione dei due consiglieri dimissionari.
Quanto alle dimissioni dal mandato consiliare, come è noto, queste sono motivate per entrambi dalla loro elezione alla carica di componenti delle Camere nella recente consultazione elettorale del 9 e 10 aprile 2006 incompatibile con la carica di consigliere regionale ai sensi dell'art. 4, comma 1 della legge 23 aprile 1981, n.154.
La presa d'atto delle dimissioni dei consiglieri Carlo Ciccioli e Remigio Ceroni rappresenta un adempimento obbligatorio da parte del Consiglio e non richiede una votazione esplicita, in considerazione della motivazione posta alla base delle dimissioni stesse.
Il consigliere Ciccioli mi ha chiesto di are una breve dichiarazione. Direi di dare la parola al consigliere Ciccioli, prima di passare alla surroga.
Carlo CICCIOLI. Ovviamente, “non potevo mancare”. Non verserò qualche lacrimuccia come mi ha detto prima un collega, ma un po’ commosso lo sono, perché si tratta sicuramente di un distacco emotivamente forte.
Ho passato nel Consiglio regionale ben 16 anni della mia vita, tre legislatura più quest’ultimo anno della quarta. E’ sicuramente un pezzo importante, importantissimo della mia vita e voglio sperare che sia stato un contatto, anche per gli altri, significativo.
Credo di avere viaggiato attraverso la storia della nostra regione, comunque dell’istituzione regionale, perché la mia prima legislatura l’ho fatta quando ero poco più che trentenne, in quella che veniva chiamata la “prima Repubblica” e lì ho conosciuto i fondatori dell’istituzione regionale, cominciando dal presidente Massi, con cui ho avuto poi un simpatico e cordiale rapporto nel tempo e tutti gli altri, che con ruoli più o meno positivi, più o meno importanti posso citare, da Recchi a Giampaoli, a Bassotti, a Tambroni che sono stati, comunque un pezzo della nostra storia.
Poi non rieletto nel 1990, sono tornato nei banchi del Consiglio nel 1995, quando ero cambiato molto. La mia prima esperienza fu sicuramente di marginalità politica — allora ero rappresentante del Msi e sicuramente il nostro ruolo era di intransigente opposizione, ma molto limitato nell’effetto politico — poi dal 1995 ho avuto ruoli anche istituzionali, molto importanti, sono stato segretario, vicepresidente del Consiglio, capogruppo fino a poche ore fa. Ho quindi avuto modo di vivere in maniera diversa questa esperienza, a volte ostacolando con successo leggi e proposte della maggioranza, a volte contribuendo ai lavori del Consiglio. Voglio ricordare che in una legge che considero importante, la legge 18 sui servizi sociali, relatore l’ex assessore Secchiaroli, furono accettate mie integrazioni e un pezzo di quella legge porta anche la mia firma, ed era una legge che interveniva sulla qualità dei servizi e dell’assistenza alle persone. Quindi ho avuto modo sicuramente di vivere in maniera diversa e significativa questa esperienza.
Oggi mi dimetto perché accetto il mandato parlamentare. E’ una cosa voluta, non mi è caduta addosso, è una scelta che considero per me molto prestigiosa, però c’è sempre un piccolo di rammarico per non poter più partecipare alle scelte locali, regionali. Sicuramente il Parlamento rappresenta un pilastro delle istituzioni della Repubblica. Ho avuto modo di constatare, in queste prime sedute a cui ho partecipato, molto importanti — tra l’altro l’elezione del Capo dello Stato — il ruolo, il prestigio e anche la forza di proposta politica dell’istituzione Parlamento. Però le radici sul territorio sono molto importanti, quindi considero questo mio andarmene in un’altra istituzione, un distacco, una perdita, un qualcosa che si perde.
Non voglio aggiungere altro. A tutti i colleghi rivolgo un sincero saluto, anzi chiedo scusa se qualche volta ho ecceduto, ma vi assicuro che l’ho sempre fatto in buona fede, riflettendo...
Ottavio BRINI. Non sempre...
Carlo CICCIOLI. Quella volta ero veramente in buona fede, e quando non ti ho fatto eleggere Vicepresidente del Consiglio ho fatto veramente una scelta sincera e profonda.
Ai colleghi un sincero saluto. Ringrazio il personale per il supporto in tutti questi anni, supporto tecnico, suggerimenti intelligenti, talvolta di buon senso, perché non sempre chi fa politica, in tutti i partiti, ha sempre buon senso. Quindi veramente un affettuoso ringraziamento al personale, lo dico con il cuore in mano a tutti. Ovviamente un ringraziamento al mio gruppo: credo che senza la mia presenza faranno ancora meglio, perché la mia presenza in tutti i sensi è “pesante”, non solo per il peso fisico. Credo che lavoreranno molto bene. In particolare mi sento di rivolgere un grande “in bocca al lupo” al collega che mi sostituirà in questi banchi. Daniele Silvetti appartiene alla fascia generazionale immediatamente successiva alla mia, è un grande amico, una persona che stimo moltissimo, sono estremamente contento che possa sedere al mio posto, perché significa che esiste una continuità, politica ma anche umana e credo che l’aspetto umano non è secondario, perché conta la politica sicuramente, conta il contributo di passione, di intelligenza, di impegno di ciascuno di noi, però la relazione umana, il rapporto umano credo che non può essere cancellato.
Con queste parole, spero colte da tutti con affetto, vi saluto e auguro veramente a tutti un grande, buon lavoro. Grazie.
(Applausi dei consiglieri)
PRESIDENTE. Grazie, consigliere.
Vorrei dire alcune parole mie personali, ma credo di rappresentare il punto di vista di tutta l’Assemblea e di tutti i consiglieri.
Non è facile lavorare in un’aula assembleare, perché a volte ci lasciamo anche prendere da sollecitazioni che attengono ai ruoli e si finisce per assumere delle parti che spesse volte sono anche un po’ forzate, ma devo assicurarle, consigliere, che il suo contributo in quest’aula è stato apprezzato. Non abbia a lamentarsi se poche leggi contengono la sua firma: il suo contributo c’è stato comunque, perché si contribuisce a migliorare una legge, a perfezionare un atto anche dando il suggerimento critico e anche non condividendo per intero i documenti che vengono approvati in quest’aula.
Il suo contributo è stato senz’altro apprezzato e ci ha messo nella condizione di godere di un’esperienza lunga come la sua. L’augurio che ci rivolgiamo tutti noi e che rivolgiamo a lei anche per il nuovo lavoro, è che non senta questo nuovo impegno come un distacco dalla nostra Regione. Lei dice che, ovviamente, per il suo attaccamento, per il lavoro che ha fatto la porta nel cuore: se la porti nel cuore anche in Parlamento, mantenga il contatto con il Consiglio regionale, la Giunta regionale e ci aiuti a risolvere i tanti problemi che dobbiamo insieme affrontare, perché come sempre, al di là dei ruoli — è una battuta un po’ scontata ma senz’altro vera — è più facile raggiungere gli obiettivi se si coopera anche pensandola diversamente e in questo senso ci va di ricordarla. Grazie.
(Applausi dei consiglieri)
E’ ovvio che queste parole valgono anche per il consigliere Ceroni, oggi assente, che seppure con un’esperienza più limitata, ha pure svolto un ruolo molto importante in questo Consiglio e ci ha messo nella condizione di avere ben chiaro sempre il punto di vista di un pezzo del Consiglio e della società marchigiana. Quindi un augurio di buon lavoro anche all’on. Ceroni.
Dichiaro quindi a nome del Consiglio regionale la presa d'atto delle dimissioni dalla carica dei consiglieri regionali Carlo Ciccioli e Remigio Ceroni.
Ricordo, inoltre, ai consiglieri che in materia di surrogazioni l'articolo 16, primo comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108 stabilisce che il seggio rimasto vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che, nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto.
Dalle risultanze del verbale delle operazioni elettorali dell'ufficio centrale circoscrizionale della circoscrizione elettorale regionale di Ancona relativo alle elezioni per il Consiglio regionale del 3 e 4 aprile 2005, si evince che nella lista n. 5 - con contrassegno Alleanza nazionale-Msi, stessa lista e circoscrizione di elezione del consigliere dimissionario Carlo Ciccioli, il candidato che segue immediatamente l'ultimo eletto è il signor Daniele Silvetti.
Mentre dalle risultanze del verbale delle operazioni elettorali dell'ufficio centrale circoscrizionale della circoscrizione elettorale regionale di Fermo relativo alle elezioni per il Consiglio regionale del 3 e 4 aprile 2005, si evince che nella lista n. 8 con contrassegno Forza Italia, stessa lista e circoscrizione di elezione del consigliere dimissionario Remigio Ceroni, il candidato che segue immediatamente l'ultimo eletto è la signora Graziella Ciriaci.
Anche la decisione relativa alla sostituzione, rivestendo carattere di accertamento tecnico, non darà luogo, secondo prassi costante ed in assenza di contestazioni, ad una votazione esplicita.
Non essendoci interventi in merito, il Consiglio regionale procede all’attribuzione del seggio rimasto vacante a seguito delle dimissioni del consigliere Carlo Ciccioli al signor Daniele Silvetti e del seggio resosi vacante a seguito del consigliere Remigio Ceroni alla signora Graziella Ciriaci che prego di entrare in aula e di prendere posto.
(I consiglieri Silvetti e Ciriaci
prendono posto nei banchi
del Consiglio regionale)
I neo consiglieri hanno espresso il desiderio di portare il loro saluto. Il mio è un benvenuto che vuol essere meno retorico possibile. Vi auguro buon lavoro e di potervi rendere utili all’Assemblea e all’intera comunità marchigiana.
Ha chiesto di parlare il consigliere Graziella Ciriaci. Ne ha facoltà.
Graziella CIRIACI. Il primo saluto vorrei rivolgerlo a Remigio Ceroni che mi ha dato la possibilità di essere presente qui e successivamente vorrei leggere due righe, perché essendo questo, per me, il primo giorno, ho un’emozione incredibile. Ripeto, sono molto onorata.
Rivolgo i miei saluti al signor Presidente del Consiglio, al signor Presidente della Giunta e a tutti i consiglieri.
Vorrei tra l’altro ricordare che sono qui quale appartenente al gruppo di Forza Italia. Sarò comunque presente, vorrò portare il mio contributo come cittadino e come rappresentante delle attività produttive. Sono un imprenditore e sono una donna.
Metterò tutto il mio impegno, ascolterò, vorrò imparare, soprattutto, da voi, vorrò essere molto umile e lavorare con voi in piena cordialità, al di là di quella che sarà la nostra posizione politica.
Ringrazio tutti, scusatemi perché non sono mai così emozionata, poiché di solito sono anche un po’ temeraria, ma sinceramente questa è un’emozione incredibile. Grazie di cuore a tutti e buon lavoro.
PRESIDENTE. Grazie a lei, consigliere Ciriaci.
Ha la parola il consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Saluto tutti i consiglieri, gran parte dei quali conosco. Vengo dall’esperienza del Comune di Ancona, quindi per me è un grande onore partecipare a questa seduta e mettermi a disposizione di questo Consiglio, di questa Regione. Un ringraziamento va al consigliere on. Carlo Ciccioli con il quale, come avete capito dalle sue parole, ci lega un rapporto di amicizia e di stima reciproca, di stretto legame politico. Devo tanto a lui, devo tanto al partito e voglio essere all’altezza del seggio lasciato poco fa dal collega Carlo Ciccioli. Sarà per me un compito arduo, perché ne conosco le capacità, il ruolo che ha esercitato all’interno di questo ente. Non farò mancare il mio apporto, perché credo fortemente nelle istituzioni, riconosco pienamente il ruolo del Consiglio regionale. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Interpellanza (Rinvio): «Legge regionale sulla cultura», Favia (10)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 10 del consigliere Favia. Questa interpellanza deve essere rinviata, poiché non è presente l’assessore Solari.
Interpellanza (Rinvio): «Costi personale servizio sanità», Pistarelli (16)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n;. 16 del consigliere Pistarelli. Anche questa interpellanza deve essere rinviata, poiché manca la risposta.
Interrogazioni (Svolgimento):
«Situazione economica Aerdorica spa – assetto societario», Bugaro (182)
«Conti della Società Aerdorica», Bugaro (295)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 182 e n. 295 del consigliere Bugaro, unificate.
Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.
Loredana PISTELLI. Il consiglio di amministrazione della società Aerdorica, nominato il 3/12/2004, ha presentato ai soci nel corso dell'assemblea tenutasi nel mese di agosto 2005 un bilancio, riferito all'esercizio 2004, recante un passivo di circa 6,6 milioni di euro.
L'assemblea ha perciò deliberato la reintegrazione del capitale sociale e, nel contempo, ha conferito all'organo amministrativo l'incarico di redigere un piano industriale diretto alla salvaguardia della società ed allo sviluppo delle attività dello scalo aeroportuale.
Il piano industriale è stato approvato definitivamente, con proiezione biennale, nell'assemblea dei soci tenutasi il 15/02/2006.
Dalle informazioni acquisite dal presidente e dall'amministratore delegato della società la perdita per l'esercizio 2005 si dovrebbe attestare su una cifra pari 5,4 milioni di euro.
Il bilancio dell'anno 2005 verrà sottoposto all'assemblea dei soci convocata per il giorno 30 giugno 2006: in tale sede si avrà modo di verificare formalmente l’andamento della Società e di assumere le conseguenti decisioni.
E' appena il caso di notare come il risultato comporterebbe comunque una riduzione del passivo pregresso per oltre un milione di euro, ottenuta in un periodo di crisi del settore con una contrazione dello sviluppo del traffico aeroportuale che ha interessato tutti gli scali di rilievo nazionale.
Pertanto il vero problema è quello della ricerca di strategie che consentano il risanamento della società e il rilancio dell'aeroporto.
In tale direzione sta operando la Giunta regionale, che, a testimonianza del suo impegno a favore della infrastruttura, ha anche approvato una proposta di legge per rilanciare l'aeroporto di Falconara.
Attraverso questo intervento si prevede di finanziare la società Aerdorica con 2 milioni di euro per l'anno 2006: uno per il sostegno delle attività aeroportuali, uno per l'aumento del capitale sociale.
Il governo regionale ha subordinato ulteriori finanziamenti alla presentazione di un piano industriale e al riassetto organizzativo della società.
L'intento della proposta di legge è di assicurare il risanamento e sviluppo della società in considerazione della rilevanza strategica dell'aeroporto di Falconara nel sistema logistico e infrastrutturale delle Marche.
Queste decisioni sono state assunte in pieno accordo con gli altri soci pubblici e con la componente privata del capitale sociale. Non dobbiamo infatti dimenticare che la Regione Marche, seppur azionista importante, detiene pur sempre solo il 27% delle quote di capitale sociale dell'Aerdorica Spa.
Sul punto, appare necessario precisare che, in materia di gestione delle società commerciali qual é Aerdorica, i risultati fanno carico a tutti i soci, senza la possibilità per nessuno di sottrarsi alle correlate responsabilità
Le passività maturate, dunque, rappresentano un onere per l'intera compagine sociale di Aerdorica. E' il caso di ricordare che l'attuale consiglio di amministrazione è stato nominato anche dai soci privati che hanno approvato il piano industriale biennale.
Pertanto non solo i soci privati non hanno, in astratto, la possibilità di disimpegnarsi dalla gestione della società, ma non risulta da nessun atto ufficiale che abbiano intenzione di farlo, in concreto.
Essi, nel recente passato hanno già sottoscritto un aumento del capitale sociale per la quota di propria competenza, provvedendo ai relativi versamenti di denaro.
Come già riferito, il problema per la società Aerdorica spa è quello di trovare soluzioni adeguate per la salvaguardia del valore dell'aeroporto e nessuno dei soci, pur nella diversità delle valutazioni espresse, ha mai manifestato la volontà di sottrarsi a detto compito.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Bugaro.
Giacomo BUGARO. Credo che il Presidente Spacca debba rispondere all’interrogazione successiva, quindi preferirei fare una replica su entrambe le risposte. Per lo meno, questi erano gli accordi che avevamo preso lo scorso Consiglio.
PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.
Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Credo che dobbiamo partire dalle comunicazioni che ora faceva l’assessore Pistelli per affrontare il problema della società Aerdorica, in modo particolare dobbiamo soffermarci sul disavanzo della gestione dell’esercizio 2004 e dell’esercizio preventivato 2005, ovvero 6,6 milioni di euro per il 2004 e 5,4 milioni di euro per il 2005. Sono cifre pesanti che anche una società forte come l’Aerdorica — forte per la sua struttura, forte per la sua compagine sociale fatta da tutte le istituzioni regionali e da una compagine privata particolarmente significativa — non può sopportare. Sono cifre che devono portarci a rivedere il piano strategico di questa società, perché non è pensabile poter affrontare uno scenario di carattere finanziario nei prossimi anni, che sia in linea con questo trend.
La situazione è stata esaminata con grande attenzione dalla Giunta regionale ed è sintetizzata in una strategia che è definita dalla proposta di legge approvata dalla Giunta regionale non più tardi di una settimana fa. Ritenendo che comunque l’aeroporto, che non chiamerei più “di Ancona e Falconara”, ma l’”aeroporto delle Marche” è una infrastruttura strategica per il nostro sistema di vita comunitaria, è strategico, bisogna definire un modello di intervento che consenta il funzionamento migliore di questo impianto.
La Giunta regionale quindi propone al Consiglio regionale — e lo fa con un testo legislativo — di assumere una grande responsabilità verso questo aeroporto erogando 2 milioni di euro che possono essere utilizzati sia per sottoscrivere un aumento di capitale sociale, sia per partecipare alle spese di esercizio dell’attività dell’aeroporto. Accanto a questo esiste una riserva finanziaria denominata “patto per lo sviluppo” che stiamo trattando con le associazioni di categoria e con le forze sociali, perché altri due milioni di euro, che aggiungerebbero ai due previsti nella proposta di legge che gravano sul bilancio di previsione 2006 della Regione Marche — vengono resi disponibili con le stesse modalità (aumento di capitale sociale e partecipazione alle spese della società Aerdorica, in modo tale da portare questa società in un’area di sicurezza rispetto ai dettami del codice civile, su cui esistono delle riserve in questo momento, visto il passivo che la società presenta. Naturalmente questo sforzo della Regione deve essere accompagnato da uno sforzo di governance che in questo momento definisce la società Aerdorica, quindi deve vedere coinvolti anche i soci privati che, come diceva l’assessore Pistelli, in questo momento non hanno manifestato intendimenti di deresponsabilizzazione o di voler far venir meno il loro supporto nella strategia futura dell’Aerdorica.
Naturalmente questo sforzo finanziario deve accompagnarsi, come abbiamo previsto nel testo della proposta di legge, alla ridefinizione del piano industriale, un piano industriale che non sia più orientato su un livello tendenziale di perdite come quello che si registra negli ani 2004 e 2005 su cui gravano esercizi precedenti in modo pesantissimo, quindi la ridefinizione di un piano industriale che porti a un consolidamento e a un risanamento la situazione della società.
Noi siamo fortemente determinati a perseguire questa strada, che comporterà, naturalmente, un riassetto societario anche dell’Aerdorica.
Ci siamo basati in questo periodo di tempo anche sul conforto degli advisor e di società con cui ci siamo confrontati, per cercare di trovare immediatamente un partner che potesse partecipare a questo aumento del capitale sociale. I nostri tentativi non sono andati a buon fine, perché una società che si presenta in questa situazione non è sicuramente appetibile, quindi il passaggio attraverso il consolidamento e il risanamento della società è necessario, porla in una situazione di equilibrio e di maggiori prospettive verso il futuro diventa indispensabile. Quindi intendiamo perseguire questa strada con il conforto, mi auguro, di tutto il Consiglio regionale, perché l’aeroporto e la società Aerdorica non sono né di centro-destra né di centro-sinistra, è una infrastruttura strategica molto importante per la nostra regione.
Abbiamo anche visto che la strada non è assolutamente impossibile, nella esperienza europea ci sono aeroporti che sono passati da 350.000 utenti a un volume di presenze molto più alto, che garantisce l’equilibrio dei costi. Faccio l’esempio più clamoroso, che è quello di Bergamo, passato da 350.000 a 4 milioni di passeggeri nel giro di pochi anni, ma in Europa ci sono altri esempi per cui non è possibile arrivare a un raddoppio delle presenze di passeggeri nel nostro aeroporto, anche in funzione delle caratteristiche che l’economia regionale presenta, di grande interesse sullo scenario internazionale.
Da questo punto di vista dobbiamo immaginare anche delle attività che in qualche modo pongano l’aeroporto delle Marche al centro di una vasta azione di promozione delle nostre attività economiche e sociali.
Quindi costruire insieme questo percorso che passa, però, attraverso una strategia immediata di consolidamento e di risanamento della società Aerdorica.
Questo è il senso della proposta di legge che abbiamo approvato in Giunta, questo è il senso della riflessione che insieme abbiamo effettuato in Giunta regionale e che proponiamo questa mattina come risposta all’interrogazione presentata dal consigliere Bugaro.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.
Giacomo BUGARO. Evidentemente le interrogazioni sono due e seguono due strade diverse: da una parte l’aspetto meramente economico, quindi della gestione, dall’altra quello ben più importante, visti i risultati, delle prospettive da dare a questo aeroporto.
Chiudere un bilancio, nel 2006, con 6,6 milioni di euro di passivo è un dato preoccupante; chiudere un bilancio con 5,4 milioni di euro nel 2005 è altrettanto preoccupante, perché sembrerebbe ridursi di 800.000 euro il deficit, ma sappiamo che questa chiusura di bilancio è “migliore” rispetto a quella precedente perché l’Aerdorica ha venduto dei cespiti che hanno abbassato la perdita, quindi è un fatto casuale, altrimenti il disavanzo sarebbe anche superiore a quello dell’anno precedente.
Ma questa cosa viene da lontano, è un aspetto che noi denunciamo da diverso tempo, io iniziai a farlo dai banchi del Consiglio comunale di Ancona nel 2002-2003, tant’è che questa vicenda fu portata all’attenzione di un noto settimanale nazionale partendo dalla mia interrogazione, visto che il Comune di Ancona è anch’esso, in quota minore, socio dell’Aerdorica.
Intravedevamo, con la fine dei traffici dovuti alla guerra in Kosovo, che sarebbero tornate a galla le deficienze nella gestione, segnatamente in una società come Evolavia che generava un preoccupante aumento dei debiti. Nonostante questo si sono succeduti vari amministratori alla guida della società, senza che però i soci abbiano inciso con una sferzata reale nelle dinamiche di gestione. Di qui il continuo, progressivo aumento dei deficit nelle chiusure dei bilanci. Debbo dire, Presidente, che apprezzo le parole che lei, oggi ci viene a riferire sulle prospettive. Concordo con lei quando dice che l’aeroporto di Falconara è aeroporto delle Marche, al servizio del sistema Marche.
Quando però l’assessore Pistelli dice che con il 27% delle quote non si può fare più di tanto, questo mi disturba un pochino, perché quello che noi abbiamo lamentato fino ad oggi è che sapevamo di avere una metastasi al nostro interno e nessuno si è voluto con perizia applicare nel proporre un piano di risanamento effettivo di questa importante e strategica infrastruttura.
Lo dico perché suona strano che rispetto a un piano industriale approvato da pochi mesi con la fanfare, oggi sentiamo dire in quest’aula che ne deve essere approvato uno nuovo. Delle due l’una: o era sbagliato quello precedente annunciato con grande enfasi o è buono quello che ancora non conosciamo.
Questo denota la superficialità con la quale questa Giunta regionale negli anni, ma più in generale tutto il sistema che ha gestito l’aeroporto, si è approcciato rispetto a questo problema che noi denunciamo con grande fora da tempo, non da oggi. Di qui anche la nostra mozione, che non è stata discussa in quest’aula e che porta la data di diversi mesi fa, nella quale volevamo dichiarare questa struttura strategica ai fini del sistema Marche, che avrebbe consentito a questa Giunta regionale, sin dall’epoca — la quale conosceva questi dati — di poter aiutare e finanziare — cosa diversa rispetto al ripiano delle perdite — l’infrastruttura, la società, al pari di quanto si fa con il trasporto su gomma e il trasporto su rotaia.
Noi aspettiamo l’arrivo in aula di questa proposta di legge di rilancio dell’aeroporto, l’azionariato si comporterà come riterrà opportuno. C’è un codice civile: se i soci conferiranno manterranno la loro quota, se non conferiranno vedranno abbassata o annullata la loro quota di partecipazione. Certo è che quel patto che ha dato vita a questa società è fallito, quella strategia è fallita. Oggi bisogna ripensare un azionariato diverso all’interno dell’Aerdorica, bisogna che ci sia un’assunzione di responsabilità forte da parte del governo regionale per dare delle linee guida chiare a questa infrastruttura strategica, che passi tramite una concertazione con tutte le associazioni e gli attori del territorio, per capire quali sono le aree che ci interessano e che dobbiamo andare a coprire in termini di rotte, per poter dare un supporto sincero e reale alla nostra locale economia. Questo hanno fatto in altre regioni. Prima lei citava, Presidente, l’aeroporto di Bergamo, ma ci sono anche altre realtà più piccole e più simili alla nostra che con una differente organizzazione, con un supporto differente da parte dell’ente Regione, rispetto a quello che noi abbiamo proposto fino ad oggi all’Aerdorica, si sono riconvertite nel giro di poco tempo, arrivando a risultati apprezzabili.
Non voglio gettare la croce addosso al management, anzi ringrazio essenzialmente l’ing. Saronne per quello che ha fatto, soprattutto in mancanza di una partnership, di un supporto franco e reale che è mancato da parte di tutti i soci, soprattutto di questa Giunta, non tanto quell’uscita, l’anno scorso, dalle urne quanto quella precedente. Se abbiamo onestà intellettuale questo ce lo dobbiamo dire con grande chiarezza. Quindi lo voglio ringraziare per quello che ha fatto, pur nelle difficoltà, e sicuramente — l’ho dichiarato l’altro giorno nel giornale — non sta a me proporre soluzioni perché non faccio parte della maggioranza, ma faccio delle serene riflessioni e dico che c’è bisogno, in questa fase di emergenza, di individuare una persona di chiara e assoluta esperienza nel settore del trasporto aeroportuale che possa proporre a questa Giunta, ente supremo di governo del territorio, delle soluzioni chiare, semplici ed efficaci, dopo una larga consultazione, per cercare di riportare questa infrastruttura al servizio delle Marche, al servizio della sua economia, al servizio del suo territorio.
Sono felice che prima o poi, a forza di bussare, finalmente qualcosa si inizia a muovere. Forza Italia ed il sottoscritto continueranno nella loro opera di controllo presso questa importante e vitale società che, mi auguro, possa uscire dalle secche anche a salvaguardia delle risorse che sono lì impiegate e che oggi sono preoccupate, molto preoccupate del loro futuro, del futuro delle loro famiglie. Il mondo delle imprese è in agitazione. A questo si sono sommati i disagi causati dal vettore Alitalia che vediamo in questi giorni, non solo ad Ancona-Falconara ma in tutta Italia, quanti problemi sta creando al trasporto aereo. C’è bisogno — uso un termine che on mi piace perché è molto generico e ne abbiamo abusato — ”di fare squadra”. In questo frangente noi saremo attenti a che, d’ora in avanti, possiamo giungere a delle soluzioni serie, completamente differenti rispetto a quella sorta di lassismo che ha contraddistinto le dinamiche e le politiche che avete messo in campo fino ad oggi rispetto a questa società.
Interrogazione (Svolgimento): «Estensione rete ADSL al Comune di Tavoleto», Giannotti (381)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 381 del consigliere Giannotti. Per la Giunta risponde il Presidente Spacca.
Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Ringrazio il consigliere Giannotti per questa interrogazione che ci consente di fare il punto su questo tema che è particolarmente importante nell’azione del governo regionale, cioè il tema della dotazione, soprattutto nelle aree interne che sono sprovviste di altre forme di comunicazione, di una rete a banda larga che possa connettere questa porzione del territorio marginalizzata della nostra regione, con il sistema web.
Con DGR del 23/11/2006 n.1462 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra Regione Marche, UPI, ANCI e UNCEM finalizzato allo sviluppo di un sistema regionale di comunicazione a larga banda.
La nostra Regione fa parte anche di una rete di collegamento nazionale che ha come obiettivo proprio la stesura di piani telematici regionali, proprio per definire un quadro organico all’interno del quale collocare questa strategia di promozione delle tecnologie a banda larga. Nell’ambito di questo accordo interregionale è stato sottoscritto con il Governo nazionale un accordo di programma quadro finalizzato proprio all’obiettivo di realizzare, attraverso fondi Cipe, una infrastruttura quanto più completa possibile al servizio del nostro territorio, che usi tecnologie wireless o a banda larga, nell’ambito di un progetto più generale che viene chiamato “Società dell’informazione”.
Tale intervento prevede la realizzazione di una dorsale SDH/ATM a 155 Mb/s, collaudata recentemente, e realizzata da tratte con frequenze di banda SHF da 6,4 GHz dedicate e concesse dal competente Ministero delle comunicazioni; l'erogazione di fondi a sostegno di investimenti in aree non coperte da servizi di banda larga, soprattutto nelle aree interne e nelle zone montane, al fine di fornire soluzioni adeguate in sinergia con soggetti pubblici del territorio marchigiano.
Ad oggi, in sintesi, per questa dorsale, tramite appalto pubblico sono stati spesi 1.600.000 euro per la realizzazione delle 21 tratte della rete a ponti radio a 6.4 GHz che si sviluppano lungo il territorio marchigiano e che in previsione verranno estese con l'integrativo APQ, mentre per le reti territoriali wireless sono stati erogati fondi pari a 1.750.000 euro tramite assegnazione con bando pubblico a sostegno di progetti di reti wireless per la PAL, scuole pubbliche, presidi sanitari, presentati da aggregazioni rappresentate da Comunità montane, Unioni di Comuni, Province, interessando aree di complessivamente 962.000 abitanti.
Sempre con lo stessa APQ sono stati finanziati ulteriori progetti di reti wireless per aree territoriali interne, e con soggetti attuatori rappresentati da Comunità montane e Amministrazioni provinciali, per un importo di 4,5 milioni di euro cui devono aggiungersi altri 1,5 milioni di euro di cofinanziamenti degli enti interessati all'attuazione. Questo progetto interessa la messa in rete di circa 180 Comuni e di oltre 300 sedi della pubblica amministrazione.
In particolare per quanto riguarda l'area attinente al Comune di Tavoleto, con un cofinaziamento di 322.000 euro è stato cofinanziato il progetto WirMont-Rete wireless di collegamento dei Comuni appartenenti alle quattro Comunità Montane dell'Alto e Medio Metauro, del Montefeltro, del Metauro e del Catria e Nerone, al nodo tecnico territoriale di Urbino, alla RTRM ed a Marcheway - Stralcio Funzionale n. 3 (costo totale del progetto 490.000 euro.
Tale progetto coinvolge 43 comuni, tra cui la stessa Tavoleto, che aderiscono al centro servizi del Duca, presso l'ospedale di Urbino, ASUR Zona2.
Infine la Regione Marche, nell'elaborazione del piano telematico regionale, così come previsto dal protocollo d'intesa richiamato, sta procedendo alla consultazione dei singoli provider dei servizi di interconnessione a larga banda, con particolare riferimento a Telecom Italia che rappresenta l'operatore a più larga diffusione nelle Marche, al fine di verificarne i piani di sviluppo delle reti ADSL nei territori interni e nelle zone montane.
Quindi un’azione costante, che si compone di una serie di progetti che sono tra loro collegati a rete, che toccano tutti i soggetti vitali della nostra comunità, dalla scuola alla sanità, alla pubblica amministrazione e speriamo che nel corso della legislatura riusciremo a comprendere tutti i 246 Comuni delle Marche.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti per dichiararsi soddisfatto o meno.
Roberto GIANNOTTI. Cinque anni sono troppi per raggiungere questo obiettivo. Non credo che il sistema produttivo di Tavoleto, delle zone interne della provincia di Pesaro e della regione possano aspettare tanto. Credo che traspaia un segno di debolezza dalla risposta che il Presidente della Giunta ha fornito su un’interrogazione modesta, che legge, peraltro, una situazione.
Lo dico perché questa interrogazione ci consente di aprire uno spiraglio oggi, ma che credo debba essere affrontato in maniera più adeguata, attraverso gli strumenti che il gruppo di Forza Italia riterrà opportuno assumere, ma perché legge la situazione grave in cui versano le zone interne delle Marche.
Ancora oggi noi registriamo una situazione di disagio delle popolazioni delle zone interne della Regione Marche, per la progressiva ma continua riduzione di servizi pubblici essenziali, che hanno, di fatto, determinato una condizione di cittadini di serie B di quelle popolazioni. Qui si smantellano gli ospedali da parte della Regione, si chiudono gli uffici postali, si riducono le istituzioni educative, e se volete possiamo continuare all’infinito, per parlare di scelte politiche dei governi ma anche della Regione, che di fatto riducono le opportunità dei cittadini di permanere nelle zone di confine, della montagna, dell’alto collina. A mio parere non c’è stata e non c’è la capacità della Giunta regionale di invertire questa tendenza e lo dico rispetto a due scelte fondamentali. Primo, la Regione on è, oggi, interlocutore valido del Governo, di qualsiasi Governo.
Io ho molto polemizzato con la Giunta regionale che ha scoperto il pendolarismo ferroviario solo di fronte alla situazione di disagio dei cittadini e mi sono anche permesso di irridere quella che ho definito, con tutto il rispetto, “la pagliacciata”, “la goliardata” degli assessori che sono saliti sul treno, oggi, per capire le condizioni di disagio dei pendolari marchigiani da vent’anni. Un amministratore pubblico queste cose le deve conoscere, non ha bisogno di riscoprirle oggi andando sul treno la mattina alle 6 e preavvertendo le Ferrovie che evidentemente hanno eliminato le condizioni di maggiore difficoltà. Anche la firma fatta da Marcolini sul contratto di servizio rispetto al rapporto Regione-Ferrovie non mi sembra che in qualche modo consenta di definire superata la precarietà del pendolarismo marchigiano. Anzi, credo che al di là dell’enfatizzazione a cui abbiamo assistito in passato, questo gesto dimostri la inadeguatezza della Giunta regionale.
La Giunta regionale non si è posta e non è capace di porsi come interlocutore serio del Governo centrale rispetto alla tutela del nostro patrimonio dei servizi, ma soprattutto la Giunta regionale non è e non ha la capacità di definire una politica regionale per le zone interne. Questo è il giudizio di fondo che traspare. Anche questa lettura molto notarile della risposta alla interrogazione non è sufficiente. Mi sarei augurato e mi sarei aspettato, da parte del Presidente, un solo impegno: “domani mattina alzo il telefono, mi faccio carico di presentare alla Telecom le esigenze dei cittadini e del sistema produttivo di quella vallata” che è in disagio economico, perché tutti sappiamo quanto sia importante accrescere la qualità dei servizi alle imprese, perché solo se accresciamo la qualità dei servizi alle imprese saremo in grado di mantenere il fatto che quelle imprese possano permanere in quel territorio e garantire occupazione.
Mi auguro che comunque questa raccomandazione serva, se non altro, per favorire una assunzione nuova di responsabilità da parte della Giunta regionale.
Interrogazione (Svolgimento): «Crisi di una nota azienda di Appignano», Procaccini e Bucciarelli (419)
PRESIDENTE. L’assessore Ascoli ha chiesto di anticipare la risposta all’interrogazione n. 419 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli, quindi se non vi sono obiezioni ha la parola l’assessore Ascoli.
Ugo ASCOLI. La ditta Manifattura Paoloni è una società a responsabilità limitata che ha sede ad Appignano (MC) ed ha per oggetto sociale la produzione e la commercializzazione di confezioni per l'abbigliamento.
Lo stabilimento di Appignano occupa circa 160 lavoratori ma la società possiede strutture produttive anche in Romania e Tunisia.
Recentemente la Manifattura Paoloni ha acquistato l'82% del capitale sociale di Cerruti, un marchio storico che ha esportato per decenni il design e lo stile della moda italiana nel mondo.
La Cerruti è una holding controllata da Fin Part Spa., che in data 25.10.2005 è stata dichiarata fallita dal tribunale di Milano.
Si susseguono e si intrecciano vicende giudiziarie e finanziarie che coinvolgono anche l'amministratore unico della Manifattura Paoloni.
Le organizzazioni sindacali preoccupate che la situazione venutasi a creare possa avere serie ripercussioni sull'attività dell'azienda e quindi anche sul mantenimento dei livelli occupazionali, hanno chiesto ed ottenuto un incontro con la direzione dell'azienda. Dall'incontro è emerso che le vicende accadute non avranno contraccolpi sull'attività produttiva dell'azienda e quindi sui lavoratori.
Le organizzazioni sindacali di categoria e i rappresentanti dei lavoratori hanno indetto nello stesso giorno, una assemblea con le maestranze , in cui i lavoratori sono stati portati a conoscenza dei contenuti e dell'esito tranquillizzante dell'incontro con la direzione aziendale.
La Regione Marche seguirà l'evolversi della situazione, e se del caso, attiverà tutte quelle iniziative volte alla tutela dei lavoratori.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Ringraziamo l’assessore per questo impegno. La nostra interrogazione seguiva l’arresto del titolare di questa azienda, che nelle Marche è molto consistente e che nelle diverse parti d’Europa raggruppa circa 500-600 lavoratori e lavoratrici. L’impegno per una verifica sul futuro aiuta a capire meglio la situazione. Ci sono realtà simili a questa dove l’intreccio tra le vicende giudiziarie legate alle trasformazioni di attività di produzione a società di capitali, nel corso degli anni hanno poi portato alla dismissione delle attività produttive, quindi l’impegno della Giunta regionale e dell’assessore Ugo Ascoli, da questo punto di vista, va incontro alle esigenze che il nostro gruppo aveva posto. Tanto più che anche le organizzazioni sindacali si erano mosse in maniera molto rapida per cercare di evitare che la situazione giudiziaria potesse in qualche modo limitare o addirittura disperdere l’occupazione, perché siamo in presenza, in parte anche in questa società ma sicuramente in altre, di un sistema di scatole cinesi, dove i marchi cambiano in maniera repentina e molto spesso chi ne fa le spese sono i lavoratori. Ma prendiamo atto delle assicurazioni dell’assessore Ugo Ascoli e terremo sotto controllo la situazione.
Interrogazione (Svolgimento): «Regolamento CE n. 1257/99 – P.S.R. misura B: Insediamento giovani agricoltori “Bando d.g.r. 536/01” – sentenza TAR Marche – determinazioni», Castelli (283)
Interpellanza (Svolgimento): «Insediamento giovani in agricoltura con il contributo europeo, TAR delle Marche, sentenza 4/2006», Pistarelli (18)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 283 del consigliere Castelli, abbinata all’interpellanza n. 18 del consigliere Pistarelli.
Ha la parola il consigliere Pistarelli per illustrare l’interpellanza.
Fabio PISTARELLI. Sottoponiamo in aula — penso che sia di grosso interesse — una questione che riguarda centinaia di giovani imprenditori agricoli che sono stati coinvolti, loro malgrado, in una serie di vicende che dire incredibili è poco, perché nascono dall’inizio degli anni 2000, per la precisione nel 2001 e ancora non sono concluse, tanto che recentemente c’è stata anche una grossa polemica giornalistica tra le associazioni di categoria e la Giunta regionale nella persona dell’assessore sulla presa di posizione che l’intera Giunta ha avuto su questa questione, in particolare sulla decisione di resistere facendo ricorso al Consiglio di Stato, rispetto alla sentenza ormai nota del Tar, che recentemente aveva dato ragione ai ricorrenti, cioè a decine e decine di giovani imprenditori agricoli esclusi dalle misure, pur previste inizialmente dalla Regione, relative al bando europeo per l’inserimento, l’agevolazione all’inserimento all’implementazione di nuove aziende agricole.
Questa è una questione che finalmente l’aula può discutere in maniera aperta e diretta, anche se per il tramite di due strumenti ispettivi che sono l’interpellanza e l’interrogazione, ma una questione che nella sua consistenza finanziaria, sfiora complessivi cinque milioni di euro, oggi, quelli indicati dalla Regione Marche. All’inizio erano ancora di più, la consistenza era di 8 milioni di euro, il limite massimo che era stato previsto inizialmente dalla misura, poi confermato nel 2004 dalla delibera della Giunta regionale dell’aprile dello stesso anno.
Stiamo quindi parlando di cifre che sono enormi, che hanno creato enormi attese, che hanno visto queste attese vanificate da tutta una serie di atti che si sono succeduti e che hanno visto l’intervento anche della magistratura, pertanto hanno visto i richiedenti, quelli che erano stati ammessi ad una graduatoria, essere costretti a fare ricorso al Tar, hanno visto il Tar accogliere questo ricorso, la Regione Marche che resiste al Consiglio di Stato e pertanto allunga i tempi della definizione di questa questione che invece deve vedere una soluzione.
Noi chiediamo che sia fatta chiarezza: che cosa vuol fare la Regione Marche? Resistere al Consiglio di Stato, e questo è un atto già compiuto, e, come ha spiegato l’assessore, è un atto dovuto, questo, per non lasciare nulla di intentato sotto il profilo della chiarezza giurisdizionale, ma politicamente, amministrativamente ci si rende conto che la Regione Marche è sicuramente, in questo aspetto specifico in grave rispetto nei confronti delle attese che, avviate nel 2001, con procedure concrete, consolidate con graduatorie sono state poi smentite da un bando, riconfermate da un altro? Con le sentenze giurisdizionali, inoltre, adesso è stato travolto tutto. La Regione Marche, senz’altro deve dare una linea politico-amministrativa di chiarezza e di risposta a questo che è un problema di una consistenza notevole. Come ripeto, 8 milioni di euro nell’ultima delibera del 2004, 5 milioni di euro il tetto della misura per soddisfare le graduatorie pur redatte dagli uffici e confermate dalla Giunta a suo tempo.
Questo mi sembra che sia doveroso da parte nostra richiedere all’Esecutivo regionale, in attesa della risposta dell’assessore. Riservandoci, in sede di replica, ulteriori considerazioni, mi fermerei qui per dare la possibilità alla Giunta e all’assessore di fornirci le risposte necessarie.
PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l’assessore Petrini.
Paolo PETRINI. L’interrogazione e l’interpellanza, abbinate, contengono di fatto gli stessi interrogativi e al di là della questione che attiene a delle aspettative che poi si formano in relazione a meccanismi a volte non governabili e non dipendenti dall’’ente, vorrei rispondere in maniera puntualmente argomentata sotto il profilo giuridico, sotto il profilo tecnico e anche normativo, perché l’attinenza maggiore interviene in questa sfera.
La Regione ha presentato ricorso in appello per l’annullamento e la riforma, previa sospensiva, della sentenza del TAR Marche n. 4/2006 del 27.1.2006 nella parte in cui ha ritenuto che le previsioni contenute nel bando relativo alla erogazione dei fondi fossero prevalenti rispetto alle sopravvenute disposizioni di rango comunitario.
La suddetta sentenza ha annullato la DGR n. 754 del 29.6.2004 (di integrazione e modifica della DGR 472/2004 nonché di riduzione da 8 a 5 milioni di euro della somma destinata a liquidazione dei premi per il primo insediamento di giovani in agricoltura), decreto n. 397 del 23.7.2004 e relativa nota di comunicazione del dirigente del Servizio sviluppo e gestione attività agricole e rurali, che riconosceva il premio a soli 20 agricoltori. A seguito della istruttoria, il servizio aveva verificato la permanenza, solo per detti soggetti, dei requisiti per l'accesso al premio (età inferiore a 40 anni, insediamento dal 28.4.03 al 14.7.2004 e completamento dell'insediamento entro due anni dalla comunicazione di concessione dell'aiuto).
In estrema sintesi, in data 14.03.01 con DGR n. 536 la Regione bandiva la misura B per il ricambio generazionale in agricoltura. Nella graduatoria unica regionale risultavano ammissibili 1038 posizioni; soltanto le prime 411, secondo i fondi disponibili, sono state liquidate.
Con DGR n. 472 del 27.4.2004 (mai impugnata dai ricorrenti) la Regione decideva di destinare nuovi aiuti per il primo insediamento giovani, utilizzando la graduatoria unica regionale (dal 412 in poi) sul presupposto(indicato espressamente nella delibera) che gli aspiranti avessero (ancora) titolo, alla luce delle disposizioni comunitarie di riferimento e presentassero domanda di conferma.
E' bene sottolineare che, dal tempo dell’iniziale bando alla adozione della DGR n. 472/2004, la normativa comunitaria di riferimento è mutata (art. 8 del Regolamento CE 1257/99, art. 4 comma I Regolamento CE 445/02 e art .4 comma 1 Regolamento CE 817/2004 in ordine al requisito soggettivo della età: età inferiore a 40 anni al momento dell'adozione della decisione individuale di concedere il sostegno).
Con riferimento al secondo punto, la presenza di dubbi di legittimità di atti adottati nel 2004, che meriterebbero un approfondimento da parte della avvocatura sulla opportunità di atti in autotutela, considerazioni di ordine finanziario e di correttezza della applicazione dei regolamenti comunitari hanno indotto la Regione Marche a non accogliere l'invito espresso dal TAR nel 2005 ad una definizione non contenziosa della vicenda e ad adottare una condotta prudenziale di cautela.
Proprio in riferimento alla recente sentenza del TAR, la sentenza n. 4/2006 si basa sull'assunto della prevalenza del bando quale lex specialis rispetto alla normativa comunitaria estendendo, erroneamente come sostenuto in appello dalla Regione, l'orientamento giurisprudenziale consolidato in tema di affidamento di opere pubbliche alla tematica ben differente del procedimento di assegnazione di fondi comunitari.
Il servizio agricoltura e quello dell'avvocatura prima di proporre alla Giunta regionale l’autorizzazione per la presentazione dell'appello al Consiglio di Stato hanno, con un'apposita missione a Bruxelles, richiesto alla direzione generale competente quali margini esistessero per l'attuazione della sentenza del TAR secondo l'assunto che il bando fosse lex specialis rispetto ai regolamenti e considerata anche la sopravvenienza di nuove disposizioni comunitarie.
La risposta di Bruxelles è stata tale da non lasciare margine di dubbi per cui la base giuridica per la rendicontazione dei fondi sono i regolamenti comunitari e, pertanto, ogni erogazione che non tenga in primaria considerazione i requisiti richiesti dai regolamenti stessi subirebbe l'inevitabile stralcio delle somme erogate. Concreto si è dunque palesato il rischio che la somma per l'erogazione di 8 milioni di euro per attuare la sentenza n. 4/2006, non definitiva, dovesse essere reperita a carico del bilancio regionale, con l'ulteriore pericolo che in sede di notifica, come aiuto di stato, la Comunità rilevasse comunque la contrarietà alle norme comunitarie.
Infine, nella memoria dell'avv. Scoca, che difende la Regione nel ricorso in appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR, tra l'altro si sostiene che la posizione degli ammessi in graduatoria, ma non classificati in posizione utile per essere ammessi al finanziamento in occasione della prima assegnazione dei premi, costituisce situazione giuridica di mero fatto, priva di una consistenza tale da apparire meritevole di tutela e azionabile in giudizio. In altre parole si sostiene l'assenza in capo alla Amministrazione del dovere di erogare i fondi e la sostenibilità da parte della Regione della palese carenza d'interesse degli originari ricorrenti.
In relazione al terzo punto, laddove la sentenza del TAR Marche n. 4/2006 divenisse definitiva, la Regione Marche dovrebbe liquidare 8 milioni di euro. Ad ogni buon conto, va sottolineato che, con le suddette disposizioni, non si riuscirebbe comunque a soddisfare tutte le richieste, che dovrebbero ammontare a circa 10,5 milioni di euro.
In aggiunta, va indicato che prima della sospensiva concessa dal TAR in data 16.11.2004 degli atti poi annullati con la sentenza n. 4/06, la Regione aveva emanato un nuovo bando per la misura B pubblicato il 5.8.2004 destinando all'insediamento giovani imprenditori euro 4.000.000 confermando, dunque, la volontà di sostegno alla imprenditoria agricola giovanile attraverso una nuova procedura.
In relazione a quest'ultimo bando, tenuto conto delle disponibilità finanziarie, sono state ammesse a contributo 224 domande. Per queste richieste il bando prevede il 31 agosto 2006 quale termine ultimo per l'acquisizione dei requisiti e la presentazione della richiesta di saldo del contributo.
In sintesi e per concludere, la Regione ritiene che nella delibera fatta nel 2004 avesse espressamente indicato, al di là della volontà di dare seguito alla graduatoria già maturata nel 2001, il riferimento alle nuove normative comunitarie che impedivano di dare seguito a tutta la graduatoria che si voleva coprire. Tra l’altro, la situazione in cui siamo in questo momento, al di là della fonte da dove si attivano le risorse, ci impedirebbe da un lato di pagare con il bilancio regionale per il fatto che sarebbero egli impropri aiuti di Stato e dall’altro, visto il divieto della Commissione europea, perché quei soggetti non possedevano i requisiti al momento della domanda, di erogare questi finanziamenti, quindi di pagarli definitivamente con i fondi della Comunità europea.
PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Io ho molta stima per l’assessore Petrini di cui conosco la competenza e la puntualità nella gestione amministrativa. Cionondimeno devo rilevare che probabilmente ha ereditato un fardello pesante rispetto a questa vicenda e lui ci ha dato conto rispetto a quello che è l’atteggiamento che oggi, connota una Regione necessariamente imbarazzata in questa vicenda, di cui è anche difficile ricostruire i passaggi amministrativi.
Un’eredità pesante, che fra l’altro, se vogliamo, già risale ad una data antecedente allo stesso 2001, quando il bando fu emanato per la prima volta, se è vero come è vero, che già in quell’occasione, fra i primi 411 ammessi e finanziati nella graduatoria della misura B erano annoverati precedenti richiedenti, che furono fatti rientrare nel novero di un gruppo tanto esiguo da generare poi una richiesta massiccia, importante di essere recuperati successivamente. Qui casca l’asino, perché se c’è stato un atteggiamento superficiale da parte della Regione, è stato proprio quello che ha guidato la mano dell’allora assessore Giulio Silenzi, che il 27 aprile 2004 fa una cosa rispetto alla quale — ce l’ha spiegato l’assessore Petrini — dati alla mano probabilmente doveva pensare qualche minuto in più prima di farla.
Non voglio ricostruire i passaggi giuridici, sarà compito del Consiglio di Stato — l’udienza per l’esame è stata convocata per l’11 luglio — complicatissimi, farraginosi, che affondano i meandri nell’eurocrazia che, come noto, è quanto di meno comprensibile esista nello scibile giuridico continentale, probabilmente, però credo preliminarmente che questa sia una partita che fa parte di una più generale sofferenza, che è quella del problema della burocrazia nell’erogazione degli aiuti regionali.
Spero che tutti i consiglieri, in particolare quelli più sensibili alle questioni ambientaliste, vogliano destinare la giusta attenzione alla grande sofferenza della categoria agricola nella regione Marche. Apriamo i giornali, contattiamo le aziende agricole e ci sono partite aperte che purtroppo, oggi, mettono a repentaglio decine e decine di aziende, vuoi per quanto riguarda difficoltà nell’erogazione dal punto di vista procedimentale e burocratico, vuoi per ritardi di carattere normativo-attuativo. Faccio degli esempi che vi saranno noti, immagino: tutta la problematica dei rendiconti al 30 giugno dei piani di miglioramento fondiario, che anche per effetto dei problemi climatici, ben difficilmente potrà essere rispettata nei termini del 30 giugno, ma anche in questo caso, problema che consegue a una decisione politica e amministrativa di aprire all’over booking, di pagare tutto il novero dei richiedenti che oggi si trovano nell’impossibilità oggettiva. C’è la legge sulla zootecnia 2003, montagna che ha partorito il topolino, ci sono i ritardi nell’erogazione degli aiuti al biologico che anche recentemente mi sono stati segnalati.
Quindi il primo punto è: esiste un problema agricoltura, esiste la necessità di concentrare le risorse, le energie, coerentemente con gli auspici dell’assessore Petrini, sul superamento di queste vicissitudini che oggi come oggi stanno esponendo a rischio del tracollo finanziario decine di aziende agricole. Non dobbiamo dimenticare che questo comparto rappresenta qualcosa di assolutamente decisivo. Questo il quadro.
Nello specifico, da un lato credo che forse la Regione abbia difettato in fair-play nel momento in cui, prima di recarsi in Europa, aveva contattato le associazioni agricole e gli avvocati, manifestando la disponibilità a negoziare quanto possibile con gli eurocrati. Non tutti sono rimasti soddisfatti per essersi visti notificare l’atto di appello al Consiglio di Stato. Magari sarebbe stato forse utile rivederci, riguardare le cose. E’ stato detto un atto dovuto, che, tuttavia, alla luce di quello che è successo vede una responsabilità politica forte del precedente assessore all’agricoltura, perché ciò che è apparso lesivo del buon andamento della pubblica amministrazione è stato il rapido volgere degli avvenimenti, che dal 27 aprile del 2004 alla fine di giugno dello stesso anno, hanno portato la Regione Marche, di fatto, a rincorrere, da un punto di vista procedimentale, gli avvisi e le comunicazioni della burocrazia europea che evidentemente non aveva asseverato la decisione dell’aprile. Abbiamo la sensazione di una decisione di natura politica qualunquistica, se mi è consentito, dell’assessore Silenzi, proprio in quei giorni impegnato nell’agone della presidenza della Provincia di Macerata — era opposto al “nostro” Franco Capponi — che salì agli onori della cronaca proprio perché aveva dimostrato munificenza come assessore regionale — il 27 aprile eravate in corsa — nell’elargire a quasi 600 giovani agricoltori in attesa da tre anni, quel premio tanto agognato e che in parte era stato loro negato perché bisognava recuperare 200 persone che provenivano dalla precedente graduatoria. Certo è apparso strano e anomalo che, a ballottaggio concluso, la promessa del 27 aprile — mi sia consentito solo questa rapida “cattiveria” — si è poi dimostrata impraticabile da un punto di vista normativo e per rendere amministrativamente plausibile il rifiuto, si è arrivati alla modifica della nozione di insediamento che, per normativa europea è devoluta all’autonomia della Regione, che è stata cambiata rispetto a quella che era la proposizione contenuta nel bando — primo fatto grave — ma, da quanto mi consta, è stata per certi versi anche cambiata rispetto a un decreto dell’allora dirigente del servizio che aveva individuato nel passaggio dall’elenco dei provvisori all’elenco dei definitivi, come aspiranti, l’elemento qualificante per poter dire insediato il giovane agricoltore. Quindi, a mio modo di vedere, c’è stata una difficoltà che gli uffici hanno dovuto in qualche modo interpretare con una decisione resa iniqua dalla prima promessa politica e questo è un fatto che non vorrei condizionasse il procedere di questi flussi europei. Mi dicono, assessore Petrini, che oggi si parla anche di un’intensità della spesa regionale marchigiana piuttosto bassa. Siamo ormai prossimi al nuovo programma di sviluppo europeo e si dice — però questa è “voce dal sen fuggita” — che la nostra capacità di spesa sia forse inferiore anche al 70%, quando Regioni vicine, finitime come l’Umbria, arrivano al 167% di intensità di spesa. Probabilmente ci sarà qualcosa che ha favorito performances, che però ci devono preoccupare.
Quindi da un lato un atteggiamento politico che credo abbia confuso la sana gestione dei finanziamenti con eccessiva dose di propagandismo che mi auguro — ma sono convinto, conoscendo l’assessore Petrini — non verrà ripetuta; una scarsa capacità, probabilmente, di mediazione con l’Ue? E’ un punto interrogativo. Rimane il punto che finalmente la Regione, in più di una occasione, anche in forma scritta, ha chiesto alla Comunità europea di poter qualificare il tutto anche come aiuti di Stato, ma mi pare che anche questa sia una partita da aprire o da verificare, ma mi pare che la rigidità dell’Ue non autorizzi particolari ottimismi. Sullo sfondo il problema del rischio che la Regione debba accollarsi questo debito: sono diversi milioni di euro, un funzionario parlava di una cifra quasi analoga all’intero patto per lo sviluppo. Teoricamente potremmo rischiare questo, ma non mi addentro in valutazioni giuridiche perché la normativa è molto complessa. Certo quell’obbligazione è stata assunta, però mi sono ripromesso di non fare l’avvocato ma di parlare di politica in senso generale.
Assessore, il fatto che sia stato emanato un nuovo bando di lì a qualche settimana, rispetto a questo pasticcio, certamente non restituisce a coloro i quali avevano già compiuto i 40 anni, il diritto a conseguire quei 15.000 euro di cui si diceva.
Ripeto, mi dichiaro insoddisfatto non della sua condotta, assessore Petrini, comprendo che è estremamente difficile il suo ruolo, perché ha ereditato dalle precedenti gestioni assessorili una forte valutazione politica e politicizzata della gestione dei flussi che con l’assessore Silenzi e in parte anche con l’assessore Agostini, purtroppo non ha unito una grande capacità di spesa di queste risorse anche al perseguimenti di principi di equità.
L’ultima frontiera mi pare sia proprio quella di accordare ai titolari dei piani di miglioramento fondiario la possibilità di rendicontare dopo il 30 giugno.
Mi pare che questa facoltà sia stata concessa per le misure I e H che riguardano il rimboschimento e la forestazione. Probabilmente sono diverse le fattispecie, però mi rendo conto che concedere questa facoltà va a incidere anche sulla capacità di spesa, però penso che si debba, anche confidando in interlocuzioni a livello di Conferenza Stato-Regioni, andare incontro al problema delle tante aziende agricole marchigiane che sono in sofferenza e che, soprattutto dalle parti nostre, nell’ascolano ma anche nel pesarese, scontano una profonda differenza di trattamento anche rispetto alle performances garantite da altre Regioni. Mi diceva un coltivatore di Ascoli, che di lì a qualche metro si aprono superfici in quel di Ancarano piuttosto che di Sant’Egidio alla Vibrata e quindi questo è un grido di dolore che sale e che invito l’assessore Petrini ad amministrare, pur col fardello della sua successione non particolarmente facile.
Proposta di legge (Rinvio): «Testo Unico delle norme regionali in materia di turismo», Giunta (81)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge regionale n. 81. Ha la parola il presidente della III Commissione, consigliere Rocchi.
Lidio ROCCHI. Chiesto il rinvio di questa proposta, perché l’assessore Agostini è impegnato per problemi istituzionali fuori sede, quindi mi ha chiesto di proporne appunto il rinvio. Del resto, senza l’assessore non possiamo dibattere un testo così importante come quello del turismo, quindi ne chiedo il rinvio.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.
Il Consiglio approva
Proposta di legge (Discussione e votazione): «Disciplina delle derivazioni di acqua pubblica e delle occupazioni del demanio idrico», Giunta (42)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 42, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Comi.
Francesco COMI. Questo atto è la sintesi di un lavoro di lungo corso iniziato nella scorsa legislatura, quando fu depositata questa proposta di legge, al termine di un confronto serrato anche con gli enti locali e in particolare le Province. E’ stato poi proposto all’attenzione del nuovo Consiglio regionale che, dopo un nuovo confronto, una nuova consultazione, l’ha portato al riesame dell’Assemblea legislativa.
Con questo atto noi interveniamo nel merito della disciplina per l’esercizio delle funzioni amministrative inerenti le concessioni di grandi e piccole derivazioni di acqua, pubblica, le autorizzazioni alla perforazione e ricerca e le licenze di attingimento, nonché le funzioni relative alle concessioni per occupazione di aree di demanio idrico.
L’obiettivo è quello di censire i prelievi di acqua già in atto e quelli futuri, in modo da realizzare un catasto regionale dei prelievi di acqua pubblica, ma soprattutto quello di regolamentare i relativi procedimenti, attuando una semplificazione amministrativa soprattutto per quanto riguarda le utenze minori. Altro obiettivo strategico è quello di determinare l’importo dei canoni annui per le concessioni di derivazioni di acqua pubblica e per l’occupazione del demanio idrico.
Detto questo, a nessuno di noi sfugge che con questo atto entriamo nel merito di un problema più generale, non a dimensione locale, che è il problema della risorsa acqua, quindi una risorsa limitata, essenziale, una risorsa preziosa perché non è né facilmente né ugualmente accessibile a tutti. La legge dello Stato sancisce che l’acqua è un bene pubblico e deve essere governato e utilizzato secondo i principi universali di solidarietà e di risparmio idrico, garantendone prioritariamente l’uso umano, poi quello agricolo e infine quello industriale.
Siamo un paese tra i più ricchi di acqua, ma anche tra i maggiori consumatori di questo bene prezioso. Siamo altrettanto un paese non perfettamente cosciente e consapevole di questo bene, della quantità che ne utilizza e dei costi del suo uso.
In Italia l’acqua viene sprecata perché non sono conosciuti i reali costi per poterne usufruire e non se ne valuta appieno il valore d’uso.
L’acqua non si attiva da sola, non arriva da sola ai nostri rubinetti, ai nostri occhi, alle nostre officine, ma bisogna accompagnarla, captarla, trasformarla e distribuirla a chi ne fa uso. Per ottenere ciò non sono necessari i soldi per costruire solo le dighe lungo i fiumi, trivellare i pozzi nelle pianure, raccogliere le sorgenti in montagna, stendere grandi tubi di collina in collina e reti idriche nel sottosuolo delle nostre città, ma sono soprattutto indispensabili e necessarie le risorse per mantenere efficienti tali infrastrutture e gestirne efficacemente l’esercizio.
Noi non ci siamo mai occupati di questo problema, per anni abbiamo immaginato che qualcun altro se ne occupasse e magari queste strutture da sole si mantenessero e si modernizzassero. Occorre acquisire coscienza di questo problema e per farlo occorre conoscere bene l’uso che se ne fa nel territorio.
Quando si propone di istituire un catasto regionale, lo si fa con l’evidente obiettivo, con l’ambizione di approfondire la conoscenza che c’è dell’uso di acqua sul territorio; quando si immagina di individuare, delegando poi alla legge finanziaria regionale, la fissazione di un canone per un suo uso, si immagina anche di valorizzarne l’impiego, diversificandone l’uso tra le varie tipologie e cercando di esaltare il valore prezioso e limitato di questo bene.
Quindi c’è una normativa che da un lato istituisce un catasto regionale, dall’altro impegna le Province, semplificando procedure, per il censimento di queste risorse, dall’altro ancora definisce, delegandolo ad apposita tabella, il canone e al tempo stesso introduce anche un sistema sanzionatorio per l’uso iniquo e lo spreco di questa risorsa, ma c’è anche un’attenzione forte al problema acqua nel mondo, considerato che una parte delle risorse che dovremmo ricavare dai canoni, sarà impiegata in progetti di cooperazione internazionale. Questo nella consapevolezza che a nessuno di noi sfugge l’allarme che viene dall’assemblea dell’Onu, a nessuno sfugge l’allarme che deriva dalla consapevolezza piena che l’aumento della popolazione e il maggiore impiego di questa risorsa porterà, in futuro, a un suo maggiore e più rigido impiego.
L’attenzione che questa legge rivolge al territorio la individuiamo anche nella destinazione vincolata di parte dei canoni al dissesto idrogeologico. In un territorio come il nostro, plasmato, conservato, custodito negli anni dal lavoro dell’uomo nei millenni, il venire meno dall’attività capillare agricola, forestale rappresenta un rischio per la salvaguardia dai dissesti idrogeologici. La scelta politica di questa Regione di impiegare il 50% delle risorse per la cura del dissesto idrogeologico è meditata, consapevole, in un’agenda politica che pone al centro il problema della conservazione del territorio.
La discussione nella Commissione è stata serrata, ci sono state opinioni diverse, non siamo riusciti a trovare, come nostra consuetudine, una sintesi unanime, per quanto la Commissione abbia licenziato l’atto con voto unitario. Credo che con questo atto noi abbiamo fatto comunque un’azione importante della quale le Province e il territorio ci saranno presto grati, soprattutto se riusciremo ad attivarlo con grande tempestività.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Non prenderò tutto il tempo che ha impiegato il collega Comi, perché non voglio ripetere cose già da lui accennate. Questa legge la Commissione l’ha valutata molto attentamente e ha svolto una discussione partecipata, attenta e responsabile. Abbiamo cercato di interpretare sia l’architettura amministrativa che va a costruire questa legge, quindi abbiamo cercato di snellire i rapporti tra la Regione, la Provincia e i Comuni, soprattutto mettendo in risalto il livello di interconnessione e di scambio delle informazioni, in modo da costituire, attraverso il discorso del catasto regionale delle derivazioni, una situazione conosciuta da tutti gli enti locali ed estremamente interessante e funzionale alla programmazione degli interventi e delle iniziative di difesa della risorsa idropotabile.
Ritengo che noi abbiamo pensato di rispondere soprattutto — ecco il nostro giudizio positivo nella valutazione di questa legge — a dei principi, magari non a tutte le formule che la Giunta ci aveva proposto, esattamente quelli della semplificazione nei rapporti amministrativi e nel dialogo degli enti locali sullo stato delle derivazioni. Soprattutto l’istituzione del catasto regionale che altre Regioni hanno da moltissimi anni e noi siamo arrivati fra le ultime in Italia. Inoltre il discorso della destinazione per fini di difesa idrogeologica delle risorse che le derivazioni generano al bilancio della Regione e delle Province. Soprattutto, per nostra iniziativa, un emendamento che tende a definire bene e in modo certo la responsabilità degli enti e l’utilizzo delle risorse. Abbiamo quindi cercato di destinare queste risorse in modo particolare allea ree interne, pertanto c’è una specifica riserva di risorse per le aree interne e una specifica riserva di risorse che vanno utilizzate in concertazione con le Comunità montane, anche per definire un loro ruolo.
Il parere del gruppo di Forza Italia è sostanzialmente positivo, anche se non tutte le nostre istanze sono state recepite, comunque ritengo che la legge possa avere una sua organicità e una sua funzionalità.
Ho visto altri emendamenti presentati fuori tempo massimo rispetto all’approfondimento in Commissione, rispetto che ve ne siano alcuni anche contraddittori tra loro, quindi bisognerà verificarli. Non so quale livello di discussione riserveremo ad essi, perché alcuni tentano addirittura di stravolgere o cambiare l’architettura che in Commissione era stata realizzata, soprattutto nella definizione del soggetto destinatario dei canoni, Provincia e Regione, ci sono due emendamenti che riteniamo di dover superare. Infatti l’emendamento presentato dal collega Brandoni contrasta con quello approvato all’unanimità in Commissione.
Noi siamo per mantenere l’impalcato che in Commissione abbiamo dato a questa iniziativa e per questo già esprimo il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, riservandomi di intervenire qualora emergano dalla discussione sostanziali differenziazioni rispetto a quanto abbiamo deciso.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Ha la parola il consigliere Mammoli.
Katia MAMMOLI. Non ho molto da aggiungere rispetto a quanto è stato detto, se non prendere atto dell’impegno da parte della Giunta nella redazione di questa legge e dell’impegno da parte della Commissione nel verificare e valutare la legge stessa. Ho assistito ad alcuni degli incontri della Commissione, quindi so che la legge è stata verificata in ogni singolo articolo dalla Commissione stessa, sia per quanto riguarda la maggioranza che l’opposizione. Né poteva essere diversamente, considerando l’importanza non soltanto della legge in quanto tale, quanto del bene di cui stiamo parlando. Se la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dice che l’acqua è un bene primario che dovrebbe essere a disposizione di tutti per garantire la salute del singolo individuo, evidentemente ciò sta a rappresentare quanto questo sia un bene primario. Così come il fatto che le Nazioni Unite abbiano dichiarato, dal 2005 al 2015 i “Dieci anni dell’acqua”, cioè interventi per la possibilità di diffusione di questo elemento assolutamente primario.
Senza andare a verificare la situazione globale, perché sappiamo che popoli e realtà sono in condizioni estremamente drammatiche proprio per la mancanza di questo elemento, anche all’interno della regione Marche sappiamo che non tutte le realtà territoriali, non tutti i comuni, non tutti i paesi possono usufruire con la stessa tranquillità del bene acqua. Quindi tanto più va posta attenzione nei confronti di questo bene, in maniera che non ci siano né sprechi né dispersioni, anche perché si dovrebbe intervenire affinché la distribuzione possa avvenire in maniera uguale per tutti, ma soprattutto affinché non ci siano sprechi o dispersioni, attraverso le conduttore, di questo bene che diventa sempre più prezioso.
E’ evidente dagli emendamenti che sono stati presentati dalla Commissione, qual è stata la modalità politica di intervento rispetto alla legge stessa, quindi se consideriamo il fatto che si sia voluto rendere ancora più importante il discorso del risparmio idrico nelle categorie o nell’utilizzo di carattere industriale, sicuramente questa è stata una presa di posizione forte dal punto di vista politico, a dimostrare che un bene come l’acqua non può essere utilizzato, come invece ancora, purtroppo, sta succedendo, anche per motivi di carattere industriale, quando potrebbe essere riutilizzata la stessa acqua già consumata e non piuttosto l’acqua potabile.
Il fatto che siano state previste sanzioni non eccessive ma sicuramente più importanti rispetto a quelle previste dalla proposta di legge presentata dalla Giunta, dà la prova di come ci sia stata, da parte della Commissione, una sensibilità che poi si è espressa in questi emendamenti. E’ stato accennato poco fa il discorso del catasto regionale, anche questo è importante. Se non conosciamo la situazione regionale delle risorse idriche, del consumo idrico, dello spreco idrico, è difficile, a mio avviso, fare politiche importanti e serie relative la settore acqua. Anche il fatto che si sia chiesta una maggiore presenza da parte degli enti locali, Comuni e Province, rispetto alle escavazioni o rispetto alle condutture che sono presenti nel proprio territorio, è stata una scelta importante, perché è più facile controllare le captazioni rispetto al territorio di appartenenza, piuttosto che in un discorso generale.
Il lavoro che è stato fatto dalla Commissione è stato sicuramente attento e di spessore. Anche il fatto che si sia richiesta una migliore redistribuzione delle risorse derivanti dall’acqua, perché dal punto di vista ambientale possano essere fatte quelle opere di riqualificazione che sono necessarie soprattutto nelle zone montane ma non solo, è un emendamento che va nell’ordine di quanto è stato già detto rispetto a questa scelta politica.
Quindi confermo il mio voto a favore, anche con il piacere di una legge che è stata assolutamente controllata e verificata, sia dalla Giunta che dal Consiglio.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.
Massimo BINCI. Vorrei far rilevare l’importanza di questa legge. La sua parte più importante è quella che istituisce il catasto regionale dei prelievi di acqua pubblica. Questa è la base per la gestione delle acque nella nostra regione e per regolamentare e avere un’informazione sui prelievi che vengono fatti. Ciò permette anche di fronteggiare situazioni di eventuali emergenze, tanto è vero che all’articolo 1 della legge vengono normate in maniera specifica le situazioni d’emergenza: c’è la riaffermazione dell’importanza e della strategicità delle acque sotterranee presenti negli Appennini e si dice che queste nuove acque possono essere utilizzate solamente per fronteggiare situazioni di emergenza.
Un altro aspetto importante è quello che prevede che tutte le derivazioni debbano essere sottoposte al vincolo e al limite del mantenimento del minimo di flusso vitale nei fiumi. I nostri fiumi sono per la maggior parte a carattere torrentizio, invece il prelievo maggiore, soprattutto a fini agricoli e industriali è nel periodo estivo. Questo, comunque, deve tener conto del minimo di flusso vitale che permetta il mantenimento sia della vita del fiume stesso che delle acque di falda ecc.
Questa proposta di legge va a integrare quella sulla disciplina delle risorse idriche, cioè la legge 18 del 1998 e quindi ci dà la possibilità di una gestione più corretta e globale del bene acqua.
Ho presentato alcuni emendamenti che sono stati discussi nella precedente sessione consiliare in un’apposita Commissione. Il più importante è quello all’art. 1, secondo comma, nel quale si dice che le acque sotterranee presenti nei sistemi appenninici sono una risorsa e il loro uso è possibile per situazioni di emergenza. L’emendamento è volto a far sì che questo secondo comma normi solo le situazioni di emergenza e non quelle a regime che, invece, sono normate, dalla legge sulla disciplina delle risorse idriche, all’art. 18, che dice che le acque sotterranee profonde possono essere utilizzate a regime solo dopo studi di durata almeno decennale. E’ questa una precisazione importante, altrimenti si rischiava di annullare quella norma di salvaguardia per questi sistemi così delicati quali sono le acque sotterranee profonde che necessitano di studi di lungo termine per verificare gli effetti e visto anche che quelle sono risorse strategiche per la nostra regione e per l’Italia stessa.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bucciarelli.
Raffaele BUCCIARELLI. Noi crediamo che con questo provvedimento ci si avvia sempre più ad affrontare e risolvere uno dei problemi più grandi che abbiamo di fronte in ogni momento, quando parliamo dello sviluppo di questa nostra regione, quindi del nostro territorio. Credo anche che al compiacimento che abbiamo nell’approvare uno strumento come questo, dobbiamo accompagnare un senso di forte realismo, in quanto parlare delle risorse idriche è molto impegnativo e dobbiamo tener presente che se da un lato discipliniamo l’attingimento, la disponibilità, l’utilizzo delle derivazioni di acqua, dall’altro dovremmo avere coscienza che sia giunto il momento di affrontare anche un altro problema, il problema madre: la disponibilità delle risorse idriche e non solo del demanio idrico e il loro utilizzo. Su questo abbiamo presentato una mozione che spero verrà discussa nel prossimo Consiglio regionale sulla salvaguardia, sull’assetto idrogeologico della nostra regione, perché crediamo che per quanto attiene la gestione di questa legge che ci accingiamo ad approvare, c’è un problema di difficile soluzione che riguarda i controlli della quantità di acqua emunta, quindi di tutto il gioco di vuoti e compensazioni che si realizza sul territorio attingendo, emungendo acqua. Dall’altro lato crediamo che si deve prendere il problema in origine, esaminando ciò di cui già la Regione dispone, cioè la Carta dei suoli, per verificare e programmare il fabbisogno ed eventualmente prevedere anche altre fonti di approvvigionamento dell’acqua, come avviene nelle società e nei paesi più evoluti.
Dico questo pensando che il maggiore utilizzo dell’acqua avviene nel mondo dell’agricoltura e anche se questa acqua viene in parte restituita agli alvei fluviali, crediamo che debba e possa essere affrontata e risolta in modo diverso. Basti pensare che chi non ha provveduto a questo, ha visto l’essiccamento di importantissimi corsi d’acqua, come il fiume Giordano che appunto si è essiccato per la poca lungimiranza nella programmazione dell’utilizzo delle sue acque.
Io credo che noi abbiamo tutte le condizioni per poter affrontare definitivamente questo problema, nel frattempo noi diamo parere favorevole a questa proposta di legge, con la coscienza che attuarla sarà importante, ma lo sarà tanto di più se avremo piena consapevolezza della quantità di acqua disponibile e del fabbisogno che abbiamo annualmente.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.
Leonardo LIPPI. Anch’io annuncio il voto favorevole dell’Udc a questa legge, anche perché si inizia così un censimento reale del nostro approvvigionamento idrico sotto tutti gli aspetti, sia sotto gli aspetti dell’utilizzo per scopo umano ma soprattutto anche per gli utilizzi a livello energetico di quest’acqua. Difatti vi sono approvvigionamenti che servono per produrre energia pulita e rinnovabile.
Quindi la conoscenza diretta e non frammentaria ci permette anche di programmare politiche di gestione di questa risorsa che non è più un bene infinito ma diventa un bene definito, per non far trovare le nuove generazioni in carenza di uno degli elementi essenziali della vita. Quindi l’importanza di questo atto è quella di iniziare un percorso programmatorio nella tutela ma soprattutto nella corretta gestione di questa risorsa e programmare anche interventi economicamente importanti per la sostenibilità del futuro delle nostre generazioni.
L’altro aspetto fondamentale riguarda l’utilizzo di questa risorsa per scopi alimentari, umani. Fino a ieri era disponibilissima in maniera naturale. Ricordo nel mio metà secolo di vita, che fino all’inizio degli anni ‘60-’70 l’acqua si poteva bere lungo i corsi senza avere alcun problema di contrarre alcun tipo di malattia, oggi dobbiamo essere molto attenti e vigili, perché gli inquinamenti che l’uomo stesso ha causato per l’eccessivo utilizzo di sostanze, sia sotto l’aspetto produttivo in agricoltura, sia sotto l’aspetto del consumismo generalizzato della nostra società, hanno contaminato queste fonti naturali con sostanze che non rendono questo bene direttamente fruibile.
Occorre allora la massima attenzione di chi governa la politica programmatoria regionale, con azioni mirate, addirittura, alla tutela e alla salvaguardia di questa risorsa, anche investendo, come è stato già fatto con risorse europee, nel recupero di questa capacità di essere bene fruibile direttamente dai cittadini, con interventi non coercitivi ma di programmazione condivisa e consolidata nel governo della stessa attività più antica dell’uomo, quella dell’uso delle terre per l’agricoltura. Io porto la diretta esperienza delle misure 2078, D3, nella tutela e modifica dei contenuti dei nitrati nei giacimenti idrici, azione fatta congiuntamente con risorse europee, per condurre un’agricoltura ecosostenibile, che consenta anche il recupero di queste potenzialità idriche fondamentali per lo sviluppo e la crescita delle nostre generazioni.
Per questo è bene partire e fare un momento zero con questa legge. Una volta che la conoscenza sarà approfondita e diretta, avremo anche gli strumenti per agire con politiche dirette nell’indirizzare risorse importantissime per il futuro dello sfruttamento di questa risorsa idrica.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Passiamo agli articoli.
Art. 1. Emendamento a firma Binci, che ha la parola per illustrarlo.
Massimo BINCI. L’avevamo discusso nella precedente Commissione. Praticamente unisce il secondo comma e lo riferisce tutto alle situazioni di emergenza idrica. E’ un’interpretazione che era stata accolta dal presidente della Commissione e dai tecnici.
L’ultima frase dell’articolo recita “tali risorse possono essere impiegate”. Con l’emendamento si toglierebbero tali parole e la frase suonerebbe così “l’utilizzo nelle acque sotterranee degli stessi sistemi è consentito per fronteggiare situazioni di emergenza e carenze idriche gravi per uso idropotabile e solo dopo preventive e specifiche indagini e studi finalizzati che escludano danni ambientali”. Quindi si toglie “tali risorse possono essere impiegate” e si sostituiscono queste parole con “e”.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi.
Francesco COMI. Questo emendamento è stato e c’è un parere favorevole. In qualità di relatore di maggioranza posso esprimere questo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Seppure ho detto prima che condividiamo tante scelte fatte su questa legge, anche in modo congiunto, maggioranza e minoranza, su questo emendamento non eravamo d’accordo, perché la modifica è sostanziale, nel senso che questa modifica rende quasi impossibile il fatto che una nuova risorsa possa essere utilizzata in modo definitivo previ studi previsti dalla legge. Teoricamente, nella proposta Binci queste risorse che vengono individuate per superare le fasi di emergenza non possono poi essere utilizzate per la fase ordinaria di gestione della risorsa idropotabile, mentre noi riteniamo che dopo appropriati studi, se abbiamo trovato una risorsa importante e di qualità, questa possa essere utilizzata. E’ solo questa la differenza, ma non ritengo che stravolga l’impostazione del collega Binci.
Massimo BINCI. La possibilità di uso a regime comunque rimane ed è normata dalla legge regionale 18. Se le acque sotterranee sono una risorsa, vanno studiate con i tempi con cui si riformano i giacimenti sotterranei di acque, perché i tempi di arrivo dell’acqua nelle bolle sono superiori a 10 anni.
Franco CAPPONI. La legge 18 non viene abrogata, per cui l’utilizzo deve soggiacere sempre a quella normativa.
Anche perché, normalmente, la fase a regime può diventare lunga, l’uso della risorsa temporaneamente può essere dilazionato nel tempo per garantire alla popolazione una quantità maggiore della risorsa idropotabile. A volte questo discorso della proroga delle emergenze diventa complicato e complesso, perché noi facciamo riferimento, per l’emergenza idropotabile, alla legge istitutiva della protezione civile e non facciamo riferimento alla potestà ordinatoria dei sindaci o di altre strutture di livello locale. Quindi questa norma poteva rimanere con questa disponibilità. Su questo sono contrario e noi esprimiamo voto contrario.
PRESIDENTE. La Commissione dà un parere favorevole all’emendamento. A me pare che la lettura non cambi assolutamente niente. Non voglio spingere alcuno né a ritirarlo né a votarlo, ma cosa aggiunge? Non riesco a capirlo. Passiamo, comunque, alla votazione.
Pongo in votazione l’emendamento n. 1 all’articolo n. 1.
Il Consiglio non approva
Massimo BINCI. Chiedo la verifica.
PRESIDENTE. Abbiamo votato, il voto è regolare ed ha dato il seguente risultato: 13 contrari e 12 favorevoli. In caso di irregolarità si fa la verifica, ma non mi sembra il caso.
Pongo in votazione l’articolo 1.
Il Consiglio approva
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 3. Ci sono due emendamenti del consigliere Binci.
Ha la parola il consigliere Comi.
Francesco COMI. Mi limito, per economia della discussione, ad esprimere il parere favorevole della Commissione ai due emendamenti.
Franco CAPPONI. Anche noi esprimiamo parere favorevole, perché si rafforza il disposto che abbiamo già approvato in Commissione.
Pongo in votazione l’emendamento n. 2.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’emendamento n. 3.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’articolo 3 come emendato.
Il Consiglio approva
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 5. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 6. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 7. Ci sono quattro emendamenti e un subemendamento.
Pongo in votazione l’emendamento n. 4.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’emendamento n. 5. Ha la parola il consigliere Comi.
Francesco COMI. Faccio una dichiarazione sugli emendamenti. L’emendamento n. 4 va bene, il n. 5 ha il nostro parere contrario, così come il n. 6. Mentre va bene il n. 7.
PRESIDENTE. E per il subemendamento 07?
Francesco COMI. Parere favorevole.
Pongo in votazione l’emendamento n. 5.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 6. Ha la parola il consigliere Benatti.
Stefania BENATTI. Chiedo la sospensione del Consiglio per cinque minuti.
PRESIDENTE. Per quale motivo?
Stefania BENATTI. Perché gli emendamenti non sono stati sufficientemente esaminati, quindi per la regolarità della seduta e per la chiarezza c’è bisogno di fare il punto della situazione. Mi sembra evidente dalla confusione che si è creata negli ultimi dieci minuti, che ve ne sia bisogno.
PRESIDENTE. Non si è creata alcuna confusione. I consiglieri devono stare in aula. Io ho chiamato quattro volte...
Stefania BENATTI. Presidente, se non me li vuol concedere non me li conceda, ma io chiedo cinque minuti di sospensione.
PRESIDENTE. Questo è un altro discorso, però non c’è alcuna confusione. I consiglieri devono stare in aula. Ho chiamato con il mio campanello quattro volte...
Stefania BENATTI. Mi sono confusa io, Presidente... Se mi vuol dare cinque minuti...
PRESIDENTE. Cinque minuti li do, perché non c’è alcun problema, se questo ci aiuta ad andare più spediti e a migliorare il nostro lavoro.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 12,55,
riprende alle 13,00
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta.
Siamo all’articolo n. 7, emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio non approva
Subemendamento 07 del consigliere Binci. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Emendamento n. 7. Lo pongo in votazione come subemendato.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’articolo 7 come emendato.
Il Consiglio approva
Art. 9. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 10. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 11. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 12. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 13. Emendamento n. 8. Ha la parola il consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Si tratta più che altro di un coordinamento tecnico. Visto tutto quello che abbiamo scritto nella legge per definire in modo chiaro quando l’utente può intervenire per le fasi di controdeduzione qualora gli venga negata una concessione, questo emendamento chiarisce in periodi in cui si può intervenire.
Francesco COMI. Noi diamo parere contrario.
Pongo in votazione l’emendamento n. 8.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione l’articolo 13.
Il Consiglio approva
Art. 14. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 15. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 16. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 17. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 18. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 19. Vi sono due emendamenti, il n. 9 e il n. 10 del consigliere Binci.
Francesco COMI. Parere negativo ad entrambi.
Pongo in votazione l’emendamento n. 9.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione l’emendamento n. 10.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione l’articolo 19.
Il Consiglio approva
Art. 20. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 21. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 22. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 23. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 24. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 25. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 26. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 27. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 28. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 29. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 30. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 31. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 32. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 33. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 34. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 35. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 36. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 37. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 38. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 39. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 40. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 41. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 42. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 43. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 44. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 45. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 45. Emendamento n. 12 a firma Capponi, che ha la parola.
Franco CAPPONI. Nella definizione dei canoni riportata nella tabella allegata alla legge, riteniamo che l’uso ricreativo delle aree contigue, soprattutto nelle zone demaniali vicine ai fiumi soprattutto per l’attività di pesca sportiva, di addestramento cani, di appostamento fisso per caccia e addirittura per l’uso del parco fluviale a verde pubblico sia esorbitante rispetto alle altre concessioni. Ritenendo che queste sono concessioni, soprattutto per lo svolgimento di pratiche che hanno un valore sociale, ricreativo o ambientalistico, la richiesta di 125 euro per la semplice concessione mi sembra esorbitante. La risposta è di ridurla a 50.
Francesco COMI. Parere negativo della Commissione.
Pongo in votazione l’emendamento n. 12.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione l’articolo 45.
Il Consiglio approva
Art. 46. Subemendamento 013 del consigliere Brandoni all’emendamento n. 13 dei consiglieri Ortenzi e Lippi.
Francesco COMI. Parere favorevole all’emendamento presentato dal presidente della IV Commissione e parere contrario al subemendamento.
Franco CAPPONI. E’ la stessa posizione nostra.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Ho insistito a che in aula fosse così certificata questa mia posizione, perché l’emendamento presentato dalla Commissione non mi aveva particolarmente persuaso. Ho ascoltato nel dibattito generale, in riferimento a questa legge, la necessità unanime e condivisa del fatto che un bene come quello dell’acqua avesse l’opportunità e la possibilità di un controllo pubblico essenzialmente adeguato. Il subemendamento riguarda, in realtà, una questione tecnica: chi riscuote i canoni.
Credo — e il subemendamento ha questa ratio — che le Province che in questo ruolo hanno una funzione determinante (sono quelle che emettono tecnicamente i bollettini di pagamento e sono quelle che in molti casi debbono controllare questo percorso) possono avere conchiuso tutto il percorso, dall’emissione del bollettino al ricevimento dello stesso, al controllo del pagamento, al rapporto e alla rendicontazione. Questo emendamento non ha onere finanziario preciso, anzi costa assolutamente zero lire, riguarda solo il fatto che alla funzione delegata alle Province è affidato completamente l’iter generale della competenza. Quindi non è solo un problema di tempi e di possibilità di trasferimento delle risorse indicate dalla legge quanto l’opportunità di un percorso tecnicamente conchiuso, che in questo caso offrirebbe alle Province stesse la possibilità di un controllo più diretto, più costante e più adeguato.
PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’articolo 46 come emendato.
Il Consiglio approva
Art. 47. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Art. 48. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione il coordinamento tecnico.
Il Consiglio approva
C’è ora un ordine del giorno presentato dal consigliere Binci, di cui do lettura: “Il Consiglio regionale considera le acque sotterranee presenti nei sistemi appenninici una risorsa ed una riserva strategica della Regione da tutelare. Tali risorse possono essere impiegate a regime solo dopo l’adozione degli strumenti di pianificazione delle risorse idriche dopo preventive, specifiche indagini e studi finalizzati allo scopo di durata almeno decennale che escludano danni ambientali”.
Ha la parola il consigliere Binci.
Massimo BINCI. Questa è una legge sulla derivazione delle acque. La legge di riferimento sulle acque è invece la legge 15 del 2000 e questa legge dichiarano entrambe che le acque sotterranee profonde dei sistemi appenninici sono una risorsa e una riserva strategica della regione da tutelare. Se sono da tutelare deve essere ribadito quello che la legge 15 del 2000 prevede in ordine alla tutela. Dice che devono essere attuati strumenti di pianificazione che studino la natura di queste risorse strategiche prima di essere utilizzate a regime. Prima noi avevamo normato l’uso in situazioni di emergenza, che è previsto da questa derivazione sulla derivazione di acque pubbliche ma l’uso a regime qui non viene normato e rimane. Quindi ripropongo e riaffermo quello che nella legge 15 del 2000 è scritto, cioè che l’uso a regime delle acque sotterranee profonde può essere concesso dopo studi di durata almeno decennale che escludano danni ambientali. Siccome sono strategiche e da tutelare, che ci siano degli studi appropriati che ci dicano come e in che misura possiamo utilizzarle, proprio perché sono strategiche, perché quelle sono delle bolle e se per caso viene prelevata troppa acqua e si seccano, potremmo non avere più queste risorse strategiche. Gli studiosi dicono che per verificare l’effetto di un prelievo a regime su queste risorse strategiche sono necessari come minimo 10 anni. Questo è il periodo minimo che la legge 15 del 2000 continua a prevedere, nonostante il voto di quest’aula, e che con questo ordine del giorno riaffermiamo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Consigliere Binci, non me ne voglia, però credo che questo ordine del giorno in realtà nasconda qualcosa di diverso dall’istituto dell’ordine del giorno. Senza andar lontano da sospetti particolari credo che sia inammissibile per due ordini di motivi: innanzitutto perché la funzione dell’ordine del giorno è quella di precisare, specificare porzioni eventualmente suscettibili di qualche cono d’ombra per quanto riguarda la possibilità di applicazione, qui invece siamo addirittura a un ordine del giorno che usa il verbo potestativo “possono”, ha un contenuto giuridico e normativo, un comando sostanzialmente, che è inserito attraverso le procedure di formazione delle leggi nella discussione consiliare, e sappiamo bene che addirittura è stata respinta da questo Consiglio regionale quella norma ed è impensabile che ciò che quest’aula ha respinto nella procedura fisiologica rientri dalla finestra...
Massimo BINCI. La legge 15/2000...
Guido CASTELLI. La legge 15/2000, se c’è già sprigiona i suoi effetti. Non possiamo riproporre come ordine del giorno una proposta che è stata già bocciata da questa Assemblea. Quindi mi appello al Presidente, senza entrare nel merito, perché potrebbe avere ragione Binci, ma non è questo il sistema: potrà riproporre questa sua norma come modifica alla legge che approviamo oggi, trascorsi i termini di legge, che fra l’altro fanno divieto di riproporre articoli o proposte che già sono stati bocciati dall’aula.
Un secondo argomento strettamente di merito è che c’è la legge 15, non capisco la ragione per cui si voglia replicare il contenuto di una legge che esiste. Addirittura a me pare — ma non è stato possibile fare una valutazione più approfondita — che siamo in termini più restrittivi della stessa legge 15. Comunque credo che sia assorbente su tutto il dato formale, quindi mi appello alla Presidenza del Consiglio perché non renda possibile un precedente che di fatto porterebbe uno squasso indicibile anche al procedimento di formazione delle leggi.
PRESIDENTE. Siccome c’è stato un intervento del consigliere Castelli, il quale ha eccepito il contenuto dell’ordine del giorno che non poteva essere prodotto in un certo modo, chiarisco che quando l’ordine del giorno dà un indirizzo alla Giunta e quando specifica i contenuti di un articolo, l’ordine del giorno può essere accettato e messo in votazione. Comunico quindi all’aula che è stato ritirato l’ordine del giorno che abbiamo discusso e ne è stato presentato uno nuovo, di cui do lettura: “Il Consiglio regionale considera le acque sotterranee presenti nei sistemi appenninici una risorsa ed una riserva strategica della Regione da tutelare. Il Consiglio regionale invita la Giunta, nell’applicazione di questa legge, a considerare tali risorse utilizzabili a regime solo dopo l’adozione degli strumenti di pianificazione delle risorse idriche dopo preventive, specifiche indagini e studi finalizzati allo scopo di durata almeno decennale...” — in questo senso è una precisazione dell’articolo, non un contrasto — “...che escludano danni ambientali così come previsto dalla legge regionale 15/2000”.
Enrico CESARONI. Presidente, l’ha firmato la dott.ssa Santoncini?
PRESIDENTE. I nostri tecnici stanno qui per aiutare i consiglieri. L’importante è che il prodotto sia di qualità e ci metta nella condizione di fare una cosa giusta.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Il gruppo dei Comunisti italiani voterà l’ordine del giorno e la legge, tuttavia vorremmo rilevare che anche l’altro ordine del giorno era del tutto legittimo, perché un ordine del giorno può approfondire qualsiasi tema, compresa anche l’interpretazione di una legge. C’è quindi stato un eccesso di tecnicismo, anche apprezzabile per certi versi, tuttavia vorrei ricordare che l’aula da questo punto di vista è sovrana, quindi l’ordine del giorno era validissimo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.
Vittorio SANTORI. Il contenuto di questo ordine del giorno in pratica è già presente nell’articolo 1 del testo che abbiamo approvato, quindi è una ripetizione pleonastica di qualcosa che già esiste o comunque già presente nella legge 15. Non mi pare che apporti nulla di nuovo rispetto alla legge 15 e all’art. 1 che abbiamo già approvato in questa sede. A maggior ragione, se il collega vuole insistere nella presentazione, anche se mi pare che non c’è utilità di presentarlo, potremmo anche astenerci.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Ribadisco quanto il collega Santori ha detto in merito all’argomento, cioè che l’ordine del giorno è assolutamente presente, sia nel formulato di questa nuova proposta di legge sia nella legge regionale 15. Lo ritengo quindi superfluo e un po’ strumentale, pertanto noi condividiamo il contenuto, ma ci asteniamo perché riteniamo che sia solamente strumentale.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.
Guido CASTELLI. Al di là dell’ammissibilità o meno dell’ordine del giorno, osservo che non solo è fondamentalmente strumentale, ma anche nel termine credo che sia questa l’occasione per reiterare un errore. Già la legge 15 del 2000, inserendo un termine decennale per degli studi, facendo riferimento a una valutazione di tipo quantitativo e non qualitativo degli studi propedeutici, fa una cosa — ed è successo in provincia di Ascoli Piceno — che secondo me verrà usata soprattutto come strumento di impedimento, di divieto, di dilazione e di differimento sine die di eventuali pratiche che dovessero dover preludere a un utilizzo come quello di cui si tratta. A mio modo di vedere, come la legge 15 del 2000 sbagliava nel tratteggiare un termine come requisito discriminatorio o comunque selettivo della validità di uno studio, altrettanto e sbagliato oggi riproporre un disposto che sul territorio sta producendo, a seconda della sensibilità in concreto della Amministrazione provinciale di turno, valutazioni difformi e dissimili che rendono sempre più “infeudata” la gestione di quelle tematiche che ineriscono lo sviluppo e dove a buon diritto è inclusa l’acqua. Quindi nessuna volontà di ampliare senza limite l’utilizzo delle acque, ma secondo me questa è la classica norma che impedisce e non consente, invece, la libera espressione delle valutazioni tecniche e politiche sul “caso acqua”.
PRESIDENTE. Voglio rassicurare tutti i consiglieri che questo ordine del giorno è assolutamente ricevibile, lo era anche l’altro, però in questo caso è più puntuale e più preciso. Il consigliere Binci ha voluto dare questo senso di maggiore precisione e credo che sia possibile metterlo in votazione. Pertanto lo pongo in votazione l’ordine del giorno, che recita: “Il Consiglio regionale considera le acque sotterranee presenti nei sistemi appenninici una risorsa ed una riserva strategica della Regione da tutelare. Il Consiglio regionale invita la Giunta, nell’applicazione di questa legge, a considerare tali risorse utilizzabili a regime solo dopo l’adozione degli strumenti di pianificazione delle risorse idriche dopo preventive, specifiche indagini e studi finalizzati allo scopo di durata almeno decennale che escludano danni ambientali così come previsto dalla legge regionale 15/2000”.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione la proposta di legge n. 42.
Il Consiglio approva
La seduta è sospesa. Propongo di riprendere i lavori non alle 16 ma alle 15.
La seduta è sospesa alle 13,35