Resoconto seduta n.40 del 19/09/2006
La seduta inizia alle 10,05



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute n. 36, n. 37, n. 38 e n. 39 del 24, 25 e 26 luglio 2006.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 112, in data 24 luglio 2006, ad iniziativa dei consiglieri Mollaroli, Benatti e Mammoli: «Disciplina della diffusione dell’esercizio cinematografico», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio
— n. 113, in data 28 luglio 2006, ad iniziativa dei consiglieri Santori, Capponi, Bugaro, Brini, Cesaroni, Ciriaci, Giannotti e Tiberi: «Modifica alla l.r 19 dicembre 2001, n. 35 – Provvedimenti tributari in materia di addizionale regionale all’IRPEF, di tasse automobilistiche e di imposta regionale sulle attività produttive», assegnata alla II Commissione;
— n. 114, in data 28 luglio 2006, ad iniziativa dei consiglieri Santori, Capponi, Bugaro, Tiberi, Ciriaci, Cesaroni, Giannotti e Brini,: «Modifica ed integrazione alla l.r. 5 gennaio 1995, n. 7 “Norme per la protezione della fauna e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria” e successive modificazioni», assegnata alla III Commissione;
— n. 115, in data 1 agosto 2006, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche alla legge regionale 6 agosto 1997, n. 51, contenente norme per il sostegno dell’informazione e dell’editoria locale», assegnata alla I Commissione;
— n. 116, in data 3 agosto 2006, ad iniziativa della Giunta: «Disciplina delle risorse idriche», assegnata alla IV Commissione ;
— n. 117, in data 3 agosto 2006, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche di disposizioni regionali in materia di organizzazione e di personale», assegnata alla II Commissione;
— n. 118, in data 3 agosto 2006, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche alle leggi regionali 17 luglio 1996, n. 26 e 20 giugno 2003, n. 13 in materia di organizzazione del Servizio sanitario regionale», assegnata alla V Commissione;
— n. 119, in data 10 luglio 2006, ad iniziativa popolare della Provincia di Pesaro e Urbino: «Realizzazione del “Polo museale regionale dell’industria motociclistica marchigiana”», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 120, in data 2 agosto 2006, ad iniziativa del consigliere Brini: «Ricorrenza del V centenario della nascita di Annibal Caro», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 121, in data 9 agosto 2006, ad iniziativa del consigliere Castelli: «Modifiche ed integrazioni alla l.r. del 15/10/2001, n. 20 recante “Norme in materia di organizzazione e di personale della Regione”», assegnata alla II Commissione;
— n. 122, in data 9 agosto 2006, ad iniziativa del consigliere Castelli: «Modifiche ed integrazioni alla l.r. 14 gennaio 1992, n. 2 recante “Norme concernenti il diritto di accesso ai documenti amministrativi e sulla trasparenza dell’attività amministrativa regionale”», assegnata alla I Commissione.



Proposta di atto amministrativo

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 32, in data 3 agosto 2006, ad iniziativa della Giunta: «Approvazione della strategia regionale d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile – STRASS 2005-2010», assegnata alla IV Commissione.
— n. 33, in data 15 settembre 2006, ad iniziativa della Giunta: «Documento strategico regionale – I Fondi Europei 2007-2013 e le politiche di sviluppo regionale», assegnata alla VI Commissione.



Mozioni
(Annuncio di presentazione):

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 93 dei consiglieri Mollaroli, Luchetti, Brandoni, Mammoli, Giannini, Procaccini, Rocchi, Favia e Binci: «Sostegno della Conferenza internazionale del 26 luglio a Roma per la pace in Libano»;
— n. 94 del consigliere Viventi: «Situazione economica finanziaria del settore sanitario regionale»;
— n. 95 dei consiglieri Altomeni, Mollaroli, Binci e Benatti: «Azioni tese a favorire l'utilizzazione dei farmaci naturali a base di canapa e a sostenere una disciplina legislativa per la sperimentazione terapeutica della cannabis indica»;
— n. 96 del consigliere Viventi: «Restituzione contributi non versati all'epoca del sisma»;
— n. 97 del consigliere Rocchi: «Carenza personale Comando Provinciale Vigili del fuoco di Ancona»;
— n. 98 dei consiglieri Capponi, Massi, Pistarelli e Lippi: «Ospedale di Recanati: chiusura dei reparti di Ostetricia e Pediatria»;
— n. 99 del consigliere Capponi: «L.r. 27/03 artt. 3 e 9 - interventi regionali nel settore della zootecnia - necessità di ulteriori risorse finanziarie»;
— n 100 dei consiglieri Pistarelli, Castelli, D'Anna, Silvetti e Romagnoli: «Annullamento della Delibera di Giunta Regionale n. 903 del 31/07/2006 avente per oggetto: ''Tariffe degli autoservizi pubblici di linea: adeguamento del prezzo dei biglietti di corsa semplice e degli abbonamenti per l'anno 2006”».



Leggi promulgate dal Presidente della Giunta

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi:
— n. 10 in data 2 agosto 2006: «Modifiche alla legge regionale 23 febbraio 2005, n. 8 “Norme in materia di accertamento della regolarità contributiva delle imprese e interpretazione autentica dell’articolo 1, comma 3»;
— n. 11 in data 2 agosto 2006: «Istituzione dell’Ente Parco regionale del Conero»;
— n. 12 in data 2 agosto 2006: «Rendiconto generale dell’amministrazione per l’anno 2005»;
— n. 13 in data 2 agosto 2006: «Assestamento del Bilancio 2006».



Nomina

PRESIDENTE. Ho provveduto, in data 1 settembre 2006, con decreto n. 74, alle seguenti nomine: “Comitato regionale per le comunicazioni (CORECOM) – nomina del Presidente, del Vicepresidente e di n. 5 componenti”.



Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 17 luglio 2006:
— n. 839: «Art. 29, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2006; modifica attribuzione codici Siope»;
— n. 840: «Art. 42, comma 3, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 2 – Attuazione del decentramento amministrativo: variazione agli stanziamenti di UPB di spesa nel bilancio di previsione per l’anno 2006, conseguente al riordino delle funzioni amministrative tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali. Euro 19.855.221,00»;
— n. 841: «Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/02/2005 (codici Siope). Modifica al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 e successive modificazioni».
in data 31 luglio 2006:
— n. 904: «Art. 25, comma 2, della l.r. 10 febbraio 2006, n 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da soggetti terzi e delle relative spese». Euro 2.842,04;
— n. 905: «Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006». Euro 3.871.094,03;
— n. 906: «Art. 20, comma 3 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 2 “Spese dichiarate obbligatorie” del bilancio 2006.» Euro 25.505,38;
— n. 907: «Art. 29, comma 2 e 3 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’economia e delle finanze n. 11743 del 18/2/2005 (codici SIOPE). Modifica al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR 154/2006 e successive modificazioni»;
— n. 908: del 31/07/2006 «Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazioni compensative al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 e successive modificazioni per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/2/2005 (codici SIOPE). Modifiche tecniche al Programma Operativo Annuale 2006 (POA)».



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo, per la seduta odierna, l’assessore Ascoli.



Interpellanza (Svolgimento): «Legge regionale sulla cultura» Favia (10)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 10 del consigliere Favia, che ha la parola per illustrarla.

David FAVIA. Rinuncio all’esposizione e mi riservo di intervenire dopo l’intervento dell’assessore Minardi.

PRESIDENTE. Per la Giunta risponde l’assessore Minardi.

Luigi MINARDI. Consigliere Favia, vorrei anzitutto rispondere alle questioni che solleva, ma anche indicarle alcune linee operative sulle quali cerchiamo di muoverci.
Nella sua interpellanza si fa riferimento alle perdite di bilancio di numerosi enti dello spettacolo. E’ stata una questione discussa durante l’estate, è vero che molti enti evidenziano un appesantimento dei loro bilanci, ma non tutti. Per esempio il Rof di Pesaro ha un bilancio in equilibrio.
Nella sua interpellanza lei fa risalire la responsabilità all’assenza di una legge regionale sulla cultura. In realtà ci sono, al riguardo, alcune osservazioni da fare.
La prima questione è che è avvenuto un impoverimento del fondo unico nazionale dello spettacolo, che a caduta ha avuto ripercussioni sul fondo unico regionale dello spettacolo. In realtà, già noi soffriamo di una non equa ripartizione del Fus, in quanto la nostra regione dispone appena di poco più del Fus stesso, pur avendo una quantità di enti riconosciuti statalmente, notevolmente superiore alle varie regioni similari e anche alle regioni più importanti nel campo dello spettacolo.
La seconda questione riguarda il fatto che il Fus ha finito per funzionare in modo pluriennale ma funziona, ora, in modo annuale. Le conseguenze all’interno della regione sono state due: la riduzione del fondo e il fatto che noi agiamo non in modo pluriennale ma in modo annuale.
Da questo punto di vista la pluriennalità manca, perché qualora noi la adottassimo, ci metteremmo in una condizione di dipendenza da una situazione non certa e non definita a livello nazionale.
Che cosa vogliamo fare? D’altra parte, la prima cosa che dobbiamo fare è cercare di riequilibrare l’utilizzo del fondo unico per lo spettacolo nazionale, favorendo un migliore riconoscimento delle nostre prerogative, quindi un più equo riparto. Non sarà una partita facile ma sarà la partita che dovremo giocare dai prossimi giorni.
Seconda questione, legge regionale sulla cultura. In realtà la legge regionale sulla cultura esiste ed è la 75 del 1997, la quale disciplina gli atti e le procedure della programmazione degli interventi finanziari regionali. E’ del 1997. In questo momento noi stiamo facendo un monitoraggio su come ha funzionato, su come ha distribuito le risorse, su come le ha utilizzate, su chi sono i beneficiari, su come ha funzionato il livello di governance all’interno della regione, quindi il rapporto tra Regione, Province e Comuni, se questa modalità ci permette di raggiungere gli obiettivi indicati dal Consiglio, perché è un atto di Consiglio che assegna le risorse, quindi, tutto sommato, questa legge esiste ed è una legge che stiamo monitorando. Appena il monitoraggio sarà concluso, il documento sarà a disposizione anche della Commissione consiliare, con la quale sarà intenzione dell’assessore costruire un rapporto il più stretto e intenso possibile. Così come con i Comuni e con l’associazionismo cui lei si richiama nella interrogazione.
Le anticipo che nei giorni 20 e 21 ottobre sarà tenuta una conferenza programmatica con tutti gli attori, i soggetti principali del settore della cultura, in modo da fissare le linee non di un anno ma le linee sulla programmazione da qui alla fine della legislatura.
Per quanto riguarda la necessità di una nuova legge sulla cultura, adesso non è per noi una priorità, mentre invece stiamo lavorando per una legge di riordino complessivo e anche in questo caso tutti gli organi del Consiglio, tutti i soggetti saranno adeguatamente mobilitati, consultati, informati e si cercherà di lavorare insieme.
Ultima questione, che esula un po’ dalla sua interrogazione, ma credo un’informazione che le sarà senz’altro utile, è come affrontare il problema dei disavanzi di questi enti. Noi abbiamo detto più volte che come Regione non intendiamo nel modo più assoluto tirarci indietro, però vogliamo fare la nostra parte e la nostra parte è indurre tutti questi enti a produrre un programma preciso delle attività, delle compatibilità finanziarie, in modo che non sia tutti gli anni un ricorrere a un ripiano a pie’ di lista dei disavanzi creati. Inoltre, vorremmo fare la nostra parte insieme a tutti coloro che sono soggetti direttamente interessati e anche compartecipati da compagine sociale. Non è possibile che il disavanzo venga scaricato tutto sulla Regione, mentre invece ci facciamo carico della nostra quota, meglio ancora se questo sta dentro un piano pluriennale di rientro e dentro una attività riorganizzata, in modo da dare certezze ad un settore molto importante, che vede addirittura impiegate stabilmente circa 2.000 persone.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia, per dichiararsi soddisfatto o meno.

David FAVIA. La ringrazio, assessore, intanto, di questa sua esauriente esplicitazione e le rinnovo i migliori auguri di buon lavoro come nuovo assessore in un settore che io ritengo vitale per la società in genere e in particolare per la società marchigiana, anche come componente della Commissione cultura.
Mi consenta alcune notazioni a proposito del suo intervento. Va benissimo che si stiamo monitorando l’andamento della legge 75 del 1997: quando io chiedo se c’è intenzione di fare una legge sulla cultura, intendo in senso lato proprio il rinnovo della normativa esistente. Mi fa piacere che lei abbia organizzato una conferenza programmatica: già ne avevo sentito parlare per ottobre e credo che la Commissione cultura di questo Consiglio regionale potrebbe essere al suo fianco proprio nella organizzazione dei lavori e nella realizzazione della eventuale — ma sono convinto che sia necessaria — modifica della legge 75.
Sono d’accordo perfettamente sulla critica circa la riduzione del Fus, credo però che noi dobbiamo prendere atto di un paio di cose. Ad esempio, impegnarci tutti affinché sulla cultura la Regione spenda di più. Non sta a me ricordarle che la Regione ha un bilancio della cultura pari a quello del Comune di Ancona, il che mi sembra poco. Ricordo che altre Regioni, anche piccole come la nostra, spendono molto di più in cultura. Ricordo che la nostra Regione ha delle eccellenze non solo ad Ancona dove c’è il Teatro Stabile, c’è l’orchestra regionale, c’è la Corale Bellini, ma ci sono altre realtà estremamente importanti dal punto di vista culturale, nella regione Marche, così come le realtà culturali regionali site in Ancona vedono l’intervento e le professionalità eccellenti di soggetti provenienti da tantissime città della stessa regione Marche.
Lei prima citava il Rof come esempio di virtù. Siamo tutti d’accordo nel ritenere il Rof un’eccellenza, non possiamo però dimenticare che il Rof ha una legge speciale che ne sovvenziona l’attività, che pure vede introiti attivi da altre parti, da altre partite, da altre voci. Quindi non voglio sostenere, come lei ha accennato, che la responsabilità delle perdite di alcuni enti insista sull’assenza di una legge regionale, però che una discussione sulla politica culturale regionale vada fatta, a mio giudizio è indubbio. Ad esempio — questo è un altro argomento che le affido quale nuovo assessore alla cultura — c’è un antichissimo dibattito sull’entrata o meno della Regione Marche nella Fondazione Mole che è, in prospettiva, un altro contenitore di caratura regionale importantissimo, in cui non so bene ancora se la Regione intenda entrare o meno. Ho letto una sua intervista estiva sulla problematica dello Stabile, ho sentito quello che lei ha detto oggi, cioè “non è nostra intenzione tirarci indietro, vorremmo però dei programmi e vorremmo che la Regione potesse dire la sua all’interno di questi programmi”, ne prendo atto con piacere, sono perfettamente d’accordo, mi auguro che ci sia un seguito rapido e concreto, al limite dopo la conferenza del 20 e 21 ottobre, alle sue parole.
Non le sfuggirà, assessore, che davanti ad altri tagli effettuati dal Governo nazionale, la Regione ha saputo sopperire con mezzi propri, così come la Regione potrebbe intervenire con la propria autorevolezza per aiutare questi enti a rintracciare risorse anche non pubbliche. Si potrebbe tentare di creare un paniera di appassionati alla cultura.
Accolgo con favore e con piacere la sua risposta, auspico che alle sue parole facciano seguito — conoscendola personalmente, avendo collaborato con lei nell’ultimo anno, non ho dubbi che lei lo farà — interventi di grande concretezza perché le grandi professionalità ed eccellenze culturali della nostra regione non abbiano a patire per una carenza di fondi che, in fin dei conti, è ben poca cosa davanti alla qualità del lavoro e delle produzioni che vengono fatti. Ricordava lei poc’anzi che sono quasi 2.000 gli addetti: mi permetta di dire che sono addetti di grande livello, che non possiamo assolutamente permetterci di abbandonare per pochi spiccioli.



Interpellanza (Svolgimento): «Pillola abortiva RU 486: sperimentazione Regione Marche» Pistarelli (21)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 21 del consigliere Pistarelli, che ha la parola per illustrarla.

Fabio PISTARELLI. Con questa interpellanza, nel maggio scorso ho voluto, a nome dell’intero gruppo di An, tentare di porre la questione della sperimentazione della pillola abortiva RU 486 all’interno della discussione in Consiglio regionale, perché in quelle settimane abbiamo appreso dagli organi di stampa, come purtroppo spesso avviene, queste notizie e molto spesso non abbiamo occasione di discuterne in Commissione o in aula come sta avvenendo ora. Quindi lo strumento dell’interpellanza permette di compiere un minimo di confronto, di scambio di vedute tra colui che domanda e l’assessore che risponde per la Giunta.
Le mie domande le riassumo, per chi non ha avuto modo di leggerle direttamente dall’interpellanza scritta. Sono indirizzate a capire, prima di tutto, i dati marchigiani sulle interruzioni di gravidanza, perché a mio avviso, prima di parlare di pillola abortiva, cioè di uno strumento che tra l’altro è anche discutibile sotto un profilo scientifico — tant’è che non è ancora riconosciuto il suo uso, ma si parla anche per le Marche di sperimentazione — vediamo cosa ha prodotto e produce la legge 194 nei suoi effetti territoriali, soprattutto nella parte relativa alla prevenzione delle interruzioni di gravidanza.
Nell’ultimo triennio, quante donne sono state dissuase? Perché prima di parlare di pratica abortiva bisogna parlare degli strumenti che tentano di impedire quel doloroso, comunque, passaggio per una donna, che è la scelta di interrompere un processo che porta ad una nuova vita. Chiediamo quali risultati l’azienda Ospedali Riuniti, autorizzata all’uso della pillola RU 486, abbia raggiunto e quali sono gli intendimenti, gli orientamenti della Giunta in merito a questa sperimentazione e, più in generale, l’atteggiamento rispetto alla 194 nella parte relativa alla prevenzione e alla dissuasione delle interruzioni volontarie di gravidanza. Questi sono temi che a mio avviso dovremmo affrontare, perché solo la concentrazione dei ragionamenti sulla bontà o meno, sulla efficacia o meno dell’uso di questa o quella tecnica per interrompere la gravidanza significa veramente porre la questione in maniera assolutamente negativa e sbagliata. Qui non dobbiamo inseguire la via più breve per fare in modo che una donna interrompa una gravidanza, dobbiamo inseguire la via più breve affinché non vi siano casi di aborti o siano il più possibile limitati veramente a situazioni di estrema necessità , urgenza, pericolo per la donna, pericolo per il nascituro. Questi sono gli obiettivi che dovremmo tutti raggiungere, da una parte e dall’altra, con le diverse sensibilità che abbiamo. Ma prima di concludere questo ragionamento, è bene che l’assessore possa fornire dati utili a tutti per fare questo tipo di riflessione assieme.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Grazie al consigliere, perché le questioni che pone sul tappeto celano preoccupazioni che sono di tutti. Naturalmente, a partire da me c’è una attività tesa a corrispondere alle esigenze, alle problematiche.
Rispetto ai quesiti che sono stati posti in dettaglio e che fanno una disamina dei numeri relativi alla interruzione volontaria di gravidanza, che inquadrano il problema anche della pillola abortiva, leggo le tabelle che sono state fornite dal sistema informativo statistico della Regione.
Per quanto riguarda i dati delle interruzioni di gravidanza effettuate nel territorio marchigiano a cavalo degli anni 2003-2005, sia interruzioni di gravidanza fino a 90 giorni che peri casi di aborto oltre i 90 giorni, il cosiddetto aborto terapeutico, nell’anno 2003 i casi erano 2.672, nel 2004 erano 21.600, nel 2005 erano 2.589 e 736 nel primo trimestre 2006.
Per quanto concerne invece le tecniche con le quali sono state effettuate le interruzioni di gravidanza — sono suddivise per patologia — nel 2003 vi sono stati 77 casi di interruzione volontaria di gravidanza per raschiamento, 2.241 con il metodo Karman, 287 con altre forme di isterosuzione. Nel 2004 sono 90 i casi per raschiamento, 2.172 con il metodo Karman, 292 altre forme di isterosuzione, 26 casi altri. Nel 2005 sono 219 i casi per raschiamento, 2.001 con il metodo Karman e 324 per isterosuzione.
Per quanto riguarda l’età gestionale di interruzioni volontarie di gravidanza, nel 2003, nei primi 90 giorni i casi sono stati 2.533, 2.458 nel 2004 e 2.390 nel 2005. Per quanto concerne i casi che vanno oltre i 90 giorni, nel 2003 sono stati 80, nel 2004 sono stati 71, nel 2005 sono stati 64. Poi ci sono dei casi non indicati nel corso di questi anni.
Per quanto riguarda la residenza delle donne interessate a questi casi, nel 2003 quelle delle Marche sono state 2.371, quelle di fuori Marche sono state 271. Nel 2004, rispettivamente 2.305 e 281. Nel 2005, rispettivamente 2.256 e 289.
Quali siano le percentuali di casi di donne che hanno rinunciato all’aborto, non vi sono rivelazioni ad hoc, anche se abbiamo interessato i consultori, i quali dovrebbero fare una rilevazione puntuale e naturalmente, appena avremo i dati in nostre mani li forniremo, a completamento di questa indagine.
Relativamente a quanti siano i casi di utilizzo della tecnica dell’aborto medico-farmacologico attraverso la somministrazione della RU 486 alla data di autorizzazione alla sperimentazione concessa dal direttore degli Ospedali Riuniti ad oggi, il direttore generale dell’azienda ospedaliera Ospedali Riuniti di Ancona, con propria nota del 232.11.2005 ha comunicato ai sanitari interessati la procedura da porre in atto in caso di necessità di utilizzare il mifepristone, l’RU 486, per interruzione volontaria della gravidanza. L’utilizzazione in Italia di tale sostanza è possibile sulla base delle disposizioni del decreto ministeriale dell’11.2.1997, che riguarda le modalità di importazione di specialità medicinali registrate all’estero. Alla data odierna i casi trattati presso il presidio Salesi sono complessivamente 13. Alla domanda di quanti siano i casi complessivi nell’anno 2006 di interruzione volontaria di gravidanza abbiamo già risposto prima: i dati relativi al primo trimestre sono 736. Circa quali siano gli intendimenti e gli orientamenti della Giunta, in generale anche sull’applicazione dei principi della legge 194, vorrei rammentare che nell’ambito dell’attività di prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza, la Giunta regionale con propria deliberazione del 5.12.2005, ha confermato l’esenzione della compartecipazione alla spesa sanitaria per l’erogazione e l’applicazione dei mezzi di contraccezione meccanica e per alcune indagini di laboratorio riservate a donne in età feconda, in terapia, con estroprogenestici.
Si evidenzia inoltre che la stessa legge 194 del 1978, all’articolo 15 dispone che le Regioni, d’intesa con le università e con gli enti ospedalieri promuovono l’aggiornamento del personale sanitario ed esercenti le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto, sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza.
E’ quindi improprio parlare di sperimentazione, in quanto la RU 486 viene utilizzata per una indicazione terapeutica per la quale tale medicinale è stato registrato in altro paese, pertanto non vi è necessità di eseguire nessuna nuova sperimentazione che non avrebbe alcuna utilità scientifica o pratica.
Da sottolineare, inoltre, che l’aborto farmacologico non è più facile: quando viene proposto, infatti, il farmaco alla donna, questa è ormai decisa all’interruzione della gravidanza e sono stati rigorosamente espletati tutti gli adempimenti che la legge prevede.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Fabio PISTARELLI. Non so se i colleghi hanno potuto seguire: i dati spaventano, assessore. Ben 2.672 interruzioni abortive nel 2003 e 2.589 nel 2005, tendenza confermata nel 2006, perché sono state 736 nel primo trimestre. Sono cifre quasi tutte marchigiane: è come un paese, un piccolo paesino delle nostre colline che ogni anno non vede sorgere le sue mura, le sue piazze, le sue strade. E’ una comunità che perdiamo. E’ una cifra che a me impressiona, al di là delle sensibilità di ognuno. Io sono profondamente cattolico, quindi questa è una cosa che non solo mi impressiona ma mi fa inorridire.
Però, anche sotto un profilo strettamente di numeri, o laico, è un dato che sconcerta.
L’altra cosa — penso che sia con me, assessore, avendo parlato più volte non solo di questa questioni, ma in generale dell’approccio alla sanità e alla salute — che impressiona è che non conosciamo, come servizio, quante siano state le donne dissuase, cioè il prodotto di quella che dovrebbe essere una delle parti fondamentali della 194: i famosi consultori che non so come si chiamano adesso. Questo ab origine, cioè da quando si è pensata la legge. Non lo sappiamo, perché alla domanda di quanti siano stati i casi di donne che hanno rinunciato all’aborto rispetto alle domande presentate presso i centri di cui alla 194 la risposta è “il servizio non ha saputo fornire il dato”.

Almerino MEZZOLANI. Lo sta facendo.

Fabio PISTARELLI. Ma la 194 non è una legge approvata da poco: il nostro sistema avrebbe dovuto già avere sotto controllo questa questione. Ma non è solo una questione marchigiana, assessore, immagino che a livello nazionale questi dati sfuggano, perché anche rispetto alle ultime deliberazioni della Giunta sulla esenzione per i mezzi di contraccezione o la promozione di tecniche, vedo veramente l’impalpabilità di questo tipo di strumenti o aspetti della 194. Impalpabilità a livello operativo, di attenzione, pratico, dei nostri obiettivi, dei nostri progetti regionali. Nella progettazione sanitaria c’è un fondo destinato ai progetti regionali. Questa attenzione non l’ho mai verificata.
Spero che oggi sia stata l’occasione per una riflessione comune, anche da riprendere, a breve, nella Commissione competente, perché mi pare veramente che già prima della discussione sulla RU 486 ci fosse stata la necessità di fare un punto su quella che è non tanto la strada che porta ad una più comoda e più tranquilla interruzione volontaria di gravidanza, questo sarebbe aberrante per tutti, quanto il fatto di voler dare alle donne tutti gli strumenti per non arrivare a quel punto. Ritengo che dobbiamo rovesciare, culturalmente, l’approccio per quanto riguarda la 194, in generale per l’interruzione volontaria di gravidanza, riportando tutto a quello livello di discussione: come si fa a prevenire, a non fare in modo che ci si arrivi, non come si fa a fare in modo che tutto diventi più comodo, più tranquillo, più “pulito”. Stiamo parlando di una cosa terribile qual è l’interruzione di una vita, terribile per la donna e per il nascituro.
Ringrazio per l’attenzione e spero che possa essere stata un’occasione utile per riflettere tutti.



Interpellanza (Svolgimento: «Convegni società Quadrilatero Spa e ruolo Banca delle Marche» Giannini, Ortenzi, Brandoni, Comi, Mammoli, Badiali, Mollaroli, Ricci, Altomeni, Procaccini, Bucciarelli, Brini, Rocchi e Benatti (19)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 19 ad iniziativa dei consiglieri Giannini ed altri.
Ha la parola, per illustrarla, il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. L’interpellanza è datata 15 marzo, quindi un po’ di tempo è trascorso da quando è stata presentata. E’ stata firmata da molti consiglieri. Premetto che rispetto all’importanza, sul territorio e per la nostra economia, della Banca delle Marche, nessuno di noi mette in discussione questo lavoro strategico, però alcuni comportamenti rispetto a situazioni, soprattutto a tempi in cui certi comportamenti sono avvenuti, hanno suscitato forti perplessità in molti di noi. La Banca delle Marche ha un rapporto importante con la Regione per molti servizi, che noi riteniamo strategico, ed è giusto che ci sia. E’ anche vero però, che in alcune situazioni proprio nella vicenda della Quadrilatero, io ed altri consiglieri abbiamo ravveduto un atteggiamento di alcuni che non è solamente un sostegno di carattere strategico-finanziario, ma proprio per il momento nel quale questi accadimenti sono avvenuti, c’è stato un sostegno che travalica il semplice rapporto finanziario ed economico, ma che può essere sostanziato anche in un atteggiamento politico e di sostegno. I convegni sono avvenuti prima delle elezioni politiche, durante la campagna elettorale, su un tema che era delicato e sensibile, che teneva banco anche nella discussione politica e mi è sembrato assolutamente inopportuno che ci fosse questo atteggiamento di sostegno nel momento in cui, su questo, si apriva una discussione politica e una campagna elettorale.
Io ritengo che proprio per la funzione strategica che la Banca delle Marche riveste nella nostra regione e per la sua importanza nel tessuto economico, produttivo e sociale della nostra regione, questi atteggiamenti siano in primo luogo dannosi per la banca stessa. Riteniamo quindi che la Regione, che sulla Quadrilatero ha una funzione strategica e anche rapporti seri di collaborazione con la banca, debba richiamare ad un rapporto equilibrato, assolutamente imparziale la struttura stessa.
Credo che in questo ne guadagni il rapporto tra Regione e banca, ne guadagni anche la banca. Questo non è avvenuto solo in questo caso, ma vi sono state anche altre situazioni: ricordo quello che avvenne in occasione della “provinciale” di Macerata. Penso che questo atteggiamento sia non corretto. Abbiamo interpellato il Presidente della Giunta regionale e avrei gradito che fosse stato lui a rispondere nel merito, ma è assente. Abbiamo ritenuto di dover sottolineare questo aspetto e di chiedere quali sono le azioni che la Regione legittimamente può porre in essere nei confronti della banca, per evitare che tali comportamenti si ripetano, proprio perché noi riteniamo strategico il rapporto ,a Banca delle Marche e territorio e Regione Marche. Riteniamo che questi atteggiamenti non siano utili nemmeno alla funzione che la banca svolge.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. Gli episodi cui fa riferimento l’interpellanza sono relativi al convegno avente ad oggetto "Lo sviluppo delle Marche e dell'Umbria attraverso la legge obbiettivo" organizzato dall'ANAS Spa, da Sviluppo Italia spa e dalla Quadrilatero spa.
Il convegno era articolato in due giornate: 17/02/2006 in Jesi, presso la sala convegni della Banca delle Marche, avente ad oggetto "Le opportunità per lo sviluppo economico offerto dalle società di scopo"; 18/02/2006 in Macerata, teatro Filarmonica, su "Accessibilità e moderne infrastrutture, chiave di successo per lo sviluppo del territorio".
In entrambe le giornate sono stati invitati la Regione Marche, i sindaci dei due Comuni, il presidente della camera di commercio di Macerata, la Confindustria Marche.
I temi trattati avevano evidente carattere tecnico, tanto che tra i relatori figuravano il presidente dell'ANAS, il direttore generale della Confindustria Marche, un docente della “Bocconi”, un direttore generale del Ministero delle infrastrutture.
All'allora vice ministro dell'economia e delle finanze ed al ministro delle infrastrutture sono stati riservati gli interventi per le conclusioni.
Per conto della Regione sono intervenuti al convegno due dirigenti tecnici. E’ fuori dubbio che la presenza di due esponenti del precedente Governo abbia attribuito all'iniziativa una valenza di sostegno di una precisa parte politica, stante la prossimità delle elezioni.
I temi all'ordine del giorno, la presenza delle maggiori realtà politico-sociali del territorio, la qualifica dei soggetti che hanno svolto gli interventi, testimoniano la connotazione tecnica che era stata assegnata al convegno.
Non si rinvengono dati oggettivi che possano condurre ad affermare che la Banca delle Marche abbia inteso svolgere un'azione di sostegno elettorale a favore di una precisa parte politica.
In ogni caso, visto l'esito delle elezioni politiche nella regione Marche, sembra che il convegno, ove si intendesse attribuirgli un intento di propaganda elettorale, abbia sortito un risultato diametralmente opposto a quello auspicato dai due esponenti governativi intervenuti.
Faccio presente che la Banca delle Marche è un’impresa privata che svolge un’attività di tesoreria per la Regione Marche in virtù di un contratto di appalto concluso all’esito di una gara pubblica. Inoltre, non abbiamo rilevato — anche se sarà nostra premura sollecitare Banca Marche ad astenersi rispetto ad iniziative e convegni che possano dare adito anche ad interpretazioni di parte — elementi validi per poter contestare alla Banca delle Marche la partecipazione al convegno, nel perseguimento di scopi diversi da quelli dichiarati nel programma, non potendosi certo imputare allo stesso istituto il "taglio" impresso ai propri interventi dai due membri del Governo nazionale.
Rispetto alla richiesta che viene fatta nella interpellanza, ripeto che sarà premura della Giunta far presente tutto ciò alla banca, in un corretto rapporto di gestione delle attività che si svolgono tra la Banca delle Marche, la Regione marche e le istituzioni in generale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Ringrazio l’assessore Pistelli per la risposta. Non sono totalmente soddisfatta — ma non è una responsabilità dell’assessore Pistelli — anzitutto perché avrei gradito che fosse stato il Presidente della Giunta a rispondere, vista la rilevanza dell’argomento. Non per togliere autorevolezza all’assessore, ma perché il Presidente della Giunta rappresenta il governo della Regione. Inoltre, su alcune questioni che l’assessore ci segnalava, ribadisco che la presenza del viceministro e del ministro alle infrastrutture in una riunione tecnica, mi sembra quanto meno inopportuna, se questo ha un valore di tecnico. La concomitanza con le elezioni e la concomitanza con la loro candidatura, almeno per quanto riguardava il viceministro Baldassarri, nelle liste delle Marche, qualche sospetto legittimo lo può lasciare.
Mi auguro che per il futuro queste cose non accadano più. E’ vero che questo non ha inciso nelle elezioni marchigiane, ma a parte l’intelligenza dei nostri cittadini, credo che ci debba essere anche uno stile nell’affrontare le elezioni: gli uomini di governo e chi è classe dirigente in senso lato devono sempre tenerlo presente. In questo caso mi pare che, almeno da questo punto di vista, ci sia stata una forte caduta di stile.
Tra l’altro mi pare limitativo l’invito rispetto alle questioni tecniche, perché lì non sono previste, per esempio, le Province che sulla “Quadrilatero” svolgono un ruolo assolutamente strategico, perché coordinano gli enti locali. I sindaci sono stati invitati solamente a portare il saluto e solo quelli di Comuni sede dell’iniziativa, quando quest’opera riguarda invece, strategicamente, le Province, i Comuni e il tessuto economico e produttivo.
Rimango della mia opinione, ribadisco che queste iniziative sono sbagliate e ci auguriamo tutti che questo non accada più. Ringrazio l’assessore che ha chiarito che si farà presente questa questione alla Banca delle Marche e credo che noi dovremmo anche vigilare prima, per evitare che questi fatti accadano, o comunque se dovessero nuovamente accadere, anche se noi governiamo, evitare di partecipare, perché la partecipazione legittima una presenza che invece, secondo me, andava non garantita.



Interrogazione (Svolgimento): «Infortunio mortale in uno stabilimento saccarifero» Procaccini e Bucciarelli (136)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 136 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito all’interrogazione indicata in oggetto, si comunica che le azioni regionali intraprese per incrementare la sicurezza nei luoghi di lavoro, tema molto delicato, dalle cui conseguenze stiamo risalendo, sono le seguenti.
Psr 2003 -2006: azioni di contrasto e promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro nei comparti a maggior rischio da programmare e dettagliare in uno specifico progetto obiettivo sulla base: dei flussi informativi derivanti dal progetto Inail, Ispes, Regione; della relazione finale del monitoraggio 626; da alcune priorità di intervento già delineate e da ricomprendere nel progetto obiettivo;
Progetto Obiettivo “Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” allegato alla deliberazione del Consiglio regionale n°164 del 26 gennaio 2005, attuativa del vigente PSR 2003-2006 che ha sostanzialmente integrato i contenuti dell’accordo di programma Regione Marche– Inail in un atto programmatorio di medio periodo che: formalizza un metodo di lavoro basato sulla condivisione da parte di tutti gli attori pubblici e sociali degli obiettivi prioritari di prevenzione da raggiungere come sistema, basandosi in modo primario sulle evidenze epidemiologiche; individua nel sistema informativo per la prevenzione nei luoghi di lavoro una delle criticità da risolvere prioritariamente, sia rispetto alla acquisizione di dati utili per la programmazione e la valutazione degli interventi, sia rispetto alla necessità di offrire ricadute utili per gli “utenti” del sistema pubblico; identifica linee di azione concrete che comprendono anche tutte quelle presenti nel protocollo d’intesa (il rischio chimico, le patologie emergenti, la sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto, l’informazione e la formazione per soggetti fragili, l’epidemiologia occupazionale, lo sviluppo dei progetti integrati di sistema–Nfi e analisi incidenti mortali).
Potenziamento dei servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro delle zone territoriali dell’Asur.
Nel triennio 2003–2005 la Regione Marche ha mantenuto uno stanziamento finalizzato di fondi per lo sviluppo delle attività di prevenzione attraverso il consolidamento della rete dei dipartimenti di prevenzione, per un ammontare complessivo di 5,0 milioni euro/anno di cui una quota variabile tra i 2,5 ed i 3 destinati alla prevenzione nei luoghi di lavoro, che ha consentito parallelamente: lo sviluppo dei progetti concordati negli obiettivi di budget delle zone territoriali dell’Asur, il rinnovamento ed il potenziamento delle attrezzature, l’aumento delle risorse umane disponibili, come si può valutare dalla tabella che è stata allegata alla risposta che poi consegnerò all’interrogante e che sostanzialmente dice che, per quanto riguarda le risorse umane disponibili si è passati dalla media di 48 unità del 1998-2000, a 139 alla data del 30 giugno 2005.
La sicurezza in edilizia. Il comparto delle costruzioni edili è nelle Marche, così come nel resto della nazione e dell’Europa, uno di quelli gravati da indici infortunistici peggiori soprattutto come quantità dei danni per la salute (morti ed invalidità permanenti).
Il PSR 2003–2006 indica una azione prioritaria di contrasto e promozione della sicurezza nei comparti a maggior indice infortunistico, tra i quali viene citata l’edilizia; è altrettanto vero che da più anni l’attività di controllo nei cantieri viene svolta con continuità dalla rete dei Spsal della nostra regione, attestandosi su livelli quantitativi maggiori rispetto alla media nazionale, a cui si è aggiunta anche una diffusa attività di informazione ed assistenza.
Dal 2003 l’azione si è sviluppata, quindi, con la finalità di migliorare la qualità e la omogeneità del controllo, operando un coordinamento molto più stringente tra i soggetti istituzionali, per mezzo di un’azione di supporto del livello regionale, ed è stato costituito e formalizzato (decreto dirigente servizio sanità pubblica/SAP n° 4 del 18/02/04) un gruppo tecnico regionale dove sono rappresentate le 13 zone territoriali dell’Asur. L’obiettivo del gruppo è quello di ottenere un più efficace controllo sulla sicurezza nei cantieri edili e l’uniformità delle modalità operative sul territorio regionale, attraverso: la predisposizione di linee guida; il supporto agli operatori dei servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asur per una omogenea operatività sul territorio; la realizzazione di un sistema informativo per l’elaborazione dei dati raccolti in occasione delle ispezioni nei cantieri; la predisposizione della proposta di un progetto esecutivo (ricompreso negli allegati alla delibera consiliare 164/05 “Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”) per la prevenzione nel comparto edilizia, come indicato dal PSR 2003/2006, che preveda: il monitoraggio del medesimo nel tempo; la valutazione dei risultati per verificarne l’efficacia in termini di riduzione delle situazioni a rischio elevato e di riduzione degli incidenti mortali e molto gravi.
E’ stato promosso sia a livello regionale che territoriale un concreto coordinamento operativo con la direzione regionale del lavoro e le rispettive D.P.L. come previsto dall’art. 27 del D.Lgs. 626/94 e Dpcm 412/97; è stato aperto un confronto per l’analisi dei problemi con le parti sociali ed i professionisti della prevenzione in occasione del seminario di Jesi, nel quale è stata prevista una specifica sessione; sono già state sviluppate iniziative di formazione in alcune zone territoriali dell’Asur, scuole professionali edili e istituti tecnici per geometri.
Le conseguenze di questa prima fase di azione sono risultate: un miglioramento dei livelli di conoscenza su tutto il territorio regionale della attività di controllo svolta dalla rete dei Spsal; un miglioramento dei livelli di azione coordinata tra Spsal e dipartimenti, in occasione delle campagne europee 2003 e 2004 per la riduzione del rischio di “cadute dall’alto”; un miglioramento dei livelli di conoscenza complessiva delle problematiche sostanziali di sicurezza presenti nei cantieri edili basate sull’analisi dei rischi, piuttosto che sull’analisi del rispetto formale della normativa; l’emanazione di un atto di indirizzo ai servizi per la prevenzione sul lavoro (linee guida) per omogeneizzare l’attività di controllo sulla base delle evidenze epidemiologiche di “danno” per i lavoratori (decreto dirigente servizio sanità pubblica n° 18 del 5/10/04); un miglioramento del confronto con le parti sociali ed i professionisti della sicurezza dal quale è emersa fortemente l’esigenza di istituzionalizzare ai vari livelli (regionale, area vasta in questo caso coincidente con i territori provinciali per favorire il coordinamento con le DPL, zonale) momenti di specifico confronto tecnico e di comunicazione dei dati risultati delle azioni svolte.
Il progetto Nuovi flussi informativi INAIL-ISPESL–Regione.
Le Marche si sono caratterizzate in questo periodo come una delle Regioni che hanno maggiormente dato impulso all’utilizzo dei dati epidemiologici derivanti da questo progetto INAIL-ISPESL Regioni che per la prima volta in Italia mette a disposizione l’anagrafe delle aziende con gli eventi lesivi che in queste si verificano consentendo una diretta elaborazione dei dati da parte degli utilizzatori. I vantaggi di tale sistema sono l’integrazione tra enti diversi (servizi territoriali, Inail, ecc.) per la creazione e l’utilizzo di dati, integrazione finalizzata alla migliore conoscenza del fenomeno eventi patologici e dei loro determinanti, con lo scopo di ridurre l’incidenza delle malattie professionali e degli infortuni (verso un miglioramento quindi della stato di salute dei lavoratori) nei comparti maggiormente colpiti dal fenomeno.
Inoltre la disponibilità di dati esaustivi sugli eventi lesivi legati al lavoro consente la possibilità di relazionare l’evento con l’attività svolta (la ditta e il comparto) e l’opportunità di programmare le attività dei servizi sulla base di informazioni corrette e integrate, e soprattutto di valutarne gli esiti.
I primi risultati del lavoro svolto sono stati utilizzati per la programmazione a livello regionale e per la diffusione dell’informazione dei dati epidemiologici indispensabili a supportare il percorso di crescita della “cultura della prevenzione”.
Le prime necessità rilevate sono le strategie da attuare per migliorare la sicurezza nelle piccole imprese, il potenziamento dei piani di intervento per alcuni comparti (in primo luogo edilizia e trasporti), il monitoraggio dei danni da lavoro legati all’aumento di flessibilità del medesimo (fenomeno del lavoro “atipico”) e la verifica dell’accuratezza di alcuni dati particolarmente importanti per la programmazione sanitaria ed altri flussi informativi correnti (scheda di dimissione ospedaliera, registri interni ai servizi, ecc.).
Il progetto analisi delle cause degli incidenti mortali e gravi. Il secolo appena concluso ha portato profonde modificazioni nello sviluppo industriale con sensibile miglioramento delle condizioni di lavoro; tuttavia il dato più preoccupante e socialmente inaccettabile appare quello degli incidenti mortali. Per affrontare seriamente il problema è necessario un buon sistema informativo, capace di dare adeguate e dettagliate informazioni sulle circostanze che hanno determinato gli eventi.
A questo proposito la fonte più importante per la determinazione dei casi è rappresentata dall’Inail, attraverso l’utilizzo dal 2002 del sistema E.S.A.W. che rappresenta lo strumento di raccolta dati che sta alla base delle statistiche nazionali degli eventi infortunistici, e dall’Ispsel, attraverso la propria banca dati.
Il progetto “Infortuni mortali” si inquadra tra gli obiettivi indicati nel protocollo d’intesa Inail, Ispsel, Regione, da cui nasce anche il progetto sui N.F.I. prima illustrato, diventando a sua volta un nuovo strumento di prevenzione.
Gli obiettivi condivisi del progetto sono: costituzione del repertorio nazionale (banca dati) degli infortuni mortali che comprenda la ricostruzione delle cause e dinamiche infortunistiche utilizzando modelli e strumenti condivisi; la messa a disposizione di un metodo d’indagine e d’analisi partecipato degli operatori che al di là dei fini giudiziari porti a conoscenze utili alla prevenzione per la riduzione degli infortuni.
Il progetto prevede naturalmente il ritorno informativo ai vari soggetti partecipanti, operatori dei servizi di prevenzione, regioni, Inail e Ispesl, in termini sia di metodologie operative sia di elaborazione, di risultanze complessive utili per la prevenzione.
La fase sperimentale è terminata il 21 ottobre 2005 ed è in corso la elaborazione dei dati nazionali che verranno presentati entro pochi mesi; a tale presentazione seguiranno le elaborazioni e le presentazioni regionali nel primo semestre 2006 (questo è ovviamente slittato).
E’ già chiaramente emersa la utilità, a fini di prevenzione per la riduzione degli infortuni, delle nuove procedure adottate nell’analisi dei casi più gravi; si sta formalizzando nella nostra Regione, così come sta avvenendo in altre, la prosecuzione del progetto al fine di giungere a condizioni che permettano di rendere questa modalità operativa come “stabile” ed istituzionalizzata”.
Il progetto “Modello di valutazione del rischio da agenti chimici pericolosi per la salute ad uso delle piccole e medie imprese”. Il D. Lgs. 25 del 2002 (che ha recepito la direttiva CE 98/24) ha introdotto nel quadro normativo italiano una disciplina in buona parte innovativa per il riconoscimento e il controllo dei rischi chimici negli ambienti di lavoro.
I risultati concreti e utili che ci si può proporre di raggiungere sono: una migliore identificazione degli agenti di rischio e delle loro proprietà pericolose, a sostituzione degli agenti più pericolosi con altri più sicuri, una diminuzione degli incidenti da “agenti chimici”, un abbassamento dei livelli d’esposizione ad “agenti chimici”, un più efficace controllo dello stato di salute (e di malattia) dei lavoratori esposti.
La norma prevede infatti delle azioni di prevenzione e protezione specifiche (valutazione del rischio anche con misure, salvo casi particolari; interventi ad hoc sulla progettazione, sulla scelta e l’uso delle attrezzature di lavoro; adozione di misure per eventuali casi di emergenza; fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI); informazione e formazione specifiche; sorveglianza sanitaria e conseguente istituzione di cartelle individuali sanitarie e di rischio) da cui il datore di lavoro è esentato solo nel caso in cui per l’appunto possa dimostrare di porsi decisamente al di sotto della soglia del rischio “moderato”.
Nel 2003 la parte pubblica ha chiarito che, dal punto di vista concettuale, il termine di “rischio moderato” deve essere interpretato su un duplice asse, come “irrilevante per la salute” e “basso per la sicurezza”.
Alcune Regioni hanno condiviso la necessità di condurre una sperimentazione e la Regione Marche tra il 2003 e il 2005 ha attivato un proprio progetto di sperimentazione su un campione, pur piccolo e non statistico, di unità produttive locali il cui numero è conclusivamente giunto a 92.
Tra le unità produttive incluse nel campione regionale sono rappresentati, tra l’altro, i seguenti comparti: agricoltura; estrazione di pietra; produzione di cemento; siderurgia; metalmeccanica (carpenteria metallica, produzione di elettrodomestici); produzione di piastrelle in ceramica; produzione di mobili in legno e prima lavorazione del legno; “gomma-plastica” (produzione di mescole di gomma primarie e secondarie, produzione di compound di materie plastiche, stampaggio di articoli in gomma e/o materie plastiche); calzaturiero; produzione di accumulatori elettrici; produzione di articoli in vetroresina; verniciatura industriale.
Il percorso della sperimentazione ha compreso anche un apporto di idee, esperienze e valutazioni da parte delle aziende incluse nel campione in studio e una condivisione nelle finalità e nel metodo anche da parte delle associazioni datoriali di categoria e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori.
L’Inail, in attuazione delle proprie iniziative in materia di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro e a seguito del “Protocollo d’Intesa Inail/Regione Marche”, ha contribuito in modo fondamentale all’attuazione del progetto in questione sia nella fase di programmazione generale che in quella di campionamento ed analisi. In particolare la consulenza tecnica regionale accertamento rischi e prevenzione dell’Inail Marche, ha effettuato campagne di monitoraggio sia di agenti chimici e polveri di legno nel comparto della lavorazione del legno, che di polveri silicotigene in vari settori produttivi (siderurgico, estrazione di pietra, produzione di cemento, ecc...).
L’organizzazione a rete tra la Regione, l’Inail, gli altri enti interessati alla Prevenzione, le parti sociali e professionali che nelle Marche è ormai giunta a maturazione organica, si mostra come uno dei risultati più funzionali per garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori, particolarmente in un periodo, come quello attuale, di rapide e profonde trasformazioni del mondo produttivo e di marcata crisi economica nazionale, cose che entrambe da sempre si associano a rischi occupazionali incrementati e in parte nuovi (per natura, intensità, diffusione).
I risultati del progetto di studio saranno presentati durante un seminario specifico che si terrà il prossimo 20 dicembre 2005 in collaborazione tra la direzione regionale Marche dell’Inail e la Regione Marche durante il quale saranno illustrate a tutte le parti interessate le evidenze di maggior originalità e utilità raccolte nel corso dello studio. I dati ottenuti verranno inoltre classificati, ordinati e resi agevolmente accessibili attraverso la costituzione di una “banca degli agenti di rischio e delle esposizioni” curata dal servizio pubblico.
Anche in questo caso ci sono stati già risultati di sistema molto positivi: sul versante della creazione di una “rete” per l’igiene industriale che ha consentito di stabilizzare le modalità per effettuare in modo sinergico e programmato una serie di indagini di igiene industriale, stabilite annualmente, eseguite dai tecnici del Contarp Inail, ma di contemporanea utilità anche per i Spsal del SSR; sul versante dei rapporti con le parti sociali con le quali si è condiviso l’intero impianto progettuale, dallo sviluppo del quale è derivata una maggior conoscenza da parte di queste delle potenzialità di risposta in termini tecnici, informativi, formativi del sistema pubblico integrato.
Il fenomeno infortunistico nella regione Marche alla luce dei dati elaborati e presentati dall’Inail nel rapporto annuale regionale 2004. Gli infortuni sul lavoro denunciati dall’Inail nel 2004 sono stati nelle Marche: 35.761, a fronte dei 37.613 dell’anno precedente (diminuzione di 1.852 casi, pari al 4,9 %); di questi 31.229 si sono verificati nell’industria e servizi (-5,1%), 3.701 in agricoltura (-5,9%) e 831 nella gestione per conto dello Stato (+ 6,4%).
In sensibile diminuzione anche il numero degli infortuni mortali che dai 59 casi denunciati nel 2003 si riducono a 40 casi nel 2004 (35 nell’industria e servizi, 5 in agricoltura).
Pur essendo ormai il terzo anno consecutivo che i dati relativi alla regione Marche evidenziano una riduzione degli infortuni superiore alla media nazionale, l’indice di frequenza rimane elevato rispetto alla stessa media nazionale.
Le pubbliche amministrazioni hanno dimostrato di avere svolto insieme un enorme lavoro e di avere raggiunto l’obiettivo di collaborare attivamente per rendere più efficaci le politiche di prevenzione degli infortuni e delle patologie da lavoro.
L’impegno è quello di continuare a lavorare sempre meglio e in collaborazione, senza mai allentare l’attenzione.
Il prossimo obiettivo è quello di rendere più efficace l’azione sinergica delle parti sociali e degli enti bilaterali, con un passaggio dalla consultazione alla condivisione, al fine di creare le condizioni per un miglioramento più deciso e più evidente.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Il nostro gruppo ringrazia l’assessore Mezzolani per la corposa risposta, che credo dovrebbe essere terreno di iniziativa istituzionale non solo per la Regione marche ma per tutto il sistema degli enti locali, perché le Marche, purtroppo, hanno un triste primato sugli incidenti e sulle morti nei luoghi di lavoro. Abbiamo ascoltato questa mattina che, a partire dalla nostra interrogazione per un ragazzo morto nello zuccherificio di Jesi, seppure in diminuzione, tuttavia gli incidenti, soprattutto mortali, nei luoghi di lavoro, sono molti. Se avessimo il tempo — lo dovremmo fare — dovremmo anche esplorare perché, ad esempio, mentre negli altri settori, che pure hanno un numero rilevante di incidenti, che sono però in diminuzione, nei servizi c’è un aumento. Addirittura abbiamo avuto, in questo settore, 35 morti. Queste morti, oltre all’imprevisto, sono anche causa della esternalizzazione, della precarizzazione, dei subappalti in corso in questo settore. Basti pensare a quello che sta succedendo nell’Enel.
A partire da questa opportunità su una questione così drammatica, secondo noi gli enti locali, in primo luogo la Regione, dovrebbero cercare di incentivare i controlli. Sappiamo che il nuovo Governo ha investito, aumentando notevolmente, rispetto a prima, il numero degli ispettori per i controlli.
Noi ci auguriamo che il protocollo d’intesa tra Regione Marche e Inail abbia questa caratteristica: non solo la discussione sull’emergenza, ma soprattutto la prevenzione e i controlli.
Con queste considerazioni ringraziamo l’assessore Mezzolani.





Comunicazioni del Presidente della Giunta sull’evento alluvionale del 16 settembre 2006

PRESIDENTE. A questo punto ritengo opportuno dare la parola al Presidente Spacca per le comunicazioni sull’evento alluvionale del 16 settembre 2006.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Signor Presidente, colleghi consiglieri, come da voi richiesto e come del resto aveva già deciso la Giunta regionale, effettuiamo una comunicazione sull’evento alluvionale del 16 dicembre.
Nella giornata di sabato, un sistema depressionario in quota, inserito nel bacino del Mediterraneo, ha alimentato un vortice centrato sul Golfo Ligure, a cui era associato un sistema frontale seguito da alcune linee di instabilità. Dalle prime ore del mattino, un MCS (sistema convettivo a mesoscala) sviluppatosi davanti ad una linea di instabilità, ha colpito la fascia costiera dell’anconetano e del maceratese, provocando precipitazioni diffuse a carattere temporalesco. Nelle ore centrali del pomeriggio, il passaggio di una ulteriore linea di instabilità ha interessato tutto il territorio regionale, apportando ancora precipitazioni diffuse a prevalente carattere di rovescio.
Il centro funzionale per la meteorologia, idrologia e sismologia della protezione civile della Regione, giovedì 14 settembre, ha emesso l’avviso di condizioni meteo avverse, con validità dalla mezzanotte di venerdì 15 alla mezzanotte di sabato 16. Nell’avviso si indicava la possibilità del verificarsi di fenomeni temporaleschi intensi per la giornata di sabato 16. Nella stessa giornata il centro funzionale ha emesso anche l’avviso di criticità idrogeologica, con il quale si indicava la possibilità del verificarsi di fenomeni idro-geologici diffusi, con particolare riferimento alla zona di allertamento “Marche B” (costa centro-settentrionale della regione) che ricomprende anche i comuni colpiti dall’evento.
Nelle primissime ore della mattinata di sabato 16 settembre si sono verificate precipitazioni molto intense sulla fascia costiera a cavallo delle province di Ancona e Macerata; nel volgere di 4 ore si sono registrati picchi di circa 120 millimetri di pioggia, che sono circa 120 litri per metro quadrato, pari ad oltre la metà della precipitazione media dell’intera stagione autunnale (circa 228 millimetri).
Le precipitazioni si sono concentrate sul bacino idrografico del torrente Aspio, caratterizzato da una notevole vulnerabilità e propensione alla criticità idrogeologica, dovuta principalmente alla natura impermeabile dei suoli con conseguente veloce risposta idrologica ed alla elevata concentrazione di attività commerciali e industriali lungo il suo corso terminale.
L’intensità e la concentrazione delle precipitazioni hanno causato il repentino innalzamento di oltre 4 metri del livello del torrente Aspio, con una portata stimata al picco di piena di oltre 130 metri cubi al secondo. Le precipitazioni hanno interessato in particolare i versanti in destra idrografica del bacino, e ciò ha messo in crisi l’intero reticolo idrografico minore; si sono verificate di conseguenza esondazioni lungo i corsi dei fossi Scaricalasino e Rigo, affluente in destra dell’Aspio.
I fenomeni sopra descritti hanno avuto come conseguenza immediata l’allagamento di vaste aree ricomprese tra la frazione di Osimo Stazione e le zone industriali adiacenti la S.S. 16 di Osimo e Castelfidardo, nonché in località San Biagio di Osimo. Si sono inoltre avuti altri allagamenti localizzati presso le frazioni di Padiglione e Campocavallo del medesimo comune.
Lo stato dei suoli agricoli, caratterizzato da estese zone di recente aratura, ha favorito il veloce ruscellamento delle acque superficiali con conseguente dilavamento dei versanti, che ha causato il trasporto verso valle di ingenti quantità di materiale solido. L’energia delle colate di fango e dell’acqua proveniente dai versanti, ha causato il trascinamento del materiale depositato nei piazzali delle aziende, comprese autovetture e automezzi anche pesanti, che sono stati travolti, giungendo sino ai sottopassi di scolo del rilevato ferroviario, causandone, insieme al fango, l’occlusione. Si è così creato uno sbarramento che ha impedito il normale deflusso delle acque di ruscellamento verso il corso del torrente Aspio, con conseguente allagamento delle aree e degli edifici posti alle quote più basse.
Le conseguenze dell’evento sarebbero potute essere ancora più gravi se nel corso del mese di luglio non fossero stati eseguiti lavori di pulizia sul reticolo idrografico minor, che hanno garantito la tenuta dei corsi d’acqua e limitato i fenomeni di esondazione, mentre più grave è stato il fenomeno del dilavamento dei versanti, quindi lo scaricamento delle acque verso valle, che hanno trovato nella linea ferroviaria questa diga che ha determinato il fenomeno di allagamento, quindi l’ingresso delle acque, sia nelle abitazioni private che nelle industrie, nelle attività produttive. Dato positivo è il fatto che, nonostante la portata dell’evento, fortunatamente, non si sono registrati danni alle persone.
Qual è stata la risposta operativa del sistema della protezione civile? Noi crediamo che sia stata sufficientemente tempestiva, da parte di tutto il sistema.
La polizia stradale e le altre forze dell’ordine provvedevano immediatamente a chiudere al traffico la viabilità interessata ed il corpo nazionale dei vigili del fuoco impiegava tutte le risorse di personale e mezzi disponibili nella regione per rispondere alle centinaia di richieste di soccorso che pervenivano. La priorità è stata data al salvataggio delle vite umane: decine e decine di persone sono state tratte in salvo anche con l’impiego di elicotteri e mezzi anfibi nelle situazioni più critiche. Alcuni salvataggi sono stati effettuati anche dalle forze di polizia e dal personale del corpo forestale dello Stato. La protezione civile della Regione, con la quale sono stato in costante contatto, si è immediatamente attivata, coordinando le attività dalla sala operativa e presso il Centro di Passo Varano, mentre il centro funzionale monitorava l’evolversi della situazione meteorologica e l’andamento delle precipitazioni.
Vorrei sottolineare che fin dalla prima mattina di sabato, cioè prima ancora che il fenomeno si realizzasse nella sua drammaticità, proprio su suggerimento del nostro servizio di protezione civile, i sindaci dei Comuni interessati hanno raggiunto degli accordi con i direttori dei maggiori centri commerciali perché fosse favorito immediatamente il deflusso dei clienti che erano già presenti all’interno degli stessi centri commerciali e nel frattempo venivano anche organizzati dei punti di assistenza, la cui gestione è stata garantita dai volontari della Croce Rossa Italiana e dell’Anpas. Tutto questo ancor prima che il fenomeno si manifestasse, perché tutte le avvisaglie del dramma già si intravedevano. Alle persone tratte in salvo sono state distribuite coperte e bevande calde sia prelevate dalle scorte disponibili, sia offerte da centri commerciali non direttamente coinvolti dall’evento.
E’ stato fornito il massimo supporto possibile alle Amministrazioni comunali di coinvolte, in particolare Camerano, Castelfidardo, Offagna ed Osimo. Personale della struttura regionale e dei Comuni ha monitorato a vista i punti più critici, disponendo l’effettuazione degli interventi urgenti, quali, ad esempio, la rimozione dei detriti e dei materiali che avevano ostruito le arcate dei ponti per evitare il pericolosissimo effetto diga al verificarsi una ulteriore onda di piena.
Il corpo nazionale dei vigili del fuoco, appena poste in salvo le persone, ha iniziato l’effettuazione degli interventi tecnici urgenti. Parecchi cittadini che non riuscivano a porsi in contatto con i propri parenti, le persone che volevano rassicurare sono state collegate proprio attraverso il 115 della sala operativa regionale dei vigili del fuoco.
Nella tarda mattinata è entrata in funzione anche la S.O.I. (sala operativa integrata) di Provincia, Prefettura e Comune di Ancona; ciò ha contribuito a ottimizzare la risposta sinergica all’evento.
La protezione civile della regione ha provveduto inoltre ad attivare le organizzazioni di volontariato: nonostante il fatto che molte di esse fossero impegnate ad effettuare interventi sul territorio dei propri comuni (la perturbazione infatti ha colpito diverse zone della regione) già dalla giornata di sabato hanno partecipato alle operazioni di soccorso nelle aree maggiormente colpite 132 volontari appartenenti a Cri, Anpas ed organizzazioni di volontariato regionale. Nelle giornate di domenica e lunedì sono stati invece presenti oltre 250 volontari.
La violenza dell’acqua ha causato anche l’interruzione della linea ferroviaria Bologna-Taranto. I passeggeri sono stati trasportati con autobus fra le stazioni di Loreto ed Ancona; anche in questo caso la protezione civile della Regione ha organizzato - nelle due stazioni - punti di assistenza, con la presenza anche di ambulanze, presidiati da volontari di Anpas e Cri. Inoltre la stessa ha operato come tramite con la prefettura di Ancona per consentire anche l’impiego di mezzi appartenenti alle forze di polizia.
Le operazioni di soccorso sono proseguite fin a tarda sera. Il Comune di Camerano ha attivato il COC fin dalla mattina, mentre ad Osimo e Castelfidardo - nei quali comunque fin da subito era stato inviato a supporto personale della protezione civile della Regione - Circa 15 persone che hanno avuto l’abitazione invasa da acqua e fango sono state ricoverate negli alberghi della zona, mentre altre hanno trovato autonoma sistemazione o sono state accolte presso la sede della Cri di Osimo.
Il comparto maggiormente danneggiato è stato quello produttivo. L’area interessata dall’evento ospita circa 170 aziende operanti soprattutto nel campo dell’elettronica avanzata, della componentistica, dell’argenteria e della grande distribuzione, che occupano oltre 2.000 addetti. Stiamo parlando del distretto della fisarmonica, che si è riconvertito nell’attività elettronica, quindi le unità operative presentano anche un alto valore dal punto di vista tecnologico, sotto il profilo appunto della tecnologia, degli impianti. Quindi questo danneggiamento risulta particolarmente grave, sia dal punto di vista degli impianti e della tecnologia ma anche dal punto di vista sociale, perché stiamo parlando di un sistema che dà lavoro a circa 2.000 addetti.
Molte di queste imprese hanno avuto distrutti ed inutilizzabili i laboratori, le scorte di produzione ed i prodotti finiti pronti per la distribuzione, nonché le scritture contabili e fiscali.
La protezione civile della Regione mi ha costantemente informato sulla evoluzione degli eventi, ed ha mantenuto continui contatti con il dipartimento nazionale della protezione civile. Questa azione di monitoraggio, di contatto, di assistenza, prosegue ancora con l’opera di supporto degli enti locali, riguarda il reperimento di mezzi e attrezzature per lo stoccaggio provvisorio delle tonnellate di rifiuti e detriti di diverse specie accumulati dalla piena, soprattutto per assicurare la massima collaborazione proprio alle attività produttive danneggiate, in modo da favorire la ripresa immediata delle attività o, se possibile, addirittura la non interruzione delle attività.
Per quanto riguarda la ripresa della circolazione ferroviaria è avvenuta su un solo binario nel tardo pomeriggio di sabato 16 ed in entrambe le direzioni di marcia nelle primissime ore di domenica 17. La strada statale 16 è stata riaperta al traffico alle ore diciassette di ieri.
Nel comune di Castelfidardo le scuole si sono riaperte oggi mentre ad Osimo riapriranno quasi sicuramente giovedì prossimo.
Anche per il positivo contributo dato dagli organi di informazione, la gravità dell’evento e degli effetti provocati dallo stesso è stata immediatamente percepita anche al di fuori della regione.
Sin dalla mattina di domenica tutti i rappresentanti istituzionali dei quattro comuni interessati — Offagna, Camerano, Osimo e Castelfidardo — il presidente della Provincia di Ancona e l’assessore alla protezione civile, rappresentanti del Parlamento, rappresentanti del governo regionale, si sono immediatamente coordinati per far fronte a quelle che potevano essere le emergenze, in collaborazione con i rispettivi servizi di protezione civile.
Nel pomeriggio di domenica 17 settembre il capo del dipartimento della protezione civile, dott. Guido Bertolaso, rispondendo prontamente al mio invito, ha effettuato un accurato sopralluogo nelle zone maggiormente sinistrate.
Nel corso di una riunione, che ha avuto luogo nella serata presso il COC di Osimo, gli amministratori locali gli hanno esposto le gravi difficoltà e le preoccupazioni nutrite da tutti, soprattutto in riferimento alla assoluta necessità di far riprendere immediatamente l’attività delle aziende colpite dall’evento per evitare una definitiva perdita di mercato da parte delle stesse, con le prevedibili ricadute negative sulla situazione occupazionale della zona.
Il dott. Bertolaso ha riconosciuto sia la gravità dell’accaduto e delle sue conseguenze sia la positiva risposta data dal “sistema Marche” ed ha assicurato che avrebbe riferito al presidente del Consiglio dei ministri sulla richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza e dei provvedimenti conseguenti.
La zona è stata visitata anche da alcuni consiglieri regionali che erano presenti a questo incontro e tutti quanti insieme abbiamo manifestato l’impegno affinché le istituzioni, a partire dal Governo, adottino al più presto i provvedimenti necessari a supporto delle popolazioni, delle famiglie e delle imprese che sono state colpite.
Tutti hanno potuto constatare la immediata e positiva reazione da parte delle popolazioni e delle maestranze delle aziende colpite che, da subito, si sono prodigate senza sosta per garantire un rapido ritorno alla normalità.
Le determinazioni della Giunta regionale. Nella seduta di ieri ho comunicato alla Giunta regionale di aver formalmente chiesto al presidente del Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato di emergenza prevista all’art. 5 della legge n. 225 del 1992.
La Giunta ha deliberato l’istituzione di una fondo di garanzia dell’importo di 2,5 milioni di euro, per sostenere la ripresa delle imprese danneggiate di Camerano, Castelfidardo, Offagna ed Osimo appartenenti ai comparti produttivi dell’agricoltura, dell’industria dell’artigianato, del commercio dei servizi e del non profit.
Questo fondo opererà presso la Società regionale di garanzia che si è già messa in contatto con il sistema delle banche regionale, in modo da garantire le richieste finanziarie che gli imprenditori formuleranno ai rispettivi istituti di credito, che si sono impegnati a praticare delle condizioni di particolare favore. Stiamo verificando se il contributo che abbiamo richiesto al Governo nazionale su questa misura sarà adeguato anche per l’abbattimento definitivo degli interessi che saranno accesi su queste richieste di mutuo e di finanziamento.
La Giunta regionale ha inoltre fatto una ricognnizione delle motivazioni che hanno portato alla gravità di questo fenomeno, riconoscendo in positivo il lavoro che è stato fatto per la pulizia e la manutenzione dei fiumi e della rete idrica, quindi chiedendo all’assessore ai lavori pubblici di intervenire perché questo lavoro sia fatto su tutto il territorio della nostra regione, perché è un elemento forte di protezione e di prevenzione rispetto a questi fenomeni con cui dovremo abituarci a convivere, perché stanno cambiando le condizioni climatiche del nostro paese.
Come elemento invece fortemente negativo e quindi come richiesta di studiare un provvedimento all’assessore all’agricoltura, quello di emettere una indicazione, che sia la più vincolante possibile, nei confronti degli operatori agricoli della nostra regione, affinché si realizzino, soprattutto quando si procede all’aratura dei campi, dei canali di scolo, perché questo è motivo di frane, è motivo di fenomeni come quello che ha caratterizzato l’area sud di Ancona.
Naturalmente, un’altra cosa fondamentale è quella del rigore rispetto alla programmazione urbanistica. Bisogna che le aree cosiddette Pai, dove possono avvenire fenomeni di inondazione, siano rispettate nel loro disegno di programmazione, che non siano concesse deroghe, che la programmazione urbanistica futura dei Comuni e delle Province presti ancora più attenzione al regime idraulico di questi territori, quindi le norme urbanistiche e gli standards edilizi dovranno corrispondere a principi di assoluta sicurezza.
Da questo punto di vista le informazioni che abbiamo presso il sistema di protezione civile, saranno particolarmente utili per definire standards analoghi a quelli che abbiamo previsto per le aree che sono soggette a crisi sismica, per cui l’edilizia in quei territori venga assoggettata a dei particolari regimi che garantiscono la sicurezza delle popolazioni e delle comunità.
Questi sono i principali provvedimenti che abbiamo assunto. Siamo in attesa di avere da parte del Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato di calamità. Bertolaso ci ha assicurato la sua presenza ad Ancona nella giornata di venerdì e probabilmente, in quella sede, accanto alla dichiarazione di calamità, ci dovrebbe essere anche l’ordinanda con tutti i provvedimenti che, congiuntamente, stiamo studiando insieme al Governo nazionale per far fronte a questa emergenza.
A 72 ore di distanza dall’evento, continua l’opera dei Comuni, della Provincia, dei vigili del fuoco, delle forze di polizia, delle aziende speciali e del volontariato a favore dei territori colpiti. Ai volontari e a tutto il sistema della protezione civile dobbiamo rivolgere un sentito ringraziamento per il grande impegno dimostrato, ma un ringraziamento ancora più alto lo dobbiamo rivolgere ai nostri concittadini che sono stati colpiti da questa tragica calamità, perché hanno dimostrato una capacità di reazione che fa onore al carattere, alla determinazione, alla forza della nostra gente. Immediatamente dopo il verificarsi di questo fenomeno si sono rimboccati le maniche per cercare di ripristinare le abitazioni e le aziende.
Da questo punto di vista mi sento di fare un appello a tutti i volontari della nostra regione, perché la vera emergenza di queste ore, che è la pulizia degli opifici, delle fabbriche e delle abitazioni, si realizzi con il loro contributo. Quello che effettivamente in questo momento è necessario, è l’apporto dei volontari, che accanto alle organizzazioni di protezione civile aiutino gli imprenditori e le famiglie, in queste ore, a realizzare l’opera di ripulitura degli immobili che sono stati colpiti.
Nella relazione che vi è stata distribuita avete anche una scheda dati che evidenzia tutti i comportamenti che i singoli elementi del sistema della protezione civile hanno posto in essere per far fronte a questa emergenza che ancora non si è conclusa e rispetto a cui dobbiamo mantenere alta l’attenzione e, se possibile, dovremmo esprimere concretamente anche la nostra solidarietà.
Ripeto, l’emergenza più forte in questo momento è quella di volontari disponibili che possono anche essere consiglieri regionali che in questo momento possono recarsi sul territorio e aiutare queste persone colpite a ripristinare la loro attività.

PRESIDENTE. Voglio ringraziare il Presidente Spacca non solo per il lavoro svolto in questi giorni, per la rapidità con cui si è mosso e ha attivato le strutture regionali e non solo, ma anche perché ha fatto sì che l’ente Regione fosse — e tuttora lo è — il punto di riferimento sia del volontariato che dei Comuni che della Provincia, sia delle imprese stesse. Credo quindi di poter interpretare i vostri sentimenti nel ringraziarlo anche per la puntuale e tempestiva relazione con cui ci ha messo a conoscenza dei fatti.
Ha chiesto di parlare il consigliere Bugaro. Ne ha facoltà.

Giacomo BUGARO. Un breve intervento, innanzitutto per sottolineare la reazione della popolazione colpita rispetto a questo evento eccezionale. Eccezionale è stata la loro reazione. L’altra sera, insieme al Presidente Spacca abbiamo girato per le zone colpite, per i capannoni, per le case e abbiamo visto la tenacia con la quale i nostri concittadini hanno reagito e soprattutto la voglia non di ricominciare ma di continuare. Questo, associato al lavoro del mondo del volontariato, della protezione civile, ha consentito nel giro di pochissime ore di ristabilire un accenno di normalità, anche se debbo dire che l’evento è stato sconvolgente.
Nella giornata di sabato ho visto le immagini al Tg 3 ed ero rimasto colpito, ma quando mi sono recato nella zona sono rimasto sconvolto dalla forza del fango e dell’acqua.
Adesso è il momento in cui le istituzioni debbono garantire questa continuità. Do atto al Presidente della Giunta regionale di essersi immediatamente attivato. Ritengo che in questi frangenti e in questi momenti contingenti di emergenza, la distinzione fra maggioranza e minoranza deve essere accantonata e ognuno deve portare il contributo pro-quota, in base alle responsabilità che si ricoprono. Quindi, adesso lo sforzo deve essere fatto quanto più celermente possibile, perché le aziende hanno necessità di continuare nei processi produttivi. Gli imprenditori che ci incontravano per la strada ci dicevano della difficoltà di evadere oggi le commesse, del rischio di perdere quote di mercato, con ricadute non solo nel fatturato ma anche nel poter garantire i livelli occupazionali che oggi vedono oltre 2.000 persone occupate in quelle zone.
Va fatta una riflessione dal punto di vista urbanistico su come, in futuro, pensare alcune zone, anche perché la zona di Ancona sud sta in basso, anche sotto il livello del mare, quindi abbiamo potuto constatare come alcuni capannoni non sono stati per niente toccati dall’evento mentre il capannone di fronte, costruito un metro e mezzo sotto, è stato completamente distrutto. Su questo dobbiamo ragionare, per vedere come sviluppare, nel futuro, queste zone industriali, queste zone che stanno comunque in pianura e sotto il livello del mare.
Mi auguro — è una raccomandazione che faccio anzitutto alla Giunta regionale ma più in generale alle istituzioni — che si tenga conto che questi sono i momenti caldi, in cui l’evento ha toccato le coscienze, ha toccato la sensibilità di ognuno di noi. Nei prossimi giorni non bisogna dimenticare questo slancio, anzi bisogna poi concretizzarlo con gesti concreti, con fatti concreti, affinché quelle che oggi sono delle semplici intenzioni diventino fatti concreti, diventino aiuti sinceri al nostro sistema produttivo. Il bacino di Ancona sud è un bacino importante, un bacino che genera ricchezza e soprattutto, come ricordava prima il Presidente della Giunta, un bacino a fortissima caratterizzazione tecnologica, quindi gli impianti sono particolarmente sensibili all’acqua e sono stati gravemente danneggiati da questa ondata di piena.
Ritengo che i primi finanziamenti debbano essere dati alle aziende per far sì che loro non paghino lo smaltimento dei rifiuti, lo smaltimento dei detriti che hanno invaso i capannoni e quindi questo sia il primo gesto per andare incontro alle esigenze delle imprese, alla loro rimessa in funzione.
Monitoreremo l’andamento delle cose. Noi non abbiamo responsabilità di guida di governo regionale, siamo all’opposizione, quindi siamo, in questo caso, elemento di stimolo e di controllo di quello che oggi sottoscriviamo rispetto al discorso che lei ha fatto, Presidente, ma nei prossimi giorni, nel prossimo periodo verificheremo che quanto oggi lei ha annunciato vada a buon fine.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Ho chiesto la parola innanzitutto per esprimere la solidarietà del Consiglio regionale a tutta la popolazione e alle imprese che sono state colpite da questa calamità naturale, come anche per esprimere il nostro plauso, sia alla protezione civile che, come il Presidente ci ha appena detto, si è allertata immediatamente, anche con interventi di profilo importante e sostanziale, sia al volontariato che nella nostra regione è parte integrante di tutte le attività e che, nel momento in cui è necessaria la sua presenza è sempre disponibile ad essere al fianco delle istituzioni e dei privati cittadini per portare sostegno e aiuto. Altrettanto ringraziamento alla Giunta regionale e al Presidente Spacca in particolare, che è corso sul luogo dell’evento proprio per verificare di persona la gravità dei danni e quindi anche per proporre immediatamente alla Giunta e oggi al Consiglio per conoscenza, delle azioni che possano essere di aiuto e di sostegno a queste popolazioni che hanno subito danni nell’immediato. Ma un complimento ancora alla popolazione marchigiana, perché — l’abbiamo visto anche nel momento del terremoto — mentre in altre regioni o altre popolazioni aspettano che l’aiuto arrivi soltanto dall’alto o soprattutto dall’alto, i nostri concittadini sono abituati a partire da soli, chiedendo naturalmente anche l’aiuto degli altri, ma a partire da soli.
Mentre il Presidente stava parlando avevo preso alcuni appunti che non avrei avuto la necessità di prendere, perché ritrovo quello che avrei voluto dire anch’io nel penultimo comma della relazione, in cui il Presidente fa presente che sarebbe opportuno non soltanto, come adesso stiamo facendo, correre in aiuto delle popolazioni, aiutare, anche economicamente, l’imprenditoria perché possa riprendere, ma cercare in ogni modo di evitare che danni di questo genere possano accadere. E’ chiaro che ci sono eventi e calamità impensabili o superiori a quanto si possa prevedere, ma nella relazione si dice molto chiaramente che il fatto che sia stato ripulito il torrente da poco ha provocato un danno minore, il fatto che altri interventi fossero stati fatti ha provocato un danno minore rispetto a quello che avrebbe potuto essere. Si fa anche riferimento alla necessità di controllare le colture agricole, alla lavorazione agricola, in maniera tale che possano essere di supporto al territorio e non piuttosto di danno. Come è anche necessaria una piantumazione, in certe situazioni, in certi particolari tratti, che eviti smottamenti o dilavamenti delle acque. Quindi piantumare maggiormente questi tratti, in maniera che queste cose possano essere in parte evitate.
Urbanisticamente, nel momento in cui si vanno ad insediare nuove attività di carattere abitativo o industriale, è necessario tenere conto del luogo in cui queste attività vanno ad insediarsi, però a questo possiamo pensare da oggi in poi: nel momento in cui verrà dato il permesso per l’insediamento di altre attività, sicuramente si terrà conto di tutto questo, mentre per le attività che ci sono già capisco che è difficile pensare che possano spostarsi in altre località.
Una raccomandazione molto pratica, molto semplice, ma che può essere utile: nel momento in cui si fa il Pai o qualunque altro piano di intervento regionale, anzi di garanzia regionale, a volte c’è il rischio che, per essere estremamente sicuri, si vada al di là delle necessità. Secondo me è obbligatorio che si tenga conto delle necessità e fortemente, e si facciano rispettare. Non allargarsi troppo, perché il rischio è poi che ci si insinui in questo desiderio di essere assolutamente tranquilli, in modo che poi non si rispetti dove è necessario che vi sia rispetto, né dove non sarebbe necessario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. La ringrazio, Presidente, di essere venuto così tempestivamente a riferire. Noi l’avevamo chiesto espressamente questo aspetto, perché la gravità di quanto accaduto, soprattutto per il sistema produttivo, quello che ha subito i maggiori danni, necessitava di una risposta sollecita.
Posso affermare che qualora fossimo stati avvisati anche noi, saremmo venuti sul posto, Presidente, ma questo non è avvenuto, quindi nei giorni successivi abbiamo constatato. Io ho fatto un giro un po’ più largo di quello riferito solamente all’epicentro dell’avvenimento e danni, obiettivamente, ce ne sono molti di più di quelli individuati nei soli quattro comuni. Non sono lamentele e lagnanze, un po’ come avvenuto per la gestione anche di altre emergenze come quella del terremoto, dove, dall’epicentro siamo andati a recuperare manufatti che stavano a centinaia di chilometri, dico solamente che in questo momento bisogna guardare realisticamente e immediatamente agli effettivi danni. Ho visitato il comune di Recanati, quello di Porto Recanati e quello di Montelupone che ugualmente hanno subito l’impatto di questa “bomba d’acqua”. Lì non sono avvenuti danni ingenti per i settori produttivi dell’industria e del commercio come altrove, ma soprattutto il settore agricolo e tutti i reticoli della viabilità rurale e i reticoli dello scolo delle acque meteoriche, primarie e secondarie, sono stati messi letteralmente fuori uso.
Questa mattina ho ascoltato il sindaco di Recanati e anche quello di Montelupone, i quali mi dicono che hanno decine di ditte che stanno operando proprio per il ripristino dei fossi di scolo, perché, soprattutto nei terreni in pianura, questi sono stati ostruiti e i campi sono stati completamente allagati. Chi percorre la Regione può vedere tranquillamente quello che è avvenuto e che è ancora presente, tra l’altro.
Quindi la mia richiesta è che questa indagine sulla effettiva portata dei danni venga estesa a tutto il territorio colpito, senza speculazioni, senza lamentazioni da parte di alcuno. Per questo ritengo che anche il settore agricolo abbia subito dei danni, soprattutto in aziende specializzate, quelle che fanno orticoltura, che hanno, normalmente, i terreni tutto l’anno occupati da una coltivazione importante, perché nel settore ortofrutticolo la rotazione non avviene e la presenza della coltura orticola si protrae anche ai periodi autunnali e addirittura invernali.
I Comuni che ho citato, ma probabilmente anche altri, stanno investendo risorse proprie per garantire il ripristino delle normali condizioni di vita nelle zone rurali. Secondo me devono provvedere anche a ripristinare la normale funzionalità dei fossi di scolo secondari e terziari, che sono quelli che normalmente provocano dei danni ancora più gravi nelle zone di confluenza e dio rischio, come quelle di Osimo, Castelfidardo e altre.
Quindi da valutare anche questo aspetto, perché i Comuni, come voi sapete, oggi non hanno grandi risorse da poter destinare alle calamità e agli eventi imprevisti, perché i bilanci sono molto specifici, non hanno questa flessibilità. La calamità naturale agricola contempla anche il ripristino della viabilità minore e quella dei reticoli idrografici minori. Ritengo quindi che noi dobbiamo lavorare affinché tutto questo venga rimesso nella normale funzionalità.
Come appunto in generale, posso dire che, Presidente, lei ha garantito che in questa zona i fossi e i fiumi sono in perfetto stato di manutenzione. IO vi posso garantire che così non è nel resto del territorio di questa regione e soprattutto dico che non è così, anche perché questa Regione deve fare anche una scelta, perché non possiamo continuamente rinviare scelte quale quella di quale ente deve sovrintendere alla gestione del territorio, dato che voi avete disattivato i consorzi di bonifica ma non li avete sostituito con altro, non c’è nient’altro, perché poi gli uffici del genio civile operano sì, ma su lavori specifici di grande entità ma non si preoccupano di fare la manutenzione straordinaria e ordinaria che invece è estremamente importante ed indispensabile. Abbiamo commissariato molti consorzi di bonifica, bisogna che ci diciate cosa volete fare oltre il commissariamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Anzitutto per esprimere il plauso dell’azione tempestiva ed efficace che la Regione e non solo la Regione, ha messo in campo immediatamente, di fronte a un evento così calamitoso e anche per condividere la riflessione che il Presidente nella sua comunicazione ci ha indicato, relativamente alla necessità di un’attenzione ancora più significativa riguardo alla programmazione urbanistica. Uno degli elementi che hanno reso questa calamità ancora più grave, è stato l’impatto con una parte del territorio insediata e il numero che ci indicava il Presidente — 170 aziende in pochi chilometri quadrati — rappresenta di per sé un elemento, in questi eventi, di assoluta criticità. Quindi sarà importante, nei prossimi mesi, anche in vista di una discussione sulla nuova legge urbanistica, porre anche questo tipo di caratteristiche come elemento di attenzione e di riflessione. Sarà importante, sarà importantissimo, credo, che gli elementi che riguardano la salvaguardia del territorio e quindi anche dello sviluppo economico, siano sempre da affrontare con attenzione massima, e non c’è un livello di sicurezza che diventa particolarmente inefficace. La sicurezza è un elemento di efficacia e di crescita. Quindi da questo punto di vista, questa riflessione è interessante e importante, come è importante e interessante la riflessione che ha fatto il Presidente quasi all’inizio della sua comunicazione. Si diceva in anni passati, quando l’attenzione al clima e alla modificazione ambientale della nostra terra era una, che un battito d’ali in Arizona poteva provocare una tempesta in Europa. In effetti la descrizione meteorologica così accurata del Presidente, ci dice da quanto lontano è partito questo evento.
Lo dico solo per un’altra considerazione: abbiamo bisogno, anche nelle emergenze come questa, di fare attenzione, una attenzione vera, alle azioni che mettiamo in campo oggi, perché le conseguenze, a volte negative, molto negative — il cambio del clima a livello mondiale è una conseguenza negativa — evidentemente dovrebbero farci riflettere anche nelle azioni minute e quotidiane. Le discussioni che ci stanno interessando a livello regionale possono avere una verifica diversa anche da questo punto di vista.
E’ giusta, importante, l’azione immediata, anche dal punto di vista finanziario, che la Regione sta predisponendo per la ripresa immediata delle attività produttive in quell’area. Io faccio una riflessione che parte da una esperienza concreta: sabato mattina mi ha telefonato un lavoratore che si trovava in uno di quegli stabilimenti, estremamente preoccupato dal fatto che il livello dell’acqua cresceva e ancora gli interventi di soccorso non erano arrivati. Quel lavoratore, in questo caso, forse non in regola, uno dei tanti lavoratori che il nostro comparto produttivo ha, insieme al sistema. C’è stata poc’anzi la discussione sugli infortuni, si è parlato di prevenzione degli infortuni sul lavoro e io credo che il primo intervento di prevenzione sia quello di battere la precarietà. In questo senso, in quell’area sono tantissimi i lavoratori con contratto a tempo determinato, con contratto “co.co.pro”. Sono lavoratori più a rischio degli altri, sono i primi lavoratori che hanno dei problemi. Molti di loro fra poche settimane o fra pochi mesi avranno il contratto in scadenza, non ci sono ammortizzatori sociali per loro. Io penso che su questo versante noi dovremmo immediatamente esprimere un’attenzione particolare e un monitoraggio particolare, perché se la ripresa dell’attività produttiva è una priorità che tutti condividiamo e rispetto alla quale tutti dobbiamo agire — comunico qui che i nostri parlamentari hanno già depositato un’interrogazione per sollecitare il Governo a un’azione immediata di interesse e di attenzione su questa calamità — abbiamo la necessità di un intervento e di un’attenzione anche su questo versante. Lo dobbiamo fare subito, lo dobbiamo fare con precisione, perché capire che accanto all’attività produttiva c’è da salvaguardare immediatamente quel tessuto di saperi, che è però legato a un sistema di contrattazione particolare e che oggi potrebbe non essere tutelato, diventa una priorità altrettanto importante per la nostra azione di governo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. La solidarietà va data, non c’è ombra di dubbio che queste sono situazioni nelle quali ci sentiamo vicini a coloro che si trovano di fronte a seri problemi. Io credo che però dobbiamo fare una riflessione ben più ampia. Quello che una volta era un fenomeno eccezionale, oggi è diventato una consuetudine: il clima è cambiato, assomiglia molto più a un clima monsonico che al clima al quale siamo stati abituati per tanti anni. E’ evidente che ci dobbiamo attrezzare per evitare che nel prossimo futuro episodi come questo si ripetano. Non possiamo contare sempre sui volontari, sulla protezione civile, sulla velocità di intervento che, comunque, nonostante l’impegno e la professionalità, non riesce mai a raggiungere, nello stesso tempo, le centinaia di emergenze che si presentano ai cittadini, agli imprenditori, ai lavoratori.
Alcune di queste situazioni in parte erano prevedibili, in parte sono la conseguenza di un utilizzo sbagliato del territorio, in parte sono anche dovute a una disattenzione nei sistemi, che possono anche in minima parte ridurre quelle problematiche che poi si verificano in alcuni momenti dell’anno, soprattutto come conseguenza di queste piogge di tipo monsonico.
Il territorio in alcuni casi è stato preda di un assalto anche con poca attenzione a quelle che potevano essere le conseguenze in caso di eventi eccezionali. Credo che però anche i Comuni — su questo credo che la Regione debba avere un’attenzione particolare — in fase di previsioni di piani regolatori o comunque di edificazioni, debbano tenere presente alcuni accorgimenti che potrebbero, se non altro, ridurre anche i danni che vengono fuori da queste situazioni.
Personalmente ed insieme ai colleghi di Alleanza nazionale stiamo lavorando su una proposta di legge per il recupero delle acque meteoriche, perché può avere un duplice risultato. Primo, non sprecare l’acqua che si può accumulare durante i periodi di poggia, quindi essere riutilizzata per annaffiare i giardini, per lavare le macchine ma anche in alcune operazioni come il semplice scarico di acqua del bagno, le lavatrici e quant’altro. Secondo, perché quando ci sono eventi eccezionali come questi, l’acqua che poi va a finire in fogna si riduce notevolmente. Penso a grossi condomini, penso anche a imprese con dei capannoni che riescono a raccogliere delle quantità d’acqua incredibili, che comunque fanno da vasca di decantazione, dando un piccolo-grande contributo, perché dipende da quali zone.
Se ci riferiamo, ad esempi ai centri storici, moltissime delle nostre città hanno ancora delle vecchissime fognature. In alcuni casi sono stati i romani che hanno costruito qualcosa che ancora è utilizzato, però in molti altri casi già ci sono dei problemi, soprattutto alle città costiere, dove magari un certo tipo di edificazione fa sì che le pompe dell’acqua funzionino in continuazione, già conferendo acqua anche durante i periodi normali.
Credo che una serie di interventi di questo genere vadano tenuti presente e sponsorizzati dalla Regione, per dare anche un contributo fattivo e, nel caso dell’esempio che presenteremo, credo possa lanciare un segnale di tipo diverso.
Ovviamente ci vuole anche molta più attenzione al discorso dei fossi, perché è una problematica che credo riguardi tutta la regione. Forse, nelle zone che avete visitato, questo è stato fatto o in parte, in molte altre è invece un problema serio: spesso c’è il solito scaricabarile tra Regione, Province, Comune su determinate situazioni, sta di fatto che poi, quando si verificano queste situazioni, a farne le spese sono i cittadini.
Quindi al di là del momento emozionale, credo che bisogna programmare un futuro diverso e attrezzarsi in modo diverso, perché quelli che fino a qualche tempo fa venivano considerati degli eventi eccezionali, ormai sono prevedibilissimi e quindi molto probabilmente ci si troverà in situazioni simili anche nel prossimo futuro. Benissimo la protezione civile, bene tutto il resto, però anche dal punto di vista legislativo cerchiamo di portare quelle correzioni, in alcuni settori, che possano ridurre il danno in eventi particolari come questo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Anche noi apprezziamo il lavoro svolto dalla protezione civile, da tutti i volontari, dal coordinamento della Giunta regionale. Il Presidente Spacca questa mattina diceva che la manutenzione del torrente Aspio, in qualche modo ha ridotto il danno. Questo è vero. Se una politica di manutenzione avesse, in tempi più lunghi, riguardato tutta la provincia e tutta la regione, probabilmente questi danni non ci sarebbero stati. Certo c’è una modificazione del clima, tuttavia esiste una incuria diffusa, una sottovalutazione in tutti i settori: da una agricoltura intensiva che si disinteressa della storia, della cultura, della tradizione per quanto riguarda i drenaggi e il convoglio delle acque, alle aste fluviali più alte e più piccole. Apro e chiudo una parentesi: quale contributo potrebbe dare da questo punto di vista l’attuazione del piano energetico ambientale regionale per quanto riguarda l’idroelettrico? Poi c’è il problema dei problemi: quello di una pianificazione urbanistica che si disinteressa dell’assetto più complessivo e della sicurezza e che cerca, in qualche modo, solo gli interessi immediati della cementificazione.
Dal 2001 ad oggi, lo Stato centrale ha quasi del tutto azzerato i fondi alle Regioni per quanto riguarda la manutenzione e l’assetto del territorio. La Regione Marche aveva fatto uno sforzo, con la legge n. 13 del 1999, per l’istituzione di un bacino complessivo regionale, cosa non del tutto realizzata perché siamo ancora al piano-stralcio. Addirittura nel primo quadrimestre del 2005 sono stati segnalati danni per oltre 600 milioni di euro, vale a dire più di tutta la programmazione finanziaria regionale del settore. Se oggi la Giunta regionale, in maniera tempestiva, ha già stanziato due milioni di euro per far fronte alle emergenze lavorative, sappiamo che queste necessità sono molto più vaste. Quindi si allarga la forbice tra necessità e possibilità.
Concludo chiedendo al Consiglio regionale di discutere, non perché vogliamo la targhetta, una mozione che il gruppo dei Comunisti italiani ha presentato in tempi non sospetti proprio su queste questioni, per invertire la tendenza: spendere di più nella prevenzione e cercare di avere meno emergenze. Per quanto riguarda, ad esempio, la ricostituzione delle siepi, la ripiantumazione, una maggiore tenuta del territorio in agricoltura, un migliore rilievo topografico e soprattutto una nuova legge urbanistica che dia delle direttive precise, in modo tale che ci sia un governo del territorio, quello che oggi, per diversi motivi, è mancato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Abbiamo osservato come la macchina della protezione civile marchigiana abbia ormai raggiunto una perfezione a livello ottimale, perché l’esperienza del terremoto ha fatto sì che la cultura della solidarietà, dell’assistenza e soprattutto dell’emergenza, all’interno dei vari enti locali tutti, guidati da una struttura regionale e dalla politica regionale, abbia consentito di investire in modo corretto tutte le risorse destinate a questo settore, per attrezzare i gruppi comunali di volontariato, di protezione civile che si sono attivati. Anche i gruppi che vengono dalla zona di Cingoli, Apiro e Poggio San Vicino sono partiti in soccorso delle popolazioni che hanno avuto necessità in questo evento e sono partiti con attrezzature fornite in modo adeguato per tutte le emergenze, quindi con le idrovore, con tutti i mezzi necessari per dare un sostegno concreto, costruito sulla formazione di questi volontari e sull’attività molto professionale che i volontari sanno esercitare nella emergenza.
Quindi l’emergenza affrontata in questo modo è una garanzia per la tutela della vita delle persone che vengono colpite. Infatti non si è registrato alcun caso di decessi e questo è un plauso che va dato a questa perfetta macchina che ormai è consolidata. Hanno fatto un’esercitazione pochi giorni prima e, guarda caso, l’hanno poi dovuta applicare nella realtà dell’evento calamitoso. Ma questi eventi devono essere, oggi più che mai, prevenuti, quindi la prevenzione è l’aspetto fondamentale per garantire la sicurezza, soprattutto economica, di quelle attività produttive che si sono insediate, guarda caso nelle località più facili, di fondo valle, da occupare, ma che non hanno poi seguito una attenta organizzazione di quelle aree, come avvenuto, invece, per l’ultimo insediamento produttivo dell’Ikea. E’ stato chiesto a questa azienda di pulire tutto il fosso dell’Aspio fino alla località Polverigi. Lo posso dire perché l’ho visto direttamente in esecuzione. Questo, come citava il Presidente, ha ridotto notevolmente gli esiti dell’evento nella località Aspio. Questo connubio tra pubblico e privato deve essere attivato in modo più concreto e deve essere fatto non in modo sporadico. Se le urbanizzazioni di tutte quelle aree dove insistono insediamenti produttivi e commerciali, avessero seguito una attenta e oculata programmazione degli scoli negli eventi eccezionali — questi eventi si ripetono negli anni, magari a distanza più o meno lunga, mezzo secolo, un secolo, ma si ripetono — certi disastri non sarebbero accaduti. Parliamo delle zone dove vi sono acquitrini, perché la vegetazione di quelle aree è facilmente esaminabile ad occhio nudo: sono tutte zone quasi paludose od ex paludi, dove la rella palustre, cioè la cannucciaia, quella famosa pianta che dice dove c’è una zona umida, dove il ristagno è costante, la fa da padrone. Se la prevenzione fosse stata fatta in modo oculato, la diga costruita, magari, dalle opere che l’uomo ha realizzato, non avrebbe ostacolato il deflusso di questo evento calamitoso. Parliamo di mezzo milione di metri cubi all’ora, 130 metri cubi al secondo.
La costruzione di una diga — faccio riferimento alla mia zona — come quella di Castriccioni sul lago di Cingoli, ha permesso di trattenere l’acqua a monte, che è precipitata comunque, chiudendo tutti gli scarichi di fondo e quant’altro, evitando che anche a Villa Musone e nelle località di fondovalle del Musone, vi fosse lo stesso effetto.
Quindi un’azione concreta di prevenzione e maggiore correttezza nella gestione degli scoli, dei deflussi, una corretta gestione delle aste secondarie di deflusso dell’acqua, è la via per evitare il dispendio di tanto denaro che vedremo a quanto ammonterà dopo il resoconto di ciò che il disastro ha provocato in fabbriche di alta tecnologia, come quelle del comparto che è stato colpito.
Quindi occorre soprattutto una programmazione da parte di questo consesso consiliare, per indirizzare le risorse, come chiesto dai consiglieri di maggioranza e di opposizione, per programmare una corretta gestione dei corsi idrici. Fano ci ha insegnato qualche mese fa, altre località sono tate colpite nel maceratese.
Quindi l’evento attuale, tutti gli eventi precedenti, fanno sì che si debba fare una sorta di database di tutti i danni presenti e passati, per dare con forza al Presidente un motivo di richiesta. Chiedo quindi a tutti gli enti locali, ai sindaci di segnalare gli eventi, anche minimi, che si sono verificati nei punti critici, in passato e nell’attuale, per portare un complessivo resoconto alla protezione civile nazionale e quindi al Governo nazionale, per non fare i soliti marchigiani umili che hanno paura di chiedere, perché se chiediamo quello che ci spetta, poi arriverà un decimo di quello che noi chiediamo. Quindi con forza chiediamo il totale per avere un minimo per dare una risposta ai nostri cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Voglio anch’io ringraziare il Presidente per l’informativa corretta, precisa, puntuale su questo eccezionale evento che si è verificato nella nostra regione. Purtroppo non è la prima volta che si verifica un evento come questo. Si è verificato a Civitanova, Macerata, Ascoli Piceno, Pesaro. Penso che tute le province sono state soggette a questo tipo di eventi calamitosi. Da un evento eccezionale, come si diceva prima, si è quasi passati a una normalità. Questo è un problema su cui dobbiamo tutti interrogarci e il trattato di Kyoto non è stato firmato a caso ma anche per queste questioni: l’emissione in aria di gas climalteranti che provocano anche queste situazioni, quindi anche noi dobbiamo farci carico di questi problemi.
Voglio ringraziare la Regione, dal Presidente, alla Giunta, a tutti coloro che hanno collaborato, ma soprattutto ai dirigenti, ai tecnici che sono professionalmente preparati. Abbiamo una protezione civile veramente all’altezza della situazione, una cultura e una efficienza di protezione civile che è un fiore all’occhiello. L’abbiamo sperimentato con le altre calamità, dal terremoto alle alluvioni, alle altre emergenze che ci sono state. Ci sono tecnici preparati, personale qualificato, volontari che si sacrificano e si impegnano, e altre istituzioni come i vigili del fuoco, come le forze dell’ordine, che non fanno mai mancare il loro indispensabile impegno per queste questioni.
Penso che sia importante che ci sia lo stato di riconoscimento della calamità nazionale, non se ne può fare a meno in questa occasione, dobbiamo salvaguardare le imprese e i posti di lavoro messi in discussione in questa zona, e sono tanti, circa 2.000. Dobbiamo far ripartire le imprese, il lavoro, dobbiamo ridare fiducia ai cittadini, anche se vanno sempre a testa alta e riescono a rimboccarsi le maniche in ogni momento. Questo è un merito che abbiamo, come marchigiani.
Dobbiamo investire molto di più nella prevenzione, in modo che vi siano meno soldi da spendere nelle emergenze. Non abbiamo inventato l’acqua calda, ma dovremmo sempre più attenerci a questo. Anche per il lavoro che svolgevo prima di fare il Consiglio regionale, posso dire che la prevenzione è un fatto importantissimo. Sono diminuiti gli incendi, ad esempio, perché c’è una forte prevenzione e quindi possiamo diminuire le calamità se riusciamo a fare una forte prevenzione, che significa soprattutto investimenti, cultura, avere dei piani di programmazione urbanistici, territoriali, adeguati e all’altezza. Troppe volte passiamo da un eccesso all’altro, dalla costruzione selvaggia nelle parti più impensate, al Ppar, al Pai, a piani che vincolano qualsiasi cosa. Quindi, una programmazione non così schizofrenica dovrebbe essere fatta, rivista, modificata nel senso che i tecnici devono dire “in questa zona alluvionale non si può edificare, in quest’altra si può edificare”, non fare un calderone.
I nostri antenati costruivano sui crinali, noi abbiamo voluto costruire nelle pianure perché pensiamo che sia più semplice spostarsi, movimentare, ci sono le ferrovie ecc., però forse non avevano torto i nostri antenati.
Questa prevenzione è necessaria, come è necessaria quella in agricoltura. Quando facevo il sindaco ho emanato delle ordinanze per ripristinare le famose “capezagne”, cioè due metri di terreno dove non si coltiva ma si pianta l’erba che trattiene il terreno stesso che altrimenti scivolerebbe sulle strade. Però, troppe volte emaniamo ordinanze e poco spesso le facciamo rispettare. Facciamo una direttiva, come Regione, obblighiamo i sindaci a fare queste ordinanze e soprattutto a farle rispettare. Come la pulizia dei fossi e dei fiumi, soprattutto dei rigagnoli che sembrano piccoli e che invece, quando ci sono questi temporali, sono i primi a creare problemi.
Ci sono dei fondi della ex 85 fermi da diversi anni, quindi impiegare quelle risorse per la pulizia dei fossati che non sono di competenza della Regione, dei Comuni, ma che sono di competenza della comunità tutta e che troppo spesso non vengono puliti.
Quindi grazie di nuovo a tutti coloro che hanno collaborato per quello che hanno fatto e per quello che stanno ancora facendo in quest’opera di solidarietà e di supporto ai cittadini. Penso che una partecipazione tra Regione, Province, Comuni e Governo nazionale possa ridare fiato e respiro a quel territorio e a quei cittadini che sono stati colpiti da questa emergenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Il mio intervento sarà brevissimo, per sottolineare che di fronte a questi fatti, certamente l’attenzione deve essere per gli interventi immediati, e c’è stata con la protezione civile, il cui responsabile nazionale è venuto a visitare queste zone. Deve però essere fatta una riflessione sulla condizione del nostro territorio, a prescindere dagli eventi eccezionali come questo che vanno oltre ogni previsione. Si chiamano “bombe d’acqua”, perché sono di così grave e grande portata, che vanno oltre ogni previsione. Però una riflessione sullo stato del nostro territorio, sulla manutenzione, la cura, la prevenzione va fatta. Torniamo spesso su questi aspetti, proprio perché non vi è anno in cui non dobbiamo registrare che eventi naturali, pur eccezionali, producono dei disastri di notevole portata. Una riflessione su questo bisogna farla, bisogna riflettere sugli strumenti urbanistici, sugli strumenti di prevenzione, sulle misure sotto un profilo dell’assetto idrogeologico del nostro paese e in particolare del territorio marchigiano.
Altra raccomandazione. La gravità dei fatti è ricaduta anche sul territorio maceratese, Recanati in particolare ma anche Potenza e Porto Potenza. Anche il territorio maceratese, nel suo versante recanatese e portopotentino soprattutto, dovrà avere la più grande attenzione. Non perché non vi sia stata, ma certamente, nella parte della comunicazione, è prevalsa la gravità della situazione, ovviamente, dell’Aspio e di tutta quella zona, ma ricordiamo che anche il territorio recanatese è stato particolarmente colpito negli insediamenti produttivi e nelle abitazioni civili, così come il territorio portopotentino. E’ una raccomandazione affinché negli interventi vi sia un equilibrio delle soluzioni e degli strumenti da mettere a disposizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Voglio unire anche la mia voce al ringraziamento, come gli altri colleghi consiglieri regionali, ai volontari, alle forze dell’ordine, alla positiva reazione, soprattutto, degli imprenditori e delle famiglie colpite da questa disgrazia. Un grazie particolare mi sento di rivolgerlo al Presidente Spacca e alle strutture regionali, alla protezione civile per l’intervento immediato e anche per tutto quello che è stato fatto a monte e che ha evitato delle conseguenze ben peggiori. L’intervento immediato del dott. Bertolaso è significativo come risposta del Governo nazionale all’immediato appello delle strutture regionali, della Regione, delle Province e degli enti locali.
Credo che questa vicenda vada analizzata sotto due profili: il profilo dell’evento e della reazione immediata e quello dell’immediato futuro. Concordo con quanto dicano prima Badiali e Pistarelli, che sicuramente un’analisi delle cause andrà fatta. Ho sentito Badiali parlare del problema del buco dell’ozono, degli strumenti urbanistici. Credo che sicuramente su questo dovremmo approfonditamente riflettere, ma credo che le cause vadano un pochino al di là delle nostre possibilità di azione, delle nostre potenzialità di azione, credo che vadano oltre un più accorto e attento controllo del territorio.
Ritengo che bisogna essere contenti del fatto che non ci siano state vittime che avrebbero potuto esserci e credo che dobbiamo lodare la prontezza con la quale la nostra protezione civile ha fatto sgombrare i supermercati di sabato mattina che, non avendo soppalcature, avrebbero potuto essere delle vere e proprie trappole mortali.
Penso quindi che la macchina abbia funzionato bene, come mi sembra che stia funzionando bene una risposta corale e bipartisan a questo evento.
Quindi, tutto sommato, l’immediato mi sembra che sia stato gestito bene e mi sento di raccogliere l’appello di Pistarelli, anche se sono consigliere regionale eletto in questa provincia, che è sicuramente quella più martoriata dagli eventi, credo però che non debba esserci un egoismo da parte dei maggiormente colpiti nei confronti di chi pure, sebbene in maniera più marginale ma egualmente grave, danni ha avuto, sia all’interno della provincia di Ancona che al di fuori.
Quello che mi sento di raccomandare e su cui vorrei impegnarmi — ma è chiaro che l’impegno maggiore potranno averlo la Giunta regionale e gli enti locali, e sono lieto di apprendere che la Giunta ha stanziato un fondo di garanzia di 2,5 milioni di euro e che già anche la Provincia di Ancona si stia accingendo a stanziare fondi — è la gestione dell’immediato futuro, perché le famiglie, ma soprattutto il tessuto imprenditoriale che è stato così drammaticamente colpito ha bisogno di interventi, di denari immediati, quindi le strutture regionali che dovranno dialogare con il Governo, dovranno ottenere quanto più possibile, poi gestire, in tempi straordinariamente brevi, nei tempi della vita quotidiana, della vita imprenditoriale e familiare quotidiana, l’emergenza della riattivazione, della prosecuzione delle attività economiche, altrimenti rischiamo, nei prossimi mesi, di trovarci i danni, la coda, lo strascico dell’evento di sabato, amplificati in un momento in cui la tensione si abbassa ma l’emergenza sostanziale rimane assolutamente alta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Sono contento dell’intervento che ha fatto il collega Badiali, perché mi stavo un po’ preoccupando. Solitamente sono abbastanza conciliante, comunque costruttivo, però sono un po’ critico per quello che ho ascoltato, in questo senso: sicuramente l’operosità dei cittadini marchigiani e della provincia di Ancona non la scopro io, non la scopriamo noi, sappiamo benissimo di quali capacità ci hanno abituato i nostri connazionali, anche di altre regioni, ma ritengo che, oltre a dirci “quanto siamo stati bravi”, pronti a fare anche le previsioni del tempo del giorno dopo, è chiaro che questa relazione e l’analisi di quello che è accaduto non ci possono togliere dall’attenzione che è stata fatta una pessima, anzi una assente previsione di quello che poteva accadere e una pessima e negligente previsione di come doveva essere strutturato il territorio.
Allarmanti possono essere le quantità di acqua che cadono, ma altrettanto, e proporzionate, devono essere le capacità di previsione di strutturare il territorio, per prevenire, appunto, effetti del genere.
Non è che l’evento climatico sia di clamorosa portata. E’ stato importante nei numeri, ma non è stato così clamoroso come si è verificato in altre parti d’Italia, in circostanze anche recenti. E’ stato importante sì, ma è stata altrettanto rilevante l’incapacità di prevenire un evento del genere, che è stato importante negli effetti. Gli effetti sono stati importanti, sono stati estremamente nocivi, l’abbiamo visto tutti, però è chiaro che è preoccupante la cattiva programmazione, la pianificazione, non solo dal punto di vista urbanistico ma anche dal punto di vista commerciale.
Parliamoci chiaro: l’unica prevenzione che è stata qui citata, cioè la pulizia e la manutenzione dell’Aspio, non sono state fatte perché pensavamo che un domani poteva accadere questa cosa, questo evento, ma perché c’è l’ennesimo colosso della grande distribuzione che, siccome si deve insediare in questo territorio, aveva il dovere di verificare e di apportare questi accorgimenti. Questa è stata l’unica motivazione che ha portato alla manutenzione di questo torrente — tale è — di cui forse, alcuni, nemmeno sapevano l’esistenza. Ecco qual è stata l’unica prevenzione fatta sul territorio.
Il Presidente sa, non può non sapere che i 2,5 milioni di euro stanziati sono ben poca cosa rispetto ai danni già oggi quantificati e riteniamo che forse qualche fotografia in meno, qualche conferenza stampa in meno e un maggior controllo sul territorio avrebbero evitato qualche danno.
Non volevo fare il guastafeste, ammesso che questa sia una festa — non lo è sicuramente — ma oltre a dirci “quanto bravi sono stati i nostri ragazzi” — e tali sono stati, quelli della prevenzione civile — la prevenzione dovrebbe essere programmata anzitempo e forse certi interventi e certi danni oggi non staremmo qui a quantificarli.
Ripeto, l’evento meteorologico è stato importante, ma non clamoroso. Clamorosa è stata invece la cattiva programmazione, la cattiva previsione.
Oggi i nostri imprenditori — e lì ce ne sono tanti — si concentrano in quella parte della provincia di Ancona, nella parte meridionale che è stata particolarmente colpita. E forse la responsabilità umana sta proprio nel vedere che qualche industria, qualche fabbrica, qualche grosso contenitore è stato graziato a distanza di pochi metri, perché è stata interessata la destra del bacino dell’Aspio. E’ evidente che la cattiva programmazione del territorio e il controllo che dovrebbe fare anche questo ente e che non è stato fatto, hanno prodotto, ovviamente, danni ad alcuni, graziandone altri, creando una disparità non indifferente.
Vedremo quanto sarà capace questa Amministrazione, questa Giunta, nel farsi carico, al cospetto del nostro Governo, non solo della quantità di soldi che riuscirà a reperire, ma anche della tempestività, perché di tempestività si tratta, visto che qualcuno, giustamente, ha evidenziato l’aspetto grave, impellente dei nostri lavoratori che rischiano il proprio posto di lavoro, ma non dimentichiamo che il tessuto imprenditoriale della regione in questa provincia è stato fortemente martoriato, ripeto, per responsabilità prima di tutto umane, prima di tutto politiche, oltre che meteorologiche e qualcuno, magari, ironicamente, potrà dire divine. Vedremo quanto peso avrà questa Giunta e poi andremo noi, dopo, in mezzo alla gente a dire “quanto bravi siamo stati”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. I toni dell’ultimo intervento mi lasciano molto perplesso, nel senso che in questo paese non si riesce ad apprezzare neanche le cose positive al di là delle appartenenze. I toni della politica, anche in questo caso, non si riesce ad abbassarli sufficientemente per entrare in un clima che, di fronte soprattutto a questi eventi, potrebbe servire per valutare meglio le cose da fare rispetto alla prevenzione.
Intanto penso che si debba sottolineare la tempestività e le modalità con cui sono state date queste informazioni al Consiglio, credo che sia una delle volte in cui c’è stata una comunicazione esaustiva, un documento assolutamente importante. Credo che le cose debbano essere fatte in questo modo. E’ una dimostrazione di efficienza e di buona amministrazione.
Quindi un plauso per questa relazione del Presidente, per le informazioni e mi associo con chi mi ha preceduto nel sottolineare il buon funzionamento della protezione civile, del nostro servizio. Diceva giustamente Badiali che è uno dei punti di forza della nostra struttura amministrativa e credo che ne dobbiamo andare orgogliosi.
Così come è importante la sinergia che si sta creando sul territorio, sempre più importante, tra le strutture di volontariato e quelle della protezione civile. Credo che sia anche questo un esempio molto importante di sinergia della nostra comunità. Non è la prima volta che si verifica, ma credo che vada tenuta presente e incentivata a tutti i livelli questa collaborazione che è sempre più fruttuosa.
Quindi bene per quello che si è fatto, sia per quanto riguarda la protezione alle persone, che è una cosa molto importante. Non ci sono state clamorose proteste, come purtroppo succede da altre parti, le cose sono tate fatte con tempestività, anche la logistica è stata gestita molto bene, pertanto credo che dobbiamo essere soddisfatti.
Credo anche che l’iniziativa di porre a disposizione 2,5 milioni di euro come fondo di garanzia, che poterebbero attivare circa 50 milioni di euro, non è cosa irrilevante per il tessuto produttivo. Credo che sia una iniziativa adeguata, che deve essere accompagnata a tutte le provvidenze che dovranno provenire dal Governo centrale a fronte di queste calamità.
Si è detto molto sulla prevenzione, sul territorio, cose che vengono sempre dette in queste circostanze. Credo che questo evento debba servirci, al di là delle parole, a mettere in piedi quello che può essere messo in piedi rispetto a un territorio così disastrato come le nostre Marche ma non solo, perché tutto il territorio italiano, soprattutto nel sud, è assolutamente instabile, geologicamente instabile e risente, soprattutto, di una scarsa applicazione delle buone regole geologiche per mettere in sicurezza il territorio. Occorre un investimento enorme da questo punto di vista, pertanto tutto quello che si può fare si fa, ma è una situazione impari rispetto a tutto ciò che ci sta davanti.
Consiglierei, cogliendo anche il suggerimento di Lippi, di monitorare con tutti i Comuni le situazioni più a rischio, sia perché sono già state rilevate dal Pai, ma soprattutto quelle che possono essere più a rischio rispetto a queste situazioni meteoriche che, purtroppo, ad ogni cambiamento di stagione presentano delle difficoltà, soprattutto dopo l’estate.
Credo che occorra mettere in piedi un monitoraggio più preciso tra Comuni, Province e Regione per prevenire, se possibile, fatti di questo genere. So che difficilmente potremo monitorare tutto, però da questo punto di vista, soprattutto per quanto riguarda le case di civile abitazione, per quanto riguarda le attività produttive, mi limiterei essenzialmente a queste valutazioni. Potremmo così prevenire anche fatti che derivano da attività normali. Nessuno pensava che l’attività agricola a ridosso degli stabilimenti, degli edifici della zona Baraccola, potesse creare una situazione di questo genere. Ecco perché sarebbe necessaria un’attenzione maggiore da parte dei Comuni non solo nel situare urbanisticamente le cose — già esiste il Pai e pertanto dovremmo essere protetti da questo punto di vista — ma prendendo atto della situazione così come si è definita nel tempo per verificare quello che è possibile prevenire, in rapporto proprio a queste eventualità di piogge violente.
Spero che il Governo sia sensibile a questa realtà, a questo evento, credo che il dott. Bertolaso, oltre a verificare il buon funzionamento delle Marche ha verificato anche l’entità dei danni: speriamo che da questo punto di vista anche l’impegno della Giunta possa portare quegli aiuti necessari a far fronte alle situazioni più critiche rispetto al tessuto produttivo e al tessuto commerciale della zona dell’Aspio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Aggiungerò poco a quello che con competenza e sensibilità i colleghi del centro-destra ma anche del centro-sinistra, hanno sottolineato. Però piace anche a me ribadire la soddisfazione per come il sistema di protezione civile, di volontariato, dei Comuni, oltre che regionale, abbiano funzionato egregiamente e tempestivamente. Questo lo voglio assolutamente sottolineare, perché ne sono orgoglioso come cittadino marchigiano.
Naturalmente esprimo la piena solidarietà alle popolazioni, ai titolari d’impresa che debbono assolutamente lottare contro un evento imprevisto, che anche per le immagini comunicate ci riporta a disastri che non pensavamo potessero avvenire nelle nostre pianure, soprattutto a ridosso del mare. Però la riflessione è rivolta a due argomenti. Lo dico al Presidente e anche al consigliere Procaccini, il quale ha detto che spesso alcune politiche di controllo del territorio, quindi del dissesto idrogeologico — oppure, come diceva il collega Capponi, del ciclo delle colture — non vengono più attuate. Procaccini diceva che ci sono anche interessi sotto e questo è sicuramente vero, però aggiungo un’altra cosa di cui parliamo spesso e di cui dovremmo parlare di più. Noi sappiamo benissimo come gli investimenti sotto terra non producano consenso e quindi, quando dobbiamo irreggimentare acque, fare fognature o scavi, per i nostri Comuni spesso si pensa che crei più consenso una rotonda, anche quando non snellisce il traffico come dovrebbe, mentre quando si fanno investimenti nel sottosuolo il consenso non c’è, perché l’opera spesso non si vede. Ne parliamo, invece, quando succedono queste cose.
Pensate a quanti soldi sono stati impiegati negli anni passati nei consolidamenti, per i dissesti idrogeologici, nelle aste fluviali. Non mi pare che viviamo un’epoca in cui vi sia grande attenzione per questi investimenti. Lo dico agli assessori come reprimenda, ma per dire che quando facciamo i bilanci di tutti i tipi, qualunque colore governi, bisogna essere più attenti.
L’altra cosa è rivolta al Presidente. E’ facile per noi dirlo, ma qui veramente occorre capire se il Governo nazionale ha un’attenzione per le Marche. Non dovete viverla come una sfida, ma lo debbo dire: Di Pietro si lascia scappare qualche battuta che preoccupa, perché la battuta sul terremoto c’è stata, poi è tornato indietro, ha detto che non era vero, si è corretto, siamo contenti, ma è stato da brivido quando ha detto “l’emergenza-terremoto è finita”. Poi arriva Mastella e fa qualche riflessione sui tribunali minori, ipotizzando — lo dico all’amico Favia — una sorta di federalismo della giustizia che ci fa inorridire, perché credo non sia nel programma del centro-sinistra e non l’ha mai azzardato il centro-destra, anche nelle polemiche sulla devolution. Siccome ministri che abitano nelle Marche esternano, io mi preoccupo. Lasciamo stare le esternazioni, ma anche noi faremo la nostra parte, oltre al Presidente e alla Giunta, per le rappresentanze parlamentari che abbiamo. Non vengano nelle Marche ad esternare cose preoccupanti, piuttosto su questo occorre un segnale forte, perché capisco che i soldi sono pochi e senza l’aiuto dello Stato non se ne viene fuori.
Credo, Presidente, che, come avvenuto per il terremoto, certi finanziamenti europei per il terremoto sono stati stornati e utilizzati per la ricostruzione, su questo dobbiamo attivarci per vedere se possibile, con gli strumenti europei che abbiamo, dirottare risorse. Mi rendo conto che con il bilancio regionale non ce la fate, perché non è cosa semplice far fronte a questa emergenza, comunque rimane la soddisfazione per una macchina che ha funzionato. Ma credo, collega Luchetti, che il consigliere Silvetti non volesse dire che non ha funzionato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Anzitutto ringrazio il Presidente per averci rappresentato prontamente sul luogo del disastro, e la nostra protezione civile per l’organizzazione, oltre il volontariato, i vigili del fuoco, le forze di polizia e anche i Comuni per l’assistenza data.
Ringrazio il Presidente anche perché ha puntato sulla sostanza nelle sue comunicazioni, sulla necessità della gestione dei corsi d’acqua e sulla necessità di trovare fondi per una manutenzione ordinaria che vada oltre l’emergenza.
Altra priorità indicata dal Presidente, che non condivido, è quella legata all’agricoltura, sulle buone pratiche agricole, per esempio il mantenimento o la creazione delle siepi, che però sono già previste come condizioni essenziali per poter beneficiare degli aiuti europei, dei finanziamenti europei. Anche qui la Regione potrebbe svolgere una funzione di controllo rispetto al fatto che le buone pratiche agricole siano effettivamente realizzate e praticate.
La programmazione urbanistica. Da quello che mi risulta ci sono molte richieste presso gli uffici, e pressioni da parte dei Comuni di tutta la regione per deroghe al Pai e le deroghe al Pai sono la richiesta, da parte dei Comuni, di utilizzare le aree esondabili a fianco dei corsi d’acqua. A volte bisogna dire di no. La concertazione, in qualche momento, dovrebbe non essere praticata quando potrebbe creare rischio per i cittadini e per il territorio.
C’è quindi la necessità di progettazioni strutturali. Un’occasione che segnalo, al di là della possibilità di inserire nel bilancio di previsione una quota fissa ogni anno, almeno per un intervento di tipo strutturale — perché di fatto le risorse vanno per la difesa della costa in questo settore e per le emergenze — riguarda un intervento strutturale all’interno del bilancio per la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua. Quindi, l’unica possibilità che c’è per reperire fondi in questo settore, è data dal prossimo periodo di programmazione con i fondi comunitari. Il Psr e le linee strategiche dei regolamenti europei danno la possibilità di inserire la gestione del territorio tra gli interventi per avere fondi comunitari, quindi bisogna che a fianco della disponibilità, visto che ci sono già state convenzioni tra associazioni di agricoltori e la Regione stessa per la gestione del territorio, la Regione lavori su una programmazione, altrimenti rischiamo di avere fondi per la gestione del territorio, che non hanno risultato, perché se ogni azienda agricola fa un intervento di manutenzione sul singolo tratto di territorio, sia per la questione del dilavamento dei terreni sia per la questione della gestione delle acque, rischiamo che ogni azienda agricola presenti un progetto quindi che la nostra Regione abbia, magari, ingenti risorse per la gestione del territorio, che non vengono utilizzate in un’ottica di programmazione e di gestione complessiva del territorio.
Quindi, in preparazione della richiesta di questi fondi comunitari per la gestione del territorio, bisogna che la Regione si doti di un piano per la gestione di un territorio che dia le linee guida a chi utilizza fondi comunitari per la gestione del territorio stesso, altrimenti rischiamo che questa opportunità non raggiunga gli obiettivi, se non di sussidio. Invece questa possibilità non deve essere un sussidio ma deve essere un aiuto che dobbiamo indirizzare verso la gestione del nostro territorio.
L’ultima questione riguarda il fatto che ci sono state alcune lamentele circa l’attivazione del fondo di garanzia solo tramite la Società regionale di garanzia. Ci sono altre società di garanzia sempre pubbliche, come per esempio la Confidi Coop che lavora con il settore agricolo e cooperativo, che potrebbero essere ugualmente investite di questo aiuto alle imprese, anche visto il notevole numero di imprese che dovrebbero andare ad attivare questi procedimenti. Noi abbiamo centinaia di imprese, non so se una sola società di garanzia riesca ad essere sufficientemente presente rispetto ai bisogni delle imprese. Si potrebbe pensare di allargare anche ad altre società a partecipazione pubblica, come la Confidi Coop o altre ancora, se ci sono, per dare risposte alle imprese per l’attivazione dei finanziamenti per l’alluvione.

PRESIDENTE. La discussione su questo punto è conclusa. Voglio ringraziare, oltre il Presidente Spacca, tutti i consiglieri che sono intervenuti. Mi sembra di poter affermare che è condivisa l’idea che la manutenzione del territorio, da parte di tutti i soggetti che vi operano, sia l’opera migliore di prevenzione per questi eventi. Credo però che ora debba arrivare alle famiglie che sono state colpite, ai lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, alle imprese un messaggio che sia di unità d’intenti tra tutte le componenti del Consiglio regionale, per accompagnare l’opera di continuità del lavoro, l’opera di ricostruzione ove ci sia bisogno e, non ultima, l’opera che veda la Regione quale soggetto principale nella manutenzione, nella prevenzione di questi eventi.





Interrogazione (Svolgimento): «Insediamento industria metalli plastificati nel comune di Acqualagna» D’Anna (199)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 136 del consigliere D’Anna. Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In risposta alla interrogazione di cui all'oggetto, si riportano i dovuti chiarimenti.
Con nota del 01.10.2005 prot. n. 2595, allegata al verbale della conferenza dei servizi istruttoria del 17/10/2005, il dott. Cappuccini dell'Asur, zona territoriale 2 di Urbino rilascia e fa verbalizzare parere negativo all'insediamento industriale in questione in riferimento ad una distanza minima di sicurezza dell'insediamento produttivo dalle "abitazioni residenziali" di 500 m., riferendosi ad una legge delta Regione Emilia Romagna. (aggiornamento 27.01.97).
L'area in questione si trova nel comune di Acqualagna (loc. Belluria-Pole) in zona definita dal Prg come: "zone produttive di espansione di nuovo impianto", soggette all'art 61 delle norme tecniche di attuazione del suddetto Prg che recita: "in tutte le aree destinate ad attività produttive poste nell'immediata vicinanza di zone residenziali non sono ammesse tutte quelle attività dichiarate insalubri ai sensi dell'art.216 del testo unico leggi sanitarie n. 1265/34; le attività industriali e/o artigianali nelle quali vengono prodotti, lavorati e/o trasformati alimenti e bevande destinati al consumo umano, dovranno essere ubicate ad almeno 100 m. da attività insalubri; le attività che danno origine ad insalubrità, dovranno essere poste ad almeno 100 m. dalle abitazioni residenziali, prevedendo una fascia di essenza arborea di protezione.
In particolare, per le emissioni in atmosfera le tecnologie applicate garantiranno il contenimento degli inquinanti al di sotto dei limiti fissati dalla normativa vigente (D.Lgs.n. 152/2006).
Per quanto concerne i successivi punti si riferisce quanto segue.
Il Comune di Acqualagna ha rilasciato all'azienda il permesso a costruire (n. 47 del 25 novembre 2004) relativamente ad un fabbricato ad uso industriale: comprovando la compatibilità urbanistica dell'impianto in questione, visto anche l'art. 61 delle Nta (norme tecniche di attuazione) sopra citato.
Per quanto riguarda le opere di urbanizzazione, queste sono di competenza comunale, inoltre, l'attività in questione non dà luogo a scarichi idrici industriali ma esclusivamente a scarichi domestici i quali sono recapitati, come per le altre attività già presenti in loco. nella rete fognaria al momento esistente.
In merito alla non attivazione della "fase democratica" (art. 6 della L.R.7I/4), il dirigente del servizio progettazione opere pubbliche-VIA con nota dell'11 maggio 2005 prot. n. DG522748, affermava che la mancata pronuncia dell'autorità competente nel termine previsto per il procedimento di verifica (60 gg. dalla data di pubblicazione sul BUR Marche), ha comportato l'esclusione dalla procedura di VIA e pertanto non si ravvedeva il motivo dell'invio della documentazione.
Sullo stesso territorio in area confinante a quello dell'impianto insistono da anni altre industrie insalubri di I categoria (vd. allevamenti bovini e galline).
La vasca di trattamento, citata nell'interrogazione, é stata erroneamente definita in quanto si tratta di una vasca per il contenimento di eventuali perdite dall'impianto di trattamento.
Il Tar Marche con sentenza n.103/06, ha dichiarato inammissibile il ricorso del comitato cittadino per la salvaguardia del territorio con sede in Acqualagna per la mancanza di legittimazione attiva in capo al ricorrente, non esprimendosi in merito alla legittimità del provvedimento tacito del silenzio assenso.
Tale concetto è stato espresso anche nella nota prot. n. S08/181771 del 2/8/2006, a firma del dirigente del servizio ambiente, nella quale si afferma che: "le motivazioni a sostegno del silenzio assenso formatosi in relazione alla domanda della Metalli Plastificati per l'avvio della procedura di verifica di cui all'art. 6 della L.R. 7/04, in ordine alla realizzazione di un impianto di verniciatura a polvere, sono state esposte dalla difesa regionale nel procedimento giurisdizionale svoltosi avanti al Tar Marche, n. 415105 RG, su ricorso del comitato cittadino per la salvaguardia del territorio, dichiarato inammissibile, con sentenza n. 103/2006, come riportato nella nota del 24/7/2006 prot ID 959310, a firma dell'avv. Pasquale De Bellis della posizione funzionale avvocatura regionale".
Per quanto riguarda l'iter procedimentale, in data 25/07/2006 si è tenuta la conferenza di servizi istruttoria, in cui sono state richieste ulteriori integrazioni alla documentazione, al fine di una valutazione anche sulla sostenibilità economica e sul rapporto costi/benefici delle tecnologie proposte dall’azienda.
Tale integrazione deve essere consegnata entro il 30 settembre p.v.
A seguito della presentazione della documentazione integrativa richiesta si riattiveranno i termini per il completamento della procedura.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Non sono riuscito a sentire molto, soprattutto per quanto riguarda la prima parte della risposta, quindi mi riservo di leggerla con molta attenzione, perché la risposta che ha dato l’assessore è abbastanza lunga, quindi necessita di una lettura molto attenta.
In effetti mi preoccupa la parte finale, nella quale si dice che, in definitiva, il procedimento sta andando avanti, anche se c’è stato u fermo dei lavori abbastanza lungo che aveva creato nella popolazione l’illusione che ci fosse stato un passo indietro da quel punto di vista.
Vorrei ricordare — ma l’assessore conosce bene il territorio del quale ci stiamo interessando — che quella è una zona nella quale c’è una produzione importante, una zona forse tra le più caratteristiche, forse anche tra quelle più conosciute in Italia ma anche all’estero per la produzione di tartufo. Credo che la scelta di andare a impiantare una fabbrica di quel genere in quella zona, oltre alle preoccupazioni dei cittadini, potrebbe — e sicuramente lo farà se la cosa va avanti — creare un danno di immagine non indifferente. E’ facile fare un collegamento fra l’inquinamento e i problemi che possono insorgere, poi, con i prodotti che in quella zona vengono raccolti o coltivati. Credo che sia un errore gravissimo anche di marketing promozionale di quel territorio e di quei prodotti che da quel territorio vengono. E’ il discorso che facevamo prima sugli eventi che seguono i temporali, gli acquazzoni o le alluvioni: non è possibile rendersi conto, a procedimenti avviati, che quello è un territorio vocato a tutt’altre cose. Nessuno dice che non debbano essere impiantate fabbriche, ma fra questo e l’andare a scegliere un tipo di struttura che può danneggiare gravemente l’immagine e i prodotti che sono il volano di quell’area, credo che sia un qualcosa di veramente grave, di mancata lungimiranza, mancato rispetto delle aspettative della popolazione, senza trascurare i rischi eventuali che potrebbero esserci relativamente alla salute.
Leggerò con molta attenzione la sua relazione, poi, eventualmente, farò un altro intervento successivamente.





Interpellanza (Svolgimento): «Effettiva disponibilità delle risorse finanziarie per il patto per lo sviluppo» Castelli (22)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 22 del consigliere Castelli, che ha la parola per illustrarla.

Guido CASTELLI. Per economia di tempo rinuncio all’illustrazione. Non sarà sfuggito all’assessore Marcolini che in parte i quesiti sono stati superati, visto che li avevo posti a giugno. Se lui, però, volesse ampliare la sua illustrazione sul tema, credo sarebbe opportuno.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. L’interpellanza di fatto è stata superata dagli eventi, perché la concertazione ha visto un atto formale, con la firma di numerosi soggetti, sia economici che sociali. Gli stessi sindacati, con l’eccezione dei rappresentanti della Cisl e della Cgil hanno firmato soltanto la prima parte del documento, non la seconda, e questi testi, con una postilla sono stati inviati in Consiglio regionale. Questo riguarda una fase più avanzata della discussione dell’intesa di programma per lo sviluppo presso la Commissione competente. Non voglio però sfuggire alla parte che invece rimane in piedi, relativamente a quali risorse sono effettivamente disponibili in maniera aggiuntiva rispetto al bilancio preventivo, e quale destinazione dare a queste risorse, atteso che sulla discussione del patto siglato è già all’ordine del giorno dei lavori della II Commissione in Consiglio regionale l’iter che dovrebbe portare all’approvazione degli atti regolamentari attuativi della Giunta, ci auguriamo prima della fine del mese.
In buona sostanza i fondi possono essere divisi in tre parti. Anzitutto i fondi finanziati con capitoli ordinari, cioè inseriti sotto la cornice dell’intesa di programma per lo sviluppo, ma in effetti facenti riferimento all’intervento ordinario, che quindi fanno integrazione ma non costituiscono finanziamento aggiuntivo, per un totale di 4.172.000 euro, di cui 1 milione per l’inserimento occupazionale di giovani laureati e laureandi nelle imprese orientate all’innovazione nei settori dell’ambiente, della cultura, del turismo e della ruralità. Poi, un acconto, fortemente richiesto dal Consiglio con apposito ordine del giorno, del 30% delle spese sostenute dai Comuni per l’assistenza sociale all’handicap, per un totale di 3.172.000 euro.
Esiste poi un secondo blocco autorizzato nella cornice dell’intesa di programma per lo sviluppo ma di provenienza statale. Sono fondi reindirizzati all’interno dell’intesa di programma per lo sviluppo, di cui 800.000 a valere sulle risorse Cipe per la realizzazione di una rete wi-fi, e il blocco principale, di cui si è parlato più insistentemente, vista anche la rilevanza, degli interventi per l’edilizia residenziale pubblica a sostegno delle fragilità sociali — si parla di anziani relativamente sufficienti, giovani coppie, la parte della popolazione più fragile — per 14.760.000 euro. E, come ricorda il collega Carrabs, 7.380.000 euro per la sperimentazione, a riserva regionale, quindi non gestiti dagli ex Iacp ora Erap e dalle Province e dai Comuni con i bandi relativi, per bioarchitettura, sperimentazione in edilizia bioclimatica, efficienza energetica. Questo secondo blocco ammonta a 22.940.000 euro, il primo a 4.172.000.
Le risorse che sono invece effettivamente all’interno del patto ammontano a 16.771.000 euro. Questi si dividono a loro volta in 5.801.000 per interventi finanziati a mutuo, 5.335.000 euro per spese correnti e 5.624.000 euro finanziati con risorse regionali.
Per dare conto un po’ più dettagliatamente delle voci interne, vorrei ricordare il rafforzamento ulteriore della rete wi-fi per un milione, il consorzio di garanzia di secondo grado per 1,5 milioni, il finanziamento dei programmi di investimento delle Comunità montane per 1.265.000, il sostegno collegato alle Comunità montane per 370.000, le forme di incentivazione dell’artigianato artistico, tipico e tradizionale per 800.000, un fondo straordinario per l’ammodernamento delle attività ricettivo-turistico-alberghiere per 3 milioni, un investimento straordinario per l’attività turistico-culturali per 1 milione e 500.000 euro per favorire l’inserimento occupazionale di giovani laureati e laureandi in nuove iniziative imprenditoriali delle università.
Vanno ricordati, perché fanno riferimento allo stesso documento, i finanziamenti volti alla infrastrutturazione e alla riorganizzazione dell’aeroporto di Falconara (Aerdorica) per 2 milioni.
A questi interventi di investimento si affiancano quattro interventi in spese correnti: il fondo per interventi regionali nel settori delle attività e beni culturali per 1 milione, le spese per la gestione dei contributi nelle aree protette per 1 milione, gli interventi in materia di promozione turistica a sostegno dei progetti degli enti locali in ambito turistico per 1.762.000 e infine un contributo ai Comuni per i servizi all’infanzia a all’adolescenza ai minori in situazioni familiari multiproblematiche per 1.573.000.
In conclusione, 16.771.000 euro finanziati con capitoli specifici, 4.172.000 euro finanziati con capitoli ordinari, 22.940.000 euro finanziati con risorse statali, con un programma integrato da risorse ordinarie e straordinarie, nazionali e regionali, di 43.883.000 euro.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Eviterò di utilizzare le espressioni istituzionali che il regolamento riserva al ruolo dell’interpellante e dell’interrogante, ovvero di dichiararsi soddisfatto o meno. Preferisco, infatti, fare una brevissima riflessione, anche data l’ora, su alcuni aspetti che riguardano l’ex patto per lo sviluppo, oggi intesa di programma per lo sviluppo. Lo preciso perché non è secondario il fatto che ci sia stata una modifica, anche nominalistica, di questo intervento della Regione, perché credo che già in occasione dell’approvazione della “finanziaria” del febbraio 2006 si potessero scorgere alcuni rischi che in parte, credo di poter dire, si sono verificati rispetto a questo importante intervento, concepito in maniera non dissimile a quanto accadde un paio di anni fa con la costituzione delle Arstel, per superare un corno rappresentato da due sostanziali criticità: da una parte il problema della rarefazione delle risorse, dall’altra la necessità di mantenere forte il contatto con le categorie e con le associazioni, in teorica ideale continuità con quella campagna di ascolto che aveva in qualche modo segnato la caratteristica precipua della proposta elettorale del centro-sinistra alle elezioni del 2005. Sicché rarefazione della risorsa, presumibile difficoltà nel proporre l’azione amministrativa della Regione in occasione della sessione finanziaria: si escogita questa metodica di prevedere un contenitore-omnibus che potesse in qualche modo rappresentare il viatico per successivi interventi di accomodamento, oppure di gratificazione delle categorie che nel periodo della sessione finanziaria mostravano i denti e ringhiavano.
Scherzosamente — qualche volta io uso termini forse un po’ troppo sarcastici — parlai in quell’occasione di “sarchiapone”. Non lo ripeto, perché, ripeto, nella dialettica ci possono essere anche espressioni corrive, ma mi volevo proprio riferire a una metodica che da un lato può servire effettivamente alla Giunta a mantenere anche quella flessibilità di intervento imposta dalla emergenza finanziaria, dall’altro il rischio che non vi fosse, successivamente, una adeguata opera di accompagnamento rispetto agli interventi proprio da parte del Consiglio regionale che in quell’occasione delegò la Giunta a predisporre gli indirizzi dell’atto, salvo poi la conferma e la validazione che spetterà a noi.
Il secondo aspetto riguarda il problema della condivisione, cioè il problema che il Consiglio manifestava e manifesta, di mantenere forte il raccordo con le istanze provenienti dal basso.
Fatta questa premessa, inizio proprio dicendo che non è secondario, assessore Marcolini, il fatto che Cgil e Cisl abbiano in realtà rifiutato l’impostazione inizialmente data dalla Giunta regionale al suo intervento. E’ noto, infatti, che si è dovuti ricorrere a un éscamotage di suddividere il piano degli interventi da un preambolo, come si diceva nella prima Repubblica, sul quale, sostanzialmente, c’è stata sì l’adesione di tutte le componenti sociali, ma rispetto solo a quella che è una metodica concertativa che si esprime e si risolve in una serie di dichiarazioni di principio più che in una concreta periodizzazione di interventi e fissazione di obiettivi operativi.
I due più importanti sindacati delle Marche, di contro, non hanno invece approvato lo schema che è stato brevemente riepilogato dall’assessore Marcolini. Giustamente Marcolini ammette — non poteva fare diversamente — che afferiscono all’ex patto per lo sviluppo, oggi intesa istituzionale di programma — quindi una cosa diversa, perché diversa è stata l’evoluzione, anche dei rapporti, con le parti sociali — una serie di interventi che sono stati, anche con una tecnica apprezzabile di comunicazione istituzionale, ricondotti ideologicamente all’intesa e presentati come tali, anche con una certa enfasi forse degna di miglior causa, sicché noi oggi vediamo nell’ex patto per lo sviluppo ed oggi intesa istituzionale di programma, afferire tutta una serie di interventi che avevano già un ubi consistam precedente, che però vengono proposti proprio per evitare di far trasparire quelle che erano le preoccupazioni che già il leader regionale della Cgil esprimeva su Il Sole 24 Ore centro-nord, nel giugno del 2006, preoccupazioni che poi dettero la stura alla mia interpellanza. Diceva infatti Gianni Venturi: “Ho dei dubbi circa l’effettiva disponibilità delle risorse”, e si parlava di 30 milioni di euro, inizialmente. Da qui nacque l’interpellanza. I dubbi di Venturi non solo non si sono disciolti ma addirittura si sono talmente rafforzati che, come dicevo prima, la Cgil ha omesso di sottoscrivere questa intesa. Non è un fatto secondario, anzi credo che i colleghi di centro-sinistra dovrebbero riservare una giusta riflessione a un dato che, obiettivamente, segna una forte frammentazione, una frattura fra componenti che “ideologicamente”, o in termini di estrazione culturale, generalmente vanno di pari passo. Mi riferisco alla Cgil, il sindacato della sinistra, e alla Regione Marche retta dall’Ulivo. E’ vero che non è la prima circostanza in cui questo accade. Ricordo che nel giugno del 2003 anche sulla riforma sanitaria, sulla costituzione dell’Asur fu la Cgil, addirittura a porre delle questioni pesanti che poi andarono verso l’evoluzione del periodo transitorio di cui tanto abbiamo parlato. Certo è che oggi siamo in grado di poter dire che il documento che è stato sottoposto alle Commissioni è qualcosa di diverso e di minore, dal punto di vista del peso specifico, amministrativo e politico, dell’intervento sociale, rispetto a quanto era stato evocato in occasione dell’approvazione della finanziaria del 2006.
Mi limito molto brevemente a ricordare come, innanzitutto, alcune delle risorse inizialmente previste nella finanziaria del 2006 sono state poi corroborate, ulteriormente impinguate proprio attraverso l’assestamento. Quindi, quando feci l’interpellanza coglievo nel segno dicendo “esistono le risorse?”. Evidentemente non esistevano in questa misura, se è vero che poi, con l’assestamento, abbiamo dovuto sostanziare quel capitolo. Ma mi sembra sintomatico di una non sufficiente trasparenza dell’azione amministrativa della Regione, alcune delle operazioni fatte proprio presentando come ex patto per lo sviluppo, oggi intesa, misure non solo ampiamente già pubblicizzate di fronte alla Regione Marche, ma addirittura altre che sono state il frutto di alcuni forti conflitti che la Regione aveva avuto con alcune categorie sociali, alcuni stack holders.
In riferimento alla prima circostanza parlo, ad esempio, delle politiche abitative. In realtà è dal 2005 che il piano casa viene “propagandato” come misura di intervento e lo rivediamo più o meno ripetuto, ribadito e reiterato. La seconda misura è addirittura l’acconto del 30% per il famoso intervento delle politiche sociali, quell’intervento che aveva in precedenza destato e generato moltissime proteste da parte dei Comuni, proprio perché, per la sequenza periodica della erogazione di questi fondi ai Comuni, c’erano stati dei problemi che poi abbiamo dovuto in qualche modo riparare in corner.
Cosa voglio dire? Mi dispiace che questo dibattito cada nella rarefazione delle presenze e soprattutto delle attenzioni. Credo di poter dire che sia acquisito che l’esperienza del patto di sviluppo è una esperienza fallita, una esperienza che nei prodromi si doveva presentare anche come forma di rilancio e generatrice di impulsi nuovi nella società; ci siamo trovati di fronte a qualcosa che, lungi dall’enfasi con la quale era stata proposta, segna la frattura delle relazioni sociali con parti consistenti del sindacato e in secondo luogo stabilizza una situazione di emergenza finanziaria che si vuole in qualche modo mascherare attraverso la forza più delle suggestioni pubblicitarie che non della concretezza delle azioni. Lo riprova il fatto che le famose Arstel che due anni e mezzo fa dovevano avere la stessa funzione salvifica del patto per lo sviluppo, paradossalmente oggi vengono cancellate per far rifluire gli stessi soldi verso il patto per lo sviluppo. Un qualcosa che ricorda le famose “vacche di Mussolini” che venivano spostate da una fattoria all’altra perché il potente di turno potesse dire “quanto sono bravi da queste parti”. Qualcosa di simile alle “vacche di Mussolini” è successo in questo caso per quanto riguarda le Arstel e credo che nelle prossime sessioni finanziarie si tratterà di capire come la Giunta regionale si dovrà atteggiare rispetto a queste misure di intervento economico.

PRESIDENTE. Per una brevissima replica, non prevista dal regolamento, ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Non era nemmeno prevista una dichiarazione di soddisfazione o meno di venti minuti da parte dell’interrogante.
Rinvio a una discussione a due punti. Uno con riferimento al piano per il programma di cui è già in discussione in Consiglio il materiale inviato 15 giorni fa dalla Giunta. Quindi sarà quella la sede per rispondere analiticamente.
Le Arstel confluiscono, con 5 milioni di dote, ad alimentare il patto e quella era la controprova che non c’era ipoteca, almeno su quella parte di finanziamento.
Una puntualizzazione sul piano per la casa. Non stiamo discutendo dei 95 milioni per 1.500 alloggi, di cui abbiamo giustamente parlato, anche piuttosto orgogliosamente, nel 2005. Qui parliamo della riserva regionale, pari al 20%, a valere per il 2006 e anni successivi, fino al 2008.
Una precisazione sul valore della concertazione: vedremo materialmente se gli attori che si sono riservati di firmare soltanto la prima parte — 2 su 11 — alla fine firmeranno il tutto, e poi ci sapremo dire, esattamente, i risultati dell’iniziativa concertativa, alla fine del percorso.

PRESIDENTE. La seduta è tolta.


La seduta termina alle 13,45