Resoconto seduta n.45 del 07/11/2006
La seduta inizia alle 10,10



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 44 del 24 ottobre 2006.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate, in data 25 ottobre 2006, le seguenti proposte di legge:
— n. 125, ad iniziativa dei consiglieri Brini, Giannotti, Bugaro, Capponi, Cesaroni, Ciriaci, Santori e Tiberi: «Interventi a favore dei piccoli proprietari a basso reddito sottoposti a pignoramento immobiliare e del risanamento del patrimonio edilizio urbano», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II per il parere obbligatorio;
— n. 126, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Mollaroli, Favia, Benatti, Massi e Romagnoli: «Celebrazione del IV centenario della morte di Guidobaldo del Monte», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 127, ad iniziativa dei consiglieri Santori, Capponi, Brini, Bugaro, Cesaroni e Tiberi: «Istituzione del Consiglio regionale dell'economia e del lavoro”, assegnata alla I Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio ed alle Commissioni III, IV e V per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 68 del regolamento interno.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. In data 27 ottobre 2006 è stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 37, ad iniziativa della Giunta: «Documento di programmazione economica e finanziaria regionale (DPEFR) 2007 – 2009», assegnata alla II Commissione in sede referente ed alle Commissioni I, III, IV, V e VI per il parere di cui all’art. 70 del regolamento interno.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 122 dei consiglieri Lippi e Ricci: «Fondi ex Anas – d.lgs 112/1998»;
— n. 123 dei consiglieri Pistarelli, Romagnoli, D’Anna, Silvetti e Castelli: «Solidarietà all’on. Santanchè per l’attacco subito dall’imam di Segrate e attivazione tavolo di discussione sulla tutela dei diritti civili delle donne islamiche»;
— n. 124 del consigliere Viventi: «Aumenti delle tariffe dei trasporti pubblici di linea»;
— n. 125 del consigliere D’Anna: «Decreto Bersani»;
— n. 126 dei consiglieri Badiali, Benatti e Brandoni: «Situazione di un consorzio di trasformazione di prodotti agroalimentari di Senigallia»;
— n. 127 del consigliere Viventi: «Danni provocati dalle eccezionali piogge del 16 settembre 2006»;
— n. 128 dei consiglieri Pistarelli, Castelli e Romagnoli: «Parco dei Sibillini e parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga - modifica perimetrazione».



Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 9 ottobre 2006:
— n. 1132: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006. Importo di euro 619.469,59»;
— n. 1134: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006. Importo di euro 250.257,95»;
— n. 1135: «Art. 16, comma 1, della l.r. 2 agosto 2006, n. 13 – Variazione compensativa al programma Operativo Annuale 2006. Importo di euro 29.278,60»;
— n. 1136: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154 del 20 febbraio 2006 e sue successive modificazioni. euro 209.566,22»;
— n. 1137: «Art. 25, comma 1 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato alla Regione Marche in attuazione della legge 449/97 e relativi impieghi. euro 20.487,00»;
— n. 1138: «Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Modifiche al Programma Operativo Annuale (POA) 2006, approvato con DGR n. 154/2006 e sue successive integrazioni e modificazioni, a seguito di variazioni compensative per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743/2005 (codici siope) e a seguito di variazione di codici ai capitoli di bilancio»;
— n. 1139: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2006»;
— n. 1140: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa»;
— n. 1141: «Art. 20, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva per spese obbligatorie del bilancio di previsione per l’anno 2006. euro 1.800.000,00»;
— n. 1142: «Art. 22, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2006. euro 1.039.019,54»;
— n. 1143: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Avvio sperimentazione della bigliettazione elettronica – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2006. euro 75.000,00»;
— n. 1144: «Art. 16, comma 1, della l.r. 2 agosto 2006, n. 13 – Variazioni compensative al Programma Operativo Annuale (POA) 2006 approvato con DGR n. 154 del 20 febbraio 2006 e sue successive modificazioni ed integrazioni. euro 291.522,83»;
— n. 1145: «Art. 25, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione del bilancio di previsione per l’anno 2006 relativa ad una riduzione entrata/spesa vincolata a scopi specifici. euro 5.945.331,32»;
— n. 1146: «Art. 25, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese. euro 2.075.351,31».
In data 16 ottobre 2006:
— n. 1173: «Art. 25 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazioni dallo Stato, dall’unione europea e delle relative spese»;
— n. 1174: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al programma Operativo Annuale 2006»;
— n. 1175: «Art. 26, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006. euro 24.000,00»;
— n. 1176: «Art. 25, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per il consolidamento della rete dei nuclei “Conti pubblici territoriali”. euro 156.500,00»;
— n. 1177: «Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18.2.2005 (codici siope). Modifica al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 154 del 20 febbraio 2006 e sue successive modificazioni»;
— n. 1178: «Art. 25, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese. Euro 210.714,37».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Giannini e Mollaroli.



Interrogazione (Svolgimento): «Scuola di formazione alberghiera: Hotel Marche di Tolentino», Massi (529)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 529 del consigliere Massi.
Per la Giunta risponde l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Il Centro per l'impiego, l'orientamento e la formazione di Tolentino (art. 9 Legge Regionale n. 2/2005), già scuola professionale regionale alberghiera (art. 25 legge regionale n. 16/90), centro locale per la formazione e centro impiego e formazione (artt. 21-22-23 Legge regionale n. 38/1998 e della G.P. n. 184/2002 e n. 122/2003), progetta, organizza e gestisce corsi di formazione professionale, compresi quelli di cui all'art. 68 della Legge n. 144/99 (obbligo formativo) cioè rivolti ai giovani in età dai 15 (ovvero dall'assolvimento dell'obbligo scolastico) ai 18 anni, in esito alla programmazione provinciale ed alle disposizioni nazionali e regionali vigenti in materia.
La formazione professionale di competenza regionale, attribuita con L. R. n. 10/99 art. 71 alle Province, nella quale si inquadrano le attività di formazione iniziale biennale (2100 ore di formazione in 2 anni) che hanno costituito l'attività storica del Centro a partire dagli anni settanta, con la compresenza di attività commerciale dell'Hotel Marche (fino al 31-12-1996) e di un convitto (fino a giugno 2001) ha dovuto adattarsi ai profondi e continui mutamenti dei sistemi dell'Istruzione e della Formazione e che si compendiano in: emanazione della Legge n. 9/1999 che ha previsto l'innalzamento dell'obbligo scolastico ai 15 anni compiuti e l'obbligo di frequenza di nove anni di istruzione di Stato; emanazione della Legge n. 53/2003 che ha abrogato la precedente normativa introducendo i concetti di diritto-dovere di istruzione e formazione, di alternanza scuola-lavoro e del percorso integrato, previa convenzione tra i due sistemi. La riforma risulta a tutt'oggi incompleta dei necessari decreti attuativi.
Tale cambiamento di scenario ha comportato, a partire dall'anno scolastico/formativo 1999/2000 l'impossibilità, per i giovani in uscita dal ciclo delle scuole medie, di accedere direttamente alla formazione professionale di base, in quanto obbligati ex lege a continuare la percorrenza in Istituto di Stato. Per affrontare la nuova situazione, nel 1999 venne attivato, per i quattordicenni con licenza media iscritti al centro di formazione di Tolentino, il primo corso sperimentale in convenzione con l'Istituto Pannaggi di Macerata (non più riproposto).
Dal 2000/2001 fino al 2004/2005 quindi, l'accesso ai corsi non è avvenuto più direttamente dalle Scuole Medie (come avveniva nei due decenni precedenti), ma solo dopo un ulteriore anno di frequenza della scuola superiore.
Ciò ha inevitabilmente comportato che la pur sempre forte richiesta di formazione iniziale nel settore alberghiero venisse necessariamente dirottata, in sede di orientamento nelle Scuole Medie, al sistema di istruzione di Stato. Per la Provincia di Macerata ciò ha significato indirizzare i ragazzi all'istituto alberghiero di Cingoli, mantenendo nel centro di Tolentino l'offerta formativa per gli over 15 e conseguentemente un evidente progressivo calo del numero degli allievi: 199/2000, 90 iscritti circa; 2000/01, 50 iscritti circa; 2001/02, 30 iscritti circa
Dal 2002/2003, secondo il disposto dell'art. 7 comma 2 del D.P.R. 257 del 12.07.2000, in convenzione con l'ist. prof.le di Stato per il commercio ed il turismo "V. Bonifazi" di Civitanova Marche e Recanati, è stato attivato il progetto formativo biennale (600 ore) ad integrazione curriculare per gli studenti delle terze classi "Operatori dell'impresa turistica".
Tale attività ha implementato l'attività formativa in obbligo del centro, ma, non corrispondendo alle caratteristiche successivamente previste dal protocollo d'intesa tra Regione Marche, MIUR e MLPS del 10.10.2003 in applicazione della Legge 53/03 per l'offerta formativa integrata (percorsi di durata triennale per giovani con diploma di scuola Media), ha avuto la sua naturale conclusione nell'anno formativo 2005/ 2006 con gli esami di qualifica degli ultimi 2 corsi.
Nel frattempo l'attività formativa iniziale del settore ristorazione è proseguita al minimo (1 sezione di primo anno ed una di secondo con pochissimi iscritti, per lo più provenienti da altri istituti superiori, dopo parziali insuccessi scolastici) fino all'attività attuale che non ha potuto prevedere il primo anno di corso per sostanziale mancanza di richieste di frequenza e non certo per direttive di Giunta regionale o disposizioni di analogo tenore date dalla Provincia di Macerata.
Va sottolineato che il C.I.O.F. di Tolentino, oltre ad essere coinvolto per l'obbligo formativo in altre due percorsi integrati, regolarmente approvati, con l'I.P.S.I.A. di Sarnano nei settori moda-pelletteria e servizi alla persona-estetica, continua ad erogare con successo e partecipazione di utenza, nell'ambito delle attività di politica attiva del lavoro e per favorire l'occupabilità dei propri iscritti, servizi formativi nel settore ristorazione per adulti (corsi annuali per cuoco tecnologo e aiuto cuoco), laboratori di orientamento per le professioni di "pizzaiolo" - "pasticciere" - "cameriere-barista" - "banconista di gastronomia" - "addetto ai servizi mensa", nonché la formazione in aula per gli apprendisti cuochi/pizzaioli/pasticcieri e camerieri/baristi (di cui all'art. 16 Legge n. 196/97).
Inoltre è notevole l'attività formativa in altri settori quali quelli dei servizi alla persona (Corso O.S.S. in convenzione con l'A.S.U.R.) e laboratori di orientamento alla professione di "badante" , formazione in aula per tirocinanti e borsisti, laboratori di orientamento al lavoro, all'autoimprenditorialità, all'Europa, "lingua e cultura italiana per immigrati", formazione in situazione per ex tossici in reinserimento lavorativo in linea con l'offerta formativa regionale.
Parlare di chiusura della "Scuola”, pertanto, non solo è assolutamente improprio ma non corrisponde alla reale e constatabile dimensione di attività formative poste in essere nel centro, che in raccordo con gli altri servizi amministrativi e specialistici per l'impiego configurano una struttura operativa in deciso potenziamento, anche se in tale evoluzione vede temporaneamente minimizzato l’aspetto che l'aveva resa più visibile, anche per la presenza dell'Hotel, nella sua storia passata.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Assessore, la ringrazio per l’excursus storico, che per me cittadino di quella città non è una novità, perché ho seguito negli ultimi 12 anni le vicissitudini del prestigioso Hotel Marche, la cui prima pietra fu posta da Aldo Moro nel 1965. L’excursus è esatto, quindi non posso confutare nulla di quello che è stato detto. Voglio citare soltanto due cose. La prima è che nella risposta c’è scritto che sostanzialmente non ci sono state richieste di iscrizione. Ho il dovere di comunicare all’assessore che così non risulta. Ho parlato personalmente con famiglie i cui figli si erano diretti presso la struttura per informarsi circa l’iscrizione da fare e avevano questa intenzione, però è stato risposto — non voglio scatenare su questo un putiferio o chiacchiere — che il primo anno non sarebbe stato attivato. Questo è il motivo per cui ho presentato questa interrogazione, perché dare una risposta del genere a un giovane che ha questa intenzione dovrebbe presupporre una direttiva superiore.
Questa è la parte che ha sollecitato la mia interrogazione. Inoltre appare veramente strano — questo è un difetto di comunicazione — che l’Amministrazione comunale non sapeva nulla di questa vicenda. Ho constatato personalmente — l’ambiente è piccolo, non è difficile — che non c’è stata una comunicazione tra la struttura e il Comune che solitamente collaborano, basti pensare al centro per l’impiego che lì opera. Questo ha creato un altro disorientamento. Sullo sfondo rimane — questa è una vicenda diversa, però vista la sensibilità dell’assessore non posso che ripeterlo — veramente paradossale il fatto che non ci sia ancora l’asta per la vendita dell’Hotel Marche. Sono passati due anni e l’asta ancora non è operativa. La Regione sa benissimo quanti soldi sono stati spesi per tenere su quella struttura: grondaie, vetri, infissi, tetto. Credo che la Regione abbia speso qualcosa come un miliardo all’anno per la manutenzione di un grattacielo vuoto o che si sta svuotando. Si dice che questa scuola verrà ridotta anche perché cresce Cingoli, e va benissimo. Ci sono altri corsi per adulti, ma preciso che lì c’erano otto piani operativi, ormai ne rimane mezzo e quella struttura, se non si vende si deprezza in maniera tremenda ogni anno.
Voglio anche citare un’altra cosa: che non emergono ancora tentativi delle realtà locali, come è avvenuto per Ascoli, per acquisire questa struttura. Qui dobbiamo chiarirci su una cosa, al di là di tatticismi politici, assessore: quella struttura è messa all’asta a 16.700 milioni di lire. Non so se lo Sheraton o l’Hilton siano oggi intenzionati a prenderla per quel prezzo. Ricordo che con il Presidente D’Ambrosio, agli inizi degli anni 2000 si concordò un prezzo attorno ai 7-8 miliardi, poi gli enti locali non si sono fatti avanti e l’ufficio patrimonio della Regione ha chiesto una stima all’ufficio t(tecnico erariale che ha sparato 16.700 milioni. L’asta non è partita, si sono persi due anni. Ho ragione di credere — spero di essere smentito — che se si devono aspettare i successivi ribassi significa che questa struttura rimane alla Regione per altri anni, con spese di manutenzione enormi, e ancora non c’è la soluzione per il trasferimento del centro per l’impiego che noi, a Tolentino, auspichiamo nel centro della città.
L’interrogazione è scaturita da questo allarme, ma il problema dell’Hotel Marche è un problema veramente complesso per la Regione.



Interrogazione (Svolgimento): «Propaganda elettorale con simbolo della Regione Marche», Comi e Giannini (388)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 388 dei consiglieri Comi e Giannini.
Per la Giunta risponde il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Credo che il modo migliore per rispondere a questa interrogazione sia dare lettura della diffida che il Presidente della Regione ha presentato al candidato alle elezioni politiche Mario Baldassarri:
“Il sottoscritto Gian Mano Spacca, nella sua qualità di Presidente della Regione Marche, domiciliato per la carica presso la sede della Regione Marche in Ancona Via Gentile da Fabriano
PREMESSO
che in data 3/04/2006, l’amministrazione ha avuto modo di accertare che il Prof. Mario Baldassarri, candidato alle elezione politiche nella lista per il Senato della Repubblica del Partito Alleanza Nazionale, ha distribuito materiale grafico promozionale per la propria candidatura, recante la riproduzione sul frontespizio dello stemma della Regione Marche, accanto al simbolo del partito politico di appartenenza;
che lo stemma della Regione Marche, adottato con la L.R. 15/03/1980 n. 13 è costituito da] disegno stilizzato di un Picchio come analiticamente descritto all'art. l della Legge stessa e che appartiene in via esclusiva all’Ente medesimo;
che a norma dell'art. 12 del Regolamento regionale 4/12/2004 n. 12 l'uso dello Stemma della Regione Marche da parte di soggetti pubblici o privati diversi da quelli espressamente previsti nel Regolamento medesimo, è subordinato alla espressa autorizzazione degli uffici regionali competenti;
che comunque lo Stemma della Regione Marche non può essere utilizzato nelle competizioni elettorali, accostato al simbolo di una singola forza politica e a vantaggio di soggetti privati candidati, in quanto non è ammissibile che tale segno distintivo dell'istituzione pubblica concorra a perseguire fini diversi da quelli di pubblico interesse stabiliti dalla normativa sopra richiamata;
ciò premesso il sottoscritto nella sua qualifica
DIFFIDA
il Prof. Mario Baldassarri, residente in Roma Via Giacinta Pezzana n. 110:
— all'immediato ritiro del materiale pubblicitario realizzato per la propria campagna elettorale, recante lo stemma della Regione Marche, così come in premessa indicato;
— a non utilizzare lo stemma della Regione Marche a scopo promozione della propria candidatura alle elezioni politiche nella lista del partito Alleanza Nazionale”.
Su questo è stato espresso anche un parere da parte dell’avvocatura regionale, che è coerente con il regolamento che il Consiglio regionale si è dato, quindi a parere dell’avvocatura regionale l’utilizzo del segno distintivo dell’ente senza espressa autorizzazione prevista dall’art. 12 del regolamento regionale n. 12 del 2004 può anche essere tutelabile attraverso un'azione civile di risarcimento del danno causato all'ente medesimo, ai sensi dell'art. 2043 cod. civ.
Sempre secondo la nostra avvocatura, occorre, per dare fondatezza all'azione dimostrare il nesso di causalità fra il danno lamentato e il comportamento tenuto dal soggetto agente.
Tale prova nel caso di specie appare assai difficile dovendosi ricostruire, in via presuntiva l'entità e l'intensità della diffusione del materiale cartaceo, l'esistenza di una confusione ingenerata nei cittadini circa l'identificazione dello stemma regionale quale segno proprio del candidato o del partito di appartenenza dello stesso.
Aggiungasi che nella ipotesi di danno all'immagine, il danno viene liquidato di norma in via equitativa.
Pertanto, si è ritenuto di non affrontare le lungaggini di una causa civile dall'esito peraltro incerto, tutelando l'immagine della Regione mediante comunicati pubblicati sui mezzi di stampa a livello regionale nei quali si è data notizia della diffida formulata dal Presidente della Giunta regionale.
Devo anche aggiungere che a seguito della diffida, è arrivata in via informale una telefonata al sottoscritto in cui il candidato manifestava la non conoscenza del nostro regolamento, quindi il suo intendimento è di non utilizzare il materiale elettorale che ancora non era stato distribuito. Ho fatto presente al prof. Baldassarri che oltre ad aspetti di carattere formale, la cosa che più ci dispiaceva era il fatto che lui aveva utilizzato a rovescio il simbolo della nostra Regione e questo era davvero intollerabile.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Comi.

Francesco COMI. La ringrazio, Presidente, per la risposta. Una riflessione penso sia doverosa, perché può accadere un uso inadeguato, inopportuno, improprio dei segni distintivi del Consiglio e della Giunta regionali, può accadere anche un difetto di attenzione, una colpa lieve. Era accaduto, d’altronde, anche durante la campagna elettorale per le elezioni regionali, in cui l’allora candidato presidente della Casa delle libertà aveva inavvertitamente usato il simbolo del Consiglio regionale sui manifesti affissi in tutta la regione. Abbiamo apprezzato la tempestiva e pronta azione del candidato Francesco Massi che ritirò, oscurandoli, i manifesti in cui era esposto, ben visibile, il simbolo del Consiglio regionale.
La nostra interrogazione però lamenta un difetto di colpa che non può essere classificato come un difetto di colpa lieve, perché menziona un caso estremo: quello di un rappresentante del Governo della Repubblica, un viceministro che, durante una campagna elettorale per le politiche, non avendo alcun ruolo nemmeno istituzionale che potesse attenuare la sua responsabilità, abbia utilizzato nel materiale diffuso, che noi abbiamo raccolto in campagna elettorale, accanto al simbolo del suo partito quello dell’istituzione che noi rappresentiamo.
Sullo sfondo c’è un rischio non ancora scongiurato e che non riusciremo a superare con un atto di diffida e nemmeno con un’azione legale, risarcitoria ex 2043; sullo sfondo c’è un giudizio concreto di disvalore delle istituzioni, di quella che rappresentiamo, che non può, magari, essere quantificata economicamente ma che esiste. C’è un rischio del quale tutti noi siamo responsabili. Penso alla stessa istituzione Consiglio regionale che non fa nulla per dare il giusto valore al ruolo anche del singolo consigliere. Capita, per esempio, che nelle manifestazioni pubbliche, prima venga salutato il presidente di una Misericordia, il vicecomandante dei vigili urbani, il consigliere di circoscrizione e, se mai un amministratore attento scorge la presenza, magari in prima fila, sfacciata, di un consigliere regionale, si ricorda, alla fine, di salutarlo.
C’è il rischio di un disvalore dell’istituzione Consiglio regionale, che nessun atto dello stesso Consiglio regionale ha ancora promosso. Ricordo, per esempi, l’iniziativa del consigliere Massi che ha sollecitato più volte la presidenza del Consiglio a promuovere presso tutte le istituzioni — Consigli comunali, provinciali — la diffusione di un protocollo che valorizzi il ruolo della nostra istituzione e che gli dia il giusto peso qual è quello di un organo che ha funzioni di legislatore.
Occorre pertanto non semplicemente diffidare e lamentare atteggiamenti che danneggiano, ledono l’istituzione che rappresentiamo — ed è grave quello che è accaduto, proprio per il ruolo che svolgeva il viceministro Baldassarri — ma occorre salvaguardare la nostra istituzione. Che non si sia proceduto fino in fondo ad un risarcimento è poca cosa, che non si proceda a valorizzare adeguatamente il ruolo dell’istituzione che rappresentiamo, superando e vanificando in futuro questo tipo di atteggiamenti, è una responsabilità della quale tutti ci facciamo ancora oggi carico.



Interrogazione (Svolgimento): «Competenze Province in materia idraulica», Castelli (169)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 169 del consigliere Castelli. In luogo dell’assessore Carrabs risponde il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Con l’interrogazione n. 169/2005 il consigliere Castelli pone all’attenzione del Consiglio, sulla base di alcune premesse e di valutazioni e ipotesi riguardanti l’operato di soggetti esterni alla Regione nella zona terminale del fiume Tronto, la problematica delle competenze relative alla manutenzione dei fossi.
L’interrogazione propone tre quesiti.
Quesito 1): “Quale ente sia competente ad eseguire i lavori di manutenzione dei fossi e segnatamente di quelli posti a ridosso della sponda nord del Tronto, in località Sentina di Porto d’Ascoli (fosso collettore) ed in località Fosso dei Galli”
I due fossi citati sono assoggettati a due dispositivi normativi diversi e, pertanto, vengono di seguito trattati separatamente.
1.a) Fosso dei Galli Il Fosso dei Galli risulta corso d’acqua pubblico ed appartenente al demanio idrico, in quanto così catastalmente rappresentato, ma le opere realizzate su tale corso d’acqua non sono state mai classificate tra le opere di terza categoria di cui al Regio Decreto n. 523/1904. L’art. 6, comma 2, della L.R. 3 maggio 1985, n. 29 - concernente “Norme in materia di opere idrauliche di competenza regionale” - prevede che “Sono delegate alle Province le funzioni amministrative di competenza regionale relative ad opere idrauliche riguardanti i corsi d’acqua entro il territorio provinciale”.
E’ chiaro quindi che sin dal 1985 la competenza sulla manutenzione del Fosso dei Galli spettava alla Provincia di Ascoli Piceno.
Per altro, l’intervento regionale - e quindi la competenza della Regione - poteva essere previsto (art. 6, comma 1, della L.R. 29/1985) qualora nel programma dei lavori pubblici le opere stesse fossero state dichiarate di interesse regionale.
Comunque, l’interrogazione riguarda circostanze verificatesi in periodo successivo alla entrata in vigore del decentramento in materia di opere idrauliche operato dalle leggi regionali n. 10/99 (che riguarda in generale le materie delegate agli enti locali) e n. 13/99 (viceversa norma di settore, che concerne in particolare la difesa del suolo).
Queste hanno escluso la competenza regionale alla esecuzione delle opere idrauliche, con attribuzione totale delle competenze alle province ed in parte, come di seguito descritto, ai Comuni.
In ordine alla competenze delle Province, le norme di decentramento sono sostanzialmente analoghe: l’art. 52 della Legge regionale 17 maggio 1999, n. 10 (norma generale), attribuisce alle Province le funzioni amministrative concernenti la gestione del demanio idrico e la progettazione, la realizzazione e la gestione delle opere idrauliche; l’art. 16 della Legge 25 maggio 1999, n. 13 (norma di settore), conferisce alle Province le funzioni amministrative di competenza regionale concernenti la progettazione, realizzazione e gestione delle opere idrauliche, la gestione e la manutenzione delle opere e degli impianti e la conservazione dei beni interessanti la difesa del suolo.
In ordine alla competenze dei Comuni, si deve invece evidenziare una difformità tra le leggi regionali sopra citate n. 10/99 e n. 13/99, in quanto: l’art. 53, lettera b), della legge n. 10/1999 attribuisce ai Comuni le funzioni amministrative concernenti l'esecuzione delle piccole manutenzioni nel settore della difesa del suolo e la pulizia dei tratti degli alvei dei fiumi, dei torrenti e dei corsi d'acqua; l’art. 17, comma 2, della legge n. 13/1999 stabilisce che “ai fini della difesa dei centri abitati i Comuni provvedono alla pulizia dei tratti degli alvei dei fiumi, dei torrenti e dei corsi d'acqua interni ai centri stessi, nonché alla manutenzione dei muri ad argine, dei parapetti e delle altre opere, predisposte a difesa dei centri abitati medesimi, qualora detti tratti ed opere non risultino classificati ai sensi del Regio Decreto 25 luglio 1904, n. 523 ad esclusione delle opere a carico dei proprietari e possessori di cui all'articolo 12, comma 3, dello stesso Regio Decreto 523/1904. L'esecuzione delle opere e dei servizi può avvenire secondo quanto disposto dalla Legge Regionale 20 giugno 1997, n. 35” (la L. R. 35/1997 concerne “Provvedimenti per lo sviluppo economico, la tutela e la valorizzazione del territorio montano e modifiche alla legge regionale 16 gennaio 1995, n. 12”).
La pulizia degli alvei fluviali rientra tra le tipologie di intervento afferenti la manutenzione idraulica di un corso d’acqua, come stabilito dalla circolare della Regione Marche n. 1 del 23.01.1997 che riprende le definizione del DPR del 14.04.1993.
Come si può ben capire, per l’individuazione dell’ente cui istituzionalmente compete l’esecuzione di lavori di pulizia del Fosso dei Galli risulta dirimente l’applicabilità delle normative regionali sopra citate, cioè quale delle due sia prevalente.
Infatti secondo l’applicazione letterale risulta che: secondo l’art. 53, lettera b), della legge 10/1999, il Comune di San Benedetto sarebbe l’ente competente ad eseguire lavori di pulizia del corso d’acqua; infatti questa norma prescinde dalla localizzazione dell’intervento sul corso d’acqua, cioè se il tratto sia ricadente nell’ambito del centro abitato o meno; secondo invece l’art. 17, comma 2, della legge 13/1999, la competenza nell’esecuzione di lavori di pulizia del fosso risulterebbe invece in capo alla Provincia di Ascoli Piceno, in quanto l’intervento sul corso d’acqua è localizzato al di fuori del centro abitato; questa interpretazione è evidenziata in una nota trasmessa dal Comune di San Benedetto alla Provincia (2.12.2005 - prot. n. 62878).
In conclusione, considerando prevalenti le previsioni della legge regionale n. 13/99 - in quanto “legge speciale” sulla difesa del suolo - rispetto a quelle previste dalla “legge generale” L.R. n. 10/99, l’ente competente per l’esecuzione dei lavori di manutenzione del Fosso dei Galli risulterebbe essere la Provincia di Ascoli Piceno.
Si evidenzia inoltre che l’art. 11 della L.R. n. 29/85 tuttora vigente prevede che “Restano ad esclusivo carico dei proprietari e possessori frontisti, ai sensi dell'art. 12, terzo comma, del R.D. 25 luglio 1904, n. 523, e successive modificazioni e integrazioni, le costruzioni delle opere di sola difesa dei loro beni contro i corsi d'acqua di qualsiasi natura, non compresi nelle categorie di cui al citato R.D. 523/1904”. Tale assunto è stato ribadito dall’art. 17 comma 2 della L.R. 13/99.
1.b) Fosso collettore La L.R. 3 maggio 1985, n. 29, ed in particolare l’art. 8 come modificato dalla legge 13/1999, stabilisce che “Per la proprietà, manutenzione e gestione delle opere idrauliche, realizzate ai sensi della presente legge, si applica l'art. 19 della L.R. 18 aprile 1979, n. 17.
Per le opere progettate ed eseguite dai consorzi di bonifica ai sensi del precedente art. 6, la giunta regionale, nell'atto in cui accerta il compimento dell'opera, stabilisce l'ente che è tenuto a provvedere alla manutenzione ai sensi del R.D. 25 luglio 1904, n. 523, e successive modificazioni ed integrazioni.”.
Da informazioni assunte tale consegna formale non risulterebbe ancora effettuata e pertanto, per l’art. 19 della L.R. n. 17/79, “tutte le opere realizzate ai sensi della presente legge appartengono al patrimonio degli enti esecutori con i conseguenti oneri di manutenzione e gestione”.
Per quanto sopra riportato la manutenzione idraulica del Fosso collettore spetta al Consorzio di bonifica del Tronto, ora confluito nel Consorzio di Bonifica dell’Aso, Tenna e Tronto.
Quesito 2): “Quante cause di risarcimento siano state promosse nei confronti dell’amministrazione provinciale di Ascoli Piceno per il risarcimento di danni provocati dalla mancata o cattiva opera di manutenzione dei Fossi”.
Sul punto, da informazioni assunte presso la competente struttura della Provincia di Ascoli Piceno, risultano in corso tre procedimenti civili, in cui le cui parti attrici sono: ditta “Bollettini” in relazione ai fenomeni di esondazione dei fossi del basso Tronto; ditta “Florita” in seguito ad inondazione da parte del fosso collettore; ditta “Rec Fer” circa danni da esondazione derivanti dal Fosso Galli.
Quesito 3): “Se risponda a verità che l’Amministrazione Provinciale di Ascoli Piceno, convenuta in giudizio, abbia sostenuto – a mezzo del proprio avvocato – la “tesi della propria incompetenza”
Il punto 3 dell’interrogazione tratta un argomento di non facile verificabilità da parte della Regione, che non ha ottenuto informazioni in merito.
Si può tuttavia richiamare il contenuto di note formali della Provincia, relative a circostanze sostanzialmente analoghe, da cui risulta che la posizione di norma assunta dall’ente fa riferimento agli articoli 10 e 12 del Regio Decreto n. 523/1904.
Questi articoli della legge del 1904, molto vecchia ma non abrogata, coinvolgono proprietari e possessori frontisti, nonché i Comuni che possono cointeressare i frontisti in funzione del vantaggio da questi ricavato dall’intervento.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Ringrazio della risposta il Presidente Spacca, che contribuisce a fare chiarezza su una materia non facile, complessa, che è stata anche oggetto di sopravvenienze normative che hanno reso la disciplina, quindi la chiarificazione sui soggetti responsabili a determinati interventi, estremamente complessa, tanto da portare la Provincia di Ascoli Piceno ad assumere determinazioni e orientamenti palesemente difformi da quello che oggi gli uffici hanno stabilito in ordine a questa competenza di estrema attualità, fra l’altro, perché si tratta di manutenzione di opere idrauliche, si parla di difesa del suolo, tema caro all’attualità e soprattutto a quelle che sono tradizionali doglianze che in maniera abbastanza sistematica trovano ospitalità in discussioni anche di atti ispettivi in questo Consiglio regionale. Lo ringrazio proprio perché si avverte nella provincia di Ascoli Piceno ma non solo, la necessità di far fronte a quella che è la tradizionale impasse in cui si trovano i cittadini di ampie zone, nel momento in cui si registra la classica inondazione, più o meno importante, più o meno significativa. Infatti, il rimpallo di competenze, che spesso, soprattutto sulle esondazioni di carattere meno invasivo, si registra, inevitabilmente riporta a questa nebulosa serie di previsioni normative che non consentono, spesso e volentieri, di capire di chi è la responsabilità. Cito un fatto singolo ad esempio, perché ho vissuto personalmente la protesta dei residenti, relativamente al Fosso dei Galli, in cui fino a qualche mese fa abbiamo sentito il presidente della Provincia di Ascoli Piceno Massimo Rossi invocare la responsabilità del consorzio di bonifica in via di trasformazione, peraltro, con la conseguenza che i cittadini si sono visti costretti ad adire le vie legali, invocando la responsabilità della Provincia.
Bene ha fatto quindi la Regione a dare un contributo che spero possa determinare un cambiamento di rotta anche per quanto riguarda l’Amministrazione provinciale di Ascoli Piceno. Io non sono a conoscenza del comportamento osservato per casi simili da parte di altre Amministrazioni provinciali, certo è che dopo gli interventi normativi del 1999, una qualche complessità, tradita anche dalla difficile, tortuosa ricostruzione normativa cui è stato costretto il Presidente Spacca, si è verificata.
Si diceva delle cause intentate da alcuni privati cittadini, da alcuni imprenditori nei confronti della Provincia di Ascoli Piceno, che regolarmente vedevano quell’Amministrazione invocare la responsabilità dei proprietari o del consorzio di bonifica. Spero che anche il contributo di chiarezza fornito dall’Amministrazione regionale possa evitare che questo gioco a rimpiattino che regolarmente si verifica, si misura nel concreto dibattito che si apre possa evitare, nel prosieguo, il perpetuarsi dei problemi, perché uno dei veri argomenti che dovrebbe meritare un’attenzione privilegiata da parte di questa regione, tanto occupata dal tema delle esondazioni, è proprio quello della pulizia dei fossi, che è un aspetto tutt’altro che secondario, anzi un problema spesso a monte di tante altre vicissitudini che poi assumono caratteri non dico epocali, ma più ponderosi in occasione di precipitazioni fluviali e quant’altro.
Quindi ringrazio gli uffici della risposta, la trasmetterò all’Amministrazione provinciale, in maniera tale che questa interrogazione non rimanga fine a se stessa ma possa guidare la mano, non per quello che ho detto io ma per quello che hanno detto gli uffici, su un tema che è sempre al primo posto, almeno formalmente, dell’agenda di questa Regione. Abbiamo letto che l’assessore Carrabs non più tardi di qualche giorno fa ha salutato con un entusiasmo particolare l’arrivo di 10 milioni di euro per fronteggiare il rischio idrogeologico nella nostra regione; dico finalmente perché nel momento in cui Carrabs salutava questa pioggia di denaro, uno studio della Uil, quindi di un sindacato non sospettabile di simpatie verso il centro-destra, indicava nella Regione Marche quella che spende di meno per la tutela del suolo e per le sistemazioni idrogeologiche del proprio territorio. Speriamo che la maglia nera che questa Regione ha meritato, così come documenta lo studio della Uil, possa in qualche modo diventare non dico maglia rosa, ma viaggiare a centro gruppo, visto che l’entusiasmo di Carrabs deve comunque partire dalla premessa che questa Regione ha fatto troppo poco in materia di rischio idrogeologico, anche, magari, per la stasi indotta da una normativa troppo complessa.



Interrogazione (Svolgimento): «Mostra Gentile da Fabriano e l'altro Rinascimento», Brandoni (410)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 410 del consigliere Brandoni.
Per la Giunta risponde l’assessore Minardi.

Luigi MINARDI. Il consigliere Brandoni interroga per sapere quali sono i criteri utilizzati per realizzare le necessarie sinergie sul territorio regionale, atti a favorire la partecipazione delle varie realtà municipali e, in particolare, se sono stati avviati percorsi di collaborazione con l’Amministrazione comunale di Senigallia.
Credo che sia nota a tutti l’importanza della mostra e dell’evento del Gentile da Fabriano, iniziativa che ha assunto una rilevanza nazionale ed internazionale tale da richiamare l’attenzione, l’impegno del Presidente della Repubblica alla inaugurazione della mostra, fatto che il consigliere riconosce e quindi si associa al giudizio che è stato dato sull’evento.
Questa mostra è stata anche l’occasione di promuovere un territorio più ampio. In pratica l’evento “Gentile da Fabriano” è servito per promuovere una realtà territoriale più ampia. Con quali risorse questa realtà si è potuta concretizzare? In particolare con le risorse di un privato. I consiglieri lo sanno, perché sono stati invitati a Fabriano, appunto dal privato che ha permesso la realizzazione dell’evento e credo che si tratti, in questo caso, del rappresentante più alto di una vastissima platea di privati marchigiani che con il loro impegno permettono la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale della nostra regione. Tutti sanno che nell’ultimo decennio le risorse pubbliche sono calate e il settore della cultura ha potuto esprimere il meglio di sé, proprio grazie alla sostituzione di queste risorse con risorse private. Nel caso specifico “un” privato si è impegnato notevolmente per rendere l’evento possibile.
L’evento riguardava un territorio, al punto che si chiamava “Terre del Gentile”, quindi non riguardava soltanto Fabriano.
Il metodo che è stato utilizzato è stato quello di valorizzare le risorse private ma integrarle con le risorse pubbliche, in particolare dell’Unione europea, tanto è vero che le risorse utilizzate dalla Regione sono quelle relative al Docup dell’Ob. 2, area Obiettivo 2. In questo senso, la disponibilità di risorse dell’Obiettivo 2 ha comunque rappresentato un vincolo territoriale, perché il metodo progettuale che si è applicato è quello previsto dal complemento di programma, che prevedeva un accordo di programma tra la Regione e la Comunità montana dell’Esino-Frasassi. In questo senso è quindi stato fatto un accordo di programma tra la Regione e la Comunità montana dell’Esino-Frasassi per fare dell’evento la valorizzazione di un territorio più ampio, però compreso nell’ambito della Comunità montana. In quel senso i Comuni esterni alla Comunità montana hanno potuto usufruire indirettamente dei benefici di questo evento, ma non sono stati chiamati, quindi, a definire l’accordo, proprio perché l’accordo presentava in sé, per le risorse utilizzate, una delimitazione dell’area geografica molto precisa. In pratica i Comuni coinvolti sono quelli della Comunità montana, gli altri Comuni della provincia e della regione Marche hanno ottenuto dall’evento Gentile da Fabriano, “Le terre del Gentile”, benefici indiretti.
Questo è quanto emerge da una valutazione fatta sulla base dell’interrogazione che il consigliere Brandoni ha presentato e al di là di queste parole posso dare al consigliere Brandoni anche una risposta scritta.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ringrazio l’assessore per la risposta, articolata, ha avuto anche l’occasione di riflettere sul valore della mostra in oggetto, appuntamento importante, di grande qualità, che magari fa riflettere sul rapporto tra l’indirizzo pubblico e il mecenatismo quando assume essenzialmente queste caratteristiche. La mia interrogazione aveva motivazioni più minute, perché quell’evento è stato importante non solo per Fabriano, non solo per la Comunità montana Esino-Frasassi ma è stato un evento nazionale che ha coinvolto l’intera regione. Nasce da una questione minuta e più semplice: una delle più importanti città della nostra regione, Senigallia, era dimenticata dall’informativa di questo evento che ha coinvolto anche molti altri Comuni delle Marche. Credo si sia trattato di una sciatteria amministrativa di quel Comune. Peccato che l’abbia giustificata con parole che richiedevano questa interrogazione, perché affermare, come è stato affermato, in una risposta di Consiglio, che “la mancanza di Senigallia nella modulistica di questo evento è frutto di una non trasparente gestione da parte della Regione”, preoccupava me e credo dovrebbe preoccupare la nostra maggioranza.
Quindi questa interrogazione era a chiarimento. L’assessore ci dice — e io concordo e condivido — che l’impegno della Regione è stato diffuso e di coinvolgimento, quindi da questo punto di vista mi trovo rassicurato. Penso che il rapporto, in via generale, tra la Regione e gli enti locali debba essere, su questi argomenti della cultura, e su tutti gli altri, sempre più fecondo, biunivoco, capace di proporre e anche capace di ascoltare. Quindi uno stimolo da molti punti di vista, non solo alla Giunta regionale ad attivare questo tipo di comunicazione, questa opportunità di ascolto, ma in questo caso un monito alle amministrazioni locali perché sappiano interagire in maniera più assidua e più feconda con l’ente Regione e non giustificare, come pare sia accaduto in questo caso, le difficoltà e la sciatteria amministrativa con improbabili, in questo caso, complotti.



Interrogazione (Svolgimento): «Criteri e competenze relativi all’individuazione dei soggetti qualificabili come “perseguitati antifascisti” ai fini del diritto alla libera circolazione sui mezzi del T.P.L. su gomma», Castelli (523)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 523 del consigliere Castelli.
Per la Giunta risponde l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Ringrazio il Presidente per avere consentito l’anticipazione della risposta. Questa interrogazione ha un senso se può avere l’onore della discussione, la possibilità di una spiegazione o direttamente o nelle vicinanze degli episodi che suscitano preoccupazione e interesse.
Nel merito siamo di fronte a un piccolo caso di esagerazione mass-mediatica e devo rilevare che nell’interrogazione non c’è malanimo e si chiede esattamente quali siano gli strumenti identificativi della categoria dei perseguitati politici.
Voglio ricordare all’aula che da un’incomprensione è nato un caso nazionale: Il Giornale è andato in prima pagina, Panorama ha fatto un articolo, di recente Geminello Alvi ci ha ironizzato sopra. Il tutto partendo dalla assoluta ignoranza di quello di cui si stava parlando. Una sapiente regia giornalistica ha fatto di una cosa inesistente un caso nazionale.
In una battuta, la dilatazione dell’argomento voleva che la regione marche avesse stabilito una agevolazione per la milizia antifascista. Voglio rassicurare, dopo averlo fatto pubblicamente in tante altre occasioni, che non si tratta, ovviamente, di questo. Sarebbe ben sciocco un ideologismo di questa fatta, tra l’altro difficilmente trattabile. Siamo stati nelle condizioni di rinnovare il sistema delle agevolazioni già vigenti. Nella revisione delle tariffe del trasporto pubblico locale abbiamo eliminato i riferimenti reddituali per gli invalidi civili e abbiamo rinnovato tutte le categorie che già avevano diritto a questa agevolazione. In tal senso i “perseguitati politici”, antifascisti e non, la milizia antifascista è stata registrata, come peraltro la legge precedente di dieci anni prima faceva, come molte altre leggi regionali già registravano. Si tratta invero, da un punto di vista quantitativo, di poche unità, rilevabili in merito a una legge del 1955 che stabilisce provvidenze a favore dei perseguitati politici antifascisti e di coloro che abbiano avuto una perdita della capacità lavorativa in misura non inferiore al 30% a causa di prolungata detenzione in carcere, confino di polizia, aver subito atti di violenze, sevizie a seguito di condanna per reati politici, inflitti prima del 6 dicembre del 1926. Questa categoria che ormai riguarda, purtroppo, pochi superstiti, è stata quella che è stata cacciata dall’insegnamento, che è stata portata nelle isole, oppure nei luoghi di confine pre-alpini e che era giusto ricordare, perché avremmo dovuto motivare la cancellazione di una norma già in vigore, di cui — voglio dirlo soltanto tra parentesi — si è dovuto occupare un ministro non sospettabile, come il ministro Tremonti, nella finanziaria di due anni fa, quando ha dovuto rinnovare i diritti a favore dei perseguitati politici antifascisti di cui alla legge del 1955.
Successivamente a quella emanazione e con norme di aggiornamento che hanno riguardato l’ultima conferma di Tremonti nella finanziaria del 2005, i cittadini dovevano presentare una domanda al Ministero dell’economia e delle finanze, da sottoporre all’esame di una commissione ministeriale apposita e, in caso di accoglimento, il Ministero dell’economia e delle finanze aveva il compito di provvedere a rilasciare un documento e a iscrivere la persona in un apposito elenco nominativo. I Comuni pescano da questo elenco nominativo e controllano la corrispondenza dei requisiti alla agevolazione per il trasporto pubblico locale.
Quindi la categoria è ridotta, non si tratta di un rigurgito ideologico oppure politico, assolutamente fuor di luogo, si tratta di mantenere in memoria una agevolazione già prevista dalla normativa regionale e peraltro questa categoria gode di provvidenze ed attenzioni, a mio avviso dovute, anche sul piano nazionale. I Comuni sono già stati informati — abbiamo fatto delle riunioni in tal senso — e proseguono nella somministrazione di questionari di controllo e di verifica degli albi giacenti presso il Ministero dell’economia.
Vorrei approfittare in conclusione di questa interrogazione, Presidente, se me lo consente, per consegnare a lei e poi al consigliere Castelli, le risposte a 92 interrogazioni di cui si parlava nell’ultima seduta. Purtroppo il lavoro è stato piuttosto gravoso. Ovviamente si tratta, per il presente e per il futuro, di non ridurre il diritto all’informazione, che è un dovere, ovviamente, per la Giunta, ma di programmarne l’esaudimento attraverso un meccanismo più partecipato che eviti le delusioni dell’interrogante ma non metta in moro il buon lavoro degli uffici. Si tratta di un lavoro che ha dovuto spulciare i rendiconti di circa 15 anni e da un ammontare di circa 146 milioni ha rilevato crediti inesigibili inferiori al 3%. Sono 6 milioni i crediti che abbiamo cancellato, su 146 milioni. E’ stato un lavoro faticoso, in ogni caso utile, perché ci ha consentito un aggiornamento che ha rimesso in linea le cifre nella correttezza più assoluta e ha, spero, fugato anche la preoccupazione che quei crediti fossero artatamente mantenuti in vita senza avere la possibilità di riscossione. Ripeto, su 146 milioni, poco più di 6 milioni sono stati i crediti cancellati. Per dare atto della correttezza del richiedente, ma anche del lungo lavoro fatto in queste settimane dagli uffici, soprattutto a futura memoria direi di disciplinare l’accesso, stabilendo una gerarchia, una priorità di importanza rispetto alle domande fatte. Tutte debbono meritare una risposta adeguata, secondo un ordine, magari, concordato di priorità.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Se mi è consentita la battuta, non mi potrò più dichiarare “perseguitato” da Marcolini, per il fatto che finalmente ha risposto. Non mi intrattengo su questo aspetto, anche perché la polemica dell’altra volta derivava dal fatto che l’assessore Marcolini, nel corso dell’approvazione del rendiconto — era il 26 luglio — mi aveva assicurato circa l’”imminente inoltro delle risposte”, quindi si era prodotto un ritardo rispetto a quei pochi minuti che allora sembravano sufficienti. Ma questa è un’altra vicenda. Comunque ringrazio l’assessore, lo ringrazio anche della risposta su questa querelle che in realtà — e dovrà darmene atto — si è innescata sulla base sì di alcune iniziative tese a chiarificare le modalità e la ragione di questa curiosa previsione. La chiamo curiosa perché mi è testimone proprio l’importanza che i mass-media a livello nazionale hanno riannesso a questo fatto, che indubitabilmente ha colpito la fantasia di molti, proprio perché nel nostro ordinamento vi sono ancora stratificate norme che avevano un carattere anche simbolico, che tuttavia si ricollegano a un periodo storico, a delle temperie che oggi sembra anomalo voler rievocare.
Il problema reale è che quella polemica, almeno per quanto riguarda la Regione Marche, si era innescata non tanto per il discorso di antifascisti quanto per un altro, se mi è consentito anche più significativo, aspetto, che riguardava il fatto che questa delibera seguiva di qualche settimana un’altra delibera inerente il trasporto pubblico, che tanto aveva fatto parlare di sé. Mi riferisco alla delibera con cui, a fine luglio, la Giunta regionale aveva introdotto un aumento vertiginoso delle tariffe del trasporto pubblico locale, pari a +25%, quindi una misura draconiana, che era stata fra l’altro giustificata alla luce delle necessità che le aziende di trasporto pubblico locale delle Marche avvertivano per il caro gasolio, per l’inopinato aumento dei costi di esercizio.
Ebbene, di lì a qualche settimana è comparsa una delibera che, trattando delle agevolazioni tariffarie, di fatto poneva a carico delle stesse aziende che erano state “beneficiarie” dell’aumento, nuovi oneri connessi alla individuazione di un certo numero di passeggeri esenti, il cui costo veniva addossato alle aziende di trasporto pubblico.
In questa dinamica, che da un certo punto di vista poteva essere considerata un pochino incerta, un pochino strumentale — ovvero giustificare a luglio un aumento sull’altare delle necessità indotte dai costi di esercizio in aumento per le aziende di trasporto e un paio di mesi dopo andare a colpire proprio quelle aziende di trasporto pubblico che dovevano essere beneficiarie di quel super aumento — abbiamo scorto questo riferimento che si prestava a qualche fraintendimento. Oggi l’assessore Marcolini — e me ne compiaccio — sostiene — non ho motivo di ritenere il contrario — che il riferimento agli antifascisti non aveva un carattere ideologizzante, ma rimane il fatto che, trattandosi di agevolazioni tariffarie, nel complesso la cosa ha stonato, anche se oggetto — ce lo dice l’assessore Marcolini — di un comportamento doveroso, ma voglio ricordare che i primi a dire “non vogliamo l’elemosina” sono stati proprio i partigiani dell’Anpi i quali sono i primi a dire “non vogliamo le briciole di questa previsione”, che proprio perché ormai datata, risalente nel tempo, probabilmente non dico che va cancellata ma va considerata per quel che è, ovvero un residuo di una nobile intenzione, perché poi mi pare di capire che i perseguitati erano perseguitati prima dell’1.1.1925 quando ci furono i pieni poteri da parte di Benito Mussolini, quindi immagino che fossero coloro ante marcia.
Quindi grazie della risposta, grazie soprattutto delle 92 risposte. Speriamo che non ci sia mai necessità di richiamare nuove forme di perseguitati da munire dell’esenzione del trasporto pubblico, perché nelle condizioni in cui versano le nostre aziende, probabilmente è bene limitare questi benefit solo a coloro i quali, per ragioni economiche, non possono sopportare gli aumenti vertiginosi che comunque questa Regione impone ai tickets del nostro trasporto.

PRESIDENTE. Con la consegna ufficiale delle risposte alle 92 interrogazioni si chiude il tempo a disposizione, in questa seduta, per le interrogazioni.



Nomina

PRESIDENTE. Prego di distribuire le schede relative alla nomina di n. 3 rappresentanti nella Commissione regionale per l’artigianato (l.r. 28.10.2003, n. 20, art. 29, comma 2, lett. b).

(Segue la votazione, per scheda segreta)

Comunico il risultato della votazione. Presenti e votanti n. 31, schede bianche n. 2, schede valide n. 29. Hanno ricevuto voti: Dini Davide n. 14, Cippitelli Giorgio n. 19, Sintini Sauro n. 11. Proclamo eletti i signori Dini, Cippitelli e Sintini.



Mozione (Discussione e votazione): «Adesione della Regione Marche quale membro fondatore della RECEP», Ortenzi (74)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 74 del consigliere Ortenzi, che ha la parola per illustrarla.

Rosalba ORTENZI. Presidente, colleghi consiglieri, io non sono una esperta di pianificazione ma ritengo che il paesaggio “contamini” tutte le competenze della IV Commissione. Ecco perché sono convinta dell’importanza di questa mozione, di questa discussione.
Vorrei gettare uno sguardo veloce sul territorio marchigiano. Il territorio delle Marche è caratterizzato da tre grandi regioni paesistiche: la dorsale interna dove si collocano i grandi parchi nazionali — i Monti Sibillini e una gran parte del Gran Sasso e della Laga — le aree collinari intermedie in cui si riconoscono ancora le tracce di antichi usi rurali, la fascia costiera Adriatica, caratterizzata da un continuum di edificato interrotto da alcune aree residue (il parco del San Bartolo, il parco del Conero, la riserva naturale della Sentina).
La regione dunque ospita un eccezionale patrimonio archeologico, artistico, storico, culturale e paesistico. La parte più preziosa della nostra biodiversità è spesso inframmezzata da aree destinate a nuovi sviluppi produttivi: corridoi infrastrutturali e insediamenti multimodali. Sembrano queste ragioni sufficienti per porre l’esigenza di politiche integrate di ampio respiro che guardino molto più in là di ciò che può succedere nelle singole aree protette o negli isolati monumenti naturali e culturali.
La Convenzione europea del paesaggio sancisce l’obbligo di estendere l’attenzione paesistica a tutto il territorio, riguardando sia i paesaggi che possiamo considerare d’eccezione, sia i paesaggi della quotidianità ma anche i paesaggi degradati.
Il paesaggio, infatti, non può non essere pensato come una risorsa fondamentale per la vita e per lo sviluppo delle comunità locali e quindi non può essere staccato dai luoghi della trasformazione edilizia e della crescita socio-economica contemporanea.
Come afferma esplicitamente la Convenzione, il paesaggio va riconosciuto giuridicamente in quanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità, del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità.
La Convenzione spinge a responsabilizzare gli enti territoriali sul valore del paesaggio e, parallelamente, a sviluppare delle approfondite e sistematiche attività di sensibilizzazione delle popolazioni su questi temi. Propone, in sintesi, nuovi modelli di comportamento individuali e collettivi che hanno il territorio come punto di riferimento. Questi modelli fanno perno da un lato sul riconoscimento giuridico del bene “risorsa paesaggio” di cui l’Italia è particolarmente ricca e dall’altro sull’impegno politico e amministrativo degli stati contraenti a tutelare e valorizzare tutti i paesaggi che compongono il territorio nazionale.
Quindi ritengo molto importante — e in Commissione di questo si è già parlato — che la Regione Marche contribuisca all’avviamento della rete europea degli enti territoriali per l’applicazione della convenzione insieme alle altre Regioni fondatrici, e che aderisca, dunque, alla Recep, il cui statuto è stato sottoscritto il 30 maggio a Strasburgo. I consiglieri della IV Commissione hanno avuto il testo della convenzione, io ritengo che si possa far conoscere a tutti i colleghi, quindi stiamo inviandolo a tutti per un coinvolgimento del Consiglio sui temi che ho ora esposto.
Credo che come rappresentanti popolari nei nostri territori, dovremmo fare partecipi delle nostre decisioni ed intuizioni anche le amministrazioni locali che ovviamente sono come noi interessate a che questo tema del paesaggio venga trattato e in qualche modo imposto anche come ragionamento ai cittadini della regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ringrazio la presidente della IV Commissione per averci dato questa opportunità, affinché anche la programmazione urbanistica e la valorizzazione urbanistica del nostro territorio si mettano in rete e si confrontino con le esperienze a livello nazionale ed europeo. E’ quindi un’opportunità per questo Consiglio, per i funzionari regionali, per le strutture regionali, per elaborare, riflettere e proporre soluzioni per la valorizzazione di questo nostro territorio che è alla base anche di importanti attività economiche quali quelle turistiche, agricole e ricettive.
Ringrazio ancora la presidente Ortenzi e spero che sia l’inizio di un impegno da parte di questo Consiglio.

PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione la mozione.

Il Consiglio approva




Mozione (Discussione e votazione): «Rafforzamento delle strutture pubbliche e interventi a sostegno dei centri pubblici per l'impiego e contro la precarietà», Altomeni e Brandoni (52)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 52 dei consiglieri Altomeni e Brandoni.
Ha la parola, per illustrarla, il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Non sempre il ritardo del confronto in aula sulle mozioni che noi presentiamo è un elemento sfavorevole, anzi direi che questa volta — la mozione da quasi un anno è stata proposta dal nostro gruppo — il ritardo è propizio, perché sabato scorso, a Roma, una grande, enorme manifestazione di 150.000-200.000 — queste valutazioni le lasciamo alla misurazione, alla sensibilità politica — giovani e meno giovani ha dato la dimensione fisica del problema della precarietà del nostro paese, una condizione non episodica, anzi una condizione sempre più generalizzata, tanto che via via che valutiamo le statistiche negli anni più vicini a noi vedremo che i contratti che vengono stipulati nel mondo del lavoro sono sempre più contratti di lavoro precario: passiamo a livelli e a percentuali altissime. Tanto più, purtroppo, nella pubblica amministrazione, in via diretta, in via indiretta.
Questo è un grave problema, è la precarietà della condizione del lavoro ai tempi della globalizzazione.
La nostra mozione è più limitata di questo grande problema, intanto perché prende lo spunto da alcune azioni che a livello regionale sono state fatte e riguardano l’attivazione di contratti di somministrazione di lavoro attraverso agenzie interinali. Noi pensiamo che questa pratica e questa attività, per quanto in alcuni casi obbligata dalla necessità di interventi più rapidi per coprire bisogni e azioni amministrative, debba essere dismessa. Tanto più perché il nostro territorio, come tutti gli altri, ha l’opportunità di strumenti pubblici come centri per l’impiego, che dovrebbero garantire percorsi trasparenti, chiari, limpidi, qualitativamente articolati e inserirsi per loro natura e per loro struttura non solo nella intermediazione tra il bisogno di lavoro e i lavoratori ma favorire anche le forme di professionalizzazione, di formazione continua e quello che oggi è necessario rispetto a un mercato del lavoro diverso e nuovo.
Ora c’è il dramma ulteriore del fatto che molti dei nostri centri per l’impiego funzionano per eterogenesi dei fini, grazie al contributo, all’impegno e al lavoro quotidiano di tantissimi lavoratori precari. Credo che dovremmo cominciare a porre in essere le azioni necessarie perché questo tipo di difficoltà cessi. Anche perché solo rafforzando in maniera adeguata, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, a partire dal riconoscimento della professionalità di chi nei centri per l’impiego lavora e soprattutto perché quei luoghi possono essere un osservatorio privilegiato della condizione del lavoro — abbiamo parlato qui, ma penso al dibattito che solo una settimana fa in questo Consiglio abbiamo fatto sulla cosiddetta intesa per lo sviluppo, dentro la quale riflettevamo le azioni necessarie per mantenere nella nostra regione le qualità professionali, le intelligenze migliori e quali azioni per questo fossero necessarie — e debbono svolgere quel ruolo pubblico che non solo garantisce la qualità del lavoro ma garantisce quei giovani e, purtroppo, meno giovani che oggi vivono questa condizione.
C’è la necessità di una politica a tutto tondo e più articolata rispetto alla precarietà; c’è la necessità — lo faremo, come gruppo — di presentare una proposta di legge — già in alcune Regioni è stata proposta e approvata — che consenta di riflettere sul mondo del lavoro nel versante del lavoro nero e della precarietà, che introduca un’azione positiva nei confronti di questo mondo.
Quindi bisognerà fare di più, come del resto bisognerà riflettere, perché è elemento di dibattito e di proposta la vicenda del cosiddetto basic income, o salario di cittadinanza, che è oggi una condizione, uno scudo possibile rispetto non solo alla precarietà del lavoro ma alla precarietà dei salari e degli stipendi. Quindi una riflessione più grande e più articolata che questa mozione non comprende in sé ma che annuncia e allude.
Quindi la questione dei centri per l’impiego da una parte, la necessità che all’interno dei centri per l’impiego si individuino percorsi di stabilizzazione di chi ci lavora, perché è a cominciare da lì che possiamo dare una risposta vera e seria. Inoltre un intervento preciso, su cui indirizzare le pubbliche amministrazioni perché si avvalgano, nella richiesta di lavoro a tempo determinato o a collaborazione, delle strutture pubbliche e non delle società private che in molti casi si sono rivelate — non dico certo di quelle usate dalla nostra Regione ma dico della letteratura amplissima — vere e proprie agenzie del caporalato. Onde evitare questo, il vero elemento costitutivo è e non può che essere il rafforzamento dei centri per l’impiego. D’altra parte un impegno politico a non attivare più azioni con le società di intermediazione privata.
L’ultima questione è annosa e abbiamo voluto ripresentarla nella nostra mozione. Riguarda i cosiddetti Lsu. Molti di questi sono stati stabilizzati, esistono ancora, purtroppo, alcune singolarità, ma proprio per questo l’ingiustizia sembra ancora più grande e palese: il fatto che ancora alcuni di questi lavoratori non abbiano trovato la stabilizzazione che tanti altri, fortunatamente, anche grazie a quel percorso, hanno trovato, necessita un monitoraggio e un’attenzione più particolare per risolvere anche questo piccolo problema dentro quello che è un più grande, articolato problema.
Questo contiene la mozione, una serie di indirizzi, di azioni e di prescrizioni dentro le quali daremmo un segno oggettivo ed obiettivo che l’ente Regione oggi dà una parziale risposta, ma in sintonia con quella domanda grande che abbiamo visto sabato sfilare a Roma e che rappresenta non l’eccezione ma la condizione del lavoro ai tempi della globalizzazione. Questa risposta è urgente, questa mozione è un piccolo contributo a interloquire con questa domanda.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Brevissime considerazioni che possono servire anche come dichiarazione di voto. Il gruppo dei Comunisti italiani voterà la mozione proposta dai consiglieri Brandoni e Altomeni, perché in effetti il problema della precarietà è di una gravità enorme, sia per condizione sia per numero. Anche nella nostra regione, intesa come sistema degli enti locali e anche come sistema istituzionale, il numero è enorme, basti pensare che in uno dei settori strategici, quello della sanità, esistono quasi 3.000 precari e questo la dice lunga su una condizione generale. Inoltre abbiamo tutta la vertenza che riguarda il contratto nazionale di lavoro che la legislazione nazionale ha rischiato di spezzettare ed anche il mondo del lavoro, soprattutto quello dei precari, rischia anche esso di essere immerso in una guerra tra poveri. Addirittura, se passasse la concezione del contratto regionale, non più del contratto nazionale di lavoro, di tutte le categorie e soprattutto anche del pubblico impiego, avremmo di nuovo le gabbie salariali di tip regionale, avremmo le regioni ricche che potrebbero permettersi non solo la stabilizzazione ma anche contratti adeguati e avremmo regioni povere che sarebbero immerse all’interno del precariato e dentro l’insicurezza del mondo del lavoro e della gestione dei servizi.
Per farla breve, perché condivido le questioni generali esposte, ormai siamo in un sistema di privatizzazione del collocamento pubblico: si è passati dal monopolio pubblico che intercettava, incrociava la domanda dell’offerta e del lavoro, ad un sistema misto, competitivo. E allora perché bisogna rafforzare i centri per l’impiego? In primo luogo per la formazione continua, ma anche perché in un sistema competitivo non si capirebbe — in questo senso la Regione dovrebbe fare uno sforzo maggiore — come mai uno dei competitori, quello pubblico, per sua scelta si ritrae a favore dell’altro competitore, per perdere la partita prima del tempo. Invece siamo nella necessità, per la qualità e per la sicurezza, di vincere questa partita, di rafforzare il sistema pubblico dell’impiego, di rafforzare la formazione continua e soprattutto per dare, nei limiti del possibile delle risorse, la massima stabilizzazione al mondo del lavoro, sia quello pubblico sia quello privato.

PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, pongo in votazione la mozione.

Il Consiglio approva




Mozioni (Discussione e votazione):
«Provvedimenti per alluvionati zone Recanati ed Ancona Sud», Pistarelli, Castelli, D’Anna, Romagnoli e Silvetti (119)
«Richiesta di intervento a favore delle imprese colpite dall’alluvione del 16 settembre u.s., zona di Ancona sud», Bugaro, Capponi, Brini, Ciriaci, Cesaroni, Giannotti, Santori e Tiberi (117)
«Danni provocati dalle eccezionali piogge del 16 settembre 2006», Viventi (127)

PRESIDENTE. Su richiesta del Presidente Spacca, che dovrà poi assentarsi, discutiamo le mozioni n. 119 dei consiglieri Pistarelli ed altri, n. 117 dei consiglieri Bugaro ed altri e n. 127 del consigliere Viventi.
Ha la parola, per illustrare la mozione n. 119, il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Siamo a pochi giorni da un evento che è stato solo in via indiretta affrontato da quest’aula, quando i colleghi Procaccini e Bucciarelli presentarono e discussero in aula una mozione sulle problematiche relative all’assetto idrogeologico e alla gestione del territorio. Solo di rimando io personalmente parlai della questione avvenuta pochi giorni prima, gravissima, che si è trasformata in una vera e propria tragedia sotto un profilo economico, sociale e territoriale, il fenomeno della alluvione che ha colpito la zona di Osimo, Ancona sud, Recanati e Porto Potenza Picena. In particolare i comuni di Castelfidardo, Camerano, Osimo, Offagna, Recanati, Montelupone, Montefano, Porto Recanati e Porto Potenza Picena.
Oggi affrontiamo questo problema su nostra richiesta in maniera specifica, perché è una situazione assolutamente delicata ed importante quella che stiamo vivendo in questi giorni, non solo e non tanto per la terribile situazione che stanno ancora vivendo tante aziende, tante famiglie, tante imprese quanto per il fatto che si stanno decidendo in questi giorni dei provvedimenti legislativi fondamentali per affrontare questo tipo di questioni, perché nella finanziaria sono stati richiesti da più di una forza politica — quasi tutti i parlamentari marchigiani hanno aderito a questa iniziativa — dei provvedimenti specifici che riguardano ciò che è accaduto il 16 settembre.
Facciamo molti appelli, molte mozioni, molti ordini del giorno sui più svariati argomenti, mi pare che questo sia l’argomento che debba essere centrale per quanto riguarda l’attenzione di questo Consiglio, perché riguarda il nostro territorio, la gestione del nostro territorio relativamente a un’emergenza, a una crisi, che è crisi occupazionale, crisi aziendale, crisi di famiglie, derivante da un fenomeno che ha colpito pesantemente una zona della nostra regione.
Cosa diciamo con questa mozione presentata dal gruppo di Alleanza nazionale ma seguita da altre iniziative istituzionali di Udc e Forza Italia? Diciamo che la somma destinata dal Governo fino ad oggi è assolutamente insufficiente per le esigenze reali rispetto agli ingenti danni prodotti dalla alluvione del 16 settembre. Per l’attuazione degli interventi è stato proposto un emendamento che autorizza una spesa annua di 5 milioni per altri 15 anni, a decorrere dall’anno venturo. In effetti questo passaggio è fondamentale affinché vengano almeno in parte risolte problematiche lasciate ancora oggi aperte, perché il ricorso al credito da parte di un’azienda che non ha più nulla è impossibile e oggi era stato proposto, con quelle provvidenze emergenziali, questo meccanismo per affrontare la gran parte del danno subito. Un meccanismo che nemmeno raggiungeva la metà delle stime di danno rilevate appena dopo gli eventi.
Questo provvedimento legislativo è fondamentale, ma non basta perché occorre anche un provvedimento legislativo che possa contestualmente sospendere tasse e imposte che graverebbero come una beffa sopra il danno già subito.
L’altra proposta che noi facciamo è la costituzione di un contributo a fondo perduto, anche regionale. Su questo infatti dovremo confrontarci con gli altri gruppi, perché già nella Conferenza dei presidenti di gruppo è stato proposto dai gruppi della maggioranza di fare un documento unitario. Siamo d’accordo su questo, nel metodo. Nel merito però andiamo a vedere cosa scriviamo, perché se è il solito appello generico, fino ad un certo punto può soddisfare quelle che sono, oggi, le attese della popolazione che si è costituita anche in un comitato che sta lavorando giornalmente, quotidianamente. Ci sono state più riunioni a tutti i livelli, a livello di categoria e di associazioni di categoria. Non disperdiamo questo patrimonio anche di contributi e di idee che è venuto fuori dalla stessa realtà colpita così pesantemente.
Oggi si richiede un contributo a fondo perduta regionale, da erogare alle famiglie e alle imprese mediante un accordo tra la Regione e gli istituti bancari, perché lasciati soli gli imprenditori, le famiglie colpite non ce le fanno nemmeno a dare una risposta di riavvio, almeno in parte, delle attività produttive e della vita ordinaria.
Mi fermo qui perché lascio al contributo di tutti la possibilità di addivenire a un documento che sia serio e fattivo e non una vuota enunciazione di principi. Oggi c’è bisogno di dare risposte reali, concrete, immediate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Dichiaro l’assenso del gruppo Udc a un documento unitario, perché su questioni come queste non credo che ci debbano essere differenziazioni politiche.
Penso che il lavoro che questo Consiglio deve fare in maniera concreta, debba andare in tre direzioni. La prima è quella del sostegno dal punto di vista finanziario, alle necessità delle aziende e delle popolazioni colpite da questo evento. Non voglio ripetere le parole del collega Pistarelli che altri ripeteranno, perché le abbiamo messe per iscritto, le conoscete, le conosciamo tutti, sicuramente c’è bisogno di questo sforzo da parte della Regione per sostenere la ripresa dell’attività economica.
La seconda questione che deve essere seguita con altrettanta attenzione, è quella riguardante la manutenzione del sistema fognario, dei corsi d’acqua, perché se non rimettiamo a posto quelle cose che hanno contribuito a provocare i danni, andiamo sempre a correre dietro ai problemi. Quindi è essenziale che in questa fase, subito, non si perda tempo per fare queste opere di ripristino.
La terza cosa che ho scritto nella mozione che ho presentato, è che si crei una commissione d’inchiesta o qualcosa di simile per verificare come mai due giorni di acqua, ancorché torrenziale, abbiano provocato disastri simili. Ci sono anche, credo, delle responsabilità, altrimenti questo è un paese in cui ogni volta che c’è una piccola calamità intervengono i fondi pubblici e sicuramente è giusto, perché dobbiamo aiutare chi è colpito, ma bisogna anche andare a vedere se sono stati commessi degli errori e di chi è la responsabilità, eventualmente, di questi errori.
Credo che una discussione completa a 360 gradi non possa prescindere dall’analisi di questi tre fattori: economico-finanziario, manutenzione che si dovrebbe fare, verifica delle responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Non ripeterò quanto detto giustamente dai colleghi consiglieri che mi hanno preceduto e vorrei andare al nocciolo della questione. Tutti sappiamo cosa è successo il 16 settembre, tutti sappiamo qual è il danno accertato, che varia indicativamente fra i 150 e i 200 milioni di euro, fra danni subiti da privati cittadini e da aziende, che il distretto industriale di Ancona sud è stato fortemente colpito, le attività fanno difficoltà a riprendere le dinamiche industriali e commerciali. C’è un grosso problema, la legge finanziaria. I parlamentari marchigiani si erano uniti nel produrre un emendamento alla legge finanziaria che prevedesse un capitolo di spesa preciso a favore delle zone e dei comuni alluvionati. Sappiamo come sta andando la legge finanziaria, sappiamo che questo emendamento fa parte di tutto il pacchetto di emendamenti che non verranno discussi perché in commissione gli emendamenti non sono stati discussi, tant’è che oggi la finanziaria debutta nell’aula di Montecitorio, sappiamo altresì che al 100% verrà posta la questione di fiducia, quindi quell’emendamento bipartisan decadrà. Di conseguenza non vedo altre possibilità, rispetto a quelle già prodotte dal Governo, che le zone alluvionate possano avere nuove somme a disposizione per il rilancio dell’economia e per sanare i danni dell’alluvione.
L’unica speranza per le zone alluvionate è adottare la “tecnica Pallaro” che la settimana scorsa ha concesso al sen. Pallaro la facoltà di disporre di 14 milioni di euro per gli italiani all’estero. C’è stata la minaccia, se non fosse stata accettata questa richiesta, di non votare la legge finanziaria al Senato.
Mi rivolgo essenzialmente ai senatori della maggioranza, posto che quelli di centro-destra hanno già accettato questa linea. Se il sen. Calvi, che viene sempre eletto nelle Marche ma che vedo di rado presente nelle Marche, impegnato com’è nelle vicende di carattere giudiziario, se la senatrice Amati che ricordiamo avere presieduto questa Assemblea, se la senatrice Magistrelli tengono realmente a cuore le sorti del distretto industriale di Ancona sud, si producano in uno sforzo presentando al Senato un emendamento a favore delle zone alluvionate, minacciando, nel caso in cui non passasse quel tipo di impostazione, di non votare la finanziaria. Avranno rappresentato, in quel caso, al meglio il territorio che rappresentano in Parlamento, dove sono stati eletti...

Massimo BINCI. Basta che Casoli voti a favore...

Giacomo BUGARO. Casoli ha già detto che vota, non fare queste ironie. E’ talmente banale quello che hai detto che non ti fa molto onore, visto che lì ci sono 2.000 operai che rischiano il posto di lavoro, 150 aziende. Il problema è reale e tangibile ed è del tutto accomunabile a quello che è successo anni fa per il terremoto delle Marche e dell’Umbria, ma viene sottovalutato. I primi giorni dopo l’alluvione c’era una messe di eletti, di tutti i partiti, a salutare, a portare la solidarietà alle zone alluvionate, dopodiché il vuoto. Ditemi voi cosa sono 7,5 milioni di euro — 2,5 della Giunta regionale e 5 del Governo nazionale — di fronte a 150-200 milioni di euro. Niente. E allora capite che il Consiglio regionale deve fare una lecita pressione sui parlamentari, soprattutto coloro i quali hanno la possibilità effettiva di incidere sulla legge finanziaria, perché quelli di minoranza, per quanto si vogliano impegnare, non hanno i numeri. Quindi la responsabilità sta in capo a quelli di maggioranza. Non vengano poi a fare le riunioni se a queste riunioni con gli alluvionati non corrisponde un effettivo impegno in sede parlamentare. Questa è una responsabilità importante e ci vogliono fatti concreti. I fatti concreti si esplicitano nell’aula di Palazzo Madama. Il Presidente della Giunta regionale deve intervenire lì, essenzialmente su quelle tre persone, che sono fondamentali. La responsabilità è in capo a loro. Sapremo, in caso positivo e in caso negativo, con chi prendercela.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Queste mozioni affrontano un problema molto delicato e concreto, quello degli imprenditori, dei cittadini, dei residenti in una parte del nostro territorio regionale, cioè Recanati, Ancona sud e anche Falconara, insieme ai comuni di Camerano, Offagna e altri limitrofi. Qui si è verificata una grave alluvione, un evento atmosferico di eccezionale portata che ha causato tutti i danni che sappiamo. Questi danni sono stati causati in parte dall’evento eccezionale, una parte potevano essere eliminati se ci fosse stata una accurata gestione del territorio.
Però oggi non stiamo disquisendo su queste questioni, oggi dobbiamo cercare di dare risposte concrete a quegli imprenditori, a quei cittadini.
Ho molto apprezzato gli interventi di tutte le forze politiche, che si sono dichiarate disponibili a collaborare per trovare una risoluzione. L’intervento di Bugaro ha qualcosa di polemico, vedi il “metodo Pallaro”. I Pallaro, purtroppo, sono sempre esistiti a livello parlamentare, specialmente nella precedente legislatura in cui non soltanto un partito ma un gruppo di partiti spesso diceva “non votiamo”. Questi problemi, purtroppo, ci sono.
Apprezzo invece molto il fatto che i nostri parlamentari, tutti quelli che Bugaro ha citato, più quelli del suo schieramento, hanno collaborato per presentare emendamenti che vanno nell’indirizzo giusto, cioè reperire finanziamenti per questi territori.
Sono stati stanziati 5 milioni di euro per un pronto intervento. Questi 5 milioni di euro, come detto anche nella vostra mozione, devono essere reinvestiti per altri 15 anni, perché allora, con questa somma, si riuscirebbe a dare, se non al 100%, un’ottima risposta a quelle zone.
Sono stati presentati degli emendamenti a firma di tutti i parlamentari marchigiani, è stato presentato anche un emendamento tecnico a firma del presidente della protezione civile Bertolaso, nel quale, oltre ad evidenziare i danni provocati nella regione Marche, si portano in evidenza i danni anche in Veneto, in Liguria e in Calabria. Pertanto, essendo una panoramica nazionale, ci potrebbe essere un coinvolgimento di più regioni, di più parlamentari e si potrebbe strappare qualcosa di più con gli emendamenti da presentare a questa finanziaria.
L’ultima parte delle mozioni presentate dai gruppi di minoranza non ci vede concordi, perché viene soltanto richiamato che la Regione debba fare il possibile e non applicare le tasse. Sappiamo che le tasse regionali sono ben poca cosa nei confronti di quelle nazionali, quindi se togliamo la parte in cui si parla delle tasse regionali sui rifiuti solidi urbani, penso sia opportuno, perché si tratta di una minima cifra e faremmo soltanto tanta burocrazia e poca sostanza. Invece dobbiamo fare uno sforzo congiunto, unanime a sollecitare i nostri parlamentari tutti a far sì che all’interno della legge finanziaria, del maxi emendamento che sta venendo avanti sia inserito questo provvedimento per la regione Marche.
Abbiamo pertanto predisposto una proposta di risoluzione che penso possa trovare la condivisione di tutti i gruppi consiliari di cui do lettura. Va bene tutta la prima parte della mozione presentata dai consiglieri di Alleanza nazionale, che mi sembra obiettiva, anche se bisogna aggiungere Falconara e correggere la parte ove si dice “ha ipotizzato trasferimenti di risorse finanziarie pari a 5 milioni”, dicendo “assegnato” al commissario delegato, che è il nostro Presidente Gian Mario Spacco. Poi noi proporremmo:
“Il Consiglio regionale,
preso atto degli interventi sono ad ora svolti ed in particolare dell'Ordinanza n. 3548/2006 emanata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, invita il Presidente e la Giunta regionale a proseguire nell'attuazione di tutte le iniziative nei confronti del Governo e del Parlamento per assicurare il reperimento delle risorse necessarie, per garantire la ripresa delle attività produttive ed il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, nonché per ristorare i danni subiti dai privati e nonché le spese sostenute dalle amministrazioni comunali e provinciali interessate;
A tal fine ritiene indispensabile l'approvazione da parte del Parlamento degli emendamenti alla proposta di legge finanziaria depositati unanimemente dai parlamentari marchigiani e ripresi nella proposta tecnica formulata dal capo del dipartimento della protezione civile per le regioni Veneto, Liguria, Calabria e Marche;
Ritiene essenziale inoltre che si incentivino le attività di corretta manutenzione idraulica dei corsi d'acqua da parte delle amministrazioni interessate e di buona conduzione delle pratiche agricole, nel quadro di una appropriata gestione urbanistica del territorio, anche rispetto alle mutate condizioni climatiche caratterizzanti questo periodo”.
Con questo si raccoglie anche la mozione presentata dal consigliere Viventi.
Penso che questa risoluzione possa mettere d’accordo tutti, perché impegna questo Consiglio, impegna il Presidente Spacca, così come ha già fatto, ad avere contatti continui e costanti con i nostri parlamentari tutti, ma secondo me anche con i parlamentari della Calabria, del Veneto e della Liguria che hanno avuto ugualmente difficoltà, per far sì che venga reperita questa somma di 5 milioni all’anno, per 15 anni, per dare risposte concrete ai nostri territori, ai nostri cittadini, alle nostre imprese.

PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla risoluzione concordata.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non ho in mano il testo ma ho seguito attentamente l’intervento di Badiali. Mi pare che manchino un paio di passaggi. Il primo è l’impegno che deve essere trasferito ai parlamentari, quindi l’impegno al Presidente della Giunta a comunicare questa nostra risoluzione anche a livello di Governo centrale, anche se è solo una questione formale, perché lo avrebbe fatto l’ufficio di presidenza comunicando l’approvazione della risoluzione, e il Presidente Spacca politicamente, però facciamolo anche formalmente demandando gli uffici a dare comunicazione del documento. Inoltre, nel merito come gruppo avevamo chiesto un intervento comunque attivato dalla Regione Marche attraverso il meccanismo suggerito in un incontro fatto nella sede di Assindustria il 9 ottobre, di accordo tra Regione e istituti bancari, che desse la possibilità di intervento immediato alle aziende, alle famiglie, alle imprese che sono di fronte ad un’opera anche di semplice sgombero delle officine, dei capannoni. Su questo è il caso di insistere, secondo me, da parte nostra, non per un gioco delle parti ma perché in effetti è ritenuta da tutti una via indispensabile comunque, perché attendere i finanziamenti nazionali, sperare che tutto vada per il meglio è sicuramente una strada, ma fare in modo di far fronte alla immediatezza della situazione è essenziale, perché più passa il tempo e meno la cosa si recupera. Se le attività si fermano altri mesi, non potranno più stare sul mercato, mentre invece devono avere una capacità di recupero delle situazioni che hanno perduto: commesse, clientela, fornitori ecc. Se non si recupera tutto questo nell’immediatezza, è difficile far sì che da qui in prospettiva, anche di qualche mese, si possa pensare di dare salvezza alle imprese e all’occupazione, che riguarda centinaia di persone.
Quindi inserirei, almeno sotto un profilo di mandato che il Consiglio regionale dà agli uffici della Giunta, l’impegno di studiare questo meccanismo, un meccanismo di accordo con gli istituti bancari per un abbattimento dei tassi, per un abbattimento delle provvidenze che le imprese e i privati potrebbero attivare.

PRESIDENTE. C’è un problema procedurale. Mi è stata consegnata una risoluzione che non risulta quella concordata, per cui sospendo per cinque minuti la seduta, in attesa che la risoluzione che dovrà essere votata dal Consiglio, venga ufficializzata.

La seduta, sospesa alle 12,15,
riprende alle 12,30

PRESIDENTE. Do lettura del testo della risoluzione, così come firmato dai presidenti di gruppo:
“Preso atto che a seguito degli eccezionali eventi alluvionali che hanno colpito la zona di Recanati (Recanati, Montelupone, Montefano e Porto Recanati) ed il territorio di Ancona sud in particolare i comuni di Castelfidardo, Camerano, Osimo ed Offagna nei giorni dal 14 al 17 e il comune di Falconara in data 26 dello scorso mese di settembre, la Regione Marche con proprio atto di Giunta 18 settembre 2006, n. 1015, costituiva un fondo di garanzia di euro 2.500.000,00 per facilitare l'accesso al credito alle imprese danneggiate dall'alluvione, affidando la gestione del fondo alla Società regionale di garanzia Marche soc. coop. per azioni di Ancona;
Considerato che la Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento per la protezione civile, per la realizzazione degli interventi da effettuarsi per il recupero delle zone colpite, ha assegnato al commissario delegato le risorse finanziarie pari a 5 milioni di euro;
Rilevato che la somma destinata dal Governo è stata considerata sia dai parlamentari marchigiani di tutti gli schieramenti, sia dalle forze politiche regionali, sia dal Comitato 16 settembre, movimento costituitosi subito dopo i gravi fatti alluvionali, assolutamente insufficiente per le reali esigenze dovute dagli ingenti danni riportati dalle attività produttive della zona colpita;
Stabilito che per l'attuazione degli interventi a sostegno delle popolazioni dei comuni della regione Marche colpite dall'alluvione, è stato proposto da parte dei parlamentari marchigiani un emendamento alla legge finanziaria nel quale si possa autorizzare la spesa annua dei 5 milioni per altri 15 anni a decorrere dall'anno 2007;
Valutato che occorre garantire la ripresa delle imprese, molte delle quali avevano da poco acceso un mutuo per inizio attività e la vita stessa delle famiglie colpite, con ulteriori veri e concreti impegni di carattere finanziario
IL CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE
Preso atto degli interventi sono ad ora svolti ed in particolare dell'ordinanza n. 3548/2006 emanata dal Presidente del Consiglio dei ministri, invita il Presidente e la Giunta regionale a proseguire nell'attuazione di tutte le iniziative nei confronti del Governo e del Parlamento per assicurare il reperimento delle risorse necessarie, per garantire la ripresa delle attività produttive ed il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, nonché per ristorare i danni subiti dai privati e nonché le spese sostenute dalle amministrazioni comunali e provinciali interessate;
A tal fine ritiene indispensabile l'approvazione da parte del Parlamento degli emendamenti alla proposta di legge finanziaria depositati unanimemente dai parlamentari marchigiani e ripresi nella proposta tecnica formulata dal Capo del dipartimento della protezione civile per le regioni Veneto, Liguria, Calabria e Marche;
Ritiene essenziale inoltre che si incentivino le attività di corretta manutenzione idraulica dei corsi d'acqua da parte delle amministrazioni interessate e di buona conduzione delle pratiche agricole, nel quadro di una appropriata gestione urbanistica del territorio, anche rispetto alle mutate condizioni climatiche caratterizzanti questo periodo”.
Pongo in votazione la proposta di risoluzione.

Il Consiglio approva



Mozione (Discussione e votazione): «Nomina presidente Ente parco dei Sibillini», Massi, Viventi, Capponi e Pistarelli (85)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 85 dei consiglieri Massi, Viventi, Capponi e Pistarelli.
Ha la parola, per illustrare la mozione, il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Questo problema l’abbiamo sollevato da tempo, anche nella precedente legislatura, fin dal 2002. La vicenda-parco è nota a tutti, prosegue il commissariamento e quindi la situazione di disagio grave per gli enti locali, per tutta la comunità locale, anche perché succede quello che abbiamo sempre sottolineato: che il parco, anziché essere un motore di sviluppo è qualcosa che lo blocca, lo sviluppo. Ma al di là di normative e interpretazioni più o meno ambientaliste sulle quali qui dentro potremmo tutti dividerci, il problema vero è che non può perdurare la gestione commissariale, assolutamente indecente e indecorosa, anche se probabilmente ci sono responsabilità governative anche precedenti nel non avere affrontato questo problema. Però ci era sembrato che il ministro Pecoraro volesse cambiare questo stato di cose. In realtà sta passando il tempo, le amministrazioni locali non hanno più riferimento su questo e il commissariamento va avanti.
Inoltre, visto le voci che circolavano nella precedente legislatura, Presidente D’Ambrosio, sembrava che si andasse alla nomina di un presidente dell’Umbria. Sappiamo che 16 sono i comuni delle Marche e 2 dell’Umbria, quindi abbiamo sottolineato come fosse necessario, con tutti il rispetto per i 2 Comuni dell’Umbria, che il presidente fosse marchigiano, quindi chiedevamo alla Giunta regionale e al suo Presidente di intervenire in questa vicenda, interloquendo anche con il ministro, per capire se un buon amministratore marchigiano, appassionato del territorio, tutore dell’ambiente ma dello sviluppo, potesse garantire le nostre comunità. Non abbiamo ancora avuto notizia che qualcosa si stia muovendo.
Abbiamo presentato insieme, come Casa delle libertà questa mozione, per capire anche, tutti insieme, come si può lavorare per la difesa delle comunità marchigiane nel parco.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. La mozione presentata dai consiglieri regionali solleva un problema annoso e che ha creato notevoli disagi sul territorio. Il nuovo ministro, non appena insediato nel suo incarico presso il Ministero dell’ambiente, ha infatti provveduto subito alla nomina di un nuovo commissario presso l’ente Parco dei Sibillini, ma è vero pure che lo stato di commissariamento si protrae da tanto ,tempo, dal giugno 2004. Questo stato di commissariamento doveva rappresentare una soluzione transitoria, è diventata una condizione quasi permanente che ha prodotto e sta continuando ad alimentare dissenso ed ostilità nei confronti di una istituzione importante qual è quella del parco, da parte degli enti e delle popolazioni interessate.
La comunità del parco, più volte riunitasi anche lo scorso 27 ottobre, di fronte a questo stato di inerzia ha unanimemente più volte ribadito la richiesta di giungere rapidamente alla nomina del presidente di un ente che tutti ritengono strategico per lo sviluppo futuro del territorio dei Monti Sibillini. C’è in tutti la convinzione che l’ulteriore protrarsi di questa situazione comporta non solo rischi per le politiche strategiche del territorio ma anche il vanificarsi degli sforzi ad oggi compiuti, dal 1993 in poi, affinché il parco sia di fatto vissuto dalle popolazioni locali come un elemento di crescita e di sviluppo. Oggi infatti, per questa inerzia, per queste incertezze dell’allora Governo di centro-destra e dell’attuale Governo di centro-sinistra, il parco è vissuto in termini di disvalore, come un freno allo sviluppo e alla crescita.
Dopo avere più volte affrontato il tema anche della nomina del presidente, i due presidenti delle Regioni, Spacca delle Marche e Lorenzetti dell’Umbria, hanno sollecitato il Ministero a giungere a una soluzione tempestiva. Lo hanno fatto con atti formali, con una comunicazione dell’11 giugno, con una nuova comunicazione del 2 novembre, l’hanno fatto anche in un incontro presso il Ministero dell’ambiente lo scorso 28 luglio.
Ciò che ha sembrato voler porre un freno alla tempestiva soluzione, è il dissidio sulla scelta del presidente. Ciascuna delle Regioni rivendicava a sé questa prerogativa. Dopo un’ampia e lunga discussione che ha coinvolto i rappresentanti delle due comunità regionali, è prevalso l’intendimento dei Comuni, delle Comunità montane, degli amministratori di quel territorio, dei due presidenti delle Regioni, di procedere ad una nomina rappresentativa e radicata, non ancorata alla pretesa di una delle due Regioni.
Le Marche, oggi non pretendono tanto di avere un presidente marchigiano, rivendicano invece il diritto ad avere un presidente radicato, sia esso anche umbro.
Di fronte a questa nuova determinazione a non far prevalere il proprio candidato presidente marchigiano ma a scegliere un presidente anche umbro, ma radicato e rappresentativo, i due presidenti delle Regioni hanno scritto una lettera al Ministero. Su questa lettera c’è la condivisione delle due comunità territoriali regionali. Ad oggi però il Ministero non ha ancora trovato una soluzione.
Io penso, Pistarelli, Capponi e Massi, che se possiamo fare qualcosa insieme, se vogliamo dare un segnale unitario, autorevole, condiviso al nostro territorio, non solo quello marchigiano ma anche umbro, dobbiamo unire la nostra volontà politica nel richiamare il Governo ad una rapida soluzione, facendo capire al Governo stesso che per noi non è tanto importante solo il presidente, che comunque deve essere radicato, ma è importante la soluzione tempestiva del problema, è importante, soprattutto un progetto di sviluppo per il territorio.
Per questo chiedo ai tre proponenti di condividere una risoluzione unitaria che sono sicuro troverà l’adesione delle nostre comunità territoriali.
Se è possibile chiedo cinque minuti di sospensione per valutare nel dettaglio la proposta che di fatto abbiamo già preparato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni, perché il problema non è sulla provenienza del presidente — Marche o Umbria — ma sul fatto che esiste ormai un blocco, una paralisi, una vacanza degli organismi per il fatto che non esiste un presidente, siamo ormai da troppo tempo in presenza del commissariamento. Da questo punto di vista a mio modo di vedere bisognerebbe fare una riflessione se non sia il caso di prospettare alla Conferenza Stato-Regioni che anche per i parchi nazionali, così come avviene per la gestione di alcuni parchi regionali si preveda nelle forme di gestione la possibilità che siano gli enti locali del territorio a provvedere alle nomine e alla gestione, soprattutto in vigore del federalismo. Da questo punto di vista la Regione Marche e la Regione Umbria potrebbero fare molto di più.
Se, come annunciato dal consigliere Comi, ci sarà una proposta di risoluzione nel senso di chiedere maggiore incisività e rapidità la sottoscriveremo, tuttavia il problema, più generale, è quello di avere un rapporto più diretto con gli enti locali, con la Regione e soprattutto dare continuità alla gestione sul territorio delle risorse che rischiano di essere disperse.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non so se le condizioni dell’aula permettano di andare fino in fondo su questo documento, spero di sì. E’ un documento che già a giugno presentammo noi della Casa delle libertà, un documento che non può essere stravolto, caro collega Comi. So quanto impegno stai mettendo sulla questione, ma questo impegno non può essere unilaterale, cioè non può finire per portare acqua solo verso la direzione di un orientamento politico-amministrativo o partitico, peggio ancora, perché oggi dire al Presidente della Giunta di impegnarsi affinché sia nominato il presidente mi pare veramente molto poco, anzi una indicazione debolissima da parte di questa Regione, che darebbe luogo ad ogni tipo di soluzione, anche quella che si stava ventilando in queste settimane, cioè il fatto che comunque, malgrado l’Umbria avesse solo un paio di comuni del suo territorio, all’interno del perimetro del parco, per motivi di equilibri partitici, guarda caso doveva essere proprio l’Umbria a indicare il presidente. Non è possibile. Noi chiediamo che il presidente sia indicato dalle Marche. Questo è il punto sul quale non può essere fatto alcun tipo di passo indietro. Se c’è scritto questo sulla proposta di risoluzione siamo pronti a firmare, se non c’è scritto questo, noi non firmeremo alcun altro tipo di impegno o di indicazione politica.
Il nostro documento è molto lineare, molto chiaro. Non è chiaro invece ciò che sta avvenendo in queste settimane, perché prima si diceva che la mancata nomina era colpa del ministro Matteoli, poi, venuto meno questo pannicello caldo che era il Governo Berlusconi e i suoi ministri, non c’era la volontà unanime delle due Regioni, poi mi pare che da ultimo questa volontà forse c’era, forse non c’era, ma è il ministro che sta titubando, comunque prendendo tempo.
Vorrei sapere qual è l’orientamento della Giunta. E’ stato fatto mai un annuncio una riflessione sotto questo profilo? Vorrei sapere anche se la maggioranza condivide l’orientamento eventuale della Giunta. Che cosa ha detto Gian Mario Spacca al ministro e, prima che al ministro, al presidente dell’altra Regione? Perché questa nomina deve essere fatta di concerto fra le due Regioni o comunque da parte del Ministero di concerto con le due Regioni. Dare un mandato, come chiedono i Ds, al Presidente della Giunta “di sollecitare il ministro a una rapida soluzione”, è una cosa che non risponde a nessuna delle domande che ho posto.
Quindi, cosa ne pensa la Giunta? Qual è stata la sua indicazione sotto questo profilo? Inoltre cosa ne pensa la maggioranza? Quello che pensiamo noi l’abbiamo scritto: vogliamo un presidente marchigiano, espressione delle amministrazioni locali del territorio delle Marche su cui insiste la stragrande maggioranza di territorio del parco dei Sibillini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vorrei anticipare all’aula che il problema dell’ente Parco dei Sibillini non è solo un problema di nomina, che pure va assolutamente affrontato e risolto. Proprio come gruppo di Alleanza nazionale qualche giorno fa abbiamo presentato una ulteriore mozione che riguarda anche il problema del merito del parco e quando si parla di merito del parco mi riferisco al perimetro del parco, all’annosa problematica di confini che ancora sono stati delimitati sulla base del primo decreto provvisorio, che ancora necessita di una attualizzazione e una sua definitiva codifica, alla luce dei profondi errori che guidarono la mano del legislatore nel momento in cui, con Dpr, furono delimitati quei confini attuali, inserendovi anche le cosiddette “zone due”, che sono le zone maggiormente antropizzate, prive di una naturale connotazione naturalistica, ma che pure, in ossequio a una visione vincolistica, oggi soffrono le limitazioni che genera di per sé l’assoggettamento alla normativa sul parco.
Quindi vorrei proporre di valutare anche la possibilità, nel caso in cui la sospensione venga decretata, di estendere il problema del parco — e mi riferisco non solo a quello dei Sibillini ma anche a quello del Gran Sasso e Laga che per una parte occupa anche territorio marchigiano — di valutare questa tematica, che è assolutamente attuale e importante, non per vaticinare inversione di rotta e riaprire alle più viete attività antiambientali i territori sottoposti a protezione ma per consentire un approccio non ideologico e concreto alla tematica del parco, andando in qualche modo incontro ai problemi e alle sofferenze normative che i Comuni compresi nell’ente Parco — e mi riferisco a quelli dell’Ascolano ma non solo — soffrono per effetto di un sostanziale spossessamento delle proprie attività di gestione del territorio, mi riferisco anche alla possibilità di esperire attività di carattere produttivo non dovendo affrontare quotidianamente vincoli di ogni genere che si porta con sé la normativa del parco, dando quindi finalmente una sistemazione definitiva alla problematica, perché quei perimetri furono concepiti in una temperie politica e storica affatto diversa da quella che oggi riguarda quelle stesse popolazioni. Quindi non si tratta di essere contro il parco, non si tratta solo di dare al Parco dei Sibillini una governance finalmente definitiva e accreditata ma si tratta anche di avere un approccio che consenta un aggiornamento di quelle previsioni e da questo punto di vista la legge istitutiva del parco riannette alla competenza regionale una precisa attribuzione: quella di essere titolare del potere, sentite le amministrazioni locali, di proporre al ministro dell’ambiente le soluzioni per la definitiva perimetrazione del parco. Credo che non sia inconferente parlare di questo argomento, quindi propongo che, qualora vi sia una sintesi possibile a seguito della sospensione dei lavori, possa anche farsi un riferimento a questo aspetto che mi sembra ancora più attuale e ancora più vicino alle esigenze delle popolazioni del parco.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Chiedo scusa se intervengo a questo punto del dibattito, ma credo sia opportuno anche per sgomberare il terreno da una serie di difficoltà di interpretazione rispetto ad intese intercorse, che sicuramente, male interpretate, possono indirizzare questo dibattito su un sentiero impercorribile.
Il tema della gestione del governo di questo ente, quindi del Parco dei Sibillini è un problema che sicuramente trova un punto di enfasi nella definizione del presidente ma soprattutto nella governance che si esprime intorno al suo territorio. Questo governance non viene esercitata soltanto dal presidente ma da tutti gli attori, da tutti i protagonisti che operano su questo territorio che si configura in due realtà regionali, le Marche e l’Umbria, seppure differentemente pesate come ora veniva ricordato.
Cercare una governance condivisa credo sia il primo obiettivo da perseguire. In questo senso vorrei che il Consiglio regionale ricordasse gli impegni istituzionali assunti non in questa legislatura ma nella precedente. In questa legislatura io ho cercato di portare uno stile di comportamento, ovvero che le parole date e i patti sottoscritti si rispettano anche quando passano lo stesso confine temporale di una legislatura.
In altri termini, proprio per realizzare una governance condivisa tra due Regioni, le Marche e l’Umbra, il Presidente D’Ambrosio nella scorsa legislatura ha raggiunto un’intesa con il presidente della Regione Umbria perché ci fosse un diritto di proposizione della candidatura alternato. Non ci fosse il presidente di una Regione o di un’altra, perché non ha senso questo tipo di scelta di appartenenza territoriale, ma ci fosse la possibilità di esprimere vicendevolmente, alternativamente una figura di presidenza che in qualche modo fosse proposta una volta da un presidente, una volta dall’altro, per garantire appunto questa condivisione di obiettivi e di programmazione.
Nella prima occasione fu la Regione Marche ad avanzare la candidatura di un presidente, in questa occasione, rispettando il patto che è stato sottoscritto, spetta alla Regione Umbria avanzare la candidatura, che potrebbe anche essere una candidatura marchigiana, potrebbe essere una candidatura umbra, potrebbe anche essere una figura né marchigiana né umbra, ma che per le sue competenze esprime questa capacità di governo di un territorio e di un progetto tanto importante quanto quello del Parco dei Sibillini.
Volevo dire questa cosa perché credo sia opportuna nel dibattito che stiamo facendo e per non assumere posizioni che poi ci porterebbero a dover contraddire noi stessi o gli impegni assunti.
Da questo punto di vista credo sia auspicabile un pronunciamento da parte del Consiglio regionale che invita il governo regionale a farsi carico di una rapida risoluzione di questa vicenda, di raggiungere rapidamente la necessaria intesa, perché è inutile che noi prendiamo una posizione se poi questa posizione non solo non è condivisa dalla Regione Umbria, ma per le norme che sovraintendono questa materia deve essere condivisa dal ministro dell’ambiente, quindi occorre che ci sia una intesa a tre, della Regione Marche, della Regione Umbria e del ministro dell’ambiente, che sia orientata a ricercare una soluzione adeguata rispetto alla gestione di un progetto che è straordinariamente importante per la vita della nostra regione e che deve trovare il conforto anche della conferenza dei sindaci che su questa materia devono esprimere la loro opinione, devono condividere, anche se nella sostanza e non nella forma, visto che nella forma la competenza è dei tre soggetti che prima ricordavo, la scelta che viene fatta.
Credo che perseguendo questa logica di governance e non di imperio, possiamo trovare una soluzione la più rapida possibile, che ci porti a conseguire l’obiettivo che ci proponiamo. Da questo punto di vista, insieme al presidente dell’Umbria abbiamo inviato la settimana scorsa una lettera al ministro dell’ambiente, in cui si fa riferimento proprio al pronunciamento dei sindaci della conferenza del parco, in modo particolare alla posizione assunta dai sindaci della nostra regione, che sollecitano una rapida decisione, quindi l’esperimento di una intesa che sia la più rapida possibile affinché questa posizione sia definita, ma accanto alla figura del presidente è altrettanto importante che si configuri l’organismo che deve assicurare la governance di questo progetto, quindi un organigramma che sia compiuto e che dia equilibrio anche alle possibilità di rappresentanza che vengono richieste dai territori.
Credo che questa sia la strada migliore da perseguire, al di là di obiettivi che ci porterebbero, se passasse la mozione che voi avete proposto, ovvero di rivendicare tout-court la presidenza dell’ente Parco dei Sibillini, a non poter perseguirla, se non rispettando un’intesa che era avvenuta nella precedente legislatura rispetto alla capacità di proposta, alla titolarità della proposta che, in questa occasione, spetta al presidente della Regione Umbria.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Penso e credo che ci troviamo in uno stato confusionale, perché presentare una mozione in tal senso e sentire la risposta del Presidente della Giunta Spacca significa che qualcosa non va, soprattutto anche da parte di chi ha partecipato alla precedente legislatura. Quello che aveva detto allora il Presidente D’Ambrosio lo sapevamo tutti, quindi non è che oggi Procaccini e Comi scoprono l’acqua calda, fanno solo della demagogia, della propaganda spicciola, che non porta a niente. Avrei gradito e apprezzato che i due consiglieri, dei Comunisti italiani e dei Ds, avessero chiaramente accusato la Giunta Spacca di non essere riuscita a far nominare, da quando si è insediata, il presidente del parco. Questo è il fatto politico grave: avendo a disposizione tutti gli organi istituzionali, Regione e Governo, non siete capaci di nominare un nuovo presidente. Questa è la gravità, la vostra impotenza di fronte a un problema così grave. Per di più l’avete anche scritto, avete messo nero su bianco che siete impotenti politicamente e incapaci di nominare un presidente.
Si parlava dell’ex sindaco di Norcia quale presidente del Parco dei Sibillini, lo sapevamo noi dell’opposizione, figuriamoci voi della maggioranza. Se non lo sapevate è ancora più grave: dove stavate quando la Regione Marche trattava con la Regione Umbria? (Interruzione). Non l’abbiamo nominato noi, caro collega Procaccini, perché il presidente deve essere nominato di concerto tra il Ministero dell’ambiente e le due Regioni. La Regione Umbria e la Regione Marche avevano segnalato un nominativo all’allora ministro Matteoli. Vedi Procaccini, noi l’abbiamo seguita di persona questa vicenda e possiamo parlare con serenità e tranquillità. Se avessimo avuto il governo della Regione Umbria e il governo della Regione Marche, sicuramente oggi non ci sarebbe stato ancora il commissario. Non prendete per i fondelli i Comuni dell’entroterra, dicendo che ci deve essere uno della montagna delle Marche. E’ una falsità che state dicendo. (Interruzione). Noi lo vogliamo, è voi che siete incapaci di nominarlo. Governo siete voi, governate voi l’Umbria e le Marche, oltre al Governo nazionale, e non siete capaci di proporre un nominativo? Vergognatevi e non prendete per i fondelli i piccoli Comuni dicendo “fate le mozioni per chiedere uno della provincia di Macerata, un marchigiano”. Questa è la vergogna, questa è la vecchia politica, Procaccini! Fare demagogia nel territorio.
Ritirare questa mozione, così fate bella figura, almeno salvate la faccia e non prendete in giro nessuno. Attenetevi a quello che vi ha detto il Presidente Spacca. Il Presidente Spacca ha detto una sacrosanta verità, a differenza di chi cerca di mistificare e di prendere in giro l’entroterra, come sempre si fa, con demagogia, per prendere quattro voti. Il Presidente Spacca ha detto “c’è un accordo con l’Umbria”. Tu, Cesare, hai detto una parola bellissima: “purché sia bravo”, non purché sia un ex. Non dobbiamo dare il posto a un ex ma a una persona brava, capace, nel territorio, di poter dare anche un forte contributo su un problema che tutti sentono.
Quindi l’invito è a fare un documento unitario affinché il Ministero dell’ambiente, la Regione Marche e la Regione Umbria, al più presto facciano un nome, perché è dal 2004 che si parla di un commissario. Tempo fa avevamo letto di Calzolaio, poi altri nomi, sempre ex, non “uno bravo” come dice Procaccini, ma un ex da collocare. Quello di Norcia è un ex, Calzolaio è un ex. Se questo documento serve per stare tranquilli con la coscienza, siete come minimo tre anni indietro. Rimettete l’orologio, perché è anche cambiato l’orario, e aggiornatevi ai tempi d’oggi. Il Presidente Spacca prima di andare via — e ci ha abbandonato tutti — ha detto “parlate come volete, dite quello che volete, ma alla fine io non vi posso ascoltare perché ho un impegno con l’Umbria”. Comi, tu prepara tutti i documenti che vuoi, fai le mozioni, vai a Camerino, a Visso, a Pievetorina, a Pievebovigliana, porta su il documento firmato, votato ma è carta straccia, l’ha detto il Presidente Spacca. Ritirate questa mozione, con Capponi, Pistarelli e Viventi fate un documento unitario per dire che diamo un mese di tempo al Governo per nominare il presidente, che sia bravo, non un ex.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Presidente, consiglieri, il nostro intento, con la presentazione di questa mozione, era duplice. Primo, sollecitare il governo di un ente importante, che coinvolge 18 comuni, che coinvolge anche una popolazione che da tempo ha subito l’azione del parco e non ha avuto nessun vantaggio dalla presenza del parco stesso per le inadempienze, per le lungaggini, per la vincolistica che è stata messa senza che sia stato attuato un vero programma di sviluppo di quel territorio.
L’altra opportunità che suggerivamo era quella di ridare forza ai territori, dove un modo nuovo di governare poteva essere quello di far indicare dalla comunità del parco il nominativo del presidente — qui non c’entrano né Marche né Umbria e non può esserci questo dualismo Marche-Umbria, anche perché i rapporti non esistono: 18 Comuni sono marchigiani e due sono umbri, quindi non c’è alcun rapporto di convenienza politica da pesare ogni volta, perché questo rapporto non esiste — che si riteneva giusto per guidare il parco. Un presidente condiviso anche dal territorio e non dal presidente della Giunta regionale dell’Umbria o delle Marche o da un partito che vuole avere una sua collocazione. Questo era il metodo che volevamo proporre, un metodo nuovo. Questo era quello che dicevamo in questa mozione semplice, con la quale non ci arroghiamo il fatto di nominare alcuno, ci arroghiamo il diritto di dare dei suggerimenti, delle indicazioni. Però, siccome sappiamo che questa maggioranza è schiava sia dei partiti, sia delle correnti, sia di un modo ideologico di interpretare il governo del territorio, certamente questa nostra mozione a voi non va bene, ne presentate un’altra in politichese per intorbidare un’altra volta lo stagno e fare i vostri comodi. Però lì c’è un problema gravissimo, il territorio non sopporta più il fatto che noi giochiamo sulla pelle dei cittadini e due anni di commissariamento sono già un grave problema. Tra l’altro il commissariamento è sempre colpa del centro-sinistra, perché non è stata accettata una candidatura che poteva venire dal territorio, indicata dal centro-destra che era al governo del paese. Voi questo non l’avete accettato e i presidenti delle Regioni non hanno mai proposto e partecipato a un tavolo di concertazione per la nomina del presidente. Ci avevate promesso che entro due mesi dall’insediamento del nuovo Governo il commissariamento sarebbe stato superato, non è avvenuto nulla di tutto questo. Quindi noi non ci fidiamo, questa proposta serve solo da stimolo. Capiamo che anche la nostra proposta è carta straccia ma almeno abbiamo detto quello che pensiamo in merito a questa questione. Il personaggio deve essere certamente di qualità, di spicco, di alta valenza, ma deve essere soprattutto condiviso dal territorio, perché gli anni precedenti non sono stati così fecondi con imposizioni di presidenti venuti dall’alto e che hanno creato solamente un gravissimo contenzioso con il territorio.
Questa era la nostra proposta: un nuovo modo di governare anche il discorso dei parchi non in senso politico ma in senso di rappresentanza e di governo del territorio.
Quindi noi siamo contrari a una proposta che teoricamente espropria di nuovo i territori, noi, il Consiglio regionale di una proposta operativa. Questo è un altro esproprio, noi non ci stiamo, quindi voteremo la nostra mozione, poi Spacca farà quello che ritiene opportuno e si assumerà tutte le sue responsabilità, ritenendo però che è ora di finirla di giocare con la pelle dei cittadini e dei territori, questo sì.

PRESIDENTE. E’ stata presentata una risoluzione, e adesso un emendamento.
Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Il dibattito è stato acceso e siamo andati a toccare uno degli elementi per cui i ruolo democratico di quest’aula deve assumere una responsabilità forte. Questa legge nazionale che regola la nomina dei presidenti dei parchi nazionali non funziona, abbiamo visto come il Governo precedente non è riuscito a nominarli per i veti incrociati, vediamo che quello attuale non li nomina per veti incrociati, vogliamo restituire con forza ai cittadini il diritto di esprimere le proprie rappresentanze a livello delle varie istituzioni che governano i processi.
La mozione andrebbe scritta per togliere questo potere a partiti, a esponenti di governo e restituirli ai cittadini, perché gli atti che questi presidenti o consigli di amministrazione producono sono tutti diretti agli interessi di una comunità e la comunità, in un paese democratico, ha il potere di gestire i propri rappresentanti. Siccome questo sistema è fallito, dobbiamo prendere atto di questo e cominciare con forza a richiedere che venga modificata la legge nazionale sulla gestione dei parchi, anche nazionali e restituire non in via indiretta il potere ai cittadini ma in via diretta in modo che i loro rappresentanti in queste istituzioni siano eletti direttamente.
Si sta scrivendo il nuovo 267: scriviamo una mozione che indirizzi il legislatore a tenere conto che tutti i rappresentanti negli organismi che interessano i cittadini, siano ad elezione diretta degli stessi.
Il dibattito non quaglia, perché alla fine ci sono contrapposizioni forti, quindi dobbiamo trovare la soluzione per una via democratica che risponda a tutti con gli strumenti che la democrazia ci mette a disposizione. La nostra è una democrazia rappresentativa e gli strumenti della democrazia rappresentativa sono quelli elettivi.
Quindi i giochetti che si fanno all’interno delle aule tra maggioranza e opposizione devono venire meno, perché è il cittadino a dover riassumere il potere democratico di eleggere i propri rappresentanti.

PRESIDENTE. La discussione è chiusa, passiamo alle dichiarazioni di voto. Invito a fare una dichiarazione di voto unica, sia sulla mozione che sulla risoluzione e sull’emendamento proposto.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Anche l’emendamento proposto dai consiglieri Comi e Procaccini non ci vede d’accordo, perché non c’è scritto che il presidente debba essere espressione del territorio marchigiano. Dico questo perché abbiamo preso atto delle parole del Presidente Spacca, ma su questa intesa Marche-Umbria questo Consiglio regionale ha mai espresso i suoi orientamenti? Non mi pare. Né a suo tempo né oggi. Pertanto, se vi è stato un orientamento che l’allora Presidente D’Ambrosio ha espresso con la Regione Umbria, questo orientamento doveva essere fatto oggetto di una discussione ampia in questo Consiglio regionale, perché questa è materia principe di questo Consiglio. Su che cosa ci esprimiamo se non sugli orientamenti che un Esecutivo, in attuazione di indirizzi politico-amministrativi deve formare nell’aula consiliare e pertanto nelle sedi istituzionali preposte? O assumiamo questo tipo di responsabilità, oppure le deleghe, come sempre, le lasciamo in bianco all’Esecutivo, ma questa è una cosa che a noi non sembra essere né giusta né accettabile. Se i gruppi della maggioranza vogliono fare questo, noi non possiamo essere assolutamente d’accordo. L’orientamento è diverso, noi chiediamo che ci sia questo pronunciamento da parte del Consiglio regionale, cioè che l’indicazione sia di un marchigiano. Se non è così, noi assolutamente non voteremo il documento che avalla una intesa che tra l’altro è datata, che non condividiamo, che penalizza le Marche. Le penalizza temporalmente perché sono due anni e mezzo che aspettiamo una indicazione forte e unanime, sono anni che la Regione Marche, insieme all’Umbria, non hanno mai dato la possibilità all’allora ministro Matteoli di fare la nomina, perché scaduto il mandato del presidente uscente, che era il prof. Graziani, l’allora ministro dell’ambiente non ha mai potuto fare la nomina per mancato accordo, intesa delle due Regioni. Quindi qui si sta sovrapponendo ritardo colpevole a ritardo e oggi dire solamente, in generale, che entro un mese si procede alla nomina di un presidente, basta che abbia il requisito di qualità, competenza e radicamento, per noi è assolutamente insufficiente, è prendere in giro le amministrazioni locali che in tante occasioni si sono riunite, ritrovate per cercare di fare in modo di esprimere, come territorio, una indicazione forte.
Ecco le ragioni per cui non aderiamo a questo tipo di modifiche, insistiamo sulla nostra versione di documento che oggi è stato proposto e finalmente portato all’attenzione di quest’aula, dopo che già da giugno avevamo depositato alla segreteria del Consiglio la mozione, la quale dice in maniera secca che vi debba essere l’indicazione di un amministratore dei Comuni marchigiani che sono la stragrande maggioranza del territorio compreso nel parco dei Sibillini. Insistiamo su questo punto e crediamo che questo punto sia dirimente. Sotto questo profilo non siamo disponibili ad alcun altro tipo di soluzione che non sia in linea con questo tipo di ragionamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. Credo che il nostro sforzo, oggi, debba essere quello di interpretare bene la funzione del Consiglio regionale per promuovere e superare questa condizione di stallo che sta lacerando il territorio nel quale insiste la comunità del parco. Il tema del dibattito è come superare questa condizione di stallo, come arrivare ad una sintesi che offra a quel territorio uno strumento di governo capace di orientare le scelte, capace di rilanciare e ripromuovere lo sviluppo.
Ho il dubbio che una mozione che pone una pregiudiziale, possa offrire la soluzione al problema che il territorio sta lamentando. Con la nostra mozione chiedevamo a tutto il Consiglio regionale di sostenere il Presidente della Regione Marche e il Presidente della Regione Umbria perché arrivassero entro poco tempo alla nomina di un presidente, perché questo ci chiede il territorio, questo ci chiedono gli amministratori di destra, di sinistra e di centro, questo ci chiede la comunità locale. Nessuno è più disposto a sollevare barricate che servono solo a frenare e ad arginare un’opportunità di governo del territorio. La nostra mozione andava in questa direzione, la mozione della Casa delle libertà ci sembra invece orientata a individuare un responsabile, un capro espiatorio piuttosto che una soluzione.
Abbiamo accolto il ragionamento posto dal consigliere Brini che conosce più di altri quel territorio e sa quanto fondate siano queste preoccupazioni.
Credo che il nostro compito sia quello di dare una mano al territorio, non quello di venire in Consiglio regionale a discutere chi deve essere il presidente, né quello di venire qui a certificare il metodo con cui si sceglie una candidatura. A noi importa solo che sia radicata, competente e qualificata. Questo chiediamo al Presidente, ma soprattutto gli chiediamo di arrivare a questa soluzione in tempi stretti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Il nostro gruppo si riconosce in pieno nelle dichiarazioni del Presidente Spacca, che condivide al 100%. Come detto anche nella mozione da noi sottoscritta insieme al consigliere Comi, intendiamo dare la presidenza al parco, di eliminare la vacanza della dirigenza, dando quindi continuità alle politiche attive del parco. Le responsabilità sono diffuse e non capisco la degenerazione che la discussione ha assunto. Non c’è alcuna demagogia, le responsabilità sono diversificate, perché anche il precedente Governo, se avesse voluto avrebbe potuto nominare, anche come atto sostitutivo, il presidente del parco. Così come avviene per l’autorità portuale, ad esempio, se dovesse mancare l’intesa delle Regioni Marche e Umbria, in questo caso, è il Ministero che si sostituisce. Quindi siate più seri, andiamo avanti e diamo certezza alle politiche del parco.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Sono personalmente d’accordo sull’emendamento presentato, però vorrei fare un distinguo. Noi a suo tempo un nominativo marchigiano, come Forza Italia l’avevamo dato: quello del prof. Fatichenti, docente universitario, marchigiano, ben radicato sul territorio, persona conosciuta. Non siamo quindi riusciti a comprendere come mai l’Umbria e le Marche abbiano ostacolato questa candidatura. Noi già a suo tempo avevamo fatto questa proposta di un marchigiano, pertanto ribadirlo oggi è ripetere quello che già in passato avevamo detto. Purtroppo in quella circostanza — ne avevo parlato personalmente anche con il Presidente Spacca, al quale avevo fatto il nome del prof. Fatichenti illustre docente universitario — il Presidente Spacca mi disse “c’è un accordo fra le due Regioni, prima è toccato alle Marche, oggi all’Umbria”. Però c’è uno squilibrio notevole sul territorio. Comprendo gli accordi politici tra due Giunte “rosse”, tra due amministrazioni dello stesso colore, però bisogna anche avere un po’ di buon senso. Il territorio è marchigiano, quindi un po’ di buon senso avrebbe voluto, all’epoca, se non andava bene il prof. Fatichenti — premetto che non è iscritto a Forza Italia e non so neanche se è un simpatizzante di Forza Italia ma era una segnalazione che ci era pervenuta di un docente universitario e non di un ex — di trovare un’altra persona svincolata. Questo non è stato colto. Oggi ci troviamo una mozione presentata dalla Casa delle libertà in cui si ribadisce la volontà del territorio per un marchigiano, però c’è una scelta politica che dice no, perché la logica della partitocrazia, degli ex va al di là della meritocrazia. Ne prendiamo atto.
Io voto l’emendamento perché è un’accelerazione che contribuisce ad eliminare il commissariamento, ma invitiamo ad una riflessione il Presidente Spacca, affinché riparli con il uso collega dell’Umbria e faccia valere non i numeri — 2-18 — ma la titolarità del territorio. Il territorio è marchigiano, quindi deve battere non su un ex anche dei Ds o di chicchessia, ma su una persona marchigiana di alto spessore. Una volta avete preso un bravissimo assessore alla cultura, che adesso non abbiamo più, Solari, ottima persona, ma ha durato poco, forse proprio perché era un’ottima persona. Trovate anche un personaggio che duri un po’ di più alla presidenza del Parco dei Sibillini, che faccia fare quel salto di qualità di cui il parco ha bisogno dopo tre anni di commissariamento.
Noi, Procaccini, facciamo affidamento su di te, perché sei l’anima critica di questa maggioranza, anche se poi ti blocchi quando si tratta di far andare avanti le destre, e di questo prendiamo sempre atto, perché prima vengono la disciplina e l’ordine di partito, poi l’ideologia. In questo caso, però, si parla della professionalità di una persona, quindi ti invito, Procaccini, a farti portavoce presso il Presidente Spacca affinché vada un marchigiano con la “M” maiuscola a fare il presidente del parco e non un ex che magari va lì per prendere uno stipendiuccio, perché prima occupava un ruolo e oggi non ce l’ha più. Non andiamo avanti con questa logica, altrimenti perderà tutto l’entroterra maceratese, a discapito di una scelta scellerata e magari fra un anno o due ci potremmo trovare a dire “forse era meglio che...”. Non cadiamo in questa trappola, fatevi forza perché i numeri li avete, gli accordi di buon vicinato ci sono perché adesso avete la “Quadrilatero”, anche altre cose, quindi potete trovare ampie convergenze non solo a livello di scelta del presidente di un parco. L’assessore Carrabs intervenga sul suo ministro, faccia valere non una scelta campanilistica o clientelare. Come hai portato dei “soldini”, fatti portavoce presso il tuo ministro per dire “serve un presidente marchigiano con la M maiuscola”. Poi in quest’aula devi riferire, come sempre fai puntualmente, precisamente, su quali sono stati gli ostacoli, se ci sono stati, poi ti diremo bravo se sari stato capace di portare un presidente marchigiano.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione così come proposta.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di risoluzione come emendata.

Il Consiglio approva

Chiedo ai presidenti di gruppo di confermare o meno l’orientamento emerso questa mattina in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo per la ripresa dei lavori, perché riprendere i lavori ha un senso se c’è la maggioranza, quindi se c’è interesse per la discussione delle mozioni, altrimenti interrompiamo i lavori.
Mi pare che prevalga l’intenzione di interrompere i lavori, quindi la seduta è tolta.

La seduta termina alle 13,35