Resoconto seduta n.52 del 16/01/2007
SEDUTA N. 52 DEL 16 GENNAIO 2007


La seduta inizia alle ore 10,35

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto i processi verbali delle sedute n. 50 e n. 51 del 19 dicembre 2006, i quali, ove non vi siano obiezioni, si intendono approvati ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Comunico che sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 139, in data 22 dicembre 2006, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza (IPAB) e disciplina delle aziende pubbliche di servizi alla persona”, assegnata alla V Commissione in sede referente e alla I Commissione, per l’espressione del parere di cui all’articolo 68 del Regolamento Interno;
- n. 140, in data 2 gennaio 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifiche ed integrazioni alle leggi 14 aprile 2004, n. 7; 5 agosto 1992, n. 34; 28 ottobre 1999, n. 28 e 23 febbraio 2005, n. 16, “Disposizioni in materia ambientale e rete natura 2000”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 141, in data 22 dicembre 2006, ad iniziativa dei Consiglieri Solazzi, Benatti, Donati, Luchetti, Ortenzi, concernente: “Interventi per lo sviluppo del commercio equo e solidale”, assegnata alla VI Commissione in sede referente, alla II Commissione per il parere obbligatorio e alla I Commissione per l’espressione del parere di cui all’articolo 68 del Regolamento Interno;
- n. 142, in data 11 gennaio 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2007), assegnata alla II Commissione in sede referente ed alle Commissioni I, III, IV, V e VI per il parere di cui all’articolo 70 del Regolamento Interno;
- n. 143, in data 11 gennaio 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Bilancio di previsione per l’anno 2007 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2007/2009”, assegnata alla II Commissione in sede referente ed alle Commissioni I, III, IV, V e VI per il parere di cui all’articolo 70 del Regolamento interno.
Sono state presentate, in data 2 gennaio 2007, le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 42, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Deliberazione consiglio regionale n. 30/2006 – approvazione programmazione rete scolastica per l’anno 2007/2008”, assegnata alla I Commissione in sede referente;
- n. 43, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “L.r. 2 marzo 1998, n. 2, articolo 6 – Programma triennale regionale degli interventi e delle attività a favore degli immigrati provenienti dai paesi non appartenenti all’unione europea e delle loro famiglie. Anni 2007/2009”, assegnata alla V Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 144, in data 27 dicembre 2006, del Consigliere Comi, concernente: “Solidarietà ai giornalisti impegnati nella vertenza per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro”;
- n. 145, in data 11 gennaio 2007, del Consigliere Viventi, concernente: “Problematiche relative alle associazioni che operano a favore dei disabili”;
- n. 146, in data 15 gennaio 2007, del Consigliere Massi concernente: “Legge finanziaria 2007: introduzione ticket sanitario, per ricetta, di euro 10 aggiuntivi al costo delle prestazioni”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi:
in data 15 dicembre 2006:
- n. 15 “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio per l’anno 2007”;
-n. 16 “Modifica della legge regionale 14 luglio 2004, n. 15 – ‘Disciplina delle funzioni in materia di difesa della costa”;
- n. 17 “Ricorrenza del V centenario della nascita di Annibal Caro”;
- n. 18 “Celebrazione del IV centenario della morte di Guidobaldo del Monte”;
in data 21 dicembre 2006
- n. 19 “Modifiche alla legge regionale 4 ottobre 1999, n. 26 “Norme ed indirizzi per il settore del commercio”
- n. 20 “Disposizioni in materia di tributi regionali”;
- n. 21 “Disposizioni in materia di riordino della disciplina dell’Istituto ricovero e cura a carattere scientifico “INRCA” di Ancona”;
- n. 22 “Modificazioni ed integrazioni alla l.r. 16 dicembre 2005, n. 36 “Riordino del sistema regionale delle politiche abitative”.
In data 4 gennaio 2007, la Giunta ha emanato il seguente regolamento.
-n. 1 “Regolamento per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari della Giunta regionale, delle aziende del servizio sanitario regionale, degli enti e delle agenzie regionali e degli altri enti controllati e vigilati dalla Regione in attuazione del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (articolo 20, comma 2 e articolo 21, comma 2)”.


Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola, sull’ordine dei lavori, il Consigliere Santori, ne ha facoltà.

Vittorio SANTORI. Per evidenziare che nel Consiglio regionale del 19 dicembre la mozione n. 11 non è stata discussa ed oggi all’ordine del giorno non c’è. Non so che cosa sia successo, ma è una mozione del 2005, due anni e addirittura adesso è sparita dalla discussione.
Chiedo che venga reinserita.

PRESIDENTE. Informo il Consigliere Santori che a seguito di un accordo nella Conferenza dei Presidenti del gruppi consiliari, ogni gruppo, quindi anche quello di Forza Italia, ha indicato all’Ufficio di Presidenza una delle mozioni, tra quelle presentate, da iscrivere all’ordine del giorno odierno, tutte le altre andavano intese ritirate.

Vittorio SANTORI. Presidente, questo è in violazione del regolamento.

PRESIDENTE. Se i Consiglieri che propongono mozioni o altri atti ispettivi intendono che le stesse vengano discusse, ne facciano comunicazione e le inseriremo nell’ordine del giorno.

Vittorio SANTORI. Espressamente chiedo che venga reinserita.

PRESIDENTE. Va bene.
Ha la parola, sull’ordine dei lavori, il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Chiedo, se possibile, il rinvio della proposta di atto amministrativo riguardante il turismo di cui al punto 7).

PRESIDENTE. Si riferisce alla proposta di atto amministrativo n. 41?

Lidio ROCCHI. Sì. Chiedo il rinvio del programma di promozione turistica anno 2007.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il rinvio del punto 7) all’ordine del giorno, la proposta di atto amministrativo n. 41.

Il Consiglio approva


Interrogazione n. 227
del Consigliere Castelli
“Costi, ricavi e modalità di espletamento dell’attività di recupero del bollo auto operate dalla Regione Marche relativamente agli anni 2000, 2001 e 2002”
Rinvio

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 127 del Consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Vorrei salutare i ragazzi della scuola media di Serra dé Conti che spendono una parte della loro giornata per capire un po’ come funziona l’Assemblea legislativa regionale. Benvenuti a nome di tutta l’Assemblea.
Venendo all’interrogazione del Consigliere Castelli, vorrei dire che bisognerebbe regimare un po’, spero nella comprensione di tutti i Consiglieri, in quanto è la terza seduta consiliare in cui discutiamo interrogazioni del Consigliere Massi, del Consigliere Castelli. Sono anni diversi, ma vorrei ripetere che l’incipit è la metodologia, nonché i problemi che ci troviamo ad affrontare nella gestione dell’archivio delle tasse automobilistiche regionali sono sostanzialmente analoghi.
Fino a quando la Regione non si approprierà degli archivi, su base informatizzata, della vecchia gestione dell’Aci, Pra, della società Siel, avremo problemi di sfasatura in cui, da un lato, la Regione è tenuta a inviare avvisi di accertamento sulla scorta di archivi che non governa direttamente. Quindi se non inviasse gli avvisi di accertamento potrebbe essere imputata di danno erariale, cioè rinunciando a un potenziale gettito, inviandoli non è padrona dell’accertamento del pagamento, quindi rischia, come è capitato negli anni passati in maniera più accentuata, man mano che passano gli anni ovviamente il disagio diminuisce, di incorrere in un fastidio, in una ingiuria nei confronti dei cittadini marchigiani.
Voglio però rispondere puntualmente alle domande del Consigliere Castelli, secondo i sette quesiti posti.
Secondo quali criteri sono state inviati gli avvisi di accertamento? I cittadini interessati agli accertamenti, relativi all’anno 2003, sono stati individuati attraverso una procedura di software che si basa sugli archivi regionali della tassa auto. In particolare la procedura verifica, per i veicoli in circolazione nel 2003, se la tassa risulta pagata e se sono regolari i dati relativi ai pagamenti.
La seconda domanda ci chiede se non è in contraddizione la metodologia scelta con l’impegno, del tutto condivisibile, ad evitare ogni forma di disagio. A questa domanda abbiamo risposto, era anche all’ordine del giorno della seduta precedente, forse mancava il Consigliere Castelli. Allora per avere i dati devo recuperare quelli che avevo portato la settimana passata, quindi, se lei è d’accordo, la rinviamo alla prossima seduta.

Guido CASTELLI. Sono d’accordo, con l’impegno di metterla veramente al primo posto. Capivo, da questo errore nella sua premessa, che non condividevo proprio perché quella che avevo posto era altra questione.

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 227 è rinviata, sarà trattata nella prossima seduta.


Interrogazione n. 507
del Consigliere Brandoni
“Grave incendio alla S.A.F. di Jesi e sulle conseguenze per i dipendenti e per l’approvvigionamento delle farmacie sul territorio regionale”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 507 del Consigliere Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Ascoli.
Ugo ASCOLI. La notte tra il 7 e l’8 settembre 2006, il magazzino SAF, che opera nella distribuzione del farmaco, ha subito, come noto, un grave incendio che ha distrutto l’intera area del magazzino e danneggiato gravemente gli uffici.
Il Consiglio di Amministrazione della SAF si è riunito in seduta straordinaria immediatamente e, per fronteggiare le conseguenze dell’accaduto ha deciso di procedere lungo le seguenti linee di intervento:
- rifornimento alle farmacie: la SAF prima riforniva circa 300 farmacie nel territorio regionale. Per ovviare al problema legato alla distribuzione farmaceutica, è stato deciso di far riferimento ad altre cooperative di distribuzione che insieme alla SAF costituiscono il Consorzio Farmacentro, Corofar Forlì, Umbrafarm Perugia e Safar Pescara. Queste si sono attivate in pochi giorni per effettuare la consegna che è effettivamente partita il giorno 12 settembre evitando in tal modo qualsiasi problema di pericolo della salute pubblica;
- ripartenza: per contenere nel minor tempo possibile l’interruzione del servizio e il contatto con i soci, è obiettivo della SAF di avviare una “attività produttiva” limitata entro tempi brevissimi, utilizzando un magazzino alternativo a quello distrutto dall’incendio. Gli uffici operativi di emergenza della SAF sono stati posizionati in una azienda vicina; la Cooperativa CISA ed è stato immediatamente attivato un ufficio CED, uno amministrativo e uno commerciale;
- ricostruzione: il riavvio dell’attività a pieno regime è previsto entro un anno. L’ipotesi è dettata dai lavori necessari all’abbattimento dei ruderi legati a loro volta all’assicurazione sia per la progettazioni che per la realizzazione del nuovo fabbricato. Si prevede quindi entro un anno la ricostruzione della SAF e il riavvio dell’attività a pieno regime;
- ammortizzatori sociali: vista l’entità dei danni e i tempi di ristrutturazione previsti di lunga durata, la società ha ritenuto inevitabile, per salvaguardare il livello occupazionale dei lavoratori il ricorso alla Cassa integrazione straordinaria per evento improvviso ed imprevisto. Il 22 settembre 2006 è stato siglato presso la Regione Marche l’accordo sindacale per l’attivazione della Cassa integrazione speciale per 12 mesi per crisi aziendale dovuta ad evento improvviso ed imprevisto, per 78 lavoratori, escludendo esuberi per tutto il suddetto periodo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Rapidamente perché ricordo che, subito dopo l’incidente, l’Assessore fu tra i primi ad intervenire e a partecipare alle iniziative di intervento su questo grave problema. Quindi ringraziamento ulteriore.
Per quanto riguarda le questioni sarebbe opportuno continuare il monitoraggio sull’attività in itinere, perché è necessario avere tempi certi sul termine dei lavori e sulla ripresa dell’attività produttiva, da una parte e, dall’altra parte, ho avuto informazioni in altri tempi, mi pare che su questo versante la questione sia stata sanata, di ritardi burocratici nel passaggio tra l’accordo che citava l’Assessore sulla cassa integrazione e i percorsi finanziari che la dovevano alimentare. Questo mi sembra risolto, tuttavia il monitoraggio e l’attenzione fin qui realizzata credo debba continuare.


Interrogazione n. 413
del Consigliere Santori
“Liste di attesa per minori affetti da gravi disturbi cognitivi”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 413 del Consigliere Santori. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione al quesito si formulano le seguenti considerazioni.
Negli ultimi decenni il miglioramento delle tecniche di assistenza al parto e la disponibilità di sempre più sofisticate strumentazioni per la terapia intensiva neonatale ha portato ad una riduzione della mortalità neonatale e ad un aumento della morbilità. Ne deriva un conseguente progressivo aumento di soggetti in età evolutiva con gravi disabilità. Inoltre i progressi in campo diagnostico delle neuroscienze hanno portato all’identificazione di un numero sempre maggiore di soggetti in età pre-scolare e scolare con disturbi dell’apprendimento e del comportamento. In aggiunta, le disabilità complesse richiedono nella maggior parte dei casi trattamenti intensivi e protratti per anni. Ne deriva quindi che il problema dell’aumentata richiesta è di tipo nazionale e non solo regionale.
I pazienti di età inferiore ai sedici anni afferiscono nelle Marche al Servizio distrettuale Unità Multidisciplinare per l’Handicap in età Evolutiva (UMEE) - Centro di riabilitazione di minori con handicap. Da tale centro viene segnalato che gran parte della richiesta di approfondimento specialistico è indotta dal personale scolastico in seguito a mancate o ritardate acquisizioni didattiche.
Rispetto alla situazione segnalata nell’interrogazione si fa presente che al 31 dicembre 2005 erano in lista di attesa:
- per prima visita n. 70 pazienti, con tempo di attesa di circa due mesi, tempo compatibile con le liste di attesa delle le altre UMEE presenti in ASUR;
- per valutazione neuropsicomotoria e/o logopedia solo 6 utenti;
- per trattamento riabilitativo nessun paziente in lista di attesa. Il Centro non ha lista di attesa per l’inserimento in riabilitazione in quanto tutti i minori in trattamento hanno disabilità gravi e spesso multiple che necessitano di riabilitazione per diversi anni.
Tutte le prestazioni ritenute urgenti o prioritarie in seguito a colloquio diretto della neuropsichiatria con il pediatra richiedente sono garantite in un tempo massimo di 10 giorni.
I soggetti con gravi disabilità per i quali il Centro non è in grado di fornire risposte appropriate, e tutti i minori con disabilità lievi, vengono indirizzati presso strutture accreditate.
Al 31 dicembre 2005 i minori di età inferiore ai 12 anni in trattamento presso il Centro convenzionato S. Stefano erano n. 147 (dato comprendente sia i minori con disabilità che quelli con scoliosi).
Alla stessa data i pazienti in attesa per riabilitazione erano n. 52.
Sempre al 31.12.2005 inoltre n. 15 minori con disabilità della Zona n. 12 di età inferiore ai 16 anni erano in carico al Servizio di riabilitazione ospedaliera.
Dal 25.01.2005 al 31.12.2005 sono state eseguite:
- n. 135 prime visite neuropsichiatriche infantili:
- n. 300 controlli clinici, valutazioni neuro-psichiatriche, psicologiche e psicope-dagogiche, colloqui di sostegno a famiglie e/o adolescenti;
- n. 20 progetti educativi e/o per l’autonomia personalizzati per soggetti con riconosciuto stato di gravità.
Si segnala inoltre che:
- n. 120 minori sono in carico al Centro e seguiti per l’inserimento scolastico (minimo 4 incontri anno/utente);
- n. 77 sono in carico al Centro e seguiti per la riabilitazione;
- n. 40 sono in carico al Centro e seguiti per supporto e/o terapia psicologica;
- nello stesso periodo n. 8 minori sono stati dimessi, avendo raggiunto gli obiettivi riabilitativi.
A fronte di tale attività sono presenti il seguente numero di operatori con il relativo monte orario complessivo per operatore per settimana:
- 1 neuropsichiatra infantile a 14 ore dal 25.01.05 al 25.7.05 ed a 22 ore dal 26.7.05;
- 1 psicologa a 15 ore (altre 15 ore sono dedicate al Centro diurno riabilitativo Casa di Alice);
- 1 psico-pedagogista a 23 ore (altre 13 ore sono dedicate al Centro diurno riabilitativo);
- 1 assistente sociale a 12 ore;
- 1 neuropsicomotricista a 36 ore;
- 1 logopedista a 36 ore;
- 1 fisioterapista a 18 ore.
A livello regionale e in particolare locale, per ovviare all’aumento del numero di minori in lista e dare risposta alla continua crescita della richiesta di terapie riabilitative, sono già in essere dal 2005 le seguenti strategie:
- per quanto concerne le disabilità minori, è attivo un gruppo di lavoro regionale formato da gran parte dei neuropsichiatri infantili territoriali, per la messa a punto di linee guida per la diagnosi ed il trattamento dei disturbi specifici di apprendimento;
- a livello locale è in atto un progetto sull’appropriatezza dell’intervento riabilitativo che coinvolge gli operatori delle strutture territoriali che si occupano di minori con disabilità.
In particolare, il gruppo di lavoro regionale sta operando per:
1. applicare le linee guida nazionali sulle presa in carico riabilitativa dei soggetti a seconda delle diverse disabilità (tipo di trattamento previsto, numero di sedute settimanali, età della dimissione):
2. uniformare l’erogazione delle prestazioni per le diverse disabilità nei Centri presenti nel territorio;
3. integrare l’intervento riabilitativo con colloqui di sostegno alla disciplinare: degli utenti in lista di attesa per intervenire tempestivamente nei tempi di massima modificabilità (intervento precoce);
4. dimettere tutti i pazienti nei quali siano raggiunti tutti gli obiettivi perseguibili.
Inoltre, si conta di mettere in atto per soddisfare l’aumentata richiesta anche le seguenti strategie:
- potenziamento delle strutture territoriali;
- per le disabilità complesse:
- creazione di gruppi di terapia occupazionale per i soggetti che hanno raggiunto gli obiettivi riabilitativi perseguibili e che hanno bisogno di un lavoro più indirizzato verso l’autonomia personale e sociale;
- formazione di gruppi di parent training che possano sostenere i genitori al termine del percorso riabilitativo;
- per le disabilità “minori”:
- creazione di gruppi di parent training che possano fornire consigli e strategie psicoeducative, ai genitori;
- screening e corsi di formazione nella Scuola primaria per fornire agli insegnanti gli strumenti adeguati per poter autonomamente gestire dei laboratori per i disturbi specifici di apprendimento.
Si prevede che questi interventi permetteranno entro l’anno corrente di accogliere la richiesta di tutti i pazienti attualmente in lista di attesa per trattamento riabilitativo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Grazie Assessore per l’articolata e precisa risposta all’interrogazione. Debbo dire che i miracoli non si possono fare. Mi reputo soddisfatto di quello che lei ha prospettato, anche dal punto di vista dell’impegno regionale.

Interrogazione n. 569
del Consigliere Altomeni
“Crisi immobiliare a rischio finanziario”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 569 del Consigliere Altomeni. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. L’argomento affrontato dal Consigliere Altomeni è un problema di portata planetaria perché la crisi immobiliare e il rischio finanziario sottostante alla caduta potenziale improvvisa dei valori immobiliari è una preoccupazione che fa rabbrividire, sia i pubblici amministratori che i grandi operatori privati, ormai, possiamo dire da almeno cinque anni.
Da questa premessa vale la pena partire per poi vedere concretamente quale possa essere l’ambito della traduzione del dibattito in chiave regionale.
La cosiddetta bolla immobiliare ha riguardato inizialmente gli Stati Uniti, ma lo stesso raffreddamento della questione, che veniva ritenuta esplosiva, si rileva nel rapporto sullo stato della Nazione del Presidente Bush di poche ore fa. Quello che veniva ritenuto un pericolo imminente è stato di fatto in parte ormai assorbito come una lievissima riduzione dei valori, e in parte proiettato verso il futuro con un grado di allarme inferiore.
Lo stesso tema viene affrontato ripetutamente in Italia negli ultimi tre anni. I valori degli immobili sono stati gonfiati, da un lato, dalla crisi del valore del rendimento dei titoli di Stato, dall’altro, dall’incertezza o dal vero e proprio tracollo dei titoli obbliga-zionari, infine, dal rendimento assolutamente poco soddisfacente dei valori azionari.
Rispetto a questa situazione il risveglio dell’economia europea, da un lato e, seppure in maniera attenuata, dell’Italia, dall’altro, almeno dal primo trimestre di quest’anno, ci sembra attenuare il rischio di una conflagrazione della bolla immobiliare. I valori degli immobili nelle città più grandi sono tutt’ora stabili o in lieve aumento. I programmi di edilizia commerciale, civile e di lusso, sono in rallentamento ma non in regressione. Quindi, pur con lo stupore di tante profezie drammatiche, occorre dire che noi siamo, insieme alla Spagna che è arrivata all’85% del titolo di proprietà per la prima casa, la nazione che individua ancora l’abitazione come bene rifugio e risparmio.
Questo elemento, pur essendosi abbassata la capacità di autodeterminazione nell’acquisto come bene rifugio, essendosi impoveriti negli ultimi anni i redditi e la capacità di acquisto, segnala però un elemento tensivo. Proprio pochi giorni fa abbiamo visto che gli aumenti degli affitti, in mancanza di un mercato libero delle abitazioni nelle grandi città, è stato negli ultimi tre anni del 12% a fronte di un 6% del tasso composto di inflazione.
Il problema quindi è in termini più generali e riguarda l’andamento dell’economia, soprattutto di quella statunitense che è a credito e a debito, cioè consuma abbondantemente una cifra attorno a 350 miliardi di dollari a credito verso il resto del mondo. Lì il problema è indubbiamente più acuto e tutti gli analisti riflettono su questo elemento.
In Europa e in Italia il problema è attenuato, ma il Consigliere Altomeni poneva un problema che penso possa essere tradotto in chiave regionale dal punto di vista della preoccupazione dell’espansione del credito al consumo da un lato, e delle insolvenze sottostanti a questa esplosione del credito al consumo che segnala una questione salariale, reddituale per i redditi medio bassi, a fronte della inaccessibilità o accessibilità più difficile alla proprietà e alla casa.
Da questo punto di vista il piano per la casa della Regione Marche, che nei prossimi tre anni sarà in grado di mettere a disposizione 1800 alloggi popolari o a condizione popolare, è una risposta concreta sul versante dell’offerta.
Ma se vogliamo interpretare in senso più lato lo spirito dell’interrogante, penso che ci sia un problema di organizzazione e di regimazione del credito al consumo, su cui però le competenze regionali sono molto, molto limitate, ma che insieme ad altre Regioni potremo cercare di organizzare in relazione anche dell’interesse del ministro dello sviluppo economico circa il fenomeno del credito al consumo.
Le competenze nazionali sono divise tra il Ministero dell’economia e, per quello che riguarda le attività economiche, il Ministero per lo sviluppo economico. Penso che un impulso interessante, in tal senso, di cui ci potremo fare interpreti in sede coordinamento degli assessori alle finanze, sia da riportare, tramite il nostro Presidente, nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni, tale da poter avere una risposta positiva sul versante governativo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Ringrazio l‘Assessore per la completezza della risposta e per la disponibilità espressa a tenere in considerazione la questione.
E’ vero che questa interrogazione nasce a ottobre, quindi a seguito di un’estate dove i dati, rispetto alla questione posta, erano abbastanza allarmanti sia nel nostro Paese che negli Stati Uniti. E’ vero che qualche miglioramento, qualche segnale tranquillizzante nel frattempo c’è stato, ma il problema comunque rimane. Rimane tanto più perché c’è questa tendenza che non sappiamo quanto continuerà a svilupparsi rispetto all’aumento dei tassi di interesse a livello europeo. Ci sono stati due aumenti in rapida successione negli ultimi mesi che naturalmente si fanno sentire per chi, e sono la maggioranza, ha contratto un mutuo per l’acquisto della casa a tasso variabile.
Se questa tendenza all’incremento dei tassi dovesse proseguire intrecciata con l’altro problema che c’è, cioè quello della perdita del potere di acquisto dovuto alla dinamica dell’euro e a una serie di altre questioni, se anche su questo versante non ci saranno segnali di miglioramento, si rischia di creare un corto circuito molto pericoloso. Tanto più perché questa cosa si intreccia anche con l’altra questione che l’Assessore ricordava, del credito al consumo, non di rado garantito proprio dal possesso immobiliare. Quindi i tre fenomeni, se si vanno ad intrecciare in una dinamica negativa, rischiano di creare un’esplosione drammatica dal punto di vista economico.
In effetti la Regione direttamente non ha competenze da questo punto di vista. Quello che chiedeva l’interrogazione era di rilevare i dati, di rilevare le tendenze e capire se quelle raccolte dall’interrogazione, colte un po’ dai mezzi di informazione, un po’ da dati generici, erano in qualche modo confermate anche dai dati in possesso della Regione o dei Ministeri. Mi pare che in parte questi dati ci siano e in parte siano da costruire, soprattutto sul versante del credito al consumo che mi pare un fenomeno sempre più preoccupante. Colgo questo impegno da parte dell’Assessore, cioè che questi dati saranno raccolti e costruiti con altre Regioni e in collaborazione con il Governo. Quindi avremo occasione in futuro, in presenza di questi dati, di analizzare con più attenzione questa problematica ed eventualmente anche studiare soluzioni.


Interrogazione n. 511
del Consigliere D’Anna
“Disagi causati dagli spazi angusti della camera mortuaria dell’Ospedale Santa Croce di Fano”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 511 del Consigliere D’Anna. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione a questa interrogazione si segnala quanto segue.
Lo stato attuale dell’edificio ricopre una superficie complessiva di mq. 195.40. Lo stato di progetto approvato prevede una superficie di mq. 428,10 oltre ad un piano seminterrato di mq. 207,60. Pertanto, si evidenzia che la superficie è più che raddoppiata negli spazi utilizzabili, inoltre è dotata di spazi tecnici per circa 200 mq. Il quadro economico dell’intervento con l’importo lavori e oneri sicurezza pari a euro 857.243,45, di cui euro 395.141,36 per opere impiantistiche ed euro 384.110,57 per opere edili, oltre ad euro 77.991,52 per arredi tecnici. L’intervento si è reso necessario per adeguare la struttura alle norme di igiene e sicurezza, al d.p.r. 14 gennaio 1997 sull’edilizia ospedaliera, alle norme sul controllo del rischio chimico e biologico in sala settoria, ed al d.p.r. 285/90 sul regolamento di polizia mortuaria e garantire la massima sicurezza agli operatori sanitari della struttura. Oltre agli adempimenti normativi si è dato particolare rilievo all’aspetto umano sull’uso della struttura.
Nel progetto realizzato sono inoltre presenti le seguenti destinazioni: sala di anatomia, box di decontaminazione per gli operatori, ufficio magistrati e polizia giudiziaria necessario per morti violente (tali ambienti sono dotati di telecamere per controllo delle operazioni in sala autoptica in condizioni di massima sicurezza), locale celle (n. 8 celle su due piani), locale salma infetta/radioattiva (tale localizzazione, unica fin ora nelle Marche, pone la nuova struttura ai massimi livelli di utilizzo e di sicurezza per gli operatori anche in presenza di salme infette da agenti patogeni), locale conservazione salme, locale vestizione/incassamento.
Relativamente al numero delle camere ardenti da realizzare sia il d.p.r. 14 gennaio 1997 che il manuale di autorizzazione della regione Marche nei requisiti minimi parlano unicamente di servizio mortuario e non viene definito il criterio per determinare il numero delle camere ardenti. Come da prassi il numero è definito da dati statistici non essendovi una norma specifica che indica quante camere ardenti o postazioni di esposizione vi debbano essere in base al numero di decessi e numero di abitanti. Per individuare il numero di camere ardenti si è fatto riferimento ai dati statistici storici relativi ai decessi avvenuti presso l’Ospedale di Fano. Si indicano di seguito i dati del 2004/2005:
- nell’anno 2004 il numero di decessi complessivo è stato di 545;
- nell’anno 2005 il totale complessivo è stato di 579.
Il massimo di decessi è avvenuto i 7 febbraio 2004 con 7 decessi e nel 2005, il 9 febbraio 2005, con 8 decessi. Dai dati sopra indicati la media giornaliera dei decessi è pari a 1,49 per il 2004 e 1,58 per il 2005. Gli stessi dati sono stati confermati per l’anno 2007.
Nel progetto relativo alla nuova camera mortuaria dell’Ospedale Santa Croce di Fano che ha 260 posti letto in regime di ricovero ordinario e 31 di Day Hospital il numero delle camere ardenti previsto sarà pari a numero 6 ad una esposizione in condizioni normali (si consideri che il numero massimo di decessi è stato pari a 8). In caso di emergenza (verificatesi nel triennio 2004-2005-2006 una sola volta all’anno) il numero delle esposizioni diventa pari a 10; inoltre ci sono n. 8 celle frigorifere per cui la presenza contemporanea di salme per 2 giorni successivi che la struttura potrà sopportare sarà pari a 18, molto superiore ai dati storici sui decessi sin ora avvenuti. Analizzate altre realtà regionali ed extra regionali limitrofe risulta che il numero di camere ardenti previste a Fano è molto superiore. Altro utilizzo previsto nella nuova Camera mortuaria dell’Ospedale di Fano è l’uso di una camera mortuaria multiculto, utilizzabile anche per culti diversi rispetto alla religione cattolica.
Relativamente all’iter procedurale si veda relazione allegata del responsabile del RUP, arch. G. Antonioni. Il nuovo permesso di costruire, adeguato alle normative edilizie nel frattempo intervenute è stato rilasciato nella seduta della Commissione edilizia di giovedì 26 ottobre 2006 con il n. 1348/06.
Il tempo previsto per l’ultimazione dei lavori è di 450 giorni naturali decorrenti dal verbale di consegna lavori. L’appalto è stato consegnato in data 30/10/2006 ed il termine ultimo verrà a scadere nella data del 23/01/2008.
Per l’esecuzione dei lavori si prevede di compartimentare la parte esistente mantenendo la funzionalità attuale; nel frattempo l’impresa eseguirà i lavori di ampliamento portandoli avanti fino alle finiture. Completato l’ampliamento si interverrà sull’esistente.
Relativamente all’utilizzo della cappella, in caso di salme eccedenti le possibilità recettive della camera mortuaria, si fa ricorso alla chiesa contigua, come peraltro talvolta richiesto dagli stessi parenti, in alcune occasioni, anche in presenza di spazi disponibili, non sussistendo divieti in tal senso da parte della normativa vigente.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Innanzitutto posso dire con piacere che finalmente si è intervenuti in una situazione, in alcuni casi, veramente scandalosa. Come Consigliere comunale del Comune di Fano per circa dieci anni ho cercato di evidenziare questa problematica, nel corso degli anni ci sono stati anche dei rimpalli di competenze, oggi finalmente si è stabilito chi è competente per questa struttura e si prendono dei provvedimenti.
Sicuramente un passo in avanti importante, anche se i numeri che sono stati fatti dall’Assessore, quindi dagli uffici, non danno un quadro ben definito di quella che è stata e di quella che è la situazione fino ad oggi. Perché se è vero che il numero dei decessi è stato di dieci in un giorno, altrettanto vero è che ci sono stati dei defunti giorni prima e giorni successivi e, in diverse situazioni, non c’era l’opportunità di esporre in modo decente le salme. Anche il ricorso alla chiesa vicina che, anche se può essere stata una valvola di sfogo, non è il luogo più idoneo, come gli spazi angusti delle altre salette non erano adeguati alla situazione che purtroppo le famiglie vanno a vivere.
Oggi, con piacere, sappiamo che questo intervento è già iniziato, sui tempi ho qualche dubbio, francamente ci si aspettava dei tempi leggermente più brevi. Allo stesso tempo credo che non sia stata considerata nel modo dovuto anche la logistica della camera mortuaria e l’uscita. Oggi ci sono difficoltà di traffico per la localizzazione della camera mortuaria del Comune, forse sarebbe opportuno valutare anche un altro ingresso, per lo meno un’altra uscita, nel senso che ingresso e uscita sono gli stessi quindi possono creare dei problemi a coloro che vivono nei dintorni.
Un altro aspetto che è stato trascurato dai tecnici è quello del collegamento con la struttura ospedaliera, nel senso che oggi le salme escono ed entrano all’aperto nell’attuale camera mortuaria. Sarebbe opportuno prevedere un tunnel o un passaggio coperto per evitare che in qualsiasi condizione, anche meteorologica, ci sia questo spostamento.
Sul numero e sulla funzionalità interna delle nuove camere mortuarie, ho qualche dubbio perché, se non ricordo male, ci sono delle strutture che possono essere allargate o ridotte di dimensione a seconda della presenza. Credo che questo non sia molto funzionale se non ad ospitare, in casi eccezionali, più salme di quelle che si prevedono.
Avendo condotto una battaglia anche su questo argomento, mi ritengo parzialmente soddisfatto, diciamo, abbastanza soddisfatto, perché finalmente si chiude un capitolo. A questo punto credo che sia opportuno anche valutare se nel 2007 allargare anche ai privati la gestione di strutture simili a quelle pubbliche per dare un servizio diverso e forse ancora più attento alle esigenze delle famiglie che si trovano in queste situazioni.


Interrogazione n. 554
del Consigliere Giannotti
“Impianto di zincatura – Fermignano”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 554 del Consigliere Giannotti. Per la Giunta risponde l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In risposta all’interrogazione di cui all’oggetto si precisa quanto segue.
La ditta F.lli Rossi fu Alderige S.r.l. ha presentato in data 21/09/2006 domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale e domanda di verifica di V.I.A., acquisite rispettivamente con prot. n. S08/216263 del 21/09/2006 e n. S08/216232 del 21/09/2006, per la costruzione e l’esercizio di un impianto di zincatura a caldo nel Comune di Fermignano (PU), Strada Provinciale Metaurense n. 8.
L’attività consiste nella zincatura a caldo di manufatti metallici in un fabbricato esistente di recente costruzione, che si trova in località Ca’ la Ninetta, del comune di Fermignano in provincia di Pesaro e Urbino. In tale area è presente un altro impianto di proprietà della ditta in cui viene svolta attività di produzione di manufatti in ferro e trattamento di recupero di sottoprodotto proveniente dalla zincatura che si presenta sotto forma di ceneri e matte.
La proprietà della ditta confina sud ovest con la ditta P.R.B. S.r.l, che svolge analoga attività.
In prossimità della zona industriale sono presenti abitazioni isolate, per lo più lungo la Strada Provinciale Metaurense e si trovano le frazioni di Pagino Bivio Borzaga, Sagrata, Ca’ l’Agostina e San Silvestro.
Lo stato procedure autorizzative:
In data 05/10/2006, la Regione Marche quale Autorità Competente ha:
- comunicato all’azienda, al Comune di Fermignano e alla Provincia di Pesaro Urbino, l’avvio del procedimento di “verifica” di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e del procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA);
- trasmesso copia della documentazione allegata alla domanda al Dipartimento Provinciale di Pesaro dell’ARPAM e al Comando Provinciale di Pesaro del Corpo Forestale dello Stato ai fini dell’espressione dei contributi istruttori di competenza;
- depositato copia della documentazione presso il Comune di Fermignano (interessato dagli impatti del progetto) ai fini di consentire l’accesso del pubblico.
La ditta F.lli Rossi fu Alderige S.r.l. ha pubblicato:
- l’annuncio di deposito degli elaborati del progetto nel BUR del 12/10/2006, oltreché sul quotidiano il “Corriere Adriatico”; come disposto dalla l.r. 07/04;
- l’annuncio su quotidiano locale il “Corriere Adriatico” del 12/10/2006 come disposto dal d.lgs. 59/05.
La Regione Marche ha inoltre acquisito:
- parere del Comune di Fermignano del 14/11/2006;
- contributi istruttori dell’ARPAM del 16/11/2006 e del Corpo Forestale dello Stato del 08/01/2007.
Infine in data 15 gennaio 2007, il dirigente della posizione di funzione Valutazioni ed Autorizzazioni Ambientali ha rilasciato, il Decreto n. 2/VAA 08 di assoggettamento del progetto alla procedura di VIA e contestuale sospensione della procedura- AIA, a seguito dell’analisi degli elementi di verifica di cui all’allegato C della l.r. 7/2004.
Stato Autorizzatorio dell’impianto esistente:
Nella documentazione presentata la localizzazione dell’impianto di zincatura a caldo in progetto, è motivata con la contiguità con un impianto esistente, di proprietà dello stesso gestore, in cui vengono effettuate lavorazioni connesse (recupero di matte di zinco).
Con nota del 19/12/2006 la Regione ha comunicato al Comune di Fermignano e per conoscenza alla Provincia di Pesaro-Urbino, che la documentazione relativa alla domanda di autorizzazione ai sensi del D.P.R. 203/88 per tale impianto è stata trasferita alla Provincia in data 03/01/2003 (l.r. 10/99). Da una prima verifica informale presso la stessa Provincia sembrerebbe che l’attività di recupero manchi delle necessarie autorizzazioni all’esercizio; tuttavia non essendo questa attività soggetta ad AIA, questo ufficio non è in possesso della relativa documentazione; pertanto sarà necessario attendere le osservazioni da parte degli enti territoriali interessati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Mi ritengo sconcertato dalle conclusioni dell’Assessore Amagliani perché la logica conseguenza di quello che ha letto sarebbe stata quella di dire “ho trasmesso gli atti a chi di dovere perché assuma i provvedimenti”. Lei ha detto che l’azienda di Fermignano, che sta sollevando tanto clamore fra le popolazioni locali, non è in possesso, se ho capito bene, di un’autorizzazione all’esercizio. Cioè, sono più chiaro io: l’azienda di Fermignano che ha chiesto l’autorizzazione integrata alla Regione, svolge, per quanto mi risulta, un’attività industriale in un capannone accatastato a magazzino. Io lo ho sintetizzato. Non è così?

Marco AMAGLIANI. Ci sono competenze che riguardano la Regione Marche e altre che riguardano la Provincia di Pesaro e Urbino e il Comune stesso, quindi quello è il punto di riferimento per rivolgere gli eventuali appunti.

Roberto GIANNOTTI. Ho capito, ma lei è l’Assessore all’ambiente! Io non discuto che lei non abbia fatto il suo compitino per bene, lei è venuto qui oggi, ci ha fatto il quadro della situazione – poi le dico cosa ne penso – ma richiamavo il fatto che la Regione ha fatto il suo dovere, alla fine ha detto che c’è qualcosa che non va e che non è di sua competenza. Mi sarei aspettato da parte sua una chiamata alla responsabilità, cioè dire: “Ho trasmesso a chi di competenza gli atti di questa pratica perché si compia una verifica”. Se lei ha detto questo, Assessore, le chiedo scusa, non avevo capito.
Le ho detto però che, per quello che mi risulta, qui c’è una situazione chiarissima. Quell’azienda di Fermignano ha chiesto di poter aprire una nuova zincatura in un capannone destinato a magazzino. Io non sono un esperto di questi problemi ma mi sembra più che logico l’inadeguata collocazione di questa attività produttiva rispetto alla quale occorre intervenire, cioè dire che comunque un capannone è stato utilizzato “in maniera abusiva” in questi anni. Da qui a chiedere l’autorizzazione a realizzare in quella struttura un’altra attività ce ne passa.
Questo l’ho detto perché il problema di cui discutiamo, che è salito agli onori della cronaca per una situazione un po’ insolita, addirittura si sono costituiti a Fermignano due comitati popolari contrapposti, che si oppongono comunque a questo intervento, ha assunto un rilievo pubblico di non poco conto.
Mi sono permesso di fare questa interrogazione per richiamare l’inopportunità della realizzazione di quest’azienda. Primo perché andrebbe a collocarsi nelle adiacenze di un’altra azienda di grandi dimensioni che produce lo stesso tipo di lavorazione, che ha provocato, già in passato, a causa di un incidente ambientale, problemi di inquinamento, quindi una zona già a rischio, una zona, dove dovrebbe insediarsi questa struttura, a ridosso del centro storico di Fermignano. Secondo motivo per dire di no ad un progetto – non l’ho letto, forse non ho capito bene – che mi risulta presenti anche alcune lacune per quello che riguarda l’apparato tecnologico o almeno le indicazioni che sono state fornite.
Ho voluto fare questa premessa per ribadire e per sostenere un assunto importante. Quello che manca, e traspare anche dal suo intervento di oggi, è un ruolo attivo della Regione sul piano delle politiche ambientali. Guarda caso, Assessore, poi queste cose fanno tutte riferimento alla mia provincia.
Rilevo che c’è da parte della Giunta regionale una politica ambientale. In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un escalation di problemi irrisolti. Mi riferisco, lei sa meglio di me, alla vicenda dell’Agro-ter, dove una commissione di inchiesta regionale ha dimostrato le gravissime responsabilità nel fare controlli dell’amministrazione provinciale di Pesaro Urbino e della struttura regionale nel concedere le autorizzazioni, mi riferisco alla vicenda della Metalli Infusi di Acqualagna, dove coperture pubbliche – non sue – hanno consentito il passo in avanti delle procedure rispetto ad un impianto assolutamente atipico, e comunque non adatto all’ambiente, alla vicenda di Schieppe, dove l’Assessore Minardi si scandalizza e richiama la differenza fra un procedimento tecnico e le responsabilità politiche. Voglio dire all’Assessore Minardi che se si riferiva a me nella sua risposta, io ho contestato il fatto che questo Consiglio regionale, a maggioranza, ha espresso un indirizzo, rispetto al quale l’Assessore Minardi non deve bloccare l’istruttoria, ma deve assumere, insieme ai suoi colleghi di Giunta, le iniziative politiche e amministrative necessarie per adempiere a quell’aspetto.
Manca un indirizzo di fondo della Giunta regionale rispetto alla tutela dell’ambiente, soprattutto rispetto ad alcune realizzazioni, e questa incapacità e non presenza dà il via libera ai “capitani di sventura”, pubblici e privati, che continuano a fare razzie sul territorio, realizzando impianti non a norma, impianti pericolosi per la salute della gente. Rispetto a questo ci deve essere un soprassalto di responsabilità da parte del potere politico, da parte delle istituzioni, non per bloccare procedimenti ma per esprimere una posizione coerente, positiva della Regione Marche.


Interrogazione n. 568
del Consigliere Pistarelli
“Piano Industriale Aerdorica”

Interrogazione n. 583
del Consigliere Bugaro
“Amministratore delegato di Aerdorica S.p.A. e nuovo Piano Industriale dell’Azienda”

Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 568 del Consigliere Pistarelli, abbinata all’interrogazione n. 583 del Consigliere Bugaro. Per la Giunta risponde l’Assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. In merito alle due interrogazioni che sono state presentate e che risalgono ad una data antecedente alle discussioni fatte sia nella seconda che nella terza Commissione e sia in uno degli ultimi Consigli regionali, voglio ribadire che il piano industriale è stato oggetto di una valutazione ampia, attenta e approfondita in sede consiliare e di commissioni.
Per quanto riguarda la previsione del piano industriale sulla compagnia aerea voglio ribadire, ancor oggi, che questa compagnia non è operativa e, proprio nell’ultima assemblea dei soci, è stato da me presentato un ordine del giorno dove si chiede che tutte le decisioni inerenti le strategie importanti all’interno dell’Aerdorica devono passare all’interno del Consiglio di amministrazione. Così vale anche per quanto riguarda la compagnia aerea che, vi ripeto, ancor oggi non è operativa e che il prossimo consiglio di amministrazione valuterà anche di congelare rispetto alle prospettive relative al piano industriale.
Per quanto riguarda la redazione del piano industriale che è stato fatto, è stato dato incarico a un professore che ci risulta essere uno stimato docente, specifico nella materia, e un noto professionista.
Il piano industriale è stato assunto come proprio dal Consiglio di amministrazione, presentato all’assemblea dei soci, che lo ha approvato all’unanimità, come strumento valido per la programmazione dell’azione della società. Il piano è stato fatto proprio anche dei soci, quindi anche della Regione che ha valutato e verificato la validità per la società. Questo è ciò che è stato rilevato relativo al piano.
L’entità del compenso relativo alla redazione del piano erogato al professionista, come abbiamo già avuto modo di comunicare in questo Consiglio, è stato di 160 mila euro, dato in due tranches.
Inoltre non si è a conoscenza, perché la compagnia non è attiva, di eventuali contatti che l’amministratore delegato avrebbe avuto per la messa in opera della compagnia aerea.
Si è dovuto arrivare alla sostituzione del vettore italiano Club Aire con altro vettore, quello della compagnia francese Blue Line, perché il Club Air ha cessato l’attività per motivi di dissesto finanziario, quindi si è dovuto reperire un nuovo vettore per poter garantire l’offerta dello scalo di Ancona.
Per quanto riguarda le ulteriori perdite che qui vengono denunciate, credo che sia necessario avere un confronto, un’analisi e un approfondimento in merito al bilancio che dovrà essere presentato nei mesi prossimi.
L’Aerdorica è una società commerciale che è tenuta ad agire ed agisce secondo le regole del codice civile e non secondo le logiche pubblicistiche. Le decisioni competono al Consiglio di amministrazione e a tutti gli azionisti quindi non solo la Regione Marche.
Nell’assemblea dei soci relativa all’approvazione del bilancio, assemblea che è stata definita e si terrà entro il mese di marzo, verranno attentamente valutate la verifica non solo del bilancio ma anche di tutta l’attività svolta sia dal Consiglio di amministrazione che dell’amministratore delegato.
Per quanto riguarda la scelta dell’amministratore delegato ho avuto già modo di rispondere all’interrogazione presentata dal Consigliere Rocchi sulle modalità in cui è stata effettuata questa scelta. Sono stati infatti acquisiti da parte dell’amministrazione regionale i curricula di vari professionisti che ce li hanno inviati, li abbiamo esaminati e valutati insieme a tutti i soci pubblici e privati, si è deciso di dare una risposta immediata, rispetto alla valutazione di questi curricula, alle esigenze e alle necessità dell’aeroporto.
Sulla base di queste esigenze e necessità tutti i soci, pubblici e privati, hanno indicato l’amministratore delegato nella persona che è stata scelta. L’attuale amministratore ha indicato nel curriculum esperienze di direzione di strutture aeroportuali anche importanti, anche se come tutti i manager e come tutti i dirigenti, devono poi essere valutati sul campo sull’attività che loro fanno.
Il compenso di 12 mila euro è stato stabilito secondo gli attuali parametri di mercato, sulla base della complessità del compito che è stato assegnato.
Inoltre, per quanto risulta il piano industriale, è stato presentato a tutti i soci, sia pubblici che privati, è stato presentato anche alle parti sociali che, in una prima fase, è vero, era stata presentata la parte più ridimensionata, ma successivamente il piano industriale complessivamente completo.
Questo è quanto veniva evidenziato dalle richieste delle due interrogazioni, ritengo che un’ulteriore verifica e approfondimento in merito alla situazione Aerdorica potrà essere fatto al momento della presentazione del bilancio, in cui faremo una verifica e valutazione per quanto riguarda i conti e per quanto riguarda tutte le altre attività commerciali e di traffico dello stesso aeroporto.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Pistarelli.


Fabio PISTARELLI. Assessore, le domande poste dall’interrogazione sono state solo in parte da lei evase. Dico questo perché erano domande puntuali anche se si riferivano ad un periodo preciso, quello di fine ottobre-primi di novembre.
Mi rendo conto che ci sono stati nel frattempo tanti incontri, confronti in Commissioni e anche in aula, sul tema Aerdorica, pertanto alcune delle questioni sono state a suo tempo affrontate ma, ricordo a me stesso e soprattutto all’Assessore, che altre questioni poi si sono sovrapposte nel tempo, ultima quella pagina poco edificante del volo di Parigi che ha lasciato a terra decine e decine di ignari utenti. Ignari della mala-gestio, non so come definirla, della gestione approssimativa, relativa al vettore, nuovo tra l’altro, scelto proprio dall’amministratore Wendler, al posto di quella precedente compagnia che lei citava come compagnia in difficoltà economiche e per questo sostituita. Il nuovo vettore, scelto da noi, come mai si è trovato nelle condizioni di dover annullare un volo, perché il pagamento non era stato puntualmente effettuato nei termini dovuti o nelle procedure ordinarie?
Ecco perché le domande a cui doveva e dovrà rispondere l’Assessore, non sono solo sulle questioni particolari, ma sono sull’insieme, perché qui stiamo parlando, l’interrogazione infatti iniziava da questo, di un piano industriale che prevede impegni onerosi, anche da parte della Regione Marche, che non si è sottratta ad oggi, in assestamento di bilancio, nel bilancio ordinario, abbiamo poste importanti, prevede tutto ciò per un rilancio forte dell’attività dell’Aerdorica in quanto società, cioè dell’attività complessiva dell’aeroporto.
Tutto questo, di fronte al fatto che abbiamo constatato una difficoltà di rapporti ordinari, perché si tratta della gestione di un volo che era stato programmato da tempo, non è un volo che è stato gestito all’ultimo momento da parte dell’attuale gestione dell’Aerdorica.
Di fronte a tutto ciò, ancora di più, c’è necessità di avere risposta alle prime due domande che ponevo nella mia interrogazione. E’ vero che l’attuale indebitamento è così pesante da sfiorare i 20 milioni di euro? Sì, lo sappiamo, lo dobbiamo ribadire. Il piano di investimenti prevede o no, per gli anni 2007-2008, un ulteriore investimento di 19 milioni di euro? Se è sì siamo di fronte a una gestione che è pronta ad assumersi questa grossa responsabilità di gestire un investimento così importante? Questa è la domanda di fondo, Assessore, a cui dobbiamo rispondere come rappresentanti del socio pubblico che ha maggioranza relativa nel pacchetto azionario, perché se è successo quello che è successo, se i sindacati hanno proposto uno sciopero perché preoccupati per il futuro, se vi sono stati già a suo tempo degli errori almeno di comunicazione – chiamiamoli così perché sulla questione compagnia aerea non sapevamo nulla nessuno e in realtà l’atto è vero, istitutivo e non costitutivo, per carità, però l’atto era stato sottoscritto dal notaio - allora non ci viene il dubbio che le mani della gestione non siano mani così ferme come si vogliono invece dipingere, anche da articoli recenti di stampa che rispondevano alle polemiche successive alla questione del volo di Parigi? Abbiamo questi dubbi, li dobbiamo sciogliere. La discussione dovrà proseguire, lo farà sicuramente l’assemblea sociale di marzo, ma lo dovremo fare noi anche per tempo, con la lettura dei bilanci bella approfondita, perché non dobbiamo sbagliare di fronte a programmi di investimento così forti e onerosi che riguarderanno non solo la Regione come socio ma anche la Regione come istituzione che sulle infrastrutture ha puntato, non dico tutto, ma una grande parte della partita del rilancio dell’economia marchigiana.
Sono insoddisfatto della posizione della Regione che è molto piratesca in questo periodo di fronte a gesti, situazioni e fatti che si sono verificati a livello gestionale, che non hanno assolutamente dato il segnale di un cambiamento e di un rilancio forte, da tutti atteso, per quanto riguarda l’Aerdorica e lo scalo di Falconara.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Non posso che associarmi con quanto ha detto la collega Pistarelli perché l’interrogazione è stata formulata nello scorso mese di novembre e da allora alcune cose sono cambiate mentre altre purtroppo sono peggiorate. Vediamo che dietro quella che più che altro è diventata una scusa, il rinnovo della concessione da parte dell’Enac, si nascondono, in realtà, dinamiche commerciali che portano tutte quanti un segno negativo. E’ dell’altro giorno il saldo 2006 sui transiti, oltre aver cassato alcune rotte che erano oltre che in perdita anche in declino dal punto di vista dei transiti, quelle che sono rimaste portano un segno negativo. L’unica che è migliorata, rispetto al passato, è quella per Liverpool ma semplicemente perché prima non c’era, quindi mi sembra un risultato alquanto ridicolo, soprattutto non c’è un’inversione nel trend negativo da parte dello scalo.
Nell’interrogazione avevo ravvisato alcune cose che mi sembravano del tutto singolari, ad iniziare dal piano industriale, che ci è stato spiegato nel frattempo in Commissione da parte dell’amministratore delegato. Questa cosa della compagnia aerea non ci convinceva e non ci convince tutt’ora perché ci sembra solamente una scusa, perché poi è stata posta quale condicio sine qua non come parametro per l’ottenimento della concessione da parte dell’Enac. Questo non sta scritto da nessuna parte, non è un vincolo, non è fra gli standard richiesti per ottenere questa concessione.
Mi sembra che lo scalo sia oggetto di un continuo declino e mi sembra che il governo regionale sia abbastanza, non dico latitante, ma inerme rispetto a questa situazione. Sono d’accordo che la bacchetta magica non ce l’ha nessuno, soprattutto quando si tratta di aziende, ci vuole il tempo giusto per poter mandare a regime quelli che sono i cambiamenti, però mi sembra che il trend sia assolutamente lo stesso e che i cambiamenti non ce ne siano e che lo scalo dorico perda in giro per il mondo non solo in termini commerciali ma anche in termini di immagine. La vicenda di Parigi è scandalosa e abbastanza raccapricciante per noi marchigiani, perché tutto il mondo, tutta Europa, a Parigi Charles de Gaulle, quel giorno hanno saputo che eravamo dei morosi, che non avevamo pagato. E’ stata una vicenda squallida che non ha certamente onorato la nostra marchigianità e di queste vicende l’aeroporto, ultimamente, ci sta facendo vivere delle pagine non brillanti.
Nel rapporto pubblico-privato, anche all’interno delle due singole compagini pubbliche e private, non mi sembra sia corretto questo patto che poteva essere sicuramente, come in passato, foriero di risultati. E’ fallito perché mi sembra che questo rapporto non ci sia, sia un rapporto ormai incancrenito che non produce niente di buono.
I dubbi sul personaggio Wendler da parte nostra rimangono, rimangono i dubbi sul metodo, a come si è arrivati a questa nomina, rimangono dubbi sulla biografia dell’uomo perché non ci sembra sia quello che in quest’aula ci eravamo proposti, anche con il Presidente, d’accordo un po’ tutti i Gruppi, nella scorsa estate, cioè quello di individuare una persona con delle chiarissime e conclamate esperienze nel campo dei traffici aeroportuali. Leggendo il suo curriculum questo non è emerso.
Non ci è piaciuto il metodo e soprattutto il costo, anche se irrilevante ai fini della gestione generale e delle perdite generali, perché 140 mila euro rispetto a 20 milioni sono un niente, ma sono comunque dei segnali, non ci è piaciuto questo affidamento allo stesso professore che era, guarda caso, il primo referente indicato nel curriculum di Wendler. Tra l’altro questo piano ricalca molto il piano fatto dallo stesso professore in un altro scalo, sembra quasi un copia-incolla. Questo metodo di essere presi per il naso o quasi, come cittadini e come marchigiani, non ci piace.
Noi, come forza politica, continueremo, come abbiamo sempre fatto, soprattutto da un certo periodo a questa parte, a vigilare sull’aeroporto perché riteniamo che sia una infrastruttura assolutamente strategica per la crescita del nostro territorio e per le nostre relazioni commerciali e culturali.
Riteniamo che l’amministrazione dell’aeroporto, in questo momento, non sia delle più brillanti e soprattutto non ci sia stato quel cambio di marcia che chiedevamo, si sta invece continuando a navigare a vista, tra l’altro, ultimamente, ci stiamo anche rimettendo la faccia su base internazionale.


Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola, sull’ordine dei lavori, il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Chiedo all’aula la possibilità di anticipare l’interpellanza n. 34 che da diversi mesi è all’ordine del giorno e ogni volta, per economia nella discussione, scivola in fondo all’ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’anticipazione della discussione dell’interpellanza n. 34.

Il Consiglio approva


Interpellanza n. 34
dei Consiglieri Comi, Giannini
“Fatti accaduti alla facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Macerata”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 34 dei Consiglieri Comi e Giannini. Ha la parola il Consigliere Comi per l’illustrazione.

Francesco COMI. I fatti di cui si chiede un chiarimento riguardano il mese di ottobre quando, di fronte all’Università di Macerata, sono avvenuti disordini e disagi al momento dell’iscrizione al corso di laurea di scienze della formazione, un corso di laurea a numero chiuso. Per sedare il clima di tensione che si era creato sono dovute intervenire le forze dell’ordine, c’è stato bisogno dell’intervento dei vigili urbani per il caos nato di fronte all’Università. Sono seguite numerose denunce e numerosi ricorsi di tanti studenti provenuti da tanta parte d’Italia che pur di procurarsi il biglietto, che numerava l’ordine cronologico degli arrivi, sono dovuti ricorrere, in alcuni casi, anche alla forza fisica e al furto.
C’è stato un clima di tensione che ha messo in grande difficoltà tanti studenti, creando grande imbarazzo, perché sono state penalizzate aspettative legittime del diritto all’iscrizione a causa di una poco attenta modalità individuata dall’Università per raccogliere le iscrizioni. Mi spiego. L’Università di Macerata, per l’iscrizione a numero chiuso, aveva individuato un bando con il quale selezionava, tra gli 800 aspiranti, i 400 aventi diritto. Da questa prova selettiva, che prevedeva un costo di iscrizione e una prova a quiz, sono emersi 400 nominativi, tanti quanti gli aventi diritto. Non è stato previsto, e questo è l’errore dell’Università, che alcuni studenti, come era tra l’altro prevedibile, avrebbero rinunciato, perché molti si iscrivono contestualmente a più corsi, o perché magari rinunciano nelle ultime ore. Per l’assegnazione dei 34 posti di coloro che avevano rinunciato, piuttosto che seguire un criterio meritocratico, l’ordine della valutazione del corso, si è ricorso, invece, al criterio della domanda secondo l’ordine cronologico. Per cui molti giovani che hanno pagato un’iscrizione per una prova selettiva, che magari sono arrivati tra i 400, non saranno iscritti a questo corso.
Quanto accaduto non è di nostra competenza, quindi la Regione Marche non può vantare alcun diritto nel definire le regole trasparenti dell’accesso allo studio, però il nostro dovere, come istituzione, è quello di muovere un rilievo, nei confronti dell’istituzione universitaria maceratese, ma in ogni caso alle istituzioni universitarie, perché fatti del genere non accadano più, perché gli studenti, che ne hanno titolo e merito e che vogliono iscriversi all’università, possano farlo senza ricorrere a trucchi, stratagemmi, alla forza fisica e al furto, cosa che è accaduta.
Ci sono stati numerosi ricorsi, vorrei capire dal nostro Assessore, che so che ha seguito tempestivamente quanto accaduto, quale tipo di iniziativa ha assunto la Regione e quale tipo di impegno, semmai, ha assunto l’Università di Macerata, per rimuovere questi limiti e per scongiurarne altri nel futuro.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Come diceva il Consigliere Comi da tempo avevo interpellato, perché la questione era stata posta alcune settimane fa, direttamente l’Università, chiedendo lumi sugli eventi che lui ha ricordato, in particolare sulla causa delle tensioni che oggettivamente si sono create e che hanno richiesto, addirittura, l’intervento delle forze dell’ordine, cose assolutamente inusitate, visto l’argomento di cui si trattava, cioè l’iscrizione a una facoltà universitaria.
Il Preside della Facoltà di scienze della formazione mi ha esibito un parere che ora leggo e che rimane agli atti, poi dirò le cose che ci siamo detti.
Il Preside precisa quanto segue: “Sia nell’A.A. 2004-05 che nel successivo A.A. 2005-06 il MIUR concesse in proposito all’Università di Macerata 240 posti per anno, su specifica richiesta dell’Ateneo. Il bando prevedeva che si sarebbe tenuta la prova di ammissione se i candidati, il giorno della prova, fossero stati in numero superiore ai 240 posti. Altrimenti i posti sarebbero stati a disposizione di coloro che, in ordire cronologico progressivo, avessero presentato alla Segreteria Studenti domanda di immatricolazione. I candidati furono inferiori al numero contingentato, la prova non si tenne e le immatricolazioni si effettuarono nei modo suddetto e fu necessario del tempo, e senza problemi di sorta, per coprire i posti messi a disposizione dal Ministero.
In quest’A.A. 2006-07, su propria specifica richiesta, ha chiesto e ottenuto dal MIUR 400 posti (160 pesti in più rispetto ai due precedenti anni accademici). Il banco emesso luglio 2000 (nello stesso arco temporale, come dovuto, dei due precedenti anni accademici prevedeva che i posti non coperti dagli idonei nella prova (400 tanti quanti i posti messi disposizione) si sarebbero coperti in moto analogo ai due precedenti anni accademici, da quanti avessero presentato, in ordine cronologico progressivo alla Segreteria Studenti domanda di immatricolazione. II giorno della prova, 11 settembre 2006, contro ogni previstone rispetto alla cita del 25 luglio 2006, si sono presentati 801 candidati. Sottoposti al test, come da bando, sono stati dichiarati idonei in 430, pari a, contingente assegnato. Di questi 400, però, 34 non si sono poi comunque iscritti. Il bando prevedeva la copertura dei posti residui, come in passato, con il meccanismo suddetto (secondo il criterio precipuo dell’ordine cronologico di presentazione delle domande). A causa, pare di un’ansia diffusa per cui il Cdl in scienze della formazione primaria poteva a brevissimo essere soppresse e il titolo non avere più valore abilitante, a motivo delle tante dichiarazioni di riformarlo espresse dal Ministero negli ultimi anni (ma il tavolo ministeriale adunato allo scopo è tuttora lontano da un esito condiviso né mai si è parlato del corso di laurea, ecc.) – si è saputo in seguito da molti degli stessi aspiranti - il 3 ottobre 2006, giorno previsto dal bando per l’inizio delle operazioni dl immatricolazione sui posti eventualmente rimasti scoperti, si sono presentati in numero ben maggiore ai 34 posti residui, tanto da richiedere l’impiego delle forze di Polizia per il mantenimento dell’ordine pubblico. II 3 ottobre 2006 ho personalmente distribuito, come da bando e nell’assoluta fedeltà al bando (che non poteva non essere rispettato né era possibile superare il torto dei 400 posti complessivi messi a disposizione), i cartoncini in numero progressivo, regolarmente timbrati.
Questo è il resoconto dell’accaduto.
Il prossimo Anno Accademico, alla luce di quanto occorso, pur nella discrezionalità che ogni sede universitaria ha in merito al suddetto bando rispetto ai decreti ministeriali sinora emessi al riguardo, adotteremo sicuramente modalità organizzative per le immatricolazioni su posti eventualmente residui in regime in autotutela per l’Ateneo medesimo.”.
A seguito di colloqui svolti tra me e il Presidente si è chiarito ulteriormente che questa procedura che li ha sorpresi questo anno – negli anni accademici precedenti tutto ciò non si era verificato – pur convinti di aver agito nella legalità, sicuramente si sono resi consapevoli di quanto accaduto e di quanto si sarebbe dovuto scongiurare per il prossimo anno. Quindi mi hanno assicurato che il prossimo anno faranno tesoro di quanto accaduto quest’anno in modo tale che, qualora ci sia il numero di persone superiore al numero dei posti concessi dal Ministero o qualora ci sia comunque da mettere, non dico a gara, ma alla “sorte” la copertura di un certo numero di posti, si escogiterà una metodologia più tranquilla che eviti ciò che è accaduto quest’anno. Però l’università rimane, seppur nell’amarezza per l’accaduto che ha dato origine a questa interpellanza, nella certezza di avere rispettato alla lettera la legge, alle regole e al bando, e quindi di non dover dedicare ancora attenzione su questo versante in questo anno accademico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi per la replica.

Francesco COMI. Sono soddisfatto, e credo di parlare anche a nome della Consigliera Giannini, che ha condiviso e sottoscritto con me questa interpellanza, dell’iniziativa dell’Assessorato e della Giunta regionale. Non so se ritenermi compiaciuto dell’esito di questo percorso e dell’impegno concreto dell’Università di Macerata. Perché è vero che l’Università ha rispettato la normativa vigente in tema di procedure di reclutamento e di selezione, in tema di accesso al diritto allo studio, ma è pur vero che, con uno sforzo non di grande lungimiranza ma di un minimo di attenzione, era prevedibile immaginare che, una volta selezionato un numero di aventi diritto, qualcuno di questi potesse anche rinunciare. In tutta Italia, in qualunque università, quando si seleziona un numero così ampio di studenti, quattrocento, è prevedibile che una percentuale del 5-10% rinunci. Questo tipo di situazione non è stata prevista a Macerata. Non è un errore giustificabile perché accade in tutte le università e non è giustificabile perché, di fatto, ha frustato e limitato l’accesso all’iscrizione universitaria che deve essere una prerogativa di tutti, improntata alla massima trasparenza, con la massima pubblicizzazione e che deve garantire a tutti condizioni di pari dignità e di pari opportunità.
Credo comunque questo fatto possa essere di insegnamento. Il sollecito della Regione, tempestivamente pervenuto all’Università, può essere esteso, questa è anche la nostra funzione, a tutte le università, perché evitino in futuro, non sarebbero altrimenti giustificabili, errori di questo tipo. L’impegno è che l’anno prossimo, indipendentemente dal rispetto della legge, l’Università di Macerata faccia di tutto per non frustrare quei diritti che sono comunque muniti di qualche presidio costituzionale.


Proposta di legge regionale n. 135
della Giunta regionale
Modifiche alla legge regionale n. 11/2004 recante “Norme in materia di pesca marittima e acquacoltura”
Discussione e votazione sino all’art. 4

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 135, ad iniziativa della Giunta regionale. In attesa dell’arrivo del relatore di maggioranza, ha la parola il relatore di minoranza Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Quello che è emerso dall’attento studio di questa proposta di legge sono alcune modifiche che consentono di ricomprendere il tema della pesca professionale.
C’erano stati, in passato, alcuni problemi relativi all’interpretazione che veniva data a questa figura professionale, con questo intervento si va a coprire e a chiarire soprattutto questa situazione.
In Commissione abbiamo discusso abbastanza dell’argomento e ci siamo trovati d’accordo quasi su tutto tranne, per quanto mi riguarda, l’articolo 3, sul discorso del turismo, nel quale si va ad aggiungere la possibilità che viene data agli operatori di aprire una sorta di attività di ristorazione nei propri alloggi o strutture.
La modifica aggiunta “alloggi o strutture propri o indisponibilità”, questa “o indi-sponibilità” sicuramente può creare confusione, no Consigliere Binci? Nel senso che non ci sembra corretto dare la possibilità in tutti i luoghi di aprire questo tipo di attività. Si creerebbe, credo, un precedente abbastanza difficile da gestire, nel senso che se di ittoturismo vogliamo parlare è chiaro che il luogo in cui viene fatta la ristorazione, non può che essere quello che generalmente i pescatori professionisti utilizzano per la loro attività, che può essere la loro abitazione, per fare riferimento a quello che è un po’ l’agriturismo, oppure, se la cooperativa ha a disposizione degli spazi, come è accaduto per tantissimi anni nella mia città, Fano, con la Comar Pesca, ha una struttura sua, di sua pertinenza. Quindi sicuramente in quel caso ci vede favorevoli, ma dire “o in disponibilità” c’è di tutto e di più. Quindi credo che il problema della modifica sia proprio questo. Su questo punto credo che anche il Consigliere Donati sia d’accordo con me.
Per quanto riguarda il resto credo che non si possa che essere favorevoli anche perché si dà l’opportunità ai Comuni di vigilare sulle varie attività e credo che non ci siano che modifiche indispensabili a recuperare quanto era stato evidenziato di negativo in precedenza.
A questo punto, parlando prima con il Consigliere Donati, volevo chiedere se poteva essere lasciato l’articolo 3 come in precedenza, quello famoso dell’ittoturismo.
Mi riservo di ascoltare la relazione del Consigliere di maggioranza per poi esprimere il nostro voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Donati.

Sandro DONATI. La proposta di legge n. 135 ad iniziativa della Giunta regionale, apporta alcune modifiche alla legge regionale 13 maggio 2004, n. 11 concernente “Norme in materia di pesca marittima e acquicoltu-ra”.
La sentenza della Corte Costituzionale n. 213 del 2006 pronunciata a seguito di impugnativa per incostituzionalità, promossa nel 2004 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha eccepito solo rispetto alla quantificazione e alla riscossione, ad opera della Regione dei canoni demaniali dovuti per l’esercizio nelle acque territoriali dell’attività di acquicoltura. La Corte ha ribadito, in sostanza, il potere dominicale dello Stato, tutte le altre eccezioni di incostituzionalità sono state ritenute non fondate.
La necessità di adeguare la legge alla sentenza ha pertanto rappresentato l’occasione per apportare alcuni correttivi che consentiranno alla Regione di disciplinare al meglio nuovi ambiti di intervento, in particolare quello dell’ittiturismo.
L’articolo 1 è costituito da un solo comma con una modifica che consente di ricomprendere nella definizione di pesca professionale, non soltanto quella esercitata dalle imprese di pesca iscritte al relativo registro istituito presso ogni Capitaneria di porto, ma anche quella esercitata da quanti operano a titolo professionale nel settore in questione e che sono identificabili tramite l’iscrizione al registro dei pescatori marittimi.
L’articolo 2 della proposta di legge regionale risponde alle esigenze di ottemperare al dettato della sentenza della Corte Costituzionale esplicitando il rispetto della normativa statale di settore nell’esercizio delle funzioni inerenti sia la quantificazione che la verifica dell’avvenuta riscossione del canone a beneficio dell’erario, funzioni il cui esercizio spetta alla struttura organizzativa regionale competente in materia di pesca marittima.
Le modifiche proposte dall’articolo 3 costituiscono correttivi al testo di legge in vigore la cui necessità è stata riscontrata dalla Giunta in fase di predisposizione della normativa attuativa della medesima legge regionale n. 11 del 2004, specie per quanto attiene la disciplina dell’ittiturismo.
Tra l’altro viene ampliato, in linea con la normativa statale di riferimento, il novero delle strutture che possono essere utilizzate dall’imprenditore ai fini dell’esercizio dell’attività di ittiturismo, ritenendo eccessivamente limitato restringere la possibilità di esercizio della stessa alla sola abitazione o struttura in proprietà dell’imprenditore, estendo quindi la possibilità di esercitarla anche in alloggi o in altre strutture.
Viene infine sanato il vuoto normativo in materia di autorizzazione all’esercizio dell’attività di ittiturismo prevedendo la competenza in capo ai Comuni nel cui territorio le strutture ricadono, compresa la relativa funzione di vigilanza e controllo e l’applicazione delle sanzioni amministrative di cui si occupano gli articoli 5 e 6 della proposta di legge.
La Giunta, sentita la competente Commissione consiliare, definisce le modalità per il rilascio, la sospensione e la revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività di ittiturismo.
Attraverso l’articolo 4 si dispone in merito all’istituzione dell’Osservatorio regionale dell’economia ittica che dovrà avvalersi del supporto operativo fornito dalla sezione speciale per l’economia ittica dell’Agenzia per i servizi nel settore agro-alimentare nelle Marche, cioè l’Assam.

PRESIDENTE. E’ aperta la discussione generale.
Se non ci sono interventi passiamo alla votazione degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 1, istitutivo dell’articolo 1 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Rimango con i miei dubbi perché mi sembra che rimanga la proposta di aggiungere “propri alloggi e strutture” “o in disponibilità”, quindi si allarga, ma non riusciamo a capire, non mettiamo dei paletti precisi. Non sono molto convinto di questo e non vorrei che si arrivasse, come già accaduto, con gli agriturismo all’inizio, quando tutti aprivano agriturismo a destra e a manca e magari non erano mirati allo scopo preciso che quella legge aveva e che questa vorrebbe avere. Qui diamo la possibilità di aprire ovunque, quindi anche in campagna, perché se nella disponibilità di, e mettiamo dei paletti, altrimenti diventiamo tutti ristoratori, non credo che sia questo l’obiettivo. Se l’Assessore vuole ci può dare ulteriori chiarimenti.

PRESIDENTE. Ha la parola l‘Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Questa questione della disponibilità è stata messa in relazione a un maggior respiro che si voleva dare ai pescatori ma certamente non in zone diverse da quelle litoranee. Vi faccio esempi anche concreti che, soprattutto quelli che abitano nelle città costiere, conoscono: vi sono numerosissimi depositi oggi in parziale uso, o addirittura in disuso, sulle nostre coste, vicino a porticcioli o anche ex depositi per attrezzature di pesca, che potrebbero essere riutilizzati in questo modo. Comunque queste modalità vanno rese operative attraverso un regolamento attuativo che la Giunta predisporrà nel prossimo immediato futuro... (interruzione)...
“Indisponibilità” significa che se lo lasciamo solo alle case dei pescatori, di fatto avremmo delle attività che assomigliano molto all’affitto delle seconde case o del bed and breakfast che è una disponibilità che già esiste. Se non la leghiamo anche alla presenza di strutture che dopo, attraverso modalità attuative, possiamo meglio identificare sulla fascia litoranea, è una modalità che, secondo me, rimane di scarso respiro come attività multifunzionale dell’operatore della pesca.

PRESIDENTE. Per concludere ha parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Credo che bisognerebbe, innanzitutto, fare un’analisi di quella che è la situazione della pesca e non credo che in molte realtà, parlo principalmente di quella che conosco meglio che è la città di Fano, dove il porto peschereccio ormai si è ridotto a pochissimi pescherecci, ce ne sono 5 che stanno andando in demolizione, quindi è un mondo che sta anche scomparendo, senza avere un quadro preciso della situazione, si possa apportare questa modifica che, a mio avviso, andrebbe a creare una situazione in qualche caso anche di concorrenza sleale nei confronti di chi fa ristora-zione di pesce tutto l’anno e sempre. Quindi attenzione perché credo che potremo creare un precedente che non va incontro al miglioramento qualitativo della proposta della risorsa ristorazione pesce, perché qui non è assolutamente chiaro se vogliamo veramente andare incontro alle esigenze dei pescatori, darei un’opportunità in più, credo che dovremo stabilire alcuni punti fermi che qui, evidentemente, non ci sono, non esistono. In questa situazione chiunque potrebbe aprire un punto di ristoro andando in concorrenza anche sleale, con quelli che sono i ristoratori tradizionali che hanno ben altri requisiti pur di gestire il loro ristorante. Questo senza vietare ai pescatori di avere questa opportunità, però stabiliamo dei paletti ben precisi altrimenti, ripeto, ricreiamo le condizioni che abbiamo già visto sull’agriturismo dove tutti aprivano agriturismo, dove tutti vendevano prodotti che con l’agriturismo non avevano niente a che fare, creando una concorrenza sleale nei confronti degli altri ristoratori.
Continuo ad avere dei forti dubbi in questa situazione e questo articolo non mi sento assolutamente di votarlo.

Presidenza del Vicepresidente
Roberto Giannotti

Vittorio SANTORI. Questa è una norma di ampio spettro, che riguarda sì la pesca e l’acquacoltura ma in realtà investe anche il problema dell'ittiturismo. Io in particolare ho avuto una risposta da parte dell’Assessore con la quale c’era un impegno ben preciso a trasferire in dati recenti, in dati particolari, quella che era la normativa nazionale del settore e si è detto che la Regione farà un regolamento attuativo della legge sulla pesca-turismo e sull’ittiturismo. Adesso questo intervento legislativo, fatto in questa maniera, mi sembra veramente assurdo, perché da una parte spoglia la Regione della competenza al rilascio dell’autorizzazione, che è prevista dalla stessa legge regionale, e dall’altra addirittura interviene, successivamente con l’articolo 6, a favorire la riaper-tura di esercizi che sono sprovvisti di autorizzazione, quindi in violazione di legge, per non dire anche in violazione del codice penale.
Non so che valenza dare a questa proposta di legge, ma è bene che il Consiglio rifletta attentamente sull’iter che stiamo prendendo perché sull’impugnazione di questi atti me ne farò personalmente carico nelle sedi competenti.

Fabio PISTARELLI C’è un’altra questione che non ci convince, demandare il tutto alla Giunta regionale che con apposito regolamento dovrà dire quali sono i criteri e le modalità per il rilascio, la sospensione e la revoca all’autorizzazione dell’esercizio di ittiturismo.
Questa è la prassi delle norme in bianco, in pratica, di rinvio all’esecutivo di questioni che sono assolutamente delicate, è qui che si gioca la partita che il relatore D’Anna prima indicava, cioè vogliamo fare una cosa mirata, di qualità che elevi la qualità o sarà come sempre la leva per fare in modo che si faccia una parallela attività rispetto alla ristorazione ordinaria ma senza quei requisiti e quelle peculiarità che noi andiamo a cercare come abbiamo fatto in agricoltura? Questa è la domanda di fondo. Deman-diamo alla Giunta il compito di fare regolamenti, individuare criteri, eccetera, senza dare poi dei paletti specifici già dalla sede nella quale si deve fare attività, si dice addirittura che possono essere utilizzati anche manufatti o locali che siano nella disponibilità dell’imprenditore ittico, non nella proprietà; è chiaro che abbiamo maglie così larghe che possono distorcere la volontà positiva della legge, che noi condividiamo. Ecco la preoccupazione, se questo articolo 3 rimane così come formulato non possiamo votarlo e condizionerà anche il voto finale sulla legge.

Massimo BINCI. Per rispondere al Consigliere. In Commissione erano venuti fuori approfondimenti rispetto a che cosa significava ittiturismo, sulla questione della proprietà o dell’affitto, eccetera. Rispetto, per esempio, a quando si dice “non solo in proprietà”, vuol dire che un pescatore di quelli tradizionali, piccolo pescatore, che non ha la possibilità di fare pesca-turismo, cioè di servire il pescato sulla barca grande, ma ha una barca piccola e non ha una proprietà, avrà la possibilità di prendere un piccolo locale in affitto nel quale, una volta ritornato a terra, può consumare il pesce pescato insieme ai turisti ed eventualmente fare delle piccole attività culturali o altro.
L’altra preoccupazione emersa era che solo chi ha grosse possibilità di investimento può utilizzare questo strumento. Anzi, sono alle persone che hanno barche miliardarie o che fanno grosse società di pesca a cui dovrebbe essere limitata, perché lì c’è la capacità economica di concorrenza sleale verso chi esercita un’attività di ristorazione di pesce.
Nello stesso tempo c’era la necessità di favorire i piccoli pescatori e avevamo visto che sotto certi livelli di reddito quello prevalente era quello di pesca, che è un poco limitativo per il piccolo pescatore.
Quindi ci sono una serie di riequilibri che vanno fatti all’interno del regolamento e che gli uffici avevano detto che avrebbero presentato, una volta che la Giunta ne avesse fatto la bozza. C’è l’impegno della Commissione, è confermato all’articolo 3 quando si dice “sentita la Commissione competente”, di valutare in tutti questi aspetti il regolamento che verrà presentato dalla Giunta. Mi sembra che le preoccupazioni proposte dal Consigliere Pistarelli siano emerse nella Commissione e questa si è fatta garante di ridiscutere proprio degli aspetti particolari. Mi sembra, quindi, che queste preoccupazioni siano superate dalla discussione avvenuta in Commissione.

PRESIDENTE. Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. L’articolo 14 della legge n. 11 del 2004, che con questa proposta di legge vogliamo emendare, conferiva alla Regione le funzioni di vigilanza e di controllo. Noi adesso, con questo provvedimento, le vogliamo conferire ai Comuni. Non so per quale ragione di pubblico interesse viene fatta questa manovra anche perché i Comuni non potranno applicare correttamente la normativa non conoscendo a monte quali sono le regole, cioè il famoso regolamento che non è stato emanato dalla Regione. Sulla base di che cosa andranno ad applicare questi articoli? Ho dei dubbi veramente grandi su questa cosa.
Per non fare queste magre figure sarebbe opportuno ritirare questa proposta di legge, riesaminarla nella sede competente, magari anche con l’aiuto dell’ufficio legale della Regione, perché stiamo facendo veramente una cosa vergognosa, della quale ci dovremmo vergognare anche noi dell’opposizione perché coinvolti in un provvedimento veramente scandaloso, che porterà persone che hanno gestito senza autorizzazione queste cose ad essere autorizzati con un provvedimento della Regione. Domani scriverò di questa cosa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Mi sembra che ci si preoccupi prima del tempo, nel senso che c’è un allargamento, con questa legge si va a porre rimedio ad un problema che esisteva, cioè non era consentito l’ittiturismo. Adesso qui la legge lo consente, rimanda ad un regolamento. L’impegno della Commissione e degli uffici è di presentare il regolamento entro la primavera in maniera tale che diventi operativo per la prossima stagione.

Vittorio SANTORI. La legge è uguale per tutti, chi volete sanare con questo provvedimento?

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

Massimo BINCI. Qui non si sana proprio niente, perché non c’è scritto che c’è una sanatoria, c’è scritto, anzi, il contrario, e cioè finché non ci sarà il regolamento le nuove attività di ittiturismo non potranno essere esercitate. Gli uffici hanno detto che la Giunta presenterà il Regolamento entro la primavera in maniera tale che quello che è previsto dalla legge sia attuabile da parte dei Comuni sin dalla prossima stagione. Il controllo da parte dei Comuni è il controllo più normale perché è il livello più vicino al territorio. Permette di evidenziare quelle che sono le strutture, dal punto di vista anche urbanistico, tutto ciò che è in contrasto con il territorio esistente, tutto ciò che è in concorrenza sleale con quello che esiste, se ci fosse concorrenza sleale. Tutte le paure presentate prima, e che la Commissione aveva proposto rispetto alla concorrenza sleale, con un controllo a livello comunale vanno a cadere, perché basta una segnalazione su un giornale o al Sindaco, da parte di privati, che l’evidenziazione di una difformità rispetto a quanto prevede la legge diventa eclatante. Quindi, secondo me, il livello di controllo è un livello adeguato. L’importante, e qui chiedo all’Assessore, è che venga confermato l’impegno che in Commissione i dirigenti hanno presentato e cioè quello di approvazione da parte della Giunta del regolamento entro la prossima stagione, ci sarebbe un vuoto di potere solo in questo caso, ci sarebbe una vanificazione dell’intento della legge.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Volevo fare al Presidente della terza Commissione una domanda e a seconda della risposta che mi darà, ci saranno le condizioni per definire questo atto legittimo o illegittimo.
Sulla materia della pesca in mare è stata presentata una specifica proposta di legge da parte del sottoscritto e da altri Consiglieri. Potrebbe essere accaduto, come previsto dal regolamento, questa proposta non sia stata abbinata. Se è così, secondo me, questo atto è formalmente illegittimo. Se non è così, se la Commissione ha respinto l’atto, allora è un discorso diverso.
Mi risulta che la Commissione non abbia abbinato la proposta di legge a firma Giannotti, Ricci, Solazzi, depositata agli atti con tanto anticipo. Vorrei che questo aspetto fosse chiarito, altrimenti chiedo il rinvio in Commissione dell’atto e l’abbinamento formale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Visto che è importante che ci sia la disponibilità da parte di tutti di risolvere la questione, riteniamo opportuno mettere delle regole e favorire quel poco che è rimasto della pesca sul nostro territorio. Mi associo con chi ha proposto un ritiro perché sono emerse alcune situazioni, come ha chiaramente detto il collega Santori, che a mio avviso andrebbero riviste e che ci consentono, anche con la collaborazione di chi ha sollevato certe problematiche, di fare una legge che consenta poi di aprire quelle attività che possono andare incontro come elemento di supporto alla pesca. Corriamo il rischio, se non mettiamo delle regole, di dividerci su qualcosa di cui idealmente siamo tutti d’accordo. Ci sono dei dubbi, come ha detto Santori prima, dei problemi che non vogliamo assolutamente che emergano. Si vanno a sanare, come dice Santori, alcune situazioni pregresse, non solo sanare ma a premiare chi non si è comportato a dovere, mi sembra che questa cosa richieda un approfondimento. Quindi, con lo spirito di massima collaborazione, chiedo anch’io il ritiro.

PRESIDENTE. Invito i Consiglieri a definire bene il tipo di richiesta, se è una richiesta di rinvio o di ritiro, tenendo conto che il Consiglio comunque ha già approvato quattro articoli della legge, quindi un rinvio o una rivisitazione riguarderebbe solo gli articoli 5, 6 e 7.
Ha la parola il Presidente della terza Commissione Rocchi.

Lidio ROCCHI. Stavo cercando di capire se è stata depositata un’altra proposta di legge perché noi in Commissione non l’abbiamo vista, non so quando è stata presentata da parte dei colleghi Consiglieri. Debbo accertarmi in modo da poter dare una risposta giusta, positiva o negativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questa è una modifica che è arrivata in aula principalmente per un adeguamento a un ricorso costituzionale, quindi in questo aspetto.
Penso che dovrebbe essere la dott.ssa Santoncini a darci un parere rispetto all’incompatibilità o meno di operare in presenza di proposte di legge presentate, cioè se era possibile, in presenza di una proposta su un medesimo argomento, affrontare separata-mente questo adeguamento costituzionale. Io penso di sì, perché una proposta di legge indica una modifica sostanziale, qui è una modifica parziale. Penso che questo era lo spirito all’interno della Commissione, si era proprio fatto riferimento alla presenza di proposte di legge in questi ambiti e non mi sembra che fosse stata posta in maniera escludente rispetto alla possibilità di discutere questo adeguamento costituzionale. Nessuno, almeno in Commissione, lo ha presentato come problema.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Qualche considerazione perché in realtà, al di là degli aspetti formali, se ci sono o non ci sono altre proposte di legge, stamattina, secondo me, siamo in grado di intervenire nel testo, mi pare che la legge proposta si regga su due articoli, l’articolo 3 e l’articolo 5. Senza una sinergia e contestualità di applicazione di questi due articoli, questa legge non avrebbe senso. Per cui manca, a mio modo di vedere, una terza questione, quella di dire che il regolamento che la Giunta regionale dovrà definire per il rilascio della eventuale revoca delle autorizzazioni, deve essere fatto in tempo rapidissimo, altrimenti i Comuni su che cosa faranno i controlli e le valutazioni, se ci sono irregolarità o no? Occorrerebbe quindi che questo Consiglio regionale approvasse un ordine del giorno che indichi alla Giunta che deve fare il regolamento entro un mese.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Ho una comunicazione da parte del dirigente della terza Commissione che dice che la proposta presentata, la n. 96, è un’altra cosa.

(Discussione in aula)

PRESIDENTE. Scusate, credo che il Consiglio non debba discutere adesso nel merito se è pertinente o meno, faccio quindi una proposta. Sospendiamo per un quarto d’ora la discussione di questa proposta di legge, discutiamo un altro tema, nel frattempo si riunirà la Commissione per definire il modo che sarà ritenuto migliore per approvare questa legge.


Proposta di regolamento n. 6
dell’Ufficio di Presidenza
“Modifiche agli articoli 19 e 20 del Regolamento Interno del Consiglio Regionale”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta regolamento n. 6, ad iniziativa dell’Ufficio di Presidenza. Ha la parola il relatore Favia.

David FAVIA. Per la verità l’atto è estremamente semplice, in quanto mira a rendere la normativa relativa alla durata delle Commissioni permanenti in linea con le previsioni del nuovo Statuto, quindi la filosofia del nuovo Statuto è quello di tenere gli organi tutti in carica per l’intera legislatura.
Questa è una modifica che faremo sicuramente nell’ambito della modifica del regolamento sulla quale sta lavorando l’Ufficio di Presidenza e su cui poi lavorerà la Commissione competente. Si è ritenuto di anticipare, per questo particolare organismo, l’adeguamento temporale. Ho visto anche che c’è un emendamento della Consigliera Benatti che poi lo illustrerà e che, da parte mia, è condivisibile. Credo che la mia relazione possa cessare qua con la raccomandazione di votare favorevolmente.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione dell’articolato.
Emendamento all’articolo 1 della Consigliera Stefania Benatti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Proposta di regolamento n. 6, composta di un solo articolo (emendata). La pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Proposta di atto amministrativo n. 35
della Giunta regionale
“Individuazione delle procedure ed aggiornamento dei requisiti previsti per l’accreditamento istituzionale degli stabilimenti termali”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 35 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. La presente proposta di atto amministrativo è stata approvata in quinta Commissione dopo una discussione, anche abbastanza snella, con una condivisione molto ampia. Ciò che andiamo ad adottare non fa altro che recepire nel merito i contenuti di un accordo nazionale, la Conferenza Stato-Regioni del 29/4/2004.
L’oggetto è quello dell’individuazione delle procedure e dei requisiti per l’accreditamento istituzionale degli stabilimenti termali. La nostra legge regionale, la n. 20 del 2000, stabilisce che gli stabilimenti termali siano sottoposti a procedure di autorizzazione, accreditamento e accordi contrattuali, cosa che tra l’altro è prevista per tutte le attività sanitarie a seguito anche del decreto legislativo n. 229 del 1999. La stessa legge regionale detta i tempi e le procedure di tali istituti. Quindi non facciamo altro che adempiere a una legge regionale e nel fare questo recepire anche gli ulteriori requisiti per l’accreditamento, quelli specifici, per gli stabilimenti termali individuati dalla Giunta regionale.
Nel merito la Regione non ha introdotto novità, perché ha all’inizio recepito sostanzialmente l’accordo della Conferenza Stato-Regioni del 29 aprile 2004 che ha ad oggetto l’erogazione delle prestazioni termali relative al biennio 2003/2004. Quel contenuto che di quell’accordo è nato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, d’intesa con il Coordinamento interregionali degli Assessori alla sanità e anche d’intesa con la Federterme, che è l’associazione di categoria.
La quinta Commissione, nel valutare il merito di quell’accordo, ha anche incontrato l’associazione di categoria e ha di fatto ribadito la validità della proposta della Giunta regionale.
Non voglio entrare nel merito della discussione, salvo che il dibattito non lo ritenga utile, chiediamo al Consiglio regionale di recepire l’accordo e di metterci tempestivamente nelle condizioni di agevolare l’azione di tutte le istituzioni e gli stabilimenti termali della regione Marche, visto che siamo anche in ritardo rispetto ai tempi.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Mi riconosco nella relazione del relatore di maggioranza, si tratta sostanzialmente di un recepimento di un accordo che individuava i requisiti con un grado di dettaglio rispetto al quale la Commissione non ha potuto che verificare la coerenza di ciò che stiamo approvando oggi e quello che era il contenuto di dettaglio, del provvedimento che recepiamo. Quindi, anche per le ragioni che diceva prima il Consigliere Comi, dichiaro il voto favorevole.

PRESIDENTE. E’ aperta la discussione generale. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Proposta di atto amministrativo n. 35. La pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Proposta di atto amministrativo n. 39
della Giunta regionale
“Legge regionale n. 39/97 articolo 3, commi 1,2,3 – Programma triennale degli interventi regionali a favore degli emigrati marchigiani per gli anni 2007 – 2009”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 39 della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Nel corso del triennio 2004-2006 la Regione Marche, con i vari Piani annuali succedutisi nel tempo, ha cercato di rafforzare la presenza delle Associazioni all’estero sostenendone le attività e rivolgendo particolare attenzione ai giovani al fine di costruire nuove leve che possano integrarsi nella vita delle associazioni, conservare una vita associativa e, nello stesso tempo, avviare nuove attività.
Con il Programma triennale presentato a questo Consiglio, si intende dotare la Regione di strumento essenziale per la Programmazione, nonché di un mezzo utile anche per esaminare compiutamente le dinamiche sociali e per comprendere e valutare l’andamento delle situazioni sulle quali calare poi gli indirizzi di ordine politico.
Lo sviluppo e l’allargamento dei rapporti tra i marchigiani di tutto il mondo saranno perseguiti, nel triennio 2007-2009, mediante uno schema strategicamente organizzato in due macro progetti, tra loro strettamente correlati:
- potenziamento organizzativo del sistema dell’associazionismo dei marchigiani nel mondo mediante:
- una semplificazione delle procedure nei rapporti amministrativi e contabili con le associazioni;
- ricerca di nuove formule di aggregazione dei marchiani nel mondo, tese all’ampliamento del numero dei facenti parte della grande comunità delle Marche. Attualmente le associazioni riconosciute nell’albo regionale contano (dati 2005) 14.144 iscritti, di cui 1591 giovani.
Una semplice analisi dei dati sopra indicati mette in evidenza come è assolutamente necessario sviluppare rapporti con le comunità di marchigiani anche in paesi dove esse sono presenti in maniera importante (ad esempio Stati Uniti o Gran Bretagna) , ma che attualmente non sono rappresentate;
- sviluppare un più adeguato utilizzo degli strumenti di comunicazione virtuale (mi riferisco a sito internet, posta elettronica, newsletter ecc) attualmente a disposizione, anche mediante il loro potenziamen-to;
- costituzione di una “banca dati dell’emigrazione marchigiana” che, partendo dalle informazioni raccolte presso i Ministeri competenti e le Associazioni dei vari Stati, anagrafici, comunali, facendo tesoro dell’esperienza compiuta dalla Provincia di Pesaro Urbino, consenta un monitoraggio il più veritiero ed aggiornato possibile del fenomeno migratorio regionale;
- lo studio di fattibilità ed eventuale progettazione ed avvio di una struttura museale dell’emigrazione in collaborazione con le Amministrazioni provinciali e con la consapevolezza che un complesso di buone iniziative verso i marchigiani all’estero non può prescindere da una diffusa consapevolezza della loro storia e del loro essere attuale tra i marchigiani nelle Marche.
Quindi la formazione delle nuove generazioni di discendenti di marchigiani, tesa alla salvaguardia delle radici sociali ed economiche con la terra di origine intesa non come momento di conservazione ma di sviluppo socio-economico:
- la promozione dell’organizzazione di corsi di lingua italiana nei vari sede, ove hanno sede le associazioni;
- la promozione della formazione professionale ed universitaria dei soggetti meritevoli, presso scuole ed università marchigiane;
- la promozione di corsi di Formazione Manageriale Post Laurea destinati a discendenti di marchigiani;
- la promozione di stages destinati a giovani discendenti di marchigiani, presso le aziende delle Marche. Alla buona riuscita di questa azione possono contribuire le associazioni, segnalando giovani, tecnici e laureati che diano il consenso ad inserire il proprio curriculum in una banca disposizione delle imprese marchigiane: Si ritiene, infatti, che i giovani, una volta formati, possano costituire una importante “antenna” per le aziende marchigiane ed un fondamentale “vettore” per lo sviluppo dei rapporti tra le aziende;
- la promozione di iniziative in campo culturale che abbiano valenza continentale. Mediante questo progetto si intende rispondere alle esigenze di soddisfare le richieste di attività culturali qualificate, promuovere le Marche nel mondo, razionalizzare i costi economici derivanti dall’organizzazione di eventi culturali mediante la loro ottimizzazione, promuovere la costituzione di circuiti per la realizzazione di mostre, eventi teatrali o musicali o cinematografici.
Infine le Conferenze internazionali che devono proprio servire per poter dare una svolta nei rapporti con i marchigiani di tutto il mondo.
E’ questo il nuovo piano triennale e spero che il Consiglio possa approvarlo in modo da poter iniziare un percorso nuovo che ci porti ad avere più possibilità di contatto con i nostri marchigiani all’estero.

PRESIDENTE. Il Consigliere Enrico Cesaroni, relatore di minoranza, non è presente, quindi apro la discussione generale.
Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Brevemente perché la questione dell’emigrazione, tra l’altro, è stata anche al centro della Giornata delle Marche sotto questo profilo ci ha visto sempre collaborare perché è un tema a noi caro.
Non sono completamente d’accordo sulla relazione che accompagna il nuovo piano triennale perché sulla questione del giudizio, rispetto a quanto fatto nel passato, mi sembra si è stati troppo buonisti. Ci sono state delle cose che hanno funzionato a dovere su questo tema, perché abbiamo visto è servita molto di più, per esempio, una Giornata delle Marche dedicata ad un imprenditore marchigiano che ha fatto fortuna all’estero, piuttosto che tanta attività, che dovrebbe essere costantemente svolta, c’è anche un nostro organismo che nasce proprio dall’istituzione regionale per i marchigiani nel mondo. Non abbiamo sentito forte la presenza, la voce, l’iniziativa, anche sotto un profilo di sensibilità, al tema da parte di questo nostro organismo e pertanto, di riflesso, anche da parte dell’intera istituzione regionale. Noi denunciamo una poca attenzione e una poca selezione dell’attività da svolgere. Concentriamoci su tre-quattro obiettivi di natura seria, forte e facciamo in modo che le risorse vengano dedicate e destinate a questi obiettivi, piuttosto che spargerle in un rivolo che è poco consistente anche sotto il profilo dell’impatto.
Se chiediamo ai marchigiani qual è la realtà nel mondo dei marchigiani, non so se anche dentro quest’aula, se anche a livello informativo, abbiamo presenti cifre, consistenza di quello che è stato ed è l’apporto dei marchigiani nel mondo, quella che è stata ed è la realtà dell’emigrazione italiana e in particolare marchigiana nel mondo, quella che è stata ed è la situazione, lo stato e le necessità delle tante famiglie che hanno avuto e hanno questo tipo di storia e di vissuto.
Volevo dire questo perché i piani, per carità, siamo i primi a favorire il fatto di destinare risorse e destinarle in maniera oculata, ma devono essere attentamente valutati nel loro andamento passato per non ripetere gli errori per il futuro.
Il Consigliere Rocchi giustamente sottolineava una nuova partenza, un nuovo spirito che deve animarci. Lo condivido ma speriamo che diventi effettivo. Il nostro impegno dovrebbe essere quello di dare attenzione, per quanto concerne le risorse ma anche e soprattutto per quanto concerne l’utilizzo delle poche o tante risorse che arrivano, perché mi pare che il quadro degli interventi fino ad oggi messo in piedi non lo abbiamo ben chiaro. Cioè dov’è che abbiamo centrato gli obiettivi e dov’è che invece c’è stato poco risultato, poca sostanza, anche a livello di sensibilità, di impatto e di informazione verso l’opinione pubblica regionale su una realtà grossa come quella dell’emigrazione.
Pertanto il nostro Gruppo da molta attenzione, vicinanza al tema. Attenzione e vicinanza significano però controllo e verifica dei risultati, delle risorse e delle loro destinazioni. Questo è il nostro atteggiamento che ho voluto esprimere in dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. E’ stato presentato un ordine del giorno, quindi, prima di passare all’approvazione dell’atto, ne do lettura. Cred, Consigliere Pistarelli, che tiene conto di quello che lei diceva.
“Il Consiglio regionale delle Marche… omissis… ritenuto che la dotazione finanziaria sia insufficiente per poter attuare i progetti previsti nelle linee di indirizzo, impegna la giunta regionale a prevedere nel bilancio 2007 un incremento della dotazione finanziaria del programma triennale degli interventi regionali a favore degli immigrati all’estero 2007-2009 di ulteriori 150 mila euro per ciascun anno”.
D’altra parte il bilancio di previsione verrà in quest’aula e credo che il Consiglio potrà misurarsi con questa proposta.
Ordine del giorno. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Proposta di atto amministrativo n. 39. La pongo in votazione.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Per quanto riguarda la proposta di legge n. 135 c’è qualcuno che vuole intervenire? Siccome ufficialmente non c’è nessuna proposta andiamo avanti con l’ordine del giorno.

Nomina
Elezione di tre Consiglieri regionali revisori del conto del Consiglio regionale
(articolo 12 del regolamento interno)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di n. 3 Consiglieri regionali revisori del conto del Consiglio regionale. Prego distribuire le schede.

(Segue la votazione per scheda segreta)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 28 , schede bianche n. 3.
Hanno ricevuto voti: Mirco Ricci n. 9, Fabio Pistarelli, n. 10, Vittoriano Solazzi n. 6.
Proclamo eletti quali revisori del conto del Consiglio regionale i Consiglieri Pistarelli, Ricci e Solazzi.

Nomina
Elezione di tre Consiglieri regionali nella Commissione
per la vigilanza della biblioteca del Consiglio regionale
(articolo 13 del regolamento interno)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di n. 3 Consiglieri regionali nella Commissione per la vigilanza della biblioteca del Consiglio regionale. Prego distribuire le schede.

(Segue la votazione per scheda segreta)

PRESIDENTE. In attesa del risultato della votazione chiedo ai Presidenti dei Gruppi consiliari di fermarsi due minuti dopo la chiusura del Consiglio per definire un problema relativo al calendario delle sedute del Consiglio regionale.
Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 28.
Hanno ricevuto voti: David Favia n. 3, Adriana Mollaroli n. 1, Katia Mammoli n. 12, Franco Capponi n. 12.
Proclamo eletti quali componenti della Commissione per la vigilanza della biblioteca del Consiglio regionale i Consiglieri Capponi, Mammoli, Favia.


Nomina
Elezione di due rappresentanti nel Consiglio di amministrazione della Cooperativa artigiana di garanzia “Provincia di Ascoli Piceno”
(statuto ente, articolo 24)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di n. 2 rappresentanti nel Consiglio di amministrazione della Cooperativa artigiana di garanzia “Provincia di Ascoli Piceno”. Prego distribuire le schede.

(Segue la votazione per scheda segreta)

PRESIDENTE. Il vicepresidente Favia, quale membro della commissione per la vigilanza della biblioteca, si è dimesso immediatamente dopo la sua elezione. Accettando le dimissioni, propongo al Consiglio di rivotare subito, con votazione limitata ad un singolo Consigliere.
Comunico il risultato della votazione dei due rappresentanti nel Consiglio di amministrazione della Cooperativa artigiana di garanzia della Provincia di Ascoli Piceno. Votanti n. 32, schede bianche n. 13, schede nulle n. 3.
Hanno ricevuto voti: Beleggia Matilde n. 10, Monaldi Marco n. 6.
Proclamo eletti i signori Beleggia e Monaldi.


Nomina
Elezione di un Consigliere regionale nella Commissione per la vigilanza della biblioteca del Consiglio regionale
(articolo 13 del regolamento interno)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di n. 1 Consigliere regionale nella Commissione per la vigilanza della biblioteca del Consiglio regionale. Prego distribuire le schede.

(Segue la votazione per scheda segreta)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 32, schede bianche n. 3, schede nulle n. 1.
Hanno ricevuto voti: Vittoriano Solazzi n. 1, David Favia n. 2, Oriano Tiberi n. 12, Adriana Mollaroli n. 8, Giuliano Brandoni n. 5.
Proclamo eletto quale membro nella Commissione per la vigilanza della biblioteca del Consiglio regionale il Consigliere Tiberi.


Proposta di legge regionale n. 135
della Giunta regionale
“Modifiche alla legge regionale n. 11/2004 recante “Norme in materia di pesca marittima e acquacoltura”
Rinvio

PRESIDENTE. A seguito dell’interruzione della discussione della proposta di legge n. 135, ha ora la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Mi è giunta da parte del dirigente del servizio la risposta a tutti gli interrogativi che poneva il collega. Mi dicono che la proposta di legge n. 96 riguarda le attività di trasporto passeggeri in mare effettuate da unità a barche allo scopo ricreativo con la possibilità di effettuare pesca sportiva di alcune specie, quali lo sgombro, l’orata o altro. Le imprese ivi contemplate sono imprese turistiche di trasporto.
La pesca-turismo nulla ha a che fare con il pesca-turismo, definito con normativa nazionale, esercitate da un’impresa di pesca che consente l’utilizzo del proprio peschereccio per far conoscere l’attività di pesca ai turisti. Per le attività di pesca-turismo si incontrano limiti strettamente correlati all’attività di pesca quali attrezzi consentiti, dimensioni, ecc.
La proposta di legge 96 non ha nulla a che fare con l’ittiturismo in quanto trattasi di attività aggiuntiva a quella di pesca, quale l’ospitalità, la ristorazione o i servizi ricreativi effettuati dall’imprenditore ittico. Sia per il pesca-turismo che per l’ittiturismo l’attività di pesca deve risultare prevalente. I contenuti della proposta di legge in argomento possono essere inseriti, previa revisione dell’articolo, all’interno del regolamento previsto per la pesca sportiva e in mare.

PRESIDENTE. Quindi per la proposta di legge iscritta?

Lidio ROCCHI. La proposta può essere discussa anche ora. Se poi nella riunione i Presidenti dei Gruppi hanno deciso il rinvio, allora rinviamo!

PRESIDENTE. Credo che il Consiglio debba votare la proposta di rinviare la discussione e l’approvazione definitiva della proposta di legge n. 135 nella seduta della prossima settimana o, comunque, nella prossima seduta del Consiglio regionale, tenendo conto che i primi quattro articoli sono già stati approvati.
Pongo in votazione la proposta di rinvio.

Il Consiglio approva


Mozione n. 53
dei Consiglieri Altomeni, Amagliani, Brandoni
“Condanna Nestlè, allattamento al seno e codice etico della Regione”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 53 dei Consiglieri Altomeni, Amagliani, Brandoni.
Ha la parola il Consigliere Altomeni per la presentazione.

Michele ALTOMENI. Questa mozione nasce sull’onda di un fatto che, ricordiamo, è quello dell’inquinamento del latte in polvere della Nestlè dai coloranti. Praticamente coglie l’occasione da quel fatto di cronaca per sollevare altre due questioni che con la Nestlè hanno a che fare.
Se serve la illustro. Non c’è problema. Va bene.
La mozione aveva anche degli allegati che ora non sono stati riprodotti ma che forse i Consiglieri hanno visto. Praticamente questa multinazionale ha subito parecchie condanne dall’OMS e dall’Unicef per un’aperta violazione del codice rispetto all’allattamento materno, cioè per promozione che contravviene a questo codice del latte materno presso gli ospedali, soprattutto nel sud del mondo, ma non solo. Questa violazione è alla base, secondo sempre gli studi di stime di OMS e Unicef, di circa un milione e mezzo di bambini morti nei paesi del sud del mondo per conseguenze legate al cattivo utilizzo di questo latte in polvere e al disincentivo dell’allattamento materno.
Per questo motivo, e per tutta una serie di altre questioni di cui la Nestlè è colpevole e sottoposta quindi a boicottaggio e a misure da parte dell’antitrust per la violazione di norme, oltre a questo sulla promozione del latte artificiale, la mozione propone: in primo luogo di condannare apertamente questa multinazionale e quindi di assumere anche degli atteggiamenti conseguenti. Visto che questa multinazionale, al di là della vicenda del colorante, continua a violare dei codici internazionali, nei quali credo che la Regione Marche si riconosca, credo sarebbe corretto, oltre a una condanna esplicita di questi comportamenti, anche assumere delle azioni di conseguenza che sono sostanzialmente un’adesione anche a forme di boicottaggio, cioè escludere questa multinazionale da capitolati d’appalto, nonché non accettare o non cercare qualunque tipo di sponsorizzazione per qualunque evento che la Regione cerchi.
La questione riguarda in parte l’allattamento al seno; la mozione richiama anche un atto che la Regione ha fatto alcuni mesi fa, che è la sottoscrizione di un protocollo per la promozione dell’allattamento al seno e quindi il disincentivo delle promozioni dell’allattamento artificiale. Richiamando quell’impegno che la Regione ha già assunto, chiede sostanzialmente che la Regione dia seguito a quell’impegno, ad esempio anche nel piano sanitario, a tutte le azioni relative alle attività del materno-infantile e in generale nelle scelte della sanità, quindi promuovere, in tutti i modi possibili, attraverso le strutture sanitarie, l’allattamento al seno e disincentivare quello artificiale, per tutti i motivi che dovrebbero essere noti.
La terza questione che la mozione pone è che, a partire da questa vicenda, quindi dalla condanna per comportamenti scorretti di questa multinazionale, la Regione, come già è avvenuto da parte di diversi enti pubblici, come il Comune di Roma che ha fatto questa scelta alcuni anni fa, si doti di un proprio codice etico rispetto ai capitolati d’appalto, all’utilizzo di sponsorizzazioni, ecc. che porti a stilare un elenco di imprese, multinazionali, ecc. che, in quanto contravvenente a questo codice etico, sono in qualche modo escluse dai capitolati d’appalto e dalle sponsoriz-zazioni che la Regione accetta.
Questa è la sostanza della mozione, che parte da quel fatto di cronaca, ormai lontano nel tempo, ma che solleva e propone una serie di altre questioni.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Mozione n. 53. La pongo in votazione.

(Discussione in aula)

PRESIDENTE. Scusate, ho aperto la discussione e nessuno ha chiesto la parola.

Giacomo BUGARO. Noi vorremmo mettere al riparo il Consiglio regionale da una frase che dice che la Nestlè è una multinazionale non gradita sul territorio regionale. E’ riportato qui. Se l’avete letta, insomma. Ah! Benissimo! Vi prendete la responsabilità di quello che comporta l’approvazione di una decisione del genere.

PRESIDENTE. La discussione, scusate, è stata chiusa, l’ho aperta ed ho chiesto chi voleva intervenire.

Fabio PISTARELLI. Non abbiamo sentito.

PRESIDENTE. Va bene, allora riapriamo la discussione.
Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Ritengo, Presidente, che le mozioni debbano essere discusse, altrimenti a che serve? A meno che non ci sia un urgenza tale che si debba chiudere immediatamente la discussione.

PRESIDENTE. Scusi Consigliere Pistarelli, chiariamo, io ho aperto la discussione. Chiedo ai Consiglieri di porre un po’ più attenzione ai lavori del Consiglio. Non potete passare il tempo a parlare tra di voi, ma scherziamo! Intervenga Consigliere Pistarelli

Fabio PISTARELLI. Colleghi, per favore, il Presidente ha richiamato l’aula alla discussione.
Volevo dire due parole su questo. Non so le donne presenti qui in Consiglio regionale che sensibilità hanno, al di là delle questioni Nestlè – adesso vedremo se c’è un emendamento perché non mi pare che la Regione Marche possa accogliere una campagna di boicottaggio considerando la multinazionale non gradita sul territorio regionale, perché mi sembra veramente eccessivo e fuori luogo – nel merito dell’allattamento al seno. Io sono papà di due bimbe e ho visto e verificato che in tanti casi le donne non hanno la possibilità di portare avanti un allattamento al seno completo, pur, chiaramente, avviando quasi tutte, almeno nella nostra realtà territoriale mi sembra che ci siano dati abbastanza significativi, ad individuare il percorso allattamento al seno come quello principale. Non so la sensibilità vostra ma le società scientifiche di pediatria, i pediatri di base, cioè pediatri che fanno assistenza alle famiglie dalla nascita alla crescita dei figli, unanimemente dicono che il latte cosiddetto “artificiale” è assolutamente garantito per quanto riguarda la qualità e per quanto riguarda la nutrizione dei bimbi. Non ho sentito nessun pediatra e le società scientifiche di pediatria che hanno posto dubbi sulla qualità dell’alternativa, la maggior parte delle volte, lo ripeto, necessitata e non voluta. Non c’è una donna che dice “non allatto, voglio subito il latte artificiale", così per capriccio. E’ necessitata perché ci sono tante donne che non possono proseguire o iniziare addirittura un allattamento al seno in maniera efficace.
Qui c’è una campagna contro il latte artificiale… (interruzione)...
Il problema però è stato riassunto in maniera diversa dalla mozione perché si allega un documento che apre in questa maniera “Un bambino, persino in Inghilterra, allattato con il latte artificiale è esposto 10 volte in più a malattie di tipo gastrointestinale rispetto a un bambino allattato al seno”. C’è tutta una presa di posizione contraria al latte artificiale. Io pongo dei dubbi, perché nessuno operatore del settore si è spinto mai a tanto, anche quando io – ripeto, ho cresciuto due bimbe – mi sono rivolto a loro. Perché? Perché questa cosa della ideologica presa di posizione contro il latte artificiale mi pare una cosa eccessiva. Il Consigliere Binci dice che è l’acqua del sud del mondo. Nel documento allegato si cita l’Inghilterra, non il sud del mondo, perciò si dice che in generale il latte artificiale è una cosa che non si può condividere. Andremmo a fare un’affermazione che non so se è fondata. Fino ad oggi sapevo di no, che non era assolutamente così, anzi, che il latte artificiale da assolutamente garanzia di qualità e di controllo, ecc.
Altra cosa è condannare quanto è avvenuto con il tetrapak, però lì non era un problema di latte ma di infiltrazione di questo materiale che serviva a stampigliare l’involucro, che addirittura è tossico, e non solo, per un difetto di confezionamento questo “inchiostro” si è infiltrato nel latte, fino ad inquinarlo. Questa è un’altra cosa. Certo che condanno il fatto, è una cosa che ha fatto il giro del mondo, che è stato condannato da tutti, ci mancherebbe altro, si sono trovate delle confezioni che erano tossiche!
Sostanzialmente la mozione dice: facciamo una cosa che è favore del latte materno ma precisiamo anche i criteri per definire le imprese non gradite, le forme di boicot-taggio sulle stesse, per quanto riguarda la produzione di latte in polvere – immagino che stiamo parlando di questo – stiamo un pochettino fuori dalle righe. Facciamo rientrare la discussione in un ambito un po’ più verificato scientificamente, in un ambito un po’ più pacato di discussione. Anche io sono dell’idea che si debba favorire l’allattamento al seno il più possibile, aiutando anche le madri a ritrovare questa cultura, ma non demonizziamo una cosa che – e mi rivolgo alle colleghe Consigliere regionali – che nella stragrande parte dei casi è necessitata. Non è che si va al latte in polvere per un capriccio, è necessitata, la mamma non ce la fa a proseguire tutto l’iter dell’allattamento al seno. Nella maggior parte dei casi è così e non mi pare che questo percorso possa demonizzare addirittura tutte le multinazionali o addirittura fare le liste di prescrizione.
Consigliere Altomeni forse la sua volontà era diversa ma qui precisi criteri, “elaborare un codice etico da sottoporre al Consiglio regionale in cui si individuano precisi criteri per definire imprese “non gradite” e le forme di “boicottaggio” da applicare alle stesse”. Ma che facciamo, la caccia alle streghe alle imprese? Si parte dal latte, possiamo andare a parlare delle automobili, allora facciamo l’elenco di tutte le polveri sottili e di coloro che le producono, dobbiamo cancellare tutte le industrie automobilistiche, dobbiamo cancellare tutte le industrie che fanno motocicli, ecc., non finiamo più se questa è la cultura. Mi pare una spia brutta, un approccio culturale e politico che mi spaventa. Non vorrei ricominciare con la solfa dei comunisti, ma credo che questa cosa non sia tanto accettabile per come viene formalizzata. Gli intenti forse sono altri, sono quelli di porre il problema, immagino, ma non mi pare che questa sia la forma giusta.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Noi abbiamo già, esprimendo un voto in anticipo rispetto a questo, detto no a questa mozione ma per una precisa motivazione. Questa è una mozione, Consigliere Altomeni, che miscela una posizione no global della tua visione del mondo con le situazioni localistiche, che è una cosa che non si deve mai fare, ognuno deve assumersi le responsabilità delle proprie azioni, perché mentre la condanna di questa azienda, che può avvenire a livello mondiale per errate strategie, sulle quali posso anche convenire, certamente non comporta poi che questa situazione di persecuzione debba avvenire anche sul territorio della regione Marche, dove è liberamente consentito di usare il latte in polvere per alimentare i bambini e anche perché, in molti casi, è quasi una indispensabilità, una necessità utilizzarlo, per mille problemi, dalla mancanza di latte da parte delle mamme e da situazioni di digeribilità degli stessi e altro.
Questa mozione mischia tante situazioni che non stanno insieme. Sono d’accordo nel promuovere e nel portare avanti, anche a livello di Asl, l’assunzione del latte materno ma non c’entra nulla la Nestlè in questo caso.
Il secondo punto è assolutamente una posizione no global che mette a rischio, tra l’altro, chi la propone, cioè la Regione, di una ripercussione di natura giuridica e di natura di immagine, ve ne assumete la responsabilità voi che la votate.
La cosa che è mancata su questo tema, nelle Marche in modo particolare, per l’inquinamento dall’itx di quelle confezioni, è la trasparenza su come si sono comportati i nostri uffici di controllo quando sono venuti a conoscenza del fatto. Quanto tempo abbiamo impiegato per fare la denuncia, quanto tempo abbiamo impiegato per bloccare quelle partite di latte. Questo sì, Altomeni, e su questo avevamo presentato una specifica interrogazione a cui non c’è stato ancora risposto. Quindi la solerzia della Regione su questo tema. Noi vogliamo il mondo ma non riusciamo a cambiare quello che facciamo sotto casa. Ritengo che sia velleitaria questa posizione.
Non possiamo votarla perché questo è un mix esplosivo di ideologia che non serve assolutamente a nessuno. Se vogliamo parlare di cose serie togliamo tutte quelle parti che non sono serie e allora, anche la minoranza, per serietà, potrà portare avanti un discorso su questo tema. Non c’entra nulla l’inquinamento da itx che si è verificato nelle Marche con tutto il processo che è stato intentato in questa mozione, che intende coinvolgere sostanzialmente tutte le aziende che non rispondono ai requisiti di Altomeni e che devono essere cacciate dalla regione Marche. Non penso che questo sia possibile, quindi è velleitaria.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Intervengo perché conosco abbastanza bene la questione per una serie di motivi. Ho vissuto negli Stati Uniti dal 1977 al 1980 e lì sono venuto per la prima volta a conoscenza del boicottaggio della Nestlè, quindi è una storia antica, boicottaggio che avveniva in forme diverse, per motivazioni molto simili a quelle che sono state qui riassunte dal Consigliere Altomeni e dagli altri.
Il problema che è stato sollevato esiste all’estero, bisogna essere onesti da questo punto di vista, nel senso che ci sono alcuni paesi in via di sviluppo, o del terzo mondo, come qualcun altro vuole chiamarli, nei quali ci sono delle forti campagne che spingono ovviamente all’utilizzo del latte in polvere. In effetti il problema non sta nella polvere del latte ma nell’acqua, perché a una propaganda per l’utilizzo del latte in polvere non viene accompagnata una informazione su come deve essere utilizzata l’acqua che poi va miscelata. In effetti questo problema esiste. La soluzione del problema, evidentemente, non è che spetta alla Regione Marche, che tutt’al più si può interessare ad un’opera di sensibilizzazione e di pressione su chi, nel caso in questione la Nestlè o chi altri, opera in alcuni paesi come quelli che sono stati citati.
Da questo punto di vista sono d’accordo con l’opera di sensibilizzazione ma capisco benissimo anche i dubbi che sono venuti ai miei colleghi, nel senso che su questa cosa potrebbe sembrare che ci sia una pregiudiziale ideologica, invece è un problema che va sicuramente conosciuto, affrontato nei limiti delle competenze, e fare pressione sulla possibilità di un ente come la Regione Marche. Arrivare a un vero e proprio boicottaggio, come è indicato qui, comporterebbe inevitabilmente una divisione anche all’interno del Consiglio regionale su una questione che in effetti esiste.
Credo che se in un momento successivo, ritirando questa mozione, si volesse cercare di provare a fare un’opera di sensibiliz-zazione nei confronti della Nestlè, ci potrebbe essere la disponibilità. Come è stata posta, creerebbe delle difficoltà anche a chi, come me, è d’accordo sul principio, cioè su una realtà che in effetti esiste, toccata con mano in quanto ho avuto la possibilità di visitare diversi paesi in cui queste campagne sono in atto da diversi anni.
Credo sia opportuno ritirarla poi verificare se ci sono le condizioni per esprimerci su un documento unitario che sia meno orientato politicamente ma che vada al nocciolo della questione, su come possiamo intervenire per sensibilizzare chi di dovere per attuare una politica completamente diversa per quanto riguarda questa problematica.
Questo è anche un percorso che ci porta a discutere di tantissime altre cose, che hanno più o meno la stessa valenza. Ho presentato qualche tempo fa una mozione sul Tibet e avrei piacere che – faccio appello al Presidente – si discutesse anche di questa, considerata l’attualità anche di quella problematica. Invito il Consigliere Altomeni e gli altri firmatari a ritirarla per cercare di trovare un punto nel quale si possa essere d’accordo, per un’opera di sensibilizzazione che, essendo così lontana, è anche difficile da recepire. Quindi credo che si possa sicuramente discutere e cercare di fare una sintesi su documenti o situazioni che sono provate.

Massimo BINCI. La mozione richiede una sola questione cioè che, al di là dell’inciso della questione dei coloranti che ha coinvolto anche altre aziende, “sia da leggere rispetto agli impegni”. Quindi la questione centrale è quella del comportamento della Nestlè per quanto riguarda il tentare di disincentivare l’allattamento al seno, anche quando questo fosse possibile, e favorire con campagne di marketing molto aggressive l’allattamento con il latte in polvere, cercando di convincere le persone. Questo ha, come ha detto giustamente anche il Consigliere D’Anna, grossi effetti sulla popolazione infantile, perché c’è il problema della qualità e della povertà dell’acqua, che porta anche il problema della non possibilità di sterilizzare i biberon, ecc.. L’allattamento in polvere, abbinato a situazioni di povertà porta a mortalità infantile negli anni di milioni di bambini.
La proposta che qui viene fatta è quella di aderire ad una campagna di boicottaggio della Nestlè finché non modificherà radicalmente i suoi comportamenti e cesserà di adottare tecniche di marketing scorrette in tutto il mondo. Quindi il giudizio negativo è legato al comportamento, cioè è un invito al consumo critico e invita anche ad un etica imprenditoriale. Non può essere che nel nome della massimizzazione del profitto, si facciano tecniche di marketing volte a vendere il prodotto, indipendentemente dalle cause e dagli effetti che questo può avere in determinati tessuti. Addirittura adesso nei paesi del sud del mondo si ripropone quello che succedeva qui negli anni 60-70 dove c’era la stessa campagna, tantissime mamme, pur avendo il latte, ritenevano più “in”, o pensavano che fosse un’opportunità per una crescita migliore, quello dell’allattamento in polvere. Questo avviene adesso nei paesi del sud del mondo ma gli effetti sono totalmente diversi, perché le qualità igieniche degli anni 60-70 nei paesi europei o americani erano buone, non c’erano pericoli rispetto alla salute dei bambini.
Aderire quindi ad una campagna di boicottaggio, finché non modificherà i propri comportamenti, mi sembra il minimo. Invitare ad un comportamento non violento, di scelta di non acquisire i prodotti finché questa società non modifichi in questo settore i propri comportamenti. Mi sembra il minimo e totalmente lecito ed etico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ringrazio tutti quelli che sono intervenuti a testimonianza che sicuramente questa mozione ha il pregio di aver stimolato un confronto e una discussione, non sempre qui avviene, quindi credo che sia di già un buon risultato.
Come giudicare questa mozione? Penso che sia una mozione che si caratterizza come moderata e ragionevole, al di là di quello che fin qui ho ascoltato. Perché moderata? Perché assume il punto di vista, il giudizio di organismi che hanno un’autorevolezza e un’autorità internazionale. Parlare di OMS, di Unicef, di Fao, quindi parlare di organismi che hanno nei confronti della Nestlè già espresso giudizi e sanzioni. Le sanzioni non sono che la forma giuridica del boicottaggio di un organismo istituzional-mente realizzato. Quindi, in realtà produce e propone un percorso largamente condivi-sibile, perché appunto moderata, che parte da una contingenza specifica, da un problema che è nato in questa nostra regione
Perché ragionevole? Evidentemente ragionevole su un punto e su una questione. Il richiamo alla responsabilità sociale dell’impresa. Le azioni che promuove questa nostra mozione sono azioni che non hanno la caratteristica dell’esasperato bolscevismo ma hanno l’acquisizione, oggi, di una modernità dell’azione sociale che richiama attraverso percorsi istituzionali, ma anche sociali, in collegamento con le sensibilità culturali e moderne del nostro mondo. Con queste sensibilità si raccorda e propone un percorso che è quello, appunto, dell’azione diretta. L’azione diretta in questo caso è la costruzione di un tessuto etico dentro il quale misurare le imprese che nella nostra regione propongono la loro attività anche economica. Questa è la questione.
L’altra questione importante che questa mozione richiama è il ruolo e la funzione dell’ente pubblico e, in questo caso, della pubblica istituzione. Informare, e nel caso delle questioni sanitarie ancor più, non è un’opportunità di un’istituzione pubblica, è un dovere. Le questioni, i rischi e i pericoli di certi prodotti, e i risultati che l’uso di certi prodotti possono generare, credo sia un dovere importante di un’istituzione. Quindi penso che la mozione non fa altro che richiamare l’istituzione alla sua precipua funzione, quella di avere un contatto e una cura rispetto alle popolazioni.
Un'ultima considerazione, perché l’ora probabilmente non può richiedere un esame dilungato, se mi si consente questo termine. Proprio ieri c’è stata davanti agli uffici regionali una manifestazione degli agricoltori del nostro territorio. Cosa c’entra con questa vicenda? Io dico che c’entra molto, perché se si cercano solo le passerelle, allora ogni occasione è buona, ma se si pensa che un modello economico, sociale, produttivo, che pensa alla filiera corta, che pensa ad un’organizzazione e a un ruolo dell’impresa, anche sul versante sociale, che ha un’idea di modello di sviluppo diverso che le multinazionali non rispettano, non solo quando vendono i prodotti ma anche prima, nella costruzione e nella formazione della produzioni primarie. Le vicende, o certe idee che circolano a Bruxelles e che, magari, qualche volta interpretiamo burocraticamente non in maniera così efficace anche nel nostro territorio, hanno a che fare direttamente con le multinazionali alimentari che si comportano, a valle, come la Nestlè si sta comportando nelle campagne del sud del mondo sul latte e, a monte, negli atteggiamenti imperialisti o, per ricordare la verità, visto che questa è stata più volte richiamata, con le modalità dei primi piani quinquennali sovietici organizzati dal commissario del popolo all’agricoltura Kaganovich, cioè le semplificazioni di quella natura – il colonnello Kaganovich è stato da molti punti di vista una figura rispettabile che non merita per altri aspetti ironie prodotte da un’onomatopeica cacofonica, tanto per stare al tema-. Non li disprezzo, rispetto mio padre che ha speso qualche lira per farmi studiare. Scusate forse ho perso la ratio.
Bisognerebbe costruire un’azione di coerenza anche nell’agire politico, anche quando si discute. Non è che l’ultima vicenda pregiudica il pregresso. Ieri, alcuni Consiglieri, con me e con il Consigliere Altomeni, erano ad ascoltare le ragioni di quegli agricoltori. Dicevo che tra le due cose c’è un elemento di coerenza che andrebbe rispettato anche riflettendo e dando un contributo positivo nel voto a questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Intanto per dire che una sorta di dissertazione sul valore dell’allattamento al seno sarebbe da fare anche in altre occasioni in maniera un po’ più approfondita perché è naturale che l’allattamento al seno ha dei pregi notevoli. Prima di tutto l’alto valore nutritivo, poi l’incremento delle difese immunitarie, e soprattutto un sano e giusto sviluppo psico-fisico del bambino. Quindi la mozione che ha presentato il collega Altomeni ha anche il pregio di introdurre un discorso che poteva anche essere una chiacchierata un po’ più diffusa su quello che, sicuramente come Regione, potremmo fare per incrementare e incentivare l’allattamento al seno materno.
Sono d’accordo ma non è solo nei confronti della multinazionale Nestlè che potremmo soffermare la nostra attenzione, ce ne sono tante, penso alla Nike, a tante case farmaceutiche che producono da anni e che operano misfatti, che agli occhi dei più non sono visibili ma che se uno va a guardare bene potrebbe vedere tante sconcezze. Quindi credo, e termino immediatamente perché non ci sono molte cose da dire, che questa mozione possa essere votata e che la Regione possa sicuramente attivare, formulare e sviluppare una normativa sugli appalti e approntare una sorta di codice etico come la proposta del collega Altomeni aveva offerto al Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Con questa dichiarazione non entro nel merito della mozione ma voglio ribadire con forza, chiedendo anche un parere all’Ufficio di Presidenza, se una mozione che recita e induce la Giunta regionale ad aderire ad una campagna di boicottaggio sia una cosa che possa essere accettata a livello istituzionale, mi sembra un metodo che aprirebbe un varco all’interno delle istituzioni, ente Consiglio e ente Regione, non accettabile secondo il mio punto di vista.
Chiedo di ritirare questa mozione, verificare eventualmente questo passaggio e riportare la mozione alla luce della modifica.

PRESIDENTE. Per quanto attiene l’aspetto tecnico-giuridico della richiesta fatta dal Consigliere Bugaro nulla osta a che la Regione, nella sua autonomia, possa aderire o meno ad una campagna di boicot-taggio. Il problema non è tecnico-giuridico ma politico e su questo il Consiglio dovrà pronunciarsi.
Mozione n. 53. La pongo in votazione.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle ore 14.30