Resoconto seduta n.53 del 22/01/2007
SEDUTA N. 53 DEL 22 GENNAIO 2007

La seduta inizia alle ore 16,00



Presidenza del Vicepresidente
David Favia

Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 52 del 16 gennaio 2007, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Comunico che sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 147, in data 16 gennaio 2007, del Consigliere Viventi: “Introduzione di ticket su prestazioni sanitarie”;
- n. 148, in data 16 gennaio 2007, dei Consiglieri Bugaro, Cesaroni, Ricci, Rocchi, Mollaroli, massi, Capponi, Silvetti, Agostini, Favia, Viventi, Donati: “Nuova denominazione del Consiglio regionale delle Marche”;
- n. 149, in data 17 gennaio, dei Consiglieri Bugaro, Brini, Capponi, Cesaroni, Ciriaci, Giannotti, Santori, Tiberi: “Riconoscimento e valorizzazione del ruolo sociale della famiglia”;
- n. 150, in data 22 gennaio 2007, del Consigliere Badiali: “Ritardi nell’Erogazione dei premi domane P.A.C.”.
Hanno chiesto congedo il Presidente Bucciarelli e il Consigliere Santori.


Proposta di atto amministrativo n. 42
della Giunta regionale
“Approvazione programmazione rete scolastica per l’anno 2007/2008 - Deliberazione consiliare 10 ottobre 2006, n. 30”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 42, ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. L’atto che andremo ad approvare questa sera, la programmazione della rete scolastica per l’anno 2007-2008, ogni anno viene riproposto per verificare ed approvare la programmazione scolastica annuale. Questo anno con una differenza e, forse, con un’importanza in più, motivo per cui la discussione e l’approfondimento sono stati più partecipati e più lunghi di quanto fosse negli anni precedenti.
La programmazione che andremo ad approvare questa sera deriva anche dalla legge n. 30, approvata all’unanimità in questo Consiglio regionale pochi mesi or sono, attraverso la quale si è un po’ aperta la possibilità di istituire nuovi corsi di studio rispetto a quanto avveniva negli anni precedenti. Naturalmente nell’approvazione di questi nuovi corsi di studio, nella legge stessa, sono state indicate alcune procedure che dovevano essere tenute in considerazione, in particolare dai Comuni, dalle Province e dalla Regione.
Quello che è emerso, nel momento in cui queste nuove proposte sono arrivate alla Giunta poi alla Commissione, attraverso tutti i percorsi stabiliti nella legge, è una specie di conflittualità, se vogliamo usare un termine forse un po’ troppo forte, diciamo un non assenso completo da parte di tutti i soggetti e degli enti che dovevano approvare o meno queste nuove proposte. Questo ha portato ad una certa difficoltà all’interno della Commissione, con richieste di convocazione da parte di sindaci, istituti scolastici, assessori ed altri, affinché tenessimo conto delle esigenze di ciascuno.
Il lavoro che la Commissione ha fatto, a mio avviso, è stato molto approfondito, questo il motivo del rinvio dell’approvazione in Consiglio regionale che sarebbe dovuta avvenire nel Consiglio precedente. Si è voluto verificare, non tanto attraverso le audizioni dove si rischiava di ascoltare alcuni soggetti, magari quelli che protestano di più, e non ascoltare invece quelli che erano d’accordo rispetto a questa legge, ma abbiamo preferito fare gli approfondimenti rispetto ai documenti che ci sono arrivati e rispetto alle delibere che avevamo.
La difficoltà che è emersa in Commissione è stata soprattutto per la posizione, legittima e in certi casi forse anche in parte condivisibile, dell’opposizione la quale ha criticato fortemente questa proposta. Viste le valutazioni che sono state fatte e che in parte possono trovarci d’accordo, rispetto al ruolo che la Regione deve svolgere sulla programmazione della rete scolastica, come anche su altri che via via nei lavori del Consiglio emergono, è sembrato emergere, attraverso le valutazioni che qualche componente della Commissione ha fatto, una scarsità di ruolo da parte della Regione nei confronti delle Province. Sono andata a rileggere la legge n. 30, approvata all’unanimità in questo Consiglio regionale, quindi tanto dalla maggioranza che dall’opposizione, per verificare le competenze della Provincia, della Regione e anche quelle dei Comuni. Qui troviamo nelle variazioni negli indirizzi di studio, quali sono le competenze dei Comuni e poi si dice: “Le province interessate all’istituzione e alla soppressione…omissis…debbono predisporre appositi piani…omissis…Le Province inoltre nel valutare le proposte devono tener conto di …omissis” – non sto a rileggere tutto perché è una legge che abbiamo approvato – “Ogni Provincia deve raccordarsi con…omissis… Le Province da ultimo devono verificare che i nuovi indirizzi di studio, di cui si chiede l’approvazione alla Regione, non riguardino indirizzi sperimentali ma indirizzi a carattere ordinamentale. Le Province trasmettono i piani provinciali di programmazione della rete scolastica approvati alla Regione e all’Ufficio scolastico regionale entro il 30 novembre. Sulla base dei piani provinciali e del parere dell’Ufficio scolastico regionale la Giunta regionale predispone il piano regionale della rete scolastica e lo trasmette al Consiglio regionale per l’approvazione”. Penso che aver ricordato questa legge e le modalità che abbiamo inserito non sia inutile per la discussione che oggi andremo a fare, perché potremmo anche essere d’accordo che la Regione possa deliberare differentemente rispetto ai piani che le Province presentano, ma è anche vero che, in questo caso, forse avremmo dovuto approvare una legge di carattere diverso, in cui avremmo dovuto dare più competenze o più potere alla Regione, rispetto a quelle che sono state date all’interno di questa legge.
Posso anche capire, ripeto, le valutazioni non positive che alcuni Consiglieri di maggioranza fanno rispetto alla scelta fatta, ma non possiamo dimenticare una legge approvata che dice che cosa devono fare le Province. Se poi le Province abbiano fatto o meno, o lo abbiano fatto nei termini che sarebbe stato opportuno che facessero, è un discorso che riguarda prettamente la Provincia, la legge parla molto chiaro. E’ chiaro anche che noi dobbiamo deliberare in base ai piani che le Province ci inviano.
Due o tre situazioni sono state più complesse e hanno portato ad una maggiore discussione. La prima, quella che credo sia stata risolta con buona pace di tutti, riguarda quella del comune di Chiaravalle, ne avevamo parlato anche lo scorso anno, si trascina da anni con grosse difficoltà sia dal punto di vista dei docenti, sia dal punto di vista delle famiglie. Con un lavoro abbastanza forte e pressante da parte dell’Assessore e degli uffici della Regione si è riusciti a trovare una mediazione, non so se chiamarla così, ma sicuramente una mediazione positiva, che garantisce ai bambini e ai loro genitori il diritto a partecipare al corso di studio che vogliono e, nello stesso tempo, al collegio dei docenti, così come previsto dalla legge nazionale, di mantenere i loro principi. Nello stesso tempo si è trovato un accordo tale che consente di salvaguardare entrambe le situazioni, naturalmente potrebbe non essere una situazione definitiva, perché, come scritto chiaramente nella legge, qualora il numero di alunni che volessero frequentare l’istituto montessoriano dovesse essere tale da costituire un istituto nel comprensorio di Chiaravalle, questo verrà fatto. Su questo penso non ci siano state particolari difficoltà, penso sia stata trovata una formula che riesce a sostenere i diritti di tutti.
Invece è stato fortemente difficoltoso il discorso della sezione dell’istituto per geometri di Civitanova che verrà, sempre se ci saranno i finanziamenti e la possibilità, questo è estremamente chiaro nella proposta che andiamo ad approvare. Qui sono state fatte varie valutazioni sia di ambito territoriale, che di distanza, sia sull’opportunità o meno di istituire questo corso di studio, sia di carattere economico rispetto alle infrastrutture e alla strumentazione di cui dovrebbe essere dotata questa zona. Tutte osservazioni legittime, rispetto a queste c’è anche un parere favorevole della Provincia. Questo corso di studi viene previsto nel piano provinciale e, a fronte di queste valutazioni che possono essere compatibili ed accoglibili, c’è una valutazione che fa la Provincia di carattere territoriale e sociale, ognuno può fare la valutazione che vuole. Per l’esigenza in quel territorio di una presenza maggiore di istituti scolastici, proprio per le difficoltà sociali in cui il territorio potrebbe trovarsi ad operare, e per il fatto stesso che geograficamente si trovi sul mare, quindi con una possibilità maggiore di scambi di qualunque genere, c’è stata questa valutazione da parte della Provincia di carattere culturale e, in modo particolare, sociale. Questo è stato il motivo, almeno così ci è stato spiegato, perché abbiamo chiesto questo corso di studi. Non credo che spetti a noi andare ad approfondire le motivazioni nel momento in cui la Provincia da questa valutazione.
La discussione è stata lunga e articolata sulla situazione della provincia di Ascoli. Verificando lo specchietto, senza nemmeno andare a leggere i nomi dei singoli comuni, i singoli istituti scolastici delle singole realtà provinciali o comunali, che hanno fatto richiesta per l’istituzione di nuovi corsi, salta agli occhi che effettivamente non è stato dato parere favorevole quasi a niente, tant’è che su questo abbiamo chiesto una spiegazione maggiore. La spiegazione, che io condivido e non ho motivi per pensare il contrario, è che tutte queste situazioni sono legate l’una con l’altra. Non è possibile risolvere i problemi dell’una se non si risolvono quelli dell’altra. E’ stato fatto un grosso lavoro di coinvolgimento però non si è trovata la dritta, non si è trovato il punto che ha tenuto in piedi tutto questo castello. E’ evidente che in questa realtà c’è una forte esigenza di rimettere mano alla situazione così com’è, se non si è trovata la dritta in questo momento non significa che la situazione debba rimanere così per sempre. La Provincia ha dato due pareri dicendo alla Regione di scegliere, il che significa che la Provincia non è stata in grado di trovare una soluzione unitaria. E’ quindi necessario che ci siano ulteriori approfondimenti, in maniera che queste problematicità possano trovare una soluzione che preveda un accordo fra tutti, o quanto meno una situazione che possa contemperare le esigenze di tutti.
L’ultimo discorso, che accenno appena perché più semplice, è la richiesta di indirizzi musicali delle scuole che già lo facevano privatamente. Anche su questo l’Assessorato e il direttore De Gregorio si sono mossi per riuscire a dare una risposta il più possibile esaustiva. Speriamo che ci sia questo risultato, comunque abbiamo tenuto conto nella legge, nel momento in cui si possono avere delle risorse di carattere economico e professionale, di quelle situazioni che hanno fatto istanza nella data prevista dalla stessa legge regionale.
E’ quindi questo il quadro della situazione, siamo tutti consapevoli che è in evoluzione e che avrà bisogno, in futuro, di ulteriori approfondimenti. Non crediamo che ad oggi si fossero potute fare scelte di carattere diverso, pena il fatto che si sarebbero provocate situazioni più pesanti, accontentare una situazione avrebbe provocato difficoltà ancora maggiori rispetto ad altre.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Questo atto ci lascia sbigottiti per una serie di questioni che tutta la minoranza ha evidenziato in Commissione e che ora cercherò di riassumere.
Innanzitutto sul metodo, continua ad essere un atto che arriva tardi, col fiato sul collo, abbiamo dovuto dedicare, addirittura, una seduta straordinaria, quindi la cosa è insita, vecchia e lampante. E’ un atto che arriva tardi, come quello delle associazionismo dei Comuni, come quello sui finanziamenti alle associazioni, privo di concertazione, con un’istruttoria veloce e sommaria dovuta al ritardo e a ragioni di tempo. Non abbiamo ben capito a quale logica risponda, di sicuro non a criteri tecnici, non si rifà ai pareri raccolti ma piuttosto a criteri arbitrari che ci sfuggono e che spesso appaiono punitivi di questa e quella zona, di questo e quel Comune.
Basterebbe scorgere le audizioni per capire l’insoddisfazione che c’è dietro questo atto da parte dei sindacati, da parte dell’ufficio scolastico regionale, con il dott. De Gregorio. I sindacati si sono tutti unanimemente pronunciati lamentando questa assoluta carenza di concertazione, che diventa grave se confrontata con le linee guida della legge n. 30, che imponevano, invece, una copiosa e preventiva concertazione. Si sono lamentati tutti, dallo Snals alla Cgil, e tutti hanno rilevato questa o quella discrasia nello scendere nel merito delle scelte.
L’Ufficio scolastico regionale è stato chiarissimo, ha dato parere, a volte favorevole e a volte non favorevole, sulle singole ipotesi di dimensionamento e di indirizzi, ma ha detto chiaramente che se questo Consiglio regionale non procede a fare una sorta di graduatoria delle priorità di questo atto, così come delle ipotesi, quindi di quello che oggi questo Consiglio andrà ad approvare, soprattutto in tema di indirizzi nuovi, cioè tutto ciò che comporta una spesa, declina, ha detto chiaramente De Gregorio, ogni responsabilità nel poter finanziare quello che qui figura, che diventerà il "libro dei sogni". Eravate molto attenti quando si trattava di parlare contro la Moratti, un po’ meno in questo momento, di quello che l’articolo 605 contempla per la scuola e nella Finanziaria nazionale, ce lo ha ricordato il dirigente statale periferico De Gregorio che comunque parlava a nome della pubblica amministrazione centrale, ci ha detto chiaramente i tagli che ci spettano, lo potete leggere nelle audizioni, sono tanti, si va veramente verso un periodo di magra, come sapete le stesse classi, con l’aumento del quoziente, saranno minori perché sarà possibile avere più alunni nelle classi di prima, e quindi con decurtazione di classi e tagli di scuole e indirizzi, il personale Ata ha avuto notevoli fondi e finanziamenti minori. Se non mi dite di tutto questo bel "libro dei sogni", di tutto quello che andrete ad approvare, cosa viene prima e cosa viene dopo, non vi lagnate poi se non sarà possibile finanziare tutto quello che chiedete, che verrà finanziato in minima parte. Non mi risulta che questo ordine di priorità sia uscito dalla Commissione o che esca oggi, me lo auguro, ma non lo vedo nella deliberazione.
Ci lascia sgomenti il criterio seguito che non comprendiamo. Sono passati indirizzi e dimensionamenti, tutti provvisti e sprovvisti dei necessari pareri, tutti di volta in volta, contro i professori, contro i genitori, o la Conferenza dei sindaci parzialmente favorevole, o il gruppo di lavoro ics o i consigli di circolo, i distretti, ovviamente i pareri sono obbligatori, non sono vincolanti, c’è anche il lobbismo dei professori che fa la raccolta di firma contro questa cosa, i genitori che non vogliono spostarsi, quindi su ogni atto ci sarebbe stata probabilmente qualche carenza da individuare. Tra l’altro la Giunta regionale ha fatto una proposta tardiva e blindata e la Commissione non ha minimamente utilizzato i suoi poteri per entrare nel merito – forse il tempo era quello che era – e per discostarsi, ha avallato pedissequamente quello che veniva proposto.
Sicuramente non sempre c’è stata la concertazione, non sempre i Sindaci del territorio erano d’accordo, per tutti era così ma per qualcuno si è proceduto ad inserirlo in delibera e quindi ad approvarlo, per altri si è provveduto, invece, a cassare completamente. Ci sfuggono questi criteri, ci sfugge se il criterio è stato quello di discostarsi o uniformarsi a quanto diceva De Gregorio che ha dato un parere sostanzialmente contrario su tutto.
Ci sfugge il criterio della territorialità che De Gregorio ci ha raccomandato “state attenti ad istituire corsi che possano depauperare zone limitrofe”, quindi una sorta di criterio ultra provinciale. In molti casi le lettere di lamentela di questa o quella scuola, l’istruttoria ce l’avete tutti, non sono campanili puri e semplici; l’ufficio scolastico ci ha ricordato che si tratta di ragionare in termini di offerta e di non duplicarla, triplicarla in certe zone, perché costa soldi, implica risorse, e spesso una classe o un corso istituito in più fa sì che possa chiudere una scuola storica limitrofa.
Il criterio dell’esperienza storica, neanche quello, perché andiamo ad istituire, mi sembra in provincia di Ancona, un corso che addirittura era già stato sperimentato e chiuso per carenza di iscrizioni, noi lo riproponiamo. Ben venga ma credo che questa poteva essere un’esperienza svolta da tenere in considerazione.
E’ stato dato a pioggia a qualcuno, è stato negato ogni dimensionamento in altre zone. Ha parlato la relatrice di maggioranza di quello che è accaduto nella provincia di Ascoli, o meglio nel fermano, qui la cosa è ancora più strana. E’ stato cassato e respinto in toto il piano provinciale, sia chiaro, il piano del Presidente Rossi e dell’Assessore Gobbi, non le proposte dei singoli Comuni. I singoli Comuni concertando peraltro in una maniera ineccepibile, perché le Conferenze dei Sindaci dei Comuni di Sant’Elpidio, Montegranaro, Francavilla, peraltro di vario colore, avevano fatto una proposta, concertata addirittura con gruppo di lavoro scuola-territorio. Quindi qui, ad abbundantiam, troviamo più pareri e più concertazioni, delibere di Giunta comunale e altro, rispetto a tutto il resto. Di questo pacchetto concertato si dice che non è stata trovata la quadra, mi chiedo quale organo preposto, oltre alla Conferenza dei Sindaci, salvo illazioni e supposizioni varie, sia più idoneo, che ha deliberato all’unanimità per tutti questi Comuni. Quindi credo che l’unica quadra, da un punto di vista ufficiale e giuridico, sia quella, a meno che non ricorriamo alle derive plebiscitarie delle raccolte di firme, credo che dobbiamo mantenerci nell’istituzionale.
Questo è avvenuto, la proposta è stata fatta propria dalla Provincia di Ascoli, non solo è stata cassata, quindi abbiamo lo status quo in pieno ripristinato e nessuna modifica al dimensionamento è avvenuta nel fermano ma, cosa ancora più grave, si dice che questo sia stato necessario perché è in evoluzione l’entrata in vigore dell’autonomia amministrativa della provincia di Fermo, si aspetta che nei prossimi anni venga da Fermo esercitata, così aspettiamo che sia Fermo ad autodeterminarsi e ad autodecidere. Io credo, all’Assessore Gobbi e al Presidente Rossi glielo spiegherete voi, che per quanto riguarda la scuola non ha le competenze necessarie che invece io ritenevo che avesse ancora su tutto il territorio, perché si vede in pratica delegittimato a fare delle proposte in una zona della sua provincia.
A parte questa cosa che è motivazione decisamente risibile, sono contenta che si sia trovata la quadra per Chiaravalle. Credo che sia esagerato che due terzi dell’atto che andiamo oggi ad approvare, sia occupato dalla querelle della Montessori di Chiaravalle. Sono contenta che l’abbiate risolta ma tutto lo spazio dedicato a questo, vengono poi liquidate con due righe tutte le altre cassazioni avvenute in altre zone.
Nella migliore delle ipotesi, e concludo, diciamo che ci sfugge la logica, questo atto non è minimamente consequenziale e rispettoso delle linee guida della legge n. 30, che non ha avuto il minimo di concertazione, che è tardivo e che è frettoloso. Potrei dire che è arbitrario, che risponde a logiche di clientela scolastica, perché ognuno ha le sue pressioni e le sue amicizie, lo dico in maniera non ufficiale, ma questo traspare, o per lo meno la carenza di motivazioni nel concedere o nel non concedere non fa che alimentare questi sospetti.
Noi siamo scettici, a meno che non si provveda ad una votazione per parti separate che potrebbe, a livello territoriale, appagare questo o quel Consigliere, saremo costretti a dare una valutazione meramente politica e quindi contraria a questo atto.

PRESIDENTE. E’ aperta la discussione generale. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Come ho avuto modo di dire in Commissione, la mia preoccupazione esternata è che questo atto non è datato, non tiene conto della reale situazione della scuola italiana. Dico questo citando l’intervento, in sede di audizione in Commissione, del direttore scolastico regionale che, in maniera molto candida, ha richiamato alcune questioni in base alle quali si sarebbe dovuto evitare di licenziare un atto di questo genere. La tesi sostenuta dal dirigente regionale, dalla struttura periferica del Ministero, è stata su un ragionamento estremamente responsabile. Il dirigente regionale ha detto che il Governo di centro-sinistra ha congelato la riforma Moratti, voluta fortemente dal Governo di centro-destra. Congelato vuol dire che per il momento ha sospeso l’efficacia di alcuni processi di riforma del sistema scolastico regionale. Se questo è vero non si capisce perché le Marche, invece, hanno accelerato l’iniziativa sul piano del dimensionamento scolastico, cioè non hanno tenuto conto dell’esigenza di completare una riflessione, e soprattutto per acquisire il dato sul piano dell’indirizzo del nuovo Governo di centro-sinistra.
Questo è il primo elemento di distonia rispetto alla situazione, cioè potremmo avere una proposta di revisione dell’ordinamento scolastico, dell’organizzazione, dei modelli di studio innovativo rispetto ad oggi, invece le Marche si muovono sulla falsa riga delle scelte fatte dal Governo, quindi di un portato legislativo che potrebbe essere modificato.
L’altro aspetto che è stato giustamente richiamato dal dirigente, e che è comunque un dato è oggettivo legato anche alle scelte della legge Finanziaria, che le risorse a disposizione dell’organizzazione scolastica sono ridotte. Essendo ridotte le risorse finanziarie andava tenuto conto dell’esigenza di compiere una scelta di programmazione scolastica, ed è questo l’aspetto più negativo di questo provvedimento. Questo è un provvedimento “fai da te”, che non ha un minimo di respiro programmatorio, soprattutto non fissa alcuna priorità, vengono segnalate una serie di richieste, vengono fatte una serie di modifiche, senza che ci sia un ordine di priorità rispetto al quale destinare risorse finanziarie certe.
Fatta questa premessa, che mi porta a confermare il giudizio critico espresso in sede di Commissione, aggiungo che non è concepibile, e questo deve poter valere per il futuro è un invito che faccio - so che la Consigliera Mollaroli non vuole sentire parlare di queste cose ma è sua la responsabilità di guida della Commissione consiliare- ed è inaccetabile che per provvedimenti di questa natura, che hanno queste implicazioni, venga sollecitato l’esame in sede di Commissione e in sede di Consiglio, in tempi estremamente ristretti, sotto la minaccia delle scadenza legate al processo. Chi ha la responsabilità di guidare questo settore si faccia carico di mettere il Consiglio regionale e le Commissioni consiliari nella condizione di affrontare, con il tempo giusto, questi provvedimenti, altrimenti si rischia una discussione strozzata, una discussione inadeguata, che non produce nulla di positivo.
L’altro aspetto che mi sembra importante è quello che è emerso dall’audizione. Questo è un provvedimento che ci richiama ad una forma di centralismo democratico che sembrava fosse stata accantonato. Perché dico questo? Perché, come ha detto la responsabile del settore Cisl scuola Marche nell’audizione, è impossibile essere chiamati a discutere di questa cosa dopo che tutto è stato deciso. E’ molto più duro il giudizio espresso da Giuseppe Vagliecco, responsabile della Cgil regionale, che contesta il dato di fondo, dice: “Quello che è evidente, al di là del merito delle singole scelte è la mancanza di una reale e concreta concertazione”.
Potremmo continuare ad elencare gli interventi dei rappresentanti sindacali, per dire che questo atto manca di un supporto partecipativo a grande voce, a cui la Giunta regionale dice di voler tenere tantissimo. Questo atto è stato assunto senza la benché minima concertazione con le rappresentanze del personale dipendente. Se questo vale per il personale dipendente può valere per il mondo della scuola nel suo complesso. E’ un atto che la Giunta regionale impone alla scuola marchigiana.
Questo atto disattende gli indirizzi del Consiglio, qualche mese fa abbiamo approvato una delibera di indirizzo che fissava dei paletti precisi, noi siamo fuori dall’alveo di quelle indicazioni, cioè quello che viene proposto oggi non rappresenta la logica conseguenza delle scelte di indirizzo programmatico. Questo è un atto pervaso da una logica politica, per certi versi e per scelte è un atto che discrimina alcune situazioni territoriali – ha detto bene la collega Romagnoli –, ribalta decisioni assunte dalla Conferenza delle autonomie, non tiene conto del parere di alcune amministrazioni comunali, penso al fermano, per esempio, dove una serie di comuni avevano avanzato richieste specifiche, richieste completamente disattese. Quindi è un atto blindato, è un atto, ci è stato detto, che dovete prendere così.
Un atto di questo genere non fa il bene della scuola marchigiana, è un atto che segnala la mancanza di una politica scolastica di questa Giunta regionale, un atto che, personalmente, ritengo non possa essere approvato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Quando ci troviamo a discutere e confrontarci su un problema così importante e delicato, qual è l’approvazione della programmazione della rete scolastica, anche all’interno dei gruppi, nelle stesse maggioranze e minoranze, le voci sono a volte discordanti, cioè il mio linguaggio non è quello del Consigliere Giannotti, pur essendo critico nella proposta complessiva della legge. Ogni volta che si discute c’è sempre il mal di pancia, o nella maggioranza o nei gruppi dell’opposizione, perché fortunatamente abbiamo una legge elettorale, il Consigliere regionale non viene eletto nelle Marche come collegio unico, ogni Consigliere regionale viene eletto grazie all’elettorato del proprio territorio, quindi deve fare gli interessi del proprio territorio. Giustamente tu fai la politica per Pesaro, io la faccio per Civitanova, il Consigliere Capponi per Macerata, la Consigliera Giannini per Macerata, il Consigliere Massi per Tolentino, anche se questa legge dà indicazioni, ma ognuno grazie al mandato che ha avuto dai propri elettori. Non riesco poi a capire quando altri intervengono su settori e territori che non sono di loro competenza, che fanno queste ingerenze. Questo è un po’ strano e fa riflettere su questi famosi mal di pancia. Cambiamo la legge elettorale, siamo tutti Consiglieri regionali, da Pesaro ad Ascoli, e difendiamo il territorio di tutti, non l’orticello di qualcuno a discapito dell’orticello dell’altro, perché quando uno viene attaccato si deve difendere. Ecco allora i mal di pancia che vengono fuori anche a livello di presidi, di sindacati, perché è vero che, entreremo poi su alcune problematiche, alcuni Consigli comunali si sono espressi contro su alcune problematiche, guarda caso però alcuni Consigli comunali, all’unanimità, hanno votato a favore per l’inserimento di alcune scuole. Quindi, Consigliere Giannotti, è un tema molto delicato, c’è sempre il voto di coscienza su una programmazione del genere, possiamo criticare quanto vogliamo. Non c’è nemmeno uniformità da parte dei sindacati. Qualcuno ha paura di perdere che cosa? Se una città deve basarsi sull’edilizia scolastica o deve basare il proprio futuro sulle scuole già siamo perdenti in partenza. Non si può fare un’affermazione “non apriamo un istituto perché è un doppione”. Che significa è un doppione? Allora chiudiamo tutti i licei, tutti gli istituti tecnici, ne facciamo uno in tutta la provincia e risolviamo tutti i problemi. Noi dobbiamo aprire le scuole dove hanno necessità, non creare disagi ai giovani che debbono fare trenta-quaranta chilometri perché dobbiamo salvaguardare l’autonomia di un istituto. Noi dobbiamo mettere le scuole dove servono, no dove dobbiamo mantenere le autonomie.
Mi riservo di intervenire sui vari emendamenti. Ho una posizione diversa perché rappresento una realtà diversa, una zona della provincia di Macerata che giustamente ha fatto una richiesta e giustamente deve essere difesa. Quindi il mio voto sarà difforme da quello del gruppo. Mi auguro che ci sia un po’ di saggezza da parte di tutti e non si cerchi di tirare troppo la corda, altrimenti il voto diventa ancora più pesante, all’interno della votazione finale.
Questo mal di pancia, ripeto, c’è stato sempre, ci sarà sempre anche in futuro. Mi ricordo, ne parlavo con il Consigliere Massi, l’ultima programmazione in cui era stato inserito San Ginesio o Sarnano o Tolentino, che per quanto riguardava i corsi di livello turistico, pure lì il Consiglio regionale si è diviso tra chi era favorevole e chi era contrario. Non c’è stato nulla di scandaloso, ognuno rappresentava il proprio territorio. Quindi se anche all’interno della maggioranza c’è qualche crepa, pazienza, l’importante che andiamo avanti, una volta si riuscirà a portare avanti qualcosa, una volta non si porta a casa niente, questo è il ruolo del Consigliere regionale. E’ tanto semplice, non c’è niente da inventarsi, ognuno difende il proprio territorio, bisogna essere chiari, è inutile prendersi in giro perché il piano, i sindacati, i presidi, ecc., ecc.. Ognuno cerca di tutelare i propri interessi. Se un preside si preoccupa da una parte c’è un altro preside che si preoccupa di mantenere il proprio istituto, rientra nella logica della democrazia e della normalità.
Per il voto mi riservo nell’atto finale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Non interviene nessuno della maggioranza? Nella regola c’era un’alternanza, volevo capire quali erano le posizioni.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma era difficile fare alternanza perché sono quasi tutti della minoranza. Inizio con il prossimo intervento, quelli della maggioranza sono soltanto due.

Franco CAPPONI. Intervengo su questo atto perché, in pratica, quello che è stato deciso dalla Regione è solo una specie di accettazione a rendiconto di quanto deciso dalle Province.
Mi auguravo che la Regione almeno avesse fatto un’analisi di quello che avevano proposto le Province e come queste proposte fossero venute avanti e quali motivazioni sottendevano alle varie richieste. Invece no, purtroppo questo chiuso è un atto critico, è stato chiuso a qualsiasi apporto del buon senso, sia della maggioranza che dell’opposizione, perché è un atto imposto, probabilmente.
Avevo esaminato in modo approfondito le due questioni più importanti che questo atto ha generato sul territorio, quello a cui si riferiva anche il Consigliere Brini, il discorso dell’istituzione di un corso per geometri presso l’Istituto commerciale di Civitanova. Volevo illustrare le ragioni del buon senso e non dell’appartenenza ad un territorio o all’altro, rivendicando, anche in modo specifico, il fatto che il territorio civitanovese avesse potuto pretendere qualsiasi altra istituzione, qualsiasi ampliamento dell’offerta formativa, ma che non andasse in contrasto con quanto già era a rischio di sussistenza. Secondo me tutta questa impostazione era bene che fosse stata concertata dalla Provincia con tutti gli enti locali, con i sindacati e con la direzione scolastica regionale. Per il caso di Macerata questo non è stato. I pareri degli enti consultivi sono stati tutti negativi, Conferenza delle autonomie, direzione didattica, sindacati, tutti contrari, per delle motivazioni valide, cioè quello di dire che l’Istituto per geometri ha raggiunto da poco l’autonomia, perché prima non ce l’aveva e quindi è stato costruito uno stabile apposito per potersi sviluppare, sono state implementate delle iniziative sul territorio, questo istituto si rivolge a tutto il territorio della provincia di Macerata, quindi anche ad ambiti molto più disagiati di quello civitanovese – parlo da Visso a Matelica a Camerino e altro – che distano decine, decine di chilometri e dove i ragazzi, per raggiungere la scuola, questa è l’unica motivazione addotta, impiegano delle ore, con enormi disagi date le infrastrutture che abbiamo. Civitanova-Macerata sono due centri ben collegati, perché abbiamo la ferrovia e addirittura delle corse dedicate agli studenti e, inoltre, abbiamo l’unica superstrada che collega i territori di Civitanova, Macerata, Tolentino, ecc.. Ma non è una questione di campanile, è una questione di motivazione. Ora l’Istituto tecnico per geometri di Macerata diventa un istituto misto, perché perderà l’autonomia dal prossimo anno o fra due anni, con una despecializzazione della sua attività. Così come quello di Civitanova, che tra l’altro è un corso non sperimentale, quindi di vecchia generazione, mentre oggi, con i corsi sperimentali, con l’introduzione delle lingue, ecc., sarebbe logico che un territorio cerchi un servizio formativo molto più specializzato di questo, perché non possono essere istituiti corsi sperimentali.
Ritengo che Civitanova, ho fatto anche delle dichiarazioni in tal senso, sia una realtà che meriti di avere un’ambientazione dell’offerta formativa. Ritengo, tra l’altro, che un istituto commerciale posizionato in quella situazione poteva esprimersi ulteriormente con il rafforzamento di alcuni aspetti che andassero, per esempio, verso il commercio internazionale, oggi abbiamo l’apertura all’Est europeo, Civitanova è un importante snodo verso questo tipo di economia. Pensavo al turismo ma in un’ottica di internazionalizzazione, pensava ad altre cose che probabilmente l’amministrazione di Civitanova, qualora consultata, avrebbe sicuramente scelto e si sarebbe anche rapportata, cosa che non ha fatto la Provincia, con le altre istituzioni e con il territorio, perché avrebbe chiesto, fa sempre così, come ci possiamo rapportare, come possiamo tutti sopravvivere. Così non è stato perché questa è una manovra di tipo speculativo, di basso profilo politico, inscenata a tre mesi dalle elezioni a Civitanova, dai soliti noti che hanno il potere di imporre cose che assolutamente non si reggono.
Quindi la mia richiesta, chiesta anche con emendamento, è quella di rinviare, perché il Ministro Fioroni ha rinviato di un anno l’emanazione di decreti attuativi per regolamentare e regolare il futuro della nostra scuola, ritenevo che un anno sabbatico, quindi, potesse servire a tutti, prima di andare a rovinare qualcosa che già esiste e già funziona. Non è una cosa che è stata detta da me perché sono Consigliere regionale e oggi difendo Macerata, ma è stata detta da tutti, ad eccezione del Presidente della Provincia di Macerata.
Questa era l’impostazione che avevo dato al mio parere, condivido l’atteggiamento del Consigliere Brini, perché di fronte ad una speculazione di tipo politico, certamente la risposta è solo quella che ognuno difende il proprio campanile, e non l’organizzazione e la programmazione. Cosa che non abbiamo fatto noi, sono stati altri che hanno istigato queste situazioni. Ritengo che sia un comportamento non serio quello che il Consiglio regionale sta approvando questa sera, il rinvio di un anno, quindi un approfondimento di tutta la tematica, non faceva male a nessuno e ci dava modo di ragionare, di concertare, di relazionare. Tra l’altro questa istituzione va a impattare anche sulla realtà fermana, non solo su quella maceratese, perché lo stesso rischio di perdere autonomia, come ce l’ha l’istituto per geometri di Macerata ce l’ha anche quello di Fermo, perché il bacino di utenza di Civitanova si estende a tutti i comuni dell’hinterland, Civitanova trae molto anche dal territorio fermano.
Quindi la mia posizione, quella di Forza Italia, in una valutazione di tutte le proposte, quello che ha detto il Consigliere Giannotti, quello che diceva la Consigliera Romagnoli, sul fermano quello che è avvenuto è ugualmente altrettanto scandaloso, il fatto che delle amministrazioni si siano assunte la responsabilità di decidere l’istituzione di istituti verticali, anche se in soprannumero, sono loro, tra l’altro, che si assumono tutti gli oneri. Perché l’onere della scuola, quando parliamo di scuola primaria, quando parliamo di materna, quando parliamo di secondaria di primo grado, tutti i servizi se li accolla il Comune e quindi il Comune avrà valutato che per la perfetta e migliore organizzazione del servizio scolastico quella verticalizzazione rispondeva alle esigenze del territorio, così come hanno fatto poi tutti i Comuni a scendere, tutti i Comuni di destra e di sinistra, di centro destra e di centro sinistra. Però, perché si voleva penalizzare qualcuno che politicamente ha tenuto alto una bandiera, tra l’altro assolutamente minoritaria, è stata fatta una forzatura ulteriore a questo piano, scavalcando quello che le autonomie locali avevano all’unanimità concertato.
Quindi rivendichiamo questo ruolo alla Regione, il ruolo di valutare le proposte che le Province fanno, di valutare i pareri espressi dal territorio, dai sindacati, dagli organi preposti, che dicono tutt’altre cose e, non voglio credere, che supinamente la Regione debba accettare il diktat di tipo speculativo come quello che è stato portato avanti con questo atto. Su questo penso che non avete nessun argomento per smontarlo.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.


Adriana MOLLAROLI. Innanzitutto volevo ricordare al Consigliere Giannotti che i tempi di discussione di questo atto sono stati concordati in Commissione con l’unanimità della maggioranza e della minoranza, anzi noi avevamo, sin da prima dello scadere delle vacanze natalizie, avvertito l’intera Commissione che sarebbe pervenuta questa delibera, che ha la data del 28 dicembre, e che la prima seduta della Commissione sarebbe stata dedicata a questo atto. Non è colpa della Commissione se l’atto è arrivato tardi, i tempi erano quelli che insieme abbiamo concordato. Ci è stato chiesto di non esaminarlo e di non approvarlo nella seduta del dieci, richiesta avanzata dalla minoranza, abbiamo rinviato alla Commissione successiva, quindi mi sembra che queste argomentazioni sono francamente pretestuose.
Sul merito dell’atto credo che la Giunta ci ha proposto un percorso equilibrato e sensato, laddove si introducono lievi modifiche e innovazioni sul fronte dei nuovi indirizzi di studio per l’istruzione superiore, percorsi che noi avevamo tenuto congelati per troppo tempo, perché, in attesa dell’approvazione definitiva della riforma dell’istruzione superiore, noi più volte, in questa sede e insieme, abbiamo deciso di rinviare. Questo anno ci sembrava difficile poter di nuovo rinviare.
Mi sembra che le introduzioni di nuovi corsi per l’istruzione superiore siano davvero misurati, non sono numerosissimi e rispettano un criterio rispetto al quale credo non sia possibile dire di no. La filosofia della Giunta regionale è stata quella di cercare di aggiornare l’offerta formativa e di avvicinare il servizio scolastico agli studenti e alle famiglie. Voglio sapere chi, in quest’aula, è contrario a questo principio, quello cioè di arricchire l’offerta formativa, mi riferisco alla situazione di Ancona, di Pesaro, Macerata e Ascoli, e al principio di avvicinare le scuole ai ragazzi. Ragazzi che tra l’altro, anche per colpa della riforma Moratti, debbono anticipare la loro scelta di istruzione superiore a tredici anni. Voglio sapere chi è contrario a questo principio. Fortunatamente il centro-sinistra ha ripristinato con la Finanziaria l’obbligo scolastico che è di nuovo passato a sedici anni, allora potremo ragionare con un’altra ottica. Per ora ci attestiamo su questo principio, che credo non sia un principio equo, quello che un ragazzo a tredici anni debba scegliere il corso di studi e frequentarlo anche a molta distanza dalla famiglia. Noi siamo dell’opinione che si i ragazzi siano messi nella condizione di avere il servizio scolastico più vicino all’istruzione, questo credo dia più sicurezza alle famiglie, garantisca una maggiore socializzazione ai ragazzi e consente anche di risparmiare sul fronte del trasporto scolastico che grava, tra l’altro, sempre sulle nostre tasche.
Nel merito credo che questi siano i principi a cui si è ispirata la Giunta e che noi abbiamo condiviso. Per quanto riguarda la provincia di Macerata, anche la logica di avere un corso per geometri a Civitanova, credo vada in quest’ottica. In quel territorio i dati dicono che sono centinaia i ragazzi che si muovono verso Macerata o verso Fermo. Quindi credo che la Giunta regionale, la maggioranza, abbiano lavorato in questo senso. La scuola di Macerata non perde l’autonomia scolastica, si è accorpata con l’altra, quindi c’è questo equilibrio e questa saggezza.
Più problematica è stata l’operazione sul fronte del dimensionamento scolastico, in particolare per la provincia di Ascoli, dove ci siamo trovati, maggioranza e Consiglio regionale, a dover prendere decisioni, certo in tempi non lunghi, di fronte a un percorso positivo che gli enti locali di quel territorio hanno fatto lavorando per molto tempo, ma che non si è concluso con un percorso condiviso, condiviso né dall’amministrazione provinciale che è l’unica tra le tre Province e che ha presentato un piano che prevede due possibili soluzioni – e sarebbe stato il Consiglio regionale ad assumersi questa scelta – e con un parere molto articolato, per non dire contrario, se lo leggiamo nella sua interezza come abbiamo riportato nell’atto, anche del dirigente dell’ufficio scolastico regionale.
Quindi abbiamo detto, e credo sia condivisibile, che il percorso di riorganizzazione del dimensionamento scolastico nella provincia di Ascoli può e deve essere fatto ma deve essere più condiviso, e per questo riteniamo che ci sia un anno di tempo per ragionare insieme ed arrivare a questo.
Queste sono le azioni più significative e non c’è, quindi, un’amministrazione regionale non attenta ad ascoltare il territorio, anzi è attenta ad ascoltare il territorio e a prendere decisioni in maniera saggia.
Alla Provincia di Ascoli e a quei Comuni non diciamo di no, diciamo “prendiamoci un anno di tempo per trovare un percorso più condiviso con i territori e anche più sostenibile da un punto di vista degli orientamenti didattici e pedagogici”. Questo abbiamo detto e questo stiamo facendo.
Per queste ragioni sosterremmo questo atto e lo voteremo positivamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Dagli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto si annuncia, me lo auguro almeno, che in questo anno faccia l’ingresso in aula anche una discussione sulla controriforma Fioroni che introduce, anche con molte contraddizioni, degli elementi che teoricamente, a mio avviso, rischiano un po’ di lacerare, come per altri in questo momento, la stessa maggioranza di centro-sinistra.
Ritornerò sulla motivazione della sottolineatura della controriforma Fioroni, ma faccio solo un riferimento ad un elemento, quello dell’apertura del Ministro Fioroni all’apporto nella scuola ai capitali privati, ha ipotizzato anche fondazioni. Sono d’accordo e vorrei su questo anche il sostegno unitario della maggioranza alla proposta del Ministro Fioroni, una proposta che se fosse stata fatta dal, nel, con, il centro-destra, avrebbe creato uno scandalo immenso perché andiamo alla privatizzazione della scuola, ai capitali privati nella scuola pubblica, cari amici e compagni di Rifondazione e altra sinistra. Sappiamo come sarebbero andate le cose in questo paese quando, in tempi diversi, si proponevano le stesse cose. Un elemento quindi su cui sono d’accordo con Fioroni. Affrettiamoci, Assessore, a portare in quest’aula il tema del riflesso della riforma Moratti e della controriforma Fioroni anche sulla nostra scuola regionale. Questo l’ho detto perché ha echeggiato spesso negli interventi dei colleghi il fatto che, sia se si passa per conservatori, cioè mantenere l’esistente, sia se si passa per innovatori, comunque si fa riferimento ad una continua evoluzione della delicatissima materia della scuola.
Vorrei sottolineare la mia solidarietà in questo momento, e lo faccio un po’ controcorrente, all’esecutivo regionale, attaccato dai quattro supergovernatori provinciali –Presidente, non è la prima volta, che mi sente dire queste cose – ma in materia di scuola siamo ormai vicini al colpo di Regione, non al colpo di Stato. Ormai sono tutti convinti, dal nord al sud, da Ucchielli a Rossi, di poter operare blitz nei confronti della Regione. In qualche modo sono solidale con l’esecutivo, metodologicamente, sia chiaro.
Parlerò anche dei comuni che non sempre hanno ragione, sono un uomo che viene dai comuni e che ci ha vissuto sia per lavoro che per politica, non sempre i Comuni hanno ragione, questo mi sento di dirlo, soprattutto su certe analisi affrettate che fanno. Ma la notizia del giorno è che la scuola ha fatto notizia, è la prima volta che finalmente la scuola è su tutti i giornali, sia pure con tutte le contraddizioni dei sindacati, dei Comuni, delle famiglie, ecc.. Questi soggetti hanno portato la scuola in prima pagina, certo, poi nei contenuti i nostri territori ne escono sostanzialmente divisi. Questa è una constatazione ma per dire che cosa, Assessore? Il mio parere è anche verbalizzato nelle diverse audizioni della Commissione che ritengo abbia lavorato proficuamente, lo dico alla Presidente della Commissione e alle relatrici di maggioranza e minoranza. La commissione ha fatto un buon lavoro nonostante i tempi che c’erano, per i ritardi con cui le Province hanno operato, per le velleità dei Comuni, per le proteste, spesso giuste dei sindacati, e per le situazioni che si sono venute a creare nei territori. Però che non si ripeta nel metodo.
Chiedo all’esecutivo regionale di riappropriarsi rapidamente del ruolo della programmazione. I mezzi ci sono, mi pare che le valutazioni espresse dal Direttore generale Di Gregorio, con molto equilibrio – peraltro me le sono rilette – sono osservazioni utili per l’esecutivo regionale, fatte da un uomo che rappresenta la struttura pubblica statale della scuola. Credo che una collaborazione forte tra l’Assessorato regionale e la direzione della scuola possa, intanto nella programmazione, essere in capo alla Regione. Qualcuno dice “vi riaccentrate i poteri”, questa è una materia sulla quale è necessaria la riappropriazione della centralità della Regione. Il decentramento non ha funzionato, mi pare che colleghi, pro o contro certi argomenti, abbiano sottolineato come le Province abbiano agito ultra vires ed erga omnes, non super partes, hanno veramente agito in maniera non comprensibile.
Ho presentato un solo emendamento, che peraltro non riguarda la mia provincia, e l’ho fatto perché non si parlasse solo di attaccamento a una realtà e a una contingenza territoriale. Assessore l’ho fatto per Osimo dove si chiede all’Istituto comprensivo Campana l’attivazione del corso di psico-pedagogia. La risposta della Provincia prima, e poi della Regione, gioco forza dopo, è che questa attivazione disturberebbe l’istituto di Ancona che ha già questo corso. Parliamo di due realtà Osimo-Ancona, di 130.000 e passa abitanti. Lì si è detto tuteliamo il corso che già c’è. Benissimo, questo criterio se portato in tutte le Marche mi trova d’accordo, però poi vedo che questo non è avvenuto. Gli amici di Forza Italia si sono divisi in una diversa interpretazione, li capisco perché hanno tutti una motivazione seria. Apprezzo anche l’umiltà e l’equilibrio del Consigliere Brini che ha esternato una situazione che riguarda tutti noi consiglieri regionali, di cui il consiglio deve prendere atto per il metodo, è stata una confessione che ho apprezzato moltissimo, lui sa che alla fine non saremo d’accordo nel merito, ma nel metodo ha ragione. Nello stesso modo, Assessore, la Provincia di Macerata capovolge quel criterio che la Provincia di Ancona ha seguito. Segretario Consigliera Giannini non mi guardare con sorpresa, è così. (…)
All’Assessore Ascoli non sarà sfuggito che le Province hanno agito in maniera molto diversa, capovolgendo quei criteri che se fossero stati uniformi su tutto il territorio, come dice la Consigliera Mollaroli, avrebbero avuto, da parte mia, una convinzione particolare nella mia adesione. Però questo non è avvenuto. Comprendiamo i motivi, siamo in politica da decenni, quindi non dobbiamo scandalizzarci di questo.
I Comuni hanno attivato, in alcuni casi, politiche di campanile, di vallata, di crinale, a secondo delle interpretazioni, a mio avviso molto frettolose, parlo anche dei Comuni della mia provincia e delle altre province, per dire che – ve lo dice uno che ha fatto per anni il segretario comunale e il Sindaco – se c’è una materia sulla quale i Comuni, per il proprio personale, per la propria dotazione organica, e spesso per i propri amministratori, non ha grande sensibilità, è la scuola. Tanto è vero che i dirigenti scolastici nei confronti dei Comuni si sono sempre lamentati, dall’accensione della caldaia ai problemi del tetto bucato. I Comuni non hanno ancora compreso quel ruolo di sussidiarietà che debbono avere nei confronti della scuola, questa è la critica che faccio nei confronti di tutti, con la pur buona volontà degli amministratori di centro-destra e di centro-sinistra – ne conosco di bravissimi - ma non è questione di bravura ma di organizzazione e di sensibilità. Vedo che i Comuni hanno fatto battaglie politiche, non ci siamo, qui non c’entra assolutamente niente. Sulla riflessione che faceva Di Gregorio; la riforma, quella che io chiamo controriforma Fioroni, comunque il dinamismo della situazione attuale che riguarda la scuola, la nuova frontiera che bisognerà sperimentare, il fatto che la Regione deve riprendere un ruolo, mi induce a pensare che riflessioni di rinvio di un anno di alcune proposte sono una cosa sensata.
Il riferimento che faceva il Consigliere Capponi poco fa, seppure riferito a un caso specifico, mi trova d’accordo, ma sottolineo anche che quello che dicevano i Consiglieri Brini, Mollaroli, che pensa la Consigliera Giannini – ormai conoscendola le leggo nel pensiero – sulla questione dei geometri a Civitanova, ribadisco la legittimità del Comune di Civitanova al proprio diritto di valutare se questo istituto deve stare sul proprio territorio, se può fare riferimento a un bacino costiero più ampio. Il Comune di Civitanova ha diritto pienamente, chiunque lo governi, però in questa situazione mi permetto di pensare che è un po’ velleitario, nel corso della riforma o controriforma, che dir si voglia, darsi delle conclusioni così nette. Come mi duole sentire dai sette-otto Comuni – non se sono più di centro-destra o di centro-sinistra – del crinale dell’Ete e del Tenna. Credo che i Sindaci in questo momento non abbiamo fatto una valutazione approfondita su quello che sarà il futuro di questo servizio, di questa offerta, ma abbiano per il momento fatto soltanto una battaglia politica. Quando la fa il centro-destra o la fa il centro-sinistra, e non mi convince, bisogna che lo dico.
Mi sento in questo momento di non condividere pienamente, me ne duole, con l’amministrazione di Civitanova, in questo momento mi trovo più d’accordo con quella di Macerata che è di centro-sinistra.
Ricordo che in Commissione qualcuno della maggioranza chiedeva al collega Capponi come mai agiva al contrario, nel senso che era favorevole ad un’amministrazione di centro-sinistra e contrario ad una di centro-destra. Mi pare che il Consigliere Capponi avesse portato, in quel caso, una valutazione molto seria, che riguarda il territorio.
Noi abbiamo fatto uno sforzo per andare un po’ oltre i nostri egoismi di schieramento. La Collega Romagnoli chiedeva la votazione per parti separate, ci consentirebbe di chiarire tra noi molte più cose ma, se non sarà possibile, posso dire che avrei voluto votare a favore se non avessi visto alcune manovre di disparità di trattamento non dovute, in particolar modo, all’Assessorato, al modo di agire delle Province e dei rispettivi Presidenti, e a manovre portate avanti politicamente dai Comuni e che la Giunta, anche per pressione politica, ha recepito.
Questo mi induce a non votare a favore di questo atto, mi astengo per alcuni elementi positivi che sono stati recepiti, ma prego l’Assessorato di riappropriarsi, per tempo, di un ruolo forte di programmazione, perché se diamo le direttive ad ottobre, purtroppo le Province, gli istituti e i Comuni fanno quello che fanno e ci fanno arrivare a Natale senza avere le risposte. Se possiamo partire a maggio su questa procedura e guadagnare cinque mesi penso che possa essere utile per tutti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Grazie Presidente. Svolgerò poche considerazioni più di tipo generale che nel particolare. A me pare che la logica localistica e la piega che sta assumendo il dibattito rischia di vanificare qualsiasi seria programmazione, in un settore molto delicato come quello dell’istruzione. Se avessimo tempo potremmo anche parlare della nuova politica scolastica del Governo, se è in continuità o meno con quella precedente. Ci auguriamo che ci sia un netto segno di discontinuità rispetto alla controriforma Moratti, ma penso che, attraverso le proposte della Giunta regionale, in seguito potremmo affrontare questo problema. La scuola, l’istruzione e la sua organizzazione sono temi dove insistono più competenze, quello dello Stato, della Regione, della Provincia e del Comune, soprattutto, in virtù dell’autonomia scolastica, l’immissione, da alcuni augurata da altri no, di capitali privati, rischia nelle Marche di creare ulteriori difformità nell’organizzazione scolastica. Laddove esiste un territorio dinamico dal punto di vista economico la scuola si svilupperà, laddove questo dinamismo non esiste la scuola regredirà e addirittura rischierà di essere spazzata via.
Credo che nella scuola dobbiamo pensare a competenze pubbliche molto sicure, perché se passasse il concetto della sussidiarietà orizzontale anche nella scuola dell’Italia, rispetto a quella dell’Europa, si farebbe un gravissimo passo indietro.
Nel merito, credo che forse questo atto – lo dico con il senno del poi – poteva essere riflettuto meglio, perché siamo in presenza ancora della non emanazione del decreto nazionale sulla dotazione organica, sappiamo che l’istituzione di tutti i corsi e la loro realizzazione sarà proprio vincolata dal numero degli insegnanti. E’ vero che esistono già le iscrizioni, tuttavia sappiamo che i nuovi corsi potranno essere concretizzati quasi solo con la eccedenza degli insegnanti che già operano nei corsi attuali. Questo presenta un duplice rischio: in primo luogo quello che la carenza degli insegnanti rischia, in assenza del decreto nazionale e soprattutto in una discussione sulla stabilizzazione dei precari anche nella scuola, di vanificare i nuovi corsi e, al tempo stesso, nell’incertezza dell’organizzazione dei corsi medesimi, il rischio è che non ci siano le iscrizioni necessarie.
L’atto proposto tiene conto di un certo equilibrio. Certo, forse si poteva fare meglio, ma penso che l’unica cosa da fare dopo questo atto sia compiere una riflessione complessiva sulle competenze e semmai, a livello regionale, operare un piano vero sull’istruzione pubblica, in modo che il sistema degli enti locali possa partecipare a una seria e proficua programmazione.

PRESIDENTE. Ha la parola alla Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Ritengo che quanto diceva il collega Massi sia più che giusto, sarebbe bello iniziare una chiacchierata insieme sulla riforma Moratti. Credo che potremmo anche fare un discorso a ritroso e parlare di quanto il mondo della scuola – questo è ovviamente un mio pensiero ma sarebbe bello approfondirlo – ha sofferto una riforma che ha iniziato a smantellare quanto funzionava nella scuola in questo paese. Mi riferisco alla scuola dell’infanzia, alla scuola elementare, e non a detta dei politici che chiaramente contestavano il Governo di centro-destra quindi anche la Ministra Moratti, ma mi riferisco alle famiglie, agli operatori della scuola, ai cittadini che hanno toccato con mano quanto fosse devastante quello che la riforma aveva messo in campo. Penso ai conflitti e alla guerra che è iniziata nella scuola con questa riforma, con l’introduzione della figura del tutor, con questa centricità del portfolio, ma soprattutto alla diversa o comunque nella nuova impostazione di collaborazione, di concertazione tra la scuola d’infanzia, la scuola elementare e la scuola media, che rappresenta ancora, fino a quando non ci sarà una riforma forte, il limbo della scuola italiana. Spero che il nuovo Ministro, non perché sia del mio stesso partito, rimedi a questi guasti, al disordine che si è procurato che è stato apportato dal Governo Berlusconi, creando di fatto le condizioni per una nuova scuola, una scuola degna di questo paese, passando oltre all’impostazione che si era cercata di fare, provocando e procurando scuole di serie A e scuole di serie B. E’ chiaro che è una posizione non personale ma politica, quindi a detta di tanti cittadini e di operatori della scuola.
Nel merito, credo che per una valida risposta all’offerta formativa non si può decidere nulla se si imposta il tutto in condizioni di conflitto. Per quello che riguarda il territorio della provincia del fermano, ho ascoltato con interesse quanto detto dalla collega Romagnoli. Io non sono nella Commissione, però ho letto tutta la documentazione, ho letto anche il parere del Dirigente Di Gregorio, che riguarda la variazione al dimensionamento delle istituzioni scolastiche, nella fattispecie per quello che riguarda i paesi del fermano. Voglio fare alcune considerazioni. Intanto, per quanto riguarda Montegranaro sarebbe un isc decisamente sovradimensionato. Sono stata per trentuno anni nella scuola, ritengo che un istituto con più di 1.300, il piano regolatore di Montegranaro prevede un aumento di popolazione fino ad arrivare a 40.000 abitanti, ritengo che la popolazione di quella città arrivi sicuramente ad essere molto più consistente, quindi un istituto dimensionato veramente sovraccarico. Soprattutto in considerazione del fatto, per quello che conosco della situazione, che gli operatori della scuola, particolarmente della scuola d’infanzia e delle elementari, sono assolutamente contrari e molta di questa contrarietà viene rilevata anche da parte delle famiglie. E’ chiaro che non si deve tout-court andare sempre incontro alle esigenze, alle volontà delle famiglie, che talvolta vorrebbero la scuola sotto casa e vorrebbero che si semplificassero al massimo le loro necessità, però è chiaro anche che nella confusione e nel disordine non si può creare nulla di nuovo. Oltre agli operatori della scuola, alle famiglie, ci sono solo a Montegranaro più di 2.000 firme contrari a questa verticalizzazione, ma anche di molti amministratori. Quindi non ritengo ci siano pressioni se non, purtroppo, da qualche parte politica, mi sento di doverlo dire. Sono Consigliere regionale di quel territorio e non sono assolutamente stata contattata né coinvolta da alcuna parte politica. Se di esigenze parlo ne parlo proprio perché ritengo siano le esigenze proprie dei cittadini, al cui riguardo ci dobbiamo rivolgere e verificare le loro volontà e le loro reali esigenze.
Gli organi collegiali non si sono espressi e credo che un anno sabbatico, diceva prima qualcuno, non faccia male a nessuno. Mi preoccupa invece di chi parla di un anno di fermo per qualcosa, e per qualcos’altro no, questo può sembrare poco coerente.
Credo che i criteri che sono stati adottati vadano nel giusto verso e, soprattutto, in un anno si possono mettere d’accordo istituzioni e cittadini, famiglie e operatori della scuola, per rendere il più possibile la qualità dell’offerta formativa della scuola migliore di quella che già c’è.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Quando la collega Ortenzi afferma che la scuola, a causa della politica del precedente Governo, sta vivendo un momento di difficoltà e di tensione, sinceramente non la comprendo. A me sembra il contrario, cioè che di fronte ad una proposta, sia pur oggetto di attenzioni, di critiche, di discussioni sindacali – mi ricordo nella legislatura scorsa – organica che era quella della Ministra Moratti, di fronte a questa organicità di impostazione, oggi si sta rispondendo in due maniere, disorganiche è usare un eufemismo. Una è quello di dire fermiamo tutto, cancelliamo tutto. La seconda, nessuna proposta alternativa, anzi il blocco, la paralisi. I sindacati che protestano, tutti le componenti della scuola che sono disorientate, non parliamo di quello che sta succedendo all’università, nella Conferenza dei Rettori in cui non è mai successo che il rappresentante più alto dei rettori delle università italiane abbia espresso giudizi assolutamente negativi, pessimi, rispetto a quello che sta avvenendo in questi mesi nel mondo accademico, nel mondo universitario, nel mondo scolastico in generale.
Quindi a me pare che l’analisi debba essere rovesciata. C’era tanto preconcetto prima di fronte ad una organicità e ad un “coraggio” che c’è stato di dire “questa è la nostra proposta di riforma”, tanta demagogia e tanto pressappochismo, tanta presa di posizione di parte e preconcetta, come ho detto, a cui oggi si fa seguito con un’assoluta mancanza di qualsiasi disegno, perché non è né restauratore, né conservatore, né progressista, niente, è difficile dare una definizione. Dove è il disegno sulla scuola di oggi, relativo alla componente che guida il Governo? Qual è questo disegno? Ce lo si faccia capire. Il Ministro Fioroni ha riproposto la Commissione esterna per quanto riguarda gli esami di maturità. Che bella scoperta, che bel passo avanti! Questa è roba dei decreti delegati, anzi era la sperimentazione che poi diventò permanente di un nuovo assetto della scuola secondaria superiore e pertanto anche la definizione nuova dell’esame di stato, dell’esame di maturità. Siamo ritornati agli anni ’60. Non so se dicendo questo pecco di qualche elemento che non è di mia conoscenza, ma quello che leggiamo, almeno negli atti, nelle attività, sia parlamentari che di opinione mass-mediatica, è questo.
Ritornando all’atto, perché questo è stato lo spunto che mi ha dato l’intervento della collega Ortenzi, ma ci sono anche altri spunti che riguardano l’atto, soprattutto quelli che sono venuti dalle colleghe Mammoli e Mollaroli , perché entrambe, da relatrice di maggioranza e da Presidente della Commissione, hanno tentato di giustificare un quadro che a mio avviso, anche in questo caso, non può essere considerato sufficiente, neppure positivo.
Sotto il profilo del quadro complessivo – il Consigliere Massi lo ricordava dal suo punto di vista – viene dalla riforma dell’Ulivo, perché è la riforma al Titolo V che ha dato forza a questo tipo di discorso, fatto nella legislatura 1996, a fine 2001.
La delega a fare organizzazione scolastica, anche qui, sommessamente, ricordo le prese di posizione della sinistra: “Ah, la scuola!”. Siamo al quel quadro, siamo in quella situazione. Ora, dal 2001 c’è questa delega che viene spesa, anche da prima perché in realtà già c’erano decreti legislativi e presidenziali che davano la possibilità all’organizzazione scolastica non più e non solo di passare attraverso gli organi di rappresentanza amministrativa della scuola, cioè i provveditorati che poi sono stati soppressi, ma si dava delega alle Regioni. Ormai è un po’ di tempo che ci apprestiamo a fare il nostro ruolo, il nostro compito. Come quest’anno mai, colleghi, ci sono state una miriade di richieste, prese di posizione, mai composte e che mai hanno visto la Regione tentare di comporre su un tavolo e su un quadro organico, perché qui si è andati avanti a chi più ha spinto, chi più ha fatto pressione a voce grossa, non un quadro di insieme, perché dai criteri si è passati all’attuazione di questi criteri programmatori. Questa non è sicuramente programmazione, tant’è che per accontentare tutti, in realtà si è fatto un atto che sta scontentando la scuola, si è messo un po’ lì, si è messo un po’ là, si è riusciti a tirare la giacchetta verso un certo tipo di soluzione, poi in realtà si è avuto il boomerang delle reazioni. Stiamo registrando questo, anche in queste ore, in questi ultimi giorni, correggetemi se sbaglio. Qui ci sono prese di posizione allarmate di organi importanti della scuola marchigiana, dalla direzione regionale, alle tante direzioni scolastiche dei territori.
La Regione è mancata nel suo ruolo e nelle sue funzioni, questo devo sottolineare e registrare, rispetto a questo atto. Non so se è stata fretta, pressappochismo, superficialità, ma se c’era bisogno di tempo ce lo si doveva assolutamente dare, come istituzione regionale, se c’era bisogno di tavoli se ne dovevano fare di più e meglio. Qualcuno addirittura dice che non è stato neppure coinvolto in tavoli obbligatori, vi erano delle posizioni che dovevano essere espresse da alcuni organi e non sono state espresse.
Di fronte a questo dico che non stiamo neppure vicini alla sufficienza di un quadro che non può essere messo insieme così, in maniera assolutamente disarticolata e disorganica.
Su qualche realtà si può dire che c’è stata l’espressione della volontà territoriale che è stata premiata, qualche altra è stata penalizzata, certamente non so se la lavagna deve essere riempita di questo, cioè più 1 di qua, meno 1 di là. Non mi piace fare le somme così, di un atto che in questo modo, secondo me, svilisce il ruolo e le funzioni che sono state delegate alla Regione. Non è questo il ruolo e la funzione della Regione, perché è soltanto il recepire e il raccogliere soltanto un po’ qua e un po’ là, in maniera assolutamente indistinta, confusa, senza nessun piano e senza nessun programma di rilievo e di livello diverso.
Non entro nel merito, ci sono delle cose che sono condivise e altre meno, ci sono delle forzature evidenti, altre che invece erano dovute già da tempo, per quanto riguarda i dimensionamenti o i riconoscimenti di taluni corsi e percorsi. Tutto quanto messo assieme, a mio avviso, dà un risultato molto negativo, è mancata la funzione che la Regione doveva svolgere e che non ha svolto.


PRESIDENTE. Ha la parola alla Consigliera Giannini.

Sara GIANNINI. Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi, il Consigliere Massi ormai è diventato un mago, riesce a capire quello che penso, evidentemente sono troppo trasparente. Vorrei che tu non dessi mai per scontato quello che pensano gli altri, Consigliere Capponi, perché è sempre sbagliato, soprattutto negli avversari.
Sulla questione specifica penso che con questo atto di programmazione noi abbiamo tenuto conto delle valutazioni dei territori e, soprattutto, quello che dobbiamo fare delle offerte per consentire ai giovani e alle giovani di esercitare, nel modo più agevole possibile e con la massima opportunità possibile, il diritto allo studio. Credo che un piano scolastico non possa essere il terreno di scontro e di atteggiamenti politici, partitici, campanilisti. Ho visto i Consigli comunali che si sono espressi, si è espresso il Comune di Macerata, all’unanimità per una posizione, si è espresso il Comune di Civitanova altrettanto all’unanimità, per la stessa e opposta versione, quindi la sintesi che dovremmo raccogliere è quella che ci viene dalla Provincia, non perché è governata da un’appartenente al mio stesso partito – tra l’altro lì è governata dal centro-sinistra non solo dai DS – ma, in un momento nel quale si deve registrare una posizione contrastante degli enti territoriali, credo la sintesi la possa dare chi esercita la funzione dell’area vasta. Oggi, sentire che la Regione ha rinunciato al suo diritto di programmazione, ha invece tenuto conto dell’opinione dell’ente di area vasta e magari la prossima volta, quando sceglierà in maniera difforme le opinioni di qualche altro ente, magari non legato al centro-sinistra, si dirà che la Regione ha voluto imporre superando le proprie competenze di programmazione ed entrare nella gestione.
Su questi argomenti dovremmo forse fare meno battaglia politica, incentivarla meno, proprio perché stiamo parlando di ragazzi ai quali quello che interessa è avere la possibilità di scegliere corsi di studio il più possibile vicini alla propria abitazione, di poterli raggiungere in breve tempo, di poter avere la possibilità di scegliere quali sono le strutture e le offerte formative che interessano di più le loro famiglie e soprattutto il loro futuro, per sviluppare meglio i loro talenti.
Questo è quello che dobbiamo fare e penso sia quello che oggi facciamo. Quindi bene hanno fatto, sia l’Assessore Ascoli nella Giunta che la Commissione competente, a consegnare l’atto al Consiglio regionale, fornendo la possibilità di conoscere come si è fatto e tutte le posizioni, ma anche consentire agli enti di coordinamento di area vasta, che sono le Province, riconosciute dalla legge per questo, a fare la sintesi rispetto alle questioni territoriali.
Per ultimo mi sento di dire, collega Capponi, che le elezioni di Civitanova non possano essere considerate influenti su questa scelta, perché il Consigliere Brini, se così fosse stato, se si fosse sentito leso nelle sue prerogative o nei suoi interessi, come sempre fa, rispetto anche al fatto che siamo entrambi rappresentanti di Civitanova, non avrebbe avuto la posizione che ha. Penso invece che noi leggiamo senza rivendicare diminuzioni di competenze, di ricchezze o di risorse a nessun’altra città, rivendichiamo la possibilità che anche in quel territorio, in quella città, ci possa essere un’offerta ampia, che non sottrae niente all’autorevolissimo capoluogo di Provincia, perché noi siamo Consiglieri regionali. Qui tendo a rettificare che non siamo Consiglieri regionali della provincia di Macerata ma Consiglieri regionali delle Marche, quindi rappresentiamo la Regione in qualunque luogo, dove ci spostiamo ed esprimiamo la nostra opinione, veniamo da un certo territorio, tendiamo a tutelare non solo le città ma il territorio entro il quale le città sono insediate. Credo che in questa maniera non leviamo a Macerata, mi dispiace che ci sia stato questo conflitto nato tra i Consigli comunali. Con il voto di oggi possiamo decidere insieme che questo conflitto è ormai sopito, che lì si aprirà questo corso, se ci saranno le iscrizioni, per cui verificheremo se gli studi che hanno contribuito a fornire quel piano siano reali oppure no. Lo vedremo sul campo, penso che sia la cosa migliore, invece di fare le guerre preventive, cosa a cui non sono abituata, facciamole quando ci sono effettivamente le necessità, non ce le inventiamo magari perché dobbiamo fare degli articoli sui giornali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Ho ascoltato con attenzione il dibattito, sono stato attore diretto nella fase preventiva, quando ero Sindaco, nella discussione del piano provinciale di Macerata – venivo dalla provincia di Macerata – questo è un tema che deve essere affrontato in quella sede con un ampio dibattito e deve uscire con un contributo unanime, perché sulla scuola non ci possono essere assolutamente divisioni né di partito, né di colore, né posizioni campanilistiche.
L’offerta formativa che i nostri giovani rivendicano, perché è la popolazione giovanile che deve avere una garanzia istituzionale forte, paritaria a tutti gli altri paesi europei, come giustamente il Consigliere Procaccini richiamava, non si risolve con guerre di campanile o di posizione, o tutelare qualche posto a qualche insegnante o a qualche dirigente, questo svilisce sia il nostro ruolo di programmazione che tutta la scuola italiana. Forse in questo caso le amministrazioni provinciali di Ascoli e di Macerata avrebbero dovuto spendersi ancora di più per trovare l’unanimità all’interno di questi programmi, perché qui noi arriviamo a derimere eventuali conflitti interprovinciali, e non all’interno delle Province stesse, diventa ridicolo che un Consiglio regionale vada a sindacare quello che il contesto provinciale ha approvato come equilibrio. E’ giusto, quindi, che ci sono corsi formativi, ci sono specialistiche che, vista la materia concorrente tra Stato, Regione, hanno un certo onere, perché costano. Per dare una risposta agli alunni che si vogliono specializzare in determinati corsi è necessaria anche una dotazione strumentale di livelli a volte molto costosi, naturalmente per garantire a tutti l’equa formazione a livelli europei, la nostra scuola è stata sempre ad alti livelli ma non deve perdere le posizioni che ha conseguito.
Quindi diventa ridicolo dibattere qui, tra maggioranza e opposizione, su un tema che deve essere unanime, sia per dividersi tra il campanile, sia per dividersi sulle scelte che altri non sono riusciti ad amalgamare e a far proprie con documenti unanime.
Quando qualcuno non va bene si rimanda a settembre, quindi si rinvia. La mia proposta è quella di rinviare queste decisioni conflittuali a un periodo di anno sabbatico in modo che vengano riviste, se queste non trovano la rispondenza con il territorio. Si eviterebbero i conflitti e qui si approverebbe, come giustamente richiamava anche il mio collega di partito Massi, con un voto che deve essere unanime, quindi un voto positivo, che configge con le esigenze che oggi contrastano.
La mia posizione, quindi, è quella di conflitto personale, perché l’ho vissuto, sono un uomo che viene dalla scuola e so quanti problemi stiano dietro decisioni che vengono prese al di fuori del contesto, se non è condiviso il percorso tra tecnici della didattica e della formazione e politici che devono assegnare le risorse a queste strutture.
Ancora più antipatico è quando si fa la guerra tra poveri, quando le risorse sono esigue, soprattutto in termini di risorse umane ed economiche, per dare una risposta ai nostri alunni che devono formarsi e devono competere con i nostri nord europei, che hanno strutture ben finanziate rispetto alle nostre che vivono questi momenti di conflitto. Quindi massima attenzione.
La mia presa di posizione è che mi astengo su questo voto, è la cosa più saggia, rimando alle decisioni locali fatte e condivise con l’Assessorato e agli operatori che devono dare una garanzia per questo.

Presidenza del Vicepresidente
Roberto Giannotti

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Benatti.

Stefania BENATTI. Sono molto curiosa di leggere i resoconti della stampa di domani sulla discussione di oggi, perché credo che si vada profilando un voto negativo di gran parte della minoranza, ma con motivazioni che configgono una con l’altra. Ho ascoltato con molto interesse tutti gli interventi dei colleghi dell’opposizione e francamente credo che il dibattito di oggi vada iscritto tra quelli dove la minoranza più si è arrampicata sugli specchi. Nel senso che noi abbiamo richieste di soprassedere sulla scuola di Civitanova, invece di forzare rispetto ad una situazione non chiara espressa dalla Provincia sull’ascolano, abbiamo accuse di centralismo e accuse di essere pedissequamente piegati su quanto deliberato dalle Province, abbiamo accuse di atto di centralismo democratico e, dall’altra parte, come bene ha esplicitato il collega Brini, emerge come se qualche interesse, in questa sede è stato esplicitato, riguarda soltanto territori e non maggioranze politiche. Abbiamo accuse della Regione di non aver svolto ruolo e poi ci si dice che abbiamo fatto un atto che è frutto del “tirare la giacca” a questo o quell’altro da parte di interessi con chissà quale logica.
Credo, invece, che dobbiamo riconoscere a questo atto l’esatto contrario dell’impostazione del collega e amico Giannotti, che stimo, ma che questa volta, non sapendo cosa dire, si è lui per primo arrampicato sugli specchi.
E’ vero che l’Assessorato, prima, poi la maggioranza e la Commissione, non hanno voluto imporre delle scelte rigide perché ognuno in questo settore, in base alla legislazione, ha un ruolo specifico, mi riferisco al ruolo degli enti locali, delle Province e al ruolo dell’Ufficio scolastico regionale.
Il dibattito che è stato aperto nelle Province è un dibattito serio che riconosciamo come avente potestà, quindi non c’è stata alcuna imposizione rispetto ai piani delle Province e, come recita la legge, il piano regionale è stato redatto in base ai piani provinciali. Ci può piacere o non ci può piacere, possiamo su questo aprire un dibattito, aderisco anche ai suggerimenti che ha dato il collega Massi, di aprire una riflessione sul ruolo delle Province e sul ruolo della Regione, ma questo sappiamo che riguarda non solo la scuola ma tutti i settori, per esempio l’urbanistica. Quindi che vada aperto questo dibattito mi piace, aderisco sicuramente, ma se noi non prendiamo atto che in questo momento il ruolo delle Province è un ruolo prioritario, saremmo dei cattivi amministratori se facessimo il contrario. Faccio l’esempio di Civitanova. Non sono convinta che vada bene un istituto di geometri a Civitanova, però non posso, come Consigliera che vive in Ancona e che conosce molto la regione ma non approfonditamente il settore scolastico, arrogare il compito di superare un voto di un organismo come quello di una Provincia e dare un giudizio difforme. Quello che posso fare è ascoltare i rappresentanti del mio partito in quel territorio, li ho ascoltati e non sono persone che vivono nei territori interessati, quindi hanno dato un giudizio sulla base della competenza e del buon senso. Quindi respingo assolutamente l’accusa di chissà quale interesse da parte del Consiglio provinciale. Per quanto riguarda i rappresentanti del mio partito ritengo che abbiano fatto una scelta sulla base di loro considerazioni.
Se noi invece entrassimo e facessimo veramente un piano regionale saremmo sì, a questo punto, ricettacolo di tutti gli interessi localistici e qui, senza nessun tipo di approfondimento, arriveremmo a fare delle scelte solo sulla base della politica. Questo credo che sia un errore, perché il ragionamento che dovremmo aprire con le Province è semmai un maggiore coinvolgimento nella fase dell’ascolto da parte del livello regione.
L’anno prossimo faremo bene, anche come Commissione, ad andare anche nei territori per discutere e ascoltare, soprattutto prima che si facciano i piani provinciali. In questo senso l’intervento che ho apprezzato di più è quello propositivo del collega Lippi, mi sembra vada nell’ordine di dire che non possiamo redimere i conflitti che vengono nei territori, provincia per provincia, ma dobbiamo spingere perché i territori decidano con condizione di causa e con un senso del bene comune.
Sostanzialmente credo che questo sia un atto corretto. La Regione è intervenuta laddove sono emerse delle situazioni da dirimere, e il caso di Chiaravalle è eclatante in senso positivo, l’Assessore ha seguito una situazione di gran difficoltà per mesi e anni , oggi arriviamo non a una soluzione né a una mediazione ma all’unica soluzione, non ci sono alternative alla proposta. Quindi non è questione né politica, né territoriale, né di altro genere. L’Assessorato, laddove è intervenuto, l’ha fatto nel momento in cui c’erano dei conflitti e ha cercato di usare il buon senso e trovare o l’unica soluzione possibile o al momento quella praticabile, disdegnando di prendersi responsabilità sulla testa dei territori.
Anche la vicenda di Ascoli va letta soltanto in questa luce, cioè laddove non c’è una risposta chiara, quindi anche la Provincia che è del centro-sinistra, laddove ci propone due alternative, vuol dire che in quel caso è stato abdicato dall’assunzione di una responsabilità.
Il cammino che dobbiamo fare nel prossimo anno, ripeto, è quello di continuare assolutamente in questa strada, non possiamo diventare il luogo dove si scaricano le tensioni di tutti i territori. Spingere sempre di più perché i Comuni e le Province si assumano la responsabilità e, noi, semmai, partecipare di più nella fase di ascolto, per avere in sede regionale una maggiore capacità di dirimere i conflitti.
Ringrazio l’Assessore e l’assessorato del lavoro che ci danno. Non è un caso che per tutte le questioni, oggetto di discussione oggi, il parere della Regione sia conforme al parere dell’Ufficio scolastico regionale, questo è anche a testimonianza che di politica ce n’è poca. L’Ufficio scolastico regionale è un organismo tecnico a cui, ognuno, qui dentro, credo riconosca un’assoluta autonomia e di essere super partes. L’invito è proprio quello di farci mediatori, noi Consiglieri regionali, in un livello più ampio.


Presidenza del Vicepresidente
David Favia


PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Il ruolo della Regione e del Consiglio regionale credo non sia quello di fare da notaio in queste situazioni, ma anche se quello fosse il ruolo, i tempi per verificare, per discutere e per valutare le risorse dovrebbero essere superiore a quelli che hanno visto la discussione di questo atto, mi risulta essere arrivato in Commissione il 9 gennaio. I tempi sicuramente non giocano a favore di una decisione che ha creato un dibattito abbastanza intenso, abbiamo fatto un Consiglio regionale proprio per questa problematica, è evidente che c’è interesse.
Se, come dice la Consigliera Benatti, qualcuno si arrampica sugli specchi, la maggioranza è arrivata con le ventose oggi qui in Consiglio, nel senso che è evidente la difficoltà nel giustificare tutti quei pareri contrari o quei dubbi che sono stati sollevati a più livelli, dai sindacati, da coloro che della scuola fanno parte e all’interno di questa lavorano.
La Consigliera Benatti ci viene a dire che bisogna andare per i territori a verificare, a fare una campagna di ascolto. Se non ricordo male quello della campagna di ascolto è stato lo slogan del Presidente Spacca, forse bisognerebbe cambiare l’apparecchio per ascoltare, perché se si arriva in Consiglio e a ridosso del voto si dice “la prossima volta andiamo ad ascoltare” forse l’ascolto preventivo avrebbe fatto innanzitutto molta più chiarezza, avrebbe dato molta più informazione non solo alla Commissione ma al Consiglio intero, e avremmo evitato di fare tante discussioni oggi per difendere o contrastare questo atto.
Sul territorio ci sono anche delle ricadute positive, penso alla realtà della mia città nella quale, ad esempio, arriva un’importante segnale di attenzione al settore turistico che, sicuramente, può dare una chance in più, ma allo stesso tempo rimane il problema serio, importante e determinante delle risorse, nel corso di queste giornate molti dubbi sono venuti fuori relativamente alle risorse. Quindi non creiamo delle aspettative che poi non riusciamo ad accontentare, se non c’è un’intenzione seria di investire fortemente con le risorse, altrimenti creiamo nelle varie scuole, come nelle università, una serie di corsi e di master che servono a creare aspettative che poi non si concretizzano con un lavoro sul territorio e fuori dal territorio di residenza.
Su questo atto mi asterrò perché sono contrario al contesto in cui si è sviluppato questo percorso, perché tempisticamente e dal punto di vista della certezza delle risorse lascia seri dubbi.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Non c’è molto da aggiungere perché molto è stato detto, però mi preme fare chiarezza su alcuni punti perché non rimanga l’amarezza e perché non rimangano dei misunderstanding.
Dal punto di vista del ruolo della Regione noi abbiamo agito in perfetta sintonia con quella che è l’atmosfera culturale e politica che si respira nel nostro Paese anche a seguito del cambiamento del Governo nazionale e del cambiamento del titolare del Ministero della pubblica istruzione. Con ciò voglio rendervi edotti che tutte le Regioni italiane, senza distinzione di colorazione politica, hanno chiesto ed ottenuto dal Ministro della pubblica istruzione l’apertura di un tavolo, che si aprirà ufficialmente nei prossimi giorni, per definire le responsabilità, le competenze e le funzioni fra il Governo nazionale e i Governi regionali per quanto riguarda la scuola, sarebbe la famosa applicazione e declinazione del Titolo V. Comunque, il masterplan che è stato consegnato al Ministro, che peraltro è stato approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni, quindi è un atto ufficiale, testimonia di un processo, che si aprirà nei prossimi mesi non appena chiariti alcuni nodi, per cui allo Stato rimarranno le competenze di carattere ordinamentale e alle Regioni andranno le competenze di carattere organizzativo e gestionale di tutto il sistema scolastico.
Siamo, quindi, all’interno di un quadro in evoluzione che tende ad attribuire alle Regioni competenze nuove e ad organizzare un passaggio di competenze e di funzioni, fra i vecchi uffici scolastici regionali e le Regioni. Questo significa che c’è un processo in atto complicato, attento, nel quale ci siamo perfettamente inseriti. Ritengo che la prima affermazione del collega Giannotti, sul fatto che ci saremmo mossi accelerando un processo che va contro quello che si starebbe pensando al Ministero della pubblica istruzione, non sia conforme alla reale situazione.
Secondo punto, ritengo di dover respingere con chiarezza e con nettezza, le accuse che ci sono state fatte, in particolare dalla Consigliera Romagnoli, la quale con la sua proverbiale chiarezza, ha accusato l’assessorato e la maggioranza, coloro che sostengono questo atto, di aver creato una serie di clientele scolastiche, di aver utilizzato criteri assolutamente arbitrari, di aver preferito lavorare su alcune sedi piuttosto che altri e, addirittura, se non vado errato, il collega Giannotti ha parlato di discriminazione di territori.
Queste sono affermazioni assolutamente gratuite, sbagliate, mi farebbe piacere potermi confrontare nel merito per convincere le persone che questo non è vero. Non stiamo facendo un “libro dei sogni”, stiamo semplicemente ragionando su modifiche limitate per indirizzi di studio e per il dimensionamento, tenendo conto delle linee guida che avevamo approvato, concertato ampliamente con tutti i soggetti del caso, che ritengono che noi non dobbiamo, abbiamo condiviso questa impostazione, modificare nulla a livello ordinamentale, perché questo non è il momento di farlo, stiamo nel mezzo di una transizione da una situazione A ad una B che ancora non conosciamo, c’è una riforma di cui si è procrastinato l’inizio, al Ministero stanno pensando altro, figuriamoci se noi ci saremmo azzardati, in questo momento, a fare modifiche di tipo ordinamentale. Gli unici casi nei quali ci siamo trovati in leggera difformità con l’Ufficio scolastico regionale sono sul fatto che quest’ultimo aveva espresso parere negativo su alcuni casi ritenendoli modiche ordinamentali, noi abbiamo chiarito che ordinamentali non erano e quindi andavano accolte, o comunque il parere andava dato a prescindere da questa valutazione. In solo due casi le nostre valutazioni sono state difformi rispetto all’Ufficio scolastico regionale non perché fosse negativo quel parere ma perché riteneva che ci fossero problemi di disturbo territoriale per la contiguità, quindi dichiarava il parere di non opportunità. Le uniche volte nelle quali la Giunta si è trovata su posizioni diverse dall’Ufficio scolastico regionale sono state in occasione di due pareri di non opportunità e non in nessun altro caso. Quindi, dal punto di vista della decisione di merito, siamo stati assolutamente in grado di ragionare con autonomia e, mi piace anche dirlo, ci siamo trovati quasi sempre d’accordo con le valutazione già espresse dall’Ufficio scolastico regionale, cioè dall’organo tecnico che lo fa avendo ancor più cognizione di causa.
Finisco dicendo che non c’è stata alcuna discriminazione, lì c’è stata la massima attenzione alle esigenze delle famiglie, l’unica bussola che ha guidato la Regione nella decisione che ha prodotto questo atto, è stata quella di tenere conto delle esigenze delle famiglie e quindi degli alunni. Non c’è stato alcun privilegiamento di criteri politici, partitici, ideologici, e quanti altri voleste voi inventare, abbiamo ragionato solamente per il bene delle famiglie, degli allievi e, naturalmente, per il mantenimento dei diritti dei docenti ad esercitare la libera scelta nel metodo di insegnamento.
Per questo motivo è importante che questo atto produrrà effetti non solo laddove abbiamo espresso parere favorevole, ma anche laddove abbiamo espresso parere negativo. Mi spiego, abbiamo espresso favorevole a ragionare in modo diverso da come lo stavano proponendo nei territori per il comune di Chiaravalle, lì c’era il problema di conciliare le esigenze delle famiglie, dei bambini, con le esigenze degli insegnanti, abbiamo trovato la soluzione del problema con l’avallo del Ministero della pubblica istruzione, abbiamo avuto la lettera e il parere del Ministero della pubblica istruzione che ci incoraggia su quella soluzione e ci promette di appoggiarla anche con finanziamenti. Per cui, andando nei territori, rimboccandosi le maniche, facendo riunioni con le famiglie, con i genitori, con i Sindaci, abbiamo risolto il problema.
Nella provincia di Fermo, nella zona di Montegranaro, invece, il problema non è stato risolto in modo soddisfacente dai soggetti locali, abbiamo riconosciuto, l’abbiamo scritto, apprezzando il lavoro finora svolto dalla Provincia, dagli enti locali del territorio, tuttavia abbiamo ritenuto che non ci fossero le condizioni per poter scegliere una strada quindi abbiamo detto di rinviare la soluzione ma abbiamo anche scritto che la Regione “si impegna ad affiancare le istituzioni scolastiche, gli enti locali e la Provincia per poter addivenire a una soluzione da tutti condivisa”.
Questo è lo spirito con il quale si muove la Regione, cioè laddove ci sono conflitti e tensioni, costruire insieme una soluzione condivisa. A Montegranaro c’erano 2.000 firme che non volevano una certa soluzione, una scuola che ne voleva un’altra, il Comune di Montegranaro che diceva una cosa, la Provincia di Ascoli Piceno un’altra, e nel territorio c’era un Comune che diceva una cosa diversa dagli altri, a prescindere addirittura dalle maggioranze. In questa situazione era difficile per noi scegliere una o l’altra strada, l’una perché era elefantiaca, l’altra non andava bene per altri criteri, allora abbiamo detto “avete fatto un buon lavoro, avete sciolto molti nodi, ma ce ne sono alcuni per Montegranaro che ancora non sono stati sciolti, e siccome ci vogliamo lavorare ci rimboccheremo le maniche, affiancheremo i Comuni, affiancheremo la Provincia, affiancheremo le scuole”. Credo che nell’arco di 7, 8, 9 mesi, quello che sarà, troveremo la soluzione così come l’abbiamo trovata per Chiaravalle, avendo come unica bussola il benessere delle famiglie e dei ragazzi e ragazze di quei territori, l’equilibrio e la condivisione.
Quindi credo che non abbiamo discriminato nessuno, abbiamo solamente tracciato una strada che ci consentirà di condividere finalmente una soluzione per tutti.
Le priorità, le risorse, attenzione, abbiamo discusso a lungo con l’Ufficio scolastico regionale, noi abbiamo il diritto di programmare secondo le esigenze dei territori, l’Ufficio scolastico regionale ha il dovere di tentare di avere le risorse aggiuntive, se servono. Tanto è vero che per quanto riguarda gli indirizzi musicali abbiamo ricevuto due proposte che sono entrate all’interno del nostro programma, le abbiamo recepite, altre proposte hanno fatto altre strade, quindi l’Ufficio scolastico, già di intesa con noi, ha chiesto - è già partita la lettera al Ministero della pubblica istruzione - di dotarlo di risorse aggiuntive per poter aprire venti corsi ad indirizzo musicale nella scuola, quattro o cinque per ogni Provincia, equilibrato su ogni territorio.
Quindi siamo in un piano di espansione di risorse quando sono motivate, non mi pare assolutamente che abbiamo fatto un “libro dei sogni” e quando abbiamo detto di no a certe richieste – guardo negli occhi il Consigliere Massi - su Osimo, lo abbiamo fatto non perché non si volevano turbare i sogni della scuola di Ancona che aveva l’indirizzo psico-pedagogico, ma perché dall’indagine fatta dalla Provincia di Ancona emergeva che c’erano solamente ventinove allievi osimani che erano nella scuola di Ancona su cinque classi, su cinque anni. Quindi c’era una massa critica molto piccola per poter giustificare un altro indirizzo nella sua città, così come lo abbiamo negato in altre situazioni del pesarese perché non c’era la massa critica che giustificasse decentramenti.
Quindi, sostanzialmente, abbiamo ottemperato al nostro dovere di riprogrammare senza fare modifiche ordinamentali, tenendo conto, quando era possibile, le esigenze dei territori, ma quando le esigenze dei territori fossero state ben costruite e ben condivise, tant’è che siamo andati “contro” una delibera di una Provincia di centro-sinistra, ma discutendo nel merito con l’Assessore Gobbi e con il Presidente, condividendo con l’Assessore Gobbi alla fine la soluzione si è trovata, perché ha detto che era disposto, come abbiamo fatto anche per Chiaravalle -se non andavamo a Chiaravalle non avremmo risolto il problema, così andremo a Montegranaro, a Rapagnano, a Casette d’Ete, a Torre San Patrizio e a Monteurano - così per il prossimo anno condividiamo una scelta.
L’ottica è questa, è un ottica veramente super partes – prima scherzavo con il collega Massi – non c’è assolutamente l’idea che la scuola debba sottostare alle logiche partitiche, agli scontri tra gli Assessori, e alle clientele di qualsiasi tipo, perché avremmo fatto il peggior servizio alla scuola delle Marche.
Potevamo fare meglio? Può darsi, forse una lezione l’abbiamo avuta da questa vicenda. La lezione è che purtroppo c’era la Finanziaria che inseriva modifiche fondamentali nel processo di istruzione, abbiamo voluto aspettarla, contemporaneamente i processi di concertazione territoriale hanno preso troppo tempo, il prossimo anno partiremo a maggio a discutere della riprogrammazione scolastica, in modo tale che non arriveremo con questi tempi strozzati che non fanno bene né al dibattito, né al confronto sereno fra le forze politiche, né tanto meno al confronto fra scuole e famiglie, queste hanno bisogno di sapere per tempo quale sarà il volto della scuola dell’anno successivo.
Spero che ci si riesca, trarremmo ammaestramento da questo accumulo di tempi strani di questa volta, che non sono dipesi dalla nostra volontà perché abbiamo fatto salti mortali per arrivare. La concertazione la devono fare gli enti sul territorio, non è la Regione che fa la concertazione a Macerata o a Ascoli Piceno. Sono lì che si svolgono le concertazioni, se lì ci sono difetti è lì che si deve sbattere la testa contro il muro, non contro la Regione che riceve le delibere delle Province e deve tenerne conto.
Quindi state sereni, approviamo un atto equilibrato, un atto che fa il bene della scuola marchigiana, rinviamo la soluzione più conflittuale per risolverla insieme, non c’è discriminazione di alcun territorio, c’è la massima attenzione alle esigenze vere dei bambini, delle bambine e anche degli operatori della scuola. Il prossimo anno faremo meglio, avremo più tempo per discuterne, apriremo il discorso, prima con gli enti locali, fra Province, Comuni, scuole, le autonomie scolastiche speriamo siano più espanse e ci impegneremo per renderle più autonome possibili.
Credo che possiamo tranquillamente approvarlo con la coscienza a posto e di aver lavorato solo per il bene della comunità regionale.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo ad esaminare i due emendamenti che sono stati presentati.
Emendamento n. 1 a firma del Consigliere Capponi, ha la parola per illustrarlo.

Franco CAPPONI. L’emendamento ripercorre un po’ l’illustrazione che ho fatto delle criticità di questo atto, quindi mi rimetto alle valutazioni già espresse. E’ una modifica che tenta di rinviare di un anno l’istituzione dei geometri a Civitanova Marche sul commerciale, in attesa di quello che lei diceva, Assessore, della partecipazione e della condivisione dei territori. In questo caso gli attriti lei non li ha risolti ritenevo che era possibile, invece, risolverli.
L’emendamento dice solamente di rinviare al prossimo anno la decisione in merito all’istituzione, presso l’istituto tecnico commerciale di Civitanova, di una sezione per geometri.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Il mio voto all’emendamento è contrario per le riflessione e le motivazioni che ho fatto nell’intervento precedente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Annuncio il voto favorevole sull’emendamento Capponi con l’invito, qualora fosse recepito dall’aula, di verificare, con un anno di tempo, proprio come diceva l’Assessore Ascoli, quello che Civitanova chiede, sia Civitanova Comune che Civitanova istituto. L’impressione è che quello che ha sottolineato più generalmente l’Assessore e il direttore Di Gregorio sia il caso di applicarlo già da questa votazione.

PRESIDENTE. Avete parlato sull’emendamento, sia come discussione che in dichiarazione di voto, pertanto lo riteniamo aperto su entrambe. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Questo problema è già stato affrontato e discusso in Commissione, quindi la Commissione e la maggioranza voteranno contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi.
Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva


Emendamento n. 2, a firma del Consigliere Massi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Ha la parola il Consigliere Capponi per dichiarazione di voto.

Franco CAPPONI. Durante la discussione di questo atto sono state date tante informazioni e sono state fatte tante affermazioni, alcune che nulla entravano nell’atto, tipo quello di riversare sul passato, sulla riforma Moratti, tutti i mali della scuola, che ritengo assolutamente ingiusto e improprio. Ritengo anche di voler dire alla Consigliera Ortenzi ma anche alle altre persone che sono intervenute sul tema, che il 70% delle famiglie, da un’indagine condotta proprio dalla scuola, è d’accordo sulla riforma che abbiamo applicato nella primaria e nella secondaria.
Volevo dire questo soltanto per il gradimento delle famiglie delle modifiche apportate. Il Governo ha messo più risorse di quelle messe in passato dai Governi di centro-sinistra, tra l’altro oggi abbiamo una situazione di netta contrarietà, come qualcuno della minoranza ha già detto, sulle riforme o sulle non riforme che state facendo, ma riforme che state facendo con la legge Finanziaria. Ci sono tutti i sindacati sostanzialmente contro questo atto, ci sono le università che non fanno entrare i Ministri a svolgere i loro discorsi. Ritengo un modo abbastanza bizzarro di questa Regione di sostenere l’istruzione. Mi dispiace che l’Assessore Ascoli dica che questo atto rispetta tutte le indicazioni che la Regione si è data, dico invece che non rispetta, ad esempio, il n. 4 del 2004, l’atto di indirizzo per cui non venivano istituiti nuovi corsi di studio sperimentale, viene disatteso proprio da questo atto, cioè un atto di questa maggioranza, della vecchia maggioranza, viene disatteso senza che siano state fatte nuove modificazioni e impostazioni.
Se vogliamo andare fuori tema, sostenere il mondo della scuola e la partecipazione scolastica dei giovani, aumentando per esempio del 33% il costo dei biglietti dei trasporti, oppure, non risolvendo il problema della criticità del trasporto ferroviario che va ad incidere soprattutto sul mondo della scuola, in modo particolare, ritengo che questo non sia tutta questa vicinanza che qualcuno qui vuol far passare.
Concludo dicendo che il mio voto è contrario perché nessuna delle risposte, né della Commissione né dell’Assessore, né della maggioranza, mi hanno risolto i problemi che avevo posto all’attenzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Annuncio il mio voto favorevole ma voglio fare una considerazione. Ho notato una contraddizione nei colleghi Lippi e Massi nel momento del voto sull’emendamento di Capponi. Mentre proponevate il rinvio di un anno di questo argomento, non riesco a capire come mai avete votato a favore su questo emendamento. Questa ambiguità, si parla di un Consiglio comunale all’unanimità nel rispetto delle istituzioni, avevate il dovere e il compito di astenervi. Questo è un film già visto, l’ho visto una volta sull’ospedale di Recanati, sempre con le vostre quattro firme, lo rivedo oggi contro Civitanova sui geometri, sempre con le vostre quattro firme. Quindi bisogna avere un attimo di attenzione e di riflessione su queste problematiche, ognuno si assumerà le proprie responsabilità, e quando saremo in campagna elettorale a Civitanova spiegherete ai vostri elettori il vostro comportamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Sono contento che ci sia una reciproca attenzione, è positivo, magari anche su altri argomenti.
Annuncio il voto di astensione complessivo su tutto l’atto perché, come chiedeva la Consigliera Romagnoli, se ci fosse stata la possibilità di votare per parti separate avremmo potuto meglio chiarire le nostre posizioni.
Avrei voluto votare a favore di questo atto se non ci fosse stato quel disagio che si è verificato, che molti sindacati hanno sottolineato, come abbiamo detto nelle premesse, e su alcune contraddizioni che ho evidenziato prima. Quindi, per quanto mi riguarda, il voto di astensione vuole anche significare che si raccoglie l’impegno che l’Assessore ha annunciato qui, di ricominciare subito la programmazione per l’anno prossimo senza cadere nelle strettoie in cui siamo caduti adesso. Lasciamo stare le curve, abbiamo parlato di Comuni, di Province e di varie parti, ma mi pare che un voto di astensione possa, per chi è all’opposizione, sottolineare questo impegno a ricominciare subito la programmazione in capo alla Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Sono stato chiamato in causa quindi è giusto fare la dichiarazione di voto. Nella premessa del dibattito avevo già indicato il mio voto di astensione, tendo anche a specificare perché ho votato favorevolmente all’emendamento Capponi, se non ci fossero stati i conflitti evidenziati. Premetto che non sono assolutamente contrario all’istituzione del corso per geometri di Civitanova, sono solo contrario al tipo di atteggiamento che oggi c’è in quest’aula di fronte ad un atto che doveva essere risolto in altra sede, non in questa. Con un richiamo alla maggiore attenzione e ai discorsi che l’Assessore ha specificato nel percorso successivo, il voto di astensione comprende i diritti dei cittadini di Civitanova, di Macerata, di tutta la provincia e di tutta la regione che sono garantiti da quanto è assunto come decisione da parte del Gruppo Udc dell’opposizione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi metto in votazione l’atto non emendato.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Proposta di atto amministrativo n. 42. La pongo in votazione.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle ore 18,30