Resoconto seduta n.62 del 17/04/2007
SEDUTA N. 62 DEL 17 APRILE 2007



La seduta inizia alle ore 10,45

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


Comunicazioni

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 61 del 3 aprile 2007, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'articolo 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 163, in data 28 marzo 2007, ad iniziativa dei Consiglieri D'Anna, Castelli, Pistarelli, Romagnoli e Silvetti, concernente: "Interventi a favore degli eredi di appartenenti alle forze dell'ordine, alle forze armate, ai vigili del fuoco e alle forze della polizia municipale caduti nell'adempimento del proprio dovere", assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 164, in data 10 aprile 2007, ad iniziativa dei Consiglieri Giannotti e Tiberi, concernente: "Modifiche ed integrazione alla l.r. 5 gennaio 1995 n. 7, concernente: "Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell'equilibrio ambientale e disciplina dell'attività venatoria", assegnata alla III Commissione in sede referente;
- n. 165, in data 10 aprile 2007, ad iniziativa del Consigliere Bugaro, concernente: "Interventi per la promozione e la valorizzazione delle famiglie marchigiane", assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 52, in data 5 aprile 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Rendiconto del Consiglio regionale per l'esercizio finanziario 2006"; n. 53, in data 10 aprile 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Aggiornamento del programma finanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto - anno 2007", assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 54, in data 10 aprile 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "L.r. 37/99 - Proroga al 2007 del Programma Operativo 2006 dei servizi di sviluppo del sistema agroalimentare regionale", assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 170 del Consigliere D'Anna "Potenziamento risorse forze dell'ordine e sicurezza";
- n. 171 del Consigliere Lippi "L. 366/98 - Mobilità ciclistica";
- n. 172 dei Consiglieri Capponi, Tiberi, Santori, Bugaro, D'Anna, Brini, Cesaroni, Ciriaci, Romagnoli, Pistarelli, Massi, Silvetti, Lippi e Viventi "Richiesta istituzione del voto elettronico dell'Assemblea regionale";
- n. 173, dei Consiglieri Giannini e Brandoni "Scadenza provvedimento su subcompartimento pesca vongolare".
- n. 174 dei consiglieri Ortenzi, Comi, Lippi, Giannini, Altomeni, Luchetti, D’Anna, Solazzi, Badiali, Rocchi, Viventi, Brandoni, Mollaroli, Mammoli, Procaccini e Binci “Dispersione in mare di materiale bituminoso verificatosi il 4 aprile 2007 agli impianti Raffineria Api”.
La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 26 marzo 2007
- n. 242 "Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 568.553,00";
- n. 243 "Art. 34, comma 2 - della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 - "Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 1.390,48"¬;
- n. 244 "Art. 34 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 - Variazione al bilancio di previsione e ai Programma Operativo Annuale 2007 per reiscrizioni di economie di spesa relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 4.636.397,27";
- n. 245 "Art. 34, comma 1 - della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione €. 2.472.353,57. Rettifica DGR. 221 del 20 marzo 2007";
- n. 246 "Art. 34, comma 1 - della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 186.523.474,10 ";
- n. 247 "Art. 34, comma 1 - della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 8.227.812,27";
- n. 248 "Art. 29 della 1. r. 11 dicembre 2001, n. 31, e art. 27 della I. r. 23 febbraio 2007, n. 3 - Variazione compensativa €. 1.816,12";
- n. 249 "Art. 29, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 48.660,00";
- n. 250 "Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale (POA) 2007 approvato con DGR n. 171 del 5 marzo 2007. €. 692.061,58";
- n. 251 "Art. 20, comma 3, l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l'integrazione dello stanziamento del capitolo di spesa 10311101 compreso nell'elenco n. 4 "Elenco delle spese dichiarate obbligatorie" del bilancio di previsione per l'anno 2007. €. 50.000,00";
- n. 252 "Art. 26, comma 1, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3, - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e relativi impieghi. €. 191.064,84";
- n. 253 "Art. 26, comma 1 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 50.000,00.".
In data 5 aprile 2007:
- n. 271 "Art. 26, comma l della L.R. 23.2.07, n. 3 - Iscrizione nel Bilancio di Previsione per l'anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato e relativi impieghi - € 7.938.495,29";
- n. 272 "Art. 34 comma 1 della L.R. 23.2.07, n. 2 - Reiscrizione nel Bilancio di Previsione per l'anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 51.690.883,49";
- n. 273 "Art. 26, comma 1 della L.R. 23.2.07, n. 3 - Iscrizione nel Bilancio di Previsione per l'anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - € 70.000,00";
- n. 274 "Art. 29, della L.R. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della L.R. n. 3/2007, n. 3 - Variazione compensativa di € 40.000,00";
- n. 275 "Art. 34 comma 1 della L.R. 23.2.07, n. 2 - Reiscrizione nel Bilancio di Previsione per l'anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 1.329.039,40";
- n. 276 "Art. 29, della L.R. 11 dicembre 2001, n. 31 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l'anno 2007. Modifiche tecniche al P.O.A. € 65.000,00";
- n. 277 "Art. 34 comma 1 della L.R. 23.2.07, n. 2 - Reiscrizione nel Bilancio di Previsione per l'anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 8.643.925,91";
- n. 278 "Art. 29, comma 2 della L.R. 11 dicembre 2001, n. 31 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l'anno 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni - € 10.000,00. Modifica al Programma Operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni";
- n. 279 "Art. 34 comma 1 della L.R. 23.2.07, n. 2 - Reiscrizione nel Bilancio di Previsione per l'anno 2007 di maggiori entrate accertate nell'anno precedente - € 1.998.960,22";
- n. 280 "Art. 26, comma 1 della L.R. 23.2.07, n. 3 - Iscrizione nel Bilancio di Previsione per l'anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dall'INAIL e relativi impieghi per iniziative nel campo della prevenzione. € 24.492,00";
- n. 281 "Art. 34, comma 2 della L.R. 23.2.2007, n. 2 - Variazione compensativa Programma operativo annuale 2007. € 20.693,39";
- n. 282 "Art. 34, comma 1 della L.R. 23.2.2007, n. 2 - Reiscrizione di economie accertate e maggiori entrate nel bilancio di previsione per l'anno 2007 relativi stanziamenti aventi specifica destinazione derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per l'assistenza sanitaria per interventi umanitari di alta specializzazione a favore di cittadini stranieri. € 9.627,78";
- n. 283 "Art. 34, comma 2 della L.R. 23.2.2007, n. 2 - Variazione compensativa Programma operativo annuale 2007. € 202.870,40".
Hanno chiesto congedo il Presidente della Giunta Spacca, gli Assessori Carrabs, Giaccaglia e il Consigliere Brini.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Vorrei proporre alla Presidenza del Consiglio l’anticipazione, subito dopo le interrogazioni, della proposta di atto amministrativo n. 52 sulla quale si è data ampia informativa e che non avrà un grande dibattito, questo soprattutto per le condizioni di salute del relatore Consigliere Favia che ha chiesto di potersi assentare dall’aula appena votato tale provvedimento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’anticipazione del punto all’ordine del giorno n. 5 trascorsa la mezzora che dedicheremo alle interrogazioni.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Chiedo l‘iscrizione della mozione n. 174 sulla dispersione di materiale bituminoso verificatasi alla Raffineria Api, comunicata poc’anzi.

PRESIDENTE. La mozione n. 169 sul Family day, come richiede il Consigliere Giannotti, sarà sicuramente discussa in quanto iscritta al punto n. 9 dell’ordine del giorno.
Pongo in votazione l’iscrizione all’ordine del giorno della mozione n. 174.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Per cortesia, chiamate i Consiglieri che anziché andare in giro per gli uffici sarebbe bene fossero in aula.


Interrogazione n. 602
del Consigliere Massi
“Contributi per la distruzione di rifiuti di origine animale: Articolo 1, D.L. 19 Aprile 2002, n. 68 – convertito con modificazioni dalla legge 18 Giugno 2002, n. 18”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 602 del Consigliere Massi. Per la Giunta risponde l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Relativamente al primo quesito che pone il Consigliere Massi, cioè quanti finanziamenti sono stati erogati considerando sia quelli versati dall'Agea che quelli versati dalla Regione Marche con finanziamenti propri alle ditte di impianti che provvedono alla distruzione dei materiali a rischio, i finanziamenti erogati da Agea non sono conosciuti dall'amministrazione regionale in quanto le varie ditte dovevano rivolgersi direttamente ad Agea quale Agenzia incaricata del pagamento dei fondi recati dalla legge nazionale.
La Regione Marche, nel periodo di operatività della legge non ha mai versato contributo alle ditte di impianti che provvedono alla distruzione del materiale a rischio. La Regione ha infatti affidato il servizio di ritiro dei bovini morti in azienda prima alla ditta "Soc. Consortile Terre del Montefeltro" di Urbania (2001-2002), alla ditta Sameco di Tavullia (PU) (2002-2005) e dal 2005 alla A.T.I. "ML Lorenzin + Brega Eugenio". Le prime due ditte non dispongono di impianto di distruzione. Si precisa che nella Regione Marche non esiste tuttora un impianto per la termodistruzione delle carcasse bovine.
I finanziamenti sono stati erogati secondo le tariffe indicate nell'allegato alla presente nota che consegnerò.
Relativamente all’altro quesito, se è possibile che queste ditte abbiano ricevuto finanziamenti per gli stessi materiali da smaltire sia attraverso fondi regionali, che attraverso fondi statali, non risulta che queste ditte sopra citate, possano avere ed abbiano beneficiato dei fondi statali.
Poi, se è stato verificato il caso di allevatori che abbiano pagato il trasporto dei materiali classificati a rischio dalla normativa comunitaria? Gli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato per i test Tse, i capi morti e i rifiuti dei macelli – n. (2002/C 324/02) - G.U.C.E. n. C 324/2 del 24/12/2002 e la Decisione comunitaria sugli aiuti di stato (C (2005) 4314 del 28/10/2005 – impongono agli allevatori di compartecipare. In tutte le altre Regioni d'Italia gli allevatori pagano per intero. La Regione Marche ha predisposto un aiuto per gli allevatori prima che anche lo Stato intervenisse contribuendo in modo significativo a superare la crisi Bse.
Gli allevatori nel periodo gennaio-maggio 2001 hanno pagato quanto esosamente richiesto loro dalle ditte di raccolta e trasporto delle carcasse.
L’ultimo quesito, se sono state attuate dal servizio competente verifiche, con incrocio dei dati sui tabulati completi dell'Agea, così da evidenziare la correttezza della spesa, la riposta è come sopra già specificato, Agea non ha fornito tabulati alla Regione Marche che invece già fin dal 2002, quale componente della cabina di regia per l'emergenza Bse, aveva invitato Agea ad evitare eventuali sovracompensazioni alle ditte smaltitrici.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Prendo atto della risposta dell’Assessore, la ritengo tranquillizzante. Mi sembra che abbia dichiarato che non ci sono state doppie contribuzioni statali e regionali nei confronti delle ditte di smaltimento. Se è questo quindi mi tranquillizzo, credo che l’Assessore mi consegnerà sia la relazione che i dati allegati. Non ci sono stati doppi contributi statali e regionali per le stesse finalità con le stesse imprese di smaltimento, era questo l’aspetto che più allarmava, quindi prendo atto delle dichiarazioni dell’Assessore e per il momento, ripeto, mi tranquillizzo.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Chiedo, se possibile, di discutere, dopo il rendiconto del Consiglio regionale, la proposta di atto amministrativo n. 50 sul Programma di sviluppo rurale.

PRESIDENTE. Chiedo all’Assessore Petrini se ci sono problemi.

Lidio ROCCHI. Non credo che l’Assessore possa dire di no!

PRESIDENTE. Credo sia corretto sentire il parere del Governo.
Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non sono d’accordo perché non ho capito la motivazione.
Oggi ci sono due punti che sono molto importanti quelli sulla sicurezza e sull’Aerdorica, il Piano di sviluppo rurale può andare benissimo ad occupare tutto il pomeriggio, se necessario…

PRESIDENTE. Consigliere Pistarelli, scusi, forse lei era assente, oggi ha chiesto congedo il Presidente Spacca, quindi i due punti che lei ha citato vanno alla prossima seduta.

Fabio PISTARELLI. No, come alla prossima seduta?

PRESIDENTE. E’ relatore il Presidente Spacca.

Fabio PISTARELLI. Mi era stato detto che c’era l’impegno dell’Assessore Pistelli e del Vice Presidente Agostini ad aprire la discussione sui due punti. Non mi pare che sulla sicurezza e sull’Aerdorica non si possa comunque discutere anche senza il Presidente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Vice Presidente Agostini.

Luciano AGOSTINI. Per quanto riguarda il sistema integrato per le politiche di sicurezza e di educazione alla legalità si può fare perché la delega ce l’ha il sottoscritto, quindi la relazione sull’attività annuale al Consiglio regionale la faccio io.
Per ciò che riguarda la società Aerdorica nella riunione dei Presidenti dei Gruppi consiliari dove ci fu la richiesta del Consigliere Pistarelli circa una comunicazione sulla società Quadrilatero e sulla società Aerdorica, il sottoscritto diede l’immediata disponibilità per la comunicazione sulla società Quadrilatero mentre si chiese una ulteriore verifica per una comunicazione sulla società Aerdorica.
Indipendentemente dal fatto che la comunicazione comunque non si potrebbe fare perché non c’è il Presidente Spacca, si farà solo quando ci saranno elementi nuovi che ad oggi non ci sono.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Due considerazioni. La prima, mi sembra che qua si facciano tutte le cose sempre sotto traccia, non facendo capire la logica e l’insieme. Dico questo perché quando c’è una diversa impostazione dell’ordine dei lavori bisognerebbe discuterne nelle opportune sedi. La Conferenza dei Presidenti dei gruppi si riunisce proprio per fare il calendario, quindi che lo si faccia anche in questo caso.
Seconda cosa, nel merito, non mi pare che non ci siano questioni nuove su l’Aerdorica e sulla sicurezza. Sulla sicurezza abbiamo letto appelli pubblici quindi mi sembra che ci sono questioni di rilievo da affrontare. Sull’Aerdorica ci sono stati due passaggi, l’Assemblea dei soci e ieri il Consiglio di amministrazione che non mi sembrano non siano forieri di novità, anzi, tutt’altro, mi pare che le novità siano così esplosive da dover essere subito affrontate, caro Vice Presidente.
Quindi non sono assolutamente d’accordo sul fare scivolare questo punto, poi a quando? La prossima seduta è per i primi di maggio, non è accettabile.
Il collega Ricci, se pure informalmente, mi informa di una cosa di cui non ero a conoscenza, cioè che l’Assessore Pistelli ha delle difficoltà di natura personale, su questo tutta la mia comprensione sotto un profilo umano, però l’appello che faccio, Presidente, è che la Conferenza dei Presidenti serve proprio per affrontare questi nodi, mi pare che nella riunione di giovedì della scorsa settimana non ci sono stati particolari problemi nell’inserire all’ordine dei lavori questi punti e adesso si arriva a chiedere questo, senza aver comunicato preventivamente nulla sotto un profilo di cambiamenti di natura sostanziale. Quindi non posso che protestare perché la questione la si affronta prima e la si comunica.
Ci sono delle questioni di natura sostanziale molto gravi ed importanti che devono essere per forza di cose affrontate in maniera urgente. Oggi, insisto, se ci sono ostacoli di natura personale mi fermo qui, però con l’impegno espresso in maniera chiara che nella prossima seduta il Presidente Spacca apra il Consiglio regionale sulla questione che oggi era già all’ordine del giorno.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ricordo al Consigliere Pistarelli che nell’ultima Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari avevamo concordato, su sua richiesta, l’iscrizione all’ordine del giorno odierno del punto relativo alla relazione del Presidente Spacca sulla situazione della società Aerdorica. Ricordo anche che, d’accordo con lei, avevamo deciso che il punto sarebbe stato discusso in presenza del Presidente Spacca. Se oggi il Consigliere Pistarelli dichiara la sua disponibilità a discuterlo anche in assenza del Presidente Spacca, con relazione cioè dell’Assessore Pistelli, sarà nostra cura metterlo comunque all’ordine del giorno della prossima seduta.
Metto in votazione la proposta del Presidente della III Commissione Rocchi di anticipare il punto relativo al Programma di sviluppo rurale subito dopo l’approvazione del rendiconto del Consiglio.

(Il Consiglio approva)

Interrogazione n. 558
del Consigliere Castelli
“Rating Regione Marche”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 558 del Consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. L’interrogazione arriva purtroppo in discussione un po’ in ritardo, mi pare che i temi della questione siano stati ampiamente chiariti. Ciò nonostante mi pare sia giusto onorare la discussione formale.
Vorrei ribadire quanto ci siamo già detti nelle scorse settimane attraverso i mezzi di stampa, che l’abbassamento del rating della Regione Marche da “AA-" a "A+", stato effettuato il 19 ottobre da Standard and Poor's, è stato determinato dalla condizione molto elevata tra le migliori Regioni del rating regionale, cioè il nostro rating era parificato a quello statale, ed essendo parificato a quello statale il down-grading l’abbassamento del rating statale ha portato con sé l’abbassamento del rating delle migliori Regioni italiane che erano collegate al rating nazionale.
Voglio ribadire il fatto che non dipende da circostanze attribuibili alla Regione, come tra l’altro nella parte motiva e nei comunicati ufficiali di Standard and Poor's è stato chiarito, ma che il rating dello Stato costituisce per Regioni il valore massimo ottenibile dalle singole Regioni. Tale limite, volevo osservare, è dovuto alla non completa attuazione del federalismo fiscale e alla scarsa conseguente autonomia finanziaria e manageriale dei governi locali e regionali rispetto allo Stato centrale.
Oltre alla Regione Marche, per completezza di informazione, vorrei ricordare che il rating è stato abbassato da "AA-" a "A+" alle Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta e Umbria, cioè le migliori Regioni italiane.
In data 13 febbraio 2007, a seguito dell'ultima sessione di valutazione di rating, con Standard and Poor's è strutturata e programmata su base infrannuale, ha confermato per la Regione Marche il livello "A+", con una prospettiva stabile per tutto l’anno successivo.
Il secondo elemento dell’interrogazione, dato che la categoria "A" di Standard and Poor's definisce una capacità molto alta di onorare il pagamento degli interessi e del capitale (il "+" indica la posizione corrispondente all'interno della categoria di rating) e date le considerazioni di cui al punto 1 non si prevedono al momento conseguenze negative derivanti da tale abbassamento, in considerazione del fatto che le banche con cui abbiamo acceso mutui, a tasso variabile non hanno né aggravato né alleggerito e per quello che riguarda la collocazione dei nostri bond sono per tre quarti collocati a tasso fisso e soltanto un quarto a tasso variabile quindi la variazione è stata pressoché insensibile.
L’altro elemento in cui si ipotizzava una sorta di trattenimento, di secretazione del rapporto di Moody’s, vorrei ricordare che mentre Standard and Poor's ha delle sessioni predefinite, Moody’s non ha delle sessioni predefinite quindi abbiamo poggiato sulla valutazione dell’anno precedente fino a quando non abbiamo, nel frattempo, in data 2 febbraio, ottenuto il nuovo rating di Moody’s dell’anno e mezzo precedente, che non ha fatto altro che confermare il valore "AA3", con prospettive stabili. L'agenzia Moody's stabilisce di volta in volta i tempi di attribuzione del rating, quindi mentre siamo in grado di programmare e di rendicontare integralmente il rapporto di Standard and Poor's, per Moody’s dipende da una valutazione occasionale o emergenziale, in ogni caso non programmabile come per Standard and Poor's.
Vorrei aggiungere in maniera chiara e definitiva che la Regione non si è mai avvalsa della facoltà di rifiutare il rating di qualsiasi agenzia di rating, né di Standard and Poor's, né Moody's. Per la tranquillità dell’interrogante e dei Consiglieri, vorrei aggiungere che abbiamo avuto una proposta di offerta gratuita del rating della terza agenzia, che è Fitch, perché gli elementi contenuti nelle due rendicontazioni di Standard and Poor's e di Moody’s erano sufficienti a garantire l’affiancamento del rating della terza agenzia.
Questo è lo stato delle cose, quindi non c’è stata né una secretazione, né un rinvio, né un rifiuto di collaborazione. Mi sembra che i dati evidenziati ampiamente nei mesi passati diano ampia rassicurazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Molto sinteticamente perché, come ha già osservato l’Assessore Marcolini, si tratta di una interrogazione datata che tuttavia ci fornisce il destro per l’esame di una vicenda che è di assoluta attualità, di cogente attualità. Proprio dalla documentazione prodotta da Moody’s a conforto della situazione del rating si fa riferimento ad un argomento che è identico a quello utilizzato oggi da Gian Mario Spacca su tutti i quotidiani regionali a sostegno delle ragioni che avrebbero portato al famoso prossimo cartellino giallo che il Governo Prodi sta per elevare a carico della Regione Marche. E’ notizia di due giorni fa, il tavolo di confronto Stato-Regioni ha appurato che l’extra deficit della Regione Marche ha assunto dimensioni, al pari di quanto accaduto per altre tre Regioni italiane, tali da attivare le procedure previste per il sanzionamento dell’extra deficit.
Oggi, questo lo vediamo anche nella documentazione di Moody’s, Gian Mario Spacca fa riferimento al fatto che dal 2004 la Regione ricorre all’anticipazione di tesoreria per fronteggiare la carenza di liquidità a livello Asl, causata dal disavanzo ma anche dal trasferimento ritardato dei fondi statali alla Regione. Questo è un nodo gordiano che vale la pena di esaminare in tutta la sua oggettività che sicuramente rappresenta un limite importante che menoma le chances del nostro bilancio.
Colgo l’occasione di questa risposta all’interrogazione sul rating delle Marche, caro Assessore, per dire che è giusto ricordare come vi sia un ritardo dei trasferimenti statali ed è altrettanto giusto ricordare come la Regione Marche già da tempo quadra il proprio bilancio utilizzando fondi statali che sarebbero destinati ad obiettivi diversi da quelli che sono inizialmente preordinati, mi riferisco in particolare ai fondi per il terremoto. Pochi ricordano che anche nel bilancio di previsione 2007 è stata inserita nello schema contabile una posta che è la restituzione parziale di fondi che la Regione ha incamerato a titolo di finanziamenti per il terremoto che sono andati a sostegno dell’equilibrio di bilancio. Quindi, come è giusto ricordare allo Stato che ci deve dei soldi, per onestà intellettuale è giusto ricordare come anche noi dobbiamo dei soldi allo Stato. Solo nel bilancio 2007 i fondi per il terremoto che sono stati utilizzati a beneficio ordinario del bilancio erano 250 milioni di euro.
Secondo argomento, che milita a favore di una sobrietà maggiore di quella dimostrata dal Presidente Spacca che oggi addirittura sembra essere lui ad ammonire Prodi, è bellissimo questo quadretto perché è come se in campo ci fossero due arbitri, come nel basket o nell’hockey sul ghiaccio, in cui i due componenti, che però hanno la stessa casacca, quella ulivista, si ammoniscono rincorrendosi per il campo con il cartellino giallo l’uno rivolto minacciosamente verso l’altro. Dove sta la verità? La verità sta nel fatto che è vero che lo Stato ritarda il trasferimento dei fondi alla sanità, è vero che dobbiamo ricorrere all’anticipazione di cassa, come ricorda Moody’s, ma è altrettanto vero che il bilancio si quadra grazie ad una operazione uguale e contraria posta in essere dalla Regione Marche, l’utilizzo dei fondi per il terremoto e la mancata accensione di mutui che già il Consiglio regionale ha autorizzato in favore della Regione, cioè mutui autorizzati che non vengono accesi in maniera tale che l’indebitamento possa essere gestito e amministrato con evidenze esterne più rassicuranti proprio perché usiamo i fondi per il terremoto.
Questo credo che abbia dato comunque attualità a questa interrogazione, ciò non di meno ringrazio l’Assessore Marcolini della risposta di chiarimenti


Interrogazione n. 665
della Consigliere Mammoli
“Convenzioni CONSIP”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 665 della Consigliera Mammoli. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Rispondo a nome dell’Assessore Mezzolani che purtroppo non può essere presente.
Nell’interrogazione la Consigliera Mammoli chiede di sapere se l’Asur ricorre in ogni caso alla Consip per l’acquisto di beni e servizi e se in caso affermativo quali sono i provvedimenti che intende adottare per limitare l’adesione a tali convenzioni alle sole ipotesi che siano economicamente più vantaggiose.
E’ una preoccupazione che l’Asur condivide e che condivide anche l’Assessore Mezzolani, occorre comunque sottolineare che nell’ambito del processo di razionalizzazione dell’acquisto di beni e servizi, che riguarda nella nostra regione 1 miliardo di euro ogni anno, l’Asur si attiene ai principi di buon andamento e di pubblico interesse, quindi in ragione di ciò il ricorso a Consip è effettuato in relazione ai criteri di opportunità e convenienza economica, quindi si fa una lista di possibili prezzi disponibili in loco e la si confronta con quella Consip. Laddove risulti più vantaggiosa ovviamente si sceglie la lista più vantaggiosa di carattere locale o nazionale.
Negli ultimi anni più finanziarie hanno chiesto che questa adesione o la mancata adesione non sia discrezionale ma sia ampiamente motivata, cosa che l’Asur fa, tutti i rapporti sono a disposizione. Quando si aderisce si può evitare la motivazione, se non si aderisce bisogna argomentare dettagliatamente il vantaggio comparato che si consegue. Penso che sia un atteggiamento ragionevole che il legislatore nazionale ora consente, perché l’esagerazione dell’adesione Consip, soprattutto per le piccole forniture frammentate e disperse, comportava aggravi burocratici e alla fine costi aggiuntivi anziché una riduzione di prezzi di acquisto.
E’ condivisibile la preoccupazione, è in atto un monitoraggio, peraltro sottolineo il fatto che nelle direttive per il Piano sanitario regionale viene rilevato come i prezzi di acquisto di beni e servizi siano disallineati, seppur leggermente, in eccesso rispetto alla media nazionale e quindi ci sia margine per intervenire limando e controllando più approfonditamente i singoli acquisti, soprattutto partendo dalle famiglie più numerose e quantitativamente più importanti.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Sono soddisfatta della spiegazione che mi è stata data. Il motivo di questa interrogazione deriva dal fatto che essendo corsa voce che dovessero essere fatti gli acquisti soltanto attraverso la Consip alcune piccole imprese locali si preoccupavano di questa situazione non tanto per la fornitura quanto per la manutenzione di certi strumenti che sarebbe stata più agevole rispetto a accordi con grossi enti che più difficilmente possono essere presenti sul territorio.
La risposta è soddisfacente, anche la procedura mi sembra assolutamente legittima. Siamo tutti d’accordo che è necessario fare acquisti in maniera ampia piuttosto che fare piccoli bandi, sia per motivi di tempo che amministrativi, anche perché con i grossi quantitativi dovrebbe esserci un risparmio. Evidentemente questa è stata la scelta fatta per l’Asur e la condivido.
E’ chiaro che nel momento in cui dovessero esserci modalità diverse perché utili per un risparmio o per una possibilità di intervento in tempi più rapidi o più appropriati, se rimanesse la possibilità di utilizzare entrambi i sistemi penso che sia positivo.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Abbiamo esaurito abbondantemente il tempo a disposizione per le interrogazioni, passiamo agli altri punti all’ordine del giorno. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Chiedo l’applicazione del tempo reale, come nel basket. Per le interrogazioni è vero che abbiamo esaurito il tempo ma abbiamo avuto delle eccezioni procedurali e quindi nel merito delle interrogazioni abbiamo parlato solo 31 minuti.

PRESIDENTE. Infatti l’accordo con i Presidenti dei gruppi era quello di rispettare il regolamento che prevede 30 minuti.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Mi sono sbagliato, infatti è molto meno. Abbiamo parlato mezz’ora per eccezioni procedurali, ci sono stati interventi sull’andamento dei lavori. In questo modo le interpellanze non si discuteranno mai. Mi sembra che oggi l’Assessore Amagliani fosse pronto a rispondere sul Pear.

PRESIDENTE. Abbiamo concordato di organizzare una seduta mensile per parlare solo degli atti ispettivi, avremo modo quindi di discuterle.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Siamo sempre fuori da quello che la società civile ci chiede, si sbagliano i tempi.


Proposta di atto amministrativo n. 52
dell’Ufficio di Presidenza
“Rendiconto del Consiglio regionale per l’esercizio finanziario 2006”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 52 dell’Ufficio di Presidenza. Ha la parola il relatore Consigliere Favia.

David FAVIA. A titolo personale voglio innanzitutto ringraziare l’aula per avermi usato la cortesia di accedere alla anticipazione.
Il rendiconto viene presentato da un Ufficio di Presidenza che ha visto un paio di eventi straordinari nell’anno 2006 a cui il rendiconto si riferisce, in primis l’elezione del nuovo Presidente del Consiglio che ha comportato anche una parziale rivisitazione delle strategie e delle finalità programmatiche del Consiglio regionale, in secondo l’acquisto della nuova sede con il conseguente movimento – ne siamo consci tutti – relativo al trasferimento nella nuova sede.
Andando sui preliminari più importanti, è stata definita la nuova dotazione organica del personale, il conseguente piano delle assunzioni, sono stati approvati e saranno emessi i bandi per le procedure concorsuali. Sono stati nominati, questo è importante, con valorizzazione interna, tre nuovi dirigenti che sono stati assegnati all’Area processi normativi e sono state messe a punto tutta una serie di procedure concorsuali interne ed esterne.
E’ stato prodotto il documento programmatico della sicurezza, siamo tra le prime Regioni d’Italia, previsto dalla normativa sulla privacy, sono state studiate una serie di iniziative e di rapporti con gli enti istituzionali della Regione, con la Commissione pari opportunità, il Difensore civico, l’Associazione degli ex consiglieri, è in gestazione infatti la legge di raccordo e di riforma di tutti questi organismi nell’ambito delle competenze del Consiglio regionale.
E’ stato un anno piuttosto importante che ha visto anche un forte dibattito sul Cal e in prospettiva sul Crel.
Per quanto riguarda l’analisi dei risultati della gestione di un bilancio di circa 20 milioni di euro, l’avanzo di amministrazione è di circa 754 mila euro dovuto ad una spesa connessa alle remunerazioni che non è stata poi effettuata, quindi in realtà l’avanzo di amministrazione è soltanto dello 0,92% e questo la dice lunga sulla capacità degli uffici di concepire un bilancio preventivo assolutamente preciso e quindi di pervenire ad impegni e a spese nel corso dell’anno compatibili con la previsione di spesa.
Vanno rilevate, ve ne leggerò solo alcune a titolo di esempio, delle notevoli economie sui vari capitoli di spesa, sul 1101 “indennità di carica e di missione” che peraltro rappresenta il 60% dell’intero bilancio, questo per dire che il nostro è un bilancio piuttosto rigido, c’è stata una economia di oltre 2 mila euro, abbiamo avuto una economia di 36 mila euro sulle spese postali e telefoniche ed altre, principalmente c’è stato un risparmio di 11 mila euro sulle spese telefoniche, abbiamo risparmiato 31 mila euro sul capitolo 1105 dovuto in gran parte ad una minore incidenza dei costi per fotocopie, quindi c’è anche da complimentarsi con i Gruppi che sono stati più parsimoniosi che in passato per quanto riguarda questo capitolo, e proprio per quanto riguarda il capitolo spese per i Gruppi consiliari c’è stata una ulteriore economia di 23 mila euro, così come per le spese per studi, ricerche e consulenze c’è stata una economia di 31 mila euro.
In conclusione di questa mia relazione mi sento innanzitutto di ringraziare tutti i dipendenti dell’Ufficio di Presidenza, a partire dalla direzione generale, da tutti i collaboratori e i dirigenti della dott.ssa Santoncini, per l’impegno che viene sempre messo nelle attività e per gli ottimi risultati dei quali possiamo vantarci.
Pertanto l’Ufficio di Presidenza propone all’Assemblea di voler destinare una parte della somma costituente l’avanzo di amministrazione pari ad euro 448.606,33 all’UPB n. 10101 del bilancio regionale al fine di ripristinare la somma deliberata dal Consiglio stesso nella seduta n. 54 del 30 gennaio 2007, delibera n. 43, pari ad euro 17.796.910,36 per far fronte alle esigenze di funzionamento del Consiglio per l’anno in corso.
L’Ufficio di Presidenza chiede il voto favorevole sulla proposta di atto amministrativo n. 52/07.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci interventi passiamo alle dichiarazioni di voto.
Per cortesia chiamate i Consiglieri. A verbale ho l’esigenza di porre il fatto che stiamo votando il rendiconto del Consiglio regionale e sono presenti meno di dieci Consiglieri.
In attesa che rientrino i Consiglieri in numero tale da garantire quello legale la seduta è sospesa.

La seduta è sospesa alle ore 11,30

La seduta riprende alle ore 11,50

PRESIDENTE. Essendoci il numero legale riprendiamo la seduta.
Proposta di atto amministrativo n. 52. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 50
della Giunta Regionale
“Programma di sviluppo Rurale della Regione Marche in attuazione del Regolamento CE n. 1698 del Consiglio del 20 Settembre 2005”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. Così come concordato passiamo al punto dell’ordine del giorno che reca la proposta di atto amministrativo n. 50 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Dopo l’approvazione nei mesi scorsi di febbraio e marzo di altri due programmi comunitari importanti quali il Fse, Fondo sociale europeo, e il Fers, Fondo europeo sviluppo regionale, per un importo pubblico complessivo di circa 600 milioni di euro, oggi ci accingiamo ad approvare il nuovo Psr, Piano sviluppo rurale, strumento indispensabile per il mondo agricolo ma anche per lo sviluppo del territorio nel suo insieme.
Sono 460 milioni di euro da soggetti pubblici, Europa, Governo nazionale e Regione, che con l’integrazione privata riescono a movimentare circa 750 milioni di euro per i sette anni, quindi è una bella cifra. Inoltre la nostra Regione si impegna per altri 30 milioni che andranno a supportare l’Asse 1, l’Asse 3 e le varie misure all’interno dei due Assi.
Nella nostra regione l'agricoltura riveste un ruolo secondario nel contesto regionale sotto il profilo economico ed occupazionale. Nettamente diversa è invece la rilevanza del settore in termini di gestione del territorio.
La superficie agricola utilizzata copre oltre la metà della superficie territoriale, quota che arriva quasi all'80% se si considerano le superfici aziendali nel loro complesso.
È evidente quindi il ruolo fondamentale del settore primario nella tutela del territorio e nella preservazione del paesaggio rurale tipico marchigiano.
Le nostre imprese hanno una certa anzianità, soltanto il 7% dei giovani imprenditori marchigiani ha meno di 40 anni, fatto significativo di cui dobbiamo tenere conto, occorre quindi incentivare l’occupazione giovanile.
Inoltre le nostre aziende agricole sono piccole, il 90% ha meno di 20 ettari, sono aziende parcellizzate, forse troppo, sul territorio.
Con l’approvazione della politica agraria comune nel 2003 c’è stata senza dubbio una grande portata in questo campo.
Uno degli effetti più attesi e più temuti della riforma è certamente la modifica rilevante degli ordinamenti colturali, con significative riduzioni di alcune produzioni. Questo processo, infatti, se da un lato orienta di nuovo l'agricoltura europea verso il mercato consentendo un uso più efficiente delle risorse, dall'altro pone seri interrogativi su quale sarà la risposta degli agricoltori in termini di abbandono delle produzioni.
Una maggiore presa di coscienza da parte degli agricoltori sulle opportunità offerte dal disaccoppiamento degli aiuti potrebbe addirittura portare, in aree svantaggiate e montane caratterizzate da un basso livello di produttività, ad un progressivo abbandono delle superfici coltivate con pesanti ripercussioni in termini di riduzione del presidio del territorio e di tutto quello che ne consegue.
Tutti questi elementi indicano che le connessioni tra il primo e il secondo pilastro della PAC devono essere assai più profonde rispetto al passato, devono essere più integrate, in quanto la programmazione dello sviluppo rurale dovrà tenere conto delle implicazioni derivanti dalla riforma della Pac, da un lato per coglierne le nuove opportunità, dall'altro per correggerne eventuali distorsioni.
Una prima conseguenza del mutamento del quadro di riferimento del settore agricolo è la necessità di effettuare scelte più nette rispetto al passato in merito al sostegno della competitività delle imprese. In tale ottica il Psr 2007-2013 punta ad una maggiore concentrazione degli interventi su progetti più imprenditoriali con maggiore possibilità di successo.
I criteri individuati più importanti possono essere: una forte preferenza di accesso per le aziende in possesso di una strategia di sviluppo aziendale in grado di collocare l'impresa, in termini di dimensione economica e di dinamica imprenditoriale, ad un livello appropriato di efficienza e competitività, anche attraverso il contemporaneo accesso a più forme di aiuto previste da questo Psr; il massimo sostengo ai giovani imprenditori che costituiscono nuove aziende realmente competitive sul mercato, perché oggi è questa la sfida di questo Psr, cioè essere competitivi sul mercato; una forte spinta verso le aggregazioni di imprese attraverso progetti di filiera in grado di assicurare alle imprese l'acquisizione di una maggiore quota di valore aggiunto per le loro produzioni.
Nel secondo Asse di intervento, finalizzato alla tutela ambientale, vengono evidenziate: la valorizzazione delle caratteristiche organolettiche e di salubrità delle produzioni agroalimentari ottenute con tecniche biologiche; la valorizzazione dei prodotti locali, favorita dal legame degli stessi con territori ad elevata valenza paesaggistica e/o di alta qualità ambientale; l'esaltazione delle potenzialità di sviluppo del turismo rurale, in relazione all'esistenza di un territorio di intrinseca elevata qualità con una presenza diffusa di produzioni enogastronomiche altamente qualificate.
Il nuovo Psr, inoltre, rispetto al passato, assume maggiormente la configurazione di un programma di sviluppo territoriale – intendo non soltanto agricolo – e meno quella di un piano settoriale, con un raddoppio delle risorse destinate allo sviluppo rurale non direttamente connesse al settore agricolo, bensì allo sviluppo rurale dell’entroterra, specialmente le zone più svantaggiate e più disagiate.
Alcune considerazioni particolari meritano le questioni connesse alla semplificazione amministrativa del Programma.
Non pochi problemi derivano da decisioni assunte a livello comunitario e su queste ovviamente non è possibile incidere in alcun modo, nel senso che molte questioni e molta burocrazia che è all’interno del nostro Psr sono dettature europee e ben poco possiamo farci. Ne è un esempio la complessità del Psr, oggi presentato in aula, a confronto con gli altri documenti di programmazione comunitaria che abbiamo approvato, come l’Fse e il Fers che lasciano più libertà di azione a livello regionale.
Rispetto al passato periodo di programmazione è tuttavia necessario apportare importanti correzioni alla fase gestionale del Programma. Il Psr contiene già alcuni elementi di fondamentale importanza in tal senso: l'istituzione dell'Organismo pagatore regionale renderà meno complesso il processo di assegnazione dei contributi dal punto di vista dei soggetti coinvolti. Qui ci sono stati grossi problemi per quanto riguarda il pagamento con Agea a livello nazionale; la costituzione del sistema informativo regionale per lo sviluppo rurale favorirà una maggiore linearità delle procedure, che dovrà in ogni caso costituire il punto di riferimento per la fase di governo dell'azione amministrativa.
Un'ultima riflessione riguarda il percorso seguito per la definizione di questo Psr. La Regione Marche ha avviato la fase di consultazione con il partenariato generale regionale ancor prima che fossero delineate le scelte nazionali, da un lato per portare un concreto contributo alle stesse scelte nazionali, dall'altro per consentire una costruzione del Programma regionale ponderata ed ampiamente condivisa.
Le modalità della concertazione hanno riguardato numerosi incontri tecnici e momenti politici di discussione in merito a documenti in continua evoluzione in base allo stato di avanzamento dei lavori di costruzione del documento di programmazione che si sono svolti nell'arco di tempo di oltre un anno.
La concertazione ha quindi raggiunto il massimo livello di coinvolgimento politico con l'iniziativa congiunta della Presidenza del Consiglio regionale e dell'Assessorato all'agricoltura nell'incontro pubblico del 2 marzo alla Fiera di Ancona.
Successivamente il percorso della III e VI Commissione consiliare, le due Commissioni consiliari competenti, ha visto il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio interessati al nuovo periodo di programmazione rurale. Sono state ascoltate le Organizzazioni professionali agricole, le associazioni dei produttori, le associazioni ambientaliste, Upi e Uncem e tante altre associazioni.
Le Commissioni consiliari hanno lavorato in maniera corretta cercando sempre la sintesi e in alcuni casi il punto d'incontro tra le diverse posizioni, raggiungendo nel testo licenziato una sorta di equilibrio tra le diverse posizioni emerse durante le audizioni e manifestate, anche con forza in alcuni casi, dai vari soggetti chiamati a svolgere un ruolo di partenariato.
Positivo e costruttivo è stato l'apporto dato anche dall'opposizione, oltre che da tutti i Consiglieri della maggioranza e da tutti i Gruppi consiliari, con la quale ci si è confrontati nel merito delle questioni senza preclusioni ideologiche ma limitandosi a individuare obiettivi e percorsi che potessero favorire lo sviluppo rurale della nostra Regione per il periodo 2007-2013.
L'incontro tra la politica e il buon senso favorisce sempre uno sviluppo generale che produce effetti a tutta la collettività.
Le modifiche apportate sono state concordate con i Servizi della Giunta e con lo stesso Assessore che hanno offerto la più ampia disponibilità a collaborare nella stesura del testo definitivo. Per questo voglio ringraziare sia l’Assessore Petrini che il dirigente dott. Lorenzo Bisogni, che hanno veramente contribuito affinché si arrivasse a questa soluzione condivisa.
L’auspicio è che questo Programma di sviluppo rurale sia colto appieno dagli operatori del settore affinché tutte le misure in esso contenute possano portare ad una armonica crescita non solo di un settore economico importante, quale è quello agricolo, ma di una intera Regione, contribuendo così a far conoscere l’intero “sistema” Marche.
Per concludere, se oggi questo Psr sarà approvato, ne sono certo e comunque spero, all’unanimità come avvenuto in Commissione, entro settembre-ottobre potrà essere operativo.
Nel frattempo entro la prima parte dell’estate si aprirà la fase di concertazione con l’Unione europea che determinerà probabili correzioni al testo che oggi stiamo per approvare, alle quali potranno aggiungersi piccole correzioni, adeguamenti, integrazioni da discutere sempre con lo stesso spirito collaborativo nelle Commissioni consiliari competenti.
C’è la disponibilità a rivedere successivamente quelle parti che non sono state recepite in questa prima istanza ma che sono accoglibili, a volte sono meramente errori tecnici e formali, a volte cose che possono dare un contributo migliorativo al Psr. Rivederlo quindi in una fase di concertazione con l’Assessore e il dirigente dimostratisi disponibili, inoltre insieme ai componenti delle due Commissioni possiamo rivedere e riaggiustare senza cambiare o stravolgere ma soltanto migliorare dove è possibile.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Questo Programma di sviluppo rurale che stiamo per approvare, diversamente dagli altri Piani che il sottoscritto in 15 anni ha visto approvati da questo Consiglio regionale, è stato discusso e approfondito anche con la collaborazione dell’Assessore Petrini, che ringrazio, e del funzionario della Regione dott. Lorenzo Bisogni che si è messo a nostra disposizione per chiarire le nostre perplessità e per spiegarci come potevamo fare per migliorare questo atto.
E’ un atto che la terza e la sesta Commissione hanno discusso ed approfondito, hanno approvato quasi tutti gli emendamenti all’unanimità, non ci sono stati emendamenti dove non eravamo concordi, soprattutto perché abbiamo cercato di vedere la realtà del territorio, scendere il più vicino agli agricoltori, non abbiamo fatto un atto politico, la maggioranza e l’opposizione hanno una loro linea politica ma in questo atto non si è verificato questo. Il settore è molto importante per l’economia regionale quindi è un atto che dobbiamo condividere tutti e impostarlo nel miglior modo possibile.
Circa un mese fa la Regione ha approvato altri due Piani molto importanti, il Fers e il Fears, con un impegno di 600 milioni di euro circa. Questo Psr porta un investimento di 460 milioni di euro e con la partecipazione dei privati raggiunge i 750 milioni di euro.
Come minoranza ci auguriamo che questo Psr sia diverso dall’ultimo a cui facciamo forti critiche per il modo in cui è stato gestito, ancora oggi ci sono lamentele degli agricoltori del territorio perché non hanno ricevuto i dovuti finanziamenti per gli investimenti fatti. Ci sono stati dei problemi, credo a livello organizzativo, a livello gestionale e di controllo, di questo l’Assessore e il Servizio davano la responsabilità anche per le poche persone che seguivano questo tipo di controllo.
In questo Piano ci sono maggiori finanziamenti anche per l’assunzione di nuovo personale che possa seguire e assistere i Piani di sviluppo dell’azienda agricola.
E’ logico che se questo Piano da 460 milioni di euro viene ridotto a 380 milioni di euro perché 80 milioni dobbiamo riportarli indietro per pagare investimenti già fatti con il precedente Psr, ci saranno investimenti minori che l’agricoltore avrà a disposizione dal 2007 al 2013. Questo è l’unico rimprovero, cioè il modo in cui è stato gestito l’ultimo Psr, una lacuna che questo Psr si porta dietro, purtroppo è così, per mancanza di finanziamenti. Sembrano tanti ma se andiamo a distribuirli per le misure e per i servizi che devono dare sono pochi, anche perché ci rientra il discorso dell’assistenza tecnica dove nelle leggi regionali scompaiono come finanziamento, assorbe leggi regionali che rientrano all’interno del Psr. Questa è stata una scelta giusta ma il risultato finale è che all’agricoltore e all’azienda agricola arrivano meno finanziamenti, considerando anche i 30 milioni di euro che la Regione Marche mette a disposizione per l’Asse 1 e l’Asse 3.
E’ un Piano che vuole andare incontro alle esigenze dei giovani, dobbiamo cercare di creare nuove aziende agrarie, nuovi imprenditori. I giovani che lavorano in agricoltura, come diceva il Consigliere Badiali, sono il 7%, dobbiamo creare aziende valide e competitive, altrimenti il giovane non va in agricoltura ma sceglie altri settori lavorativi.
Abbiamo preso in considerazione tutte le misure di investimenti e agroambientali, dobbiamo cercare di spingere sempre di più verso queste due misure che qualificano l’agricoltura marchigiana.
Molto spesso in questo Consiglio parliamo dello sviluppo e del sostegno alla montagna ma con risultati scarsi, con belle parole ma con fatti a zero, l’agricoltura in montagna sta scomparendo, scompaiono i residenti che facevano questa attività in montagna. Questo discorso va rivisto perché la montagna è importante per noi, va salvaguardato l’interesse di chi vive in quella realtà e chi lavora in quel territorio.
Con questo Piano in parte si arriva a questo però dobbiamo fare di più per questi territori sempre più svantaggiati.
Questo Psr lancia un nuovo discorso rispetto a quello precedente in cui l’azienda agricola faceva la domanda per lo sviluppo aziendale limitata all’azienda, questo Psr invece dà una svolta diversa, fa un discorso di filiera. Dobbiamo riconoscere che è un vantaggio per l’agricoltura se il vantaggio economico, dalla produzione alla commer-cializzazione diretta, va in tasca all’agricoltore. Non vogliamo fare le filiere sulla carta e poi l’utile tra la produzione e la commer-cializzazione, come è stato fino ad oggi, va in mano ai commercianti e chi produce prende sempre gli stessi finanziamenti, su questo vogliamo i controlli perché questa sarebbe la cosa più sbagliata. Dobbiamo aiutare fortemente chi fa veramente per far prendere quel maggior utile dalla trasformazione e la vendita diretta al consumatore dei prodotti agricoli.
Altra cosa importante è la possibilità data ai giovani figli di agricoltori che possono iniziare attività extra agricole nel territorio agricolo. Ormai l’agricoltore marchigiano ha un livello di età abbastanza elevato, con questo Psr possiamo dare la possibilità ai loro figli di creare una propria attività extra agricola all’interno dell’azienda agricola stessa. Così facciamo due cose buone, una è che manteniamo queste persone a vivere in quei territori, quindi curano e tutelano l’ambiente perché vivono lì, l’altro è che facciamo rimanere i figli dei giovani agricoltori vicino ai genitori per aiutarli a coltivare gli stessi fondi.
Per concludere vorrei portare avanti un concetto, Assessore. L’agricoltura oggi punta soprattutto sulle colture estensive per la produzione di energia. Con il Psr non possiamo soddisfare tutte le esigenze di fare impianti energetici, però dobbiamo collegare il Psr con il Fers. Dobbiamo fare due strutture, una potrebbe essere il pubblico insieme alle aziende agricole che fanno una centrale, trasformano, anche perché il pubblico ha la possibilità di teleriscaldamento finanziato con il Fers, perché se c’è teleriscaldamento la produzione di energia è conveniente ed è conveniente anche per l’impresa agricola a produrre e trasformare in energia, se non c’è teleriscaldamento forse non potranno esserci neanche questi utili. Quindi è importante che il teleriscalda-mento ci sia, che per fare queste strutture ci siano finanziamenti extra agricoli, cioè extra Psr, dal Fers, che l’azienda industriale possa insieme agli agricoltori del territorio locale fare un proprio impianto per trasformare e dare utile ad entrambi.
Questo vale anche per il pubblico, noi abbiamo diversi ospedali dove il teleriscaldamento è utile, spendiamo tanti finanziamenti per l’energia quindi dobbiamo recuperare questo finanziamento per non pagare l’Enel ma i coltivatori che hanno prodotti per produrre energia.
Questa è una delle cose fondamentali, presenteremo come gruppo di Forza Italia un ordine del giorno perché chiediamo fortemente questo tipo di collegamento, pubblico e agricoltore, industria e agricoltura, un binomio per fare anche gli interessi degli agricoltori, mai fatti fino ad oggi perché si cercava solo di sfruttare chi produceva in agricoltura per averne dei vantaggi.
Cercheremo, insieme alle altre forze sociali, di fare qualcosa per dare un reddito maggiore agli agricoltori.
L’ultima cosa che voglio sottolineare è che in questo Piano abbiamo un documento che riguarda la “Nota di metodologia del calcolo di compensazioni del Psr” che è vuoto. Questi calcoli, Assessore, dovevano essere pronti per l’approvazione del Psr, lo approviamo senza cifre, si potrebbero trovare delle sorprese, ma mi auguro che questi calcoli vengano fatti prima che il Piano ritorni da Bruxelles.
Chiederemo, sia come Commissione consiliare che come minoranze, di poter seguire passo passo l’iter del Psr a livello di Comunità economica europea per controllare, vedere e verificare i risultati e gli spostamenti che ci saranno al suo interno. Soprattutto vogliamo vedere le cifre di compensazione al reddito dal 2007 al 2013 che devono venire in Commissione consiliare per poter decidere insieme sulle valutazioni delle scelte e di compensazioni a reddito.
Infine, abbiamo presentato degli ordini del giorno che oggi questo Consiglio, mi auguro, vorrà approvare. Certamente non siamo contrari a questo Psr in sé per sé, però nello sviluppo successivo valuteremo la volontà della maggioranza di far votare positivamente questo atto anche dalla minoranza.

PRESIDENTE. La discussione generale è aperta. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Faccio mie le valutazioni del relatore di minoranza, voglio solo sottoporre all’attenzione dell’Assessore Petrini alcune riflessioni sul lavoro sicuramente positivo operato dalla III Commissione, presieduta dal collega Rocchi, che rispetto al testo licenziato dalla Giunta ha apportato dei miglioramenti significativi. Di questo volevo dare atto al Consigliere Rocchi non senza considerare come esistono delle riflessioni – almeno per quanto riguarda i Consiglieri di Alleanza Nazionale ma penso possa essere una valutazione condivisa – su alcuni aspetti che evidenziano delle criticità di questo Piano di settore.
Voglio semplicemente passare in rassegna, ripeto pur dando atto del lavoro significativo fatto dalla Commissione, alcuni di questi aspetti che riflettono ancora una filosofia profondamente diversa. Tra centro-destra e centro-sinistra spesso si dice che esistono delle paludi dove tutte le “vacche sono nere” – come avrebbe detto Schopenhauer, o chi altro non ricordo – in realtà esistono dei modi di concepire anche l’intervento in agricoltura che possono dirsi espressivi di una concezione del mondo e delle cose.
Ripeto, rispetto all’impostazione iniziale, faccio riferimento per esempio al carattere pervasivo del concetto di filiera che aveva il testo iniziale, quasi che l’imprenditore agricolo fosse più o meno automaticamente tenuto a inserirsi in una logica di filiera per poter produrre, intraprendere e operare, tutto questo è stato in parte e provvidenzialmente modificato. Alcuni aspetti quindi rimangono come motivo di riflessione critica e sicuramente di analisi difforme rispetto al testo licenziato dalla terza Commissione.
Innanzitutto poteva essere auspicabile un maggior coraggio nell’attività di rimodulazione finanziaria del testo licenziato inizialmente dalla Giunta. Mi riferisco al fatto che ancora all’interno del testo che ci apprestiamo a votare esistono delle incongruenze che fanno delle Marche, ad esempio, una Regione che in materia di assistenza tecnica stanzia somme superiori non solo alla media italiana ma anche a quella di alcune Regioni consorelle anche dal punto di vista politico delle Marche. In materia di assistenza finanziaria ci attestiamo a 18 milioni di euro, di somme che prendono una direzione diversa da quella del beneficiario eletto del Psr, cioè l’impresa agricola, facendo attestare la somma stanziata e prevista dal Psr Marche per l’assistenza finanziaria al 4% della somma complessiva, quando ad esempio l’Emilia Romagna si attesta sull’1%. Noi destiniamo 18 milioni di euro all’assistenza tecnica, l’Emilia Romagna destina in percentuale un quarto di queste somme, questo è un elemento che riflette sicuramente una diversità di opinioni, di vedute e considerazioni rispetto all’impostazione.
Un altro aspetto che è stato in parte mitigato ma che rimane motivo critico è il dato oggettivo che i beneficiari del terzo e quarto Asse sono pressoché totalmente soggetti pubblici o parapubblici, mi riferisco alle Comunità montane, ai Gal. Soggetti di cui non vogliamo disconoscere la funzione, l’importanza, la capacità di incidere sulla realtà sociale e su tutto ciò che di sociologico si possa dire di queste istituzioni, ma certo è che rimangono soggetti pubblici che sono beneficiari di risorse che forse con più avvedutezza potevano essere spalmate di più e meglio fra gli imprenditori, perché i soggetti protagonisti del Psr devono essere gli imprenditori agricoli. Quando invece ancora riflettiamo sulle somme consistenti che vengono riservate a mediatori pubblici, a soggetti deputati non alla coltura ma all’organizzazione della coltura altrui, è evidente che siamo di fronte, anche in questo caso, ad una scelta politica, scelta che noi di Alleanza Nazionale, ma sono convinto che anche gli altri colleghi della Casa delle Libertà condividono questa impostazione, non ci sentiamo di riconoscere come positiva.
In sostanza rimane l’Asse 1 che è diretto all’impresa. E’ l’Asse 1 che, secondo il nostro punto di vista, deve essere considerato l’aspetto più significativo di questo strumento che, ripeto, ha sicuramente fatto dei passi in avanti rispetto alla versione inizialmente promossa dalla Giunta regionale, ma in parte abbiamo perso una occasione. Perché se è vero che il primo Psr storicamente doveva evidenziare i concetti di qualità, di sostenibilità ambientale dell’azione dell’imprenditore agricolo, questo doveva e poteva essere il Psr che lancia il concetto di azienda agricola come motore di una parte consistente del nostro sviluppo locale. Questo era un profilo che doveva essere rappresentato meglio in termini finanziari e di programmazione rispetto ad una logica che anche nell’Asse 1 qua e là fa capolino una sorta di egualitarismo del dare un po’ di tutto a tutti che ancora vediamo tra le pieghe di quella che rimane tuttavia la parte più significativa, e secondo noi più strategica, dell’intero Psr, mi riferisco all’Asse 1.
Quindi un giudizio che pur non essendo completamente negativo, soprattutto per il lavoro in Commissione, probabilmente risente, da parte nostra, di una visione che è, e nessuno se ne deve scandalizzare, diversa nel concetto di impresa agricola, perché rispetto alla versione dirigista di una impresa agricola che necessariamente deve essere conglobata in una filiera, che necessariamente deve subire o comunque essere soggetta alle direttive di organismi pubblici o parapubblici che mediano il rapporto tra imprenditore agricolo e il resto della società, ipotizziamo e riteniamo strategico, e possiamo aspirare che in un futuro il terzo Piano di sviluppo rurale possa essere intriso di questa diversa filosofia, una impresa agricola che, abbandonando ogni residuo paternalistico che ancora qua e là vediamo e rintracciamo nel Psr, possa iscriversi in una moderna economia di mercato con soggetti che, pur dovendo fare i conti con delle specificità che sono tutte del mondo agricolo, sapranno di poter essere trattati alla stessa stregua di tanti altri imprenditori.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Vorrei riprendere l’intervento, ma forse non è il caso, da me fatto nella scorsa legislatura quando venne approvato l’allora Piano di sviluppo rurale.
Proporrei di cambiare il nome, la sigla rimane sempre Psr, ma lo chiamerei più piano di salvezza rurale che piano di sviluppo rurale, perché di fatto stiamo parlando di questo, cioè cercare di salvare una attività terziaria nel mondo economico italiano ma che rimane comunque importante per quanto riguarda la nostra regione. Ma direi di parlare più di salvezza che di sviluppo perché in effetti gli aiuti europei che si ricevono, gli aiuti nazionali, ecc., vanno a sovvenzionare delle attività che senza di questi avrebbero già tutte chiuso i battenti.
Nel Piano diciamo che dobbiamo sviluppare, questo è uno degli obiettivi primari, il senso di imprenditorialità da parte degli agricoltori e farlo crescere.
Questo è un settore assistito a livello mondiale quindi non possiamo fare i puri quando gli stessi Stati Uniti assistono e aiutano, in maniera a volte eccessiva e irregolare, le proprie imprese che esportano prodotti, questo va ovviamente a danno dei paesi del terzo mondo che vorrebbero campare di questi prodotti ma che a fronte di un mercato falsato – dobbiamo avere il coraggio di dirlo perché è totalmente falsato, vogliamo parlare di cultura di mercato ma qui di mercato non c’è nulla – li uccidiamo perché hanno di fronte giganti come l’Europa o l’America che hanno economie assistite.
Questa è la situazione mondiale quindi da questo schema di gioco non possiamo uscire altrimenti la nostra agricoltura muore.
Che cosa fare per far sì che i concetti che introduciamo in questi voluminosi Piani abbiano un senso? Dovremmo fare una cosa semplice, evitare che gran parte di queste risorse finanziarie vadano a finire in enti attuatori, in enti verificatori, in enti di consulenza o enti di formazione, che vadano invece direttamente alle imprese. Credo di non essere molto lontano dalla verità se affermo che se dei 460 milioni di euro, che in questi anni verranno spesi per incentivare queste attività, un terzo giungessero alle imprese, sarebbe un bel risultato.
Questo è il vero problema, la burocrazia che viene imposta da Bruxelles rispetto alla quale c’è poco da fare, più la burocrazia che aggiungiamo a nostra volta.
Prima il Consigliere Castelli parlava dell’assistenza tecnica, dei Gal, di alcune sovrastrutture che esistono, ma il problema di fondo è che se vogliamo che queste imprese siano competitive sui mercati in questa situazione di mercato falsato, perché tutti sono assistiti per cui anche noi dobbiamo assistere le nostre altrimenti inevitabilmente perdono il confronto, se vogliamo dar loro una possibilità di sopravvivenza e di crescita dobbiamo fare in modo che tutto questo malloppo vada a finire nelle loro tasche e non nelle tasche di altri, altrimenti vanifichiamo gran parte di questi sforzi.
Questo è il problema che c’era nella scorsa legislatura e che ci ritroviamo ad affrontare pari pari nel tempo che viviamo oggi.
Nelle Marche ci sono, se i dati in mio possesso sono giusti, 66 mila aziende agricole. Qui inserisco un altro piccolo concetto, inutile entrare nei particolari, di queste 66 mila aziende ce ne sono circa 18.500 che sono titolari di partita Iva, all’interno di queste, sapete tutti meglio di me, ce ne sono molte che hanno la partita Iva per comprare il gasolio, il carburante o poco altro, e fanno una attività marginale. Quindi le imprese agricole nel vero senso del termine, gli imprenditori, sono veramente poche. Allora non sarebbe difficile se concentrassimo tutte le risorse su chi in effetti deve campare e prosperare con il reddito realizzato dalla sua attività. Questo dovrebbe essere l’intento di una Amministrazione regionale che programma e pianifica gli interventi, ma credo che rispetto a ciò che sto dicendo si incontrano sempre delle incrostazioni perché ormai ci sono strutture esistenti, ci sono strutture attraverso le quali passa anche la gestione e il consenso politico. In terza Commissione abbiamo visto arrivare gli emendamenti dalle parti più disparate, è chiaro che questa è una torta nella quale ognuno vorrebbe infilare il coltello per tagliare una fettina più consistente.
Quindi realisticamente noi non siamo contrari a questo documento, sicuramente in Commissione è stato fatto un grande lavoro di aggiustamento del Piano proposto dalla Giunta regionale, va dato atto a tutti i componenti della Commissione del lavoro importante fatto sotto questo profilo, secondo me però ci sarebbe tanto altro da fare.
Il nostro non sarà un voto contrario, vedremo l’andamento della discussione e poi ci regoleremo.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Voglio essere molto concisa perché chi mi ha preceduto ha illustrato in modo soddisfacente le esigenze del settore e quello che è stato il lavoro della terza Commissione della quale faccio parte.
Con questo mio breve intervento voglio sottolineare l’importanza del settore dell’agricoltura e del territorio che rappresento, la Val d’Aso.
Purtroppo oggi il risultato dell’agricoltura è l’abbandono mentre per trent’anni ha trascinato l’economia del nostro paese in modo particolare quella della regione Marche. Abbiamo il dovere di ridare la dignità ad una agricoltura che non deve essere considerata un settore che vuole il sostegno, ma vuole una sua autonomia economica, una autonomia che possa permettere di essere imprenditore con la “I” maiuscola, un imprenditore con una struttura aziendale, che si propone al mercato, che propone una qualità, una tipicità e una produttività che possa avere una legge di mercato alla quale rispondere. Non deve essere trainata ma deve essere trainante perché dall’agricoltura dipende l’agroalimentare, l’industria, l’economia, e il rispetto per tutto il nostro territorio.
Una economia che non da sufficiente attenzione all’agricoltura del suo territorio lascia e trascura la sua identità, la sua tipicità e la sua storia. Viviamo in un paese dove l’agricoltura è tanta e frazionata ma troviamo molto bella la realtà delle nostre campagne, curate come fossero giardini. Questo ce lo riconoscono tutti, lo riconoscono a livello nazionale, internazionale. Quindi sento, come rappresentante e come componente della terza Commissione, di sostenere tutto questo e, ripeto, occorre ridare dignità economica agli operatori del settore.
Ringrazio la collaborazione di tutti all’interno della Commissione perché il confronto è stato alla pari, un confronto nel quale sono state recepite tutte le esigenze di chi ha voluto presentarle per iscritto. Ringrazio anche l’Assessore per la collaborazione sperando che l’attenzione rimanga fino alla fine di tutto il progetto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Questo dibattito è molto significativo perché oggi discutiamo di uno degli aspetti più importanti dello sviluppo generale della nostra regione. E’ vero che c’è una sottovalutazione complessiva, tuttavia il problema dell’agricoltura attiene allo sviluppo e, oserei dire, alla vita delle persone, perché al di là delle percentuali delle aziende agricole, del numero e della loro conformazione, dall’agricoltura deriva l’alimentazione delle persone e quasi dell’intero ecosistema. Quindi la discussione sul Piano di sviluppo rurale dovrebbe assumere un connotato politico di grande strategia.
Il Consiglio regionale delle Marche dedicò una seduta monotematica all’agricoltura, e se oggi riprendessimo una discussione di quel tipo avremmo compiuto un ulteriore passo in avanti. Il metodo concertativo sul Piano di sviluppo rurale non è mancato, anzi c’è stato un livello di concertazione di Consiglio, ed in particolare con la presenza assidua dell’Assessore Petrini in terza Commissione, che ha permesso di raggiungere una sintesi positiva.
Il fatto che l’opposizione in Commissione abbia votato a favore, e credo che farà altrettanto in Consiglio, non è un fatto negativo, o di inciucio, ma è perché si è agito nella filosofia del testo proposto.
E’ mancata, invece, e questo è un senso di critica che facciamo, una visione preventiva della maggioranza, non per escludere il ruolo istituzionale del Consiglio e della Commissione ma perché proprio attraverso una visione complessiva e preventiva forse si poteva calibrare meglio il Piano, dargli più spessore e più incisività.
Questo non è stato fatto forse per una sottovalutazione del comparto agricolo e forse anche per avere le mani libere rispetto alle svariate richieste che venivano avanti.
Ci sono stati un po’ tutti e due questi aspetti, comunque sia, nell’analisi che i Comunisti Italiani svolgono, le organizzazioni agricole hanno avuto un ruolo non solo di rappresentanza ma in alcuni casi di giusta vertenza, di aperta critica, anche con manifestazioni, verso una impostazione iniziale del Psr troppo monocratica, tecnocratica, con un vincolo di accesso, ad esempio sul reddito minimo, che se realizzato di fatto avrebbe creato una preselezione che rischiava di spazzare via una parte significativa delle aziende agricole.
Secondo noi, forse un po’ anche a differenza del passato quando le risorse comunitarie erano più cospicue, questa volta le organizzazioni agricole hanno svolto un ruolo di sensibilizzazione, un ruolo di governo generale sull’agricoltura, che per i gruppi consiliari e per l’intero Consiglio penso sia stato utile.
Parte dell’impostazione originaria è stata modificata, la Giunta regionale e l’Assessorato hanno recepito le parti più significative e questo ha riaperto una consultazione a tutto campo, e la terza Commissione è stata tra le protagoniste, con la presenza dell’Assessore, di questa partecipazione.
Devo dare atto alle associazioni agricole di aver fatto proposte serie, mai demagogiche, settoriali, o di finanziamenti a pioggia.
In definitiva, una filosofia generale del Psr che ci sembra di aver capito e che è quella che condividiamo, cioè la selezione delle risorse in base all’obiettivo di qualificare l’agricoltore, l’azienda agricola, in particolare il mantenimento della popolazione rurale in un contesto di sviluppo, di sicurezza e di garanzia, soprattutto quella del reddito. Tutto questo in un contesto nazionale ed internazionale che va in tutt’altra direzione, dove la globalizzazione e le produzioni geneticamente modificate rischiano di spazzare via intere produzioni e interi contesti nazionali ed europei.
Questo Psr, e quello che si realizzerà anche dal punto di vista economico con le opportune calibrature e con i bandi conseguenti, darà rilievo alle giovani generazioni e alle produzioni di eccellenza delle Marche che possono diventare anche qualità e quantità, in definitiva una filosofia per non disperdere i contributi a pioggia.
Questa necessità però cozza, se non vogliamo essere degli ipocriti consapevoli, con due aspetti. In primo luogo la frammentazione dell’azienda media marchigiana che è di piccole dimensioni, in secondo luogo con richieste improprie, fatte qua e là non dalle organizzazioni agricole, che rischiano di vanificare l’impianto complessivo e la filosofia del Piano stesso.
Tra spesa pubblica e concorso privato il Piano di sviluppo rurale movimenta 750 milioni di euro, di cui 460 milioni pubblici, 11 milioni e 600 mila per la formazione, aspetto molto importante, 19 mila per l’insediamento dei giovani che assume il 7% dell’intero Psr e che deve essere calibrato in maniera seria con controlli altrettanto seri per selezionare sempre di più le risorse, 327 mila euro per i prepensionamenti, 11 milioni di euro per i servizi e la consulenza specialistica che sono aspetti essenziali per una concorrenzialità positiva in un sistema nazionale e regionale della nostra agricoltura, 218 milioni per l’ammodernamento delle aziende, altro aspetto che qualifica il Psr stesso, 6 milioni per la valorizzazione forestale, aspetto che può generare ulteriori risorse pubbliche e private perché oltre al patrimonio privato esiste un patrimonio boschivo demaniale pubblico in larga parte gestito dalle Comunità montane che può essere un ulteriore volano per qualificare lo sviluppo forestale agricolo della nostra regione, 218 milioni per l’ammodernamento aziendale, un aspetto, secondo noi, tra i più qualificativi che può anche essere controverso se non finalizzato anche da rigorosi controlli, 29 milioni per il piano di rimboschimento dei terreni agricoli, aspetto che può legare la produzione nell’agricoltura anche alla conduzione diversificata dei rimboschimenti e può costituire quel valore aggiunto. Ci sono poi le indennità compensative sul settore compatibile tra agricoltura e forestazione perché il Pears interviene con una percentuale pari al 44% come indennità compensative per maggiori costi sostenuti dalle aziende per migliorare le tecniche del patrimonio boschivo, questo è un aspetto positivo con una priorità per le donne e per l’azienda femminile.
Questo Piano, che pure ha dei punti oscuri ma che non poteva essere diversamente rispetto alle necessità e le possibilità che non sono eccelse, fa una integrazione anche con il settore turistico, aspetto positivo ma controverso perché la mobilitazione di 5,6 milioni di euro su questa questione significa che c’è una possibilità di integrazione del reddito attraverso lo sviluppo dell’azienda e la sua diversificazione.
C’è poi l’aspetto della valorizzazione della conoscenza, quello dei gruppi di azione locale che costituisce pur sempre una sovrastruttura ma che è comunque prevista dalla normativa comunitaria che ha in sé un aspetto positivo, quello che se alcuni Gal funzionano possono dare valore aggiunto alla conoscenza della produzione agricola e al tempo stesso costituiscono non solo un elemento di drenaggio delle risorse ma, in alcuni casi, sono anche oggetto di precarizzazione delle professioni, soprattutto di quelle specializzate, guide turistiche, laureati, imprenditori, ecc., che attraverso contratti brevi rischiano di avere un periodo che lascia il tempo che trova.
Ho voluto fare solo queste piccole considerazioni per dire che il Consiglio regionale dovrà discutere, dovrà calibrare meglio e, se necessario, in prospettiva anche con l’autonomia finanziaria, che purtroppo o per fortuna lo Stato demanda alle Regioni – per noi purtroppo in quanto si rischia la selezione tra le Regioni piccole e quelle più grandi e più ricche – occorre fare di più con risorse regionali destinate all’agricoltura.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Stiamo discutendo un atto importante, strategico. In questa Regione le uniche risorse messe a disposizione dagli enti pubblici ormai si sono ristrette quasi esclusivamente, se non esclusivamente, all’utilizzo dei fondi comunitari. Quindi la strategicità sta proprio nella politica agricola che il Psr determina per questa regione.
Se una critica ci deve essere, come già è emersa dai banchi della maggioranza, è proprio quella che questa Regione purtroppo non ha una strategia di politica agricola regionale, quindi il Psr diventa la palestra su cui tutti, compresi noi, siamo stati chiamati a confrontarci, ad essere responsabili e a portare avanti un discorso di strategie per l’agricoltura di questa regione per il medio e lungo periodo.
Ci sono alcune iniziative e alcune misure che vanno troppo nel brevissimo periodo, ma su queste abbiamo anche delle indicazioni della Comunità europea che non lasciano spazio ad altre interpretazioni.
L’analisi critica parte dal vecchio periodo di programmazione che è stato contraddistinto da alcuni aspetti. Prima di tutto la frammentarietà, troppe misure l’hanno reso confuso perché si voleva essere vicini a tutte le tipologie di azienda di questa regione, poi ci siamo inventati una burocrazia molto forte, molto rigida, molto approfondita, per cercare di selezionare le pratiche che sarebbero state innumerevoli rispetto alle poche risorse a disposizione.
Quindi l’errore è stato quello di dire di sì a tutto e quello di rendere complicato l’accesso.
C’è stato anche un eccesso di burocrazia e una non perfetta organizzazione della struttura regionale per cui abbiamo avuto diverse defaillances sulla liquidazione degli aiuti previsti, come l’Assessore ben sa e come le critiche che abbiamo svolto in quest’aula e al di fuori di questa, sono state sempre nella logica del costruttivo, chiedendo a volte che ci fosse anche un maggiore impegno per far sì che questo potesse ricondursi nei binari di una correttezza rispetto agli agricoltori beneficiari.
Manca una politica agricola in questa Regione, negli incontri e nelle audizioni che abbiamo fatto con le organizzazioni di categoria è venuta sempre fuori la difficoltà di non avere delle linee precise.
Inoltre il precedente periodo di programmazione non aveva focalizzato bene tutto quello di cui l’agricoltura marchigiana aveva bisogno per guardare al futuro. Su questo abbiamo perso anche qualche treno che passava con i fondi comunitari, per approfittare di effettuare una riqualificazione migliore del territorio, alcune misure non hanno prodotto i risultati attesi in termini di caratterizzazione del paesaggio agricolo marchigiano, per esempio per quanto riguarda l’agriturismo o gli investimenti delle aziende agricole. Non abbiamo sostanzialmente modificato di molto il sistema di qualità agroalimentare di questa regione e in questo periodo ci sono stati anche i più grandi fallimenti della cooperazione, o della gestione associata di alcune filiere del settore agroalimentare, tra l’altro sostenute anche dal Piano, quindi probabilmente abbiamo sbagliato obiettivo, siamo andati a sostenere iniziative che erano già decotte.
Quindi la strategia del Piano di sviluppo rurale va inquadrata nell’ottica di guardare alla realtà dell’agricoltura marchigiana, alla realtà del nostro territorio, alla realtà delle persone che lavorano in questo settore.
Le linee strategiche che questo Psr si dà sono sostanzialmente buone, anche se mi dispiace che alcuni membri della maggioranza non riconoscano all’opposizione il fatto di aver portato avanti alcuni temi strategici per questo Piano di sviluppo rurale che non erano contenuti nella iniziale proposta della Giunta regionale. Mi riferisco soprattutto al discorso di non abbandonare il comparto biologico, come inizialmente si tentava di fare, costringendolo esclusivamente e immediatamente dentro le filiere. Con le modifiche che sono state accolte pensiamo che questo settore possa svolgere ancora un ruolo per l’agricoltura marchigiana, sicuramente di nicchia, sicuramente da indirizzare verso le filiere ma che non può essere abbandonato immediatamente a se stesso, e che quindi ha bisogno di ulteriori periodi di accompagnamento e di definizione delle strategie.
Il grande risultato che abbiamo portato a casa come opposizione, ma anche su sollecitazione di molte organizzazioni di categoria, è quello di considerare ancora valida per l’agricoltura marchigiana l’azienda singola, quell’azienda che ha fatto, male o bene ma che comunque ha fatto e ha prodotto il sistema territoriale che abbiamo, ha difeso il territorio, ha realizzato anche gli obiettivi, per quello che si poteva, di valorizzazione del sistema agroalimentare. Mi riferisco alla piccola e media impresa che oggi deve guardare al mercato, quindi abbiamo introdotto, soprattutto nella misura 1.2.1 gli investimenti del settore agricolo, quella più importante, la possibilità per le aziende singole di essere inquadrate in una logica di filiera qualora abbiano i numeri e le strategie aziendali per poter rivolgersi direttamente al consumatore finale con produzioni di qualità.
E’ stato raggiunto anche un compromesso sul fatto che l’azienda tradizionale singola non inserita in filiera possa aspirare a diventare una azienda valida, quindi di avere una riserva – questo lo sottolineiamo anche con un ordine del giorno che abbiamo presentato – di risorse adeguate, ma di questo ne discuteremo successivamente.
C’è il discorso di cercare di valorizzare tutti gli interventi non ai soli fini produttivistici o economistici ma anche alla capitalizzazione degli investimenti rispetto al valore paesaggio e al valore architettonico degli insediamenti che oggi abbiamo in area agricola.
Cosa è che non va, che ci desta qualche preoccupazione? Il 4% della spesa per l’assistenza tecnica è un dato che può essere letto in due modi, uno è che vogliamo gestire in modo avanzato, perfetto, tempisticamente adeguato, correttamente interpretando la fase di gestione dei bandi e la fase amministrativa di controllo delle domande, oppure sperpero di risorse per arruffate situazioni di gestione molto spesso rivolte alla creazione di sistemi che non funzionano, come è avvenuto, Assessore, nel passato.
Siamo d’accordo che le risorse debbano essere destinate anche al funzionamento della macchina, riteniamo che il 4% sia eccessivo, visto che altre Regioni italiane hanno scelto misure più basse di utilizzo di questa risorsa perché mediamente sono sotto al 3%, ma se nelle Marche questo diventa una ammissione di responsabilità per quello che è successo prima e una ammissione di responsabilità per dire che vogliamo fare meglio nel futuro, allora la accettiamo. Però questo deve avvenire, Assessore, in una logica di programmazione, di costruzione della macchina burocratica amministrativa, di costruzione dell’architettura gestionale del Psr.
A nostro avviso non pensiamo che i fondi del Psr debbano diventare sostitutivi di altre inadempienze che ha questa Regione, nel senso che se la macchina burocratica amministrativa non funziona approfittiamo del Psr per dare una raffazzonata per qualche anno per poi tornare alla gestione sbandata avuta nell’ultimo periodo. Quindi non siamo d’accordo nel caso avvengano queste due cose che ho accennato ora.
Siamo d’accordo nell’individuazione del business plan come elemento discriminante della validità di un progetto di investimento nel settore agricolo. Nel Piano mancano delle responsabilità di raggiungimento degli obiettivi, a mio avviso nei bandi bisognerà individuare un limite minimo di responsabilità per quello che si dichiara nel business plan o che contenga il business plan, in modo da dare per certi gli obiettivi che ci siamo dati altrimenti è solo una velleità chiamarlo business plan.
Dobbiamo ribadire che c’è una scarsa attenzione in questo Piano per il latte bovino, sono state disattese molte aspettative del settore biologico, non per colpa del Psr che purtroppo più di queste risorse non può destinare, ma per le attese generate dal precedente periodo di programmazione che hanno consentito a tutti di potersi approcciare a questo settore senza una precisa strategia di valorizzazione del mercato delle produzioni, senza una precisa strategia di individuazione delle aree vocate a far sì che questa scelta divenga strategica anche per aree definite del nostro territorio.
Ritengo che debba essere – come suggeriamo negli ordini del giorno – ulteriormente sfoltita la massa delle misure che attiviamo inizialmente. Se non vogliamo prendere in giro alcune categorie di produttori, mi riferisco specialmente ai biologici, alle piccole e medie imprese singole, dobbiamo cercare di far partire soltanto le misure che riteniamo strategiche. Solo successivamente, qualora le risorse siano funzionali anche a soddisfacimento delle altre misure o qualora le definissimo ancora più strategiche come le definiamo nel Piano, attivare anche le successive. Ancora 41, 42, 43 misure, sottomisure, ci sembrano molte, certamente le 101 del passato sono esagerate.
Tra le scelte da ponderare c’è la costituzione dell’Opr, cosa positiva qualora venga prima progettato, prima validato e poi messo in funzione. Un Opr, strumento importantissimo, raffazzonato, come abbiamo fatto in passato per altre cose, non bisogna farlo se non riusciremo a gestirlo amministrativamente. Tra l’altro bisogna relazionarlo anche agli effettivi costi di costruzione e alla possibile sua durata che certamente nella fase iniziale comporta dei grandi investimenti, che dà indicazioni a persone che vi verranno occupate di una garanzia di un posto che invece non c’è, le altre Regioni che hanno scelto questa via lo hanno fatto anticipatamente rispetto a noi.
Bisogna ponderare il decentramento, Assessore, qualcuno qui pensa che c’è un accordo tra Giunta regionale e Provincia per il trasferimento del personale e quindi anche il trasferimento delle funzioni legate a una grossa parte del Psr alle Province. Non conosco questo dato perché la Giunta, a cui lo abbiamo chiesto, non ce lo ha ancora inviato, lo avrò a disposizione soltanto quando sarà ufficiale.
Riteniamo che anche questa scelta del decentramento sia da fare oculatamente, dopo aver definito le piante organiche che servono per gestire il Psr in modo particolare, dopo aver detto alle Province quali sono i canali che deve attivare, le responsabilità che deve mettere a disposizione per gestire il Psr, dopodiché si potrà fare il decentramento, altrimenti non funzionerà, anche perché i servizi decentrati che abbiamo sul territorio sono stati completamente destrutturati in questi ultimi anni di non programmazione delle piante organiche, nel senso che non abbiamo coperto le figure che servono per gestire uno strumento altamente professionale e altamente tecnico come il Psr. Quindi la scelta del decentramento va fatto in un modo ponderato, Assessore, altrimenti inciampiamo – questa volta lo diciamo prima e non dopo come critica – nella fase di costruzione del percorso.
Ritengo, per esperienza diretta, che alcune semplificazioni devono avvenire sia nell’impostazione dei bandi ma soprattutto nella fase di rendicontazione, facendo assumere maggiore responsabilità ai tecnici progettisti che rendicontano gli investimenti o le iniziative eseguite, ci siamo resi conto che nel precedente periodo tre, quattro figure andavano a controllare la stessa pratica generando una confusione e una diversa valutazione delle pratiche stesse. Tra l’altro questa diversa valutazione si ripercuote anche al diverso trattamento sul territorio di azienda ad azienda, per esempio nel pesarese o nell’anconetano erano più rigidi, nel sud delle Marche lo erano di meno, quindi una gestione non uniforme su tutto il territorio regionale.
Quindi bisogna fare bene il discorso relativo al cosiddetto manuale delle procedure che anche nel passato era stato detto che c’era ma che non ha mai funzionato.
Dobbiamo spendere una parola anche per dire che cosa significa assistenza specialistica e professionalità dei tecnici che vanno a realizzare business plan, investimenti, ecc.. Ritengo che un altro grosso passo in avanti in questa Regione possa essere fatto proprio sulla professionalizzazione dei tecnici che vengono chiamati a proporre e a gestire i piani di sviluppo. L’agricoltura a cui guardiamo con questo Psr è una agricoltura di filiera in primo luogo, una agricoltura che va verso l’agroalimentare, verso l’industriale, verso la trasformazione e la commercializzazione, e per questi settori obiettivamente oggi nessuno pensa di farli da soli o con professionisti che magari non conoscono bene il settore. Quindi sul discorso della professionalizzazione e responsabilità dei tecnici che vanno a realizzare business plan e progetti di investimento ci sia bisogno anche nei bandi di attribuire una verifica della progettualità e della qualità della progettualità. Il business plan, come dicevo prima, non può essere solamente un documento che bisogna fare tanto per accedere alle risorse ma è un documento che bisogna fare per far vivere economicamente la propria azienda, quindi va fatto con una certa logica.
Il discorso di filiera, anche questo l’ho messo tra le cose da valutare. Non sono così certo che la filiera così come interpretata nel nostro strumento sia efficiente, efficace e ci porti lontano. Nel concetto di filiera c’è il buono e il cattivo di questa regione, c’è quello che funziona e quello che è decotto, c’è la speculazione e la verità di chi vuol fare seriamente quel mestiere e quel lavoro. Anche qui starò molto attento al fatto di come interpreteremo il concetto di filiera, se andrà nella direzione di rafforzare il sistema agricolo marchigiano noi saremo d’accordo – ecco la nostra positività perché in questa proposta abbiamo guardato il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto – se invece significherà sostegno alle aziende decotte, sostegno a strutture che sono già in fase pre-fallimentare, strutture dove la fase associativa è soltanto virtuale, certamente noi faremo le nostre denunce.
Scusi Presidente, la dichiarazione di voto la farò alla fine ma volevo dire le cose che vanno.

PRESIDENTE. Lei è l’unico che ha parlato tutto il tempo che le avevo messo a disposizione, 20 minuti.

Franco CAPPONI. Non è sufficiente, Presidente, quindi lo farò nelle dichiarazioni di voto.

PRESIDENTE. Al Parlamento europeo si parla 3 minuti nelle occasioni solenni.
Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Mi associo a quanti prima di me hanno fatto i complimenti alla struttura, alla Commissione e all’Assessore per il lavoro fatto seppure all’inizio del percorso ci sia stato un po’ un deficit di partecipazione, serviva forse una migliore concertazione sulle linee generali sulle quali costruire le prime bozze che hanno allarmato non poco molti di noi e molti addetti del settore. Invito i membri della Giunta a prendere esempio del modo con cui questo atto è stato partecipato e discusso perché così riusciremmo a fare molto meglio, a esprimere ognuno i propri punti di vista e a trovare la sintesi senza particolari problemi come in questo caso dove eravamo era partiti da punti di vista molto differenziati e poi in realtà la sintesi è stata possibile trovarla seppure mantenendo le differenze del caso. Sicuramente la modalità con cui è stato portato avanti il processo va riconosciuta e va presa a modello anche per altri atti di questo tipo.
Alcune questioni del Piano sono state già citate da chi mi ha preceduto e sulle quali si è più focalizzata l’attenzione, personalmente ho condiviso poco l’approccio da cui si è partiti e che è stato attenuato poi nelle versioni successive, nell’arco della discussione, ma che ancora impregna questo Piano. Richiamo l’intervento del relatore di maggioranza che giustamente diceva che la nostra è una agricoltura che sul piano del prodotto interno lordo e dell’occupazione ha numeri piccoli ma ha una grande rilevanza dal punto di vista della gestione del territorio, a questo a aggiungerei che ha grande rilevanza anche rispetto alla salute dei consumatori, altro elemento di grande importanza e fondamentale per una regione che ha tra le sue principali missioni quella della tutela della salute e della prevenzione. È vero che sul piano economico l’agricoltura pesa poco, ha pochi addetti, ecc., ma è altrettanto vero che su altri piani, forse ancora più importanti, questo settore pesa tanto.
Mi trovo quindi poco d’accordo quando si parte dall’impostazione di voler per forza vedere nell’agricoltura un settore che compete, che sta sul mercato, che svolge una serie di funzioni. Questo può essere vero in parte su alcuni settori, per altre parti bisogna prendere atto che non è così, bisogna prendere atto che l’agricoltura ha anche una funzione sociale, come sui trasporti, ad esempio, siamo disposti a pagare un deficit rispetto al servizio che offerto perché ne riconosciamo l’importanza, quindi questo deve essere fatto anche con l’agricoltura. Dovere per forza mettere come principio ispiratore il fatto che bisogna rispondere a criteri di competitività, ecc., in un settore come questo che di mercato non ha nulla, perché senza contributi e sostegni pubblici l’agricoltura nel nord del mondo non esisterebbe, quindi se partiamo da questo dato bisogna che questa cosa la articoliamo, per cui diamo queste linee di indirizzo e di articolazione delle misure del Psr o delle politiche regionali su degli aspetti di alcuni settori su altre cose invece no.
C’è stato un percorso in cui questa cosa in parte è stata recepita e in parte ancora rimane con le soglie, si mescola con altri problemi di gestione della Regione, ecc., quindi nella sostanza su questo si poteva fare uno sforzo in più.
Rispetto alle due questioni della tutela del territorio e della sicurezza alimentare, e in questo caso aggiungerei un terzo elemento che è quello della creazione di posti di lavoro nel settore dell’agricoltura, molto spesso, non sempre, sono proprio le piccole dimensioni a dare le maggiori garanzie, sono le piccole imprese agricole che fanno un prodotto più di qualità, con più controllo sociale, più valido dal punto di vista della sicurezza. Sono le imprese agricole di piccole dimensioni che riescono maggiormente a fare un tipo di agricoltura compatibile con l’ambiente che richiede meno l’investimento sulle monocolture e su una serie di scelte agricole fatte sulle grandi estensioni. Quindi tenendo insieme tutto l’impianto, cioè un tipo di agricoltura e l’altro, non bisogna costringere quest’altro tipo di agricoltura ad adeguarsi ai modelli e ai criteri dell’altra, bisogna riconoscere le giuste differenze e la giusta importanza per il nostro territorio.
Nello specifico una questione che ponevamo e che continuiamo a porre è quella di come è stata declinata l’idea del business plan. L’impressione che abbiamo è che questa idea del business plan molto dettagliata che va a valutare i criteri economici e non altri tipi di impatti, in alcuni casi, su piccoli investimenti e su alcuni tipi di scelte, sia troppo forzata. La proposta che abbiamo fatto è di declinarla di meno nel Psr, di dire che c’è un business plan che rimane un concetto che tutti condividiamo, quello che l’impresa deve fare degli investimenti sulla base di una proiezione futura, sulle ricadute che avrà non solo economiche. Quindi manteniamolo ma non decliniamo sulla misura giovani, sulla misura investimenti, così nel dettaglio, lasciamolo ai bandi, anche perché lì avremo la possibilità di declinarlo. Un conto è fare un business plan e richiederlo su un grosso investimento, su una situazione in cui il pubblico contribuisce con forza, e un conto è chiedere o costringere un piccolo agricoltore a un piccolo investimento o un giovane che si insedia e fa un piccolo investimento, a fare un business plan molto dettagliato. Questo rischia di agevolare il mercato delle consulenze perché sappiamo che il piccolo agricoltore o il giovane che si insedia non ha gli strumenti e le conoscenze in proprio per fare il business plan così come l’abbiamo dettagliato in alcune misure e non farà altro che rivolgersi a chi, pagato, glielo fa, e sappiamo che quando succede questo il business plan, al di là delle scelte a monte dei criteri che fissiamo, ci rientra. Dobbiamo essere molto bravi a fare i bandi e a valutare il business plan per dire di no, questa cosa non ci rientra. Questa è la storia dell’amministrazione pubblica, in questo Paese quando si fissano dei criteri e poi qualcuno che è del mestiere è chiamato a rientrare in quei criteri, ci rientra al di là di quello che è il progetto a monte. Il rischio è che non faremo quel lavoro di selezione che il business plan vuole sulla base dei contenuti del progetto ma faremo una selezione sulla base di chi avrà utilizzato il consulente e chi non l’avrà utilizzato. Questo è rischioso e quindi chiediamo una attenuazione su questo.
Condivido l’impianto del documento, mi limito a dire due o tre questioni sulle quali chiedo un approfondimento ulteriore, anche nella logica di quello che diceva il relatore di maggioranza in conclusione, cioè che abbiamo ancora un margine di tempo per vedere se possiamo limare qualcosa mentre il documento è al vaglio dell’Unione europea.
Sul biologico abbiamo fatto una scelta che è quella di diluire i fondi dell’agroambientale in una serie di sottomisure, anche in questo case limate, circoscritte, ecc., c’è stato anche qui un percorso positivo, però credo che su questo aspetto la Regione debba fare una scelta. Questa regione ha sostanzialmente inventato il biologico in Italia, è una regione che rappresenta un settore importante, quindi in questa ottica va tutelato ma al di là di tutelarlo con il Psr riconoscendogli finanziamenti, ecc., credo che su questo aspetto – anche qui ci vorrebbe una riflessione successiva – dovremmo darci una strategia, capire se è il caso di cominciare a pensare ad una struttura, a degli organismi, quindi investire su questo aspetto. Il biologico non è semplicemente il tutelare una nicchia di mercato, questo non lo condivido, secondo me se sono dati gli elementi da cui partiamo e che i documenti europei e che il nostro Psr ribadiscono, il biologico è l’orizzonte, poi se ci arriveremo gradualmente o quale sarà il processo e le modalità, sarà tutto terreno della discussione politica. Il biologico non deve essere la nicchia perché quel settore ha mercato e dà un po’ di guadagno in più all’agricoltore che fa quella scelta, il biologico deve essere che l’agricoltura così com’è ha un impatto, bisogna riconvertila, perché il petrolio finisce, certi tipi di agricoltura intensiva non sono compatibili con la tutela delle acque, del territorio o con l’assetto idrogeologico, quindi una diversa modalità di agricoltura deve essere l’orizzonte, andare a una progressiva riconversione, incentivarla, tutelarla, incoraggiare e accompagnare gli agricoltori a fare questa scelta deve essere una missione, non una tutela economica di chi fa questa scelta. Per questo avremmo preferito che ci fossero state meno sottomisure e ci si fosse concentrati di più su quella scelta.
Aggiungo sul biologico anche la multifunzionalità, dovremmo, al di là del Psr e delle misure, aprire una riflessione su come accompagnare la costruzione di questi due comparti. Potremmo riassumere la questione sugli Assi 2 e 3, non facciamo solo il Psr ma facciamo programmazione in senso più ampio. Vediamo come farlo, quali sono i luoghi giusti e le modalità di coinvolgimento, ma investiamoci perché è il futuro, il resto, la scelta di investimento, ecc., è materia delle aziende, delle imprese.
Condivido l’aggiustamento che abbiamo fatto progressivamente sull’agroenergia. La preoccupazione che c’era all’inizio è che si vedesse nell’agroenergia il settore di riconversione di gran parte dei comparti dell’agricoltura che oggi sono in sofferenza. Le agroenergie sono positive, l’abbiamo detto e lo ribadiamo nel Pear, ma sono positive anche sulla base di dati scientifici con determinate caratteristiche, quindi è importante che non diventino una nuova monocoltura, che non diventi un nuovo pretesto per utilizzare una serie di metodi di coltivazione altamente impattanti, quindi su piccola scala, soprattutto nel caso dell’autoproduzione energetica che dobbiamo incentivare, della cogenerazione, ecc., vanno sostenute ma in un quadro condiviso e compatibile con il Piano energetico ambientale.
L’ultimo aspetto che abbiamo voluto sottolineare e che rientra nel Pear anche se non ha una visione specifica, è un aspetto marginale ma è rilevante per una serie di altri motivi, è quello della cosiddetta agricoltura sociale, cioè la possibilità di utilizzare le aziende agricole come luogo di inserimento lavorativo di una serie di soggetti svantaggiati. L’esperienza di chi fa cooperazione sociale, di chi si occupa di questi settori è quella che nelle aziende agricole si ottengono i maggiori gradi di risultato da questo punto di vista, cioè l’inserimento lavorativo di portatori di handicap, il recupero di ex tossicodipendenti, ecc.. Quindi senza vincolare, senza mettere limiti, prevedere la possibilità, come abbiamo fatto con il Psr, che chi decide nell’ottica della multifunzionalità di aprirsi anche a questo, trovando delle forme di collaborazione magari con chi nel settore c’è già come le cooperative sociali, di fare questo tipo di scelta. Questo in una doppia ottica, una è quella della multifunzionalità, quindi può essere una forma di reddito aggiuntivo per l’impresa, l’altra, che è un altro aspetto del terzo Asse, di offrire servizi sul territorio. Molto spesso, nelle zone rurali, sono carenti le strutture in cui chi ha determinati problemi sociali ha la possibilità di inserirsi. Quindi, al di là di aprire altre strutture che spesso diventano semplicemente ricreative che fanno fatica a svolgere le loro funzioni, favorire questo tipo di inserimento e di attività potrebbe essere una cosa positiva.
Un altro esempio che abbiamo fatto e che non ha a che fare con l’inserimento è l’ipotesi che all’interno di alcune aziende agricole, ad esempio dotate di fattoria didattica, si possano realizzare strutture, centri giochi per i bambini là dove c’è la difficoltà di accompagnare il bambino all’asilo che magari si trova a 30 km di distanza ed è senza strutture. Quindi l’azienda agricola può svolgere anche questo, è la filosofia ispiratrice dell’Asse 3, quindi è bene che l’abbiamo declinato e che abbiamo dato anche questa possibilità.
Altre questioni sono poste all’interno degli ordini del giorno e degli emendamenti, avrò quindi modo di trattarle successivamente più nel dettaglio.

PRESIDENTE. Ora dobbiamo decidere la prosecuzione della seduta oltre le 13,30 fino all’approvazione di questo atto, poi il Consiglio deciderà se proseguire o interrompere. Pongo in votazione la prosecuzione della seduta fino all’approvazione del Psr.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Intervengo quasi alla fine quindi non ripeto quello che è stato già detto. Riprendo alcuni flash che sono stati fatti sia da Consiglieri di maggioranza che di opposizione, nella fattispecie una frase del Consigliere Procaccini che parlava di una visione preventiva e una frase del Consigliere Capponi che parlava di strategie. Le due cose messe insieme ci dicono che, al di là del lavoro serio e determinato della Commissione in queste settimane nell’ascoltare le categorie, nel seguire attentamente quello che accadeva e nell’avere la massima disponibilità nel cercare di comprendere tutti i suggerimenti validi che venivano sia dalle associazioni che dai Consiglieri, c’è qualcosa a monte che va identificato nella correzione che questo Piano di sviluppo rurale va a portare alle problematiche e ai danni che sono stati causati dai Piani di sviluppo precedenti.
A questo proposito non resta che ribadire il concetto fondamentale, i fondi quando ci sono, e soprattutto se sono pochi, devono andare direttamente agli agricoltori, senza tanti passaggi strani a enti che molto spesso sono inutili e che utilizzano buona parte di questi fondi solo per la loro sopravvivenza. Quindi non c’è stato il coraggio fino in fondo di rendere ancora più partecipe sia la Commissione che le associazioni di categoria, nell’impianto base del Piano. Se di Piano si tratta non è accettabile avere una documentazione così voluminosa, alla quale si sono aggiunte una montagna continua di interventi più che azzeccati ma che sicuramente creano un po’ di confusione, e molto spesso si va a vedere l’emendamento ma non si va a valutare cosa questo va a fare nel contesto più generale del Piano stesso. Quindi un maggiore coinvolgimento a monte non solo della maggioranza ma di tutto il Consiglio e delle varie categorie interessate.
I cambiamenti che sono in atto, in generale in tutto il mondo economico e in particolare nel mondo agricolo, ci dicono che dobbiamo essere molto attenti perché quello che è stato fatto in passato, anche a livello nazionale, per il mondo agricolo, soprattutto per quanto riguarda il discorso della qualità, della tracciabilità, delle etichettature, del biologico, non va perso e credo che questo Piano di sviluppo rurale non sia stato abbastanza coraggioso per quanto riguarda alcune conquiste fatte in passato.
Si poteva fare sicuramente meglio, anche perché l’humus di disponibilità da parte vari membri della Commissione c’era, prendiamo atto come opposizione e andiamo a “giustificare” il nostro voto positivo in Commissione perché molti dei nostri emendamenti sono stati accolti, questo non deve fare piacere a noi ma soprattutto ai diretti interessati, anche se nel contesto più generale sarebbe stato opportuno un coinvolgimento diverso, più incisivo e soprattutto con degli obiettivi più determinati.
Anche sul biologico, come è stato detto proprio adesso dal collega Altomeni, ci voleva più coraggio, come pure sull’agricoltura tradizionale, anche se il biologico forse è quello più tradizionale dell’altra.
Nelle prospettive dell’utilizzo dei prodotti dell’agricoltura, in un modo o nell’altro dobbiamo avere la capacità di assorbire la produzione locale attraverso una più incisiva spinta verso l’utilizzo dei prodotti che abbiamo sul territorio, negli ospedali, nelle mense, negli asili, nelle scuole. Credo che serva più incisività nel locare immediatamente la produzione locale, visto che tutti ci vantiamo dei nostri prodotti di qualità.
Alla base di tutto c’era l’impianto del Piano che non ci ha consentito, purtroppo, di andare incontro ad altre esigenze che sono rimaste fuori e di questo dovremmo essere dispiaciuti un po’ tutti.
Abbiamo cercato di fare del nostro meglio con la struttura che ci è stata data, che non abbiamo condiviso, lo abbiamo evidenziato più volte insieme ai colleghi, nel complesso quindi è venuto fuori un Piano che non ci soddisfa appieno, prendiamo però atto della disponibilità che c’è stata nell’apportare alcune correzioni, ma non siamo soddisfatti per tante altre cose che abbiamo segnalato ma che non sono rientrate nel Piano stesso. A questo proposito con il collega Capponi ed altri abbiamo presentato diversi ordini del giorno che vogliono colmare le lacune che esistono ancora, con l’auspicio che la disponibilità data all’opposizione in Commissione venga recepita e condivisa nella approvazione di questi ordini del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. A questo punto poche considerazioni, vorrei partire dall’intervento del Consigliere D’Anna che dice che si poteva fare di più. Credo di sì. Si può fare di più molte volte, su tante proposte di legge, su tanti argomenti, è sempre bene cercare di migliorare. Su questo tema però, come è stato giusto fare, il dibattito è stato molto lungo, la discussione, anche pubblica ed esterna, su questo Psr, che ha una portata molto ampia e molto importante per l’agricoltura, è incominciata diversi mesi fa, sui territori di questa regione, incontrando anche le organizzazioni agricole. C’è stato un giusto lavoro rispetto al Piano di sviluppo rurale, lungo questo percorso gli spunti polemici non sono mancati, sono stati diversi, ci sono state molte contestazioni iniziali degli operatori agricoli e delle loro organizzazioni. E’ stato un percorso che ci ha portato verso il secondo Psr di questa Regione, il secondo ciclo di programmazione per lo sviluppo rurale.
Siamo in una fase che ci permette di dare un giudizio sui sette anni precedenti, credo con una buona sintesi, la disponibilità dell’Assessore, della Commissione, dei Consiglieri di maggioranza e di opposizione, sentiti gli operatori agricoli e tutti i soggetti interessanti, ci ha portato al secondo Piano di sviluppo rurale.
Quando parlo di spunti polemici iniziali sulla necessità di modificare qualcosa nell’impostazione generale è perché in realtà ci si era accorti, le indicazioni erano state subito recepite in modo particolare dall’Assessore e dalla Giunta, che forse era opportuno adeguare meglio in una prima fase questo strumento alla realtà marchigiana. Non sempre una organizzazione agricola o un sindacato agricolo interviene e sostiene gli interessi di quella categoria ma molto spesso cala quelle richieste sul fatto che la nostra regione non ha delle particolari possibilità, per esempio sulle dimensioni delle aziende con le quali si è ragionato.
La maggior parte degli emendamenti presentati e delle indicazioni date sono state raccolte, questo lo si registra anche dal fatto che la terza e la sesta Commissione abbiano approvato all’unanimità questa proposta di Piano di sviluppo rurale. Quindi c’è stato un percorso articolato ma la sintesi è stata quella di presentare oggi un Piano di sviluppo rurale che ha il sostegno unanime delle Commissioni.
Alcune lacune ancora ci sono, le ricordavano i Consiglieri prima di me, in relazione all’idea che ha il Consigliere Altomeni sul biologico come orizzonte sul quale impostare una politica agricola. Ci sono lacune che però possono ancora trovare risposte nel percorso, questo Piano andrà in Europa, tornerà, ci saranno i bandi, i business plan che pensiamo siano orientati ai criteri di equità nella costruzione dei bandi stessi. Per cui c’è ancora un percorso dentro il quale possiamo portare alcune modifiche.
E’ evidente però, e su questo l’Assessore è stato fermo e ha avuto ragione, di voler dare con il Piano di sviluppo rurale una indicazione di riforma del sistema agricolo di questa regione, impostarlo su delle linee di indirizzo europee che puntano a far crescere il sistema agricolo nel suo complesso. Prendendo in riferimento i dati del Pil ci rendiamo conto, si parlava qui dalla carenza di una politica agricola nelle Marche, che non sono così male, siamo al 3,9% del Pil in questa regione, siamo al 5%, compreso il settore agroindustriale, rispetto alla media nazionale che è l’1,8% del Pil. Siamo in una situazione che non primeggia a livello europeo ma che è di un certo rilievo. Sono dati di un certo interesse quindi dobbiamo tenerli in considerazione.
Come diceva il collega Badiali nel suo intervento introduttivo ci sono anche delle caratteristiche negative, aziende agricole con imprenditori di età avanzata, i giovani sono scarsi, il territorio parcellizzato, ecco perché le indicazioni di fondo strategiche del Piano, così come le poneva l’Assessore, le abbiamo condivise fin dall’inizio. Allo stesso tempo è stato corretta la non coincidenza iniziale del Piano con le realtà con la storia dell’agricoltura e delle aziende agricole di questa regione.
Apro una parentesi rispetto a quello che ho sentito, quando si parla di decentramento delle funzioni alle Province, non si deve cercare di verificare se quella Provincia riesce o non riesce a sostenere quella funzione e quell’altra, questo è nei fatti, come per altre competenze. La scelta di decentrare una funzione sta nella legge che sceglie di andare sul territorio e spostare le politiche di gestione, le politiche gestionali, l’abbiamo fatto sui trasporti, sulla formazione professionale, sulla viabilità, dobbiamo farlo anche sull’agricoltura. E’ chiaro che ci sono, non so se così è rimasto, Province che potrebbero reggere il botto di una funzione delegata e altre meno, però bisogna che si attrezzino le Province piuttosto che trattenere una competenza che la legge prevede di decentrare, andrei quindi in questa direzione.
Il Piano di sviluppo rurale si pone alla fine un obiettivo di fondo, cerca di intervenire nel sistema agricolo cercando di farlo crescere, è uno strumento molto utile, tra l’altro porta con sé una risorsa molto consistente, 460 milioni di euro solo di investimenti pubblici più quelli che vengono individuati attraverso il supporto privato.
Abbiamo due grandi canali che devono reggere il sistema agricolo e devono essere sostenuti, fatti funzionare, come si sta facendo in questo campo. Da un lato tutti i settori che riguardano la qualità e la sicurezza alimentare, la ricerca delle eccellenze, la tutela delle tipicità, i problemi legati al lavoro, i temi legati alla ruralità, l’agricoltura vista anche come elemento che sostiene il turismo rurale, insomma quel grande canale sul quale dobbiamo continuare a investire e sostenere, il Piano di sviluppo rurale per i prossimi sei anni dà quelle indicazioni. Allo stesso tempo c’è una richiesta che il sistema agricolo, gli operatori agricoli, condividano e sostengano, come stanno facendo già da tempo, la gestione complessiva del territorio di questa regione in termini di tutela ambientale anche in relazione alla produzione di energia rinnovabile. E’ un tema che viene toccato dal Psr anche se non nella maniera adeguata perché è un tema che si collega ad altri strumenti della programmazione, per esempio al Piano energetico.
Il Psr cerca di introdursi in questi due pilastri come un architrave che possa sostenere da un lato la crescita complessiva del sistema agricolo attraverso la qualità di questo settore e nello stesso tempo la gestione e la tutela del nostro patrimonio agro-silvo-pastorale della nostra regione. Si compie quindi uno sforzo.
Credo che questo secondo ciclo, questi sei anni che ci aspettano, stanno dando queste indicazioni attraverso il Psr.
Qui si è entrati nel merito di ogni singolo aspetto, lo ha fatto il relatore di maggioranza e quello di minoranza, ma sono convinto che gli operatori agricoli e le organizzazioni conoscono a fondo questo Piano di sviluppo rurale, si sono confrontati in tantissime occasioni e hanno colto, credo, le varie caratteristiche positive e anche quelle che ancora sono sottoposte a critica. Però la sintesi che abbiamo fatto, che si risolverà con voto unanime, credo sia il risultato di un percorso che ha portato ad un documento di programmazione di grande interesse che potrà essere il volano per il futuro del sistema agricolo di questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo Psr viene approvato dal Consiglio in un momento dove anche nell’agricoltura siamo in un mercato globale. La lettura e l’impostazione che è venuta da tutti, dall’Assessore, dagli uffici, dalle organizzazioni agricole e dai Consiglieri regionali, è quella che il mercato globale va affrontato partendo dalle nostre potenzialità, dalle nostre peculiarità, tenendo conto, come ha detto la Consigliera Ciriaci, della tipicità e delle particolarità della nostra agricoltura e del nostro territorio, valorizzando le nostre ricchezze e non entrando in un discorso macroeconomico, perché certamente l’agricoltura marchigiana non potrà mai reggere il confronto di una agricoltura globale sul fronte dei prezzi.
In questo Psr ci sono gli strumenti per affrontare lo sviluppo, per indirizzare l’agricoltura, questo lo chiedono i nostri agricoltori, nella direzione dello sviluppo delle produzioni di qualità, delle produzioni certificate, della tracciabilità dei prodotti, e in questa direzione va anche la richiesta dei consumatori. Oltretutto il mercato globale va affrontato utilizzando la peculiarità dei nostri prodotti, la tipicità e la qualità, attaccando nicchie di mercato globale e coprendo una grossa fetta del nostro mercato interno, a livello regionale e possibilmente anche a livello nazionale.
In questa direzione va la teoria e l’indirizzo principale che questo Psr dà, che l’Assessore e gli uffici hanno voluto dare e che è da tutti condiviso, quello del finanziamento degli investimenti nella direzione della filiera. Finora i produttori agricoli marchigiani producevano dei prodotti di qualità, qui viene finanziata la filiera per la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti proprio per conquistare le nicchie del mercato globale e le quote di mercato interno locale.
Plaudo quindi l’indirizzo degli investimenti in filiera, plaudo l’elasticità e la disponibilità dell’Assessore nell’inserire anche le filiere aziendali e non solo quelle associate, di fatto i marchigiani sono in parte molto aziendali e molto individualisti, quindi perché non tenere conto di questa peculiarità quando c’è la dimensione che lo rende possibile. Di fatto già molte aziende sono organizzate in una filiera aziendale.
Ritengo importante il riconoscimento che viene dato, all’interno della qualità dei e della loro salubrità prodotti, alla strategicità dell’agricoltura biologica e alle produzioni di qualità, per la loro funzione per la salute, per il benessere animale, per la tutela del territorio.
Altro punto fondamentale per il mantenimento di una economia legata all’agricoltura è quello del finanziamento della multifunzionalità intesa come integrazione del reddito e come sviluppo della ruralità, della valorizzazione paesaggistica, ambientale, culturale e turistica, che offre possibilità occupazionali anche alle giovani generazioni ma soprattutto offre possibilità occupazionali nei territori interni e montani che altrimenti rischierebbero l’abbandono.
Infine, un paio di riflessioni sul lato ambientale. Invito l’Assessore e gli uffici a governare gli interventi di tutela del territorio, visto che in questa direzione molti contributi vengono dati, vengono intesi, affinché ci sia un disegno organico.
Altra questione importante è quella del risparmio idrico. Ricordo che l’agricoltura consuma il 70% della risorsa idrica, quindi attivare finanziamenti volti al risparmio idrico, questo va nella direzione dello sviluppo della competitività, specialmente in prospettiva della diminuzione delle risorse idriche. Gli investimenti sull’irrigazione a goccia o altro per molti tipi di coltivazione vanno nella direzione della diminuzione dei costi anche perché in prospettiva il costo dell’acqua andrà ad aumentare e ci potrebbe essere un conflitto rispetto alla gestione dell’acqua tra uso potabile ed uso irriguo. Quindi bisogna anche prevenire questi conflitti.
Un’altra questione strategica che qui viene indicata seguendo gli orientamenti europei sono gli interventi nell’agroenergia. Anche qui c’è una particolare necessità che vengano seguiti e monitorati gli interventi perché le biomasse devono rimanere legate alla produzione aziendale, devono essere intese come integrazione del reddito e come multifunzionalità dell’impresa agricola. Non possiamo permetterci, in una piccola regione come la nostra, di dedicarci principalmente alle biomasse, quindi deve essere semplicemente una opportunità come integrazione del reddito e come opportunità di autoproduzione. E’ importante controllare due aspetti, l’importazione dall’estero delle biomasse mettendo un limite, già è indicato nel Psr ma non so quanto in maniera perentoria, del reperimento delle biomasse entro 30-40 chilometri di areale, non vorrei che i 30-40 chilometri venissero calcolati dalla stazione, cioè da dove arrivano con il treno o con le navi. Inoltre, legare la produzione delle biomasse al massimo dell’efficienza energetica con l’utilizzo anche del calore e non la sua dispersione, altrimenti l’efficienza e l’economicità delle biomasse verrebbe a cadere.
Ultimo aspetto riguarda la gestione di questo Psr. Da tutte le parti è venuto un invito a sburocratizzare l’accesso ai fondi, le misure e i bandi, semplificare gli adempimenti per gli agricoltori e far sì che i controlli degli uffici siano possibili. Tante volte abbiamo messo nei bandi delle complicazioni addirittura per i controlli da parte degli uffici. Deve essere dal punto di vista burocratico un Psr molto semplificato che utilizzi l’autocertificazione e che non comporti eccessivi costi per gli agricoltori.
Ringrazio tutti i Consiglieri regionali, l’Assessore e gli uffici per il confronto che abbiamo portato avanti, partendo all’inizio in maniera distante perché avevamo poca conoscenza dei percorsi che ognuno aveva fatto. C’è stato un ottimo coinvolgimento delle associazioni e degli agricoltori anche in prima persona, il che vuol dire che viviamo in una società attenta, in una società dove i cittadini vogliono partecipare alla vita democratica. Quindi do una lettura, anche per i momenti di aspro confronto, di una disponibilità di questo Consiglio regionale, di questa maggioranza e dell’Assessore al confronto e al rispetto reciproco. Ringrazio tutti per il lavoro svolto con questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Il Piano di sviluppo rurale, l’atto che siamo chiamati a votare oggi, è sicuramente un atto complesso, vasto, difficile da trattare perché, come è giusto che sia, i Consiglieri su un atto del genere devono avere una cognizione e devono effettuare un approfondimento puntuale.
Nonostante la complessità e l’importanza facilmente intuibile per la mole di finanziamento che è in grado di attivare, per gli interventi che vengono effettuati su tutto il territorio, è stato fatto un buon lavoro, questa è la premessa ma potrebbe essere anche la conclusione del mio intervento.
La partenza non è stata delle migliori, come ricordava il collega Ricci. Alla prima presentazione del Piano era difficile partecipare ad una qualche riunione, anche non sul tema, perché se qualcuno faceva riferimento all’agricoltura si rischiava di essere assaliti.
Questo, va detto a posteriori, non dipendeva sostanzialmente da lacune di un Piano che peraltro molto opportunamente è stato migliorato, ma dipendeva, questa è la sostanza del discorso, da un Piano che era orientato a chiudere con il passato e aprirsi per il periodo di riferimento in uno scenario diverso. Quindi il Piano conteneva al suo interno delle scelte in parte di discontinuità con il passato in parte assolutamente più marcate. Il disagio iniziale rispetto alla proposta nasceva anche da questi fattori ma nasceva anche da limiti che è naturale che ci fossero.
Il lavoro che è stato fatto dall’Assessorato, dalla Commissione, dalla maggioranza e dalla minoranza, dalle associazioni di categoria, è stato fatto con grande impegno, con grande disponibilità e con grande onestà culturale da parte di tutti, l’Assessorato ha collaborato come purtroppo non avviene spesso. Forse qualcuno si stupirà del fatto di apprezzare la collaborazione di un Assessorato e di un Assessore, è vero, desta stupore perché questa stessa disponibilità dovrebbe caratterizzare tutti gli Assessorati, anche se parlo a nome di un partito di maggioranza, dico che questo purtroppo spesso non è, e quando questo non è i risultati si vedono, il cammino è meno agevole, le scelte sono meno condivise e meno efficaci, spesso si impantanano. Per questo così non è avvenuto, grande disponibilità da parte dell’Assessorato e di tutti i Consiglieri della Commissione.
Da ultimo, un comportamento che va sottolineato positivamente è quello, per quanto mi riguarda, del Presidente della terza Commissione. Non era facile perché i tempi erano stretti, perché proprio in riferimento a quelle scelte più marcate le critiche sembravano più pesanti, ma ci si è riusciti. Non è che questo atto non sia migliorabile, peraltro il suo corso ci porta anche a pensare che laddove dovessimo riscontrare in questo periodo delle lacune colmabili questo sarà fatto, anche se prego tutti i Consiglieri, ma questo probabilmente è pleonastico dirlo, che da questo punto di vista non vanno nemmeno create aspettative sulle inevitabili domande che ci saranno, perché qualche scopertura si riscontrerà comunque. Però il percorso, se dovessimo registrare delle lacune, in maniera condivisa come è avvenuta in questa fase, ci consentirà di fare qualche approfondimento.
Questo Piano punta sostanzialmente ad un risultato, fa la scelta di un sostegno alla competitività, un sostegno ai progetti imprenditoriali, è già stato detto da altri Consiglieri, anche nell’ultimo intervento di Binci, è rintracciabile in questo atto questa scelta precisa. E’ rintracciabile attraverso il guardare alle aziende che in questo settore si danno una strategia di tipo imprenditoriale pur con la consapevolezza che la nostra realtà è ricca di piccole e piccolissime realtà. Però il Piano con le sfide attuali punta sulle aziende che hanno una strategia imprenditoriale vera.
Il Piano individua positivamente un sostegno ai giovani imprenditori. Al di là delle belle parole che spesso utilizziamo dobbiamo far seguire fatti concreti e mi pare che da questo punto di vista il Piano sia orientato in questo senso.
Altro aspetto che va verso il sostegno della competitività e dei progetti imprenditoriali è l’incentivo che il Piano dà al sistema delle aggregazioni e ai progetti di filiera.
Da non sottovalutare, e forse anche questo è uno degli aspetti più importanti, è che il Piano guarda al sostegno di uno sviluppo territoriale del settore inteso in senso più ampio, cioè anche del settore non direttamente connesso a quello agricolo. Questa scelta è importante oggi e lo sarà ancora in più in prospettiva.
Questi mi sembrano i segni un po’ distintivi, caratterizzanti di questo Piano.
Non ci sono problemi? Sì, ci sono. Forse nel biologico si poteva osare un po’ di più, forse si poteva, come faceva riferimento il Consigliere Binci, fare il discorso della tipicità e della qualità che è la sfida vera, non solo nell’agricoltura ma ovunque. Se questo Paese non punta, come diciamo spesso, sulla qualità, sull’innovazione, sul marketing – dico in generale non faccio riferimento solo all’agricoltura – è in difficoltà per tutto quello che di questo paese conosciamo, dal costo del lavoro, alla carenza delle materie prime, ecc.. Questo vale per tutti e vale anche nel settore dell’agricoltura, peraltro qui senza nemmeno dover fare uno sforzo di competitività verso l’estero ma già affrontando la sfida interna perché questo settore se in termini di produzione di tipicità e di qualità, sui quali c’è la possibilità di essere fortissimi, avesse un ritorno forte nella domanda interna, già sarebbe un grandissimo risultato. Anche qui, forse, ci poteva essere lo spazio per osare un po’ di più.
Da ultimo la burocrazia. Assessore, sai che anche in altre occasioni e in riferimento al Piano scorso ho lamentato l’appesantimento burocratico. Capisco tutto, soprattutto capisco che gran parte dei vincoli in termini burocratici li mutuiamo dall’impostazione comunitaria stessa, però, Assessore, nella fase gestionale la raccomandazione più forte che faccio è di abbassare la burocrazia al limite minimo possibile.
Non vorrei essere semplicistico, lo so che spesso questo è difficile, lo so che è più difficile quando c’è la gestione di risorse finanziarie anche ingenti. Abbassare la burocrazia non vuol dire non essere in regola con le norme, non essere attenti sull’osservanza delle disposizioni che governano i processi per la concessione dei finanziamenti, però non può voler nemmeno dire che la burocrazia diventa l’aspetto principale della gestione da parte dell’ente di una partita così importante.
Questo non è un discorso solo per l’agricoltura, la burocrazia che appesantisce è un fardello che sempre di più oggi, e lo sarà sempre di più domani, appesantisce e fa del male alle nostre realtà imprenditoriali, perché la globalizzazione non è soltanto la possibilità di scambiarsi prodotti, avere mercati in tempo reale in tutte le parti del mondo, ma essere soprattutto in competizione con aziende che agiscono in tutte le parti del mondo. Non è indifferente per una azienda sopportare un carico di burocrazia che non rappresenta soltanto un costo finanziario, rappresenta un costo in termini di aggressività del mercato. Questo mio ragionamento è più vasto del settore dell’agricoltura, ma lo faccio spesso perché sono profondamente convinto che uno dei costi importanti, che qualche volta è anche difficile quantificare ma anche per unità di prodotto, è il costo della burocrazia in questo Paese.
So che le insidie sono nelle disposizioni comunitarie stesse, però raccomando che almeno nella fase gestionale si abbia questa attenzione. Credo che se ci sarà questa attenzione e non si ripercorrono errori e lacune del passato questo Piano potrà essere ricordato come un grande Piano per il rilancio dell’agricoltura e più in generale del settore nella nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola per la replica l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Grazie Presidente, grazie Consiglieri per questo dibattito che sicuramente oltre che essere interessante è utile per portare a termine nel modo migliore questo importante documento di programmazione, un documento che è stato un work in progress già da parecchio tempo.
Abbiamo presentato le linee strategiche su cui volevamo poi redigere l’intero programma di sviluppo rurale già nel luglio scorso, e lì abbiamo incominciato a confrontarci con i nostri interlocutori.
All’interno di questa visione mi sento ancora di stare in work in progress, perché questa è certamente una tappa fondamentale per l’approvazione definitiva di questo documento, ma è solo una tappa perché poi dovremo fare tutta una serie di altre cose tese a completare questo lavoro. E’ per questo che è assolutamente accettabile la direzione che ha espresso già il Consigliere Badiali nel suo intervento, di poter verificare non solo con un ordine del giorno ma direttamente in Commissione gli esiti oggettivi dei calcoli relativi alle perdite di reddito, e anche di aggiustare e migliorare il Piano nella fase di negoziazione con l’Unione europea. Dico aggiustare e migliorare perché credo che ci manterremmo all’interno di questi solchi e certamente, se oggi non c’è, non è che dopo questo confronto avremo una priorità massima, non so, per esempio per la coltivazione dei lombrichi. Certamente non sarà quella la fase in cui cambieremo gli orientamenti strategici di questo Piano ma sarà la fase in cui lo aggiusteremo e lo miglioreremo.
Ora stiamo aprendo, anche attraverso con la concertazione con le parti sociali, una fase importante per l’attuazione di questo Piano che sono appunto le modalità attuative. Intendiamo arrivare ad un documento da approvare in Giunta con il quale renderemo trasparenti le modalità attraverso le quali si redigeranno i singoli bandi. Se all’interno di una dinamica sempre in essere avremo la necessità di modificare questi intenti, lo faremo modificando questo documento nell’anno successivo o nei due, tre anni successivi, qualora ve ne sarà la necessità. Crediamo che questa sia una delle novità che oltre a rendere più trasparente la gestione del Piano di sviluppo rurale ci consente anche di semplificarne una parte del suo cammino senza dover stare ogni volta a negoziare minime condizioni che appartengono alla fase molto più gestionale e snella che deve essere affrontata nei bandi.
Snellezza, semplificazione, fanno parte del lessico da attribuire alla fase gestionale che, nessuno qui lo ha nascosto e non lo faccio neanche io, rappresenta uno degli aspetti fondamentali per una buona riuscita di ciò che oggi ci proponiamo, cioè spendere nella maniera più produttiva questi fondi che l’Unione europea ci assegna, semplificazione che riguarda i tempi attraverso i quali gli agricoltori ricevono i contributi ma anche quella che riguarda le modalità con le quali gli stessi agricoltori arrivano a poter cogliere determinate opportunità.
Credo che abbiamo bisogno di una semplificazione che sia però assolutamente complessiva, che non riguarda solo la Regione Marche ma anche il mondo dell’agricoltura dove, fatto salvo per le maggiori associazioni, abbiamo un fiorire di soggetti rappresentanti che certamente non favoriscono questi intenti anzi pesano in maniera inappropriata e forse anche insopportabile su un settore che è in crisi.
Per la fase gestionale e con l’orizzonte di aver un nostro organismo pagatore che ci consenta di avere anche una maggiore immediatezza nel contatto con gli operatori, redigeremo un nuovo manuale delle procedure e informatizzeremo di nuovo queste procedure dando quindi vita ad un sistema informativo più coerente ed adeguato rispetto alle nostre necessità.
Faremo tutto questo anche nell’ottica di un decentramento alle Province sul quale dovremmo chiarirci e sul quale desidero spendere qualche parola in più. Abbiamo una legge del 2004, che tra l’altro riprende una legge del 1998, nella quale orientiamo questo decentramento in maniera precisa proprio perché riguarda alcune delle funzioni che oggi gestiscono i nostri decentrati. Faccio gli esempi più importanti, l’Uma o la gestione delle calamità, che pur non essendo aspetti propriamente semplici possono, attraverso risorse e personale da decentrare alle Province e quindi da queste essere gestiti.
Vi è poi l’aspetto relativo al Programma di sviluppo rurale. Bisogna ben intendere quello che vogliamo fare. Non credo che le Province siano interessate a cambiare la targhetta fuori dai nostri uffici decentrati per sostituirsi alla Regione nella fase di mera gestione del Piano di sviluppo rurale, cioè tutta quella fase che va dall’istruttoria delle domande, dopo averle acquisite, fino al loro perfezionamento, in maniera tale che la Regione possa fare delle graduatorie regionali. Penso che le Province siano interessate ad incidere politicamente sulle politiche che anche in agricoltura possono essere fatte in maniera differenziate a seconda della diversità dei territori, anche in una regione così piccola, per questo credo dovrà passare molto tempo. Lo dico non solo alla luce di una mia opinione personale ma anche alla luce dell’esperienza che altre Province hanno fatto in Italia. L’Emilia Romagna per decentrare l’85% di questo Programma di sviluppo rurale ci ha messo 10 anni, ha cominciato nel 1997. Noi potremo gradualmente, in maniera più funzionale agli obiettivi che ci siamo posti e di maggiore efficacia rispetto alle nostre attività, farlo solo se lo affronteremo con la stessa gradualità attraverso cui l’hanno affrontate altre Regioni, altro modo non c’è. Quindi attraverso una fase accompagnamento che ci vede in parallelo con le Province per migliorare la gestione delle singole misure di questo Piano.
Un Piano che, come avete modo di dire oggi e di conoscere nei giorni scorsi, è diverso rispetto a quello dello scorso periodo di programmazione non solo perché ci sono alcuni approcci diversi ma perché ci sono degli orientamenti comunitari diversi e di conseguenza anche gli orientamenti nazionali sono diversi.
Alcuni aspetti su cui puntiamo molto, per esempio il biologico, non hanno le stesse risorse dell’altra volta, ne hanno un po’ di meno non perché ci sia stata una volontà di ridimensionare questo settore ma perché per esempio questo Piano contiene tutto un aspetto legato ai servizi da offrire al mondo agricolo che andavano a decurtare alcune misure classiche del Piano di sviluppo rurale, oltre che a contenere orientamenti per lo sviluppo del territorio, di cui dirò in seguito, che dovevano essere soddisfatti in maniera adeguata.
Così come credo ci sia un approccio diverso anche sulla prima fase di attuazione e su cui c’è una grande sensibilità. Certamente questo anno 2007 non potrà passare invano per le misure agroambientali, cioè del biologico e delle indennità compensative, non possiamo far perdere una annualità.
Per quel che riguarda tutte le misure dell’Asse 1 legate in particolare agli investimenti, e nella logica dei pacchetti anche ai servizi, difficilmente riusciremo a rendere ammissibili spese che si faranno prima dei bandi, che usciranno dopo l’approvazione del Piano di sviluppo rurale. Non ci riusciremo per una serie di motivi tra cui il principale è quello dell’organizzazione dello stesso Piano che è concepito, consentitemi l’espressione, a matrioscke, nel senso che se un operatore fa la domanda per un investimento ha anche diritto ad avere un servizio di consulenza, un giovane al tutoraggio, se lo fa in filiera può accedere alla promozione o alla certificazione. Quindi tutte questioni che possono essere valutate non ipotecandoci alcune di queste modalità ma mettendole in campo in maniera organizzata. Tra l’altro per alcune di queste i regolamenti ci vengono incontro e credo che per i giovani non sarà un grosso problema.
Per quanto riguarda i servizi su cui vi siete soffermati, in relazione ad esempio a una parte della legge n. 37 che passa tout-court in una delle misure dell’Asse 1, non dimentichiamo che la legge n. 37 servirà ancora per alcuni aspetti fondamentali dell’agricoltura marchigiana, in particolare al sistema allevatoriale sul quale c’è un progetto di rilancio e alla rete Agrometeo quindi dei consorzi fitosanitari. Questa rete ha permesso a questa Regione di garantire anche quelle coltivazioni che pur utilizzano fitofarmaci una presenza di residui pari a zero, quindi di fatto uguali al biologico, per una percentuale che è del 70% e che ci vede ai primissimi posti in Italia e che prima di molti altri discorsi rappresenta la qualità che abbiamo e alla quale aneliamo.
L’altro aspetto su cui va posto un accenno maggiore, forse per comprendere alcune scelte che sono state fatte, è quello del carattere non settoriale del programma di sviluppo rurale, per utilizzare parole che non sono mie ma del professor Adornato dell’Università di Macerata, il Psr ha spostato la propria attenzione dal terreno al territorio, non ci si concentra più sul terreno di proprietà ma anche sul territorio all’interno del quale gli operatori stanno non i propri terreni. Quindi c’è una pluralità di questioni a cui dare una risposta e una pluralità di soggetti.
Non è detto, come alcune volte sembra apparire anche dai vostri discorsi, che questi soggetti poi siano beneficiari anche di risorse finanziarie. Faccio l’esempio più illuminante, attraverso questo Piano di sviluppo rurale e nel concetto di multifunzionalità si dà l’opportunità all’operatore agricolo di concorrere alla gestione del territorio in termini di prevenzione dell’erosione e del dissesto idrogeologico. Lo si farà attraverso un azzonamento del territorio in micro bacini.
Chi può fare il progetto per definire le aree e capire cosa in quell’area deve essere fatto se non l’ente pubblico che a sue spese procederà anche ad una fase progettuale che non sarà caricata sulle spalle degli agricoltori? Credo che non possa che essere l’ente pubblico, difficilmente piccoli agricoltori all’interno dei questi micro bacini possano essere i promotori e i responsabili di quello che si consegue come progetto che viene concretamente finanziato.
Lo stesso ragionamento non si può certamente fare per i gruppi di azione locali, per i vecchi programmi leader che oggi sono parte integrante del Programma di sviluppo rurale e su cui c’è un preciso obbligo della Comunità europea. Gruppi di azione locale possono svolgere una funzione molto positiva all’interno di questa visione di sviluppo territoriale se gli diamo gli obiettivi giusti, ma non possiamo certamente pensare che una progettazione includente ogni soggetto e che parte dalle esigenze specifiche, a volte minute del territorio, non ci costi nulla in termini di gestione decentrata. Un 15% dobbiamo per forza accordarglielo pena il non funzionamento di questa modalità, che tra l’altro non è una scelta ma un obbligo.
Attraverso questa visione del Piano di sviluppo rurale che non è solo di settore ma territoriale noi comprendiamo meglio la caratteristica di alcune misure che abbiamo inserito ma anche il ruolo dell’agricoltura dentro il territorio, un ruolo assolutamente trasversale, un ruolo, come ci ricordava il Censis ieri, può rappresentare davvero quel plus in più in questa regione, che tra l’altro ha molto conservato quei valori rurali nella sua identità, per confermare la bontà delle sue produzioni e del suo ambiente e paesaggio.
Quindi alcuni servizi, anche di carattere sociale, che abbiamo inserito come possibilità dentro il terzo Asse confermino la possibilità di mantenere la presenza di molti operatori, soprattutto nelle aree più svantaggiate, così come dando la possibilità, all’interno del concetto di multifunzionalità, ai nostri agricoltori con priorità per le aree più interne di svolgere altre attività oltre a quelle più propriamente agricole per concorrere ad uno sviluppo del territorio oltre ad avere una maggiore possibilità di vedersi remunerato il proprio lavoro di agricoltore.
In questo caso l’aspetto legato alle energie rinnovabili è una delle questioni, insieme alla classica misura legata all’agriturismo, dove abbiamo puntato di più. Forse è proprio in questa opportunità che più si può notare e condividere alcune strategie principali che abbiamo messo nel Piano, come quella legata alla filiera. Come possiamo pensare che in questa regione, con una maglia poderale di 5-6 ettari, possano nascere o si possa cogliere in maniera adeguata l’opportunità delle energie rinnovabili? Chi conosce anche solo approssimativamente questa tematica sa benissimo che le aziende singole, mediamente, non hanno alcuna possibilità di sfruttare questa opportunità ed è quindi assolutamente obbligatorio mettersi insieme nella forma che abbiamo indicato, che non è poi così stringente come quelle formazioni che hanno una soggettività giuridica nuova e autonoma, ma una forma di filiera che può certamente essere percorsa. Le filiere tra l’altro possono consolidare e determinare l’approvvigionamento di materia prima nel territorio, non solo nelle modalità contenute nel Programma di sviluppo rurale ma anche in quelle contenute nel Por, anche lì vi sono degli aspetti che danno una buona opportunità anche agli imprenditori agricoli oltre che ad operatori diversi dagli agricoltori.
L’aspetto più importante di questo Piano, quello che anche in prospettiva deve essere meglio compreso, come del resto abbiamo fatto insieme, sia quello del dopo 2013. E’ patrimonio conoscitivo comune che dopo il 2013 avremmo fondi per l’agricoltura dal bilancio europeo di gran lunga inferiori di quelli che abbiamo oggi, quindi il nostro scopo è quello di arrivare a quel traguardo con un sistema di imprese agricole più forti rispetto a quello di oggi, ed è per questo che non abbiamo mai inteso il Piano di sviluppo rurale, soprattutto nel primo Asse, come uno strumento per fare assistenza, per dare un po’ di risorse ad aziende che altrimenti da sole non ce la farebbero. Per fare assistenza c’è la Pac e se vogliamo che il ruolo dell’agricoltura possa essere riconosciuto dalla nostra comunità questo strumento deve essere utilizzato in maniera del tutto diversa. Se tutti utilizzassimo il Piano di sviluppo rurale come se fosse uno strumento per dare finanziamenti a pioggia, metteremmo una pietra tombale anche su questa modalità per il prossimo futuro per le politiche agricole europee, perché gli orientamenti, come sapete, sono del tutto diversi e l’agricoltura deve avere quel ruolo, riconosciuto dalla società, attraverso espressioni che ne prevedano per forza di cose lo sviluppo delle singole aziende, pena la non riuscita di questo compito che oggi è storico viste anche le situazioni ambientali molto precarie a cui andiamo incontro.
Credo che il nostro dovere principale non sia tanto quello di indicare in maniera dirigistica agli agricoltori quello che devono o non devono coltivare, quello lo sanno molto bene, come pure sottolineare l’aspetto legato alle peculiarità, specificità e tipicità della nostra agricoltura sia doveroso ma non esaustivo, perché ogni regione competerà per le proprie specificità, credo che le peculiarità sono le nostre e quelle rimarranno, ma per quello che riguarda le regole della competizione quelle sono uguali per tutti, e se abbiamo un problema di organizzazione dell’offerta e di collegamento con il mercato, è quello che dobbiamo risolvere. Nelle Marche, in Emilia Romagna, in Finlandia o in Francia, questo significa una unica cosa, guadagnare quote di mercato. Quando è arrivato anche in Unione Sovietica le quote di mercato si guadagnavano pure nei condomini, oggi possiamo guadagnarle maggiormente nei mercati rionali o attraverso modalità di accordo con gli enti pubblici o valorizzando le strategie di contenimento commerciale all’interno della nostra regione, ma nulla cambia. Dobbiamo guadagnare quote di mercato organizzando meglio l’offerta, questa è una sfida che abbiamo di fronte e per affrontarla ci vogliono alcuni strumenti, come il business plan ed altri, che non solo orientano meglio l’agricoltore nell’assorbimento di alcuni strumenti di analisi e di gestione ma lo aiutano anche a capire meglio la sostenibilità del proprio investimento e, in qualche modo, aiutano la Regione a selezionare meglio quegli investimenti che riusciranno effettivamente ad avere successo.
Non mi rimane altro che ringraziare per questo lavoro che abbiamo fatto in comune, ringraziare tutti voi e le associazioni di categoria con le quali abbiamo fatto un percorso fittissimo di incontri, ringraziare in particolare gli uffici che su questo non si sono certamente risparmiati e ringraziarli anche per quello che sarà il percorso immediatamente successivo, quello forse anche più complesso, di una gestione che dia la massima efficacia e la maggiore produttività a questa spesa.

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa. Passiamo alla votazione degli emendamenti.
Emendamento n. 1 del Consigliere Binci e Rocchi. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. E’ un emendamento che prende atto di una richiesta sia delle Commissioni che di una disponibilità degli uffici riguardo all’allegato 2 sul calcolo delle indennità e per i vari prodotti, che attualmente prende solo atto delle metodologie di calcolo che successivamente, a seguito di uno studio assegnato all’Assam e all’Università, comporterà le indennità per singolo prodotto, per cui viene riferito alle Commissioni per la presa d‘atto del Consiglio.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 2 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 3 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 4 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 5 del Consigliere Altomeni. Ritirato.

Emendamento n. 6 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 7 dei Consiglieri Capponi, D’Anna, Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi. Scusate quando siamo in sede di votazione chiedo a tutti i consiglieri, in particolare ai Presidenti di Commissione ed ai relatori, di stare molto attenti. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. E’ per includere tra le zonizzazioni previste per la priorità dello svolgimento dell’attività di agriturismo e delle attività connesse, anche le aree C1 che sono quelle della media collina marchigiana. Le motivazioni le ho già riferite in Commissione, sarebbe molto lungo esplicitarle per cui le lascio all’interpretazione dei Consiglieri.

PRESIDENTE. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione. Consiglieri, non vorrei disturbare il vostro lavoro, che non si capisce bene in che cosa consiste, ma quando si vota si alza la mano!
Emendamento n. 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 8 del Consigliere Capponi. Ritirato.

Emendamento n. 9 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 10 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 11 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 11 bis dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamenti n. 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19. Ritirati.

Emendamento n. 20 del Consigliere Altomeni che ha la parola.

Michele ALTOMENI. Sono disposto a ritirarlo però chiedo di prenderlo in esame nella fase successiva, perché si chiede la possibilità di ammettere nella misura giovani, anche sotto la soglia dei 25 mila euro, per non vincolare.. Ci siamo detti che uno dei problemi principali dell’agricoltura marchigiana è l’età avanzata, penso che meno vincoli mettiamo sulla misura dei giovani e migliore sarà il servizio che facciamo all’agricoltura marchigiana.

PRESIDENTE. Emendamento n. 20. Ritirato.

Emendamento n. 21 del Consigliere Altomeni che ha la parola.

Michele ALTOMENI. Questo lo terrei, non so se l’Assessore chiederà di ritirarlo, perché rispetto alla questione delle business plan la articola meno, non dice non facciamo più il business plan ma dice meno come va fatto all’interno delle schede di misura. Questo ci permette nella fase successiva dei bandi di articolarlo con più calma e calibrarlo, perché magari sui più piccoli investimenti richiedere un business plan particolarmente complesso credo che vada solo a complicare la vita ad alcuni agricoltori. Quindi chiedo non di eliminarlo ma di vederlo dopo, può essere che su alcuni investimenti, su alcune misure lo teniamo molto articolato come scritto oggi e su altre lo… (interruzione)… se qui c’è la disponibilità, siccome dice semplicemente facciamo il business plan e poi nei bandi abbiamo la possibilità di declinarlo, direi di lasciarci le mani libere e declinarlo successivamente.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Credo che la modalità attraverso la quale abbiamo descritto la redazione del business plan non sia così stringente, tanto che intendiamo svilupparla e organizzarla in sede di modalità attuative dove ci sarà modo di verificarne l’efficacia.

PRESIDENTE. Emendamento n. 21. Ritirato.

Emendamento n. 22 dei Consiglieri Capponi, D’Anna e Cesaroni. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 22 bis del Consigliere Rocchi. Decaduto.

Emendamenti n. 23, n. 24, n. 25, n. 26, n. 27. Ritirati.

Emendamento n. 28 del Consigliere Capponi che ha la parola.

Franco CAPPONI. Volevo illustrarlo anche se so che non è d’accordo l’Assessore. Negli emendamenti che abbiamo presentato abbiamo cercato di perseguire una politica per tentare di ottenere anche il massimo recupero delle infrastrutture rurali esistenti. Tra queste c’è una categoria che è quella danneggiata dal sisma, circa 9 mila fabbricati rurali iscritti nell’apposito elenco approvato con delibera regionale del 2005 i quali sono privi di copertura finanziaria e lo resteranno per sempre. Ritengo che in una logica di recupero, di premialità e di riattivazione di un patrimonio disattivato anche per effetto di una legge che fa ipotizzare il possibile ottenimento di risorse pubbliche, questo è un emendamento di responsabilità, anche per dare un segno che la riattivazione avvenga o attraverso queste forme o con interventi privati. Stiamo disattivando tutto questo patrimonio perché a questi soggetti abbiamo dato illusioni che potevano ottenere delle risorse pubbliche. Così non è e così non sarà – non voglio portare sfortuna – ma vedendo i finanziamenti della finanziaria per il terremoto ritengo che questo non possa essere ipotizzato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Seppure il titolo e le finalità di questo emendamento non sono peregrine, tuttavia, secondo me la situazione non è così come l’ha descritto il Consigliere Capponi, nel senso che noi parliamo di seconde case, non che non vadano riattivate anzi magari arrivassero più risorse.
Vorrei ricordare che all’indomani del terremoto la Regione Marche, tra mancato reddito, sviluppo del turismo, e in particolare dell’agricoltura, insieme a finanziamenti variegati, investì 760 miliardi di lire.
Quindi in questo caso dobbiamo parlare di più dello sviluppo dell’azienda agricola a fronte delle risorse che abbiamo, dopodichè dovremmo affrontare un problema di questo tipo che, ripeto, non voglio polemizzare, non è peregrino, tuttavia finalizziamo gli interventi. Per questi motivi voteremo contro.

PRESIDENTE. Emendamento n. 28. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamenti n. 29, n. 30, n. 31. Ritirati.

Emendamento n. 32 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 33 del Consigliere Altomeni che ha la parola.

Michele ALTOMENI. Volevo chiedere un chiarimento. Ho visto la formulazione sulla versione elettronica ed era messa male, questa è semplicemente una correzione tecnica rispetto a quello che avevamo approvato in Commissione. Ora però non la trovo nella versione cartacea perché non combaciano le pagine, magari se lo possiamo rinviare un attimo.

PRESIDENTE. Sospendiamo momentaneamente la votazione dell’emendamento n. 33, la riprenderemo prima della votazione degli ordini del giorno.

Emendamento n. 34 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 35 dei Consiglieri Capponi, D’Anna e Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo emendamento non sarebbe da illustrare in modo breve perché è importante. Quando parliamo di pagamenti agroambientali abbiamo introdotto delle priorità. A nostro avviso una delle priorità per non far scartare la degressività che è prevista in questa misura, mentre precedentemente non era prevista, cioè il pagamento solo per un determinato numero di ettari, questa franchigia deve essere tolta oltre che per la zootecnia, come abbiamo già fatto con un emendamento approvato in Commissione, anche per i giovani agricoltori, perché in una situazione di azienda economicamente valida, soprattutto in un settore come quello biologico che ha delle difficoltà ad individuare una filiera strategica, qualora questa venisse condotta da un giovane secondo me non c’è altra azienda che possa avere un aiuto più dedicato e più specifico di questa.
Aggiungo a questo anche il fatto che molti giovani inseriti nel settore agricolo non possono più accedere al premio giovani perché l’hanno avuto con il periodo pregresso e erano solo delle entità marginali, 15 mila euro al massimo, quindi senza accesso specifico alle altre misure.
In questo caso si recupera una doppia valenza, quella del giovane che intende costruire una azienda valida nel settore del biologico e l’aspetto che molti giovani non potranno accedere al premio giovani che prevede una serie di misure importanti per l’efficienza dell’azienda perché l’hanno già ottenuto nel periodo pregresso di programmazione dei fondi comunitari.

PRESIDENTE. Emendamento n. 35. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 35 bis dei Consiglieri Cesaroni, Capponi, D’Anna. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. C’è un emendamento che era stato accolto in Commissione, il n. 39, per cui lo ritiro se c’è l’impegno di approvare quello.

PRESIDENTE. Emendamento n. 35 bis. Ritirato.

Emendamenti n. 36, n. 37, n. 38. Ritirati.

Emendamento n. 38 bis del Consigliere Rocchi . Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 39 del Consigliere Rocchi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamenti n. 40, n. 41, n. 42, n. 43. Ritirati.

Emendamento n. 44 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 45 dei Consiglieri Capponi. D’Anna e Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo è un emendamento che ho presentato in Commissione, era stato dato parere favorevole ma non risulta recepito. Si tratta del sostegno agli investimenti non produttivi, il Piano conteneva solo le zone montane, articolo 3, paragrafo 3, noi chiediamo l’inclusione anche del paragrafo 4 che è una superficie non estremamente significativa (…)

PRESIDENTE. Emendamento n. 45. Ritirato.

Emendamenti n. 46, n. 47. Ritirati.

Emendamento n. 47 bis del Consigliere Rocchi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 48 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 49 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 50 dei Consiglieri Capponi, D’Anna e Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo è conseguente a quello che avete già bocciato. Fate voi.

PRESIDENTE. Emendamento n. 50. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 51 dei Consiglieri Capponi, D’Anna e Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. La Casa delle Libertà ha tentato di recuperare una mancanza inserita in questo Piano che era quella del sostegno alle cooperative sociali agricole che gestiscono aziende agricole ai fini del recupero di soggetti svantaggiati.
In Commissione sono stati recepiti alcuni emendamenti, questo era quello che non lo era stato. Chiediamo la votazione, è un completamento delle osservazioni già recepite in Commissione (…)

PRESIDENTE. Emendamento n. 51. Ritirato.
Emendamento n. 52 dei Consiglieri Capponi, D’Anna e Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il motivo era che abbiamo inserito il discorso degli imprenditori agricoli a titolo principale anche nella diversificazione delle attività agricole, era l’unica misura che lasciava libere ad altre figure professionali di intervenire. L’avevamo inserito noi, lo ritiriamo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 52. Ritirato.
Emendamento n. 53 del consigliere Altomeni che ha la parola.

Michele ALTOMENI. Anche questo sono disposto a ritirarlo però voglio segnalare la motivazione di questa cosa perché sia colta all’interno dei bandi.
Qui si andava a diminuire un po’ la quota di compartecipazione a chi fa investimenti turistici in zone rurali, diversi dall’agriturismo. La filosofia di fondo è che attualmente il rischio è che la discriminazione tra un agriturismo che fa un certo tipo di investimento e un semplice bed and breakfast che sappiamo essere più semplice aprire, sia troppo poca. Questa era una delle ipotesi per creare maggiore discriminazione, se ne possono usare altri all’interno dei bandi, quindi per me va benissimo se c’è un impegno da parte dell’Assessore di cogliere lo spirito, cioè vanno bene altre forme di strutture ricettive in zona rurale ma continuiamo a favorire e ad incentivare l’agriturismo rispetto ai bed and breakfast che vanno forse meglio per un’area urbana.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. (…) è comunque molto contenuta, darà luogo davvero ad interventi circoscritti, comunque ne terremmo conto perché il nostro intento non è quello di creare una eccessiva competizione nelle stesse zone.

PRESIDENTE. Emendamento n. 53. Ritirato.
Ritornando all’emendamento n. 33 è stato presentato il sub emendamento n. 033 (sostitutivo). Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Lo illustro molto brevemente. Nella bozza di Piano licenziato dalla Giunta la soglia di ingresso per il biologico era di 2 ettari con una eccezione, che era la coltivazione in serra di almeno 3 mila metri. In Commissione avevamo concordato di aggiungere altre due tipologie che sono ad alta densità di lavoro, quindi dove anche mezzo ettaro potrebbe dare dei redditi, che erano le orticole e i frutteti. Nella formulazione che è uscita nella difficoltà del lavoro di quei giorni non era chiarissima questa cosa, adesso anche con l’aiuto del dott. Bisogni l’abbiamo riformulata. Quindi è chiaro che la soglia è 2 ettari, scende a 0,5 in tre casi, se si ha una serra, se si ha un frutteto o se si hanno le orticole, in ogni caso almeno 3 mila metri.

PRESIDENTE. Sub emendamento n. 033. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 33. Decaduto.

Emendamento n. 54 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 55 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 56 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 57 dell’Assessore Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli ordini del giorno.
Ordine del giorno n. 1 “Nuovo insediamento dei giovani agricoltori effettuato in seguito ad una manifestazione di interesse, approvazione delibera” del Consigliere Altomeni. Se nessuno chiede la parola, lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 2 “Assunzione dipendenti attraverso concorsi pubblici per espletare pratiche bandi Psr” del Consigliere Altomeni. Se nessuno chiede la parola, lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 3 “Tabella dei rimborsi/ettaro per la sottomisura 2.1.4/b ‘agricoltura biologica’ “ dei Consiglieri Capponi, D’Anna, Santori, Massi. Lippi, Pistarelli, Silvetti, Viventi, Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Tutti i nostri ordini del giorno sono delle indicazioni e delle raccomandazioni alla Giunta per la fase di contrattazione e per l’emanazione dei bandi, quindi non sono estremamente vincolanti. Per quanto riguarda i pagamenti agroambientali vogliamo cercare di ridurre la diversità di enumerazione per ogni coltura e di raccorparle per specifiche destinazioni in modo che l’imprenditore non scelga di mettere una coltura perché prende soltanto i 10 euro in più di contributo ma perché il mercato chiede quel tipo di coltura. Quindi è una semplificazione nella gestione dello strumento agroambiente e un rimando al mercato nella scelta delle strategie.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. (…) ma dovremmo stralciare tutto l’allegato 2 e modificarlo. Mi sembra una questione non percorribile.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Ordine del giorno n. 4 “Precisa definizione tecnico abilitato ai fini della redazione del business plan” dei Consiglieri Capponi, D’Anna, Santori, Massi, Lippi, Pistarelli, Silvetti, Viventi, Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Durante la discussione abbiamo ottenuto dall’Assessore delle rassicurazioni sul fatto che la progettazione dei piani avvenisse riservata o, come prescrive la legge – tra l’altro abbiamo allegato un avviso dell’autorità del garante su questo – che siano i tecnici abilitati a firmare i progetti. Quindi ci è stata data assicurazione verbale, noi attraverso questo ordine del giorno riteniamo di dover ratificare questa proposta venuta dall’Assessore.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 5 “Emanazione dei bandi relativi al Por e al Psr al fine di favorire una netta integrazione fra i due strumenti” dei Consiglieri Capponi, D’Anna, Lippi, Santori, Massi, Viventi, Pistarelli, Silvetti, Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. E’ il discorso che anche l’Assessore ha fatto, questo ordine del giorno l’avevamo fatto anche sul Por nel senso, nel documento non è così struggente, di invitare la Giunta a recepire il collegamento tra le previsioni dell’Asse 5 del Por con il Psr, soprattutto per il discorso dell’agroenergia, questo non può svilupparsi se non c’è una sinergia tra i Piani finanziari del Fers e del Fears.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 6 “Semplificazione delle modalità di gestione del Psr Marche” dei Consiglieri Capponi, D’Anna, Santori, Massi, Lippi, Pistarelli, Silvetti, Viventi, Cesaroni”. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. E’ un invito alla Giunta riguardo alla semplificazione, come ho già detto nel mio intervento, sull’architettura gestionale di tutto il sistema, sulla semplificazione dei bandi e sull’individuazione di un sistema informatico che funzioni.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 7 “Date di attuazione dei bandi relativi alle sottomisure previste dalla misura 2.1.4 ‘pagamenti agroalimentari’ 2 dei Consiglieri Capponi, D’Anna, Santori, Massi, Lippi, Pistarelli, Silvetti, Viventi, Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. E’simile ma comunque diverso. Manifestazione di interesse per la misura agroambientale.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Ordine del giorno n. 8 “Possibilità di attuazione della procedura della ‘Manifestazione d’interesse’ per quanto riguarda le proposte di misura 1.2.1 ‘Ammodernamento delle aziende agricole’ e 1.1.2 ‘Insediamento di giovani agricoltori’ “dei Consiglieri Capponi, D’Anna, Santori, Massi, Lippi, Pistarelli, Silvetti, Viventi, Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Contiene una parte di quello fatto dal Consigliere Altomeni, e inoltre vedere la possibilità di attivare la misura 1.2.1.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Ordine del giorno n. 9 Misura 1.2.1 ‘Ammodernamento delle aziende agricole’ “ dei Consiglieri Capponi, D’Anna, Santori, Massi, Lippi, Pistarelli, Silvetti, Viventi, Cesaroni. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Voglio illustrare questo ordine del giorno perché è molto interessante. Nel Piano, per quanto riguarda la misura 1.2.1, la misura più importante sugli investimenti sulle aziende agricole, recita che si attivano due distinte procedure di bando, una relativa alle filiere e una relativa alle aziende singole. In Commissione siamo riusciti a far inserire l’azienda singola di qualità come concetto di filiera corta all’interno delle filiere.
Con questo ordine del giorno suggeriamo alla Giunta di riservare nel primo bando il 50% alla misura della filiera e un 50% alle aziende singole con eventuale trasmigrazione delle risorse non utilizzate all’altro settore. Qualora, dalla prima fase di domanda dovesse generare una valutazione che può fare la Giunta, anche sentita la Commissione consiliare, in cui una tipologia presenti delle cose molto più interessanti, molto più strategiche, questo rapporto 50% può essere spostato dal secondo bando in base effettivamente alla strategicità dell’intervento.
Prego la maggioranza di tenerne conto perché è una questione di assoluto consenso.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. I 20 milioni previsti per la misura insediamenti giovani, se vanno a buon fine, corrispondono ad altri 50 milioni nella misura 1.2.1, ma avendo priorità i giovani già si decurta di 50 milioni il budget finanziario della misura 1.2.1. E’ solo in relazione al primo bando giovani che potremmo capire come dividere percentualmente il restante budget finanziario nei singoli successivi bandi tra filiere e aziende singole.

Franco CAPPONI. Questa è una cosa che potete fare automaticamente in più, cioè prima di questo aspetto. Siamo convinti che la filiera funzioni non tenendo conto che l’azienda singola possa avere una sua strategia.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 10 “Ampliamento nozione ‘castagneto da frutto’ anche per le aree montane” dei Consiglieri Castelli, Capponi, Ciriaci. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Prima della votazione finale dell’atto voglio ringraziare tutti i Consiglieri, a partire dal Presidente della Commissione, lo staff tecnico, i dipendenti, per i lavoro che è stato fatto veramente molto utile per la comunità. Raccomanderei alla Giunta regionale di far utilizzare nelle proprie mense i prodotti che provengono dall’agricoltura marchigiana, faremo così anche di più la soddisfazione dei dipendenti e degli agricoltori.
Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha la parola il Consigliere Capponi. Preciso che c’è anche la richiesta di passare alla votazione della proposta di atto amministrativo n. 43.

Franco CAPPONI. Siccome abbiamo lavorato un mese ed oltre a questo documento volevo dire le motivazioni per cui da parte dell’opposizione c’è una sostanziale condivisione sul Psr. Ho detto prima le cose che devono essere ulteriormente approfondite quindi non le ripeto. Ritengo che tra le cose valide che siamo riusciti, anche come opposizione, ad inserire c’è il discorso della filiera corta che rivaluta una strategia per l’azienda che fa qualità in autonomia e si rivolge al mercato, che può essere biologica ma può essere anche una azienda che fa prodotti tipici, doc, dop e altro. Questo è stato un recupero importante.
Sono stati accolti circa 40 emendamenti presentati dall’opposizione, tra questi la filiera corta, il discorso dell’assistenza tecnica per la conversione in biologico, la reintroduzione della cooperazione sociale come strumento di riabilitazione e di inserimento lavorativo e recupero di soggetti svantaggiati, la riserva di fondi per l’energia rinnovabile. Se sfruttiamo questo, Assessore, con un bando ad hoc riusciamo a stimolare, per esempio, l’attivazione del conto energia in questa Regione, molto di più di quello che stiamo facendo, perché se non c’è un aiuto almeno del 20% come consentito dalla norma il conto energia non si attiva per l’eccessiva durata del rientro economico dell’investimento.
C’è uno spazio alla filiera agroenergetica, con l’approvazione anche dell’ordine del giorno, che è una ulteriore strategicità nell’azione mettendo insieme i fondi del Fers e del Fears.
Abbiamo cercato di introdurre in tutte le misure di investimento il discorso della riqualificazione e recupero del patrimonio edilizio rurale esistente e della riqualificazione dello spazio rurale.
Un’altra motivazione a favore è data dal fatto, Assessore, che questo Piano di sviluppo rurale corrisponde a tutte quelle iniziative legislative che la Casa delle Libertà ha approvato in questi cinque anni di governo, a partire dalla legge di orientamento, alla multifunzionalità, alla definizione di una nuova figura quale quella dell’imprenditore agricolo professionale, alla defiscalizzazione di alcune produzioni legate alla filiera agroenergetica, oggi se possiamo parlare di energia è anche per questo aspetto della legge, il sostegno e l’individuazione di percorsi fiscali agevolati anche per le società agricole che oggi possono avere anche la forma di srl in agricoltura, il mantenimento del sistema Iva agevolata e l’introduzione dell’etichetta di origine.
Sono tutte misure che il Governo di centro-destra ha introdotto in Italia e che oggi fa sì che questo strumento abbia anche un diverso obiettivo di azione sul territorio e un rafforzamento del sistema delle imprese.
Termino ringraziando sia l’Assessorato che gli uffici per la disponibilità a valutare con una ottica di responsabilità le proposte anche dall’opposizione. Ritengo che questo strumento sia estremamente migliore di quello arrivato in Commissione proprio grazie al grande lavoro che abbiamo fatto.
Il gruppo di Forza Italia prendendo per buone e accolte tutte le indicazioni contenute negli ordini del giorno approvati, ritiene di poter esprimere, in via di massima e con estrema affidabilità alla fiducia dell’Assessore, un voto positivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Anche io annuncio il voto favorevole del gruppo dell’Udc. Voglio segnalare che questa è l’ultima opportunità per la nostra Nazione e per la nostra Regione per garantire la risorsa fondamentale, la nostra regione è l’unico esempio a livello nazionale di tutela del paesaggio agrario. Quindi occorre gestire queste risorse e non perdere un ciclo con la generazione che finisce, gli agricoltori ultrasessantenni, occorre dare spazio ai giovani per nuove opportunità di crescita e di sviluppo economico che vadano nell’indirizzo di conservazione, tutela e salvaguardia di questo paesaggio fondamentale anche per tutte le altre risorse economiche dei settori che si agganciano a quello dell’agricoltura. Non quindi solo quale settore primario per la fornitura degli alimenti per gli uomini ma anche per garantire lo sviluppo economico del settore turistico, di tutti quei settori che sono fondamentali per creare nuovi flussi di economia diversi da quelli che fino a ieri eravamo abituati a vedere.
Per questo chiedo con forza all’Assessore che l’attenzione che ci ha dato con la concertazione continua in work in progress che è stato fatto prosegua anche dopo l’approvazione di questo atto perché è una sfida importantissima che non possiamo permetterci in nessun modo di perdere per le generazioni future.
Ringrazio tutti per il lavoro fatto e con l’auspicio che vedremo momenti migliori con l’attuazione di queste misure.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. A nome di tutta la maggioranza voglio fare una breve dichiarazione. Oggi come Consiglio regionale abbiamo fatto sicuramente un egregio lavoro che ha portato all’approvazione di questo Psr in tempi anche ristretti. Per noi averlo approvato un mese prima significa averlo restituito dalla Comunità europea due mesi prima, i tempi sono questi, significa che andremo ad applicarlo entro l’autunno e quindi le imprese saranno in grado di poterlo utilizzare.
Abbiamo fatto un buon lavoro perché c’è stata sicuramente una condivisione da parte di tutti, c’è stata una partecipazione, c’è stata sensibilità da parte dell’Assessore e degli uffici competenti, come è stato richiamato da diversi Consiglieri, questa concertazione ha permesso di migliorare l’atto.
Voglio anche dire che chi governa alla fine ha sempre un merito perché la maggioranza ha avuto, in questo arco di tempo, la volontà e la forza di condividere un atto che andava discusso e migliorato. Non voglio togliere alla minoranza il suo contributo come l’ho premesso all’inizio della mia relazione, ma lo sforzo della maggioranza è stato talmente alto, dell’Assessore in prima persona perché voglio ribadire i concetti che egli ha messo nelle fondamenta di questo Piano, concetti che non sono stati assolutamente stravolti, sono stati soltanto riaggiustati, rimodulati, riformulati, sentendo e ascoltando le esigenze che venivano dalle varie associazioni. Questo ascolto è stato reciproco, sia dalla maggioranza che dalla minoranza, quindi insieme abbiamo fatto questo atto nell’interesse della nostra comunità regionale.
Speriamo, e sarà così, che non sarà l’ultimo Psr, ce ne saranno altri successivamente, però questo ha valenza e importanza per i prossimi setti anni quindi dobbiamo gestirlo al meglio, con i bandi che dovranno essere fatti, con le raccomandazioni che sono state fatte, con l’impegno di tutti e anche dell’Assessorato e degli uffici di togliere la burocrazia per cercare di snellire le procedure, sicuramente ce la faremo.
Il voto della maggioranza è favorevole con convinzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Come espresso nell’intervento del collega Castelli, pur apprezzando il lavoro fatto, pur nella consapevolezza che alcuni emendamenti che abbiamo presentato insieme ai colleghi di Forza Italia sono stati recepiti, rimangono i dubbi sull’impianto complessivo del Piano. Ricordo la considerazione fatta dal collega del gruppo Comunisti Italiani su una visione preventiva, al discorso che è stato fatto sulla strategia, è vero che abbiamo modificato tante cose ma nel complesso ci sono degli aspetti che ancora non ci convincono come quello sulle consulenze e tanti altri.
Quindi non ci sentiamo di votare contro perché prendiamo atto della disponibilità che c’è stata e dell’impegno svolto in Commissione nell’accogliere gli ordini del giorno e le modifiche che abbiamo proposto, però il nostro voto sarà di astensione e di attenzione su quello che accadrà e per quanto in futuro l’Assessore Petrini ha garantito di sviluppare nell’applicazione.

PRESIDENTE. Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Proposta di atto amministrativo n. 50, così come emendata. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 43
della Giunta Regionale
“L.r. 2 marzo 1998, n. 2, art. 6 – Programma triennale regionale degli interventi e delle attività a favore degli immigrati provenienti dai paesi non appartenenti all’Unione europea e delle loro famiglie. Anni 2007/2009”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 43 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. C’è la proposta concordata con il relatore di minoranza, considerata anche l’ora, di approvare l’atto senza relazioni e senza dibattito. Se si vuole fare il dibattito la dobbiamo rinviare alla prossima seduta.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.
Proposta di atto amministrativo n. 43. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

A questo punto il Consiglio deve decidere se proseguire con i lavori. Se non ci sono proposte sospendo la seduta.
La seduta è chiusa.

(Proteste in aula di alcuni Consiglieri per la chiusura della seduta)

PRESIDENTE. Scusate Consiglieri, capisco tutto ma io ho domandato se il Consiglio intendeva proseguire, visto che nessuno ha risposto ho dichiarato chiusa la seduta quindi, ripeto, la seduta è chiusa.

La seduta termina alle ore 15,30