Resoconto seduta n.66 del 05/06/2007
SEDUTA N. 66 DEL 5 GIUGNO 2007



La seduta inizia alle ore 10,40


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 65 del 15 maggio 2007, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 169, in data 18 maggio 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifica alla legge regionale n. 47/1996”, assegnata alla V Commissione in sede referente;
- n. 170, in data 23 maggio 2007, ad iniziativa dei Consiglieri Altomeni e Brandoni, concernente: “Modifica alla legge regionale 34/1996”, assegnata alla I Commissione in sede referente.
Sono state presentate, in data 24 maggio 2007, le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 58, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Programma degli interventi per l’anno 2007 – Criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli art. 2 e 3 della l.r. n. 51/1997. Norme per il sostegno dell’editoria locale”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 59, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Piano sanitario regionale 2007 – 2009 – le linee di intervento”, assegnata alla V Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 181 del consigliere Lippi “Fondi a favore delle Comunità Montane previsti da: l.r. 18/1996 ‘Servizi a favore dei soggetti diversamente abili’ PSR ‘Fondi per esecuzione interventi di forestazione’, l.r. 35/1997 ‘Fondi gestione demanio e delega forestale’ ‘Fondi Docup”;
- n. 182 dei consiglieri Procaccini e Altomeni “Indennità circoscrizioni”;
- n. 183 dei consiglieri Solazzi e Binci “Prove selettive per il personale interinale in servizio presso la Giunta regionale”;
- n. 184 del consigliere D’Anna “Sclerosi laterale amiotrofica e fornitura farmaco IGF – 1”;
- n. 185 del consigliere D’Anna “Contro oscuramento della televisione in Venezuela”.
Comunico inoltre che ho provveduto, in data 4 giugno 2007 alle seguenti nomine con i sottoelencati decreti:
- n. 31 “Sostituzione di un rappresentante nell’organo collegiale di tutela dell’Istituto Campana per l’istruzione permanente di Osimo”;
- n. 32 “Nomina di un rappresentante nel Consiglio di Amministrazione del Centro Agroalimentare S.r.l di Macerata”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato, in data 14 maggio 2007, la seguente legge:
- n. 5 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 (Riordino del sistema delle politiche abitative) e alla legge regionale 27 dicembre 2006, n. 22 (Modifiche ed integrazione alla legge regionale 36/2005)”.
La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 7 maggio 2007:
- n. 407 “Art. 34, comma 1, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 1.328.198,33";
- n. 409 “Art. 34, comma 2 - della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 4.906,00”;
- n. 410 “Art. 34, comma 2 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 – Importo di €. 4.906,00”;
- n. 411 “Art. 29, comma 1, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – art. 26, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 40.671,48";
- n. 412 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31, art. 26, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - €. 4.217.007,79. Modifica al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni.”;
- n. 413 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31, art. 26, comma 1, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 345.518,00";
- n. 414 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31, art. 26, comma 1, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relativi spese. €. 1.544.502,00. Modifica al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni.”;
- n. 415 “Art. 29, comma 1 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. €. 304.842,41. Modifica al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni”;
- n. 416 “Art. 29, comma 1 – della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. €. 389.681,59. Modifica al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. €. 389.681,59. Modifica al Programma Operativo Annuale 2007, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni”;
- n. 417 “Art. 29, comma 23 della l.r. 11 dicembre 2001 n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007”;
- n. 418 “Art. 26 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dal Ministero della Salute e relativi impieghi per la realizzazione del progetto di sostengo alle funzioni di interfaccia tra le Regioni e le Province Autonome e il Centro Nazione per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie. €. 597.438,00";
- n. 419 “Art. 26 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi dallo Stato, dall’Unione Europea e da soggetti terzi e delle relative spese. Importo di €. 33.000,00";
- n. 423 “Art. 34, comma 1, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 2.295.537,67";
- n. 424 “Art. 34, comma 1 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di Previsione per l’anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. Importo €. 410.707,01";
- n. 425 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007”. Importo di €. 1.750,00";
- n. 426 “Art. 26 della l.r. 23 febbraio 2007 n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi a destinazione vincolata. €. 2.934.481,60";
- n. 427 “Art. 26, comma 1, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazioni statali vincolate a scopi specifici e relativi impieghi. €. 1.500.000,00;”
- n. 428 “Art. 29, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 62.898,00”;
- n. 408 “Art. 34 comma 1 della l.r. 23 Gennaio 2007, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 264.617,07".
In data 14 maggio:
- n. 457 “Art. 29, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. n. 23.02.2007, n. 3 – Variazione compensativa di € 850.000,00”;
- n. 458 “Art. 34 comma 1 della l.r. 23 Gennaio 2007, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 31.295.927,18";
- n. 459 “Art. 34 comma 1 della l.r. 23.2.07, n. 2 – Reiscrizione nel Bilancio di Previsione per l’anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 370.000,00. Modifica al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni;”
- n. 460 Art. 34 comma 2 della l.r. 23.2.07, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2007 “ – Importo € 4.033,18”;
- n. 461 “Art. 34 comma 2 della l.r. 23.2.07, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2007” – Progetto SARA - Importo € 30.000,00";
- n. 462 “Art. 34 comma 2 della l.r. 23.2.07, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2007” – Importo € 26.195,00";
- n. 463 “Art. 34 comma 2 della l.r. 23.2.07, n. 2 – “Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2007” – Importo € 5.285,28;”
- n. 464 “Art. 29, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23.02.2007 , n. 3 – Variazione compensativa . € 7.008,68”;
- n. 465 “Art. 29, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23.02.2007 , n. 3 – Variazione compensativa . € 595.094,00”;
- n. 466 “Art. 29, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23.02.2007 , n. 3 – Variazione compensativa . € 13.724,33;”
- n. 467 “Art. 22, comma 3 della l.r. 11.12.2002, n. 31 – Variazione al Bilancio di cassa per l’anno 2007 - € 473.416,00";
- n. 487 “Art. 29, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2007. € 100.000,00".
In data 21 maggio:
- n. 510 “Art. 34 comma 1 della l.r. 23 Gennaio 2007, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 12.888.936,41";
- n. 511 “Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 Marzo 2007 e sue successive modificazioni - € 12.284.836,95”;
- n. 512 “Art. 26 della l.r. 23 Febbraio 2007, n. 3 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per il finanziamento delle attività di rilevazione climatica e relativi impieghi - € 63.187,83";
- n. 513 “Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 Marzo 2007 e sue successive modificazioni - € 4.320.00”;
- n. 514 “Art. 29, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della L.R. 23.02.2007, n. 3 – Variazione compensativa . € 640.000.00”;
- n. 515 “Art. 34 comma 1 della l.r. 23.2.07, n. 2 – Reiscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – € 3.224.779,16";
- n. 516 “Art. 22, comma 3 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – variazione al Bilancio di cassa per l’anno 2007 - € 8.065,00";
- n. 517 “Art. 22, comma 3 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva di cassa per l’integrazione dello stanziamento di cassa di capitoli di spesa del Bilancio 2007 - € 179.882,08";
- n. 518 “Art. 34 comma 1 della l.r. 23.2.07, n. 2 – Reiscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2007 di maggiori entrate accertate nell’anno precedente – € 359.071,60";
- n. 519 “Art. 34 comma 1 della l.r. 23.2.07, n. 2 – Reiscrizione nel Bilancio di previsione per l’anno 2007 di maggiori entrate accertate nell’anno precedente – € 15.856,96";
- n. 520 “Art. 34 comma 1 della l.r. 23 Gennaio 2007, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 943.253,61";
- n. 521 “Autorizzazione al ricorso all’anticipazione di cassa presso il Tesoriere regionale per l’anno 2007. Art. 32 l.r. 11.12.2001, n. 31";
- n. 522 “Art. 34, comma 2 della l.r. 2/ 2007 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2007. Importo di € 150.000,00 e rettifica DGR 334 del 16.04.2007";
- n. 523 “Art. 26 della l.r. 23 Febbraio 2007, n. 3 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dal Ministero della salute e relativi impieghi per il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale - € 53.113.933,00".
In data 28 maggio:
- n. 543 “Art. 34 della l.r. 23 Febbraio 2007, n. 2 – Variazione al bilancio di previsione e del Programma Operativo Annuale (POA) per reiscrizione di economie di spesa relative a stanziamenti aventi specifica destinazione- € 1.407.665,07;”
- n. 544 “Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale (POA) 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 Marzo 2007 - € 35.811,93”;
- n. 545 “Art. 34 – comma 2 – della l.r. 23.2.2007, n. 2 “Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007” importo € 86.500,00;”
- n. 546 “Art. 34 – comma 2 – della l.r. 23.2.2007, n. 2 “Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007” importo € 101.353,12";
- n. 547 “Art. 34 – comma 2 – della l.r. 23.2.2007, n. 2 “Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007” importo € 30.739,29";
- n. 548 “Art. 34 – comma 2 – della l.r. 23.2.2007, n. 2 “Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007” importo € 183.541,00";
- n. 549 “Art. 34 comma 2 della l.r. 23 Gennaio 2007, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - € 267.539,07";
- n. 550 “Art. 26 comma 1 della l.r. 23 Febbraio 2007, n. 3 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazioni statali vincolate e scopi specifici e relativi impieghi - € 440.679,00";
- n. 551 “Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale (POA) 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 Marzo 2007 – € 190.000,00”;
- n. 552 “Art. 29, comma 3 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 3/2007 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007 Importo € 15.000,00”;
- n. 553 “Art. 29, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 3/2007 – Variazione compensativa - € 39.906,00”;
- n. 554 “Art. 22, comma 3 della l.r. 11.12.2001, n. 31 – Variazione al Bilancio di cassa per l’anno 2007 - € 1.985.260,00";
- n. 555 “Art. 34 – comma 2 – della l.r. 23.2.2007, n. 2 “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007” Importo € 13.783,44".
Ha chiesto congedo il consigliere Castelli.


Interrogazione n. 499
del Consigliere D’Anna
“Lunghi tempi di attesa presso il pronto soccorso dell’Ospedale Santa Croce di Fano”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 499 del Consigliere D’Anna.
Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione al quesito che il Consigliere D’Anna pone, si risponde come segue.
Non esiste tempo d’attesa per le reali emergenze dei codici rossi e dei codici gialli. Il pronto soccorso dell’Ospedale di Fano assolve alla sua mission primaria in maniera esaustiva e corretta in quanto la risposta sanitaria ed organizzativa è immediata.
Quanto segnalato dagli utenti sui tempi d’attesa di diverse ore in alcuni casi di codici bianchi e codici verdi quindi i codici non urgenti, risponde a realtà. Il problema delle attese per i codici non urgenti (verdi e bianchi) non è un fatto locale di Fano ma è una caratteristica strutturale e decennale dei sistemi sanitari nazionali e mondiali. E’ un fenomeno che a livello nazionale ed internazionale si fa fatica a trovare risposta, sicuramente bisognerà sperimentare strategie organizzative, non solo per la realtà di Fano, in modo da garantire al cittadino il servizio/prestazione di cui ha bisogno al momento giusto, nella struttura giusta e con risorse appropriate.
Dall’anno 2005 il pronto soccorso/medicina d’urgenza ha visto potenziato l’organico infermieristico (passando da 18 infermieri a 25), potendo garantire il triage nelle 24 ore ed un turno assistenziale dedicato alle persone ricoverate in medicina d’urgenza ed in osservazione breve intensiva (OBI); inoltre sono presenti in turno per la medicina d’urgenza 6 OSS (operatori socio sanitari) e per il pronto soccorso 4 OTA (operatori tecnici ausiliari).
Relativamente al personale medico nel mese di aprile ultimo scorso è stata espletata la procedura concorsuale con l’immissione in ruolo di 4 unità (attualmente la dotazione è di 10 dirigenti medici), a giugno verrà assunta a tempo determinato una ulteriore unità. Inoltre, per fronte alle criticità del periodo estivo, dal 18 giugno al 26 agosto, verrà attivato per la gestione dei codici bianchi e verdi un ambulatorio pomeridiano diurno (dalle ore 13 alle ore 20), fascia in cui è stato osservato un picco degli accessi con potenziamento attraverso 2 ulteriori unità mediche. Tale organizzazione consentirà una copertura di 3 medici fino alle 20 e due medici fino alle 23.30.
Fermo restando il vincolo logistico strutturale (il pronto soccorso di Fano non è un open space), sono stati effettuati altri interventi per ridurre gli eventuali disagi, quali: l’informatizzazione (29 gennaio ultimo scorso), che ha diminuito i tempi di approccio all’utente (ad esempio si evita la riscrittura delle richieste/consulenze da parte dei medici); per la gestione amministrativa, compresa la riscossione del ticket, è stata assegnata una unità amministrativa a fine anno 2006; infine, entro l’anno 2007 i medici della continuità assistenziale saranno collocati in locali adiacenti al pronto soccorso, al fine di favorire la collaborazione con i medici di pronto soccorso e ridurre così i tempi d’attesa per i codici bianchi e verdi, cioè i non urgenti.
Resta inteso che la problematica complessiva potrà trovare vera soluzione a livello regionale solo attraverso il pieno coinvolgimento dei medici di medicina generale – abbiamo sottoscritto ieri un accordo con questi medici –, che funzionino da filtro per le prestazioni relative ai codici non urgenti che rappresentano percentualmente le prestazioni più numerose effettuate nei pronto soccorso.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. La riposta non è stata aggiornata agli ultimi eventi, Assessore, perché ieri un quotidiano locale segnalava un gravissimo episodio proprio al pronto soccorso dell’ospedale di Fano, mi sono premunito di prendere la locandina “A 80 anni aspetta dieci ore al pronto soccorso dell’ospedale di Fano”.
Credo che questo sia una ulteriore dimostrazione che lì le cose non vanno. Non solo, proprio questa mattina sull’episodio accaduto un quotidiano locale riporta le dichiarazioni del primario del pronto soccorso di Fano “ammette senza scusanti che lo scorso 1° giugno l’attesa di oltre nove ore dell’ottantenne, entrata alle ore 18,40 del pomeriggio e dimessa alle ore 3,10 del mattino, giunta con un trauma alla mano che la radiografia ha rivelato essere una frattura a quattro dita, è stata eccessiva. Purtroppo quella è stata una vera e propria giornata campale – sottolinea con dati alla mano – che ha fatto registrare un numero anomalo di accessi rispetto alla normalità che è di 94 pazienti”.
In questa interrogazione, come in altre, ho evidenziato il fatto che quella struttura non è assolutamente idonea ad una città di 64 mila abitanti che ha un bacino di utenza molto più ampio e che è il punto di riferimento di tutta la vallata. Ci sono persone che vengono da tutta la vallata, alcuni hanno addirittura trovato l’escamotage, visti i lunghi tempi di attesa, di andare a Fossombrone.
Non è assolutamente ammissibile e tollerabile che una ottantenne con quattro dita fratturate aspetti nove ore. E’ andata bene come è andata nel senso che se fosse capitato ad una persona leggermente nervosa avrebbe rovesciato tutto quanto.
Il Presidente della Commissione ha avuto modo di verificare che quelli non sono spazi adeguati alle esigenze di una città che ha un elevato numero di abitanti, a partire dalla piccolissima sala di attesa, lì dentro ci sono ubriachi, drogati, ragazzini e anziani. Questo non è possibile, non c’è un minimo di privacy.
Gli operatori del pronto soccorso si fanno in quattro, lavorano sotto pressione dalla mattina alla sera, non possono assolutamente lavorare in quelle condizioni perché quello è un momento molto delicato. Chi opera lì dentro è già innervosito dalla presenza di persone che continuano a battere sul vetro per chiedere assistenza, da chi va in escandescenze, dall’ubriaco, dal drogato, quindi una situazione del genere non è assolutamente gestibile.
La Commissione che ha visitato l’ospedale e nella fattispecie il pronto soccorso si è resa conto di questo, lo stesso Presidente Luchetti se ne è reso conto. Non solo vanno ampliati gli spazi per la sala di attesa ma va ampliato lo stesso pronto soccorso. Deve essere trovata una soluzione che in parte Assessore lei ha suggerito dicendo che verrà messa a ridosso del pronto soccorso per snellire un po’ una unità funzionale ai codici bianchi ma non è assolutamente sufficiente, non è una questione di campanilismo perché è una realtà drammatica in alcune situazioni.
Il caso che ho appena citato, che casualmente è venuto fuori in concomitanza di questa interrogazione, è uno dei tanti casi. Posso capire che in una giornata dove ci sono molte difficoltà si aspettano anche quattro-cinque-sei ore, una persona è apprensiva arriva lì e aspetta, però con quattro dita frantumate non è possibile aspettare nove ore, non esiste da nessuna parte del mondo!
Credo che questo ultimo episodio deve finalmente far aprire gli occhi all’Assessore per prendere dei provvedimenti immediati, non è più tollerabile che accadano episodi come questi.
Inoltre chiedo all’Assessore formalmente di mandare una lettera di scuse alla signora e alla sua famiglia perché è un episodio che non può essere lasciato cadere in secondo piano, oltre ai provvedimenti che riguardano tutta la collettività.


Interrogazione n. 706
del Consigliere Procaccini
“Dichiarazioni Assessore regionale Paolo Petrini presso sede consiglio comunale Porto Sant’Elpidio”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 706 del Consigliere Procaccini è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 692
del Consigliere Giannotti
“Situazione della discarica Ca’ Mascio di Montecalvo in Foglia”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 692 del Consigliere Giannotti.
Per la Giunta risponde l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. L’interrogazione in oggetto si basa su dodici punti attraverso i quali il Consigliere richiede informazioni inerenti l’impianto di discarica di Cà Mascio nel Comune di Montecalvo in Foglia in Provincia di Pesaro Urbino.
I punti riguardano sostanzialmente aspetti di natura tecnica, gestionale ed economica.
Le risposte di cui ai punti 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 derivano direttamente da quanto comunicatoci dalla S.I.S. Spa.
Punto 1: le cause che hanno determinato il cedimento del muro di contenimento ed il costo di tale opera.
La causa determinante è da imputare alla riduzione del contrasto al piede sul lato nord-ovest e come concausa il cedimento del piede della discarica sul lato a valle del sistema muro palificate eseguito. II costo relativo all’opera del muro di contenimento è stato di circa € 105.000.
Punto 2: se sono state accertate responsabilità per quanto concerne la progettazione e la realizzazione dell’opera.
E’ stato conferito mandato ad uno studio legale per attivare le eventuali ed opportune azioni legali.
Punto 3: il costo delle opere di consolidamento che hanno sostituito il muro crollato.
II costo delle opere di consolidamento per la messa in sicurezza dell’impianto sono quantificate in circa € 425.000,00.
Punto 4: se è stata rispettata, nel corso degli anni, la corretta procedura di raccolta del percolato al fine di evitare il possibile inquinamento del terreno circostante e la compromissione della stabilità del sito.
Negli anni il percolato è stato emunto tramite appositi pozzi ed è stato effettuato il rilancio nel corpo discarica sino al 2002. Successivamente il percolato è stato inviato a smaltimento presso terzi (anno 2003 ton. 1.350, anno 2004 ton. 2.634, anno 2005 ton. 3.573, anno 2006 ton. 6.045). Dall’agosto 2006 a seguito di apposita prescrizione provinciale vengono mediamente smaltiti 30 mc. al giorno.
Punto 5: se e quali procedure sono state attivate affinché siano fornite tutte la garanzie sull’assenza dei rischi per le strutture pubbliche ubicate a valle del sito.
E’ stato predisposto nel novembre del 2005 un piano di riordino idrogeologico e di messa in sicurezza dell’intero sito di discarica che prevede la realizzazione di 11 punti di intervento che sono già stati realizzati o sono in corso di realizzazione sulla base di uno specifico cronoprogramma per un importo complessivo superiore al milione e mezzo di euro.
Punto 6: l’entità degli aumenti tariffari applicati nel corso degli anni alle popolazioni dei comuni delle comunità montane di Carpegna e di Novafeltria e dei comuni di Montecalvo e Sestino.
Relativamente alle tariffe di smaltimento si precisa che nel corso degli anni le stesse sono state adeguate solamente dell’indice Istat. Per l’anno 2006 è stato applicato un aumento del 20 %.
Punto 7: se è vero che alcuni enti locali sono debitori di ingenti somme nei confronti della S.I.S. Spa., (importi a tutt’oggi non onorati) e che la difficile situazione finanziaria in cui versa la società rischia di avere gravi implicazioni e ripercussioni anche sugli altri Comuni soci della società.
Alcuni Comuni e Comunità montane pagano le fatture di loro competenza con ritardi superiori ai 6 mesi, ciò implica un aggravio di interessi passivi bancari. I suddetti crediti comunque risultano essere certi e esigibili.
Punto 8: se ci sono perdite consolidate.
Ad oggi non risultano perdite consolidate.
Punto 9: se è vero che il piano finanziario per i prossimi anni di gestione della società prevede un notevole incremento dei costi di smaltimento, con ovvie ripercussioni sul costo a carico degli utenti.
II piano finanziario prevede un aumento della tariffa media da 65,80 €/ton a 94,92 €/ton (più altre 6,6 €/ton per smaltimento percolato del vecchio corpo discarica ed altre spese ad esso inerenti). Tale aumento della tariffa si rende necessario per la corretta costituzione del fondo di accantonamento per la post gestione e per finanziare le suddette opere di riordino idrogeologico e messa in sicurezza.
Punto 10: se e quali risorse finanziarie sono state accantonate nel corso degli anni ai fini della bonifica del sito dopo la chiusura (fondi post mortem).
Attualmente il fondo risulta costituito in € 1.021.090,17. Si precisa che nell’anno 2005 e 2006 l’azienda ha notevolmente accresciuto le quote annue di accantonamento.
Punto 11: se è vero che sono in via di definizione accordi per lo stoccaggio nel sito di Cà Mascio di rifiuti provenienti dalla Campania ed in tal caso la quantità di materiale che si prevede di smaltire e la durata di tale accordo
Già con nota ns. prot. n. 237645 del 20.10.06 la Provincia di Pesaro Urbino, in relazione all’emergenza rifiuti della regione Campania del 2006, aveva escluso l’interessamento degli impianti provinciali al conferimento dei rifiuti campani.
Punto 12: se è vero che è stata ipotizzata la possibilità di un prolungamento della attività della discarica.
La legge regionale n. 28/99 delega alle Province la programmazione e la gestione dello smaltimento dei rifiuti.
La Provincia di Pesaro Urbino, con nota ns. prot. n. 113749 del 1/06/2007, comunica che la gestione della suddetta discarica risulta oggi inserita nell’ambito dell’adeguamento ai sensi del d.lgs.n. 36/2003. La futura coltivazione dei rifiuti non sarà pertanto frutto di un deliberato prolungamento in deroga al Piano provinciale di gestione dei rifiuti, ma solo di un risanamento in adeguamento alla normativa sopra indicata. Dalla nota di cui sopra si apprende, inoltre, che le volumetrie residue autorizzate risultano oggi pari a circa 60.000 metri cubi con proiezione di esaurimento delle stesse prevedibili in circa tre anni (fine 2009).

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Parliamo di una delle più grandi incompiute della situazione ambientale della provincia di Pesaro Urbino, perché questa è la materia del contendere oggi.
Di questa discarica che come sapete è ubicata a Montecalvo in Foglia, si discute da tantissimo tempo e da tantissimo tempo si continua ad eludere il problema di fondo, cioè che questa discarica è stata costruita in un sito non adeguato.
Tanto per essere chiari, Assessore Amagliani, mi sarei aspettato da parte sua una maggiore sensibilità alle problematiche ambientali, una maggiore attenzione alla esigenza di trasparenza che deriva da questa situazione e un riferimento specifico al pronunciamento del Ministero dell’ambiente – che posso mettere a disposizione di tutti i colleghi – con il quale di fatto vengono formulati rilievi critici pesantissimi nei confronti della situazione di questo sito di smaltimento dei rifiuti. Rilievi critici che proprio perché fatti da un organo ministeriale non possono essere travisati, cioè non è la polemica del Consigliere di Forza Italia di Pesaro su questa partita ma si tratta di un parere supportato da elementi tecnici abbastanza precisi rispetto al quale mi sarei aspettato dall’Assessore un soprassalto di responsabilità. Se il Ministero dice le cose scritte qui io fossi in lei, Assessore, mi sarei preso la responsabilità di disporre due minuti dopo una verifica sul posto, cosa che almeno fino ad oggi lei non ha fatto, se poi lo farà il mio atto ispettivo sarà servito quanto meno a raggiungere questo obiettivo.
Così come mi sarei aspettato che nel rispondere alle interrogazioni dei Consiglieri di opposizione scattasse un meccanismo di assunzione di responsabilità diretta. Invece registro come dato – poi lo rimetto alla valutazione comune – che su tante questioni l’Assessore, o il Presidente della Giunta, si limita a fare da passa carte, a dare una risposta sui quesiti posti dal Consigliere formulata dall’ente interessato che è comunque una riposta di parte. Cosa volete che risponda la società mista pubblico-privata che gestisce quella discarica, risponde che tutto va bene!
In questo senso invito gli Assessori ad essere più attenti, non basta la riposta della società ma ci vuole una risposta maturata da una conoscenza, da un approfondimento, da una lettura critica da parte della Regione che ha competenza su questa materia.
Sono molto preoccupato, Assessore, della situazione ambientale della provincia di Pesaro che è diventata terreno di scorrerie di barbari, pirati e truffatori. Qui si parla di insediamenti produttivi in località abilitate alla raccolta di tartufo, si parla di mega centrali per lo smaltimento delle biomasse, si parla di discariche come questa, si parla di tutta una serie di iniziative per la tutela e l’integrità del mio territorio che come pesarese mi preoccupano – Assessore Amagliani forse lei potrà dire la stessa cosa quando si parla dei problemi dell’Api di Falconara –. Quindi visto che ci tengo alla mia terra mi sembra che di fronte a questo attacco ci debba essere una riposta. Non può essere solo quella dei cittadini, nella mia provincia c’è una grande mobilitazione popolare su tutte queste tematiche, una grande mobilitazione che molte volte ha costretto gli Enti locali a fare marcia indietro o che comunque ha corretto impostazioni amministrative, ma se poi non si riesce ad intervenire su chi ha il manico – il manico ce l’ha lei Assessore – diventa oggettivamente difficile mettere a posto delle situazioni.
Esprimo la mia insoddisfazione, è una incompiuta, una cattiva gestione, rischi per i cittadini, grave situazione amministrativa, i Ds si sono spaccati, c’è rischio di commissariamento nel Comune di Montecalvo perché non riescono a mettersi d’accordo sulla prospettiva di vita di questa discarica. Questa discarica è stata ed è un affare solo per i bilanci comunali, c’è una situazione pesante, c’è un danno ipotizzato per i cittadini, lei ha dovuto ammettere oggi che ci sarà un aumento delle tariffe, quindi in nostri colleghi Mezzolani e Tiberi che utilizzano quella discarica saranno costretti… (interruzione tecnica di registrazione) e non ci sono garanzie per un futuro privo di rischi.
Quindi più che essere preoccupati mi auguro che questa iniziativa sia servita a sollecitare una maggiore attenzione da parte della Regione.


Interrogazione n. 667
del Consigliere Brandoni
“Situazione della Manifattura Tabacchi di Chiaravalle”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 667 del Consigliere Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. In riferimento alle preoccupazioni segnalate dal Consigliere Brandoni è stato sentito un dirigente della BAT Italia che riferisce quanto segue.
La Regione europea di British American Tobacco, in data 14 marzo ultimo scorso ha annunciato i risultati di un approfondito studio condotto sulla propria struttura produttiva in Europa. Lo studio è stato effettuato al fine di identificare una strategia che permetta alle operations europee del Gruppo di supportare la crescita di BAT in Europa attraverso un miglior bilanciamento tra vendite e produzione e un più competitivo assetto produttivo a livello europeo. Questa analisi segue, a distanza di un anno, la comunicazione della prima fase di revisione dell’assetto in ambito europeo e ne rappresenta un aggiornamento alla luce del nuovo panorama produttivo per BAT, scaturito dal progressivo allargamento dell’Unione europea ai paesi dell’Est.
Nel dettaglio, lo studio ha confermato che la domanda futura del Gruppo può essere coperta in modo più efficace da un assetto produttivo basato sui due impianti strategici esistenti in Polonia e Germania. E’ stato inoltre evidenziato che i due impianti presenti in Ungheria e Romania costituiscono importanti fonti di approvvigionamento di prodotti di alta qualità per la Regione europea e beneficiano di bassi costi e alto grado di flessibilità.
L’analisi ha anche identificato la necessità di mantenere attività produttiva in Italia quale parte integrante della struttura operations europea del Gruppo, evidenziando nel contempo che l’attuale assetto italiano presenta un livello di eccesso di capacità e una struttura di costi che potrebbero essere ridotti attraverso una razionalizzazione.
In relazione a tale quadro di riferimento, viene rappresentato che la società nei prossimi due mesi effettuerà una approfondita indagine al fine di individuare una soluzione che allinei le esigenze locali con quelle del Gruppo a livello internazionale. Viene aggiunto al riguardo che solo al completamento di tale analisi, British American Tobacco Italia formulerà delle conclusioni sul proprio assetto produttivo, che saranno oggetto di consultazione con le organizzazioni sindacali e si rapporterà con i principali soggetti interessati prima che ogni decisione operativa venga presa.
Nella metà di maggio 2007 l’ipotesi di piano industriale di BAT è stata presentata alle organizzazioni sindacali nazionali di categoria in una riunione che si è tenuta presso la sede della Confindustria di Trento.
Il piano industriale di BAT oltre ad evidenziare la chiusura dello stabilimento di Rovereto, contiene anche indicazioni relative allo stabilimento di Chiaravalle, che prevede la cessione di un ramo di attività a terzi, ed è proprio in questa direzione che l’azienda è attualmente impegnata. Nella riunione di Trento si è anche convenuto su un calendario di incontri con le OO.SS. che si terranno presso la sede di Roma, al fine di concordare i dettagli del piano industriale. Per il sindacato le priorità sono e rimangono quelle di garantire lavoro e prospettive rispetto ai dipendenti . Nell’incontro citato tra BAT e Segreterie nazionali sono state analizzate e discusse le linee programmatiche ed è stato anche affrontato l’andamento del mercato europeo e nazionale dove, a fronte di una tenuta del mercato nell’ultimo triennio, è stata registrata una contrazione della quota di mercato della BAT.
Sempre da parte sindacale si rileva che i lavoratori dello stabilimento di Chiaravalle in risposta alla presentazione a Trento del Piano BAT ha in data 23 maggio proclamato 4 ore di sciopero. Il timore è che la vendita di un ramo di attività ad altra azienda (di cui ancora non si conosce l’identità) e di una prevista diminuzione di produzione possa comportare, inevitabilmente, una marcata riduzione di personale.
Sulla vicenda è impegnato anche il Comune per cercare di favorire situazioni non traumatiche e a favore dei lavoratori della città.
Ad ogni modo il confronto è ancora aperto e una prima riunione tra le parti è prevista per la prima settimana di giugno. In calendario anche un altro incontro tra i vertici BAT e le segreterie nazionali di Cgil, Cisl, Uil e con il coordinamento nazionale (7 giugno).
C’è anche chi sostiene che il Comune dovrebbe vincolare l’area della manifattura proprio per evitare che ci siano cambiamenti di destinazione d’uso e quindi rendere ancora più drastica la possibilità di difficoltà di crisi per i lavoratori.
Come Regione seguiremo molto attentamente l’evoluzione della questione, aspettiamo l’incontro del 7 giugno per il coordinamento e vedremo cosa possiamo fare per evitare lo smantellamento dell’azienda e la messa in esubero di molti lavoratori.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Purtroppo sono io qui a dare una notizia. Questa mattina il Sole 24 Ore ha affermato, e credo che sia difficilmente smentibile, che lo stabilimento di Chiaravalle è stato già ceduto alla Centrale Finanziaria Generale sulla base di un piano industriale che prevede il dimezzamento delle maestranze in quello stabilimento.
Credo che da sola questa notizia testimoni l’atteggiamento di una società multinazionale che magari in qualche occasione ha intrattenuto rapporti con questo o con quel parlamentare europeo ma ha avuto pochissimo il rispetto e l’opportunità di confronto con le Istituzioni, Regione, Provincia, Comune di Chiaravalle.
Il risultato mi pare complesso e difficile, direi drammatico. Nonostante l’impegno fin qui svolto credo che dovremmo al più presto correre al recupero del tempo perso, intanto ascoltando – questo certo non compete alla Regione ma al Comune di Chiaravalle – le indicazioni per una attenzione ad un’area di particolare pregio dove lo stabilimento sorge.
La Centrale Finanziaria Generale è una finanziaria che deriva dal Banco Ambrosiano, ho appreso tali notizie questa mattina pertanto posso anche essere impreciso rispetto a questa vicenda. E’ del tutto chiaro che un passaggio di questo tipo cambia il segno del rapporto che la Regione deve tenere con questa multinazionale perché non era solo un atto di stile e correttezza informare di questa cessione le Istituzioni regionali che si sono interessate al caso e le istituzioni territoriali che guardano con preoccupazione.
La vicenda della Manifattura Tabacchi è antica, difficile e complessa, riguarda la scelta della privatizzazione di quel settore, ha comportato notevoli sacrifici dal punto di vista occupazionale in tutta Italia, ma soprattutto riguarda il fatto che a quella privatizzazione non è corrisposta mai una attenzione adeguata tale da imporre un piano industriale di qualità, sia alle società che rilevavano i monopoli nazionali, sia in complessivo ai territori che subivano questi veri e propri sfregi dal punto di vista occupazionale.
Quando parliamo della Manifattura Tabacchi parliamo della storia industriale della nostra regione, rappresenta da molti punti di vista un pezzo importante della nostra storia industriale e della nostra storia sindacale, penso alle caratteristiche dell’occupazione di quella azienda e a quanto hanno contribuito all’emancipazione femminile nella nostra regione.
Mi auguro che nelle prossime settimane l’attenzione e soprattutto l’azione decisa e determinata delle Istituzioni guardi a ottenere dalla nuova Società quelle garanzie che non siamo stati capaci, in gran parte, di garantirci in questa fase, dalla privatizzazione in poi, con una Società multinazionale che dalla riposta, è evidente, mena il can per l’aia e guarda esclusivamente al mercato dispregiando i valori umani che insediamenti produttivi come la Manifattura Tabacchi hanno sempre rappresentato e possono rappresentare.
Mi auguro che sia una campana distesa per svegliare situazioni e atteggiamenti di rassicurazioni che fino ad oggi non hanno che prodotto guai importanti.


Proposta di legge regionale n. 140
della Giunta regionale
“Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali 14 aprile 2004, n. 7; 5 agosto 1992, n. 34; 28 ottobre 1999, n. 28, 23 febbraio 2005, n. 16 e 17 maggio 1999, n. 10. Disposizioni in materia ambientale e rete natura 2000”
Discussione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 140 ad iniziativa della Giunta regionale.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. La presente proposta di legge regionale giunge finalmente in Aula dopo una lunga e serrata discussione che ha impegnato tutta la Commissione per numerose settimane in un lavoro complesso che è stato non solo politico ma anche di approfondimento scientifico e tecnico e che deve molto soprattutto al gruppo di lavoro tecnico che ha affiancato la Commissione che ha elaborato questa proposta, costituito dal Servizio ambiente e difesa del suolo della Regione e dai rappresentanti di altri Servizi regionali, nonché delle Province, del Corpo forestale dello Stato e dell’Arpam. A loro la gratitudine della Commissione per il lungo e qualificato lavoro che hanno fatto.
Questa legge nasce da una esigenza di aggiornamento di un quadro normativo che era arcaico e pieno di incertezze interpretative e difficoltà applicative che era doveroso aggiornare, ma anche dalla necessità di introdurre specifiche disposizioni per il recepimento della direttiva n. 42 del 2001 sulla valutazione ambientale strategica di piani e programmi e disciplinare ex novo la gestione delle zone di protezione speciale, le cosiddette Zps, e delle zone speciali di conservazioni Zsc, nel gergo comune attualmente ancora nominate Sic.
Nelle more di questa normativa è entrato in vigore anche il Codice ambientale approvato con il D.leg. n. 152 la cui applicazione incide sulla normativa, per cui alcuni aspetti del VIA e del VAS sono stati momentaneamente sospesi.
Le disposizioni previste nella presente proposta di legge sono state armonizzate con i contenuti specifici di questo Codice.
Le modifiche proposte hanno soprattutto un carattere tecnico e sono volte ad un obiettivo specifico strategico della pubblica amministrazione, che è quello della semplificazione delle procedure amministrative.
Passando ad esaminare nel dettaglio le singole disposizioni entriamo nel merito della normativa.
Nel Capo I della proposta, all’articolo 1 c’è una modifica importante alla vecchia legge n. 7 del 2004 che introduce la definizione di “intervento composito” ovvero di un unico progetto assoggettabile a procedure di valutazione di impatto ambientale.
La definizione di “intervento composito” è innovativa perché in questo modo si disciplina una fattispecie complessa che era altrimenti assoggettabile sia alla VIA regionale sia alla VIA provinciale, quindi si riconduce ad una unica autorità amministrativa individuata nella Regione in quanto competente ad esprimersi sugli interventi più rilevanti.
In tal modo sono evitate complicazioni procedurali che si avrebbero facendo assoggettare i singoli interventi compositi a più e distinte valutazioni, sia da parte della Regione che della Provincia.
Cito gli articoli più significativi e quelli che hanno una maggiore rilevanza ai fini della nuova disciplina, che può per la gran parte dei Consiglieri essere qualcosa di superfluo e indifferente ma che ha una portata rivoluzionaria nella direzione dello sviluppo eco-sostenibile perché andrà a migliorare la pubblica amministrazione e le singole iniziative che faremo sul territorio.
Con l’articolo 2 della proposta viene eliminata la distinzione tra aree industriali e produttive uniformando la disciplina dell’incremento delle soglie dimensionali per gli interventi previsti su aree produttive ecologicamente attrezzate.
Altra novità è l’articolo 4 che modifica l’articolo 5 della legge n. 7, riforma la disciplina relativa alle spese istruttorie relative ai procedimenti di VIA, che oggi sono a carico dei richiedenti e non più della pubblica amministrazione, per indirizzare in via prioritaria tutte le entrate verso i fabbisogni delle strutture competenti in materia. Tale semplificazione non significa necessariamente riduzione del personale ma maggiore qualificazione e razionalizzazione dell’impiego, anzi sarà indispensabile per migliorare il funzionamento della pubblica amministrazione sostenere anche la struttura organizzativa regionale con adeguate risorse finanziarie e umane.
L’articolo 5 della proposta concerne la procedura di verifica, prevede per accelerare l’iter procedimentale che il deposito delle istanze presso l’autorità competente e i Comuni interessati, nonché l’inoltro all’Arpam e al Corpo forestale dello Stato della documentazione progettuale, siano effettuati direttamente dal proponente e, conseguentemente, che lo stesso certifichi che la documentazione è stata depositata ed inoltrata. Questo ci consente di semplificare ma soprattutto di guadagnare tempo e risorse.
L’articolo 9 introduce un’altra novità che è quella di individuare la Provincia quale autorità competente allo svolgimento della valutazione di impatto ambientale e di altre procedure in merito a progetti di minore importanza.
Gli articoli 10, 11 e 12 introducono altre novità che tengono conto delle sopravvenute direttive dell’Unione europea e dell’esigenza di non duplicare per gli impianti di telefonia le procedure già sancite da altre leggi ordinarie e comunitarie. Infatti, in materia ambientale e di inquinamento elettromagnetico è già prescritto dall’articolo 10 della legge regionale n. 25/2001 un parere dell’Arpam, con particolare riferimento all’analisi ed alla verifica del rispetto dei limiti di emissione di onde. D’altro canto la garanzia degli aspetti paesaggistici del territorio è assicurata dal fatto che essi sono oggetto di verifica da parte del Comune, che in base a una normativa anche regionale dovrebbe essere tenuto ad indicare i luoghi dove va vietata l’installazione nonché quelli in cui andrebbe ammessa, sulla base di una specifica pianificazione della localizzazione che dovrebbe avvenire con la partecipazione di tutte le categorie interessate. Al riguardo va aggiunto che non tutti i Comuni hanno adempiuto a questo impegno prescritto dalla legge regionale. Quindi nel contesto della telefonia la VIA non ha spazi né possibilità reali di intervento.
Con l’articolo 13 è introdotta un’altra modifica, il principio che il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica nei casi di interventi non soggetti a VIA o a valutazione di incidenza spetta alla Provincia per tutte le opere di rilievo intercomunale ed alla Regione per quelle collocate nel territorio di più Province.
L’articolo 14 modifica la materia che riguarda i rifiuti. Questa è un’altra novità che corrisponde ad una aspettativa da parte del territorio per agevolare e semplificare le procedure, assegnando in capo alle Province le competenze in materia di procedure autorizzative su tutti i relativi progetti in materia di rifiuti, eliminando l’attuale, complessa e dispersiva frammentazione delle competenze nei vari procedimenti. Questo consentirà alle Province di gestire tutti i procedimenti nuovi e le varianti, mentre alla Regione in materia di rifiuti resterà la competenza a concludere i procedimenti pendenti.
Il Capo II riguarda la VAS. Molto schematicamente si definiscono i contenuti e gli obiettivi dell’azione regionale in materia di valutazione dei piani e programmi che possono avere un effetto significativo sull’ambiente e vengono indicati i programmi soggetti alla VAS.
L’articolo 18 specifica nel dettaglio l’assetto delle competenze sulla materia attribuendo a Regione e Provincia la valutazione in relazione alla rilevanza del piano.
Il Capo III è quello che è stato oggetto di maggiori discussioni e di maggiori innovazioni da parte della IV Commissione e dove sono recepite tutte le norme in materia di Rete Natura 2000.
In questo Capo abbiamo effettuato una grande discussione, rivedendo anche alcune delle proposte originariamente formulate dalla Giunta, ridefinendo innanzitutto le funzioni della Regione, la responsabilità e le competenze in materia della gestione dei siti. Per cui abbiamo salvaguardato il ruolo strategico della Regione assegnando comunque una funzione importante alla Provincia che d’intesa con la Regione deve individuare i siti di Rete Natura 2000 sulla base delle specifiche e documentate indicazioni scientifiche che verranno prodotte. Quindi un ruolo strategico agli enti principali che governano il territorio che hanno maggiore consapevolezza delle questioni locali nella individuazione dei siti.
La gestione degli stessi è articolata, è assegnata non in maniera confusa, come qualcuno potrebbe obiettare – e ha già fatto – ma in maniera scrupolosa senza inventarsi nulla. È stata affidata agli Enti che di fatto la esercitano sul territorio e che maggiore consapevolezza e radicamento hanno in quei siti. Per cui gli Enti di gestione delle aree naturali protette saranno coloro che gestiranno i siti che ricadono per la gran parte all’interno del perimetro degli stessi: le Comunità montane per i siti ricadenti interamente nel loro territorio, le Province per tutti gli altri siti diversi da quelli che ricadono nella competenza delle Comunità montane e delle aree naturali protette.
L’ultimo Capo riguarda gli aspetti inerenti le disposizioni finanziarie necessarie all’attuazione della legge e l’articolo 27 riguarda le norme transitorie relative ai procedimenti pendenti al momento della sua entrata in vigore.
La Commissione ha quindi introdotto significative novità e impegna il Consiglio regionale a rivedere anche la perimetrazione delle cosiddette aree Sic e Zps, aree che sono state spesso delimitate senza corrispondere effettivamente alla esigenza di salvaguardia del territorio, aree che vanno aggiornate e modificate quanto prima, altrimenti rischiamo che le norme che sono a tutela di un’area naturale diventano prescrizioni che impediscono opportunità di sviluppo.
Accanto a questa prescrizione impegnativa per il Consiglio regionale la Commissione ha proposto anche un ordine del giorno con il quale impegniamo la Giunta regionale a mettere a disposizione della struttura, dotandola dei mezzi finanziari e personali necessari, tutte le risorse per adempiere alle prescrizioni che abbiamo voluto inserire all’interno di questa normativa.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Prendo la parola per fare alcune valutazioni in merito alla istruttoria che è stata esplicata in diversi mesi di attività della Commissione.
Valutato il fatto che la Regione ha di per sé la competenza e il potere di disciplinare materie di carattere ambientale, debbo dire però che parte con un piede sbagliato. Sicuramente si deve dotare di uno strumento previsto per legge, deve dare seguito alle direttive comunitarie, ma lo sta facendo nel modo più sbagliato perché non segue la normale prassi che prevede che un atto di riferimento così importante deve rispettare i canoni, le norme, le direttive e i principi contenuti nei Codici di riferimento, in questo caso il Codice dell’ambiente che, ha quanto mi è dato sapere, non vedrà la sua approvazione nemmeno entro l’estate 2007 ma vedrà un rinvio lunghissimo, addirittura al 2008.
Se dovessi scegliere un aggettivo per commentare questa proposta di legge sicuramente sottolinerei la parola “preoccupante” e il punto interrogativo è d’obbligo. Perché questo? Perché in realtà la Regione si va a dotare oggi di uno strumento che secondo noi presenta non poche lacune, è uno strumento insufficiente che potrebbe addirittura essere contraddetto e ribaltato proprio da quel Codice dell’ambiente che speriamo entro il 2008 vedrà la sua approvazione.
Il collega relatore di maggioranza parlava di uno strumento finalmente efficace, finalmente capace di gestire e coordinare le esigenze e le aspettative del territorio perché aveva conosciuto e conosce, secondo lui, una forma di snellimento, di alleggerimento, dove le certezze delle autorità competenti potevano aiutare il territorio ad esprimersi meglio. Noi crediamo tutt’altro, riteniamo che questo snellimento non ci sia stato, anzi che ci sia stata una ulteriore complicazione delle istruttorie delle pratiche dei richiedenti, e che sia tutta a carico dei richiedente una istruttoria particolarmente complessa e aggravata dalla richiesta ulteriore di documentazione.
Così come ci sembra addirittura per certi versi illegittimo l’aumento dallo 0,5 allo 0,7 per mille che il richiedente dovrà corrispondere a seguito della propria richiesta, addirittura una percentuale superiore rispetto a quella della media nazionale. Non è un caso che anche le categorie abbiano espresso perplessità soprattutto sulla legittimità di questo aumento.
Riteniamo che questa proposta oltre a non essere esplicativa non va a semplificare sostanzialmente quanto detto fino ad ora ma va soprattutto ad imbrigliare il territorio.
Questa è una legge che per quanto riguarda la VAS non conosce fase di snellimento e di semplificazione, anzi in materia di Valutazione Ambientale Strategica – e non è un caso che il relatore di maggioranza abbia fortemente liquidato questo aspetto – va soltanto ad indicare gli ambiti di applicazione e le autorità competenti, niente di più. Ecco perché il grosso punto interrogativo riguarda anche la VAS.
In realtà si demanda entro centottanta giorni dall’approvazione della legge alla Giunta un potere particolarmente importante, un potere e una competenza che non potranno non tener conto di alcuni aspetti, che dovranno vedere l’integrazione di aspetti ambientali, sociali ed economici che in realtà non sono contenuti in questa legge, perché per quanto riguarda la VAS si va soltanto a ribadire gli ambiti di applicazione e le autorità competenti.
La Giunta dovrà valutare una valida semplificazione e una valida integrazione all’interno dei procedimenti di pianificazione urbanistica e territoriale, evitando eventuali fenomeni di veto che a posteriori potrebbero paralizzarne l’approvazione.
Inoltre dovremo capire bene come potremo raccordare la disciplina della VIA con quella della Valutazione di incidenza assicurando sconti procedurali e inutili duplicazioni nelle stesse valutazioni.
Ci sono diversi punti interrogativi e nodi non sciolti in questo ambito, proprio perché riteniamo che la Giunta debba effettivamente valutare punto per punto quelle che potrebbero essere le esigenze di carattere ambientale, sociale ed economico che in questa legge non sono contenute.
Per quanto riguarda la Rete Natura la riteniamo un aspetto fortemente restrittivo e confuso, non a caso il relatore di maggioranza ha messo un po’ le mani avanti dicendo che qualcuno avrebbe contestato l’aspetto confuso nella legge di questa parte, soprattutto perché la confusione va a discapito dei diversi settori che operano sul territorio, parlo dei siti produttivi, delle infrastrutture, delle comunicazioni. Anche in questo ambito la Giunta avrà il compito nei mesi futuri di dare le direttive necessarie.
Ecco perché questa Regione con questo strumento ritengo non abbia assolutamente quel ruolo strategico che si diceva poc’anzi e che in realtà potrebbero complicarsi ancora di più i rapporti tra gli Enti locali, cioè tra Province e Regione.
Riteniamo che questa sia una legge mal partorita, che crea ancora più confusione, tensioni e incomprensioni tra gli enti, non quindi semplificazione e snellimento.
Riteniamo che questa legge debba invece conoscere un momento di sospensione, primo perché non c’è molta chiarezza sugli enti competenti, soprattutto in certe questioni, e soprattutto perché non ha il testo normativo di riferimento, cioè il Codice ambientale che, come dicevo prima, potrà contraddire o ribaltare il senso, il significato di alcune parti salienti di questa legge.
Ecco perché riteniamo questa legge assolutamente carente in alcune sue parti, debole e addirittura controproducente agli interessi del territorio.
In sede di dibattito e nella parte finale che porterà all’approvazione o alla sospensione, come noi ci auguriamo, di questa proposta di legge, valuteremo politicamente l’orientamento dell’Aula.
Presenteremo un ordine del giorno a cui sarà subordinata la nostra valutazione complessiva della legge.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questa proposta di legge è importantissima proprio per le tre questioni che va ad affrontare.
Le integrazioni e le modifiche della legge sulla VIA semplificano tutti quegli aspetti riguardo alle nuove tecnologie sull’energia legate alla produzione di energie rinnovabili, che non erano previste e considerate nella precedente elaborazione di VIA, nel senso che anche piccoli impianti di fotovoltaici o eolico erano sottoposti a una VIA. Qui si è indicata una soglia al di sotto della quale non è necessaria una valutazione di incidenza di questo tipo. Quindi si va ad una semplificazione di tutti questi aspetti.
L’altro importante risultato di questa legge è l’introduzione della Valutazione Ambientale Strategica nel nostro ordinamento regionale. Questo è un adeguamento delle nostre leggi regionali alla Direttiva comunitaria n. 42 del 2001 che in questo momento abbiamo fatto – parlo come Presidente della VI Commissione –, nel senso che abbiamo introdotto la Valutazione Ambientale Strategica che all’interno della Direttiva n. 42/2001 recepisce l’articolo 174 del Trattato della politica comunitaria in materia ambientale che stabilisce di perseguire gli obiettivi della salvaguardia, della tutela, del miglioramento della qualità dell’ambiente, della protezione della salute umana e dell’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali e che deve essere fondata sul principio di precauzione. Questo viene introdotto con la VAS.
L’articolo 6 del Trattato stabilisce che le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente devono essere integrate nella definizione delle politiche delle azioni comunitarie in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile.
Il quinto programma comunitario di politica e di azione a favore dell’ambiente per uno sviluppo durevole e sostenibile, integrato dalla decisione n. 2179 del 1998 della Comunità europea, ribadisce l’importanza di valutare i probabili effetti di piani e programmi sull’ambiente. Questo è possibile con la Valutazione Ambientale Strategica.
La convenzione sulla biodiversità richiede alle parti di integrare, per quanto possibile ed appropriato, la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità nei piani e nei programmi settoriali e intersettoriali pertinenti.
Quindi la valutazione ambientale costituisce un importante strumento per l’integrazione delle considerazioni di carattere ambientale nell’elaborazione e nell’adozione di taluni piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente negli Stati membri, in quanto garantisce che gli effetti dell’attuazione dei piani e dei programmi in questione siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro adozione. Inoltre prevede percorsi di informazione, trasparenza, rispetto ai cittadini. Quindi evitiamo tutto quello che è successo in passato in Italia, cioè che in nome del fare a tutti i costi i progetti si parte, si nasconde il progetto, non c’è il coinvolgimento della popolazione, e praticamente poi i progetti si bloccano dopo che sono stati addirittura approvati.
Qui il percorso chiaro viene indicato dalla Comunità europea, un percorso per cui i programmi e i piani vanno studiati prima della loro adozione, durante la loro elaborazione e devono contenere un percorso di partecipazione e di coinvolgimento della popolazione.
E’ vero, come dice il Consigliere Silvetti, che per il momento non si definiscono le modalità però ci sono dei termini precisi entro cui la Giunta regionale, entro centottanta giorni dall’entrata in vigore della legge, sentita la Commissione consiliare competente, quindi anche un percorso di coinvolgimento del Consiglio, emana le apposite guide per la definizione delle modalità di esecuzione delle procedure di VAS.
Forse non ce ne stiamo accorgendo però stiamo entrando in Europa per quanto riguarda la valutazione dei piani e dei programmi in tutti i settori. Qui c’è l’elenco dei settori nei quali deve essere applicata la VAS. L’ambito di applicazione sono tutti i piani e i programmi elaborati per il settore agricolo, forestale, pesca, energetico, industriale, trasporti, gestione dei rifiuti e delle acque, tele-comunicazioni, turistico, destinazione dei suoli, i possibili effetti sui siti Natura 2000, l’uso del territorio, e tutti quei progetti che possono causare il rischio di modificazione significativa dell’ambiente e del territorio.
Siamo entrati in Europa e ci stiamo dando le regole e gli strumenti di partecipazione democratica, di informazione dei cittadini, di creazione di piani e progetti che valutino l’incidenza a 360 gradi degli interventi che vengono fatti.
Mi sento particolarmente felice di stare in questo Consiglio nel momento dell’approvazione di questo atto.
Altro punto importante è un adeguamento ai regolamenti comunitari in quanto vengono definite le funzioni della Regione riguardo alla Rete Natura 2000 rispetto alla responsabilità e alla gestione dei siti e rispetto al monitoraggio e all’informazione su questi siti. Qui in parte non condivido l’intervento del relatore di maggioranza quando dice che bisogna andare a rivedere con un’ottica già preordinata rispetto alla definizione dei siti, perché dobbiamo prendere la gestione di questa importante parte del nostro territorio, una parte significativa che avrà una forte valenza economica e turistica, ecc., non dal centro ma in armonia con i territori, partendo da una riflessione su che cosa questi siti Natura 2000 rappresentano per i nostri territori. Ricordo che venti anni fa i parchi nelle Marche erano visti dalla classe politica come l’anticamera dell’inferno. Oggi all’interno dei territori dei parchi la gente ha capito che le attività economiche che c’erano precedentemente possono continuare, che sono una opportunità economica e turistica, che permettono di salvaguardare e tutelare un ambiente tradizionale in cui si è sempre vissuti, quindi c’è una ottima convivenza con i parchi.
In questo momento mi sembra che nella discussione che avviene anche sui giornali rispetto alla Rete Natura 2000 ci sia un po’ di agitazione più politica che sostanziale, nel senso che, comunque sia, la Rete Natura 2000 è un ulteriore strumento per la tutela, la salvaguardia e l’utilizzo corretto del territorio, sicuramente non è e non vuole essere un blocco né per le attività economiche né per i cittadini all’interno di questi ambiti.
Chiedo quindi che si parta in positivo con un percorso dal basso cioè rispetto a come i residenti in queste aree vogliono interpretare questa opportunità data dalla delimitazioni comunitarie e vedere la questione della Rete Natura 2000 più come una opportunità che come un blocco.
Una cosa su cui concordo rispetto all’ordine del giorno è la dotazione degli strumenti finanziari, perché per i siti Rete Natura 2000, Sic e Zps, ancora su alcuni deve essere finito il monitoraggio, su tutti devono ancora essere effettuati e studiati i piani di gestione. Sottolineo che senza i piani di gestione non è possibile attivare neanche le risorse comunitarie per quanto riguarda soprattutto la politica di sviluppo rurale (Psr), che prevede che ci siano i piani di gestione. So che sono arrivati finanziamenti per l’utilizzo dei piani di gestione e che sono bloccati all’interno del discorso generale del contenimento della spesa.
Penso che qui la questione sia un po’ diversa, perché fondi come questi che sono a destinazione mirata e soprattutto sono fondi che permetteranno l’attivazione di risorse comunitarie statali non possono essere bloccati all’interno della politica di contenimento della spesa ma devono essere impegnati in quanto di fatto sono fondi che hanno una funzione di investimento e non di spese correnti.
L’invito che faccio alla Giunta, quindi anche all’Assessore Giaccaglia, è di attivare e utilizzare i fondi vincolati per la realizzazione dei piani di gestione delle Sic e Zps, altrimenti senza questi piani blocchiamo l’attivazione dei fondi europei e la possibilità di averli.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Siamo di fronte ancora una volta a una norma, quella di questa proposta di legge, che presenta aspetti sconcertanti per la confusione che la materia presenta.
Già dalla legge n. 157 del 1992, cioè quindici anni fa, ci sono direttive ben precise secondo le quali il contributo annuale del cacciatore medio doveva essere dato per la realizzazione delle zone umide, per le aree protette, e in quindici anni abbiamo assistito alla devastazione delle poche zone che c’erano tant’è che oggi non ce ne sono quasi più, mi riferisco soltanto alla regione Marche.
Oggi vogliamo regolamentare, sulla spinta della direttiva comunitaria, questa materia. Una ottima occasione per farlo ma vedo che ancora una volta la norma non è assolutamente adatta perché è una scatola vuota e addirittura arriva con netto ritardo rispetto alla delibera n. 60 della Giunta regionale. Non ho capito neanche sulla base di quali competenze la Giunta regionale ha emesso questa delibera, tant’è vero che la materia, ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione, è stata devoluta alla competenza regionale, in materia di caccia con competenza esclusiva, mentre per quanto riguarda l’ambiente c’è una competenza concorrente.
Non solo in quindici anni non abbiamo esercitato questo potere legislativo che era importante sia per l’ambiente che per la caccia e gli agricoltori, ma abbiamo addirittura creato molta confusione.
Oggi non stiamo rispettando, né sappiamo se il recepimento della direttiva comunitaria fatto in questo modo garantisca al cacciatore quel 25% del territorio libero espressamente garantito dalla legge n. 157 del 1992, la cosiddetta legge quadro nazionale. Forse ci poniamo anche in contrasto con la legge quadro, le stesse limitazioni che vengono poste nella delibera della Giunta regionale n. 60 del 29 gennaio 2007 non trovano nessun riscontro con questa proposta di legge. Quindi viene da domandarsi se queste norme rimarranno in piedi nonostante la normativa attuale oppure dovremmo dire, per onestà intellettuale nostra, dei cacciatori, degli ambientalisti e degli stessi operatori agricoli, che è la legge regionale che deve disporre le limitazioni e che lo farà fin da questa mattina con questo provvedimento annullando la delibera che è stata presa autonomamente e con indirizzi soltanto della Giunta e del dirigente.
Ritengo che questa chiarezza vada fatta fin da adesso, e vada fatta subito con questo provvedimento legislativo il cui primo compito dovrebbe essere proprio quello di dire chiaramente che intende sostituire con una normativa, magari successiva, tutta la delibera n. 60 del 20 gennaio 2007, altrimenti stiamo facendo il solito polverone e la solita confusione che non gioverà a nessuno.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Volevo fare un ragionamento insieme a voi sulla portata positiva e negativa che questa legge apporta in tema di semplificazione, di coordinamento tra gli enti preposti al rilascio di autorizzazioni, e soprattutto sulla normativa nazionale.
Come opposizione abbiamo lavorato moltissimo in Commissione cercando di apportare le modificazioni che ritenevamo strategiche.
Alcune di esse sono state accolte altre le riproponiamo oggi in questo Consiglio regionale con un’ottica che è quella di ricercare la semplificazione dell’azione amministrativa da parte della Regione e degli enti delegati e soprattutto quella di ridefinire per quanto riguarda la Rete Natura 2000 tutte le delimitazioni e le indicazioni, anche attraverso la normativa tecnica per la valutazione di incidenza, che portino ad una effettiva semplificazione, ad una effettiva conoscenza per il cittadino e per tutti gli operatori di queste aree e per tutte le attività, in modo che questa legge possa essere considerata utile e non un ulteriore balzello come i tanti che purtroppo stiamo producendo.
Attraverso alcuni emendamenti siamo riusciti a modificare il testo soprattutto per quanto riguarda gli aspetti della semplificazione. Vorrei ora illustrare cosa non va.
All’articolo 4 non va l’aumento di pesi che vengono attribuiti alle imprese aumentando dallo 0,5 allo 0,7 per mille il costo delle istruttorie rispetto all’opera, tra l’altro senza una precisa indicazione dei termini dei procedimenti. Quindi proponiamo un emendamento per ritornare alla previsione precedente, cioè un costo del 0,5 per mille previsto dalla legge n. 7 del 2004 per le imprese, per l’istruttoria delle pratiche relative alla presente legge.
Quello che mi ha fatto rimanere un po’ perplesso è stato il discorso che la proposta della Giunta aveva enormi lacune e questo denota una scarsa sensibilità da parte della Giunta di andare ad approfondire le leggi che si propongono proprio in termini di semplificazione, chiarezza, definizione dei tempi, rispondenza alle effettive necessità del territorio. Questo è un richiamo che facciamo spesso ma che in questa legge come nelle altre non viene riportato.
Di fatto la legge è stata completamente rivista in Commissione, le modifiche interessano più del 50% dell’impalcato normativo. E’ un fatto positivo che siano state accolte le modificazioni ma, ripeto, partivamo da alcuni concetti estremamente negativi.
La legge non consentiva, o comunque interdiva, ad esempio, per quanto riguarda le fonti di energia rinnovabile e fotovoltaico, a realizzare impianti senza valutazione di impatto ambientale sotto i 20 kw di picco, che è una cosa irrisoria rispetto al conto energia, a delle iniziative che i Governi di centro-destra prima e di centro-sinistra poi hanno cercato di portare avanti in questo Paese. Una normativa che rimaneva ancorata a questo limite bloccava lo sviluppo del sistema della produzione di energia rinnovabile in questa regione.
Una attenzione particolare è stata posta anche al discorso dell’eolico, probabilmente è una sensibilità maggiore della Giunta, non capisco per quale motivo, teoricamente è stata trasferita l’autorizzazione degli impianti fotovoltaici e solari termici all’allegato B2 e quindi, con esclusione della valutazione di impatto ambientale fino a 5.000 mq che sarebbero oggi circa 200 kw di picco, quindi un notevole miglioramento, seppure i 200 kw di picco sono ancora un termine troppo basso, appesantiamo molto l’aspetto autorizzativo di chi vuol cimentarsi e vuole investire nel discorso delle fonti rinnovabili.
Un altro neo, cosa ancora non risolta, è la delega alle Province per le autorizzazioni soprattutto per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Le Province hanno sempre collegato il trasferimento di funzioni a un trasferimento anche di risorse. In questo caso autonomamente, a mio avviso, anche senza una variazione specifica questo sistema autorizzatorio viene trasferito alle Province senza che venga individuato un corrispettivo, quindi si rischia di generare un black-out momentaneo fino a che le Province si organizzino per la gestione dell’articolo 15.
Per quanto riguarda la VAS, vista l’indeterminatezza oggi delle iniziative che il Governo Prodi sta prendendo sul Codice ambiente, ritenevamo che essa doveva essere rinviata, in pratica oggi il Governo sta proponendo modifiche a iosa sul decreto ambientale, probabilmente con questa legge andiamo ad istituire un nuovo processo amministrativo che sicuramente dovremmo cambiare nel giro di sei mesi, un anno, generando nella popolazione e negli imprenditori quella sensazione, quella frustrazione derivante dalla incertezza normativa e dalla incertezza del procedimento amministrativo. Una cosa che cambia così rapidamente molte volte viene percepita come indecisione del Governo regionale e come una confusione della normativa.
Proponiamo anche oggi con un emendamento lo stralcio della VAS per questo motivo, non per altri.
La parte più sostanziosa della normativa è la Rete Natura 2000 sulla quale molti miglioramenti sono avvenuti in Commissione. Noi proponiamo altri emendamenti soprattutto per amplificare la portata della innovazione che vogliamo proporre come quella dell’effettiva ridefinizione e ridelimitazione delle Sic e Zps.
In questa regione il 15% delle aree sono interessate da aree Sic e Zps, alcune di queste addirittura si sovrappongono, sovrapponendo il sistema vincolistico. In pratica l’individuazione in questi siti è avvenuta ad occhio, senza una specifica definizione dei territori da vincolare, senza l’individuazione di tutte le emergenze che le direttive Habitat e Uccelli della Comunità europea individuavano e indicavano da rispettare.
L’articolo 22 così come emendato sottolinea che entro sei mesi “chiunque”, e noi accentuiamo questo “chiunque” dicendo che non solo le organizzazioni ambientaliste ma anche quelle venatorie possono chiedere la riperimetrazione delle aree Sic e Zps, non c’è un diritto solamente esclusivo di qualcuno, c’è un diritto dei portatori diffusi di interessi in questa Nazione che noi difendiamo, quindi tutti possono proporre con argomenti tecnici e scientifici alla ridefinizione.
E’ stato modificato e snellito il processo di gestione previsto all’articolo 23 con l’introduzione delle Comunità montane altrimenti non si capiva cosa debbano fare in questa regione dato che le loro competenze sono sempre più striminzite. La proposta della Giunta era di togliere addirittura delle competenze alle Comunità montane e ai territori montani, il discorso invece che abbiamo introdotto dà di nuovo alle Comunità montane la competenza almeno per la gestione dei siti Sic e Zps che ricadono interamente nel loro territorio.
Ancoriamo il nostro parere alla proposta di legge quasi esclusivamente ad un ordine del giorno che abbiamo presentato appositamente a margine di questa legge. Chiediamo tempi certi per la rivisitazione delle aree Sic e Zps, di conseguenza chiediamo che vengano immediatamente ritirate le delibere n. 60 e n. 482 e che vengano sostituite con una delibera che faccia riferimento a un preciso regolamento di gestione e non a delle ipotesi che tra l’altro sono state spalmate su tutti i siti. Mentre sappiamo che ogni sito ha una sua valenza particolare in questa regione noi abbiamo fatto una normativa specifica che assoggetta allo stesso regime tutte le aree Sic e Zps, penso che questo non sia una delle cose più plausibile di tutto questo impalcato.
Quindi un immediato ritiro delle delibere n. 60 e n. 482 da sostituire contestualmente con una delibera che non inventi delle situazioni di protezione che non hanno modo e giustificazione di esistere, come ad esempio la caccia di alcune specie non protette, la caccia in determinati punti, tipo i valichi, senza nessuna giustificazione, perché già le indicazioni di protezione interessano solamente una specifica tipologia di selvatico e non tutte le specie selvatiche cacciabili, la reintroduzione, come è avvenuto già con la delibera n. 482, di una indicazione di sistema di caccia al cinghiale che è ormai consolidata in questa regione, cosa che la delibera n. 60 aveva di fatto impedito.
In conclusione tutto passa attraverso dei precisi impegni della Giunta che la legge non poteva dettare in ogni aspetto ma che con l’ordine del giorno cerchiamo di riposizionare nei giusti termini.
Cerchiamo anche di dotare l’apparato amministrativo regionale di risorse necessarie per poter svolgere con immediatezza e tempestività tutta l’azione di studio e di riperimetrazione, di tabellazione e di indicazione di queste aree. Sappiamo che non si possono “fare nozze con i fichi”, questa legge prevedeva di fare proprio questo cioè tante cose da fare con risorse infinitesimali.
Cerchiamo ora di proporre un aumento delle risorse a disposizione e ci impegniamo a proporre nel bilancio di previsione della Regione per il 2008/2010 le risorse adeguate affinché queste perimetrazioni vengano effettivamente realizzate, vengano tabellate le aree così vincolate e venga data anche una certa informativa a tutti i cittadini delle Marche su cosa significa Sic e Zps e quali sono i vincoli e le cose che non si possono fare.
Assistiamo oggi, ad esempio, che chi va in montagna e attraversa per caso una strada interpoderale o addirittura vicinale viene multato dalla Forestale. Il cittadino è inconsapevole, queste azioni le ha fatte fino ad oggi, è prassi, è giusto che venga praticata la montagna, che venga praticata l’area Sic, che ci sia una presenza umana. La normativa che ci siamo dati in pratica interdice tutte le attività umane in queste aree creando delle vere e proprie riserve inaccessibili.
Questo era l’impalcato che la Giunta aveva presentato. Questa architettura è stata leggermente scollegata e oggi se verrà approvato anche l’ordine del giorno, anche se con una valutazione non sufficiente e positiva di tutta la legge, potremmo dire che un primo passo in avanti come Consiglio regionale delle Marche lo abbiamo attuato con una normativa che va verso il buon senso, va verso il riconoscimento degli interessi diffusi, va verso la definizione di un sistema di difesa ambientale che è sempre più accettato dalla globalità dei cittadini delle Marche e non solo di piccolissime emergenze di minoranze, ambientalisticamente parlando, troppo particolari.
Riteniamo che l’ambiente debba essere un luogo per tutti, la difesa dell’ambiente deve essere fatta da tutti, e per far sì che questo avvenga dobbiamo fare normative certe, accettate e che abbiano un impatto positivo anche sul sistema umorale e psicologico di tutti i cittadini delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Ho sentito gli interventi che mi hanno preceduto ed è emerso dal dibattito un tema che è generale. Sappiamo che la legge non ammette ignoranza ma allo stesso tempo dico che il legislatore non deve ignorare quando formula determinate leggi, altrimenti mette in condizioni di inconsapevolezza prima chi le deve applicare poi chi deve sanzionare i comportamenti di chi subisce.
Quindi è fondamentale richiamare, come fatto anche da precedenti interventi, l’importanza dell’informazione e soprattutto di una svolta culturale nel garantire, proteggere e soprattutto governare il nostro ambiente.
Questo processo è difficile e di lungo cammino, va attivato su tutte le sedi partendo da quelle istituzionali formative quali la scuola e altro, ma allo stesso tempo deve condividere l’esperienza di centinaia di anni degli uomini che hanno vissuto e costruito i processi di vita all’interno di queste aree e di questi contesti.
Parliamo di siti di particolare importanza che si modificano e sono aperti alla stessa evoluzione degli eventi esterni e interni.
Nella difesa della biodiversità inserirei una nuova specie, quando parliamo di uccelli o di animali che vanno a scomparire inserirei anche l’uomo montanaro, perché fra poco diventerà una specie in via di estinzione quell’uomo che ha vissuto e continua ad essere attaccato a questi territori, che continua a garantirne la tutela, a garantirne la fruibilità di cittadini che vivono in zone maggiormente produttive ed economicamente più floride. Queste persone hanno ancora l’attaccamento innanzitutto verso l’ambiente che condividono e vivono ma anche verso tutti quegli esseri viventi che usufruiscono di questi territori.
L’esperienza è fondamentale, abbiamo vissuto il periodo dagli anni ’70 agli anni ’90 che è stato di un vandalismo totale, da chi ha usato l’agricoltura e l’ambiente in modo vandalico. Ora c’è stato un cambiamento forte perché gli agricoltori hanno capito che la condivisione dei loro prodotti, se fatti in modo eco-sostenibile, permette di garantire maggiori redditi e soprattutto maggiore successo nella prosecuzione di giovani che si approcciano a queste attività. Gli stessi animali che vivono in questi ambienti a volte sinergicamente usano l’uomo, sembra paradossale, ma gli uccelli vanno a nidificare vicino alle civili abitazioni perché si sentono protetti da predatori che se indisturbati spazzano via qualsiasi specie di uccelli.
Quindi queste sinergie la natura le cerca, le condivide, gli stessi tanto incriminati cacciatori sono i primi che tengono alla tutela dell’ambiente. Pensate solo allo strapotere che sta dimostrando una specie introdotta dall’uomo, il cinghiale, con la distruzione dell’habitat naturale, con danni causati al sottobosco e quindi ai frutti che fornisce che sono fondamentali per la nostra regione – siamo una delle maggiori produttrici di funghi e tartufi che sono una nostra eccellenza –. Oggi queste potenzialità sono compromesse perché il sottobosco viene addirittura arato da questi animali che non hanno competitors se non nell’uomo che riduce la sua presenza con la cattura mirata durante il limitato periodo di caccia. Abbiamo di fronte un animale che si riproduce in maniera enorme durante tutto l’anno.
Quindi abbiamo bisogno di una nuova cultura per affrontare questi temi, non con la contrapposizione con la quale non si raggiungono mai gli obiettivi, le prese di posizioni integralistiche non portano mai alla soluzione di problemi, ma con il dibattito e la discussione che invece producono elementi fondamentali, quindi quando si formulano degli atti bisogna che siano condivisi.
Chiediamo con forza il ritiro della delibera n. 60 e il conseguente atto n. 482 perché bisogna costruire un percorso di condivisione con l’intera comunità marchigiana costituita da tutte le componenti. Questo va fatto con la costruzione di un fondamentale percorso dibattuto e condiviso.
Per questo motivo sarò disponibile a qualsiasi azione di mediazione e di dialogo che possa portare alla formulazione di un atto che preveda che sia fondamentale la coscienza dei cittadini e l’informazione. Queste aree devono essere tabellate, devono essere rese palesi, quindi servono le risorse necessarie. Perché se ogni cittadino è consapevole di dove va a mettere i piedi perché c’è una indicazione ben precisa poi è disposto anche a pagare le conseguenze penalmente o in modo amministrativo come recitano le norme di polizia in questo ambito.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Il mio intervento sarà molto breve rispetto a questa importante proposta di legge che andremo ad approvare, mi auguro con un consenso abbastanza largo. Una proposta di legge che la Giunta regionale ha mandato in Commissione circa sei mesi fa, tra l’altro era concomitante con la famigerata delibera n. 60 che è stata oggetto di polemiche sul territorio, lo dico con il sorriso perché in realtà forse con questa legge riusciremo a trovare delle soluzioni.
Il mio intervento vuole essere un po’ diverso. Noi come istituzioni in questi anni nel rapporto con i territori e con le associazioni abbiamo sempre vissuto con una forma di conflitto permanente alcuni passaggi che hanno a che fare con la gestione dei territori. Credo che dovremmo essere in grado in futuro di fare in modo che alcune proposte, alcune iniziative, anche alcune aree come i Zps o i parchi, diventino una risorsa per il territorio e che devono essere vissuti così.
Abbiamo sempre di più in questi ultimi anni la percezione netta che uno degli aspetti più importanti della nostra attività politica deve essere quello della difesa dei territori, della loro valorizzazione, della possibilità di farli fruire.
Per fare questo però è necessario qualcosa di particolare, veniva richiamato nell’ultimo intervento del Consigliere Lippi ma anche dagli altri, e cioè che dobbiamo cambiare l’impostazione culturale e ci dobbiamo rendere conto che anche la più importante delle iniziative, che sia un intervento che riguarda un impianto di termovalorizzazione necessario nel ciclo dei rifiuti o un impianto a combustione di biomasse necessario per rendere credibile un piano energetico basato sul rinnovabile, deve essere costruita con il consenso, senza strumentalizzazioni, senza abbracciare l’una o l’altra componente che contesta o che appoggia. Senza questo non riusciremo a fare un granché nei prossimi anni.
Questa credo sia una delle questioni più rilevanti che abbiamo di fronte per costruire una politica di tutela e di valorizzazione del territorio.
Ecco perché ho cercato di dare il mio contributo, insieme agli altri Consiglieri, in IV Commissione alla proposta n. 140, perché al di là del Capo I e II che parlano di VIA e di VAS che in qualche modo abbiamo condiviso, la parte più rilevante è quella della Rete Natura 2000. Questi siti hanno una genesi molto lunga, partono dal 1979 e arrivano fino a oggi nel senso che dobbiamo individuare le misure di conservazione. Credo quindi che anche su questi aspetti dobbiamo coinvolgere di più il territorio, le istituzioni, le organizzazioni, sentirli preventivamente, costruirli insieme affinché non diventino un peso, un vincolo per nessuno ma che siano strutture che possono valorizzare dal punto di vista ambientale e turistico i territori della nostra regione.
E’ un percorso complicato, c’è sempre il rischio che ci si faccia tirare per la giacchetta dall’uno o dall’altro componente che in un momento o in un altro possono avere elementi di consenso, perché poi tutti si appassionano ad argomenti che anche non conoscono perché hanno a che fare con un numero enorme di situazioni. È normale, è l’attività politica che ha a che fare anche con la nostra funzione di oggi.
Ho fatto in questi ultimi mesi numerose assemblee sul territorio, ho incontrato tantissime persone e ho cercato di fare uno sforzo, quello di evitare sempre di parlare del merito specifico di quella delibera o di quell’altra delibera, cercando di dare queste impostazioni.
Oggi questa legge è uno strumento importante per fare in modo che sui siti della Rete Natura 2000 ci siano le condizioni normative, è una legge regionale, per ripartire e per costruire un percorso di consenso attraverso la legge stessa che possa consentirci di dire nei prossimi mesi che questa Rete Natura 2000 – seppure in provincia di Pesaro stranamente rappresenta un numero doppio, pari alla metà di tutte quelle che ci sono nelle Marche, quindi un problema c’è, forse quel territorio è più ricco di emergenze ambientali e faunistiche o forse per altri motivi – non è un problema per nessuna categoria ma è una risorsa che potremo mettere a disposizione alla regione Marche in termini di valorizzazione complessiva dei nostri territori.
Mi rendo conto che è un percorso complicato perché bisogna mediare, costruire insieme, ma credo che questa legge possa darci l’opportunità di farlo ed ecco perché credo che la Commissione, al di là del voto che quest’Aula esprimerà, abbia fatto un buon lavoro.

Ordine del lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Chiedo se possibile dieci minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Bene, la seduta è sospesa.

La seduta è sospesa alle ore 12,30

La sedute riprende alle ore 13,00


PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Sarò molto veloce anche perché dovrei riordinare le idee che non vi nascondo essere a questo punto confuse tra le varie cose che si intrecciano. In questa proposta di deliberazione s’intreccia la tecnica, si intreccia la politica, si intreccia il buon senso e si intreccia anche la necessità di dare alla comunità marchigiana una normativa che corrisponda finalmente alle esigenze della comunità.
Non ho difficoltà a dire che questa è stata una delle ultime Regioni d’Italia a dotarsi di una legge di VIA, dopo di noi c’è stata soltanto la Puglia. Nonostante questo credo di poter dire che abbiamo operato, che i Servizi regionali competenti hanno operato al meglio, seppur in una grave ristrettezza di personale, per far sì che questa legge venisse modificata su due o tre punti in particolare e in qualche modo corrispondesse alle reali esigenze.
Pongo l’attenzione sulla questione della ristrettezza del personale assegnato al Servizio ambiente e non vi do indicazioni numeriche, vi invito a verificare su queste partite fondamentali quale è la capacità e il contingente di personale in altre Regioni adiacenti o comunque analoghe alla nostra. Non c’è convegno in cui non emerga la questione di sostenibilità ambientale, ma nel momento in cui questa sostenibilità ambientale si traduce in atti e fatti allora emerge il problema, perché c’è la categoria venatoria, perché ci sono gli agricoltori, perché ci sono i comitati o altro, perché la politica non riesce più a fare il suo dovere, la politica non riesce più ad educare, non riesce più a dire ciò che è opportuno fare e per quali motivazioni, non fa altro che recepire e prendere ciò che viene populisticamente da fuori.
Questo è uno dei casi essenziali ed effettivi che riscontro in questo percorso. Ne ho sentite diverse, vogliamo andare a vedere cosa fa effettivamente questa VIA? Fa tre cose su tutte. La prima, riaccorpa tutti i procedimenti nel campo dei rifiuti, VIA, Ippc e altro, in mano alle Province, quindi velocizza sicuramente un procedimento.
Per quello che riguarda la VIA al solare termico e al fotovoltaico, stralcia le imprese al di sotto dei 5.000 mq, per cui una gran parte dei procedimenti che insistono sull’ufficio vengono tolti di mezzo.
(…) Non ho detto che siamo stati bravi, mi riferisco solo a quello che fa questa delibera. Oltre ai benefici, se sei già certificato Emas o se sei in una zona ecologicamente attrezzata. Quindi sicuramente un miglioramento, ma questa è una prima parte su cui mi sembra che siamo tutto sommato d’accordo.
Il problema vero è quello che si ha al Capo III, le aree Natura 2000. Chiedo a questa Aula, le normative nazionali ed europee devono essere rispettate o no? Questa Regione nel tempo le ha rispettate, a partire dal dpr n. 357 del 1997 e ha prodotto atti conseguenti oppure no? C’è stata una incongruenza dello Stato centrale che ha emesso una norma e poi un altro istituto centrale l’ha ritirata, poi il Tar ha reiterato quest’ultimo e infine noi siamo stati, attraverso uno specifico parere richiesto all’ufficio legale, nella condizione di chiedere a quell’ufficio cosa dobbiamo fare. Ci si risponde che in ossequio all’articolo 4 del dpr 357 dobbiamo mettere in campo delle specifiche note di conservazione ambientale. Questo l'abbiamo fatto con le delibere che si sono susseguite fino ad arrivare alla famosa, o come dice qualcuno, famigerata delibera n. 60.
Non ho capito, sarò anche un po’ cretino, forse è così, saranno gli anni che passano che non mi danno più la possibilità di capire al volo, come succedeva qualche anno fa! Ma mi dite quali sono i problemi rispetto alla delibera n. 60? L’abbiamo modificata qualche giorno fa su alcune questioni che riguardano l’esercizio venatorio, c’era il problema della caccia al cinghiale sotto forma di braccata e l’abbiamo tolta, abbiamo ritenuto che non fosse questo il problema e che comunque la conservazione ambientale non passasse, la conservazione non passasse attraverso la previsione o meno di questa forma di caccia.
Ora mi si dice che ci sono questioni che riguardano l’agricoltura – credo di poter parlare da questo punto di vista anche per il collega Petrini perché ci siamo confrontati su questo – ma se ci sono questioni che riguardano l’agricoltura perché buttar via il bambino con l’acqua sporca! Andiamo a verificare quali sono queste questioni, e invece di dire, ed è qui il risultato politico ed è questo che dobbiamo fare, “guardate, dovete comunque cancellarla” diciamolo con il massimo di buon senso “ci sono delle questioni aperte, diamo mandato agli Assessori competenti all’ambiente e all’agricoltura – ne parlo non in termini personali ma come Istituzione – di verificare all’interno di questo atto cosa occorre modificare per far sì che risponda alle esigenze dell’agricoltura marchigiana”.
Ma il problema non è questo, il problema è che non si è riusciti a tenere sotto controllo la protesta populistica per cui oggi bisogna dare una risposta altrettanto populistica, cioè dire “butto via il bambino con l’acqua sporca” fino al punto di creare un vuoto di potere, creare un vuoto legislativo. Su questo vuoto legislativo noi rischiamo – lo dico perché rimanga quantomeno nelle mie, ma non solo, personali riflessioni –. Guardate che sulla delibera n. 60 poggiava anche tutta la parte che riguarda il sostegno alla Pac, per cui i contributi che diamo attraverso il Psr sono legati al fatto che si rispettino dei vincoli nazionali e internazionali, in questa delibera quei vincoli erano rispettati e attraverso questo rispetto si riusciva a far ritornare a quel mondo anche tutta una serie di contributi. Credo che quei contributi, creando un vuoto di potere, siano in qualche modo a rischio.
La proposta che ho fatto poco fa – per questo sono arrivato all’ultimo momento – ad alcuni Consiglieri della minoranza e ad altri della maggioranza è quella di chiudere questa discussione con un atteggiamento di buon senso, siccome abbiamo rimesso mano a questa legge diciamo che entro novanta giorni, sulla base della legge che approviamo, si crei una normativa che determini anche una modifica degli atti fin qui adottati, ma non lasciamo un vuoto di potere, non lasciamo un vuoto legislativo, perché su questo si corrono rischi.
Siccome penso di non avere mai tenuto un atteggiamento estremistico ma il più delle volte di buon senso, al di là degli eccessi verbali, questa è la proposta che mi sento di fare. Correggiamo l’atto n. 140 su questo punto e nell’arco di novanta giorni ci dotiamo di una normativa e diamo una risposta politica a chi si aspetta la modifica o la revoca. Se dobbiamo dimostrare che abbiamo revocato credo allora che davvero, come buttiamo via il bambino con l’acqua sporca rischiamo anche di creare danni forse per certi versi insanabili rispetto ad alcune partite che ho citato.
Mi sento di proporre un passaggio di quel tipo, che trascritto, se siamo d’accordo, comporta un codicillo all’interno di quella delibera, senza creare una situazione di difficoltà e un vuoto normativo che in campo istituzionale a me pare sia comunque da evitare.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. In questa vicenda il Servizio agricoltura sollecitava da tempo l’ambiente ad intervenire perché per noi era assolutamente necessario avere, relativamente alla condizionalità, delle misure minime di conservazione per le aree Sic e Zps.
Quando questo è avvenuto, è avvenuto in un quadro, come è stato più volte ricordato questa mattina, molto complesso, un decreto n. 251 che l’anno scorso è stato emanato e poi ritirato, una esigenza da parte della Regione Marche, così come di altre Regioni, la Lombarda, l’Emilia Romagna, il Veneto e la Toscana, di dover intervenire con queste misure minime per evitare e rispondere in maniera coerente a una procedura di infrazione che altrimenti ci avrebbe portato a sanzioni ben più gravi.
Credo che ad oggi ci sia tutta la possibilità, del resto già attivata e la si sta concretamente percorrendo, per rivedere ulteriormente alcune di queste misure minime di conservazione che essendo standard a volte lasciano effettivamente in alcune zone estremamente scontenti, ma non avevamo in questo momento altro modo né strumenti per intervenire.
Associandomi a quanto appena affermato dall’Assessore Amagliani, credo che non dobbiamo lasciare un vuoto normativo, perché il vuoto normativo nella Commissione europea che sta valutando il programma di sviluppo rurale viene interpretato in maniera molto negativa e la Dg ambiente che partecipa al processo di approvazione del programma di sviluppo rurale ci creerebbe una serie di problemi che come minimo ci porterebbe ad un forte rallentamento di questo processo di approvazione.
Quindi, così come già stiamo facendo, possiamo ulteriormente tornare su queste norme in maniera più coerente e condivisa. Secondo me, anche cogliendo il suggerimento che dava l’Assessore Amagliani, potremo forse diminuire quel tempo di novanta giorni e assottigliarlo ulteriormente, ma l’importante è che si vada al mantenimento di una normativa che non ci lasci scoperti, arrivando ad una migliore condivisione con il territorio, quindi ad una revisione di quelle regole minime di conservazione che abbiamo appena introdotto.

Ordine del lavori.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Siccome abbiamo detto di sospendere il Consiglio alle ore 13,30 per la pausa pranzo e considerato che ora c’è la IV Commissione di fatto convocata, chiedo ragionevolmente di terminare la seduta dieci minuti prima.

PRESIDENTE. Propongo al Consiglio di anticipare di dieci minuti la chiusura di questa seduta per poi riprendere alle ore 15,00.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,15