Resoconto seduta n.67 del 05/06/2007
SEDUTA N. 67 DEL 5 GIUGNO 2007



La seduta inizia alle ore 15,10


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli


Proposta di legge regionale n. 140
della Giunta regionale
“Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali 14 aprile 2004, n. 7; 5 agosto 1992, n. 34; 28 ottobre 1999, n. 28, 23 febbraio 2005, n. 16 e 17 maggio 1999, n. 10. Disposizioni in materia ambientale e rete natura 2000”
Votazione

PRESIDENTE. La seduta è aperta. Chiedo al Consigliere Ricci se ci sono novità visto che ha chiesto l’anticipazione della chiusura della seduta antimeridiana per riunire la Commissione. No, allora passiamo alla votazione.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4.
Emendamento n. 1 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo emendamento l’avevamo anticipato nella discussione, intende riportare nella logica di una morigeratezza delle spese che le aziende devono sostenere per le istruttorie relative ai procedimenti disciplinati da questa legge.
Già lo 0,5 è ritenuto eccessivo dal mondo imprenditoriale, lo 0,7 addirittura è fuori norma perché l’indicazione della legge nazionale è di attestarsi al massimo allo 0,5.
Soltanto le Marche chiedono di più di quello che è consentito. Tra l’altro tutte le spese di istruttoria, non solo quelle della VIA ma anche degli altri procedimenti, sono a carico delle imprese quindi ci sembra veramente una vessazione.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 2 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 3 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10.
Emendamento n. 4 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 11.
Emendamento n. 5 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. In pratica le superfici che non facevano parte delle infrastrutture che erano soggette a questa normativa vengono introdotte, noi riteniamo che debbano restare fuori.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 15 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 16.
Emendamento n. 6 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. L’avevo già presentato nella relazione introduttiva. Questa richiesta di soppressione non è una negatività rispetto a quanto proposto nell’articolato ma è in considerazione del fatto che il Governo sta apportando una modifica della VAS, il cui testo è già stato approvato in Commissione. Quindi riteniamo che andare ad approvare una legge oggi che domani dovremo modificare in base a quello che il Governo ha stabilito sia un atteggiamento controproducente nei confronti del cittadino e delle imprese.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Voglio ricordare al Consigliere Capponi che qui c’è un recepimento delle direttive comunitarie sulla Valutazione Ambientale Strategica, non c’è una definizione dei percorsi, tanto è vero che l’articolo 19 dà sei mesi alla Giunta per emanare le apposite linee guida e queste saranno senz’altro il recepimento delle linee guida nazionali. Ci sono quindi ben sei mesi di tempo per adeguarsi.

PRESIDENTE. Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 19.
Emendamento n. 7 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 21. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 22.
Emendamento n. 8 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. L’emendamento che abbiamo apportato è attinente a tutte le discussioni che abbiamo fatto questa mattina e anche alla proposta di intervento sulla delibera n. 60, nel senso che la Giunta regionale individua ma può anche revisionare i siti individuati dalla Rete Natura 2000.

PRESIDENTE. Emendamento n. 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 9 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 10 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 11 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti . Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Sub-emendamento n. 012 dell’Assessore Amagliani. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Questo sub sopprime un emendamento che ho presentato in Commissione, e che la Commissione ha fatto proprio, che tendeva a separare le funzioni tra enti gestori e Regione rispetto alle competenze relative alla gestione ovvero a indicare le misure di conservazione e l’approvazione degli atti stessi.
Da un punto di vista procedurale ci è stato detto dagli uffici che sarebbe stato molto più rapido separare bene la fase di adozione degli atti rispetto a quella dell’approvazione, quindi si ritiene opportuno accogliere il sub emendamento dell’Assessore Amagliani che per semplificare individua negli enti gestori gli enti che adottano gli atti e la Giunta regionale l’ente che di fatto li approva.
Mi pare che questo possa mettere nella condizione anche gli uffici di avere gli atti dagli enti gestori, dal territorio quindi dalle Comunità montane, dagli enti parco e Province, e approvarli con un atto della Giunta regionale.
Questo è quello che personalmente chiedevo, cioè che le misure di conservazione fossero in qualche modo approvate da un ente sovraordinato, in questo caso dalla Giunta regionale, e questo garantisce un po’ di più.
Il sub-emendamento di Amagliani lascia inalterata l’indicazione di fondo che separa la gestione degli atti dall’approvazione degli stessi, lasciando però una fase di costruzione dell’atto stesso nelle mani dell’ente gestore con la possibilità di realizzarli e di adottarli. Con questo sub-emendamento c’è la garanzia di una divisione delle funzioni, quindi credo sia opportuno agevolare anche il lavoro degli uffici e fare in modo che il termine conclusivo sia dell’ente sovraordinato e cioè della Regione.

PRESIDENTE. Sub-emendamento n. 012. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 12 della IV Commissione. Decade.
Emendamento n. 13 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. E’ soltanto per introdurre una normativa temporale che dia certezza del procedimento perché nell’architettura della legge non c’è né l’inizio del procedimento né il termine. Questo aspetto mi sembra palesemente illegittimo.

PRESIDENTE. Emendamento n. 13. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 22. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 23.
Sub-emendamento n. 0014 della IV Commissione. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non ho capito questa dialettica all’interno della maggioranza. Ho l’impressione che su questa questione si continui a fare una grande confusione a danno degli utenti. Il fatto che la Commissione esprima a maggioranza un orientamento, che l’Assessore faccia un emendamento, che la Commissione sub-emendi il suo emendamento, mi fa pensare veramente che siamo di fronte a tanta confusione. (…) è un fatto molto sentito ma non vorrei che alla fine per trovare un equilibrio facciamo un atto… Ora mi sento di esprimere qualche preoccupazione sull’andamento di questa votazione, poi qualche constatazione comunque la faremo.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Solo per tranquillizzare il Consigliere Giannotti. Quando c’è una dialettica ulteriore non credo che vada a danno dell’atto finale. Ho fatto notare alla Commissione che rispetto all’emendamento proposto c’era la possibilità di migliorarlo quindi ho fatto un sub emendamento. La Commissione a sua volta l’ha ulteriormente corretto assieme agli uffici e in qualche modo ha previsto una procedura che facilita e abbrevia il percorso, nel senso che questo percorso si conclude con l’approvazione finale da parte della Giunta regionale di quegli atti che anzitempo sono stati concertati attraverso gli enti di riferimento, gli enti gestori che sono i parchi, le comunità locali e le comunità montane. Quindi è un miglioramento della normativa attualmente in essere e siccome è migliorativa accetto questo emendamento.

PRESIDENTE. Sub-emendamento n. 0014. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Sub-emendamento n. 014 dell’Assessore Amagliani. Decade.
Emendamento n. 14 della IV Commissione. Decade.
Emendamento n. 15 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 23, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 24. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 25. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 26.
Emendamento n. 16 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Abbiamo spiegato la nostra impostazione a questa legge, tra l’altro la maggioranza non ha accolto le cose più lapalissiane che sono state presentate per migliorare il testo della legge e per renderlo più trasparente, leggibile e partecipativo.
La proposta è quella di implementare le somme a disposizione di questa legge per effettuare le delimitazioni e le tabellazioni e accelerare l’iter, che vogliamo più rapido possibile, di adeguamento di tutta la normativa regionale e delle varie delibere alla legge che stiamo per approvare.
Quindi è una proposta di operatività della legge e non di blocco della stessa.

PRESIDENTE. Emendamento n. 16. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 17 dei Consiglieri Capponi, Lippi, Silvetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Articolo 26. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 27.
Emendamento n. 18 della IV Commissione. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Questo è un emendamento che vuole invitare chi ha presentato gli ordini del giorno a ritirarli. E’ un emendamento che in pratica interviene sulla delibera n. 60 che ha posto le misure di conservazione rispetto al sistema di Rete Natura 2000. Il Consigliere Solazzi ed io abbiamo presentato un ordine del giorno con il quale si invita la Giunta a ritirare la delibera n. 60, stessa cosa l’ordine del giorno dell’opposizione.
La Commissione ha preferito introdurre nelle norme transitorie questa proposta di emendamento piuttosto che essere “vincolati” da un ordine del giorno che ha un certo peso, quindi introduce nella legge una formulazione che prevede che in sede di prima applicazione la Giunta regionale ha tempo 45 giorni per realizzare le misure minime di conservazione, decorso questo termine l’efficacia della deliberazione n. 60 decade.
Rivolgo di nuovo l’invito al collega Capponi a ritirare anche il suo ordine del giorno perché di fatto la parte fondamentale è questa, che viene risolta attraverso questo emendamento della Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il testo di questo emendamento più o meno lo abbiamo concordato. La ritengo una nostra proposta che viene sostanzialmente recepita da questo emendamento.
Annuncio anche il fatto che l’opposizione non ritirerà l’ordine del giorno perché oltre a prevedere quello che la Commissione ha approvato con l’emendamento dà anche delle linee di indirizzo e una lettura e costruzione molto attenta di quello che è avvenuto in questi passaggi anche contro le falsità che sono state dette in questo periodo. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, se mi contestate una parte del contenuto ne prendo atto, ma siccome non è contestabile, fra l’altro l’Assessore Amagliani più volte ci ha chiesto di dire come volevamo che fosse modificata la delibera n. 60, quindi con questo ordine del giorno diamo già degli indirizzi su come essa debba essere modificata. Ecco perché non riteniamo di doverlo ritirare.
Posso fare anche delle altre precisazioni per l’Aula e soprattutto per la stampa. Il Governo di centro-sinistra che guidava il nostro Paese nel 1996 aveva introdotto un dpr – guarda caso era ancora un Governo Prodi – dove includeva le zone Sic e Zps e le equiparava a parco, quindi per la normativa sui parchi la caccia all’interno di queste zone e le altre operazioni che riguardavano l’agricoltura, l’accessibilità a questi ambienti, ecc., era interdetta, non si poteva svolgere. Il Governo ebbe paura di dare attuazione a questa legge per non sollevarsi contro un gran “can can”.
Guarda caso nel 2005 il Governo Berlusconi, con l’allora Ministro Mattioli, propose di superare questo decreto perché tra l’altro la normativa Habitat e Uccelli non prevedeva l’interdizione né alla caccia né all’accessibilità a queste zone, a nessuno, quindi pensò bene di annullare questo decreto. Dietro ricorso dell’associazione ambientalista “Verde ambiente”, società onlus, il Tar del Lazio disse che il decreto del Ministro non era legittimo, quindi siamo tornati alla legge fatta dal Governo Prodi che diceva che nelle zone Sic e Zps non si poteva esercitare la caccia e né altro. Il Ministro Pecoraro Scanio ha adottato il D.l. n. 251 dove ugualmente, con una impostazione assurdamente ambientalista, si tentava di dire che qualche attività venatoria per superare tutte le divisioni si poteva fare, ma purtroppo per lui, per fortuna per noi, questo decreto è decaduto senza conversione, perché con l’opposizione del centro-destra, delle associazioni venatorie e anche di parte dei partiti della stessa maggioranza di centro-sinistra questo decreto appunto non ha avuto la conversione in legge.
La Giunta regionale ha adottato la delibera n. 60 copiando o riducendo l’operatività all’interno di queste aree proprio dal D.l. n. 251 del 2006. La Regione Marche ha introdotto surrettiziamente con una delibera amministrativa, che tra l’altro è di indubbia legittimità, più divieti su tutte le aree Sic e Zps.
Su sollevazione popolare, delle associazioni venatorie e dei partiti dell’opposizione che hanno fatto molte interrogazioni è stata prodotta la delibera n. 452 che recupera soltanto piccole forme di liberalizzazione dell’uso di questo territorio.
Ad oggi siamo a questa proposta che riteniamo giusto che venga ritirata, o meglio che venga annullata la delibera n. 60 e che non vengano poste in essere delle delimitazioni che non hanno senso di esistere, che non esistono nella direttiva Habitat, che non esistono nella direttiva Uccelli, ma che si era inventato l’allora Ministro Ronchi del Governo Prodi.
Noi oggi con questo ordine del giorno abbiamo ricostruito in modo corretto tutto quello che è successo, contro le molte cose scritte in questi giorni che sono tutte false. Questa è la verità e se qualcuno la vuole contestare lo faccia qui.
Chiediamo al Consiglio regionale e alla Giunta di reinterpretare la delibera n. 60 in un modo più elastico e rispondente alle direttive comunitarie.
Penso che per questo la maggioranza dovrebbe accogliere il nostro ordine del giorno perché fa sì che ci sia un atteggiamento positivo, come noi abbiamo dimostrato in Commissione con gli emendamenti e oggi in Aula per aver mantenuto il numero legale che non avete. Quindi l’ordine del giorno lo vogliamo porre in votazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Voglio esprimere una posizione diversa da quella del mio gruppo. Sono contrario a questo emendamento, mi sembra una grande finzione, è un fumogeno lanciato dal centro-sinistra che è in gravissime difficoltà su questo atto, in gravissime difficoltà sul piano della gestione politica, in gravissime difficoltà sul territorio. Non può sfuggire a nessuno che questa mattina l’Aula del Consiglio avrebbe dovuto essere presidiata da centinaia di operatori venatori, una iniziativa che mi risulta sia stata rinviata alla prossima seduta. Mi sembra che questa cosa serva esclusivamente ad evitare il confronto con il mondo venatorio che su questa questione ha avuto qualcosa da dire.
Sostanzialmente cosa si fa? Non si prende posizione rispetto alla delibera incriminata, una delibera contestata da tutti, fatto salvo qualche gruppo ambientalista, una delibera sulla quale c’è una fortissima richiesta di revoca, una delibera declinata in maniera magistrale dal nostro capogruppo e dal gruppo di Forza Italia che ha chiesto in maniera specifica il ritiro motivandone il perché.
Oggi venire a dire che la delibera decade se la Giunta non assume un correttivo mi sembra una boutade.
Non credo che i cittadini marchigiani possano essere presi in giro, da questo Consiglio doveva venire un preciso atto di volontà politica che non c’è, né da parte della Giunta né da parte della maggioranza, anzi, peggio, perché noi siamo entrati questa mattina con un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Solazzi e Ricci che era sulla stessa linea di quello presentato dal gruppo di Forza Italia, un ordine del giorno che avrebbe fatto chiarezza, invece usciamo con una posizione equivoca che certamente non fa chiarezza su questa questione fondamentale.
Per questo sono contrario a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Soltanto per aggiungere un tono che vorrei definire ironico ma che purtroppo è tragico. Pochi secondi fa abbiamo approvato l’articolo 23 della pdl 140. Adesso con l’emendamento che stiamo discutendo addirittura in deroga al procedimento contenuto nell’articolo 23 diamo alla Giunta regionale la facoltà di disporre in questa materia. Siamo all’assurdo! Cinque secondi fa abbiamo approvato l’articolo 23 e ora vogliamo addirittura spogliarci ancora una volta dell’autorità che la legge e il buon senso dovrebbe mantenere in Consiglio.
Mi pare di capire che siamo nella totale confusione addirittura su una materia così semplice dove con molta tranquillità si poteva raggiungere un risultato unanime a vantaggio dei cacciatori, degli agricoltori, di tutti gli interessati sul nostro territorio.
Con una presa di mano della Giunta regionale con quella delibera ci siamo giocati la materia perché le limitazioni di cui parlava anche il mio capogruppo prima non sono previste in nessuna parte. In Europa nelle Zps si caccia tranquillamente, in Italia, purtroppo, per normative preesistenti prese dalla sinistra in queste zone non si vuole che ci vada il cacciatore. Come faremo a garantire al cacciatore il 25% del territorio libero in queste condizioni non lo so, ma so che se questo dato verrà meno è chiaro che la normativa dovrà considerarsi illegittima, quindi tutte le limitazioni che andremo ad inventare o che la Giunta si inventerà da qua in futuro saranno ovviamente oggetto di ricorsi al Tar e quindi di annullamenti da parte del giudice amministrativo.
Non so se i cittadini e i cacciatori meritano di essere trattati così!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ho sentito molte cose che non condivido. Nell’ultimo intervento si dice che nelle Sic e Zps non sia possibile la caccia. Questo non è, non è che mi interessi particolarmente ma non è la realtà quello che viene affermato. La questione è che la Giunta aveva semplicemente dettato le misure minime di salvaguardia che è l’impegno a cui doveva ottemperare per non incappare in sanzioni comunitarie per non aver disciplinato quelle aree.
Adesso approveremo una legge che disciplina le funzioni della Regione, la gestione dei siti, tutto il percorso di normazione e di legiferazione, le competenze, ecc., prevede il tempo entro cui queste misure devono essere emanate, per cui stiamo semplicemente adeguandoci a delle normative comunitarie costruendo un percorso normato a fronte di una situazione in cui eravamo impreparati e che non avevamo mai gestito precedentemente.
Con questa legge stiamo rientrando dentro la norma, stiamo determinando le competenze, i territori avranno voce, addirittura i piani di gestione saranno competenza dei territori su cui insistono le Sic, le Zps e i parchi, quindi saranno la voce principale all’interno delle linee guida generali.
Questa discussione è fatta sul passato e soprattutto su un passato dove la Regione non aveva mai legiferato. Adesso che abbiamo legiferato, che ci diamo dei criteri per operare nelle Sic e Zps, che i residenti possono determinare la gestione delle Sic e delle Zps, adesso diciamo “Al lupo, al lupo!” e che sta succedendo un caos. No, mi sembra che finalmente sta succedendo che c’è una gestione condivisa, una gestione trasparente, una gestione che dovrà passare attraverso le linee guida generali della Regione, ci saranno i pareri della Provincia e ci saranno nelle situazioni di competenza i pareri dei territori.
Quindi mi sembra che questa legge metta ordine, non condivido la parte dell’emendamento proposto che cita la decadenza della delibera n. 60 – oltretutto la delibera n. 60 è stata corretta da una delibera successiva che permette la braccata, ecc. – non perché sia particolarmente a tutela dei siti ma semplicemente perché la sua decadenza porta ad una vacatio e comunque è sufficiente quanto si dice che la Giunta ha novanta giorni per applicare la legge. Che senso ha dire “altrimenti la delibera n. 60 decade”. Che cosa è una minaccia verso qualcosa? E’ un errore che qualcuno ha fatto? E’ una bandierina che si vuole mettere per dire “vedete, noi abbiamo fatto decadere la delibera n. 60”?
Ritengo che sia totalmente fuori luogo e quindi voterò contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Sentiti gli interventi precedenti voglio portare un contributo positivo perché la contrapposizione non porta a nessun risultato.
Il problema di fondo nasce dal peccato originale dell’individuazione dei siti, perché se i siti erano stati individuati in forma condivisa, concertata e soprattutto concordata con le comunità, questo problema non sussisteva.
Il problema è mettere vincoli, imporre normative su siti aleatori – perché questa è la realtà dei fatti – non cartografati, non distinguibili con strumenti catastali, perché la legge impone che vi siano i riconoscimenti ufficiali con la delimitazione a livello catastale e non con una cartina che si prende su internet dal Ministero dell’ambiente.
Quindi l’apertura di eventuali contenziosi, l’amplificarsi di questi dibattiti e contraddittori che si risolveranno poi nelle aule dei tribunali non ci fa essere un’Aula dignitosa che legifera in modo corretto e che lascia al libero arbitrio della contestazione legale i cittadini che rappresentiamo.
Ecco la volontà di trovare una corretta mediazione, è un invito che facciamo come rappresentanti dei cittadini e delle loro stesse esigenze, per non perdere quello che è il discorso del Psr e allo stesso tempo per non voler esporre i cittadini a contenziosi che si risolvono nelle aule dei tribunali.
Apprezzo la volontà di risolvere questi problemi però c’è da fare un passettino un po’ più lungo della gamba, chiedo alla maggioranza di farlo perché, ripeto, non possiamo permetterci di esporre l’intera comunità marchigiana ad un contenzioso da risolversi all’interno di aule giudiziarie.

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione dell’emendamento n. 18 comunico che è stato presentato dal Consigliere Capponi un sub-emendmaento (n. 018) che stante il regolamento può essere accolto, e che recita: “Al primo comma, dopo le parole ‘entro quarantacinque giorni dall’entrata in vigore’ aggiungere le parole ‘sentita la Commissione competente’ ”.
Sub-emendamento n. 018. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 18 della IV Commissione. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 27 così come emendato. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 1 dei Consiglieri Bugaro, Tiberi, Santori, Lippi, D’Anna, Romagnoli, Silvetti, Pistarelli “Riconsiderazione delle perimetrazioni aree Sic e Zps (Rete Natura 2000). Ritiro e ridefinizione della delibera n. 60 del 29 gennaio 2006”

(Il Consiglio non approva)

Ordine del giorno n. 2 dei Consiglieri Ricci, Solazzi “Revoca e definizione insieme ai territori della delibera n. 60 del 29 gennaio 2006”. Ritirato.

Proposta di legge regionale n. 140. Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Il Consigliere Capponi ha chiesto la verifica del numero legale.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama.
Agostini presente
Altomeni presente
Amagliani presente
Badiali presente
Benatti presente
Binci presente
Brandoni presente
Brini assente
Bucciarelli presente
Bugaro assente
Capponi presente
Castelli assente
Cesaroni assente
Ciriaci assente
Comi presente
D’Anna assente
Donati assente
Favia presente
Giannini presente
Giannotti assente
Lippi presente
Luchetti assente
Mammoli presente
Massi assente
Mezzolani assente
Minardi presente
Mollaroli presente
Ortenzi presente
Petrini presente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Santori assente
Silvetti assente
Solazzi presente
Spacca assente
Tiberi assente
Viventi assente


PRESIDENTE. Il numero legale c’è quindi proseguiamo ed è evidente che essendo già in fase di votazione finale non è più possibile chiedere la parola.
Proposta di legge regionale n. 140, così come emendata. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di deliberazione n. 4
dell’Ufficio di Presidenza
“Istituzione di una Commissione consiliare d’inchiesta concernente la verifica della correttezza e della regolarità dei provvedimenti regionali autorizzatori degli impianti di smaltimento e l’impatto della gestione dei rifiuti nella Provincia di Pesaro e Urbino sulla salute, sull’ambiente e sull’economia”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 4 ad iniziativa dell’Ufficio di Presidenza. Ha la parola il relatore Consigliere Favia.

David FAVIA. Questa Commissione consiliare d’inchiesta è stata richiesta dai Consiglieri regionali di opposizione in numero sufficiente previsto dal Regolamento interno.
L’Ufficio di Presidenza che ha il potere di verificare la sussistenza delle condizioni previste dal Regolamento nella seduta n. 72 del 7 maggio 2007 ha ritenuto motivata la richiesta.
L’8 maggio è stata sottoposta alla Conferenza dei Presidenti che ha dato il parere favorevole. Si è ritenuto di costituire la Commissione in ragione di n. 11 Consiglieri, cioè un rappresentante per ciascun gruppo consiliare, e si è ritenuto di dare un termine di operatività di 5 mesi.
Sarà facoltà del Presidente del Consiglio con proprio decreto costituire, sulla base delle indicazioni dei Presidenti dei gruppi consiliari, successivamente la Commissione che si organizzerà con un presidente e un vicepresidente.
Il Dirigente dell’Area processi normativi individuerà il funzionario che dovrà svolgere funzioni di segreteria.
Ciò detto la proposta di proposta di deliberazione viene ora sottoposta alla discussione e al voto dell’Aula.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Tutte le situazioni che si sono verificate in particolar modo nella provincia di Pesaro Urbino negli ultimi mesi ci dicono che anche la Regione deve dare una risposta alle preoccupazioni del territorio.
Ci sono diverse realtà nelle quali le popolazioni sono seriamente preoccupate sulla base delle informazioni che arrivano da alcune indagini, mi riferisco in particolare a quella denominata Arcobaleno che ha evidenziato alcuni aspetti veramente preoccupanti.
Sono situazioni che nella popolazione hanno creato un allarme vivissimo e contemporaneamente una sorta di distacco dalle Istituzioni, questo perché secondo numerosi cittadini non c’è stato il controllo dovuto per far sì che non venissero conferite in discariche, tra l’altro autorizzate, prodotti che lì non potevano essere smaltiti.
In una di queste aree che si trova a Carrara di Fano è sorto l’ennesimo comitato, questa volta, contrariamente agli altri, è guidato da un sacerdote. L’allarme è stato veramente forte, la mancanza di chiarezza e di certezza di quello che è avvenuto ha fatto sì che nelle scorse settimane ci fosse una sorta di panico collettivo anche a causa di alcune malformazioni che sono state registrate negli ultimi anni in quella zona.
Per chiarire diversi aspetti, compreso questo che senza le risposte immediate potrebbe creare ulteriore panico e mancanza di fiducia nelle Istituzioni preposte al controllo e alle autorizzazioni date sul territorio, siamo convinti – su questo dovremmo essere tutti d’accordo – che sia necessario verificare se sono stati rispettati tutti i percorsi che hanno portato all’autorizzazione di alcuni siti e dare come Ente il nostro contributo per fare chiarezza su queste situazioni che, come dicevo, rischiano di creare panico per la disattenzione.
Stessa situazione si è creata anche in altre realtà del territorio anche se la Provincia di Pesaro Urbino negli ultimi mesi o negli ultimi anni sembra essere stata presa di mira.
L’invito è quello di votare questa proposta e soprattutto fare chiarezza, tranquillizzare ove necessario, ma anche dare uno stimolo alla bonifica di quei siti che eventualmente verranno riconosciuti non rispettosi delle normative.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Dichiarando il voto positivo alla istituzione di questa Commissione, ricordo a questo Consiglio e al Consigliere D’Anna che mi ha preceduto, che ai sensi del nuovo Statuto questo non era un atto obbligatorio perché si dice che il Consiglio “può” istituire una Commissione d’inchiesta.
Riteniamo che l’iniziativa dei Consiglieri della minoranza che l’hanno richiesta sia da sostenere perché tutto ciò che può favorire ed aiutare percorsi che rendano trasparente e credibile la funzione dell’Istituzione sia da non temere.
Ovviamente dobbiamo sapere in quali margini dovrà operare questa Commissione da quando la istituiamo sapendo che molti poteri in materia di rifiuti, in particolare dei controlli, sono delegati da tempo alle amministrazioni provinciali e sapendo che c’è un percorso giudiziario in corso nei confronti del quale abbiamo tutto il rispetto.
La Commissione che si fa servirà a verificare le responsabilità della Regione ma con nessuna volontà di sostituire altri poteri, quelli delle Province e della Magistratura.
Credo che il contesto in cui operiamo debba essere chiaro, dobbiamo dare alla cittadinanza preoccupata delle inchieste in corso che da tempo stanno colpendo la nostra provincia – sappiamo che il problema dei rifiuti è molto serio e varca i confini anche della nostra provincia – tranquillità, correttezza e dobbiamo indagare nei confini che ci sono possibili, quelli sulle responsabilità della Regione e, ripeto, nel rispetto dell’autonomia di altri poteri come quelli delle Amministrazioni provinciali a cui abbiamo delegato gran parte dei poteri di controllo e di autorizzazione e soprattutto grande rispetto per l’attività della Magistratura.
Con questo spirito di collaborazione, fiducia, disponibilità e di grande trasparenza possiamo approvare l’istituzione di questa Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non è completamente vera l’interpretazione che è stata fatta perché non è un atto obbligatorio ma ci si avvicina, nel senso che lo spirito della norma statutaria va interpretato per quello che è. Se viene riconosciuta la compatibilità della richiesta e viene riconosciutala validità del consenso attorno ad una proposta, è evidente che, almeno per quello che ci riguarda, l’Ufficio di Presidenza non può fare a meno di proporre al Consiglio una iniziativa ispettiva. Questa iniziativa pertanto è doverosa, Consigliera Mollaroli, e hanno fatto bene i gruppi di Forza Italia, Alleanza Nazionale, Udc, a proporla. Prendiamo atto con soddisfazione che su questo si è determinato un concorso di disponibilità che rende comunque questa iniziativa ancora più autorevole.
Anche da parte nostra viene detto che questa iniziativa non vuole sovrapporsi alle indagini della Magistratura che deve fare il suo corso, ma rimane il fatto che si è di fronte ad un traffico illegale di rifiuti tossici e nocivi che è una cosa grave, anzi gravissima! Fanno bene i cittadini e le popolazioni coinvolte a protestare e a chiedere alle Istituzioni di essere tutelati.
Il doveroso è una risposta in termini positivi a questa richiesta di responsabilità e avrebbe fatto male il Consiglio regionale oggi a assumere magari una posizione difensiva, per difendere che cosa poi non lo so!
C’è questo dato estremamente grave del traffico illegale perché ci sono rischi per la salute dei cittadini. La motivazione di fondo della richiesta di istituzione della Commissione d’inchiesta è proprio questa, andare ad accertare la situazione dei siti, delle discariche, per vedere se ci sono rischi oggettivi per la salute dei cittadini, quindi la conservazione dell’ambiente.
La seconda cosa è quella di verificare se ci sono delle responsabilità sul piano amministrativo da parte della Regione, ed io dico da parte della Provincia alla quale è stata delegata la competenza e il controllo da parte nostra, se ci sono state omissioni, se c’è stata un’imperizia, se c’è stata una scarsa capacità di controllo di questi eventi.
Credo che la scelta che è stata fatta è senz’altro positiva, quindi auguri alla Commissione nella speranza che faccia presto e bene il proprio lavoro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Per una brevissima dichiarazione che serve anche come dichiarazione di voto, il gruppo dei Comunisti Italiani si asterrà su questo atto.
La Commissione d’inchiesta non è un atto dovuto, è prevista dallo Statuto e dal Regolamento, ma al tempo stesso è una scelta politica come tutti gli atti del Consiglio regionale.
Riteniamo che non si debba istituire questa Commissione d’inchiesta non solo perché la Magistratura sta svolgendo una propria ed autonoma iniziativa, ma anche perché le amministrazioni locali, in primo luogo la Provincia, già hanno assunto scelte significative da questo punto di vista.
Secondo noi questa Commissione d’inchiesta serve più come atto strumentale seppur legittimo dell’opposizione che come un atto dovuto, lo dico senza polemica, l’ho detto nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi, credo anche che lo stesso capogruppo di Forza Italia come gli altri capigruppo lo capiscano.
Per questi motivi ci asterremo quindi non daremo il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Apprendiamo con soddisfazione il fatto che questa Commissione venga istituita soprattutto per ribadire un concetto. La Regione deve sì fare delle leggi, degli atti amministrativi, degli atti autorizzativi, ma deve anche controllare ciò che delega.
La materia dei rifiuti è delegata da parte della Regione alla Provincia e quindi vogliamo anche capire se l’esercizio della delega sia stato utilizzato correttamente quindi la nostra istruttoria può coinvolgere una chiarificazione anche all’interno dell’ente Provincia e la scoperta di eventuali buchi neri nel processo amministrativo può darci addirittura dei validi suggerimenti per modificare gli atti di delega o dare delle istruzioni più precise alle Province per fare in modo che questi fatti non accadano.
Non pensiamo di utilizzare questa proposta strumentalmente, comunque se una situazione come questa si è verificata qualche cosa nella maglia dei controlli della Provincia di Pesaro non ha funzionato. Quindi riteniamo che questo vada approfondito nella sede dovuta che è quella del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. C’è una richiesta di sospensione. La seduta è sospesa per pochi minuti.

La seduta è sospesa alle ore 16,25

La seduta riprende alle ore 16,27

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, passiamo alla votazione.
Proposta di deliberazione n. 4. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 47
della Giunta regionale
“Approvazione variante parziale al Piano del Parco del Conero adottata con provvedimento del Consorzio del Parco n. 12 del 9.6.2003 e pubblicata sul Burm n. 66/2003”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 47 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. La Giunta propone oggi al Consiglio l’approvazione della variante parziale al Piano del Parco del Conero adottata con provvedimento del Consorzio del Parco del 9 giugno 2003 e pubblicata il 24 luglio 2003.
La variante si è resa necessaria per trovare una soluzione accettata da tutti gli Enti a vario titolo coinvolti in un lungo e tormentato contenzioso creatosi riguardo all’area ubicata nella località del Comune di Sirolo denominata Villa Barbadoro.
Tale variante interessa due aree distinte site nel Comune di Sirolo e consiste nel mutamento di destinazione d’uso dell’area sita in località Coppo-Montefreddo per fini edificatori e la conferma della non edificabilità assoluta dell’area ubicata nella zona denominata Villa Barbadoro.
Più precisamente questa area è stata oggetto agli inizi degli anni ’80 di una lottizzazione convenzionata la cui completa realizzazione è stata successivamente bloccata da vincoli di inedificabilità imposti dalla Sovrintendenza ai beni architettonici e ambientali e reiterati dagli strumenti urbanistici del Comune di Sirolo e dal Piano del Parco del Conero.
Poiché il Consorzio Edilturistico srl nell’anno 1985 aveva nel frattempo iniziato i lavori per la realizzazione di un complesso turistico nella zona detta Villa Barbadoro, la società proprietà dell’area è intervenuta in giudizio contro tali vincoli avanti al Tar e poi al Consiglio di Stato, alcuni procedimenti sono ancora in corso. Le intervenute sentenze di annullamento di atti amministrativi da parte dei giudici amministrativi hanno inevitabilmente comportato provvedimenti di sospensione dei lavori da parte del Comune di Sirolo e la Società Edilturistico srl ha prospettato l’ipotesi di un intervento edificatorio sempre nel comune di Sirolo ma in località Montefreddo in cui aveva la disponibilità.
Al fine di rendere edificabile questa zona è necessario quindi mutare la destinazione d’uso di entrambe le suddette località contenute nel Piano del Parco del Conero e nel conseguente strumento urbanistico comunale del Comune di Sirolo.
A questo fine con il presente atto si interviene solo sul Piano del Parco con apposita variante che ai sensi dell’articolo 15, comma 9 della l.r. n. 15 del 1994 “Norme per l’istituzione e gestione delle aree protette naturali” deve essere approvata con le medesime procedure previste per l’approvazione del piano e quindi sottoposta all’approvazione del Consiglio regionale.
Con questa variante viene principalmente stabilito che l’area denominata Villa Barbadoro è dichiarata inedificabile in conseguenza del trasferimento nell’area sita in località Montefreddo dei diritti edificatori su proposta degli aventi titolo.
In ogni caso il volume complessivo dell’edificato in questa ultima zona non potrà superare la volumetria del 7% delle aree in trasformazione urbanistica come individuato dal Piano del Parco del Conero.
Il Comune di Sirolo si impegna a mantenere l’inedificabiltà della suddetta area per la parte attualmente concessa in diritto di proprietà per almeno settanta anni.
Questo vincolo deve essere registrato e trascritto a cura del Comune a spese dei proprietari presso la competente conservatoria dei registri immobiliari.
L’area resa inedificabile Villa Barbadoro, per la parte attualmente concessa in diritto di superficie, assume la destinazione urbanistica a verde pubblico inedificabile e la società proprietaria è tenuta a restituirla al Comune di Sirolo, senza oneri per lo stesso, decorsi centoventi giorni dalla pubblicazione sul Burm del presente atto.
La Società proprietaria, nonché titolare di alcuni diritti reali sull’area denominata Villa Barbadoro, dovrà produrre al Comune di Sirolo l’atto di rinuncia alle pretese edificatorie sull’area stessa e per conoscenza alla Regione, alla Provincia e all’Ente Parco del Conero, entro gli stessi termini di cui sopra.
L’area sita in località Montefreddo assumerà la destinazione d’uso edificatoria C di espansione, soggetta a strumento urbanistico attuativo, ferma restando la inedificabilità assoluta e la destinazione a verde della parte in dissesto perimetrata dal Piano stralcio d’assetto idrogeologico.
Si precisa poi che la variante al Piano del Parco contenuta nel presente atto non produce effetti immediati sullo strumento urbanistico comunale, pertanto l’adeguamento di quest’ultimo alla variante dovrà seguire le procedure previste dalla legge urbanistica regionale n. 34 del 1992.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Le Amministrazioni locali ovviamente hanno partecipato attivamente a questa iniziativa legislativa, da quello che mi risulta non ci sono obiezioni da parte dei Comuni interessati, quindi il nostro giudizio è assolutamente positivo.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 47. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 49
della Giunta regionale
“Piano regionale di edilizia residenziale (triennio 2006 – 2008)”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 49 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Il Piano di edilizia residenziale pubblica per il triennio 2006-2008 della Regione Marche rappresenta il primo strumento attuativo della legge n. 36 del 16 dicembre 2005 e che ha definito in modo sistematico le strategie regionali del settore, le categorie degli interventi, le funzioni degli enti locali, i beneficiari e i requisiti di accesso.
In particolare, ai sensi dell’articolo 5 della legge regionale n. 36, la Regione approva un piano di validità triennale 2006-2008 per dettare gli indirizzi di politica abitativa e i criteri per il raggiungimento delle finalità individuate.
In considerazione della limitata consistenza delle risorse finanziarie disponibili per tale triennio si è ritenuto necessario compiere scelte volte a fronteggiare le più manifeste necessità abitative, oltre che assicurare la qualità dell’abitare anche attraverso la sperimentazione di soluzioni energeticamente innovative e di forme organizzative di nuova concezione per l’abbattimento dei costi di produzione.
In particolare, al fine di ridurre le problematiche abitative presenti nella nostra regione, il Piano ha individuato le seguenti strategie:
- incrementare l’offerta delle abitazioni a canone sociale e moderato sia con interventi di edilizia sovvenzionata, stante la bassa percentuale di soddisfacimento delle graduatorie comunali Erp, sia con interventi di edilizia agevolata per la costruzione di alloggi da concedere in locazione con canoni non superiori a quelli concordati;
- agevolare l’accesso alla proprietà della prima casa da parte delle giovani coppie e di lavoratori atipici mediante la concessione dei cosiddetti “buoni casa” e l’istituzione di un fondo di garanzia sussidiaria per l’accesso ai mutui ipotecari da parte delle giovani coppie con contratto di lavoro atipico-precario;
- garantire uno standard di qualità elevato prescrivendo l’assenza di barriere architettoniche per tutti i nuovi alloggi di Erp e il raggiungimento di un livello minimo di sostenibilità edilizia;
- sperimentare infine nuove soluzioni di edilizia residenziale energeticamente autosufficienti mediante l’utilizzo di risorse rinnovabili e nuove forme organizzative di autocostruzione.
Il Piano si articola in tre annualità dal 2006 al 2008. Le risorse disponibili che provengono da economie degli anni precedenti, dalla rinegoziazione dei mutui agevolati, dai programmi di vendita degli alloggi e dalla quota per reinvestimenti dei canoni locativi Erp e da specifiche attribuzioni statali per il fondo di sostegno alla locazione, sono stimate complessivamente in circa 100 milioni di euro.
Il quadro delle risorse previste è il seguente:
a) 43 milioni di euro derivanti dagli accordi di programma stipulati tra Ministero delle infrastrutture, Regione, ai sensi dell’articolo 63 del D.lgs. n. 112 del 1998;
b) 9,8 milioni di euro derivanti dalla quota parte dei canoni accantonati ai sensi della Legge n. 44;
c) 32 milioni di euro derivanti dai proventi delle vendite del patrimonio Erp;
d) eventuali eccedenze del canone degli alloggi Erp da utilizzare ai sensi dell’articolo 25 della Legge n. 513;
e) 15 milioni circa di fondi statali e regionali per il sostegno all’accesso alle locazioni private.
Le risorse di cui alle lettere a) e b), al netto della quota del 5% riservata alla sperimentazione di competenza regionale, pari complessivamente ad euro 50 milioni e 200 mila, sono utilizzate per i programmi provinciali, salva la possibilità che la Giunta regionale individui maggiori disponibilità finanziarie nel corso degli esercizi finanziari 2007-2008 da ripartire con i medesimi criteri.
La ripartizione dei fondi alle Province è stata effettuata in base agli stessi criteri e parametri del Piano regionale 2004-2005 dal momento che i Comuni non hanno trasmesso in tempo utile i dati aggiornati sul fabbisogno abitativo.
I programmi provinciali hanno l’obiettivo generale di ridurre l’entità delle seguenti condizioni di disagio abitativo:
- l’elevato grado di insoddisfazione degli aspiranti degli alloggi Erp sovvenzionata con interventi da attivare dai Comuni capoluogo di provincia o inseriti nell’elenco dei comuni ad alta tensione abitativa, per un ammontare di finanziamenti non inferiori al 20% delle risorse disponibili;
- famiglie a basso-medio reddito che non hanno accesso al libero mercato delle locazioni private, con interventi da attivare nei comuni capoluogo di provincia o inseriti nell’elenco dei comuni ad alta tensione abitativa o sedi di corsi di laurea universitaria, alloggi in locazione a canone moderato;
- la domanda di accesso alla proprietà della prima casa da parte di giovani coppie con lavoro atipico.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Di questo argomento ho una conoscenza non sufficiente rispetto alla proposta, in quanto in Commissione, seppure avevo delle piccole modifiche da apportare, non ho potuto partecipare perché in contemporanea lei Presidente aveva organizzato l’incontro con la Svim. Solo in quella seduta era stato approvato tutta questo. E’ un segno della Commissione non troppo edificante per il fatto che quando non ci siamo gli atti vengono fatti viaggiare in un modo spedito senza l’approfondimento che serve. Non è un richiamo dico soltanto quello è successo e auspico che non accada più. Tra l’altro erano assenti anche i Consiglieri Silvetti e Lippi che erano con me alla Svim e Ricci. Non so come avevate la maggioranza per approvare gli atti! E’ solo un richiamo di correttezza, Presidente, lo prenda come lo ritiene opportuno.
In merito al Piano devo fare delle premesse e delle valutazioni. Il primo appunto è sul ritardo con cui arriva questo atto da parte della Regione, non era certamente questo il tempo che auspicavamo per l’avvio di questo programma dato che molti di questi fondi risalgono addirittura alle attribuzioni dell’ex Governo Berlusconi alla Regione Marche, somme non spese che hanno ritardato gli interventi estremamente necessari in una regione che da molto tempo non realizza e soprattutto non mette risorse proprie per l’implementazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica come molte volte invece ha affermato. Quindi la contestazione è sul ritardo con cui questo atto viene portato all’approvazione.
Vediamo in questo atto come la dismissione degli alloggi Erp sia una delle ulteriori fonti sostanziali per finanziare programmi di reinvestimento, e questa era la nostra impostazione cioè quella di continuare nell’opera di proposta di dismissione come abbiamo avanzato anche nella legge n. 36 che è stata approvata. Però c’è un momento di black out nella gestione degli Erap per cui tutti i Piani o tutte le proposte che tendono a dismettere il patrimonio a vantaggio di persone che lo chiedono e che ne hanno un grande vantaggio, per mille motivi che vi risparmio ma che conoscete tutti, e dall’altro avremmo a disposizione più risorse per reinvestire.
Nella regione Marche si sta verificando, questo lo presento sul tavolo della Giunta, questo black out per cui il patrimonio Erp non gira quindi non viene dimesso, né vengono fatti nuovi investimenti. C’è un corto circuito in atto dato anche dal fatto che il bilancio regionale non mette a disposizione dell’edilizia residenziale pubblica per la sua implementazione, come invece fanno altre Regioni di questo Paese. Questo per una scelta politica? Penso non sia così, probabilmente è per una cattiva gestione del bilancio della Regione che non mostra risorse disponibili per nessun intervento di sostegno.
La raccomandazione che mi sento di fare è quella che mentre andiamo a spingere, forse giustamente, verso una edificazione ecosostenibile, certificata e altro, mi preoccuperei nelle Marche di sostenere anche la creazione di imprese che possono andare a svolgere queste effettive realizzazioni, perché ritengo che quando mettiamo in campo delle risorse queste debbono essere il più possibile gestite in termini economici dalle imprese del nostro territorio. Mi sembra che alcune fughe in avanti che vengono fatte – questa è una considerazione che fa anche Confindustria – non siano accompagnate da idonee iniziative per implementare il numero di aziende certificate e di aziende che possono in pratica lavorare e collaborare alla realizzazione di questi interventi.
Per questo motivo annuncio, per non tediarvi dopo, il nostro voto di astensione.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni perché la relazione della Consigliera Ortenzi è stata esaustiva anche dal punto di vista delle cifre e degli investimenti.
Tuttavia mi pare che si fugga dal problema essenziale che è quello che nel nostro Paese non esistono risorse per una nuova politica di alloggi residenziali pubblici e in questo contesto le Regioni fanno molta difficoltà ad investire i propri bilanci, perché in virtù della modifica del Titolo V della Costituzione e in virtù anche della cosiddetta autonomia impositiva agli enti locali, in realtà non ci sono più nei comuni zone di residenza pubblica e popolare.
Addirittura la politica di dismissioni, che il capogruppo Capponi di Forza Italia vorrebbe addirittura incentivare, ha sguarnito il patrimonio pubblico, unico caso in Europa, della sua proprietà collettiva cioè quella delle case popolari.
Abbiamo fatto peggio della Margaret Thatcher che quando governava nei Conservatori in Inghilterra fece proprio un piano inverso di acquisizione di proprietà private da mettere a disposizione della collettività.
Abbiamo visto da una stima nelle Marche – adesso il capogruppo Capponi sta discutendo ma dovrebbe ascoltare perché voglio interloquire con lui, non voglio polemizzare – che oggi per un nuovo alloggio di edilizia pubblica costruito con i costi attuali, e comunque all’interno dei requisiti e delle norme, occorre vendere cinque appartamenti di edilizia pubblica. Quindi non siamo in presenza di una vendita del patrimonio pubblico ma siamo all’interno di una dismissione, di una svendita di un essenziale patrimonio pubblico. Da questo punto di vista bisognerebbe porre uno stop, in primo luogo rispetto alla necessità di mantenere a patrimonio pubblico alcune quantità di alloggi, in secondo luogo anche rivedendo gli alloggi delle case medesime, fermo restando che alcune categorie protette, i disabili e gli ultrasessantacinquenni, non possono essere sfrattati per adesso e ce lo auguriamo anche per i futuro.
In questo contesto non è vero che la Regione Marche è stata ferma perché il Piano casa e le leggi di bilancio che sono state approvate dal Consiglio regionale hanno mobilitato quasi 100 miliardi di risorse. Certo si poteva fare di più, ma occorre una impostazione politica diversa, non quella della svendita o del liberismo economico fine a se stesso ma quella di un Piano di edilizia pubblica generalizzato che investa anche le Regioni. E in questo contesto soprattutto le Regioni più rarefatte dal punto di vista della popolazione e che soffrono anche fenomeni di inurbamento forzoso sia per mobilità interna che per il flusso degli stranieri, che hanno bisogno di risorse certe per una edilizia adeguata, perché la casa è un diritto sancito dalla Costituzione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.

Emendamento n. 1 dei Consiglieri Giannini, Ricci. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 2 dei Consiglieri Giannini, Ricci. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 3 dei Consiglieri Giannini, Ricci. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 49, così come emendata. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 53
della Giunta regionale
“Aggiornamento del Programma finanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post–terremoto – anno 2007”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 53 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. Cercherò di essere sintetico perché la delibera è abbastanza complessa e offre l’occasione di una riflessione più generale sulla gestione del terremoto. Mi limiterò ad alcune considerazioni di carattere generale poi a due di carattere più puntuale.
La prima considerazione è che noi abbiamo patito con il sisma del 1997 un danno che è stato stimato in oltre 4.474 milioni di euro. A questo grande danno che ha riguardato l’edilizia pubblica, privata, i beni culturali, le infrastrutture, siamo riusciti con tantissime risorse provenienti da diverse fonti di finanziamento a reperire somme importanti pari a 2.827 milioni di euro ovvero una cifra importante ma che non è stata sufficiente a completare la ricostruzione. Sono necessari ancora per completare la ricostruzione 1.514 milioni di euro, ovvero 899 milioni di euro per la ricostruzione degli edifici privati, prime e seconde case, 239 milioni di euro per le opere pubbliche, 376 milioni di euro per i beni culturali. Quindi un danno che ancora c’è e risorse che ancora non sono sufficienti.
Un altro dato con il quale volevo fare i conti è che il 31 dicembre 2007 cesserà lo stato di emergenza dichiarato nei territori delle Marche e dell’Umbria e con la chiusura dello stato di emergenza verranno a cessare alcune rilevanti provvidenze come i contributi ai Comuni per le minori entrate derivanti dalla sospensione della riscossione dell’Ici, la sospensione dei tributi e contributi dovuti dai cittadini alle imprese che dovranno poi essere restituiti.
Quindi c’è un problema nella gestione del terremoto, c’è stata una grande capacità amministrativa e politica, una grande trasparenza degli amministratori, dei funzionari e di tutti coloro che hanno dato costantemente il loro impegno che però non abbiamo ancora risolto.
Con la delibera di oggi entriamo nel merito della ricostruzione cercando di allocare le poche risorse che abbiamo, e che sono disponibili, per cercare di completare, seppure parzialmente, i danni presenti e stimati della ricostruzione.
Il dato positivo è che con la Finanziaria 2007, a differenza delle Finanziarie degli ultimi anni che definivano limiti di impegno per il finanziamento della ricostruzione post-terremoto attraverso mutui, è stata prevista l’integrazione delle risorse della legge n. 61 del 1998 con un contributo annuo di 52 milioni di euro per il 2007, di 55 milioni di euro per l’anno 2008 per le Regioni Marche e Umbria.
Complessivamente il contributo destinato alla Regione Marche, applicando la percentuale del 35% di ripartizione con la Regione Umbria, è di 56,7 milioni di euro, una cifra esigua ma sicuramente superiore al trend di risorse che c’era stato offerto negli ultimi anni.
Queste maggiori risorse che si aggiungono ai 2.827 milioni di euro e che, Consigliere Capponi, sono stati assegnati per più dei due terzi dal Governo Prodi, serviranno per alcune funzioni.
Con questo atto abbiamo ripartito le risorse disponibili pur consapevoli che la Finanziaria definiva non solo la misura ma anche la destinazione dei contributi per alcune tipologie specifiche di spesa.
Le risorse sono state così distribuite:
- 24 milioni di euro per gli edifici privati;
- 12 milioni di euro relativi agli interventi inclusi nel piano dei beni culturali di cui almeno 1 milione destinato alla messa in sicurezza dei beni, e 0,47 milioni riguardano gli anticipi per le spese di progettazione;
- 1,24 milioni di euro destinati ai programmi di recupero per far fronte alle maggiorazioni avute successivamente alla fase di progettazione delle opere;
- 12 milioni di euro sono relativi alle opere pubbliche e sono così suddivisi: 6,5 milioni per le scuole, 3,45 milioni di euro per i maggiori impegni presi rispetto alle risorse sinora stanziate, 2,05 milioni di euro per gli aggiustamenti a seguito della modifica degli interventi le cui spese sono state rendicontate all’Unione europea tra i fondi della speciale:
- 7,46 milioni di euro destinati ad altri interventi. In questa voce più generica si comprendono le risorse che servono a compensare la riduzione delle risorse stanziate per le attività agricole, extra agricole, per oltre 1 milione di euro, e la riduzione del fondo di riserva di circa 6 milioni di euro.
Con questo atto non andiamo a compiere grandi scelte discrezionali perché siamo vincolati nell’ambito dei criteri offerti dalla Finanziaria e siamo stretti nell’ambito delle poche risorse effettivamente disponibili.
Questa delibera ci offre l’occasione di fare non solo quella valutazione generale che ho cercato di dire in premessa alla mia discussione ma è anche l’occasione per impegnare il Consiglio regionale a seguire da più vicino la fase della ricostruzione in quest’anno che è il decimo anno dal dramma che ha colpito l’entroterra marchigiano.
Approvando questa proposta dovremmo anche impegnare il Consiglio regionale ad approvare un ordine del giorno che voglio illustrare contestualmente per cercare di semplificare anche i tempi, nel quale impegniamo il Presidente della Regione Marche a intervenire presso il Governo al fine di raggiungere un accordo sui provvedimenti necessari a completare l’opera di ricostruzione post-terremoto. I provvedimenti sui quali dobbiamo incidere dovranno riguardare:
- l’assegnazione delle risorse necessarie al completamento della ricostruzione;
- l’estensione ai cittadini e alle imprese delle Marche e dell’Umbria, destinatarie di provvedimenti agevolativi in materia di versamento delle somme dovute a titolo di tributi e contributi, delle stesse disposizioni sul condono fiscale già emanate per situazioni analoghe, verificatisi in Province come Ragusa, Siracusa, Catania, al fine di poter regolarizzare la propria posizione relativa agli anni 1997-1998-1999 entro il 31 luglio 2008;
- la consolidazione dei contributi previsti all’articolo 12 della legge n. 61 a favore dei Comuni nell’ambito dei trasferimenti erariali ordinati tramite determinazioni ed erogazioni annuale da parte del Ministero dell’Interno.
Chiediamo inoltre alla Giunta un impegno circa la possibilità per le Regioni, in seguito alla chiusura dello stato di emergenza, di completare gli interventi di ricostruzione e di sviluppo nei rispettivi territori, secondo le disposizioni previste dalle leggi e dalle ordinanze di protezione civile adottate dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dallo stesso Ministro dell’Interno per la disciplina degli interventi medesimi, con esclusione di quelli recanti deroghe alle normative comunitarie, nonché la possibilità di mantenere il diritto di contributo in caso di alienazione dopo l’accettazione dello stato di emergenza degli edifici non adibiti ad abitazione principale, a condizione che l’alienazione sia perfezionata prima dell’inizio dei lavori di ricostruzione e di riparazione.
Inoltre, l’assegnazione delle risorse necessarie per l’utilizzo del personale a tempo determinato assunto ai sensi dell’articolo 14 della legge n. 61 fino al completamento degli interventi.
Quindi non solo approviamo questo atto, ma subito dopo, sulla base di quello che ho cercato di sintetizzare, chiediamo al Consiglio regionale di impegnare la Giunta regionale in questa direzione.
Un impegno ulteriore di cui siamo scarsamente consapevole è che nella Regione Marche con la ricostruzione abbiamo impegnato centinaia di dipendenti. Le Amministrazioni comunali, provinciali e regionale hanno assunto oltre 100 persone che erano precarie. La gran parte di costoro sono stati stabilizzati e assunti grazie alla Regione Marche che ha compiuto fino in fondo il suo dovere prevedendo per questo concorsi pubblici e graduatorie..
Ci sono però presso i Comuni dell’entroterra ancora 41 persone che sono da dieci anni impegnate nei vari uffici e che non hanno un contratto di lavoro stabile. La stabilizzazione di questo personale può passare solo attraverso l’impegno di quei Comuni ad assumerli ovvero, consapevoli delle poche risorse che hanno a disposizione, attraverso l’impegno a non fare più nuovi concorsi pubblici che prevedano nuove assunzioni ma di prevedere la possibilità di premiare e agevolare coloro che già da dieci anni lavora all’interno dei Comuni. Tanti piccoli Comuni piuttosto che procedere alla stabilizzazione del personale, come consentito dalle recenti Finanziarie, fanno nuovi concorsi senza offrire agli stessi loro dipendenti questa reale opportunità.
Quindi contestualmente a questa proposta deposito questa mozione sollecitando il Consiglio ad un impegno serio al riguardo.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. All’interno della Commissione abbiamo aperto un dibattito e sono stati accolti suggerimenti che provenivano da emendamenti di Consiglieri sia di maggioranza che di opposizione.
Illustro l’emendamento che ci è rimasto, dei Consiglieri Solazzi, Badiali, Ricci, Comi, Silvetti, Lippi, Ortenzi, Altomeni, Capponi, sull’aggiornamento del programma finanziario per quanto riguarda le opere sanitarie in ricostruzione post-sisma e che non hanno le risorse per il completamento. Con questo emendamento diamo la certezza di risorse ulteriori per completare queste opere sanitarie in ricostruzione e una certezza che le risorse vadano a buon fine per la soluzione dei problemi in corso che la sanità non riuscirebbe a risolvere con proprie risorse.
Annuncio il voto favorevole senza fare dichiarazioni ulteriori.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo soprattutto perché nella relazione del Consigliere Comi ci sono delle imprecisioni e soprattutto degli atteggiamenti di bassa lega demagogica che tentano di far passare che la soluzione di tutti i problemi del terremoto sia stata portata dall’allora Governo Prodi con la legge n. 61.
Mi sono fatto fare dal Ministero, Consigliere Comi, una tabella riassuntiva di tutti gli investimenti posti in essere dai vari Governi, volevo ricordare che il Governo Prodi aveva messo in ammortamento tutti i mutui a partire dal 2001 proprio quando è subentrato il Governo Berlusconi e fino al 2006 tutte le rate di ammortamento sono gravate sul bilancio dello Stato che abbiamo gestito noi come centro-destra. Complessivamente sono circa 2.700 miliardi quelli pagati all’interno dei cinque anni del Governo Berlusconi e soltanto 220 circa quelli pagati come anticipazione degli interventi di emergenza fatti nel 1997, 1998 e 1999 dal Governo Prodi.
Questo per dire come a volte atteggiamenti demagogici cercano di cambiare le carte in tavola, voi siete maestri in questo, purtroppo bisogna rispondervi perché ne state facendo un po’ troppi.
Inoltre dico al Consigliere Comi che i 56 milioni di euro per le Marche per i prossimi tre anni sono nettamente inferiori ai finanziamenti annuali che negli ultimi anni erano stati garantiti dal Governo Berlusconi, con una differenza quella che mentre voi vi stracciavate le vesti per dire che il nostro Governo era inefficiente e non teneva conto della ricostruzione post-terremoto – tra l’altro con ampie campagne stampa – la delusione è il fatto che il Governo Prodi mette sostanzialmente 15-16 milioni di euro ogni anno, di questi il 50% vanno a finire negli interventi ordinari che sono il sostegno delle mancate entrate ai Comuni - per i quali bisognerebbe anche riconsiderare le attuali minori entrate e non quelle ai tempi del sisma - e che soltanto una piccola parte va alla ricostruzione.
Inoltre a dieci anni da sisma sono ancora 700 gli interventi relativi alle prime case e alle attività produttive non ancora finanziati e non finanziabili neanche con questo programma.
Quindi tutta questa esaltazione non l’avrei, diciamo che siamo fortemente in ritardo soprattutto ora che bisognava chiudere questa emergenza.
Con soddisfazione ho visto accolto un emendamento in Commissione, che seguiva l’interesse di un ordine del giorno presentato da me e dal Consigliere Comi in merito al Piano dei beni culturali, in cui viene stabilito che viene concesso agli enti ecclesiastici – io parlavo di chiese importanti ufficiate danneggiate dal sisma e non ancora recuperate – di scambiare beni all’interno del Piano, magari non ritenuti essenziali e indispensabili, con beni che stanno fuori dal Piano e che invece hanno una grande importanza, come per esempio a Macerata in questi giorni sulla stampa è apparso il discorso delle Chiese di San Filippo, Santa Croce, Ss. Crocefisso a Villa Potenza, e ce ne sono sicuramente altre, nelle Marche ne abbiamo individuate circa una sessantina.
Su invito del Presidente, seppure mi faceva piacere dire molte altre cose su questo tema come, ad esempio, sulle strategie che la Regione dovrebbe intraprendere per chiudere questa emergenza, annuncio il mio voto favorevole contestando però i dati che il relatore di maggioranza ha esposto e che non sono assolutamente veritieri.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Ovviamente oggi approviamo l’atto perché la relazione del Consigliere Comi è stata esaustiva e apprezzabile, l’ordine del giorno invece andrebbe approfondito perché non è obbligatorio che si accompagni all’atto.
(…) Consigliere Comi tu devi essere di impatto regionale, non guardare al Sindaco che ti sollecita, guarda alla complessità dei problemi, secondo me faresti più bella figura sia tu che il Consiglio regionale se si valutasse in maniera più approfondita questo ordine del giorno, non è che ci vincoliamo ad una persona. (…) Tu lo presenti ma noi non parteciperemo al voto perché questo atteggiamento di arroganza è anche poco rispettoso. Fai però come vuoi, io mi rimetto all’Aula.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno “Ricostruzione post-terremoto” dei Consiglieri Comi, Lippi. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Mi asterrò a questo ordine del giorno perché non è completo rispetto ai problemi che sono sul tappeto.
Nella regione Umbria l’Inps e l’Inpdap hanno richiesto a tutti i beneficiari della cosiddetta “busta pesante” il rimborso tout-court in un’unica soluzione di tutte le somme dovute, ai sensi di una circolare che ho qui con me, questo riguarda anche la regione Marche. In questa regione la richiesta dei contributi pesanti non è arrivata a casa delle famiglie che ne avevano beneficiato, probabilmente per un mero calcolo politico.
Ritengo quindi di non votare questo ordine del giorno perché non risponde a tutte le necessità che ci sono in questa regione.
Le due ordinanze sono relative alla circolare Inpdap del 14 aprile 2007 n. 1463 e alla circolare Inps del 23 marzo 2007 n. 65, con le quali vengono invitati gli uffici periferici a riscuotere tutte le somme non riscosse allora.
Su questo abbiamo già presentato una interrogazione per capire per quale motivo nella regione Marche ci sia stato questo black out di comunicazione mentre nella regione Umbria è avvenuto.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. L’ordine del giorno l’ho letto interamente nella relazione quindi non tutti hanno ascoltato.
Questo ordine del giorno contiene una sola novità, perché è lo stesso ordine del giorno che dal 1997 per ogni anno, non appena facciamo con una delibera la ripartizione dei fondi, riapproviamo per sollecitare a qualunque Governo di centro-destra o di centro-sinistra le risorse necessarie.
La novità sta nella cifra perché ogni anno chiediamo qualcosa in meno ma ogni anno ribadiamo l’opportunità di impegnare il Governo nazionale a mettere a disposizione le risorse necessarie per completare un’opera di ricostruzione in un territorio che sulle ricostruzioni affonda le sue prospettive di rilancio, di coesione sociale e di prospettiva di sviluppo.
Non andiamo ad aggiungere nulla, non capisco perché quest’anno, dopo dieci anni, che è il primo anno in cui sembra interrompersi per la prima volta la ricostruzione, il Consiglio regionale deve discutere sull’opportunità di rivendicare al Governo nuove risorse. Credo che anche solo questo tentennamento, solo questa inerzia da parte della classe dirigente regionale possa essere foriera di dubbie interpretazioni e possa essere male interpretata dalla classe dirigente diffusa sul territorio, da tanti piccoli amministratori che ogni giorno, a costo di grandi sacrifici, cercano di amministrare il loro territorio con le poche risorse disponibili.
Noi non andiamo a chiedere nulla di più, lo abbiamo sempre fatto unanimemente, lo facciamo in rappresentanza di amministratori di centro-destra e di centro-sinistra, lo facciamo in rappresentanza di un territorio che è, non quello dell’entroterra, ma di una intera regione che attraverso la legge n. 61 ha ricostruito una prospettiva di sviluppo.
Mi spiace che ci sia qualche dubbio e mi scuso se ho dato una interpretazione politica a questo ordine del giorno perché questa non è, se l’avesse presentato Capponi, Lippi o Procaccini lo avremmo accolto comunque senza alcun distinguo, solo casualmente lo illustro io perché in questo caso ho avuto l’onere di rappresentare questa delibera. Quindi chiedo che questo sollecito ci sia.
Abbiamo aggiunto e sottolineato un aspetto quello che ci sono 41 persone precarie, dipendenti delle pubbliche amministrazioni, che attendono di essere stabilizzate. Non possiamo fare nulla per stabilizzarle perché per quelle che potevamo stabilizzare e che erano nostri dipendenti l’abbiamo già fatto. Queste persone sono a carico di altri enti, per la gran parte piccoli Comuni, Province, che non riescono a stablilizzarle.
La novità in questo ordine del giorno è che ai vari Consigli comunali e ai vari Consigli provinciali, che hanno beneficiato delle risorse della legge n. 61 non solo per ricostruire ma anche per rilanciare una prospettiva di sviluppo, chiediamo che piuttosto che fare nuove graduatorie per assumere nuove persone vengano prima stabilizzate 41 persone che hanno da dieci anni accumulato una esperienza nella pubblica amministrazione e che secondo i parametri della nuova Finanziaria hanno tutti i requisiti per poter continuare una prospettiva di lavoro.
E’ solo un invito e un sollecito, come un sollecito è quello che esprimiamo al Governo di metterci a disposizione ulteriori risorse, come un sollecito è quello che esprimiamo al Governo di non vessare i cittadini marchigiani e umbri ma di considerarli alla pari di tutti coloro, come le Province di Ragusa, Siracusa e Catania, che hanno avuto agevolazioni in conseguenza delle calamità naturali che li hanno colpiti.
Chiediamo quei contributi che sono rimasti ancora nelle casse del Governo, chiediamo l’impegno a non dimenticare la nostra regione e a proseguire un’opera seria che non è clientelare ma che segue criteri, canoni e misure che abbiamo tutti unitariamente condiviso e approvato sia qui che nel Parlamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Molto brevemente soltanto per rafforzare la votazione unanime di questo atto in quanto lo hanno già fatto in sede di Finanziaria tutti i nostri Parlamentari di maggioranza e opposizione che hanno chiesto con forza nei vari anni, con Governi sia di centro-destra che di centro-sinistra, che questa ricostruzione venisse completata.
Giustamente il Consigliere Capponi ricordava che ci sono ancora tanti in lista che attendono risorse per la prima casa, per non parlare poi di quelle delle seconde case e delle strutture pubbliche e culturali ancora da sistemare.
Quindi con questa richiesta non possiamo dividerci ma dobbiamo essere unitari per dare una voce forte anche a chi poi dovrà andare a chiedere al Governo in sede di dibattito di finanziaria le risorse aggiuntive per completare questa ricostruzione.
Se ci dividiamo qui non possiamo poi chiedere ad altri di assumersi le responsabilità.
Chiedo quindi a tutti i Consiglieri una assunzione forte di responsabilità nell’approvazione di questo atto per dare una speranza a quelli che attendono le risorse per il completamento della ricostruzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi per dichiarazione di voto.

Franco CAPPONI. Prendo lo spunto dal richiamo del Consigliere Lippi alla responsabilità, cosa che noi abbiamo sempre avuto, al sostegno alla ricostruzione post-terremoto 1997.
Ritengo solo che un ordine del giorno su questo tema poteva essere condiviso a più larga maggioranza, sia nella proposizione che nei contenuti.
Comunque raccolgo l’invito del Consigliere Lippi mentre vedo il Consigliere Comi molto agitato in questo ultimo periodo, forse domenica prossima starà meglio! Comunque ritengo che quando si vogliono fare le cose insieme queste poi occorre condividerle anche nei contenuti, ognuno porta poi le proprie sensibilità.
Il mio voto è favorevole per l’invito del Consigliere Lippi, certamente non voterò un altro ordine del giorno, tra l’altro debbo dire che oggi è improprio votare un ordine del giorno mentre ci sono mozioni e ordini del giorno già presentati in materia di terremoto che potevano essere ugualmente discussi e che nono sono stati portati alla discussione, questa è una sensibilità che avevamo esternato anche noi in diversi atti.
Quindi il mio voto è, con questa critica, positivo.

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi.
Ordine del giorno. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Coordinamento tecnico proposta di atto amministrativo n. 53. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 53, così come emendata. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 54
della Giunta regionale
“L.r. 37/99. Proroga al 2007 del Programma obiettivo 2006 dei servizi di sviluppo del Sistema agroalimentare regionale”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 54 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Sarò breve perché la Commissione ha discusso in maniera seria e approfondita questa disciplina dei servizi per lo sviluppo del sistema agroalimentare. E’ un atto di indirizzo del Consiglio regionale che proroga la validità del Programma obiettivo 2006, dopo quello del 2003-2005, perché questo ha una sua validità e che ha avuto uno sviluppo positivo sul territorio soprattutto in virtù del miglioramento dell’azienda agricola.
La Giunta regionale è preposta all’attuazione di questo Piano che per brevità elenco nei progetti pluriennali che debbono essere svolti dai soggetti attuatori, selezionati dalla Regione attraverso appositi bandi. Questi bandi organizzano e declinano i programmi annuali che avranno anche delle fasi intermedie con programmi operativi che sono gli stralci dei programmi attuali e dei progetti pluriennali.
L’atto prevede anche la convenzione tra i sottoscrittori, in larga parte soggetti privati, aziende ed enti attuatori, con la Giunta regionale, per la disciplina delle risorse, della qualità, della modalità, del controllo, della verifica degli obiettivi e della eventuale riduzione degli stessi obiettivi che porta con sé anche la riduzione dei contributi.
Gli obiettivi e le strategie servono sopratutto luogo a qualificare l’impresa e l’attività agricola al nuovo contesto internazionale, soprattutto ad una Europa più vasta dove esistono più Nazioni e dove le risorse sono sempre le stesse. Quindi incentiva la qualità, la sicurezza nel lavoro e la sicurezza alimentare, la garanzia del reddito agrario perché, non dimentichiamolo, l’agricoltura rimane e sarà per sempre così il settore primario dell’ecosistema e soprattutto della vita delle persone.
Sono più funzioni tecniche organizzative e gestionali, le conoscenze, le competenze, la tutela e la manutenzione del territorio, e da questo punto di vista non sarebbe male ricondurre nella fase applicativa al Ppar ed anche ad una mozione approvata da questo Consiglio regionale in occasione delle alluvioni.
Più misure vengono previste per il cambio generazionale e per riqualificare l’azienda agricola.
Questo atto ripercorre, accompagna e per certi versi è la continuità del Piano di sviluppo rurale, che questo Consiglio ha discusso in maniera approfondita, che cerca di dare un contributo più approfondito allo sviluppo dell’attività agricola.
In primo luogo gli insediamenti produttivi delle aree interne svantaggiate, la gestione dei pascoli e delle zone boschive, da qui assume un rilievo la legge sulla zootecnia e l’attività dell’Agenzia Assam per il miglioramento genetico, soprattutto in virtù della sicurezza alimentare riferita agli allevamenti da latte.
Incentiva la tipicità e la produzione di qualità, le tradizioni agro-alimentari, la divulgazione e l’animazione sul territorio.
C’è anche la necessità di intervenire sulla certificazione dei processi dei marchi di qualità e anche da questo punto di vista assume un rilievo l’Assam per quanto riguarda la certificazione di nuovi marchi.
Occorre ottimizzare le spese, i costi della gestione, questa necessità dovrebbe aprire uno squarcio sul fatto che bisogna incentivare l’associazionismo e la cooperazione nell’agricoltura.
Migliorare l’organizzazione e l’offerta in un’ottica di filiera, così come prevede lo stesso Piano di sviluppo rurale. Far conoscere i risultati delle nuove più adeguate gestioni.
In definitiva come si concretizza il programma? I principi base in realtà sono pochi ma essenziali, la centralità dell’impresa agricola, la partecipazione dei soggetti, la priorità per l’accesso ai finanziamenti per le produzioni di qualità che nella nostra regione potrebbe diventare, vista la sua popolazione agricola così diversificata e rarefatta in piccole aziende, anche un elemento di quantità. Quindi l’aggregazione in aree omogenee, produzioni di qualità esenti da organismi modificati geneticamente, coordinamento dei servizi, perché occorre anche dal punto di vista della ricerca fare uno sforzo con le università delle Marche, in primo luogo con la Facoltà di agraria dell’Università politecnica delle Marche di Ancona che in questo anno ma anche da quello scorso sta ottenendo delle performances significative e si attesta tra le prime in Italia e non solo.
La semplificazione e la messa in rete con il sistema dei servizi complessivi allo sviluppo, perché l’agricoltura non deve essere un fatto a se stante ma inserita appieno in un sistema economico dello sviluppo regionale.
In definitiva uscire dai compartimenti stagni, le disposizioni comunitarie per stimolare lo sviluppo rurale e la formazione professionale.
I requisiti di accesso sono il livello di reddito medio che almeno dovrebbe essere pari al reddito medio del lavoro extra-agricolo. Questo apre uno squarcio sulla necessità di contributi mirati non assistenzialistici ma al tempo stesso lo pongo come un elemento interrogativo anche all’Assessore Petrini. Questo è un fatto positivo però questa modalità che di per sé è giusta crea una selezione a monte che rischia di escludere a priori aziende piccole e molto piccole che potrebbero dire la loro all’interno delle produzioni di qualità e, ad esempio, della riconversione dei prati pascolo e di una nuova agricoltura. In questo ci soccorre in parte anche il Piano di sviluppo rurale.
I soggetti attuatori, già individuati dalla legge n. 37 del 1999, sono le organizzazioni a dimensione regionali delle rappresentanze agricole, le organizzazioni professionali agricole, istituti ed enti di consulenza preposti, le organizzazioni di produttori, consorzi di tutela dei produttori tipici, le associazioni degli allevatori.
In conclusione la previsione di spesa, che rispetto alle necessità non è eccelsa ma comunque di tutto rilievo, ammonta a 2 milioni 285 mila euro così suddivisi: assistenza specialistica 1 milione 270 mila euro, servizi integrati alla filiera zootecnica 500 mila euro di cui il 50% per i programmi delle associazioni degli allevatori, miglioramento genetico riferito agli allevamenti da latte 175 mila euro, assistenza agrometeorologica e fitosanitaria 340 mila euro.
La Commissione, per intervenire anche a livello di verifica, ha proposto al Consiglio un ordine del giorno che in pratica sintetizza anche quella discussione.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. E’ assente il relatore di minoranza quindi ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il discorso da sviluppare in tema di assistenza tecnica, formazione, innovazione che vogliamo dare ancora al settore agricolo avrebbe bisogno – lo chiedo all’Assessore Petrini – di una riflessione molto più ampia rispetto a quella ridotta che possiamo fare questa sera.
Dato che abbiamo avviato il nuovo periodo di programmazione del Piano di sviluppo rurale, a mio avviso anche sull’assistenza tecnica, la formazione e l’assistenza specialistica nel settore agricolo bisognava produrre uno sforzo di rinnovamento.
Oggi veniamo dalla legge n. 37 che parlava di una assistenza tecnica soprattutto generalista, che parlava di una agricoltura improntata ancora al vecchio modello produttivistico, oggi siamo ad un modello diverso molto più particolareggiato che definiamo multifunzionale, con tanti risvolti, come la nuova condizionalità, l’individuazione di filiere e di filiere di qualità. Quindi la necessità di assistenza specialistica, soprattutto nei settori dell’agrometeorologia e fitosanitaria che ci consenta di raggiungere obiettivi come quelli raggiunti nelle Marche nel quale ravvisiamo che il 70% dei prodotti alimentari sono esenti da fitosanitari residui. Questo significa che un certo modo di vedere l’assistenza tecnica, soprattutto quella specialistica, aveva dato delle sue risposte.
Oggi anche il rapporto dell’assistenza tecnica con le organizzazioni di categoria agricola debba essere rivisto, non per penalizzare nessuno ma perché il sistema ha bisogno di una sua riparametrazione e di una definizione di nuovi obiettivi.
Avevo preparato una relazione che andava a vedere dove si dovevano allocare i maggiori sforzi per il sistema dell’assistenza tecnica, ma spero che ci sarà dato, Assessore, modo e tempo di parlare di un nuovo programma di assistenza tecnica per le imprese agricole e non semplici proroghe, perché le proroghe dei programmi non producono o non danno strategia.
Siccome siamo alla seconda proroga dopo un triennio ritengo che questo istituto non possa essere più riproposto per onestà intellettuale nei confronti del Consiglio regionale ma anche delle associazioni di categoria, del mondo agricolo e dell’economia di questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Ricordo all’Aula e in particolare al Consigliere Capponi che quando abbiamo approvato il Programma di sviluppo rurale abbiamo anche di fatto disegnato un’altra modalità.
Ora andiamo ad una proroga cercando di coprire questo anno di transizione e soprattutto finalizzando questi servizi alla migliore informazione possibile relativamente alle nuove opportunità della programmazione, in modo che nel momento in cui entrerà in piena attuazione il Programma di sviluppo rurale potremo poi avere una modalità attraverso la quale le associazioni in rappresentanza degli agricoltori svolgeranno in maniera più specifica la loro mission attraverso misure specifiche riguardo all’informazione, all’animazione verso il mondo agricolo, mentre per i servizi di consulenza specialistica vi sarà una apertura anche ad altri soggetti da cui non sono escluse neanche le associazioni degli agricoltori.
Relativamente all’ordine del giorno e coerentemente a quanto ho appena detto, ritenendo certamente opportuno socializzare una conoscenza tra tutti, credo che entro il 31 dicembre 2007 potremo avere un rapporto conoscitivo pieno per quel che riguarda il primo triennio di applicazione di questa legge, cioè 2003-2005, perché le modalità di rendicontazione sono molto complesse, direi quasi macchinose, quindi per la fine di questo anno noi avremo una piena conoscenza in termini di risultati ottenuti solo per il primo triennio.
Assicuro comunque che con gli stessi lassi temporali di intervallo potrà essere data piena conoscenza anche alle annualità successive cioè quelle che hanno goduto di una proroga.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Ordine del giorno “Invio rapporto conoscitivo dei risultati attuazione Programma obiettivo servizi di sviluppo del Sistema agroalimentare regionale” della III Commissione. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Coordinamento tecnico proposta di atto amministrativo n. 54. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 54. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Mozione n. 173
dei Consiglieri Giannini e Brandoni
“Scadenza provvedimento su subcompartimento pesca vongolare”
Votazione

PRESIDENTE. Prima di sciogliere la seduta vi pregherei di votare, considerato che la discussione era già stata effettuata in una precedente seduta, la mozione n. 173.
Mozione n. 173. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 17,30