Resoconto seduta n.68 del 12/06/2007
SEDUTA N. 68 DEL 12 GIUGNO 2007



La seduta inizia alle ore 10,20


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni

PRESIDENTE. Do per letti i processi verbali delle sedute n. 66 e n. 67 del 5 giugno 2007, i quali, ove non vi siano obiezioni, si intendono approvati ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
E’ stata presentata la seguente mozione:
- n. 186 del Consigliere Brandoni “Situazione della Fincantieri”.
La Giunta regionale ha trasmesso, in data 4 giugno 2007, le seguenti deliberazioni:
- n. 583 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 980,000”;
- n. 584 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 14.529,17”;
- n. 585 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 34.958,14”;
- n. 586 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 243.542,65”;
- n. 588 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 5.405,62”;
- n. 589 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007”;
- n. 590 “Art. 22, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione al Bilancio di cassa per l’anno 2007. €. 429.000,00”;
- n. 591 “Art. 29, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa di €. 143.227,10”;
- n. 592 “Art. 29, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007. Importo di €. 1.614,79”;
- n. 593 “Art. 29, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa di €. 1.406.453,04”;
- n. 594 “Art. 29, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa di €. 530.767,07”;
- n. 595 “Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. €. 26.730,92”;
- n. 596 “Art. 29, comma 2 - della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – “Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. €. 50.371,96”.
Hanno chiesto congedo gli Assessori Ascoli e Pistelli, il Vicepresidente Agostini e il Consigliere Brini.


Interrogazione n. 706
del Consigliere Procaccini
“Dichiarazioni Assessore regionale Paolo Petrini presso sede consiglio comunale Porto Sant’Elpidio”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 706 del Consigliere Procaccini è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 722
del Consigliere Lippi
“Personale ERF”
Decadenza

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 722 del Consigliere Lippi decade per assenza dell’interrogante.


Interrogazione n. 585
del Consigliere Lippi
“Bandiere Arancioni”
Decadenza

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 585 del Consigliere Lippi decade per assenza dell’interrogante.

(si palesa l’assenza degli Assessori competenti a rispondere agli atti ispettivi iscritti)

PRESIDENTE. Sospendo il Consiglio per almeno un’ora in attesa degli Assessori che ora non sono presenti.


La seduta è sospesa alle ore 10,25


La seduta riprende alle ore 10,40


PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta e invito soprattutto i Consiglieri interroganti a prendere posto.


Interrogazione n. 670
del Consigliere Binci
“Emergenza risorse idriche”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 670 del Consigliere Binci. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Mi scuso per il ritardo, purtroppo ci sono impegni nazionali ed internazionali programmati da tempo, voglio giustificare la difficoltà con cui abbiamo fatto la collazione delle risposte delle interrogazioni e delle interpellanze di questa mattina.
In relazione all'interrogazione si segnala che la "P.F. Demanio Idrico, Porti e LL.PP." ha in avanzata fase di elaborazione l'aggiornamento del Piano regolatore generale degli acquedotti con la finalità di pianificare e programmare, mediante specifico vincolo, l'approvvigionamento della risorsa per l'uso idropotabile fino all'anno 2040.
L'analisi effettuata in sede di stesura del progetto preliminare del Piano (risalente al dicembre 2004) ha evidenziato che l'Autorità di Ambito territoriale di Pesaro Urbino (ATO n. 1) ha una situazione di approvvigionamento idrico critica ed anomala rispetto alle altre ATO, in quanto gli acquedotti sono alimentati prevalentemente dalle acque superficiali per oltre 80% del fabbisogno e per il rimanente 20% da acque profonde.
Tale sistema entra facilmente in crisi nel periodo estivo e in occasione di riduzioni annuali delle precipitazioni, come segnala la preoccupazione del Consigliere.
Si evidenzia la necessità e l'urgenza che l'Autorità d'ambito e gli enti gestori si attivino per proporre soluzioni progettuali realistiche da avviare in tempi rapidi per assicurare un approvvigionamento idropotabile di buona qualità, con un adeguato utilizzo combinato delle risorse superficiali e sotterranee, al fine di risolvere in via definitiva l'attuale grave situazione di criticità del territorio della provincia di Pesaro.
Le attuali captazioni per uso idropotabile della regione (acque sotterranee e/o superficiali) sono di fatto vincolate, cioè riservate, in base al vigente Piano generale degli acquedotti.
Il Piano di tutela delle acque, in fase di redazione da parte di questo Ente, dovrà individuare, su proposta delle Autorità di ambito territoriale ottimale, le "aree di salvaguardia delle acque destinate al consumo umano”.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ringrazio l’Assessore per la risposta che ero interessato avere riguardo gli effetti del decreto per lo stato di emergenza idrica del Ministero che ha proposto una serie di gruppi di lavoro – mi sembra che il nostro responsabile sia il dott. Oreficini della protezione civile –, e che cosa abbiano messo in campo. Questo perché successivamente, nei mesi di febbraio e marzo, risultano dichiarazioni dove si dice che negli ultimi venti anni si è verificato l’aumento della temperatura media dello 0,5 che porta sempre più verso una tropicalizzazione del clima, e che questi mesi sarebbero stati fondamentali per le questioni di approvvigionamento idrico.
Inoltre si dice che negli ultimi cinquanta anni è scesa la media delle precipitazioni, che dal 2002 c’è stato un calo costante degli apporti idrici per il fabbisogno della popolazione e, sempre in riferimento agli ultimi cinquanta anni, si parla di un calo costante del 15-20%.
Spero che la verifica del Piano degli acquedotti arrivi presto in porto così come il Piano di tutela delle acque.
Sarebbe importante verificare anche il punto degli acquedotti industriali. Negli anni passati ci sono stati investimenti, previsioni e piani per gli acquedotti industriali, cioè per l’uso non potabile delle acque che va nella direzione della riduzione degli approvvigionamenti.
Sarebbe ugualmente importante fare una verifica sugli usi agricoli affinché vengano utilizzate le migliori pratiche per un uso migliore delle acque.
E’ importante che la Regione svolga questo ruolo di programmazione sia come verifica che come indirizzi degli atti di programmazione volti alla riduzione e alla tutela delle acque.
Un altro importante studio dovrebbe essere fatto sulle acque profonde visto che gran parte degli acquedotti marchigiani utilizzano acque sotterranee profonde quindi è importante verificare il livello di queste acque.
In vista dei momenti estivi di grosso prelievo idrico a fronte di una situazione alternata di ricarica delle falde idriche è importante il ruolo della Regione.
Sarebbe inoltre importante che i Consiglieri venissero informati rispetto sia alla verifica dei livelli delle falde che alla verifica dello stato di salute delle acque profonde.
Un’altra questione è quella delle misure di riduzione. Non mi sembra che dalla relazione risultino misure di riduzione dei prelievi, la legge prevede che è possibile ridurre, bloccare o dimezzare le concessioni a privati per utilizzi non potabili, quindi bisognerebbe anche fare un piano di emergenza che preveda in che modo si possano ridurre gli usi in situazioni di emergenza perché altrimenti quando arriva non sappiamo dove andare a prendere queste acque.

PRESIDENTE. Desidero salutare anche a nome vostro i rappresentanti dei Comuni di Piagge, Montemaggiore al Metauro, Serrungarina, Fano, Orciano, Isola del Piano e il rappresentante della Provincia di Pesaro Urbino. Benvenuti nella sala del Consiglio regionale.


Interrogazione n. 599
del Consigliere Giannotti
“Mancata utilizzazione del finanziamento regionale per la sistemazione idraulica delle aste principali afferenti il bacino idrografico del Foglia a Pesaro”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 599 del Consigliere Giannotti è rinviata per assenza dell’Assessore competente.

Gianluca CARRABS. Chiedo il rinvio di questa interrogazione perché abbiamo intercorso una istruttoria con la Provincia di Pesaro Urbino, abbiamo spedito una lettera alla Provincia del dirigente dott. Smargiasso e quindi attendiamo la risposta.


Interrogazione n. 646
dei Consiglieri Brandoni, Altomeni
“Problemi delle separazioni dei nuclei familiari con minori che richiedono asilo in frontiera ad Ancona”
Decadenza

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 646 dei Consiglieri Brandoni e Altomeni decade per assenza degli interroganti.


Interrogazione n. 585
del Consigliere Lippi
“Bandiere Arancioni”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 585 del Consigliere Lippi è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 694
del Consigliere Brandoni
“Assetti della società Quadrilatero S.p.A.”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 694 del Consigliere Brandoni è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 751
dei Consiglieri Capponi, Bugaro, Cesaroni, Santori, Ciriaci, Brini
“Busta pesante – gli Enti Previdenziali passano al recupero della somma dovuta da pubblico e privato dopo le agevolazioni fiscali ottenute a seguito del sisma del 1997”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 751 dei Consiglieri Capponi, Bugaro, Cesaroni, Santori, Ciriaci, Brini. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Con l'interrogazione n. 751 ci viene chiesto come la Regione intenda adoperarsi presso il Governo affinché venga scongiurata l'azione di recupero della "busta pesante" iniziata dagli enti previdenziali a seguito del decreto 263/2006 convertito in legge, reclamando, altresì, per la nostra regione, il trattamento usato dal precedente governo Berlusconi in merito alla restituzione del solo 10% delle agevolazioni fiscali concesse ai cittadini colpiti da numerose calamità naturali, evitando disparità di trattamento tra popolazioni che l'articolo 3 della Costituzione vieta in termini universali.
Il secondo interrogativo riguarda la possibilità della Regione Marche, come la Regione Molise, impugni gli atti al TAR.
Al fine di chiarire la vicenda di cui si discute si forniscono alcune notizie in merito e si risponde come segue.
In seguito agli eventi sismici che hanno colpito i territori delle Regioni Marche ed Umbria nel settembre 1997, con Ordinanza del Ministro dell'interno delegato per gli interventi di protezione civile è stata disposta la sospensione dei pagamenti dei contributi di previdenza ed assistenza sociale nonché dei termini relativi ai versamenti di natura tributaria (rispettivamente articoli 13 e 14 dell’Ordinanza).
Su richiesta delle Regioni Marche ed Umbria i termini per la restituzione dei contributi e tributi sospesi sono stati differiti di anno in anno con successive ordinanze di protezione civile, mentre l'ultimo differimento al 31 dicembre 2007 è stato disposto dall'articolo 1, comma 1012, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 recante "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)".
Nel contempo la Regione Marche, così come la Regione Umbria, ha più volte richiesto l'estensione ai cittadini e alle imprese, destinatarie dei suddetti provvedimenti agevolativi, delle stesse disposizioni sul condono fiscale già emanate per situazioni analoghe, verificatesi nelle province di Ragusa, Siracusa e Catania, al fine di poter regolarizzare la propria posizione relativa agli anni 1997, 1998 e 1999, versando solo una quota percentuale di quanto dovuto secondo le modalità previste dal comma 17 dell'articolo 9 della legge 27 dicembre 2002, n. 289.
Il comma 1-bis dell'articolo 6 della legge 6 dicembre 2006 n. 290, dispone che la legge 24 febbraio 1992, n. 225 si interpreti nel senso che le disposizioni delle ordinanze di protezione civile che prevedono il beneficio della sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali ed assistenziali e dei premi assicurativi si applichino esclusivamente ai datori di lavoro privati aventi sede legale ed operativa nei comuni individuati da ordinanze di protezione civile.
Dopo l'entrata in vigore della suddetta legge n. 290/2006, come sopra accennato, la legge finanziaria 2007 ha disposto il differimento dei termini di recupero dei tributi concessi e sospesi al 31 dicembre 2007.
In virtù della disposizione di cui al comma 1-bis dell'articolo 6 della legge n. 290/2006 la Direzione centrale dell'Inpdap, con circolare del 16 aprile 2007, prot. n. 1463, ha invitato gli Enti e le Amministrazioni pubbliche escluse dal beneficio della sospensione, a provvedere al versamento dell'esistente credito contributivo, sia per la quota a carico del datore di lavoro che per quella a carico del lavoratore, entro il mese immediatamente successivo alla data di emanazione della circolare.
La Regione Umbria ha proposto ricorso al TAR Lazio contro la suddetta circolare Inpdap ed il Servizio avvocatura della Regione Marche sta valutando la possibilità di intervenire nel giudizio pendente.
Il Tar Molise ha sollevato la questione di legittimità costituzionale della norma contenuta nel comma 1-bis dell'articolo 6 della legge 6 dicembre 2006 n. 290.
In risposta all'interpellanza parlamentare n. 2-00535, il Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale ha affermato che, qualora la Corte Costituzionale confermasse la legittimità di tale norma, si inviteranno gli enti competenti a verificare la possibilità che le restituzioni avvengano comunque in un periodo più lungo di quello oggi previsto pari a 60 mesi.
In ogni caso la Regione Marche, anche in sede di chiusura dello stato d'emergenza, continuerà a chiedere al Governo la riduzione della restituzione della "busta pesante" al 10%, così come è avvenuto in occasione di altre calamità naturali nel nostro Paese, continuando sulla stessa linea che in dieci anni coerentemente ha sostenuto.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Prendo atto della risposta seppur devo dire che solo su nostra iniziativa apprendiamo che la Regione Marche intende aderire al ricorso fatto dall’Umbria. Assessore, mi sarebbe piaciuto che la Regione Marche avesse attivato questa procedura autonomamente.
Sospettiamo di un’altra cosa, siamo maliziosi in questa Regione, purtroppo non ci è consentito comportarci diversamente per tutto quello che accade. In pratica, essendo in corso importanti elezioni amministrative in questa regione la Giunta regionale non abbia voluto disturbare con una posizione, mettere sull’avviso i nostri concittadini che hanno avuto danni pesantissimi dall’emergenza terremoto del 1997, proprio perché sostanzialmente non si voleva prendere una posizione netta contro l’operato del Governo.
Ricordo, Assessore, che fino ad oggi ci avete fatto una testa così ricordandoci durante l’esistenza del Governo Berlusconi che non avevamo realizzato l’operazione di condonare almeno il 90% dei contributi non versati.
Le devo ricordare questo perché in ogni suo intervento – sono due anni che sto qua – mi ha ricordato questo aspetto che non avevamo fatto. Ma da un anno e passa dall’esistenza di un Governo della sua matrice ugualmente questa cosa non è stata realizzata, anzi, ancor peggio, viene fatta una norma a fine 2006 in cui si dice che per le emergenze Marche e Umbria non vale più quella norma, quindi l’Inps e l’Inpdap devono provvedere al recupero.
Questo per trasparenza e per informazione di tutti, soprattutto della stampa che purtroppo molte volte queste cose non le mette in risalto, probabilmente per non disturbare i guidatori che ci sono, però questa è una carenza pericolosissima della Regione e del Governo nazionale. In pratica c’è a rischio il fatto che i nostri terremotati debbano restituire tutta la “busta pesante” e addirittura senza proroga, dopo aver sentito, Assessore, per anni le sue reprimende che dicevano che noi non avevamo fatto.
Le ricordo che il Governo Berlusconi, protraendo lo stato di calamità naturale, aveva fatto sì che questo non avvenisse, quindi noi abbiamo fatto la nostra parte. Chi non sta facendo la sua parte oggi in tema di terremoto, sia in termini di trasferimento delle risorse, che sono diminuite rispetto al passato e quindi non ci consentono di ultimare la ricostruzione post-sisma, sia la beffa della restituzione della “busta pesante” senza nessuna riduzione.
Avrei accettato, e penso che il Consiglio regionale, Assessore, glielo avrebbe concesso ed anche applaudito, il fatto che la Regione Marche avesse per primo ricorso al Tar contro questa legge alla Corte Costituzionale, contro l’illegittimità di questa normativa.
Purtroppo la Regione non l’ha fatto e sospettiamo che questa sia una assenza speculativa nel senso che questo non doveva uscire durante il periodo elettorale delle amministrative.
Quindi non siamo assolutamente soddisfatti della risposta, difenderemo in tutte le sedi i cittadini che hanno diritto ad avere queste agevolazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Volevo dire al Consiglio che sono presenti in Aula cittadini della Vallata del Metauro e amministratori locali che credo abbiano a cuore la situazione ambientale di quel territorio, cioè relativamente alla ipotesi di realizzazione di una centrale per lo smaltimento delle biomasse.
Non voglio mettermi al posto degli amministratori ma mi sembra doveroso, siccome i cittadini e amministratori sollecitano la discussione di un atto che non è all’ordine del giorno di oggi, chiedere al Presidente e all’Assessore di ricevere una delegazione di amministratori con i dirigenti del comitato in modo da poter raccogliere le loro posizioni.

PRESIDENTE. Purtroppo questo non è un punto all’ordine del giorno quindi non è sull’ordine dei lavori.


Interpellanza n. 20
del Consigliere Pistarelli
“Difesa della costa – danni provocati da mareggiate lungo il litorale maceratese”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 20 del Consigliere Pistarelli che ha la parola per illustrarla.

Fabio PISTARELLI. Presidente Favia, mi permetta, è vero che all’ordine del lavori non c’è l’incontro con le rappresentanze oggi presenti in Aula...

PRESIDENTE. Consigliere, prendiamo atto della presenza dei Sindaci ma la prego di illustrare l’interpellanza.

Fabio PISTARELLI. Mi pare comunque che vada preso atto.

PRESIDENTE. Non siamo ciechi quindi non possiamo non prenderne atto!

Fabio PISTARELLI. Quando decine e decine di persone si spostano non solo dalla Val Marecchia ma anche organizzazioni sindacali della sanità, mi pare che l’Aula debba comunque prestare la doverosa attenzione, come sempre abbiamo fatto…

PRESIDENTE. Verrà fatto nelle forme e nei modi dovuti.

Fabio PISTARELLI. L’Ufficio di Presidenza ha sempre organizzato almeno un incontro con i Capigruppo e le delegazioni presenti. Questa mi sembra sia democrazia.

PRESIDENTE. Prego di fare silenzio per favore. La invito ad illustrare Consigliere.

Fabio PISTARELLI. Proseguiamo nei lavori sperando che l’Ufficio di Presidenza tenga conto di questa richiesta.
L’interpellanza che abbiamo proposto, ormai datata, riguarda le note questioni, tuttora comunque aperte, relative alla difesa della costa.
Ogni anno abbiamo notizia di gravi eventi che riguardano le nostre coste soprattutto derivanti dal fatto che mareggiate anche di media entità, non solo di alta o straordinaria entità, causano un disastro sotto un profilo non solo ambientale ma anche di ricaduta economica perché gli arenili e lo stesso litorale vengono colpiti pesantemente da fenomeni di erosione e di distruzione delle strutture turistico-ricettive che ci sono.
Questa interpellanza nasce da questo motivo, cioè dal fatto che ogni anno subiamo questi fenomeni e siamo chiamati ogni anno a rispondere sotto un profilo delle misure straordinarie.
Il salto di qualità di un governo regionale dovrebbe essere quello di superare le logiche dell’emergenza, compiere interventi che ci permettano di dire che non si tratta più di affrontare ogni anno logiche di emergenza perché si sono poste tutte le condizioni tecniche e finanziarie di intervento affinché certi fenomeni non si ripetano.
L’interpellanza chiede quali organiche iniziative la Giunta regionale ha posto in essere a protezione della costa specificamente per le protezioni della spiaggia e delle opere pubbliche e private che insistono nei comuni rivieraschi, parlo della mia provincia maceratese ma anche degli altri litorali che sono stati duramente colpiti, come la zona del fanese, il pesarese, le zone del sud delle Marche.
Quindi quali sono le organiche iniziative poste in essere, quali sono i finanziamenti assegnati e i tempi per la realizzazione delle opere e quali iniziative dovranno essere ancora studiate e messe nelle condizioni di essere operative da qui in avanti. Perché vediamo e abbiamo constatato non solo un ripetersi di questi fenomeni ma anche una difficoltà, una lentezza di interventi rispetto alle esigenze vere perché fondi e finanziamenti vengono a mancare o comunque non sono sufficienti, piani che sono molto lenti nella loro attuazione ed esecuzione, interventi misti Regione-Comuni che erano stati studiati nel passato che però hanno le stesse problematiche di penuria di finanziamenti e di lentezza delle esecuzioni delle opere, opere stesse che parzialmente realizzate non hanno dato nessuna risoluzione al problema, anzi, ad esempio pensiamo al litorale di Scossicci di Porto Recanati o ad altri litorali.
Quindi ogni anno abbiamo a che fare con questo tipo di fenomeni erosivi della costa anche se qualche parziale intervento negli anni è stato fatto.
Chiediamo chiarezza sulla complessiva materia da parte della Giunta regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. In relazione all'interpellanza n. 20 del Consigliere Pistarelli relativa a "Difesa della Costa - danni provocati da mareggiate lungo il litorale maceratese" si precisa che nonostante le esigue risorse finanziarie disponibili nei bilanci regionali relativi agli ultimi esercizi finanziari, la costa maceratese è stata oggetto di interventi sia strutturali che di ripascimento, a protezione della costa e delle strutture pubbliche e private ivi esistenti. Infatti prima della stagione balneare 2005 è stato completato un intervento di riallineamento scogliere e ripascimento arenile in località Fontespina di Civitanova Marche del costo di circa 1 milione di euro.
Sempre nell'anno 2005 sono stati finanziati interventi strutturali a difesa del tratto di litorale lido dalle Nazioni in Comune di Porto Recanati per complessivi 100.000 euro. E' stato inoltre finanziato un secondo stralcio dell'intervento di riallineamento scogliere in località Fontespina di Civitanova Marche.
II 2006 ha visto per ora finanziati solo interventi di ripascimento tra cui quello relativo al Comune di Porto Recanati, dell'importo di 50.000 euro, in fase di realizzazione. Nella proposta di ripartizione dei fondi per interventi strutturali relativi al 2006 è stato inserito un ulteriore stralcio per opere di difesa nel Comune di Civitanova Marche dell'importo di 375.000 euro. Inoltre è in ripartizione il fondo per il 2007.
Queste sono le considerazioni specifiche rispetto alla questione della difesa della costa per quanto riguarda il litorale maceratese.
Per quanto riguarda il discorso più generale, quello che lei evidenziava poc’anzi, rispetto alle risorse sempre minime rispetto alle esigenze, ricordo che la Regione Marche è l’unica tra le Regioni italiane che ha realizzato il Piano integrato della costa, quindi oltre a prendere in esame gli aspetti idraulici e gli aspetti della dinamica costiera prende in esame anche gli aspetti economici, turistici e quindi sociali della costa marchigiana.
Per questo la Regione Marche è stata in grado di predisporre alcune proposte progettuali interessanti, tra cui non ultimo quello di Porto Recanati che è stato sollevato non solo dall’amministrazione locale ma anche dalla Consigliera Giannini, quindi stiamo verificando con il Ministero dell’ambiente un finanziamento in compartecipazione per intervenire in maniera risoluta e definitiva su Porto Recanati.
Oggi viviamo una modifica anche degli assetti all’interno del Ministero dell’ambiente perché sappiamo bene che questa è una materia che ad oggi se ne occupa ancora la Difesa del suolo. Oggi il Ministro sta realizzando, vista l’esigenza di questa materia, di costituire una direzione generale “difesa della costa”, quindi con un capitolo di finanziamento in Finanziaria ad hoc per la difesa costiera.
Chiaramente lei sa molto bene che ci è stata trasferita la competenza per quanto riguarda la difesa della costa ma lo Stato non ha trasferito nessun tipo di finanziamento, quindi facciamo degli interventi con finanziamenti a carico integrale del bilancio regionale. E’ solo la nostra particolarità di intervento e di progettualità riesce a catalizzare finanziamenti dal Ministero, quindi ci sono dei progetti che abbiamo predisposto tra cui Porto Recanati.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Prendo atto Assessore dei suoi impegni e dell’impegno del suo Assessorato.
Credo che questa materia non deve essere solo oggetto di qualche interpellanza o interrogazione da parte di qualche gruppo consiliare, come abbiamo fatto doverosamente perché è nostro compito, ma deve essere oggetto di una specifica sessione del Consiglio regionale perché questa materia è importante sotto il profilo della nostra economia marchigiana. La costa non è solo difesa ambientale, che è doverosa ed importante, ma è anche difesa di tante attività sulle quali hanno puntato le politiche regionali e nazionali. Perché tanto si è speso e si è detto sul rilancio turistico, sulla promozione delle nostre terre, delle nostre attività e dei nostri beni, tra questi sicuramente vi è una ricchezza derivante dalle nostre realtà balneari e del litorale marchigiano.
Quindi una sessione apposita per parlare del piano integrato della costa, della necessità, sotto un profilo di impegni precisi non solo da parte della Giunta ma anche della Giunta verso il Governo, quindi le scelte governative.
Una presa di posizione forte del Consiglio regionale potrà essere utile all’Assessore per andare a perorare iniziative, atti ed attività mirate al Ministero. Questa sessione potrebbe servire proprio per dare impulso ad una svolta anche di carattere metodologico. Cioè non è possibile, come dicevo in premessa, agire sotto l’onda della straordinarietà degli eventi che ogni anno si succedono, è importante mettere finalmente a regime e in maniera organica gli interventi che devono essere posti a difesa della costa particolarmente colpita in questi ultimi anni.
Abbiamo visto infatti dalle risorse che lei ha indicato l’esiguità e la parzialità delle stesse, 50 mila euro per il ripascimento a Porto Recanati è chiaro che è una entità di natura finanziaria assolutamente esigua e insufficiente.
Facciamo questo salto di qualità, noi lo auspichiamo, speriamo che la stessa sensibilità sia da parte del Governo nazionale, perché mi sembra che a livello di assessorato lei ha provato e prova a mettere questo tipo di discorso sul tappeto all’ordine dei lavori ma le risposte sono ancora assolutamente carenti. Allora il Governo nazionale con gli impegni che assume, e che ha assunto sempre negli anni con quelle forze oggi al governo ma che erano all’opposizione, deve trasferire anche qui dalle parole ai fatti le proprie volontà.
Noi saremo qui a sollecitare, e a proporre magari anche attraverso una mozione, la discussione sul piano integrato della costa perché non deve rimanere una iniziativa manifesto, cioè una proposta che rimane senza nessuna ricaduta concreta.


Interpellanza n. 23
del Consigliere Castelli
“Interventi a favore della attività turistica Bilancio 2005. Funzione 3.06.18”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interpellanza n. 23 del Consigliere Castelli è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Proposta di atto amministrativo n. 55
della Giunta regionale
“Piano degli interventi per il diritto allo studio universitario nella regione Marche per l’anno accademico 2007-2008 – L.R. n. 38/1996, art. 4”
Rinvio

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 55 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Chiedo il rinvio della discussione di questo atto perché riteniamo necessario che l’Assessore sia presente in Aula nel momento della discussione perché ci sono molti problemi relativi agli Ersu. La scorsa settimana l’abbiamo rinviato e l’Assessore non era presente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Vorrei parlare contro la proposta della Consigliera Mammoli. Sono contrario prima di tutto perché la relatrice non ci ha reso edotti della necessità di ulteriori approfondimenti. Secondo, sull’assenza dell’Assessore, abbiamo interrotto questa seduta perché non c’era mezza Giunta adesso rinviamo un punto importante e tra l’altro delicatissimo perché si tratta di programmazioni che riguardano un ente che è molto in discussione in queste settimane per la sua natura, i suoi scopi, la sua funzionalità e la sua esistenza.
Questa assenza da parte dell’Assessore che ha la delega sugli Ersu mi sembra veramente grave e censurabile.
Noi chiediamo che comunque ci sia il dibattito, che comunque venga presa la posizione da parte del Consiglio regionale su questa delicatissima materia.
Tra l’altro abbiamo intenzione di proporre un ordine del giorno collegato all’atto amministrativo che ha urgenza di essere discusso perché è da tempo che sono state fatte audizioni, incontri, lavori approfonditi in Commissione che sono arrivati a determinate conclusioni.
Allora ogni volta ci si deve assumere le proprie responsabilità e non si deve scappare, perché quando si prendono determinate posizioni poi invece si chiede un rinvio c’è qualche cosa che non quadra, il gioco delle tre carte penso non sia solo un sospetto ma anche una certezza. Questo gioco è ora che venga evitato per chiarezza e per trasparenza rispetto a tutti i soggetti coinvolti che sono tanti, sono gli studenti, i dipendenti che attendono determinate risposte, i servizi che devono funzionare.
Quindi sono contrario al rinvio e a favore della discussione oggi.

PRESIDENTE. Su tale rinvio è stata richiesta la votazione per l’appello nominale dai Consiglieri Badiali, Mammoli, Comi, iniziando dalla lettera A.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
Luciano Agostini assente
Michele Altomeni sì
Marco Amagliani sì
Fabio Badiali sì
Stefania Benatti sì
Massimo Binci sì
Giuliano Brandoni sì
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli assente
Giacomo Bugaro no
Franco Capponi no
Guido Castelli no
Enrico Cesaroni no
Graziella Ciriaci no
Francesco Comi sì
Giancarlo D’Anna no
Sandro Donati sì
David Favia sì
Sara Giannini sì
Roberto Giannotti no
Leonardo Lippi no
Marco Luchetti sì
Katia Mammoli sì
Francesco Massi no
Almerino Mezzolani sì
Luigi Minardi assente
Adriana Mollaroli sì
Rosalba Ortenzi sì
Paolo Petrini sì
Fabio Pistarelli no
Cesare Procaccini sì
Mirco Ricci sì
Lidio Rocchi sì
Franca Romagnoli no
Vittorio Santori no
Daniele Silvetti no
Vittoriano Solazzi sì
Gian Mario Spacca assente
Oriano Tiberi no
Luigi Viventi assente

(Il Consiglio approva)


Nomina
Comitato regionale per le Comunicazioni (Corecom)
Sostituzione di un componente (art. 4, comma 3, della l.r. 27.3.2001, n. 8)
Rinvio

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di un componente nel Comitato regionale per le Comunicazioni (Corecom).
Ho una richiesta di rinvio del Consigliere Pistarelli. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Fabio PISTARELLI. E’ una cosa simbolica ma abbandoniamo l’Aula perché non è possibile chiamarci per un Consiglio regionale che ha iscritto all’ordine del giorno un solo punto normativo, che viene tra l’altro da un altro rinvio, e poi fare questa sceneggiata.

PRESIDENTE. Consigliere Pistarelli non è prevista la motivazione per l’abbandono dell’Aula.


Mozione n. 63
dei Consiglieri Procaccini e Bucciarelli
“Portualità turistica”

Mozione n. 115
del Consigliere Lippi
“Infrastrutture – Porto Turistico a Porto Recanati”

(abbinate)
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le mozioni n. 63 dei Consiglieri Procaccini, Bucciarelli e n. 115 del Consigliere Lippi, abbinate. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Svolgerò una breve relazione perché secondo noi una discussione di questo tipo dovrà essere ripresa nella programmazione più generale della realizzazione delle infrastrutture e soprattutto per la tenuta delle nostre coste.
La configurazione portuale vede uno sviluppo che molto spesso è anarchico, molto soggettivo delle diverse realtà, sia istituzionali che di altra natura. Questo rischia non solo di confliggere con una programmazione fatta in loco senza una visione complessiva, ma in prospettiva rischia di creare ulteriori danni alla nostra costa. Infatti è molto diffusa la portualità diportistica soprattutto nelle zone turistiche e di costiera che molto spesso svolgono, su una fascia molto limitata dal punto di vista chilometrico, una competizione che è anche impropria rispetto allo sviluppo di quelle zone.
La nostra mozione vuole spingere la Regione Marche ad una programmazione più seria sulle infrastrutture di questo tipo perché non ci sia un “consumo” improprio del territorio, tanto più che lo sviluppo si determina sia attraverso le infrastrutture che attraverso lo sviluppo del turismo in termini di qualità.
In questi giorni la stampa parla di una possibilità cofinanziata Regione, Stato ed Unione europea sui parchi marini. I parchi marini non sono dei vincoli ma costituiscono una possibilità di sviluppo che al tempo stesso viene vanificata con la necessità di alcuni enti e di alcune amministrazioni di voler costruire a tutti i costi e cementificare in maniera ulteriore la costa. Questi casi si verificano un po’ in tutte le Marche, dal nord al sud, con la costruzione di darsene improprie, con la realizzazione di ulteriori porti turistici e addirittura con la realizzazione di alberghi di quattro, cinque, sei piani nel limitare della battigia.
Vogliamo impegnare la Regione Marche a dotarsi di un piano per questo tipo di infrastrutture.
Chiediamo alla Giunta regionale la redazione di un Piano regionale della portualità turistica da presentare quanto prima all’approvazione di questo Consiglio regionale.
Facciamo un appello accorato al Presidente Spacca e agli Assessori competenti, che so che da questo punto di vista hanno una spiccata sensibilità – ad esempio c’è stato un convegno a Numana dove, lo ho visto dai resoconti della stampa, l’Assessore Amagliani ha preso degli impegni significativi –.
Quindi prima che sia troppo tardi la Regione Marche dovrebbe dotarsi di un piano regionale della portualità turistica, sapendo che le competenze sono diversificate perché alcune attengono alla Regione in quanto tale, altre al Ministero ed altre ancora ad altri enti sovraregionali e sovranazionali preposti alla tutela della costa.
Tuttavia la necessità della programmazione ormai è rinviabile ed è per questo che il gruppo dei Comunisti Italiani chiede al Consiglio regionale di approvare questa mozione.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Mozione n. 63. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. C’è stata una richiesta da parte delle rappresentanze sindacali dell’Ersu di incontrare i Presidenti dei gruppi consiliari i quali hanno dichiarato la loro disponibilità. Quindi la seduta è sospesa, riprenderemo con il punto 6) all’ordine del giorno.

La seduta è sospesa alle ore 11,30


La seduta riprende alle ore 12,15


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Chiedo, per una motivazione lapalissiana, l’anticipo della mozione n. 175 a firma mia e di altri Consiglieri, relativa alla questione dell’autorizzazione e della concessione alle nuove centrali Api. E’ la terza mozione nell’ordine dei lavori, ne chiedo l’anticipo vista l’urgenza assoluta.

PRESIDENTE. C’è una proposta di anticipo. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Mozione n. 175
dei Consiglieri Benatti, Brandoni, Binci, Comi, Mollaroli, Procaccini, Rocchi, Ortenzi
“Realizzazione di nuove Centrali Energetiche in località Falconara M.ma e San Severino Marche”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 175 dei Consiglieri Benatti, Brandoni, Binci, Comi, Mollaroli, Procaccini, Rocchi, Ortenzi.
Ha la parola la Consigliera Benatti.

Stefania BENATTI. Con la presentazione della mozione n. 175 i colleghi sottoscrittori hanno voluto portare all’attenzione del Consiglio regionale la necessità di far conoscere ufficialmente al Governo nazionale la volontà avanzata da soggetti privati per realizzare due nuove centrali energetiche a ciclo combinato di potenza superiore a 300 megawatt in località Falconara Marittima e San Severino.
In entrambi i casi registriamo la contrarietà di tutti gli enti locali direttamente o indirettamente interessati, i Comuni suddetti, i Comuni limitrofi, le Province di Ancona e Macerata.
Oggi proponiamo di unire a queste la voce dell’intera comunità marchigiana rappresentata da questo Consiglio regionale e lo facciamo in coerenza e continuità con importanti atti di indirizzo e di amministrazione: il Piano energetico ambientale regionale, per Falconara la dichiarazione di alto rischio e di crisi ambientale, il Piano di assetto idrogeologico.
Esprimiamo un no alla realizzazione dei due impianti con motivazioni oltre che tecniche anche politiche, rappresentando le ragioni dei territori interessati già espresse dai Comuni e la volontà di noi stessi eletti dai cittadini e ribadendo perciò anche la non conformità agli strumenti urbanistici comunali e provinciali e l’estraneità ai modelli di sviluppo che abbiamo scelto per la nostra regione.
E’ dunque il nodo politico il primo che dobbiamo sciogliere. Nell’Italia del nuovo Titolo V della Costituzione della pari dignità dei Governi e delle Assemblee, dalle città allo Stato, non è forse più forte che mai il principio di autodeterminazione di un Comune, di una Provincia e di una Regione? E quando trattasi di impianti o di progetti sovraregionali ha senso ancora parlare di democrazia, di governo, di governance, come va di moda anche oggi nella nostra Regione? O siamo schiavi di un inevitabile determinismo per cui a decidere sono organi tecnici ai quali con leggi, regolamenti e statuti abbiamo delegato?
E’ giunto il momento in cui la maggioranza che governa questa Regione affronti definitivamente e inequivocabilmente con competenza e determinazione questa questione.
Con competenza dica no per quello che attiene le proprie responsabilità, con determinazione affronti la questione con il Governo nazionale che pienamente ci rappresenta, perché per un verso od un altro, con questo o con quello strumento giuridico la risposta ai due progetti deve essere no. Su questo si misurerà la coerenza del centro-sinistra indipendentemente dal livello di Governo che esprimerà il giudizio.
Non intendo oggi entrare nel merito tecnico, non perché non ci interessi ma perché credo interessi altri livelli di discussione, per esempio la Commissione consiliare competente, il confronto con i due Ministeri interessati, la Conferenza Stato-Regioni.
Invito i colleghi ad approfondire anche il merito tecnico perché credo raggiungeremmo conclusioni analoghe a quelle politiche, in relazione agli obiettivi di Kyoto, all’ultimo accordo del G8, alla energia del nostro Paese, all’attuale offerta, all’offerta futura dopo la realizzazione di impianti nazionali in corso di approvazione, per finire con la congruità dei due impianti allo scenario nazionale e mondiale.
Attendiamo di conoscere quali iniziative la Giunta ha adottato e quali intende adottare per supportare la decisione politica in sede tecnica e amministrativa e anche per rispondere alla bozza di parere sul progetto Api di Falconara attualmente all’esame della Commissione nazionale VIA. Sulla questione VIA voglio spendere una parola a titolo personale. A beneficio dei colleghi che non l’hanno visto, il famoso parere di cui si parla da qualche giorno sui giornali, è un parere predisposto da un gruppo di lavoro per la Commissione VIA. Sarà ufficiale quando la Commissione l’approverà, ma è bizzarro e stupido dire che non esiste e che non c’è un pronunciamento, sarebbe come dire che questa mozione che discutiamo e votiamo oggi ieri non esisteva.
Il parere è anche corposo, cinquantaquattro pagine, dal mio punto di vista come Consigliere peraltro non esperto, è in alcuni punti opinabile, per esempio valuta atti del Consiglio come il Pear sulla base dei giudizi che ha espresso l’Api, ma ancora una volta la politica preferisce ricercare chi ha dato la notizia e criminalizzarlo anziché esprimersi nel merito. E’ capitato ad un Ministro, è capitato a un deputato, è capitato anche a me, che sbagliando ho firmato con altri colleghi un comunicato che mette in dubbio la professionalità dei giornalisti Rai e di carta stampata che hanno dato la notizia. Mi dicono che qualcuno è arrivato anche alle minacce di querele o altro. Io invece faccio pubblica ammenda e mi scuso. Nel nostro mestiere talvolta capita di fare cose in fretta e superficialmente, così è stato fatto in questa occasione dove non ho pesato le parole, perché abbiamo detto che il documento sarebbe stato spacciato come un documento ufficiale, invece andando a riguardare sia il testo dell’intervento in audio alla Rai che nei giornali credo che era stato riportato correttamente. Questa non è per me una giustificazione sufficiente a superare un giudizio politico, ma mi auguro che visto che è la verità dimostri almeno la mia buona fede e quella dei colleghi.
Ritornando alla mozione, a parte questa doverosa digressione, con semplicità invito i colleghi a votare la stessa, e il Presidente della Giunta, che mi auguro leggerà almeno il resoconto di questa seduta, a chiedere un incontro urgente con i Ministri dell’ambiente e delle attività produttive per concertare a livello istituzionale come corrispondere alle richieste della comunità marchigiana e al tempo stesso dare risposte credibili alla richiesta del Governo di partecipare come Regione alla copertura del deficit energetico nazionale.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Condivido l’intervento della Consigliera Benatti, anche io sono tra i firmatari della mozione.
La mozione risponde alla necessità politica di comunicare al Governo e al Ministero anche in questa fase, che poi non è più preventiva alla luce della proposta di parere del gruppo tecnico della Commissione VIA, la posizione della Regione Marche e della sua maggioranza di sostenere le previsioni del Pear dove si dice che non faremo ricorso a grosse centrali come quelle previste all’Api e a San Severino superiori a 300 megawatt, che il Piano energetico regionale si baserà su centrali che fanno ricorso a idrocarburi di dimensioni inferiori ai 100 megawatt, quindi di medie dimensioni, e sulla cogenerazione distribuita per gli impianti più piccoli che utilizzano sia il calore che il raffreddamento, e che punti con forza anche sulle energie rinnovabili.
Oltre che sul Pear il giudizio riguardo a queste centrali, in particolare a quella dell’Api, si basa anche sul sito su cui va a realizzarsi, che è un’area dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale, è un sito di interesse nazionale da bonificare e che gli strumenti urbanistici del Comune di Falconara prevedono l’incompatibilità di questi impianti in quanto a ridosso dell’abitato.
Quindi sono importanti tutte queste valutazioni, come pure per lo studio delle motivazioni riguardo alla proposta di parere è bene che gli uffici regionali diano una valutazione e che soprattutto gli enti locali abbiano la possibilità di rispondere per quanto di loro competenza.
Un’altra questione, evidenziata dalla Consigliera Benatti, è quella della determinazione da parte di tutti gli enti locali della bassa Vallesina sulla contrarietà a queste nuove centrali.
E’ importante che il Consiglio regionale si esprima sull’invito alla Giunta regionale di comunicare al Governo e al Ministero competente la non conformità ai due progetti negando quindi l’intesa prevista ai sensi della legge n. 55 del 2002.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Sono rientrato in Aula, Presidente, solo per questo aspetto che tra l’altro è stato anticipato, ritengo tra l’altro che la questione meritasse una partecipazione maggiore da parte della maggioranza. Mi sarei aspettato di intervenire sentendo la posizione ufficiale della Giunta regionale, perché in questa circostanza, ma come in molte altre, questa Regione non esprime mai una posizione chiara e netta sulle cose determinando una grande incertezza sia nelle popolazioni che nel sistema delle imprese quando si tratta specialmente di interventi di programmazione. Quindi sarei stato molto contento di sentire una posizione univoca, come non è invece apparsa sulla stampa, da parte della Giunta regionale.
La nostra posizione è differenziata ecco perché chiederemo per la mozione una votazione per parti separate.
Noi siamo molto meno umorali nel modo di ragionare e riteniamo di dover valutare le due posizioni diversamente.
Quella di San Severino è assolutamente un impianto da rigettare, sia per la sua ubicazione, quindi lontano da qualsiasi centro di utilizzo e soprattutto per l’impossibilità dell’uso della cogenerazione distribuita indispensabile oggi che consegue la realizzazione di una centrale turbogas ubicata molto distante da qualsiasi possibilità di utilizzo.
La nostra posizione è differenziata sulla situazione Api. Vediamo la proposta dell’Api come una proposta di riqualificazione di un’area già ambientalmente compromessa. Non diciamo che quello che è proposto sia la soluzione ideale ma questa va trattata sotto un aspetto puramente industriale e ambientale.
La nostra posizione è questa, cioè la valutazione del progetto di riqualificazione dell’area Api, anche con impianto di cogenerazione, magari dismettendo altre funzioni che quell’area oggi ha sotto il punto di vista di prestazioni industriali e di impatto ambientale, quindi una valutazione razionale, non umorale, di tutta questa proposta.
Il fatto che ci rende così attenti alla proposta venuta dall’Api è perché in quella ubicazione è possibile oggi pensare ad impianti di cogenerazione che abbattono totalmente anche un eventuale impatto di un nuovo impianto, sia per servire la stessa città di Falconara ma addirittura per la stessa città di Ancona.
Quindi siamo a disposizione della Giunta e della Commissione per valutare il progetto di Falconara in un’ottica di estrema responsabilità dal punto di vista ambientale e industriale.
Questa è la nostra posizione ragionata e ragionevole. Ritengo anche da tenere in considerazione che l’amministrazione di questa Regione non può più ragionare, avendo la responsabilità del governo, in modo umorale ed ideologico sulle questioni che riguardano molto spesso l’ambiente.
Per rimanere in Aula vi chiedo di votare questo documento per parti separate, altrimenti non lo voteremo.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. E’ soltanto una dichiarazione di voto in quanto ho firmato la mozione che è stata illustrata quindi è chiaro che sono d’accordo. D’altro canto l’illustrazione della Consigliera Benatti fatta in maniera molto articolata, precisa e appassionata ha chiarito tutti i termini della questione.
Volevo aggiungere soltanto alcuni punti. Siamo tutti consapevoli che c’è un deficit di energia all’interno di questa regione, non lo nascondiamo, ma riteniamo anche che possa essere risolto e quanto meno si debba lavorare affinché questo deficit possa esser tutto o in parte risolto attraverso gli altri strumenti.
Uno di questi strumenti è previsto all’interno del Piano energetico ambientale regionale. Se siamo stati tra le prime Regioni che ha disposto questo Piano, quindi siamo all’avanguardia su questa sensibilità da un lato di carattere ambientale e dall’altro anche di carattere energetico, non possiamo far finta che questo non esiste.
Sono contraria all’insediamento di queste centrali anche perché le popolazioni e le amministrazioni delle aree in cui dovrebbero essere collocate hanno preso chiaramente posizioni nei confronti di queste due nuove mega centrali.
Siccome non sono abituata a dire che tutto va bene purché non in casa mia o, come si usa dire, non nel mio giardino, quindi non va bene a Falconara e non va bene a San Severino, e quello che succede a San Severino non mi riguarda personalmente ma mi riguarda come Consigliere regionale.
Quindi non va bene a Falconara perché in quell’area c’è una concentrazione che è insostenibile, non va bene perché era stato garantito che la Turbogas di Jesi sarebbe stato l’ultimo impianto in questa realtà, e adesso ci ritroviamo con la proposta di uno ancora più grosso, non va bene perché non fa parte del Pear quindi non è il luogo adatto per l’installazione di questa ulteriore centrale. La politica viene prima della volontà di business che pure è legittimo.
Non va bene nemmeno quella di San Severino per i motivi che hanno detto altri, e torno a dire che mi riguarda non perché è il territorio in cui sono stata votata direttamente ma perché sono Consigliere regionale e quindi devo pensare per quanto possa fare per tutta la regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Ritengo che questo sia uno dei problemi più importanti e più delicati che questa Assemblea è chiamata a dibattere.
In via preventiva non mi trovo d’accordo con chi ha avuto l’ardire di modificare il Titolo V della Costituzione dando alle Regioni una competenza così importante in un settore così strategico che nella mia visione è al pari al sistema della difesa e al sistema della politica estera, perché in un Paese che vuole concorrere in uno scenario mondiale l’energia deve essere di competenza esclusiva dello Stato centrale.
Noi non possiamo competere nel mondo se abbiamo venti Stati in giro per l’Italia e ognuno si fa il suo Piano energetico.
Le Marche sono testimoni di una carenza di produzione energetica, tra l’altro c’è un cavo di linea, il GRTN, che passa per tutta la Regione e che trova nelle Marche uno dei punti di maggior sfasamento che se non sanato in tempi brevi, e questo Pear non sta dando le risposte, creerà problemi a tutta la linea nazionale per le cadute di tensione, è fondamentale la necessità di una stabilizzazione di questa importante linea nelle dinamiche di distribuzione dell’energia elettrica di tutta Italia. Tra l’altro le micro-centrali previste dal Pear altro non sono che delle punture di spillo in quel tipo di linea, i tecnici lo sanno bene.
Arrivo alla vicenda dell’Api. Voglio ricordare a questa Assemblea che il rinnovo della concessione ventennale non l’ha dato la Casa delle Libertà, l’ha dato la scorsa legislatura il centro-sinistra, un rinnovo ad una raffineria per venti anni, cioè di liquidi fossili che sono nel loro trattamento quanto di più inquinante ci possa essere.
Oggi la Società Api sta proponendo a questa Regione, facendolo in maniera molto seria e con dati alla mano, una conversione di un sito che abbassa le immissioni che attualmente il sito dell’Api produce. Questo non lo dice Bugaro, che è l’ultimo degli arrivati, ma lo dicono i tecnici, e che tecnici!
L’altro giorno è successo, ciò di cui abbiamo avuto notizia dalla stampa, che i tecnici del Ministero dell’ambiente che devono valutare la VIA hanno semplicemente redatto un verbale, che non doveva uscire sulla stampa, che è propedeutico al lavoro della Commissione che poi deve deliberare in maniera definitiva il parere sulla fattibilità o meno da parte del Ministero dell’ambiente sulle nuove centrali dell’Api.
Non so il perché o il come, su questo ci sono diverse scuole di pensiero, il lavoro dei tecnici che compongono la Commissione sia uscito preventivamente. Devo dire che in quel documento che ho avuto modo di leggere ci sono delle motivazioni estremamente serie e tutte portano ad un risultato. Qualora ci sia la conversione del sito dell’Api questo sposterebbe la produzione che avviene sul territorio dalla raffinazione sempre più verso la produzione di energia che è quanto di più necessario ci possa essere per il nostro territorio che, ricordiamocelo, ha un gap di oltre il 50% della produzione di energia – poi farò anche un inciso su ciò che sta prevedendo l’authority sulle energie in questo senso –. Questa Commissione ha stabilito, e lo stabilirà in maniera definitiva quando la Commissione ministeriale darà il parere definitivo che si poggia su questo tipo di lavoro, che qualora venissero fatte le centrali così come previsto dall’Api, le emissioni si abbasserebbero in maniera notevolissima e ci sarebbe tra l’altro anche una stabilizzazione degli attuali problemi che caratterizzano la nostra linea elettrica.
Oggi abbiamo un prezzo dell’energia che è uguale su tutto il territorio nazionale. L’authority per l’energia sta studiando ed è imminente, e questo trova d’accordo sia il Ministro Bersani che il Presidente del Consiglio, di differenziare nel prossimo futuro regione per regione il prezzo dell’energia, mettendo in mora quelle regioni che non riusciranno a stare al passo con i tempi, cioè che non riusciranno a produrre il numero di kilowatt necessario al proprio fabbisogno. Le Marche sarebbero in questo caso una delle più penalizzate d’Italia, posto che le Marche non sono una regione del Mezzogiorno d’Italia, una regione che ha un gap di sviluppo notevole, ma viceversa la regione più manifatturiera d’Italia e che si è sempre caratterizzata per una forte vivacità per il suo tessuto produttivo.
Quindi significherebbe un aumento immediato delle tariffe energetiche che ricadrebbero sia sui privati cittadini che sulle aziende e sui costi della produzione.
Questo è un fatto che gioco forza accadrà da qui a poco tempo, e sappiamo perfettamente che il Pear così come è strutturato e così come è pensato non riuscirà, come il caso necessita, a dare quelle risposte in termini di produzione di energia.
Per me questa mozione è completamente da rigettare. Voglio dire anche un’altra cosa. Per carità, non dico che l’Api faccia tutto quanto bene, non è nelle mie e nelle nostre intenzioni, certamente è da apprezzare lo sforzo che l’Api sta facendo nel fronte della sicurezza, ma non è mai abbastanza.
Quindi il Consiglio regionale deve promuovere tutte quelle iniziative che servono ad essere di stimolo concreto, non solo urlato ma fattivo affinché l’Api investa sempre in maniera seria e costante sulla sicurezza, sia per la sicurezza delle persone che lavorano in quel sito sia per l’esterno e quindi per l’ambiente.
Mi sembra che la posizione dei sindacati Cgil, Cisl e Uil sia univoca, l’altro giorno sui giornali è stata netta ed inequivocabile rispetto alla conversione di parte del sito in produzione di energia elettrica, è stata a difesa dell’azienda e soprattutto dei lavoratori e delle positive ricadute economiche, e non solo ambientali, che la costruzione di quelle centrali avrebbe nell’intero circondario.
Mi piacerebbe, ma so di chiedere uno sforzo eccessivo, che ci fossero posizioni meno preconcette, meno ideali e ideologizzate su questa questione. Perché, guardate, questa è una di quelle questioni su cui le Marche si giocheranno la competitività del proprio territorio, è una di quelle vicende che intesta alla Giunta regionale tutte le proprie responsabilità. Su questa vicenda ci giochiamo una parte della futura competitività del sistema produttivo delle Marche, è inutile fare “spallucce” perché è così! E chi ha a che fare tutti i giorni con i sistemi produttivi lo sa bene.
Ho apprezzato la posizione moderata dell’Assessore della Giunta regionale all’industria, che capisce bene, avendo a che fare tutti i giorni con i problemi delle produzioni e che si confronta con il mondo produttivo quotidianamente, di cosa stiamo parlando.
Assessore Amagliani lei ha una grande responsabilità, la utilizzi al meglio nell’interesse dei marchigiani, perché dalle decisioni che verranno fuori da questa Aula si avrà il bene delle Marche e del suo sistema produttivo che è il cardine della nostra società, se lo ricordi bene!

PRESIDENTE Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Ci troviamo di nuovo a dover affrontare una tematica molto delicata che riguarda la Centrale dell’Api di Falconara in una situazione abbastanza complessa.
Che cosa voglio dire? Questa mozione è stata presentata dopo un ulteriore incidente verificatosi nella raffineria Api nonostante tutte le precauzioni e le previsioni di rafforzamento della prevenzione nella gestione degli impianti.
Si è verificata un’altra situazione che indubbiamente fa capire che le cose non vanno bene sul piano della prevenzione. Il fatto che qua ci si preoccupa di dire no alla centrale è legittimo per diverse questioni. Una questione che viene sempre evitata è che purtroppo questi incidenti accadono a Falconara, cioè si parla sempre della raffineria Api che non sta in una parte non identificata della nostra regione, sta a Falconara!
La cosa che mi preme è che non è più possibile parlare dell’Api senza pensare alla città di Falconara, città di 28 mila abitanti che ha a che fare con una situazione che se non assunta in termini complessivi, non solo di tutela ma di rapporto con l’azienda, non andiamo da nessuna parte. Anche perché l’Api, centrale o non centrale, comunque fino al 2020 rimane lì e si raffina, ma probabilmente anche dopo il 2020, perché c’è una strana idea da parte di alcuni miei concittadini che dal 2020 lì potremo far nascere un’oasi con le palme e con i banani.
Non è così! Purtroppo l’errore di aver piazzato alle foci dell’Esino un impianto di quel genere è stato fatto da anni e probabilmente, fino a che non cambieranno le forme di produzione energetica in maniera definitiva, spero in termini positivi cioè quando troveremo forme alternative, in quel sito faremo altre cose, ma sicuramente in quella spiaggia dato che per larga parte è di proprietà dell’Api non ci faremo nulla.
Questo è il non senso di atteggiamenti strani che vengono tenuti e alimentati anche ardatamente nella città, fagocitando degli atteggiamenti molte volte non molto positivi rispetto a chi ci vive intorno.
Penso per esempio al quartiere del fiume Esino e al quartiere di Villanova che sono nelle immediate adiacenze della raffineria e che fino ad oggi nessuno ha pensato di mettere più in sicurezza di quanto oggi non lo siano. Quindi questa situazione, secondo me, deve svoltare.
Faccio appello all’Assessore Amagliani perché questa questione venga affrontata in termini complessivi, cioè sia in termini ambientali sia in termini industriali che in termini urbanistici.
Pensate che a Falconara nella passata consigliatura si è addirittura pensato di fare un contratto di quartiere a fiume Esino, proprio davanti alla centrale dell’Api. Sostanzialmente la mano pubblica è così intelligente – adesso lasciamo perdere le responsabilità – che si investono denari freschi per implementare ulteriormente un quartiere davanti alla raffineria!
Secondo me stiamo un po’ andando verso la follia. Del resto la follia, secondo me, è frequente un po’ da tutte le parti, quando in questa regione non ci si rende conto – qui sono d’accordo con quanto dice il Consigliere Bugaro – che abbiamo bisogno di energia dato che siamo ancora la regione più manifatturiera d’Italia. Non renderci conto, anche noi Consiglieri, che abbiamo questa esigenza è mettere la testa sotto la sabbia. Non possiamo pensare che per la nostra industria, sulla base di parametri più o meno fantastici o fantasiosi, risolveremo il problema energetico da qui a quindici anni.
Oppure, qualcun ha inventato che siccome produciamo raffineria siamo a posto con l’energia, dopodiché l’energia elettrica ce la deve dare qualcun altro. Voglio vedere chi ce la dà!
Queste considerazioni vanno assunte con la piena responsabilità e consapevolezza. Non si può ancora continuare a confidare su delle soluzioni che non riescono a ritrovarsi. In altre regioni d’Italia, ma anche in altri Paesi, perché possiamo alzare lo sguardo in una Europa sempre più integrata e sempre più vicina, ci sono impianti che danno la massima sicurezza e che sono utilizzati tranquillamente. Capisco che quando si fa un impianto non si fanno le “pastarelle”, come si dice da un po’ di tempo quando si parla di impianti di cogenerazione.
Quello che è successo quattro anni fa in Val d’Aso ve lo ricordate? E’ stato uno schiaffo alla nostra intelligenza, abbiamo detto no ad una centrale di cogenerazione in una vallata che non solo si metanizzava – e ancora il metano non ce l’hanno – ma addirittura portavamo energia a quegli stabilimenti che davano la possibilità a molte industrie di rilevanza mondiale di avere l’energia sufficiente. E ancora oggi qualche volta bisogna interrompere la produzione perché non arriva l’energia.
Questo problema va affrontato in termini molto responsabili ma al di fuori delle appartenenze o delle posizioni più o meno ambientaliste, perché ritengo che al di là della querelle che è nata con gli Stati Uniti d’America tutti quanti noi siamo molto legati a che il nostro ambiente sia tutelato al massimo. Chi di noi è più “verde” di quell’altro! Faremo una gara da questo punto di vista ma qui dobbiamo renderci conto che al di là delle ideologie, al di là delle stupidaggini, dobbiamo essere seri nel cercare di risolvere i problemi che ci sono e che abbiamo davanti. Poi è chiaro che viene fuori, se non si affrontano adeguatamente e con tempestività, anche la impossibilità di fare una centrale a biomasse, e nascono comitati che diventano comitati politici, ecc.. Queste cose o si affrontano con la saggezza di prevenire la ragionevolezza di alcune condizioni per poter realizzare le opere indispensabili oppure non faremo più niente.
In questo Paese, in questa nostra regione non costruiremo più niente perché tutti abbiamo paura di qualche cosa che neanche si conosce. Non è un caso che abbiamo in capitali europee, quasi al centro della città, inceneritori che sono assolutamente e plausibilmente non inquinanti, però noi da questo punto di vista non ci riusciamo. E’ vero o non è vero?! Sono dei pazzi quelli che l’hanno costruiti o siamo noi che abbiamo delle paure che non esistono? Ovviamente dopo abbiamo la situazione della Campania.
Se non vogliamo che la politica si allontani definitivamente dai cittadini, e qui non è un problema di maggioranza o di minoranza ma è un problema che riguarda tutti, la disaffezione alla politica se non siamo in grado di guidare le questioni probabilmente aumenterà.
La mozione ovviamente prende atto di una questione, il nostro piano regionale di sviluppo ha dei paletti che non sono superabili da questioni che non sono in sintonia con il Piano energetico, quindi è chiaro che da noi il Piano energetico da noi prevede dei limiti e fino a che quei limiti non verranno rimossi noi non possiamo fare niente. Pertanto dovremo ricominciare a pensare in qualche modo affrontare questa tematica, Assessore qui il problema degli investimenti su queste centrali se non arrivano dovremo prenderne atto perché l’energia ci serve. Continuare ad insistere su una situazione che non va avanti credo sia colpevole da parte nostra, dopo possiamo anche cercare di ragionarci in tutti i modi per arrivare ad un obiettivo comune.
Ritorno a discutere sul fatto che indubbiamente la questione di Falconara è centrale rispetto alla decisione che viene assunta da una azienda che invece di cercare un rapporto diverso con la città, perché è anche compito dell’azienda, questo non si riesce a fare.
Bisogna cambiare radicalmente il rapporto perché una città in queste condizioni non può andare avanti, non può essere governata una questione come questa nei termini come li stiamo affrontando, bisogna assolutamente metterci la testa. Perché credo che rispetto alle nuove tecnologie il discorso va verificato e va anche compreso di che cosa stiamo parlando. Ritengo che molta parte dei nostri ragionamenti vengono fatti su basi di conoscenza che non sono fino in fondo accettabili.
Quindi rispetto a questo documento presentato dalla maggioranza con le osservazioni che ho fatto non ho problemi di accettarlo visto e considerato che con il piano energetico siamo a questo punto, però ritengo che da oggi in avanti dobbiamo aprire una discussione a tutto campo cercando di entrare dentro i problemi per quelli che sono. Su Falconara, visto che c’è un atto che prevede che quella città è in un’area ad alto rischio ambientale, abbiamo allargato i confini forse un po’ troppo, quindi dobbiamo riprendere un ragionamento per difendere questa comunità che fino ad oggi ha sopportato un carico di sacrificio ambientale, e non solo, di notevole portata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Il tema è importantissimo, questa Aula se ne assume la responsabilità dovuta a livello politico ma dietro c’è tutta una questione tecnica che non si può sottovalutare e che deve essere parallela a quello che la politica deve poi prendere come decisione.
Il problema energetico non si può affrontare con la visione esclusiva di contrapposizione, va visto con un’ottica - come è mio stile - di esame attento, di concertazione continua e costante e soprattutto di un patto che deve essere stipulato su correttezza informativa e su correttezza delle notizie che vengono dettate da esigenze particolari.
Penso che tutti non possiamo più rinunciare ai benefit perché è facile dire risparmiamo energia, cominciamo a dare un esempio anche noi spegnendo l’aria condizionata, spegnendo tutti quegli strumenti che oggi si dotano e si servono di energia elettrica e di qualsiasi natura. Questo come cittadini che vogliono bene all’ambiente possiamo anche farlo. Allo stesso tempo ci sono delle esigenze a cui non possiamo rinunciare, la tecnologia ormai è avanzata e le attività che sono connesse alla tutela della vita stessa, Penso, ad esempio, ad una struttura come quella di Torrette, toglietele l’energia elettrica e vedrete quello che potrebbe succedere alla sanità soprattutto in termini di salvezza della vita umana!
Quindi nessuno può pensare oggi di tornare al 1500-1600 dove non c’era l’energia, ma allo stesso tempo non possiamo neanche realizzare opere che mettono a rischio la vita delle persone.
Ho voluto fare questa premessa senza approfondire molto l’argomento perché il dibattito sarebbe molto ampio.
Chi gestisce questa società a livello politico deve affrontare questo tema in modo da garantire per il futuro con il percorso di programmazione di queste risorse fondamentali, parallelamente alle risposte attuali di ridimensionamento, di ristrutturazione e di ridisegno di opifici, strutture pericolose per l’ambiente, di riqualificazione e di riconversione, allo stesso tempo affrontare il tema energetico dando risposte con le energie alternative che oggi la tecnologia ci mette a disposizione.
In questo modo l’argomento del fabbisogno viene soddisfatto, l’argomento della risposta ai cittadini che si preoccupano della salute viene garantito, e che chi opera le scelte che si fanno in quest’Aula abbia una unanimità di consensi che vanno nella direzione di dare il servizio e allo stesso tempo quella di dare la risposta alle preoccupazioni dei cittadini. Oggi i cittadini, come vedete, si associano in comitati, superano quello che a volte viene meno nel dibattito della politica. Ormai i partiti sono costruiti in caste, ci sono i padroni dei partiti, ci sono strutture ormai obsolete che vanno riviste, però noi che siamo oggi in questa Aula non ci possiamo far superare da comitati che si costituiscono quotidianamente contro qualcosa.
Allora se c’è una colpa che dobbiamo assumerci come politici è quella di non discutere in modo approfondito e più spesso questi temi, si potrebbero risolvere molte di queste contraddizioni e contraddittori che fanno instaurare i comitati. Questa Aula dovrebbe rimanere permanentemente convocata su questi temi fondamentali per dare risposte concrete ai cittadini che le chiedono.
Allo stesso tempo dobbiamo avvalerci di tutto il supporto tecnologico e di innovazione che ci mette a disposizione il mondo scientifico e dare con questo supporto risposte per il futuro. Tanti problemi si risolverebbero a monte, si eviterebbe la sfilata dei sindaci, dei cittadini, dei comitati e il continuo ripetersi di dibattiti contro. Basta il “no tav”, basta il “no pav”, la politica deve riappropriarsi del suo ruolo fondamentale che è quello di rappresentare e dare risposte concrete ai cittadini.
Bisogna togliere le barricate di contrapposizione e mettersi intorno al tavolo per discutere questi temi e trovare la soluzione ottimale che la collettività richiede.
Naturalmente prevale la maggioranza, no quella politica che si forma a livello di elezione, ma quella dei consensi che si raccolgono sul territorio con formule di discussione e soprattutto di concertazione che sono quelle più attive e fondamentali.
Con questi strumenti riusciremo a superare quegli ostacoli insormontabili che dividono a volte maggioranza e opposizione ma che dividono anche i cittadini, addirittura fratelli dentro le stesse case. Questo non ce lo possiamo più permettere, siamo una delle società con una democrazia compiuta quindi non possiamo tornare agli albori di questa democrazia ma dobbiamo dimostrarla con conseguenti azioni che un consesso come questa Aula deve dare in termini di risposte concrete ai cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Svolgerò un breve intervento perché condivido nella sostanza la relazione della collega Benatti, anche nella parte autocritica dove si assume una sconfitta della politica rispetto ad una delega che ormai da troppi anni a questa parte è stata data alla tecnocrazia.
La seconda Repubblica si caratterizza infatti come la rinuncia alla programmazione e assume la connotazione della compatibilità tecnica, e molto spesso la programmazione viene vanificata dai rapporti di forza politici ed economici che si trovano qua e là a seconda delle necessità.
Secondo noi c’è anche un’altra seconda sconfitta della politica, cioè che di fronte alla compatibilità tecnica, dentro la stessa programmazione quando parliamo del Piano energetico ambientale regionale, l’insorgenza di proteste e comitati, che comunque vanno ascoltati, rischiano o prevedono di modificare anche la stessa risultanza tecnica, vanificando la struttura del servizio che nelle Marche è di altissimo livello, d’altro canto rischiando di vanificare anche le risultanze del Piano energetico regionale.
Per quanto riguarda la riduzione dei consumi, la produzione di energia alternativa cioè le biomasse, l’eolico, il solare, e l’idroelettrico, quest’ultimo tra l’altro permetterebbe una seria politica di sistemazione delle aste fluviali, in definitiva, secondo la nostra visione, il Piano energetico ambientale regionale non è un atto contro, non è per dire no a qualcuno, compie una scelta politica e la compie rispetto al tessuto economico e sociale della nostra regione che è composta di piccole realtà, che è composta di una popolazione per certi versi rarefatta, e attiene soprattutto alla necessità e alla possibilità di realizzare piccole e medie centrali. Soprattutto compie la scelta non solo di attenersi ai protocolli internazionali, prima di tutto quello di Kyoto, ma in primo luogo alla priorità del risparmio energetico.
Il Piano energetico ambientale regionale, seppure avanzatissimo e tra i più importanti del nostro Paese, trova già nelle Marche una situazione in larga parte compromessa, di fatto la produzione energetica che esiste è del tutto residuale perché in larga parte è in mano a grandi centrali private come l’Enel che in parte è anch’essa privatizzata.
Per questa parte condivido le affermazioni del Consigliere Bugaro quando dice che l’energia è al pari della difesa e, secondo noi, anche dell’istruzione e della sanità, che essendo strategiche devono rimanere in capo allo Stato. Pensare ad una autonomia energetica regionale, così come ormai fanno le leggi e le direttive dell’Unione europea, attiene ad una situazione gravissima che rischia una competizione e anche lo snaturamento dei territori regionali. In particolare nelle Marche questa opzione rischia di accentuare il divario in un sistema competitivo, che noi non condividiamo, della proprietà privata dell’energia che è una fonte prioritaria.
Proprio in questi giorni la stampa parla di un gruppo di scienziati internazionali che stanno emettendo forme di energia alternativa rinnovabile, quella sì alternativa, addirittura senza fili.
In maniera molto schematica, perché non ne ho il tempo, ho voluto svolgere questo ragionamento, cioè quello che bisogna stare attenti alle contraddizioni, ai paradossi, stare attenti a non giustificare e cavalcare tutto nel territorio, perché il rischio è, per esempio per le centrali delle biomasse, dell’eolico e del solare cioè le piccole centrali compatibili con il Piano, che se prendiamo gli applausi da chi dice di no le centrali previste non si faranno, e il paradosso è che in quelle stesse realtà si faranno le mega centrali perché le autorizzazioni saranno date dal Ministero.
Ecco perché noi Comunisti Italiani che vogliamo parlare il linguaggio della chiarezza vogliamo attuare la programmazione e soprattutto bloccare le mega centrali oltre i 300 megawatt perché non sono compatibili con la programmazione regionale. Quella di Falconara è una realtà già compromessa e non è, come diceva il Consigliere Luchetti, riferita solo a Falconara città ma è una realtà che riguarda un comprensorio molto più vasto.
Stiamo attenti anche al problema della sicurezza, e in questo non condivido quello che diceva il Consigliere Bugaro, perché la sicurezza è fatta di una filiera complessiva e il 4 aprile l’incidente dello sversamento dell’Api successivamente ha messo in luce la fatiscenza di elementari principi della sicurezza, tant’è che un vigile del fuoco è caduto in mare rischiando di morire per una transenna logora e arrugginita. Non dimentichiamo che nell’arco di poco tempo in quella realtà sono morti tre operai.
Ecco che il problema della sicurezza va sempre messo al primo posto e la sicurezza non va mai separata dal posto di lavoro. Guai a chi pensa ad una visione asettica dell’energia e della produzione energetica alternativa e che si disinteressa dei livelli occupazionali, compierebbe un gravissimo errore. Quindi non dobbiamo separare l’occupazione dalla sicurezza.
Sapendo che le competenze sono variegate e in un sistema improprio di federalismo pasticciato non si sa quali possibilità ha la Regione per dire di sì o di no, mentre si sanno troppo bene le competenze statali e ministeriali, bisogna con chiarezza dire un no netto alla centrale che dovrà insistere tra i comuni di Treia, Pollenza e soprattutto San Severino Marche che è baricentrico rispetto a questa possibile ubicazione.
Se Falconara è compromessa va risanata, va sistemata, vanno incentivate le centrali previste dal Piano, non dobbiamo compiere l’errore di compromettere altre realtà che non darebbe sicurezza alla produzione di quantità e di qualità e soprattutto si andrebbe a compromettere un territorio evocato all’agricoltura e al turismo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Vorrei fare un appello inerente al Piano energetico ambientale. In questa sala è freddo, qui spendiamo i soldi per raffreddare inutilmente, siccome il Pear parla di risparmio energetico dovremmo essere i primi a doverlo applicare, quindi invito ad alzare la temperatura.
Per quanto riguarda questa mozione condivido quello che è stato scritto e quello che è stato esposto dalla Consigliera Benatti nel suo intervento ma anche successivamente in quelli di altri.
Questa mozione non significa che c’è una chiusura netta ad un confronto e ad un dialogo, anzi è una mozione che ribadisce il concetto che c’è il Pear il quale dice certe cose che vanno rispettate. Questo deve continuare a farci dialogare e a confrontarci con tutti i soggetti interessati che sono le amministrazioni locali e provinciali, i cittadini e gli Organi di governo.
Non possiamo nasconderci dietro il fatto che il deficit energetico regionale è un problema che va risolto, dobbiamo farcene carico anche in un contesto nazionale perché deve essere l’intero Paese che deve sapere quali sono le condizioni energetiche in Italia, e noi sicuramente dobbiamo fare la nostra parte.
Abbiamo approvato un Piano energetico ambientale regionale che è definito uno dei migliori, è stato premiato anche dalla Comunità europea a Bruxelles, quindi su questo ci dobbiamo attenere.
Questo Piano prevede come prima parte il risparmio energetico, le fonti rinnovabili come secondo pilastro e come terzo pilastro la cogenerazione diffusa.
Se la cogenerazione diffusa significa distribuire sul territorio piccole centrali a trigenerazione, energia elettrica caldo e freddo, bisogna che sia distribuita sul territorio perché queste risorse devono andare a incrementare i territori locali e essere utilizzate, altrimenti se le disperdiamo ancora una volta non abbiamo risolto il problema.
L’altra questione è la zona della Vallesina, dichiarata area ad alto rischio ambientale, perché vi sono concentrati impianti che emettono gas Co2, parliamo della centrale di Falconara, la raffineria Api di Falconara e di Camerata Picena, lo zuccherificio Sadam di Jesi, oltre all’ex Sima, quindi problemi di zinco, ecc..
Questo territorio è saturo, c’è stata anche una contrarietà espressa con delibera dai consigli comunali di Jesi, Falconara, Monsano, Monte San Vito, Camerata Picena, che hanno detto no a questo nuovo impianto.
E’ vera anche un’altra questione cioè che nell’impianto di Falconara troppo spesso ci sono stati incidenti e a volte anche gravissimi, quelli dove ci sono stati decessi, mi riferisco a quello di sette/otto anni fa e a quello di tre anni fa, poi l’ultimo incidente, grave anche se non ci sono stati morti, dello sversamento in mare di combustibile che è stato denunciato molto in ritardo e che ha inquinato la nostra costa, il nostro mare, il nostro territorio che è fonte di turismo e di ricchezza di tutta la costa e dei nostri operatori stagionali.
Questo per denunciare che c’è poca prevenzione e una carente manutenzione. Quindi dobbiamo essere più attenti e vigilare di più.
Quando è stata data la concessione per altri venti anni avevamo anche detto che questa raffineria poteva trasformarsi in polo energetico ambientale avanzato caratterizzato da produzione a basso impatto ambientale e a forte innovazione energetica.
Dobbiamo avere la volontà di dialogare, di confrontarci, di riaprire le porte al confronto soprattutto con la proprietà che ha una maggiore responsabilità su questo, quindi non dobbiamo chiuderci ma ragionare e vedere quello che si può fare.
Se ci fosse un azzeramento totale della raffinazione e si passasse ad un polo energetico penso sia quello che poi abbiamo messo nella concessione ventennale, cioè la trasformazione graduale di questo impianto in un’altra cosa che non sia aggravante ma migliorativa delle emissioni in atmosfera.
Su questo dobbiamo cercare un confronto con la proprietà, ovviamente se lo vuole, altrimenti abbiamo tutto il diritto di andare avanti per la nostra strada, con il nostro Piano energetico che non prevede nessuna centrale da 300, 500 o 580 megawatt.
Prima venivano richiamate anche altre questioni per risolvere il problema energetico, le biomasse o altre cose.
Noi non possiamo farci dettare l’agenda politica e istituzionale dai comitati, dobbiamo cercare di prevenire gli individualismi e i personalismi territoriali, dobbiamo far sì che non ci siano i capi popolo che fumentano, dobbiamo essere noi Istituzione e noi politica a dettare l’agenda di quello che vogliamo costruire, di come vogliamo il nostro futuro, di come vogliamo l’energia nelle Marche e in Italia.
Su questo dobbiamo essere attenti e dobbiamo anche essere consapevoli che la gente vuole essere ascoltata e che vuole dire la sua, quindi ci dobbiamo mettere a disposizione per ascoltare, per recepire e anche per poter controbattere, perché non sempre hanno ragione, in maniera civile e democratica.
In un Paese come il nostro siamo nelle condizioni di poter dialogare e confrontarci perché abbiamo uno strumento energetico appropriato, ma possiamo anche derogare a questo strumento se ci sono le condizioni serie, le condizioni migliori e il consenso dei territori e dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola al Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ho guardato con insistenza il datario perché ascoltando questo dibattito non riuscivo a capire se era accaduto qualcosa, se avevo sbagliato data, perché la mozione presentata dalla Consigliera Benatti e da altri Consiglieri credevo fosse chiara, precisa, quindi questa non era certamente l’occasione per riaprire un confronto e un dibattito su uno strumento come il Piano energetico regionale che abbiamo più volte confrontato insieme, che ha i giudizi positivi che qui sono stati ricordati. Evito quindi non solo di esercitare il ruolo della ninfa eco che mi sembra del tutto inutile ma anche di avventurarmi in giudizi tecnici, come qui ho ascoltato, che non mi competono, anzi rispetto alla questione dei giudizi tecnici penso che dovremmo fare una attenta riflessione.
C’è invece dentro il dibattito attuale un problema vero sul ruolo della tecnica e quanto pesa rispetto alle scelte e agli indirizzi. E’ una riflessione che dovremmo fare perché in troppi casi, per esempio su questo studio fantomatico – questo non lo so – uscito dal Ministero dell’ambiente certamente c’è una cortigianeria sciatta che dovremmo non solo censurare ma ci dovrebbe far riflettere molto.
Preferisco il rumore, a volte scomposto o anche strano, dei soggetti sociali, dei comitati, dei quali magari spesso non condivido il punto di vista, o in alcuni casi non condivido il punto di vista delle asserzioni aristoteliche della scienza o della presunta scienza spesso motivate per altre vie e con altri atteggiamenti o, peggio ancora, della tecnica che è una parodia della scienza.
Scelte come queste riguardano il territorio, l’organizzazione non solo produttiva ma anche sociale del territorio, perché un impianto ha un significato, ne determina i confini, i progetti, il futuro e anche le condizioni.
La vicenda di Falconara, e non solo, è assolutamente paradigmatica. Quindi dicevo che non è questo il punto della discussione in questo momento. Il Piano c’è e ha valore, semmai il punto della discussione è come realizzare questo Piano, come dargli più verve, come raccorciare i tempi. In questo senso mi pare che la maggioranza avesse preso impegni chiarissimi, diversi dai dubbi espressi per esempio qualche giorno fa, se non ricordo male il 1° giugno, dal Vicepresidente Agostini che in una valutazione abbastanza articolata sui risultati post-elettorali rimetteva a riflessione il problema dell’energia nella nostra regione e di come poi affrontare il Piano energetico.
Il Piano energetico c’è, ha indirizzi precisi, ha bisogno semmai di essere corroborato da azioni di governo chiare e da impegni finanziari altrettanto certi. Di questo stiamo parlando.
Ha detto giustamente il Consigliere Procaccini una cosa del tutto evidente ma che ha fatto bene a ribadire e cioè che il Piano non dice dei no, il Piano dice tanti sì su come organizzare la produzione di energia nella nostra regione, su quali soggetti mobilitare, su quali soggetti sociali investire, su quali soggetti economici fare leva perché le Marche abbiano una adeguata produzione di energia, l’abbiano al miglior costo ecologico possibile, l’abbiano per soddisfare i bisogni delle comunità. Questa è la questione del Pear.
Invece la questione di questa mozione è un’altra. Saremmo stati previdenti se l’avessimo approvata il giorno in cui fu presentata, se avessimo accorciato i tempi dai Ministeri forse sarebbero arrivati documenti meno ambigui, meno preoccupati, meno condizionanti, documenti che rischiano di farci vedere dei film già visti, rischiano di produrre situazioni già realizzate, far pagare complessivamente alle nostre comunità prezzi già salati. A questo punto le responsabilità si liquefanno, non si capisce più quali sono i soggetti che debbono assumersi le responsabilità.
Con questa mozione i consiglieri che l’hanno presentata ed io tra questi chiediamo di assumerci in maniera chiara, diretta e precisa delle responsabilità. Questa mozione e i successivi atti che produrrà dovranno far terminare questo balletto sconsiderato di varie prese di posizione, che poi sono atti e sono fatti e in questo senso condivido quello che la Consigliera Benatti ha assunto come una autocritica. Di fronte a un documento come quello che, come dicevo, denota la cortigianeria della tecnica, preferisco di gran lunga il coraggio degli organi di stampa che hanno osato dire il vero, come ha detto un giornalista che noi leggiamo sempre con attenzione Alfredo Quarta, che fa la cronaca regionale su Il Resto del Carlino, che non è possibile smentire un atto che c’è.
Penso che la discussione avrebbe dovuto assumere quel tipo di problema e quella qualità. Oggi ce la assumiamo tutta intera con questa mozione che spero sarà votata e rispetto alla quale mi auguro sia immediatamente - questo avverbio deve essere veramente consequenziale - dato atto a quei fatti che garantiscono la comunità marchigiana e che valorizzano il Piano energetico ambientale regionale. E’ evidente che finché non sarà detta una parola chiara, precisa e definitiva sulla questione delle centrali, perché non è solo la centrale di Falconara ma anche, come la mozione ricorda, la centrale di San Severino, credo che non sarà possibile stimolare in maniera decisiva e quindi importante i soggetti economici e sociali di questa regione a provvedere affinché le realtà che quel Piano prevede vengano realizzate e vengano immediatamente messe all’opera.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. C’è un rischio in questo dibattito e penso che l’intero Consiglio regionale ne sia consapevole. Dietro la retorica della responsabilità evocata dal Consigliere Bugaro, dietro la necessità di non ideologizzare il dibattito, di emanciparci dalle resistenze populistiche che ci sono, c’è un rischio e cioè che questo tipo di atteggiamento che sembra l’atteggiamento responsabile di una classe dirigente che si assume la sfida del governo della Regione Marche sia invece l’atteggiamento remissivo di far compiere le scelte strategiche non alla politica ma ad altri.
Se la politica deve veramente svolgere la funzione che gli è propria, non può consentire che siano i soggetti interessati e gli attori dello sviluppo a decidere dove si fa cosa.
Quindi una politica seria è quella che sa disegnare lo sviluppo, al tempo stesso una politica seria è quella che non accoglie quelle resistenze populistiche che impediscono ogni sorta di sviluppo, quelle resistenze che ci sollecitano a non fare nulla.
Questi sono i due rischi che abbiamo di fronte, due rischi diversi e opposti che sono però figli di una cultura di non governo che appartiene a quella minoranza ideologica che non vuol far fare nulla, magari di una certa parte del nostro mondo politico ma che appartiene pure a quella parte del centro-destra che delega la funzione di governo agli attori dello sviluppo.
La politica deve svolgere il suo ruolo, deve fare le scelte strategiche, deve affrontare i problemi. A me spiace che il Consigliere Pistarelli, forse per sfuggire alla tentazione di contraddire una politica coerente portata avanti per tanto tempo in questi ultimi anni, non sta qui a votare contro la centrale Turbogas, progetto condiviso dal suo sindaco Fabio Eusebi di San Severino.
La politica deve affrontare i problemi, non deve ricorrere ad altri espedienti per non affrontare la discussione seria.
Penso che la Regione Marche questo l’abbia fatto. La mozione presentata dai colleghi Consiglieri non mostra alcun ostracismo, alcuna pregiudiziale resistenza ideologica, non è un no a qualcosa ma è un sostegno ad una politica stratega.
E’ vero che il Paese, Consigliere Bugaro, dovrebbe sostenere coerentemente con un obiettivo strategico nazionale, è vero pure che questo nostro Paese da oltre venti anni non si è dotato di uno strumento di programmazione energetica, non ha definito la politica strategica per il Paese. La Regione Marche insieme a poche altre ha assunto un orientamento adottando uno strumento di programmazione che poi è diventato, per nostra fortuna, anche l’orizzonte al quale il Governo stesso si vuole ispirare.
Quindi scelte strategiche vanno fatte, noi le abbiamo sostenute. Coerenza vuole che la politica che non vuole rinunciare al suo primato, che non vuole diventare subalterna a interessi legittimi ma che non sono collettivi, faccia le sue scelte.
E’ vero che ci sono procedimenti in corso, VIA o AIA, che servono ad esplicitare un percorso autorizzatorio obbligatorio, che servono ad esprimere posizioni tecniche, è vero che questi percorsi porteranno presumibilmente a giudizi positivi ma questo non toglie che la politica, se vuole svolgere il suo ruolo, esprima la sua posizione. Sulla sua posizione non può avere dubbi, non può avere alcun tentennamento perché deve coerentemente seguire ciò che il Consiglio regionale ha già deciso.
Nel dire questo voglio anche esporre una questione di responsabilità. Noi diremo no, e sollecitiamo il Presidente a dire no all’intesa a San Severino come a quella della Centrale Api, senza ambiguità, però dobbiamo porci in questa Regione il problema serio di come colmare un deficit energetico.
Questo è un obiettivo non velleitario ma concreto di questa Regione che si è fissata non solo questo orizzonte ma gli ha dato anche un limite temporale, quello del 2015. A questa data ci siamo dati l’obiettivo di colmare il deficit elettrico ed energetico di questa regione. Non è un obiettivo velleitario, non è legato ad una politica fumosa e demagogica, ma è legato a una politica concreta e nel momento in cui vogliamo raggiungere questo obiettivo dobbiamo dare il nostro contributo.
Se non vogliamo fare la politica dei grandi poteri industriali ma vogliamo fare la nostra politica chiedendo a costoro di dare un contributo e di essere insieme a noi i protagonisti dello sviluppo, perché credo che debba essere questo il ruolo della politica, possiamo adottare una politica strategica che più che puntare a nuove centrali elettriche, perché negli ultimi anni ne sono state autorizzate tantissime per una produzione energetica superiore ai 20 mila megawatt, dobbiamo puntare a nuove infrastrutture. Le Marche potrebbero valutare seriamente – lo dico all’Assessore Amagliani e all’Assessore Giaccaglia – l’opportunità di diventare la sede di uno degli impianti di rigassificazione previsti per diversificare l’approvvigionamento dei gas naturali. L’impianto potrebbe nascere a largo delle coste marchigiane minimizzando così i rischi connessi con il suo esercizio e anche con l’eventuale opposizione del territorio.
L’opzione rigassificatore potrebbe essere estremamente interessante anche perché permetterebbe di sfruttare, Consigliere Capponi, dei giacimenti di gas naturali nell’Adriatico ormai esauriti e che sono i più grandi perché sono serbatoi di stoccaggio naturali per i gas trasportati dalle navi gassiere.
Noi abbiamo una opportunità, possiamo offrire questa opportunità al Paese dialogando con il Governo, con il Ministro Bersani, per disegnare insieme a loro, da protagonisti e non in una posizione subalterna, una politica di sviluppo.
Se a questo aggiungiamo che possiamo dare attuazione concreta al Piano energetico con azioni che servano a promuovere nella nostra regione la nascita di almeno cinque distretti energetici nei maggiori insediamenti produttivi della regione. Noi questo insediamento possiamo farlo perché abbiamo cinque distretti, quello della calzatura, della pelletteria, del mobile, dell’elettrodomestici, che sono dei luoghi naturali già predisposti culturalmente e industrialmente ad ospitare un distretto energetico.
Potremo, se realizzeremo questo, e su questo conta il ruolo della politica, diventare i protagonisti di una nuova e più realistica politica energetica regionale in cui saremo noi e non gli altri a dettare le condizioni dello sviluppo all’interno di una visione strategica che è quella di uno sviluppo equilibrato e sostenibile.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Penso che dobbiamo stare al merito delle cose che discutiamo e il merito di quello che discutiamo anche a fronte dell’ultimo incidente che non è cosa irrilevante è semplicissimo – poi vi dirò quale è il prezzo che paga la cittadinanza di Falconara Marittima a fronte di quell’incidente, che paga ora, che pagherà in seguito e che probabilmente pagherà per sempre – è quello di dire anticipatamente ai Ministeri competenti, a fronte di un Piano energetico ambientale regionale che dice alcune cose, che prevede alcune tipologie di impianto, che prevede lo sbocco energetico della propria regione di un certo tipo e non di un altro, che siccome le cose stanno così la Regione Marche dice fin d’ora che negherà l’intesa.
Non credo che mi debba nascondere dietro un dito, nel senso che voi sapete bene, e lo ricordo a chi non lo sa, che come Assessore all’ambiente di questa Regione ho presentato una delibera in Giunta regionale che diceva esattamente questa cosa, e nulla ha a che fare la modifica del Titolo V della Costituzione, Consigliere Bugaro, peraltro lo dice un esponente politico che rispetto a quella vicenda aveva determinate posizioni. Guardatevene voi che avevate altre posizioni rispetto a quel percorso!
Qui stiamo dentro le previsioni della legge n. 55 che è un’altra cosa e che dice che le centrali sopra i 300 megawatt sono nelle mani e nelle disposizioni delle leggi nazionali ma queste leggi nazionali cozzano e si fermano là ove la Regione interessata neghi l’intesa finale rispetto a quel procedimento e in quel caso il procedimento si blocca. Quindi questa è la fattispecie e non un'altra.
Stiamo parlando quindi di una cosa molto semplice che si potrebbe fare. La Giunta regionale nella sua autonomia e infinita saggezza ha ritenuto di non adottare quell’atto ma non perché fosse illegittimo ma perché chiedemmo un parere all’ufficio legale che ci rispose “Al riguardo appare subito necessario … la Regione Marche ben potrebbe far constatare al Ministero competente l’esistenza di vincoli derivanti da quanto disposto dal Piano energetico ambientale regionale e dalla manifesta contrarietà dei due progetti rispetto al Piano medesimo”. Dopodichè - secondo me con un eccesso di prudenza ma questa è la mia posizione, la Giunta è un organo collegiale e ha assunto una decisione - si dice “Ne consegue che il diniego dell’intesa manifestata in via anticipata e spontanea – tralascio tutte le altre considerazioni – così come risulta dalla proposta di delibera in esame può presentarsi come una indebita interferenza nella sfera delle attribuzioni riservate al Ministero”. Secondo me questa cosa è forzata ma noi abbiamo chiesto una interpretazione.
Ora siamo di fronte ad un atto nuovo, nel senso che non è più la Giunta regionale ma è il Consiglio regionale, è la maggioranza di questo Consiglio regionale, che a fronte di ciò che è avvenuto, che non è una cosa di poco conto, credo ci si debba soffermare un po’ su.
Avevo pronta anche la risposta per la precedente interrogazione e mozione. Noi non siamo ancora in grado di dire quanto materiale è stato sversato in quella zona. Mi sono fatto fare anche delle comparazioni dall’Arpam in cui si dice che se il foro fosse stato un sedicesimo di pollice, quindi 1,58 millimetri, sarebbero usciti 2 metri cubi di materiale, l’azienda ne ha denunciati 4, se il foro fosse stato di un ottavo di pollice avremmo avuto 7,40 metri cubi di materiale, se fosse stato di 3 sedicesimi di pollice, 4,7 millimetri, 16,5 metri cubi di materiale sversato, se fosse stato di 6,35 millimetri, 30 metri cubi di materiale. Penso che tutte queste previsioni siano tutte a ribasso, ma siccome quel tubo è secretato dalla Magistratura, è stato preso prima di ogni altro dai carabinieri del Noe, io ho confidenze ma in quanto tali me le tengo per me, aspetteremo ciò che dice la Magistratura. Ma se quel tubo fosse di 1 centimetro, io sono arrivato ad una previsione di poco più di mezzo centimetro, ditemi voi quale è la quantità di materiale sversato in mare e ditemi voi se questo è un atteggiamento corretto, ma questo lo verificheremo
E’ vero che qualcuno vorrebbe adombrare una sorta di contraddizione su ciò che facemmo nel 2003 sul rinnovo della concessione, però credo che la coerenza valga se non per le persone per lo meno per i gruppi politici. Ho sentito i vostri gruppi politici dire qui, in quel momento, l’esatto contrario di quello che voi state dicendo, qui e a tutti i livelli, l’esatto contrario qui, l’esatto contrario a Falconara Marittima, ve lo assicuro ma non dovete credere a me ci sono i verbali. Voi però adombrate una contraddizione, ma di quale contraddizione andate cianciando, non c’è nessuna contraddizione, l’ho detto allora e lo ripeto, se dovessi ripercorrere la stessa strada rifarei le stesse identiche cose. Nel senso che in quel momento non avevamo alcuna condizione per poter non concedere quel rinnovo di concessione, nel senso che tutti i pareri dei Ministeri erano favorevoli, e non era il Presidente della Giunta regionale o l’Assessore Amagliani a firmare il rinnovo, era il Capo dipartimento ambiente e territorio, in quel momento l’ing. Libero Principi, che avrebbe sicuramente firmato perché di fronte a pareri tutti favorevoli, tra l’altro nelle condizioni in cui non si era creato nulla, nel senso che non c’era una cornice programmatica su cui agire, questa Regione non aveva un Piano energetico ambientale regionale. Poi si è dotata di un Piano energetico e in quel momento ha detto cosa si poteva fare in questa Regione. E quello che si può fare è quello che troviamo scritto cioè che la Regione agisce su tre grandi assi quello del risparmio energetico, delle fonti rinnovabili e la cogenerazione distribuita.
I dati li ho forniti a quest’Aula e quei dati sono veritieri fino a prova del contrario. Continuare a dire che questo Pear non realizza, i risultati, insomma, sulla base di quali dati? I dati che vengono dai nostri uffici non solo ve li ho dichiarati ma ve li ho anche forniti. O voi siete in grado di contrastare quei dati oppure penso che sia decente tacere. Credo che quel programma stia funzionando, è un progetto perfettamente in linea.
Stavolta benedico in maniera molto molto sfumata anche il Presidente degli Stati Uniti d’America che dice che entro il 2050 dobbiamo ridurre del 50%. Comunque c’è la Comunità europea che ci dice che entro il 2020 dobbiamo ridurre del 20%, che ci dice che entro il 2012 dobbiamo ridurre del 6,5%, e noi oggi siamo al + 13%, questo è il problema! Il problema - l’ho detto più volte - non sarà, lo dicono anche gli sceicchi arabi, il fatto che finirà il petrolio, la condizione per il blocco di un mondo che si basa sui combustibili fossili sarà perché l’atmosfera non accetterà più questo livello di inquinamento. Vorrei che questo fosse chiarissimo.
Quando mi si dice che quei due progetti abbassano le emissioni non è assolutamente vero, quei due progetti stanno dentro la capacità massima di emissioni ma non abbassano il livello di Co2 che è quello di cui vi stavo parlando, per cui quei numeri non li realizzeremo se noi produrremo, tant’è che il Piano energetico dice che non puoi farlo perché la condizione per abbassare di 5,3 milioni di tonnellate di Co2 il carico inquinante in questa regione sta dentro il fatto che fai una tipologia di impianto e non ne fai un’altra.
Di questo stiamo parlando e non di un’altra cosa. A chi mi dice, e sono contento di rispondere – a parte le cose che ho sentito che non so davvero dove poggino – che sul prezzo dell’energia ci sarebbe un provvedimento in corso quindi il prezzo dell’energia non si sa su cosa sia basato. Attualmente non c’è nessuna correlazione, gli studi sono stati forniti, tra la produzione dell’energia elettrica e il costo della stessa, nel senso che se la produci qui non significa che quell’energia costi di meno anzi non è assolutamente così.
Tra l’altro abbiamo affidato uno studio dove Gianni Silvestrini, Treu, l’ex Ministro dell’ambiente ci hanno detto che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta, non ve ne è un’altra, non vi è alternativa.
Al Consigliere Bugaro che mi dice “Assessore lei ha una responsabilità pesante” – ogni tanto dico non mi caricate di troppe responsabilità ma io le mie me le assumo – rispondo sì ho una responsabilità pesante quella dell’interesse dei marchigiani. Ricordo che l’interesse dei marchigiani non fa capo solo agli interessi del mondo imprenditoriale di questa regione ma fa capo, agli agricoltori, agli artigiani, ai cittadini, agli anziani, ai giovani, a tutti quelli che in questo mondo devono continuare a vivere, e per continuare a vivere in questo mondo bisogna agire così e non in un altro modo. Questo fortunatamente non lo dico io, se lo dicessi solo io sarebbe ben poca cosa, ma lo dice la letteratura scientifica e questo dovrebbe far capire ad ognuno di noi e a ogni amministratore che voglia in qualche modo approcciarsi a questo problema, che non si può prescindere dal capire che la differenza tra sviluppo e conservazione sta nella capacità che hai di creare uno sviluppo diverso da quello che abbiamo conosciuto oppure andare avanti così, ma andare avanti così significa perire.
Voglio concludere con questa questione delle organizzazioni sindacali che è uscita anche sui giornali. Credo di essere l’unico amministratore che ha incontrato la Rsu dell’Api, allora come non dire che rispetto a quella posizione ci sia dietro il ricatto aziendale del posto di lavoro, non lo dico io è stato scritto sui giornali. Sui giornali Brachetti Peretti, presidente Api, ha dichiarato tranquillamente – scusate il tono ma mi accaloro e finché mi accaloro vuol dire che mi indigno e se mi indigno vuol dire che ci credo, quando non mi indignerò più probabilmente non sarò più qui – che la capacità di mantenere quel livello occupazionale sta nella possibilità di avere questa autorizzazione. Le cose non stanno assolutamente così! Quelle due centrali a regime danno 15 posti di lavoro, lo ho detto agli operai, lo dico io in quest’Aula, lo dico in qualsiasi altra sede. Ci siamo confrontati anche con il dott. Brunetti ad un incontro che abbiamo fatto all’Hotel Passetto. Non ho dubbi su questo, per cui le cose vengono messe in campo artificiosamente per ottenere un risultato che non sta dentro la programmazione di questa Regione.

Franco CAPPONI. Chiedo la parola per fatto personale.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio decide se può esserci stato fatto personale, questo non è stato citato quindi non le do la parola per questo motivo.
La discussione è conclusa. Ha la parola il Consigliere Capponi per dichiarazione di voto.

Franco CAPPONI. Per onestà e rispetto degli altri Consiglieri mi ero preso pochissimo tempo esprimendo in poche parole il mio pensiero. Certamente non avrei immaginato che si sarebbe andati a parare su tutti i massimi sistemi e problemi esistenti al mondo. Comunque anche questo è un modo di affrontare il problema quindi devo recuperare.
Prima di tutto contesto il fatto che venga creato un assioma tra centrale Api e centrale di San Severino, sono due cose nettamente diverse. Lo abbiamo ribadito, ribadiamo un no per San Severino e ribadiamo una disponibilità come forza politica di questa Regione di valutare il progetto di bonifica, di sistemazione e di miglioramento.
Non abbiamo cianciato nulla Assessore, se lei ha la verità rivelata bisogna che ce la dica perché allora ci mettiamo tutti in ginocchio, ma siccome lei conta come me qua dentro, lei dice le sue ciancerie ed io dico le mie! Ma non ritengo che le mie sono ciancierie, nel modo in cui l’ha detto lo ritengo una offesa.

Marco AMAGLIANI. Allora Consigliere se dico ciancerie e lei ritiene che sia una offesa me ne scuso.

Franco CAPPONI. Quindi ho chiarito questo aspetto per i mille motivi che ho anche detto.
Non vorrei però che oggi chi propone questa mozione l’abbia fatto per alzare il prezzo della trattativa, per alzare il prezzo del discorso sull’energia in questa regione. Io sono per fare una discussione seria ed attenta ma non per alzare il prezzo con nessuno. Se devo trattare con una azienda vado a trattare per il bene dei cittadini, delle imprese, dell’economia di questa regione, non per altri fini, non per fini politici, non per fini speculativi, non per fini di avere l’avallo di cittadini che magari non sufficientemente informati cadono dentro il grande stratagemma del pericolo della fine della vita nel mondo, io sono un po’ più pragmatico.
Ritengo che oggi ci sia ancora possibilità, dobbiamo migliorare e lo stiamo facendo, ma non vedo questa catastrofe che lei Assessore ogni volta agita come se fosse l’apocalisse. Stiamo parlando tutti di una cosa che va gestita in un modo responsabile e ambientalmente sostenibile ma non in un modo apocalittico, perché eventualmente non sarebbe questa la sede in cui parlarne.
Ritengo responsabile su questo tema l’atteggiamento di alcuni Consiglieri che sono intervenuti, Badiali, Luchetti e pochi altri, una posizione responsabile di valutare tutte le opzioni come merita un consigliere regionale, come merita un consesso regionale.
Questo è l’atteggiamento che accetto, che vede una minoranza responsabile, che in molti casi rappresenta anche la maggioranza del Paese, come nel caso di oggi dopo le elezioni che sono avvenute, siamo stati al governo fino ad un anno fa, ci ritorneremo fra breve, quindi il problema ci interessa. Non siamo opposizione gretta e cupa, siamo opposizione che ragiona, che propone, che si prende la sua responsabilità, e per questo apprezzo chi ha detto che questo argomento va affrontato con responsabilità e non con i paraocchi, per l’occupazione, per l’economia delle Marche, non per la decrescita come qualcuno va sostenendo.
Noi sosteniamo che crescita ci deve essere perché ci deve essere occupazione, Consigliere Brandoni, ci deve essere lavoro nel futuro, per i nostri figli ci deve essere futuro e non decrescita come qualcuno qua dentro e in altre sedi ha sostenuto che è un obiettivo del nostro modo di fare amministrazione locale.
Quindi non siamo venuti qui per cianciare, abbiamo detto di essere responsabili in questa azione e quindi una mozione di questo tipo non ha senso perché non si è valutato bene. Tra l’altro ho ricevuto proprio ieri, e non l’ho terminato di leggere, il rapporto che avete commissionato, avete speso molti soldi, non ho la cifra esatta ma è vicino a 300 mila euro.

Marco AMAGLIANI. Se non lo sai non lo dire! Abbiamo speso 60 mila euro.

Franco CAPPONI. Sì ma 300 mila euro complessivamente, con tutti i costi annessi e connessi, per le analisi, le rilevazioni. All’interno di questa discussione non abbiamo riportato, Consigliera Benatti, quello che risulta da questo studio. Perché dobbiamo parlare di queste cose quando addirittura abbiamo commissionato ad altri uno studio per capire come poteva essere la soluzione del problema o le indicazioni che c’erano? Ritengo che doveva essere più approfondito e che non deve essere un discorso da fare al buio come invece abbiamo fatto.
Ribadisco alcuni concetti. Noi siamo per la sicurezza sul lavoro, lei Assessore non può pensare che noi avalliamo qualsiasi incidente che sia avvenuto in quella situazione. Noi non avalliamo nulla! Forse li avete avallati voi perché il rinnovo della concessione l’avete fatto voi quando c’erano anche situazioni di pericolo e non le avete rilevate!
Oggi quella è una azienda autorizzata quindi va controllata, va ricondotta se non ha tutti i crismi all’interno della sicurezza.
Noi non affrontiamo il problema come fa lei, amico vostro perché industriale, nemico mio perché industriale, noi facciamo un’altra valutazione. Il Consigliere Comi nel suo discorso sugli industriali ha detto che noi saremmo vicino agli speculatori, noi non siamo vicini a nessuno, vogliamo essere vicini a questo Paese, ci prendiamo la responsabilità del governo di questo Paese! Il Consigliere Comi ha detto molte stupidaggini e questa era una delle tante!

PRESIDENTE. Per cortesia concluda con un linguaggio consono a questa sede.

Franco CAPPONI. Mi scuso se c’è una caduta di stile ma è una questione che sento, probabilmente dovevamo essere molto più preparati sul modo con cui stiamo discutendo di questo problema.
Ribadisco la nostra posizione che già ho espresso. Quindi se votiamo la mozione per parti separate la voteremo altrimenti non parteciperemo al voto perché il documento non rappresenta il nostro modo di vedere la questione.

PRESIDENTE. La mozione quindi verrà votata per parti separate. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Noi ci asteniamo sul primo e sul secondo capoverso, votiamo a favore del terzo e ci asteniamo su tutto il resto.

PRESIDENTE. Mozione n. 175. Primo capoverso. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Secondo capoverso. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Terzo capoverso. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Quarto capoverso. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Quinto capoverso. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Il dispositivo. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle ore 14,05