Resoconto seduta n.71 del 03/07/2007
SEDUTA N. 71 DEL 3 LUGLIO 2007
La seduta inizia alle ore 10,55
Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli
Comunicazioni
PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 70 del 26 giugno 2007, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
E’ stata presentata la seguente proposta di legge:
- n. 175, in data 25 giugno 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Disciplina delle deroghe previste dalla direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 e dall’art. 19-bis della legge n. 157/1992, recante “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, assegnata alla III Commissione in sede referente.
E’ stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
- n. 60, in data 19 giugno 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Programma triennale regionale Aree Protette (PTRAP) 2007/2009, art. 7 della legge regionale 28 aprile 1994, n. 15”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
E’ stata presentata la seguente mozione:
- n. 194 dei Consiglieri Massi e Comi “Deliberazione amministrativa “Piano regionale di edilizia residenziale triennio 2006/2008”, approvata nella seduta del consiglio regionale n. 67 del 5 giugno 2007: Ammissione a finanziamento delle cooperative già in graduatoria nel precedente bando”.
Comunico che ho provveduto, con decreto n. 41 in data 2 luglio 2007, alla seguente nomina:
- Sostituzione di un componente nel Comitato regionale per le Comunicazioni (Corecom)
La Giunta regionale ha trasmesso, in data 15 giugno 2007, le seguenti deliberazioni:
- n. 671 “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2007”;
- n. 672 “Art. 20, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento del capitolo di spesa 20701111 compreso nell’elenco 4 “elenco delle spese dichiarate obbligatorie”, bilancio di previsione per l’anno 2007. €. 2.500,00”.
La comunicazione, infine, che mi accingo a fare concerne un adempimento previsto dalla legge regionale 3 marzo 1984, n. 4, concernente "Norme per la pubblicità della situazione patrimoniale dei consiglieri regionali" e tende a recuperare una lacuna nelle procedure durata purtroppo per diversi anni. Infatti la legge regionale indicata richiede che i consiglieri e gli altri amministratori regionali presentino annualmente, entro tre mesi dalla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi, copia della propria dichiarazione e una documentazione relativa alla propria situazione patrimoniale. Orbene, uffici e consiglieri hanno generalmente adempiuto a tali obblighi, ciò a cui non si è però dato seguito è stata la comunicazione all'Assemblea, come richiesto dalla legge, dei consiglieri inadempienti, né risulta che si sia proceduto alla pubblicazione.
Nel rassicurare l'Assemblea che sono già stati presi i provvedimenti del caso e le misure necessarie per evitare il ripresentarsi della situazione, darò lettura ai sensi dell'art. 7 della l.r. n. 4/84 dei consiglieri e degli amministratori che negli anni che vanno dal 2000 al 2005 non hanno adempiuto, in maniera parziale o totale, agli obblighi previsti dalla legge indicata.
Successivamente verrà effettuata l'immediata pubblicazione della documentazione presentata dai consiglieri regionali nello stesso periodo.
Ove vi siano delle inesattezze sarà cura della Presidenza del Consiglio comunicarle al Consiglio stesso.
Comunico, quindi, che per l’anno 2005 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, Cecchini Maria Cristina, D’Angelo Pietro, Franceschetti Fausto, Martoni Gabriele, Melappioni Augusto, Moruzzi Marco, Novelli Sergio, Petrini Paolo, Secchiaroli Marcello, Tontini Roberto, Trenta Umberto.
Per l’anno 2005 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi i Consiglieri regionali: Avenali Ferdinando, Grandinetti Fabrizio, Ricci Andrea, Tiberi Oriano, Viventi Luigi.
Per l’anno 2005 non ha presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale il Consigliere regionale: Favia David.
Per l’anno 2004 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, D’Angelo Pietro, Melappioni Augusto, Moruzzi Marco, Novelli Sergio, Secchiaroli Marcello, Silenzi Giulio, Solari Giampiero, Tontini Roberto.
Per l’anno 2004 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Avenali Ferdinando, Bugaro Giacomo, Cecchini Maria Cristina, Franceschetti Fausto, Martoni Gabriele, Petrini Paolo, Romagnoli Franca, Trenta Umberto, Viventi Luigi.
Per l’anno 2004 non ha presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale il Consigliere regionale: Favia David.
Per l’anno 2003 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Melappioni Augusto, Novelli Sergio, Ricci Giuseppe, Secchiaroli Marcello, Silenzi Giulio.
Per l’anno 2003 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Cecchini Maria Cristina, Romagnoli Franca.
Per l’anno 2003 non hanno presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, D’Angelo Pietro, Favia David, Moruzzi Marco.
Per l’anno 2002 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ottaviani Roberto, Novelli Sergio.
Per l’anno 2002 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Cecchini Maria Cristina, Martoni Gabriele, Ricci Giuseppe.
Per l’anno 2002 non hanno presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, D’Angelo Pietro, Favia David, Melappioni Augusto, Moruzzi Marco.
Per l’anno 2001 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Novelli Sergio, Ottaviani Roberto.
Per l’anno 2001 non c’è nessun inadempiente relativamente alla dichiarazione dei redditi dei Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri.
Per l’anno 2001 non hanno presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, D’Angelo Pietro, Favia David, Melappioni Augusto, Moruzzi Marco.
Per l’anno 2000 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Novelli Sergio, Ottaviani Roberto.
Per l’anno 2000 nessun inadempiente relativamente alla presentazione della dichiarazione dei redditi.
Per l’anno 2000 non hanno presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, D’Angelo Pietro, Favia David, Melappioni Augusto, Moruzzi Marco.
Hanno chiesto congedo il Consigliere Favia e l’Assessore Ascoli.
Sull’ordine dei lavori
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Il Consigliere Brini ed io abbiamo preparato una mozione che segnala un fatto gravissimo avvenuto sul territorio regionale, cioè la destrutturazione del sistema delle dogane.
Con un provvedimento dell’Agenzia delle dogane, in via sperimentale è stato costituito l’Ufficio unico…
PRESIDENTE. Scusi Consigliere Giannotti, in base al regolamento deve chiedere che cosa vuole.
Roberto GIANNOTTI. Sto cercando di spiegare. C’è un provvedimento che chiude le dogane di Pesaro, Fano, Civitanova, è una cosa gravissima…
PRESIDENTE. Questo allora non è sull’ordine dei lavori.
Roberto GIANNOTTI. Chiedo che venga iscritta all’ordine del giorno della seduta di questa mattina perché siamo pronti a presentarla firmata.
PRESIDENTE. Ai sensi del regolamento questo non è possibile perché ancora non è stata presentata, quindi il regolamento va rispettato.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.
Lidio ROCCHI. Chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della proposta di legge n. 175, concernente “Disciplina delle deroghe previste dalla direttiva 79/409/Cee del 2 aprile 1979 e dell’articolo 19 bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157 ‘Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio e modifiche alla l.r. 5 gennaio 1995, n. 7 – Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria’ “. E’ urgentissima.
PRESIDENTE. La proposta deve essere accolta da almeno i due terzi dei votanti. Quindi pongo in votazione l’iscrizione d’urgenza della proposta di legge n. 175.
(Il Consiglio approva)
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Chiedo che questa mattina l’Assessore Amagliani mi dia una risposta, visto che l’argomento è urgente, in riferimento ad uno sbancamento e smaltimento dei rifiuti nella discarica di San Biagio provenienti dalla regione Campania. Smaltimento già avvenuto da dieci giorni, secondo me, senza autorizzazioni, così come risulta dall’interrogazione che ho presentato.
La questione è di notevole gravità e importanza, soprattutto per i cittadini che nulla sapevano, ma anche per il Consiglio comunale, la Regione – e su questo vorrei una risposta dall’Assessore – e la Provincia di Ascoli. Questo sbancamento è stato bloccato dalla Provincia di Ascoli, sono già stati portati in discarica 6.000 tonnellate e altre 19.000 tonnellate di rifiuti - loro dicono speciali, noi riteniamo urbani - verranno in questa discarica, quindi gradirei che l’Assessore ci confortasse con qualche indicazione che ci dica la verità.
PRESIDENTE. Durante la seduta chiederemo all’Assessore di fare una comunicazione.
Proposta di legge regionale n. 144
della Giunta regionale
“Modifiche alla legge regionale 1 dicembre 1995, n. 71 “Norme per la disciplina delle attività estrattive”
Discussione e votazione
PRESIDENTE. Così come concordato in sede di Conferenza dei Presidenti dei gruppi, iniziamo con la discussione della proposta di legge n. 144, ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.
Francesco COMI. Dopo un lungo lavoro abbastanza impegnativo, che ha coinvolto la Commissione, le forze politiche e tutti i gruppi, abbiamo proceduto alla modifica della legge regionale n. 71/97 relativa alla disciplina delle attività estrattive.
Voglio precisare che questa legge è ormai datata, risale al 1997, ha conosciuto nel corso di questi dieci anni significative modifiche per aggiornare il quadro normativo in costante evoluzione. La Commissione ha ritenuto utile – presenteremo al termine della discussione un ordine del giorno – suggerire alla Giunta regionale e all’intero Consiglio di assumersi l’impegno di promuovere una nuova proposta di legge più organica e più completa che possa ridefinire nel dettaglio tutti i contenuti che oggi richiedono un serio aggiornamento.
Questa proposta nasce da una esigenza più puntuale e più particolare, che è innanzitutto l’esigenza di introdurre alcune modifiche per superare ed evitare incongruenze, dubbi interpretativi, difficoltà applicative, problemi emersi sul territorio, suggeriti e fatti rilevare non solo dalla competente struttura regionale, ma anche dalle amministrazioni locali e provinciali.
L’obiettivo del legislatore non è solo quello di intervenire per risolvere un problema puntuale, ma è quello di aggiornare lo strumento normativo a quelli della programmazione vigenti, nella logica della tutela del territorio, dello sviluppo del sostenibile e, al tempo stesso, del sostegno all’attività produttiva coerente con questa politica.
Nel dettaglio la legge fa alcune significative modifiche che cercherò di enunciare una per una per offrire al Consiglio un quadro completo sia delle proposte che abbiamo fatto che del dibattito che c’è stato.
Innanzitutto, all’articolo 1 viene modificata la lettera c) dell’articolo 6 della vecchia legge n. 71, escludendo le argille, gli aggregati argillosi e sabbiosi per la produzione di laterizi, dalla relazione contenente l’individuazione dei livelli produttivi contenuti nel Piano regionale delle attività estrattive. Rispetto a questo abbiamo condiviso l’impostazione della Giunta regionale.
La Commissione in questo articolo ha aggiunto, dopo un’ampia discussione, numerosi emendamenti. Voglio precisare che gli emendamenti di cui farò riferimento non sono tutti contenuti nel testo depositato al Consiglio regionale nella seduta scorsa, ma sono anche gli emendamenti che da allora ad oggi la Commissione ha ritenuto opportuno approvare e che, dopo la discussione, andremo ad approvare uno per uno.
Abbiamo aggiunto il comma 1 bis per rivedere il divieto, attualmente previsto dall’articolo 6, comma 3, lettera f), della legge n. 71/97, di esercitare attività di escavazione nelle aree di bio-italy di interesse comunitario, nazionale e regionale. Questo perché nella recente legge n. 140, dove abbiamo disciplinato l’attività anche nelle zone Sic e Zps, è stato introdotto un vincolo che riguarda parchi, riserve naturali e oasi di protezione speciale, e al riguardo ha rinviato alle norme di conservazione la disciplina in materia. Pertanto abbiamo ritenuto quasi superfluo, quasi non attuale, il divieto allora contenuto in quella norma, alla luce dell’evoluzione che il Consiglio regionale ha dato alla normativa vigente.
Abbiamo poi inserito il comma 1 ter che introduce un nuovo concetto di ricomposizione ambientale, mutuandolo da quello contenuto nella recente legge regionale n. 6 del 2005, la c.d legge forestale regionale, all’articolo 12, e superando in tal modo quello più datato previsto dalla legge n. 71/97.
In particolare si stabilisce che per compensazione ambientale si intende l’impianto e la realizzazione di un rimboschimento con specie autoctone su terreni nudi di accertata disponibilità i quali andranno individuati prioritariamente all’interno del medesimo bacino idrografico nel quale ricadono le superfici disboscate da compensare.
Questo emendamento è nato dalla proposta di alcuni Consiglieri e la Commissione lo ha accolto perché tutela e conserva il territorio.
In questo emendamento viene prevista la possibilità, già contenuta nella vecchia legge regionale n. 6/2005, che le autorità territorialmente competenti, qualora non siano disponibili in misura sufficiente terreni da destinare al rimboschimento compensativo, determinino un indennizzo pari al costo dell’acquisizione della disponibilità di terreni, dell’esecuzione del rimboschimento e delle cure colturali dei primi cinque anni e stabiliscano, al tempo stesso, i tempi e le modalità per il pagamento dell’indennizzo medesimo. In ogni caso dovrà essere garantito un rimboschimento almeno pari al 50% delle superfici da disboscare. Tale indennizzo dovrà inderogabilmente confluire nel fondo provinciale istituito con il comma 5 dell’articolo 12 della legge n. 6 del 2005 e destinato alla realizzazione dei rimboschimenti. Quindi una forma di tutela, una autorità predisposta alla sua verifica, al suo controllo, e un indennizzo che ha anche un obiettivo specifico che è quello finalizzato a dotare l’ente Provincia delle risorse necessarie alla realizzazione dei rimboschimenti.
Faccio presente fin d’ora che nel testo attuale saranno aggiunti due emendamenti, che la Commissione ha approvato nella seduta del 27 giugno 2007 e che riguardano questa materia. Il primo è un aspetto meramente procedimentale, stabilisce che il progetto di compensazione ambientale in questione sia parte integrante del progetto di cava, quindi è una tutela ulteriore. Il secondo, più rilevante, prevede che successivamente al collaudo dei lavori di rimboschimento è necessario sottoporre all’approvazione dell’autorità competente un piano di coltura e conservazione e produrre un atto di asservimento dell’area destinata al rimboschimento conservativo debitamente descritto, ciò al fine di evitare ogni ulteriore possibile abuso.
La Commissione ha poi discusso dell’introduzione di un comma 1 quater. Una discussione molto elaborata, dura, aspra, piena di buone intenzioni, ma anche di difficoltà a trovare una sintesi, perché quel comma prevede attualmente il divieto di esercizio dell’attività di cava in falde nelle aree di protezione delle sorgenti perenni, dei pozzi e delle captazioni a scopo acquedottistico, individuate ai sensi del dpr n. 236 del 1988 e della legge n. 36 del 1994.
La IV Commissione nella seduta tanto impegnativa del 27 giugno ha approvato un emendamento che oggi ha presentato in Aula e che è diretto a sopprimere il comma 1 quater.
Voglio spiegarne le ragioni e le intenzioni, innanzitutto per spiegare il perché inizialmente l’abbiamo introdotto. Si era evidenziata in un primo momento l’opportunità di modificare la lettera c) al fine di adeguarla alle disposizioni in materia contenuta nel nuovo testo unico ambientale, in particolare l’articolo 94, il quale, infatti, non contempla più le suddette aree di protezione che si intendeva rafforzare e salvaguardare, ma zone di protezione di acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse. Soprattutto aveva ritenuto modificarlo perché in ogni caso il divieto di escavazione in prossimità delle falde, nelle zone di protezione, si applicava solo qualora preventive e specifiche indagini, nonché studi durante l’esercizio, non avessero escluso danni alla qualità e alla quantità delle risorse idriche.
Quindi questo emendamento fu introdotto per far scattare il divieto di escavazione solo in presenza di un effettivo pericolo per la quantità e la qualità delle acque nel territorio regionale.
Poi la Commissione ha fatto una ulteriore e più approfondita valutazione. Ha ritenuto che occorre, nel successivo piano di tutela delle acque, approfondire ulteriormente la materia, elaborarla più dettagliatamente per offrire una tutela più seria, e di farlo contestualmente al testo che andremo ad aggiornare con la modifica della legge n. 71. Si è confortata al riguardo del fatto che eventuali varianti ai progetti già autorizzati, che comportino nel frattempo in sotterraneo la prosecuzione o l’ampliamento di cave attive alla data del 31 maggio, sono comunque sempre soggetti al divieto di escavazione in falda, che rimane contenuto nella lettera c) del comma 3 dell’articolo 6. Quindi questa abrogazione non contempla alcuna possibilità di compromettere la tutela del territorio e di un bene prezioso come l’acqua, anzi la conserva fedelmente e in maniera seria.
La discussione ha riguardato anche l’articolo 2, dove c’è stata una discussione molto articolata, da cui abbiamo innanzitutto eliminato il riferimento alle cave a cielo aperto che generava dubbi interpretativi. In questo articolo 2 è stato posticipato il riferimento temporale alle cave attive, dalla data del 30 maggio, in esso contenuta, alla data del 31 maggio 2007, al fine di adeguarlo al tempo di approvazione in Aula della presente proposta di legge che nel frattempo aveva subito un rallentamento.
La Commissione, sempre all’articolo 2, ha ragionato su un emendamento, approvato nella seduta del 27, e che oggi viene ripresentato, che ha esteso l’applicazione delle disposizioni in esame all’attività di estrazione di tutti i materiali di difficile reperibilità, eliminando, quindi, l’elencazione contenuta nella originaria proposta di legge pervenuta dalla Giunta regionale. Ciò non al fine di favorire un qualche tipo di speculazione, come viene spesso qualunquisticamente denunciato, ma per non generare favoritismi tra i vari soggetti interessati, soprattutto su una materia dove il costo dell’iniziativa e di escavazione ha un valore concreto che è spesso scoraggiato anche dal tipo di materiale e dal valore intrinseco che questo assume. E’ quindi quel valore che fa la selezione, più che la previsione nella stessa norma.
La Commissione ha poi stabilito che per l’attività di escavazione in sotterranea, introdotta con l’articolo 6 bis alla l.r. 71/97, continua ad applicarsi non solo il divieto contenuto nella lettera a) della stessa legge regionale, ma anche il divieto di escavazione in falda. Quindi abbiamo aggiunto questa ulteriore tutela sempre per favorire il più possibile il patrimonio idrico regionale.
All’articolo 2 sono stati soppressi i commi 2 e 3 che prevedono la possibilità di varianti in sotterranea ai progetti di escavazione già autorizzati per le cave collocate sia all’interno che in prossimità di parchi regionali, anche nelle more dell’approvazione del piano del parco e del relativo regolamento. Voglio specificare che noi non abbiamo stabilito la possibilità a quell’unico parco di realizzare l’attività di escavazione, tra l’altro perfettamente coerente e compatibile con le disposizioni normative che lo consentono, ma abbiamo rinviato, su una materia così delicata, alla sensibilità, alla competenza, al radicamento del territorio, quindi del parco, la potestà di disciplinare nel merito. Quindi al piano del parco e al relativo regolamento la possibilità di definire termini e modalità contenuti nei limiti dei quali arrivare a definire l’attività di escavazione per i progetti già autorizzati.
Al comma 4 è stata inserita di conseguenza la precisazione che le autorizzazioni alle varianti di progetti di cava già autorizzati, che comportino in sotterraneo la prosecuzione o l’ampliamento di cave attive situate all’interno di un parco naturale regionale, è consentita solo qualora sia prevista la deroga al divieto di esercizio di attività estrattiva, ai sensi della normativa nazionale e regionale vigente.
Poi siamo entrati nel merito della disciplina sanzionatoria, che già nel 2003 il Consiglio regionale aveva cercato di aggiornare rendendola più stringente, più prescrittiva, più vessatoria.
Il comma 7, da un lato, sia pure in modo marginale, ha ridotto l’importo della penale prevista per il ritardo dell’esecuzione dei lavori, è quasi una misura simbolica.
Il comma 8, allo stesso tempo, ha apportato modifiche al fine di ridurre, rispetto a quanto previsto nella proposta di legge elaborata dalla Giunta regionale, i periodi temporali decorsi i quali scatterebbe la penale. Quindi, in un certo senso, abbiamo inasprito non la sanzione, ma i termini e i tempi entro i quali va applicata, ciò al fine di evitare possibili abusi da parte degli esercenti di attività di cava.
Al comma 9 la Commissione ha previsto che nei ritardi disciplinati dal comma 8, che fanno scattare la penale, non vanno computati i ritardi che seguono alla sorpresa c.d. sorpresa geologica o a causa di forza maggiore, che siano ravvisate e rilevate dall’autorità competente.
All’articolo 3 bis abbiamo aggiunto una previsione che riguarda più il tema complessivo e generale della ricomposizione ambientale, del risanamento ambientale e della bonifica dei siti attivi. In questo articolo abbiamo previsto la possibilità, non la necessità, che la ricomposizione ambientale possa avvenire nei siti attivi attraverso la realizzazione di impianti solari per la produzione di energia. Ovvero abbiamo previsto la possibilità di riconvertire l’attività per i siti attivi in via di ultimazione in una attività funzionale alle politiche energetiche e rinnovabili della Regione Marche. Non l’abbiamo fatto in modo indiscriminato, senza limiti e senza criterio, perché abbiamo stabilito che sarà la Giunta regionale a definire con un proprio atto, nella sua potestà e autonomia regolamentare, criteri, modalità e limiti riguardanti anche le quantità massime di materiali estraibili, e una volta fatta questa proposta dovrà sentire la competente Commissione che nel merito dovrà pronunciarsi.
In ogni caso il progetto di ricomposizione ambientale dovrà prevedere l’obbligo a carico del soggetto esercente l’attività di cava, di ricostituire sull’area interessata un assetto finale dei luoghi ordinato e funzionale che salvaguardi l’ambiente naturale.
Non è un mistero che al riguardo ci siano progetti ambiziosi depositati dei quali la Commissione ha tenuto conto. Per esempio, c’è la possibilità su una delle cave attive di realizzare un progetto di dieci megawatt di impianti solari, che non solo sarebbe un contributo energetico importante nelle politiche regionali che va nella direzione da noi auspicata, ma si realizzerebbe un progetto innovativo, il più grande d’Europa, che lo stesso Governo in questi giorni ha condiviso e che, quindi, contribuirebbe a bonificare un territorio che sembra in parte compromesso.
Riteniamo che il tema della bonifica e della ricomposizione ambientale non si possa esaurire solo con questo atto di modifica. Per questo, con l’ordine del giorno che abbiamo presentato, chiediamo alla Giunta di accelerare i tempi – lo dico all’Assessore Giaccaglia – perché ci dovremmo porre il problema - che sicuramente l’Assessore Amagliani sentirà come suo, come pure l’Assessore Carrabs - di andare a verificare e a bonificare tutti quei siti e quelle cave che oggi si trovano in condizioni di degrado paesaggistico e che, anche se sottoposti ai sensi della vecchia legge n. 37 del 1980, ad una ipotesi di recupero ambientale, non sono stati recuperati, sono siti non attivi e che noi, in modo diverso, dobbiamo restituire alla visione della collettività marchigiana e all’immagine paesaggistica territoriale. Per loro dobbiamo pensare che dovremmo impegnare in qualche misura i soggetti gestori delle cave a presentare progetti che prevedano la definitiva ricomposizione e il definitivo reinserimento ambientale delle aree. Quindi, da un lato, li impegniamo a recuperarle, dall’altro, facciamo chiarezza e certezza anche sul fatto che quelle attività, oggi dismesse, siano attività estrattive ormai chiuse che non devono avere alcuna possibilità di riconversione.
Il mio intervento si chiude con questa relazione, quindi non interverrò sui singoli emendamenti che abbiamo già discusso nella seduta del 27 della Commissione, mi limiterò soltanto a pronunciare il parere, favorevole o contrario, della stessa Commissione.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Lippi.
Leonardo LIPPI. Non entrerò nel merito perché il relatore di maggioranza ha fatto una illustrazione puntuale e presente. Questo atto ha richiesto un lavoro estenuante della Commissione. A volte è anche criticata perché produce poco, ma noi affrontiamo i temi in modo approfondito, corretto, con coscienza e soprattutto con conoscenza degli atti che andiamo a proporre. La collaborazione è stretta, non c’è differenza tra maggioranza e opposizione quando si affrontano i temi in maniera così puntuale e così puntiforme. Andiamo soprattutto a ricercare i particolari, non ci affidiamo solo alle proposte che ci giungono, non le prendiamo tour-court.
L’opposizione all’interno della Commissione ha cercato, di concerto con la maggioranza, di portare una maggiore democraticità all’atto che proveniva dalla Giunta, che magari è strato scritto con velocità per una esigenza particolare richiesta da un determinato settore che configgeva con le autorizzazioni possibili del progetto presentato.
Ascoltando gli operatori, ascoltando i territori, ascoltando i cittadini stessi, abbiamo cercato di introdurre delle modifiche sostanziali, accolte anche dalla maggioranza della Commissione, con un dibattito aperto, ampio e che è stato soprattutto proficuo per il raggiungimento di determinati obiettivi.
Il relatore di maggioranza ha presentato anche i punti di criticità che vedono le associazioni ambientaliste critiche – ho visto lettere e articoli –, ma voglio dire in questa sede e portare a conoscenza di tutti i Consiglieri, sopratutto di quelli che non hanno partecipato ai lavori della Commissione, che il lavoro fatto ha messo in evidenza prima di tutto l’aspetto ambientale, l’aspetto di tutela di queste risorse fondamentali, per poi calarlo nell’esigenza operativa degli imprenditori che facevano le richieste.
Quindi con un atto di questa natura, molto delicato a livello ambientale, con un lavoro intenso ed estenuante – sono quasi sei mesi che lavoriamo a questa proposta di legge – abbiamo costruito un percorso che vede delle larghe intese su parecchi punti.
Naturalmente non siamo riusciti a dare tutte le risposte. Con l’ordine del giorno proposto dalla Commissione c’è l’impegno di rivedere l’intero complesso di questa norma, c’è la volontà di approntare una revisione generale di questa legge e di dare risposte concrete alle nuove esigenze che il territorio chiede, visti anche i programmi che la Regione stessa si è data e gli accordi di programma che ha fatto con lo Stato per lo sviluppo di opere pubbliche di interesse collettivo di una certa rilevanza.
Chiedo a quest’Aula di fare un attento approfondimento delle tematiche che verranno esaminate in sede di emendamento, ma chiedo anche una larga intesa su un atto che deve essere espresso a larga democraticità, quindi con il consenso unanime anche delle opposizioni.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Premetto, come sempre quando ci sono leggi importanti, che ho partecipato a tutte le riunioni della IV Commissione, anche se non ne sono membro effettivo.
Su questa proposta ci sono molte problematicità. All’articolo 1 c’è la liberalizzazione sulla questione delle argille.
Questa proposta di legge cerca di risolvere delle situazioni puntuali, ma di fatto va, in maniera generalizzata, alla liberalizzazione delle cave in alcuni settori. Per esempio, rispetto alla necessità di delocalizzare una impresa che produce laterizi in una situazione anche impattante, anziché andare ad una deroga per quell’impresa, si è andati ad una generalizzazione per il fatto che le argille sono escluse dal conteggio delle escavazioni. Quindi c’è una liberalizzazione.
Il rischio, in un mercato globale, anche se il controllo rimane sempre alle province, è quello che le nostre colline vengano scavate e che facciamo la “regione dei conigli”.
Su questo articolo 1 andava prevista la necessità di ampliare per soddisfare la delocalizzazione dell’impresa e il prelievo delle argille e non generalizzarlo.
Rispetto all’articolo 2 si introduce quello che nel piano cave era prevista come possibilità, cioè la realizzazione delle cave in sotterraneo.
La realizzazione delle cave in sotterraneo in questo articolo di fatto è funzionale e vede la sua realizzazione e la sua applicazione per dare la possibilità alle cave situate nella Gola della Rossa di poter continuare la loro attività.
Faccio presente che in quell’area ricade il parco della Gola della Rossa. Qui ho lavorato molto in Commissione per evitare che la deroga non andasse a demolire la normativa sui parchi. Ma se la volontà del Consiglio è quella che la deroga sia individuata all’interno di quello che prevede la legge nazionale sui parchi, cioè nelle possibilità di deroga tramite regolamento del parco stesso, questo è rimasto.
Siccome questa cava in sotterraneo va a realizzarsi all’interno del parco della Gola della Rossa, su un’area importante dove ci sono le grotte di Frasassi, il più grosso sistema ipogeo europeo, si localizza sul monte Murano, sotto il quale ci sono le falde acquifere di Gorgovivo che riforniscono tutta la provincia di Ancona di acqua, ritengo che non sia possibile effettuare la sperimentazione su un sistema così delicato e così significativo per l’intera regione.
Oltretutto le cave in sotterraneo finora sono state effettuate su materiali marmosi, mentre questo è un materiale probabilmente friabile, quindi nel percorso di perforazione e realizzazione delle cave ci potrebbero essere frane che potrebbero compromettere tutto il ricarico della falda idrica. Questo è un sistema molto delicato, quindi, per un principio di precauzione, come Verdi riteniamo non vada messo a rischio.
Oltretutto l’intero percorso di realizzazione della cava in sotterraneo prevede che prima della realizzazione ci siano alcuni anni di prelievo in superficie e qui c’è il rischio che questo sia una semplice deroga alla cavazione. A questo punto tanto vale prendere atto che c’è la necessità di realizzare una cava, quindi realizziamola in superficie dove si può fare e non all’interno di un’area così significativa.
L’altra questione è quella dei divieti a cui si va in deroga. All’interno di questa legge si va in deroga alle prescrizioni del PPAR e alle prescrizioni di cui all’articolo 6, ad esclusione della lettera a). Qui ho presentato un emendamento, riproposto anche in Aula, cioè di reinserire il punto c) della legge n. 71 che all’articolo 6 prevede il divieto di escavazione in falda e nelle aree di protezione delle sorgenti perenni, dei pozzi e delle captazioni a scopo acquedottistico. In Commissione ho presentato questo emendamento che è stato accolto nella forma del comma 1 quater, che andrebbe ulteriormente ridotta.
Ritengo che l’acqua sia un bene fondamentale, che non si possa rischiare di depauperare il bene acqua di una intera provincia per la realizzazione di una cava, benché riconosco le difficoltà anche occupazionali legate a questo, ma è importante che rimanga in maniera integrale anche il discorso della tutela delle acque.
C’è tutta la partita dei tempi che devono essere ridotti per le entrate in sotterranea, a cui rimango comunque contrario in generale.
Un’altra questione significativa è quella della sovrapposizione dei bacini di cava con i bacini estrattivi previsti nell’articolo 3, comma 6 bis. La proposta di legge dice che le aree esterne ai perimetri dei bacini estrattivi delimitati dai PPAE e destinate a strade di accesso, piazzali di manovra, opere di trasporto di acqua e di energia, piste di arroccamento, sono esentate dagli stessi vincoli di tutela del PPAR.
Ritengo che queste opere, cioè le piste di arroccamento, i piazzali di manovra, sono funzionali alla cava e che quindi debbano rimanere all’interno dei bacini estrattivi e non debba essere fatta una liberalizzazione.
Questo è stato detto perché in provincia di Pesaro i bacini estrattivi si sovrappongono ai bacini di cava. Non è che con una legge regionale possiamo sopperire agli errori delle cartografie di una sola provincia e andare a derogare, allargare e cambiare anche la legge sulle attività estrattive. In questo caso doveva essere compito della Provincia di Pesaro fare una nuova delimitazione dei bacini estrattivi che desse la possibilità alle imprese di realizzare strade, piste di arroccamento, ecc..
Queste sono alcune problematiche che emergono in questa proposta di legge e che motivano la nostra contrarietà in senso lato rispetto a questo intervento.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Per quanto riguarda questa problematica, negli anni precedenti il sottoscritto era già il relatore di minoranza di questa legge.
Purtroppo, a distanza di anni – non per mia volontà – non si è riusciti a capire quali sono stati i risultati ottenuti dalla precedente legge, nemmeno oggi in questo dibattito.
L’unica cosa che emerge è che si dice che bisogna ampliare le zone, bisogna fare un libero mercato e dare la possibilità a tutti di poter intervenire.
Questo mi pare una cosa giusta e importante, ma non si parla però dei probabili controlli da fare – non perché spetta al Consiglio regionale o alla Regione Marche –, su quanto materiale effettivamente serve, su quanto realmente il materiale viene venduto.
Faccio un esempio -che non è il caso di questa problematica e non riguarda nessuno- però da un controllo dei bollettari si è visto quanto materiale veramente viene venduto e quanto viene importato – una volta si parlava della Jugoslavia – oppure quanto materiale viene comperato in Abruzzo, che ha prezzi più bassi e costi inferiori. Perché questa riflessione? Perché in un momento di difficoltà, di crisi, dove i problemi – lo leggiamo anche oggi sui giornali - si risolvono non facendo assunzioni o riducendo personale – alla fine paga solo il personale – non si fa una politica seria per quanto riguarda l’abbattimento dei costi di questo materiale.
Penso che nelle Marche – checché ne dica il Consigliere Binci - nessuno si è comportato come Attila per devastare il patrimonio ambientale e per aprire cave a più non posso, però bisogna comunque salvaguardare l’ambiente e nello stesso tempo dare risposte agli imprenditori che oggi sono fortemente in difficoltà.
Questo è un argomento che non mi ha appassionato in passato e non mi appassiona neanche oggi, perché il chiacchiericcio che c’è intorno a questa problematica mi infastidisce solo a sentirlo.
Mi auguravo che le relazioni nel dibattito si fossero concentrate in generale sulle problematiche che riguardano il clima di incertezza, la scarsa chiarezza, se questa legge è migliorativa o no, come e dove, se ci sarà un abbattimento di costi. Purtroppo, però, si è parlato – per quello che abbiamo sentito - di miglioramenti, di togliere lacci e laccioli, di ampliamenti, ecc., nel merito, nel cuore del problema, se effettivamente si vuole raggiungere l’obiettivo della salvaguardia dell’ambiente, del territorio e abbassamento dei costi, nessuno è entrato.
Per questo motivo non parteciperò al voto, a meno che durante il dibattito qualcuno non dia delle risposte chiare, precise, su quello che abbiamo detto. Perché i paladini e i difensori dell’ambiente non sono solo i Verdi; l’ambiente, la vita quotidiana e la salute sono di tutti, saremmo anche dei criminali se ci comportassimo in modo diverso!
Di fronte a questa situazione bisogna evitare anche i disagi enormi e soprattutto i costi. In questo momento le strade bisogna farle, tutti ci lamentiamo che non ci sono le vie di collegamento, però nessuno si pone la domanda di quanti e quali sono i costi per realizzare queste opere. Vogliamo far sì, non favorendo un amico, inserendo una cava, la Gola della Rossa, o altre Gole – chi più ne più ne metta!-, che si faccia una politica di abbattimento dei costi salvaguardando l’ambiente e il territorio.
Se in questo dibattito riuscirete a dare queste risposte sicuramente parteciperò al voto, altrimenti sarò critico come lo sono stato anche per il passato.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Questa proposta di legge nasce decisamente male, perché è una di quelle leggi che si chiamano ad personam, che vanno ad intervenire a vantaggio di uno specifico soggetto del territorio. Sostanzialmente andiamo a fare delle norme a beneficio di un singolo soggetto.
Questo è facilmente desumibile, basta rileggersi i verbali e gli atti della Commissione, basta ricordare che addirittura il Consiglio regionale ha fatto una gita presso una specifica impresa per andare a vedere le necessità e le esigenze a cui questa legge avrebbe dovuto dare risposte.
Credo che questo sia un elemento sufficiente perché questa legge possa essere tranquillamente impugnata da domani, almeno davanti all’autorità antitrust. Credo che ci saranno soggetti pronti a farlo, che si stanno già attrezzando in questo senso.
Facciamo una norma che rompe gli equilibri di mercato, in un quadro generale dove bisognerebbe – non sono io a dirlo – garantire la concorrenza e i pari diritti di accesso a tutti, invece noi facciamo una legge finalizzata ad una specifica impresa, che dà una risposta ad uno specifico bisogno.
Questo sarebbe stato sufficiente per me personalmente – non parlo a nome del mio gruppo – a non votare questa legge già nella sua formulazione originaria che è poco rispetto a quello che è diventata o che rischia di diventare alla fine di questo dibattito e delle votazioni che ci saranno.
Rispetto ad un quadro di questo tipo, cioè di norme ad hoc per un’impresa, siamo andati a costruire un vero e proprio “mercato delle vacche” dove ognuno ha portato dentro le sue esigenze o altre esigenze. Quindi per riequilibrare uno squilibrio si fa come l’arbitro quando fischia un rigore che non c’è, che per farsi perdonare fischia per l’altra squadra un altro rigore sempre che non c’è, così non sbaglia una volta, ma due volte, di fatto però ricrea un equilibrio. Questo lo si può giudicare positivamente o meno.
Con alcuni emendamenti che la Commissione ha approvato quasi all’unanimità, senza il mio voto, andiamo da un lato a sostenere una operazione tutt’altro che limpida e positiva, o come la si vuole descrivere, che è quella del recupero delle cave attraverso gli impianti fotovoltaici. Ormai abbiamo questi pretesti per cui ogni tanto le cose positive servono da foglie di fico per fare poi operazioni di vera e propria speculazione a 365 gradi.
In questa legge di fatto introduciamo il principio che: “se tu hai una cava che devi dismettere o che devi recuperare, fai un bel progetto di produzione di energia alternativa, la tappezzi e la ingrandisci di molto”, per una cava che invece avrebbe esaurito la sua escavazione.
Avremmo dovuto produrre criteri, ma rispetto ad una prima formulazione che già la Commissione si era data e che avevo condiviso, è già pronto un emendamento che il relatore di maggioranza ha presentato, che amplia e deroga molto le cose che avevamo stabilito insieme. Faccio un esempio paradossale: io ho una cava orientata a nord, sicuramente non adatta al recupero con questo sistema, cioè il tappezzamento con pannelli fotovoltaici, siccome nel recupero ho la necessita, perché possa essere utilizzata per questo, di doverla esporre a sud, potrei o scavare completamente la parte che non ho scavato o scavare la montagna di fronte, in modo che prenda sole e quindi gli impianti possano produrre elettricità. Naturalmente questa viene presentata come una operazione positiva per l’ambiente. Ma basterebbe leggere gli atti del Governo sulla produzione di fonti alternative - che anche noi sosteniamo - che ci dicono che il tappezzamento con pannelli solari di suoli di qualunque tipo non ha molto senso, non è una operazione positiva.
L’operazione positiva per questo Paese, come avviene per altri Paesi, e anche nell’ottica del nostro Piano energetico ambientale regionale che parla di generazione diffusa, non è quella di fare grandi impianti tappezzando suoli, ma è quella di utilizzare, per esempio, i tetti, e tanto più - dice il Governo - in forma integrata, cioè anziché fare i tetti con i coppi farli con i pannelli fotovoltaici.
Quindi la direzione in cui ci si dovrebbe muovere è quella di una produzione da fonti fotovoltaici intelligenti, e non è il caso di questa situazione.
Qui parlo in astratto, parlo in termini generali, mentre in Commissione abbiamo parlato, anche in questo caso, di uno specifico produttore, diverso da quello di cui parlavamo prima, ma guarda caso il concorrente. Quindi io non parlo di una cava specifica, ma parlo in astratto, e noi diciamo “tu puoi recuperare, tappezzare, fare”, andando a modificare così il microclima, deturpando il paesaggio e tutta una serie di questioni che nella legge non definiamo e che lasciamo non si sa bene a quale tipo di regolamentazione, però diciamo che è positivo e lo si può fare.
Il secondo elemento che fa parte di questo grande “mercato delle vacche” è che una legge che, appunto, era ad hoc per un caso specifico, quindi prevedeva anche un numero limitato di materiali a cui era possibile applicare le deroghe, con un emendamento della Commissione - anche questo con il mio voto contrario e il voto unanime degli altri commissari – si dice: non solo quei quattro materiali che abbiamo detto, ma per tutti i materiali considerati strategici, che ora - non ricordo bene - comunque da quattro passiamo a 7 o 9 o 11, 12 - poi qualcuno più preciso di me lo dirà -.
Quindi, sostanzialmente, una norma che era confezionata perché stesse dentro quei binari, una norma che dice che abbiamo fissato dei vincoli, delle prescrizioni specifiche, che poi, invece, con una modifica, diciamo che quei vincoli valgono per tutti, perché ci abbiamo rimesso dentro tutti; quindi tutti i vincoli, le norme, ecc. diventano deroghe, per cui potremmo tranquillamente buttare via i vincoli che ci siamo dati tempo fa perché ormai lì dentro ci sta chiunque.
Questo è l’ulteriore emendamento che la Commissione oggi presenta in Aula, che va ad allargare sensibilmente le maglie di questa legge che già di suo, per un caso specifico, allargava, e ora allarga per tanti casi specifici, che quindi diventano la totalità dei casi.
Quindi, alle motivazioni già sufficienti per me per non votare questa legge, se ne aggiungono alcune che sono esuberanti.
Purtroppo temo che questa legge passerà, così come è stato illustrato dal relatore di maggioranza. Spero che qualcuno la impugni e che ci sarà la possibilità nell’iter successivo alla nostra approvazione, in questo triste spettacolo che abbiamo dato come Istituzione, che qualcuno possa mettere una pezza in nome di principi più alti, qualcuno che possa garantire un po’ di più il rispetto delle regole e delle norme.
Credo che oggi abbiamo scritto una pagina abbastanza triste di questa Istituzione, è un mio giudizio personale e ne rispondo pienamente.
Ora vedremo come questa norma continuerà il suo percorso nelle prossime ore, quindi come riuscirà nella sua formulazione successiva, ma è chiaro che sull’ipotesi presentata dal relatore di maggioranza, su quello che ha disegnato come punto di arrivo, sicuramente, personalmente, mi vedrà tassativamente contrario.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Vorrei intervenire per sostenere le positività inserite in questa proposta di legge rispetto ad uno scenario che molte volte viene artatamente dipinto come divoratore di territorio, dissacratore dell’ambiente, e che invece, in una formulazione corretta come quella che è stata portata avanti, non rappresenta nessun pericolo, ma va a perseguire altri obiettivi che poi cercherò di spiegare.
In primis, nessuno lo ha detto, questa legge intende escludere gli aggregati argillosi e sabbiosi per la produzione dei laterizi dai vincoli della legge regionale n. 71. Questo è un fatto molto importante, oltre che necessario a delocalizzare alcune aziende di laterizio che oggi insistono addirittura all’interno dei centri abitati, ma anche ad aprire la concorrenza ad altri potenziali investitori in questo settore, dato che le Marche hanno questa tradizione e dato che i materiali che esistono, e che si trovano naturalmente, oltre a non arrecare danno nella loro estrazione al territorio, contribuiscono enormemente al Pil di questa regione.
In questo caso consentiamo la delocalizzazione di attività esistenti che altrimenti dovrebbero chiudere e consentiamo anche una apertura al mercato di nuovi investitori.
Per quanto riguarda la possibilità di estrarre in sotterraneo, mentre la proposta di legge inviata dalla Giunta riservava esclusivamente ad una precisa realtà, la Commissione ha inteso estendere questa possibilità – se riteniamo che la possibilità dell’estrazione in sotterraneo sia un metodo positivo e innovativo – a tutte quelle attività che insistono nelle Marche e che si interessano di estrazione di materiali di difficile reperibilità. Non stiamo parlando dell’apertura in toto dell’estrazione di materiali, come prevede la legge n. 71, ma soltanto a quelli di difficile reperibilità, che contribuiscono enormemente al bilancio economico e anche sociale perché in questi settori ci sono moltissimi occupati.
Riteniamo, quindi, che una certa democratizzazione della legge sia stata indispensabile perché prima era una legge troppo ad personam. Probabilmente nessuno aprirà una attività di cava in sotterraneo perché più costosa come iniziativa e come attività, chi può estrarre all’aperto lo continuerà a fare all’aperto, però questa possibilità viene data a tutti e non soltanto ad alcuni.
Quale è il risultato finale? Il risultato finale, Consigliere Altomeni, è che sarà possibile una maggiore concorrenzialità nel settore dei materiali di difficile reperibilità che in questa regione nell’ultimo periodo ha accennato a fortissimi rialzi causando un forte impatto nel settore delle costruzioni e dei lavori pubblici.
Questa ipotesi, che non contribuisce a danneggiare ulteriormente l’ambiente, ma lo va a regolamentare come operazione, è sicuramente positiva sotto l’aspetto sociale, economico e ambientale.
Inizialmente - lo dico al relatore di maggioranza - questi emendamenti erano stati presentati tutti dall’opposizione. Sono stati tutti bocciati dalla Commissione, ma poi sono stati recuperati e modificati in una azione unitaria, con un accordo unanime in Commissione, ma con il voto contrario del Consigliere Altomeni, come lui stesso ha detto.
Abbiamo recepito anche alcuni emendamenti venuti da esponenti della maggioranza, come quello della Consigliera Benatti, che ha fatto un ottimo lavoro per definire ancor meglio il concetto di rimboschimento compensativo, cosa che nella legge n. 71 era abbastanza complicato e complesso da realizzare e che a volte metteva l’imprenditore nelle condizioni di diventare per forza “furbo”, perché la soluzione che consentiva la legge non era praticabile. Oggi questo è praticabile e realizzabile.
Il recupero delle attività estrattive, per periodi temporanei o definitivi, anche con l’utilizzo di tecniche relative all’impianto fotovoltaico, secondo noi, è un grosso aiuto che diamo alla Regione Marche per perseguire il raggiungimento che si è data nel Pear, cioè quello di coprire entro l’anno 2015 tutta l’energia mancante in questa regione con fonti energetiche alternative.
A mio avviso, se non portiamo avanti iniziative di sostegno e di promozione, ad esempio, del fotovoltaico – io sono meno d’accordo sull’eolico – non riusciremo a raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati. Quindi la possibilità, che non è automaticamente concessione di nuove cubature, parliamo esclusivamente di materiali di difficile reperibilità e che oggi non sono contingentati – vorrei ribadirlo per chi non conosce la legge – di adeguare i fronti di scavo per l’impianto di strutture fotovoltaiche. Quindi nessuno stravolgimento del Prae, ma è una azione di buon senso che dovrebbe consentire di spingere sul fotovoltaico.
Sono state accolte anche regolamentazioni marginali che consentono – parliamo, per esempio, per la Gola della Rossa di andare in sotterraneo – di apportare interventi di natura ambientale per il raggiungimento dei siti e per l’asportazione dei materiali.
Quindi la legge non è monca, ma crea anche una regolamentazione per le piste di arroccamento, per i depositi, ecc..
Ritengo anche che l’ordine del giorno che accompagna l’approvazione di questa legge debba mettere la Giunta regionale sull’avviso di una revisione complessiva della legge n. 71, che non parta da preconcetti come in passato e da un contingentamento eccessivo della produzione di materiali lapidei in questa regione. Questo aspetto non ha giovato a nessuno, né alla difesa dell’ambiente, perché ci siamo inventati siti estrattivi improbabili, e anche perché il discorso dei materiali che sono venuti dall’estero e dalle altre regioni sicuramente ha contribuito ad un enorme e maggiore impatto ambientale di quello che noi pensavamo di fare con la regolamentazione che abbiamo nelle Marche.
Quindi la regolamentazione che abbiamo va bene, ma va ulteriormente adeguata alle produzioni e alle necessità di prodotto delle Marche. Perché fare una cava in Croazia senza nessuna regola, da un punto di vista globale della difesa dell’ambiente, penso non sia corretto ritenerlo meno dannoso che un buco fatto nel nostro Appennino.
Ripeto, se noi mettiamo in condizione i nostri imprenditori di esercitare una attività nelle Marche, economicamente sostenibile e con le regole che abbiamo, diamo un vantaggio all’ambiente.
Quindi l’impostazione che abbiamo portato avanti nell’esame di questa legge va nella direzione di dire: non strozziamo troppo il settore, non rendiamo non competitivo estrarre nelle Marche - quindi inventarci delle cose assurde -, altrimenti costringeremo i nostri imprenditori ad importare dalla Croazia, dalla Romania, dall’Albania e dalle regioni limitrofe perché è conveniente farlo, perché lì non abbiamo delle regolamentazioni che ci impediscono di estrarre senza nessun impatto ambientale e a minor costo.
Dal Consigliere Altomeni rifuggo l’idea che questa legge è stata fatta da vandali e da disattenti sul mondo e sul concetto ambientale. Noi riteniamo di aver anche dei concetti più alti di ambiente di quelli che magari qualche volta esprime lo stesso Consigliere. A lui chiedo di collaborare per il futuro per migliorare la legge e a rendere possibile una attività come quella che fanno i nostri cavatori in questa regione, che sono al servizio del settore dell’edilizia, delle infrastrutture pubbliche di cui abbiamo enormemente bisogno, tra l’altro non avremmo il materiale per realizzarle.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Una materia complicata, delicata e molto complessa come quella delle attività estrattive, avrebbe bisogno di un aggiornamento generale perché nel frattempo sono mutate le necessità rispetto a questo. Sapendo, comunque, che una ferita al territorio verrà fatta, perché non esisterà mai un sito ideale quando parliamo di attività estrattiva.
Se guardiamo allo sviluppo, anche quello più equilibrato e più sostenibile, non dobbiamo essere degli ipocriti consapevoli, ma dobbiamo guardare alla realtà e saperla governare in maniera molto seria, in modo tale che le istituzioni abbiano la possibilità di esercitare i controlli istituzionali e i controlli tecnici, perché quello che serve è anche la ricomposizione di questi siti dal punto di vista ambientale.
Per le Marche serve un nuovo piano per le attività estrattive, una nuova legge. Oggi questa leggina non stravolge il Piano delle attività regionali estrattive, ma in parte ne modifica il quantitativo complessivo , 5 milioni di metri cubi annui, che è previsto in esso.
E’ in questo contesto che dobbiamo agire. Con l’articolo 3 bis, comma 1, in qualche modo si dà possibilità, ma diventa inevitabile, quello di prevedere il recupero dei siti anche con una funzione virtuale, quella di costituire delle opere per l’energia solare, l’energia rinnovabile.
Con le salvaguardie necessarie dei controlli del Consiglio, della Commissione e dei tecnici, i Comunisti Italiani sono d’accordo ad una prerogativa di questo tipo.
Tuttavia occorre anche qui essere molto più rigorosi, quindi chiediamo alla Commissione di ritirare l’emendamento n. 15, perché l’articolo 2, che prevede l’escavazione in sotterranea, che è una attività sperimentale nella nostra regione e forse anche in Italia - in altre parti d’Europa e del mondo è praticabile - per la quale non sappiamo se è meglio o peggio delle escavazioni in superficie, ma se fatte bene dovrebbe essere meglio perché il danno al territorio è sempre minore, con le opportune salvaguardie per quanto riguarda le risorse idriche, sia quelle potabili che quelle in uso all’eco sistema.
L’emendamento n. 15 stravolge perché dà una possibilità del tutto soggettiva di classificare i materiali non reperibili sul c.d. mercato, invece l’articolo proposto era molto più serio perché parlava dei nomi di classificazione dei materiali.
E’ in questo senso che chiediamo il ritiro di questo emendamento, sul quale, eventualmente, voteremo contro e voteremo contro anche all’articolo.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Benatti.
Stefania BENATTI. La questione delle attività estrattive è stata sempre un tema che ha impegnato fortemente il Consiglio regionale.
Ricordo che nella passata legislatura ero componente della Commissione ambiente e abbiamo passato un lungo periodo a studiare e approfondire tutta la materia perché all’esame del Consiglio c’erano le osservazioni al Piano di attività estrattive. Piano che aveva di per sé interessato la legislatura precedente con un’opera di approfondimento altrettanto ponderosa.
Quindi credo che una riflessione seria – faccio seguito anche alle questioni poste dal Consigliere Procaccini – meriti anche la revisione della legge n. 71, a dieci anni dalla prima emanazione, per verificare lo stato di attuazione, per aggiornarla agli sviluppi tecnologici, alla modernizzazione del settore. Quindi aprire questa riflessione con gli operatori credo che sarebbe molto utile per fare il punto della questione nella nostra regione.
Non mi convince, invece, una modifica della legge n. 71 parziale, come quella che ci viene presentata oggi, e soprattutto una modifica che di fatto in alcuni punti interviene in una partita, quella dei piani provinciali, ancora aperta. Quindi con questa legge, in parte, cambiamo le regole a gioco già iniziato.
Ho sottolineato queste cose immediatamente, anzi prima che la proposta di legge andasse in Giunta. Il 19 gennaio con il Consigliere Binci abbiamo scritto al Presidente della Giunta Spacca e all’Assessore Giaccaglia facendo riferimento a questa proposta di legge che era all’ordine del giorno della Giunta successiva con carattere d’urgenza, chiedendo un adeguato approfondimento per valutare, vista la complessità della materia, quelle che potevano essere le ricadute sia sul territorio che nel settore. Avevamo chiesto, in particolare, di conoscere, prima di avviare questa riflessione, quali territori erano effettivamente interessati, quante e quali cave attive nella nostra regione sono situate in zona parco - un capitolo importante riguarda proprio la deroga ai vincoli delle zone parco - quindi una serie di informazioni che dovevano servire a maturare una riflessione compiuta.
Poi c’è stato l’iter della Commissione e giungiamo alla proposta di oggi che definisco peggiorativa rispetto a quella della Giunta, perché introduce elementi di grandi equivoci, che poi equivoci non sono se ascoltiamo gli interventi che sono stati fatti oggi in quest’Aula.
Parto dalla motivazione per la quale la Giunta ha fatto questa proposta di legge. Ci è stato detto che dovevano essere sanate due situazioni. La prima, quella di dare la possibilità ad una cava di continuare la propria attività, si tratta di una attività di alto pregio come quella dell’escavazione del calcare massiccio. Per fare questo bisognava permettere di poter intervenire in sotterranea in area parco, nella zona della Gola della Rossa.
Rispetto a questa preoccupazione voglio esprimere pubblicamente quello che ho già detto ai sindaci, agli operatori, ai sindacati. Io non ritengo che questa debba essere una aspirazione da ostacolare, ho detto però che per rispondere ad una esigenza, che si può autorizzare, che può anche essere legittima, non possiamo “per colpire un tordo, sparare con un bazooka”, cioè non possiamo per risolvere un problema puntuale, che riguarda un territorio ed un materiale, autorizzare l’escavazione in sotterranea - che pure è prevista dal Piano regionale e da quello della provincia di Ancona - in tutti i parchi della regione.
Questa cosa probabilmente nella pratica non si verificherà, perché in sotterranea si andrà solo all’interno nel parco della Gola della Rossa, ma non è una condizione sufficiente perché dia il mio voto a questa legge, perché sarebbe come dire che togliamo il divieto di fumo negli asili perché tanto nessun bambino fuma! Non posso affermare un concetto che non condivido anche se poi di fatto è impraticabile.
Avevo sollevato anche una questione di conflitto di interessi tra le competenze della Regione e le competenze dello Stato. A mio giudizio la norma che riguarda l’escavazione all’interno dei parchi in sotterranea non va bene perché le deroghe sono regolamentate dalla legge quadro nazionale. La Regione Marche - che sarebbe la prima in Italia, e chi sa perché sarebbe proprio la prima! Faremmo scuola in questo senso - faremo una norma (non mi è stato ancora spiegato in maniera convincente) che fa derogare l’escavazione in tutta la regione piuttosto che applicare la legge n. 394 sulle aree protette.
Questa legge quadro nazionale prevede - salvo quanto previsto dal comma 5, su questioni che non riguardano noi ma gli usi civici e altre cose – “nei parchi sono vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati in particolare riguardo alla flora e alla fauna…” omissis “In particolare sono vietati l'apertura e l'esercizio di cave, di miniere e di discariche, nonché l'asportazione di materiali”, e poi al comma 4 dice: “Il regolamento del parco stabilisce altresì le eventuali deroghe ai divieti di cui al comma 3”.
Quindi continuo a pensare che per permettere l’escavazione in sotterranea nel parco della Gola della Rossa sia necessario che questa possibilità venga prevista nel regolamento. Siccome la settimana scorsa abbiamo approvato il Piano, nulla vieta che in una settimana successiva si faccia il regolamento per risolvere questo problema.
Perché dico questo? Perché facendo una norma che dà la possibilità di scavare ovunque nella regione affermiamo un principio politico che non credo che una Regione di centro-sinistra si possa permettere, cioè che l’ambiente si può tutelare in altre forme e questa può essere una deroga da fare. Non voglio che la mia Regione passi alla storia per aver permesso questo.
Il motivo per cui la proposta di modificata della Commissione è peggiorativa, è perché la proposta della Giunta, pur partendo dalla volontà di far lavorare una azienda - lì parliamo di una azienda che vuole scavare calcare massiccio - aveva inserito anche altri materiali che non sono oggetto di quella attenzione.
Possiamo, anche in alternativa, prevedere con legge una deroga specifica e puntuale. Questo non lo considero poco democratico, Consigliere Capponi, perché avremmo autorizzato il calcare massiccio puro al 98% ed è una situazione simile a quella che, per esempio, si verifica per il marmo di Carrara. Il marmo di Carrara è un materiale di alto pregio ed è stata prevista una deroga puntuale. Qui non si tratta di autorizzare una ditta, ma si tratta di dare la possibilità di poter estrarre un materiale di pregio, e la legge n. 71 ha definito, in una modifica successiva del 1999, che il calcare massiccio con purezza superiore al 98%, quale materiale di cava avente un particolare valore merceologico, è considerato riserva strategica della regione. Quindi è un materiale di altissimo livello e noi potremmo autorizzare quel materiale perché per noi è interessante, utile e strategico - l’abbiamo anche scritto –, bisogna investire su quel materiale, indipendentemente da chi poi lo andrà ad estrarre.
Invece è successo che per paura che questo potesse essere preso come una facilitazione a qualcuno, la Giunta ha inserito altri tre materiali, e la Commissione, in questo eccesso di democrazia, ha tolto tutti i materiali e ha messo dentro la definizione “materiali di difficile reperibilità”.
Questo vuol dire che il calcare massiccio è stato declassato a materiale non di valenza strategica, ma di difficile reperibilità. Vuol dire che in sotterranea, e soprattutto in superficie, verrà estratto calcare non purissimo, quindi di tutto e di più!
Non si è più orientati a risolvere quel problema, ma è una deroga generalizzata che apre un fronte che non sappiamo dove potrà portarci. Ancora devo sapere se fra un anno, per esempio, scoperta una cava attiva nel Catria magari si andrà a sbucare anche lì perché qualcuno riterrà che sarà indispensabile accedere a questa legge.
Non mi sembra che diminuire il periodo per accedere alle sanzioni equivalga a diminuire i soldi da pagare. Se la Giunta aveva individuato tre anni probabilmente aveva fatto una valutazione. Non so se la Commissione ha fatto la stessa valutazione, cioè che uno deve accelerare, fare il progetto, per iniziare entro diciotto mesi; sono valutazioni che non mi sento di fare, ma questo mi lascia comunque un po’ perplessa.
Altro motivo di perplessità – per cui se non riusciamo a trovare una soluzione non so come voterò la legge - è sull’articolo 3, che è stato fatto per risolvere il problema della provincia di Pesaro perché c’è la necessità - anche qui una necessità legittima in sé - che le strade di accesso, e tutto quello che è al servizio dell’attività della cava, possa essere assoggettato agli stessi vincoli della cava stessa e quindi eventualmente anche alla deroga del Ppar.
Sottolineo e faccio presente a tutti i colleghi che qui veramente andiamo a cambiare le carte in tavola mentre la partita è ancora in gioco, quindi rischiamo, per risolvere un problema ad una provincia, di dare una immagine pessima della Regione a tutto il resto del territorio. Così si dimostrerebbe che i comportamenti virtuosi, cioè quelli che hanno trovato le strade di accesso rispettando il Ppar, possono essere anche superati e rimessi in discussione. Specialmente nella provincia di Ancona potrebbe dare la stura ad un contenzioso.
Voterò gli articoli dando dei giudizi positivi, a volte anche negativi, e mi riservo ad una valutazione complessiva sulla legge.
Presidenza del Vicepresidente
Roberto Giannotti
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.
Marco AMAGLIANI. Su questa questione non ho la delega, quindi il dibattito sarà concluso dall’Assessore Giaccaglia. Prendo la parola perché credo di poter dire di aver vissuto - non l’iter della legge n. 71 perché nel 1997 non ero in quest’Aula - insieme alla Consigliera Benatti, tutti i lavori della Commissione che hanno portato all’approvazione del Piano regionale delle attività estrattive.
Credo di poter dire che la legge n. 71 fosse una buona legge, dico fosse perché mi sembra che tra un po’ non sarà più quella, quindi non potrò più esprimere questo giudizio, così come penso che il Piano regionale delle attività estrattive fosse un buon piano, che dava delle indicazioni, ma non sceglieva, rispettava le autonomie. Quel piano si fondava sul presupposto iniziale della configurazione del materiale possibilmente da estrarre della nostra regione. Quindi dava una configurazione regionale, a questa si sovrapponeva poi la mappa delle aree protette, delle aree dove non era permessa questa tipologia di intervento, e rimanevano fuori le aree in cui era possibile l’estrazione di materiale. Questa individuazione la lasciava alle Province che, attraverso i loro piani, andavano ad indicare nelle aree che rimanevano libere dove si poteva estrarre materiale.
Sulla questione dei 5 milioni dei metri cubi non ammetto e non accetto il pianto che viene dalle categorie, perché mi sembra un pianto strumentale ed inutile. Strumentale perché, come ricorderete, allargammo del 25% la possibilità di produzione, ancorché le categorie avessero detto la verità, tant’è che avevamo dichiarazioni del Centro dati di Bologna che ci dicevano che nella regione Marche erano stati estratti fino a quel momento 3 milioni e 750 mila metri cubi di materiale. Per cui dicemmo, in maniera anche elargitiva, andiamo ad un aumento del 25%. Poi se non erano veri i 3 milioni e 750 metri cubi, questo è un altro problema! Qualcuno lo dica, allora facciamo un ragionamento diverso! Ma in quel momento il dato era questo, tant’è che allargammo del 25%. Io non posso dire se la loro dichiarazione fosse veritiera o meno, dico soltanto che le cose andarono così, per cui ci dimostrammo completamente aperti nei confronti della tutela del territorio e della necessità data alle categorie di continuare il proprio lavoro.
Così come penso che il testo di legge licenziato dalla Giunta regionale fosse un buon testo, che recepiva esigenze che provenivano dall’una e dall’altra sponda, sapendo che quel testo non era probabilmente soddisfacente per chi è più spinto verso la tutela ambientale, non lo era per chi è più spinto verso la tutela di altri interessi, ma raggiungeva un punto di equilibrio, secondo me, molto alto.
Tra l’altro non vorrei che in quest’Aula si dimenticasse quali erano le motivazioni per cui noi eravamo intervenuti, erano motivazioni di carattere sociale, era la verità, mettevamo in discussione la possibilità del proseguo dei lavori di una ditta e di circa 200 lavoratori, quindi 200 famiglie che vivono di questo tipo di attività. La Giunta regionale è sensibile anche a questa tematica, come non potrebbe!.
Quindi arrivammo a cercare una soluzione, la stessa maggioranza arrivò a trovare una soluzione, quella che diceva che da una parte bisognava avere un testo, e dall’altra parte, al momento dell’approvazione del Piano del parco della Gola della Rossa, si doveva mettere quella clausola, che peraltro è prevista dalla legge n. 394 del 1991 e anche dalla legge n. 15 del 1994, due norme che ci dicono che dovevamo fare così.
La volta scorsa, al momento dell’approvazione della pdl n. 140, all’ultimo momento questa cosa non c’è più stata. Io mi sono battuto - probabilmente troppo tardi - perché la questione venisse ripristinata, ma insomma ora non ce la ritroviamo. Oggi non la troviamo nemmeno qua e credo – non perché è un mio collega di partito – che il sub emendamento n. 021 fatto dal Consigliere Altomeni, che dice “nei parchi regionali l’esercizio di attività di cava di cui al comma 1 è consentito qualora il regolamento del parco lo preveda in conformità all’articolo 11 della legge n. 394/91 e all’articolo 16 della l.r. n. 15/1994”, è giustissimo, è un emendamento che va approvato.
Quindi questo è il primo punto che pongo, cioè ripristinare quanto meno la potestà normativa.
Altre due questioni, se vogliamo raggiungere un compromesso alto e nobile.
A parte i presupposti da cui siamo partiti, quelli che ho cercato di elencare, nell’arco di una settimana c’era ancora un compromesso che, ripeto, era nobilissimo, che individuava tre-quattro tipologie di materiali – mi riferisco in particolare all’articolo 2 della proposta, quindi la modifica dell’articolo 6 della legge n. 71 – in cui venivano fissati i materiali e non si diceva soltanto “le cave attive al 31 maggio 2007”, ma si diceva anche “per l’estrazione di materiale di difficile reperibilità quali calcare massiccio, calcare della formazione di San Marino, gesso macrocristallini, travertino…”, quindi venivano fissate quattro tipologie di materiale.
Oggi, con l’emendamento proposto alla Commissione - che suggerirei di ritirare e lasciare le cose come stavano - si allarga la strada a tutte le tipologie di materiali, perché si dice sopprimiamo quella parte e scriviamo “alle varianti dei progetti già autorizzati che comportano, in sotterraneo, la prosecuzione o l’ampliamento di cave attive alla data del 31 maggio 2007, per l’estrazione di materiali di difficile reperibilità”. Quindi “di difficile reperibilità” è una concezione ormai largamente conosciuta e che consente di fatto tutto.
La seconda parte che mi permetto di suggerire a quest’Aula di non accettare è questa: all’articolo 3 bis, quindi la modifica all’articolo 11 della legge n. 71, c’era anche lì un compromesso nobilissimo, dove si diceva “la ricomposizione ambientale può altresì prevedere il riuso dei siti estrattivi per la realizzazione di impianti solari per la produzione di energia - quindi metteva la dubitativa -. A tale fine la Giunta regionale con proprio atto da adottarsi…omissis…determina criteri…”, tutto un percorso da costruire e quindi la possibilità di verificare l’andamento del percorso stesso, dell’iter di questo atto amministrativo che avrebbe potuto portarci verso questa possibilità.
Oggi, con l’emendamento n. 29 del Consigliere Comi, si dice un’altra cosa, si dà per scontato che è così, c’è una sottigliezza, ma importante “La ricomposizione ambientale può altresì prevedere il riuso dei siti estrattivi per la realizzazione di impianti solari per la produzione di energia – e fino qui è uguale -. A tal fine sono consentite varianti, anche in deroga agli strumenti di pianificazione vigenti…”. Cioè già noi prevediamo le varianti ai metodi di pianificazione, non facciamo più quel percorso che ci dice “vediamo cosa è possibile fare, cosa faremo, ragioniamoci sopra, Giunta e Commissione”. (…) Credo di non avere offeso nessuno, so leggere bene, le leggi le ho imparate qui dentro e anche prima, e l’italiano perché leggo molto! Quindi so leggere l’uno e l’altro, e se non ci vogliamo prendere in giro, qui si dice un’altra cosa!
Propongo a quest’Aula di non approvare né l’emendamento n. 15, né l’emendamento n. 29, di accettare invece il sub emendamento n. 021 che ripristina la potestà normativa, così come prevedono le leggi regionali e nazionali.
Siamo di fronte ad un altro impianto che è differente da quello che ci eravamo preposto, che ricordo era il dovere di intervenire rispetto ad una questione che creava anche un problema di tenuta economica e sociale. Questa era la motivazione essenziale e principale per cui eravamo intervenuti. Invece abbiamo utilizzato questo percorso per fare un’altra cosa che, secondo me, è peggiorativa rispetto all’impianto che avevamo, ma anche all’elaborato che la Giunta regionale ha licenziato.
Quindi è del tutto evidente che, a fronte di ciò che accadrà su queste questioni, deciderò come votare.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.
Francesco COMI. Vorrei chiedere all’Aula di consentire alla maggioranza di potersi riunire, quindi di sospendere per pochi minuti i lavori, e confrontarsi su un tema sul quale è opportuno un chiarimento. Credo che la minoranza lo possa capire, visto che su una materia così delicata abbiamo cercato di raggiungere la più ampia sintesi unitaria. Quindi questa sintesi la vogliamo verificare fino in fondo con tutti i Consiglieri.
Franco CAPPONI. Chiedo che comunque qualunque altra decisione venga trasferita anche alla Commissione perché non intendo acconsentire a nessun stravolgimento di parte.
PRESIDENTE. Se siete d’accordo concludiamo il dibattito prima della sospensione. Bene. Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Contrariamente a quello che pensano gli esponenti della Casa delle Libertà e i componenti del mio partito, io non condivido molto quello che tratta l’articolo 2, cioè le autorizzazioni in sotterraneo del proseguimento delle escavazioni.
Lo ritengo un precedente abbastanza singolare e pericoloso, sembra un po’ la politica “dell’occhio non vede, cuore non duole”.
Ci sono delle situazioni ambientali che vanno tutelate, questa nuova pratica francamente non mi convince per due aspetti. Uno, perché credo che, al di là di quelle che possono essere le attenzioni, ci possono essere comunque delle ripercussioni sulle risorse idriche con eventuali contaminazioni. Due, perché alla luce di quanto accaduto in altre realtà dove esistono le cave, la c.d. ricomposizione ambientale molto spesso non è avvenuta come prescritto dalla legge. Tanto è vero che proprio in questi giorni abbiamo varato una Commissione d’inchiesta sui rifiuti nella Provincia di Pesaro Urbino che guarda caso ha anche attenzione su alcune situazioni che vedono come protagoniste alcune cave, che poi sono state ricomposte a beneficio dell’ecologia, ma non a beneficio dei cittadini che ci vivono intorno.
Questo tipo di soluzione non la vedo nell’interesse del patrimonio naturale della nostra regione e in particolare con quello della zona di cui si è parlato più volte.
Questa situazione non mi convince affatto ed è per questo che se non verrà ritirata nell’articolo 2 la parte dove si autorizzano le escavazioni sotterranee, il mio voto sarà contrario.
PRESIDENTE. Devo ricordare che scade alle ore 13,00 il termine per la presentazione degli emendamenti relativi alla pdl n. 175.
La seduta è sospesa.
La seduta è sospesa alle ore 12,45
La seduta riprende alle ore 14,00
Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Giaccaglia che conclude la discussione generale.
Gianni GIACCAGLIA. Ho ascoltato tutti gli interventi, soprattutto quello dei relatori di maggioranza e di minoranza. Si è parlato di un lungo lavoro, è vero, ma è stato un lungo lavoro anche per la Giunta, perché questa proposta di legge di modifica alla legge n. 71 aveva già avuto una gestazione molto lunga prima di arrivare in Giunta. Ci sembrava, e ci sembra tuttora, che la proposta della Giunta fosse particolarmente equilibrata e interessante, anche perché la mia delega era stata in parte unita, nell’operazione di questa proposta di legge, alla delega dell’Assessore Amagliani.
I nostri tecnici hanno gestito tutta la partita di questa modifica di comune accordo. Tanto è vero che lo stesso dirigente all’ambiente aveva firmato la delibera perché c’era stato un grossissimo lavorio prima di arrivare a questo punto di mediazione, c’erano state conferenze di servizi, si erano chiesti pareri al parco della Gola della Rossa, quindi si era trovata veramente la possibilità di fare un lavoro in sinergia che aveva dato dei buoni risultati.
Le proposte di emendamento che verranno, e quelle che sono state già presentate – questo lo posso tranquillamente dire –migliorano ancora di più, per quanto possibile, il testo della legge. Per esempio il discorso della compensazione ambientale, portato avanti soprattutto dalla Consigliera Benatti e condiviso anche da altri Consiglieri.
Ci trova d’accordo anche l’idea della individuazione dei materiali - poi il relatore di maggioranza Comi specificherà quali sono -, ma l’accordo raggiunto mi sembra sia su due materiali di particolare valore. Effettivamente indicare come materiali previsti quelli di difficile reperibilità ci sembrava una elencazione troppo lunga, dava in effetti una apertura troppo ampia a queste possibilità. Individuare, invece, dei materiali che sono realmente di altissimo valore e difficilmente reperibili, quali quelli individuati, ci sembra una giusta mediazione.
Ci ha trovato d’accordo anche quello riguardante le modifiche sull’aumento delle sanzioni e la riduzione dei tempi per le realizzazioni, perché è giusto che con questa legge si dia una possibilità di modificare delle situazioni. Ricordiamoci che questa modifica di legge nasce non solo da esigenze dei nostri tecnici interni, ma nasce e soprattutto raccoglie, come qualcuno ha detto prima, le esigenze di tutti i territori.
Gli emendamenti che sono venuti fuori mi sembrano rappresentino la sintesi all’interno della maggioranza e della stessa minoranza che in parti li ha condivisi.
Voglio evidenziare che non bisogna mai dimenticare che all’interno di questo discorso ci deve essere anche il concetto dello sviluppo. Sviluppo a cui io, come Assessore alle attività produttive, tengo particolarmente, ma non voglio permettere – ecco perché la sinergia con l’ambiente, quindi un lavoro condiviso – che sia uno sviluppo tout-court al di fuori delle regole e delle leggi che devono tutelare l’ambiente. Quindi è un discorso che è stato assolutamente sinergico, condiviso e che mi sembra sia stato recepito molto bene anche dall’opposizione.
Particolarmente interessante, perché va nel senso anche dell’altra delega che ho, quella dell’energia, è l’ipotesi del riutilizzo delle cave per la realizzazione di impianti fotovoltaici che possono aiutare la regione Marche che, come sapete, ha un deficit di produzione di energia elettrica pari al 50% della sua richiesta.
Mi sembra quindi interessante e utile che, con tutte le attenzioni, con tutte le verifiche, con tutti i controlli possibili e i paletti possibili, parte di quelle cave possano essere trasformate in impianti fotovoltaici, perché questo va a diminuire la necessità di energia che in qualche modo attanaglia questa regione e che noi stiamo cercando di risolvere con il Piano energetico ambientale regionale.
Questa proposta di legge raggiunge un punto di equilibrio assolutamente importante, mi sembra che risponda in gran parte alle esigenze del territorio, ma ritengo anche che possa rappresentare, se votata - come mi auguro - da tutte le parti in causa, un giusto punto di equilibrio, non solo per la parte politica, ma anche per chi da questa legge poi ne trarrà le conseguenze, cioè gli utilizzatori finali. Questi dovranno e potranno intervenire per andare a risolvere le problematiche che si erano create sul territorio nello sviluppo della legge n. 71, ma dovranno farlo seguendo delle regole ben precise a tutela anche dell’ambiente.
Per quanto riguarda il discorso della rivisitazione totale proposta dal relatore di maggioranza, la Giunta, nella proiezione dei prossimi mesi, potrebbe benissimo accogliere questa proposta. Effettivamente è una legge che risale al 1997, quindi è una legge datata, se ha avuto bisogno di queste modifiche, di queste rivisitazioni in alcuni punti, vuol dire che è una legge che ha nel suo complesso la necessità di essere rivista.
Per rivedere questa legge, però, occorreranno tempi lunghi, quindi nel frattempo non possiamo impedire alle attività produttive, alle attività di estrazione, di fermarsi o di avere delle grosse difficoltà. Quindi queste proposte di modifica vanno nel senso di non frenare, e allo stesso tempo contemplano gli interessi della parte ambientale.
Invito tutti i Consiglieri, nel momento in cui esprimeranno il proprio voto, a votare questa legge cercando di raggiungere un punto di sintesi e di equilibrio.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1 dei Consiglieri Altomeni e Brandoni.
Ha la parola il Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Con un emendamento della Commissione, e non nel testo originale della Giunta, abbiamo eliminato le tutele che c’erano per le aree bio-italy – che oggi sono aree Natura 2000, quindi al limite potevamo cambiare il nome, invece le abbiamo completamente tolte. In effetti alcuni motivi per toglierle c’erano, però anziché fare una formulazione bilanciata si è semplicemente eliminato qualunque vincolo.
Questo emendamento prevede un processo dove è possibile fare le cave nelle aree Natura 2000, ma attraverso un percorso che tiene conto delle diverse esigenze. Quindi è sicuramente migliorativo.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.
Francesco COMI. Volevo far notare alla Presidenza che siccome abbiamo riunito la Commissione dieci minuti fa, stiamo riscrivendo tre emendamenti attraverso i quali raccoglieremo una sintesi più ampia possibile, quindi nell’approvare gli emendamento forse dovremmo perdere qualche minuto di tempo.
Rispetto a questo emendamento il parere della Commissione è favorevole.
PRESIDENTE. Se viene accolto questo emendamento decadono gli emendamenti n. 1 bis, n. 2 e n. 3.
Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamenti n. 1 bis, n. 2 e n. 3. Decaduti.
Emendamento n. 4 della Consigliera Ortenzi. Lo pongo in votazione
(Il Consiglio approva)
Francesco COMI. Spero che nel frattempo arrivino i nuovi emendamenti.
PRESIDENTE. A questo punto consiglierei di leggere i nuovi emendamenti, il tempo di distribuirli non c’è.
Emendamento n. 5 dei Consiglieri Brandoni e Altomeni. Ritirato.
Emendamento n. 5 bis della IV Commissione, che recita: “Al comma 4 bis dopo le parole: ‘costo delle opere’ aggiungere le seguenti: ‘ovvero una fidejussione bancaria o assicurativa’. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 6 della Consigliera Ortenzi, che se viene approvato fa decadere l’emendamento n. 7.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 7 del Consigliere Brandoni. Decade.
Sub emendamento n. 08 della Consigliera Benatti. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 8 del Consigliere Brandoni. Decade.
Emendamento n. 9 dei Consiglieri Silvetti, Solazzi. E’ identico agli emendamenti n. 10, n. 11, n. 12 e n. 13, quindi se viene approvato decadono.
(Il Consiglio approva)
Emendamenti n. 10, n. 11, n. 12, n. 13. Decaduti.
Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2.
Emendamento n. 14 del Consigliere Lippi. Ritirato.
Emendamento n. 14 bis della IV Commissione, che recita: “Alle varianti dei progetti già autorizzati che comportano in sotterraneo la prosecuzione o l’ampliamento di cave attive alla data del 31 maggio 2007, per l’estrazione di calcare massiccio e maioliche e per la realizzazione delle necessarie infrastrutture esterne non si applicano. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 15, n. 16, n. 17, n. 18. Decaduti.
Emendamento n. 019 dei Consiglieri Altomeni e Binci, che se approvato, fa decadere il n. 19 e il n. 20. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. I divieti all’escavazione secondo il testo delle attività estrattive che prevede anche la tutela dei bacini acquiferi, quindi reintroduce il punto c) nella versione integrale di massima tutela per le acque.
PRESIDENTE. Emendamento n. 019. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 19 della IV Commissione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 20. Decaduto.
Emendamento n. 20 bis della IV Commissione, che recita: “Dopo il comma 1 è inserito il seguente: 1 bis. Nei parchi naturali regionali l’esercizio delle attività di cava di cui al comma 1 è consentito qualora il regolamento del parco lo preveda in conformità all’articolo 11 della legge n. 394/1991 e all’articolo 16 della l.r. n. 15/1994”. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamenti n. 021 e n. 21. Decaduti.
Emendamento n. 22. Ritirato.
Emendamento n. 23 della IV Commissione. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3.
Emendamento n. 23 bis della IV Commissione, che recita: “Il comma 6 bis è soppresso”. Se approvato decadono gli emendamenti n. 24 e n. 25. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamenti n. 24 e n. 25. Decaduti.
Emendamento n. 26 dei Consiglieri Brandoni e Altomeni. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 27. Decaduto.
Emendamento n. 28. Ritirato.
Articolo 3, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3 bis.
Emendamento n. 29 del Consigliere Comi. Se passa decadono gli emendamenti n. 30, n. 31 e n. 32. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamenti n. 30, n. 31, n. 32. Decaduti.
Articolo 3 bis, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 4.
Emendamento n. 33 dei Consiglieri Brandoni e Altomeni. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5.
Emendamenti n. 34 e n. 35. Ritirato.
Emendamento n. 36 dei Consiglieri Brandoni e Altomeni. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 5. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5 bis.
Emendamento n. 36 bis della IV Commissione, che recita: “Dopo il comma 1 dell’articolo 5 bis (norme transitorie) è aggiunto il seguente 1 bis: ‘Le aree esterne ai perimetri dei bacini estrattivi delimitati dal Ppae di Pesaro e destinate dai progetti di cave e torbiere e loro varianti, presentati entro il 30 aprile 2005 ed approvati successivamente dalle competenti autorità, a strade di accesso, piazzale di manovra, opere di trasporto di acqua ed energia, opere di trasporto dei materiali, piste di arroccamento, opere per la sicurezza, sono esentate dagli stessi vincoli di tutela del Ppar da cui sono esentate le cave e torbiere servite dalle suddette opere’ ”. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5 bis, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 6 (Dichiarazione d’urgenza). Su questo chiedo una responsabilità da parte di tutto il Consiglio in quanto occorrono 21 voti. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Francesco COMI. Prima della votazione del testo definitivo le chiedo la sospensione per pochi minuti per verificare se rispetto ad un articolo abbiamo commesso un errore.
PRESIDENTE. Votiamo prima l’ordine del giorno presentato poi sospenderemo.
Ordine del giorno, presentato da Comi, Lippi, Capponi, Silvetti, Ricci Ortenzi “Presentazione, entro sei mesi, di una proposta di legge di rivisitazione complessiva della l.r. n. 71/97”.
Ha la parola il Consigliere Comi.
Francesco COMI. Con questo ordine del giorno non andiamo ad impegnare il Consiglio e la Giunta ad approvare, entro il termine definito, una proposta di legge, ma impegniamo la Giunta a depositare una proposta di legge.
Questo ha un significato leggermente diverso, significa che impegniamo il Governo regionale a produrre una proposta da discutere nei tempi e nelle forme che riterremo opportuni e che, dalla discussione in Commissione, consentiranno di aggiornare un testo legislativo che nel corso di questi due mesi di discussione ha ricevuto decine di emendamenti da tutti, emendamenti che non abbiamo potuto accogliere proprio perché avrebbero snaturato il testo e non l’avrebbero reso organico.
Per corrispondere ad esigenze legittime, che credo i Consiglieri volessero rappresentare, ci siamo impegnati tutti a rivedere la proposta.
Questo non significa che in sei mesi l’approveremo, ma apriremo una discussione. Quindi la sovranità del Consiglio regionale, da questo punto di vista, è tutta salvaguardata.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.
Vittorio SANTORI. Sono favorevole a questa iniziativa che però di per sé già dimostra l’inutilità totale di questa proposta di legge che stiamo votando. Questo ordine del giorno ammette chiaramente che la normativa è parzialmente regolamentata e quindi ha bisogno di una riforma complessiva.
Su questo siamo d’accordo, ma questo Consiglio da anni va avanti con questo sistema, cioè quello di portare le pezze di volta in volta delle varie materie, senza una regolamentazione di principio e senza una regolamentazione fondamentale, che è veramente l’unico compito di questo Consiglio affinché la Giunta possa, a sua volta, sulla base di questi principi, portare in applicazione questi indirizzi sul territorio.
Non possiamo fare altro che prendere atto come opposizione di questo modo di legiferare del Consiglio, un modo assolutamente inutile agli interessi collettivi e agli interessi degli enti sottoposti.
Quindi voteremo questo ordine del giorno nell’intento di avere la prossima volta una normativa quadro, una normativa che veramente colga i principi ispiratori di questo settore.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Sono l’unico membro della IV Commissione a non aver sottoscritto questo ordine del giorno, quindi voglio motivare la scelta del mio voto contrario.
Credo che a dieci anni dall’approvazione di quella legge non abbiamo bisogno di modifiche, anche perché colgo pienamente quale è il tenore delle modifiche che in qualche modo si paventano e che mi troveranno sicuramente contrario.
A dieci anni da quella legge noi dovremo fare una cosa che non abbiamo fatto abbastanza nel dettaglio in questi dieci anni, cioè una valutazione reale delle ricadute che questi strumenti hanno nella nostra regione.
Durante il dibattito su questa legge ne abbiamo sentite di tutti i colori: cavatori che piangono, ambientalisti che ribattono che i loro dati sono completamente inventati, gli uffici che ci dicono una cosa, i Consiglieri che ce ne dicono un’altra.
Quindi l’unica cosa chiara che esce da questo dibattito è che in questa Regione non abbiamo un quadro di questa attività, cioè sul materiale effettivamente scavato, quanto ne arriva da fuori, quanto di quello che arriva da fuori lo lavoriamo qui e lo portiamo via trasformato e quanto ne esportiamo. Ognuno, in questo quadro, dice quello che vuole perché i dati reali non ci sono.
Quindi avrei preferito che il Consiglio oggi invitasse la Giunta a fare questo studio dettagliato e a darci un quadro preciso sulla situazione del materiale, quello scavato, importato, lavorato, esportato, cosa che attualmente non c’è.
Sono assolutamente contrario a mettere mano ad una legge da qui a sei mesi senza avere questo quadro conoscitivo alle spalle.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Quando ho letto questo ordine del giorno ho avuto la sensazione di trovarmi in una realtà da surrealisti. I surrealisti erano un movimento culturale significativo e interessante, facevano i baffi alla Gioconda, e questo ordine del giorno sembra un po’ il baffo alla Gioconda!
Mi era parso di assistere ad un dibattito sofferto e faticoso, quello che ha normato le questioni di cui abbiamo parlato fino a poco tempo fa, che stava per logica dentro un’idea del Piano delle attività estrattive e della legge che lo premetteva, come elemento adeguato, per il quale intervenivamo con modifiche particolari e specifiche.
Ora invece ci troviamo un ordine del giorno che dice che la legge va rivista e va riorganizzata tutta. Quindi il dibattito che abbiamo fatto è del tutto surreale, perché sarebbe stato molto più intelligente, molto più significativo, molto più adeguato intervenire complessivamente e normare questo e quant’altro, come va di moda dire adesso, che riguardava il piano delle attività estrattive.
Inoltre, un ordine del giorno di questo tipo avrebbe necessitato una riflessione, un dibattito, una valutazione dell’efficacia dello strumento stesso fino ad oggi. Questa è la questione.
Credo che dovremmo, se non altro per coerenza logica di quello che abbiamo fatto poco fa, intanto votare contro questo ordine del giorno.
Sul resto credo che se vogliamo affrontare questo problema lo dovremmo fare in una maniera più articolata.
Invito la Commissione, invece di presentare ordini del giorno di questo tipo, a costruire un percorso di monitoraggio, di indagine, sul sistema delle attività estrattive nella nostra regione, che a quanto pare, non solo oggi, sta creando problemi, dibattito, riflessione e discussione, non tanto perché lo strumento legislativo è inadeguato, ma perché la realtà imprenditoriale stenta, per limiti culturali, ad adeguarsi agli indirizzi di questo strumento.
Quindi il voto non può che essere contrario.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Intervengo brevemente perché mi sento un po’ tirato in causa visto che sono uno dei sottoscrittori dell’ordine del giorno.
Credo che in politica la dialettica ci stia tutta, anche con riferimenti divertenti, però bisogna avere un po’ più di rispetto verso i commissari che hanno lavorato in questi mesi.
L’ordine del giorno non è nato così, solo perché ci vogliamo fare del male o perché ci vogliamo prendere in giro o vogliamo prendere in giro gli uffici che sono stati dietro i Consiglieri che hanno lavorato assiduamente proprio perché si potesse partorire la miglior legge possibile. Perché oltre agli intendimenti politici c’è un percorso burocratico e amministrativo molto importante.
Siccome l’intendimento contenuto in questo ordine del giorno deve risultare come un impegno politico di ciascun Consigliere che è presente in quest’Aula, credo non sia assolutamente peregrina l’idea di dirci che entro sei mesi cominciamo a parlare seriamente di una riforma sostanziale della legge n. 71.
Voglio dire ai colleghi che non fanno parte della nostra Commissione che sono emerse molte falle a questa legge, perché il contesto socio-economico in questi quindici anni è cambiato, è cambiato il contesto normativo oltre che le esigenze e le richieste del territorio e del mondo produttivo di questa regione.
Ecco perché l’ordine del giorno vuole dare un segnale molto forte, altro che baffi sulla Gioconda! La serietà di ciascuno di noi sta nel dar seguito a questo ordine del giorno e avere il coraggio di cambiare veramente quella legge.
Questa legge di modifica che andiamo a votare serve soltanto per arginare un momento di emergenza, per far fronte e dar seguito ad un intendimento politico che il precedente Consiglio regionale aveva demandato al Consiglio susseguente, cioè a questo.
Su questo ci siamo impegnati profondamente, perché dovevamo dare una risposta politica seria alle aspettative che il Consiglio regionale precedente aveva dato al territorio.
Però è chiaro che la valutazione che hanno fatto tutti i gruppi consiliari, rappresentati in seno a questa Commissione, è quella di cercare di varare quanto prima questa legge e cercare quanto prima – l’ordine del giorno viene infatti di conseguenza – di mettere mano alla legge n. 71 che ha troppe lacune e non risponde più alle esigenze e alle aspettative del territorio.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Non avevo avuto modo di dire che questo ordine del giorno è sbagliato sia dal punto di vista della discussione che abbiamo svolto che, soprattutto, per la finalità. Nel dispositivo di impegno alla Giunta addirittura si entra nel merito delle prerogative di cui dovrebbe essere composta la nuova normativa.
In realtà quello che serve, come abbiamo già detto nel dibattito, è un serio monitoraggio, e semmai la Giunta regionale, con una relazione sulla situazione attuale, dovrebbe render conto al Consiglio regionale, entro un tempo congruo.
All’interno di questo percorso di serietà poi si evincerà la necessità o meno di andare ad una modifica della normativa e non mettere “il carro davanti ai buoi”.
E’ sbagliato dal punto di vista istituzionale, crea difficoltà rispetto ad una positiva mediazione raggiunta in Consiglio regionale sull’atto che ci accingiamo a votare, crea un elemento di turbativa che non serve a nessuno. E’ una targhetta che qualcuno vuole imporre e comunque sia è sbagliato.
Quindi il nostro voto sarà contrario.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. C’è effettivamente, come già espresso dal Consigliere Altomeni, una necessità che deve essere precedente alla richiesta di qualsiasi intervento di legge di modifica del Piano, cioè quella della verifica delle capacità estrattive, di quanto effettivamente viene cavato, di quanto viene importato o esportato, di quanto viene lavorato sul territorio.
Quindi c’è la necessità di verificare effettivamente qual è la situazione in questo campo.
Questa è una condizione necessaria per qualsiasi azione amministrativa, cioè quella di verifica e conoscenza di un determinato settore come quello delle attività, però questo deve essere guidato con dati reali.
Per cui andiamo a conoscere i dati reali e andiamo a fare una statistica di questo settore.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Per noi è importante questo ordine del giorno in quanto la legge che andiamo ad approvare risolve solo in piccola parte i problemi che sono sul tappeto in materia di attività estrattive.
Per economicità del discorso ribadisco quello che ho detto nell’intervento iniziale, cioè che ci sono ancora molti problemi e quelli vanno risolti con una modifica sostanziale alla legge n. 71: la concorrenzialità, la possibilità di trovare soluzioni meno impattanti e, rispetto a questo, il discorso delle importazioni dei materiali che vanno limitate e altro.
Su questo ritengo debba essere portato avanti un discorso di modifica complessiva dell’impalcato normativo, anche perché in tutti i territori - come si legge sulla stampa - stanno venendo fuori gravi problemi applicativi. E’ una legge troppo restrittiva e troppo vincolante, basata su principi anche di scarsa concorrenzialità. Quindi su questo ci sarà ancora molto da fare.
All’interno della legge che stiamo per approvare ritengo sia il minimo indispensabile per risolvere alcuni problemi che sono sul tappeto. Anche se alcune cose sono state stralciate, proposte soprattutto dalla minoranza, non sono comunque in linea alla soluzione dei problemi che invece andavano affrontati e risolti con questa proposta.
Sull’ordine del giorno ci esprimiamo in modo favorevole.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione dell’ordine del giorno.
Ordine del giorno. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Ha la parola il Consigliere Comi.
Francesco COMI. Chiedo scusa al Consiglio, volevo sollevare una incongruenza nel contenuto del testo che abbiamo appena approvato, con lo spirito della legge, almeno quello che vorremmo evocare. Perché abbiamo approvato l’emendamento n. 1 che nell’eliminare il divieto attualmente previsto per l’esercizio dell’attività di escavazione nelle aree bio-italy di interesse comunitario, nazionale e regionale, lo mantiene invece nei parchi, nelle riserve naturali e nelle oasi.
Riteniamo che l’applicazione di questo emendamento di fatto vanifichi tutto il testo.
C’è stato un errore nella mia manifestazione di volontà che rischia di contraddire lo spirito della legge, quella stessa legge che di fatto, abrogando questo comma, non pregiudica la tutela dei parchi, delle riserve naturali, delle oasi di protezione speciale, in quanto già una settimana fa, con l’approvazione della proposta di legge n. 140 e con la perentoria prescrizione delle norme di salvaguardia, abbiamo impegnato ad adottare tutta la disciplina necessaria a tutelare queste aree naturali protette.
Quindi non c’è alcun pericolo per l’ambiente se abroghiamo questo articolo. C’è stato un mero errore di forma, imputabile al sottoscritto, che rischia di compromettere l’esito della proposta di legge.
Chiedo al Consiglio di rivedere quell’emendamento.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Questo emendamento in qualche modo raggiunge l’obiettivo che voleva proporsi, nel senso che si specifica che nella Rete Natura 2000 i piani di gestione possono dare le deroghe. Quindi c’è lo strumento della deroga che è un po’ come lo stesso strumento che abbiamo utilizzato per i parchi. Per i parchi è previsto, nella Rete Natura 2000 è previsto.
Siccome siamo all’interno dell’articolo 1 che parla dei divieti in generale, quindi semplicemente ha sostituito “nelle aree bio-italy” con “Rete Natura 2000”.
Nelle aree bio-italy precedentemente c’era il divieto, qui è stata messa la possibilità di deroga. Quindi mi sembra che l’obiettivo sia stato raggiunto, c’è stata una correzione, non c’è un obiettivo opposto a quello che si voleva proporre o a quello che è lo spirito della legge.
Secondo me non ci sono le condizioni per andare a modificare quello che è stato il voto del Consiglio.
PRESIDENTE. Interpretando l’emendamento a me sembra – scusate Consiglieri, ma dobbiamo prendere una decisione seria – che nei parchi pone un divieto assoluto, mentre per quanto riguarda i siti Rete Natura 2000 i piani possono avere deroghe.
Quindi chiedo al Consiglio di pronunciarsi sulla contraddizione di cui parlava il Consigliere Comi. Ha la parola il Consigliere Amagliani.
Marco AMAGLIANI. Non credo che sussista il problema che è stato denunciato, perché se andate a vedere il testo approvato dalla Commissione toglieva di mezzo soltanto la questione del bio-italy di interesse comunitario, nazionale e regionale, che continua ad essere tolto. Perché l’emendamento in questione, votato poc’anzi, ripropone soltanto il problema dei parchi che viene mantenuto così com’era. Viene tolto il bio-italy e rimane così com’era quello che era scritto all’articolo 6, lettera f), con l’aggiunta delle zone Sic, Zps e Rete Natura 2000.
Leggo come diceva prima la lettera f): “nelle aree bio-italy di interesse comunitario, nazionale e regionale, nei parchi, nelle riserve naturali, nelle oasi di protezione della fauna istituite ai sensi della legge 6 dicembre 1991, n. 394 e delle l.r. 28 aprile 1994, n. 15… omissis”. Questa parte qui rimane, non c’era bisogno nemmeno dell’emendamento e il bio-italy viene tolto, quindi il problema non sussiste.
Abbiamo approvato un emendamento che non ripropone il bio-italy, ma continua a toglierlo e lascia in piedi la questione dei parchi e delle riserve naturali, esattamente com’era nel testo uscito dalla Commissione.
Per assurdo, avremmo anche potuto non votare questo emendamento, perché il bio-italy scompare comunque e quindi rimane “nei parchi, nelle riserve naturali, nelle oasi di protezione della fauna istituite ai sensi della legge 6 dicembre 1991, n. 394 e delle l.r. 28 aprile 1994, n. 15”. Questo rimane comunque, sia che approviamo o no l’emendamento.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Innanzitutto vorrei sottolineare che noi eravamo perplessi quando è stato messo in votazione l’emendamento perché in Commissione era stato bocciato, quindi non doveva venire in Aula.
Ritengo che l’errore sia stato espressamente questo, cioè che l’emendamento non doveva essere messo in votazione o, qualora presentato e messo in votazione, dare un parere negativo.
Questo emendamento lo riteniamo pregiudiziale alla funzionalità degli obiettivi che ci siamo proposti nella legge, lo interpretiamo diversamente dall’Assessore Amagliani.
Quindi pensiamo che in sede di coordinamento tecnico questo possa essere modificato, perché tutto quello che abbiamo approvato va in tutt’altra direzione.
PRESIDENTE. E’ evidente che il coordinamento tecnico non può entrare nel merito del dispositivo della legge.
Quindi approviamo la legge con tutte le modifiche che abbiamo approvato, dopodichè se i Consiglieri, d’accordo con gli uffici, vedranno o sentiranno la necessità di modificare l’articolo 1 saranno liberissimi di farlo.
(Segue in Aula una breve
discussione tra i Consiglieri)
PRESIDENTE. Siccome c’è una richiesta del Consigliere Comi, il Consiglio deve pronunciarsi sul fatto se considera o meno un errore tecnico il voto dell’emendamento così come proposto a suo tempo.
Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Credo che votare sul fatto se c’è stato un errore rispetto al voto è poter rimettere in votazione gli emendamenti. Credo che il Regolamento permetta la possibilità di votare di nuovo solo se c’è una contrarietà o se si va in opposizione allo spirito della legge, ma questa contrarietà deve essere evidente.
Qui si parla del punto 3 della legge n. 71 e la modifica è semplicemente l’aggiornamento della parola da aree bio-italy a Sic-Zps. Non mi sembra che si stia facendo un’azione contraria allo spirito e alla volontà. Casomai c’è stata una scelta sbagliata o meno riguardo un emendamento che comunque sia è legittimo, inerente e non contrario allo spirito e all’intendimento della legge.
Si parla di questo oggetto, non si stava parlando di altro, quindi non si può modificare il voto, altrimenti ogni volta lo potremo permettere. Questo va anche a tutela delle minoranze - anche se in questo caso sono io la minoranza –, perché se ogni volta si può modificare il voto vuol dire sconvolgere le nostre regole.
Capita a tutti di sbagliare, qui è stato ammesso l’errore, però, pensiamoci bene a cambiare le regole del Consiglio!
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Le cose che volevo dire sono le stesse che ha appena detto il Consigliere Binci, con un aggiunta. E’ talmente evidente che l’emendamento non è in contrasto, che se andiamo a vedere il testo presentato dalla Giunta, che quindi aveva una sua coerenza, questa cosa non c’era, cioè non si cambiava la dicitura come sarebbe stato opportuno fare, si parlava di aree bio-italy e manteneva le tutele e le procedure. Questo l’ha fatto la Commissione e non la Giunta, quindi in questo il testo originario aveva una sua coerenza. Nel momento in cui si è deciso di toglierlo, rispetto al testo della Giunta, l’emendamento che abbiamo votato prima era semplicemente per fare chiarezza, perché abbiamo tolto le bio-italy, che non esistono più, e non le abbiamo cambiate con ciò che le ha sostituite, cioè le aree Natura 2000.
In ogni caso chiedo di fare chiarezza se dal punto di vista formale sia o meno possibile votare di nuovo un emendamento ad un articolo già votato, dopo che ne abbiamo fatti altri cinque. Se non è possibile chiudiamo la discussione qui e votiamo la legge.
PRESIDENTE. Adesso daremo lettura del Regolamento interno poi vedremo come procedere. Tenendo conto, al di là di quello che dice il Regolamento interno, che noi in questa situazione abbiamo diverse opzioni.
La prima, che ci darebbe tutte le garanzie, sarebbe quella di un accertamento tecnico fatto con gli uffici, ma ciò significherebbe rinviare la votazione e non credo che questa sia la volontà del Consiglio.
La seconda è che il Consiglio si esprima sulla richiesta, e la materia è di grande delicatezza perché si potrebbe creare un precedente; è vero quello che diceva il Consigliere Binci, ma è anche vero che il Consiglio è comunque sovrano.
La terza, che è quella che mi sembra più perseguibile anche perché più coerente, è che il Consiglio approvi la legge così come emendata, dopodiché, se se ne ravvede la necessità, dal momento che già dalla seduta prossima può essere modificato l’articolo 1, si presenta una proposta di modifica e si ripristina il tutto. Questa mi sembra la via più saggia.
Ha la parola il Consigliere Comi.
Francesco COMI. Credo che allungare la discussione sia oltremodo oltraggioso della dignità di questo Consiglio regionale.
Avevo posto una questione di metodo, è stata riaperta la discussione politica quando questa era già stata liquidata dopo una discussione seria in Commissione.
Cercavo di porre una questione di metodo per correggere un errore che in buona fede era stato prodotto, si è riaperto invece il dibattito politico, legittimo, ma credo sia stato un errore perché il Consiglio non aveva bisogno di questo.
Avevo posto un semplice quesito alla Presidenza e non una questione di opportunità politica al Consiglio regionale, chiedendo se di fronte ad una incongruenza e ad un errore nella manifestazione della volontà, si potesse rivedere una decisione. Credevo che ciò fosse possibile da norme di Regolamento, ma se questo deve riaprire un dibattito politico, possiamo allora risolvere con una semplice proposta, con una votazione quasi unanime al prossimo Consiglio. Credo che questo ci possa rassicurare.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.
Leonardo LIPPI. Come relatore di minoranza accolgo la proposta del Consigliere Comi, quindi al prossimo Consiglio porteremo la modifica perché la Commissione si era espressa all’unanimità, tranne il voto contrario del Consigliere Altomeni.
La nostra perplessità era stata espressa con una astensione – se a memoria ricordate la prima votazione - mentre abbiamo votato tutto.
PRESIDENTE. E’ aperta ora la discussione sulle dichiarazioni di voto. Ha chiesto la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Una dichiarazione di voto brevissima. Anche in una discussione a volte confusa, secondo noi, si giunge ad una sintesi positiva su un aspetto parziale del piano delle attività estrattive, che comunque sia va incontro a delle esigenze, seppur localizzate.
Questo impone al Consiglio, ma prima ancora alla Giunta regionale, una verifica sullo stato dell’arte, prima di cambiare il testo. Per questo abbiamo votato, con coerenza, contro l’ordine del giorno.
Secondo me questa reiterata volontà – voglio usare un termine improprio – oltremodo liberalizzatrice, fa un gravissimo danno agli operatori del settore delle attività estrattive. E’ un po’ come quando si parla della caccia, c’è chi vuole una caccia senza regole perché pensa che i cacciatori siano tutti dei bracconieri.
E così per le attività estrattive, chi pensa ad una concezione senza regole - e ha questa venatura anche questa finta discussione sul metodo - in realtà pensa alla possibilità che si possa fare con il territorio ciò che si vuole. Invece le imprese e i lavoratori delle attività estrattive sono delle persone molto serie, che vogliono vivere all’interno di regole certe, in una società di diritti e di doveri.
E’ per questo che votiamo questa proposta.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Credo che alla fine votiamo un atto che ha raggiunto, con qualche difficoltà (in fondo neanche tante) un riequilibrio importante e ragionevole. Bisogna dare atto a tutto il Consiglio che è riuscito a votare, seppur alle ore 15,10, un atto rilevante.
Il lavoro della Commissione è stato molto equilibrato, che ha evitato e ha cercato di fare una sintesi su i due rischi che in fondo c’erano. Quando si parla di leggi come questa ci sono, da un lato, temi rilevanti che interessano il sistema economico di questa regione e, dall’altro, interventi che hanno un impatto sull’ambiente.
Abbiamo quindi cercato di distinguere i vari passaggi. Siamo andati avanti modificando, laddove era possibile, una legge orientata a dare una risposta ad un sito di grande pregio. Allo stesso tempo abbiamo evitato che nel passaggio del dibattito sulla riforma delle attività estrattive venissero accolti tanti altri emendamenti molto più pesanti.
Questo percorso ci ha visto questa mattina raggiungere un equilibrio e allo stesso tempo richiamare il Consiglio con un ordine del giorno che abbiamo votato e che mette in mano alla Giunta la possibilità di andare, con una riforma più complessiva, alla revisione della legge n. 71. E’ stato, ripeto, un percorso equilibrato, una risposta adeguata e puntuale su questo tema, e l’accoglimento di alcuni emendamenti tutto sommato dà un minimo di organicità a questa legge e allo stesso tempo ad un rinvio ad una riforma successiva.
Credo che la polemica ultima, considerata dallo stesso relatore un errore di procedura, abbia comunque fatto capire al Consiglio che, al di là del fatto che l’emendamento è stato votato, per cui mettere in discussione il Regolamento sarebbe una cosa complicata, ha dato la possibilità di tornare su quel punto e verificarlo in seguito.
Per questo il gruppo dell’Ulivo è favorevole a questa legge.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Il gruppo di Alleanza Nazionale voterà favorevolmente, soddisfatto soprattutto dell’iter che ha fatto uscire una legge più che accettabile.
Credo che il testo originario fosse emendabile solo perché offriva qualche spunto di troppo, che fosse una legge ad personam, cosa che peraltro tecnicamente è avvenuta perché abbiamo capito bene quale era l’intendimento politico che ha prodotto questa proposta di legge.
Riteniamo che gli emendamenti approvati in quest’Aula siano dei correttivi necessari, che danno forza a questa legge e che fanno anche comprendere qualcosa di più, cioè che la legge n. 71 deve essere modificata. Ecco perché ribadisco che l’ordine del giorno sia necessario e sia un impegno politico che ciascun gruppo si deve prendere oggi qui in Aula.
L’opera di controllo che spetta alla Regione non si ferma con questa legge, dovrà continuare nei prossimi mesi, soprattutto per la revisione che dicevo poc’anzi.
E’ una legge che al suo interno è stata corretta con degli emendamenti laddove c’erano delle interpretazioni severe, dove sembrava che questa legge fosse un po’ a tutela di un solo soggetto.
La Regione deve garantire il tessuto produttivo di tutto il territorio regionale, deve favorire proprio quei tentativi di monopolio che potrebbero esserci e che sono sempre in agguato. Ritengo, quindi, che la funzione della politica sia proprio quella di garantire la pluralità, la democraticità dei propri atti. L’intervento che ha fatto il collega Lippi credo sia andato proprio in questa direzione.
E’ una legge accettabile, che sia però l’inizio di un percorso che deve vedere quanto prima la Regione Marche impegnata in una riforma sostanziale della legge n. 71.
Per questo il mio gruppo voterà favorevolmente.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Intervengo a titolo personale, non a nome del gruppo che credo voterà diversamente da me.
Dichiaro il mio voto contrario a questa legge, come già ho detto in sede di dibattito generale.
Credo che abbiamo fatto una modifica importante rispetto a come era arrivata con gli articoli previsti dalla Commissione, cioè quella di eliminare le deroghe a tutti i materiali ritenuti strategici, sostanzialmente il passaggio da 4 a 12, anzi il fatto che li abbiamo ridotti addirittura a 2 è positivo.
Però, rispetto alle questioni che ponevo all’inizio, restano in piedi le due cose che assolutamente non mi trovano favorevole.
La prima, l’apertura poco normata e poco chiara, e secondo me molto favorevole a chi ha interesse a utilizzare questa norma, che è quella dell’utilizzo dell’installazione di impianti fotovoltaici per il ripristino delle cave. Secondo me andiamo a fare un regalo enorme, perché sappiamo che per gli impianti fotovoltaici abbiamo i contributi del Governo che già li rendono appetibili, abbiamo il fatto che si risparmia sul ripristino e il fatto che comunque si tratta dell’impianto di una centrale produttiva che porta già di suo dei guadagni, quindi un cavatore che sceglie questa cosa guadagna tre volte, e noi sostanzialmente gli diciamo di guadagnare una quarta volta, perché gli diamo la possibilità di andare in deroga, scavare un po’ di più rispetto ai piani previsti, ecc.. Quindi facciamo un regalo enorme a chi vorrà utilizzare la norma che oggi abbiamo introdotto.
Mi trova assolutamente in dissenso anche l’ordine del giorno con cui accompagniamo questa legge, quindi voterò contro anche su questo.
L’altra questione, da cui tutto questo è partito e che non mi trova d’accordo, è il fatto che andiamo a costruire un impianto, una legge su un caso specifico perché introduciamo un principio pericolosissimo; noi stabiliamo delle norme generali che dicono “puoi fare questo fino ad un certo limite”, da oggi chi ha un’attività produttiva e arriva a questo limite, lo stesso limite gli dice “hai finito” poi gli dice “fai altro - anche perché l’economia ha bisogno di riconvertirsi - non c’è problema, vieni da noi, ti risolviamo il problema, cambiano la legge”.
A questo punto sanciamo che non ha più senso fare pianificazioni, scrivere leggi, porre dei limiti e dei vincoli, perché tanto basterà porre il problema dell’occupazione, dell’economica del territorio ecc., che poi questi vincoli noi li andremo a rivedere! Quindi sanciamo un principio pericolosissimo.
Questo è il motivo per cui voterò contro, mi duole votare contro la mia maggioranza e in difformità al mio gruppo, ma credo sia un atto di responsabilità perché, ripeto quanto già detto all’inizio nel mio intervento all’inizio, penso che questa legge domani, dopodomani o dopodomani l’altro, verrà impugnata e avrà dei problemi proprio per il modo in cui ha scelto di agire rispetto ad un problema.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Voglio intervenire per dichiarazione di voto, ma ritengo comunque indispensabile la modifica a causa dell’errore che è stato perpetrato ai danni di questa legge, cioè quello dell’approvazione dell’emendamento n. 1. In termini reali contesto quanto affermato dall’Assessore Amagliani; questa norma, che introduce ulteriormente il divieto di attività estrattiva in fasce di tipo Sic, Zps e Rete Natura - addirittura quando non siano state approvate le misure di conservazione, e questo non lo abbiamo in molte situazioni – obbligherebbe oggi di sospendere una attività, magari anche se è stata autorizzata, ma non ha ancora aperto.
Quindi riteniamo che questo vada assolutamente modificato. Se ci sarà un impegno in questo senso voteremo la legge restando in Aula fino alla sua votazione. Ribadisco che questa legge deve essere approvata perché l’opposizione ha lavorato in Commissione ed è presente tra questi banchi per garantire il numero legale.
Se non ci sarà un impegno da gentiluomini sul fatto che venga portata la modifica, noi usciremo prima della votazione.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Questo piccolo siparietto è un motivo in più alle considerazioni che farò su questo voto.
Il gruppo di Rifondazione Comunista vota a favore di questa legge con grande sofferenza. E’ un atto veramente sofferto, ma il nostro voto favorevole – Consigliere Bugaro lei è l’esempio di che cosa è la democrazia!…
PRESIDENTE. Scusate, non interrompete! Il mercato, la fiera, non serve a nessuno! Consigliere Bugaro se vuole parlare deve chiedere la parola. La prego di continuare Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Dicevo che il voto di Rifondazione Comunista è sofferto, un voto che però può rivendicare nel merito, in questo dibattito e nel risultato di questa legge, di aver corretto tanti e tali errori che si erano via via accumulati per una idea della politica che è l’accoglimento di questo o quel particolare.
La legge era già di per sé un provvedimento specifico. All’interno di questo si è via via modificata, costruendo un articolato così complicato e così foriero di piccole clientele.
(…) Consigliere Silvetti sto dicendo la mia opinione, mi assumo la responsabilità di quello che dico e mi assumo la responsabilità di ricordarti di leggere i verbali della Commissione a cui partecipi, dove troverai argomenti di questo tipo!
Siamo riusciti, per quello che ci riguarda, a migliorare questo articolato su ciò che era possibile, e a me pare un risultato.
Rifondazione Comunista, contrariamente ad altre situazioni, ha un’idea della maggioranza e della partecipazione alla maggioranza molto onesta, quindi per questo abbiamo rispettato e vogliamo rispettare il vincolo di maggioranza.
Ora vorrei anche, lo dico sommessamente, venisse ricordato che questo non è un atteggiamento rinnovabile sempre. Questa maggioranza deve ritrovare in altri modi, in altre forme e in altri atteggiamenti una collegialità che su questa legge non c’è stata, un percorso di riflessione generale che su questa legge è mancato. Senza questo sarà molto difficile continuare questo percorso. C’è sempre un momento in cui la riflessione va fatta e la ricostruzione della collegialità è necessaria, se poi la legislatura vuol continuare in questa forma io la vedo asmatica, faticosa e difficile.
Il nostro voto è un invito e un appello alla maggioranza a riflettere su questi passaggi.
Anche sulla vicenda della correzione penso che intanto dovremmo fare ossequio alla nostra intelligenza. I Consiglieri hanno votato un emendamento e credo lo abbiano fatto consapevolmente.
Penso che non ci sono ordini del giorno che tengano se questa legge deve essere di nuovo modificata, si deve riaprire un confronto che la politica a tutto campo richiede, sia nelle forme che nei percorsi, non ci devono essere accelerazioni particolari. Se qualcuno ritiene che questa legge, così come sarà votata da questo Consiglio, ha bisogno di essere modificata, dovrà essere ripercorsa nelle forme con cui abbiamo realizzato questo risultato.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.
Leonardo LIPPI. Vorrei riportare sul corretto binario la discussione, perché gli ultimi interventi, anche con i battibecchi, non sono edificanti per quest’Aula, quindi vorrei riportare il giusto equilibrio.
Innanzitutto tendo a richiamarvi che sulla onestà e sulla correttezza dei Consiglieri di maggioranza e di opposizione non metto alcuna ombra di dubbio. Questo tengo ad evidenziarlo.
Ringrazio anche la struttura che ci ha aiutato e seguito in questo difficilissimo percorso, perché la schizofrenia della politica a volte non coincide con l’analisi tecnica del processo normativo, quindi li ringrazio per averci sopportato nelle nostre esigenze.
Per quello che diceva il Consigliere Brandoni in riferimento alle “piccole clientele”, ammetto tranquillamente di essere clientelare nei confronti di tutti i cittadini che rappresento. Se questa è una colpa me l’assumo e mi possono anche condannare penalmente perché rappresento le esigenze dei cittadini!
Con questo atto e con il percorso costruttivo, che è stato portato avanti con la massima democrazia, abbiamo tutelato i diritti dei nostri cittadini ad avere servizi economici, competitivi, e che non veda la regione Marche a totale sudditanza delle regioni limitrofe per la fornitura di materiale inerte, di difficile reperibilità con le leggi in essere.
Quindi richiamo l’attenzione, e faccio appello al Consigliere Comi che si è preso un impegno da gentiluomo, sul fatto di portare al prossimo Consiglio la modifica. Questo lo ribadisco con forza.
Dichiaro il voto favorevole del gruppo UDC su questo atto.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Vorrei riassumere le motivazioni del voto contrario a questa legge.
E’ una legge che prende riferimento da una indicazione generica della possibilità di cave in sotterraneo e in qualche modo le va a rendere possibili in un’area sensibile. Non sono contrario in toto al discorso delle cave in sotterraneo, ma per quel tipo di materiale, per quell’area particolarmente sensibile rispetto al rifornimento idrico dell’intera provincia - perché lì c’è l’acquatico di Gorgovivo e un parco -,. ritengo che sia una sperimentazione azzardatissima. Questo si poteva evitare magari partendo da una verifica dello stato attuale dei prelievi delle cave, delle necessità, ecc., quindi senza andare a forzare su una tecnologia innovativa e costosa che forse non verrà mai applicata. Ribadisco, soprattutto, che si potrebbe mettere a rischio l’acquifero di Gorgovivo, tanto è vero che gli emendamenti sono volti a togliere la tutela sulle acque.
Per questo esprimo il mio voto contrario.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Lo spettacolo che si è tenuto oggi qui in Aula non mi è assolutamente piaciuto. Anche se buona parte del dibattito l’ho seguito da fuori, avrei preferito vedere più Consiglieri della maggioranza in quest’Aula e forse meno esponenti dell’opposizione. Così non è stato e mi dispiace.
Personalmente non condivido le scelte che sono state fatte, pur apprezzando il lavoro fatto in Commissione, sicuramente notevole e che ha portato a delle modifiche importanti.
Però nella sostanza il principio che consente per la prima volta una operazione di questo genere, cioè andare a scavare le montagne per poi lasciarle vuote, è un principio storico che non riguarda solo l’Italia, ma il mondo intero. Credo che una cosa di questo genere non sia mai accaduta, per lo meno nel mondo occidentale.
Ci potrebbero essere centomila motivazioni, ma io non le condivido, perché da qualche anno, anche quando ero amministratore di minoranza nel Consiglio comunale di Fano, ho sempre visto i provvedimenti in futuro, con tutte le varie modifiche che poi accadono. Qui si parte con un discorso che a mio avviso potrebbe essere pericoloso.
Ribadisco quello che ho detto prima, una volta che si è permessa una autorizzazione, anche se adesso sono state ridotte le tipologie, le tabelle, si fa sempre in tempo ad allargarle, si fanno sempre in tempo a riempire i vuoti quando si creano, soprattutto si fa sempre in tempo ad allargare a dismisura un fenomeno che a mio avviso è preoccupante.
Non credo che sia una bella legge, la maggioranza avrebbe dovuto dimostrare, con la presenza, e non lo ha fatto, che credeva in questa legge. Questo, a mio avviso, è grave.
Come è grave – Presidente, mi permetto di ricordarlo – che in contemporanea alla seduta del Consiglio regionale ci sono altre manifestazioni che hanno portato via da questa Aula buona parte degli esponenti dello stesso Consiglio. Non credo sia un bel segnale.
A nome personale voto no a questa legge, per i motivi che ho esposto prima e che ho ribadito adesso.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 144. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge regionale n. 175
della Giunta regionale
“Disciplina delle deroghe previste dalla direttive 79/409/CEE del 2 aprile 1979 e dell'art. 19-bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157 ‘Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio’ ”
Discussione e votazione
PRESIDENTE. Così come concordato in sede di Conferenza dei Presidenti dei gruppi, passiamo alla discussione e approvazione della proposta di legge n. 175. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.
Fabio BADIALI. Con questo atto andiamo ad approvare le disposizione per il prelievo venatorio in deroga, nel rispetto dell’articolo 9 della direttiva n. 79 del e aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici e delle disposizioni contenute nell’articolo 19 bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157.
La Commissione europea ha avviato un procedimento di inflazione nel 2006 nei confronti dello Stato per l’applicazione non conforme della direttiva n. 79 relativa alla conservazione degli uccelli selvatici.
L’articolo 30 della legge n. 7 del 1995 che disciplina il calendario venatorio, accumula specie tutelate dalla normativa comunitaria con quelle regolarmente cacciabili. Pertanto è necessario che la Regione disciplini la materia ed in particolare detti disposizioni per il prelievo in deroga, nel rispetto di quanto stabilito nella direttiva n. 79 all’articolo 19.
L’intervento legislativo in questione è abbastanza complesso in quanto deve tenere conto delle interazioni e del riparto di competenze tra ordinamento statale e ordinamento regionale, del fatto che la materia caccia è inserita in un più ampio contesto della materia della tutela dell’ambiente, della giurisprudenza della Corte Costituzionale, anche dopo la riforma del Titolo V, e della Corte di Giustizia della Comunità europea.
In particolare i principi della giurisprudenza della Corte di giustizia definiscono un sistema di tutela rigorosa dell’ambiente e, per quanto riguarda le deroghe, all’articolo 9 della direttiva n. 79, precisano che queste devono essere circoscritte ad ipotesi ben definite.
Pertanto il legislatore statale e regionale devono stabilire in maniera certa e puntuale i casi in cui il prelievo venatorio può essere effettuato in deroga.
L’articolo 2 di questa proposta di legge, come formulato dalla Giunta regionale, ai commi 1, 2 e 3, riproduce nella sostanza i contenuti della direttiva comunitaria. Al comma 4 è previsto che i provvedimenti in deroga siano adeguatamente e specificamente motivati.
La riformulazione proposta dalla Commissione introduce nell’ordinamento regionale alcuni principi frutto dell’interpretazione della direttiva da parte della Corte di giustizia. E’ finalizzata ad evitare che una formulazione troppo generica esponga la legge, quindi la Regione, al rischio di impugnativa da parte del Governo e dell’apertura di una procedura di inflazione da parte della Commissione europea, come è avvenuto precedentemente per altre Regioni, per ultima la Liguria.
All’articolo 3, comma 1, la Commissione ha previsto un emendamento che dice: “I capi prelevati in deroga sono certificati su apposito tesserino” e viene aggiunto “subito dopo l’abbattimento”. Questo per evidenziare la serietà e la correttezza di questa questione.
Sempre all’articolo 3, comma 2, dove era previsto che entro il 31 gennaio di ogni anno il tesserino di cui al comma 1 deve essere riconsegnato, abbiamo inserito “entro dieci giorni dalla chiusura della caccia”, in modo che i cacciatori riportino sia il tesserino per il calendario venatorio normale che quello per le specie in deroga.
All’articolo 5 vengono abrogati i commi 7, 8 e 9 dell’articolo 30 della legge n. 7 del 1995.
Per concludere, con questa proposta di legge diamo una risposta legislativa e scientifica, sia al mondo agricolo che al mondo venatorio e ambientalista, mettendo delle questioni certe che poi possono essere rispettate.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Cesaroni
Enrico CESARONI. Prima di discutere di questa proposta di legge vorrei portare a conoscenza del Consiglio quello che è successo ieri in Commissione.
Abbiamo discusso questa proposta di legge di modifica della l.r. n. 7/95 quando c’erano già anche altre quattro proposte di legge della stessa modifica.
Un blitz del Presidente della Commissione con la maggioranza che non ha permesso di discutere le altre quattro proposte che sono da anni ferme in Commissione, già assegnate e con la nomina dei relatori. Questa maggioranza ha stravolto i modi di lavorare di questo Consiglio. Tra l’altro la proposta di legge presentata dal Consigliere Giannotti ed altri ricalcava quella presentata dalla Giunta.
Questa è una scorrettezza che voglio mettere a verbale, perché sono modi che non è possibile giustificare; se oggi in questo Consiglio abbiamo tenuto un comportamento per non ritornare indietro, per non cambiare la logica del sistema, ieri invece questo è successo.
In tredici anni che sono in Consiglio e in Commissione questa situazione non era mai successa, questo lo voglio ribadire.
La proposta di legge n. 175 è stata predisposta dalla Giunta per cercare di non far succedere, come è avvenuto negli anni precedenti, che ci sia un ricorso da parte delle associazioni del calendario venatorio per bloccare la stessa attività venatoria.
Quello che è successo l’anno scorso, con questa legge lo si cerca di eliminare, cioè quello di non dare la possibilità di bloccare il calendario venatorio.
Personalmente condivido più la proposta della Giunta, che quella approvata dalla Commissione, perché era molto più corretta.
Sono già stati comunque presentati alcuni emendamenti, voglio però dire che non serviva mettere tutte quelle precisazioni a quei riferimenti ai sistemi europei, perché abbiamo messo ancora più paletti per bloccare l’attività venatoria.
Altra cosa è sul fatto che la Commissione ha fatto – secondo il Consigliere Badiali - un emendamento importante, quello che fa segnare sul cartellino venatorio ogni abbattimento di specie in deroga, cioè prima di andare a raccogliere uno storno bisogna segnarlo. Ho già detto in Commissione che non è da stanziale. Penso che qualcuno della Commissione voglia fare il primo della classe, quando invece di caccia non ne sa niente o non ci è andato mai! Se ogni volta che qualcuno spara deve poi segnare sul cartellino, bisogna veramente andare a caccia con il segretario o con l’assistente! Questo è quello che si è riusciti a fare ieri in Commissione.
Non si può però andare contro a questa proposta di legge perché sarebbe come andare contro i cacciatori, comunque il Consigliere D’Anna ed io in Commissione ci siamo astenuti proprio per queste cose gravi che sono successe.
Chiedo innanzitutto di discutere qui in Consiglio due o tre emendanti dove si evidenzia fortemente che la modifica che ha fatto la Commissione, su proposta del Presidente, è sbagliata, perché era molto meglio, ripeto, la proposta della Giunta.
Oggi chiediamo che quello che è stato emendato dal Presidente della Commissione, venga riportato, con gli ulteriori emendamenti presentati, alla proposta della Giunta perché più realistica e più giusta.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Premetto che non sono un cacciatore né ritengo che il prelievo di animali selvatici possa essere considerato uno sport, io ne pratico altri.
Qui c’è un adeguamento, e lo vedo positivamente, alla direttiva n. 79, che chiede di separare la caccia dalla caccia in deroga. Va a precisare che le deroghe sono di carattere eccezionale – tra l’altro ho fatto un emendamento perché nel secondo deliberato è saltata la parola “eccezionale” – e soprattutto va a precisare quello che è l’aspetto principale della caccia in deroga, cioè i danni alle colture agricole, come spesso avviene.
In questo caso la normativa europea dice che vanno precisati i danni alle colture agricole, quelle danneggiate da ogni singola specie, l’importo dei danni accertati nell’anno precedente, la localizzazione dei danni, i periodi di concentrazione, nonché i sistemi preventivi e l’esito di questi sistemi preventivi di dissuasione e di controllo, cioè se tutte le condizioni alternative a quella della caccia possano raggiungere lo stesso obiettivo.
L’altra questione che avevo posto è quella sul controllo; siccome i provvedimenti di deroga vengono fatti sentito l’Istituto nazionale per la fauna selvatica, un importante istituto nazionale che qui viene parificato ad analoghi istituti regionali ove riconosciuti, chiedevo di mantenere la consulenza dell’Infs e di affiancare a questo gli eventuali istituti. Quindi inserire al posto di “l’istituto nazionale ‘o’ gli analoghi istituti”, “l’istituto nazionale ‘e’ gli analoghi istituti”. Anche se gli uffici mi hanno fatto vedere che questa è la dicitura della legge nazionale sulla caccia in adeguamento alla direttiva europea.
Questa mia preoccupazione deriva dal fatto che un istituto regionale di questo livello attualmente ancora non c’è anche se c’è intenzione di crearlo.
L’altro aspetto è quello all’articolo 2, punto f). Si dice che le deroghe devono indicare i controlli e le forme di vigilanza affidate ai soggetti di cui all’articolo 30 della legge regionale. I controlli e le forme di vigilanza sono anch’essi regolamentati all’interno della legge nazionale sulla caccia, anche qui forse è pleonastico, al limite inserire che le deroghe devono indicare i controlli e le forme di vigilanza affidati ai soggetti previsti per legge, quindi non soltanto in riferimento alla sola legge regionale perché c’è anche la legge nazionale che prevede le modalità dei controlli.
Altra questione è all’articolo 3 sui tesserini che devono essere riconsegnati ai comuni di residenza che li trasmettono al comitato di gestione Atc. Pensavo che un compito di questo genere, cioè la valutazione degli effetti e anche dei numeri della caccia in deroga, possa andare alla Regione o alle Province, perché gli Atc sono enti di gestione, non sono enti di verifica.
Sempre all’articolo 2, comma 3, si dice “La Giunta regionale adotta i provvedimenti di deroga sentite le province e il parere conforme dell’Istituto nazionale fauna selvatica (Infs) o di analoghi istituti a livello regionale – omissis”, perché un istituto scientifico dovrebbe dare un parere importante, quindi si richiede il parere conforme.
In sede di discussione degli emendamenti, sentirò anche il relatore di maggioranza.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.
Vittorio SANTORI. Per dire che effettivamente questo intervento legislativo era doveroso, pone la Regione e i cacciatori della regione Marche nelle condizione di avere almeno la certezza che il calendario venatorio non verrà impugnato o comunque, se dovesse essere impugnato, sicuramente resisterà agli attacchi giudiziari di certe parti politiche.
Vogliamo far rilevare, con un emendamento che è stato presentato proprio adesso, che l’articolo 3 è stato modificato in sede di Commissione in maniera peggiore. Non si può pensare che un cacciatore sia obbligato a segnare l’abbattimento di un passero o di uno storno ogni volta che questo avviene. Praticamente, come è avvenuto fino a ieri per le specie in deroga, il cacciatore è obbligato a segnare a fine giornata il numero dei capi abbattuti e di annotarlo nell’apposito tesserino.
Anche sotto questo profilo non è stata valutata la possibilità da parte della Regione di porre un tesserino adeguato al numero dei capi che di volta in volta vengono autorizzati all’abbattimento. Se venissero autorizzati in sede di calendario venatorio venti o trenta capi al giorno di storni o di passeri, il tesserino regionale dovrebbe essere un mazzo voluminoso di cinquecento pagine.
Credo che il Consiglio possa modificare questa parte dell’articolo 3, primo comma, togliendo “subito dopo l’abbattimento”. Perché veramente, sotto questo aspetto, diamo spettacolo, non ci rendiamo conto della differenza che passa tra uno storno e un passero o una lepre e un fagiano.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2.
Emendamento n. 1 del Consigliere Binci. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 2 del Consigliere Binci. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 3 del Consigliere Binci. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Se utilizziamo un parere di un organismo scientifico deve avere il valore di un parere, quindi poi deve essere anche osservato.
Fabio BADIALI. No, in quanto è previsto dalla legge n. 157 all’articolo 19 bis, comma 3, che dice “sentito l’Infs o enti regionali riconosciuti”.
PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 4. Ritirato.
Emendamento n. 5 del Consigliere Binci.
Fabio BADIALI. No, perché è come quello di prima, che è sempre previsto dalla legge n. 157.
PRESIDENTE. Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 6 del Consigliere Binci.
Fabio BADIALI. No, perché le associazioni agricole maggiormente rappresentative sono all’interno degli Atc, quindi sono già rappresentate.
Massimo BINCI. Ho fatto questo emendamento perché di fatto la caccia in deroga è per la maggior parte utilizzata per i danni alle colture, quindi era importante che fossero coinvolte.
PRESIDENTE. Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 7. Decaduto.
Emendamento n. 8 dei Consiglieri Capponi, Bugaro, Lippi, Cesaroni, Santori Tiberi, Silvetti, D’Anna. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. In pratica con questo articolo si inverte l’onere della prova, cioè l’agricoltore che subisce i danni dovrebbe addirittura mettere in pratica delle azioni positive di dissuasione al danneggiamento. Ci sembra troppo, dato che non riceve più neanche i contributi per i danni causati dalla selvaggina per il taglio che avete fatto al fondo regionale. Quindi credo non possa essere messo in capo all’agricoltore anche questo onere.
Massimo BINCI. Questo emendamento va in contrasto con la direttiva che parla sempre del riferimento ai mezzi dissuasivi alternativi e di controllo. (…) Lì non è specificato chi lo deve fare, però non si può togliere un riferimento alla messa in atto. Dice “nonché l’esito della messa in opera”, quindi è l’esito, significa andare a verificare, non c’è l’obbligo, ma l’esito delle alternative. Se l’esito alle alternative è positivo la deroga non può essere fatta.
Fabio BADIALI. La Commissione è favorevole
PRESIDENTE. Emendamento n. 8. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3.
Emendamento n. 9. Ritirato.
Emendamento n. 10 del Consigliere Binci che ha la parola.
Massimo BINCI. La legge prevede che il tesserino venga trasmesso agli Atc. Il tesserino va trasmesso a chi fa la verifica annuale e mette in piedi le statistiche per gli anni successivi. Io ho indicato le Province come enti territoriali competenti o la Regione stessa.
PRESIDENTE. Emendamento n. 10. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Franco CAPPONI. Chiedo di poter discutere un emendamento che abbiamo presentato, che va a modificare il primo comma dell’articolo 3 sulla disposizione …
PRESIDENTE. Scusi Consigliere, noi non ce l’abbiamo, comunque sarebbe un nuovo emendamento, quindi non è ricevibile.
Franco CAPPONI. Chiedevamo che venisse accolto, anche perché abbiamo iscritto all’ordine del giorno questa proposta soltanto oggi accettando una vostra richiesta.
PRESIDENTE. Gli emendamenti erano accoglibili entro una determinata scadenza.
Franco CAPPONI, Presidente, chiediamo una sospensione e lo facciamo votare dalla Commissione.
PRESIDENTE. Allora sospendiamo il Consiglio per cinque minuti.
La seduta è sospesa alle ore 16,00
La seduta riprende alle ore 16,05
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. La Commissione ora proporrà un emendamento. Ha la parola il Consigliere Cesaroni.
Enrico CESARONI. All’articolo 3, comma 1, la Commissione propone questo emendamento “dopo le parole ‘I capi prelevati in deroga sono’ sostituire le parole ‘ certificati, subito dopo l’abbattimento’ con le seguenti ‘annotati’ ”.
PRESIDENTE. Colleghi Consiglieri, vi richiamo ad un minimo di attenzione anche nella forma. Stavamo parlando pochi minuti fa con il Consigliere Bugaro sull’autorevolezza del Consiglio. Abbiamo detto che questo non può essere, né un emendamento dei Consiglieri né un sub emendamento, ma un emendamento della Commissione.
Ora presentare un emendamento scritto a penna con le firme dei Consiglieri, significa prendere in giro l’organismo nel quale sediamo, perciò, per cortesia, mettetelo nelle forme dovute, dopo sarà ricevibile.
Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Nel frattempo che si scrive il nuovo emendamento, volevo dire che su questo la Commissione aveva raggiunto una sintesi, come pure questa mattina qualcuno si era sbagliato su questo, non so come mai ci sia questa disattenzione.
Secondo me, comunque, non è un fatto burocratico, è un fatto di serietà.
Questa discussione, questa solerzia di taluni che vivono la funzione di Consigliere – senza offendere nessuno – come esclusiva rappresentanza e si interessa della sintesi del governo, è una prerogativa che non aiuta nessuno. In realtà anche questa solerzia fa un danno ai cacciatori, a quelli seri, che sono la stragrande maggioranza.
Quindi bisogna ripristinare il testo della Commissione, altrimenti voteremo contro.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Alcuni esìmi colleghi cacciatori hanno detto che questo provvedimento fa ridere.
Il principio della caccia in deroga prevede proprio la quantità dei capi che possono essere abbattuti, prevede la verifica della consistenza numerica di una data specie, prevede il prelievo giornaliero, le zone e le quantità correlate alle zone.
L’emendamento che avevo fatto non era stato sollecitato dai cacciatori, perché certamente per loro può essere un problema fermarsi dopo gli abbattimenti e scrivere quanti capi hanno abbattuto, ma permette di facilitare i controlli, di facilitare le statistiche e di facilitare quel lavoro che deve essere fatto, senza il quale la caccia in deroga non può esserci.
Non credo che i cacciatori vadano in giro con le mitragliatrici per cui ogni secondo abbattono capi, anche perché non è questa la caccia, ma la caccia in deroga in particolari situazioni. Quindi non vedo come il segnare sui tesserini dopo l’abbattimento di capi sia un problema.
Ieri l’ho posto come sfida ai cacciatori, ho detto “se dite di essere veramente così corretti, allora prendetevi questo onere” e l’hanno accettato.
Oggi ci hanno ripensato perché in effetti è un onere che poi fa sì che i controlli siano un problema, c’è il fatto che magari si finisce subito la quantità dei capi da abbattere.
Quindi vedo – sarò malfidato - il tentativo di questo emendamento più nella logica di aggirare la struttura di questa legge, che nella logica di migliorarla.
Questo ritengo sia inaccettabile.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.
Vittorio SANTORI. Per ricordare al Consigliere Binci e al Consiglio che la caccia in deroga si esercita nel nostro Paese dal 1992 e non da oggi. Quindi tutte quelle accortezze affinché, giustamente, i prelievi in deroga vengano controllati, li abbiamo dal 1992.
Adesso mi sembra veramente sciocco ricordare che il cacciatore che sta in atteggiamento di caccia e viene visitato dal vigile accertatore o dalla guardia volontaria o dalla guardia venatoria provinciale, può essere addirittura sottoposto a perquisizione sia lui personalmente, che la propria autovettura, tutti i mezzi di caccia e tutte le borse che ha addosso o che ha nelle immediate vicinanze.
Andare a dire che segnare di volta in volta l’abbattimento del passero o dello storno sia qualcosa che evita o favorisce l’evasione nell’abbattimento del numero dei capi, penso sia proprio assurdo.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Intanto credo che abbiamo fatto bene a portare questo provvedimento d’urgenza, era utile.
Mettiamo a riparo da problemi che potrebbero insorgere anche quest’anno, non solo le categorie interessate da questa legge, ma anche gli uffici che l’anno scorso hanno dovuto inseguire pressioni di ogni tipo, e la Giunta che con una delibera ha ribaltato una sentenza del Tar.
Tra l’altro credo che la Regione si appropri di una competenza rispetto all’autonomia che ha in materia venatoria. Facciamo bene a fare questo, l’abbiamo iscritto d’urgenza, ci siamo resi conto che siamo un po’ in ritardo, quindi questa è una cosa buona.
C’è un altro aspetto rispetto alla caccia in deroga, Consigliere Binci, credo che noi abbiamo bisogno di dire ai nostri amici che hanno questa passione, che devono essere loro direttamente partecipi alla costruzione di elaborati che contengano dati veri della consistenza della fauna selvatica.
Dobbiamo fare un’azione anche di sollecitazione e sensibilizzazione, quindi devono segnare. Però per fare questo bisogna anche agevolarli a farlo.
Ho l’impressione che più mettiamo le cose complicate e meno li agevoliamo. Quindi manteniamo le cose come erano, sollecitiamoli attraverso le associazioni, attraverso le iniziative che volete, ma piuttosto che complicare loro la vita, agevoliamo il fatto che noi abbiamo bisogno di dati, dobbiamo averli, per potere esercitare alcune attività in deroga, sulla conoscenza scientifica delle consistenze faunistiche di questa regione.
Più si complica e più si disincentiva a fare quella operazione, se invece si sollecita a farlo alla fine si risolverà il problema.
Quindi non andiamo ad appesantire una cosa sulla quale c’è una sfida aperta. Per poter fare quel tipo di attività in deroga abbiamo bisogno di dati scientifici e su questo dobbiamo fare uno sforzo per cercare di aiutarli a farlo. Se gli vai a creare il problema della somma, uno più uno più uno, il rischio è che li infastidisci e il dato che vuoi ottenere non lo raccogli, anzi, hai l’effetto contrario.
Quello che serve oggi è votare la legge, mi preoccupa meno poi se andiamo in una o in un’altra direzione, perché in fin dei conti parliamo di cose abbastanza banali.
PRESIDENTE. Do ora lettura dell’emendamento proposto dalla Commissione. All’articolo 3, comma 1 “Dopo le parole ‘i capi prelevati in deroga sono’ sostituire le parole ‘certificati subito dopo l’abbattimento’ con le seguenti ‘annotate su apposito tesserino’ ”. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Ritengo che il recepimento della disciplina delle deroghe della Direttiva europea sia essenziale ed importante.
Non ho condiviso alcuni aspetti della trattativa e della discussione in Aula in quanto ritenevo importante sia il mantenimento del parere all’Istituto nazionale della fauna selvatica che la questione della certificazione dei capi abbattuti.
Pur apprezzando il lavoro di adeguamento svolto, il mio voto sarà contrario per queste modalità di costruzione del provvedimento.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Proposta di legge n. 175. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 16,15
La seduta inizia alle ore 10,55
Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli
Comunicazioni
PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 70 del 26 giugno 2007, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
E’ stata presentata la seguente proposta di legge:
- n. 175, in data 25 giugno 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Disciplina delle deroghe previste dalla direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 e dall’art. 19-bis della legge n. 157/1992, recante “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, assegnata alla III Commissione in sede referente.
E’ stata presentata la seguente proposta di atto amministrativo:
- n. 60, in data 19 giugno 2007, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Programma triennale regionale Aree Protette (PTRAP) 2007/2009, art. 7 della legge regionale 28 aprile 1994, n. 15”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
E’ stata presentata la seguente mozione:
- n. 194 dei Consiglieri Massi e Comi “Deliberazione amministrativa “Piano regionale di edilizia residenziale triennio 2006/2008”, approvata nella seduta del consiglio regionale n. 67 del 5 giugno 2007: Ammissione a finanziamento delle cooperative già in graduatoria nel precedente bando”.
Comunico che ho provveduto, con decreto n. 41 in data 2 luglio 2007, alla seguente nomina:
- Sostituzione di un componente nel Comitato regionale per le Comunicazioni (Corecom)
La Giunta regionale ha trasmesso, in data 15 giugno 2007, le seguenti deliberazioni:
- n. 671 “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale per l’anno 2007”;
- n. 672 “Art. 20, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento del capitolo di spesa 20701111 compreso nell’elenco 4 “elenco delle spese dichiarate obbligatorie”, bilancio di previsione per l’anno 2007. €. 2.500,00”.
La comunicazione, infine, che mi accingo a fare concerne un adempimento previsto dalla legge regionale 3 marzo 1984, n. 4, concernente "Norme per la pubblicità della situazione patrimoniale dei consiglieri regionali" e tende a recuperare una lacuna nelle procedure durata purtroppo per diversi anni. Infatti la legge regionale indicata richiede che i consiglieri e gli altri amministratori regionali presentino annualmente, entro tre mesi dalla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi, copia della propria dichiarazione e una documentazione relativa alla propria situazione patrimoniale. Orbene, uffici e consiglieri hanno generalmente adempiuto a tali obblighi, ciò a cui non si è però dato seguito è stata la comunicazione all'Assemblea, come richiesto dalla legge, dei consiglieri inadempienti, né risulta che si sia proceduto alla pubblicazione.
Nel rassicurare l'Assemblea che sono già stati presi i provvedimenti del caso e le misure necessarie per evitare il ripresentarsi della situazione, darò lettura ai sensi dell'art. 7 della l.r. n. 4/84 dei consiglieri e degli amministratori che negli anni che vanno dal 2000 al 2005 non hanno adempiuto, in maniera parziale o totale, agli obblighi previsti dalla legge indicata.
Successivamente verrà effettuata l'immediata pubblicazione della documentazione presentata dai consiglieri regionali nello stesso periodo.
Ove vi siano delle inesattezze sarà cura della Presidenza del Consiglio comunicarle al Consiglio stesso.
Comunico, quindi, che per l’anno 2005 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, Cecchini Maria Cristina, D’Angelo Pietro, Franceschetti Fausto, Martoni Gabriele, Melappioni Augusto, Moruzzi Marco, Novelli Sergio, Petrini Paolo, Secchiaroli Marcello, Tontini Roberto, Trenta Umberto.
Per l’anno 2005 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi i Consiglieri regionali: Avenali Ferdinando, Grandinetti Fabrizio, Ricci Andrea, Tiberi Oriano, Viventi Luigi.
Per l’anno 2005 non ha presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale il Consigliere regionale: Favia David.
Per l’anno 2004 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, D’Angelo Pietro, Melappioni Augusto, Moruzzi Marco, Novelli Sergio, Secchiaroli Marcello, Silenzi Giulio, Solari Giampiero, Tontini Roberto.
Per l’anno 2004 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Avenali Ferdinando, Bugaro Giacomo, Cecchini Maria Cristina, Franceschetti Fausto, Martoni Gabriele, Petrini Paolo, Romagnoli Franca, Trenta Umberto, Viventi Luigi.
Per l’anno 2004 non ha presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale il Consigliere regionale: Favia David.
Per l’anno 2003 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Melappioni Augusto, Novelli Sergio, Ricci Giuseppe, Secchiaroli Marcello, Silenzi Giulio.
Per l’anno 2003 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Cecchini Maria Cristina, Romagnoli Franca.
Per l’anno 2003 non hanno presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, D’Angelo Pietro, Favia David, Moruzzi Marco.
Per l’anno 2002 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ottaviani Roberto, Novelli Sergio.
Per l’anno 2002 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Cecchini Maria Cristina, Martoni Gabriele, Ricci Giuseppe.
Per l’anno 2002 non hanno presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, D’Angelo Pietro, Favia David, Melappioni Augusto, Moruzzi Marco.
Per l’anno 2001 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Novelli Sergio, Ottaviani Roberto.
Per l’anno 2001 non c’è nessun inadempiente relativamente alla dichiarazione dei redditi dei Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri.
Per l’anno 2001 non hanno presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, D’Angelo Pietro, Favia David, Melappioni Augusto, Moruzzi Marco.
Per l’anno 2000 non hanno presentato la dichiarazione dei redditi e la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Novelli Sergio, Ottaviani Roberto.
Per l’anno 2000 nessun inadempiente relativamente alla presentazione della dichiarazione dei redditi.
Per l’anno 2000 non hanno presentato la dichiarazione della situazione patrimoniale i Consiglieri regionali ed i componenti della Giunta regionale non consiglieri regionali: Ascoli Ugo, D’Angelo Pietro, Favia David, Melappioni Augusto, Moruzzi Marco.
Hanno chiesto congedo il Consigliere Favia e l’Assessore Ascoli.
Sull’ordine dei lavori
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Il Consigliere Brini ed io abbiamo preparato una mozione che segnala un fatto gravissimo avvenuto sul territorio regionale, cioè la destrutturazione del sistema delle dogane.
Con un provvedimento dell’Agenzia delle dogane, in via sperimentale è stato costituito l’Ufficio unico…
PRESIDENTE. Scusi Consigliere Giannotti, in base al regolamento deve chiedere che cosa vuole.
Roberto GIANNOTTI. Sto cercando di spiegare. C’è un provvedimento che chiude le dogane di Pesaro, Fano, Civitanova, è una cosa gravissima…
PRESIDENTE. Questo allora non è sull’ordine dei lavori.
Roberto GIANNOTTI. Chiedo che venga iscritta all’ordine del giorno della seduta di questa mattina perché siamo pronti a presentarla firmata.
PRESIDENTE. Ai sensi del regolamento questo non è possibile perché ancora non è stata presentata, quindi il regolamento va rispettato.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.
Lidio ROCCHI. Chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della proposta di legge n. 175, concernente “Disciplina delle deroghe previste dalla direttiva 79/409/Cee del 2 aprile 1979 e dell’articolo 19 bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157 ‘Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio e modifiche alla l.r. 5 gennaio 1995, n. 7 – Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria’ “. E’ urgentissima.
PRESIDENTE. La proposta deve essere accolta da almeno i due terzi dei votanti. Quindi pongo in votazione l’iscrizione d’urgenza della proposta di legge n. 175.
(Il Consiglio approva)
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.
Rosalba ORTENZI. Chiedo che questa mattina l’Assessore Amagliani mi dia una risposta, visto che l’argomento è urgente, in riferimento ad uno sbancamento e smaltimento dei rifiuti nella discarica di San Biagio provenienti dalla regione Campania. Smaltimento già avvenuto da dieci giorni, secondo me, senza autorizzazioni, così come risulta dall’interrogazione che ho presentato.
La questione è di notevole gravità e importanza, soprattutto per i cittadini che nulla sapevano, ma anche per il Consiglio comunale, la Regione – e su questo vorrei una risposta dall’Assessore – e la Provincia di Ascoli. Questo sbancamento è stato bloccato dalla Provincia di Ascoli, sono già stati portati in discarica 6.000 tonnellate e altre 19.000 tonnellate di rifiuti - loro dicono speciali, noi riteniamo urbani - verranno in questa discarica, quindi gradirei che l’Assessore ci confortasse con qualche indicazione che ci dica la verità.
PRESIDENTE. Durante la seduta chiederemo all’Assessore di fare una comunicazione.
Proposta di legge regionale n. 144
della Giunta regionale
“Modifiche alla legge regionale 1 dicembre 1995, n. 71 “Norme per la disciplina delle attività estrattive”
Discussione e votazione
PRESIDENTE. Così come concordato in sede di Conferenza dei Presidenti dei gruppi, iniziamo con la discussione della proposta di legge n. 144, ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.
Francesco COMI. Dopo un lungo lavoro abbastanza impegnativo, che ha coinvolto la Commissione, le forze politiche e tutti i gruppi, abbiamo proceduto alla modifica della legge regionale n. 71/97 relativa alla disciplina delle attività estrattive.
Voglio precisare che questa legge è ormai datata, risale al 1997, ha conosciuto nel corso di questi dieci anni significative modifiche per aggiornare il quadro normativo in costante evoluzione. La Commissione ha ritenuto utile – presenteremo al termine della discussione un ordine del giorno – suggerire alla Giunta regionale e all’intero Consiglio di assumersi l’impegno di promuovere una nuova proposta di legge più organica e più completa che possa ridefinire nel dettaglio tutti i contenuti che oggi richiedono un serio aggiornamento.
Questa proposta nasce da una esigenza più puntuale e più particolare, che è innanzitutto l’esigenza di introdurre alcune modifiche per superare ed evitare incongruenze, dubbi interpretativi, difficoltà applicative, problemi emersi sul territorio, suggeriti e fatti rilevare non solo dalla competente struttura regionale, ma anche dalle amministrazioni locali e provinciali.
L’obiettivo del legislatore non è solo quello di intervenire per risolvere un problema puntuale, ma è quello di aggiornare lo strumento normativo a quelli della programmazione vigenti, nella logica della tutela del territorio, dello sviluppo del sostenibile e, al tempo stesso, del sostegno all’attività produttiva coerente con questa politica.
Nel dettaglio la legge fa alcune significative modifiche che cercherò di enunciare una per una per offrire al Consiglio un quadro completo sia delle proposte che abbiamo fatto che del dibattito che c’è stato.
Innanzitutto, all’articolo 1 viene modificata la lettera c) dell’articolo 6 della vecchia legge n. 71, escludendo le argille, gli aggregati argillosi e sabbiosi per la produzione di laterizi, dalla relazione contenente l’individuazione dei livelli produttivi contenuti nel Piano regionale delle attività estrattive. Rispetto a questo abbiamo condiviso l’impostazione della Giunta regionale.
La Commissione in questo articolo ha aggiunto, dopo un’ampia discussione, numerosi emendamenti. Voglio precisare che gli emendamenti di cui farò riferimento non sono tutti contenuti nel testo depositato al Consiglio regionale nella seduta scorsa, ma sono anche gli emendamenti che da allora ad oggi la Commissione ha ritenuto opportuno approvare e che, dopo la discussione, andremo ad approvare uno per uno.
Abbiamo aggiunto il comma 1 bis per rivedere il divieto, attualmente previsto dall’articolo 6, comma 3, lettera f), della legge n. 71/97, di esercitare attività di escavazione nelle aree di bio-italy di interesse comunitario, nazionale e regionale. Questo perché nella recente legge n. 140, dove abbiamo disciplinato l’attività anche nelle zone Sic e Zps, è stato introdotto un vincolo che riguarda parchi, riserve naturali e oasi di protezione speciale, e al riguardo ha rinviato alle norme di conservazione la disciplina in materia. Pertanto abbiamo ritenuto quasi superfluo, quasi non attuale, il divieto allora contenuto in quella norma, alla luce dell’evoluzione che il Consiglio regionale ha dato alla normativa vigente.
Abbiamo poi inserito il comma 1 ter che introduce un nuovo concetto di ricomposizione ambientale, mutuandolo da quello contenuto nella recente legge regionale n. 6 del 2005, la c.d legge forestale regionale, all’articolo 12, e superando in tal modo quello più datato previsto dalla legge n. 71/97.
In particolare si stabilisce che per compensazione ambientale si intende l’impianto e la realizzazione di un rimboschimento con specie autoctone su terreni nudi di accertata disponibilità i quali andranno individuati prioritariamente all’interno del medesimo bacino idrografico nel quale ricadono le superfici disboscate da compensare.
Questo emendamento è nato dalla proposta di alcuni Consiglieri e la Commissione lo ha accolto perché tutela e conserva il territorio.
In questo emendamento viene prevista la possibilità, già contenuta nella vecchia legge regionale n. 6/2005, che le autorità territorialmente competenti, qualora non siano disponibili in misura sufficiente terreni da destinare al rimboschimento compensativo, determinino un indennizzo pari al costo dell’acquisizione della disponibilità di terreni, dell’esecuzione del rimboschimento e delle cure colturali dei primi cinque anni e stabiliscano, al tempo stesso, i tempi e le modalità per il pagamento dell’indennizzo medesimo. In ogni caso dovrà essere garantito un rimboschimento almeno pari al 50% delle superfici da disboscare. Tale indennizzo dovrà inderogabilmente confluire nel fondo provinciale istituito con il comma 5 dell’articolo 12 della legge n. 6 del 2005 e destinato alla realizzazione dei rimboschimenti. Quindi una forma di tutela, una autorità predisposta alla sua verifica, al suo controllo, e un indennizzo che ha anche un obiettivo specifico che è quello finalizzato a dotare l’ente Provincia delle risorse necessarie alla realizzazione dei rimboschimenti.
Faccio presente fin d’ora che nel testo attuale saranno aggiunti due emendamenti, che la Commissione ha approvato nella seduta del 27 giugno 2007 e che riguardano questa materia. Il primo è un aspetto meramente procedimentale, stabilisce che il progetto di compensazione ambientale in questione sia parte integrante del progetto di cava, quindi è una tutela ulteriore. Il secondo, più rilevante, prevede che successivamente al collaudo dei lavori di rimboschimento è necessario sottoporre all’approvazione dell’autorità competente un piano di coltura e conservazione e produrre un atto di asservimento dell’area destinata al rimboschimento conservativo debitamente descritto, ciò al fine di evitare ogni ulteriore possibile abuso.
La Commissione ha poi discusso dell’introduzione di un comma 1 quater. Una discussione molto elaborata, dura, aspra, piena di buone intenzioni, ma anche di difficoltà a trovare una sintesi, perché quel comma prevede attualmente il divieto di esercizio dell’attività di cava in falde nelle aree di protezione delle sorgenti perenni, dei pozzi e delle captazioni a scopo acquedottistico, individuate ai sensi del dpr n. 236 del 1988 e della legge n. 36 del 1994.
La IV Commissione nella seduta tanto impegnativa del 27 giugno ha approvato un emendamento che oggi ha presentato in Aula e che è diretto a sopprimere il comma 1 quater.
Voglio spiegarne le ragioni e le intenzioni, innanzitutto per spiegare il perché inizialmente l’abbiamo introdotto. Si era evidenziata in un primo momento l’opportunità di modificare la lettera c) al fine di adeguarla alle disposizioni in materia contenuta nel nuovo testo unico ambientale, in particolare l’articolo 94, il quale, infatti, non contempla più le suddette aree di protezione che si intendeva rafforzare e salvaguardare, ma zone di protezione di acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse. Soprattutto aveva ritenuto modificarlo perché in ogni caso il divieto di escavazione in prossimità delle falde, nelle zone di protezione, si applicava solo qualora preventive e specifiche indagini, nonché studi durante l’esercizio, non avessero escluso danni alla qualità e alla quantità delle risorse idriche.
Quindi questo emendamento fu introdotto per far scattare il divieto di escavazione solo in presenza di un effettivo pericolo per la quantità e la qualità delle acque nel territorio regionale.
Poi la Commissione ha fatto una ulteriore e più approfondita valutazione. Ha ritenuto che occorre, nel successivo piano di tutela delle acque, approfondire ulteriormente la materia, elaborarla più dettagliatamente per offrire una tutela più seria, e di farlo contestualmente al testo che andremo ad aggiornare con la modifica della legge n. 71. Si è confortata al riguardo del fatto che eventuali varianti ai progetti già autorizzati, che comportino nel frattempo in sotterraneo la prosecuzione o l’ampliamento di cave attive alla data del 31 maggio, sono comunque sempre soggetti al divieto di escavazione in falda, che rimane contenuto nella lettera c) del comma 3 dell’articolo 6. Quindi questa abrogazione non contempla alcuna possibilità di compromettere la tutela del territorio e di un bene prezioso come l’acqua, anzi la conserva fedelmente e in maniera seria.
La discussione ha riguardato anche l’articolo 2, dove c’è stata una discussione molto articolata, da cui abbiamo innanzitutto eliminato il riferimento alle cave a cielo aperto che generava dubbi interpretativi. In questo articolo 2 è stato posticipato il riferimento temporale alle cave attive, dalla data del 30 maggio, in esso contenuta, alla data del 31 maggio 2007, al fine di adeguarlo al tempo di approvazione in Aula della presente proposta di legge che nel frattempo aveva subito un rallentamento.
La Commissione, sempre all’articolo 2, ha ragionato su un emendamento, approvato nella seduta del 27, e che oggi viene ripresentato, che ha esteso l’applicazione delle disposizioni in esame all’attività di estrazione di tutti i materiali di difficile reperibilità, eliminando, quindi, l’elencazione contenuta nella originaria proposta di legge pervenuta dalla Giunta regionale. Ciò non al fine di favorire un qualche tipo di speculazione, come viene spesso qualunquisticamente denunciato, ma per non generare favoritismi tra i vari soggetti interessati, soprattutto su una materia dove il costo dell’iniziativa e di escavazione ha un valore concreto che è spesso scoraggiato anche dal tipo di materiale e dal valore intrinseco che questo assume. E’ quindi quel valore che fa la selezione, più che la previsione nella stessa norma.
La Commissione ha poi stabilito che per l’attività di escavazione in sotterranea, introdotta con l’articolo 6 bis alla l.r. 71/97, continua ad applicarsi non solo il divieto contenuto nella lettera a) della stessa legge regionale, ma anche il divieto di escavazione in falda. Quindi abbiamo aggiunto questa ulteriore tutela sempre per favorire il più possibile il patrimonio idrico regionale.
All’articolo 2 sono stati soppressi i commi 2 e 3 che prevedono la possibilità di varianti in sotterranea ai progetti di escavazione già autorizzati per le cave collocate sia all’interno che in prossimità di parchi regionali, anche nelle more dell’approvazione del piano del parco e del relativo regolamento. Voglio specificare che noi non abbiamo stabilito la possibilità a quell’unico parco di realizzare l’attività di escavazione, tra l’altro perfettamente coerente e compatibile con le disposizioni normative che lo consentono, ma abbiamo rinviato, su una materia così delicata, alla sensibilità, alla competenza, al radicamento del territorio, quindi del parco, la potestà di disciplinare nel merito. Quindi al piano del parco e al relativo regolamento la possibilità di definire termini e modalità contenuti nei limiti dei quali arrivare a definire l’attività di escavazione per i progetti già autorizzati.
Al comma 4 è stata inserita di conseguenza la precisazione che le autorizzazioni alle varianti di progetti di cava già autorizzati, che comportino in sotterraneo la prosecuzione o l’ampliamento di cave attive situate all’interno di un parco naturale regionale, è consentita solo qualora sia prevista la deroga al divieto di esercizio di attività estrattiva, ai sensi della normativa nazionale e regionale vigente.
Poi siamo entrati nel merito della disciplina sanzionatoria, che già nel 2003 il Consiglio regionale aveva cercato di aggiornare rendendola più stringente, più prescrittiva, più vessatoria.
Il comma 7, da un lato, sia pure in modo marginale, ha ridotto l’importo della penale prevista per il ritardo dell’esecuzione dei lavori, è quasi una misura simbolica.
Il comma 8, allo stesso tempo, ha apportato modifiche al fine di ridurre, rispetto a quanto previsto nella proposta di legge elaborata dalla Giunta regionale, i periodi temporali decorsi i quali scatterebbe la penale. Quindi, in un certo senso, abbiamo inasprito non la sanzione, ma i termini e i tempi entro i quali va applicata, ciò al fine di evitare possibili abusi da parte degli esercenti di attività di cava.
Al comma 9 la Commissione ha previsto che nei ritardi disciplinati dal comma 8, che fanno scattare la penale, non vanno computati i ritardi che seguono alla sorpresa c.d. sorpresa geologica o a causa di forza maggiore, che siano ravvisate e rilevate dall’autorità competente.
All’articolo 3 bis abbiamo aggiunto una previsione che riguarda più il tema complessivo e generale della ricomposizione ambientale, del risanamento ambientale e della bonifica dei siti attivi. In questo articolo abbiamo previsto la possibilità, non la necessità, che la ricomposizione ambientale possa avvenire nei siti attivi attraverso la realizzazione di impianti solari per la produzione di energia. Ovvero abbiamo previsto la possibilità di riconvertire l’attività per i siti attivi in via di ultimazione in una attività funzionale alle politiche energetiche e rinnovabili della Regione Marche. Non l’abbiamo fatto in modo indiscriminato, senza limiti e senza criterio, perché abbiamo stabilito che sarà la Giunta regionale a definire con un proprio atto, nella sua potestà e autonomia regolamentare, criteri, modalità e limiti riguardanti anche le quantità massime di materiali estraibili, e una volta fatta questa proposta dovrà sentire la competente Commissione che nel merito dovrà pronunciarsi.
In ogni caso il progetto di ricomposizione ambientale dovrà prevedere l’obbligo a carico del soggetto esercente l’attività di cava, di ricostituire sull’area interessata un assetto finale dei luoghi ordinato e funzionale che salvaguardi l’ambiente naturale.
Non è un mistero che al riguardo ci siano progetti ambiziosi depositati dei quali la Commissione ha tenuto conto. Per esempio, c’è la possibilità su una delle cave attive di realizzare un progetto di dieci megawatt di impianti solari, che non solo sarebbe un contributo energetico importante nelle politiche regionali che va nella direzione da noi auspicata, ma si realizzerebbe un progetto innovativo, il più grande d’Europa, che lo stesso Governo in questi giorni ha condiviso e che, quindi, contribuirebbe a bonificare un territorio che sembra in parte compromesso.
Riteniamo che il tema della bonifica e della ricomposizione ambientale non si possa esaurire solo con questo atto di modifica. Per questo, con l’ordine del giorno che abbiamo presentato, chiediamo alla Giunta di accelerare i tempi – lo dico all’Assessore Giaccaglia – perché ci dovremmo porre il problema - che sicuramente l’Assessore Amagliani sentirà come suo, come pure l’Assessore Carrabs - di andare a verificare e a bonificare tutti quei siti e quelle cave che oggi si trovano in condizioni di degrado paesaggistico e che, anche se sottoposti ai sensi della vecchia legge n. 37 del 1980, ad una ipotesi di recupero ambientale, non sono stati recuperati, sono siti non attivi e che noi, in modo diverso, dobbiamo restituire alla visione della collettività marchigiana e all’immagine paesaggistica territoriale. Per loro dobbiamo pensare che dovremmo impegnare in qualche misura i soggetti gestori delle cave a presentare progetti che prevedano la definitiva ricomposizione e il definitivo reinserimento ambientale delle aree. Quindi, da un lato, li impegniamo a recuperarle, dall’altro, facciamo chiarezza e certezza anche sul fatto che quelle attività, oggi dismesse, siano attività estrattive ormai chiuse che non devono avere alcuna possibilità di riconversione.
Il mio intervento si chiude con questa relazione, quindi non interverrò sui singoli emendamenti che abbiamo già discusso nella seduta del 27 della Commissione, mi limiterò soltanto a pronunciare il parere, favorevole o contrario, della stessa Commissione.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Lippi.
Leonardo LIPPI. Non entrerò nel merito perché il relatore di maggioranza ha fatto una illustrazione puntuale e presente. Questo atto ha richiesto un lavoro estenuante della Commissione. A volte è anche criticata perché produce poco, ma noi affrontiamo i temi in modo approfondito, corretto, con coscienza e soprattutto con conoscenza degli atti che andiamo a proporre. La collaborazione è stretta, non c’è differenza tra maggioranza e opposizione quando si affrontano i temi in maniera così puntuale e così puntiforme. Andiamo soprattutto a ricercare i particolari, non ci affidiamo solo alle proposte che ci giungono, non le prendiamo tour-court.
L’opposizione all’interno della Commissione ha cercato, di concerto con la maggioranza, di portare una maggiore democraticità all’atto che proveniva dalla Giunta, che magari è strato scritto con velocità per una esigenza particolare richiesta da un determinato settore che configgeva con le autorizzazioni possibili del progetto presentato.
Ascoltando gli operatori, ascoltando i territori, ascoltando i cittadini stessi, abbiamo cercato di introdurre delle modifiche sostanziali, accolte anche dalla maggioranza della Commissione, con un dibattito aperto, ampio e che è stato soprattutto proficuo per il raggiungimento di determinati obiettivi.
Il relatore di maggioranza ha presentato anche i punti di criticità che vedono le associazioni ambientaliste critiche – ho visto lettere e articoli –, ma voglio dire in questa sede e portare a conoscenza di tutti i Consiglieri, sopratutto di quelli che non hanno partecipato ai lavori della Commissione, che il lavoro fatto ha messo in evidenza prima di tutto l’aspetto ambientale, l’aspetto di tutela di queste risorse fondamentali, per poi calarlo nell’esigenza operativa degli imprenditori che facevano le richieste.
Quindi con un atto di questa natura, molto delicato a livello ambientale, con un lavoro intenso ed estenuante – sono quasi sei mesi che lavoriamo a questa proposta di legge – abbiamo costruito un percorso che vede delle larghe intese su parecchi punti.
Naturalmente non siamo riusciti a dare tutte le risposte. Con l’ordine del giorno proposto dalla Commissione c’è l’impegno di rivedere l’intero complesso di questa norma, c’è la volontà di approntare una revisione generale di questa legge e di dare risposte concrete alle nuove esigenze che il territorio chiede, visti anche i programmi che la Regione stessa si è data e gli accordi di programma che ha fatto con lo Stato per lo sviluppo di opere pubbliche di interesse collettivo di una certa rilevanza.
Chiedo a quest’Aula di fare un attento approfondimento delle tematiche che verranno esaminate in sede di emendamento, ma chiedo anche una larga intesa su un atto che deve essere espresso a larga democraticità, quindi con il consenso unanime anche delle opposizioni.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Premetto, come sempre quando ci sono leggi importanti, che ho partecipato a tutte le riunioni della IV Commissione, anche se non ne sono membro effettivo.
Su questa proposta ci sono molte problematicità. All’articolo 1 c’è la liberalizzazione sulla questione delle argille.
Questa proposta di legge cerca di risolvere delle situazioni puntuali, ma di fatto va, in maniera generalizzata, alla liberalizzazione delle cave in alcuni settori. Per esempio, rispetto alla necessità di delocalizzare una impresa che produce laterizi in una situazione anche impattante, anziché andare ad una deroga per quell’impresa, si è andati ad una generalizzazione per il fatto che le argille sono escluse dal conteggio delle escavazioni. Quindi c’è una liberalizzazione.
Il rischio, in un mercato globale, anche se il controllo rimane sempre alle province, è quello che le nostre colline vengano scavate e che facciamo la “regione dei conigli”.
Su questo articolo 1 andava prevista la necessità di ampliare per soddisfare la delocalizzazione dell’impresa e il prelievo delle argille e non generalizzarlo.
Rispetto all’articolo 2 si introduce quello che nel piano cave era prevista come possibilità, cioè la realizzazione delle cave in sotterraneo.
La realizzazione delle cave in sotterraneo in questo articolo di fatto è funzionale e vede la sua realizzazione e la sua applicazione per dare la possibilità alle cave situate nella Gola della Rossa di poter continuare la loro attività.
Faccio presente che in quell’area ricade il parco della Gola della Rossa. Qui ho lavorato molto in Commissione per evitare che la deroga non andasse a demolire la normativa sui parchi. Ma se la volontà del Consiglio è quella che la deroga sia individuata all’interno di quello che prevede la legge nazionale sui parchi, cioè nelle possibilità di deroga tramite regolamento del parco stesso, questo è rimasto.
Siccome questa cava in sotterraneo va a realizzarsi all’interno del parco della Gola della Rossa, su un’area importante dove ci sono le grotte di Frasassi, il più grosso sistema ipogeo europeo, si localizza sul monte Murano, sotto il quale ci sono le falde acquifere di Gorgovivo che riforniscono tutta la provincia di Ancona di acqua, ritengo che non sia possibile effettuare la sperimentazione su un sistema così delicato e così significativo per l’intera regione.
Oltretutto le cave in sotterraneo finora sono state effettuate su materiali marmosi, mentre questo è un materiale probabilmente friabile, quindi nel percorso di perforazione e realizzazione delle cave ci potrebbero essere frane che potrebbero compromettere tutto il ricarico della falda idrica. Questo è un sistema molto delicato, quindi, per un principio di precauzione, come Verdi riteniamo non vada messo a rischio.
Oltretutto l’intero percorso di realizzazione della cava in sotterraneo prevede che prima della realizzazione ci siano alcuni anni di prelievo in superficie e qui c’è il rischio che questo sia una semplice deroga alla cavazione. A questo punto tanto vale prendere atto che c’è la necessità di realizzare una cava, quindi realizziamola in superficie dove si può fare e non all’interno di un’area così significativa.
L’altra questione è quella dei divieti a cui si va in deroga. All’interno di questa legge si va in deroga alle prescrizioni del PPAR e alle prescrizioni di cui all’articolo 6, ad esclusione della lettera a). Qui ho presentato un emendamento, riproposto anche in Aula, cioè di reinserire il punto c) della legge n. 71 che all’articolo 6 prevede il divieto di escavazione in falda e nelle aree di protezione delle sorgenti perenni, dei pozzi e delle captazioni a scopo acquedottistico. In Commissione ho presentato questo emendamento che è stato accolto nella forma del comma 1 quater, che andrebbe ulteriormente ridotta.
Ritengo che l’acqua sia un bene fondamentale, che non si possa rischiare di depauperare il bene acqua di una intera provincia per la realizzazione di una cava, benché riconosco le difficoltà anche occupazionali legate a questo, ma è importante che rimanga in maniera integrale anche il discorso della tutela delle acque.
C’è tutta la partita dei tempi che devono essere ridotti per le entrate in sotterranea, a cui rimango comunque contrario in generale.
Un’altra questione significativa è quella della sovrapposizione dei bacini di cava con i bacini estrattivi previsti nell’articolo 3, comma 6 bis. La proposta di legge dice che le aree esterne ai perimetri dei bacini estrattivi delimitati dai PPAE e destinate a strade di accesso, piazzali di manovra, opere di trasporto di acqua e di energia, piste di arroccamento, sono esentate dagli stessi vincoli di tutela del PPAR.
Ritengo che queste opere, cioè le piste di arroccamento, i piazzali di manovra, sono funzionali alla cava e che quindi debbano rimanere all’interno dei bacini estrattivi e non debba essere fatta una liberalizzazione.
Questo è stato detto perché in provincia di Pesaro i bacini estrattivi si sovrappongono ai bacini di cava. Non è che con una legge regionale possiamo sopperire agli errori delle cartografie di una sola provincia e andare a derogare, allargare e cambiare anche la legge sulle attività estrattive. In questo caso doveva essere compito della Provincia di Pesaro fare una nuova delimitazione dei bacini estrattivi che desse la possibilità alle imprese di realizzare strade, piste di arroccamento, ecc..
Queste sono alcune problematiche che emergono in questa proposta di legge e che motivano la nostra contrarietà in senso lato rispetto a questo intervento.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Per quanto riguarda questa problematica, negli anni precedenti il sottoscritto era già il relatore di minoranza di questa legge.
Purtroppo, a distanza di anni – non per mia volontà – non si è riusciti a capire quali sono stati i risultati ottenuti dalla precedente legge, nemmeno oggi in questo dibattito.
L’unica cosa che emerge è che si dice che bisogna ampliare le zone, bisogna fare un libero mercato e dare la possibilità a tutti di poter intervenire.
Questo mi pare una cosa giusta e importante, ma non si parla però dei probabili controlli da fare – non perché spetta al Consiglio regionale o alla Regione Marche –, su quanto materiale effettivamente serve, su quanto realmente il materiale viene venduto.
Faccio un esempio -che non è il caso di questa problematica e non riguarda nessuno- però da un controllo dei bollettari si è visto quanto materiale veramente viene venduto e quanto viene importato – una volta si parlava della Jugoslavia – oppure quanto materiale viene comperato in Abruzzo, che ha prezzi più bassi e costi inferiori. Perché questa riflessione? Perché in un momento di difficoltà, di crisi, dove i problemi – lo leggiamo anche oggi sui giornali - si risolvono non facendo assunzioni o riducendo personale – alla fine paga solo il personale – non si fa una politica seria per quanto riguarda l’abbattimento dei costi di questo materiale.
Penso che nelle Marche – checché ne dica il Consigliere Binci - nessuno si è comportato come Attila per devastare il patrimonio ambientale e per aprire cave a più non posso, però bisogna comunque salvaguardare l’ambiente e nello stesso tempo dare risposte agli imprenditori che oggi sono fortemente in difficoltà.
Questo è un argomento che non mi ha appassionato in passato e non mi appassiona neanche oggi, perché il chiacchiericcio che c’è intorno a questa problematica mi infastidisce solo a sentirlo.
Mi auguravo che le relazioni nel dibattito si fossero concentrate in generale sulle problematiche che riguardano il clima di incertezza, la scarsa chiarezza, se questa legge è migliorativa o no, come e dove, se ci sarà un abbattimento di costi. Purtroppo, però, si è parlato – per quello che abbiamo sentito - di miglioramenti, di togliere lacci e laccioli, di ampliamenti, ecc., nel merito, nel cuore del problema, se effettivamente si vuole raggiungere l’obiettivo della salvaguardia dell’ambiente, del territorio e abbassamento dei costi, nessuno è entrato.
Per questo motivo non parteciperò al voto, a meno che durante il dibattito qualcuno non dia delle risposte chiare, precise, su quello che abbiamo detto. Perché i paladini e i difensori dell’ambiente non sono solo i Verdi; l’ambiente, la vita quotidiana e la salute sono di tutti, saremmo anche dei criminali se ci comportassimo in modo diverso!
Di fronte a questa situazione bisogna evitare anche i disagi enormi e soprattutto i costi. In questo momento le strade bisogna farle, tutti ci lamentiamo che non ci sono le vie di collegamento, però nessuno si pone la domanda di quanti e quali sono i costi per realizzare queste opere. Vogliamo far sì, non favorendo un amico, inserendo una cava, la Gola della Rossa, o altre Gole – chi più ne più ne metta!-, che si faccia una politica di abbattimento dei costi salvaguardando l’ambiente e il territorio.
Se in questo dibattito riuscirete a dare queste risposte sicuramente parteciperò al voto, altrimenti sarò critico come lo sono stato anche per il passato.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Questa proposta di legge nasce decisamente male, perché è una di quelle leggi che si chiamano ad personam, che vanno ad intervenire a vantaggio di uno specifico soggetto del territorio. Sostanzialmente andiamo a fare delle norme a beneficio di un singolo soggetto.
Questo è facilmente desumibile, basta rileggersi i verbali e gli atti della Commissione, basta ricordare che addirittura il Consiglio regionale ha fatto una gita presso una specifica impresa per andare a vedere le necessità e le esigenze a cui questa legge avrebbe dovuto dare risposte.
Credo che questo sia un elemento sufficiente perché questa legge possa essere tranquillamente impugnata da domani, almeno davanti all’autorità antitrust. Credo che ci saranno soggetti pronti a farlo, che si stanno già attrezzando in questo senso.
Facciamo una norma che rompe gli equilibri di mercato, in un quadro generale dove bisognerebbe – non sono io a dirlo – garantire la concorrenza e i pari diritti di accesso a tutti, invece noi facciamo una legge finalizzata ad una specifica impresa, che dà una risposta ad uno specifico bisogno.
Questo sarebbe stato sufficiente per me personalmente – non parlo a nome del mio gruppo – a non votare questa legge già nella sua formulazione originaria che è poco rispetto a quello che è diventata o che rischia di diventare alla fine di questo dibattito e delle votazioni che ci saranno.
Rispetto ad un quadro di questo tipo, cioè di norme ad hoc per un’impresa, siamo andati a costruire un vero e proprio “mercato delle vacche” dove ognuno ha portato dentro le sue esigenze o altre esigenze. Quindi per riequilibrare uno squilibrio si fa come l’arbitro quando fischia un rigore che non c’è, che per farsi perdonare fischia per l’altra squadra un altro rigore sempre che non c’è, così non sbaglia una volta, ma due volte, di fatto però ricrea un equilibrio. Questo lo si può giudicare positivamente o meno.
Con alcuni emendamenti che la Commissione ha approvato quasi all’unanimità, senza il mio voto, andiamo da un lato a sostenere una operazione tutt’altro che limpida e positiva, o come la si vuole descrivere, che è quella del recupero delle cave attraverso gli impianti fotovoltaici. Ormai abbiamo questi pretesti per cui ogni tanto le cose positive servono da foglie di fico per fare poi operazioni di vera e propria speculazione a 365 gradi.
In questa legge di fatto introduciamo il principio che: “se tu hai una cava che devi dismettere o che devi recuperare, fai un bel progetto di produzione di energia alternativa, la tappezzi e la ingrandisci di molto”, per una cava che invece avrebbe esaurito la sua escavazione.
Avremmo dovuto produrre criteri, ma rispetto ad una prima formulazione che già la Commissione si era data e che avevo condiviso, è già pronto un emendamento che il relatore di maggioranza ha presentato, che amplia e deroga molto le cose che avevamo stabilito insieme. Faccio un esempio paradossale: io ho una cava orientata a nord, sicuramente non adatta al recupero con questo sistema, cioè il tappezzamento con pannelli fotovoltaici, siccome nel recupero ho la necessita, perché possa essere utilizzata per questo, di doverla esporre a sud, potrei o scavare completamente la parte che non ho scavato o scavare la montagna di fronte, in modo che prenda sole e quindi gli impianti possano produrre elettricità. Naturalmente questa viene presentata come una operazione positiva per l’ambiente. Ma basterebbe leggere gli atti del Governo sulla produzione di fonti alternative - che anche noi sosteniamo - che ci dicono che il tappezzamento con pannelli solari di suoli di qualunque tipo non ha molto senso, non è una operazione positiva.
L’operazione positiva per questo Paese, come avviene per altri Paesi, e anche nell’ottica del nostro Piano energetico ambientale regionale che parla di generazione diffusa, non è quella di fare grandi impianti tappezzando suoli, ma è quella di utilizzare, per esempio, i tetti, e tanto più - dice il Governo - in forma integrata, cioè anziché fare i tetti con i coppi farli con i pannelli fotovoltaici.
Quindi la direzione in cui ci si dovrebbe muovere è quella di una produzione da fonti fotovoltaici intelligenti, e non è il caso di questa situazione.
Qui parlo in astratto, parlo in termini generali, mentre in Commissione abbiamo parlato, anche in questo caso, di uno specifico produttore, diverso da quello di cui parlavamo prima, ma guarda caso il concorrente. Quindi io non parlo di una cava specifica, ma parlo in astratto, e noi diciamo “tu puoi recuperare, tappezzare, fare”, andando a modificare così il microclima, deturpando il paesaggio e tutta una serie di questioni che nella legge non definiamo e che lasciamo non si sa bene a quale tipo di regolamentazione, però diciamo che è positivo e lo si può fare.
Il secondo elemento che fa parte di questo grande “mercato delle vacche” è che una legge che, appunto, era ad hoc per un caso specifico, quindi prevedeva anche un numero limitato di materiali a cui era possibile applicare le deroghe, con un emendamento della Commissione - anche questo con il mio voto contrario e il voto unanime degli altri commissari – si dice: non solo quei quattro materiali che abbiamo detto, ma per tutti i materiali considerati strategici, che ora - non ricordo bene - comunque da quattro passiamo a 7 o 9 o 11, 12 - poi qualcuno più preciso di me lo dirà -.
Quindi, sostanzialmente, una norma che era confezionata perché stesse dentro quei binari, una norma che dice che abbiamo fissato dei vincoli, delle prescrizioni specifiche, che poi, invece, con una modifica, diciamo che quei vincoli valgono per tutti, perché ci abbiamo rimesso dentro tutti; quindi tutti i vincoli, le norme, ecc. diventano deroghe, per cui potremmo tranquillamente buttare via i vincoli che ci siamo dati tempo fa perché ormai lì dentro ci sta chiunque.
Questo è l’ulteriore emendamento che la Commissione oggi presenta in Aula, che va ad allargare sensibilmente le maglie di questa legge che già di suo, per un caso specifico, allargava, e ora allarga per tanti casi specifici, che quindi diventano la totalità dei casi.
Quindi, alle motivazioni già sufficienti per me per non votare questa legge, se ne aggiungono alcune che sono esuberanti.
Purtroppo temo che questa legge passerà, così come è stato illustrato dal relatore di maggioranza. Spero che qualcuno la impugni e che ci sarà la possibilità nell’iter successivo alla nostra approvazione, in questo triste spettacolo che abbiamo dato come Istituzione, che qualcuno possa mettere una pezza in nome di principi più alti, qualcuno che possa garantire un po’ di più il rispetto delle regole e delle norme.
Credo che oggi abbiamo scritto una pagina abbastanza triste di questa Istituzione, è un mio giudizio personale e ne rispondo pienamente.
Ora vedremo come questa norma continuerà il suo percorso nelle prossime ore, quindi come riuscirà nella sua formulazione successiva, ma è chiaro che sull’ipotesi presentata dal relatore di maggioranza, su quello che ha disegnato come punto di arrivo, sicuramente, personalmente, mi vedrà tassativamente contrario.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Vorrei intervenire per sostenere le positività inserite in questa proposta di legge rispetto ad uno scenario che molte volte viene artatamente dipinto come divoratore di territorio, dissacratore dell’ambiente, e che invece, in una formulazione corretta come quella che è stata portata avanti, non rappresenta nessun pericolo, ma va a perseguire altri obiettivi che poi cercherò di spiegare.
In primis, nessuno lo ha detto, questa legge intende escludere gli aggregati argillosi e sabbiosi per la produzione dei laterizi dai vincoli della legge regionale n. 71. Questo è un fatto molto importante, oltre che necessario a delocalizzare alcune aziende di laterizio che oggi insistono addirittura all’interno dei centri abitati, ma anche ad aprire la concorrenza ad altri potenziali investitori in questo settore, dato che le Marche hanno questa tradizione e dato che i materiali che esistono, e che si trovano naturalmente, oltre a non arrecare danno nella loro estrazione al territorio, contribuiscono enormemente al Pil di questa regione.
In questo caso consentiamo la delocalizzazione di attività esistenti che altrimenti dovrebbero chiudere e consentiamo anche una apertura al mercato di nuovi investitori.
Per quanto riguarda la possibilità di estrarre in sotterraneo, mentre la proposta di legge inviata dalla Giunta riservava esclusivamente ad una precisa realtà, la Commissione ha inteso estendere questa possibilità – se riteniamo che la possibilità dell’estrazione in sotterraneo sia un metodo positivo e innovativo – a tutte quelle attività che insistono nelle Marche e che si interessano di estrazione di materiali di difficile reperibilità. Non stiamo parlando dell’apertura in toto dell’estrazione di materiali, come prevede la legge n. 71, ma soltanto a quelli di difficile reperibilità, che contribuiscono enormemente al bilancio economico e anche sociale perché in questi settori ci sono moltissimi occupati.
Riteniamo, quindi, che una certa democratizzazione della legge sia stata indispensabile perché prima era una legge troppo ad personam. Probabilmente nessuno aprirà una attività di cava in sotterraneo perché più costosa come iniziativa e come attività, chi può estrarre all’aperto lo continuerà a fare all’aperto, però questa possibilità viene data a tutti e non soltanto ad alcuni.
Quale è il risultato finale? Il risultato finale, Consigliere Altomeni, è che sarà possibile una maggiore concorrenzialità nel settore dei materiali di difficile reperibilità che in questa regione nell’ultimo periodo ha accennato a fortissimi rialzi causando un forte impatto nel settore delle costruzioni e dei lavori pubblici.
Questa ipotesi, che non contribuisce a danneggiare ulteriormente l’ambiente, ma lo va a regolamentare come operazione, è sicuramente positiva sotto l’aspetto sociale, economico e ambientale.
Inizialmente - lo dico al relatore di maggioranza - questi emendamenti erano stati presentati tutti dall’opposizione. Sono stati tutti bocciati dalla Commissione, ma poi sono stati recuperati e modificati in una azione unitaria, con un accordo unanime in Commissione, ma con il voto contrario del Consigliere Altomeni, come lui stesso ha detto.
Abbiamo recepito anche alcuni emendamenti venuti da esponenti della maggioranza, come quello della Consigliera Benatti, che ha fatto un ottimo lavoro per definire ancor meglio il concetto di rimboschimento compensativo, cosa che nella legge n. 71 era abbastanza complicato e complesso da realizzare e che a volte metteva l’imprenditore nelle condizioni di diventare per forza “furbo”, perché la soluzione che consentiva la legge non era praticabile. Oggi questo è praticabile e realizzabile.
Il recupero delle attività estrattive, per periodi temporanei o definitivi, anche con l’utilizzo di tecniche relative all’impianto fotovoltaico, secondo noi, è un grosso aiuto che diamo alla Regione Marche per perseguire il raggiungimento che si è data nel Pear, cioè quello di coprire entro l’anno 2015 tutta l’energia mancante in questa regione con fonti energetiche alternative.
A mio avviso, se non portiamo avanti iniziative di sostegno e di promozione, ad esempio, del fotovoltaico – io sono meno d’accordo sull’eolico – non riusciremo a raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati. Quindi la possibilità, che non è automaticamente concessione di nuove cubature, parliamo esclusivamente di materiali di difficile reperibilità e che oggi non sono contingentati – vorrei ribadirlo per chi non conosce la legge – di adeguare i fronti di scavo per l’impianto di strutture fotovoltaiche. Quindi nessuno stravolgimento del Prae, ma è una azione di buon senso che dovrebbe consentire di spingere sul fotovoltaico.
Sono state accolte anche regolamentazioni marginali che consentono – parliamo, per esempio, per la Gola della Rossa di andare in sotterraneo – di apportare interventi di natura ambientale per il raggiungimento dei siti e per l’asportazione dei materiali.
Quindi la legge non è monca, ma crea anche una regolamentazione per le piste di arroccamento, per i depositi, ecc..
Ritengo anche che l’ordine del giorno che accompagna l’approvazione di questa legge debba mettere la Giunta regionale sull’avviso di una revisione complessiva della legge n. 71, che non parta da preconcetti come in passato e da un contingentamento eccessivo della produzione di materiali lapidei in questa regione. Questo aspetto non ha giovato a nessuno, né alla difesa dell’ambiente, perché ci siamo inventati siti estrattivi improbabili, e anche perché il discorso dei materiali che sono venuti dall’estero e dalle altre regioni sicuramente ha contribuito ad un enorme e maggiore impatto ambientale di quello che noi pensavamo di fare con la regolamentazione che abbiamo nelle Marche.
Quindi la regolamentazione che abbiamo va bene, ma va ulteriormente adeguata alle produzioni e alle necessità di prodotto delle Marche. Perché fare una cava in Croazia senza nessuna regola, da un punto di vista globale della difesa dell’ambiente, penso non sia corretto ritenerlo meno dannoso che un buco fatto nel nostro Appennino.
Ripeto, se noi mettiamo in condizione i nostri imprenditori di esercitare una attività nelle Marche, economicamente sostenibile e con le regole che abbiamo, diamo un vantaggio all’ambiente.
Quindi l’impostazione che abbiamo portato avanti nell’esame di questa legge va nella direzione di dire: non strozziamo troppo il settore, non rendiamo non competitivo estrarre nelle Marche - quindi inventarci delle cose assurde -, altrimenti costringeremo i nostri imprenditori ad importare dalla Croazia, dalla Romania, dall’Albania e dalle regioni limitrofe perché è conveniente farlo, perché lì non abbiamo delle regolamentazioni che ci impediscono di estrarre senza nessun impatto ambientale e a minor costo.
Dal Consigliere Altomeni rifuggo l’idea che questa legge è stata fatta da vandali e da disattenti sul mondo e sul concetto ambientale. Noi riteniamo di aver anche dei concetti più alti di ambiente di quelli che magari qualche volta esprime lo stesso Consigliere. A lui chiedo di collaborare per il futuro per migliorare la legge e a rendere possibile una attività come quella che fanno i nostri cavatori in questa regione, che sono al servizio del settore dell’edilizia, delle infrastrutture pubbliche di cui abbiamo enormemente bisogno, tra l’altro non avremmo il materiale per realizzarle.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Una materia complicata, delicata e molto complessa come quella delle attività estrattive, avrebbe bisogno di un aggiornamento generale perché nel frattempo sono mutate le necessità rispetto a questo. Sapendo, comunque, che una ferita al territorio verrà fatta, perché non esisterà mai un sito ideale quando parliamo di attività estrattiva.
Se guardiamo allo sviluppo, anche quello più equilibrato e più sostenibile, non dobbiamo essere degli ipocriti consapevoli, ma dobbiamo guardare alla realtà e saperla governare in maniera molto seria, in modo tale che le istituzioni abbiano la possibilità di esercitare i controlli istituzionali e i controlli tecnici, perché quello che serve è anche la ricomposizione di questi siti dal punto di vista ambientale.
Per le Marche serve un nuovo piano per le attività estrattive, una nuova legge. Oggi questa leggina non stravolge il Piano delle attività regionali estrattive, ma in parte ne modifica il quantitativo complessivo , 5 milioni di metri cubi annui, che è previsto in esso.
E’ in questo contesto che dobbiamo agire. Con l’articolo 3 bis, comma 1, in qualche modo si dà possibilità, ma diventa inevitabile, quello di prevedere il recupero dei siti anche con una funzione virtuale, quella di costituire delle opere per l’energia solare, l’energia rinnovabile.
Con le salvaguardie necessarie dei controlli del Consiglio, della Commissione e dei tecnici, i Comunisti Italiani sono d’accordo ad una prerogativa di questo tipo.
Tuttavia occorre anche qui essere molto più rigorosi, quindi chiediamo alla Commissione di ritirare l’emendamento n. 15, perché l’articolo 2, che prevede l’escavazione in sotterranea, che è una attività sperimentale nella nostra regione e forse anche in Italia - in altre parti d’Europa e del mondo è praticabile - per la quale non sappiamo se è meglio o peggio delle escavazioni in superficie, ma se fatte bene dovrebbe essere meglio perché il danno al territorio è sempre minore, con le opportune salvaguardie per quanto riguarda le risorse idriche, sia quelle potabili che quelle in uso all’eco sistema.
L’emendamento n. 15 stravolge perché dà una possibilità del tutto soggettiva di classificare i materiali non reperibili sul c.d. mercato, invece l’articolo proposto era molto più serio perché parlava dei nomi di classificazione dei materiali.
E’ in questo senso che chiediamo il ritiro di questo emendamento, sul quale, eventualmente, voteremo contro e voteremo contro anche all’articolo.
PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Benatti.
Stefania BENATTI. La questione delle attività estrattive è stata sempre un tema che ha impegnato fortemente il Consiglio regionale.
Ricordo che nella passata legislatura ero componente della Commissione ambiente e abbiamo passato un lungo periodo a studiare e approfondire tutta la materia perché all’esame del Consiglio c’erano le osservazioni al Piano di attività estrattive. Piano che aveva di per sé interessato la legislatura precedente con un’opera di approfondimento altrettanto ponderosa.
Quindi credo che una riflessione seria – faccio seguito anche alle questioni poste dal Consigliere Procaccini – meriti anche la revisione della legge n. 71, a dieci anni dalla prima emanazione, per verificare lo stato di attuazione, per aggiornarla agli sviluppi tecnologici, alla modernizzazione del settore. Quindi aprire questa riflessione con gli operatori credo che sarebbe molto utile per fare il punto della questione nella nostra regione.
Non mi convince, invece, una modifica della legge n. 71 parziale, come quella che ci viene presentata oggi, e soprattutto una modifica che di fatto in alcuni punti interviene in una partita, quella dei piani provinciali, ancora aperta. Quindi con questa legge, in parte, cambiamo le regole a gioco già iniziato.
Ho sottolineato queste cose immediatamente, anzi prima che la proposta di legge andasse in Giunta. Il 19 gennaio con il Consigliere Binci abbiamo scritto al Presidente della Giunta Spacca e all’Assessore Giaccaglia facendo riferimento a questa proposta di legge che era all’ordine del giorno della Giunta successiva con carattere d’urgenza, chiedendo un adeguato approfondimento per valutare, vista la complessità della materia, quelle che potevano essere le ricadute sia sul territorio che nel settore. Avevamo chiesto, in particolare, di conoscere, prima di avviare questa riflessione, quali territori erano effettivamente interessati, quante e quali cave attive nella nostra regione sono situate in zona parco - un capitolo importante riguarda proprio la deroga ai vincoli delle zone parco - quindi una serie di informazioni che dovevano servire a maturare una riflessione compiuta.
Poi c’è stato l’iter della Commissione e giungiamo alla proposta di oggi che definisco peggiorativa rispetto a quella della Giunta, perché introduce elementi di grandi equivoci, che poi equivoci non sono se ascoltiamo gli interventi che sono stati fatti oggi in quest’Aula.
Parto dalla motivazione per la quale la Giunta ha fatto questa proposta di legge. Ci è stato detto che dovevano essere sanate due situazioni. La prima, quella di dare la possibilità ad una cava di continuare la propria attività, si tratta di una attività di alto pregio come quella dell’escavazione del calcare massiccio. Per fare questo bisognava permettere di poter intervenire in sotterranea in area parco, nella zona della Gola della Rossa.
Rispetto a questa preoccupazione voglio esprimere pubblicamente quello che ho già detto ai sindaci, agli operatori, ai sindacati. Io non ritengo che questa debba essere una aspirazione da ostacolare, ho detto però che per rispondere ad una esigenza, che si può autorizzare, che può anche essere legittima, non possiamo “per colpire un tordo, sparare con un bazooka”, cioè non possiamo per risolvere un problema puntuale, che riguarda un territorio ed un materiale, autorizzare l’escavazione in sotterranea - che pure è prevista dal Piano regionale e da quello della provincia di Ancona - in tutti i parchi della regione.
Questa cosa probabilmente nella pratica non si verificherà, perché in sotterranea si andrà solo all’interno nel parco della Gola della Rossa, ma non è una condizione sufficiente perché dia il mio voto a questa legge, perché sarebbe come dire che togliamo il divieto di fumo negli asili perché tanto nessun bambino fuma! Non posso affermare un concetto che non condivido anche se poi di fatto è impraticabile.
Avevo sollevato anche una questione di conflitto di interessi tra le competenze della Regione e le competenze dello Stato. A mio giudizio la norma che riguarda l’escavazione all’interno dei parchi in sotterranea non va bene perché le deroghe sono regolamentate dalla legge quadro nazionale. La Regione Marche - che sarebbe la prima in Italia, e chi sa perché sarebbe proprio la prima! Faremmo scuola in questo senso - faremo una norma (non mi è stato ancora spiegato in maniera convincente) che fa derogare l’escavazione in tutta la regione piuttosto che applicare la legge n. 394 sulle aree protette.
Questa legge quadro nazionale prevede - salvo quanto previsto dal comma 5, su questioni che non riguardano noi ma gli usi civici e altre cose – “nei parchi sono vietate le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati in particolare riguardo alla flora e alla fauna…” omissis “In particolare sono vietati l'apertura e l'esercizio di cave, di miniere e di discariche, nonché l'asportazione di materiali”, e poi al comma 4 dice: “Il regolamento del parco stabilisce altresì le eventuali deroghe ai divieti di cui al comma 3”.
Quindi continuo a pensare che per permettere l’escavazione in sotterranea nel parco della Gola della Rossa sia necessario che questa possibilità venga prevista nel regolamento. Siccome la settimana scorsa abbiamo approvato il Piano, nulla vieta che in una settimana successiva si faccia il regolamento per risolvere questo problema.
Perché dico questo? Perché facendo una norma che dà la possibilità di scavare ovunque nella regione affermiamo un principio politico che non credo che una Regione di centro-sinistra si possa permettere, cioè che l’ambiente si può tutelare in altre forme e questa può essere una deroga da fare. Non voglio che la mia Regione passi alla storia per aver permesso questo.
Il motivo per cui la proposta di modificata della Commissione è peggiorativa, è perché la proposta della Giunta, pur partendo dalla volontà di far lavorare una azienda - lì parliamo di una azienda che vuole scavare calcare massiccio - aveva inserito anche altri materiali che non sono oggetto di quella attenzione.
Possiamo, anche in alternativa, prevedere con legge una deroga specifica e puntuale. Questo non lo considero poco democratico, Consigliere Capponi, perché avremmo autorizzato il calcare massiccio puro al 98% ed è una situazione simile a quella che, per esempio, si verifica per il marmo di Carrara. Il marmo di Carrara è un materiale di alto pregio ed è stata prevista una deroga puntuale. Qui non si tratta di autorizzare una ditta, ma si tratta di dare la possibilità di poter estrarre un materiale di pregio, e la legge n. 71 ha definito, in una modifica successiva del 1999, che il calcare massiccio con purezza superiore al 98%, quale materiale di cava avente un particolare valore merceologico, è considerato riserva strategica della regione. Quindi è un materiale di altissimo livello e noi potremmo autorizzare quel materiale perché per noi è interessante, utile e strategico - l’abbiamo anche scritto –, bisogna investire su quel materiale, indipendentemente da chi poi lo andrà ad estrarre.
Invece è successo che per paura che questo potesse essere preso come una facilitazione a qualcuno, la Giunta ha inserito altri tre materiali, e la Commissione, in questo eccesso di democrazia, ha tolto tutti i materiali e ha messo dentro la definizione “materiali di difficile reperibilità”.
Questo vuol dire che il calcare massiccio è stato declassato a materiale non di valenza strategica, ma di difficile reperibilità. Vuol dire che in sotterranea, e soprattutto in superficie, verrà estratto calcare non purissimo, quindi di tutto e di più!
Non si è più orientati a risolvere quel problema, ma è una deroga generalizzata che apre un fronte che non sappiamo dove potrà portarci. Ancora devo sapere se fra un anno, per esempio, scoperta una cava attiva nel Catria magari si andrà a sbucare anche lì perché qualcuno riterrà che sarà indispensabile accedere a questa legge.
Non mi sembra che diminuire il periodo per accedere alle sanzioni equivalga a diminuire i soldi da pagare. Se la Giunta aveva individuato tre anni probabilmente aveva fatto una valutazione. Non so se la Commissione ha fatto la stessa valutazione, cioè che uno deve accelerare, fare il progetto, per iniziare entro diciotto mesi; sono valutazioni che non mi sento di fare, ma questo mi lascia comunque un po’ perplessa.
Altro motivo di perplessità – per cui se non riusciamo a trovare una soluzione non so come voterò la legge - è sull’articolo 3, che è stato fatto per risolvere il problema della provincia di Pesaro perché c’è la necessità - anche qui una necessità legittima in sé - che le strade di accesso, e tutto quello che è al servizio dell’attività della cava, possa essere assoggettato agli stessi vincoli della cava stessa e quindi eventualmente anche alla deroga del Ppar.
Sottolineo e faccio presente a tutti i colleghi che qui veramente andiamo a cambiare le carte in tavola mentre la partita è ancora in gioco, quindi rischiamo, per risolvere un problema ad una provincia, di dare una immagine pessima della Regione a tutto il resto del territorio. Così si dimostrerebbe che i comportamenti virtuosi, cioè quelli che hanno trovato le strade di accesso rispettando il Ppar, possono essere anche superati e rimessi in discussione. Specialmente nella provincia di Ancona potrebbe dare la stura ad un contenzioso.
Voterò gli articoli dando dei giudizi positivi, a volte anche negativi, e mi riservo ad una valutazione complessiva sulla legge.
Presidenza del Vicepresidente
Roberto Giannotti
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.
Marco AMAGLIANI. Su questa questione non ho la delega, quindi il dibattito sarà concluso dall’Assessore Giaccaglia. Prendo la parola perché credo di poter dire di aver vissuto - non l’iter della legge n. 71 perché nel 1997 non ero in quest’Aula - insieme alla Consigliera Benatti, tutti i lavori della Commissione che hanno portato all’approvazione del Piano regionale delle attività estrattive.
Credo di poter dire che la legge n. 71 fosse una buona legge, dico fosse perché mi sembra che tra un po’ non sarà più quella, quindi non potrò più esprimere questo giudizio, così come penso che il Piano regionale delle attività estrattive fosse un buon piano, che dava delle indicazioni, ma non sceglieva, rispettava le autonomie. Quel piano si fondava sul presupposto iniziale della configurazione del materiale possibilmente da estrarre della nostra regione. Quindi dava una configurazione regionale, a questa si sovrapponeva poi la mappa delle aree protette, delle aree dove non era permessa questa tipologia di intervento, e rimanevano fuori le aree in cui era possibile l’estrazione di materiale. Questa individuazione la lasciava alle Province che, attraverso i loro piani, andavano ad indicare nelle aree che rimanevano libere dove si poteva estrarre materiale.
Sulla questione dei 5 milioni dei metri cubi non ammetto e non accetto il pianto che viene dalle categorie, perché mi sembra un pianto strumentale ed inutile. Strumentale perché, come ricorderete, allargammo del 25% la possibilità di produzione, ancorché le categorie avessero detto la verità, tant’è che avevamo dichiarazioni del Centro dati di Bologna che ci dicevano che nella regione Marche erano stati estratti fino a quel momento 3 milioni e 750 mila metri cubi di materiale. Per cui dicemmo, in maniera anche elargitiva, andiamo ad un aumento del 25%. Poi se non erano veri i 3 milioni e 750 metri cubi, questo è un altro problema! Qualcuno lo dica, allora facciamo un ragionamento diverso! Ma in quel momento il dato era questo, tant’è che allargammo del 25%. Io non posso dire se la loro dichiarazione fosse veritiera o meno, dico soltanto che le cose andarono così, per cui ci dimostrammo completamente aperti nei confronti della tutela del territorio e della necessità data alle categorie di continuare il proprio lavoro.
Così come penso che il testo di legge licenziato dalla Giunta regionale fosse un buon testo, che recepiva esigenze che provenivano dall’una e dall’altra sponda, sapendo che quel testo non era probabilmente soddisfacente per chi è più spinto verso la tutela ambientale, non lo era per chi è più spinto verso la tutela di altri interessi, ma raggiungeva un punto di equilibrio, secondo me, molto alto.
Tra l’altro non vorrei che in quest’Aula si dimenticasse quali erano le motivazioni per cui noi eravamo intervenuti, erano motivazioni di carattere sociale, era la verità, mettevamo in discussione la possibilità del proseguo dei lavori di una ditta e di circa 200 lavoratori, quindi 200 famiglie che vivono di questo tipo di attività. La Giunta regionale è sensibile anche a questa tematica, come non potrebbe!.
Quindi arrivammo a cercare una soluzione, la stessa maggioranza arrivò a trovare una soluzione, quella che diceva che da una parte bisognava avere un testo, e dall’altra parte, al momento dell’approvazione del Piano del parco della Gola della Rossa, si doveva mettere quella clausola, che peraltro è prevista dalla legge n. 394 del 1991 e anche dalla legge n. 15 del 1994, due norme che ci dicono che dovevamo fare così.
La volta scorsa, al momento dell’approvazione della pdl n. 140, all’ultimo momento questa cosa non c’è più stata. Io mi sono battuto - probabilmente troppo tardi - perché la questione venisse ripristinata, ma insomma ora non ce la ritroviamo. Oggi non la troviamo nemmeno qua e credo – non perché è un mio collega di partito – che il sub emendamento n. 021 fatto dal Consigliere Altomeni, che dice “nei parchi regionali l’esercizio di attività di cava di cui al comma 1 è consentito qualora il regolamento del parco lo preveda in conformità all’articolo 11 della legge n. 394/91 e all’articolo 16 della l.r. n. 15/1994”, è giustissimo, è un emendamento che va approvato.
Quindi questo è il primo punto che pongo, cioè ripristinare quanto meno la potestà normativa.
Altre due questioni, se vogliamo raggiungere un compromesso alto e nobile.
A parte i presupposti da cui siamo partiti, quelli che ho cercato di elencare, nell’arco di una settimana c’era ancora un compromesso che, ripeto, era nobilissimo, che individuava tre-quattro tipologie di materiali – mi riferisco in particolare all’articolo 2 della proposta, quindi la modifica dell’articolo 6 della legge n. 71 – in cui venivano fissati i materiali e non si diceva soltanto “le cave attive al 31 maggio 2007”, ma si diceva anche “per l’estrazione di materiale di difficile reperibilità quali calcare massiccio, calcare della formazione di San Marino, gesso macrocristallini, travertino…”, quindi venivano fissate quattro tipologie di materiale.
Oggi, con l’emendamento proposto alla Commissione - che suggerirei di ritirare e lasciare le cose come stavano - si allarga la strada a tutte le tipologie di materiali, perché si dice sopprimiamo quella parte e scriviamo “alle varianti dei progetti già autorizzati che comportano, in sotterraneo, la prosecuzione o l’ampliamento di cave attive alla data del 31 maggio 2007, per l’estrazione di materiali di difficile reperibilità”. Quindi “di difficile reperibilità” è una concezione ormai largamente conosciuta e che consente di fatto tutto.
La seconda parte che mi permetto di suggerire a quest’Aula di non accettare è questa: all’articolo 3 bis, quindi la modifica all’articolo 11 della legge n. 71, c’era anche lì un compromesso nobilissimo, dove si diceva “la ricomposizione ambientale può altresì prevedere il riuso dei siti estrattivi per la realizzazione di impianti solari per la produzione di energia - quindi metteva la dubitativa -. A tale fine la Giunta regionale con proprio atto da adottarsi…omissis…determina criteri…”, tutto un percorso da costruire e quindi la possibilità di verificare l’andamento del percorso stesso, dell’iter di questo atto amministrativo che avrebbe potuto portarci verso questa possibilità.
Oggi, con l’emendamento n. 29 del Consigliere Comi, si dice un’altra cosa, si dà per scontato che è così, c’è una sottigliezza, ma importante “La ricomposizione ambientale può altresì prevedere il riuso dei siti estrattivi per la realizzazione di impianti solari per la produzione di energia – e fino qui è uguale -. A tal fine sono consentite varianti, anche in deroga agli strumenti di pianificazione vigenti…”. Cioè già noi prevediamo le varianti ai metodi di pianificazione, non facciamo più quel percorso che ci dice “vediamo cosa è possibile fare, cosa faremo, ragioniamoci sopra, Giunta e Commissione”. (…) Credo di non avere offeso nessuno, so leggere bene, le leggi le ho imparate qui dentro e anche prima, e l’italiano perché leggo molto! Quindi so leggere l’uno e l’altro, e se non ci vogliamo prendere in giro, qui si dice un’altra cosa!
Propongo a quest’Aula di non approvare né l’emendamento n. 15, né l’emendamento n. 29, di accettare invece il sub emendamento n. 021 che ripristina la potestà normativa, così come prevedono le leggi regionali e nazionali.
Siamo di fronte ad un altro impianto che è differente da quello che ci eravamo preposto, che ricordo era il dovere di intervenire rispetto ad una questione che creava anche un problema di tenuta economica e sociale. Questa era la motivazione essenziale e principale per cui eravamo intervenuti. Invece abbiamo utilizzato questo percorso per fare un’altra cosa che, secondo me, è peggiorativa rispetto all’impianto che avevamo, ma anche all’elaborato che la Giunta regionale ha licenziato.
Quindi è del tutto evidente che, a fronte di ciò che accadrà su queste questioni, deciderò come votare.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.
Francesco COMI. Vorrei chiedere all’Aula di consentire alla maggioranza di potersi riunire, quindi di sospendere per pochi minuti i lavori, e confrontarsi su un tema sul quale è opportuno un chiarimento. Credo che la minoranza lo possa capire, visto che su una materia così delicata abbiamo cercato di raggiungere la più ampia sintesi unitaria. Quindi questa sintesi la vogliamo verificare fino in fondo con tutti i Consiglieri.
Franco CAPPONI. Chiedo che comunque qualunque altra decisione venga trasferita anche alla Commissione perché non intendo acconsentire a nessun stravolgimento di parte.
PRESIDENTE. Se siete d’accordo concludiamo il dibattito prima della sospensione. Bene. Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Contrariamente a quello che pensano gli esponenti della Casa delle Libertà e i componenti del mio partito, io non condivido molto quello che tratta l’articolo 2, cioè le autorizzazioni in sotterraneo del proseguimento delle escavazioni.
Lo ritengo un precedente abbastanza singolare e pericoloso, sembra un po’ la politica “dell’occhio non vede, cuore non duole”.
Ci sono delle situazioni ambientali che vanno tutelate, questa nuova pratica francamente non mi convince per due aspetti. Uno, perché credo che, al di là di quelle che possono essere le attenzioni, ci possono essere comunque delle ripercussioni sulle risorse idriche con eventuali contaminazioni. Due, perché alla luce di quanto accaduto in altre realtà dove esistono le cave, la c.d. ricomposizione ambientale molto spesso non è avvenuta come prescritto dalla legge. Tanto è vero che proprio in questi giorni abbiamo varato una Commissione d’inchiesta sui rifiuti nella Provincia di Pesaro Urbino che guarda caso ha anche attenzione su alcune situazioni che vedono come protagoniste alcune cave, che poi sono state ricomposte a beneficio dell’ecologia, ma non a beneficio dei cittadini che ci vivono intorno.
Questo tipo di soluzione non la vedo nell’interesse del patrimonio naturale della nostra regione e in particolare con quello della zona di cui si è parlato più volte.
Questa situazione non mi convince affatto ed è per questo che se non verrà ritirata nell’articolo 2 la parte dove si autorizzano le escavazioni sotterranee, il mio voto sarà contrario.
PRESIDENTE. Devo ricordare che scade alle ore 13,00 il termine per la presentazione degli emendamenti relativi alla pdl n. 175.
La seduta è sospesa.
La seduta è sospesa alle ore 12,45
La seduta riprende alle ore 14,00
Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli
PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Giaccaglia che conclude la discussione generale.
Gianni GIACCAGLIA. Ho ascoltato tutti gli interventi, soprattutto quello dei relatori di maggioranza e di minoranza. Si è parlato di un lungo lavoro, è vero, ma è stato un lungo lavoro anche per la Giunta, perché questa proposta di legge di modifica alla legge n. 71 aveva già avuto una gestazione molto lunga prima di arrivare in Giunta. Ci sembrava, e ci sembra tuttora, che la proposta della Giunta fosse particolarmente equilibrata e interessante, anche perché la mia delega era stata in parte unita, nell’operazione di questa proposta di legge, alla delega dell’Assessore Amagliani.
I nostri tecnici hanno gestito tutta la partita di questa modifica di comune accordo. Tanto è vero che lo stesso dirigente all’ambiente aveva firmato la delibera perché c’era stato un grossissimo lavorio prima di arrivare a questo punto di mediazione, c’erano state conferenze di servizi, si erano chiesti pareri al parco della Gola della Rossa, quindi si era trovata veramente la possibilità di fare un lavoro in sinergia che aveva dato dei buoni risultati.
Le proposte di emendamento che verranno, e quelle che sono state già presentate – questo lo posso tranquillamente dire –migliorano ancora di più, per quanto possibile, il testo della legge. Per esempio il discorso della compensazione ambientale, portato avanti soprattutto dalla Consigliera Benatti e condiviso anche da altri Consiglieri.
Ci trova d’accordo anche l’idea della individuazione dei materiali - poi il relatore di maggioranza Comi specificherà quali sono -, ma l’accordo raggiunto mi sembra sia su due materiali di particolare valore. Effettivamente indicare come materiali previsti quelli di difficile reperibilità ci sembrava una elencazione troppo lunga, dava in effetti una apertura troppo ampia a queste possibilità. Individuare, invece, dei materiali che sono realmente di altissimo valore e difficilmente reperibili, quali quelli individuati, ci sembra una giusta mediazione.
Ci ha trovato d’accordo anche quello riguardante le modifiche sull’aumento delle sanzioni e la riduzione dei tempi per le realizzazioni, perché è giusto che con questa legge si dia una possibilità di modificare delle situazioni. Ricordiamoci che questa modifica di legge nasce non solo da esigenze dei nostri tecnici interni, ma nasce e soprattutto raccoglie, come qualcuno ha detto prima, le esigenze di tutti i territori.
Gli emendamenti che sono venuti fuori mi sembrano rappresentino la sintesi all’interno della maggioranza e della stessa minoranza che in parti li ha condivisi.
Voglio evidenziare che non bisogna mai dimenticare che all’interno di questo discorso ci deve essere anche il concetto dello sviluppo. Sviluppo a cui io, come Assessore alle attività produttive, tengo particolarmente, ma non voglio permettere – ecco perché la sinergia con l’ambiente, quindi un lavoro condiviso – che sia uno sviluppo tout-court al di fuori delle regole e delle leggi che devono tutelare l’ambiente. Quindi è un discorso che è stato assolutamente sinergico, condiviso e che mi sembra sia stato recepito molto bene anche dall’opposizione.
Particolarmente interessante, perché va nel senso anche dell’altra delega che ho, quella dell’energia, è l’ipotesi del riutilizzo delle cave per la realizzazione di impianti fotovoltaici che possono aiutare la regione Marche che, come sapete, ha un deficit di produzione di energia elettrica pari al 50% della sua richiesta.
Mi sembra quindi interessante e utile che, con tutte le attenzioni, con tutte le verifiche, con tutti i controlli possibili e i paletti possibili, parte di quelle cave possano essere trasformate in impianti fotovoltaici, perché questo va a diminuire la necessità di energia che in qualche modo attanaglia questa regione e che noi stiamo cercando di risolvere con il Piano energetico ambientale regionale.
Questa proposta di legge raggiunge un punto di equilibrio assolutamente importante, mi sembra che risponda in gran parte alle esigenze del territorio, ma ritengo anche che possa rappresentare, se votata - come mi auguro - da tutte le parti in causa, un giusto punto di equilibrio, non solo per la parte politica, ma anche per chi da questa legge poi ne trarrà le conseguenze, cioè gli utilizzatori finali. Questi dovranno e potranno intervenire per andare a risolvere le problematiche che si erano create sul territorio nello sviluppo della legge n. 71, ma dovranno farlo seguendo delle regole ben precise a tutela anche dell’ambiente.
Per quanto riguarda il discorso della rivisitazione totale proposta dal relatore di maggioranza, la Giunta, nella proiezione dei prossimi mesi, potrebbe benissimo accogliere questa proposta. Effettivamente è una legge che risale al 1997, quindi è una legge datata, se ha avuto bisogno di queste modifiche, di queste rivisitazioni in alcuni punti, vuol dire che è una legge che ha nel suo complesso la necessità di essere rivista.
Per rivedere questa legge, però, occorreranno tempi lunghi, quindi nel frattempo non possiamo impedire alle attività produttive, alle attività di estrazione, di fermarsi o di avere delle grosse difficoltà. Quindi queste proposte di modifica vanno nel senso di non frenare, e allo stesso tempo contemplano gli interessi della parte ambientale.
Invito tutti i Consiglieri, nel momento in cui esprimeranno il proprio voto, a votare questa legge cercando di raggiungere un punto di sintesi e di equilibrio.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1 dei Consiglieri Altomeni e Brandoni.
Ha la parola il Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Con un emendamento della Commissione, e non nel testo originale della Giunta, abbiamo eliminato le tutele che c’erano per le aree bio-italy – che oggi sono aree Natura 2000, quindi al limite potevamo cambiare il nome, invece le abbiamo completamente tolte. In effetti alcuni motivi per toglierle c’erano, però anziché fare una formulazione bilanciata si è semplicemente eliminato qualunque vincolo.
Questo emendamento prevede un processo dove è possibile fare le cave nelle aree Natura 2000, ma attraverso un percorso che tiene conto delle diverse esigenze. Quindi è sicuramente migliorativo.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.
Francesco COMI. Volevo far notare alla Presidenza che siccome abbiamo riunito la Commissione dieci minuti fa, stiamo riscrivendo tre emendamenti attraverso i quali raccoglieremo una sintesi più ampia possibile, quindi nell’approvare gli emendamento forse dovremmo perdere qualche minuto di tempo.
Rispetto a questo emendamento il parere della Commissione è favorevole.
PRESIDENTE. Se viene accolto questo emendamento decadono gli emendamenti n. 1 bis, n. 2 e n. 3.
Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamenti n. 1 bis, n. 2 e n. 3. Decaduti.
Emendamento n. 4 della Consigliera Ortenzi. Lo pongo in votazione
(Il Consiglio approva)
Francesco COMI. Spero che nel frattempo arrivino i nuovi emendamenti.
PRESIDENTE. A questo punto consiglierei di leggere i nuovi emendamenti, il tempo di distribuirli non c’è.
Emendamento n. 5 dei Consiglieri Brandoni e Altomeni. Ritirato.
Emendamento n. 5 bis della IV Commissione, che recita: “Al comma 4 bis dopo le parole: ‘costo delle opere’ aggiungere le seguenti: ‘ovvero una fidejussione bancaria o assicurativa’. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 6 della Consigliera Ortenzi, che se viene approvato fa decadere l’emendamento n. 7.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 7 del Consigliere Brandoni. Decade.
Sub emendamento n. 08 della Consigliera Benatti. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 8 del Consigliere Brandoni. Decade.
Emendamento n. 9 dei Consiglieri Silvetti, Solazzi. E’ identico agli emendamenti n. 10, n. 11, n. 12 e n. 13, quindi se viene approvato decadono.
(Il Consiglio approva)
Emendamenti n. 10, n. 11, n. 12, n. 13. Decaduti.
Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2.
Emendamento n. 14 del Consigliere Lippi. Ritirato.
Emendamento n. 14 bis della IV Commissione, che recita: “Alle varianti dei progetti già autorizzati che comportano in sotterraneo la prosecuzione o l’ampliamento di cave attive alla data del 31 maggio 2007, per l’estrazione di calcare massiccio e maioliche e per la realizzazione delle necessarie infrastrutture esterne non si applicano. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 15, n. 16, n. 17, n. 18. Decaduti.
Emendamento n. 019 dei Consiglieri Altomeni e Binci, che se approvato, fa decadere il n. 19 e il n. 20. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. I divieti all’escavazione secondo il testo delle attività estrattive che prevede anche la tutela dei bacini acquiferi, quindi reintroduce il punto c) nella versione integrale di massima tutela per le acque.
PRESIDENTE. Emendamento n. 019. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 19 della IV Commissione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 20. Decaduto.
Emendamento n. 20 bis della IV Commissione, che recita: “Dopo il comma 1 è inserito il seguente: 1 bis. Nei parchi naturali regionali l’esercizio delle attività di cava di cui al comma 1 è consentito qualora il regolamento del parco lo preveda in conformità all’articolo 11 della legge n. 394/1991 e all’articolo 16 della l.r. n. 15/1994”. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamenti n. 021 e n. 21. Decaduti.
Emendamento n. 22. Ritirato.
Emendamento n. 23 della IV Commissione. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3.
Emendamento n. 23 bis della IV Commissione, che recita: “Il comma 6 bis è soppresso”. Se approvato decadono gli emendamenti n. 24 e n. 25. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamenti n. 24 e n. 25. Decaduti.
Emendamento n. 26 dei Consiglieri Brandoni e Altomeni. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 27. Decaduto.
Emendamento n. 28. Ritirato.
Articolo 3, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3 bis.
Emendamento n. 29 del Consigliere Comi. Se passa decadono gli emendamenti n. 30, n. 31 e n. 32. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamenti n. 30, n. 31, n. 32. Decaduti.
Articolo 3 bis, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 4.
Emendamento n. 33 dei Consiglieri Brandoni e Altomeni. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5.
Emendamenti n. 34 e n. 35. Ritirato.
Emendamento n. 36 dei Consiglieri Brandoni e Altomeni. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Articolo 5. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5 bis.
Emendamento n. 36 bis della IV Commissione, che recita: “Dopo il comma 1 dell’articolo 5 bis (norme transitorie) è aggiunto il seguente 1 bis: ‘Le aree esterne ai perimetri dei bacini estrattivi delimitati dal Ppae di Pesaro e destinate dai progetti di cave e torbiere e loro varianti, presentati entro il 30 aprile 2005 ed approvati successivamente dalle competenti autorità, a strade di accesso, piazzale di manovra, opere di trasporto di acqua ed energia, opere di trasporto dei materiali, piste di arroccamento, opere per la sicurezza, sono esentate dagli stessi vincoli di tutela del Ppar da cui sono esentate le cave e torbiere servite dalle suddette opere’ ”. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5 bis, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 6 (Dichiarazione d’urgenza). Su questo chiedo una responsabilità da parte di tutto il Consiglio in quanto occorrono 21 voti. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Francesco COMI. Prima della votazione del testo definitivo le chiedo la sospensione per pochi minuti per verificare se rispetto ad un articolo abbiamo commesso un errore.
PRESIDENTE. Votiamo prima l’ordine del giorno presentato poi sospenderemo.
Ordine del giorno, presentato da Comi, Lippi, Capponi, Silvetti, Ricci Ortenzi “Presentazione, entro sei mesi, di una proposta di legge di rivisitazione complessiva della l.r. n. 71/97”.
Ha la parola il Consigliere Comi.
Francesco COMI. Con questo ordine del giorno non andiamo ad impegnare il Consiglio e la Giunta ad approvare, entro il termine definito, una proposta di legge, ma impegniamo la Giunta a depositare una proposta di legge.
Questo ha un significato leggermente diverso, significa che impegniamo il Governo regionale a produrre una proposta da discutere nei tempi e nelle forme che riterremo opportuni e che, dalla discussione in Commissione, consentiranno di aggiornare un testo legislativo che nel corso di questi due mesi di discussione ha ricevuto decine di emendamenti da tutti, emendamenti che non abbiamo potuto accogliere proprio perché avrebbero snaturato il testo e non l’avrebbero reso organico.
Per corrispondere ad esigenze legittime, che credo i Consiglieri volessero rappresentare, ci siamo impegnati tutti a rivedere la proposta.
Questo non significa che in sei mesi l’approveremo, ma apriremo una discussione. Quindi la sovranità del Consiglio regionale, da questo punto di vista, è tutta salvaguardata.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.
Vittorio SANTORI. Sono favorevole a questa iniziativa che però di per sé già dimostra l’inutilità totale di questa proposta di legge che stiamo votando. Questo ordine del giorno ammette chiaramente che la normativa è parzialmente regolamentata e quindi ha bisogno di una riforma complessiva.
Su questo siamo d’accordo, ma questo Consiglio da anni va avanti con questo sistema, cioè quello di portare le pezze di volta in volta delle varie materie, senza una regolamentazione di principio e senza una regolamentazione fondamentale, che è veramente l’unico compito di questo Consiglio affinché la Giunta possa, a sua volta, sulla base di questi principi, portare in applicazione questi indirizzi sul territorio.
Non possiamo fare altro che prendere atto come opposizione di questo modo di legiferare del Consiglio, un modo assolutamente inutile agli interessi collettivi e agli interessi degli enti sottoposti.
Quindi voteremo questo ordine del giorno nell’intento di avere la prossima volta una normativa quadro, una normativa che veramente colga i principi ispiratori di questo settore.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Sono l’unico membro della IV Commissione a non aver sottoscritto questo ordine del giorno, quindi voglio motivare la scelta del mio voto contrario.
Credo che a dieci anni dall’approvazione di quella legge non abbiamo bisogno di modifiche, anche perché colgo pienamente quale è il tenore delle modifiche che in qualche modo si paventano e che mi troveranno sicuramente contrario.
A dieci anni da quella legge noi dovremo fare una cosa che non abbiamo fatto abbastanza nel dettaglio in questi dieci anni, cioè una valutazione reale delle ricadute che questi strumenti hanno nella nostra regione.
Durante il dibattito su questa legge ne abbiamo sentite di tutti i colori: cavatori che piangono, ambientalisti che ribattono che i loro dati sono completamente inventati, gli uffici che ci dicono una cosa, i Consiglieri che ce ne dicono un’altra.
Quindi l’unica cosa chiara che esce da questo dibattito è che in questa Regione non abbiamo un quadro di questa attività, cioè sul materiale effettivamente scavato, quanto ne arriva da fuori, quanto di quello che arriva da fuori lo lavoriamo qui e lo portiamo via trasformato e quanto ne esportiamo. Ognuno, in questo quadro, dice quello che vuole perché i dati reali non ci sono.
Quindi avrei preferito che il Consiglio oggi invitasse la Giunta a fare questo studio dettagliato e a darci un quadro preciso sulla situazione del materiale, quello scavato, importato, lavorato, esportato, cosa che attualmente non c’è.
Sono assolutamente contrario a mettere mano ad una legge da qui a sei mesi senza avere questo quadro conoscitivo alle spalle.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Quando ho letto questo ordine del giorno ho avuto la sensazione di trovarmi in una realtà da surrealisti. I surrealisti erano un movimento culturale significativo e interessante, facevano i baffi alla Gioconda, e questo ordine del giorno sembra un po’ il baffo alla Gioconda!
Mi era parso di assistere ad un dibattito sofferto e faticoso, quello che ha normato le questioni di cui abbiamo parlato fino a poco tempo fa, che stava per logica dentro un’idea del Piano delle attività estrattive e della legge che lo premetteva, come elemento adeguato, per il quale intervenivamo con modifiche particolari e specifiche.
Ora invece ci troviamo un ordine del giorno che dice che la legge va rivista e va riorganizzata tutta. Quindi il dibattito che abbiamo fatto è del tutto surreale, perché sarebbe stato molto più intelligente, molto più significativo, molto più adeguato intervenire complessivamente e normare questo e quant’altro, come va di moda dire adesso, che riguardava il piano delle attività estrattive.
Inoltre, un ordine del giorno di questo tipo avrebbe necessitato una riflessione, un dibattito, una valutazione dell’efficacia dello strumento stesso fino ad oggi. Questa è la questione.
Credo che dovremmo, se non altro per coerenza logica di quello che abbiamo fatto poco fa, intanto votare contro questo ordine del giorno.
Sul resto credo che se vogliamo affrontare questo problema lo dovremmo fare in una maniera più articolata.
Invito la Commissione, invece di presentare ordini del giorno di questo tipo, a costruire un percorso di monitoraggio, di indagine, sul sistema delle attività estrattive nella nostra regione, che a quanto pare, non solo oggi, sta creando problemi, dibattito, riflessione e discussione, non tanto perché lo strumento legislativo è inadeguato, ma perché la realtà imprenditoriale stenta, per limiti culturali, ad adeguarsi agli indirizzi di questo strumento.
Quindi il voto non può che essere contrario.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Intervengo brevemente perché mi sento un po’ tirato in causa visto che sono uno dei sottoscrittori dell’ordine del giorno.
Credo che in politica la dialettica ci stia tutta, anche con riferimenti divertenti, però bisogna avere un po’ più di rispetto verso i commissari che hanno lavorato in questi mesi.
L’ordine del giorno non è nato così, solo perché ci vogliamo fare del male o perché ci vogliamo prendere in giro o vogliamo prendere in giro gli uffici che sono stati dietro i Consiglieri che hanno lavorato assiduamente proprio perché si potesse partorire la miglior legge possibile. Perché oltre agli intendimenti politici c’è un percorso burocratico e amministrativo molto importante.
Siccome l’intendimento contenuto in questo ordine del giorno deve risultare come un impegno politico di ciascun Consigliere che è presente in quest’Aula, credo non sia assolutamente peregrina l’idea di dirci che entro sei mesi cominciamo a parlare seriamente di una riforma sostanziale della legge n. 71.
Voglio dire ai colleghi che non fanno parte della nostra Commissione che sono emerse molte falle a questa legge, perché il contesto socio-economico in questi quindici anni è cambiato, è cambiato il contesto normativo oltre che le esigenze e le richieste del territorio e del mondo produttivo di questa regione.
Ecco perché l’ordine del giorno vuole dare un segnale molto forte, altro che baffi sulla Gioconda! La serietà di ciascuno di noi sta nel dar seguito a questo ordine del giorno e avere il coraggio di cambiare veramente quella legge.
Questa legge di modifica che andiamo a votare serve soltanto per arginare un momento di emergenza, per far fronte e dar seguito ad un intendimento politico che il precedente Consiglio regionale aveva demandato al Consiglio susseguente, cioè a questo.
Su questo ci siamo impegnati profondamente, perché dovevamo dare una risposta politica seria alle aspettative che il Consiglio regionale precedente aveva dato al territorio.
Però è chiaro che la valutazione che hanno fatto tutti i gruppi consiliari, rappresentati in seno a questa Commissione, è quella di cercare di varare quanto prima questa legge e cercare quanto prima – l’ordine del giorno viene infatti di conseguenza – di mettere mano alla legge n. 71 che ha troppe lacune e non risponde più alle esigenze e alle aspettative del territorio.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Non avevo avuto modo di dire che questo ordine del giorno è sbagliato sia dal punto di vista della discussione che abbiamo svolto che, soprattutto, per la finalità. Nel dispositivo di impegno alla Giunta addirittura si entra nel merito delle prerogative di cui dovrebbe essere composta la nuova normativa.
In realtà quello che serve, come abbiamo già detto nel dibattito, è un serio monitoraggio, e semmai la Giunta regionale, con una relazione sulla situazione attuale, dovrebbe render conto al Consiglio regionale, entro un tempo congruo.
All’interno di questo percorso di serietà poi si evincerà la necessità o meno di andare ad una modifica della normativa e non mettere “il carro davanti ai buoi”.
E’ sbagliato dal punto di vista istituzionale, crea difficoltà rispetto ad una positiva mediazione raggiunta in Consiglio regionale sull’atto che ci accingiamo a votare, crea un elemento di turbativa che non serve a nessuno. E’ una targhetta che qualcuno vuole imporre e comunque sia è sbagliato.
Quindi il nostro voto sarà contrario.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. C’è effettivamente, come già espresso dal Consigliere Altomeni, una necessità che deve essere precedente alla richiesta di qualsiasi intervento di legge di modifica del Piano, cioè quella della verifica delle capacità estrattive, di quanto effettivamente viene cavato, di quanto viene importato o esportato, di quanto viene lavorato sul territorio.
Quindi c’è la necessità di verificare effettivamente qual è la situazione in questo campo.
Questa è una condizione necessaria per qualsiasi azione amministrativa, cioè quella di verifica e conoscenza di un determinato settore come quello delle attività, però questo deve essere guidato con dati reali.
Per cui andiamo a conoscere i dati reali e andiamo a fare una statistica di questo settore.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Per noi è importante questo ordine del giorno in quanto la legge che andiamo ad approvare risolve solo in piccola parte i problemi che sono sul tappeto in materia di attività estrattive.
Per economicità del discorso ribadisco quello che ho detto nell’intervento iniziale, cioè che ci sono ancora molti problemi e quelli vanno risolti con una modifica sostanziale alla legge n. 71: la concorrenzialità, la possibilità di trovare soluzioni meno impattanti e, rispetto a questo, il discorso delle importazioni dei materiali che vanno limitate e altro.
Su questo ritengo debba essere portato avanti un discorso di modifica complessiva dell’impalcato normativo, anche perché in tutti i territori - come si legge sulla stampa - stanno venendo fuori gravi problemi applicativi. E’ una legge troppo restrittiva e troppo vincolante, basata su principi anche di scarsa concorrenzialità. Quindi su questo ci sarà ancora molto da fare.
All’interno della legge che stiamo per approvare ritengo sia il minimo indispensabile per risolvere alcuni problemi che sono sul tappeto. Anche se alcune cose sono state stralciate, proposte soprattutto dalla minoranza, non sono comunque in linea alla soluzione dei problemi che invece andavano affrontati e risolti con questa proposta.
Sull’ordine del giorno ci esprimiamo in modo favorevole.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione dell’ordine del giorno.
Ordine del giorno. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Ha la parola il Consigliere Comi.
Francesco COMI. Chiedo scusa al Consiglio, volevo sollevare una incongruenza nel contenuto del testo che abbiamo appena approvato, con lo spirito della legge, almeno quello che vorremmo evocare. Perché abbiamo approvato l’emendamento n. 1 che nell’eliminare il divieto attualmente previsto per l’esercizio dell’attività di escavazione nelle aree bio-italy di interesse comunitario, nazionale e regionale, lo mantiene invece nei parchi, nelle riserve naturali e nelle oasi.
Riteniamo che l’applicazione di questo emendamento di fatto vanifichi tutto il testo.
C’è stato un errore nella mia manifestazione di volontà che rischia di contraddire lo spirito della legge, quella stessa legge che di fatto, abrogando questo comma, non pregiudica la tutela dei parchi, delle riserve naturali, delle oasi di protezione speciale, in quanto già una settimana fa, con l’approvazione della proposta di legge n. 140 e con la perentoria prescrizione delle norme di salvaguardia, abbiamo impegnato ad adottare tutta la disciplina necessaria a tutelare queste aree naturali protette.
Quindi non c’è alcun pericolo per l’ambiente se abroghiamo questo articolo. C’è stato un mero errore di forma, imputabile al sottoscritto, che rischia di compromettere l’esito della proposta di legge.
Chiedo al Consiglio di rivedere quell’emendamento.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Questo emendamento in qualche modo raggiunge l’obiettivo che voleva proporsi, nel senso che si specifica che nella Rete Natura 2000 i piani di gestione possono dare le deroghe. Quindi c’è lo strumento della deroga che è un po’ come lo stesso strumento che abbiamo utilizzato per i parchi. Per i parchi è previsto, nella Rete Natura 2000 è previsto.
Siccome siamo all’interno dell’articolo 1 che parla dei divieti in generale, quindi semplicemente ha sostituito “nelle aree bio-italy” con “Rete Natura 2000”.
Nelle aree bio-italy precedentemente c’era il divieto, qui è stata messa la possibilità di deroga. Quindi mi sembra che l’obiettivo sia stato raggiunto, c’è stata una correzione, non c’è un obiettivo opposto a quello che si voleva proporre o a quello che è lo spirito della legge.
Secondo me non ci sono le condizioni per andare a modificare quello che è stato il voto del Consiglio.
PRESIDENTE. Interpretando l’emendamento a me sembra – scusate Consiglieri, ma dobbiamo prendere una decisione seria – che nei parchi pone un divieto assoluto, mentre per quanto riguarda i siti Rete Natura 2000 i piani possono avere deroghe.
Quindi chiedo al Consiglio di pronunciarsi sulla contraddizione di cui parlava il Consigliere Comi. Ha la parola il Consigliere Amagliani.
Marco AMAGLIANI. Non credo che sussista il problema che è stato denunciato, perché se andate a vedere il testo approvato dalla Commissione toglieva di mezzo soltanto la questione del bio-italy di interesse comunitario, nazionale e regionale, che continua ad essere tolto. Perché l’emendamento in questione, votato poc’anzi, ripropone soltanto il problema dei parchi che viene mantenuto così com’era. Viene tolto il bio-italy e rimane così com’era quello che era scritto all’articolo 6, lettera f), con l’aggiunta delle zone Sic, Zps e Rete Natura 2000.
Leggo come diceva prima la lettera f): “nelle aree bio-italy di interesse comunitario, nazionale e regionale, nei parchi, nelle riserve naturali, nelle oasi di protezione della fauna istituite ai sensi della legge 6 dicembre 1991, n. 394 e delle l.r. 28 aprile 1994, n. 15… omissis”. Questa parte qui rimane, non c’era bisogno nemmeno dell’emendamento e il bio-italy viene tolto, quindi il problema non sussiste.
Abbiamo approvato un emendamento che non ripropone il bio-italy, ma continua a toglierlo e lascia in piedi la questione dei parchi e delle riserve naturali, esattamente com’era nel testo uscito dalla Commissione.
Per assurdo, avremmo anche potuto non votare questo emendamento, perché il bio-italy scompare comunque e quindi rimane “nei parchi, nelle riserve naturali, nelle oasi di protezione della fauna istituite ai sensi della legge 6 dicembre 1991, n. 394 e delle l.r. 28 aprile 1994, n. 15”. Questo rimane comunque, sia che approviamo o no l’emendamento.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Innanzitutto vorrei sottolineare che noi eravamo perplessi quando è stato messo in votazione l’emendamento perché in Commissione era stato bocciato, quindi non doveva venire in Aula.
Ritengo che l’errore sia stato espressamente questo, cioè che l’emendamento non doveva essere messo in votazione o, qualora presentato e messo in votazione, dare un parere negativo.
Questo emendamento lo riteniamo pregiudiziale alla funzionalità degli obiettivi che ci siamo proposti nella legge, lo interpretiamo diversamente dall’Assessore Amagliani.
Quindi pensiamo che in sede di coordinamento tecnico questo possa essere modificato, perché tutto quello che abbiamo approvato va in tutt’altra direzione.
PRESIDENTE. E’ evidente che il coordinamento tecnico non può entrare nel merito del dispositivo della legge.
Quindi approviamo la legge con tutte le modifiche che abbiamo approvato, dopodichè se i Consiglieri, d’accordo con gli uffici, vedranno o sentiranno la necessità di modificare l’articolo 1 saranno liberissimi di farlo.
(Segue in Aula una breve
discussione tra i Consiglieri)
PRESIDENTE. Siccome c’è una richiesta del Consigliere Comi, il Consiglio deve pronunciarsi sul fatto se considera o meno un errore tecnico il voto dell’emendamento così come proposto a suo tempo.
Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Credo che votare sul fatto se c’è stato un errore rispetto al voto è poter rimettere in votazione gli emendamenti. Credo che il Regolamento permetta la possibilità di votare di nuovo solo se c’è una contrarietà o se si va in opposizione allo spirito della legge, ma questa contrarietà deve essere evidente.
Qui si parla del punto 3 della legge n. 71 e la modifica è semplicemente l’aggiornamento della parola da aree bio-italy a Sic-Zps. Non mi sembra che si stia facendo un’azione contraria allo spirito e alla volontà. Casomai c’è stata una scelta sbagliata o meno riguardo un emendamento che comunque sia è legittimo, inerente e non contrario allo spirito e all’intendimento della legge.
Si parla di questo oggetto, non si stava parlando di altro, quindi non si può modificare il voto, altrimenti ogni volta lo potremo permettere. Questo va anche a tutela delle minoranze - anche se in questo caso sono io la minoranza –, perché se ogni volta si può modificare il voto vuol dire sconvolgere le nostre regole.
Capita a tutti di sbagliare, qui è stato ammesso l’errore, però, pensiamoci bene a cambiare le regole del Consiglio!
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Le cose che volevo dire sono le stesse che ha appena detto il Consigliere Binci, con un aggiunta. E’ talmente evidente che l’emendamento non è in contrasto, che se andiamo a vedere il testo presentato dalla Giunta, che quindi aveva una sua coerenza, questa cosa non c’era, cioè non si cambiava la dicitura come sarebbe stato opportuno fare, si parlava di aree bio-italy e manteneva le tutele e le procedure. Questo l’ha fatto la Commissione e non la Giunta, quindi in questo il testo originario aveva una sua coerenza. Nel momento in cui si è deciso di toglierlo, rispetto al testo della Giunta, l’emendamento che abbiamo votato prima era semplicemente per fare chiarezza, perché abbiamo tolto le bio-italy, che non esistono più, e non le abbiamo cambiate con ciò che le ha sostituite, cioè le aree Natura 2000.
In ogni caso chiedo di fare chiarezza se dal punto di vista formale sia o meno possibile votare di nuovo un emendamento ad un articolo già votato, dopo che ne abbiamo fatti altri cinque. Se non è possibile chiudiamo la discussione qui e votiamo la legge.
PRESIDENTE. Adesso daremo lettura del Regolamento interno poi vedremo come procedere. Tenendo conto, al di là di quello che dice il Regolamento interno, che noi in questa situazione abbiamo diverse opzioni.
La prima, che ci darebbe tutte le garanzie, sarebbe quella di un accertamento tecnico fatto con gli uffici, ma ciò significherebbe rinviare la votazione e non credo che questa sia la volontà del Consiglio.
La seconda è che il Consiglio si esprima sulla richiesta, e la materia è di grande delicatezza perché si potrebbe creare un precedente; è vero quello che diceva il Consigliere Binci, ma è anche vero che il Consiglio è comunque sovrano.
La terza, che è quella che mi sembra più perseguibile anche perché più coerente, è che il Consiglio approvi la legge così come emendata, dopodiché, se se ne ravvede la necessità, dal momento che già dalla seduta prossima può essere modificato l’articolo 1, si presenta una proposta di modifica e si ripristina il tutto. Questa mi sembra la via più saggia.
Ha la parola il Consigliere Comi.
Francesco COMI. Credo che allungare la discussione sia oltremodo oltraggioso della dignità di questo Consiglio regionale.
Avevo posto una questione di metodo, è stata riaperta la discussione politica quando questa era già stata liquidata dopo una discussione seria in Commissione.
Cercavo di porre una questione di metodo per correggere un errore che in buona fede era stato prodotto, si è riaperto invece il dibattito politico, legittimo, ma credo sia stato un errore perché il Consiglio non aveva bisogno di questo.
Avevo posto un semplice quesito alla Presidenza e non una questione di opportunità politica al Consiglio regionale, chiedendo se di fronte ad una incongruenza e ad un errore nella manifestazione della volontà, si potesse rivedere una decisione. Credevo che ciò fosse possibile da norme di Regolamento, ma se questo deve riaprire un dibattito politico, possiamo allora risolvere con una semplice proposta, con una votazione quasi unanime al prossimo Consiglio. Credo che questo ci possa rassicurare.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.
Leonardo LIPPI. Come relatore di minoranza accolgo la proposta del Consigliere Comi, quindi al prossimo Consiglio porteremo la modifica perché la Commissione si era espressa all’unanimità, tranne il voto contrario del Consigliere Altomeni.
La nostra perplessità era stata espressa con una astensione – se a memoria ricordate la prima votazione - mentre abbiamo votato tutto.
PRESIDENTE. E’ aperta ora la discussione sulle dichiarazioni di voto. Ha chiesto la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Una dichiarazione di voto brevissima. Anche in una discussione a volte confusa, secondo noi, si giunge ad una sintesi positiva su un aspetto parziale del piano delle attività estrattive, che comunque sia va incontro a delle esigenze, seppur localizzate.
Questo impone al Consiglio, ma prima ancora alla Giunta regionale, una verifica sullo stato dell’arte, prima di cambiare il testo. Per questo abbiamo votato, con coerenza, contro l’ordine del giorno.
Secondo me questa reiterata volontà – voglio usare un termine improprio – oltremodo liberalizzatrice, fa un gravissimo danno agli operatori del settore delle attività estrattive. E’ un po’ come quando si parla della caccia, c’è chi vuole una caccia senza regole perché pensa che i cacciatori siano tutti dei bracconieri.
E così per le attività estrattive, chi pensa ad una concezione senza regole - e ha questa venatura anche questa finta discussione sul metodo - in realtà pensa alla possibilità che si possa fare con il territorio ciò che si vuole. Invece le imprese e i lavoratori delle attività estrattive sono delle persone molto serie, che vogliono vivere all’interno di regole certe, in una società di diritti e di doveri.
E’ per questo che votiamo questa proposta.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Credo che alla fine votiamo un atto che ha raggiunto, con qualche difficoltà (in fondo neanche tante) un riequilibrio importante e ragionevole. Bisogna dare atto a tutto il Consiglio che è riuscito a votare, seppur alle ore 15,10, un atto rilevante.
Il lavoro della Commissione è stato molto equilibrato, che ha evitato e ha cercato di fare una sintesi su i due rischi che in fondo c’erano. Quando si parla di leggi come questa ci sono, da un lato, temi rilevanti che interessano il sistema economico di questa regione e, dall’altro, interventi che hanno un impatto sull’ambiente.
Abbiamo quindi cercato di distinguere i vari passaggi. Siamo andati avanti modificando, laddove era possibile, una legge orientata a dare una risposta ad un sito di grande pregio. Allo stesso tempo abbiamo evitato che nel passaggio del dibattito sulla riforma delle attività estrattive venissero accolti tanti altri emendamenti molto più pesanti.
Questo percorso ci ha visto questa mattina raggiungere un equilibrio e allo stesso tempo richiamare il Consiglio con un ordine del giorno che abbiamo votato e che mette in mano alla Giunta la possibilità di andare, con una riforma più complessiva, alla revisione della legge n. 71. E’ stato, ripeto, un percorso equilibrato, una risposta adeguata e puntuale su questo tema, e l’accoglimento di alcuni emendamenti tutto sommato dà un minimo di organicità a questa legge e allo stesso tempo ad un rinvio ad una riforma successiva.
Credo che la polemica ultima, considerata dallo stesso relatore un errore di procedura, abbia comunque fatto capire al Consiglio che, al di là del fatto che l’emendamento è stato votato, per cui mettere in discussione il Regolamento sarebbe una cosa complicata, ha dato la possibilità di tornare su quel punto e verificarlo in seguito.
Per questo il gruppo dell’Ulivo è favorevole a questa legge.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.
Daniele SILVETTI. Il gruppo di Alleanza Nazionale voterà favorevolmente, soddisfatto soprattutto dell’iter che ha fatto uscire una legge più che accettabile.
Credo che il testo originario fosse emendabile solo perché offriva qualche spunto di troppo, che fosse una legge ad personam, cosa che peraltro tecnicamente è avvenuta perché abbiamo capito bene quale era l’intendimento politico che ha prodotto questa proposta di legge.
Riteniamo che gli emendamenti approvati in quest’Aula siano dei correttivi necessari, che danno forza a questa legge e che fanno anche comprendere qualcosa di più, cioè che la legge n. 71 deve essere modificata. Ecco perché ribadisco che l’ordine del giorno sia necessario e sia un impegno politico che ciascun gruppo si deve prendere oggi qui in Aula.
L’opera di controllo che spetta alla Regione non si ferma con questa legge, dovrà continuare nei prossimi mesi, soprattutto per la revisione che dicevo poc’anzi.
E’ una legge che al suo interno è stata corretta con degli emendamenti laddove c’erano delle interpretazioni severe, dove sembrava che questa legge fosse un po’ a tutela di un solo soggetto.
La Regione deve garantire il tessuto produttivo di tutto il territorio regionale, deve favorire proprio quei tentativi di monopolio che potrebbero esserci e che sono sempre in agguato. Ritengo, quindi, che la funzione della politica sia proprio quella di garantire la pluralità, la democraticità dei propri atti. L’intervento che ha fatto il collega Lippi credo sia andato proprio in questa direzione.
E’ una legge accettabile, che sia però l’inizio di un percorso che deve vedere quanto prima la Regione Marche impegnata in una riforma sostanziale della legge n. 71.
Per questo il mio gruppo voterà favorevolmente.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.
Michele ALTOMENI. Intervengo a titolo personale, non a nome del gruppo che credo voterà diversamente da me.
Dichiaro il mio voto contrario a questa legge, come già ho detto in sede di dibattito generale.
Credo che abbiamo fatto una modifica importante rispetto a come era arrivata con gli articoli previsti dalla Commissione, cioè quella di eliminare le deroghe a tutti i materiali ritenuti strategici, sostanzialmente il passaggio da 4 a 12, anzi il fatto che li abbiamo ridotti addirittura a 2 è positivo.
Però, rispetto alle questioni che ponevo all’inizio, restano in piedi le due cose che assolutamente non mi trovano favorevole.
La prima, l’apertura poco normata e poco chiara, e secondo me molto favorevole a chi ha interesse a utilizzare questa norma, che è quella dell’utilizzo dell’installazione di impianti fotovoltaici per il ripristino delle cave. Secondo me andiamo a fare un regalo enorme, perché sappiamo che per gli impianti fotovoltaici abbiamo i contributi del Governo che già li rendono appetibili, abbiamo il fatto che si risparmia sul ripristino e il fatto che comunque si tratta dell’impianto di una centrale produttiva che porta già di suo dei guadagni, quindi un cavatore che sceglie questa cosa guadagna tre volte, e noi sostanzialmente gli diciamo di guadagnare una quarta volta, perché gli diamo la possibilità di andare in deroga, scavare un po’ di più rispetto ai piani previsti, ecc.. Quindi facciamo un regalo enorme a chi vorrà utilizzare la norma che oggi abbiamo introdotto.
Mi trova assolutamente in dissenso anche l’ordine del giorno con cui accompagniamo questa legge, quindi voterò contro anche su questo.
L’altra questione, da cui tutto questo è partito e che non mi trova d’accordo, è il fatto che andiamo a costruire un impianto, una legge su un caso specifico perché introduciamo un principio pericolosissimo; noi stabiliamo delle norme generali che dicono “puoi fare questo fino ad un certo limite”, da oggi chi ha un’attività produttiva e arriva a questo limite, lo stesso limite gli dice “hai finito” poi gli dice “fai altro - anche perché l’economia ha bisogno di riconvertirsi - non c’è problema, vieni da noi, ti risolviamo il problema, cambiano la legge”.
A questo punto sanciamo che non ha più senso fare pianificazioni, scrivere leggi, porre dei limiti e dei vincoli, perché tanto basterà porre il problema dell’occupazione, dell’economica del territorio ecc., che poi questi vincoli noi li andremo a rivedere! Quindi sanciamo un principio pericolosissimo.
Questo è il motivo per cui voterò contro, mi duole votare contro la mia maggioranza e in difformità al mio gruppo, ma credo sia un atto di responsabilità perché, ripeto quanto già detto all’inizio nel mio intervento all’inizio, penso che questa legge domani, dopodomani o dopodomani l’altro, verrà impugnata e avrà dei problemi proprio per il modo in cui ha scelto di agire rispetto ad un problema.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. Voglio intervenire per dichiarazione di voto, ma ritengo comunque indispensabile la modifica a causa dell’errore che è stato perpetrato ai danni di questa legge, cioè quello dell’approvazione dell’emendamento n. 1. In termini reali contesto quanto affermato dall’Assessore Amagliani; questa norma, che introduce ulteriormente il divieto di attività estrattiva in fasce di tipo Sic, Zps e Rete Natura - addirittura quando non siano state approvate le misure di conservazione, e questo non lo abbiamo in molte situazioni – obbligherebbe oggi di sospendere una attività, magari anche se è stata autorizzata, ma non ha ancora aperto.
Quindi riteniamo che questo vada assolutamente modificato. Se ci sarà un impegno in questo senso voteremo la legge restando in Aula fino alla sua votazione. Ribadisco che questa legge deve essere approvata perché l’opposizione ha lavorato in Commissione ed è presente tra questi banchi per garantire il numero legale.
Se non ci sarà un impegno da gentiluomini sul fatto che venga portata la modifica, noi usciremo prima della votazione.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Questo piccolo siparietto è un motivo in più alle considerazioni che farò su questo voto.
Il gruppo di Rifondazione Comunista vota a favore di questa legge con grande sofferenza. E’ un atto veramente sofferto, ma il nostro voto favorevole – Consigliere Bugaro lei è l’esempio di che cosa è la democrazia!…
PRESIDENTE. Scusate, non interrompete! Il mercato, la fiera, non serve a nessuno! Consigliere Bugaro se vuole parlare deve chiedere la parola. La prego di continuare Consigliere Brandoni.
Giuliano BRANDONI. Dicevo che il voto di Rifondazione Comunista è sofferto, un voto che però può rivendicare nel merito, in questo dibattito e nel risultato di questa legge, di aver corretto tanti e tali errori che si erano via via accumulati per una idea della politica che è l’accoglimento di questo o quel particolare.
La legge era già di per sé un provvedimento specifico. All’interno di questo si è via via modificata, costruendo un articolato così complicato e così foriero di piccole clientele.
(…) Consigliere Silvetti sto dicendo la mia opinione, mi assumo la responsabilità di quello che dico e mi assumo la responsabilità di ricordarti di leggere i verbali della Commissione a cui partecipi, dove troverai argomenti di questo tipo!
Siamo riusciti, per quello che ci riguarda, a migliorare questo articolato su ciò che era possibile, e a me pare un risultato.
Rifondazione Comunista, contrariamente ad altre situazioni, ha un’idea della maggioranza e della partecipazione alla maggioranza molto onesta, quindi per questo abbiamo rispettato e vogliamo rispettare il vincolo di maggioranza.
Ora vorrei anche, lo dico sommessamente, venisse ricordato che questo non è un atteggiamento rinnovabile sempre. Questa maggioranza deve ritrovare in altri modi, in altre forme e in altri atteggiamenti una collegialità che su questa legge non c’è stata, un percorso di riflessione generale che su questa legge è mancato. Senza questo sarà molto difficile continuare questo percorso. C’è sempre un momento in cui la riflessione va fatta e la ricostruzione della collegialità è necessaria, se poi la legislatura vuol continuare in questa forma io la vedo asmatica, faticosa e difficile.
Il nostro voto è un invito e un appello alla maggioranza a riflettere su questi passaggi.
Anche sulla vicenda della correzione penso che intanto dovremmo fare ossequio alla nostra intelligenza. I Consiglieri hanno votato un emendamento e credo lo abbiano fatto consapevolmente.
Penso che non ci sono ordini del giorno che tengano se questa legge deve essere di nuovo modificata, si deve riaprire un confronto che la politica a tutto campo richiede, sia nelle forme che nei percorsi, non ci devono essere accelerazioni particolari. Se qualcuno ritiene che questa legge, così come sarà votata da questo Consiglio, ha bisogno di essere modificata, dovrà essere ripercorsa nelle forme con cui abbiamo realizzato questo risultato.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.
Leonardo LIPPI. Vorrei riportare sul corretto binario la discussione, perché gli ultimi interventi, anche con i battibecchi, non sono edificanti per quest’Aula, quindi vorrei riportare il giusto equilibrio.
Innanzitutto tendo a richiamarvi che sulla onestà e sulla correttezza dei Consiglieri di maggioranza e di opposizione non metto alcuna ombra di dubbio. Questo tengo ad evidenziarlo.
Ringrazio anche la struttura che ci ha aiutato e seguito in questo difficilissimo percorso, perché la schizofrenia della politica a volte non coincide con l’analisi tecnica del processo normativo, quindi li ringrazio per averci sopportato nelle nostre esigenze.
Per quello che diceva il Consigliere Brandoni in riferimento alle “piccole clientele”, ammetto tranquillamente di essere clientelare nei confronti di tutti i cittadini che rappresento. Se questa è una colpa me l’assumo e mi possono anche condannare penalmente perché rappresento le esigenze dei cittadini!
Con questo atto e con il percorso costruttivo, che è stato portato avanti con la massima democrazia, abbiamo tutelato i diritti dei nostri cittadini ad avere servizi economici, competitivi, e che non veda la regione Marche a totale sudditanza delle regioni limitrofe per la fornitura di materiale inerte, di difficile reperibilità con le leggi in essere.
Quindi richiamo l’attenzione, e faccio appello al Consigliere Comi che si è preso un impegno da gentiluomo, sul fatto di portare al prossimo Consiglio la modifica. Questo lo ribadisco con forza.
Dichiaro il voto favorevole del gruppo UDC su questo atto.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Vorrei riassumere le motivazioni del voto contrario a questa legge.
E’ una legge che prende riferimento da una indicazione generica della possibilità di cave in sotterraneo e in qualche modo le va a rendere possibili in un’area sensibile. Non sono contrario in toto al discorso delle cave in sotterraneo, ma per quel tipo di materiale, per quell’area particolarmente sensibile rispetto al rifornimento idrico dell’intera provincia - perché lì c’è l’acquatico di Gorgovivo e un parco -,. ritengo che sia una sperimentazione azzardatissima. Questo si poteva evitare magari partendo da una verifica dello stato attuale dei prelievi delle cave, delle necessità, ecc., quindi senza andare a forzare su una tecnologia innovativa e costosa che forse non verrà mai applicata. Ribadisco, soprattutto, che si potrebbe mettere a rischio l’acquifero di Gorgovivo, tanto è vero che gli emendamenti sono volti a togliere la tutela sulle acque.
Per questo esprimo il mio voto contrario.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.
Giancarlo D’ANNA. Lo spettacolo che si è tenuto oggi qui in Aula non mi è assolutamente piaciuto. Anche se buona parte del dibattito l’ho seguito da fuori, avrei preferito vedere più Consiglieri della maggioranza in quest’Aula e forse meno esponenti dell’opposizione. Così non è stato e mi dispiace.
Personalmente non condivido le scelte che sono state fatte, pur apprezzando il lavoro fatto in Commissione, sicuramente notevole e che ha portato a delle modifiche importanti.
Però nella sostanza il principio che consente per la prima volta una operazione di questo genere, cioè andare a scavare le montagne per poi lasciarle vuote, è un principio storico che non riguarda solo l’Italia, ma il mondo intero. Credo che una cosa di questo genere non sia mai accaduta, per lo meno nel mondo occidentale.
Ci potrebbero essere centomila motivazioni, ma io non le condivido, perché da qualche anno, anche quando ero amministratore di minoranza nel Consiglio comunale di Fano, ho sempre visto i provvedimenti in futuro, con tutte le varie modifiche che poi accadono. Qui si parte con un discorso che a mio avviso potrebbe essere pericoloso.
Ribadisco quello che ho detto prima, una volta che si è permessa una autorizzazione, anche se adesso sono state ridotte le tipologie, le tabelle, si fa sempre in tempo ad allargarle, si fanno sempre in tempo a riempire i vuoti quando si creano, soprattutto si fa sempre in tempo ad allargare a dismisura un fenomeno che a mio avviso è preoccupante.
Non credo che sia una bella legge, la maggioranza avrebbe dovuto dimostrare, con la presenza, e non lo ha fatto, che credeva in questa legge. Questo, a mio avviso, è grave.
Come è grave – Presidente, mi permetto di ricordarlo – che in contemporanea alla seduta del Consiglio regionale ci sono altre manifestazioni che hanno portato via da questa Aula buona parte degli esponenti dello stesso Consiglio. Non credo sia un bel segnale.
A nome personale voto no a questa legge, per i motivi che ho esposto prima e che ho ribadito adesso.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge n. 144. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Proposta di legge regionale n. 175
della Giunta regionale
“Disciplina delle deroghe previste dalla direttive 79/409/CEE del 2 aprile 1979 e dell'art. 19-bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157 ‘Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio’ ”
Discussione e votazione
PRESIDENTE. Così come concordato in sede di Conferenza dei Presidenti dei gruppi, passiamo alla discussione e approvazione della proposta di legge n. 175. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.
Fabio BADIALI. Con questo atto andiamo ad approvare le disposizione per il prelievo venatorio in deroga, nel rispetto dell’articolo 9 della direttiva n. 79 del e aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici e delle disposizioni contenute nell’articolo 19 bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157.
La Commissione europea ha avviato un procedimento di inflazione nel 2006 nei confronti dello Stato per l’applicazione non conforme della direttiva n. 79 relativa alla conservazione degli uccelli selvatici.
L’articolo 30 della legge n. 7 del 1995 che disciplina il calendario venatorio, accumula specie tutelate dalla normativa comunitaria con quelle regolarmente cacciabili. Pertanto è necessario che la Regione disciplini la materia ed in particolare detti disposizioni per il prelievo in deroga, nel rispetto di quanto stabilito nella direttiva n. 79 all’articolo 19.
L’intervento legislativo in questione è abbastanza complesso in quanto deve tenere conto delle interazioni e del riparto di competenze tra ordinamento statale e ordinamento regionale, del fatto che la materia caccia è inserita in un più ampio contesto della materia della tutela dell’ambiente, della giurisprudenza della Corte Costituzionale, anche dopo la riforma del Titolo V, e della Corte di Giustizia della Comunità europea.
In particolare i principi della giurisprudenza della Corte di giustizia definiscono un sistema di tutela rigorosa dell’ambiente e, per quanto riguarda le deroghe, all’articolo 9 della direttiva n. 79, precisano che queste devono essere circoscritte ad ipotesi ben definite.
Pertanto il legislatore statale e regionale devono stabilire in maniera certa e puntuale i casi in cui il prelievo venatorio può essere effettuato in deroga.
L’articolo 2 di questa proposta di legge, come formulato dalla Giunta regionale, ai commi 1, 2 e 3, riproduce nella sostanza i contenuti della direttiva comunitaria. Al comma 4 è previsto che i provvedimenti in deroga siano adeguatamente e specificamente motivati.
La riformulazione proposta dalla Commissione introduce nell’ordinamento regionale alcuni principi frutto dell’interpretazione della direttiva da parte della Corte di giustizia. E’ finalizzata ad evitare che una formulazione troppo generica esponga la legge, quindi la Regione, al rischio di impugnativa da parte del Governo e dell’apertura di una procedura di inflazione da parte della Commissione europea, come è avvenuto precedentemente per altre Regioni, per ultima la Liguria.
All’articolo 3, comma 1, la Commissione ha previsto un emendamento che dice: “I capi prelevati in deroga sono certificati su apposito tesserino” e viene aggiunto “subito dopo l’abbattimento”. Questo per evidenziare la serietà e la correttezza di questa questione.
Sempre all’articolo 3, comma 2, dove era previsto che entro il 31 gennaio di ogni anno il tesserino di cui al comma 1 deve essere riconsegnato, abbiamo inserito “entro dieci giorni dalla chiusura della caccia”, in modo che i cacciatori riportino sia il tesserino per il calendario venatorio normale che quello per le specie in deroga.
All’articolo 5 vengono abrogati i commi 7, 8 e 9 dell’articolo 30 della legge n. 7 del 1995.
Per concludere, con questa proposta di legge diamo una risposta legislativa e scientifica, sia al mondo agricolo che al mondo venatorio e ambientalista, mettendo delle questioni certe che poi possono essere rispettate.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Cesaroni
Enrico CESARONI. Prima di discutere di questa proposta di legge vorrei portare a conoscenza del Consiglio quello che è successo ieri in Commissione.
Abbiamo discusso questa proposta di legge di modifica della l.r. n. 7/95 quando c’erano già anche altre quattro proposte di legge della stessa modifica.
Un blitz del Presidente della Commissione con la maggioranza che non ha permesso di discutere le altre quattro proposte che sono da anni ferme in Commissione, già assegnate e con la nomina dei relatori. Questa maggioranza ha stravolto i modi di lavorare di questo Consiglio. Tra l’altro la proposta di legge presentata dal Consigliere Giannotti ed altri ricalcava quella presentata dalla Giunta.
Questa è una scorrettezza che voglio mettere a verbale, perché sono modi che non è possibile giustificare; se oggi in questo Consiglio abbiamo tenuto un comportamento per non ritornare indietro, per non cambiare la logica del sistema, ieri invece questo è successo.
In tredici anni che sono in Consiglio e in Commissione questa situazione non era mai successa, questo lo voglio ribadire.
La proposta di legge n. 175 è stata predisposta dalla Giunta per cercare di non far succedere, come è avvenuto negli anni precedenti, che ci sia un ricorso da parte delle associazioni del calendario venatorio per bloccare la stessa attività venatoria.
Quello che è successo l’anno scorso, con questa legge lo si cerca di eliminare, cioè quello di non dare la possibilità di bloccare il calendario venatorio.
Personalmente condivido più la proposta della Giunta, che quella approvata dalla Commissione, perché era molto più corretta.
Sono già stati comunque presentati alcuni emendamenti, voglio però dire che non serviva mettere tutte quelle precisazioni a quei riferimenti ai sistemi europei, perché abbiamo messo ancora più paletti per bloccare l’attività venatoria.
Altra cosa è sul fatto che la Commissione ha fatto – secondo il Consigliere Badiali - un emendamento importante, quello che fa segnare sul cartellino venatorio ogni abbattimento di specie in deroga, cioè prima di andare a raccogliere uno storno bisogna segnarlo. Ho già detto in Commissione che non è da stanziale. Penso che qualcuno della Commissione voglia fare il primo della classe, quando invece di caccia non ne sa niente o non ci è andato mai! Se ogni volta che qualcuno spara deve poi segnare sul cartellino, bisogna veramente andare a caccia con il segretario o con l’assistente! Questo è quello che si è riusciti a fare ieri in Commissione.
Non si può però andare contro a questa proposta di legge perché sarebbe come andare contro i cacciatori, comunque il Consigliere D’Anna ed io in Commissione ci siamo astenuti proprio per queste cose gravi che sono successe.
Chiedo innanzitutto di discutere qui in Consiglio due o tre emendanti dove si evidenzia fortemente che la modifica che ha fatto la Commissione, su proposta del Presidente, è sbagliata, perché era molto meglio, ripeto, la proposta della Giunta.
Oggi chiediamo che quello che è stato emendato dal Presidente della Commissione, venga riportato, con gli ulteriori emendamenti presentati, alla proposta della Giunta perché più realistica e più giusta.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Premetto che non sono un cacciatore né ritengo che il prelievo di animali selvatici possa essere considerato uno sport, io ne pratico altri.
Qui c’è un adeguamento, e lo vedo positivamente, alla direttiva n. 79, che chiede di separare la caccia dalla caccia in deroga. Va a precisare che le deroghe sono di carattere eccezionale – tra l’altro ho fatto un emendamento perché nel secondo deliberato è saltata la parola “eccezionale” – e soprattutto va a precisare quello che è l’aspetto principale della caccia in deroga, cioè i danni alle colture agricole, come spesso avviene.
In questo caso la normativa europea dice che vanno precisati i danni alle colture agricole, quelle danneggiate da ogni singola specie, l’importo dei danni accertati nell’anno precedente, la localizzazione dei danni, i periodi di concentrazione, nonché i sistemi preventivi e l’esito di questi sistemi preventivi di dissuasione e di controllo, cioè se tutte le condizioni alternative a quella della caccia possano raggiungere lo stesso obiettivo.
L’altra questione che avevo posto è quella sul controllo; siccome i provvedimenti di deroga vengono fatti sentito l’Istituto nazionale per la fauna selvatica, un importante istituto nazionale che qui viene parificato ad analoghi istituti regionali ove riconosciuti, chiedevo di mantenere la consulenza dell’Infs e di affiancare a questo gli eventuali istituti. Quindi inserire al posto di “l’istituto nazionale ‘o’ gli analoghi istituti”, “l’istituto nazionale ‘e’ gli analoghi istituti”. Anche se gli uffici mi hanno fatto vedere che questa è la dicitura della legge nazionale sulla caccia in adeguamento alla direttiva europea.
Questa mia preoccupazione deriva dal fatto che un istituto regionale di questo livello attualmente ancora non c’è anche se c’è intenzione di crearlo.
L’altro aspetto è quello all’articolo 2, punto f). Si dice che le deroghe devono indicare i controlli e le forme di vigilanza affidate ai soggetti di cui all’articolo 30 della legge regionale. I controlli e le forme di vigilanza sono anch’essi regolamentati all’interno della legge nazionale sulla caccia, anche qui forse è pleonastico, al limite inserire che le deroghe devono indicare i controlli e le forme di vigilanza affidati ai soggetti previsti per legge, quindi non soltanto in riferimento alla sola legge regionale perché c’è anche la legge nazionale che prevede le modalità dei controlli.
Altra questione è all’articolo 3 sui tesserini che devono essere riconsegnati ai comuni di residenza che li trasmettono al comitato di gestione Atc. Pensavo che un compito di questo genere, cioè la valutazione degli effetti e anche dei numeri della caccia in deroga, possa andare alla Regione o alle Province, perché gli Atc sono enti di gestione, non sono enti di verifica.
Sempre all’articolo 2, comma 3, si dice “La Giunta regionale adotta i provvedimenti di deroga sentite le province e il parere conforme dell’Istituto nazionale fauna selvatica (Infs) o di analoghi istituti a livello regionale – omissis”, perché un istituto scientifico dovrebbe dare un parere importante, quindi si richiede il parere conforme.
In sede di discussione degli emendamenti, sentirò anche il relatore di maggioranza.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.
Vittorio SANTORI. Per dire che effettivamente questo intervento legislativo era doveroso, pone la Regione e i cacciatori della regione Marche nelle condizione di avere almeno la certezza che il calendario venatorio non verrà impugnato o comunque, se dovesse essere impugnato, sicuramente resisterà agli attacchi giudiziari di certe parti politiche.
Vogliamo far rilevare, con un emendamento che è stato presentato proprio adesso, che l’articolo 3 è stato modificato in sede di Commissione in maniera peggiore. Non si può pensare che un cacciatore sia obbligato a segnare l’abbattimento di un passero o di uno storno ogni volta che questo avviene. Praticamente, come è avvenuto fino a ieri per le specie in deroga, il cacciatore è obbligato a segnare a fine giornata il numero dei capi abbattuti e di annotarlo nell’apposito tesserino.
Anche sotto questo profilo non è stata valutata la possibilità da parte della Regione di porre un tesserino adeguato al numero dei capi che di volta in volta vengono autorizzati all’abbattimento. Se venissero autorizzati in sede di calendario venatorio venti o trenta capi al giorno di storni o di passeri, il tesserino regionale dovrebbe essere un mazzo voluminoso di cinquecento pagine.
Credo che il Consiglio possa modificare questa parte dell’articolo 3, primo comma, togliendo “subito dopo l’abbattimento”. Perché veramente, sotto questo aspetto, diamo spettacolo, non ci rendiamo conto della differenza che passa tra uno storno e un passero o una lepre e un fagiano.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2.
Emendamento n. 1 del Consigliere Binci. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Emendamento n. 2 del Consigliere Binci. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 3 del Consigliere Binci. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Se utilizziamo un parere di un organismo scientifico deve avere il valore di un parere, quindi poi deve essere anche osservato.
Fabio BADIALI. No, in quanto è previsto dalla legge n. 157 all’articolo 19 bis, comma 3, che dice “sentito l’Infs o enti regionali riconosciuti”.
PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 4. Ritirato.
Emendamento n. 5 del Consigliere Binci.
Fabio BADIALI. No, perché è come quello di prima, che è sempre previsto dalla legge n. 157.
PRESIDENTE. Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 6 del Consigliere Binci.
Fabio BADIALI. No, perché le associazioni agricole maggiormente rappresentative sono all’interno degli Atc, quindi sono già rappresentate.
Massimo BINCI. Ho fatto questo emendamento perché di fatto la caccia in deroga è per la maggior parte utilizzata per i danni alle colture, quindi era importante che fossero coinvolte.
PRESIDENTE. Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Emendamento n. 7. Decaduto.
Emendamento n. 8 dei Consiglieri Capponi, Bugaro, Lippi, Cesaroni, Santori Tiberi, Silvetti, D’Anna. Ha la parola il Consigliere Capponi.
Franco CAPPONI. In pratica con questo articolo si inverte l’onere della prova, cioè l’agricoltore che subisce i danni dovrebbe addirittura mettere in pratica delle azioni positive di dissuasione al danneggiamento. Ci sembra troppo, dato che non riceve più neanche i contributi per i danni causati dalla selvaggina per il taglio che avete fatto al fondo regionale. Quindi credo non possa essere messo in capo all’agricoltore anche questo onere.
Massimo BINCI. Questo emendamento va in contrasto con la direttiva che parla sempre del riferimento ai mezzi dissuasivi alternativi e di controllo. (…) Lì non è specificato chi lo deve fare, però non si può togliere un riferimento alla messa in atto. Dice “nonché l’esito della messa in opera”, quindi è l’esito, significa andare a verificare, non c’è l’obbligo, ma l’esito delle alternative. Se l’esito alle alternative è positivo la deroga non può essere fatta.
Fabio BADIALI. La Commissione è favorevole
PRESIDENTE. Emendamento n. 8. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 2, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3.
Emendamento n. 9. Ritirato.
Emendamento n. 10 del Consigliere Binci che ha la parola.
Massimo BINCI. La legge prevede che il tesserino venga trasmesso agli Atc. Il tesserino va trasmesso a chi fa la verifica annuale e mette in piedi le statistiche per gli anni successivi. Io ho indicato le Province come enti territoriali competenti o la Regione stessa.
PRESIDENTE. Emendamento n. 10. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio non approva)
Franco CAPPONI. Chiedo di poter discutere un emendamento che abbiamo presentato, che va a modificare il primo comma dell’articolo 3 sulla disposizione …
PRESIDENTE. Scusi Consigliere, noi non ce l’abbiamo, comunque sarebbe un nuovo emendamento, quindi non è ricevibile.
Franco CAPPONI. Chiedevamo che venisse accolto, anche perché abbiamo iscritto all’ordine del giorno questa proposta soltanto oggi accettando una vostra richiesta.
PRESIDENTE. Gli emendamenti erano accoglibili entro una determinata scadenza.
Franco CAPPONI, Presidente, chiediamo una sospensione e lo facciamo votare dalla Commissione.
PRESIDENTE. Allora sospendiamo il Consiglio per cinque minuti.
La seduta è sospesa alle ore 16,00
La seduta riprende alle ore 16,05
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. La Commissione ora proporrà un emendamento. Ha la parola il Consigliere Cesaroni.
Enrico CESARONI. All’articolo 3, comma 1, la Commissione propone questo emendamento “dopo le parole ‘I capi prelevati in deroga sono’ sostituire le parole ‘ certificati, subito dopo l’abbattimento’ con le seguenti ‘annotati’ ”.
PRESIDENTE. Colleghi Consiglieri, vi richiamo ad un minimo di attenzione anche nella forma. Stavamo parlando pochi minuti fa con il Consigliere Bugaro sull’autorevolezza del Consiglio. Abbiamo detto che questo non può essere, né un emendamento dei Consiglieri né un sub emendamento, ma un emendamento della Commissione.
Ora presentare un emendamento scritto a penna con le firme dei Consiglieri, significa prendere in giro l’organismo nel quale sediamo, perciò, per cortesia, mettetelo nelle forme dovute, dopo sarà ricevibile.
Ha la parola il Consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Nel frattempo che si scrive il nuovo emendamento, volevo dire che su questo la Commissione aveva raggiunto una sintesi, come pure questa mattina qualcuno si era sbagliato su questo, non so come mai ci sia questa disattenzione.
Secondo me, comunque, non è un fatto burocratico, è un fatto di serietà.
Questa discussione, questa solerzia di taluni che vivono la funzione di Consigliere – senza offendere nessuno – come esclusiva rappresentanza e si interessa della sintesi del governo, è una prerogativa che non aiuta nessuno. In realtà anche questa solerzia fa un danno ai cacciatori, a quelli seri, che sono la stragrande maggioranza.
Quindi bisogna ripristinare il testo della Commissione, altrimenti voteremo contro.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Alcuni esìmi colleghi cacciatori hanno detto che questo provvedimento fa ridere.
Il principio della caccia in deroga prevede proprio la quantità dei capi che possono essere abbattuti, prevede la verifica della consistenza numerica di una data specie, prevede il prelievo giornaliero, le zone e le quantità correlate alle zone.
L’emendamento che avevo fatto non era stato sollecitato dai cacciatori, perché certamente per loro può essere un problema fermarsi dopo gli abbattimenti e scrivere quanti capi hanno abbattuto, ma permette di facilitare i controlli, di facilitare le statistiche e di facilitare quel lavoro che deve essere fatto, senza il quale la caccia in deroga non può esserci.
Non credo che i cacciatori vadano in giro con le mitragliatrici per cui ogni secondo abbattono capi, anche perché non è questa la caccia, ma la caccia in deroga in particolari situazioni. Quindi non vedo come il segnare sui tesserini dopo l’abbattimento di capi sia un problema.
Ieri l’ho posto come sfida ai cacciatori, ho detto “se dite di essere veramente così corretti, allora prendetevi questo onere” e l’hanno accettato.
Oggi ci hanno ripensato perché in effetti è un onere che poi fa sì che i controlli siano un problema, c’è il fatto che magari si finisce subito la quantità dei capi da abbattere.
Quindi vedo – sarò malfidato - il tentativo di questo emendamento più nella logica di aggirare la struttura di questa legge, che nella logica di migliorarla.
Questo ritengo sia inaccettabile.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.
Vittorio SANTORI. Per ricordare al Consigliere Binci e al Consiglio che la caccia in deroga si esercita nel nostro Paese dal 1992 e non da oggi. Quindi tutte quelle accortezze affinché, giustamente, i prelievi in deroga vengano controllati, li abbiamo dal 1992.
Adesso mi sembra veramente sciocco ricordare che il cacciatore che sta in atteggiamento di caccia e viene visitato dal vigile accertatore o dalla guardia volontaria o dalla guardia venatoria provinciale, può essere addirittura sottoposto a perquisizione sia lui personalmente, che la propria autovettura, tutti i mezzi di caccia e tutte le borse che ha addosso o che ha nelle immediate vicinanze.
Andare a dire che segnare di volta in volta l’abbattimento del passero o dello storno sia qualcosa che evita o favorisce l’evasione nell’abbattimento del numero dei capi, penso sia proprio assurdo.
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.
Mirco RICCI. Intanto credo che abbiamo fatto bene a portare questo provvedimento d’urgenza, era utile.
Mettiamo a riparo da problemi che potrebbero insorgere anche quest’anno, non solo le categorie interessate da questa legge, ma anche gli uffici che l’anno scorso hanno dovuto inseguire pressioni di ogni tipo, e la Giunta che con una delibera ha ribaltato una sentenza del Tar.
Tra l’altro credo che la Regione si appropri di una competenza rispetto all’autonomia che ha in materia venatoria. Facciamo bene a fare questo, l’abbiamo iscritto d’urgenza, ci siamo resi conto che siamo un po’ in ritardo, quindi questa è una cosa buona.
C’è un altro aspetto rispetto alla caccia in deroga, Consigliere Binci, credo che noi abbiamo bisogno di dire ai nostri amici che hanno questa passione, che devono essere loro direttamente partecipi alla costruzione di elaborati che contengano dati veri della consistenza della fauna selvatica.
Dobbiamo fare un’azione anche di sollecitazione e sensibilizzazione, quindi devono segnare. Però per fare questo bisogna anche agevolarli a farlo.
Ho l’impressione che più mettiamo le cose complicate e meno li agevoliamo. Quindi manteniamo le cose come erano, sollecitiamoli attraverso le associazioni, attraverso le iniziative che volete, ma piuttosto che complicare loro la vita, agevoliamo il fatto che noi abbiamo bisogno di dati, dobbiamo averli, per potere esercitare alcune attività in deroga, sulla conoscenza scientifica delle consistenze faunistiche di questa regione.
Più si complica e più si disincentiva a fare quella operazione, se invece si sollecita a farlo alla fine si risolverà il problema.
Quindi non andiamo ad appesantire una cosa sulla quale c’è una sfida aperta. Per poter fare quel tipo di attività in deroga abbiamo bisogno di dati scientifici e su questo dobbiamo fare uno sforzo per cercare di aiutarli a farlo. Se gli vai a creare il problema della somma, uno più uno più uno, il rischio è che li infastidisci e il dato che vuoi ottenere non lo raccogli, anzi, hai l’effetto contrario.
Quello che serve oggi è votare la legge, mi preoccupa meno poi se andiamo in una o in un’altra direzione, perché in fin dei conti parliamo di cose abbastanza banali.
PRESIDENTE. Do ora lettura dell’emendamento proposto dalla Commissione. All’articolo 3, comma 1 “Dopo le parole ‘i capi prelevati in deroga sono’ sostituire le parole ‘certificati subito dopo l’abbattimento’ con le seguenti ‘annotate su apposito tesserino’ ”. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 3, così come emendato. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Articolo 5. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Binci.
Massimo BINCI. Ritengo che il recepimento della disciplina delle deroghe della Direttiva europea sia essenziale ed importante.
Non ho condiviso alcuni aspetti della trattativa e della discussione in Aula in quanto ritenevo importante sia il mantenimento del parere all’Istituto nazionale della fauna selvatica che la questione della certificazione dei capi abbattuti.
Pur apprezzando il lavoro di adeguamento svolto, il mio voto sarà contrario per queste modalità di costruzione del provvedimento.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Proposta di legge n. 175. La pongo in votazione.
(Il Consiglio approva)
La seduta è tolta.
La seduta termina alle ore 16,15