Resoconto seduta n.77 del 11/09/2007
SEDUTA N. 77 DELL’11 SETTEMBRE 2007



La seduta inizia alle ore 11,00

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni

PRESIDENTE. Do per letto i processi verbali delle sedute n. 74 e n. 75 del 30 e 31 luglio 2007, ed il processo verbale della seduta n. 76 del 1 agosto 2007, i quali, ove non vi siano obiezioni, si intendono approvati ai sensi dell'articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate, in data 8 agosto 2007 le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 62, ad iniziativa della Giunta regionale: "Piano regionale per le politiche attive del lavoro - triennio 2007 - 2009, art. 3, l.r. 25 gennaio 2005, n. 2", assegnata alla III Commissione in sede referente;
- n. 63, ad iniziativa della Giunta regionale: "Criteri di ripartizione dei progetti speciali di competenza regionale - Fondo sanitario regionale dell'anno 2007 - spesa di parte corrente", assegnata alla V Commissione in sede referente e alla Il Commissione per il parere obbligatorio.
E' stata presentata la seguente mozione:
- n. 200 dei Consiglieri Brandoni, Altomeni, Binci e Procaccini "Metanodotto Brindisi - Minerbio".
In data 2 agosto 2007 il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la seguente legge:
- n. 10 "Riconoscimento dell'Associazione dei consiglieri della Regione Marche cessati dal mandato".
La Giunta regionale ha trasmesso, in data 15 giugno 2007, le seguenti deliberazioni:
- n. 881 del 01/08/2007: "Art. 26, comma 1, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 7.000,00";
- n. 882 del 01/08/2007: "Art. 29, comma 1 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 26, comma 1 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 207 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato, vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 685.000,00";
- n. 883 del 01/08/2007: "Art. 26 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dal Ministero della Pubblica Istruzione e relativi impieghi per la fornitura gratuita o semigratuita dei libri di testo";
- n. 884 del 01/08/2007: "Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2201, n. 31 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. €. 176.000,00";
- n. 885 del 01/08/2007: "Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni. €. 125.000,00";
- n. 886 del 01/08/2007: "Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007., €. 13.570,00";
- n. 887 del 01/08/2007: "Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. €. 37.686,37";
- n. 888 del 01/08/2007: "Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. €. 34.108,28";
- n. 889 del 01/08/2007: "Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2, Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. €. 399,42";
- n. 890 del 01/08/2007: "Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 - Variazione compensativa di €. 9.840,00";
- n. 891 del 01/08/2007: "Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 1.593,75",
- n. 932 del 01/08/2007: "Art. 29, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007. Importo di €. 33.150,00 - Modifica al Programma Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni".
Comunico, inoltre, che il giorno giovedì 13 settembre alle ore 11.00 si procederà all'insediamento del Consiglio delle Autonomie locali mediante l'elezione del Presidente e dei due Vicepresidenti (ai sensi dell'art. 6 della legge regionale 4/2007) presso la Sala "Pagoda" della sede di Piazza Cavour, Ancona.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Giannini, Romagnoli e l’Assessore Carrabs.


Commemorazione

PRESIDENTE. Chiedo di osservare un minuto di silenzio in commemorazione delle vittime dell’attentato dell’11 settembre 2001.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni sull’ordine dei lavori.

Michele ALTOMENI. Come ho anticipato alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari, chiediamo l’anticipo della discussione dell’ultimo punto all’ordine del giorno che è una modifica della legge sul commercio, in quanto nel dicembre scorso c’era stato l’impegno da parte della Giunta che entro marzo avremmo messo mano a questa questione, invece siamo a settembre e la questione non è stata toccata.
Normalmente tra settembre e ottobre i Comuni fanno i calendari delle aperture per l’anno dopo, quindi, o la questione la discutiamo oggi o ce la trasciniamo per un altro anno.
Quindi chiediamo l’anticipo visto che l’atto è iscritto oggi e non c’è neanche un ordine del giorno particolarmente impegnativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Agostini.

Luciano AGOSTINI. Naturalmente la Giunta è contraria a questa proposta. Nel metodo sarebbe la prima volta che si discute una proposta di legge che non è stata valutata né dalla Giunta né dalla Commissione.
Rispondendo al Consigliere Altomeni non è che la Giunta regionale non ha voluto mantenere gli impegni, giacché il Testo unico sul commercio era già pronto per la discussione nel mese di marzo. Successivamente si sono introdotte alcune iniziative parlamentari tra cui quella del Governo in materia di orari, superfici, ecc., il cosiddetto pacchetto Bersani che è all’approvazione del Senato e che modifica sostanzialmente alcune questioni riguardanti le attività commerciali.
Quindi siamo in attesa dell’approvazione definitiva di questo pacchetto, è un gioco forza dovendolo recepire nella normativa regionale in quanto il commercio è materia esclusiva di competenza della Regione dopo il Titolo V. Non appena approvato recepiremo tecnicamente quelle norme e il Testo unico sarà pronto per la discussione in Commissione e in Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. La nostra richiesta va nella stessa direzione di quella fatta dal Consigliere Altomeni, ma noi non siamo così perentori della richiesta della discussione odierna di alcune proposte di legge che sono giacenti da mesi all’ordine del giorno del Consiglio regionale, bensì chiediamo un’accelerazione da parte della Commissione dell’esame di queste leggi per il parere anche perché riguardano dei temi strategici che penso siano condivisibili da gran parte di questo Consiglio regionale. Parliamo della proposta sulla valorizzazione della famiglia, di quella sul funzionamento delle scuole materne autonome, leggi che rafforzano e individuano per questa regione il principio di sussidiarietà e tante altre ancora che vanno in questa direzione.
Mi sembra che ci sia l’humus positivo per poter cominciare a discutere di queste leggi che sono fondamentali per la comunità e per le famiglie delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco Ricci. Intervengo per le stesse ragioni che diceva poc’anzi il Vicepresidente, cioè che non è opportuno procedere con l’anticipazione della legge sul commercio perché è molto articolata. Certamente dovrà essere discussa in tempi ragionevoli, ma essendo in attesa delle iniziative del Governo non possiamo farlo oggi.
Prendendo spunto dall’intervento del Consigliere Capponi, occorre forse sollecitare le Commissioni a lavorare un po’ di più per recuperare le proposte presentate e portarle in Consiglio per l’approvazione, dato che siamo a metà legislatura questo sarebbe opportuno.
Credo che oggi nel primo Consiglio dopo la pausa estiva, senza discussione in Commissione e senza una valutazione della Giunta, anticipare la legge sul commercio sia sbagliato concettualmente, credo sia necessario ancora un po’ di tempo in attesa, ripeto, delle indicazioni del Governo.
Per cui questa legge importante ed articolata, che anche io personalmente cercherò di approfondire per dare un contributo, è bene affrontarla nei tempi opportuni, non andare molto in là ma non è possibile farlo oggi pur condividendo le intenzioni di Rifondazione Comunista.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. A me pare che la richiesta del Consigliere Altomeni non solo sia del tutto legittima, ma direi adeguata, perché quella proposta di legge non è qui da una settimana o da un mese, ma è giacente dall’inizio di questa legislatura.
Detto questo, credo che dobbiamo raccogliere l’urgenza e la necessità di un confronto sui temi che questa proposta contiene, temi che hanno valore dal punto di vista economico e sociale, ma hanno anche valore, come vedo dai dibattiti di queste settimane, di carattere morale e spirituale, tanto che l’ultimo ad occuparsi del valore della domenica è stato addirittura il Santo Padre.
Per non prenderci in giro – non uso parole che meriterebbero alcune considerazioni che qui ho ascoltato – c’è una strada semplice, quella che questa proposta di legge venga immediatamente discussa in Commissione, c’è la possibilità e il tempo di confrontarci e di discuterla prima che i calendari che riguardano e disciplinano le attività commerciali facciano perdere su questo versante un altro anno.
Se c’è l’impegno, se c’è il rinvio in Commissione e una data certa di discussione di questa legge che potrà avere il conforto di tutti i Consiglieri, avere il conforto di una riflessione più meditata, per quello che ci riguarda ci riteniamo soddisfatti di un risultato che senza questa forzatura – e forzatura non era ma era un richiamo alle regole – probabilmente nemmeno oggi e forse mai questa proposta di legge avrebbe potuto trovare la strada del confronto, della discussione e della eventuale approvazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Questa proposta di legge è da parecchio tempo che è stata presentata e depositata dal gruppo di Rifondazione Comunista, però avevamo concordato anche con loro e con l’Assessore Agostini che era quasi pronto il Testo unico sul commercio.
Quindi nel momento in cui avremo la possibilità di discutere il Testo unico non credo ci saranno difficoltà ad approvarlo, ora c’è soltanto da aspettare qualche settimana, almeno da quello che mi ha detto l’Assessore.
Pertanto quanto arriverà Testo unico dalla Giunta potremo sicuramente approvarlo e avere tutti i crismi della regolarità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Sembra che questa mattina si faccia un elenco delle priorità delle proposte di legge che sono state presentate e non sono state né discusse né affrontate. Credo che sia un problema generalizzato che riguarda un po’ tutte le proposte di legge che ci sono, ma non solo queste perché esistono anche interrogazioni e mozioni addirittura del 2005. Non è più tollerabile che a distanza di due anni ci sono ancora delle interrogazioni, anche quelle a risposta scritta, che non hanno ottenuto una risposta. Molto spesso i problemi che vengono sollevati nelle interrogazioni o nelle mozioni si risolvono “da soli” o comunque un intervento tardivo poi non serve a niente. Quindi non è solo un discorso di proposte di legge, ma è che bisogna dedicare più tempo a dare le risposte sia scritte che orali alle interrogazioni e poter intervenire attraverso la possibilità che hanno i Consiglieri di esprimersi con un voto sulle diverse mozioni presentate.

PRESIDENTE. Ricordo a tutti Consiglieri che sull’ordine dei lavori prima di ogni seduta del Consiglio regionale è convocata appositamente la Conferenza dei Presidenti dei gruppi. Capisco tutte le esigenze anche quelle degli obiettivi, tanto per essere chiari ed espliciti, però richiamo i Consiglieri ad un comportamento più rigoroso.
Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Condivido l’appello del Presidente a sbrogliare le questioni che riguardano l’ordine del giorno nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi, però poi, Presidente, se ad inizio di seduta si fanno delle valutazioni che mi trovano anche d’accordo ma che sulle quali ci si impone una riflessione immediata, intervengo non per rubare tempo ma per fare una riflessione su quello che ha detto il capogruppo dei Ds Ricci, quando dice che la questione di iscrizione all’ordine del giorno di alcune proposte, riguardanti anche quelle della minoranza, è una questione che riguarda il lavoro delle Commissioni.
Volevo dire al Consigliere Ricci che non è così, siamo arrivati a metà legislatura e non dobbiamo prenderci in giro come diceva il Consigliere Brandoni. Quindi la direzione strategica politica della Regione, mi riferisco al Presidente, al Vicepresidente e a tutta la coalizione di maggioranza, dia indicazioni su quali proposte della minoranza si sentono di convergere. Penso che se lo sappiamo prima eviteremo queste frizioni e daremo più efficienza a tutti i lavori dell’Aula.
Non è una questione di lavoro o di volontà dei lavori in Commissione, Consigliere Ricci, è che politicamente dovete dire, anche su quello che ha detto il Papa, si sono inginocchiati tutti, tutti i sacrestani, ecc, cerchiamo di capire…

PRESIDENTE. Per cortesia Consigliere Massi, stiamo parlando dell’ordine dei lavori.
Ha la parola il Consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Al di là della richiesta fatta dal Consigliere Altomeni non credo sia questo il problema, se il problema venisse rinviato non credo che si opporrà, però ha fatto bene a sollecitare questa discussione perché effettivamente, così come ricordavano i Consiglieri D’Anna e Massi, c’è una serie di proposte di legge ad iniziativa di Consiglieri regionali, peraltro alcune che non prevedono nemmeno impegni di spesa, quindi non hanno costi e che probabilmente troverebbero il consenso anche di tutti i gruppi politici di questo Consiglio, che non approdano in Commissione.
Questo lo ritengo ingiusto nei confronti del lavoro dei Consiglieri regionali e di questa assise, peraltro è una perdita di ricchezza e di disponibilità, perché la stragrande maggioranza di queste proposte di legge, ripeto, non prevedono nemmeno dei costi, ma il non farle approdare neanche alla discussione in Commissione umilia il lavoro dei Consiglieri.
Questo è un problema da affrontare in sede politica, il Presidente ha ragione quando dice che non c’è bisogno di parlarne qui in Aula. Mi riferisco, ad esempio, ad una mia proposta datata ai primi mesi di questa legislatura, che ha anticipato i decreti Bersani, che faceva riferimento all’apertura di sedi farmaceutiche, ma che non è mai approdata in Commissione, non è stata mai portata. Posso capire tutto, posso comprendere le pressioni che ci sono, però lo trovo ingiusto.
Questa, a mio avviso, per i lavori del Consiglio è una emergenza da affrontare perché in questo modo il lavoro dei Consiglieri viene umiliato.
La stragrande maggioranza di queste proposte sono ispirate al buon senso, a risolvere dei problemi che sono presenti in questa comunità marchigiana, quindi devono avere almeno la dignità di essere discusse in Commissione. Dopodiché se non ci sono maggioranze per approvarle verranno respinte, però credo che l’iter debba essere garantito a tutte le proposte di legge e non solo di quelle della Giunta, perché il compito dei Consiglieri regionali e del Consiglio è quello di approvare le leggi, quindi i Consiglieri lo esercitano legittimamente nel proporre proposte di legge al Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Credo serva un chiarimento. Un conto è il rinvio della proposta di legge in Commissione con la garanzia dell’esame e un conto è quello che diceva il Presidente della Commissione cioè di aspettare i tempi.
Ricordo che l’occasione in cui è stato garantito che avremo discusso questa cosa entro marzo era quella in cui si metteva mano al Testo unico sul commercio su una questione specifica quindi senza aspettare il decreto Bersani.
Questa è una questione altrettanto specifica che non ha niente a che fare con il decreto Bersani, quindi bisognerebbe fare come in quella occasione che si è potuto fare una norma specifica. Se i tempi conciliano, per carità, ci mancherebbe, ma se i tempi non conciliano e a ottobre i Comuni fanno i calendari, dovremo intanto andare a discutere questa cosa che con il decreto Bersani non ha niente a che fare, poi quando faremo il Testo unico recepiremo questa cosa che abbiamo variato.
Quindi se rimandiamo questa proposta in Commissione o il Testo unico a tempi brevi e nel giro di due o tre settimane la cosa verrà in Consiglio va bene, altrimenti no.

PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Agostini.

Luciano AGOSTINI. Vorrei che su questo venga fatta un po’ di chiarezza, tra l’altro le polemiche sulla stampa sono abbastanza stucchevoli. Un conto è la legittimità di un Gruppo o di un Consigliere a presentare una proposta di legge ed io entrerò nel merito quando se ne discuterà, ovviamente comprese le modalità con cui questa arriverà alla discussione. Sarebbe la prima volta che nella maggioranza si segue questo particolare procedimento ed è del tutto legittimo.
Un conto è dire che non si è mantenuti fede all’impegno di portare il Testo unico in discussione entro marzo perché questa è un’affermazione che respingo, nel senso che la discussione del Testo unico non è arrivata perché questo atto non parlerà solo di orari, ma parlerà della disciplina complessiva del commercio – a te interessa solo per particolari esigenze di corporazione solo quell’aspetto, ma alla comunità marchigiana interessa la disciplina complessiva del commercio -.
Quindi ritengo che il Testo unico non possa andare in Commissione se c’è in discussione una legge che ha avuto la prima approvazione alla Camera dei Deputati ed è in approvazione al Senato e che modifica sostanzialmente la competenza esclusiva della Regione in materia di commercio. Il provvedimento è passato alla Camera ed è iscritto all’ordine del giorno del Senato per essere discusso ed approvato o non approvato, ma se viene approvato ritengo che il Testo unico del commercio debba parlare in maniera moderna, attuale, recependo tutte le norme che ci sono.
Mi pare che da questo punto di vista aspettare qualche settimana o qualche mese – non so quali saranno i tempi, mi dicono che saranno di qualche settimana perché l’ultimo incontro di concertazione lo abbiamo fatto avantieri mattina su questo aspetto per un particolare settore – non disturbi il processo complessivo per ciò che riguarda il Testo unico. Se poi c’è un aspetto del tutto settoriale e marginale della disciplina complessiva del commercio questo attiene ad un'altra cosa, però che si dica la verità.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 16 di cui al punto 27) dell’ordine del giorno, così come illustrato dal Vicepresidente Agostini.

(Il Consiglio approva)


Interrogazione n. 726
dei Consiglieri Badiali, Ricci
“Applicazioni criteri per l’erogazione di contributi a sostegno della gestione associata intercomunale di funzioni e servizi”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 726 dei Consiglieri Badiali e Ricci. Per la Giunta risponde l’Assessore Minardi.

Luigi MINARDI. I Consiglieri sollevano una domanda relativa a come sono stati gestiti i fondi per incentivare la gestione associata dei servizi, in particolare quale è stato il riparto tra Unione dei comuni e Comunità montane.
Vorrei partire da una considerazione indispensabile per comprendere il lavoro che è stato svolto e la considerazione che evidenzia due variabili che sono assolutamente importanti.
La prima variabile è che c’è stata una riduzione del 30% dell’ammontare complessivo messo a disposizione della gestione associata dei servizi da parte dello Stato.
La seconda variabile è che tra Unione dei comuni e Comunità montane è stato stabilito una sorta di accordo per cui tendenzialmente nel tempo si dovrebbe limare lo squilibrio che in questo momento vede i servizi delle Comunità montane godere di un contributo per abitante pari a 2,43 euro mentre i contributi per abitante dell’Unione dei comuni è di 7,30 euro.
Questa discussione è giunta ad una soluzione che ovviamente ha “partorito” un documento sottoscritto da tutti i soggetti interessati, Anci, Uncem, Unione dei comuni, tale documento ci ha permesso di fare questa ripartizione.
La ripartizione ha utilizzato ovviamente un altro elemento di cui bisogna tenere assolutamente conto, cioè che nel tempo le Unioni dei comuni sono aumentate per cui sono aumentati i soggetti che hanno partecipato alla ripartizione.
L’accordo sottoscritto da tutti ha avuto il suo seguito – dico questo per comprendere un pochino la storia e per comprenderci -, ha prodotto un documento che è andato alla Conferenza delle Autonomie e che poi è andato ovviamente in Commissione, è stata approvata questa delibera alla fine dello scorso anno e successivamente è stato fatto un riparto.
E’ ovvio che l’obiettivo con il quale dobbiamo guardare la vicenda riguarda come continuare ad incentivare la gestione associata dei servizi limitando gli squilibri e contenendo ovviamente il disagio, visto che comunque c’è una riduzione di circa il 30% del monte risorse complessive.
Nella ripartizione si è tenuto conto anche dei parametri e dei criteri che erano stati decisi dall’Assemblea di questi soggetti. I criteri indicavano per la ripartizione il 25% per il costo, il 25% per la popolazione, il 25% per la densità e il 25% per l’invecchiamento e anche sulla questione dei costi era stato introdotto un cambiamento volto a razionalizzare l’utilizzo delle risorse perché precedentemente non era il costo del servizio che veniva conteggiato, ma il numero dei servizi su cui c’era un gioco tra i vari componenti che i più non accettavano per cui bisognava cambiare.
E’ chiaro, quindi, che rispetto al dato storico sono stati introdotti dei cambiamenti volti a razionalizzare l’intervento.
Che cosa è accaduto? E’ accaduto non come si è detto in qualche sede, cioè che ci hanno guadagnato tutte le Comunità montane e ci hanno perso tutte le Unioni dei comuni, che esiste un contrasto tra Unioni dei comuni e Comunità montane, tutto questo appartiene più alla polemica politica che alla realtà. In verità alcune Unioni dei comuni hanno aumentato il loro contributo, alcune Comunità montane lo hanno aumentato, ma altre Comunità montane addirittura hanno perso rispetto al contributo storico di cui godevano.
Il risultato di tutta la questione però, come i Consiglieri sanno, è che alcuni Comuni hanno avuto una riduzione consistente rispetto alla contribuzione dell’anno precedente, in particolare perché precedentemente venivano anche conteggiati dei servizi che non andavano conteggiati, tipo il gas e quant’altro cioè i servizi industriali.
In accordo con le Unioni dei comuni e le Comunità montane nel frattempo si è presa una decisione sulla quale la Giunta ha concordato. La decisione è stata la seguente: per attenuare il disagio in questa riorganizzazione, con una decisione che riguarda l’istituzione una tantum, cioè soltanto per quest’anno, di un fondo perequativo, si intende intervenire per limitare gli squilibri prevalenti. Questo significa che siccome erano 6 i soggetti che avevano una riduzione superiore al 30% questo fondo perequativo viene utilizzato non per spalmare su tutte le Unioni dei comuni e su tutte le Comunità montane, ma è concentrato sui 6 soggetti che avevano una riduzione prevalente. I 6 soggetti sono: la Comunità montana del Montefeltro, la Comunità montana di Camerino, l’Unione dei comuni della Vallesina, l’Unione dei comuni del Pian di Bruscolo, l’Unione dei comuni della Valdaso, l’Unione dei comuni della Val Cesano.
Abbiamo discusso con le Unione dei comuni e con le Comunità montane anche recentemente, la soluzione che abbiamo adottato è gradita. Nel frattempo, se volete, colgo anche l’occasione per dire come ci si sta muovendo per l’anno prossimo, con un po’ di urgenza anche perché le procedure sono complicate, ma che ci permette di avere un punto di vista più diffuso e più approfondito dall’istituzione del Cal, organo nel quale dovrà passare il prossimo provvedimento.
In pratica e in sintesi i principi sui quali ci si muove sono ancora i seguenti: primo, limitare la sperequazione tra il contributo che prendono i cittadini marchigiani in base alla loro residenza o appartenenza istituzionale, il che significa cercare sempre più di ridurre la differenza del contributo individuale, questo perché c’era già da tre anni un accordo tra Unioni dei comuni e Comunità montane che prevedeva una maggiore contribuzione per l’Unione dei comuni perché essendo di nuova istituzione dovevano supportare più spese, ma che gradualmente questa differenza doveva venire riassorbita; seconda questione della sperequazione è evitare che gli stessi cittadini cumulassero il contributo delle Comunità montane e delle Unioni dei comuni, per cui si è preso in considerazione un trattamento per quelle famose Unioni dei comuni chiamate “endocomunitarie” che hanno una sovrapposizione di togliere il contributo per quella quantità percentuale proporzionale alla sovrapposizione. Perché esistono quattro Unioni dei comuni completamente interne alle Comunità montane, ma ne esiste una nella quale esiste un solo Comune che appartiene sia all’Unione dei comuni che alla Comunità montana.
Si è discusso sulla necessità di dividere l’importo da destinare alle Unioni dei comuni al 50% come per le Comunità montane e si stanno valutando i nuovi criteri. Praticamente le Unioni dei comuni propongono il 50% sulla base dei costi, il 20% sulla base della popolazione, il 20% sulla base della densità, il 10% sulla base del numero dei Comuni. Le Comunità montane invece sostengono il 50% sulla base dei costi, il 25% sulla base della popolazione, il 25% sulla base della densità. La sintesi tra le due proposte sembra essere individuata in quella del 50%, del 30% e del 20%.
Ci siamo lasciati dopo aver anche concordato tutti i servizi che devono essere presi in considerazione e quelli che devono essere scartati dal computo. Ci siamo lasciati anche con l’impegno che le due associazioni in questa settimana faranno un nuovo incontro e lunedì ci si vedrà per chiudere eventualmente la questione relativa al prossimo anno, comprendendo anche che siamo di nuovo di fronte ad una riduzione del plafond, perché dal punto di vista del Governo si passa da un contributo di 1 milione e 391 mila euro a 1 milione e 95 mila euro, il che significa che siamo di fronte a una riduzione del 30% circa, mentre il contributo previsto a livello regionale dovrebbe rimanere sempre sugli 860 mila euro. Ovviamente non siamo nella condizione di pensare ad una compensazione con nostre risorse rispetto alla riduzione che il Governo ha messo rispetto al proprio contributo.
Complessivamente mi pare di poter registrare sia nelle Unioni dei comuni che nelle Comunità montane una soddisfazione rispetto alla sintesi raggiunta.

Presidenza del Vice Presidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Ringrazio l’Assessore Minardi per l’illustrazione. Di molte cose ero già a conoscenza, però l’interrogazione che ponevo era quella di conoscere se la Regione aveva tenuto conto pienamente degli impegni assunti in sede di Conferenza unificata con particolare riferimento a quanto disposto all’articolo 3, nel senso di tenere differenziati i fondi per le Unioni dei comuni e per le Comunità montane.
L’altra questione era quella che l’Assessore diceva e cioè che c’è stata una disparità nella ripartizione dei fondi. Con i nuovi criteri approvati dalla Regione le Unioni dei comuni hanno perso molti soldi, è vero non tutte, ma la stragrande maggioranza hanno perso anche il 100% delle risorse.
Altra questione ancora era come si provvede a recuperare questa incongruenza sorta, cioè come intende la Giunta reperire risorse affinché le Unioni dei comuni possano chiudere i loro bilanci come avevano previsto nei bilanci di previsione. Penso che su questo ci sia stata una risposta, nel senso che sono state messe a disposizione delle risorse nell’avanzo di bilancio che andranno alle Unioni più disagiate.
Voglio soltanto ricordare che è giusto che ci sia l’incontro tra le Comunità montane e le Unioni con l’Assessorato per poi alla fine decidere, ma il problema è che arriviamo sempre a tempi lunghi. L’anno scorso abbiamo approvato a dicembre quando il bilancio 2006 si fa a gennaio, quest’anno arriviamo a dicembre un’altra volta senza avere delle certezze per quanto riguarda i bilanci di previsione.
I tagli dello Stato sappiamo che ci sono anche se sarebbe auspicabile che non avvengano, perché se vogliamo incentivare queste Unioni, se vogliamo incentivare l’Associazionismo dobbiamo anche incentivare le risorse economiche. Bene fa la Regione a mantenere l’impegno della stessa cifra per le Unioni e se possibile addirittura aumentarla.
Teniamo conto, Assessore, anche di un’altra cosa, che non ci deve essere disparità, ma è pur vero che mettere in piedi un’Unione di comuni creando una nuova struttura, creando nuovi uffici per gestire questi servizi ha un costo. Le Comunità montane ormai sono 30 anni che esistono, hanno strutture e personale, hanno competenze e capacità per gestire i servizi.
Per questo chiedo che le Unioni abbiano un riconoscimento maggiore come loro auspicano, quindi la ripartizione del 50% alle Unioni e alle Comunità montane è una ripartizione non equa proprio per quello che ho detto poc’anzi, cioè che hanno delle strutture, del personale e delle competenze già formate e preparate. Pertanto se fosse possibile vedere in questo senso le sarei veramente grato.


Interrogazione n. 466
del Consigliere Giannotti
“Situazione Comunità Montane”

Interrogazione n. 520
dei Consiglieri Giannotti, Tiberi
“Ridelimitazione Comunità Montana dell’Alto e Medio Metauro”

Interrogazione n. 522
dei Consiglieri Giannotti, Tiberi
“Ridelimitazione ambiti territoriali Comunità Montana del Catria e Cesano e Comunità del Catria e Nerone”

Interrogazione n. 525
dei Consiglieri Giannotti, Tiberi
“Mancata rappresentatività delle Giunte delle Comunità Montane della Provincia di Pesaro e Urbino”

Interrogazione n. 526
dei Consiglieri Giannotti, Tiberi
“Composizione Giunte Comunità Montane della Provincia di Pesaro e Urbino”

Interrogazione n. 527
dei Consiglieri Giannotti, Tiberi
“Grave situazione di Bilancio delle Comunità Montane della Provincia di Pesaro e Urbino”

Interrogazione n. 533
dei Consiglieri Giannotti, Tiberi
“Composizione illegittima del Consiglio della Comunità Montana dell’Alta Valmarecchia”

(abbinate)
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 466 del Consigliere Giannotti e n. 520, n. 522, n. 525, n. 526, n. 527, n. 533 dei Consiglieri Giannotti, Tiberi, abbinate. Per la Giunta risponde l’Assessore Minardi.

Luigi MINARDI. I Consiglieri hanno presentato diverse interrogazioni sulle Comunità montane. I Consiglieri ovviamente sapranno che siamo di fronte a una materia assolutamente in movimento, tanto è vero che esiste un decreto di legge del Governo che fissa nuovi criteri per la definizione dei Comuni montani che se fosse applicato alla lettera praticamente definirebbe le nostre Comunità montane quasi tutte come non montane, quindi da 13 Comunità montane ne lascerebbe in piedi soltanto una cioè quella di Camerino.
E’ chiaro che siamo di fronte a una questione di assoluto interesse ed è un interesse anche normativo. Perché se partiamo da questo elemento noi non possiamo negare al Governo la potestà di fissare i criteri e i caratteri della montanità, ma ovviamente la Costituzione riserva invece alla Regione la piena potestà di decidere quale è la composizione degli ambiti e quindi la definizione anche delle eventuali Comunità montane, per cui rientriamo nella interrogazione che è stata avanzata sulla necessità di ridefinire i confini.
La questione che voglio impostare da un certo punto di vista rispetto al nostro futuro immediato è che dobbiamo prendere una decisione, mi auguro che venga presa insieme perché quanto dovremo fare è un ridisegno istituzionale che non credo attenga a questioni di maggioranza o minoranza, dobbiamo cercare insieme di costruire l’assetto istituzionale migliore che conviene a questa regione, quindi si tratta di lavorare indipendentemente dalle magliette di cui ognuno, spesse volte, si fa rappresentante.
La questione che dobbiamo prima di tutto chiarire sulla rideterminazione, è che noi, poiché abbiamo la piena potestà, che non è un potere condiviso ma è un potere completamente nostro, procediamo alla riorganizzazione delle Comunità montane indipendentemente dal decreto legislativo che c’è in essere a livello nazionale. Noi siamo liberi di farlo, nessuno ci può contestare, possiamo farlo sulla base della potestà che ci è stata conferita. Ma è una decisione politica che deve essere presa e non è una risposta tecnica da dare ai Consiglieri. Mi auguro che stia dentro un percorso condiviso nelle finalità e nelle soluzioni da tutti e due gli schieramenti, maggioranza e minoranza, perché ridisegniamo l’assetto istituzionale sub regionale.
Seconda questione. Nelle interrogazioni vengono avanzate diverse questioni relative alla legittimità, in particolare sulla composizione delle Comunità montane. In pratica si chiede se sono legittime quelle Comunità montane che hanno un numero ritenuto eccessivo o se sono legittime quelle Comunità montane che non hanno in Giunta gli esecutivi dei Comuni.
Per la verifica che è stata fatta, alla prima domanda si risponde che le Comunità montane si organizzano sulla base dei propri statuti, quindi decidono quale è la composizione della Giunta e non c’è un obbligo, è soltanto una volontà politica che può permettere alle Comunità montane di nominare in Giunta membri di coalizioni diverse, ma non può essere obbligato da una legge proprio per la natura della stessa Comunità montana. Soltanto politicamente i componenti dell’assemblea della Comunità montana possono decidere di fare anche una Giunta “eterogenea” nel rispetto delle maggioranze che stanno nei Comuni, ma questo non può essere obbligato. Quindi il problema della legittimità è risolto.
Terza questione indicata dagli interroganti. Esiste una Comunità montana che contiene al suo interno un co-capoluogo. Come ci si comporta in una situazione di questo tipo? La realtà è una situazione sulla quale dobbiamo fare delle riflessioni ulteriori. La legge dice chiaramente che una città capoluogo non può stare in una Comunità montana, quindi nel momento in cui si sono formate le Comunità montane non esisteva il co-capoluogo e la Comunità montana si è formata con la città di Urbino compresa. Successivamente, quando si è formato il co-capoluogo, la cosa è andata avanti per inerzia; da un punto di vista normativa non è scontato che il co-capoluogo non possa starci, casomai è il legislatore che deve chiarire. Se andiamo in punta di diritto con le norme esistenti non credo che riusciamo a risolvere il problema, semmai è il legislatore che deve intervenire su questo e l’occasione potrebbe essere nel momento in cui ridisegniamo l’assetto delle Comunità montane.
Ultima questione che viene richiesta è il costo eccessivo e la vigilanza che esercitiamo sul costo degli apparati rispetto ai bilanci delle Comunità montane. La risposta anche in questo caso la posso dare senza temere di essere smentito. Sulle Comunità montane non è la Regione che deve vigilare, noi non possiamo esercitare questa azione di vigilanza, è chiaro che è la politica, è quest’Aula che deve decidere se quel disegno deve essere mantenuto o se la razionalizzazione deve essere introdotta.
Se volete vi dico il mio punto di vista personale e non tecnico e cioè che le Comunità montane quando si sono istituite nel 1974 contenevano due principi innovativi, due intuizioni formidabili, la prima era che gli enti locali avevano la capacità di intervenire sullo sviluppo locale e negli anni ’70 non era scontato questo, anzi, si pensava che lo sviluppo economico dipendesse più dalle azioni del Governo piuttosto che dall’attività degli enti locali, quindi questa è una buona intuizione tutt’oggi rafforzata dallo sviluppo successivo. La seconda intuizione fu che i problemi dello sviluppo locale non si risolvevano più a livello di singolo comune, ma a livello di comuni associati, e anche questo è andato avanti.
Quale è il limite dell’impostazione originaria? E’ che si intendeva lo sviluppo delle Comunità montane come uno sviluppo agricolo e non si era ancora percepita l’importanza dell’integrazione di settori per cui lo sviluppo economico non poteva essere fatto per settori. Questo era il punto debole di chi ha pensato le Comunità montante, tanto è vero che nella loro prima lunga fase di vita hanno prodotto solo piani agricoli di zona.
Nel ridisegno credo che dobbiamo prendere in considerazione cosa conservare di questa intuizione felice e cosa rimuovere. Il ridisegno credo che sia assolutamente necessario e credo anche che tra le prime cose che dovremo fare si dovrà verificare politicamente, se vogliamo in sede di capigruppo, i tempi e i modi di procedere per questo ridisegno.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Spero di avere un tempo a disposizione non dico pari al numero di interrogazioni, ma comunque compatibile al fatto la risposta è stata unificata.

PRESIDENTE. Tanto quanto l’Assessore, dieci minuti anziché cinque.

Roberto GIANNOTTI. L’Assessore fa presto, noi abbiamo fatto più fatica! Siccome l’altra volta avevo detto che mi era sembrata una volontà a non rispondere, oggi invece devo dare atto all’Assessore che quanto meno ha risposto in maniera adeguata.

Luigi MINARDI. Io non c’ero, ma la risposta l’ho già depositata il 23 gennaio, ne do copia sia a te che al Consigliere Tiberi.

Roberto GIANNOTTI. Devo dare atto che l’Assessore in questo caso si è sforzato di costruire una risposta. Siccome le interrogazioni, nel loro insieme, rappresentano una proposta politico-amministrativa seria, l’Assessore seriamente ha affrontato la questione dando alcune risposte, su cui si può essere d’accordo o meno, ma che comunque sono passaggi importanti.
Rilevo, questo in termini polemici, nei confronti della Giunta nel suo complesso, che anche in questo caso comunque risponde in ritardo ad una esigenza largamente avvertita nelle Marche, nella provincia di Pesaro in modo particolare, rispetto all’anomalia delle Comunità montane, un livello istituzionale incompreso, mal giudicato, che comunque pone l’esigenza di una revisione complessiva.
Parte in ritardo perché su questo argomento la dialettica politica da tempo ha posto interrogativi. E’ vero che l’Assessore ha assunto le responsabilità da poco tempo – voglio addebitare ritardi a questo –, ma questo non giustifica la Giunta regionale che ci ha impiegato due anni e mezzo per farsi carico di un problema, che invece è stato affrontato dal Governo con il decreto della Ministra che, tra l’altro, secondo me, in maniera impropria nell’articolo 17, nel porre il problema del contenimento delle spese per i compensi degli amministratori locali affronta quello delle Comunità montane, così come lo fa in altri articoli del provvedimento.
Sul decreto del Governo continuo ad avere grandi perplessità, nel senso che questo Governo è abituato ad essere molto largo nelle intenzioni, ma poi non conclude. Ricordo ai colleghi Consiglieri che già nella Finanziaria era stata paventata una ipotesi di riduzione di alcuni costi della politica, quindi la riduzione di alcune forme di rappresentanza istituzionale e di rappresentanza economica, faccio riferimento alle società.
Non vorrei che anche in questo caso alla fine si partorisse un topolino, cioè che la logica politica che sottintende l’azione di questa maggioranza di sinistra-centro che Governa il Paese porti anche a ridurre ai minimi termini lo spessore innovativo riformatore di questo provvedimento.
Intanto prendo atto con soddisfazione che l’Assessore dice che la Regione guarda con interesse, d’altronde un’affermazione di questo genere era stata già espressa dal Presidente della Giunta all’indomani dell’approvazione. Quindi la Giunta regionale non prende le distanze da questo provvedimento, riafferma, come giusto, la diversità dei ruoli, cioè che sta al Governo definire norme cornice e sta poi al Consiglio regionale declinare sul piano legislativo.
Prendo atto anche di una disponibilità che è stata espressa dall’Assessore di fare la riforma insieme. L’Assessore ha fatto un’affermazione importante, ha detto a prescindere dal percorso della legge del Governo.
Io prendo per buona questa sfida per dire che il gruppo di Forza Italia è disponibile ad avviare un tavolo di confronto per arrivare ad una riforma vera delle Comunità montane delle Marche, senza buttare via il bambino con l’acqua sporca, ma cercando di eliminare alcune anomalie che ci sono e che consentono di recuperare un rapporto corretto e positivo con l’opinione pubblica delle Marche che rispetto a questo livello istituzionale ha un giudizio, per quello che io conosco, estremamente negativo.
Quindi non so quale potrebbe essere il tavolo su cui discutere, per esempio potrebbe essere una proposta di legge embrionale che è stata presentata da me e dal collega Tiberi e che è depositata in Commissione, si dia il via libera a questa proposta, poi su questa incominciare a lavorare, ma potrebbe essere anche un'altra iniziativa.
Il segretario provinciale del più grande partito della mia provincia mi diceva del grande interesse dei democratici di sinistra di avviare questo percorso riformatore, lo stesso capogruppo diessino del Consiglio regionale mi esprimeva una disponibilità. Diamo concretezza a questa disponibilità attivando un tavolo, qualunque esso sia, che metta in moto un meccanismo di revisione dell’attuale situazione delle Comunità montane delle Marche. Da questo punto di vista la nostra disponibilità a dare un contributo sarà piena.
Per quello che riguarda le risposte nello specifico dei nostri atti ispettivi, mi permetto di rilevare solamente alcune questioni che fanno un po’ parte della storia amministrativa della nostra provincia.
L’Assessore dice che noi non possiamo intervenire rispetto al fatto che ci sono più Assessori di Comuni rappresentati, perché lo statuto, è vero, recita una cosa diversa, ma credo che un po’ di decoro istituzionale possa essere reclamato dalla Regione. Secondo voi è concepibile che una Comunità montana rappresenti cinque Comuni ed esprima sette Assessori? Credo che anche un bambino delle elementari capisca che siamo di fronte ad un’anomalia politica e finanziaria. Quindi il fatto di recuperare sul piano del costume questa grave situazione credo sia più che doveroso.
Abbiamo poi rilevato il fatto che è inconcepibile la situazione di alcune Comunità montane dove i Comuni non sono rappresentati per gli esecutivi che esprimono, ma addirittura dai Consiglieri di minoranza. Per esempio la Comunità montana di Urbania-Sant’Angelo in Vado è guidata dal Consigliere di minoranza del Comune di Mercatello e il Comune di Mercatello non fa parte dell’esecutivo della Comunità montana. Considerando che questo non è un organo elettivo, ma è un organo di secondo grado, questa anomalia deve essere superata attraverso una revisione legislativa che consenta di affermare quello che prevede la legge Lanzillotta che dice che fanno parte della Giunta delle Comunità montane solo i Sindaci cioè le amministrazioni comunali.
Così come viene affermato il principio della specificità territoriale, cioè le Comunità montane non possono essere tutti i territori che non hanno una prevalenza montana. Si può discutere o meno sulla percentuale, ma credo che questo sia un principio giusto. Andiamo a rivedere concretamente quali sono i comuni marchigiani che corrispondono a questa esigenza.
Sul discorso della presenza di un comune co-capoluogo come quello di Urbino, noi questa esigenza l’abbiamo posta da tempo, non si può insistere sul ruolo di Urbino Comune co-capoluogo per il Cal e poi inserirlo negli organismi della Comunità montana, dove è previsto che Comuni capoluogo non possono farvi parte.
Così rimane il discorso dei costi. Capisco la difficoltà dell’Assessore di giustificare poi non so che cosa. E’ un altro dato oggettivo che i costi di gestione delle Comunità montane sono al di sopra del lecito. Non si può spendere il 60-70% delle poste di bilancio per gli organi gestionali, lasciando alla programmazione degli interventi un terzo del bilancio comunitario. Anche qui deve essere introdotto un meccanismo che consenta di andare oltre questa situazione e di recuperare.
Rimane una questione, secondo me, fondamentale…

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Consigliere il tempo è scaduto da tre minuti.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, lei non c’era, siccome è una risposta a sette interrogazioni, avrei diritto a settanta minuti.

PRESIDENTE. Le sono stati concessi dieci minuti e siamo al tredicesimo, io prendo atto di quanto mi è stato detto.

Roberto GIANNOTTI. Il Consigliere Favia è sempre stretto quando deve pensare agli altri e sempre largo quando pensa a se stesso!
Chiudo dicendo che il messaggio che deve essere chiaro è che deve essere operata una riduzione radicale del sistema comunitario delle Marche, non me ne voglia la Presidente Paci, ma credo che questo sia un atto doveroso, soprattutto nella provincia di Pesaro dove oggettivamente questa esigenza è largamente più sentita.
Quale criterio usare? Il punto di riferimento è riconoscere il ruolo di zone effettivamente montane, una riorganizzazione che tenga conto dell’omogeneità dei territori.
Credo che su questo piano si possa camminare seriamente in futuro verso una riforma positiva.


Interrogazione n. 720
del Consigliere Solazzi
“Donazione di sangue e del cordone ombelicale”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 720 del Consigliere Solazzi. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Le necessità di sangue, emocomponenti e farmaci ottenuti dal plasma di donatori, sono stati e sono in costante crescita nella nostra regione, come del resto in tutto il Paese. Nelle Marche la produzione nell'anno 2006 è stata pari ad 86.492 unità di cui 67.679 di sangue intero. Per particolari necessità – legate in modo particolare alla nascita del Centro Trapianti di Ancona di cui alla d.g.r. 579/2005 e segnatamente ai trapianti di fegato che richiedono massicce ed improvvise disponibilità – si è ricorsi ad una limitata importazione da altre regioni per 1.339 unità di sangue intero, con un bilancio negativo di poco meno del 2%.
I donatori di sangue attivi sono stati n. 37.945 con un indice di donazione tra i più alti in Italia. Uno degli obiettivi prioritari di riorganizzazione posti dal Dipartimento di medicina trasfusionale (DIRMT), da realizzare in collaborazione con l'AVIS, è quello di trasformare una donazione spontanea (nei tempi e nei modi) in quella che è considerata la più efficiente modalità di donazione definita "tailored donation" ovvero donazione su misura.
Sostanzialmente si tratta di definire il profilo di ogni donatore e cioè quali componenti è in grado di donare; a questo dovrà aggiungersi la disponibilità ad essere convocato solo quando la sua donazione sarà necessaria.
Il DIRMT sta perseguendo questo moderno approccio con l'introduzione estensiva di donazioni in aferesi (una o più componenti del sangue) e con la prenotazione del punto prelievo per la riduzione dei tempi di attesa. Questo modello organizzativo che prevede ovviamente la collaborazione di tutto il sistema ha avuto alcune resistenze legate soprattutto alla esiguità del personale addetto alla raccolta. Al riguardo si confida che con la recente approvazione della delibera n. 388 del 23 aprile 2007, concernente il piano deroghe del DIRMT, si possano raggiungere i cennati obiettivi; trattasi di un atto importante con il quale vengono previste ben 24 assunzioni di personale a tempo pieno, di cui n. 20 unità già negli organici e n. 4 che si aggiungono stabilizzando situazioni di precariato.
Il DIRMT ha raggiunto importanti traguardi nel rendere efficace, efficiente ed omogeneo il sistema trasfusionale regionale e tra questi mi preme sottolineare:
- vi è stata la gara unica regionale per la fornitura di beni e servizi specifici della disciplina con evidente economia di scala;
- l'avvio del Laboratorio unico centralizzato per la validazione biologica delle unità donate e dei donatori e qui c’è stata economia di scala e di scopo;
- la certificazione ISO 9001/2000 di 10 struttura trasfusionali su 12 e del Centro regionale di Coordinamento e Compensazione.
Con la d.g.r. n. 232/2005 sono state fornite le prime indicazioni per la organizzazione di un sistema di raccolta e criopreservazione di sangue da cordone ombelicale (SCO), individuando nel Servizio di immunologia e trasfusione dell'Azienda Ospedali riuniti Ancona la Banca regionale per la conservazione del Cordone ombelicale.
Con azioni propedeutiche, sempre con i fondi di cui alla sunnominata delibera, è stata individuata nella ASUR, Zona Territoriale 3 di Fano, il "Centro pilota" per un progetto di formazione da realizzare in collaborazione con la Banca SCO di Pescara; progetto che ha avuto inizio a fine anno 2006 e che dovrebbe terminare con il relativo indispensabile accreditamento entro giugno p.v..
Con successiva d.g.r. 213 del 20 marzo 2007, nelle more della concreta realizzazione della propria Banca regionale, si è stipulata una convenzione con la ASL di Pescara che garantirà tutte le attività di manipolazione, bancaggio, conservazione, tipizzazione e distribuzione di cellule di sangue di cordone ombelicale. La stessa convenzione prevede, altresì, che ASL di Pescara, con apposite équipe di professionisti, effettuerà la formazione base e l'aggiornamento del personale dei Centri marchigiani coinvolti nel processo di informazione, raccolta e bancaggio.
Riguardo ai Centri la cennata d.g.r. 213/07 dispone, altresì, che il DIRMT si impegni ad individuare le strutture regionali accreditabili ed i tempi tecnici per la loro attivazione come centri di raccolta; l’obiettivo è quello di avere almeno un centro per ogni provincia entro il 2008.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Prendo atto della risposta che però non posso considerare totalmente soddisfacente su un tema di grande importanza come quello che ho sollevato della donazione del sangue e del cordone ombelicale. Non posso dichiararmi totalmente soddisfatto perché mi sembra una risposta un po’ scolastica ed evasiva rispetto alla domanda forte che pretende risposte precise.
Non è tollerabile che in una regione dove l’impegno dell’Avis si basa su fattori volontaristici e qualificati, si incontrano addirittura difficoltà.
Chiedo che l‘Assessore si faccia portatore nel suo assessorato di questo tema in modo più forte.
La cosa che posso soltanto ribadire è che mi permetto di chiedere un supplemento di sensibilità rispetto a questo tema, sia per il valore in se stesso della donazione, per l’esigenza che questa comunità ha e per abbattere i costi che comunque dobbiamo sostenere, che per il lavoro encomiabile che l’Avis svolge a tutti i livelli in questa regione.
Credo che qualcosa in più e meglio si possa fare, sia per quanto riguarda la donazione del sangue, sia per quanto riguarda l’attivazione sul territorio regionale di un servizio di donazione del cordone ombelicale in modo funzionante e definitivo.


Interpellanza n. 41
del Consigliere Brandoni
“Prefabbricato inutilizzato in via Cupa di Posatora”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interpellanza n. 41 del Consigliere Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Nell’interpellanza si premette che in Ancona, in via Cupa di Posatora, è ubicato un prefabbricato, assegnato alla Zona 7 dell'ASUR, che da tempo è inutilizzato e giace in stato di abbandono con le relative problematiche di carattere igienico-sanitarie che ne conseguono; alla circoscrizione competente per territorio sono state avanzate richieste di utilizzare lo stesso per attività di carattere sociale e culturale, con la disponibilità espressa di bonificare e rendere agibile la struttura;
Quindi si chiede se nei programmi della Zona 7 dell'ASUR è prevista una prossima utilizzazione della struttura e a quale scopo e se, in assenza di un utilizzo prossimo, non si intenda concertare con i rappresentanti della circoscrizione le modalità di una cessione della stessa, magari nella forma di comodato gratuito, per poterlo assegnare ai richiedenti e soddisfare quindi quell'esigenza di spazi pubblici più volte manifestata dai cittadini della zona.
Abbiamo ragionato anche con i sostenitori di questa iniziativa e il breve tempo a disposizione tra la presentazione dell'interpellanza e la sua discussione ha consentito di acquisire dalla Zona territoriale gli elementi informativi di massima che di seguito si riportano. Dietro c’è un lavoro che avevamo avviato, poi i tempi di discussione del Piano sanitario ci hanno impedito di portarlo a compimento e quindi verrà ripreso.
La Zona territoriale risponde che dato lo stato di fatiscenza e di decadenza della struttura di via Cupa, priva tra l'altro di ogni servizio, in questo momento non è in grado – in atto – di ipotizzare alcuna prossima utilizzazione anche per la mancanza di fondi in conto capitale.
Per quanto attiene un'eventuale cessione in comodato d'uso gratuito alla circoscrizione, si fa presente che lo stato dei locali, allo stato delle cose, non consente alcuna possibile utilizzazione come spazio pubblico.
Si rende noto che una eventuale autorizzazione rientra, ai sensi della vigente normativa, nelle competenze dell’Asur con la quale si è attivato un confronto teso a chiarire tutte le varie sfaccettature del problema che sono state elencate nell’incontro che abbiamo avuto con l’associazione che abbiamo incontrato.
L’input che abbiamo dato è quello di approfondire questo argomento e di verificare fino in fondo, concertando anche con la Circoscrizione e con il Comune di Ancona, la possibilità di tradurre l’utilizzo concreto di questa struttura.
Non è cosa semplice per come è messa la struttura stessa, però c’è la piena disponibilità dell’Assessorato e della Zona a verificare e a concertare con le associazioni che ce l’hanno chiesto il possibile utilizzo di questo prefabbricato.
Allo stato delle cose l’interlocuzione è questa, va ripresa perché era stata accantonata per il periodo delle ferie, naturalmente con il nostro impegno ad approfondire e se possibile andare incontro a queste necessità, anche se, ripeto, per le informazioni che ho fatto assumere dalla Zona e nel rapporto con l’Asur la questione è piuttosto delicata e non semplice da portare a compimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni per la replica.

Giuliano BRANDONI. Non mi capita spesso questa condivisione totale, ma debbo dire che sono pienamente d’accordo con l’intervento dell’Assessore. Nei confronti di questo problema l’Assessorato e l’Assessore hanno dimostrato una attenzione e una disponibilità, una capacità e una volontà di capire una vicenda che da una parte vede uno stabile pubblico in condizioni di fatiscenza, dall’altra vede un bisogno pubblico di spazi per la partecipazione. All’interno è evidente, come l’Assessore ha ricordato, che ci sono norme, leggi e atti amministrativi che condizionano il percorso, tuttavia la volontà politica manifestata dall’Assessore e l’interessamento che in questo caso c’è stato depongono a favore di una speranza e di un percorso che può coniugare esigenze diverse e dare a quel quartiere e a quelle associazioni che hanno avanzato in maniera diretta l’occasione di una scelta da percorrere fino in fondo.


Mozione n. 186
del Consigliere Brandoni
“Situazione Fincantieri”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 186 del Consigliere Brandoni che ha la parola per l’illustrazione.

Giuliano BRANDONI. Credo che tutti in questa regione sappiano cosa sono e cosa significano i cantieri navali di Ancona. La Fincantieri è una delle più importanti aziende di questa regione, ma è anche una storia, è la fucina di esperienze professionali importanti per lo sviluppo economico della regione e il luogo dove la memoria sociale di questa regione ha una sua sede di sacralità laica.
Cosa è la Fincantieri oggi è ben noto, è una delle aziende pubbliche più efficienti del mondo, opera in un settore particolarmente delicato, quello della cantieristica, ha operato con grande sagacia sia nella qualità dei prodotti che nella capacità di stare sul mercato e nella capacità di offrire su questo versante grandi opportunità al nostro Paese.
Quindi la Fincantieri è un’azienda sana, ben diversa, essendo rimasta pubblica, da tante esperienze pubbliche che hanno aperto le vele alla via della privatizzazione. Già questo meriterebbe una riflessione e una attenzione, ma non è di questo che stiamo parlando.
Nei mesi scorsi il nuovo amministratore delegato di Fincantieri e il Governo hanno riflettuto e stanno riflettendo sulla possibilità di quotare in borsa questa società che, a detta delle organizzazioni sindacali e anche del buon senso, è particolarmente pericoloso.
Un’impresa industriale di questa natura ha rendimenti non particolarmente alti, i rendimenti veri sono le navi che si producono, la tecnologia che si sperimenta, questa è stata la funzione dell’impresa pubblica nel nostro Paese, quella di essere un ponte complessivo per lo sviluppo economico del resto delle attività del Paese. Quindi quella redditività non è finanziaria, quella che abbiamo visto facilmente gonfiabile con le vicende dei prestiti immobiliari, ed è evidente che quel mercato richiederebbe una notevole ristrutturazione di quell’azienda che però rischierebbe di mettere a repentaglio non solo i livelli occupazionali, non solo la sua capacità produttiva ma, Alitalia docet, l’azienda stessa.
Io penso – ci sono state prese di posizione e ordini del giorno anche di altri Parlamentari importanti, non solo del partito di Rifondazione Comunista – che tutto ciò meriti una riflessione attenta, tanto più in una regione come le Marche dove, come ricordavo all’inizio, i cantieri rappresentano un’impresa particolarmente importante.
Il rischio sarebbe, ripeto, quello di un ridimensionamento dell’attività nella nostra regione in un ridimensionamento più complessivo dell’attività industriale di quell’azienda.
Credo sia del tutto doveroso non solo che la Giunta regionale e il Consiglio regionale prendano coscienza di questo problema, che ne discutano e vi si confrontino, ma che sia del tutto doveroso che il Consiglio regionale faccia sentire al Governo, nel momento in cui sta decidendo su questa questione, quale sia l’opinione della comunità marchigiana che vuole difendere il suo cantiere, la sua storia, il suo futuro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Avevamo già discusso una parte di questa mozione prima della chiusura per le ferie.
Ritengo che la quotazione in borsa della Fincantieri vada esattamente nella direzione opposta rispetto a quanto il collega Brandoni, ma più in generale Rifondazione Comunista e segnatamente la Fiom, stanno agitando da tempo su questo argomento.
Conosco bene le vicende della Fincantieri, basta leggere il piano industriale prodotto dal management per capire che questa quotazione va nella direzione opposta, cioè è necessaria per sostenere quel forte sviluppo che l’azienda ha avuto negli ultimi anni grazie alle commesse conquistate sia nel militare che nel civile, quindi nelle navi da trasporto, ma soprattutto per il grande impulso che c’è stato nella cantieristica rivolta alle navi da crociera che fanno della Fincantieri un modello, questo è vero, in giro per il mondo.
Per sostenere tutta questa crescita che c’è stata – chi si intende di dinamiche aziendali lo sa - servono capitali per crescere e per non chiederli all’azionista, cioè al Tesoro che ne ha ben pochi in questo momento – tra l’altro ci sarebbero dubbi dal punto di vista delle normative europee che impediscono allo Stato di intervenire nelle aziende pubbliche, lo viviamo con la vicenda dell’Alitalia –, si chiedono al mercato. Ma la condizione della quotazione è che la maggioranza, nonché la golden share – ma la maggioranza già lo assicura – rimanga in mano pubblica. Quindi nessuna paura.
Ci sembra strano che un Governo di centro-sinistra possa agire sulla leva dei lavoratori e soprattutto sulla pianta organica della Fincantieri che, viceversa, se saprà svilupparsi ulteriormente non potrà che essere allargata.
La storia di questo Paese, al di là della bontà o meno delle quotazioni, fa sì che i suoi maggiori gruppi pubblici – mi riferisco alla Finmeccanica e all’Eni – sono entrambi quotati e entrambi detenuti come golden share dallo Stato. L’Eni produce utili che mai si erano verificati nella sua storia, dando lustro alla brillante intuizione di un grande marchigiano, Enrico Mattei, che tra l’altro foraggiano lo Stato stesso con i dividendi che puntualmente vengono inviati al Tesoro. La Finmeccanica è diventata una delle aziende più strategiche del Paese, chi la conosce sa che ormai è inserita in tutti gli snodi delle forniture mondiali militari, tra l’altro controlla la Augusta Westland che si è aggiudicata addirittura la famosa fornitura degli elicotteri al Presidente degli Stati Uniti d’America.
Ebbene la Fincantieri deve seguire questo percorso, un percorso virtuoso, un percorso che deve vedere tramite capitale privato un’ulteriore crescita, come è già successo per le cugine o sorelle – se così le possiamo chiamare – Eni e Finmeccanica.
Capisco le esigenze della sinistra radicale di dover agitare in questo momento le piazze, di dover agitare il mondo dei lavoratori, perché è così povera di argomenti nel dover subire le decisioni improvvide che partorisce il Governo a cui partecipa che non può non trovare ragioni di lotta politica in questa vicenda della privatizzazione della Fincantieri che mi sembra veramente paradossale.
Su questa mozione invito alla ragionevolezza la parte più moderata dello schieramento del centro-sinistra, invito a rigettarla perché sarebbe una contraddizione rispetto ad un provvedimento che viene partorito dal Governo Prodi.
Quindi, colleghi, è veramente superfluo, se non per le fughe in avanti di Rifondazione Comunista, trattare questo argomento che non tocca assolutamente la pianta organica della Fincantieri, anzi, vuole acquisire capitali per alimentare l’imperiosa crescita che questa azienda ha avuto. Tra l’altro, nel piano industriale si prevede ad Ancona una ulteriore implementazione delle maestranze anche tramite nuove linee di costruzione industriale di nuove navi rivolte alla diportistica di altissimo livello.
Da parte di Rifondazione Comunista mi sembra un voler spaventare inutilmente le folle, ma soprattutto è un’agitazione che proviene dall’ala più radicale, la Fiom, che in questo momento si trova in grosse difficoltà perché è costretta a sostenere un Governo che sta distruggendo l’Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni perché il nostro gruppo condivide nella sostanza la mozione presentata dal Consigliere Brandoni e dal gruppo di Rifondazione comunista.
Non so se il Governo Prodi sta distruggendo o meno il nostro Paese, ma penso che i Consiglieri regionali, anche quelli di opposizione, dovrebbero mantenere un elemento di pacatezza senza fare sparate a vanvera di tipo terroristico.
Vorrei far presente a questo Consiglio che la quotazione in borsa di strutture e società pubbliche, ormai diventate ex pubbliche, l’ultima quella della Cartiera Miliani Fabriano gruppo GFT, per passare poi all’Enel, alle Ferrovie dello Stato e alla telefonia, ha fatto sì che il nostro Paese, anche dal punto di vista della competitività tanto cara ad alcuni, è diventato il fanalino di coda. Basti pensare che per la telefonia l’Italia consuma più telefonini di tutto il mondo e in virtù di questa logica aziendalista e privatizzatrice non ha una benché minima industria che produce la telefonia, proprio perché i vincoli del mercato e della globalizzazione hanno portato questa parte dell’Europa ad essere marginalizzata.
Al di là delle parole a vuoto così ideologiche e così prive di senso e di analisi reale, voglio dire con brevi considerazioni che l’attività della Fincantieri non dovrebbe seguire questa strada sciagurata, ma dovrebbe svilupparsi in quanto l’attività della Fincantieri del gruppo Iri ha maturato ormai un’esperienza di oltre 200 anni, ha prodotto oltre 7 mila imbarcazioni di diversi tipi, di dimensioni medie, grandi e grandissime. Oggi la cantieristica pubblica italiana è tra le più grandi dell’Adriatico e del Mediterraneo, Fincantieri è il gruppo più diversificato e grande dell’Europa. Quindi significa che il pubblico ha saputo sopportare fino ad oggi anche la sfida della competitività.
Certo sarebbe più facile per l’ideologia della privatizzazione che il pubblico regalasse i soldi al privato in modo tale che questa dismissione porti anche la Fincantieri a quello che è avvenuto per i casi che prima ho cercato di illustrare in maniera schematica.
In questo contesto il gruppo Fincantieri, compreso lo stabilimento di Ancona, ha un patrimonio di 11 mila lavoratori – quindi 11 mila famiglie – e che in virtù della ristrutturazione prevista, oltre a quelle già avvenute, e della quotazione in borsa, molti di essi rischieranno anche il posto di lavoro, perché il concetto dell’ ”economicità” porterà a far sì che parti o società spezzettate passeranno ad altri gruppi.
In definitiva, che l’attività di Fincantieri, di questa storia di sviluppo economico, di lotte e di sviluppo della democrazia non vada perduta sull’altare di chi vuole dismettere il patrimonio pubblico.
Voglio annunciare al Consiglio – lo diremo anche nelle sedi proprie – che il gruppo dei Comunisti Italiani avanzerà una proposta istituzionale cioè quella di indire, a partire dalla realtà di Fincantieri, del porto e di tutte le infrastrutture logistiche, una riunione monotematica del Consiglio regionale, chiusa o aperta, che discuta della necessità dello sviluppo del polo logistico e, quindi, non polemiche giornalistiche estemporanee che si fanno in qualche occasione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.

(Il Consiglio non approva)


Mozione n. 192
dei Consiglieri Mollaroli, Mammoli, Benatti, Favia, Giannotti, Massi
“Emergenza organici nella scuola pubblica per l’anno scolastico 2007/2008 e nuova legge sull’istruzione”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 192 dei Consiglieri Mollaroli, Mammoli, Benatti, Favia, Giannotti, Massi. Ha la parola la Consigliera Mollaroli per l’illustrazione.

Adriana MOLLAROLI. La prima Commissione consiliare che si occupa di istruzione-scuola, qualche mese fa ha ascoltato le organizzazioni sindacali e il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale per capire come ci si stava organizzando sulla partita degli organici, quindi del personale scolastico, per l’avvio di questo anno scolastico che come sappiano nella nostra regione partirà la prossima settimana.
In quella sede le organizzazioni sindacali e anche il direttore scolastico regionale ci avevano paventato una situazione preoccupante sul taglio degli organici in riferimento anche a delle circolari ministeriali e ad atti che il Ministero stesso stava in quel momento predisponendo.
Oggi sappiamo che da quel tempo ad oggi alcune situazioni si sono modificate, perché, come abbiamo appreso dalla stampa e leggendo gli atti del Governo, sono stati rimessi in ruolo numerosi insegnanti e personale Ata, quindi ci stiamo avviando ad un anno scolastico denso di novità.
Questa mozione ha un po’ questo senso, noi eravamo preoccupati delle sollecitazioni e degli atti che in quel momento – nel mese di marzo – si erano determinati e per questo avevamo chiesto, e lo abbiamo fatto anche oralmente, all’Assessore Ascoli di impegnarsi presso il Governo, anche lavorando con gli strumenti che l’ufficio scolastico regionale ha a disposizione, quali le deroghe o altri strumenti di flessibilità, per fare in modo che ci fosse meno disagio possibile per i ragazzi e le ragazze che stanno per iniziare l’anno scolastico.
Questa è l’occasione per capire cosa abbiamo fatto, quale contesto si apre per l’avvio dell’anno scolastico e l’auspicio è ovviamente che quelle preoccupazioni siano infondate o si siano nel frattempo ridotte grazie anche all’impegno che l’Assessore in prima persona ed altri hanno profuso in questo tempo.
Oltre a questo e se l’Assessore lo ritiene opportuno, e mi auguro che così possa essere, chiediamo di illustrare quali sono le novità che stanno intervenendo per il nuovo anno scolastico, novità che noi riteniamo abbastanza positive.
Auspico anche che come Consiglio regionale possiamo in tempi brevi dare alla nostra regione una legge sull’istruzione.
Approfitto per augurare, anche a nome dell’intero Consiglio, ai ragazzi e alle ragazze, alle insegnanti e agli insegnanti, un augurio per un buon avvio dell’anno scolastico, sapendo che in una regione come la nostra, ma in generale nel nostro Paese, l’istruzione e la formazione restano strumenti fondamentali di avanzamento della personalità dei singoli e anche del valore di una comunità.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ho firmato questa mozione perché ne condivido in contenuti, anche interpretando l’allarme di sindacati, precari, nominati in ruolo negli ultimi tempi che vedono minacciate le loro nomine.
Non devo aggiungere niente a quello che ha detto la Consigliera Mollaroli tranne una cosa che voglio far presente all’Assessore Ascoli che avrà avuto sollecitazioni e proteste da diversi Istituti. Mi pare una grandissima contraddizione il taglio che si sta verificando sui corsi serali. Quello che sta avvenendo in Provincia di Macerata – è intervenuto anche il collega Lippi durante l’estate – è veramente assurdo. Chi si vuole colpire quando si chiudono centri tipo Macerata e Tolentino, che hanno peraltro i numeri dei parametri per la formazione delle classi e si vuol portare – con pieno rispetto, per carità – tutto il polo della formazione serale, anche il long life learning, a Civitanova Marche? Parliamo di corsi per i lavoratori che da tutto l’entroterra maceratese dovrebbero raggiungere Civitanova dopo l’orario di lavoro, cioè quando ci sono i numeri per la conservazione delle classi. Almeno si proponga, Assessore – i presidi glielo avranno già detto e credo anche i Sindaci – di scindere questo polo serale lasciando a Civitanova la quantità e la qualità che ha e concentrare l’altra parte dell’entroterra maceratese, non dico a Tolentino ma almeno a Macerata. Chiudere Tolentino e Macerata e portare tutto a Civitanova è veramente un esempio di cui non riusciamo a comprenderne la ratio.
Tra l’altro per la formazione delle classi, se ne chiudono due a Tolentino e Macerata e se ne aprono due a Civitanova, come costi non so quanto si risparmi.
Quindi chiedo di intervenire su questo nell’ambito più ampio tracciato dalla mozione, anche da quanto detto dalla collega Mollaroli, però ritengo, qua dentro ci lanciamo spesso nella difesa del lavoratori e della crescita culturale, ecc., che qui si va a colpire veramente il lavoratore che ha bisogno di una qualificazione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi do la parola all’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. La questione che i Consiglieri hanno sollevato è di indubbia rilevanza, di grande importanza, che ci ha visto impegnati per mesi e anche durante le ferie agostane, per cercare di realizzare un intervento che non mettesse a repentaglio la qualità della presenza nelle scuole della nostra regione.
La questione ha origini lontane, ha origini dalla Finanziaria che già prevedeva una riduzione di fatto del numero dei docenti prevedendo un aumento del numeri di alunni per classi e poi ha origine da un intervento estivo del Ministero della pubblica istruzione che cercando di riorganizzare, di razionalizzare e di risparmiare sulla spesa pubblica aveva individuato degli obiettivi di risparmio che ogni Regione avrebbe dovuto tenere in conto.
Le direttive romane prevedevano originariamente per la nostra Regione un risparmio di 140 posti per tutta la regione, quindi di fatto hanno impegnato il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale dott. De Gregorio a sottoscrivere e a rendersi garante di questo risparmio, di questo taglio di 140 posti.
Ciò ha allarmato l’Ufficio scolastico e anche la Regione, anche perché da quest’anno il Ministero e il Viceministro Bastico hanno chiesto agli Uffici scolastici regionali e alle Regioni di lavorare insieme per gestire le problematiche organizzative della scuola, quindi ci siamo messi in moto e abbiamo cercato di verificare come era possibile tradurre questi “tagli” sul territorio nella maniera meno dolorosa possibile.
Tuttavia, contemporaneamente, c’era pendente un’altra richiesta fatta dall’Ufficio scolastico regionale, condivisa dalla Regione, riguardante l’espansione della scuola dell’infanzia, del tempo pieno, nonché del tempo prolungato. Questa era la richiesta che il Ministero doveva tenere in conto nella distinzione tra i famosi organici di diritto e gli organici di fatto per quanto riguarda la scuola primaria e la scuola dell’infanzia. Come Regione avevamo chiesto 70 posti per la scuola dell’infanzia e per la scuola a tempo pieno.
Questi due numeri li sto citando perché di fatto poi quando si è trattato di andare a riorganizzare l’insieme della nostra scuola in un primo momento c’è stata la direttiva dell’Ufficio scolastico regionale che ha detto “qui andremo a tagliare per ottenere i risparmi dei 140 posti” poi però esaurita questa fase il Ministero, in forza anche del buon lavoro che avevamo fatto, ha accolto integralmente la nostra richiesta dei 70 posti per la scuola dell’infanzia e del tempo pieno dicendo che i 70 posti erano una sorta di restituzione della metà del taglio da fare e questa restituzione andava vista primariamente come risposta alle richieste di organico di fatto per l’infanzia e il tempo pieno.
Abbiamo quindi lavorato con i territori, ho partecipato anche io alle riunioni con gli uffici scolastici provinciali, abbiamo rivisto le richieste di fabbisogno comune per comune, perché questo numero 70 era una richiesta fatta nel mese di aprile, quando cioè c’era un organico di diritto diverso da quello che poi è risultato essere quello definitivo. Abbiamo visto che di questi 70 posti avremmo potuto utilizzarne 54 venendo incontro a tutte le esigenze espresse dal territorio, per il tempo pieno e per la scuola dell’infanzia. Abbiamo utilizzato la restante parte, n. 16 posti, per sopperire alle problematiche che si erano create maggiormente con il taglio precedente, quindi abbiamo potuto dire che avevamo sostanzialmente ridotto al minimo il danno provocato dal piano di rigore del Ministero della pubblica istruzione.
Poi c’è stata un’altra operazione complessiva che è stata la messa in ruolo dei dirigenti scolastici, l’Ufficio scolastico regionale ha messo in ruolo 125 dirigenti scolastici e di questi poco più della metà erano dirigenti scolastici con incarico, altri invece erano professori di ruolo che avevano vinto il concorso.
Fatta la stima, visto che entravano 58 o 68 – adesso non ricordo il numero – nuovi dirigenti scolastici, questo ha provocato altrettante nomine in ruolo di personale che va ad occupare le posizioni lasciate libere dai professori di ruolo. Alla fine di questa operazione possiamo dire che l’occupazione nella scuola dal punto di vista dei docenti è rimasta immutata.
Abbiamo attutito a tal punto, vista la solerzia dell’Ufficio scolastico regionale che ha nominato i dirigenti scolastici in brevissimo tempo per evitare un ripensamento ulteriore che poi ci sarebbe stato, e vista la capacità che abbiamo avuto di poter ottenere tutto quello che avevamo chiesto nel campo della scuola dell’infanzia e del tempo pieno, che abbiamo di fatto immutato l’occupazione degli insegnanti nella nostra regione.
Contemporaneamente c’è stata la nomina in ruolo di oltre 1.000 persone, quindi la scuola nelle Marche si presenta con questo viso alla partenza del 17 settembre. Tutte le scuole hanno un nuovo dirigente scolastico o la conferma di quello vecchio, il dirigente scolastico nominato ha almeno tre anni da permanere in quella scuola, quindi c’è una stabilità, tutti gli insegnanti sono stati nominati, quindi tutte le scuole possono incominciare con la pienezza dell’orario a partire dal 17 settembre che è la data che abbiamo fissato nel nostro calendario.
C’è stato naturalmente qualche problema ulteriore e qui vengo alle cose che diceva il Consigliere Massi, perché nel piano comunque di taglio che alla fine è stato portato avanti, la scure è caduta anche sui corsi serali. Qui c’è stata una discussione proprio nell’ambito dell’Ufficio scolastico regionale con gli uffici scolastici provinciali, in particolare con quello di Macerata, per vedere come era stato distribuito il carico tra le tre sedi che il Consigliere diceva, che sono Civitanova, Macerata e Tolentino. La discussione che lei, Consigliere Massi, ha fatto qui l’abbiamo fatta esattamente negli stessi termini e ci siamo lasciati con l’idea che avremmo cercato di rivedere questo assetto proprio perché ci rendiamo conto che se uno fa un corso serale non deve andare la sera a farsi 50 chilometri per andare e 50 chilometri per ornare, vorrebbe dire togliergli questa possibilità.
Quindi questo è un impegno sul quale ci siamo lasciati, vedremo come poter ovviare a questo, così come abbiamo cercato di venire incontro alle richieste degli insegnanti di sostegno, stante il fatto che ogni anno il Ministero della pubblica istruzione dà lo stesso numero di insegnanti di sostegno e puntualmente il lavoro dei Glip sul piano territoriale ci porta alla necessità di dover incrementare di molto il numero degli insegnanti di sostegno che vengono poi dati in deroga, questo è il meccanismo.
Ancora una volta l’Ufficio scolastico regionale ha dato in deroga 833 cattedre di sostegno annuali pagate fino al 31 di agosto, che dovrebbero soddisfare il fabbisogno più grave di giovani allievi e allieve che hanno bisogno di sostegno. E’ un po’ meno delle deroghe date lo scorso anno, ma con una ridistribuzione di ore, perché il Ministero ha inciso anche sul numero di ore a disposizione, si pensa di aver fatto fronte, quantomeno vedremo all’apertura delle scuole, alla stragrande se non alla totalità del fabbisogno di insegnanti di sostegno.
Devo citare anche un altro obiettivo che abbiamo centrato, quello delle sezioni primavera. Abbiamo chiesto un numero ics non irrilevante di sezioni primavera – quelle sezioni aggiuntive agli asili nido e alle scuole dell’infanzia per bambini dai 2 ai 3 anni –, ne abbiamo già ottenute 26 spalmate su tutto il territorio regionale e adesso c’è un ulteriore stock di risorse e contiamo di incrementare ancora di più il numero.
Quindi sostanzialmente la scuola marchigiana si presenta con un grosso potenziamento sul filone dei servizi per i bambini da 0 a 3 anni, sul filone della scuola primaria anche dal punto di vista della struttura docenti e sulla struttura del tempo pieno, che peraltro si accompagna con l’ultima direttiva che avete letto tutti essere stata promulgata sotto forma di decreto-legge dal Consiglio dei ministri due settimane fa proprio sul potenziamento del tempo pieno.
Quindi in questo momento è una scuola che si presenta abbastanza solida, abbastanza sicura di avere tutti i dirigenti scolastici a loro posto, tutti gli insegnanti nominati prima dell’inizio dell’anno scolastico, una grande parte di insegnanti messi in ruolo, un tentativo soddisfacente di far fronte al fabbisogno degli insegnanti di sostegno, un potenziamento della scuola per i bambini da 0 a 3 anni, della scuola primaria e del tempo pieno, con qualche problema ancora da aggiustare che è quello che prima veniva enunciato dal Consigliere Massi e per il quale c’è un impegno mio e dell’ufficio scolastico regionale di cercare di ovviare con risorse aggiuntive, affinché non venga penalizzata una parte importante del territorio di una provincia che già aveva messo in campo questo discorso.
Naturalmente questo non significa che la scuola italiana non avrà problemi, il pensiero va soprattutto ai prossimi anni, cioè a far sì che questa politica di rigore che si traduce in tagli abbia a finire e che si faccia invece un’inversa politica, quella di mettere la scuola nell’agenda politica nazionale al primo posto, questo è l’unico disegno strategico che possiamo pensare per la scuola delle Marche.
Quindi l’augurio ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze è che possano serenamente rientrare a scuola, troveranno sui loro banchi tutto quello che serve, troveranno gli insegnanti e i presidi, troveranno una scuola che vorrà essere un po’ più rispettosa delle regole e contemporaneamente dovrebbe trovare la sufficiente, mi auguro, serenità per avviare il nuovo anno scolastico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi per dichiarazione di voto.

Franco CAPPONI. Purtroppo non sono potuto essere presente a tutta la discussione per un impegno all’esterno di quest’Aula, è un argomento sul quale mi sarebbe piaciuto intervenire.
La dichiarazione di voto su questa mozione è sicuramente positiva però voglio ricordare all’Assessore che da più parti in questi giorni ci giungono segnalazioni di riduzione, per esempio, della disponibilità di assistenza scolastica agli handicappati, sono state tagliate di circa il 30-40% le richieste che sono pervenute. Io ho una denuncia che proprio oggi mi è pervenuta da un Comune del maceratese dove si stigmatizza la riduzione addirittura rispetto agli anni precedenti in situazione di aumento di ragazzi con handicap.
C’è una certa situazione di stallo sulla disponibilità di assistenti, si sta verificando che al mutare di condizioni all’interno dei plessi scolastici rimane inamovibile l’assegnazione, nel senso che le ore assegnate sono sempre quelle anche a modificazione di situazioni. Questa è una delle denunce che fanno alcune organizzazioni dei plessi scolastici della nostra provincia, cioè quella di una situazione di sostanziale staticità di questo servizio di assistenza.
Su questo ci si era puntato molto, anche la Regione dopo la debacle che abbiamo visto sul servizio civile che abbiamo avuto con un assegnazione del tutto anomala dove l’hanno fatta da padroni soltanto alcuni enti pubblici, e in pratica anche i Comuni non hanno più le risorse per integrare l’offerta che normalmente facevano, magari perché avevano altri sostegni in altri servizi afferenti al settore sociale.
Le chiedo, quindi, di rispondere anche a questa esigenza che si fa sempre più assillante.
Comunque sulla mozione non abbiamo nulla da dire se non esprimere il nostro parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Il gruppo di An voterà questa mozione che sollecita una riflessione che purtroppo si ripete ogni anno, cioè quella della difficoltà dell’avvio del calendario scolastico.
Quest’anno recepiamo quello che è stato detto dall’Assessore in Aula, la situazione sembra più serena e migliore, ma i tagli, Assessore, sono sempre penalizzazioni di un sistema che oggi, a mio avviso, non dovrebbe essere sottoposto a questo tipo di pressioni, perché è un sistema che ha necessità di qualificazione e di elevazione del livello qualitativo, dei controlli, ecc., ma non ha bisogno certamente di penalizzazioni sotto un profilo della quantità dei servizi e delle prestazioni offerte, quelle degli insegnanti, quelle del sostegno di cui accennava anche il collega Capponi.
Ricordo che negli anni scorsi anche da parte della sinistra questi temi erano stati sollevati, anzi erano stati oggetto di proteste molto forti, mentre oggi registro toni soft. A mio avviso un po’ di coerenza ci vuole, non bisogna dire che tutto va male solo perché c’è un segno diverso di governo, però non bisogna neppure dire che tutto va bene quando il segno cambia. Questo lo dico anche a noi stessi, per carità, i problemi della scuola sono problemi che devono essere affrontati con onestà intellettuale.
Quest’anno hanno fatto bene i colleghi della prima Commissione a sollevare la questione in maniera tempestiva, ne abbiamo parlato. Il segnale però non deve essere quello che dice “con qualche aggiustamento più o meno ci siamo”, il segnale deve essere quello di una forte presenza da parte nostra perché non dobbiamo solo recepire, fare i notai, a mio avviso ci deve essere un ruolo di impulso verso le istituzioni scolastiche regionali che interloquiscono con noi anche per dovere di ufficio e per deleghe che sempre più vengono date alle Regioni nella materia scolastica.
Con questo invito noi siamo a favore di questo documento che va verso una presenza attiva e non solo di passivo recepimento di determinate indicazioni o determinati indirizzi che vengono discussi a livello centrale e che poi a livello locale hanno ricadute negative. Non dobbiamo scordarci temi e argomenti che anche la sinistra negli anni passati aveva affrontato con il Governo del centro-destra e che non deve dimenticare ora che il Governo ha un altro Ministro e un'altra guida.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Ovviamente anche io poche parole a sostegno di questa mozione. Credo che questa mozione dimostri come la nostra Commissione in maniera unitaria ed unanime, quindi sia i rappresentanti del centro-destra che del centro-sinistra, si siano impegnati a denunciare e a chiedere un intervento all’Assessore di fronte a un paventato pericolo di tagli agli organici.
Quindi credo, Consigliere Pistarelli, che tutti ci siamo mossi nell’interesse di salvaguardare la comunità scolastica marchigiana di fronte ad azioni del Governo di centro-sinistra che si annunciavano preoccupanti. Abbiamo dato un segno di interesse e preoccupazione nei confronti dell’intera comunità scolastica senza risparmiare critiche anche al Governo di centro-sinistra.
Da quel momento ad oggi occorre dire però che le azioni che il Governo di centro-sinistra ha portato avanti, come le immissione in ruolo di numerosissimi insegnanti, stabilizzazione e anche progetti molto significativi come quello dell’innalzamento dell’obbligo scolastico, del dare risposte attraverso le sezioni primavera anche alle lunghe liste di attesa dei genitori che non avevano le possibilità di utilizzare servizi per la prima infanzia, credo debbano essere riconosciute.
Quindi con grande laicità e muovendoci prevalentemente nell’interesse della comunità scolastica marchigiana abbiamo saputo evidenziare i punti di crisi e anche le azioni non coerenti del Governo di centro-sinistra e oggi dobbiamo registrare che si apre un anno scolastico con meno tensioni e meno preoccupazioni di altri momenti e soprattutto nel segno di un ripensamento sostanziale della nostra scuola, a partire dai nuovi indirizzi, a partire dall’innalzamento dell’obbligo scolastico. Questo credo ci faccia stare meglio e con più coerenza nella Comunità europea e nel rispondere agli obiettivi di Lisbona che ci siamo dati.
Per queste ragioni mi pare che possiamo votare questa mozione soprattutto per garantire ai nostri cittadini e cittadine marchigiane un avvio di anno scolastico più sereno e con contenuti molto significativi e nuovi.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede la parola passiamo alla votazione.

(Il Consiglio approva)


Mozione n. 195
dei Consiglieri Brini, Giannotti
“Istituzione e attivazione dell’Ufficio Unico delle Dogane di Ancona”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 195 dei Consiglieri Brini e Giannotti. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Siccome è abbastanza chiara la difesa dell’attuale sistema doganale della Regione e la mozione auspica un ripensamento rispetto a questo accentramento su Ancona e il fatto che rimangano attive le dogane di Civitanova, Fabriano, Falconara aeroporto, Fano e Pesaro.
Credo che su questo ci possa essere un voto unanime da parte del Consiglio, io vorrei evitare una illustrazione ampia del problema.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Intervengo soltanto per appoggiare questa mozione perché il servizio che si sta svolgendo delle dogane citate è sicuramente importante, spostare tutto su una sola località oltre a svilire il resto del territorio creerebbe problemi anche a coloro che usufruiscono di questo tipo di servizio.
Interventi sulla questione sono stati fatti anche a livello parlamentare, se non ricordo male anche da onorevoli del centro-sinistra.
Quindi credo che sicuramente si possa trovare la condivisione da parte di tutti i Consiglieri.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.

(Il Consiglio approva)


Mozione n. 183
dei Consiglieri Solazzi, Binci
“Prove selettive per personale interinale in servizio presso la Giunta regionale”

Mozione n. 189
dei Consiglieri Capponi, Bugaro, Santori
“Mantenimento funzionalità delle strutture decentrate agricoltura della Regione Marche”

Interrogazione n. 689
del Consigliere Altomeni
“Situazione personale Servizio Agricoltura”

(abbinate)
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 183 dei Consiglieri Solazzi, Binci, la mozione n. 189 dei Consiglieri Capponi, Bugaro, Santori, l’interrogazione n. 689 del Consigliere Altomeni, abbinate. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Sono contento che ci sia l’Assessore Petrini perché questa mozione è rivolta principalmente a due aspetti: alla dotazione dell’Assessorato in merito alla gestione del nuovo Psr e a portare a termine la gestione dei bandi del precedente Psr.
Gran parte del personale a cui si fa riferimento è assunto tramite agenzie interinali, lavora presso gli uffici decentrati della Regione Marche e da quello che ci risulta questi posti da loro ricoperti sono fondamentali per la gestione delle misure del Psr.
Con questa mozione evidenziamo due aspetti, prima di tutto quello che la Regione cambi metodo e non utilizzi più la selezione di personale tramite le agenzie interinali perché poi il lavoro interinale non è come quello prestato da questi ragazzi che per un anno continuativamente hanno avuto una funzione specifica, addirittura una funzione professionale che ormai è indispensabile. Di fatto hanno prestato un’opera professionale che si può configurare come un co.co.co., come una collaborazione a progetto, perché seguono settori specifici.
Quindi la nostra richiesta va in due direzioni, innanzitutto, vista l’esperienza lavorativa acquisita in quest’anno, che venga data a questi ragazzi la possibilità di partecipare ad una selezione che benché sia aperta, quindi non chiediamo sia solo per loro, ma che ci sia l’evidenziazione del fatto che hanno prestato un anno di collaborazione continuata con un’esperienza significativa acquisita presso un ente pubblico con più o meno merito, questo poi dovrà essere valutato.
Noi eravamo stati contestati da qualcuno quando avevamo legato il discorso del precariato e della stabilizzazione. In questo caso non si chiede la stabilizzazione al pari del protocollo firmato con i sindacati per gli altri collaboratori della Regione, che siano a tempo determinato o collaboratori a contratto, però non si può non tener conto del ruolo che svolgono e dell’esperienza acquisita.
Comunque sia non si può, nelle previsioni di gestione del futuro Psr e di chiusura del passato Psr, non andare ad una definizione degna delle funzioni che questi lavoratori svolgono, affinché per i futuri collaboratori della Regione in questi settori, anche se attinti tramite contratti di collaborazione, ci siano contratti che avvengano tramite una selezione a cui potranno partecipare anche i ragazzi venuti dal lavoro interinale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Ad adjuvandum rispetto alle cose che diceva il collega Binci, metto l’accento e sottolineo che questo personale ha maturato un’esperienza importante soprattutto nella gestione dei programmi comunitari, peraltro, essendo nella situazione di un periodo a cavallo fra le due programmazioni, quella passata e quella recentemente approvata, credo che il lavoro di queste persone possa rappresentare complessivamente un’opportunità per l’Ente.
Siamo consapevoli dei temi che si possono trattare rispetto a questa nostra mozione, riguardo al tipo di lavoro svolto da queste persone che non avevano un rapporto diretto con la Regione, ma che passarono attraverso società di intermediazione. Comunque ritengo di dire che se parliamo di lavoro precario – è precario l’altro come è precario questo – dobbiamo fare i conti con nuove forme e articolazioni del lavoro, non sottraendoci dal dare dei giudizi sulla opportunità, talvolta, di attenuare questi percorsi, è un dato con il quale ci dobbiamo confrontare. E’ un dato di fatto, sono modalità di espletamento dell’attività lavorativa previste per legge, quindi bisogna capire se di tutto il lavoro precario ci vogliamo fare carico oppure andiamo a distinguere, peraltro non sulla base di orientamenti che non lasciano spazi a critiche, scegliendo di stabilizzare dei rapporti e lasciandone fuori degli altri, perché – lo sappiamo tutti, non ci dobbiamo nascondere nulla – che perplessità su una stabilizzazione forzata ci possono essere per tutti i lavori precari.
Noi individuiamo una modalità che non è una forzatura, perché comunque ci deve essere un controllo assoluto di priorità, quindi ci devono essere delle prove – lo scriviamo in questa mozione –, peraltro prevediamo anche che queste prove non devono essere esclusive per chi ha fatto il lavoro interinale, ma devono essere delle prove aperte. Certo questi ragazzi saranno avvantaggiati dall’aver prestato la propria attività lavorativa, però ci pare una misura che va incontro alla stabilizzazione del precariato che è in atto in questo nostro Paese, che va incontro anche alle esigenze di una Regione che, soprattutto in un periodo assolutamente strategico, a cavallo tra queste due programmazioni comunitarie, può avere dei benefici dall’eventuale immissione di personale che ha già delle conoscenze.
Mi sento di dire che la nostra mozione non è chiusa, è aperta anche a eventuali emendamenti, è aperta nel senso che non vogliamo fare forzature, prevediamo una graduatoria di persone idonee, quindi possono partecipare anche persone che non hanno fatto lavoro interinale.
Mi pare che ci siano molti elementi per non chiudere la porta in faccia a chi ha subìto un tipo di lavoro anch’esso precario attraverso le agenzie del lavoro, altrimenti andremo a creare disparità “fra poveri” che non ci sembra giusto.
In generale sono favorevole alla stabilizzazione dei rapporti, ritengo sia giusto, non si possono tenere persone per anni e anni in una situazione di precariato perché così togliamo certezze alle nuove generazioni. Un paese che toglie futuro e certezze alle giovani generazioni non andrà avanti, è un paese destinato a fallire. Quando un giovane non sa di poter contare sulla stabilità del rapporto di lavoro è un giovane che non può avere speranze, è un giovane fragile, è un giovane che non può gioire di nulla, nemmeno della sua età. Di questo ce ne dobbiamo fare carico.
Certo sono anche consapevole che il merito deve rappresentare per gli enti pubblici sempre un discrimine, nel senso che non si possono fare delle sanatorie dove si prescinde dal merito, dalle capacità, dalle competenze, dalla dedizione al lavoro, dalla professionalità. Quindi proponiamo anche in questo caso una soluzione che contemperi queste due esigenze, l’esigenza di dare una risposta al precariato – e anche questo è precariato – e l’esigenza di fare delle prove che valutino le capacità, le competenze di questi giovani.
Mi pare che in questa mozione, che abbiamo reso aperta ed emendabile, ci si possa ritrovare senza troppi problemi.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Questa mozione offre la possibilità di una discussione su un punto molto delicato che il Governo nazionale per la prima volta dopo tanti anni ha affrontato, quello di una battaglia al precariato anche attraverso forme di finanziamento concreto, seppure insufficiente. La previsione della Legge Finanziaria in corso, di 5 milioni di euro per un fondo di rotazione per la stabilizzazione del lavoro precario nella pubblica amministrazione, è un fatto importante, è una novità al di là della insufficienza delle risorse.
Per quanto riguarda le risorse la battaglia è aperta, ad esempio, noi Comunisti Italiani, e non una generica e caricaturale sinistra radicale, ma una sinistra di governo che vuole trasformare la società, abbiamo aperto una battaglia in generale e anche nelle Marche, insieme ad altre forze. La presenza in particolare dei Comunisti italiani nel Governo ha portato a questa dotazione del fondo che dà una boccata di ossigeno alle amministrazioni pubbliche e che può avere una ricaduta utile anche nel settore privato. Anche nel settore privato esiste una precarietà e a ben guardare, se avessimo il tempo di una discussione seria con gli operatori, vedremmo che proprio la precarietà, che alle imprese dà un effimero guadagno in termini di minori oneri, in realtà porta nel volgere di poco tempo a dequalificare il lavoro, pone una grande difficoltà sul versante della competizione interna ed internazionale.
Occorre, quindi, lavorare per contratti a lungo periodo, occorre lavorare – voglio usare una parolaccia – per il posto fisso, quello che oggi non esiste più, perché il precariato è l’unica forma di rapporto che esiste. Per le future generazioni tutto il resto sarà il precariato, il posto fisso è sempre più residuale e questo pone anche a livello più generale una grande riflessione di civiltà, non solo della sinistra o per quanto riguarda il nostro punto di vista.
Tuttavia all’interno del precariato – ed è per questo che voglio sollevare qualche obiezione alla mozione proposta – esiste un’ulteriore parcellizzazione. Il rischio è quello di una guerra tra poveri perché c’è una selezione al ribasso, al peggio, si va al contratto a tempo determinato, si va al rapporto co.co.co., si va al rapporto di tipo interinale, dove l’ente committente, sia esso pubblico che privato, non conosce il lavoratore o la lavoratrice, che molto spesso sono ragazzi e ragazze altamente professionalizzati dal punto di vista dello studio, ma conosce l’agenzia. Quindi è il lavoro degli invisibili e questo pone un grandissimo problema.
Occorre, quindi, che il problema posto dalla mozione sia generalizzato, non sia riferito solo al settore dell’agricoltura o ad altri pezzi dell’amministrazione pubblica, ma vada ad incidere nel complesso delle forme del precariato.
In primo luogo – non vedo in questo momento un interlocutore con cui mi possa confrontare – dobbiamo tendere all’interno di questa progressività e gradualità a passare dai contratti co.co.co. a contratti a tempo determinato e dobbiamo prevedere per gli interinali, anche qui in primo luogo, forme concorsuali aperte per tutti. In seguito gli enti pubblici dovrebbero, proprio perché siamo in un sistema competitivo, non attingere più alle forme interinali, ma avviare forme concorsuali pubbliche per tutti. A che cosa serve il Centro per l’impiego? A che cosa è servita l’abolizione del collocamento pubblico? In un sistema competitivo nella logica liberista è servito a buttare soldi pubblici dalla finestra!
Quindi anche all’interno di un aspetto di tipo economico oltre che di giustizia sociale, occorre andare ad un quadro generale della stabilizzazione dei precari e nell’ultimo capoverso della mozione dobbiamo dire che le forme concorsuali e di accesso devono essere aperte e dobbiamo porre un invito agli enti locali, ed in primo luogo alla Regione, di favorire la selezione di gruppi dirigenti e della burocrazia pubblica attinti nella società e non dal lavoro interinale che è una forma addirittura peggiore e l’ultima del precariato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Il mio intervento sarà brevissimo perché condivido pienamente lo spirito, i contenuti e le modalità con cui è stata presentata la mozione.
Intervengo solo per ricordare che in occasione della votazione del Psr abbiamo votato un ordine del giorno sostanzialmente con contenuti identici.
Quindi chiedo all’Assessore, al di là del merito della mozione che votiamo oggi, se rispetto a quegli impegni che avevamo assunto nel frattempo è successo qualcosa, altrimenti oggi rischiamo di votare di nuovo un documento che dice le stesse cose che ci eravamo detti quattro-cinque mesi fa e che non sono state fatte, quindi sarebbe poco credibile.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. I documenti accorpati in un’unica discussione parlano di cose diversificate tra di loro, qualcuna è tecnica che chiede all’Assessore informazioni dettagliate della situazione, qualcun’altra è più generale, ma tutte hanno un filo conduttore che è quello della messa in opera del nuovo Piano di sviluppo e pertanto della messa a disposizione di questo documento quindi anche delle energie, delle intelligenze e delle collaborazioni che servono per darne applicazione.
Nella discussione mi pare che l’interesse di coloro che mi hanno preceduto si sia spostato molto più sul discorso della collocazione professionale di queste collaborazioni. Sui temi della interinalità, del precariato, del posto fisso, mi pare che parlarne oggi sia spostare, a mio avviso, l’attenzione su altro rispetto a quello che adesso è la necessità.
Mi spiego meglio. Non serve parlare, come ha fatto soprattutto il Consigliere Procaccini, del posto fisso o non posto fisso, anzi, a mio avviso una visione moderna e futura, quella che richiamava il collega Solazzi, dovrebbe essere il contrario, cioè dovrebbe dire ai giovani di rischiare, di essere in grado di mettersi in gioco, di mettere in gioco le proprie capacità, le proprie idee, la propria voglia di fare e di spaccare il mondo, piuttosto che essere rassicurati sotto la chioccia dell’istituzione pubblica, del posto fisso garantito dove ogni fine mese c’è lo stipendio il c.d. “27”, dovrebbe essere il contrario, voi siete antichi, siete vecchi, questa è la verità, ecco perché la sinistra non ha più appeal e perde sempre di più consensi perché dovrebbe rovesciare il discorso.
Allora lasciamo perdere questi temi e queste tematiche sulle quali non saremo mai d’accordo perché abbiamo una visione della vita completamente diversa, ma affrontiamo la questione.
Oggi la questione vera è quella della trasparenza. Come viene selezionato il personale interinale, a progetto, provvisorio, precario o quello che sia? Quali sono i luoghi delle scelte? Questo è il discorso che dobbiamo fare all’Assessore, un discorso chiaro, trasparente e diretto. Vogliamo sapere come i giovani possono accedere a questo tipo di possibilità. Quanti laureati in agraria, quanti diplomati sono pronti anche sotto un profilo tecnico ad assumere ruoli e funzioni che sono offerti dal Piano di sviluppo rurale! Quindi l’Assessore ci deve aiutare in questo, deve dare qualche segnale trasparente, lineare e coerente affinché tutti i giovani, quelli meritevoli in grado di essere selezionati possano accedere a collaborazioni e a contributi per il bene del funzionamento di certi programmi e di certi progetti. Questo è il discorso.
L’interinalità, il posto fisso, lasciamoli da parte, sono temi di cui discuteremo per altre questioni, adesso vogliamo conoscere la trasparenza delle selezioni di tutto questo personale, di quello passato, presente e soprattutto di quello futuro. Perché per il passato certamente c’è qualche professionalità che si è già formata e sicuramente avrà qualche punteggio “di preferenza”, ma anche questo deve essere usato in maniera prudente, altrimenti gli accessi per le nuove generazioni quando si fanno? E’ come quello che si legge sui giornali quando si dice: “Si cerca personale minimo esperienza quinquennale”. Ma colui che è uscito da corsi, università, master, come fa ad avere già un’esperienza quinquennale?! Quindi questo è un altro discorso che deve essere prudentemente apprezzato da parte degli uffici e da parte di coloro che fanno le selezioni perché altrimenti rimarrebbero sempre quelli che stanno dentro. E questo è un discorso che riguarda tutti gli interinali e la partita che si sta giocando in questi mesi con le associazioni di categoria, i sindacati, ecc.. Attenzione, perché se diciamo a tutti automaticamente che poi verranno riversati nella istituzione pubblica, questo non credo vada a favorire le giovani generazioni. E’ vero che si colloca in maniera fissa e definitiva una determinata serie di professionalità, ma è altresì vero che la regola dovrebbe essere quella del concorso che a monte deve essere sempre lo strumento principale, e non deve essere invece quello con cui si entra in maniera precaria o a tempo che poi magicamente si trasforma come il risultato definitivo di un’acquisizione di posto di lavoro.
Quindi, attenzione, parliamo di questo alla vigilia di scelte che devono essere fatte, da qui a poco partiranno quasi tutti gli strumenti perciò ci sarà la possibilità di aprire ancor più a collaborazioni esterne, e vediamo se l’Assessorato sarà in grado di interfacciarsi in maniera trasparente con quello che deve essere il percorso di selezione e di apertura di collaborazioni a tempo, proprio per l’applicazione più seria di questo strumento importante e atteso che è il Piano di sviluppo.

PRESIDENTE. Ha la parola per la replica e per la risposta all’interrogazione n. 689, abbinata alle mozioni, l’Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. La Giunta regionale, come avete ripetuto nei vostri interventi, ha fatto ricorso a questa fattispecie contrattuale che ha portato ad oggi ad avere presenti nelle strutture della Giunta 59 unità, di cui 27 proprio nel Servizio agricoltura.
Come sapete l’ultima Finanziaria ha emanato alcune norme per la stabilizzazione del personale precario di cui non fanno parte queste fattispecie che sostanzialmente, sono perfettamente d’accordo con voi, sono anche più precari degli altri, ma formalmente non lo sono visto che la Regione ha un contratto con l’agenzia di somministrazione e non con le persone che per questa lavorano.
Quindi la Regione Marche, e in particolare l’Assessorato all’agricoltura, nel percorso di stabilizzazione del precariato si muove all’interno delle regole che ci provengono dalla Finanziaria e dai regolamenti che poi approntiamo in sede regionale.
Tutto questo porta ad alcune considerazioni che da parte mia coincidono in larga parte con le vostre, io sono assolutamente convinto che il contratto di somministrazione sia non utile per mansioni che hanno un carattere strutturale, di continuità, che sia un contratto eccessivamente costoso e sia una modalità anche abbastanza opaca e che quindi non sia opportuna per un ente pubblico.
Per questo siamo perfettamente convinti che la Regione debba approntare delle selezioni concorsuali aperte dove coloro che sono oggetto del dibattito di oggi e che hanno avuto un contratto attraverso l’agenzia interinale possano certamente partecipare e la loro partecipazione avrà una valutazione che oltre a quella dei titoli culturali e professionali, così come i regolamenti vigenti prevedono, avrà anche una valutazione delle esperienze fatte.
Credo che questo sia l’unico modo attraverso il quale possiamo e dobbiamo muoverci per tutta una serie di considerazioni che ho sintetizzato ma che credo coincidano assolutamente con le vostre.
Nel merito specifico delle mozioni presentate trovo che la prima sia un po’ da aggiustare per non lasciare spazio a convinzioni che non potremmo certamente soddisfare.
In relazione all’interrogazione oltre alle questioni che ho già detto aggiungo che l’esigenza del fabbisogno di risorse umane del Servizio agricoltura sarà presa immediatamente in considerazione nella redazione dei piani triennali di assunzione e per questo noi, peraltro, terremmo anche conto nel processo di riorganizzazione in atto del decentramento a cui potremmo dar luogo in relazione alle leggi già esistenti e non ultima quella del 2004, riorganizzazione a cui dovremmo dar luogo non solo guardando alla intensità del decentramento di alcune funzioni amministrative, ma anche in relazione alla istituzione di un organismo pagatore regionale che in termini di immediatezza anche dei rapporti con i beneficiari degli aiuti pubblici e dei finanziamenti possa snellire di molto i tempi di erogazione di queste risorse.
Termino qui perché credo che la questione così come è stata trattata sia abbastanza chiara, con l’unica raccomandazione di chiarire ulteriormente il testo dell’impegno presente nella prima delle mozioni che è stata presentata.

PRESIDENTE. Se c’è una proposta di modifica vi prego di scriverla e di presentarla. Il Consiglio è sospeso per cinque minuti.

La seduta è sospesa alle ore 13,40

La seduta riprende alle ore 13,45

Giacomo BUGARO. Il dispositivo, se siamo d’accordo, è così composto: “ad accelerare le programmate selezioni di personale mediante procedure selettive aperte ed eventualmente a dare continuità al servizio mantenendo le collaborazioni in essere e quelle introdotte nel 2007, data l’esperienza acquisita dal personale impegnato, utilizzando all’uopo forme legittime di contratto”.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Se il Consigliere Bugaro mi vuole ascoltare posso dare un contributo, visto che dice che il Governo porta alla rovina il Paese cerco quindi di farlo per limitare i danni!
Secondo me quando parliamo di mantenere i rapporti in essere dobbiamo dire nel numero, perché la forma non può essere più nella prospettiva – lo diceva anche l’Assessore – il lavoro interinale. Se non c’è chiaro questo concetto noi voteremo contro perché non ha senso.

Massimo BINCI. Si può dire “al fine di evitare il ricorso ulteriore al lavoro interinale”.

Giacomo BUGARO. Allora il dispositivo che abbiamo riscritto che firmiamo e depositiamo è questo: “Impegna la Giunta regionale ad accelerare le programmate selezioni del personale mediante procedure selettive aperte, tenendo anche conto del servizio effettivamente prestato presso le strutture regionali dal personale precario in questione”.

PRESIDENTE. Se c’è accordo su questa proposta di risoluzione passiamo alla votazione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,50