Resoconto seduta n.79 del 02/10/2007
SEDUTA N. 79 DEL 2 OTTOBRE 2007


La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 78 del 18 settembre 2007 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 188, in data 18 settembre 2007, ad iniziativa dei Consiglieri Pistarelli, Castelli, D’Anna, Silvetti, Romagnoli: “Nuove modalità di calcolo delle volumetrie edilizie”, assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 189, in data 18 settembre 2007, ad iniziativa dei Consiglieri Pistarelli, Castelli, Romagnoli, D’Anna, Silvetti: “Istituzione del fondo regionale per la tutela delle persone non autosufficienti”, assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 64, in data 18 settembre 2007, ad iniziativa della Giunta regionale: “Legge regionale n. 23/1996 - Criteri e modalità per la formazione del piano triennale 2007 - 2009 e Piano annuale 2007 di edilizia scolastica”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 65, in data 20 settembre 2007, ad iniziativa della Giunta regionale: “Proroga anno 2007 del programma degli interventi a favore dei giovani (anni 2001 - 2003), assegnata alla I Commissione in sede referente;
- n. 66, in data 20 settembre 2007, ad iniziativa della Giunta regionale: “Regolamento 1083/2006 del Consiglio sul “Programma operativo regionale delle Marche (POR Marche) - Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) relativo al periodo 2007 - 2013”, assegnata alla VI Commissione in sede referente e alle Commissioni I, II e III per il parere facoltativo;
- n. 67, in data 21 settembre 2007, ad iniziativa della Giunta regionale: “Legge regionale n. 75/1997 - Proroga e aggiornamento del piano regionale per i beni e le attività culturali”, assegnata alla I Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 203 del Consigliere Viventi “Tributi e contributi non versati all’epoca del sisma”;
- n. 204 del Consigliere Romagnoli “Sostegno da parte della Regione Marche alla squadra di Basket “Sutor Montegranaro” serie Al”;
- n. 205 dei Consiglieri Bugaro, Capponi, Brini, Giannotti, Ciriaci, Tiberi, Sartori “Ridurre il costo della Presidenza della Repubblica”;
- n. 206 del Consigliere Rocchi, “Manifestazioni democratiche in Myanmar e violenta repressione attuata dalla Giunta militare al potere”;
- n. 207 dei Consiglieri D’Anna, Silvetti, Pistarelli, Romagnoli, Castelli “Situazione in Birmania”;
- n. 208 dei consiglieri Favia, Badiali, Cesaroni “Potenziamento infrastrutture Orte - Falconara. Raddoppio della tratta Castelplanio - Montecarotto”.
Comunico inoltre che, nell’odierno ordine del giorno, alla interrogazione n. 826 ad iniziativa del Consigliere D’Anna, concernente: “Alienazione della casa di riposo `S. Giuseppe’ di Acqualagna nonostante `il divieto di cessione e alienazione’ conseguenza dei contributi concessi dalla Regione Marche”, verranno abbinate le seguenti due interrogazioni di pari oggetto:
- n. 723 del Consigliere Giannotti “Prospettive casa di riposo `San Giuseppe’ di Acqualagna”;
- n. 846 dei Consiglieri Giannotti, Tiberi “Alienazione della casa di riposo `San Giuseppe’ di Acqualagna”.
Hanno chiesto congedo il Consigliere Ricci e l’Assessore Giaccaglia.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza della proposta di atto amministrativo n. 64 concernente “Criteri e modalità per la formazione del Piano triennale 2007/2009 e del Piano annuale 2007 di edilizia scolastica. Legge 11 gennaio 1996, n. 23”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di iscrizione d’urgenza della proposta di atto amministrativo n. 64.

(Il Consiglio approva)


Interrogazione n. 429
del Consigliere Lippi
“Quantificazione consumi energetici”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 429 del Consigliere Lippi. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito a questo leggo il totale che c’è nelle tabelle che si riferiscono ai consumi energetici relativi alle strutture ospedaliera. L’interrogazione, invece, verte su tutti i plessi della Regione, quindi rispondo per la parte che mi compete.
In merito ho gli schemi di consumi di energia termina ed elettrica relativi al 2006 nelle 13 Zone Territoriali afferenti l’Asur e delle Aziende ospedaliere della regione Marche.
Per quanto riguardai i consumi di energia elettrica nel 2006 relativi alle Zone territoriali dell’Asur – poi Consigliere Lippi le darò la tabella dove ci sono distinte varie voci, io leggo solo il totale – per un consumo elettrico di 61.928.984 kw si è sostenuta una spesa in euro di 8.993.032.
Per quanto riguarda il consumo di energia elettrica qui è distinto per zone territoriali in euro, quindi leggo, naturalmente, per zone:
Zona
1 527.905 euro
2 1.051.931 euro
3 1.097.530 euro
4 759.220 euro
5 919.415 euro
6 622.184 euro
7 870.000 euro
8 643.434 euro
9 671.571 euro
10 527.905 euro
11 1.184.000 euro
12 511.405 euro
13 2.499.281 euro
Con una spesa totale di 12 milioni di euro circa di energia termica.
Per quanto riguarda le Aziende ospedaliere: Ospedali Riuniti di Ancona hanno un consumo di metano di mc 4.954.517, per una spesa quantificata in euro 3.418.617,00, un consumo di energia elettrica pari a kw 28.739.795, per una spesa di euro 3.787.694,36; Azienda Ospedaliera San Salvatore di Pesaro, consumo metano mc 1.250.000, per una spesa di euro 709.068, consumo elettrico di Kw 6.336.000, per una spesa di euro 1.024.086.
Ringrazio il Consigliere Lippi per questa interrogazione che ci dà modo di avere quantificato il riepilogo di quanti sono i consumi e sottolineare anche che in vista c’è in atto un bando di Global Service dagli Ospedali Riuniti per la gestione del calore che dovrebbe nel futuro farci risparmiare in termini di energia e, naturalmente, la necessità di instaurare anche un migliore controllo attraverso l’informatizzazione del sistema.
Questi sono i dati che sono a disposizione per poter essere consultati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Innanzitutto voglio spiegare il motivo della presentazione di questa interrogazione. Uno, per creare un dibattito molto acceso e ancora più puntuale sulla spesa energetica delle strutture pubbliche, poi per seguire gli obiettivi del Pear di riduzione di questa spesa. La riduzione si ottiene attraverso il miglioramento dell’efficienza termica delle strutture e utilizzando tecnologie all’avanguardia.
L’Assessore ha ricordato che già i nuovi appalti di Global Service prevedono la trasformazione del sistema di generazione del calore in sistema di cogenerazione, quindi il miglioramento nell’efficienza termica ed elettrica. Dunque questo è un aspetto positivo.
L’altro grosso dibattito è se vogliamo o no attivare in questa regione tutto quello che è energia alternativa e non produzione termica, metano quindi risorse fossili per l’utilizzo di queste energie, invece di sostituirle con quelle rinnovabili come eolico e solare.
Quindi bisogna prendere l’iniziativa per la spinta al raggiungimento degli obiettivi che ci obbliga lo Stato, altrimenti per la Regione ne conseguiranno multe, perché la multa che l’Europa fa all’Italia verrà ripartita tra le Regioni inadempienti. Noi oggi siamo quasi a zero.
Faremo un dibattito forte all’interno della quarta Commissione per dare una risposta concreta alle richieste che giacciono sui tavoli della Regione, ma sono anche gli enti locali che non danno risposte concrete per l’attuazione di energia rinnovabile come l’eolico, il solare e tutto quello che a ciò è legato.
Quindi il significato di questa interrogazione è per dare il via ad un forte dibattito. Spero che quest’Aula lo coglierà formulando mozioni o provvedimenti normativi sulle linee guida sull’eolico, sul solare, sulle energie alternative e la trasformazione delle risorse energetiche in risorse reali, e non, come abbiamo sentito, in una spesa di quella portata.


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 784 del Consigliere Pistarelli. Visto che Consigliere Pistarelli arriverà più tardi perché è rimasto bloccato in autostrada e l’Assessore Pistelli si è dovuta assentare, tratteremo questa interrogazione più tardi.
L’interrogazione n. 801, invece, del Consigliere Binci decade per assenza dell’interrogante.


Interrogazione n. 718
del Consigliere Procaccini
“Incidente a sommozzatore della Capitaneria di Porto di Ancona dal pontile Api in occasione della bonifica a seguito dello sversamento a mare di materiale bituminoso”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 718 del Consigliere Procaccini. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito all’interrogazione del Consigliere Procaccini, leggo la seguente comunicazione.
Partendo dal quadro d’insieme, nell’ultimo quadriennio nella Regione Marche è certamente migliorata la disponibilità di dati relativi alla quantità e qualità dei danni causati dal lavoro, così come quelli concernenti il livello di applicazione della normativa prevenzionistica specifica; tali dati hanno cominciato ad affiancare, in modo sistematico e con discreta frequenza in modo integrato, i dati relativi alla situazione produttiva del territorio e alle dinamiche sociali, elaborati periodicamente da molto più tempo a cura delle strutture del sistema delle imprese e del lavoro.
A fronte di un quadro che in sintesi vede la Regione Marche in recupero rispetto alle politiche per la sicurezza del lavoro, ma non ancora allineata ai livelli nazionali, in termini di risultati di salute, a partire dal 2003 è stata sviluppata una politica attiva per la prevenzione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, concordata con le parti sociali, che ha trovato la formalizzazione nei seguenti principali atti specifici, che si affiancano a quelli generali per tutta la prevenzione:
- stipula del 2° protocollo d’intesa INAIL-Regione Marche per lo sviluppo di progetti integrati.
- delibera consiliare n. 164/05, contenente il Progetto Obiettivo per la tutela della salute nei luoghi di lavoro previsto nel PSR 2003-2006 che definisce il metodo di lavoro integrato tra istituzioni e parti sociali.
- dgr n. 495 del 21/5/07 con il quale è stato recentemente ricostituito il coordinamento regionale interistituzionale previsto dall’art. 27 del d.lgs n. 626/94, al fine di rendere tale strumento strategico del governo regionale dotato di maggior forza ed effettività.
Dal 2003 il percorso è stato sufficientemente coerente rispetto ai bisogni individuati ed anche in linea con il progredire delle specifiche linee di lavoro nazionale.
Questo secondo aspetto è stato possibile integrando la programmazione regionale di medio termine (delibera consiliare n. 164/05) con le indicazioni specifiche del piano nazionale della prevenzione. Anche in questo caso si rimanda a quanto contenuto nella dgr n. 77/06, applicativa del Piano Nazionale della Prevenzione per questa area di intervento ed ai cronoprogrammi successivi approvati dal Ministero della salute.
Su due punti, nell’attuale assetto organizzativo della rete, risultano criticità specifiche non risolte:
- circa il 33% dei nuovi posti sono ancora oggi ricoperti con personale a contratto non stabilizzato e ciò crea notevoli difficoltà allo sviluppo del percorso di messa a regime della rete territoriale, anche in funzione della impossibilità di tali operatori di poter svolgere appieno il ruolo di vigilanza;
- è in ritardo l’attivazione di almeno tre tipologie di “eccellenze” di sistema, già previste nella dgr n. 54/04 ed oggi di particolare urgenza:
- unità operative in area vasta per la programmazione, esecuzione e valutazione della attività di informazione assistenza e vigilanza sulla esecuzione delle grandi opere infrastrutturali in parte già in esecuzione ed in parte in avvio nella nostra regione;
- unità operative in area vasta per la messa a regime della rete per le indagini di igiene industriale e tossicologia a supporto delle attività di controllo delle valutazioni dei rischi chimici e fisici;
- unità operativa in area vasta a supporto delle attività dei SPSAL di tutte le 13 ZT per controllo e vigilanza per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, nell’ambito di aziende a rischio di incidente rilevante.
Definizione della strategia e delle linee guida di intervento:
- per l’implementazione della rete dei servizi di Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro dovrà essere approvato entro il 2007 un piano per il superamento delle due criticità sopra evidenziate al paragrafo, relative al personale ed alla istituzione di eccellenze in area vasta;
- a conclusione dello studio per il supporto alla figura dei Rappresentanti dei Lavoratori per la sicurezza (RR.LL.SS.), finanziata dalla Regione Marche e dall’INAIL, in corso con la collaborazione tra rete dei SPSAL, la Facoltà di Economia della Università Politecnica delle Marche, le OO.SS. e le Organizzazioni di categoria, sulla base delle indicazioni emerse, prioritari saranno interventi di sostegno al concreto svolgimento da parte dei lavoratori di tale ruolo strategico nell’ambito delle figure previste dalla d.lgs. n. 626/94;
- entro il 2007 dovrà essere intrapresa una sperimentazione della rete dei SPSAL per avvicinare il singolo lavoratore e le figure specifiche della d.lgs. n. 626/94, al sistema degli “sportelli informativi” già esistenti, ma ancora troppo poco conosciuti nel territorio, anche attraverso la realizzazione di un numero verde del sistema regionale, come già presente in altre realtà regionali.
Inoltre proseguendo con il metodo di lavoro sinergico tra istituzioni e di condivisione con le parti sociali, ormai consolidato:
- entro il 2007 dovrà essere approvato il terzo protocollo d’intesa INAIL-Regione Marche;
- entro giugno 2008 dovrà essere approvato l’aggiornamento dei contenuti tecnici della delibera del Consiglio regionale n. 164/05 attraverso una delibera della Giunta, utilizzando come metodo di condivisione tra le istituzioni e con le parti sociali, gli strumenti messi a disposizione dal comitato di coordinamento regionale ex art. 27 d.lgs. n. 626/94;
- tutti gli atti programmatori futuri dovranno essere coerenti con le indicazioni già derivanti dal Piano Nazionale della Prevenzione, attivo dal 2005 e del “Patto per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome del 27 giugno 2007 ed attualmente all’esame del Governo per la successiva approvazione in Conferenza Stato-Regioni.
Poiché il “Patto per la tutela della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro” prevede il potenziamento e la qualificazione dell’attività dei SPSAL, la Giunta regionale emanerà uno specifico atto attuativo di valenza triennale e avvierà un confronto con le Organizzazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentative per definire il contenuto dell’atto che indicherà:
- le risorse aggiuntive da destinare nel corso dell’intero triennio alla rete dei SPSAL delle Zone territoriali ASUR;
- i risultati specifici – in termini di quantità/qualità del personale e di attività – per raggiungere nelle Marche gli obiettivi del “Patto per la tutela della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”;
- indicazioni per i piani mirati di prevenzione ai diversi livelli, da attuare anche attraverso i protocolli operativi locali;
- la ricognizione del livello di copertura attuale e la definizione di indicatori per il monitoraggio e la valutazione della conseguente implementazione delle attività.
Relativamente alla Raffineria API, si fa presente che è stata identificata come oggetto di intervento specifico per il Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro già nel Primo Piano Strategico Aziendale 1998-2000 dall’allora ASL 7.
A seguito di evento infortunistico grave accaduto nel settembre 2004 e successivamente in attuazione della delibera consiliare n. 164 del 26.1.2005, che prevede lo specifico progetto “L’integrazione delle competenze nel controllo delle aziende a rischio di incidente rilevante”, è iniziata una collaborazione tra il Servizio Salute, l’ARPAM e lo SPSAL della ZT 7, che ha portato a una proposta di “Piano di Controllo” presso la Raffineria API, attualmente ancora in corso di azione.
Il piano prevede azioni di controllo sugli impianti, sull’applicazione del d.lgs. 626/94, sulle manutenzioni, sulle azioni di formazione per i lavoratori delle ditte in appalto e sul controllo epidemiologico.
Tutte le azioni relative alla tutela dei lavoratori operanti presso l’API sono state avviate, con stati di avanzamento differenti.
Recentemente, nell’ambito del progetto di bonifica del suolo dell’area denominata HDS3 a seguito di un adeguamento di un impianto di desolforazione, il Ministero dell’Ambiente ha coinvolto il Servizio PSAL della ZT 7 al fine di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori operanti nella suddetta area.
Predetto Servizio ha richiesto all’API il documento di valutazione dei rischi contenente la programmazione degli interventi e le procedure da mettere in atto relative ai rischi interessanti l’area HDS3; ha eseguito un sopralluogo conoscitivo nell’area in oggetto; ha preso visione dell’impianto di desolforazione; sta programmando gli interventi finalizzati alla valutazione dell’esposizione professionale degli operatori (campionamenti personali mirati a valutare l’esposizione inalatoria, il monitoraggio biologico e la valutazione dell’esposizione cutanea al fine di attivare il controllo sulle valutazioni API relative alla esposizione lavorativa dei dipendenti operanti nell’area specifica).
Le azioni intraprese, sia nei confronti dell’API che delle ditte operanti in appalto, hanno consentito di avviare attività di controllo, vigilanza, supporto alla formazione ed assistenza.
Relativamente all’infortunio in oggetto, si fa presente che ai Servizi PSAL pervengono, da varie fonti, le denunce di infortuni sul lavoro che occorrono nel proprio ambito territoriale per l’attivazione delle indagini.
Nello specifico, allo SPSAL dell’ASUR Zona Territoriale n. 7 Ancona non è pervenuta alcuna denuncia dell’infortunio accaduto il 12.04.2007 presso il pontile della Raffineria API, in quanto si è verificato ai danni di un sommozzatore della Guardia Costiera.
Il Corpo delle Capitanerie di Porto-Guardia Costiera è un Corpo della Marina Militare del Ministero della Difesa e non è soggetto a vigilanza da parte dei Servizi PSAL, ai sensi dell’art. 1, comma 2 del d.lgs. n. 626/94, e del successivo D.M. 14 giugno 2000, n. 284: “Regolamento di attuazione dei d.lgs. n. 277/1991, d.lgs. n. 626/1994 e d.lgs. n. 242/1996 in materia di sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro nell’ambito del Ministero della Difesa”.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Ringrazio l’Assessore Mezzolani per questa bellissima risposta che ci ha permesso di conoscere la situazione molto complessa delle Marche dove gli incidenti sul lavoro hanno un alto numero.
Il dato centrale che porta a questo è che sul totale il 33% dei lavoratori sono precari. Questo dovrebbe far riflettere sia le amministrazioni pubbliche che il mondo delle imprese.
Apprezziamo l’impegno della Regione Marche per il protocollo con l’Inail, il secondo e il terzo sono in previsione.
Le chiediamo, Assessore, un ulteriore impegno per prevedere, se possibile, più risorse; ad esempio, c’è una discussione in corso in quinta Commissione del Consiglio regionale dove esiste un apposito progetto speciale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Per quanto riguarda l’oggetto della mia interrogazione c’è anche un problema di merito che riguarda la Raffineria Api, dove nel corso degli anni sono successi gravissimi incidenti che hanno provocato danni e morti per le persone, ma anche danni all’ambiente.
Parliamo del 12 aprile dove uno dei sommozzatori impegnati nell’operazione di controllo sullo sversamento della stessa Raffineria Api ha rischiato di morie perché gli è crollata la spalletta di un ponte che era fatiscente.
Negli impianti di questa raffineria è in pericolo sia la grande sicurezza che quella ordinaria.
Ed è per questo, come lei ha detto, che la Regione Marche si sta impegnando e si deve impegnare – in questo caso è per l’Api, ma deve essere per tutta la filiera produttiva – affinché questi fatti non si verifichino più.


Commemorazione

PRESIDENTE. Prima di passare al prossimo punto dell’ordine del giorno voglio informare il Consiglio che è giunta notizia della morte di Monsignor Gianni Danzi, delegato pontificio presso la Santa Casa di Loreto. Quindi propongo di osservare un minuto di silenzio.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Siccome sono arrivato in ritardo per un problema familiare, chiedo, visto che l’Assessore ha la risposta, che venga svolta la mia interrogazione sulla riqualificazione dell’assistenza per non autosufficienti. Tale interrogazione tratta di un importante argomento e l’Assessore mi aveva chiesto nei passati Consigli di attendere.

PRESIDENTE. Penso che la richiesta possa essere accolta.


Interrogazione n. 801
del Consigliere Binci
“Attuazione delibere riguardanti riqualificazione assistenza non autosufficienti”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 801 del Consigliere Binci. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Il Consigliere Binci ha posto una serie di quesiti relativi all’attuazione delle delibere riguardanti la riqualificazione per l’assistenza non autosufficienti e la distribuzione dei fondi.
Risponderò quesito per quesito, ma visto che per alcuni di questi ci sono delle tabelle, distribuite anche alle organizzazioni sindacali nel confronto che abbiamo avuto, non le leggerò perché sono una serie di numeri infiniti, ma le consegnerò.
Parto dalla riposta al quesito n. 1.
La d.g.r. 323/05 datata 2 marzo 2005, recepisce il protocollo d’intesa tra Giunta regionale e Sindacati sulla non autosufficienza, adotta i criteri tariffari relativi alla compartecipazione alberghiera in RSA e sanitaria e alberghiera in Residenza Protetta, avvia il percorso di individuazione dei posti letto di Residenza Protetta e RSA da effettuarsi in area vasta. Nei mesi successivi si è avuta un’ampia consultazione dei territori, che ha coinvolto da una parte le Direzioni di Zona, supportate dalle Direzioni di Distretto, e la Direzione Generale ASUR affiancata dal Responsabile dei servizi per l’integrazione socio sanitaria; dall’altro le Conferenze dei Sindaci e i Coordinatori di Ambito: questa aveva lo scopo di individuare con la maggior precisione possibile i fabbisogni dei singoli territori.
Il decreto del Dirigente Politiche Sociali e del Dirigente Servizio Salute che impegna la spesa e ripartisce i fondi a disposizione per la non autosufficienza per l’anno 2005, pari a € 1.233.143,72, risale al 2/11/2005 le Zone Territoriali sono state a quel punto autorizzate a firmare nuove convenzioni con le caratteristiche individuate dalla d.g.r. n. 323 a partire dall’1/11/2005: esse erano naturalmente valide per i residui 2 mesi dell’anno in corso. I relativi fondi sono liquidati all’ASUR con decreto n. 112 del Dirigente Servizio Politiche Sociali in data 21/06/2006.
Nell’anno 2006 sono state stipulate 100 convenzioni con Residenze Protette per complessivi 2507 posti letto; inoltre sono state gestite direttamente dalla Zone Territoriali altre 4 strutture per complessivi 65 posti; in totale i posti di Residenza Protetta attivati nel 2006 sono stati 2572.
Gli effetti delle suddette convenzioni si sono dunque prodotti a partire dal 2/11/2005 e la relativa spesa è stata impegnata a partire dalla medesima data.
Si sono avute difficoltà quindi non nei tempi di impegno della somma o della effettiva efficacia delle convenzioni ma nella rendicontazione complessiva del quadro derivatone, a causa del numero e delle differenti caratteristiche delle convenzioni medesime. Erano ovviamente polverizzate sul territorio per la nostra caratteristica organizzativa.
Ci sono poi delle tabelle che elencano i posti letto, i minuti di assistenza, ma ve li risparmio, entrare dentro sarebbe complicato, però sono ovviamente a disposizione.
Vado al quesito n. 3, cioè la conferma dell’avvenuto aumento dell’assistenza nelle strutture identificate e l’eventuale abbassamento delle rette per gli utenti nei casi tale assistenza fosse già fornita, ma a carico degli utenti.
La conferma dell’avvenuto aumento dell’assistenza nelle strutture identificate è rintracciabile dalla controfirma delle convenzioni tra le Zone territoriali e gli enti gestori di residenze. Le convenzioni infatti prevedevano l’obbligo, per essere sottoscritte dalle parti, dei 50 minuti di assistenza che costituisce l’incremento previsto come “media intensità assistenziale” accanto all’alta intensità assistenziale” già presente negli ex NAR e nei Nuclei demenze.
In termini assoluti si evince, dai dati Asur, che l’importo complessivo delle convenzioni sottoscritte ammonta a euro 16.020.404,00 a cui aggiungere un importo di euro 1.706.105, 61 di prestazioni assistenziali erogate e pagate direttamente dalle Zone territoriali a fronte di un precedente di euro 10.352.000 (valore calcolato delle convenzioni e delle prestazioni comunque erogate alla data del 31.10.2005).
Per quanto riguarda l’eventuale abbassamento delle rette per gli utenti nei casi tale assistenza fosse già fornita, ma a carico degli utenti il dato disponibile è quello relativo al costo della retta alberghiera da confrontarsi con i criteri tariffari stabiliti dalla DGR 323/05 che indicavano in 33 euro al giorno (+/- 25%) il costo della tariffa alberghiera a carico del cittadino o del Comune in caso di indigenza.
I dati rilevati dagli allegati alle convenzioni stipulate con le strutture che hanno elevato l’assistenza fino a 50 minuti per giorno pro capite indicano che:
- l’utente paga fino a 33 euro al giorno nel 12,9% dei posti letto convenzionati come R.P.;
- l’utente paga da 33,1 a 41,3 euro (pari a 33 euro + 25%) nel 43,7% dei posti letto convenzionati come R.P.;
- l’utente paga da 41,3 a 45 euro (importo di poco superiore ai 33 euro + 25% ma ancora giustificabile) il 24,2% dei posti letto convenzionati come R.P..
Questo dato mette in evidenza che l’80,8% dei cittadini paga nei termini indicati dalla Regione come costo della sola componente alberghiera per cui si presume che la componente sanitaria sia a carico del Servizio sanitario regionale.
E’ bene precisare che era possibile da parte delle strutture che sottoscrivevano le convenzioni richiedere l’approvazione di una tariffa che fosse superiore ai 33 euro (+/- 25%), motivandola con l’erogazione di servizi aggiuntivi di particolare valore e di particolare qualità. Questa richiesta doveva essere approvata dalla direzione di distretto e dal Coordinatore di ambito competenti.
Preso atto che circa il 14% delle convenzioni fanno ricorrere questa fattispecie, sarà cura di questo Assessorato – il lavoro peraltro è già iniziato – effettuare tutte le verifiche del caso.
Rimane un 6% di posti letto di cui non sono pervenute informazioni e per i quali sarà anche qui nostra cura effettuare le necessarie verifiche e approfondimenti.
Anche qui si allega la tabella relativa alle indicazioni elaborate.
Per quanto riguarda il quesito n. 5, cioè il numero di RSA anziani autorizzate e funzionanti sul territorio regionale con l’indicazione del numero dei posti letto attivi (complessivi e per singola struttura) e delle quote a carico degli utenti.
La interrogazione del Consigliere Binci ha permesso di aggiornare la situazione delle RSA incrociando i dati di attività in possesso con lo stato delle autorizzazioni in base alla normativa attuale.
Il numero di posti letto in RSA per anziani autorizzato dalla Regione ammonta a 1184, mentre il numero dei posti letto effettivi, cioè attualmente attivi, è di 838 posti letto (in calce viene presentato l’elenco completo delle 28 strutture attive delle 35 autorizzate, con l’indicazione dei rispettivi posti letto attivi e autorizzati).
Il dato grezzo va spiegato in relazione all’evoluzione in atto da alcuni anni. Nel Piano Sanitario Regionale, recentemente approvato dal Consiglio regionale, si legge a questo proposito che “i posti letto in RSA, al 31 dicembre 2003 assommavano a 909 unità e per essi era previsto (precedente Piano Sanitario) un potenziamento fino a 1.320 PL con uno obiettivo intermedio (Atto di fabbisogno) di 1.000 PL”. Il numero attuale dei posti attivi si è determinato per effetto di fattori diversi: dal ritardo di nuove attivazioni in relazione al completamento di nuove strutture o alla ristrutturazione di altre già operanti; dalle trasformazioni di una quota di posti letto RSA in posti letto RP dovute alla necessità di dare risposte adeguate ed appropriate ai bisogni del territorio; dalla mancanza della normativa di riferimento specifica per le RSA Anziani nella Regione Marche che ha determinato evoluzioni e qualificazioni diverse tra le varie RSA Anziani.
La riflessione avviata con il Piano Sanitario Regionale riguarda la necessità di riflettere sull’opportunità di ribadire tetti regionali per i posti letto per specifiche tipologie di strutture residenziali (per questa come per altre categorie di destinatari) piuttosto che di ragionare complessivamente alla questione della residenzialità, partendo dalle effettive condizioni di bisogno e dalle diverse necessità dei territori.
In questo senso tra gli obiettivi del Piano Sanitario Regionale per questo settore di intervento, oltre: al miglioramento del sistema di accesso ai servizi per gli anziani non autosufficienti, alla riorganizzazione della valutazione e presa in carico degli anziani non autosufficienti... nello specifico della “accoglienza e assistenza residenziale di anziani non autosufficienti” ci si è posti in particolare l’obiettivo del “potenziamento del numero di PL in RSA e in Residenze Protette e adeguamento del livello di assistenza socio-sanitaria nelle residenze protette per anziani e coordinamento per l’appropriatezza e la corretta continuità dell’assistenza nel sistema di accoglienza residenziale per gli anziani non autosufficienti”.
È stata posta quindi, anche in sede di Piano Sanitario, la questione del “monitoraggio dei servizi per gli anziani non autosufficienti” avendo evidenziato come criticità il fatto che “la conoscenza dei servizi e degli interventi sanitari e sociali destinati agli anziani non autosufficienti non è sistematica (a questo proposito va rilevato come il Servizio Salute non è a conoscenza delle “quote a carico degli utenti nelle RSA Anziani, come richiesto dal Consigliere Binci) e non permette la programmazione delle azioni e la corretta allocazione delle risorse.”
Per questo il Piano si pone l’obiettivo di “qualificare, nella logica di sistema integrato e per il miglioramento dell’allocazione delle risorse, il sistema di monitoraggio dei servizi e degli interventi sanitari e sociali destinati agli anziani non autosufficienti”.
Anche qui segue la tabella di tutte le strutture, la loro allocazione, le zone di appartenenza, i posti letto effettivi e i posti letto autorizzati.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Vorrei innanzitutto specificare le motivazioni di questa interrogazione inerente la riqualificazione e l’assistenza per gli anziani non autosufficienti.
Sono soddisfatto della risposta dell’Assessore, innanzitutto perché questa interrogazione è servita per svolgere un monitoraggio e anche per prendere l’impegno che questo continui.
La situazione che avevamo ereditato era quella che sul territorio regionale c’erano diversità di trattamento e non c’era omogeneità nella corresponsione né delle rette né nei servizi di cui potevano usufruire le persone.
Quindi, proprio per la caratteristica universalistica del Servizio Sanitario regionale, che è erogato da un ente pubblico, c’era la necessità di un trattamento omogeneo e di pari opportunità per tutti i territori nell’accedere ai servizi e soprattutto per utilizzare al meglio le risorse.
Legata alle risorse c’era la questione dell’utilizzo dei 10 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione anche a seguito di accordi con i Sindacati. Mi sembra che non siano stati ancora totalmente utilizzati, comunque nel settore sanitario c’è difficoltà a capire come le risorse vengono ripartite tra le varie strutture.
Accolgo con favore l’iniziativa dell’Assessore di andare ad un monitoraggio continuo di tutti questi aspetti, quindi lo ringrazio per la risposta.


Interrogazione n. 366
del Consigliere Castelli
“Applicazione CCNL in favore del personale adibito all’assistenza presso la fondazione Contessa Maddalena Pelagallo di Grottammare e problematiche connesse”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 366 del Consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Siccome questa è una interrogazione che viene da un po’ di tempo ne ricostruisco un po’ l’oggetto.
Il Consigliere Castelli interrogava codesta Presidenza per sapere quali provvedimenti intendevano adottare per garantire la corretta applicazione del Contratto nazionale di lavoro al personale utilizzato presso la Fondazione Contessa Maddalena Pelagallo di Grottammare, il pieno rispetto, quindi, delle prerogative sindacali.
Il Consigliere chiedeva, inoltre, se presso la struttura menzionata risultasse adibito personale extra comunitario e se lo stesso fosse munito dei prescritti titoli e requisiti professionali, nonché conoscere le condizioni dei pazienti e le forme di controllo e di qualità dell’assistenza erogata ai pazienti ivi assistiti.
Il Consigliere affermava in proposito che la Zona Territoriale n. 12 di San Benedetto del Tronto, non disponendo di personale sufficiente ed adeguato, avrebbe stipulato due convenzioni con la Fondazione Pelagallo di Grottammare, per prestazioni di assistenza infermieristica in favore di pazienti anziani non autosufficienti, ospiti della struttura stessa (pazienti ex Cras); in virtù di tali convenzioni, la Fondazione Pelagallo avrebbe stipulato a sua volta una convenzione con la Cooperativa sociale “La Picena” di Grottammare. Nei confronti del personale adibito all’assistenza dalla cooperativa in parola, non risulterebbe correttamente applicato il Ccnl di riferimento, soprattutto con riferimento al trattamento retributivo. Questi erano gli oggetti della discussione.
Con nota n. 66073 del 24.03.06 sono stati richiesti al Direttore Generale dell’Asur i chiarimenti in merito a quanto sopra rappresentato dal Consigliere e la Direzione Generale dell’ASUR, con nota n. 5892 del 21.06.2006, in merito ai punti contestati e sulla quale il Consigliere Castelli ha teso porre questi quesiti, ha rappresentato quanto segue:
1. nel dicembre 2005, l’allora segretario Uil- Funzione Pubblica, segnalava che a suo dire i lavoratori della cooperativa “La Picena”, alla quale la fondazione Pelagallo aveva affidato la gestione della Casa di Riposo di proprietà per l’assistenza alla persona e infermieristica, non usufruivano del Ccnl per i dipendenti delle cooperative sociali.
2. Il Direttore della Zona Territoriale n. 12 di San Benedetto del Tronto, con nota del 24 gennaio 2006 n. 1641 ha richiesto alla suddetta Fondazione ed alla cooperativa La Picena, se ai lavoratori delle cooperative sociali di tipo A, secondo il tariffario approvato con Dgrm n. 879/2004 e se fosse o meno applicato il Ccnl. In data 2 febbraio 2006, il Vice Presidente della Cooperativa in questione rispondeva che i lavoratori, per scelta unanime dei soci e con l’assenso della Cgil (organizzazione sindacale maggioritaria), veniva applicato il Ccnl Anaste (istituzioni socio assistenziali), ritenuto dai medesimi soci, dai lavoratori e dai rappresentanti sindacali, il contratto più vantaggioso. Il Vice Presidente segnalava inoltre di aver posto specifico quesito sulla legittimità di tale scelta all’Assessorato Regionale ai Servizi sociali della cui risposta si è tuttora in attesa.
3. Presso la suddetta cooperativa, lavora la signora X.E.C. – sono solo le iniziali –, cittadina albanese, residente in Italia da diversi anni, in possesso del diploma di Infermiera Professionale. La stessa, ha ottenuto il riconoscimento ministeriale (con decreto del Ministero della salute del 2 novembre 2005) in Italia del titolo di operatore socio sanitario, mentre per quanto riguarda il riconoscimento del titolo di Infermiere, la procedura presso il competente Ministero è stata attivata in data 20 aprile 2000, tuttora in corso.
4. I sei medici di medicina generale che hanno tra i propri assistiti i ricoverati presso la struttura, al momento dell’ingresso dell’ospite, redigono il piano di trattamento individuale, compresa la terapia farmacologia con modalità ed orari di somministrazione, gli stessi effettuano visite, programmate e non, assicurando la loro presenza dal lunedì al venerdì mediante idonea turnazione. Il numero di visite viene concordato tra i medici di medicina generale e medico responsabile delle strutture residenziali della Zona Territoriale.
I componenti della UVD (Unità valutativa distrettuale: medico del distretto, infermiere ed assistente sociale) provvedono ad eseguire periodicamente la valutazione dello stato di salute e delle condizioni di cura di tutti gli ospiti della struttura, verificandone il livello di autosufficienza ed i bisogni sanitari. Esaminano la cartella sanitaria di ciascun ospite, per verificare la conformità ai criteri di buona qualità e la rispondenza, delle prestazioni infermieristiche quotidianamente erogate a quelle previste nel piano di trattamento individuale.
Il Direttore Generale dell’Asur, informa inoltre che nell’agosto del 2003 e nel febbraio del 2006 la struttura è stata oggetto di ispezione dei Nas di Ancona, i quali non hanno costatato anomalie o irregolarità.
In relazione ai quesiti posti dal Consigliere Castelli, si ritiene esaustiva la risposta ed i chiarimenti forniti dalla Direzione dell’Asur.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. L’interrogazione che avevo presentato nel 2006 e che ha ricevuto oggi risposta da parte dell’Assessore Mezzolani faceva parte di una coppia di interrogazioni che ho dedicato a un caso, la Fondazione Pelagallo di Grottammare, che per molti versi si può ritenere sintomatico di una situazione rispetto alla quale questo Consiglio non può mantenere un atteggiamento distaccato e indifferente.
Il caso di Grottammare non esito a definirlo la punta di un iceberg di una situazione di un’amministrazione, soprattutto di un’amministrazione di sinistra del Governo Spacca, che non può mantenere un atteggiamento teso a minimizzare il problema dello sfruttamento che, soprattutto all’interno di strutture dedicate al sociale, si fa del lavoratore.
Spesso, soprattutto dai gruppi della sinistra, sentiamo rivolgere interrogazioni al Presidente Spacca che riguardano mille e giuste segnalazioni sulle problematiche del lavoro. Ma c’è un aspetto della vita sociale e lavorativa della nostra regione che merita più attenzione, che riguarda la sottooccupazione del personale adibito all’interno delle cooperative che svolgono funzioni nelle nostre strutture sociali.
Questo è un problema serio, è un problema vero, perché sappiamo benissimo che molti soci cooperatori sono di fatto costretti ad accettare condizioni retributive ed economiche inaccettabili, che sono anche sotto la scure di un rischio di licenziamento, di esonero, di marginalizzazione che, visti i tempi che corrono, possono creare non pochi problemi al lavoratore stesso.
Penso che su questa cosa vada fatta luce. La stessa struttura di Grottammare è stata poco tempo fa resa oggetto di un’indagine da parte della Procura di Fermo – Grottammare è giurisdizione del Tribunale di Fermo – che riguarda un altro aspetto che fa da pendant riguardo al primo, il fatto, ovvero, di come vengano assunte operatrici dell’est europeo o extracomunitarie in genere, proprio per fornire a basso costo le prestazioni che poi dovrebbero essere effettuate a sostegno dei disabili, dei pazienti degli ex Crass – come nel caso della Pelagallo di Grottammare – e più in generale per quel mondo della non autosufficienza su cui qualche minuto fa abbiamo sentito l’Assessore Mezzolani rispondere al Consigliere Binci.
Questo è un problema che va affrontato con la giusta risolutezza. Penso che sia vergognoso e inaccettabile che nel 2007, quando ad ogni piè sospinto, e giustamente, si parla della necessità di tutelare per ogni dove e per ogni angolo del mondo i diritti dei lavoratori più deboli, è assolutamente scandaloso che esistano tanti casi – certamente non è responsabilità dell’Assessore Mezzolani – di sfruttamento della manodopera operata da cooperative sociali che applicano condizioni contrattuali indecenti.
Questa è una cosa su cui dobbiamo avviare una riflessione pacata e serena, senza buttar via il bambino con l’acqua sporca. Perché sono tantissime le cooperative che in maniera meritoria, adeguata e rispettosa della legge svolgono le loro funzioni, ma sono tantissimi i casi di questo sfruttamento da sinistra del lavoratore. Esiste uno sfruttamento da sinistra del lavoratore che riguarda questa congerie di strutture che alla fine dovrebbero garantire condizioni di agibilità sanitaria e socio-assistenziale ai più deboli e ai più fragili.
Non so ora quale tipo di evoluzione avrà l’inchiesta di Fermo, ma che addirittura si sia arrivati a reclutare personale privo delle minime condizioni di accreditamento professionale per svolgere assistenza ai malati degli ex manicomi o ai disabili, credo che sia un fenomeno che si commenta da solo.
Tuttavia penso che da questo punto di vista, e per il buon nome di questa Regione, sia opportuno vigilare con attenzione proprio sulla la problematica che in qualche misura il Consigliere Binci prima evocava.
Il problema della non autosufficienza, il problema della rarefazione delle risorse, il problema dell’assistenza sanitaria che spesso abbiamo evocato nel corso dell’approvazione del Piano regionale socio sanitario, rimanda ad un problema di costi che è l’anticamera, e probabilmente l’elemento giustificatore, delle forme di sfruttamento della manodopera.
Se questo è vero rispetto a un fenomeno che può essere considerato carsico, ma rispetto al quale ormai c’è giurisprudenza abbondante, penso che questo Consiglio regionale debba affrontare il problema senza sottrarsi a quello che è un obbligo di civiltà prima ancora che politico.


Interrogazione n. 732
del Consigliere D’Anna
“Azione di boicottaggio nei confronti dell’Ospedale Santa Croce di Fano”
Decadenza

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 732 del Consigliere D’Anna che decade per assenza dell’interrogante.


Interrogazione n. 669
del Consigliere Binci
“Sostituzione automediche del servizio territoriale 118”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 669 del Consigliere Binci. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Anche questa è un’interrogazione datata. In merito si fa presente che, su indicazione del Servizio Salute, l’Asur ha provveduto ad eseguire una verifica presso tutte le Zone Territoriali della situazione dei mezzi di soccorso – sia di proprietà delle Aziende del Ssr che di proprietà delle Associazioni di volontariato e Croci – dedicati ai trasporti sanitari.
Conclusa questa ricognizione potranno essere individuate le esigenze di sostituzione dei mezzi di soccorso pubblici cui si provvederà con sollecitudine, mentre per quelli delle Associazioni di volontario e Croci dovranno provvedere le stesse, qualora non più in linea con i requisiti.
Questi requisiti vengono periodicamente verificati e qualora non ci fossero queste autovetture non avrebbero modo di circolare.
Questa è l’azione che abbiamo messo in atto sollecitati anche da questa interrogazione presentata dal Consigliere Binci

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ringrazio l’Assessore per l’interessamento, però un conto è monitorare la situazione delle automediche dei servizi regionali del 118 e un conto è andarle a sostituire.
Spero che a seguito del monitoraggio vengano reperite le risorse per la sostituzione di quei mezzi che non hanno le caratteristiche minime per svolgere il servizio.
Certamente dovrà essere previsto anche un chilometraggio massimo a seconda delle tipologie, ecc., questo perché si erano verificati dei casi di automediche del 118 che si erano fermate mentre portavano soccorso o mentre portavano delle persone malate presso le strutture ospedaliere.
Per quanto riguarda la situazione delle pubbliche assistenze mi sembra che nelle realtà locali non ci siano queste problematiche. L’unica problematica è per l’Anpas e le pubbliche assistenze che hanno lamentato difficoltà nel vagliare le prestazioni effettuate legate al problema dell’anticipazione della Regione di circa 2 milioni e mezzo di euro.
Altra questione che volevo indicare è che mi risulta che sia stata proposta una transazione agli operatori, che tra l’altro danno prestazioni molto superiori a quelle per cui vengono rimborsati, che non è giusta, visto che attendono i pagamenti da due anni e mezzo, hanno le anticipazioni dalle banche e non hanno neanche richiesto gli interessi legali. Potrebbe essere previsto un piano di rientro ridistribuito e concordato con loro, anche se io credo, invece, che dovrebbero essere interamente corrisposte le prestazioni che hanno effettuato.


PRESIDENTE. Prima di passare alla prossima interrogazione invito ad entrare in Aula, in via del tutto eccezionale, il dott. Andrew Kudakwafhe Ak Dube, direttore del Segretariato del decennio africano delle persone con disabilità, che è ospite del Consiglio regionale in occasione della settimana per la pace che culminerà con la marcia Perugia-Assisi a cui il Consiglio regionale ha aderito.

(Applausi in Aula)

Andrei K. DUBE. Grazie, Signor Presidente, del caloroso benvenuto. Sono molto onorato e molto felice di essere qui e di avere l’opportunità di visitare la vostra regione proprio subito dopo l’approvazione da parte delle Nazioni Unite della convenzione per i diritti delle persone con disabilità.
Spero e sono convinto che la mia visita in questa vostra regione possa portare in futuro a collaborazioni tra i diversi paesi africani e la regione Marche nell’area dei diritti delle persone con disabilità.
Abbiamo già identificato alcune aree possibili di collaborazione tra i nostri Paesi e la vostra Regione, una è l’agricoltura, poi vi è l’aiuto nelle imprese economiche a persone con disabilità e l’implementazione di politiche e di legislazioni sempre a favore di persone con disabilità.
Speriamo che questa collaborazione possa portare i suoi frutti e possa andare oltre gli incontri che avremo durante questa settimana.
Speriamo di poter costruire con voi e con i nostri Paesi una buona squadra per collaborare e lavorare insieme.

(Applausi in Aula)

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini che parlerà a nome della Giunta.

Pietro MARCOLINI. Siamo molto onorati di averla con noi questa mattina. Abbiamo la possibilità di ringraziarla e di onorare concretamente con le nostre politiche regionali le indicazioni di lavoro che lei ci ha prospettato.
Vorrei segnalare che abbiamo da poche settimane approvato il Piano sanitario ed è nostra intenzione stringere con un legame molto forte in maniera trasversale le politiche sanitarie e quelle socio-assistenziali.
Quindi, contando anche sui suoi suggerimenti, la sua presenza ci incoraggia e ci conforta nell’andare avanti su questo terreno.


Interrogazione n. 458
del Consigliere Capponi
“Assegnazione fondi di investimento per la rete viaria di interesse regionale”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 458 del Consigliere Capponi è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 576
dei Consiglieri Bugaro, Capponi
“Spese regionali, delle province e comuni delle Marche per assicurare l’accoglienza e l’assistenza agli immigrati”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 576 dei Consiglieri Bugaro, Capponi. Per la Giunta risponde l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In merito a quanto in oggetto si fa presente quanto segue.
L’attuale normativa regionale in materia di immigrazione – l.r. 2 marzo 1998, n. 2 “Interventi a sostegno dei diritti degli immigrati” – ha permesso, fin dalla sua promulgazione, di sostenere le politiche degli enti locali per favorire l’integrazione dei cittadini stranieri non comunitari, per cui, sin dall’anno 1998, la Regione ha finanziato le politiche migratorie con fondi propri, integrati negli anni 2000-2002 e 2003 da quote di fondi statali provenienti dal Fondo nazionale per le politiche migratorie e dal 2003 in poi dal Fondo unico per le politiche sociali.
La quasi totalità delle risorse sono state concesse, attraverso i Piani annuali regionali, agli enti locali per sostenere gli interventi ed i servizi di accoglienza e di inclusione sociale dei cittadini stranieri non comunitari regolarmente presenti nelle Marche. Quote di minore entità sono state, invece, finalizzate al cofinanziamento dei progetti presentati dagli organismi presenti nella Consulta regionale degli Immigrati, in particolare dalle Associazioni degli immigrati, aventi valenza regionale.
Per quanto riguarda l’anno 2006 e 2007 sono stati cofinanziati con i fondi regionali, ai sensi della dgr n. 974/2006, della dgr n. 1459/2006 (integrazione delle risorse stanziate con il Piano annuale 2006 per un importo di euro 300.000,00, da destinare agli interventi degli enti locali) e della dgr n. 828/2007 gli interventi a sostegno dei diritti degli immigrati di seguito elencati. Tali interventi vengono concordati a livello di Ambiti Territoriali Sociali con la partecipazione obbligatoria delle Associazioni di immigrati presenti nel territorio ed iscritte al Registro regionale, al fine di rispondere in modo appropriato ai bisogni ed alle aspettative dell’utenza.
Progetti degli enti locali (Comuni e Comunità montane) concernenti:
1. integrazione; intercultura e sostegno scolastico linguistico a favore degli alunni stranieri presenti nelle scuole dell’obbligo;
2. agevolazioni per l’accesso all’abitazione;
3. sostegno ai centri servizi e centri di accoglienza per immigrati;
4. Interventi di diffusione della lingua italiana, ai sensi della dgr n. 810/2006, in attuazione dell’Accordo di Programma siglato nel 2005 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e la Regione Marche-Servizio politiche sociali, per un importo di euro 153.400,00, di cui euro 129.000,00 di provenienza statale. L’attuazione del Piano formativo regionale è demandata alle Province.
Progetti sperimentali e pilota.
Realizzazione della Il Conferenza regionale sull’immigrazione.
Partecipazione a Programmi Comunitari.
1. Progetto “Immensity”
La Regione è impegnata in qualità di partner, nell’ambito del programma comunitario Interreg III 11, all’attuazione del progetto Immensity: l’imprenditorialità degli immigrati come sostegno per la coesione socio economica ed il miglioramento delle condizioni di vita degli immigrati. II progetto intende partire da una analisi dei dati riferiti alla popolazione immigrata – impieghi, iniziative imprenditoriali, opportunità esistenti per gli scambi commerciali – per raggiungere come obiettivo di lungo termine, lo sviluppo dell’imprenditorialità nei paesi di origine degli immigrati sostanzialmente Paesi non comunitari.
2. Progetto “E.N.I.”
La Regione partecipa al progetto comunitario E.N.I. (Experiment in Newcomer Integration), nell’ambito del PIC Interreg III Cadses.
Il progetto nasce dall’esperienza effettuata dalla Regione Marche nell’area balcanica e mira a sostenere l’integrazione di rifugiati ed immigrati nelle comunità locali.
II progetto intende in particolare: trasformare l’immigrazione in un’opportunità di crescita per i territori ospitanti, promuovere politiche di integrazione che riconoscano la diversità quale fattore di crescita e di sviluppo e non come problema di sicurezza sociale.
Di seguito si elencano i Contributi effettivamente impegnati ed erogati per le politiche migratorie, nel periodo 2000-2005.-
Anno 2000 (in lire italiane)
- Enti locali: 669.685.440 (Prov. AN); 508.571.180 (Prov. AP); 725.006.120 (Prov. MC); 578.535.530 (Prov. PU).
- Associazioni di immigrati: 77.760.000 + 47.161.000.
- Organismi vari: 30.334.168 (Fondo di riserva); 25.000.000 (Segretariato immigrati detenuti).
- Totale lire 2.637.078.438.
Anno 2001 (in euro)
- Enti locali: 126.476,00 (Prov AN); 97.015,98 (Prov AP; 107.740,51 (Prov PU); 133.576,78 (Prov MC).
Totale Euro 464.809,27
- Organismi vari (in lire Italiane): 147.404.000
Anno 2002 (in euro)
- Enti locali: 774.600,00 (Ambiti territoriali Sociali); 105.540,00 (Accoglienza immigrati).
- Associazioni di immigrati: 25.800,00 (Progetti sperimentali della Consulta regionale immigrati).
- Organismi vari: 18.429,50 (Progetto “Buongiorno” promosso da INPS); 25.800,00 (Studi e ricerche); 77.470,00 (Accoglienza dei minori stranieri non accompagnati); 64.522,00 (Progetti vari).
- Provincia di Ascoli Piceno: 51.600,00 (Organizzazione e realizzazione della I Conferenza regionale sull’immigrazione).
Totale euro 1.143.762,11.
Anno 2003 (in euro)
- Enti locali: 438.988,37 (Ambiti Territoriali Sociali).
- Associazioni di immigrati: 80.000,00 (Attività della Consulta regionale immigrati).
- Organismi vari: 54.854,50 (Progetti sperimentali e pilota).
Totale: 573.842,87
Anno 2004 (in euro)
- Enti locali: 424.842,68 (Ambiti Territoriali Sociali); 96.297,67 (Accoglienza immigrati).
- Associazioni di immigrati: 45.316,56 (Attività della Consulta regionale immigrati).
Totale: 566.456,91
Anno 2005 (in euro)
- Enti locali: 397.424,64 (Ambiti Territoriali Sociali).
- Associazioni di immigrati: 13.247,48 (Progetto a favore delle donne straniere).
Totale: 410.672,12
Anno 2006 (in euro)
- Enti locali: 661.101,89 (Ambiti Territoriali Sociali); 24.400,00 (Interventi diffusione lingua italiana - fondi regionali); 129.000,00 (Interventi diffusione lingua italiana-fondi statali).
- Organismi vari: 42.833,55 (Progetti sperimentali e pilota).
Totale: 857.335,44
Anno 2007 (in euro)
- Enti locali: 395.185,44 (Ambiti Territoriali Sociali), a cui verranno aggiunte, come per l’anno 2006, ulteriori risorse – euro 300.000,00 – provenienti dalle risorse statali del Fondo Unico Sociale.
- Organismi vari: 20.000,00 (Organizzazione e realizzazione della Il Conferenza regionale sull’immigrazione); 13.150,00 (Progetti sperimentali e pilota).
Totale: 728.335,44

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Innanzitutto mi complimento per il look dell’Assessore che per la prima volta viene in questa Aula legislativa con il giubbetto, questo mi fa piacere, d’altronde, Presidente, dopo la collanina esibita davanti al Presidente della Repubblica non possiamo non aspettarci di altro!
Detto questo, non mi ritengo soddisfatto della risposta a questa interrogazione perché non si è entrati nel merito dell’oggetto, cioè su i denari che vengono destinati ai problemi generati dall’immigrazione. Soprattutto perché il Comune di Ancona, in particolar modo, vive in una situazione di particolare disagio, visto che si è diffuso negli ambienti che gestiscono l’immigrazione clandestina il fatto che Ancona è una porta di accesso abbastanza facile.
L’immigrazione minorile, che come sapete incide sui bilanci comunali, sta generando difficoltà enormi, perché i ragazzini che i Comuni sono costretti ad ospitare costano e sono completamente a carico dell’amministrazione comunale.
Oltretutto c’è una pratica – e questo sarà poi oggetto di un’ulteriore interrogazione sia a livello regionale che a livello parlamentare – su come agisce il Cir (Consiglio italiano per i rifugiati) visto che ad Ancona si è creata una situazione particolarmente difficile.
Torneremo su questo argomento che sta creando agli enti locali una particolare condizione di difficoltà economica e che sta generando una eccessiva escalation nei numeri delle presenze soprattutto sul territorio marchigiano, segno che qualcosa assolutamente non va.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani per fatto personale.

Marco AMAGLIANI. Consigliere Bugaro, credo di aver sempre avuto grande rispetto per le Istituzioni e non già con il mio look, ma per il modo in cui mi sono sempre comportato all’interno delle stesse Istituzioni.
In ogni caso, se lei mi indica una norma che vieta di entrare in quest’Aula con un giubbetto, che credo sia nell’ambito della decenza, e che obbliga chiunque entri in quest’Aula a vestire in modo diverso, le assicuro che la rispetterò finché siederò in quest’Aula, ma credo che questa norma non esista!

PRESIDENTE. Alla fine della seduta apriremo un dibattito su cosa prevede il Regolamento.


Interrogazione n. 826
del Consigliere D’Anna
“Alienazione della casa di riposo S. Giuseppe di Acqualagna nonostante il “divieto di cessione e alienazione” conseguenza dei contributi concessi dalla Regione Marche”

Interrogazione n. 723
del Consigliere Giannotti
“Prospettive casa di riposo `San Giuseppe’ di Acqualagna”

Interrogazione n. 846
dei Consiglieri Giannotti, Tiberi
“Alienazione della casa di riposo `San Giuseppe’ di Acqualagna”

(abbinate)
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 826 del Consigliere D’Anna, abbinata, come annunciato in sede di comunicazione, all’interrogazione n. 723 del Consigliere Giannotti e all’interrogazione n. 846 dei Consiglieri Giannotti, Tiberi. Per la Giunta risponde l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In merito all’interrogazione di cui all’oggetto si comunica quanto segue.
In base al bando approvato con deliberazione di Giunta regionale n. 1392 del 23 luglio 2002, il Comune di Acqualagna è stato beneficiario di un contributo di euro 142.500,00 per la realizzazione di lavori edili di riqualificazione da eseguirsi presso la casa di riposo “San Giuseppe”.
Il predetto bando prevede, tra l’altro, all’ultimo comma dell’articolo 4 che “I beni immobili oggetto degli interventi non possono essere distolti dalla destinazione a struttura socio-assistenziale, né alienati per un periodo di almeno 10 anni dalla data di assegnazione del contributo”. Ciò viene ribadito all’articolo 14, comma 1, ultimo punto, in cui l’alienazione della struttura oggetto di intervento prima del decorso dei 10 anni, viene prevista come causa di revoca del contributo.
Pertanto, si ribadisce che, in caso di vendita dell’immobile, il provvedimento conseguente sarà la revoca del contributo concesso e la restituzione della somma maggiorata dell’interesse legale maturato.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Prendo atto che da parte della Giunta regionale viene data una risposta secca che se per certi versi è precisa, va però – e questo la dice tutta – di pari passo alla denuncia fatta dai Consiglieri regionali di Forza Italia. Un anno fa il sottoscritto e nei giorni scorsi il sottoscritto insieme al collega Tiberi.
Mi viene da pensare che ci sia voluto un anno per rispondere a questa interrogazione, perché debbo far rilevare all’Assessore che l’interrogazione è datata 19 aprile 2007, quindi la Giunta regionale risponde a distanza di sei mesi, dopo l’interrogazione del Consigliere D’Anna, che ringrazio perché è stato di grande disponibilità nel riprendere e declinare un’iniziativa del nostro partito. Mi fa piacere che i Consiglieri di altre formazioni politiche si facciano carico di denunce fatte da Forza Italia, nel caso specifico l’iniziativa a cui D’Anna fa riferimento nell’interrogazione è una petizione popolare che è stata promossa dal locale coordinamento di Forza Italia.
Mi preme richiamare questo fatto che è di una gravità inaudita. Il Comune di Acqualagna guidato dal centro-sinistra, a distanza di alcuni anni dalla messa a regime di una Casa di riposo, decide all’improvviso di venderla. Già ci sarebbe tutto da dire! Se è ritenuto importante e opportuno mettere in piedi una struttura di questo genere non si capisce perché quelle ragioni oggi siano venute meno. Tra l’altro mi risulta che ci sia anche una certa presenza di persone anziane, sono circa una cinquantina. Quindi questo non si giustifica.
Il Comune di Acqualagna ha detto: “Gli anziani non sono tutti del nostro paese, ma sono anche di comuni limitrofi”. Questa scusa accampata dal Sindaco del Comune di Acqualagna mi sembra molto pellegrina. L’altro aspetto è che dice “ci costa molto gestire”. Certo è un servizio sociale, ma credo, visto che il Comune di Acqualagna spende tanto per regalare i tartufi a tutta Italia, che l’assistenza ad un anziano valga più di un tartufo donato!
Quindi la sfida e la provocazione che vogliamo fare al Sindaco di Acqualagna è quella di smettere di regalare tartufi a tutti e che cerchi magari di garantire l’integrità dei servizi sociali.
Consigliere Solazzi, non la metta così, questa è una cosa seria! Decidere di chiudere una Casa di riposo perché costa troppo e perché ci sono pochi cittadini del tuo Comune è una cosa grave! Ma la cosa più grave è che grazie alla verifica fatta dal nostro gruppo abbiamo appurato che quel Comune ha utilizzato finanziamenti regionali per la messa a regime. La restituzione non estingue la responsabilità.
La cosa grave è che intanto si è utilizzato un contributo regionale per mettere a regime e poi che si sono utilizzate risorse comunali. La denuncia alla Corte dei Conti che abbiamo fatto io e il Consigliere Tiberi ha questo senso. Qui si tratta di una distrazione di risorse pubbliche. Il Comune di Acqualagna ha speso centinaia di migliaia di euro per costruire la casa di riposo. Chi rifonde il Comune di Acqualagna se viene o no questo bene! Perché non c’è solo la distrazione di soldi regionali che vanno restituiti, ma c’è anche la distrazione di risorse comunali che sono state utilizzate.
Questo è un fatto politico e amministrativo che andrebbe censurato.
Quindi prendo atto della risposta, ma rilevo che si è risposto con tanto ritardo quasi a voler coprire questa nefandezza amministrativa, e rilevo che ci sono comunque responsabilità, c’è un autotutela che la Regione deve compiere rispetto al venir meno di un patrimonio fondamentale nel campo dei servizi sociali.


Deliberazione legislativa statutaria
approvata dal Consiglio regionale nella seduta del 24 luglio 2007, n. 73
“Modifiche alla legge statutaria 1 marzo 2005, n. 1 ‘Statuto della Regione Marche’ ”
(seconda deliberazione ai sensi dell’art. 123, secondo comma della Costituzione)
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la deliberazione legislativa statutaria approvata in prima votazione nella del 24 luglio 2007, n. 73. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Favia.

David FAVIA. Poche parole in quanto trattasi di una modifica statutaria già esaminata in prima lettura prima della sospensione estiva.
Riguarda l’adempimento di una mozione approvata dal Consiglio regionale relativa alla modifica nelle varie parti dello Statuto della denominazione “Consiglio regionale” in “Assemblea legislativa”.
Quindi si tratta soltanto di voltarla nuovamente e se avrà il favore dell’Aula, come mi auguro, diventerà norma cogente da inserire nel nostro Statuto.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Concordo con quanto detto dal relatore di maggioranza Favia, aggiungo solo qualche riflessione che non ricordo se avevamo già fatto nella prima lettura.
Questa è una modifica formale, breve e sintetica, ma sicuramente ad substantiam perché viene riaffermato il ruolo di Assemblea legislativa.
Certo, di fronte a questo concetto assume un po’ d’allarme tutta la strategia governativa che pretende di dover legiferare sulle modifiche dei numeri dei Consigli regionali, ecc.. In questo Paese dobbiamo chiarirci una volta per tutte, cioè o questa è una funzione legislativa che è espressione di autonomia sancita dalla Costituzione e autonomia statutaria vera o se, invece, vogliamo ritornare sempre ai soliti tentativi statalisti di riaccentrare e quindi, addirittura, andare a legiferare sui numeri, per esempio, del Consiglio regionale.
Chiedo ai colleghi del centro-sinistra di fare un’azione forte e pressante nei confronti della maggioranza che regge il Governo, perché queste sono veramente azioni inammissibili. Azioni che si possono concordare in sede di Conferenza Stato-Regioni o altro, come ad esempio quelle che riguardano le composizioni dei Comuni, delle Province, ecc..
Lo so che siamo in una fase del taglio dei costi della politica, sono d’accordo, ma si converrà che queste sono azioni da concordare. Non è possibile che dall’alto si calano numeri e statistiche, poi con questi si vogliono suffragare operazioni di taglio che sono assolutamente anacronistiche.
Crediamo, quindi, in questa riaffermazione che facciamo oggi – spero che passi all’unanimità – che fa un po’ da prologo a quello che faremo nel prossimo Consiglio, cioè quando ai componenti di questa Assemblea speriamo di riconoscere, non per una questione di narcisismo, quel ruolo che anche nelle cerimonie pubbliche e istituzionali deve far sapere ai cittadini di chi è la funzione legislativa almeno quella quantitativamente più importante di questo Paese.
Dunque in questo atto ci crediamo, ma non finisce oggi la battaglia per questo riconoscimento.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Il Gruppo dei Comunisti Italiani riconferma il voto contrario, perché il cambio del nome si inserisce nel solco del nuovismo ingenuo di questa lunga transizione italiana che non si è ancora conclusa. Al tempo stesso, in una logica un po’ leghista, si inserisce nella concezione che le Regioni dovrebbero essere piccoli staterelli che si contendono tra di loro le risorse dello Stato.
Questa, secondo me, è una concezione sbagliata, perché siamo in una fase molto delicata dell’unità statale non intesa in senso nazionalistico, ma intesa come elemento forte di solidarietà e diritti.
Quindi non sarà il cambio del nome che darà più poteri al Consiglio regionale; le Regioni già oggi hanno potestà legislativa, anzi questo lo vedo un po’ come il segnale della disperazione lungo quel solco di cui dicevo prima.
Quindi lasciamo stare questa velleità e guardiamo alla risoluzione dei problemi.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di legge regionale n. 157, seconda deliberazione. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di legge n. 180
dei Consiglieri Capponi, Badiali, Mammoli, Binci, Favia, Ricci, Giannini, Cesaroni, Santori, Ortenzi, Lippi, Pistarelli
“Modifica alla legge regionale 14 aprile 2004, n. 7 “Disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale” come modificata dalla legge regionale 12 giugno 2007, n. 6"
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 180 ad iniziativa dei Consiglieri Capponi, Badiali, Mammoli, Binci, Favia, Ricci, Giannini, Cesaroni, Santori, Ortenzi, Lippi, Pistarelli. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. La presente proposta di legge nasce da una iniziativa bipartisan di numerosi Consiglieri ed è stata accolta unanimemente dalla Commissione.
Essa serve solo a correggere una parte della legge regionale 14 aprile 2004, n. 7, che abbiamo recentemente modificato e che disciplina, recependo la normativa nazionale e dell’Unione europea, le procedure per la Valutazione di impatto ambientale. Quindi si tratta di una leggera modifica che tiene conto di un’esigenza concreta.
La predetta legge prevede l’assoggettamento alla procedura di VIA per una serie di progetti. In particolare prevede l’assoggettamento di tutti gli impianti industriali non termici per la produzione di energia elettrica da conversione fotovoltaica ed impianti solari termici ad esclusione di quelli la cui superficie occupata a terra sia pari o inferiore a 5.000 metri quadrati e a condizione che non si determinino impatti cumulativi derivanti da più richieste che comportino, nel loro complesso, il superamento di detta superficie.
La superficie occupata a terra di 5.000 metri quadrati non consente, così come è stato scritto nella formulazione originaria, almeno dagli accertamenti tecnici che abbiamo effettuato, la produzione di energia di almeno 1 MW di potenza, che è la dimensione considerata ideale dal nostro Piano energetico ambientale regionale per un minimo di produzione energetica.
Con questa proposta di legge che si compone di un solo articolo noi rispondiamo all’esigenza di correggere la legge e di evitare equivoci interpretativi che potrebbero determinare la problematica sopra evidenziata.
Pertanto il limite della superficie di 5.000 metti quadrati per gli impianti industriali non termici per la produzione di energia elettrica da conversione fotovoltaica ed impianti solari termici, si deve riferire soltanto a quella occupata dai pannelli e, quindi, alla sola superficie radiante.
Aggiungo che c’è un emendamento tecnico, che possiamo approvare anche in sede di coordinamento tecnico, che serve a recuperare un’omissione dell’ufficio.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Sono d’accordo con quello che ha detto il relatore di maggioranza Consigliere Comi. E’ solo un chiarimento per non indurre ad eventuali dubbi le strutture tecniche, in quanto abbiamo precisato la superficie dei metri quadrati dei pannelli.
Quindi dichiaro il voto favorevole.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Coordinamento tecnico con l’emendamento. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di legge n. 180. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 61
della Giunta regionale
“Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema scolastico marchigiano per l’anno scolastico 2008 – 2009. Articolo 138, decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112"
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 61 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Credo che sia un fatto estremamente positivo che la Regione ogni anno fissa le linee guida per la programmazione della rete scolastica, il che significa dare ai Comuni e alle Province criteri in base ai quali riorganizzare la presenza delle scuole sul territorio.
L’atto ricalca le motivazioni e gli argomenti degli anni precedenti, seppure in questo anno scolastico sono intervenute delle novità estremamente significative, in particolare ricordo l’innalzamento dell’obbligo scolastico, le normative previste in Finanziaria e in atti conseguenti legate al mantenimento degli istituti tecnici.
L’atto si colloca in un panorama nazionale che introduce queste modifiche, ma che dà al territorio criteri sostanzialmente analoghi a quelli degli anni precedenti, cioè che per riorganizzare la rete scolastica con riferimento alle scuole dell’obbligo vengano attivati criteri che prevedano il mantenimento e la permanenza della rete scolastica diffusa. Per quanto riguarda, invece, l’istruzione superiore, bisogna tenere conto del principio dell’equilibrio territoriale, del potenziamento dell’offerta formativa e anche non disperdere risorse nel territorio.
L’atto prevede che entro il 10 novembre le Province debbono presentare alla Regione Piani veri e propri sulla base delle linee che noi indichiamo.
Auspicabilmente, prima dell’interruzione per le vacanze natalizie, torneremo in Consiglio per approvare l’atto nella sua completezza.
Quest’anno abbiamo introdotto solo alcune precisazioni; i Piani provinciali di fatto sono composti di due parti, quella che riguarda la riorganizzazione della scuola dell’obbligo la cui competenza esclusiva è del Comune e quella che riguarda la riorganizzazione dell’istruzione superiore la cui competenza è della Provincia.
Tutto questo deve essere fatto sia per quanto riguarda l’organizzazione della rete scolastica per l’istruzione della scuola dell’obbligo, sentite le organizzazioni sindacali, che il Piano provinciale per l’istruzione della scuola secondaria superiore, dove deve esserci una forte concertazione con il mondo imprenditoriale e con le parti sociali più significative e deve anche essere espresso obbligatoriamente, prima dell’approvazione in Consiglio provinciale, il parere della Conferenza provinciale delle Autonomie.
Quindi con queste precisazioni riconsegnano le competenze, per la scuola dell’obbligo è sovrana la competenza comunale e per la scuola secondaria superiore è competente l’Amministrazione provinciale, con una forte concertazione delle parti sociali.
Per questo chiediamo all’Aula di approvare queste linee guida. Ne abbiamo discusso in Commissione dove siamo arrivati ad un voto unanime, quindi mi auguro che possa ripetersi anche in quest’Aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. E’ vero che in Commissione abbiamo espresso il voto unanime a queste linee guida, ma con l’auspicio che ci sia un’inversione di tendenza rispetto a quello che è avvenuto l’anno scorso.
Ricordiamo le nostre divisioni territoriali, per provincia, per crinale, per vallata di fiume! Abbiamo avuto pressioni di tutti i tipi – legittime, per carità – per una concezione un po’ ultrapossessiva dei Comuni su queste vicende, con uno strumento spesso di propaganda di amministrazioni di tutti i colori.
Quando il sistema Regione, Province e Comuni cercherà di essere più omogeneo per programmare davvero quello che è la nostra potestas amministrativa e di programmazione nell’ambito della scuola?! Faccio questo appello, lo dico per la mia parte politica sia ai Sindaci del centro-destra che a quelli del centro-sinistra e anche alle Province che sono tutte di centro-sinistra, affinché le proposte che arrivano qua siano realistiche.
L’anno scorso abbiamo visto affaccendarsi coalizioni trasversali di paesi e di comuni, poi il risultato delle iscrizioni, per esempio, è stato abbastanza carente.
Prepariamo per quanto possibile – questo lo dico all’Assessore –, anche nei confronti della Direzione scolastica regionale, una programmazione un po’ più realistica. Perché sappiamo che i corsi che abbiamo deliberato l’anno scorso non sono partiti tutti, ci sono stati notevoli ritardi, ci sono state difficoltà, per carità, sicuramente anche economiche.
Comunque credo, Assessore, che con il sistema che è sotto di noi, Comuni e Province, e con quello con cui dobbiamo interloquire come principale interlocutore, la Direzione scolastica, insieme dovremmo dare una politica di realismo con meno promesse, meno illusioni e con più i piedi per terra.
Anche quest’anno nonostante gli sforzi i tempi sono stretti, speriamo che questa sintesi possa essere operata da coloro che si occupano di scuola negli enti locali, con quella saggezza che l’anno scorso, con troppa velleità, è passata in secondo piano.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola per la Giunta l’Assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Quest’anno la situazione si presenta meno problematica dell’anno scorso – dico probabilmente perché è quello che so –, ma sicuramente c’è una novità in più, cioè che il Ministero della pubblica istruzione sta spingendo avanti per la riforma dei tecnici e dei professionali, così come per la creazione dei poli tecnico-professionali sui territori e dell’istruzione tecnica superiore.
Quindi c’è uno scenario di cambiamento che ha già trovato una prima normativa di applicazione che probabilmente influenzerà anche le proposte che verranno dai territori.
Pertanto la saggezza che il Consigliere Massi ha evocato dovrà essere ancora maggiore perché da un lato occorrerà sempre tenere presente gli equilibri tra le velleità geolocali e le realistiche possibilità di lavorare in maniera efficace per gli allievi e contemporaneamente tenere conto anche di alcune spinte legittime che verranno dai territori, nell’ottica dello scenario futuro che prevede poli tecnico-professionali, che prevede la nuova istruzione tecnica superiore, i coordinamenti tra i tecnici professionali, le università e le imprese, molto meglio qualificati che nei tempi passati.
Per quanto riguarda le scansioni temporali abbiamo discusso a lungo con la Commissione, non si poteva fare di meglio visti i tempi, però abbiamo già provveduto a trasmettere delle scadenze ai territori, ai Comuni e alle Province. Mi auguro che non si debba arrivare con il fiatone come è accaduto l’anno scorso.
Quindi lavorerò sia per realizzare quello scenario di maggior equilibrio e idealismo evocato dal Consigliere Massi, sia per cominciare a tenere conto anche delle novità che si intravedono nell’assetto dell’istruzione tecnica superiore della nostra regione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 61. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Mozione n. 198
dei Consiglieri Procaccini, Altomeni, Brandoni, Binci
“Applicazione del d.d.l. 1644 (Ciclo integrato delle acque)”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 198 dei Consiglieri Procaccini, Altomeni, Brandoni, Binci. Ha la parola il Consigliere Procaccini per l’illustrazione.

Cesare PROCACCINI. Faccio una breve illustrazione. La necessità di questa discussione trae origine soprattutto dal grande movimento che c’è stato per la raccolta di firme, quasi mezzo milione, che ha portato ad una proposta di legge di iniziativa popolare affinché l’acqua rimanga un bene pubblico sia nella proprietà che nella gestione .
Questo fatto tra l’altro esprime la sintonia tra i contenuti e il sentire dei cittadini.
L’acqua è per tutti metafora di beni collettivi e la sua privatizzazione viene giustamente percepita come una ingiustizia e una privazione di un diritto considerato universale.
Il centro-sinistra unitariamente si è impegnato per far sì che a partire dai contenuti della proposta di legge presentata dal Movimento per l’acqua pubblica, si sviluppi in Parlamento una iniziativa legislativa forte per arrivare, in tempi brevi, ad una normativa che risponda a precisi indirizzi e contenuti del programma dell’Unione, ma non solo perché questa è una prerogativa più generale.
Un primo passo molto importante è stato compiuto dalla Camera dei Deputati, infatti il 23 luglio di quest’anno è stato approvato il disegno legislativo n. 1644 dove all’articolo 9 si precisa che sono gli enti locali i titolari sia della proprietà che della gestione del ciclo integrato delle acque.
Ora la discussione – ed è per questo che il Consiglio regionale dovrebbe dare un’indicazione – va incardinata affinché l’approvazione che oggi è demandata al Senato avvenga il più presto possibile.
La questione dell’acqua sollecita anche altre iniziative nazionali, perché essa non è solo un fatto che attiene al sentire comune dell’acqua pubblica, ma è un fatto anche di tipo economico per le casse dei Comuni e degli enti locali. Perché la gestione affidata a società miste, pubbliche-private, o addirittura a Spa tutte private, dipende non solo da questa concezione privatistica, ma crea un danno agli enti locali; i dividendi delle Spa vanno ripartiti tra diversi soggetti, mentre le entrate derivanti dalle tariffe dovrebbero essere appannaggio degli enti locali e poi reinvestite.
Quindi vanno promosse e sostenute iniziative sul piano dei principi generali, come la campagna per far dichiarare l’acqua un diritto umano, a cominciare da quelle presentate all’Assemblea dell’Onu, partecipando attivamente alle azioni promosse per il controllo mondiale dell’acqua.
Inoltre – su questo il Consigliere Altomeni ha presentato una mozione che è stata sottoscritta sia da noi come gruppo di Rifondazione che da altri gruppi – va rimessa in discussione la commercializzazione dell’acqua in bottiglia, come sta già avvenendo in Inghilterra e negli Stati Uniti, che sta soppiantando senza alcuna giustificazione di natura sanitaria e di proprietà organolettiche, soprattutto nelle Marche, l’ottima acqua del rubinetto. Una bottiglietta di un quinto di litro al supermercato o al bar costa 1 euro e 10 centesimi, questa bottiglietta costa più di un metrocubo di acqua pubblica.
Queste questioni che vengono poste non sono irrisorie, ma esse traggono dalla necessità.
Chiediamo a questo Consiglio regionale che si acceleri – lo chiediamo anche alla Consigliera Ortenzi Presidente della quarta Commissione – la discussione e l’approvazione delle proposte di legge, prima quella della Giunta regionale sul ciclo delle acque poi quelle del nostro gruppo e di altri gruppi, per trovare una sintesi.
In definitiva vogliamo impegnare la Giunta regionale affinché faccia sentire la propria voce al Parlamento della Repubblica in modo che il Senato approvi una moratoria sulla gestione a soggetti terzi dell’acqua e avvii una procedura di tipo internazionale per la gestione, la proprietà e anche per la distribuzione del ciclo integrato delle acque.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Desidero intervenire su questo argomento perché ho presentato nei mesi scorsi, anche a nome del mio gruppo, una proposta di legge su questo argomento, che credo sia in Commissione, probabilmente il collega Procaccini faceva riferimento a questa proposta, ma non so se la mia è l’unica, ovviamente io conosco soltanto quella che ho presentato.
Ritengo che un ragionamento sulla gestione delle risorse idriche debba essere svincolato da pregiudizi ideologici ed essere affrontato con molta concretezza.
Sono convinto che molte cose che vengono privatizzate sono buone rispetto alla gestione pubblica, ma ci sono alcune situazioni, come questa dell’acqua, dove nutro alcune riserve.
Avendo fatto l’amministratore comunale ricordo che la gestione degli acquedotti era una delle poche cose che produceva utili nei Comuni, noi abbiamo privatizzato proprio quelle poche che producevano utili. Noi non dobbiamo fare favori ai privati per farli guadagnare, perché la gestione delle acque è una cosa seria. Credo che nei prossimi anni – già in alcune parti del mondo ci sono – le guerre più grandi saranno sicuramente per l’energia, ma anche per l’approvvigionamento dell’acqua.
Quando sentiamo parlare della guerra che c’è sulle alture del Golan, fra israeliani e palestinesi, tutti si domandano perché sparano su quella roccia, si spara perché lì c’è un po’ di acqua.
Seguendo questo ragionamento sono favorevole ad un ripensamento sulla gestione che è stata approvata e che è stata portata avanti dal 1994 cioè dalla legge Galli in poi.
Ho presentato per questo una proposta di legge all’interno della quale dico anche di rivedere il sistema organizzativo che è stato pensato dove ci sono dei doppioni evidenti, sono stati fatti gli Ato (Ambiti territoriali ottimali) che ricalcano dal punto di vista della composizione territoriale le Province.
Perché dobbiamo spendere dei soldi inutilmente che poi si riversano sulle bollette degli utenti? Facendo un conto ho visto che nella nostra regione questa sovrastruttura degli Ato costa circa 5 milioni di euro l’anno, quindi per forza poi le bollette dell’acqua aumentano per gli utenti! Se mettiamo in piedi tutti questi ambaradam, tutte queste sovrastrutture, per forza che qualcuno poi le deve pagare!
Quindi credo che su questo argomento ci debba essere un ripensamento.
Ho seguito la discussione in Parlamento perché mi interessava e, come ha detto il Consigliere Procaccini, c’è una indicazione di questo tipo anche se non so poi come andranno le cose al Senato.
Comunque io sono favorevole che dal Consiglio regionale delle Marche parta un segnale in questo senso.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La questione che sollevano il collega Procaccini ed altri non può essere ridotta ad una riflessione sui massimi sistemi. Su questo potremmo andare per le lunghe, perché è vero che il litro e mezzo di acqua sfiora ormai euro 1,10-1,20, ma è altresì vero che ci sono tante altre situazioni di mercato come queste, per esempio, il quintale di grano rispetto a un paio di scarpe, tanto per fare dei paralleli.
Quindi c’è un problema in generale di un’economia che vede come parte debole quello che dovrebbe essere il centro delle attenzioni delle politiche dei Governi, degli Stati e anche delle Istituzioni sovranazionali perché si parla di mercato europeo, di globalizzazione, perciò del coinvolgimento di altri continenti.
Quindi manca una attenzione rispetto alla produzione. Se guardiamo i costi di produzione e guardiamo i costi finali siamo a sbilanciamenti enormi, questo, però, potrebbe portarci a riflessioni troppo grandi per questa che è una sede solo di discussione di una mozione puntuale. Allora caliamola nella realtà.
La questione del ciclo delle acque riguarda anche le nostre leggi, il nostro intervento, le nostre potestà legislative e regolamentari.
Se si dice che vogliamo promuovere nel Parlamento la discussione e l’accelerazione sulle linee del decreto che è stato illustrato, significa che da parte dei proponenti c’è già una riflessione, immagino, su quella che dovrebbe essere la ricaduta locale, cioè quello che dovrebbe essere il nostro assetto locale di gestione del ciclo delle acque.
La considerazione che voglio fare è che dobbiamo parlare direttamente di questo, collega Procaccini, parliamo direttamente del fatto che in Commissione c’è da tempo una proposta di modifica della legge sulle risorse idriche che non ha trovato il consenso di tutti, neppure quello dei territori, perché si vuol fare una modifica che per certi aspetti peggiora situazioni che hanno già una qualche difficoltà di gestione. Questa integrazione c’è stata, ma fino a un certo punto, cioè abbiamo visto pochi disegni in grado di integrare veramente la gestione, di economizzare i costi e di dare benefici di risultato.
Quindi la riflessione che facciamo è sull’attenzione. Noi vorremmo, sì, sottoporre alla discussione parlamentare questo disegno di legge, perché la trasparenza e il confronto ci piace sempre e quando la discussione è aperta ed è nelle Aule va benissimo, quindi è chiaro che anche noi auspichiamo che in Parlamento si discuta delle linee che la Camera dei Deputati ha approvato in prima lettura, però noi chiediamo anche una discussione sulla realtà, sulla realizzazione fino ad oggi della nostra legge sulle risorse idriche e le problematiche ad essa connesse.
Questo è il compito proprio di quest’Aula che, appunto, deve discutere in questo senso più che perorare presso il Parlamento riforme per poi discuterne a cascata nel territorio. Dobbiamo fare il contrario e siamo nelle condizioni di poterlo fare.
Ecco perché ritengo che questa mozione non possa trovare un accoglimento, non nel senso di un semplice diniego, ma perché secondo noi la discussione dovrebbe essere invertita. Andiamo a vedere se quella proposta di riforma che sta in Commissione si tratta di un’espropriazione o di un miglioramento.
A nostro avviso – e anche di tanti territori e di tanti ambiti – sembra che si voglia espropriare al territorio la gestione delle acque.
Andiamo pertanto a vedere quali sono i nodi veri, quali sono le nostre possibilità di intervento migliorativo. Perché chi non ha fatto integrazione, chi non ha fatto ancora quello che già la nostra legge regionale prevede, potrà essere messo nelle condizioni di farlo, perché le nostre indicazioni potrebbero essere stringenti con un documento o con una modifica partecipata, concertata e condivisa. Quella proposta non so da chi sia scaturita o da quali riflessioni sia nata, ma noi, come gruppi della Casa delle Libertà, non le abbiamo condivise.
Perciò l’invito al collega Procaccini e agli altri colleghi è quello di aprire una discussione anche qui in Aula, se non è bastata quella fatta fino ad oggi in Commissione, vediamo quali sono le situazioni caso per caso, analizziamo quali sono le problematiche e indichiamo dei percorsi.
Quello delle mozioni è un atto politico che deve essere poi raccolto dagli esecutivi per riformulare eventuali proposte modificative delle Commissioni, per fare in modo che con emendamenti ad hoc possano essere magari aggiustate certe posizioni.
Noi non riteniamo intoccabile la legge sulle risorse idriche, per carità, però non è sicuramente toccabile sotto il profilo che è stato fino ad oggi indicato. Non vorrei, siccome non ci si è riusciti dalla porta, che si tenti dalla finestra con il disegno nazionale!
Quindi discutiamone qui perché ne abbiamo le potestà, le capacità e le potenzialità, sia sotto un profilo politico generale, ma anche di esperienze intellettuali e tecniche. Ci sono stati tanti esponenti degli enti locali, tanti tecnici che hanno lavorato e che stanno facendo compiti di funzionariato e di gestione nel territorio su questa questione.
Per esempio potremo fare un forum, io leggo ogni tanto di iniziative – adesso ce ne sarà una proposta dal dott. Secchiari della Provincia di Macerata che discuterà dell’Ambito 3 e della situazione delle acque – che sono un po’ puntiformi.
E’ compito nostro e della politica il fare e non il chiacchierare, altrimenti hanno ragione quelli che dicono che la politica è improduttiva. Fare significa confortarsi veramente sui temi, indicare soluzioni e non pensare che poi by-passando i propri compiti si possa risolvere un problema che abbiamo già in carico. Quindi affrontiamolo con onestà intellettuale, aperti ad un confronto serrato e serio, senza carrozzoni o espropriazioni che non possono essere accettate né come linea di principio né come soluzioni. Dare alle Province le percentuale di controllo degli Ambiti non è la soluzione del problema del ciclo integrato delle acque.
Spero di aver dato un contributo costruttivo su questa grande e seria questione che riguarda direttamente anche l’utilizzo di una risorsa preziosa come quella dell’acqua.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Non pensavo di dover intervenire oggi su questa importante mozione, ma vorrei comunque esprimere alcune considerazioni
Prima di tutto penso che questa mozione debba essere ritirata se vuole l’avallo complessivo di tutto il Consiglio regionale. Su questa mozione i primi ad opporsi dovrebbero essere i rappresentanti del centro-sinistra che inizialmente hanno proposto proprio la legge Galli e in base a questa legge sono state poi riorganizzate tutte le gestioni idriche in Italia.
C’è una grande contraddizione interna nel centro-sinistra su questo tema. Non possiamo, Consigliere Procaccini, chiudere la porta quando le vacche sono uscite. Noi, quando stavate discutendo la legge regionale sulla costituzione degli Ato, vi avevamo proposto addirittura dei correttivi di compensazione per le aree interne che dovevano avere una restituzione, che dovevano essere non espropriate delle loro risorse, questo però non lo approvaste.
Nelle regioni in cui ha governato la sinistra ha costituito Società Spa di gestione del servizio idrico che oggi controllano circa il 60% dell’erogazione dell’acqua potabile in Italia, società gestite da amministratori che fanno riferimento ai Ds e alla Margherita.
Quindi se volete proporci una cosa del genere possiamo discuterne, ma questo imbroglio e questa mistificazione tra politica, gestione di servizi pubblici e obbligo per i cittadini di pagare a piè di lista una rendicontazione che comprende anche i lauti stipendi degli amministratori di queste società, è un discorso che dovete prima di tutto risolvere al vostro interno, non potete venire con una mozione a chiedere il nostro avallo.
Riteniamo che oggi su questa questione debba essere aperto un dibattito molto più approfondito, anche perché, Consigliere Procaccini, tu sai che questo decreto incontra molti ostacoli soprattutto nel centro-sinistra e non, invece, nel centro-destra che non è forza di governo in questo momento. Noi ci siamo presi le nostre responsabilità quando siamo stati forza di governo e abbiamo, con il famoso decreto, reintrodotto l’in house che il Governo di centro-sinistra aveva tolto.
Quindi discutiamone responsabilmente, ma noi vogliamo partecipare ad una proposta molto più articolata di questa. Perché non possiamo pensare di dare le indicazioni per tutto quello che non è gestito da società, mentre tutto quello che è avvenuto fino ad oggi va bene, quindi, o ritorniamo indietro su tutto questo sistema oppure non potete prendere in giro né i marchigiani né gli italiani.
In questo Paese vi dovete esporre molto più chiaramente sui temi importanti della gestione della cosa pubblica. Non potete fare, come si dice da noi, da destra e da sinistra, da opposizione a maggioranza, bisogna che dite cosa volete per le Marche e per l’Italia, e dove esporvi molto più chiaramente su quello che volete fare.
Se torniamo indietro lo dobbiamo fare subito, su questo siamo d’accordo perché la gestione privatizzata delle acque oggi è in mano al centro-sinistra, però fateci vedere che non è una proposta demagogica. Questa, invece, è solo demagogia e fumo per i cittadini, cercate di condizionare quel poco che è rimasto di gestione pubblica, quando tutto il resto l’avete già preso.
Quindi siamo contrari a votare questa mozione non per lo spirito, ma perché sostanzialmente butta fumo negli occhi.
Noi siamo disponibili a fare un discorso serio, Consigliere Procaccini, se si ritorna indietro su tutte le gestioni affidate alle Spa di questa regione allora saremo d’accordo a parlare seriamente di un problema come quello che ponete.
Noi siamo d’accordo che l’acqua è una risorsa pubblica, che il cittadino debba essere garantito sul fatto che debba pagare una tariffa sopportabile perché l’acqua è un bene primario, quindi deve pagare solo i costi del trasferimento della risorsa nelle abitazioni e non altri ammennicoli che questa legge, come quella regionale, ha contributo a portare avanti.
Invito il collega Procaccini a ritirare questa mozione per farne una che guardi a tutto, non è sufficiente dire di invitare il Governo ad approvare il decreto Lanzillotta, questo non risolve nulla. Se volete affrontare politicamente il problema della gestione delle acque fatelo responsabilmente, non buttate fumo negli occhi.
Collaboriamo a fare una legge che riporti trasparenza alla gestione di questo settore, che porti al pubblico, che porti alla pubblicizzazione, seppur la pubblicizzazione del servizio e della risorsa non è stata mai messa in discussione, ma certamente tutto quello che è avvenuto nelle forme di gestione, come i rami di azienda di tante società quotate in borsa che gestiscono il servizio idrico, questo qualche preoccupazione ce la dà.
Ma non l’abbiamo fatto noi, quindi questa è una questione che prima di tutto dovete risolverla nella maggioranza, poi ci dite cosa volete e saremo disponibili a portare un’idea avanti come quella che il Consigliere Procaccini pone all’attenzione. Però non bariamo, non diciamo stupidaggini alle nostre popolazioni, non fate i paladini della gestione del servizio idrico quando ormai l’avete tutto monopolizzato. Non prendeteci più in giro perché noi diremo con forza che proponete buone azioni, ma poi vi comportate in tutt’altro modo nel Paese e in questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Io ragiono in termini liberi a volte anche dall’appartenenza politica perché ragiono sempre con la mia testa.
Vorrei chiarire prima di tutto che l’acqua per me è un bene pubblico. Nel passato ci sono state alcune iniziative che hanno portato a far sì che i Comuni venissero espropriati – l’espropriazione collega Pistarelli è già avvenuta – e la gestione è stata data ai consorzi.
Su questo non sono d’accordo soprattutto perché da quando i Comuni non hanno più gestito direttamente e sono intervenuti queste altre strutture la tariffa dell’acqua è cresciuta enormemente dappertutto.
Sulla base di questi semplici ragionamenti mi sono permesso di presentare una proposta di legge, quindi quelle iniziative che oggi – se qualcuno può averla pensata in un altro modo qualche anno fa e pensa di correggerla è ben accetto – vanno nella direzione di rivedere e di riaffrontare questo problema sono, secondo me, giuste.
Certo che essendo un Consiglio regionale possiamo sì approvare tutte le mozioni che si vogliono per sollecitare il Parlamento a fare queste cose, ma contestualmente dovremmo approvare anche una modifica della legge regionale perché questo ci compete e ne abbiamo la possibilità.
Quindi dico ai Consiglieri che se da quest’Aula si vuole mandare un segnale al Parlamento lo si può fare, ma contestualmente dobbiamo votare l’impegno di portare in Consiglio regionale la modifica della legge regionale esistente. Non dico che deve essere presa la proposta di legge che ho presentato io, non lo pretendo, so già che non succederà, però prendiamone una che sia ragionevole e facciamolo.
L’impegno deve essere congiunto, altrimenti dire soltanto al Parlamento “fai questo” e poi noi non facciamo quello di cui ne abbiamo la competenza è un segnale troppo debole.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Vorrei rassicurare l’Aula e i colleghi Consiglieri che la proposta di legge della Giunta n. 116 è depositata in Commissione, in effetti c’è da diversi mesi, però posso dire con tranquillità che non è stata assolutamente accantonata, ma è in posizione prioritaria nell’agenda dei lavori della Commissione. Sono state fatte le audizioni, abbiamo affrontato la questione della disciplina delle risorse idriche in diverse occasioni, dunque la Commissione intende in tempi brevissimi liquidare l’atto. Per inciso voglio anche fare una considerazione in merito a questi lavori.
Come ben vedete è una Commissione che deve produrre atti importanti per i quali ha sempre bisogno di un approfondimento particolare e di tempi abbastanza lunghi, perché in maniera molto democratica e trasparente li affrontiamo coinvolgendo i soggetti che nelle diverse occasioni, per le diverse questioni che dobbiamo affrontare, devono essere coinvolti.
Quindi non faccio fatica a dire che la proposta è stata già affrontata, elaborata ed è stato fatto un ragionamento complessivo insieme alle forze di minoranza. Verranno esaminate anche le proposte di legge dei Consiglieri e messe insieme per adottare un provvedimento conclusivo.
L’Assessorato all’ambiente entro la fine dell’anno produrrà anche una definizione particolareggiata di tutta la risorsa acqua nella nostra regione, una verifica di quante risorse, di quanti pozzi utilizzati per l’erogazione dell’acqua ci sono nel nostro territorio regionale.
Quindi la Regione su questo si sta ben muovendo e spero che per la fine dell’anno sulla questione dell’acqua, bene primario dei cittadini non solo di questo territorio ma dell’Italia e del mondo in particolare, dovremmo arrivare ad una definizione degli Ato, quindi di tutto quello che riguarda la disciplina delle risorse idriche.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Ai colleghi dell’opposizione vorrei rivolgere una riflessione.
Innanzitutto dobbiamo mantenere distinti due livelli di discussione, il primo è quello della gestione del servizio idrico integrato che deve essere il più possibile pubblico, pertanto da questo punto di vista c’è, ed è inevitabile, una competenza normativa che è quella del legislatore ordinario sul quale di recente c’è stato il pronunciamento da parte di autorevoli componenti del Governo – penso al Ministro Lanzillotta – che ha chiarito inequivocabilmente la volontà politica per l’affidamento dei servizi pubblici, cioè di non ricorrere sempre a procedure di evidenza pubblica soprattutto per quello che riguarda la gestione del servizio idrico. Per quello che riguarda la gestione e l’affidamento di questo servizio almeno questo Governo, rompendo gli indugi, ha espresso una chiara volontà politica. Quindi la prima cosa che dobbiamo fare insieme, se la vogliamo fare insieme, è sollecitare l’opposizione in Parlamento a condividere la proposta del Governo Prodi. Su questo sono perfettamente d’accordo, quindi credo che se dovesse essere approvata questa sollecitazione che viene da più parti di questo Consiglio rafforzeremmo il Ministro Lanzillotta e il Ministro Prodi che si sono misurati anche duramente nel Consiglio dei Ministri, nel Parlamento, con la stessa Confindustria e con altri settori della comunità nazionale che hanno manifestato alcune contrarietà.
La seconda questione che oggi viene intrecciata a questa è quella che riguarda l’organizzazione amministrativa del servizio idrico integrato nella nostra regione. Dire che dobbiamo accelerare i tempi è giusto, è legittimo, lo condivido, occorre però precisare –sperando che da oggi ci sia un impegno diverso – che in Commissione i Consiglieri di opposizione ci hanno sollecitato il rinvio fino al chiarimento del quadro normativo nazionale. Quindi se abbiamo ritardato nei tempi – io sono relatore di questa legge depositata da più mesi – lo abbiamo fatto non solo per fare le audizioni, per istruirla, per approfondirla, per confrontarci con tutti gli interlocutori, ma anche per raccogliere l’esigenza dell’opposizione di non approvare alcuna legge fino a quando il Parlamento, stante l’opposizione del centro-destra, non avesse chiarito la sua volontà politica.
Se c’è una disponibilità dell’opposizione di questo Consiglio regionale ad accelerare i tempi, noi riprenderemo immediatamente il lavoro e ci impegniamo da oggi a portare una proposta in Consiglio regionale entro l’anno.
Sapendo che l’obiettivo del legislatore, almeno la volontà politica espressa dalla Giunta che personalmente condivido, va in una duplice direzione: la prima è quella di mantenere la gestione del servizio idrico al pubblico, quindi di studiare forme di affidamento del servizio che garantiscano gli enti locali che ne sono proprietari; la seconda direzione della Giunta, che pure condivido, è quella di realizzare la massima semplificazione amministrativa per ridurre, oltre a quelli che oggi vengono da più parti denunciati come i costi della politica, anche i costi della pubblica amministrazione. I costi della burocrazia sono, ahimè, e spesso viene dimenticato, molto più sostanziali dei costi della politica.
Quindi chiedo serenamente a tutti i Consiglieri di non raccogliere le sollecitazioni di campanile e di interessi particolari diffusi sul territorio difendendo ognuno il proprio rappresentante, per arrivare unanimemente ad una proposta di riorganizzazione del servizio idrico integrato nelle Marche che sia la più economica, la più efficiente e la più semplificata possibile.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Sono d’accordo con tante cose che ho ascoltato e in modo particolare con quello che prima diceva il Consigliere Viventi che ha presentato una proposta di legge che era analoga a quella presentata dalla Giunta regionale.
Non voglio accusare nessuno, tanto meno la Presidente della Commissione, ma comunque ci sono dei problemi che vanno superati perché la Giunta regionale ha deliberato quella proposta di legge sulla disciplina delle risorse idriche il 31 luglio 2006.
Credo che non ci siano più scusanti, quella proposta di legge dice due cose essenziali, primo gli Ato, e quando dico Ato intendo dire consiglio di amministrazione non già ambito territoriale, perché l’ambito territoriale ottimale va mantenuto, ma non è più necessario un consiglio di amministrazione che costa la cifra che prima è stata detta, non lo ripeto, perché quel ruolo può essere svolto a pieno titolo dai Comuni e dalle Province. Ancora oggi sento dire che ci sono problemi tra la percentuale di rappresentanza tra i Comuni e le Province, ma questo non è un problema, certamente non lo è nemmeno per il sottoscritto che ha proposto alla Giunta queste cose. Eravamo arrivati ad una soluzione all’interno della Conferenza delle autonomie, 90% i Comuni e 10% le Province, ma possiamo anche modificarlo se le cose non vanno bene, non è questo il punto.
Quindi bisogna farlo in un momento in cui – e lo dice un soggetto politico come il sottoscritto che non è affascinato da questo modo di affrontare la casta della politica – si potrebbe dare anche una risposta alta a questa furia iconoclastica che travolge il bambino con l’acqua sporca. In questo caso, invece, è necessario fare questa cosa perché questa cosa non serve. Per esempio io sono meno affascinato che in questo Paese vengano di fatto annullati i Consiglio di quartiere, di fatto vengono annullate le Comunità montane, cioè tutti quei momenti di partecipazione vera e attiva. Ma anche qui mi pongo il problema del dover dare una riposta politica e nel momento in cui dai una risposta politica alle volte esasperi la risposta stessa.
Quindi in questo caso daremo anche una risposta oggettiva ad un problema che esiste, nel senso che questa Regione può risparmiare milioni di euro con cui oggi vengono stipendiati i presidenti e i consigli di amministrazione degli Ato.
L’altra cosa molto importante che voglio ribadire è la questione della gestione pubblica e su questo c’è un accordo generale, almeno parlo per le forze di maggioranza, ma mi sembra di capire anche di alcune parti della minoranza se non da tutte, che l’acqua è un bene pubblico, non è una merce, quindi deve essere gestita dal pubblico.
Siamo in linea completamente con quello che è scritto nel programma nazionale dell’Unione, su quello che è scritto nel programma con cui questa maggioranza si è presentata ai cittadini, quindi non vedo oggi alcuna motivazione per tergiversare ancora.
Credo – mi pare che il Consigliere Comi lo dicesse – che ci sia la possibilità e la necessità – aggiungo io – di approvare questa legge in quest’Aula entro l’anno, io penso che lo si potrebbe fare anche prima della fine dell’anno, ma in ogni caso mi accontenterei che entro il 31 dicembre 2007 quest’Aula approvi questa legge.
Colgo l’occasione per dire un’ultima cosa, che non c’entra assolutamente nulla, ma c’entra rispetto ai tempi, cioè che giace in Commissione il Piano triennale dei rifiuti dal 5 settembre 2005, dico giace perché non vorrei che perisse in Commissione. Penso che se ci sono problemi politici estrinsechiamoli, differentemente veniamo in Aula e discutiamo anche di questa proposta di legge.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Comunico che è stato presentato un emendamento che prevede di aggiungere all’ultimo capoverso della mozione, dopo le parole “ddl 1644” aggiungere le parole “a prevedere entro l’anno 2007 un nuovo testo della Regione Marche sul ciclo integrato delle acque”.
Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Ritengo che a volte qua dentro venga mistificata la realtà, anche l’Assessore Amagliani non ha colto nel segno la problematica per la quale giace in Commissione il tema della modifica della legge delle acque e degli Ato.
Oggi siamo in un momento in cui la legislazione è in evoluzione. Quella di rivedere tutta la normativa sui servizi pubblici è una proposta del centro-sinistra, è una normativa che ha difficoltà ad essere portata avanti perché ci sono problemi proprio nella maggioranza, non è un problema della minoranza essere contro o a favore di questa legge, noi abbiamo la nostra impostazione, ma è la maggioranza che deve avere una sua proposta seria e condivisa altrimenti non si può andare avanti. Non nascondiamoci dietro un dito.
Il fatto dell’approvazione entro il 2007, Consigliere Procaccini, con la legislazione vigente, non risolve nessun problema. Dovremmo aspettare che il decreto Lanzillotta venga convertito e se non lo sarà non avrà senso andare a modificare una legge regionale perché magari tra quattro mesi cambia tutto. Questi sono i costi della politica, Assessore Amagliani, dire ai cittadini di dover cambiare dopo otto giorni quello che abbiamo pubblicizzato su tutti i giornali, perché diciamo che abbiamo riformato e poi arriva la legge dello Stato che cambia di nuovo tutto l’impalcato.
Quindi vogliamo capire se la maggioranza di Governo ha un’idea di come trasformare la gestione dei servizi pubblici locali, specialmente per quello che riguarda il servizio idrico, e quando avrete chiare le idee allora andremo a modificare anche la legge regionale, poi ci comporteremo di conseguenza su proposte serie e condivise.
Tra l’altro, Assessore Amagliani, questo problema di Provincia e Comuni non ha senso perché è proprio quello il momento della difficoltà di gestire il sistema. I Comuni sono in grado da soli di gestire e sono di loro proprietà gli impianti, gli investimenti, quindi non ha senso che la Provincia entri. O ci entra con i soldi a portare il 10% del capitale di quelle società o non ha nessun senso che la Provincia entri in società di gestione del servizio idrico quando i Comuni sono, invece, obbligati a portare con sé i capitali.
Non potete mischiare l’amministrativo con il fiscale, l’amministrativo con il politico.
Questa era una delle principali difficoltà della legge che avete proposto e, secondo noi, se parliamo di associazione di Comuni che gestiscono il bene pubblico acqua siamo d’accordo, qualora sia invece la politica che vuole intervenire a gestire, che molte volte è più dannosa della società pubblica, allora non va bene.
Noi dobbiamo aspettare che venga convertito il decreto Lanzillotta e poi la Regione Marche metterà mano a una legge di modifica, perché non può ritornare su questo tema dopo tre o sei mesi. Noi aspettiamo che questa vostra indicazione venga fuori. Poi ci dovete anche spiegare come ritorneranno pubbliche tutte le gestioni che avete affidato ai privati, alle società di capitali, alle municipalizzate e alle società per azioni. Quando ci spiegherete questo vi verremo dietro.
Votiamo contro questo emendamento, Consigliere Procaccini, perché non c’è chiarezza e non si può approvare entro fine anno.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione dell’emendamento. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Mozione n. 198 così come emendata. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 64
della Giunta regionale
“Criteri e modalità per la formazione del Piano triennale 2007/2009 e del Piano annuale 2007 di edilizia scolastica. Legge 11 gennaio 1996, n. 23”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 64 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Questa proposta di delibera che ci accingiamo ad esaminare riveste un’importanza notevole per la nostra comunità perché è diretta a garantire da parte dei Comuni e delle Amministrazioni provinciali marchigiane l’adeguamento alle norme e la messa in sicurezza degli edifici delle scuole pubbliche materne, elementari, medie e superiori che nella nostra regione soffrono di una situazione decisamente deficitaria.
A conferma di ciò faccio presente che la quarta Commissione nella seduta del 28 settembre ha approvato questo atto all’unanimità e quindi con il consenso di tutte le forze politiche.
Più precisamente l’atto in oggetto, in attuazione della normativa statale in materia di edilizia scolastica, detta i criteri e le modalità per la formazione del quarto piano triennale 2007/2009 e il piano annuale di edilizia scolastica relativo al 2007.
Prevede risorse finanziarie statali e regionali dirette alla realizzazione di interventi per l’adeguamento alla normativa vigente e la messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riguardo alle azioni dirette a garantire in via prioritaria l’uso in sicurezza degli edifici scolastici da parte di addetti, fruitori, visitatori, in via subordinata anche rispetto alle condizioni di igiene e la eliminazione delle barriere architettoniche.
Il Ministro della pubblica istruzione, dell’università e della ricerca, con il recente decreto del 16 luglio 2007, ha ripartito il finanziamento delle annualità relative al quarto piano di programmazione triennale 2007/2009, in attuazione dell’articolo 4 della legge n. 23 del 1996, attribuendo alla Regione Marche la somma complessiva di euro 6.803.820,00 così ripartita: per il 2007 euro 1.393.594,00, per la seconda annualità per l’anno 2008 euro 2.705.113,00, la terza annualità per il 2009 euro 2.705.113,00.
Faccio notare che i soggetti attuatori degli interventi potranno contare per gli anni 2008 e 2009 di una cifra pari al doppio di quella stanziata per quest’anno.
Per la ripartizione dei fondi tra i territori provinciali ci si avvale dei medesimi indicatori utilizzati dal Ministero per il riparto tra le Regioni, a causa del mancato completamento dell’Anagrafe nazionale e regionale dell’edilizia scolastica che ha condizionato tutta l’attività programmatoria sia a livello nazionale che regionale. Dunque in questa ripartizione figura ancora, ad esempio, la Provincia di Ascoli Piceno non separata dall’istituenda Provincia di Fermo.
Il riparto dell’importo complessivo è così articolato: per Ancona euro 828.692,31, per Ascoli Piceno euro 699.807,16 – mi sembra che la quota in percentuale sia il 53 per Ascoli e il 47-48 per Fermo –, per Macerata euro 539.566,15, per Pesaro Urbino euro 719.122,38.
Si fa presente che l’approvazione di questo atto nell’odierna seduta consiliare è indispensabile in quanto la Regione deve trasmettere al Ministero della pubblica istruzione il Piano triennale 2007/2009 e il Piano annuale 2007.
Il termine perentorio è il 24 ottobre, vale a dire 90 gg. dalla pubblicazione sulla gazzetta ufficiale del decreto ministeriale di riparto dei fondi tra le Regioni.
A questo fine le Province dovranno trasmettere alla Regione i rispettivi Piani, corredati dal parere favorevole dell’ufficio scolastico provinciale competente territorio non oltre il giorno 19 ottobre 2007.
Quindi essendo molto ristretti i tempi è quanto mai opportuno che questo atto venga licenziato oggi.
Ringrazio il Presidente e il colleghi per questa disponibilità che ovviamente va a favore di tutte le comunità e di tutti gli operatori della scuola che aspettavano una sistemazione degli edifici scolastici.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. In Commissione abbiamo accelerato l’iter di questo atto per dare la possibilità alle Province di inserire questi finanziamenti e di discutere anche con gli enti locali.
E’ un atto che abbiamo accolto all’unanimità e l’Aula ha dato dimostrazione di essere celere nel dare le risposte che servono per la garanzia e la tutela della sicurezza delle strutture scolastiche che sono essenziali e prioritarie per dare, considerata la sismicità del nostro territorio e i motivi subiti negli anni passati, un elemento di tutela ai ragazzi delle nuove generazioni. Pertanto il voto sarà favorevole.
PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
.
Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 64. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)



Mozione n. 177
dei Consiglieri Castelli, Pistarelli, D’Anna, Romagnoli, Silvetti
“Possibile ripristino campo nomadi di Appignano del Tronto”
Rinvio

PRESIDENTE. Visto che l’Assessore Mezzolani è stato chiamato dal Presidente, passiamo al punto dell’ordine del giorno che reca la mozione n. 177 dei Consiglieri Castelli, Pistarelli, D’Anna, Romagnoli, Silvetti. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Il problema posto dalla mozione è quello assurto tragicamente agli onori della cronaca – se mi si passa l’espressione – a seguito, primo, dell’incidente stradale che ha visto protagonista un appartenente alla comunità Rom di Appignano del Tronto…

PRESIDENTE. Per cortesia un po' di silenzio, ho dato la parola al Consigliere Castelli per l’illustrazione di questa mozione. Prego Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Intanto la illustro poi la votiamo, ma questo dipende anche dall’atteggiamento della maggioranza…

Adriana MOLLAROLI. Noi siamo per discutere questa materia così seria in una situazione più serena. Abbiamo deciso che la seduta si deve chiudere alle 13,30, quindi visto che sono rimasti soltanto dieci minuti, chiedo al Consigliere Castelli se possiamo discuterla…

Guido CASTELLI. Se c’è l’impegno a farlo al primo punto dell’ordine del giorno della prossima seduta...

PRESIDENTE. Scusate, ma per la seduta non c’è né una proposta di sospensione né di interruzione e nella Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari abbiamo deciso di far proseguire i lavori fino alle 13,30-14,00.

Adriana MOLLAROLI. Se dalla maggioranza però emerge che…

PRESIDENTE. Allora faccia la proposta.

Adriana MOLLAROLI. Vista la materia delicata sulla quale non vogliamo esprimere posizioni in un contesto che non sia rilassato e con un tempo dovuto, chiedo se è possibile discutere questa mozione come primo punto del prossimo Consiglio. Chiedo al Consigliere Castelli di avere questa attenzione.

Fabio PISTARELLI. Il problema è sempre quello che voi chiedete i rinvii, c’è l’impegno di discuterle e poi le mozioni non le facciamo mai.

Guido CASTELLI. Allora procediamo, noi siamo favorevoli a discutere questa mozione, quindi intanto la illustro poi vediamo l’atteggiamento della maggioranza rispetto a questo.

PRESIDENTE. Scusate, ma è stata fatta la proposta di rinvio, quindi devo farla votare. Pongo in votazione la proposta di rinvio della mozione n. 177.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.



La seduta termina alle ore 13,15