Resoconto seduta n.82 del 30/10/2007
SEDUTA N. 82 DEL 30 OTTOBRE 2007


La seduta inizia alle ore 10,20


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 81 del 23 ottobre 2007 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate, in data 22 ottobre 2007, le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 68 ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Legge regionale 15/1994 - articolo 15 ‘Variante parziale al Piano del Parco del Conero all'articolo 9.2 della normativa per l'attuazione: approvazione con prescrizioni", assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 69 ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Legge regionale 20/2003, articolo 3 `Piano regionale delle attività artigiane ed industriali 2007 - 2009", assegnata alla III Commissione in sede referente.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 214 dei Consiglieri Mammoli e Rocchi "Aree Vaste";
- n. 215 del Consigliere Massi "Celebrazione per i 150 anni dell'unità d'Italia".
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi:
- n. 12 in data 22 ottobre "Anticipazione finanziaria al Comune di Falconara";
- n. 13 in data 23 ottobre "Rendiconto dell'Amministrazione per l'anno 2006";
- n. 14 in data 23 ottobre "Assestamento del bilancio 2007" .
La Giunta regionale ha trasmesso, in data 15 ottobre 2007, la seguente deliberazione:
- n. 1094 "Art. 22, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 - Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2007 - €. 1.082.929,09. Modifica al Programma operativo annuale 2007, approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni".
Comunico, inoltre che, con nota n. 8188 del 29 ottobre 2007, la Consigliera Mollaroli ha ritirato l'interpellanza n. 42 "Ditta di Pergola e Monteroberto" (iscritta nell'ordine del giorno della seduta odierna).
Hanno chiesto congedo il Presidente della Giunta Spacca, gli Assessore Ascoli, Marcolini, il Consigliere Rocchi.


Interrogazione n. 508
del Consigliere Bugaro
“Destinazione dello stabile già sede Ospedale Lancisi di Ancona”
Decadenza

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 508 decade per assenza dell’interrogante.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ricordo ai Consiglieri che è intenzione del Presidente del Consiglio di rispettare al massimo i tempi, quindi, se voi siete d’accordo, un’interrogazione dichiarata decaduta rimarrà tale anche se l’interrogante dovesse arrivare in un secondo tempo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Considerato che può accadere che un Consigliere per vari motivi non sia presente nel momento della discussione di una certa interrogazione, ma che comunque rientri in Aula nell’arco del periodo dello svolgimento degli atti ispettivi, chiedo che in questo caso l’interrogazione non venga dichiarata decaduta, ma messa in coda in modo da consentirne comunque lo svolgimento.

PRESIDENTE. Il regolamento prevede che qualora l’interrogante sia assente nel momento in cui una interrogazione viene messa in discussione, la stessa deve essere dichiarata decaduta. Pertanto questo è in applicazione del regolamento e non per volontà del sottoscritto.

Massimo BINCI. Quindi è una cosa obbligatoria, l’importante però è che valga per tutti.


Interrogazione n. 549
del Consigliere D’Anna
“Ripristino funzionale degli edifici della Capitaneria di Porto di Fano”
Decadenza

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 549 del Consigliere D’Anna decade per assenza dell’interrogante.


Interrogazione n. 650
del Consigliere Massi
“Interrogazione n. 75/2005 del Consigliere Massi: Asur – Legittimità e opportunità della determina n. 256/Dg del 20 dicembre 2004”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 650 del Consigliere Massi. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Premesso che all'interrogazione n. 75/05 a suo tempo presentata dal Consigliere Massi di analogo oggetto è stata fornita la risposta (con nota prot. n. 772862 del 7 febbraio 2006) con la quale non si era ritenuto di entrare nel merito dell'opportunità e fondatezza della scelta operata dall'ex Direttore generale dell'Asur in ordine all'avvio del contenzioso tributario per il rimborso dell'Iva non dovuta (avvenuto sulla scorta di una pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea del 25 settembre 1997). Considerato tra l'altro che gli aspetti della complessa materia oggetto di contenzioso, all'epoca peraltro non definito, esulano dalla sfera di competenza delle regioni, trattandosi di materia a tutt'oggi riservata alla fonte normativa comunitaria e statale e per quanto riguarda le istruzioni operative ai competenti uffici finanziari.
Ci si è pertanto limitati ad approfondire la questione tecnica dell'attribuzione dell'incarico di consulenza e assistenza legale-tributaria, affidata a suo tempo al professionista esterno dott. Fabrizio Mancinelli.
Sulla tipologia dell'incarico affidato non appare necessario soffermarsi in quanto la questione è stata sufficientemente chiarita a suo tempo con la risposta all'interrogazione n. 75/2005 citata. Appare utile sottolineare, tuttavia, che in merito all'attribuzione degli incarichi professionali di collaborazione e consulenza a soggetti esterni, la norma di riferimento per le pubbliche amministrazioni (art. 7 del d.lgs. 165/2001) è stata modificata dall'art. 32 della legge 4 agosto 2006, n. 248; solo dalla data di entrata in vigore di tale ultima norma, sussiste l'obbligo in capo alle amministrazioni pubbliche che intendano conferire incarichi di collaborazione e consulenza a soggetti esterni (esperti di provata competenza) di attivare procedure comparative per il conferimento degli incarichi stessi.
Il citato art. 32 ha, inoltre, maggiormente evidenziato, rispetto alla norma precedente, la necessaria presenza dei seguenti presupposti per il conferimento dei suddetti incarichi:
a) l'oggetto della prestazione deve corrispondere alle competenze attribuite all'amministrazione conferente e ad obiettivi e progetti specifici;
b) la prestazione deve essere di natura temporanea ed altamente qualificata;
c) devono essere preventivamente determinati la durata, il luogo, l’oggetto e il compenso della collaborazione.
I suddetti incarichi esterni di qualsiasi tipologia (lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa) possono essere conferiti dalla pubbliche amministrazioni per esigenze cui non possono far fronte con personale in servizio.
Vista la determina del Dg dell'Asur n. 256 del 20 dicembre 2004 con la quale è stato attribuito l'incarico di consulenza giudiziale e post-giudiziale tributaria, i suddetti elementi si ritengono sussistenti e tali da configurare non tanto il conferimento di un Servizio (Servizio legale) bensì il conferimento di un incarico singolo di consulenza fiduciaria con l'obiettivo specifico e determinato di seguire i ricorsi davanti ai competenti uffici finanziari in materia di rimborso Iva, con determinazione del compenso solo in via forfetaria ed eventuali somme aggiuntive previste solo in caso di esito positivo dei giudizi avanti la commissione tributaria.
Il carattere fiduciario dell'affidamento dell'incarico individuale esterno costituisce l'esplicazione dell'autonomia negoziale delle parti, ai sensi delle vigenti disposizioni del codice civile.
Non appare superfluo ricordare che l'Asur, non dotato di un proprio organico strutturato a livello centrale, può certamente avvalersi del personale delle Zone territoriali ma, nella fattispecie, l'ordinamento del personale del Ssn non prevede la figura dei dottori commercialisti.
Il suddetto elemento fiduciario, in ogni caso, è oggi stemperato, nell'ottica di garantire maggiore trasparenza, pubblicità e pari opportunità delle procedure, dalla normativa nazionale che impone alle pubbliche amministrazioni di attivare in base ai rispettivi ordinamenti procedure di comparazione dei curricula (meccanismi selettivi) prima di stipulare i contratti di collaborazione e consulenza (dalla data di entrata in vigore della legge 4 agosto 2006 n. 248).
Ciò premesso, in ordine ai singoli punti dell'interrogazione, si osserva che: non risultano essere stati attivati ricorsi tributari analoghi presso le Aziende ospedaliere della regione; in merito alla circolare n. 3 del 23 gennaio 2007 dell'Agenzia delle entrate, Direzione centrale normativa e contenzioso, con la quale si definisce la corretta interpretazione delle direttive europee in materia di esenzione Iva, a seguito della pronuncia in merito da parte della Corte europea (la Corte europea si è pronunciata sull'argomento perché i giudici statali hanno sospeso i giudizi per rimetterli alla decisione europea), la stessa rappresenta e dimostra in modo inequivocabile, la competenza europea e, in subordine, statale, su tale materia. Non occorre pertanto alcun "passaggio" regionale se non di natura informativa.
Nelle premesse della circolare dell'Agenzia delle entrate si fa riferimento alle “numerose controversie instaurate a seguito di rifiuto espresso o tacito di rimborso Iva relativa agli acquisti di beni e servizi effettuati nell'esercizio di attività esenti".
La recente pronuncia della Corte europea (ordinanza comunitaria del 6 luglio 2006), che ha definitivamente chiarito la portata della VI direttiva 77/388/CEE, evidentemente trae origine da dubbi interpretativi che hanno indotto il formarsi di numerose controversie non solo nelle Marche, ma anche in altre regioni italiane.
In merito al costo sostenuto dall'Asur e/o dalle Zone territoriali, la Direzione generale dell'Asur ha quantificato a forfait la somma di € 2.500 per ognuna delle otto Zone interessate, per un importo complessivo di circa € 20.000.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Prendo atto della risposta dell’Assessore che è stata particolarmente accurata, anche se è passato molto tempo dalla presentazione di questa interrogazione e anche dall’evento a cui si riferisce.
Certamente è un incarico che ha destato notevole curiosità per quanto riguarda le procedure adottate.
Sulle norme che riguardano l’Agenzia delle entrate per quanto riguarda l’Iva che lei ha citato, non mi addentro perchè è un argomento assolutamente spinoso. Dico soltanto che in quel momento è avvenuto che tra l’Asur e i Direttori di Zona si sono creati diversi problemi per questo argomento.
Oggi forse è inutile parlarne, ma credo che la procedura seguita, certo, nella legittimità del conferimento dell’incarico dato in quel modo, abbia suscitato notevoli perplessità.
Prendo atto di questa sua risposta in quanto, Assessore, ha fatto una ricerca accurata della situazione.
Spero che su questo argomento ci sia sempre più chiarezza soprattutto nel rapporto eterno e difficile tra l’Asur e i Direttori di Zona.



Interrogazione n. 402
del Consigliere Castelli
“Potenziamento strutture attività sanitaria intramoenia”

Interrogazione n. 565
del Consigliere Castelli
“Costi della libera professione intramoenia nelle Marche”

(abbinate)
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 402 e n. 565 del Consigliere Castelli, abbinate. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Si risponde contestualmente alle due interrogazioni in quanto relative allo stesso argomento.
Le interrogazioni riguardano due aspetti, uno il punto sul potenziamento delle strutture e l’altro l’analisi dei costi e ricavi dell’intramoenia.
Per quanto riguarda l’analisi dei costi e ricavi si precisa che il conto economico consuntivo 2005 utilizzato dall'Agenzia per i servizi sanitari regionali è stato alimentato da un file in cui vengono imputate alla voce "intramoenia" anche i costi sostenuti per l'acquisto di prestazioni aggiuntive aziendali.
In realtà, se l'obiettivo è quello di verificare la redditività della libera professione, è indispensabile non computare tali costi per prestazioni aggiuntive che, invece, sono state considerate nel prospetto del modello ministeriale Ce.
Pertanto, la reale "compartecipazione al personale per attività libero-professionale (intramoenia) codice B0470 B.2.8.", infatti, ammonta a 26,2 milioni di euro contro i 30,7 milioni di euro pagati ai cittadini, come risulta dalla tabella allegata che consegno.
Per quanto riguarda gli investimenti per il potenziamento delle strutture dedicate alla libera professione intramoenia si ricorda che l'attuazione della Legge finanziaria 2006, con riferimento all'articolo 1 commi 310/312 concernenti la razionalizzazione dell'attuazione degli investimenti in campo sanitario, ha comportato un congelamento nell'utilizzo dei finanziamenti ex articolo 20 della legge n. 67/88, cui fa riferimento anche il programma in oggetto che si è protratto di fatto fino al mese di settembre 2006 con il perfezionamento delle procedure previste dalla Legge finanziaria puntualmente adempiute dalla Regione Marche.
E' ugualmente da ricordare che anche precedentemente l'indisponibilità di risorse da parte del Ministero della salute, rilevata a livello nazionale al punto da richiedere la razionalizzazione prevista appunto dalla Legge finanziaria, ha comportato un rallentamento nell'avvio degli interventi. Per quanto riguarda le Marche, ad esempio, l'ammissione a finanziamento da parte del Ministero della salute di alcuni interventi, per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro, è stata ritardata di circa un anno, dall'estate 2005 a settembre 2006.
Ad oggi il quadro di attuazione degli interventi, del valore complessivo di circa 43 milioni di euro, si configura come segue:
- conclusi, in corso o in istruttoria per euro 24.932.193;
- in fase di progettazione per euro 10.755.912;
- in fase di verifica di fattibilità per euro 7.999.320.
Dagli elementi sopra richiamati non sembra potersi rilevare quella che viene definita nell’interrogazione una "gravissima inerzia operativa" denunciata dall'interrogante.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Penso che l’abbinamento, oltre che doveroso da un punto di vista strettamente tecnico e amministrativo, sia da considerarsi auspicabile Questo perché le due interrogazioni riguardano un problema connesso, ovvero il fatto che dalle risultanze del bilancio della nostra Regione, soprattutto per la parte della sanità, si evince un paradosso quasi grottesco, tuttavia non senza precisare che la responsabilità di questo paradosso, per onestà intellettuale, non può essere ascritta alla gestione Mezzolani perché risale ad anni precedenti. Il paradosso è che tante risorse che sono e sarebbero disponibili per il Servizio sanitario regionale non vengono utilizzate, quindi non vengono impiegati i denari, che pure si riconoscono frequentemente insufficienti, neppure per quelle finalità che risultano essere finanziate dallo Stato. E’ questo il paradosso.
Nello spulciare i conti della sanità - e questo è il senso della prima interrogazione - mi sono reso conto che del programma 2002-2005 che il Ministero della salute aveva finanziato per la cosiddetta attività intramoenia, quella che i medici ospedalieri fanno in regime privato nell’ambito delle strutture ospedaliere, parliamo di 42 milioni di euro (80 miliardi di lire), alla fine del triennio ne era stato utilizzato solo l’8%.
Ritengo profondamente ingiusto e iniquo, ma soprattutto sintomatico di qualcosa che non funziona dal punto di vista organizzativo, il fatto che ci si lamenta sempre dell’assenza di risorse e che quelle che ci sono non vengono poi utilizzate.
Quando si parla di intramoenia si parla di un addendo significativo di un problema più complesso e più drammatico, quello delle liste di attesa.
Anche recentemente sulle liste di attesa questa Regione è salita agli onori della cronaca in virtù dell’ennesimo intervento del Gabibbo – devo dire però che l’Assessore se l’è cavata anche abbastanza bene - proprio in riferimento alla famosa mammografia per la quale sarebbero necessari sette anni, e questo ha fatto scalpore.
Al di là di questo fatto, la libera professione intramoenia è una voce importante anche ai fini della gestione delle liste di attesa e del superamento delle stesse, perché è evidente che il ricorrere in maniera legittima e trasparente all’ausilio del medico che fuori dall’orario di lavoro, ma in maniera seria e concreta contribuisce a smaltire le liste di attesa, rappresenta qualcosa di importante.
Quindi siamo stati colti dalla sorpresa nel constatare che i soldi che lo Stato assegna alla Regione per realizzare le strutture non sono stati utilizzati e conseguentemente – statistica di tre settimane fa del Sole 24 Ore Salute – siamo l’unica Regione, Assessore Mezzolani, che denota un deficit tra ciò che spendiamo per allestire l’intramoenia e ciò che ricaviamo dall’intramoenia. Questo ci ha fatto sobbalzare dalla sedia.
Oggi l’Assessore Mezzolani ci dice che questa statistica è stata elaborata in maniera inesatta. Non ho motivo per pensare il contrario, ci mancherebbe e mi fido, probabilmente questa statistica sarà stata viziata da un’aggregazione non corretta, però la mia obiezione è che questo dovrebbe valere per tutte le Regioni e non solo per le Marche.
Allora se è vero che questa statistica è stata impostata in maniera erronea ciò dovrebbe valere per la Liguria, per il Piemonte e per le altre Regioni, invece siamo solo noi a documentare questa performance negativa, arriviamo addirittura a non ottenere alcun beneficio concreto dall’intramoenia, non ci avvaliamo di questa tecnica per smaltire le liste di attesa e neppure per incassare qualche denaro.
Nel frattempo emerge il dato tragico della mobilità passiva, cioè persone che non potendo neppure disporre del nostro personale sanitario in servizio attraverso l’intramoenia vanno a formare quel famoso esodo verso altre regioni che poi definisce un quadro abbastanza negativo di questa regione.
Spero che l’inefficienza operativa e le contraddizioni sull’intramoenia, ma più in generale le contraddizioni interne al sistema Asur, vengano superate prontamente perché è sotto gli occhi di tutti, al di là delle dichiarazioni della Ministra Livia Turco, che il nostro sistema ormai è completamente in balìa di se stesso.
Abbiamo un conflitto profondo tra il Direttore generale Maluccelli e i Direttori di Zona, e probabilmente lo stesso Dirigente del servizio, abbiamo purtroppo una situazione per quanto riguarda l’utilizzo dei finanziamenti statali ampiamente sotto la media. Quindi credo che, visto che si avvicina la data del 30 novembre, questa Giunta debba fare uno scatto di orgoglio e di intelligenza.
Sappiamo tutti che entro il 30 novembre questa Giunta dovrà proporre, coerentemente con quello che ha accettato di fare in occasione del Piano sanitario, una proposta di revisione organica della legge n. 13, quindi ci aspettiamo che rispetti questo termine perché non è più differibile un radicale ripensamento della struttura Asur che fa acqua da tutte le parti e che soprattutto arriva ad “imboscare” milioni e milioni di euro sotto le forche caudine dell’inefficienza.
Questo è assolutamente inaccettabile.



Interrogazione n. 484
del Consigliere D’Anna
“R.S.A. Tomasello decesso di un paziente”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 484 del Consigliere D’Anna. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione ai quesiti posti dal Consigliere D’Anna rispondo sui diversi punti.
a) La Residenza sanitaria "F. Tomasello", che attualmente ospita 24 utenti, è una struttura residenziale che opera nell'ambito delle disabilità neuropsichiche gravi e gravissime. La struttura è organizzata in due moduli (educativo ed assistenziale) in stato di autorizzazione provvisoria (legge n. 20/2002) con parametro assistenziale regionale di 140 minuti al giorno per utente. L'assistenza garantita, vista la particolare tipologia degli ospiti e persone, è di 290 minuti al giorno per utente ed è fornita da n. 6 infermieri, n. 6 Oss, n. 6 educatori, n. 17 Oss/adb/ausiliari; detto personale ha una specifica figura di coordinamento. L'assistenza medica viene garantita da sei medici di base, quella specialistica (neurologica, psichiatrica) dal personale del Dipartimento di salute mentale. E' prevista inoltre una attività riabilitativa bisettimanale.
b) Il turnover del personale nella struttura Rsa "F. Tomasello" rientra nel normale andamento di ogni struttura sanitaria ed è causato prioritariamente da trasferimenti per motivi personali o pensionamenti.
c) Il rapporto con le organizzazioni di volontariato è sempre stato costante. Dal 2002 al 2004 è stato attivo il comitato consultivo della struttura dove era previsto, tra l’altro, la partecipazione di n. 3 rappresentanti delle associazioni Anffas, Alpha e Apri. Tale comitato, scaduto nel 2004, non è stato rinnovato per mancata designazione da parte delle associazioni dei rappresentanti dei familiari. Nella struttura, tuttavia, operano in maniera stabile n. 3 volontari Anffas.
d) I servizi sono stati erogati in progressivo aumento in relazione al manuale di accreditamento delle strutture socio-sanitarie (l.r. n. 20/2000 - 140 minuti al giorno per paziente) passando da 190 minuti al giorno per paziente nell'anno 2003 a 290 minuti nell’anno 2006; altresì, nell'anno 2004, è stato attivato il servizio sollievo con aumento di personale educativo ed assistenziale. Nello stesso anno è stata inserita la figura del fisioterapista con due accessi settimanali. Tutto il personale socio-sanitario, sia quello dipendente che quello convenzionato, è stato nell'anno 2005.
e) Nessun utente è stato trasferito in altre strutture della regione Emilia Romagna.
f) I Nas hanno effettuato un sopralluogo nell'anno 2003 dal quale sono emersi osservazioni concernenti unicamente la struttura. In merito a ciò si rammenta che è in corso la realizzazione della nuova residenza sanitaria.
g) In merito al decesso dell'utente, avvenuto in data 26 luglio 2006 presso l'Ospedale San Salvatore di Pesaro, si informa che a tutt'oggi è in corso un’indagine istruttoria da parte della Procura della Repubblica di Pesaro.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Innanzitutto lamento che ancora una volta si ha la risposta alle interrogazioni ad un anno ed oltre di distanza dalla loro presentazione.
Anche questa risposta che l’Assessore ha fornito è vecchia perché alcuni dati non mi risultano corrispondenti a ciò che ha detto, per esempio come sul fatto che non ci sono stati trasferimenti presso altre strutture dell’Emilia Romagna. Inoltre non mi risulta che attualmente ci sono tre volontari dell’Anfas che collaborano, anzi, in più occasioni alcuni genitori segnalavano che la presenza dell’Anfas era poco gradita, tanto che a tutt’oggi mi risulta che nessuno fa più questo tipo di lavoro all’interno della struttura.
Quindi non solo le segnalazioni che avvengono quotidianamente, ma anche il gravissimo episodio che ha visto il decesso di un ospite circa un anno fa, sono segnali che dicono che sarebbe opportuno focalizzare di più l’attenzione su quella struttura. Per questo invito anche il Presidente della Commissione competente ad organizzare una visita in quella struttura per verificare ciò che accade realmente.
Inoltre, anche la morte del giovane paziente credo sia un segnale bruttissimo perchè a distanza di oltre un anno non si sa ancora come sia potuto accadere. Per questo ci sono più cose che non vanno bene, Assessore, perché se la morte fosse stata causata da un episodio naturale il reperto sarebbe già pronto e conseguentemente starebbero più tranquilli anche i genitori degli altri pazienti ricoverati, invece a distanza di un anno il non sapere perché una persona è morta è talmente grave che merita sicuramente un approfondimento anche da parte dell’Assessorato.
Quindi, ripeto, invito prima di tutto il Presidente della Commissione Luchetti a fare con la Commissione una visita alla struttura ed invito l’Assessorato ad approfondire i motivi per i quali questa persona è morta. In passato si era detto o che aveva ingerito un guanto di lattice o che aveva ingoiato della plastica o che non ha avuto assistenza nella tempistica giusta.
Sta di fatto che una persona è morta e a distanza di un anno nessuno ne sa dire il perché. Questo è gravissimo, per cui invito l’Assessorato a svolgere il suo compito, cioè a verificare se in quella struttura sono stati commessi degli errori e, se non ci sono errori, quali sono i motivi che hanno portato alla morte di una giovane persona.
Pertanto mi dichiaro assolutamente insoddisfatto della risposta.

Interrogazione n. 792
del Consigliere Brandoni
“Ripascimento progettato per la Baia di Portonovo”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 792 Consigliere Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. In riferimento all'interrogazione in oggetto si precisa che per i possibili interventi di ripascimento si sta valutando la loro effettiva necessità e qualora dovessero essere attuati saranno limitatissimi e realizzati nel pieno rispetto dell'alto valore ambientale della zona in questione.
In merito non è stato ancora predisposto alcun progetto. Il giorno 17 luglio 2007 ho promosso un incontro tra il gruppo di lavoro regionale, per la predisposizione di un programma urgente di interventi strutturali per l'escavazione nei porti e di ripascimenti, il Vicesindaco di Ancona e i tecnici comunali, durante il quale sono state messe in evidenza le necessità e le problematiche della Baia di Portonovo.
Dall'incontro in questione è emerso che gli interventi dovranno mirare, in via prioritaria, alla messa in sicurezza della falesia con particolare attenzione al versante che sovrasta il tratto di costa che collega la Baia di Portonovo con Mezzavalle.
In considerazione dell'elevato valore paesistico-ambientale, culturale e turistico di questa porzione del comune di Ancona, gli eventuali interventi da realizzare dovranno prevedere un'attenta analisi delle cause che determinano l'instabilità della falesia e l'erosione della linea di costa.
Solo dopo aver analizzato i fenomeni naturali in atto e le cause che li determinano si potrà provvedere alla progettazione di opere di stabilità del versante e della linea di costa nel rispetto del territorio e delle normative contenute nel Piano del Parco naturale regionale del Conero.
Allo scopo di condividere le fasi di programmazione e contribuire all’eventuale progettazione il Comune di Ancona si è impegnato a nominare un tecnico dell'Amministrazione che possa collaborare con il gruppo di lavoro per le problematiche relative alla Baia di Portonovo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. La mia interrogazione, Assessore, aveva una ratio e una causa. La sua risposta è sicuramente interessante, dà ulteriori informazioni relative alle azioni che si predisporranno a tutela di quella particolarissima e importantissima zona della costa marchigiana, tuttavia le motivazioni della mia interrogazione nascevano anche da un dibattito che si era aperto rispetto alla necessità di un’attenta e articolata valutazione degli interventi già realizzati. Da alcune parti, dal punto di vista tecnico, si rilevava che gli interventi già realizzati, ancorché importanti, più che una soluzione potevano rappresentare un ulteriore problema, quindi proseguire su questa linea dal punto di vista tecnico meritava una riflessione.
Nella sua risposta mi pare che questa parte di riflessione sia stata in qualche modo opacizzata, per cui mi aspetto che nelle prossime occasioni questo tipo di analisi e problematica venga presa ulteriormente in considerazione.
Gli interventi che lei ha annunciato li considero importanti, le risorse che la Regione predisporrà saranno sicuramente un impegno significativo, l’obiettivo è ovviamente comune e condiviso, cioè quello di salvaguardare quella parte che lei ben definiva di altissimo valore paesaggistico e ambientale per il territorio regionale, ma tutto ciò ci richiede una riflessione ulteriore che era la ratio della mia domanda e lo stimolo alla sua riflessione.


Interrogazione n. 768
del Consigliere Solazzi
“Situazione dei Vigili del Fuoco del territorio della Provincia di Pesaro – Urbino”

Interrogazione n. 810
del Consigliere Giannotti
“Stato di agitazione dei Vigili del Fuoco della Provincia di PU – Integrazione convenzione. Nuove modalità di liquidazione dei finanziamenti regionali”
(abbinate)
Svolgimento

PRESIDENTE. Essendo rientrato il Vicepresidente Agostini, direi di trattare anche l’interrogazione n. 768 del Consigliere Solazzi e l’interrogazione n. 810 del Consigliere Giannotti, abbinate.
Ricordo ai Consiglieri che le interrogazioni che sono state dichiarate decadute per assenza degli interroganti ovviamente possono essere ripresentate. Visto tra l’altro che la prossima seduta sarà tutta incentrata sugli atti ispettivi, anche queste potranno essere soddisfatte.
Per la Giunta risponde l’Assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI. In riferimento alle interrogazioni dei Consiglieri Solazzi e Giannotti si precisa che la Regione Marche è perfettamente a conoscenza della carenza di organico del personale del Corpo dei Vigili del Fuoco con particolare riferimento anche alla provincia dì Pesaro-Urbino. Su tali temi sono state presentate le mozioni n. 97/06, n. 187/07, le interrogazioni n. 596/06, n. 698/07, n. 768/07 nonché quelle in oggetto. A tale fine si allega la risposta alla interrogazione n. 698 del 2007.
I rapporti di collaborazione fra Regione Marche e Corpo dei Vigili del Fuoco sono stati regolati già con protocollo di intesa del 17 ottobre 1997 a firma del Sottosegretario di Stato prof. Franco Barberi. Tale protocollo prevede la possibilità di collaborare su tutti gli aspetti riconducibili alla protezione civile e non solo per gli incendi boschivi. Il 3 agosto c.a. è stato siglato dal Sottosegretario di Stato Ettore Rosati un Accordo di programma quadro che ampia e incentiva la collaborazione fra Regione Marche e Corpo dei Vigili del Fuoco che contribuirà notevolmente ad aumentare la sicurezza della collettività regionale. Ad ogni buon fine si allega copia del recente "Accordo di programma quadro” registrato in data 3 agosto 2007.
Relativamente alla accelerazione delle liquidazioni dei fondi regionali di competenza del Corpo forestale dello Stato e del Corpo dei Vigili del Fuoco si stanno ricercando tutte le formule procedurali per il superamento di tale problematica per consentire di liquidare i fondi direttamente a livello dei Comandi regionali. Se volete ho anche copia di questo Accordo di programma.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ringrazio l’Assessore per la risposta sul problema regionale che prende spunto da questa interrogazione specifica che riguarda la mia provincia, ma che, per quello che ho letto, concerne anche tutto il territorio regionale.
Il Corpo dei Vigili del Fuoco sta vivendo da alcuni mesi una situazione di mobilitazione su tutto il territorio, con momenti di protesta accompagnati da iniziative di sollecitazione dei Parlamentari, dei Gruppi consiliari, delle forze politiche.
La dimensione della mobilitazione è significativa di un disagio reale che fa riferimento sulla essenzialità del servizio. L’utilità del servizio svolto dai Vigili del Fuoco credo sia indiscutibile.
Da qui anche questa coralità di prese di posizione, come le interrogazioni mie e del collega Solazzi o il discorso posto da altri Consiglieri richiamato con alcune mozioni che sono state presentate.
Quindi credo sia importante che ci sia un pronunciamento unitario del Consiglio in tutte le sue articolazioni. Prendo atto che il gruppo di Forza Italia non è il solo a sollecitare la soluzione di questo problema.
Nello specifico, c’è una responsabilità oggettiva del Governo Prodi a risolvere questa questione, è un Governo che non si limita a rappresentare quanto di più negativo ci sia oggi sul piano politico, ma continua a produrre ritardi e inadempienze rispetto a questioni fondamentali per la vita dei cittadini. Questa ne è una pratica dimostrazione.
II non aver recepito questa esigenza, il non aver affrontato nei tempi dovuti questo problema è una gravissima responsabilità politica. Per questo mi permetto, e non per amore di polemica, di richiamare gli amici Consiglieri di altre formazioni politiche a insistere con più forza, con maggiore veemenza nei confronti del Governo affinché una volta per sempre vengano assunti provvedimenti idonei a garantire il recupero degli organici del personale che è attualmente largamente deficitario.
Questa è una questione sulla quale occorre intervenire e su questo vorrei che anche da parte della Giunta regionale ci fosse uno scatto d’orgoglio, ci fosse un’assunzione di iniziativa vigorosa nei confronti del Governo, perché non vorrei, Assessore Agostini, che la Giunta regionale si limitasse a prendere atto delle lamentele e delle proteste, ma che poi essa stessa non assumesse un’iniziativa a tutela della comunità marchigiana.
L’altro aspetto, invece, è quello legato alla convenzione in atto fra la Regione e il Corpo dei Vigili del Fuoco delle Marche. In base a questa convenzione – siamo stati tra le Regioni che sono partite per primo rispetto al raggiungimento di un obiettivo – è previsto l’utilizzo del Corpo dei Vigili del Fuoco per programmi straordinari e di soccorso tecnico ai fini della sicurezza dei cittadini e prevede per questo tipo di servizio il corrispettivo di un compenso che poi viene diviso tra i singoli agenti. Rispetto a questo rileviamo che c’è una grande discrasia, cioè c’è troppa distanza di tempo tra l’effettuazione della prestazione e l’erogazione del compenso.
Questo non è decoroso, prendo atto dell’impegno della Giunta, ma mi sembra poca cosa perchè vorrei che questo impegno si traducesse in un gesto concreto, cioè che domani mattina, e non fra un mese o fra due mesi, la Giunta riconoscesse agli agenti dei Vigili del Fuoco quello che è loro dovuto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Ringrazio il Vicepresidente Agostini per la risposta articolata a questa interrogazione. Quindi mi dichiaro soddisfatto anche se mi associo a quanto detto dal Consigliere Giannotti sulla necessità che la Regione debba continuare un’azione forte e di stimolo nei confronti del Governo nazionale.
L’interrogazione non nasce da un’esigenza formale di rappresentare un problema di una categoria, ma nasce dalla considerazione che un Corpo importante, che opera non sulla ordinarietà, ma sull’urgenza e sui pericoli e lo fa anche con grandi rischi per le persone e per gli operatori, non viene considerato in modo adeguato.
Diciamocelo francamente, lo stato di disagio quanto al personale, quanto ai turni, quanto alle relative spettanze, quanto alla dotazione di mezzi, è davvero scandaloso per un settore assolutamente strategico nel trattare le urgenze che tutti conosciamo.
Quindi mi dichiaro soddisfatto rispetto all’impegno e anche rispetto all’Accordo di programma quadro a cui ha fatto riferimento il Vicepresidente Agostini, però in maniera altrettanto non formale come per l’interrogazione, sollecito in modo forte a che ci sia una continua attività di stimolo nei confronti del Governo nazionale, perché quello che è accaduto e quello che accade rispetto a questo Corpo non debba più accadere e che quindi si risolvano i problemi che sono stati lamentati.
Peraltro va detto che le lamentele non attengono a dei miglioramenti rivendicati come categoria, ma attengono alla richiesta di creare le condizioni affinché queste persone possano svolgere il loro compito.
Questa è la sottolineatura che mi sono permesso di fare.


Interpellanza n. 42
della Consigliera Mollaroli
“Ditta di Pergola e Monteroberto”
Ritiro

PRESIDENTE. L’interpellanza della Consigliera Mollaroli è stata ritirata.


Proposta di legge n. 185 (testo base)
della Giunta regionale
“Modifiche alla legge regionale 20 ottobre 2003, n. 20 . ‘Testo unico delle norme in materia industriale, artigiana e dei servizi alla produzione’ ”

Proposta di legge n. 44
dei Consiglieri Brini, Capponi, Giannotti, Bugaro, Ceroni, Cesaroni, Santori, Tiberi
“Integrazione alla legge regionale 20 ottobre 2003, n. 20. ‘Testo unico delle norme in materia industriale, artigiana e dei servizi alla produzione’ ”

(abbinate)
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 185 (testo base) ad iniziativa della Giunta regionale e la proposta di legge n. 44 ad iniziativa dei Consiglieri Brini, Capponi, Giannotti, Bugaro, Ceroni, Cesaroni, Santori, Tiberi. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Con questo provvedimento viene aggiornata ed adeguata la normativa regionale di riferimento per le politiche di intervento nei settori produttivi, tenendo conto del quadro programmatorio legislativo nazionale e comunitario di settore, nonché delle intervenute trasformazioni del tessuto produttivo e delle esigenze sia delle imprese che delle parti sociali.
Le modifiche riguardano nuove politiche di intervento in tema di ricerca e di innovazione, di politiche distrettuali e di semplificazione amministrativa, con l'aggiunta, tra le finalità, della promozione delle reti di impresa e delle forme associative e il rafforzamento della dimensione organizzativa delle imprese prevedendo, altresì, la possibilità che le agevolazioni in conto capitale possano essere concesse anche in conto interesse.
La Commissione, all'unanimità, ha introdotto al testo proposto dalla Giunta alcuni emendamenti migliorativi per dare priorità nell'accesso ai finanziamenti alle imprese che salvaguardano i livelli occupazionali esistenti. Sempre all'unanimità, è stato previsto che l'individuazione dei distretti industriali e produttivi e delle aree territoriali a valenza distrettuale sia di competenza del Consiglio regionale e non della Giunta, questo non per sminuire il ruolo di governo dell'Esecutivo, bensì per trasmettere alle imprese un preciso messaggio sul coinvolgimento nelle scelte dell'Assemblea elettiva nel suo insieme, quindi di tutte le forze politiche presenti in Consiglio.
Per riassumere, alcune integrazioni e modifiche sono riconducibili ad adeguamenti di carattere tecnico, altre sono legate alla volontà di ampliare modalità e tipologie di intervento a disposizione della Regione per sostenere con più efficacia il sistema produttivo.
Occorre, infatti, focalizzare meglio l'attenzione sui processi innovativi e sulle diverse politiche per favorire l'aggregazione delle imprese e la competitività dei sistemi produttivi locali.
Un segnale di concreta attenzione si vuole poi dare con l'inserimento, tra gli interventi della legge, di linee di attività specificatamente destinate alla riduzione degli oneri amministrativi per le imprese, al potenziamento degli sportelli unici ed alla messa in rete dei servizi alle imprese.
Parallelamente, si intende responsabilizzare maggiormente le imprese in termini di autocertificazione e conseguentemente adeguare il sistema dei controlli regionali, cioè dare la responsabilità di autocertificazione alle imprese, ma la Regione deve fare i controlli dovuti.
Sul versante delle politiche di agevolazione (vedi articolo 2 del Testo unico) si vogliono distinguere in maniera più chiara le politiche di sostegno al sistema produttivo di tipo tradizionale - che comunque in questa fase sicuramente non vanno abbandonate - da quelle più innovative e più in linea con la nuova Strategia di Lisbona, sulle quali però occorre investire con decisione per accompagnare la ripresa e il rilancio del sistema regionale.
La terza Commissione consiliare pur condividendo l'inserimento, tra le finalità della legge, che l'aumento del prodotto interno lordo possa essere conseguito anche mediante la diversificazione ed il riposizionamento del sistema produttivo verso attività a maggior valore aggiunto, ha ritenuto – come dicevo poc'anzi – di dover introdurre una clausola di salvaguardia affinché tali processi non pregiudichino il mantenimento dello stesso livello occupazionale, cioè garantire l’occupazione esistente o sicuramente a migliorarla.
Sull'ampliamento degli strumenti si segnala in particolare la possibilità di agganciare le politiche regionali ai nuovi strumenti individuati dal Governo con il Programma di Industria 2015.
Si vuole prevedere così con la legge n. 20/03 la possibilità di costruire alcuni interventi regionali come interventi integrativi e complementari rispetto ai programmi di innovazione industriale, con la conseguente possibilità di ottenere un cofinanziamento a valere sulle risorse del fondo per la competitività e lo sviluppo previsto dalla Finanziaria 2007.
Si prevede fra l'altro anche la possibilità che per l'attuazione degli interventi della stessa legge n. 20/03 si possa far ricorso allo strumento del fondo rotativo della Cassa depositi e prestiti, convenzionandosi con la stessa per gli interventi direttamente avviati dalle Regioni e chiedendo di attingere al fondo per la competitività e lo sviluppo per gli interventi integrativi e complementari rispetto ai programmi di innovazione industriale.
In tema di politiche di sostegno all'aggregazione e sul versante dei sevizi integrati alle imprese si segnalano alcune modifiche all'articolo 15 del Testo unico per l'allargamento dei beneficiari dei contributi, sia in termini di reti d'imprese e forme associative meno stabili rispetto ai consorzi, sia in termini di nuovi interventi di sostegno in relazione a processi di fusione tra le piccole e medie imprese.
La previsione espressa nella legge regionale dei distretti industriali e produttivi, nonché di filiere e reti d'imprese, vuole anche recepire l'attenzione che il Governo negli ultimi anni sta dedicando a tali tematiche nella logica di sostenere il sistema di fronte alla competizione internazionale.
La Finanziaria 2006 ha previsto i distretti produttivi e le importanti conseguenze dell'istituzione degli stessi in termini fiscali, amministrativi, finanziari e di ricerca e sviluppo. La Finanziaria 2007 ha poi integrato tali disposizioni con la previsione del cofinanziamento dei progetti in favore dei distretti produttivi adottati dalle Regioni. Si ritiene importante questo adeguamento normativo anche in funzione dell'accesso a tale cofinanziamento.
Nell’iter di questa proposta di legge ci sono stati numerosi e significativi momenti di forte concertazione con le associazioni di categoria, sindacali e datoriali e la proposta di legge si è venuta così strutturando come innovativa, oltre che sul piano formale, anche sotto quello sostanziale.
Per quanto riguarda la proposta di legge n. 44 abbinata a questa proposta di legge n. 185 di modifica della legge n. 20, la Commissione ha espresso parere negativo in quanto la Comunità europea non prevede contributi per adeguamenti alla legislazione vigente e la Soa (Società organismi di attestazione) è un obbligo ben preciso ai sensi del d.p.r. n. 34/2000. Di conseguenza non è possibile inserirlo all’interno di una sovvenzione per il miglioramento e l’adeguamento in quanto è un termine di legge che va rispettato e che è sancito, ripeto, dal d.p.r. n. 34 del 2000. Per questo non si ritiene opportuno inserirlo all’interno delle agevolazioni per quanto riguarda le piccole e medie imprese.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Nel lavoro svolto in Commissione noi che rappresentiamo la minoranza abbiamo contribuito con delle proposte. Io in particolare ne ho fatta una, quando si parlava, per esempio, dell’individuazione dei distretti industriali e produttivi ho rilevato che tutti potevano intervenire nel processo tranne il Consiglio regionale. Quindi su mia proposta abbiamo deciso con i colleghi della Commissione, approvando all’unanimità, che almeno su questi grandi temi il Consiglio regionale si deve esprimere.
Sostanzialmente come minoranza possiamo esprimere un giudizio positivo sull’atto portato in Consiglio, perché si tratta di fatto di una armonizzazione delle norme che riguardano le concessioni di crediti a piccole e medie imprese artigianali, norme regionali in armonizzazione con le norme nazionali e comunitarie. Quindi è un atto dovuto per far sì che il processo dei trasferimenti possa funzionare regolarmente.
Questa mattina ho visto sulla stampa la soddisfazione che l’Assessore Giaccaglia manifestava per il buon funzionamento di alcune leggi regionali per il sostegno alle imprese.
In effetti la domanda mi pare sia superiore all’offerta che se non sbaglio è di quasi un terzo. Questo significa che c’è attenzione da parte dell’imprenditoria locale rispetto a queste forme di contribuzione e di incentivazione soprattutto per ciò che riguarda lo sviluppo tecnologico e l’innovazione di processo e di prodotto, e sicuramente questo è vero.
Comunque una mia personale opinione, che ho già manifestato in più di un’occasione in questo Consiglio e in Commissione, peraltro non ascoltata ma non nascondo che sia di difficile attuazione perchè ci sono dei problemi normativi che andrebbero risolti prima a livello nazionale e poi a livello regionale, è che sono convinto che con questo sistema di incentivi e di contribuzioni favoriamo in genere il tessuto poi qualcuno più bravo di altri accede a queste risorse o riesce comunque in qualche modo ad agganciarle. Con un sistema, invece, di disincentivazioni, cioè una partita che è fra il dare e l’avere - altrimenti sarebbe solo facile demagogia e populismo e non è il mio mestiere - quindi con una operazione a costo zero, tagliando per esempio 56 o 60 milioni di euro che sono di contribuzione alle imprese, non dando questi soldi ma riducendo magari l’Irap per un pari importo, 60 milioni un po’ a tutte, credo che così si potrebbe dare una grossa spinta in positivo alla politica industriale della nostra regione e sarebbe veramente una grande innovazione.
Sono convinto che di questi temi nel prossimo futuro se ne parlerà necessariamente a livello nazionale, perché questa sarebbe anche la misura più equa e giusta che troverebbe anche d’accordo le associazioni di categoria.
Per quanto esposto sopra dichiaro il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Leggevo proprio ieri l’articolo di fondo del Corriere della Sera dal titolo “I veri talenti dell’Italia” nel quale, rivolgendosi in particolare a un partito politico, ma credo che valga per la politica in generale, si teneva conto di uno studio che la Banca d’Italia ha fatto in questo periodo esaminando 4.200 imprese italiane. Si metteva in evidenza la grande volontà e la grande capacità di innovazione e di trasformazione di queste imprese che, pur trovandosi in un periodo di difficoltà perché magari il loro prodotto non è più all’apice del mercato, sono state in grado non soltanto di spostarsi all’interno dell’Italia, quindi non parliamo di delocalizzazione a volte chiamata internalizzazione, ma anche di rinnovare il proprio prodotto aggredendo fortemente i mercati esteri.
La scorsa settimana il Consigliere Viventi ha detto, e oggi lo ha ripetuto anche se in maniera più blanda, che non dobbiamo mettere le mani nel mercato delle imprese, ma dobbiamo dare loro la possibilità, defiscalizzando alcuni oneri, di stare sul mercato perché lo sanno fare meglio di ciò che la politica potrebbe fare.
Sono opinioni che pretendono una rivoluzione copernicana perchè sappiamo tutti che in questo momento non è possibile e non è possibile anche per i motivi che il Consigliere Viventi ha detto che sicuramente testimoniano un certo tipo di cultura politica imprenditoriale. In ogni caso tutto questo non è possibile non soltanto perché la politica non è ancora preparata a farlo, ma perché le imprese, che sono molto abili a socializzare le perdite e a introitare i guadagni, soprattutto quelle che più fortemente hanno agganci politici e potere nei confronti della politica, non sarebbero interessate a una cosa di questo genere.
Anche perché rispetto a questi finanziamenti e rispetto a questa proposta di legge, sulla quale voterò a favore con piacere, temo che saranno poi sempre i soliti noti perché sono quelli più capaci a produrre progetti. Ma non solo questo, siccome le proposte di legge si fanno dopo un confronto sul territorio con chi poi dovrà usufruire la legge stessa, è evidente che ante legge e non post ci sono imprese che hanno più potere nel confronto con il territorio.
Quindi tutte le problematiche e le preoccupazioni che sono state espresse permangono. Non tutto arriva a tutti soprattutto perché le piccole imprese hanno difficoltà a raggiungere certi obiettivi a causa della loro stessa strutturazione.
Tuttavia voterò questa legge perché è evidente che dimostra la volontà di guardare avanti, perché nel frattempo il mercato industriale è cambiato quindi anche la legge deve fare alcune modifiche, quelle appunto che sono state apportate, per cercare, restando quello che abbiamo detto culturalmente pochi minuti fa, di intervenire con miglioramenti o aiuti rispetto alla produzione.
Scorrendo il testo della proposta di legge ci sono alcuni punti che dal mio punto di vista sono i più interessanti.
Si parla del potenziamento dello sportello unico per le attività produttive. Ne avete sentito parlare qui qualche altra volta, ribadisco anche io la convinzione che il potenziamento dello sportello unico per le attività produttive significherebbe una grossa risposta alle imprese, soprattutto per quelle piccole che a causa della burocrazia elevata e difficile non soltanto rischiano di perdere troppo tempo, e il tempo è denaro, ma debbono addirittura far fare questo tipo di operazioni ad altri più esperti di loro. Pensate che per l’apertura di un’azienda a volte occorrono 47 permessi, quindi sicuramente, visto che il tempo è denaro, sburocratizzare le procedure significa dare contributi anche se questi non si danno.
Sono sette, otto, forse dieci anni che parliamo del Suap. Io ci credo fortemente e questa esperienza l’ho vissuta anche in prima persona, ma perché non è decollato? Insieme al Suap sono partite altre procedure informatiche, Sit, Sut, Sue e chi più ne ha più ne metta, che non soltanto sono apparse come scatole cinesi ma sono apparse, ancora peggio, come incompiute. A volte si è avuta l’impressione che non si è voluto realizzare un progetto che aveva tutte le potenzialità perché aprendo il fronte su centomila altri sicuramente i progetti continuavano, i finanziamenti continuavano, ma le risposte si vedevano poco.
Per il fatto che non ha funzionato a mio avviso c’è anche un altro problema. Alcuni ritengono che informatizzazione significa la risoluzione del problema. Certamente l’informatizzazione è necessaria, lo abbiamo detto sulla sanità, lo diciamo nella riorganizzazione degli enti pubblici, lo diciamo per lo sportello unico, quindi certamente le carte non devono più girare e le informazioni devono girare con metodi più moderni. Però è stato fatto l’errore di ritenere che l’informatizzazione risolvesse il problema senza che si sapessero prima in contenuti da mettere all’interno della rete informatica. L’informatizzazione è lo strumento e non il contenuto che se manca non si possono risolvere i problemi.
Altro problema, la Regione ha delegato alle Province e le Province hanno delegato ai Comuni i quali hanno fatto i cosiddetti sportelli territoriali. Il grande impegno dei Comuni era stato quello di tenere insieme il territorio, perché se non dai risposte il territorio lo perdi, ma la loro risposta rispetto agli sportelli territoriali non c’è stata.
L’altro problema enorme è quello del rapporto tra gli enti per quanto riguarda gli sportelli, quindi tra Comuni, Asl, Provincia, Vigili del Fuoco, Sovrintendenze, quindi fra tutti quei soggetti che partecipano nel permesso di costruire o di aprire un’attività. Se da parte della Regione non si fa una normativa chiara affinché tutti siano obbligati ad avere lo stesso sistema informatico per poter colloquiare insieme, staremo anche altri venti anni e lo sportello unico non funzionerà mai!
Invito l’Assessore a mettersi insieme agli altri soggetti che lavorano su questo importante settore dell’imprenditoria e quindi di farsi carico di questo problema, perché soltanto partendo dall’alto, con una procedura omogenea su tutta la regione, ci potrà essere la possibilità di ottenere qualche risultato. Questo è un invito forte che faccio all’Assessore e che sono sicura che vorrà portare avanti.
L’ultima volta abbiamo parlato del lavoro, qui abbiamo da una parte l’Assessorato all’imprenditoria e dall’altra l’Assessorato al lavoro. Il lavoro non è solo imprenditoria, ma lo è in gran parte, quindi anche qui che ci sia una collaborazione forte. Quando si fanno i corsi professionali si devono fare effettivamente e non perché qualche ente o qualche soggetto anche sindacale – non ho paura di dirlo – deve far lavorare i propri rappresentanti. Dobbiamo fare quei corsi professionali che servono effettivamente all’impresa, quei corsi che servono effettivamente affinché ci sia lavoro per chi li frequenta e non invece un guadagno per chi li fa. Penso che più chiara di così non potrei essere!
C’è un accenno al Pear, quindi all’energia, alla cogenerazione. Se non ho capito male quando si parla di calore e energia penso che ci si rivolga a questo e mi auguro che non si tratti di altri tipi di centrali su cui ho già detto di non essere d’accordo.
Sono d’accordo sulla fusione tra le imprese e soprattutto sulla proposta di innovazione sui finanziamenti per le innovazioni, è quello che serve per la nostra regione e all’Italia.
C’è una nota sulla ricerca pura e ricerca applicata. C’è una contrapposizione enorme tra la politica e l’industria; c’è l’industria che dice che fa ricerca, anche se fa quella applicata, c’è la politica che dice che l’industria non fa ricerca e c’è l’industria che dice che è la politica che non mette finanziamenti per la ricerca. Secondo me non è importante che sia ricerca pura o ricerca applicata, l’importante è che la ricerca serva effettivamente all’innovazione, l’importante è che la ricerca, pubblica o privata che sia, ci sia e che serva all’innovazione.
Su questo però c’è anche un altro fatto da tenere presente. Siccome la Regione e questo Assessorato in particolare è capofila a livello nazionale del settore industria, credo che sarebbe necessario approfondire il discorso dei brevetti. Per quale motivo in Italia ci sono pochi brevetti rispetto alla Francia, alla Germania o alla Spagna? Mi si dice che la procedura per avere un brevetto è molto lunga, quindi gli industriali preferiscono non brevettare perché nei tempi in cui possono avere il brevetto rischiano di far conoscere le loro competenze ad altri che ne potrebbero approfittare per loro uso e consumo.
E’ per questo che è importante che ci sia una forte presenza della nostra Regione che su questo è capofila, affinché tale problema – che anche questo dipende dalla burocrazia – vada risolto e chiarito. Occorre poi avere maggior chiarezza tra chi fa ricerca e chi non la fa, se è ricerca pura o ricerca applicata, anche se alla fine non ci importa delle contrapposizioni su chi la fa o chi non la fa o se sia pura o applicata perché l’importante è che comunque la ricerca si faccia.
Si parla anche di commissioni che sicuramente sono necessarie, ma non vorrei che fossero troppe e che poi si riducesse tutto a commissioni e a gettoni di presenza. Sono commissioni di controllo, ma mi piacerebbe che fosse la struttura stessa a controllare che i finanziamenti erogati e i tempi per la realizzazione delle opere corrispondano effettivamente a quello per cui sono stati finanziati. Quindi se possibile eviterei tante commissioni.
Faccio un bocca al lupo all’Assessore e mi auguro che possa portare avanti al meglio il suo lavoro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questa normativa per molti aspetti è un atto dovuto a seguito delle modificazioni che sono avvenute nel panorama legislativo nazionale.
Però, Assessore, non mi sarei fermato al semplice inserimento di cose ovvie e che derivano da specifici impegni di livello nazionale o europeo, anche se ritengo che sono giuste tutte le modificazioni proposte perché c’è una trasformazione del mondo produttivo marchigiano, e su questo l’azione di sostegno della Regione si deve inserire in modo appropriato.
Si parla di diversificazione e riposizionamento del sistema produttivo verso attività a maggior valore aggiunto, siamo tutti d’accordo, e si aggiunge il fatto che oltre a prevedere i sostegni per gli investimenti relativi a nuovi impianti, macchinari, nonché ampliamenti, ammodernamenti, ristrutturazioni, riconversione e trasferimenti, si possa sostenere anche la nascita di nuove imprese di tipo innovativo che puntino più che altro all’ampliamento dimensionale dell’impresa e alla promozione di reti e filiere di impresa.
Su alcuni passaggi di questo discorso, Assessore, io starei più attento a non puntare tutto solo sui poli esistenti. Le Marche sono in trasformazione anche in questo versante, va bene puntare tutte le strategie dell’innovazione sui poli esistenti, ma dobbiamo cercare di vedere se ne nascono di altri, perché la staticità delle Marche è legata un po’ anche al fatto che andiamo sempre a sostenere quello che già c’è. Questa Regione deve avere un po’ più di coraggio a puntare anche su poli e distretti che oggi sono solo allo stato embrionale, ma che per il futuro potranno darci delle grandi soddisfazioni.
Seppure la legge dà solo dei principi e non delle specificità di intervento, ritengo che almeno nelle azioni che andremo a fare si dovrebbe tenere conto di questo. Molto spesso sostenere i poli che già vanno bene è più un fatto politico o di vicinanza a un certo mondo, ma con questa impostazione non riusciamo a far crescere il sistema industriale e produttivo, anche quello della piccola e media impresa, in rete o in filiera, non riusciamo a far crescere nuovi modelli e nuovi sistemi, non riusciamo addirittura a far venir fuori nelle Marche nuovi imprenditori, come i Merloni, o nuove aziende leader.
Ho già detto molte volte che la Giunta si muove sul già fatto, dovremmo, invece, non più seguire la logica di aiutare chi già c’è o chi è già competitivo, ma puntare a chi non lo è, quindi ai distretti che anche se in questo momento hanno delle grandi difficoltà hanno comunque delle grandi potenzialità.
Questo è un indirizzo che qui non viene esplicitato, ma che secondo me, nell’azione dei bandi e della messa a misura degli interventi della legge n. 112, della legge n. 488 e del Por, dovrebbe essere privilegiato.
La legge rafforza le categorie degli interventi possibili e su questo siamo d’accordo, ma ci sono due o tre nei.
Ciò che ha detto la Consigliera Mammoli è importantissimo, non lo ripeto ma sono cose che più o meno mi ero appuntato anche per il mio intervento.
Oggi il sistema amministrativo regionale e locale non è in linea con la velocità dello sviluppo, non abbiamo adeguato la macchina burocratica-amministrativa al concetto di competitività che abbisogna alle imprese, siamo troppo lenti, troppo ferragginosi, non abbiamo degli esperti della semplificazione. Su questo aspetto anche la Giunta è stata latitante.
Occorre chiedere agli enti locali la semplificazione, fare norme che individuino nel Comune il soggetto promotore e attivatore delle conferenze di servizio. Perché dico questo? Perché a livello comunale, magari per una logica di relazioni interpersonali, questa volontà di correre qualcuno la potrebbe mettere. Quando invece si va con vari passaggi in Regione, Provincia e Comune, questo non si verifica, per cui ci sono degli stalli enormi.
Mi riferisco, per esempio, al Pear. Oggi con questa legge certamente stiamo dicendo di aiutare il settore delle imprese ad autoprodurre energia puntando alla cogenerazione, ma poi tutto il sistema autorizzativo, Assessore, è un sistema arcaico e difficilissimo da perseguire.
Quindi se si vuole dare un servizio al sistema produttivo delle Marche dovremmo agire in quella direzione. Il Pear è uno strumento bello che rimane lì, che ha generato meno di 100 megawatt in dieci anni di energia rinnovabile contro gli 800 che ci proponevamo e, soprattutto, non ha semplificato e non ha messo gli imprenditori nelle condizioni di seguire la logica dei micro e dei piccoli impianti a cui non abbiamo da opporre nessuna controdeduzione ideologica, ma che vediamo non decollare.
Ritengo, quindi, che dovremmo gestire con molta più flessibilità il Por, in pratica noi stiamo lavorando sempre sul già fatto, nel senso che le risorse sono sempre quelle del Por, della legge 112 e della legge 488 che o non ci saranno più o saranno ridotte.
La critica è che la Regione non ha risorse proprie per indirizzare lo sviluppo delle Marche, abbiamo solo a disposizione risorse che vengono dall’esterno. Altre Regioni, avendo dei bilanci a posto, continuano a sostenere in modo imponente anche il sistema produttivo; nelle Regioni che corrono di più vediamo quali sono gli investimenti che dedicano – parlo della Lombardia, del Veneto e del Piemonte – allo sviluppo del sistema produttivo.
Non posso essere contrario a questa legge perché un vulnus c’è, ma è riferito al bilancio, quindi saremo contrari qualora il bilancio regionale continuerà a non prevedere nulla per un sistema che altrimenti sarà sempre così.
L’altro discorso su cui voglio intervenire è quello legato allo sportello unico di cui ha già parlato anche la Consigliera Mammoli. Su questo la Regione ha fatto pochissimo, abbiamo soltanto dato una spolveratina alle norme nazionali, le abbiamo riprodotte nelle leggi, ma non abbiamo incentivato il sistema, soprattutto non abbiamo costruito il modello di sportello unico per le attività produttive, quindi non siamo riusciti a mettere insieme le amministrazioni che devono collaborare al funzionamento dello sportello stesso.
Per questo, a mio avviso, la Regione può fare molto di più sia in termini regolamentari che in termini di sostegno. I Comuni hanno difficoltà a costruire questi sportelli, difficoltà causate dalla riduzione delle risorse delle ultime Finanziarie, anche perché con il vincolo delle piante organiche, con i patti di stabilità che hanno impedito le nuove assunzioni e altro, sono stati debilitati nella loro reattività. Secondo me una legge regionale o un passaggio normativo che li stimoli potrebbe essere determinante per il loro decollo.
Annuncio un voto favorevole alla legge, ma non sono sicuramente d’accordo per tutto quello che, invece, avrebbe potuto contenere.
Ci auguriamo, sia come attività propria del gruppo che come centro-destra, che si propongano delle soluzioni anche legislative per superare questo impasse.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Spero che anche dopo l’iniziativa del Presidente del Gruppo Udc alla Camera di mettere al bando il comunismo in Italia, io possa esprimermi!
Ritengo che questo testo unico sia migliorativo rispetto a quello che è entrato in Commissione, è preliminare alla declinazione delle leggi di settore ed introduce, per non rischiare di essere contraddittorio, anche alcuni aspetti molto importanti.
Si parla di occupazione, di nuova occupazione, di stabilizzazione, di contratti a più lungo periodo e soprattutto si parla della sicurezza nei luoghi di lavoro.
C’è un aspetto che, secondo me, è preliminare anche alla declinazione delle ulteriori leggi e degli atti che già esistono, ed è quello sulla necessità per certi versi, e per altri sulla possibilità di una riconversione dei settori produttivi.
Questa evenienza all’inizio era senza rete, nel testo si diceva che c’era la possibilità di dare finanziamenti pubblici a soggetti che per avere un maggiore prodotto lordo dal punto di vista del guadagno e del profitto dovevano riconvertire la loro attività. Il rischio era quello che anche nelle Marche – peraltro per certi versi già avviene – si poteva incentivare quello che è già successo a livello più generale. Vale a dire che le attività produttive, quelle medie, quelle grandi e quelle grandissime, proporzionali anche al nostro territorio – un esempio per tutte, la Fiat a livello nazionale ed europeo – hanno dimesso settori importantissimi della produzione e sono diventate società di capitali.
Questo fatto, che di per sé attiene allo sviluppo capitalistico, ha portato nel nostro Paese alla dismissione di moltissimi posti di lavoro, al licenziamento di tante persone, lavoratori e lavoratrici. Ad esempio nel sud delle Marche, a differenza di tutto il resto della regione dove si ha un attivo per quanto riguarda i posti di lavoro, sono stati espulsi quasi 6.000 lavoratori dal ciclo produttivo, sia per la crisi della calzatura, del settore agricolo della bieticoltura, ma anche perché è in atto la possibilità, e per alcuni la necessità, di riconvertire sul settore delle società di capitale.
Quindi aver messo attraverso una discussione - come diceva il relatore - il fatto che le attività produttive possono sì riconvertirsi verso altri settori, ma occorre un obbligo per far permanere il fatto che la Regione dia dei contributi, quindi si devono mantenere i livelli occupazionali che c’erano prima perchè senza questi c’è la decadenza del contributo pubblico.
Da questo punto di vista credo che l’atto sia stato migliorato, ora si tratta di proseguire su questa strada della selezione dei finanziamenti in modo tale che si possa attivare, come è stato detto, anche la possibilità di creare nuove imprese, di stabilizzare l’occupazione e soprattutto di qualificarla.
A conclusione di queste brevi e schematiche considerazioni, vorrei sottolineare di nuovo che è interesse anche sul versante della competitività avere dei contratti a lungo periodo, avere per il futuro il posto fisso non è utile solo per quella lavoratrice, quel lavoratore o quel giovane, perchè se tu vuoi competere devi avere un quadro dentro la tua impresa, altrimenti non andrai da nessuna parte, sarai costretto ad andare in Romania, in Bulgaria, ma ci sarà sempre qualcuno più bravo di te!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Come giustamente ha detto il Consigliere Procaccini in Commissione sono stati apportati dei miglioramenti soprattutto per quanto riguarda l’aspetto occupazionale, che credo sia quello che sta a cuore un po’ a tutti. Nel senso che quando interveniamo dobbiamo dare alle imprese lo strumento per andare avanti e allo stesso tempo dobbiamo cercare non solo di garantire l’occupazione, ma nei limiti del possibile, creare nuove opportunità di lavoro.
Su questo sicuramente i suggerimenti che sono venuti fuori in Commissione sono importanti, però penso che si poteva fare anche molto di più. Forse non si è avuto il coraggio di lanciare una sfida in quanto, più che altro, mi sembra si cercato solo di tamponare la situazione.
Quindi l’invito è quello che nelle proposte bisogna avere un po’ più di coraggio e guardare al futuro. Quella che viviamo è una situazione economica difficile che necessita di sfide che devono andare al di là del mantenimento della situazione attuale.
Quindi per queste motivazioni, pur apprezzando il lavoro che è stato fatto e i miglioramenti apportati, il gruppo di Alleanza nazionale si asterrà.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Vorrei fare solo una precisazione, essendo componente ed avendo partecipato attivamente allo svolgimento dell’atto, sul lavoro svolto in Commissione.
La cosa che noi della minoranza abbiamo sollevato in modo abbastanza risonante, Assessore, è quella sul controllo dei corsi di formazione.
Un controllo che non deve essere critico e che controbatte tutto ciò che si sta facendo, ma deve essere un controllo costruttivo che dia la possibilità agli operatori del settore di essere partecipi nella struttura e nella riconversione della formazione, una formazione che sia vicino al mondo produttivo che rispecchi quello che il mondo produttivo oggi chiede, quindi non quello di cui il mondo produttivo potrebbe aver bisogno, ma quello di cui ha bisogno.
In questo caso ci rivolgiamo anche alle possibilità che ci sono all’interno del Psr che prevede dei corsi di formazione, delle ristrutturazioni all’interno delle aziende e la ricerca, una ricerca che anche qui deve essere condivisa e spalmata sul territorio.
Sul discorso che faceva prima la collega Mammoli sullo sportello unico, oggi soprattutto quelle piccole aziende dei giovani che vogliono attingere a dei finanziamenti ed alle legittime possibilità di crescita, si sentono un poco scollegate dal sistema regionale e contributivo. Quindi uno sportello unico potrebbe far capire loro che adeguarsi e avvicinarsi ad un contributo significa anche cominciare a far parte di un circuito sociale costruttivo e innovativo. Di questo nella regione Marche ne abbiamo assolutamente bisogno.
Gli imprenditori che abbiamo avuto fino ad oggi si sono lanciati con spirito di creatività, ma oggi non puoi fare l’imprenditore soltanto con la tua creatività perchè bisogna andarci anche con la professionalità. Oggi non ci rivolgiamo più soltanto ad un mercato quotidiano e locale, ma iniziamo a rivolgerci ad un mercato nazionale, internazionale e mondiale, aperto a tutti, dove il confronto deve essere sostenuto da una criticità che ci possa far tornare a casa degni di essere marchigiani.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi do la parola l’Assessore Giaccaglia.

Gianni GIACCAGLIA. Ringrazio il Consiglio nella sua globalità perché in gran parte ho sentito parole di apprezzamento su questa modifica, con alcune osservazioni velate non tanto di critica quanto di operatività costruttiva.
Quindi c’è la volontà di tutto il Consiglio, che si è già esplicitata – mi è sembrato di capire – anche in sede di Commissione, di partecipare a questo settore specifico dell’Amministrazione regionale che riguarda il mondo delle imprese.
Mi è piaciuta la relazione del relatore di maggioranza Badiali che ha raccolto il sunto del motivo per cui questa proposta di legge di modifica è stata portata in Aula.
Devo anche precisare una cosa, che tra l’altro è venuta fuori in più interventi, che questa è sì una modifica di adeguamento per il mutare delle esigenze imprenditoriali, ma è ovvio che poi non sarà con questa che si dovrà fare la politica industriale, perchè sarà con il nuovo Piano delle attività produttive che è già stato deliberato dalla Giunta e che discuterete in Commissione quanto prima. E lì che troverete gli indirizzi che la Giunta vorrà portare avanti in sede di politica industriale per il periodo 2007-2009.
Nella relazione del relatore Badiali ho colto anche il riferimento ai due emendamenti, che condivido, presentati dai Consiglieri Viventi e Procaccini. Condivido sia quello del Consigliere Procaccini per il mantenimento del livello occupazionale nel momento in cui si affidano dei contributi alle imprese, che quello del Consigliere Viventi, condiviso all’unanimità anche dalla Commissione, cioè che su proposta della Giunta il Consiglio deve decidere l’individuazione dei nuovi distretti.
Non ho nessuna difficoltà a recepire in termini positivi questa volontà del Consiglio anche perché è mio uso e costume, e credo che questo possa essere riconosciuto da tutti, voler continuamente trattare sui tavoli di concertazione tutte le problematiche. Quando vado avanti con le proposte di legge o con il Piano delle attività produttive, una volta al mese circa chiamo attorno ad un tavolo di concertazione tutte le associazioni di categoria, le parti sindacali. In questo settore della politica industriale questo è necessario proprio perchè raccoglie gli interessi di gran parte della popolazione marchigiana.
Voi sapete bene che la regione Marche è una delle regioni d’Italia a maggior tasso di industrializzazione, ha circa 29 distretti produttivi pari alla sola Lombardia , quindi questa diffusione sul territorio delle attività imprenditoriali porta innanzitutto un benessere assai diffuso e porta anche la volontà da parte del territorio di essere presente quando si fa politica industriale. E il territorio è rappresentato, appunto, dagli eletti del Consiglio regionale.
Quindi questa volontà di concertazione con il Consiglio non solo non mi crea alcun problema ma, anzi, l’accetto come una proposta assolutamente costruttiva.
Consigliere Viventi, la legge n. 598 sulla ricerca è andata molto bene, in undici giorni si è chiuso il bando, ci sono state 248 domande per un impegno di investimento di 142 milioni di euro, quindi circa un 30% in più. Come va letto questo? Va letto come un tessuto imprenditoriale in ebollizione, soprattutto le piccole e medie imprese lo stanno elaborando, hanno recepito il messaggio – con i vostri interventi me lo confermate – che la politica è riuscita a mandare al territorio.
La Regione, grazie al fatto che è coordinatrice in sede di Conferenza delle Regioni nel tavolo delle attività produttive, raccoglie in tutto il territorio nazionale le sensazioni e ci sembra di poter dire che poi le riesce in gran parte a tradurre sul proprio territorio.
Per quanto riguarda l’intervento della Consigliera Mammoli - che ringrazio per il bocca al lupo a cui rispondo, crepi! - credo che gli appunti che lei ha fatto siano assolutamente interessanti e costruitivi.
Il discorso dello sportello unico mi ha particolarmente colpito perchè io, come la Consigliera Mammoli, ho vissuto in sede di amministrazione comunale le aperture degli sportelli unici. Quello che è sempre venuto fuori è stato non solo un collegamento tra le varie sedi istituzionali esterne, ma se anche lei lo ha vissuto, Consigliera Mammoli, sa perfettamente che c’è anche un problema all’interno degli stessi Comuni, cioè il far dialogare i vari servizi non è semplice anche perché quasi sempre questi servizi derivano da deleghe assessorili diverse.
Quindi la proposta di chiamare a raccolta tutte le varie istituzioni per fare una legge regionale va sì condivisa, ma con grande attenzione perchè, secondo me, non può essere impositiva, ma deve essere discussa, perché poi sono i Sindaci o gli altri responsabili istituzionali che devono trasferire nelle proprie strutture questi regolamenti.
E’ venuto fuori il discorso della formazione – lo ricordava anche la Consigliera Ciriaci -ma visto che non è presente l’Assessore Ascoli mi rimane un po’ difficile parlarne. E’ ovvio che tra noi collaboriamo, ma ognuno segue di più le proprie deleghe.
Comunque c’è la necessità di coordinare meglio perché spesso le aziende lamentano o mettono in evidenza che non sempre quello che viene trasferito in sede di formazione è utile per l’utente finale o per l’impresa che deve raccogliere da questi corsi il personale o comunque lo deve aggiornare sulla base delle esigenze reali.
Quindi sicuramente colgo anche questa come una critica costruttiva che vuole una volontà di coordinamento ancora maggiore con l’Assessorato al lavoro, questo sicuramente lo trasferirò anche al collega.
Sulla ricerca applicata e la ricerca teorica la discussione è talmente vasta che credo bisognerebbe chiamare anche le varie parti in causa. Sono particolarmente favorevole a tutte e due, ma sono anche convinto che in una realtà industriale così diffusa sul territorio la necessità reale di riuscire a migliorare un prodotto per rendere una produzione industriale più veloce e più competitiva sia la vera realtà e la vera necessità di cui ha bisogno questa nostra struttura imprenditoriale.
Quindi la ricerca applicata è sicuramente quella a cui guardo con grande attenzione, però non possiamo costringere la ricerca teorica o, come si preferisce chiamare, la ricerca pura, che molto spesso va al di là delle esigenze. Anche su questo sono assolutamente d’accordo nel cercare di coordinare ancora di più questo settore.
Il Consigliere Capponi ha messo in evidenza la necessità di un’attenzione maggiore a poli che sono attualmente in crisi. Come lei sa anche il settore della moda e del calzaturiero hanno vissuto un periodo di crisi che poi, con la volontà di guardare al futuro e di puntare molto sulla ricerca, sta uscendo in gran parte da questo momento di crisi.
In ogni caso anche questo lo coglieremo nel Piano delle attività produttive dove, se avete già avuto modo di leggerne qualche pagina, si parla già del distretto della nautica e del distretto tecnologico, ecc.. Sapete anche che sto cercando, e lo proporrò al Consiglio quando avrò dei dati più concreti, l’individuazione di un distretto della carta, perché anche questo settore nella regione Marche è particolarmente forte e se collegato tutto insieme potrebbe diventare una realtà particolarmente interessante e da seguire con grande attenzione.
Quindi l’attenzione anche a nuovi poli ce l’abbiamo e sicuramente la leggerete nel nuovo Piano delle attività produttive.
Sul Pear c’è stata qualche indicazione, credo che sarà necessario discuterne con grande attenzione in una prossima riunione del Consiglio regionale, anche perché stiamo raccogliendo i dati – ci eravamo dati un tempo di dodici mesi - per vedere i risultati di cui discuteremo in questo consesso. Sicuramente ne parlerò con grande tranquillità e con grande operatività, ma anche con grande determinazione a far sì che le imprese – io ho anche la delega alle attività produttive - non debbano subire, o se le stanno già subendo, difficoltà nel reperimento e nei costi dell’energia.
Quindi questo è un discorso che rinviamo nel momento in cui sarà disponibile tutta la strumentazione e tutti i dati di riferimento dall’anno scorso ad oggi.
Il Consigliere Capponi ha parlato del Por e della legge n. 488. Soprattutto questa legge è stata oggetto di discussione in sede di Coordinamento attività produttive. Come voi sapete questa legge ha stabilito che l’85% delle risorse deve essere soprattutto individuato in aree del sud d’Italia e un altro 15% deve rimanere a disposizione della ricerca. Come Coordinamento attività produttive a Roma abbiamo segnalato al Ministero la volontà – vedremo poi se riusciremo a portarla avanti – che questi residui – perché si parla soprattutto di residui della 488 per circa 500 milioni di euro – vengano suddivisi anch’essi in base alla suddivisione del fondo unico. Questo comporterebbe un’ulteriore entrata per le varie Regioni, in relazione alle specifiche percentuali delle divisioni del fondo unico, per questi residui della legge n. 488.
Il Consigliere D’Anna ha detto che bisogna avere più coraggio nelle proposte, anche questo penso che lo si potrà leggere nel nuovo Piano delle attività produttive. Questa è una modifica, ripeto, dovuta a delle esigenze di cambiamento di mercato, ma la vera politica industriale la faremo nel momento in cui leggerete il Piano delle attività produttive.
Ringrazio il Consiglio, mi sembra che ci sia quasi l’unanimità in quanto c’è solo l’astensione del gruppo di Alleanza Nazionale, questo vuol dire che questa modifica alla legge n. 20 è stata apprezzata. Sicuramente è migliorabile, sicuramente controlleremo anche i finanziamenti, comunque nel Piano delle attività produttive è prevista una maggiore attenzione ai controlli in sede di finanziamento.
Quindi raccolgo questa votazione fortemente positiva, ringrazio il Consiglio e mi auguro che la stessa adesione e la stessa convinzione venga dimostrata anche per il nuovo Piano delle attività produttive che, come sapete, è già in Commissione.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di legge n. 185. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di legge n. 190
dei Consiglieri Luchetti, Castelli
“Incarichi di direzione di struttura complessa del Servizio sanitario regionale”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 190 ad iniziativa dei Consiglieri Luchetti, Castelli. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Il testo della proposta di legge n. 190 faceva parte di una precedente proposta di legge presentata dalla Giunta inerente la modifica della legge n. 13 dove avevamo inserito l’articolo uno di questa proposta n. 190. Dopodiché, come sapete, si è addivenuti alla considerazione di non modificare la legge n. 13, per cui abbiamo estrapolato da quel testo quello che non inficiava la modifica stessa della n. 13, ma la veniva ad integrare rispetto ad una questione piuttosto delicata come quella delle nomine dei direttori di struttura complessa del nostro sistema sanitario.
Con la legge n. 502, ripresa dal decreto n. 229, la responsabilità delle nomine per quanto riguarda i direttori di unità operative complesse sono a totale responsabilità del direttore generale. Questo fa parte di una indicazione realizzata nel nostro sistema sanitario quando abbiamo fatto la scelta di affidare il sistema ad un’aziendalizzazione, pertanto anche la nomina dei direttori doveva essere messa a carico del responsabile massimo della struttura aziendale, anche perché le performance di questi professionisti vanno direttamente ad influire sull’andamento gestionale delle aziende sanitarie.
Con il tempo questa aziendalizzazione sta subendo un dibattito piuttosto approfondito, nel senso che c’è qualcuno che addirittura rimette in discussione la stessa indicazione aziendale, ma comunque l’organizzazione scelta ha bisogno di un’ulteriore sedimentazione.
Il sistema sanitario, soprattutto dopo il Titolo V della Costituzione che attribuisce la responsabilità organizzativa completamente alle Regione, ha bisogno di una fase di ulteriore approfondimento – ho parlato prima di sedimentazione – perché questo tipo di organizzazione, che si è rivelata in molte parti delle nostre regioni molto efficace, ha bisogno di far crescere le professionalità gestionali che consentono poi di gestire al meglio le strutture aziendali.
In effetti abbiamo un deficit piuttosto pesante nella nostra realtà nazionale per quanto riguarda la questione dei professionisti che si pongono a carico di queste aziende, ma al di là di questo la responsabilità unica delle nomine delle strutture sanitarie più importanti da parte dei direttori generali ha sollevato in diversi momenti della vita della nostra sanità perplessità e anche qualche incertezza.
Ovviamente quando si andrà ad affidare una unità operativa complessa – che per la verità nella nostra realtà marchigiana assurge a un numero piuttosto cospicuo, l’attuazione del Piano verificherà questa dimensione – dovremo avere la massima attenzione e la massima trasparenza in ordine alle professionalità che verranno esaminate.
La totale discrezionalità che si è definita a carico del direttore generale, come dicevo prima, ha manifestato in alcuni momenti fasi di incertezza, quindi con questa normativa andiamo ad integrare e a migliorare la possibilità di evitare una discrezionalità che possa essere fagocitata da altri interessi, che trascendono dalle questioni di fondo che devono essere valutate nel momento in cui si va ad attribuire questa responsabilità, dove dobbiamo tener conto al massimo della professionalità e ovviamente anche delle esperienze.
Questi sono elementi fondamentali per la direzione di queste unità operative complesse che per la verità mostrano anch’esse alcuni limiti di ordine organizzativo, in quanto i nostri professionisti medici hanno l’opportunità di vedere crescere la propria responsabilità unicamente attraverso l’attribuzione di queste funzioni. Quindi o diventi primario o non riesci a progredire dal punto di vista professionale.
Oggi sappiamo che soprattutto con il progresso della scienza e della tecnologia si ha la necessità di superare anche questo handicap professionale e speriamo che sia i contratti di lavoro che l’ordinamento possano prevedere una nuova dimensione professionale che consenta ai migliori di poter aspirare a condizioni di lavoro che siano attinenti il più possibile alla propria bravura e alla propria capacità.
Con questo articolo 1 andiamo a modificare parzialmente, sulla base della facoltà che ci è data dalla modifica dell’articolo V della Costituzione, tentando di rimanere dentro la cornice dei d.lgs 502 e 229, per non incappare in quella che potrebbe essere una illegittimità in quanto dal punto di vista dell’attribuzione dei posti pubblici ovviamente la legge nazionale dovrebbe essere la legge quadro. Modifichiamo parzialmente i criteri entro i quali il direttore generale manifesta la sua discrezionalità nella scelta dei professionisti candidati alla copertura dei posti all’interno delle strutture.
In altri termini quello che si intende realizzare è questo. In questa commissione, qui composta dal direttore sanitario dell’azienda e da due direttori di struttura complessa della disciplina oggetto dell’incarico, noi della V Commissione abbiamo anche accettato un’ulteriore modificazione che cerca di tenere conto delle identità di genere che dovrebbero essere rispettate anche all’interno delle commissioni che attribuiscono tali incarichi, perchè è noto che nel mondo medico le massime responsabilità e le massime funzioni sono generalmente attribuite agli uomini. Quindi per garantire anche un’equità di giudizio abbiamo accettato questo incarico che affida agli atti aziendali la possibilità di avere nelle commissioni anche il rispetto della presenza dei generi.
Questa commissione così formata dovrebbe non solo definire l’idoneità di coloro che presentano la domanda per la copertura del bando pubblico, così come attualmente l’ordinamento prevede, ma dovrebbe impegnarsi in una graduatoria sulla base delle evidenze, cioè i candidati saranno tenuti a proporre le proprie performance professionali affinché siano valutate dalla commissione e sia possibile anche definire una graduatoria che vada ad individuare in una terna la possibilità di scelta da parte del professionista.
Con questa scelta ottemperiamo alla autonomia del direttore, rispettando pertanto la norma nazionale, nella scelta che dovrà proporre sulla base di questa graduatoria che la commissione formula e nello stesso tempo abbiamo la garanzia che la scelta possa avvenire tra i soggetti che massimamente e professionalmente offriranno la maggiore garanzia di carattere professionale.
E’ chiaro che sempre in rispetto della norma nazionale dovremo dare al direttore generale la possibilità di valutare anche l’opportunità di uscire dalla terna proposta dalla commissione, e se questo dovesse avvenire il direttore generale avrà l’obbligo della motivazione per la scelta diversa.
Questo fa riferimento ad una possibilità che il direttore generale nella sua autonomia potrebbe valutare anche sulla base delle questioni ambientali, delle questioni organizzative interne, delle peculiarità che alcune di queste unità operative complesse potrebbero avere. Pertanto questa possibilità, oltre che ottemperare le indicazioni della legge nazionale, in qualche modo va ad ottemperare anche la possibilità del direttore generale di fare opzioni diverse.
Questo è il succo del testo e con questa dizione andiamo un po’ a cambiare una delle questioni che ogni tanto appaiono sui giornali a mo’ di polemica o di scandalo, proprio perché queste scelte rivestono anche per l’opinione pubblica particolare rilevanza.
Credo che il fatto che questa proposta di legge è stata presentata sia da un membro della maggioranza che da uno della minoranza testimonia la volontà comune di andare a fare un ulteriore sforzo per raggiungere quei criteri di chiarezza e di scarsa trasparenza che in passato qualche volta possono anche essersi determinati.
Con questa normativa andiamo a recuperare questa dimensione nuova che ci consente di essere maggiormente garantiti.
Per la verità questa impostazione era propria anche di un testo analogo che nella passata legislatura era stato discusso in sede di Commissione della Camera che però non ha trovato sbocco. Probabilmente la Camera discuterà di questa questione il prossimo anno, oltre che di altre questioni che attengono alla modifica del 502 e del 229. Da quanto mi risulta le nuove norme definiranno non soltanto come si andranno a coprire i posti di responsabilità delle unità operative, ma anche altre parti della organizzazione sanitaria, una di queste dovrebbe essere proprio la dipartimentalità che ancora oggi - noi l’abbiamo ribadito nella legge n. 13 - rischia di non essere efficace così come l’avevamo pensata all’inizio della introduzione di questo strumento organizzativo. Questo perchè l’esperienza ci ha detto che la dipartimentalità, proprio per questa scarsa chiarezza di responsabilità in quanto i capi dipartimento rimangono dirigenti di struttura complessa, non consente più un dispiegamento complessivo e completo dell’autonomia dipartimentale e della propria dimensione organizzativa.
Ecco perché il testo presentato è di comune accordo a questa impostazione e credo che, considerata la discussione fatta anche in Commissione e l’unanimità totale che questa norma ha avuto, sia importante che il Consiglio prenda comunemente la responsabilità di varare questa norma che non fa altro che aumentare l’efficacia e la trasparenza del nostro sistema sanitario proprio nell’individuazione delle massime responsabilità.
Ho visto che ci sono degli emendamenti, poi li discuteremo, uno di questi, che è stato preannunciato dal sottoscritto e che il collega Favia ha recepito subito, è quello di estendere questa normativa anche all’Inrca. Non l’avevamo messo subito perché si pensava che nell’introdurre l’Inrca in questa normativa saremmo contravvenuti al decreto n. 288 che prevede che i concorsi devono essere presieduti, per esempio, dal direttore scientifico, abbiamo poi approfondito, quindi lo riportiamo a tutto l’ordinamento in modo tale che ci sia la massima omogeneità e la massima trasparenza.
Sugli altri emendamenti ci ritorneremo sopra al momento della votazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Faccio mie le valutazioni già espresse dal relatore di maggioranza in quanto siamo firmatari di questa proposta di legge che riprende il testo di un articolato già approvato tempo fa dalla V Commissione e che riproduce due iniziative che autonomamente avevamo fatto sia io che il Consigliere Luchetti.
Voglio semplicemente aggiungere che questa proposta mitiga il grado di discrezionalità nelle nomine dei primari, facendo salve quelle che sono le norme regolatrici dell’argomento e della materia poste dall’ordinamento statale.
Mi riferisco all’emendamento presentato dal Consigliere Capponi, sicuramente condivisibile nel merito, che comporta un ulteriore condizionamento meritocratico dell’operato del direttore generale, ma purtroppo questo tipo di intervento non è consentito dalla legge perché la nostra Costituzione stabilisce una riserva esclusiva in favore della legge statale per quanto riguarda l’accesso ai pubblici uffici, e pubblico ufficio è infatti l’incarico di primario.
Nell’ambito di questo precetto costituzionale, che è stato validato in questi termini da due sentenze della Corte Costituzionale, abbiamo ricavato i margini possibili di miglioramento meritocratico della procedura di designazione dei primari evitando di incappare nel rischio di incostituzionalità.
Perché quando giustamente il Consigliere Capponi dice “per quale motivo il direttore generale deve mantenere la facoltà di nominare il terzo della graduatoria?”, è vero, ma purtroppo, pur condividendo in pieno questa osservazione politicamente, dovrà essere riversata nell’ordinamento dalla legge statale.
A noi compete, per effetto di questa duplice sentenza e per la riforma del Titolo V, qualcosa che pur facendo salva la prerogativa discrezionale del direttore generale, eviti quel fenomeno di svilimento partitocratico delle designazioni dei primari.
Valutazione questa condivisa da più parti e che abbiamo cercato di concretizzare attraverso due semplici accorgimenti. Primo, la commissione non si limita più a dare un giudizio di mera idoneità rispetto al novero di tutti gli aspiranti all’incarico, ma va a stabilire una graduatoria che è limitata ai tre migliori, a coloro che la commissione medica definisce titolari delle caratteristiche e delle prerogative professionali più evidenti. Proprio per questo motivo fatta la graduatoria, e non quindi in base a un giudizio generico di idoneità professionale, il direttore generale dovrà calare la propria scelta nell’ambito della terna.
E’ prevista, per non incappare nella censura di incostituzionalità, anche la possibilità di nominare il terzo in graduatoria ma, secondo un intervento di non trascurabile significato, lo dovrà fare con una motivazione.
Potrebbe sembrare pleonastico il definire l’obbligo di motivazione ma così non è, perché la giurisprudenza amministrativa fino adesso ha stabilito che le nomine dei primari sono atti di così alta amministrazione da non richiedere l’obbligo di motivazione, tanto è vero che moltissimi aspiranti primari che avevano proposto censure rispetto alla designazione fatta dai direttori generali delle Asl, si sono visti respingere il ricorso proprio perché non si poteva neanche lamentare l’assenza o l’illogicità della motivazione dell’atto, trattandosi di atto di assoluta discrezionalità di alta amministrazione da parte dei direttori generali. Quindi l’accorgimento è la terna graduata e meritocratica nel primo aspetto e obbligo di motivazione nel secondo.
E’ evidente che introdurre l’obbligo di motivazione – non sfuggirà ai colleghi avvocati – comporta anche l’accrescimento delle possibilità di rivalsa di chi dovesse lamentare una menomazione delle proprie aspirazioni. Questo è importante proprio perché per legge si introduce un obbligo che ha delle precise conseguenze sul piano dell’assunzione di responsabilità delle scelte, anche questo quindi onererà il direttore generale.
Penso che sia una legge che per ciò che riguarda la normativa regionale sia il massimo raggiungibile, è un buon segno di mitigazione della cosiddetta invadenza della politica che tanto occupa il dibattito politico in questi giorni.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Con questa legge si va a sanare un ambito estremamente delicato che ricopre un settore molto importante della vita dei cittadini marchigiani dove si erano verificate delle vicende – e lo spazio che hanno occupato sui giornali ne è la testimonianza – che ci hanno lasciato non solo l’amaro in bocca, sarebbe troppo bello fosse solo così, ma sconcertati perché abbiamo assistito a pratiche disinvolte nella scelta dei primari.
Sappiamo che spesso sono state fatte valutazioni che non hanno ricalcato la biografia e il cursus honorem dei professionisti, ma che anno privilegiato l’aspetto di appartenenza politica.
In un settore così delicato come quello della sanità questo è quanto mai deprecabile, quindi l’iniziativa dei due colleghi è certamente da sottoscrivere, l’abbiamo fatto in Commissione e lo facciamo oggi in Aula, seppur proponiamo – lo farà poi il mio collega capogruppo Capponi – alcune richieste di modifica in quanto, secondo noi, possono esserci degli spazi ulteriori per migliorare questo disegno di legge che, comunque, nella sua semplicità è estremamente razionale e va a stroncare queste pratiche e queste polemiche che troppo spesso caratterizzano la sanità marchigiana.
Quindi diamo sostegno a questa legge con l’augurio che con l’aiuto del Presidente della Commissione, primo firmatario della proposta, si possa discutere non in maniera preclusiva e ideologica anche le proposte di modifica ulteriori che vogliamo apportare con degli emendamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Apprezzo il lavoro fatto in Commissione e anche la volontà sia dei Consiglieri di maggioranza che di opposizione di intervenire rispetto ad una procedura che, come è già stato detto sia dal Presidente della Commissione che dal Consigliere Bugaro, aveva lasciato in passato delle perplessità, questo per usare un eufemismo.
Tuttavia non sono soddisfatta di questa legge anche se capisco che probabilmente non si poteva fare di più. La legge nazionale - come diceva il Presidente della Commissione - addirittura dà maggiori poteri al direttore dell’Asur, quindi penso che si sia voluto intervenire attraverso questa legge per riportarla ad una oggettività maggiore, ma comunque mi trova assolutamente soddisfatta, anche se, ripeto, ha la mia approvazione rispetto lavoro dei Consiglieri.
Sin dal primo comma dell’articolo 1 si parla di selezioni pubbliche, di questo se ne parla anche a livello nazionale, e poi se la selezione pubblica avviene soltanto attraverso il lavoro di una persona, mi chiedo poi di che selezione pubblica si tratta! Quindi penso che sia il caso di intervenire pesantemente rispetto a certe scelte che sono state fatte a livello nazionale affinché effettivamente la selezione diventi pubblica e più oggettiva.
Si parla poi di una commissione dove dovrebbero essere estratti a sorte i componenti, anche questo mi lascia perplessa in quanto l’estrazione a sorte può diventare un metodo dove è il fato che decide, mai le professionalità non sono dappertutto uguali, quindi questa estrazione a sorte è un metodo semplicistico, dovremo dare delle prerogative per cui chi andrà a far parte della commissione, oltre a dover essere rappresentante di un settore, dovrà avere anche qualche competenza in più, come ad esempio i punteggi, gli anni di professione, i servizi fatti, le pubblicazioni fatte, cioè tutta una serie di procedure.

Marco LUCHETTI. Sono primari.

Katia MAMMOLI. Certo, ma non sono tutti uguali, l’estrazione a sorte mi pare che sia la cosa meno …

Marco LUCHETTI. Sarà tra i primari che già operano.

Katia MAMMOLI. Ho capito, ma io la penso in questa maniera, apprezzo lo sforzo che avete fatto, ma non ne sono convinta, tanto più che il fatto dell’estrazione a sorte pone un problema anche rispetto al discorso donne-uomini, se da un lato c’è stata la volontà di garantire entrambi i generi dall’altro questo provoca qualche problema.
Ma quello che più di tutti mi rende fortemente perplessa è il fatto che si faccia una graduatoria di cui poi tre in essa saranno alla pari. Non è logico, non è possibile che ci si siano tre pari in graduatoria! Se la graduatoria è seria non ci possono essere tre persone in pari graduatoria, perché potrebbero essere anche quattro, cinque, due! Dunque il fatto di dire tre significa che si vuole restringere il potere del direttore dell’Asur che, appunto, fa la scelta su tre, ma poi si dice anche che la scelta può essere autonoma.
Se si deve fare una graduatoria deve portare punteggi diversi. Nel momento in cui ci saranno punteggi diversi, sarà effettivamente una graduatoria, e se in questa stessa graduatoria, come in qualunque tipo di concorso, non ci saranno idonei, poi non lo saranno comunque per tutta una serie di motivazioni, a questo punto allora sarà effettivamente una selezione pubblica e trasparente.
In presenza di una legge che non è chiara, pubblica e trasparente, apprezzo comunque la volontà da parte dei Consiglieri regionali di averci messo mano, ma che non mi soddisfa in quanto tale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questa proposta di legge arriva un po’ a ciel sereno e a dire la verità, Consigliere Luchetti, stavamo aspettando qualcosa di più serio ed organico.
Ci eravamo dati un appuntamento per il 30 novembre per rivedere la legge n. 13. Non vorrei che questa fosse una specie di surrogato con il quale volete accontentarci con qualcosa che, invece, non va nella direzione auspicata. Penso che questa sia più una norma per buttare fumo negli occhi, che sia un’acqua fresca rispetto ai temi dell’antipolitica.
Questo tema l’avevamo spinto fortemente, proposte emendative di questo tipo erano già state presentate all’interno del Piano sanitario perché serviva una cosa più organica o addirittura una legge per modificare, ma sono state respinte.
Ci aspettavamo di più su i principi che avevamo messo alla base di un rilancio della professionalità complessiva del sistema sanitario marchigiano. Non che oggi questa professionalità sia latitante o carente dappertutto, ma l’eccesso di politicizzazione nelle nomine dei dirigenti medici - cosa conosciuta e risaputa ormai da tutti - rischia di minare anche il rapporto e l’impegno di tutti gli operatori del settore sanità.
La proposta di legge che viene oggi in Consiglio regionale era contenuta in alcune norme del famoso decreto-legge Storace che proponeva una cosa di questo tipo per superare il frazionismo e l’invadenza della politica nelle nomine dei primari.
Questa norma che andiamo ad approvare pecca di eccesso di libertà e di difficoltà applicativa in questa regione. Quando venne ideata, Consigliere Luchetti, si pensava che in una regione i direttori d’Azienda e i direttori generali sarebbero stati molti, quindi veniva garantito il pluralismo proprio per questo pluralismo di figure che gestiscono la sanità. Purtroppo in questa regione avete scelto l’Asur, quindi la lottizzazione è semplicissima perché c’è una sola persona che fa le nomine. Questo riesce così bene a coniugare anche un manuale Cencelli che finora non era stato possibile applicare con le tredici aziende precedenti e che oggi è molto più semplificato.
Penso che sia una legge che ha dei meriti, ma anche tanti demeriti perchè non affronta il problema della trasparenza che noi avevamo sollevato, non affronta il tema della professionalizzazione e della meritocrazia.
Forse voi non lo avete fatto, io invece ho letto molto attentamente il manifesto del Partito Democratico - oggi nel far politica faccio più riferimento ad un’idea di politica che non alle cose estemporanee proposte da qualcuno - dove c’è scritto che dobbiamo puntare tutto sulla meritocrazia, questo dovrebbe essere il modello di Stato che volete portare avanti. Noi su questo modello meritocratico siamo d’accordo perché lo proponiamo già da tempo, ma con meno invadenza della politica.
Noi non li vogliamo rovinare i primari, Consigliere Luchetti, però preferiamo che venga scelto il primo in graduatoria. E se qualora il Direttore generale per qualsiasi motivo non volesse quel primario, deve motivare il perché non è soddisfatto del risultato della commissione, ovviamente prendendosi i rischi di questa decisione, e poi deve dire che farà un altro concorso.
In questa legge, qualora dovessimo alla fine avallare la proposta, manca anche un altro tassello che è quello di chi valuta il valutatore; il direttore generale che fa una scelta inappropriata, che non prende il primo ma prende il terzo, magari perché glielo ha imposto qualcuno, bisogna anche che risponda della sua errata applicazione. Qui non c’è una norma che dice che qualora dovesse scegliere male deve andare a casa lui e non il primario! Questo non c’è, quindi significa che questa legge non risolve nulla, praticamente - come dicevo prima - scaldiamo solo l’acqua calda.
Io non penso che ci sia il rischio di incostituzionalità della norma, sto guardando il disegno di legge che il Governo si sta apprestando a varare sulle competenze degli enti, dove ho riscontrato che la regolamentazione dei concorsi sulle aziende è di nostra competenza; dunque questa normativa sulla regolamentazione è una vostra proposta - poi se ve la rimangerete non lo so – dove sull’eliminazione delle controversie sull’art. 117 e sul Titolo V proponete una serie di screening per dire “questa è competenza di…”.
Il mio emendamento dice che bisogna rispettare la graduatoria e poi c’è anche il salvataggio con il quale se il direttore generale è così sicuro che vuole fare una scelta diversa deve motivarla e deve rifare un nuovo bando di concorso, ovviamente cambiando i termini concorsuali che riterrà di richiedere per quella speciale figura professionale. Allora così allora potremmo.
Uno dei capisaldi della legge che avete preso a riferimento è quello che i due primari che fanno parte della commissione non devono essere dipendenti della stessa Azienda, qui questo aspetto, invece, non viene riportato.
Purtroppo per questa situazione non ho fatto gli emendamenti appropriati, pertanto sono contrario alla legge anche perché non contiene questo aspetto che penso sia essenziale, che sia essenziale farlo anche con un atto di indirizzo interno, per togliere la conflittualità e l’illegittimità qualora a giudicare il dirigente medico siano gli stessi suoi colleghi di lavoro. (…) La legge diceva che non possono esserci dirigenti medici della stessa Azienda, devono essere di un’altra, ma nelle Marche ne abbiamo sono una, quindi non so…

Marco LUCHETTI. Ci sono le Zone.

Franco CAPPONI. No, perché le Zone non sono Aziende, Consigliere Luchetti, forse non avete ben chiaro in mente cosa avete fatto della sanità delle Marche, non ci capite più niente neanche voi! Noi, invece, cerchiamo di capirci e di gestire questa cosa con il buon senso, altrimenti la gente non capisce più quello che stiamo facendo.
Quindi noi saremo d’accordo sulla legge solo se verrà approvato l’emendamento. Poi se ci sarà un rischio di incostituzionalità lo vedremo, sarà il Governo che si prenderà la responsabilità di andare contro ad un principio che noi riteniamo sacrosanto, cioè quello che la graduatoria non può essere opzionale per qualcuno, quindi che deve essere rispettata. (…) No, qui non è rispettata perchè in tutti i concorsi pubblici c’è un primo, un secondo e un terzo, pertanto chiediamo che venga assunto il primo. Se poi il direttore generale, perché sotto c’è la norma di salvaguardia, decide che quello proprio non lo vuole, lo motiva e ricorre ad un nuovo bando. Questa è la nostra proposta, altrimenti voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Per illustrare una legge di un articolo, secondo me, servono pochissime parole.
I Comunisti Italiani voteranno a favore perché questa proposta migliora l’attuale normativa che prevede per la nomina dei primari la totale discrezionalità dei direttori generali.
Il più dotato dal punto di vista dei titoli poteva essere escluso, poteva essere estromesso, e così è successo in diversi casi. Con questa proposta di legge, invece, la commissione forma la graduatoria degli idonei, individua una terna e all’interno di questa sceglie il primario. In ogni caso c’è la possibilità per il direttore generale di scegliere anche in difformità, cioè al di fuori della terna, ma questo lo deve motivare.
Quindi, secondo me, questa proposta va avanti rispetto alla necessità della trasparenza e della democrazia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questa proposta di legge è un passo avanti rispetto alla definizione in base al merito, alla competenza e all’esperienza, e senz’altro tutto questo dovrà essere all’interno dei criteri e della modalità di selezione. Se dovessero emergere questioni che non sono state indicate, queste possono essere risolte anche successivamente in base alla discrezionalità del direttore dell’Asur che può decidere di mantenere o meno un primario.
Riguardo a ciò che sarebbe meglio, penso che occorra innanzitutto dare valore alla selezione e alla trasparenza agli atti di nomina dell’Asur e togliere ogni dubbio sull’interferenza della politica sulle nomine.
Certamente la nomina a tre questo dubbio non lo toglie, casomai coglie il momento attuale della politica che va verso la semplificazione, quindi le nomine terranno conto degli accorpamenti e delle tendenze di questo momento che puntano a semplificare i blocchi politici.
Questo è il rischio e l’ho detto anche in maniera ironica, comunque, secondo me, noi politici in questo momento non possiamo correre questo rischio.
L’emendamento del Consigliere Capponi mi sembra che in qualche modo voglia rispettare quello che la legge richiede, cioè vuole costituire una graduatoria dando indicazione di precedenza a chi ha avuto la valutazione migliore, dopodichè se ci sono motivi ostativi, come previsti al comma 4, il direttore dell’Asur o dell’Azienda può andare a verificare quello successivo. Qui, invece, non ci sono limiti alla valutazione dei poteri ostativi, l’unica cosa che si dice è che dovrà essere giustificato il perché si scorre nella graduatoria.
Mi sembra che l’emendamento del Consigliere Capponi non ci fa correre il rischio della incostituzionalità o della non correttezza rispetto alla legge nazionale che, appunto, dice che non si può non richiedere la valutazione dei concorrenti. Per questo penso che ci siano tutte le condizioni per poter accogliere questo emendamento.
Quindi faccio un invito ai Consiglieri della maggioranza a riflettere sulla possibilità dell’accoglimento dell’emendamento del Consigliere Capponi, magari facendolo proprio di tutti i Consiglieri in Aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Il dibattito che si è sviluppato in Aula ha toccato aspetti di rilievo attraverso gli interventi che mi hanno preceduto, interventi articolati ma anche di perplessità.
Dobbiamo fare i conti con i limiti legislativi e con pronunce che in maniera chiara hanno posto su questa materia delle condizioni all’azione legislativa delle Regioni, infatti l’accesso ai pubblici uffici è regolato dalla legge nazionale. Pertanto questa questione ci impedisce - almeno così è la prevalente interpretazione della giurisprudenza e degli uffici, quindi tecnica e non politica - di entrare nel merito dei meccanismi selettivi.
Il collega Capponi, però, non sbaglia a lanciare il cuore, più che il sasso, anche al di là dell’ostacolo.
Infatti come Regione e come organismi sovra regionali dovremmo fare una riflessione in modo che si possa coordinare questo tipo di questione, perché la materia della sanità non può essere letta in maniera strabica dove da una parte si chiedono obblighi e responsabilità dirette e dall’altra si limita la funzionalità. Dovrebbe essere fatta una interpretazione un po’ più puntuale sotto il profilo del Titolo V, della materia sanitaria e delle deleghe che lo Stato ormai da molto tempo ha dato alle Regioni. Forse – mi spingo più in là – dovrebbe essere proprio modificata la legge nazionale n. 502 che pone, per esempio, il limite per il quale è il direttore sanitario dell’Azienda che deve essere il presidente della commissione di selezione e formazione della graduatoria. L’Azienda, nel nostro caso, coincide con l’Azienda unica regionale, quando invece la legge n. 502 fa riferimento più all’azienda territoriale sulla quale insiste la struttura ospedaliera che è interessata da questo tipo di incarichi di direzione delle strutture complesse.
Tutto questo lo dico per portare un contributo al dibattito, per non sottacere il fatto che questa proposta di legge è comunque un passo avanti rispetto a quello che oggi abbiamo, perché almeno abbiamo posto un metodo interno, seppur limitato dalle disposizioni della legge nazionale, leggermente più in grado di far riferimento ai meriti, alle competenze, alle valutazioni puntuali nella scelta dei primari, oggi dirigenti medici di strutture complesse, che se la situazione dovesse rimanere come è oggi, sarebbero veramente sganciati da qualsiasi tipo di minima verifica di quello che è stato il percorso che ha portato alla scelta dell’apicale su una struttura importante come quella di una unità operativa complessa all’interno dell’ospedale, che poi è il centro, il cuore del sistema.
Quando parliamo del cuore del sistema certamente al centro c’è il cittadino che nel momento del bisogno è il malato, ma il sistema sanitario e le sue risposte hanno come cuore le strutture ospedaliere, le capacità organizzative e professionali di gestione del dirigente medico.
Allora quanto è importante questa materia lo sappiamo tutti, ecco perché ci appassiona questa discussione, ecco perché io lascerei comunque questo margine magari come azione nella Conferenza delle Regioni o come azione nella Conferenza Stato-Regioni. Gli assessori alla sanità molto spesso sono chiamati a concertare tra di loro le richieste al Governo, quindi questa azione non deve essere limitata ai soli budget o ai soli profili economico-finanziari, sicuramente essenziali, ma deve essere aperta anche a questa riflessione. Tutto questo se è vero, almeno dalla lettura degli uffici e della giurisprudenza formatasi sul punto, che ci sono limiti e indicazioni stringenti da parte del legislatore nazionale.
Il fatto che sulla terna deve essere formulato un provvedimento motivato, il fatto che la terna debba essere indicazione primaria, il fatto che l’eccezione deve essere a sua volta dimostrata da un’adeguata motivazione – come dice il comma 4 - da parte del direttore generale, ci convince che è stato fatto un passo avanti, con l’auspicio che gli appunti e le considerazioni, fatte non solo dal Consigliere Capponi, ma anche da altri colleghi, possano essere comunque oggetto di riflessione ulteriore.
Chiudo dicendo che condivido, quindi, anche l’appello fatto dal Consigliere Capponi, dal gruppo di Forza Italia, affinché questo sia uno dei tasselli, ma non l’unico, relativo alla discussione del nostro impianto complessivo. Per esempio, qui si parla di atto aziendale, avevamo detto nella discussione del Piano sanitario regionale che questo doveva essere chiarito, entro il prossimo mese, come aspetto, come situazione e come limitazione, cioè se l’atto aziendale può essere ancora considerato quello dell’Asur unica o se debba avere articolazioni, come quelle inserite ampiamente nel Piano sanitario, ma senza l’aggancio legislativo. Mi riferisco alle aree vaste, ai suoi poteri, alle sue vere capacità gestionali, non solo quelle burocratiche di consultazione dove poi la decisione magari rimane ferma lì, dove l’impianto è quello della legge n. 13 e quindi andiamo tutti quanti scontenti e ancora una volta rassegnati allo stato delle cose.
Questo no, dunque approfittiamo per rilanciare questo tipo di messaggio che avevamo pensato un po’ tutti; anche il nostro gruppo in Commissione aveva posto, forse anche per primo, la questione della selezione, che poi attraverso il Consigliere Castelli, insieme al Consigliere Luchetti, ha formulato questo passaggio.
Quindi penso che deve essere una delle questioni del sistema, insieme alle altre, che sicuramente deve essere rivista.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Emendamento n. 1 del Consigliere Favia. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Con l’approvazione dell’emendamento Favia si intende anche l’aggiunta, come coordinamento tecnico, della parola “Inrca” (Marche), anche nel quarto comma dove non è presente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Favia.

David FAVIA. Poiché mi viene richiesta l’illustrazione la farò, ma brevemente in quanto l’ha già ben illustrato il Presidente della V Commissione.
Poiché l’Inrca fa parte del Servizio sanitario regionale ed essendoci l’interessamento anche del Ministero poteva esserci qualche perplessità, quindi ho ritenuto opportuno chiarire che l’ambito di applicazione di questa legge si estende anche agli insediamenti dell’Inrca nelle Marche in quanto facenti parte – l’abbiamo chiarito prima anche con l’Assessore Mezzolani – del Servizio sanitario regionale. Quindi questa normativa si applicherà anche alla nomina dei dirigenti medici dell’Inrca.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 2 del Consigliere Favia, che ha la parola.

David FAVIA. Intervengo per dire che ritiro questo emendamento in quanto mi è stato detto dal Presidente della Commissione e dagli uffici che sarebbe contra legem. Nel senso che essendo rivolto a strutture del Servizio sanitario mi si dice – io non l’ho verificato quindi lo do per buono – che i professori universitari non fanno parte del Servizio sanitario, anche se, in quanto primari, ci curano a Torrette nella struttura universitaria ospedaliera. Avevo ritenuto visto che nelle Marche abbiamo questa ottima e grande università politecnica, cioè la Facoltà di medicina, che sarebbe stato quanto mai opportuno sfruttare nelle commissioni che devono scegliere i primari la presenza del professore universitario della disciplina relativa a quel concorso. Però mi si dice che non è possibile, quindi con grande rammarico lo ritiro.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2. Ritirato.
Emendamento n. 3 del Consigliere Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. L’ho già illustrato nella discussione generale, riguarda la nomina che segue la graduatoria di merito.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Condivido assolutamente il merito dell’emendamento, però approvarlo determinerebbe la sicura censura costituzionale di questa legge. Quindi con la morte nel cuore dico che il meglio è nemico del bene, in quanto se introducessimo questa normativa, che sicuramente è condivisibile nel merito, avremmo d’amblee una censura che vanificherebbe il nostro lavoro e ritorneremmo all’assoluta discrezionalità. Quindi per avere il meglio condivisibile, perché il Consigliere Capponi ha molta ragione, bisognerà aspettare una legge statale.
Non lo dico sulla base di una mia valutazione, ma perché prima ho parlato con i tecnici della Commissione e abbiamo visto con il Consigliere Binci la sentenza della Corte Costituzionale che è già intervenuta nella vicenda.
Questo articolato è un po’ a rischio in quanto manifesta una certa audacia, costituzionalmente parlando, quindi sarebbe il caso di ritirare questo emendamento e di fare proprio questo auspicio magari con un ordine del giorno o con una risoluzione che siamo pronti ad approvare, affinché il Parlamento nazionale faccia questa cosa.
Calarla qui vorrebbe dire con certezza vanificarla.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Quello che volevo dire l’ha già detto il Consigliere Castelli, quindi credo che il collega Capponi debba prendere atto della situazione riferita alla giurisprudenza che ormai ha chiarito la cosa.
Volevo però introdurre anche un altro elemento di discussione, cioè che non è sempre detto che la graduatoria offra la scelta migliore, non sempre garantisce questo. Io non sono contrario alla logica della graduatoria, ma voglio introdurre anche il concetto della responsabilità del direttore generale. perché alla fine non possiamo essere in contraddizione, dove da una parte vogliamo l’aziendalizzazione e poi non ne vogliamo rispettare tutti i criteri. Se vogliamo rimanere in questo ambito aziendale la responsabilizzazione del direttore deve pur rimanere perché ne và della sua credibilità, della sua professionalità nella scelta dei collaboratori. Esserci avvicinati in questo modo credo sia molto equilibrato.
Deve essere chiaro che la graduatoria c’è e che verranno scelti i tre migliori, poi dal punto di vista della onorabilità del direttore c’è una responsabilità nel fare una scelta tra i tre che gli vengono offerti. Per cui mi pare una norma equilibrata, a volte nel cercare di raggiungere il meglio rischiamo di non raggiungerlo autenticamente.
Quindi credo che da una parte c’è la questione nazionale da cui non possiamo prescindere, dall’altra dovete accettare questa considerazione che mi sembra vada anche a suffragio di una scelta che abbiamo fatto, che tutto sommato non è proprio fuori da una logica che va verso la miglior scelta possibile nella graduatoria che comunque viene fatta.

PRESIDENTE. In via eccezionale, credo per una precisazione, ha chiesto la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Potrei trasformare questo emendamento anche in un ordine del giorno con un impegno a verificare la sua praticabilità a breve periodo.
Nella proposta del Governo sul discorso delle competenze e l’attribuzione del Titolo V sembra leggersi che questa attribuzione in tema di gestione della sanità venga delegata totalmente alle Regioni con una interpretazione autentica che si fa con questa legge.
Voglio dire al Consigliere Luchetti che la responsabilità del direttore generale si può esplicare ugualmente perché il comma successivo rimane, cioè che il direttore generale, qualora non gli dovesse andar bene il primo in graduatoria, ne dà motivazione e riapre un nuovo bando. Questo mi sembrava la miglior garanzia per la trasparenza.
A me non garantisce, Consigliere Luchetti, che poi non ci sia nelle nomine con la terna lottizzazione politica. Purtroppo in questa Regione l’esempio che ci avete dato ci crea un problema psicologico per il quale non riusciamo poi ad accettare qualsiasi cosa che sia di scelta.
Quindi se non c’è un invito da parte della maggioranza a trasformare questo emendamento in un ordine del giorno, lo mantengo.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Nel mio primo intervento ho detto che apprezzavo lo sforzo che è stato fatto per andare verso una maggiore trasparenza. Poi quando ho sentito il secondo intervento del Presidente della Commissione Luchetti mi sono detta che questa legge a questo punto è ipocrita – tanto per essere chiara -, in quanto qui da un lato appare una trasparenza che trasparenza non è. O si sceglie la forma con la quale il direttore dell’Azienda sanitaria è responsabile completamente, con le conseguenze di quello che significa quando fa le scelte sbagliate, o non si sceglie una forma in cui apparentemente non è responsabile, ma che poi è lui che decide. Tra l’altro lo troviamo in due commissioni, nella commissione e nella scelta finale.
Se prima ero incerta, a questo punto il mio voto sarà contrario nel modo più assoluto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Non c’è la doppia figura, uno è il direttore sanitario e uno è il direttore generale.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di legge n. 190, così come emendata. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo n. 60
della Giunta regionale
“Programma triennale regionale aree protette (Ptrap) 2007-2009, articolo 7 della legge regionale 28 aprile 1994, n. 15”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 60 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Questo atto, relativo al programma triennale regionale aree protette, è stato approvato a maggioranza dalla IV Commissione nella seduta del 17 ottobre ed è stata approvata all’unanimità dalla II Commissione.
Il provvedimento innanzitutto assegna le risorse per il prossimi tre anni ai parchi naturali regionali e alle riserve naturali statali e regionali già esistenti nella nostra regione, più precisamente 4 milioni 222 mila euro circa nel 2007, 4 milioni e 500 mila euro per ciascuno degli anni successivi.
La ripartizione delle risorse finanziarie destinate ai beneficiari sarà effettuata sulla base dei criteri utilizzati nel precedente programma triennale, anche tenendo conto del fatto che a partire dal programma 2007-2009 il Comune di San Benedetto del Tronto, in qualità di gestore della Riserva regionale Sentina, inizia a beneficiare dei contributi del Ptrap previa rendicontazione delle risorse regionali assegnate per l’avvio della gestione della Riserva.
A partire dal 2008 il riparto tra i beneficiari riguarderà almeno il 90% delle disponibilità annuali di parte corrente e l’80% delle risorse di investimento.
Le restanti quote saranno utilizzate per la realizzazione di iniziative e di interventi specifici di rilevanza regionale riguardanti le aree naturali protette proposte dal servizio regionale competente e attuate tramite i soggetti gestori dei parchi e delle riserve naturali regionali.
L’atto programmatorio in esame, inoltre, segnala come prioritaria l’istituzione tra le aree di reperimento di interesse naturalistico di alcuni parchi e riserve naturali regionali, la Valleremita, la Selva di Castelfidardo, l’Alpe della Luna, la Foce del Metauro, del Monte Catria, della Valle Scurosa, mentre per quanto riguarda la Riserva naturale regionale di Roti, Acqua dell’Olmo e Canfaito, è già stato avviato durante la precedente programmazione l’iter istitutivo disciplinato dall’articolo 10 della legge regionale n. 15 del 1994.
Quindi la previsione dell’istituzione di queste riserve avrà senza dubbio effetti sulla programmazione finanziaria del triennio 2007-2009 dove si ipotizza, infatti, l’incremento delle risorse a partire dal 2008.
Il Ptrap 2007-1009, sebbene in continuità con i precedenti programmi, si caratterizza per l’introduzione di alcune innovazioni in termini di obiettivi da perseguire.
Con il nuovo strumento di programmazione la Regione intende promuovere anche una politica per le aree protette improntata su una visione di sistema delle problematiche inerenti la conservazione, il recupero, la valorizzazione, l’informazione e l’educazione ambientale, con particolare riferimento alle azioni dirette alla realizzazione della rete ecologica regionale per il ruolo prioritario che svolgono nella difesa della natura.
In questo contesto assumono particolare rilevanza tematiche ambientali molto sensibili ed attuali, quali per esempio i cambiamenti climatici verso i quali devono essere orientate le politiche di intervento dei parchi o delle riserve nei prossimi tre anni.
La programmazione del prossimo triennio si incentra quindi sulle seguenti tematiche: il risparmio energetico e lo sviluppo delle risorse energetiche a basso impatto ambientale e paesaggistico, la tutela, il risparmio e il recupero delle risorse naturali, la conservazione della biodiverstià, l’attuazione di progetti territoriali diretti ad avviare dei processi di integrazione dei diversi soggetti ed ambiti legati alle tematiche della conservazione e valorizzazione del sistema appenninico.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Silvetti.

Michele SILVETTI. Non mi dilungherò sui criteri numerici e tecnici che sono già stati elencati dalla collega Ortenzi, vado subito a relazionare su quella che è la filosofia di questo programma triennale che non ci vede assolutamente favorevoli, che prende sì spunto dalla legge di riferimento n. 15/04 che attribuisce alla Regione una serie di compiti importanti, come quello di fissare gli obiettivi, gli indirizzi di carattere generale, i criteri di ripartizione dei fondi e le indicazioni dei nuovi parchi, ma secondo noi questo tipo di indirizzo che dovrebbe dare la Regione con questo Piano triennale non è assolutamente da condividere su due punti critici che vi ritroviamo all’interno e soprattutto per la visione che abbiamo del territorio e del progresso.
Il primo punto critico, quello più sintetico e diretto, è che riteniamo eccessive le spese ordinarie che sono attribuibili ai consiglieri di amministrazione, quindi ai direttivi dei vari parchi, e poi, invece, è assolutamente insoddisfacente e fortemente criticabile la voce relativa al piano di investimenti. Investimenti che fino ad oggi hanno visto la produzione e la manutenzione di strutture, quindi abbiamo visto partire a fatica un Piano che dovrebbe rivolgere i propri investimenti per le esigenze del territorio.
La visione che si vuole dare a questo Piano, cioè la visione sistematica, quella che si chiama rete ecologica, in realtà noi la interpretiamo più come una gabbia del territorio. Una gabbia che con i temi di conservazione, recupero e valorizzazione tende a non dare risposte concrete allo sviluppo reale del territorio, alle aspettative e alle esigenze delle categorie. Sostanzialmente è in linea a quel Piano energetico che contestiamo, che assolutamente non condividiamo e che vorremmo cambiare quanto prima.
Ecco perché temiamo che questo Piano triennale abbia in sé la filosofia di creare tanti musei all’interno del territorio, che pone sotto vetro una buona porzione del territorio, senza in realtà dare le giuste e concrete risposte a quello stesso territorio che ha bisogno di una progettazione seria, di una programmazione reale e non, invece, quella che vede immobilizzare le sue risorse e le sue caratteristiche.
Tra l’altro siamo nettamente contrari al fatto che vengano istituiti nuovi parchi e riserve. Anzi, con alcuni emendamenti è stato richiesto lo stralcio di quella parte del Piano che vede la possibilità per alcune aree di interesse naturalistico - mi riferisco alle riserve naturali della Valleremita, Selva di Castelfidardo, Alpe della Luna, Foce del Metauro, Monte Catria e Valle Scuriosa - di diventare un domani riserve nei parchi naturali. Credo ce ne siano già abbastanza, abbiano già sottoposto il territorio a vincoli particolarmente pressanti, che stanno, secondo noi, rallentando lo sviluppo della regione. Questo è comunque purtroppo assolutamente coerente al piano energetico che, ripeto, per noi diventa una priorità visto il grande deficit energetico che ha la regione.
Ecco perché al momento il nostro voto è estremamente critico, l’accoglimento o meno degli emendamenti prodotti da alcuni colleghi dell’opposizione sarà oggetto di attenta analisi ed, eventualmente, anche di modifica del nostro orientamento rispetto a questa proposta di atto amministrativo.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione degli emendamenti.
Emendamento n. 1 del Consigliere Giannotti, che ha la parola.

Roberto GIANNOTTI. Rinuncio all’intervento, lasciando la parola al capogruppo Capponi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. La proposta di questo programma triennale per le aree protette ci vede critici per alcuni aspetti, ma d’accordo su quelle che sono le risorse da mettere a disposizione, seppur avremmo preferito sugli interventi una maggiore programmazione da parte della Regione e anche una maggiore disponibilità di risorse per poterli attuare.
Gli emendamenti proposti dal Consigliere Giannotti e dal sottoscritto vanno a rispondere soprattutto ad un concetto che abbiamo già introdotto nella legge che riguarda la nuova Valutazione di impatto ambientale e la Vas, nel senso che si vuole riconoscere ai territori un’autodeterminazione e non una imposizione di livello regionale.
Quindi l’emendamento Giannotti mira a dire, come è scritto nella legge n. 6 – non ricordo se il numero sia giusto – che i territori possono ridelimitare le Zone Sic e Zps su proposta degli enti locali, su proposta delle associazioni, ecc.. Questo va ad incidere sul fatto che automaticamente si ridelimita anche l’eventuale parco o riserva, altrimenti questo Piano non autorizza a ridurre l’effetto che questa ridelimitazione potrebbe avere sul territorio individuato.
L’emendamento che ho proposto io è relativo alla soppressione di dove si vuole localizzare nuove aree di interesse naturalistico, che è’ una specie di imposizione regionale. Comunque ho visto che lo stesso emendamento è stato proposto dal centro-sinistra, questo significa che sostanzialmente siamo d’accordo.
Il sub emendamento dell’Assessore Amagliani è accettabile perché riconosce questo principio, cioè quello dell’autodeterminazione dei territori a cui noi abbiamo fatto già riferimento nelle leggi cornice.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Sono contrario al primo emendamento del Consigliere Giannotti perché vuole sopprimere una norma che è solo un’analisi di buon senso, che dice che i Ptrap pregressi hanno riconosciuto ai Sic, siti di importanza comunitaria, e alle Zps, zone di protezione speciale, delimitate ai sensi delle direttive comunitarie, la dignità di territori potenzialmente destinati alla costituzione di parchi o riserve
Quindi non dice che si dovranno fare nuovi parchi e nuove riserve, però si dice, se si volessero fare, che tra i territori vocati rientrano anche i Sic e le Zps.
Quindi è un’affermazione che non indica la costituzione di parchi, ma solo se ci saranno delle aree interessanti da un punto di vista botanico, vegetazionale e faunistico.
Pertanto non capisco a che cosa miri l’andarlo a togliere.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Visto che la discussione si incentra specificatamente sul contenuto degli emendamenti, credo sia opportuno che io risponda su questo, ancorché abbia notato una differenza di fondo che non condivido, ma che rispetto, sull’idea dello sviluppo di questa nostra regione.
Il Consigliere Silvetti diceva poco fa che le aree protette di questa nostra regione sono già più che sufficienti e che bisognerebbe fermarsi lì altrimenti si retrocederebbe addirittura rispetto a ciò che abbiamo fatto.
Io sono convinto che per dare la possibilità di uno sviluppo diverso l’unica ricchezza possibile in questa nostra regione, visto che quella che conoscevamo “del piccolo e bello” mi pare ormai tramontata, sia quella della caratterizzazione nella gestione e nell’apprezzamento che abbiamo in termini di ricchezze naturali.
Quindi sotto questo profilo occorre verificare la possibilità di proseguire su questa strada, perché penso che chi ha conosciuto i parchi per quello che effettivamente sono si renderà perfettamente conto che gli stessi sono oggi oggetto di crescita vorrei dire anche sociale.
Voglio fare solo un riferimento sul piano politico. Invito tutti a leggere l’ultimo rapporto sullo stato del pianeta che si riferisce in modo particolare al fatto che è la prima volta che l’umanità supera il 50% del suo territorio a livello di industrializzazione, quindi di urbanizzazione. Questo è un problema enorme rispetto al quale è inutile poi che piangiamo quando alcuni accadimenti ce li troviamo sotto gli occhi, quando alcune sciagure le giudichiamo ineludibili. Noi sappiamo perfettamente e scientificamente che un uso e un abuso di una impermeabilizzazione del nostro territorio, e in modo particolare della nostra regione, porta a situazioni come quelle che conosciamo.
Su questo non posso che evidenziare i miei convincimenti, non condivido quelli altrui ma li rispetto e mi riferisco in modo particolare agli emendamenti che sono giunti.
Il primo emendamento a firma Giannotti lo potrei considerare anche pleonastico. In tutti i Ptrap che quest’Aula ha approvato c’è sempre lo stesso riferimento con il quale non si fa altro che dire che individuiamo alcune zone Sic e Zps all’interno di altrettante normative nazionali e comunitarie.
Il sub-emendamento che ho fatto agli emendamenti 2, 3 e 4 si riferisce al fatto – anche se lo era prima, ma io cerco di evidenzialo ancor meglio – che da parte nostra c’è un riferimento specifico alle istanze che provengono dal territorio. Ho evitato di togliere i nomi e i cognomi delle varie aree sapendo che di volta in volta e all’interno della vigenza di questo atto ci sono già atti che giacciono presso gli uffici regionali ed altri che ne potrebbero venire. L’unica necessità è quella di dire che stiamo dentro questo quadro, per cui ogni volta che abdremo a fare un’operazione nuova e diversa che non conosciamo possiamo farla perché all’interno del Ptrap abbiamo individuato questa possibilità.
L’ultima questione riguarda la proposta di riduzione del 10% degli emolumenti e delle indennità di missione dei consiglieri, dei vicepresidenti e dei presidenti dei parchi. Su questo inviterei a capire di cosa stiamo effettivamente trattando. E’ vero che c’è uno scenario molto diversificato sul quale dovremo mettere mano, nel senso che ci sono corrispettivi che vanno da 2.500 euro lordi fino a 1.000 euro lordi, ma non è questa la modalità con la quale dobbiamo metterci mano; tra l’altro a fronte della precedente Finanziaria i parchi hanno già ridotto – come peraltro quest’Aula ha fatto su se stessa – del 10% le proprie indennità.
Dunque c’è un’operazione che è già stata fatta. (…) Se volete vi porto la delibera del Parco del Conero. Comunque, visto che non possiamo intervenire con un atto perché le quote le stabiliscono gli enti con i loro statuti, io dico che c’è la necessità di rivedere complessivamente la materia, di omogeneizzarla e anche di ridurre le differenze sapendo che tutti i parchi non hanno la stessa importanza.
Questo dall’atto abbiamo già iniziato a farlo, rispetto ai bilanci abbiamo fatto chiarezza negli anni scorsi con la divisione delle spese correnti dalle spese di investimento, quest’anno abbiamo fatto un controllo effettivo sui bilanci dei parchi, tanto è vero che lo proponiamo. Pertanto il prossimo passaggio sarà quello di una omogeneizzazione rispetto ai corrispettivi di tutti gli enti. Quindi su questo, e non tout court sul 10%, mi impegno a lavorare. Aggiungo che sarà mia cura fare questa ulteriore verifica, ma comunque rimanendo sempre dentro questo quadro.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Sub-emendamento n. 02 dell’Assessore Amagliani. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Vorrei cercare di recuperare in quanto ho saltato la presentazione dell’emendamento precedente.
Ribadisco un concetto che abbiamo sempre espresso in questi anni, cioè che è un dato largamente acquisito che le aree protette in questa regione sono troppe, Assessore. Credo che chi dovrà raccontare le cose fatte in questo Consiglio regionale non avrà fatica a mettere il puntino su questo assunto.
L’altro dato acquisito è che purtroppo nella maggior parte dei casi – e noi l’abbiamo ripetutamente denunciato – molte delle aree protette sono state imposte ai cittadini. Anche questo fa parte della storia di una cattiva abitudine della politica, cioè quella di passare sulla pelle delle persone imponendo alle stesse misure di tutela non condivise.
Il terzo dato, che è una novità rispetto al passato, è che i parchi e le aree protette sono mal gestiti. Quando dico questo è perché parto da un’esperienza personale. Io sono stato costretto a chiederle, Assessore, la nomina di un commissario ad acta per l’approvazione del piano del Parco San Bartolo in ritardo di tre anni rispetto a quanto previsto dalla legge, Piano che è stato approvato solo grazie alle lamentele dell’opposizione. Rilevo che ancora ad oggi il Comune di Pesaro dopo averlo approvato non l’ha consegnato al sottoscritto per poterne prendere visione perché uno di voi deve ancora approvarlo.
C’è il problema degli sprechi. Parliamo dei costi della politica e ancora oggi non pensiamo allo scioglimento dei consigli dei parchi! Mi scuso se dissento in maniera bonaria dal mio capogruppo. Parliamo dello scioglimento delle Comunità montane e continuiamo a mantenere la casta degli ambientalisti che si arricchisce su questa cosa! Cari colleghi, è la casta degli ambientalisti che si arricchisce delle prebende e che gestisce molte realtà protette in maniera sprovveduta, anzi, in maniera “molto provveduta”.
Avevamo consigliato all’Assessore di evitare la lottizzazione selvaggia, ma che senso ha che il rappresentante della Regione sia un rappresentante politico? Avevamo detto all’Assessore che almeno ci doveva essere il buon senso di nominare un funzionario che quanto meno poteva garantire una neutralità, un non schieramento rispetto agli assetti.
Devo ricordare a tutti la vicenda del presidente del Parco del San Bartolo? Ve la devo ricordare questa telenovela? In base ad accordi politici fatti per definire la maggioranza di governo del Comune di Pesaro la poltrona del Parco del San Bartolo era stata venduta al rappresentante di un altro partito e la rappresentante del partito dei verdi che la deteneva si è ben guardata dal dimettersi, fino a che poi è successo quello che è successo.
Quindi ci sarebbe una cosa sana da fare, l’eliminazione dei consigli e la nomina di un commissario che, se le competenze rimangono in capo alla Regione, possa gestire con il concorso degli enti locali.
Devo far rilevare anche altre cose. Assessore Amagliani, che ruolo gioca la Regione nella gestione dell’area naturale del Furlo? Questa è un’area statale, ma la Regione non può disattendere l’esigenza posta dai cittadini di esercitare un controllo su quello che fa la casta degli ambientalisti che ha gestito in quest’area risorse finanziarie rilevantissime.
Il senso degli emendamenti è questo e lei, Assessore, non li ha capiti.
Il primo emendamento sancisce un principio, siccome abbiamo approvato una legge, dire che si prende atto di ciò che è stato scritto in passato senza poi tenere conto della legge approvata non è giusto. La proposta di cassare è proprio quella di rimettere a zero quella previsione, quel richiamo forzato alle Zps, perché la nostra legge regionale impegna la Giunta a rivedere questa cosa. Quindi ci mette alla pari.
Il senso del secondo emendamento vi dice che non potete continuare a imporre la tutela delle aree sulla pelle e senza il consenso dei cittadini. Quando parlo di cittadini - per essere chiari - parlo di tutti, parlo degli ambientalisti ed anche dei cacciatori che non sono cittadini di serie B - ve lo dice uno che cacciatore non è – hanno gli stessi diritti degli artigiani, dei commercianti, degli abitanti e hanno il diritto, quando si discute come deve essere organizzato il loro territorio, di essere chiamati a partecipare alla scelta che si compie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. L’emendamento firmato da me e dal collega Solazzi viene ritirato in relazione al sub-emendamento presentato dall’Assessore Amagliani.
Quello che però mi preoccupa in un dibattito del genere è che si sfocia sempre in dibattiti ideologici, di schieramento, senza cercare il punto di equilibrio che ci deve essere.
Non so, Consigliere Giannotti, se bisogna considerare la tutela ambientale un problema. Credo che la sensibilità che questa Regione ha dimostrato in termini ambientali sia molto alta e va difesa e va difeso anche il lavoro fatto nel Ptrap.
Comunque, certamente, Consigliere Giannotti, bisogna fare due cose, primo, trovare il massimo consenso su percorsi che portano ad istituire parchi o enti che hanno in qualche modo una serie di vincoli che possano incrociare con la sensibilità delle associazioni e dei cittadini – questa motivazione io l’ho sempre motivata -, però il dire che è opportuno essere poco attenti perché c’è un vincolo che sta per arrivare mi sembra ulteriormente sbagliato.
Si è dimostrato con questo atto, ma anche con il Piano energetico regionale, una spiccata sensibilità di tutela delle caratteristiche di questa regione dal punto di vista ambientale e paesistico che si esplica, appunto, con gli strumenti che ci sono.
Io ho una preoccupazione molto forte e l’emendamento che abbiamo fatto è proprio di togliere delle indicazioni precise. Mi rendo conto che su alcuni temi occorre essere più pronti ad ascoltare le istituzioni locali e le associazioni e questo elemento forse mancava.
Cadere in un dibattito ideologico, cioè se sì o se no un parco, o altro, mi sembra sbagliato.
Il sub-emendamento Amagliani rispetto al nostro in qualche modo media sulla possibilità di mantenere aperta una prospettiva di interventi sul territorio a tutela dello stesso rispetto alle indicazioni preconfezionate che non mi convincono.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Condivido pienamente l’intervento del collega Giannotti che trova il mio totale consenso.
Non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia e questo è un problema che abbiamo, cioè quello di evitare che la politica entri anche nel mondo delle aree protette, cosa che purtroppo questa Regione ha fatto e continua a fare.
Nello specifico vorrei dire che le zone di ripopolamento e cattura, le riserve, le oasi di protezione, le oasi naturali, le zone interdette alla caccia, le strade, le ferrovie, il litorale marino, i posti di lavoro, le case, le industrie, i capannoni, le culture in atto, gli uliveti, i vigneti, il grano, i valichi montani, i parchi, ecc., sono tutte aree interdette all’esercizio venatorio. Ora si interdice altro territorio recependo la normativa europea, ma nessuno si preoccupa in questa legge di verificare se il 25% del territorio libero è rimasto. La legge n. 157 del 1992 è stata sempre disattesa da questa Regione e continuerà ad esserlo. Nessuno tiene conto che in realtà noi abbiamo sì e no il 10% del territorio a disposizione per l‘esercizio venatorio e questa è una cosa veramente pericolosa anche per l’esercizio stesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ho assistito all’eloquio antiparchi che mi ha riportato alla fine degli anni sessanta. Qui si parla di un atto che finanzia le aree regionali protette, ci sono finanziamenti per 4 milioni e 200 mila euro per nove tra parchi e riserve naturali che, se andate a verificare, rappresentano gli unici nomi riconoscibili della nostra regione nelle altre parti d’Italia e all’estero.
La regione Marche è conosciuta in Italia e all’estero per questi pochi nomi benché siano zone montane e non popolose, nomi che prima di essere riserve e aree protette non erano conosciuti da nessuno, quindi la valorizzazione e l’indotto che la creazione di queste aree ha portato è notevolissima.
La preoccupazione del Consigliere Santori è che non rimane tanto territorio per la caccia e che lo dobbiamo andare a vedere, bene, se lo andiamo a vedere vedremo certamente la percentuale riservata alla caccia è sempre superiore a quella dei cacciatori che sono in tutto 35 mila, che rispetto alla popolazione marchigiana rappresentano una parte in via di estinzione.
Quindi se volete dei finanziamenti per la tutela di una tradizione in via di estinzione fate delle richieste tra i cittadini, vedrete quanti saranno quelli che riconoscono il valore della caccia come tutela del territorio! Qualcuno addirittura lo definisce uno sport!
Sono meravigliato che le forze politiche del centro-destra non colgano il valore economico e le opportunità di finanziamento che questi territori utilizzano.
Non posso che condividere questo misero riparto di risorse, perché se andate a guardare per la maggior parte sono interventi di manutenzione e conservazione, non ci sono gestioni se non informazione e promozione delle aree protette che sono valorizzazioni turistiche e dell’utilizzo, interventi per la fruizione del territorio e acquisto di beni immobili, interventi di conservazione natura e valorizzazione del territorio. Cioè il 100% di queste risorse deve essere documentato, deve andare in interventi reali e non a finanziare il funzionamento dell’attività. Pertanto non mi sembra che questi fondi vadano a finanziare una sovrastruttura di tipo dirigenziale.
Quindi le accuse fatte mi sembrano del tutto infondate, questo tipo di impostazione è volta semplicemente a dividere tra le forze politiche i voti di quei pochi cacciatori rimasti

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Non sarei voluto intervenire, ma sono stato sollecitato dagli interventi. Innanzitutto vorrei dire che dentro questo Consiglio attualmente non c’è neanche un rappresentante dei Verdi, quindi in via di estinzione saranno loro e non i cacciatori! Semmai la “protezione” facciamola per i Verdi!
L’altro aspetto è che a forza di proteggere facciamo un danno alla natura e soprattutto favoriamo le multinazionali che gestiscono il petrolio e tutta l’economia.
A titolo di esempio basta prendere la protezione della quercia nelle Marche. Non è nata più una quercia da quando è entrata in vigore la legge sulla sua protezione.
Ci vuole una svolta culturale, non si deve proteggere. E’ come se si proteggesse tutta la fascia costiera marchigiana, vedrete che sollevamento di popolo ci sarebbe! Perché lì c’è la gente, l’economia e le risorse.
Non si può sempre andare a colpire i più deboli, i più disagiati, con misure restrittive che non garantiscono nulla. Si deve proteggere insieme ad un contesto generale, perché la caccia magari qui non si fa, poi i nostri cacciatori vanno in Romania o in Bulgaria e ammazzano gli stessi animali che emigrano nelle nostre zone. Quindi non ci portiamo in giro, l’unica cosa che emigra sono le risorse italiane che vanno all’estero per questo tipo di attività!
Pertanto, ci vuole un contesto unitario, non possiamo dividerci, queste sporadiche prese di posizione fanno solo un danno sia all’ambiente che all’uomo.
Qui c’è la proposta che ha fatto il Consiglieri Capponi e il Consigliere Giannotti che non è demagogia, ma vuole rivedere un’attenzione nel dibattito. E’ stata sintetizzata nel dibattito dal sub-emendamento dell’Assessore e l’unica cosa che riusciamo a fare è buttare sempre all’aria tutto con interventi fuori misura e fuori campo.
Quindi è giusto dare una risposta concreta, ma condivisa, se volete, anche con il voto dell’opposizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo su questo dibattito perché ritengo che qualcuno stia cercando strumentalmente di far passare l’opposizione per quella che vuole distruggere l’ambiente e che non vuole governare il sistema delle aree protette o delle aree di interesse delle Marche.
Questo lo avete già fatto politicamente, nel senso che la legge n. 15 nell’individuare le forme di gestione delle aree protette ha ghettizzato la minoranza, quindi l’opposizione. Praticamente non abbiamo un rappresentante del mondo civile, ci sono solo le organizzazioni ambientaliste, ci sono i politici di centro-sinistra e basta. Non potete criticare di un comportamento scorretto chi non partecipa e chi escludete dalla forma di partecipazione.
Sono d’accordo che bisogna rivedere la legge n. 15 sull’organizzazione di queste aree, perché questa dicotomia, Consigliere Binci, la state generando voi, siete voi che avete voluto il monopolio politico della gestione delle aree protette delle Marche. Noi questo non ve lo vogliamo dare perché riteniamo, come voi, di avere le capacità sufficienti per gestire bene l’ambiente.
Questo è quello che proponiamo all’Aula e questo è quello che avete fatto, e se volete escludere certamente prima o poi avrete chi vi dirà “non ci stiamo su nulla”.
Abbiamo già cominciato a rivedere tutta la normativa, per esempio togliendo quei paletti per i quali solo in pochi potevano decidere cosa era l’area protetta per imporla ai territori dal livello regionale, ma è stato faticosissimo sia in Commissione che qua dentro. Per esempio non abbiamo influito sulla composizione dei consigli di amministrazione, che secondo il Consigliere Giannotti vanno eliminati. Anche secondo me, però dobbiamo dare comunque una struttura di gestione, che poi sia unitaria, a livello regionale o altro, non lo so, ma comunque parliamone.
A me non va di parlare di caste, sono contro questa parola perché è speculazione, però voglio dire che se facciamo speculazione la sappiamo fare anche noi. Non pensate che la speculazione è una vostra prerogativa e noi dobbiamo solo subire.
Nei consigli dei parchi non c’è nessuno del centro-destra perché avete in modo mirato tentato di escluderci da tutto. Volete anche una condivisione di quello che fate! Assessore lo sa anche lei, avevamo cercato di inserire nei consigli di amministrazione alcune categorie e lei ci ha bloccati qua dentro dicendo che quelle categorie siccome non sapeva se erano di nostra pertinenza, quindi non ne dovevano far parte. Dunque noi ci comportiamo di conseguenza.
Questa è la situazione che avete generato nelle Marche e se volete andare avanti così lo scontro ce l’avrete, perché la demagogia la sappiamo fare anche noi.
Questo però si ripercuoterà contro la gestione delle aree protette, contro il valore a cui tutti noi vogliamo dare a queste aree. Non ci deve essere uno scontro sul fatto di dire se l’area protetta deve esserci o meno, perché l’area protetta deve esserci, Consigliere Binci, quando però ci sono effettivamente le condizioni e gli strumenti per gestirla. Non possiamo gestirla con i vincoli, è finita l’epoca in cui imponendo i vincoli ci sembrava di poter gestire le aree protette. No, la gestione delle aree protette va fatta attivamente, mettendo i vincoli giusti e investendo in quelle aree per non ghettizzarle, altrimenti scappa l’uomo, scappa l’agricoltore, scappano tutti e, Consigliere Binci, la Regione si troverà a gestire aree impervie dove non andrà più nessuno.
Quindi ragioniamo su questo, io nel mio modo di fare sono molto ambientalista, però il mio è un ambientalismo diverso, è quello che vuole portare la gente a comprendere il valore di quella cosa e non a combatterla.
Questo sarebbe il giusto riconoscimento e il cambiamento che vogliamo. Il cambiamento dell’umanità, Assessore, non lo fa solo lei, ci sono tanti altri che vogliono cambiare il mondo e l’approccio con esso. Sembra che sia solo lei quello capace di cambiare! No, le diciamo che lei da solo, per quello che propone, non è proprio in grado di cambiare il sistema delle aree protette delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Da quello che è emerso dal dibattito fino a questo punto, mi rendo conto che la mancata attenzione sul contributo dell’attuale opposizione è uno dei problemi principali.
Apprezzo il sub-emendamento dell’Assessore Amagliani perché finalmente dice che conta quello che emerge dai territori. Credo che questo debba essere un principio da utilizzare non solo nei confronti della popolazione, ma anche nei confronti di chi siede in quest’Aula anche se è opposizione.
Ci vuole un maggior coinvolgimento di quelle realtà consolidate che hanno dimostrato nel corso degli anni di essere un valido riferimento come zona protetta, e non credo che qualcuno possa mettere in discussione questo.
La preoccupazione è che la gestione e le decisioni vengono fatte sempre solo da una parte, evitando così il contributo che potrebbe essere interessante anche di chi siede in questa sede negli altri tavoli. Quando ci sono queste cose si fa un discorso un po’ calcistico, io sono di una squadra e tu sei dell’altra e indipendentemente da come si gioca ognuno segue fideisticamente.
Quindi quello che ci dovrebbe essere, sia da parte vostra che soprattutto da parte dell’Assessore, è una maggiore disponibilità e attenzione ai problemi dell’ambiente che riguardano tutti.
Che ci siano tantissimi problemi nella nostra realtà siamo pienamente d’accordo, e mi auspicherei, Assessore Amagliani, che la stessa attenzione e la stessa determinazione ci fosse, ad esempio, anche sul discorso delle polvere sottili. So di andare leggermente fuori tema, ma se da una parte discutiamo di preservare alcune zone del territorio dove il problema non c’è o è molto limitato, dall’altra, invece, trascuriamo il problema delle grandi città dove quotidianamente vengono sforati i limiti previsti dalla normativa senza che nessuno intervenga. Allora facciamo un gioco molto strano, cioè quello di tutelare una zona che si “tutela” da sola e poi, invece, non si interviene assolutamente nella zona dove vive la maggior parte della gente, dove ci sono conseguenze per la salute dei cittadini.
Credo che sarebbe opportuno prendere spunto da questo dibattito affinché ci sia un maggiore coinvolgimento fattivo anche dell’opposizione in alcune scelte che riguardano la collettività.
Un piccolo passo avanti è stato fatto con il sub-emendamento dove si dice che quello che emerge dai territori bisogna prenderlo in considerazione.
Mi auguro che questo venga applicato anche in altre situazioni di cui abbiamo discusso nelle scorse settimane e che sicuramente ne parleremo anche nelle prossime.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 02. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 2 dei Consiglieri Ricci, Solazzi. Decaduto.
Emendamento n. 3 del Consigliere Capponi. Ritirato.
Emendamento n. 4 del Consigliere Giannotti. Ritirato.

Prima di passare all’emendamento n. 5 il Consiglio deve votare la prosecuzione oltre le 13,30.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 5 del Consigliere Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. Questo emendamento va in linea con il concetto di assimilazione a ente locale cioè quella degli enti parco. Siccome da una mia indagine non mi risulta, Assessore, che ci sia stata l’autoriduzione degli stipendi da parte degli amministratori di tutte le aree protette delle Marche, ritengo che questo sia un obbligo di verifica da parte della Regione.
Quindi chiedo, in attesa di una riorganizzazione complessiva nella composizione dei consiglio di amministrazione, nei compensi, nell’organizzazione e nella forma di gestione, di applicare la riduzione del 10% prevista per le amministrazioni locali. Visto che gli enti locali rispettano altre norme, che sono quelle del contenimento della spesa ordinaria che ci viene dato per legge finanziaria, ritengo che anche le spese per consulenze esterne, rimborsi spese – perché a volte si utilizza il rimborso spese come compenso della propria attività – devono essere ugualmente ridotte del 10%.
Mantengo questo emendamento che penso sia di buon senso.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Il Consigliere Santori ha chiesto qual è la percentuale del territorio protetto di questa regione. Il territorio protetto è il 10% e il 25% è quello dell’agro-silvo-pastorale. Bisogna dire le cose come stanno.
Rispetto all’arricchimento dei consiglieri e degli ambientalisti, mi auguro che il Consigliere Giannotti sappia di che cosa stiamo parlando. Si è riferito al Parco naturale San Bartolo, il presidente percepisce 1.278 euro lordi, il consigliere 383 euro lordi, ogni assenza viene penalizzata con 139 euro; Parco Sasso Simone e Simoncello, il presidente prende 1.089 euro lordi, i consiglieri 489 euro, poi ci sono le sanzioni. E questi si starebbero arricchendo!
Voglio chiarire che non ho nessun problema a presentare questo sub-emendamento perché per tutte le aree protette delle Marche non c’è mai stata una indicazione propedeutica della Regione, sono tutte richieste venute dai territori. Ci sono anche dei riferimenti cartacei da parte dei funzionari e dei dirigenti presenti che ho fatto venire.
L’ultimo problema è sui consigli di amministrazione degli enti parco. Anche questi li abbiamo votati in quest’Aula, il problema è che molto probabilmente in alcuni di questi parchi non ci sono amministrazioni di centro-destra, in quanto nei consigli di amministrazione sono presenti gli enti locali di riferimento. Ne prendo uno per tutti: nell’ente parco del Conero è presente il Comune di Ancona, il Comune di Sirolo, il Comune di Numana, tutti i comuni di riferimento di quel parco, quindi è là dentro anche il dott. Misiti che non credo sia rappresentante del centro-sinistra! Questo è ad onore della verità.

PRESIDENTE. Proposta di atto amministrativo n. 60. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di Regolamento n. 11
dell’Ufficio di Presidenza
“Ordine delle precedenze nelle cerimonie a carattere locale”
Rinvio

La Proposta di Regolamento n. 11 ad iniziativa dell’Ufficio di Presidenza è rinviata al prossimo Consiglio.

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,10