Resoconto seduta n.86 del 27/11/2007
SEDUTA N. 86 DEL 27 NOVEMBRE 2007


La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Salutiamo con piacere la quinta classe della Scuola Primaria Silvio Zavatti di Civitanova Marche che oggi è in visita al Consiglio e l’Istituto professionale di Stato Virgilio Bonifazi per i servizi commerciali, turistici e della pubblicità di Civitanova Marche alta. Buongiorno e benvenuti in quest’Aula consiliare.
Do per letto il processo verbale della seduta n. 85 del 20 novembre 2007 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
E’ stata presentata, in data 23 novembre 2007, la seguente proposta di legge:
- n. 202, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifiche alla legge regionale n, 36/2005 “Riordino del sistema regionale delle politiche abitative” e della legge regionale n. 22/2006 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale n. 36/2005 riordino del sistema regionale delle politiche abitative”, assegnata alla IV Commissione in sede referente.
E’ stata presentata, in data 15 novembre 2007, la seguente proposta di atto amministrativo:
- n. 74, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Piano settoriale di intervento per la tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario triennio 2007/2009, ai sensi dell'art. 8, comma 1, della l.r. 12/2003”, assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 232, del Consigliere Castelli: “Integrazione tra gli Ospedali “Mazzoni” di Ascoli Piceno e “Madonna del Soccorso” di San Benedetto del Tronto”;
- n. 233, dei Consiglieri Pistarelli, D’Anna, Castelli, Romagnoli, Silvetti: “Ministero degli Interni: chiusura distaccamenti di polizia stradale di Civitanova Marche e Fano”;
- n. 234, dei Consiglieri Giannotti e Tiberi, “Soppressione corsa Pesaro-Roma autolinea Bucci”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato:
- in data 15 novembre, il Regolamento n. 4 concernente: “Ordine delle precedenze nelle cerimonie a carattere locale”;
- in data 20 novembre la legge regionale n. 17, concernente: “Disciplina dell’attività di acconciatore e di estetista”.
La Giunta regionale ha trasmesso, in data 12 novembre, le seguenti deliberazioni:
- n. 1255 “Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 - Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 287.211,68.”;
- n. 1256 “Art. 29, comma 3 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007.”;
- n. 1257 “Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. 23 febbraio 2007, n. 3 - Variazione compensativa di € 291.000,00”;
- n. 1258 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007. Importo di € 416.905,94”;
- n. 1259 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa annuale 2007. € 6.700,00”;
- n. 1260 “Art. 34, comma 2, della l.r. 23 febbraio 2007, n. 2 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007” € 4.500,00”;
- n. 1261 “Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. € 216.000,00”;
Hanno chiesto congedo il Consigliere Brini e l’Assessore Pistelli, il Presidente della Giunta regionale Spacca, gli Assessori Agostini e Mezzolani.


Commemorazione

PRESIDENTE. Chiedo al Consiglio di osservare un minuto di silenzio in memoria del Maresciallo Daniele Paladini che il 24 novembre scorso è stato vittima di un attentato in occasione dell’inaugurazione di un ponte da parte di un kamikaze, durante il quale hanno perso la vita anche sei bambini.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Per chiedere, come già anticipato nella Conferenza dei capigruppo, l’iscrizione e la discussione – ho proposto anche un voto senza illustrazione perché credo sia largamente condivisa – di una mozione presentata da me e dal Consigliere Tiberi, ma che trova il consenso di tutti i Consiglieri pesaresi, Ricci, Mollaroli, Altomeni, D’Anna, Solazzi, relativa ad una sollecitazione all’Assessore di intervenire nei confronti della ditta Bucci per il ripristino della linea di collegamento Roma-Urbino.
Nella Conferenza dei capigruppo si è espresso l’auspicio, essendoci questa larga convergenza, che questo argomento venga approvato senza discussione. Anche la Giunta è d’accordo.

PRESIDENTE. E’ stata fatta la proposta di discutere una mozione che noi ancora non abbiamo avuto formalmente il tempo di mandarla in Giunta. Se però il Consiglio decide di discuterla questo verrà fatto, questo perché Il Consiglio è chiamato a decidere se discutere o meno una mozione che formalmente l’Ufficio di Presidenza non è riuscito a trasmettere alla Giunta. Ha chiesto la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Penso che la questione sollevata dal Vicepresidente Giannotti sia assolutamente motivata, ma purtroppo questa non esaurisce la discussione perché ci sono numerose e gravi situazioni deficitarie del sistema dei trasporto pubblico.
Quindi propongo di prenderci qualche giorno, fino al prossimo Consiglio regionale, per fare una discussione sui punti di crisi del trasporto pubblico locale. Altrimenti suonerebbe come una permanente discussione critica sull’organizzazione del trasporto pubblico in quanto non ho preparato né una riposta, né ho predisposto una direttiva operativa per l’azienda in questione.
Pertanto propongo ai proponenti di prenderci qualche giorno insieme per assumere tutte le informazioni e poi correggere i comportamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Ho aderito immediatamente alla proposta del Consigliere Giannotti perché il fatto è molto sentito nella provincia di Pesaro Urbino. Questo tema del collegamento Urbino-Fossato di Vico-Roma interessa molti cittadini, studenti e operatori.
Capisco però, se non ho colto male le parole dell’Assessore Marcolini, che spostare una semplice coincidenza comporta qualche volta la modifica e la comprensione di quelle che sono le reti di collegamento dei trasporti.
Do atto al Consigliere Giannotti di essere stato tempestivo con questa mozione che richiama un problema urgente impellente, ma se, Assessore, riusciamo a ricevere comunicazioni più generali sul problema e riusciamo a garantire in qualche giorno non solo una risposta in termini concreti, ma un impegno vero della Giunta su questo tema, andremo a forzare anche il voto perché quel voto sollecita una risposta che deve essere impegnativa.
La linea mi sembra la svolga la ditta Bucci, ma al di là di questo, il sistema dei trasporti di Pesaro-Urbino richiama non solo loro a mantenere quel collegamento perché è importantissimo. Tant’è che qualche tempo fa sul dibattito del collegamento Pesaro-Roma le polemiche si sono sprecate. Ricordo a quei tempi che l’Assessore ai trasporti alla domanda di come si fa da Pesaro per andare a Roma, rispose, si passa da Falconara perché un altro tipo di collegamento non c’è. Allora ci si chiese se era possibile costruire un collegamento diretto Pesaro-Roma, quantomeno con i pullman. C’era questa possibilità e se ora viene meno crediamo che per quel territorio sia una mancanza molto grave.
Ecco perché ritengo questa mozione ben calibrata, se ci serve qualche giorno ce lo prendiamo, ma la proposta mi pare di buon senso per rispondere a quel servizio nella provincia di Pesaro-Urbino.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Vorrei sottolineare che su questo punto si intrecciano due questioni, una di carattere ferroviario che riguarda il collegamento della…

PRESIDENTE. Scusi Assessore, non deve entrare nel merito.

Pietro MARCOLINI. Scusi Presidente, siccome si è entrato nel merito per giustificare l’emergenza io devo dire le iniziative che la Giunta ha già adottato. Noi abbiamo in previsione un incontro con l’Assessore ai trasporti della Regione Umbria per difendere la stazione di Fossato di Vico. Quindi se vogliamo dare conto di quello che si sta facendo…

PRESIDENTE. Facciamo decidere al Consiglio se votare o no.

Pietro MARCOLINI. Però dando gli argomenti, Presidente. Siccome abbiamo per giovedì prossimo l’incontro con l’Assessore della Regione Umbria ai trasporti. Quindi penso, rilevata l’urgenza e l’importanza del coordinamento treno-gomme e del collegamento Pesaro-Roma, sarebbe più utile fare un’azione combinata.

PRESIDENTE. Scusate, ma c’è un Regolamento da rispettare, quindi passiamo alla votazione dell’iscrizione all’ordine del giorno di questa mozione.

(Il Consiglio non approva)


Interrogazione n. 795
del Consigliere Brandoni
“Progetto dell’Enel per la realizzazione di una Centrale turbogas a Camerata Picena (AN)”
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 795 del Consigliere Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Giaccaglia.

Gianni GIACCAGLIA. Gianni GIACCAGLIA. In riferimento all'interrogazione in oggetto, a risposta orale urgente, si comunica che al momento non si hanno informazioni su un eventuale progetto dell'Enel per una nuova centrale turbogas a Camerata Picena dove, come segnala l'interrogante, già esiste una centrale di circa 100 mw di potenza, ma utilizzata solo nelle ore di punta.
Da una rapida verifica effettuata presso gli uffici del competente Ministero dello Sviluppo economico alla data odierna non risulta presentata alcuna istanza formale; d'altra parte anche l'Enel, sempre sentito per le vie brevi, non conferma l'intenzione di voler ampliare la potenza della centrale in oggetto.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Come avrà visto la mia interrogazione datava 11 agosto, a dire che sulle vicende che riguardano gli insediamenti di produzione di energia, in un territorio così particolare e così complicato come la bassa Vallesina, l’attenzione non può distrarsi nemmeno nei periodi feriali o di feste particolari.
Ringrazio l’Assessore di questa ricerca, tuttavia l’autorevolezza della fonte, un giornale economico come il “Sole 24 Ore” che normalmente ha canali di informazione e elementi di conoscenza che anticipano – e questo è un mal vezzo – i tratti e i tragitti istituzionali, richiederà – invito l’Assessore a farlo – di monitorare con attenzione questa possibilità.
Non è la prima volta che l’Enel avanza, non so per quale strategia industriale, l’opportunità di ampliare e di rimettere a regime quella centrale di grosse dimensioni. La sua collocazione è Camerata Picena, quindi in un triangolo che vede addirittura tre centrali turbogas in azione a pochi chilometri, una a Jesi e l’altra a Falconara Marittima.
La questione richiederà quell’attenzione e quel governo del sistema della produzione energetica nella nostra regione che senza queste preoccupazioni e premure potrebbe essere affidata all’iniziativa a spot degli interessi di questa o quell’azienda.
Comunque la ringrazio per la sua attenzione e per il suo impegno.


Interrogazione n. 655
della Consigliera Ciriaci
“Sanità: riorganizzazione e razionalizzazione del servizio di emergenza con eliambulanza e Potes nell’area sottodotata del Fermano”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 655 della Consigliera Ciriaci, è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 875
del Consigliere Pistarelli
“Selezione per titoli e colloquio per conferimento incarichi di coordinamento e/o posizione organizzativa zona territoriale n. 9 Asur”
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 875 del Consigliere Pistarelli, è rinviata per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 814
del Consigliere Brandoni
“Emergenza incendi che ha colpito il territorio regionale”

Interrogazione n. 812
del Consigliere Castelli
“Incendi boschivi verificatisi nel territorio regionale”

(abbinate)
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 814 del Consigliere Brandoni e l’interrogazione n. 812 del Consigliere Castelli, abbinate, sono rinviate per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 863
del Consigliere Castelli
“Determine Direttore Generale ASUR n. 559 e 560 dell’8.10.2007 e successive reazioni del collegio dei Direttori di Zona”

Interrogazione n. 899
del Consigliere Castelli
“Sospensione determine Direttore Generale ASUR n. 559 e 560 dell’8.10.2007”

Interrogazione n. 860
del Consigliere Brandoni
“Determina del Direttore Generale ASUR n. 560/ASURDG dell’8.10.2007”

(abbinate)
Rinvio

PRESIDENTE. Le interrogazioni n. 863 e n. 899 del Consigliere Castelli, e l’interrogazione n. 860 del Consigliere Brandoni, abbinate, sono rinviate per assenza dell’Assessore competente.


Interrogazione n. 845
della Consigliera Benatti
“Mancata corresponsione all’ANPAS Marche dei rimborsi dovuti per l’attività di trasporto pubblico sanitario”

Interrogazione n. 834
del Consigliere Giannotti
“Situazione finanziaria ANPAS”

Interrogazione n. 844
del Consigliere Silvetti
“Ritardo dei pagamenti dell’ASUR Marche a favore della Croce Gialla Ancona onlus”

(abbinate)
Rinvio

PRESIDENTE. L’interrogazione n. 845 della Consigliera Benatti, l’interrogazione n. 834 del Consigliere Giannotti e n. 844 del Consigliere Silvetti, abbinate, sono rinviate per assenza dell’Assessore competente.


Mozione n. 227
dei Consiglieri Procaccini, Brandoni, Binci
“Piano di riorganizzazione della Banca d’Italia e destino delle filiali regionali”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. Così come concordato in sede di Conferenza dei Presidenti dei gruppi passiamo alla discussione delle mozioni n. 227 e n. 231.
Mozione n. 227 dei Consiglieri Procaccini, Brandoni, Binci. Ha la parola il Consigliere Procaccini per l’illustrazione.

Cesare PROCACCINI. La mozione affronta il problema della razionalizzazione delle sedi della Banca d’Italia sul territorio nazionale e in particolare nelle Marche dove è prevista la chiusura di una sede importante nel capoluogo di provincia di Macerata e dove sono previsti anche dei razionamenti per quanto riguarda i servizi.
Penso che questa mozione possa essere votata dal Consiglio regionale perché attiene alla possibilità di non smantellare servizi importanti per gli enti locali e per la cittadinanza.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Se non ci sono interventi passiamo alla votazione.
Mozione n. 227. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Mozione n. 231
dei Consiglieri Ricci, D’Anna, Mollaroli, Altomeni, Giannotti, Tiberi, Solazzi
“Dissesto finanziario impresa edile nel pesarese”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. Mozione n. 231 dei Consiglieri Ricci, D’Anna, Mollaroli, Altomeni, Giannotti, Tiberi, Solazzi.
Consiglieri, ve lo chiedo per l’ennesima volta, quando ci sono i lavori in Aula non è possibile che avvii la discussione su un punto all’ordine del giorno e i Consiglieri non sono attenti, non sanno chi deve illustrare come in questo caso la mozione, e debba richiamare all’ordine i proponenti, quelli che tra l’altro hanno proposto la discussione. Quindi, per cortesia, un po’ di attenzione.
Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Come richiesto all’ultimo Consiglio chiedo di votarla senza discussione perché l’argomento è abbastanza urgente.
Si tratta di una situazione che si è creata in conseguenza del fallimento di un’impresa edile che si era impegnata con 70 famiglie che hanno versato circa 100-150 mila euro a testa per acquistare un appartamento. In questo momento c’è una discussione in atto fra creditori, debitori, quindi banche, impresa edile e anche con gli avvocati della famiglie che cercano di tutelare gli interessi relativi all’abitazione.
In queste ore la trattativa è in corso, questa mozione ha il semplice compito di reggere anche l’iniziativa dei Sindaci di quel territorio che hanno chiesto un’attenzione, una iniziativa tesa a garantire l’investimento di queste persone che hanno fatto con grande sacrificio.
La mozione chiede un impegno diretto della Giunta e del Presidente Spacca per fare in modo che si possa arrivare ad un concordato preventivo che non penalizzi e non determini una chiusura dei cantieri e che questi cittadini poi addirittura rischiano di non avere l’abitazione e nemmeno di poter recuperare questa quota già versata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Penso che la firma di tutti i Consiglieri eletti nella provincia di Pesaro Urbino su questa questione sia significativa.
Nelle scorse settimane purtroppo si è verificato questo spiacevolissimo evento, numerose famiglie si trovano in serie difficoltà. Sappiamo che la casa è forse l’attenzione maggiore che i cittadini rivolgono al proprio futuro perché avere una garanzia di una casa è sicuramente importante, qui ci sono famiglie che hanno affrontato delle difficoltà economiche notevoli per vedere realizzato un sogno.
Oggi ci sono situazioni che possono pregiudicare il giusto diritto dei cittadini ad acquisire una casa. Quindi credo sia doveroso da parte dei Comuni, dove questi cittadini sono residenti, della Provincia e anche della Regione, intervenire in modo serio per far sì che gli istituti coinvolti si rendano conto che se non vengono adottati determinati provvedimenti numerose famiglie corrono il rischio, avendo investito molto sulle proprie case, di trovarsi in mezzo ad una strada.
Alcune di queste abitazioni sono state già ultimate, altre invece non sono state finite. Molte famiglie hanno anticipato denaro, si sono impegnate con dei mutui e oggi corrono veramente il rischio di trovarsi senza una casa per la quale hanno pagato cifre consistenti.
Credo sia un intervento necessario affinché non si verifichi questa sciagurata ipotesi.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Mozione n. 231. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Comunicazioni della Giunta regionale in ordine ai recenti fatti di Appignano del Tronto e più in generale sulle tematiche della sicurezza
Votazione risoluzione


PRESIDENTE. E’ stata distribuita la risoluzione, scaturita a seguito della discussione avvenuta nell’ultima seduta del Consiglio regionale, a firma dei Consiglieri Castelli, D’Anna, Silvetti, Pistarelli, Romagnoli. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Nella seduta del Consiglio precedente la discussione era stata dichiarata chiusa quindi dovremmo solo passare al voto.

PRESIDENTE. Proposta di risoluzione. La pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)



Proposta di atto amministrativo n. 66
della Giunta regionale
“Regolamento 1083/2006 del Consiglio sul programma operativo regionale delle Marche (Por – Marche) – Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) relativo al periodo 2007–2013”
Votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 66 ad iniziativa della Giunta regionale. Anche qui dobbiamo fare solo la votazione, nell’ultima seduta abbiamo esaurito la discussione, comprese le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Era stato votato anche un ordine del giorno, quindi quello rimane.

PRESIDENTE. Certamente, tutto ciò che è stato votato rimane.
Proposta di atto amministrativo n. 66. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di legge n. 182
dei Consiglieri Capponi, Ricci, Massi, Romagnoli, Solazzi, Favia, Cesaroni, Badiali, Bugaro
“Deroghe al vincolo di indivisibilità per i terreni della proprietà diretto-coltivatrice”
Discussione e votazione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 182 ad iniziativa dei Consiglieri Capponi, Ricci, Massi, Romagnoli, Solazzi, Favia, Cesaroni, Badiali, Bugaro.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. La Regione Marche con legge regionale n. 11/1980 e con leggi regionali successive (l.r. 42/1884, l.r. 56/1997) è intervenuta per promuovere e favorire lo sviluppo della proprietà coltivatrice, attraverso la concessione di contributi in conto interessi sui mutui a coltivatori diretti, mezzadri, affittuari e operai agricoli, per l’acquisto di fondi rustici, al fine di formare o ampliare le proprietà in aziende agricole valide sotto il profilo tecnico ed economico.
La concessione di tale agevolazione prevede oggi un vincolo di indivisibilità di quindici anni. La legge n. 817/71 prevede di togliere i vincoli nei seguenti casi: divisione per successione ereditaria con creazione di due aziende efficienti dal punto di tecnico ed economico e cambio di destinazione urbanistica del fondo.
Oltre alla legge nazionale vi era l’articolo 3 della l.r. n. 43/1994, integrata con l’articolo 4 della l.r. n. 10/1999, che provvedeva a regolamentare la possibilità di accordare le deroghe al vincolo di indivisibilità, stabilendone le seguenti procedure: comprovate esigenze di stabilità economica dell’azienda agricola; eventi luttuosi del titolare; divisioni con costituzione di più unità produttive agricole; scorporamento di piccole superfici con sovrastante vecchio fondo rustico non più necessario alla conduzione aziendale.
Successivamente con l.r. n. 26 del 4/12/2004 concernente “Disciplina organica dell’esercizio delle funzioni amministrative in materia agroalimentare, forestale, di caccia e pesca sul territorio regionale”, vengono abrogate una serie di leggi regionali tra cui la n. 43/1994, dove all’articolo 3 venivano riportate le deroghe sopra richiamate e certamente per puro errore tecnico.
Con questa proposta di legge, quindi, si intende ripristinare le deroghe già contenute nell’articolo 3 della l.r. n. 43 includendo altre due casistiche non previste in precedenza che possiamo dire sono puramente tecniche, quali: esproprio del terreno per pubblica utilità; rettifica di confini o permuta di frustoli di terreno che comportino miglioramento delle condizioni tecnico-economiche dell’azienda agraria.
Inoltre, la terza Commissione competente nell’esaminare l’atto ha ritenuto di chiarire e meglio specificare una deroga, dove si dice “per eventi luttuosi del titolare” è stata sostituito da “per decesso del titolare”.
Sarà comunque compito della Giunta regionale accordare le deroghe sopra richiamate dietro motivate e valide richieste.

PRESIDENTE. Essendo assente il relatore di minoranza Consigliere Cesaroni, apro subito la discussione generale. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Questa proposta è un’arma a doppio taglio, da un lato c’è la possibilità di uno svincolo per chi ha usufruito dei contributi pubblici, quindi la possibilità della vendita, questo potrebbe essere di una parte anche utile all’impresa agricola, ma al tempo stesso, secondo noi, il rovescio della medaglia è più grave, nel senso che il limite dell’azienda marchigiana – come è stato detto e come è ricompreso anche nella relazione che accompagna il Piano regionale di sviluppo rurale – è quello di avere aziende agricole troppo piccole.
Questa legge in realtà favorisce l’ulteriore indebolimento dell’azienda agricola, in più si dà alla Giunta una possibilità molto soggettiva – certo verranno fatti dei criteri – per verificare le cause che emergeranno, questo per usufruire dello svincolo che prima c’era. Non a caso questa legge venne abrogata perché c’era la preoccupazione da un lato di dare contributi pubblici e dall’altro che questi contributi potessero essere immessi anche sul meccanismo del mercato della compravendita.
Secondo noi questa legge dovrebbe essere ritirata, quindi non discussa dal Consiglio regionale.
Dovrebbe, invece, essere affrontato un quadro complessivo all’interno di una visione generale che anche il Piano regionale di sviluppo rurale prevede, perché rischiamo di fare atti belli, significativi di programmazione e poi declinare questa programmazione attraverso leggi e leggine molto parziali, che non solo non risolvono il problema della competitività dell’azienda agricola sul mercato generale, ma addirittura la indeboliscono.
Per questi motivi diamo un voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Dopo aver discusso in Commissione di questa modifica della legge, al momento della votazione mi sono astenuto. Il motivo è dovuto al fatto che lo spirito delle leggi nazionali e delle successive normative regionali era quello di rafforzare le aziende agricole favorendo con contributi agevolati il loro ampliamento. Questo era lo spirito con cui abbiamo votato e dato i finanziamenti.
Inizialmente il vincolo di indivisibilità era trentennale, successivamente è stato ridotto a quindici anni. L’indivisibilità non preclude alla vendita o al trasferimento di queste aziende, ecco il motivo per cui mi sembra illogico approvare queste modifiche, né condiziona solo la dimensione proprio per non disperdere e vanificare le potenzialità delle aziende agricole e i loro risultati che sono economicamente validi, almeno da quello che sappiamo noi.
Il ripristino delle deroghe abrogate con la legge regionale del 2004 e l’aggiunta di nuove fattispecie, così come previsto con questa proposta di legge, consente di superare il vincolo di indivisibilità, quindi di vendere o trasferire in modo frazionato i terreni che costituiscono l’azienda agricola.
In questo modo, secondo il mio modesto parere, si corre il rischio di indebolire le stesse aziende agricole che addirittura, in alcuni casi, si trasformano, di fatto, in qualcosa di altro, che non ha niente a che vedere con l’agricoltura, andando, Assessore, contro lo spirito iniziale del legislatore che era quello di rafforzare l’azienda agricola e le sue produzioni agricole.
E’ una proposta di legge che credo sia alquanto pericolosa, che a fronte di alcuni benefici, limitati a situazioni particolari, fa correre seri rischi e preoccupazione per il futuro dell’agricoltura marchigiana, che invece va, secondo me, salvaguardata difendendo in primis la dimensione ottimale dell’azienda agricola, al contrario di quello che si vuole fare oggi favorendo il frazionamento dei terreni.
Per questi motivi in Commissione mi sono astenuto e darò il mio voto di astensione anche oggi in Aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Dopo le parole di buonsenso che ho ascoltato dal Consigliere Procaccini e le considerazioni che ha aggiunto il Consigliere Rocchi, ho poco da aggiungere.
Esistono due tipi di norme. Qui costruiamo un quadro generale di programmazione attraverso atti di indirizzo e leggi complessive dove alcuni settori – e quello dell’agricoltura è uno di quei settori primari e più importanti dell’attività economica della nostra regione – decidono e costruiscono un disegno. Poi, all’interno di questo disegno si introducono, come questa legge sembra indicare, delle azioni che sembrerebbero di buonsenso, ma che in realtà sono di senso comune e confliggono ovviamente con il quadro generale di questo disegno.
Meglio sarebbe che i proponenti di questa proposta facciano un atto di riflessione che tenga conto delle motivazioni che li hanno spinti a proporla, ma che tenga conto anche – mi rivolgo soprattutto ai colleghi di maggioranza – della congruità con gli atti politici che prima ricordavo votati da questo Consiglio e che rappresentano l’indirizzo politico di questa maggioranza.
Il voto del gruppo di Rifondazione comunista su questa legge non può essere favorevole, l’astensione è un elemento che segnala una difficoltà, un’arretratezza del dibattito, un percorso della costruzione della proposta non adeguatamente meditato.
Tuttavia credo che su queste vicende, e sulle modalità politiche di come si determinano, occorrerà una riflessione politica ancor più articolata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo per difendere l’impostazione di questa legge, ma anche per dare rassicurazione a chi ha manifestato perplessità sugli effetti di questa normativa.
Fino al 2004 questa norma ha trovato applicazione, quindi oggi il non mantenere questa possibilità sarebbe una diversità di trattamento tra gli imprenditori che hanno acquistato con il vincolo di indivisibilità negli anni precedenti e quelli che andrebbero ad acquistare oggi.
Nessuno mette in discussione la strategia di mantenere quanto più possibile unita l’azienda agricola e quelle dimensioni che oggi rappresentano la giusta impostazione anche per stabilire una competitività nel settore dell’agricoltura, cioè aziende con una superficie adeguata per poter competere. Questa legge, invece, si riferisce a piccole casistiche che possono comunque verificarsi e che sono, a nostro avviso, importanti anche per mantenere ancora più vivo il settore agricolo.
Voglio fare un esempio pratico su cui questa legge può operare. Oltre quello dell’esproprio, che ha una normativa propria e le cui conseguenze sono già stabilite da altre leggi dove la divisibilità è possibile, quello che proponiamo con questa legge sono le divisibilità del fondo riferite esclusivamente al fatto che oggi quando un’azienda acquista, ad esempio con il diritto di prelazione, è costretta ad acquistare il fondo rustico in toto, magari comprensivo anche di un fabbricato rurale in zona agricola o di frustoli che sono disconnessi perché magari si è realizzata una nuova viabilità o c’è una viabilità. Che cosa succede in questo caso? L’azienda che acquista il fondo con l’indivisibilità si trova ad avere un fabbricato indisponibile magari per quindici anni, cioè il vincolo di indivisibilità non le consente, qualora non sia suo interesse procedere a una rivalutazione o a un recupero perché magari il titolare ha già la casa e tutto quello che gli occorre, di metterlo nel comune commercio per chi fosse interessato a rivalutare questo capitale, staccando quella parte di fondo dove c’è il fabbricato rurale che è precluso a questo momento e a questa casistica.
L’effetto sarebbe quello di rendere prima di tutto un servizio economico all’azienda agricola che ha dovuto acquistare con la prelazione obbligatoria anche il fabbricato, secondariamente, metterebbe questo bene nella disponibilità della comunità, perché potrebbe esserci un investitore interessato a realizzare quel miglioramento che oggi con i vincoli che tutti conosciamo vanno a riqualificare il territorio rurale.
Le altre condizioni sono quelle delle permute di piccoli frustoli per avvantaggiare economicamente l’azienda, qualora abbia acquisito all’interno di questa prelazione, per esempio, dei frustoli staccati dall’azienda, e gli si permetta di permutarli magari ottenendo un vantaggio di organizzazione aziendale.
Questa non è una legge che va contro nessuno, è una legge che tenta di dare un minimo di flessibilità nella rigidità totale che c’è in questo settore per migliorare le condizioni dell’azienda agricola e per consentirle di avere delle opportunità che sono per essa importanti e che non vanno a danneggiare il concetto che noi abbiamo dell’indivisibilità e della potenzialità dell’azienda agricola.
Questa è una richiesta venuta dal fronte delle organizzazioni agricole. Ci sono pochissimi casi nelle Marche, non interesserà il 100% delle aziende agricole, ma non so se nemmeno se interesserà l’1%, ma comunque diamo una risposta di flessibilità che è indispensabile per rimettere in circolo un patrimonio storico-architettonico che potrebbe rimanere vincolato per un periodo troppo lungo e che addirittura si rischierebbe di perdere – perché un’abitazione che cade non può più essere recuperata – e mettiamo nelle condizioni l’agricoltore di fare delle scelte per migliorare la sua organizzazione aziendale, che magari potrebbe vendere dei frustoli che sono distanti dalla sua azienda e fare delle permute con porzioni più aderenti.
Sto cercando di dire al Consigliere Procaccini e a chi sostiene che questa legge potrebbe creare dei problemi, che questo non lo genererà perché è limitata a pochissimi casi che sono, tra l’altro, quelli tradizionalmente limitanti la propensione dell’agricoltore di migliorare ulteriormente, dopo aver fatto un acquisto vincolato per esempio con la prelazione, le condizioni dell’azienda, ma anche di migliore le proprie condizioni perché magari è stato costretto ad acquistare con la prelazione un immobile che non gli serve nell’organizzazione aziendale, quindi può recuperare anche risorse da investire ulteriormente nell’azienda.
E’ una legge di buonsenso, non è una legge ideologica, Consigliere Procaccini, da parte di nessuno, c’è una discorso che va a migliorare le condizioni e le possibilità dell’azienda agricola e non a danneggiare. Certamente oggi l’obiettivo dell’unità aziendale per chi vuol fare agricoltura è strategico, quindi è una legge che dà piccole possibilità di aggiustamento della strategia generale nel settore dell’agricoltura.

PRESIDENTE Ha la parola il consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Sono il relatore di questa proposta di legge, mi dispiace non essere stato presente ma avevo anche il Consiglio provinciale.
Per questa proposta di legge abbiamo avuto difficoltà anche all’interno della Commissione dove ci sono state molte critiche e perplessità da parte dei Consiglieri di maggioranza.
Insisto nel dire che questa legge va a favore di quelle aziende agricole che si trovano in difficoltà, molte hanno preso dei mutui per l’acquisto della proprietà, e questo serve, tra l’altro, anche per il recupero del patrimonio edilizio che in agricoltura oggi viene distrutto. Se non c’è un recupero del patrimonio edilizio, sul territorio poi non ci potranno essere neanche le persone che curano l’ambiente. Questa proposta di legge è positiva anche per tale motivo.
Se un fabbricato agricolo non serve più o un appezzamento di terreno viene espropriato, dobbiamo dare la possibilità a chi ha comperato la proprietà con un mutuo, di svincolare quell’area restituendo una parte del mutuo e quindi poter vendere. Questo tante volte serve anche per l’ampliamento delle stesse aziende agricole; si cerca di fare impresa vendendo un pezzo di terreno o una casa colonica che non è più a servizio della stessa azienda agricola. Da qualche anno sono ferme in Assessorato diverse domande, quindi, secondo me, è stata erroneamente abrogata perché dentro vi era inserita questa clausola.
Negli anni precedenti, quando c’era il Presidente Avenali, di queste leggi ne abbiamo approvate diverse, anche il Consigliere Procaccini ne è a conoscenza, quindi non capisco perché ora ha difficoltà ad approvare questa legge.
Pertanto, invito il Consigliere Procaccini a ripensarci perché è una legge che va verso i più deboli, va verso chi si trova in difficoltà quando deve vendere un appezzamento di terreno, quindi è una categoria debole che deve essere aiutata.
Invito tutto il Consiglio ad approvare questa legge, invito anche quelli che trovano difficoltà, come il Consigliere Rocchi e il Consigliere Procaccini. Questo perché molto spesso in Commissione abbiamo discusso e votato unanimemente queste modifiche, per cui non vedo perché oggi c’è da parte vostra questa resistenza e questa difficoltà.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi ha la parola l’Assessore Petrini per la replica.

Paolo PETRINI. Questa non è una legge ad iniziativa della Giunta regionale, inoltre, credo che ci sia un’eccessiva enfasi per le modifiche introdotte da questa proposta. E’ un’eccessiva enfasi che non trova ancoraggio in un numero di casi assolutamente limitato scaturiti dai finanziamenti erogati dopo il 2004 e per situazioni assolutamente specifiche, così come descritte in questa modifica. Tra l’altro tale modifica non mina assolutamente nessun principio di giusta dimensione economica dell’impresa, anche perché poi l’impresa oggi è competitiva non solo in relazione all’estensione del proprio appezzamento o al numero dei fabbricati rurali che possiate, ma all’integrazione nella catena del valore e nelle funzioni di produzione, trasformazione e vendita.
Credo che sia, quindi, una questione da prendere per quella che è, cioè che la modifica del 2004 ha creato dei problemi a tutti coloro che successivamente hanno fruito dei benefici dati dai contributi regionali in relazione a situazioni specifiche, alcune drammaticamente specifiche, altre di evidente oggettività, parlo dei tanti fabbricati rurali che a volte stanno dentro l’acquisto di appezzamenti che non hanno nessuna funzione strumentale con l’attività dell’azienda . Poi è vero che quei fabbricati, una volta frazionato il terreno e venduti, possono diventare delle case o ville di campagna, ma non credo che questo in sé sia un fatto così negativo da dover sottolineare e stigmatizzare nella maniera che mi sembra serpeggi in quest’Aula.
Con serenità darò il mio assenso a questa legge, lo darò sia come Consigliere regionale che come Assessore. Invito tutti a fare valutazioni meno soggiogate da una visione che sembra porti ad un indebito arricchimento da parte di una serie di soggetti che faranno solo, in relazione alla limitatezza della norma, quella che è la loro valutazione di carattere economico e imprenditoriale.

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di legge n. 182. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Nomina
Fidimpresa Marche – Società cooperativa Confidi - n. 2 rappresentanti nel Consiglio di gestione (articolo 34 Statuto Ente)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di due rappresentanti nel Consiglio di gestione della Fidimpresa Marche – società cooperativa Confidi. Prego distribuire le schede.

(Segue votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 25, schede bianche n. 5, schede valide n. 20.
Hanno ricevuto voti: Pesaresi n. 11, Filiaggi n. 1, Cappelloni n. 7, Lucidi n. 1.
Proclamo quindi eletti come rappresentanti nel Consiglio di gestione di Fidimpresa Marche, Società cooperativa Confidi, i Signori: Pesaresi e Cappelloni.


Nomina
Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Inrca di Ancona - Consiglio di indirizzo e di verifica – Sostituzione di un esperto (l.r. n. 21/2006, art. 4, comma 1, lett. b)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di un sostituto esperto nel Consiglio di indirizzo e di verifica dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Inrca di Ancona. Prego distribuire le schede.

(segue votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 29, schede valide n. 29.
Hanno ricevuto voti: Lacetera n. 18, Zarletti n. 10, Tesei n. 1.
Proclamo quindi eletto come sostituto esperto nel Consiglio di indirizzo e di verifica dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Inrca di Ancona il Signor Lacetera.


Nomina
Consorzio di sviluppo industriale del fermano (Cosif) Collegio dei revisori dei conti – sostituzione del Presidente (Statuto ente Art. 36)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina del Presidente del Collegio dei revisori dei conti del Consorzio di sviluppo industriale del fermano (Cosif). Prego distribuire le schede.

(segue votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 25, schede bianche n. 4, schede valide n. 21.
Hanno ricevuto voti: Corpetti n. 1, Curi n. 11, Kasperowicz n. 9.
Proclamo quindi eletto Presidente del Collegio dei revisori dei conti del Consorzio di sviluppo industriale del fermano (Cosif) il Signor Curi.


Mozione n. 212
dei Consiglieri Lippi, Favia, Brandoni, Massi, Solazzi, Rocchi, Comi, Donati
“Criteri di ridefinizione dei requisiti per l’appartenenza alle Comunità montane inserite nella Legge finanziaria 2008”
Discussione e votazione risoluzione

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 212 dei Consiglieri Lippi, Favia, Brandoni, Massi, Solazzi, Rocchi, Comi, Donati. Ha la parola il Consigliere Lippi per l’illustrazione.
Consiglieri e Assessori, per cortesia, se dovete parlare potete farlo fuori perché qui ci deve essere attenzione nei confronti di chi parla.

Leonardo LIPPI. Nella seduta consiliare dove si era discussa la mozione sulla chiusura delle comunità montane in base all’articolo 13 della Finanziaria, era stato deciso di presentare una proposta di risoluzione che è quella consegnata. Tale risoluzione impegna la Giunta regionale a far valere presso il Parlamento e presso il Governo la necessità e l’opportunità di rinviare alla competenza della Regione sia il dibattito sulla materia che il compito di organizzare il riequilibrio territoriale delle rispettive zone montane, inoltre, a far rilevare in tutte le sedi ed occasioni istituzionali che si occupano della questione, che il concetto di montanità non può essere ricondotto alla sola altimetria, ma che esso è strettamente connesso allo status socio-economico dei territori di montagna, alle difficoltà di sviluppo economico che essi incontrano, all’utilizzo agricolo del territorio, alla questione dei rischi ambientali e all’accessibilità da parte dei cittadini ai servizi, infine, di trasmetterne copia al Consiglio dei Ministri.
Quindi si vuole riportare la discussione in quest’Aula perché è più competente e conosce più puntualmente l’esigenza di questa regione.
Noi siamo favorevoli al ridisegno del nuovo assetto delle Comunità montane, ma lo dobbiamo fare noi e non farcelo fare dall’alto.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questa impostazione ci trova concordi perché il Consiglio regionale è la sede propria in quanto le leggi che regolano le Comunità montane devono essere di competenza regionale.
Il quadro nazionale è in evoluzione, ne dobbiamo tener conto per quanto concerne le nostre determinazioni e decisioni, ma siamo favorevoli a far sì che queste discussioni avvengano nella sede propria, cioè quella dei territori.
Non può essere preso analogo provvedimento per le valli alpine fino alle montagne della Sicilia o della Sardegna dove ci sono caratteristiche completamente diverse da territorio e territorio. E chi, se non la Regione, può verificare l’effettiva esigenza di mettere in rete dei territori e di difendere le loro prerogative e peculiarità, non può essere certo un provvedimento erga omnes fatto dal Parlamento senza tener conto di queste specificità.
Questa proposta di risoluzione ci convince quindi la condividiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Votare un documento di questo genere mi sembra poca cosa e non giusta, nel senso che questa è una problematica articolata e complessa, e se qualcuno vuole dividere il Consiglio regionale per stabilire chi è favorevole e chi è contrario al mantenimento delle Comunità montane è un tranello nel quale non sono disposto a cadere.
Questo documento lo capisco nello spirito, ma non è votabile così, quindi ne chiederò una votazione per parti separate. Cercherò ora di spiegarne il perché.
Intanto rilevo che assistiamo ad un gravissimo vuoto di iniziativa sul piano legislativo. Non capisco perché debba essere il Governo centrale a dire come devono essere organizzate e articolare le Comunità montane, quale debba essere il criterio di adesione rispetto ad una situazione come quella marchigiana che è gravissima.
Noi abbiamo una realtà di Comunità montane molto disomogenea, in ogni provincia del sud delle Marche ne abbiamo più o meno una o due, mentre nella provincia di Pesaro c’è una proliferazione, addirittura ce ne sono sei. E’ una situazione insostenibile e rispetto a questo discorso c’è stata un’iniziativa pressante da parte del gruppo di Forza Italia, in particolare da parte del sottoscritto e del Consigliere Tiberi, che hanno richiamato tutta una serie di anomalie. La cosa più buffa è quella che nella Comunità montana di Cagli e di Pergola ci sono sette assessori e rappresentano cinque Comuni – questa sì che è una cosa scandalosa sul problema dei costi della politica –; ci sono situazioni dove addirittura l’organismo comunitario, vedi la Comunità montana di Urbino, è gestito da un consigliere di minoranza di un Comune mentre le maggioranze sono escluse da ogni processo di partecipazione; c’è la grande anomalia di un Comune capoluogo, Urbino, che contro quanto previsto dalla legge è inserito nella Comunità montana dell’alto Metauro; c’è una discriminazione palese delle minoranze attraverso un’applicazione degli statuti.
Quindi c’è un’esigenza forte di riforma, allora il primo appunto che c’è da fare è che il Consiglio regionale prima di dire allo Stato che deve fare un passo indietro è bene che faccia un passo in avanti.
Ci vuole una forte iniziativa regionale e da questo punto di vista noi abbiamo gettato il sasso perché c’è già una nostra proposta di legge. E come ho detto al collega Ricci e a tanti altri – mi sembra che su questo anche il Presidente avesse acquisito una certa sensibilità – , dobbiamo attivare un percorso per trovare il modo di mettere in piedi un tavolo che ci consenta di affrontare questo problema, altrimenti di fronte a questi ritardi non possiamo scandalizzarci se lo Stato fissa delle norme di indirizzo.
Tornando al nostro documento, io non posso accettare la risoluzione del Consigliere Lippi perché contesta di fatto la Finanziaria. Consigliere Ricci, la maggioranza del Senato, quindi non la mia parte politica, ha votato questo articolo, se voterete questa risoluzione è come se vi deste una martellata nei piedi.
Ritengo che ha fatto bene il Parlamento a votare una norma di indirizzo rispetto a questa problematica. Se lei mi rivendica il fatto che le Regioni devono autogestirsi in linea di principio sono d’accordissimo perché è giusto ribadire questo concetto, poi di fronte ad un’assenza di iniziativa da parte della Regione non posso scandalizzarmi.
Quindi bene ha fatto il Parlamento, sono anche d’accordo con quello che sostiene il Consigliere Lippi nella risoluzione dove dice che l’unico criterio non può essere quello della montanità, questo principio credo si possa accettare, vorrei però, una volta per sempre, chiarire una questione – Consigliere Lippi, non a te, ma alla tua presidente –. Cioè che non è accettabile l’equazione che viene continuamente fatta “Comunità montane uguale problemi della montagna”, questo è come dire che se chiudiamo le Comunità montane la montagna rimane. La politica della montagna è tutt’altra cosa e non passa attraverso organismi comunitari che spendono l’80% del loro bilancio per le spese di gestione, stiamo attenti su questo.
Quindi tutti rivendichiamo una politica per la montagna, ma lo strumento non dovrebbe essere questo perché c’è lo strumento principe come l’Unione dei Comuni per la gestione dei servizi. Un altro concetto è anche quello di dire “se chiudiamo le Comunità montane togliamo i servizi ai cittadini”, non prendiamoci in giro, i servizi sono gestiti sulla base di una scelta volontaria e spontanea delle amministrazioni comunali che danno atto di delega.
Quindi non facciamo confusione, discutiamo sulla riforma, riformiamo le Comunità montane e facciamo in modo che i Comuni che hanno questa condizione montana possano rimanere. Da questo punto di vista credo che ci sia la possibilità di un incontro.
Chiedo la votazione per parti separate e annuncio che voterò contro il primo comma della risoluzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Penso, Consigliere Giannotti, che alla fine ci potrebbero essere le condizioni per trovare un voto unitario. Ciò che lei ha detto in parte mi convince, nel senso che sul tema delle Comunità montane siamo in un pieno dibattito di riforma, una riforma che si auspicava da tempo, tra l’altro in Senato c’è stata già una votazione nella Finanziaria, comunque l’argomento delle comunità montane non è esaurito perché la Camera probabilmente lo riprenderà.
Credo che la parte fondamentale che trova d’accordo sia me che il Consigliere Giannotti è quella di dare la possibilità alla Regione di svolgere in piena autonomia alcune funzioni per poter definire meglio le Comunità montane.
Le Comunità montane sono enti da riformare profondamente, sono strutture che potremo legare a una missione, per esempio quella della gestione dei servizi in forma unitaria. Si tratta di definire i criteri per le Comunità montane, cosa che la Regione può risolvere meglio di un livello superiore come il Governo.
Quindi un percorso che dobbiamo fare è quello di andare verso la riforma delle Comunità montane, definendole Unione dei Comuni montani e affidando loro una vera e propria missione di intervento sul territorio legata ai servizi.
Visto che l’orientamento di questo Consiglio coincide più o meno con la necessità di arrivare ad una riforma di questo ente di secondo livello, credo sia opportuno trovare un accordo con una risoluzione, magari togliendo qualche parte della mozione originaria, per andare a un voto unitario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Una considerazione per dare un’adesione a questa risoluzione che sintetizza un obiettivo già largamente condiviso.
Con questa risoluzione non chiediamo al Parlamento di svuotarsi di ogni competenza, né chiediamo una delega in bianco, di fatto aderiamo ad una iniziativa della Conferenza delle Regioni, alla quale hanno dato l’adesione anche i Parlamentari marchigiani e numerosi rappresentanti delle istituzioni, che è quella di chiedere al Parlamento di delegare sulla base di alcune precise discriminanti il progetto di riforma delle Regioni.
Quali sono queste discriminanti? Innanzitutto si riconosce l’esigenza del riordino e della riforma delle Comunità montane, un’esigenza che deve avvenire in modo serio e non demagogico. Perché se domani andassimo a ridurre da 13 a 4 le Comunità montane della regione Marche ci troveremmo almeno 60-70 Comuni che non potrebbero più gestire in modo associato le proprie funzioni, quindi il giorno dopo ricostituirebbero nuove Unioni di Comuni con nuovi consigli, nuove giunte e nuovi presidenti.
Pertanto non si andrebbe affatto a ridurre il costo della politica perché, a prescindere dall’altimetria, ci sono Comuni che hanno l’esigenza di gestire in modo non autonomo, ma associato ad alcuni servizi essenziali perché sanno che da soli non riuscirebbero a farlo. Eliminare otto Comunità montane senza prevedere una forma concreta di gestione associata non semplifica il costo della politica.
Quindi l’obiettivo è quello di dare una risposta concreta e non di fare una sterile e breve demagogia.
Per questo la Regione chiede al Parlamento di procedere, prima di arrivare ad un riordino, ad una consultazione concreta con le Regioni sapendo che queste assumono impegni ben precisi. Il primo è quello di semplificare il quadro delle Comunità montane, ci sono Comuni che anche per le dimensioni socio-economiche e demografiche sono autosufficienti – penso ad esempio alla città dove vivo, Tolentino – e che non hanno bisogno di stare in una Comunità montana.
C’è poi l’esigenza condivisa di ridurre anche il numero, assolutamente pletorico, degli assessori e dei rappresentanti delle Comunità montane, che in quanto organi di secondo livello non hanno bisogno di avere consiglieri di maggioranza e di minoranza, sono sufficienti i sindaci o i loro delegati, perché è un organo istituzionale e non un nuovo parlamento che rappresenta politicamente, tra l’altro senza una investitura diretta, un territorio.
Quindi le Regioni chiedono al Parlamento di avere la delega a gestire il riordino delle Comunità montane però non la chiedono in bianco. Dicono, innanzitutto, che questa semplificazione va fatta, che alcuni Comuni non hanno ragione di esserci per le loro dimensioni socio-economiche e demografiche, che gli organi di secondo livello devono essere ridimensionati, che le giunte non servono di nove o dieci organi perché sono sufficienti tre o quattro, ma al tempo stesso ribadiscono, in quanto depositarie di un radicamento e di una conoscenza reale del territorio, che un criterio generale, uniforme, nazionale, come quello altimetrico, privilegerebbe solo i Comuni che si trovano lungo la dorsale alpina. Quindi si privilegerebbero i Comuni del nord Italia e si penalizzerebbero i piccoli Comuni dell’Appennino e del centro Italia che non possono vivere in condizioni di autosufficienza.
Domani l’Assessore regionale Carrabs, insieme ai Parlamentari marchigiani, all’Uncem e ai Consiglieri regionali eletti nell’entroterra, rivendicheranno unitariamente questa condizione, lo faranno, tra l’altro, anche con un comunicato stampa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Intervengo per condividere formalmente tutte le perplessità sollevate dal collega Giannotti.
Questa risoluzione è la manifestazione di un disagio di questa maggioranza di fronte all’operato del Governo Prodi che di fatto ha espropriato la Regione delle competenze in materia di Comunità montane. Però è altrettanto evidente che la Regione Marche non ha fatto la sua parte nel fissare quei criteri di riequilibrio per il territorio delle zone montane.
La risoluzione non ha quindi alcun effetto pratico se non di delegare alle Regioni i criteri di riforma. Criteri che già sono nella competenza legislativa della Regione Marche che ne dispone in piena autonomia.
Quindi avrebbe senso da parte della Regione Marche e di tutte le altre Regioni impugnare al Tar Lazio la norma statale illegittima per l’ingerenza operata dal Governo nella materia specifica regionale. Non ha senso, invece, andarsi a raccomandare al Governo che ci lasci la piena autonomia su una materia che già per legge ci compete.
Anche sul criterio di votazione sono d’accordo quindi mi rimetto alla linea già espressa dal collega.

Presidenza del Vicepresidente
Roberto Giannotti

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Abbiamo assolutamente bisogno di sostenere davvero l’entroterra e i Comuni montani.
L’articolo 13 della Finanziaria, così come è stato approvato al Senato, mi pare che dia dei criteri non condivisibili su come occorre ridefinire i territori montani.
Mi auguro che la Camera ci ripensi, che dia effettivo mandato e piena autonomia alle Regioni di decidere quanti Comuni e quali considerare Unione dei Comuni montani così come si definisce.
Ritengo sia importante che quest’Aula precisi una questione. Siamo d’accordo che devono essere ridotti i costi non utili a sostenere le politiche di quei territori, così come ritengo personalmente che debbano essere ridotte le Comunità montane del nostro territorio o per lo meno ripensate nella pienezza dell’autonomia regionale, ma questi risparmi debbono essere indirizzati a sostenere davvero i Comuni dell’entroterra.
Non vorremmo, e ci auguriamo che così non sia, che si faccia soltanto un taglio di risorse, senza ridestinare le risorse aggiuntive o ripartire le risorse che si liberano da queste operazioni a sostegno dei Comuni montani.
Quindi mi auguro che l’Aula di Montecitorio ripensi a questo, che dia su questa materia pieno mandato alle Regioni.
Inoltre occorre che facciamo una discussione seria sulla riorganizzazione e sulla funzione associata dei Comuni, vanno sostenute entrambe le questioni con un’attenzione particolare, non solo quella declamata da parte di quei Comuni che vivono situazioni particolari come quelle dell’entroterra montano.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Voglio riportare la nostra posizione in merito a questa risoluzione, ma soprattutto in merito al ruolo e al funzionamento delle Comunità montane.
Riteniamo che questa risoluzione vada a rafforzare alcuni concetti, ma che non esprima totalmente i bisogni del territorio.
Ribadiamo, come diceva il Consigliere Santori, la riappropriazione delle competenze, cioè che non deve essere lo Stato che interviene a modificare una delega che è già delle Regioni e quindi modificare criteri su competenze regionali. Però siamo d’accordo su molti altri aspetti, siamo d’accordo sullo snellimento operativo delle Comunità montane che devono diventare degli organi di secondo grado di rafforzamento delle comunità locali che gravano in territori sicuramente svantaggiati di questa regione. Lo snellimento è stato già annunciato da alcuni e su questo ci troviamo abbastanza d’accordo, saranno i Sindaci o i loro delegati a rappresentare i propri territori.
Ci deve essere l’individuazione di criteri che non siano solo riconducibili all’altimetria, perché questo non risolve il problema della marginalità delle aree montane seppur questo, rispetto all’opinione pubblica, può fare tanto clamore. Non ci possiamo abbandonare sempre all’opinione pubblica che denigra le cose che lo Stato, le Regioni e i Comuni costituiscono; certamente dobbiamo ridurre i costi della politica, dobbiamo aumentarne la funzionalità, ma non è detto che quello deve essere il criterio determinante, anzi, pensiamo che non lo deve essere per le Marche perché ci vedrebbe svantaggiati rispetto a molte altre Regioni italiane.
La critica di fondo, ma non è questo il caso, è che in questa Regione è stato svilito di più il ruolo delle Comunità montane in quanto in esse sono state scimmiottate delle operazioni politiche che nulla hanno a che vedere con la difesa e lo sviluppo del territorio.
Il centro-sinistra in molte occasioni ha marginalizzato la rappresentanza dei Comuni che non erano sulla stessa lunghezza d’onda politica. Lo spirito dell’indirizzo della legge che la Regione dovrà avere, invece, dovrà essere quello di rafforzare i legami e i rapporti tra i territori e non ricondurre tutto ad una mera azione di tipo partitico, ma ad un’azione di tipo territoriale.
Su questa risoluzione, in particolare, siamo sostanzialmente d’accordo ad eccezione del primo passaggio in merito alla legge Finanziaria che dovrebbe essere ulteriormente criticato.
Pertanto la parte relativa a questo passaggio non la voteremo, ma siamo disposti a votare tutta la risoluzione perché più ci riconosciamo nei principi.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Sono assolutamente contrario rispetto alla china che ha preso il Governo riguardo al discorso delle Comunità montane. Lo dico perché credo che non ci sia tra noi chi non comprenda che, particolarmente nella nostra realtà, il tema delle Comunità montane coincide con un tema più vasto, cioè con quello dei piccoli Comuni delle aree interne o dei Comuni svantaggiati.
Questa consapevolezza la dovrebbe avere anche il Governo, dovrebbe comprendere che tranne nelle realtà dove è possibile parlare davvero di Comunità montane e del tema della montagna, in tutte le altre realtà c’è un tema sempre più incalzante, quello dei piccoli Comuni e delle piccole comunità che non ce la fanno più perché sono tagliate fuori dai servizi, perché hanno difficoltà nei trasporti, perché vivere nell’entroterra diventa quanto più di proibitivo c’è oggi in questa società.
Se vogliamo essere seri credo che il tema che attiene ai costi della politica è quello di cautelarsi rispetto al fatto che non vanno costruiti carrozzoni per accontentare qualche politico estromesso o qualcuno che comunque deve arrivare fino alla pensione e che intanto deve avere un obolo.
Questo è il vero tema, ma non si possono confondere i due piani, perché l’esigenza di aiutare, agevolare, comprendere il disagio delle tante piccole comunità di questo Paese è un tema vero.
Se vogliamo tagliare i costi della politica facciamolo, facciamolo evitando queste pletoriche assemblee, queste giunte, però questo discorso non deve valere solo per le Comunità montane, ma deve valere anche per l’altro aspetto associativo delle Unioni dei Comuni.
Il sottoscritto è stato uno tra i primi Sindaci che fin dall’inizio ha costituito l’Unione dei Comuni, ma l’avevo costituita facendo far parte della giunta i quattro Sindaci dei Comuni associati, con costi di gestione pari a zero. Questi sono i temi che dobbiamo affrontare.
Quindi l’impegno di questo Consiglio, credo in rappresentanza di tutta la comunità marchigiana, deve essere quello di richiedere, per carità, che ci sia una delega al Consiglio regionale che forse più di altri riesce a capire e a leggere la realtà che amministra, ma il tema vero è che bisognerebbe avere il coraggio non di tappare una falla, non di mettere un cerotto, non di risparmiare sul sale, ma affrontare quello delle realtà disagiate dei piccoli Comuni.
Mi rendo conto che questo mio discorso non è propositivo, è più che altro uno sfogo, però i provvedimenti in questo campo da parte del Governo mi sembrano approssimativi.
Questa comunità, invece, attraverso il Consiglio regionale, dovrebbe fare di tutto per fare in modo che la trattazione di un tema così delicato non sia approssimativo, ma sia strutturale.
Voglio ricordare a tutti i Consiglieri regionali che quando il sottoscritto ha sollevato il problema delle Unioni dei Comuni che sono state trattate male e in qualche caso anche disconosciute da alcuni atti di questo Ente, ha trovato un po’ di disattenzione. Ed io, invece, rispetto al tema delle Comunità montane non è la disattenzione che pongo, pongo una accezione che è propria, cioè quella di costruire delle situazioni con le quali dare una mano e assumere provvedimenti che vanno incontro alle necessità di enti che sempre più con difficoltà riescono a tirare avanti.
Il mio intervento vuole avere solo l’intenzione, se serve, di sollecitare e di sensibilizzare tutti a questo tema che diventerà sempre più un tema strategico. Per i prossimi anni rischiamo di continuare ad assistere a popolazioni che abbandonano questi centri per i disagi che hanno, assisteremo a Comuni che saranno sempre più in difficoltà, che rischieranno il dissesto finanziario e che quindi pregiudicheranno ulteriormente l’erogazione dei servizi, la stabilità dei posti di lavoro e quant’altro.
Su questo tema bisogna essere estremamente seri. Una legge che dovesse prevedere sic et simpliciter di abolire le Comunità montane sarebbe una fesseria, perché che significato ha? Ci deve essere un’analisi e soprattutto ci deve essere una scelta di strumenti giuridici e istituzionali che comprendono il problema che non è per questi territori quello della montanità – c’è anche quello ma è parziale – ma è il problema dei piccoli Comuni, dei Comuni disagiati e di quelli delle aree interne.
Se la responsabilità di questo Consiglio regionale sarà quella di occuparsi di questo tema, credo che ci dovremmo ispirare proprio al concetto della salvaguarda dei piccoli Comuni delle aree interne.
Se questa competenza verrà demandata alla Regione lavorerò sul tema delle Comunità montane in un’accezione molto vasta che ho cercato di illustrare, cioè il problema dei piccoli Comuni delle aree interne.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Ho ascoltato l’ampio dibattito che ha l’obiettivo di far uscire una voce unitaria all’interno di questo Consiglio. Ho proposto un emendamento che sostituisce il primo punto, dopo impegna la Giunta regionale, con “a ribadire la propria piena competenza legislativa in materia”, questo è per poter avere il consenso unanime di quest’Aula.
Gli interventi che si sono susseguiti hanno tutti dimostrato una piena attenzione alla risoluzione dei problemi dei Comuni delle aree interne che hanno seri problemi a garantire i servizi ai propri cittadini, Comuni che devono essere trattati alla stessa stregua di quelli più ricchi e a più alta demografia.
Quindi chiedo di trovare la piena unità per garantire un voto unanime a questa risoluzione.

PRESIDENTE. Do lettura dell’emendamento che è stato presentato. Sostituire il primo punto, dopo “impegna la Giunta regionale”, con il seguente “a ribadire la propria piena competenza legislativa in materia”. La premessa, invece, resta uguale. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Non volevo intervenire, ma nonostante l’assenza quasi completa – tranne l’Assessore Amagliani – della Giunta regionale, vorrei fare brevi considerazioni.
Secondo me dobbiamo mantenere un equilibrio, descrivere le zone interne montane come depresse, marginali o ancora peggio, si fa loro solo un danno perché in realtà non è così. Quelle zone, seppur con difficoltà logistiche di vario tipo, si sono sviluppate, hanno una qualità dei servizi, hanno un grado di governo e di autogoverno invidiabile anche dalle medie e grandi città.
Quindi mettere in antagonismo le zone montane con la valle e la costa, secondo me, si fa un danno, perché nel rapporto di forza delle risorse si rischia di avere un’angolatura di tipo minoritario.
Al tempo stesso non c’è dubbio che c’è la necessità di dare risorse che diano un riequilibrio tra le aree urbane, i servizi e la possibilità di mantenere ed estendere lo sviluppo dell’entroterra e delle zone montane.
La Regione Marche non è seconda a nessuno, in ottemperanza di quelle nazionali ha delle leggi avanzate. Nell’arco della trascorsa legislatura la legge sulla montagna ha destinato risorse per 9 miliardi di lire alle Comunità montane per i diversi servizi.
C’è, inoltre, un altro problema, quello che i servizi devono essere associati sul serio, perché se a differenza di poca distanza ognuno fa la stessa cosa il rischio è veramente di disperdere le risorse, di non fare massa critica per uno sviluppo ed un equilibrio dell’entroterra.
Tuttavia siamo in presenza di una situazione dinamica non certamente ottimale che ha bisogno di un riordino. Non so se posso esprimere una posizione collettiva o solo personale, in quanto la discussione è ancora in itinere, ma mi sembra che con una difesa di tipo chiuso, di tipo riferito agli assetti, si fa un ulteriore danno alla montagna.
Riteniamo, invece, al di là della salvaguardia delle competenze regionali che debbono rimanere, perché il Parlamento deve dare gli indirizzi, fissare i criteri – poi in questo federalismo strano le Regioni debbono assumere la loro autonomia in un concetto di visione unitaria – che occorra un riequilibrio, un ridisegno, altrimenti arriveremo a Comunità montane che non sono Comunità montane.
Oggi qual è l’obiezione dei Comuni montani, quelli montani sul serio – lo sanno meglio i Consiglieri che hanno sottoscritto, noi non l’abbiamo fatto, il club Amici della montagna – è che dicono che quei Comuni che sono addirittura capofila delle Comunità montane non hanno i requisiti né per essere capofila né per essere Comunità montana perché hanno il territorio montano minoritario rispetto alla complessità.
Allora che cosa dobbiamo difendere? Dobbiamo difendere lo sviluppo equilibrato e dobbiamo fare quelle Comunità montane che sono davvero comunità montane, questo anche con una selezione altimetrica seria e di equilibrio, ma che vada nella necessità di dire “tu sei montano, tu sei pedemontano, tu sei vallivo e tu sei costiero”, perché il guazzabuglio che ognuno vuole fare le cose dell’altro non regge.
Del resto la legge n. 2 che abbiamo fatto all’inizio della legislatura sull’Unione dei Comuni e sulla necessità di dare risorse per i servizi associati sia all’Unione dei Comuni che alle Comunità montane per servizi aggiuntivi ha generato una guerra tra poveri.
Dunque occorre un riequilibrio senza antagonismi dove occorre dipingere una realtà reale senza dare addosso ai quei Comuni seri e sviluppati come se fossero dei sottosviluppati.
E’ per questi motivi che voteremo soprattutto la parte dispositiva, anche qui però occorrerebbe trovare una formulazione migliore, nel senso che dobbiamo dire che c’è una necessità di riordino e che le competenze debbono essere date alle Regioni, punto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Favia.

David FAVIA. Voterò a favore di questa risoluzione per una serie di principi. Perché crediamo effettivamente che la competenza a riordinare la materia debba essere della Regione. Crediamo fermamente che le nostre cittadine di montagna debbano essere guardate con un occhio di attenzione, ma, come abbiamo avuto modo di far rilevare anche in un recente convegno realizzato dal nostro gruppo, crediamo ci sia anche la necessità di un approfondito dibattito per un riordino. Riordino che da una parte deve andare incontro all’interesse dei cittadini che abitano lontano dal mare, che abitano nelle nostre zone collinari e montuose e che ci sia l’esigenza di una salvaguardia di una serie di servizi, ma che ci sia anche l’esigenza che tutto questo sistema costi meno e che, quindi, sia effettivamente riordinato in maniera produttiva e meno costosa.
Nel rinviare le nostre posizioni definitive al dibattito che ci sarà sulla normativa di riordino, annuncio il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Emendamento. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Risoluzione, così come emendata, sulla mozione n. 212. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Così come concordato, la seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 12,40