Resoconto seduta n.87 del 04/12/2007
SEDUTA N. 87 DEL 4 DICEMBRE 2007


La seduta inizia alle ore 10,15


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 86 del 27 novembre 2007 il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’articolo 29 del Regolamento interno.
E’ stata presentata, in data 29 novembre 2007, la seguente proposta di legge:
- n. 203, ad iniziativa del Consigliere Castelli, concernente: “Modifiche alla I.r. 29 luglio 2002, n. 15 - Razionalizzazione ed ammodernamento della rete di distribuzione dei carburanti per uso di autotrazione e al regolamento regionale n. 5 del 20 luglio 2004 - Norme di attuazione della legge regionale 29 luglio 2002, n. 15 in materia di razionalizzazione e ammodernamento della rete di distribuzione dei carburanti per uso di autotrazione”, assegnata alla III Commissione in sede referente.
E’ stata presentata la seguente mozione:
- n 235, ad iniziativa del Consigliere Altomeni: “Adesione campagna ‘Mayors peace”.
La Giunta regionale ha trasmesso, in data 19 novembre, le seguenti deliberazioni:
- n. 1288: Art. 29, comma 2 della l.r. n. 31/2007 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171/2007 e sue successive modificazioni - € 50.948,91;
- n. 1289: Art. 26 della l.r. n. 3/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dal Ministero delle Finanze a titolo di garanzia - 2003 e 2004 - ai sensi del d.lgs n. 266/2005 e relativi impieghi - € 122.393.852,88;
- n. 1290: Art. 26 comma 2 della l.r. n. 3/2007 - Iscrizione di entrate derivanti da assegnazione da soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa. € 33.271,14. Modifica al Programma Operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171/2007 e sue successive modificazioni;
- n. 1291: Art. 29, comma 2 della l.r. n. 31/2007 - Variazione compensativa al Programma operativo annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171/2007 e sue successive modificazioni e integrazioni- € 375.876,89;
- n. 1292: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni - € 96.935,43. Modifica al Poa 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171/2007 e sue successive modificazioni;
- n. 1293: Art. 34 - comma 2 della l.r. 23.2.2007, n. 2 - “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007'’ - € 2.400,00. e relativi impieghi per la prevenzione del randagismo e per il funzionamento e gestione della banca dell’anagrafe animale. € 157.089,44;
- n. 1294: Art. 20 comma 3 della l.r. 31/2001 - Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 4 “Spese dichiarate obbligatorie” del bilancio 2007 - € 600.000,00;
- n. 1295: Art. 26 comma 1 della l.r. n. 3/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e relativi impieghi - € 3.171.960,00:
- n. 1296: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta Regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni e integrazioni - € 673.548,20. Modifica al Poa 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171/2007 e sue successive modificazioni
- n. 1297: Art. 34 - comma 2 della l.r. 23.2.2007, n. 2 “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007'’ - € 71.026,50;
- n. 1298: Art. 34 - comma 1 lettera C della l.r. 23.2.2007, n. 2 - “Attuazione del decentramento amministrativo: variazione agli stanziamenti di Upb di spesa nel bilancio di previsione per l’anno 2007, conseguente al riordino delle funzioni amministrative tra lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali” - € 18.000.000,00;
- n. 1299: Art. 34 - comma 2 della l.r. .23.2.2007, n. 2 -”Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007" - € 40.000,00;
- n. 1300: Art. 29 comma 2 della l.r. .n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171 del 5 marzo 2007 e sue successive modificazioni e integrazioni - € 128.000,00. Modifica al Poa 2007 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 171/2007 e sue successive modificazioni
- n. 1301: Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 27 della l.r. n. 3/2007 - Variazione compensativa di € 28.000,00 e modificazioni tecniche al Poa 2007;
- n. 1302 del 19.11.2007 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 - Art. 26 comma 2 della l.r. n. 3/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici delle relative spese - € 7.979,71;
- n. 1303: Art. 26 comma 1 della l.r. n. 3/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e relativi impieghi - € 368.900,00
- n. 1304: Art. 29 comma 3 della l.r. n. 31/2001 e art. 27 della l.r. n. 3/2007 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 importo € 988.590,24
- n. 1305: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2007 e sue successive modificazioni. € 247.965,00
- n. 1306: Art. 34 - comma 2 della l.r. 23.2.2007, n. 2 e art. 20 comma 2 della l.r. n. 14/2007 - “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007” - € 62.807,75.
- n. 1307: Art. 34 - comma 2 della l.r .23.2.2007, n. 2 e art. 20 comma 2 della l.r. n. 14/2007 - “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007” - € 4.635,00.
- n. 1308: Art. 26 della l.r. n. 3/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2007 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dal Ministero della salute e relativi impieghi per la prevenzione del randagismo e per il funzionamento e gestione della banca dell’anagrafe animale - € 157.089,44;
- n. 1309: Art. 34 - comma 2 della l.r. 23.2.2007, n. 2 e art. 20 comma 2 della l.r. n. 14/2007 - “Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2007 - Progetto Hydrocare - € 2.000,00.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Brini, Bugaro, Capponi e gli Assessori Ascoli, Pistelli, Giaccaglia.
Credo di interpretare anche le vostre intenzioni nel salutare con piacere la presenza in questa seduta del Consiglio regionale delle classi quinte del Circolo Didattico di Via le Grazie di Recanati. Buongiorno a tutti.


Sessione comunitaria del Consiglio regionale
Relazione della VI Commissione consiliare permanente
Svolgimento

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la relazione della VI Commissione consiliare permanente. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Binci.

Massimo BINCI. La legge regionale 2 ottobre 2006, n. 14 ha introdotto nell’ordinamento regionale la sessione comunitaria del Consiglio durante la quale viene discusso il rapporto, presentato dalla Giunta regionale, sullo stato di attuazione delle politiche comunitarie e l’approvazione della legge comunitaria regionale annuale come previsto dalla legge. Questo è il primo anno.
Le leggi di adeguamento alle direttive comunitarie non sono state inserite all’interno della sessione comunitaria, ma diverse leggi di adeguamento alle direttive comunitarie sono state approvate da quest’Aula in questo anno. Ci sono stati gli adeguamenti sulle Sic e Zps, sulla legge in deroga per la caccia, inoltre ci sono stati adeguamenti riguardo l’agricoltura e altre leggi come ultimamente, per esempio, la legge sugli acconciatori dove sono stati tolti i vincoli rispetto alle distanze e alla libera concorrenza.
Ora proponiamo un gruppo di lavoro tra Giunta e Consiglio per predisporre la prossima legge comunitaria, per verificare insieme quali adeguamenti saranno possibili nel prossimo anno, quindi una legge comunitaria che introduca l’adeguamento alle direttive europee che riteniamo di poter realizzare.
Tale appuntamento annuale è anche uno stimolo per questo Consiglio e questa Amministrazione affinché si possa lavorare insieme. Insieme anche con le altre Regioni perché tutte le leggi di adeguamento alle direttive comunitarie saranno all’interno della legge comunitaria nazionale. Se verificate la passata legge comunitaria nazionale oltre agli adeguamenti per le competenze statali sono citate anche tutte le leggi comunitarie regionali che hanno provveduto a realizzare adeguamenti alle direttive europee di competenza delle singole Regioni.
Con la previsione e la realizzazione, che per quest’anno è sperimentale nel senso che ancora non c’è una procedura, non sono ben previsti i percorsi perché va confrontato con la prassi, con il lavoro e con le capacità di questo Consiglio e di questa Amministrazione.
Il legislatore della Regione Marche ha in questo modo dimostrato la propria sensibilità e la propria attenzione istituzionale rispetto alle questioni connesse alla partecipazione delle Regioni italiane alla formazione prima e alla attuazione poi del diritto comunitario, ponendosi così il problema di dare piena attuazione ai principi introdotti nell’ordinamento italiano a partire dalla riforma costituzionale del 2001.
E’ da evidenziare che la sessione comunitaria del Consiglio regionale assolve alla funzione di consentire al Consiglio regionale di esercitare le proprie prerogative di indirizzo e di controllo previste dall’articolo 21 dello Statuto sull’attività dell’Esecutivo con riguardo all’attuazione delle politiche comunitarie e, più in generale, alla “dimensione comunitaria ed internazionale” della Regione.
Le prerogative di indirizzo e di controllo sono anche sulle competenze e sulle materie comunitarie, tutto quello che è la programmazione comunitaria sui fondi e anche la loro gestione una volta che il Consiglio ha approvato la programmazione, quindi la verifica che tutto il percorso, dai bandi, ecc., sia in direzione della programmazione e della partecipazione anche alla revisione della stessa programmazione qualora la Giunta ne indichi la necessità.
Lo svolgimento della prima sessione comunitaria del Consiglio regionale è condizionato dall’assenza di norme di procedura che dovrebbero essere oggetto di apposita disciplina nel nuovo regolamento interno del Consiglio ed è pertanto riconducibile ad una prima sperimentazione.
La procedura, infatti, è stata definita in sede di Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari per questa prima sessione comunitaria.
Si tratta, tuttavia, di una sperimentazione importante che consentirà di migliorare la consapevolezza della nostra Assemblea rispetto alle tematiche europee, oltre a sostenere la partecipazione, nel rispetto dei limiti assegnati alle competenze regionali, al processo normativo comunitario che interessa sempre più da vicino anche la comunità marchigiana.
Le innovazioni normative che hanno interessato l’ordinamento italiano, in particolare la legge n. 131 del 2001 (c.d. legge La Loggia) e la più recente legge n. 11 del 2005 hanno ampliato le prerogative delle Regioni in questo contesto, prerogative il cui pieno esercizio richiede ora lo sforzo di pensare a procedure decisionali nuove e di adattare il modus operandi dell’Assemblea legislativa stessa e della sue Commissioni al confronto con ulteriori responsabilità.
Conformemente a quanto previsto dall’articolo 8 della l.r. 14/2006, la Giunta regionale ha presentato un rapporto sullo stato di attuazione delle politiche comunitarie, inviato a tutti i Consiglieri regionali, il cui contenuto illustra, in particolare, lo stato di avanzamento dei programmi comunitari e l’insieme delle attività di collaborazione internazionale avviate dalla Regione.
In questo momento siamo nella fase conclusiva del periodo di programmazione dei fondi comunitari 2000-2006 e in quella di avvio del nuovo periodo di programmazione 2007-2013 dove alcuni fondi hanno visto l’approvazione di questa Assemblea del programma, ad esempio il Fers; nel caso del fondo sull’agricoltura siamo in fase di contrattazione finale con la Commissione, nelle prossime settimane avremo l’approvazione da parte del Consiglio regionale.
Come ho già detto in questa sessione non è stata presentata la proposta di legge comunitaria regionale annuale per l’anno 2007.
Può essere utile sottolineare che la legge comunitaria statale è uno strumento normativo introdotto nell’ordinamento italiano dalla legge n. 86 del 1989, conosciuta come legge La Pergola, al fine di consentire il rapido e sistematico recepimento della normativa comunitaria nell’ordinamento italiano.
Con la legge comunitaria annuale, infatti, il Governo propone al Parlamento le norme necessarie per dare completa attuazione alle disposizioni contenute, in particolare, nelle direttive comunitarie stabilendo, inoltre, i casi in cui fare ricorso allo strumento del decreto legislativo e all’attuazione in via regolamentare.
I vantaggi che derivano dall’utilizzo di un unico atto normativo sono evidenti, perché si garantisce una maggiore attenzione istituzionale nei confronti dell’obbligo giuridico di recepimento delle direttive nei termini in esse previste, obbligo che discende direttamente dalle disposizioni del Trattato Ce; prova di ciò è la sensibile riduzione delle procedure di infrazione aperte nei confronti dello Stato italiano per decorrenza dei termini di recepimento.
Per quanto riguarda le Regioni vi sono delle esperienze “pionieristiche”, come quella del Friuli Venezia Giulia e quella della Valle d’Aosta, che hanno aperto la strada all’uso delle leggi comunitarie regionali; un’altra Regione, la Calabria, ne ha previsto espressamente l’utilizzo con una legge di procedura analoga nei contenuti a quella della Regione Marche mentre in altre Regioni come il Piemonte, l’Abruzzo e il Veneto sono attualmente in discussione delle specifiche proposte di legge sull’argomento.
Come già accennato, in questo primo anno di attuazione della legge regionale n. 14/2006 non è stata presentata la proposta di legge comunitaria regionale; la Giunta regionale per l’approvazione ha però presentato al Consiglio regionale alcune proposte di legge che ne avrebbero potuto costituire l’oggetto in quanto adeguamenti a direttive europee. Si tratta, in particolare, della legge regionale 16 luglio 2007, n. 18, Disciplina delle deroghe previste dalla direttiva 79/409/Cee del 2 aprile 1979 e dall’art. 19 bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” e modifica alla legge regionale 5 gennaio 1995, n. 7, “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”, il cui articolo 1 stabilisce testualmente che la presente legge detta disposizioni per il prelievo venatorio in deroga, nel rispetto dell’articolo 9 della direttiva 79/409/Cee del 2 aprile 1979. Tale normativa è stata adottata per adeguare l’ordinamento regionale ai rilievi formulati dalla Commissione europea nell’ambito della procedura di infrazione n. 2006/2131, aperta nei confronti dello Stato italiano per il mancato recepimento da parte di regioni, tra cui le Marche, delle disposizioni riguardanti il cosiddetto prelievo in deroga delle specie non cacciabili, ai sensi della direttiva 79/409/Cee.
Sono adeguamenti alla legge comunitaria importanti perché ci fanno uscire dallo stato di infrazione che poi porta anche a tagli dei finanziamenti europei.


PRESIDENTE. Scusi, Consigliere, vorrei richiamare un po’ di attenzione da parte dei Consiglieri regionali perché credo non sia molto gratificante parlare nell’assoluta mancanza di ascolto.

Massimo BINCI. Sempre nel corso del 2007 il Consiglio regionale ha approvato la legge 12 giugno 2007, n. 6, “Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali 14 aprile 2004, n. 7, 5 agosto 1992, n. 34, 28 ottobre 1999, n. 28, 23 febbraio 2005, n. 16 e 17 maggio 1999, n. 10. Disposizioni in materia ambientale e Rete Natura 2000”, il cui Capo II contiene la disciplina di attuazione, a livello regionale, della direttiva 2001/42/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2001, in materia di Valutazione ambientale strategica (Vas).
Includere queste disposizioni in un unico testo di legge avrebbe consentito di inserire anche la normativa della Regione Marche in un complesso di norme comunitarie, nazionali e regionali riconducibili al sistema dei rapporti tra ordinamenti, secondo quanto previsto dall’articolo 117 della Costituzione e come esplicitamente auspicato dalle disposizioni che regolano il contenuto della legge comunitaria statale nella parte in cui si prevede che nella relazione al disegno di legge presentato dal Governo sia fornito l’elenco degli atti normativi con i quali nelle singole regioni e province autonomie si è provveduto a dare attuazione alla direttive nelle materie di loro competenza anche con riferimento a leggi annuali di recepimento eventualmente approvate dalle regioni e dalle province .
Dal punto di vista procedurale si rileva che le strutture del Consiglio regionale partecipano ad un gruppo di lavoro interregionale, di cui sono capofila le Regioni Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, che ha l’intento di esaminare le direttive comunitarie non ancora recepite dal Governo centrale o recepite facendo appello al potere di sostituzione delle Regioni, al fine di individuare, insieme, le materie e, di conseguenza, le direttive stesse che potrebbero costituire l’oggetto di una legge regionale di recepimento; questa esperienza può essere messa in comune con le strutture della Giunta anche al fine di definire un percorso di collaborazione per conseguire l’obiettivo della legge comunitaria annuale.
C’è quindi un percorso degli uffici del Consiglio volto a disegnare con le altre Regioni lo scenario dei possibili adeguamenti che andrebbero poi confrontati con la Giunta per definire i contenuti della legge comunitaria annuale.
Nell’ambito della propria attività istruttoria in sede referente la VI Commissione ha esaminato il rapporto prodotto dalla Giunta regionale ed ha tenuto un incontro, con i dirigenti dei Servizi della Giunta regionale responsabili dell’attuazione dei singoli programmi comunitari e delle attività di cooperazione allo sviluppo, dal quale sono emersi alcuni interessanti spunti di approfondimento.
Lasciando alle relazioni della Giunta e dell’Assessore Petrini il compito di svolgere una più attenta disamina dello stato di attuazione delle politiche comunitarie con riguardo sia alla programmazione 2000-2006 che a quella relativa al periodo 2007-2013, proprio al fine di una più attenta conoscenza degli effetti dei programmi comunitari sul tessuto economico e sociale della regione, si sottolinea l’auspicio, già anticipato nel corso dell’incontro sopra richiamato, che i risultati conseguiti siano resi disponibili e comunicati all’intera comunità marchigiana e che ci sia una valorizzazione delle esperienze più rilevanti, in modo tale che si possano configurare anche come indicazioni strategiche per la definizione delle linee guida del successivo periodo di programmazione, cosa che peraltro è avvenuta nel corso dell’individuazione dei temi prioritari della programmazione 2007-2013 in rapporto a quelli del periodo precedente.
Sull’all’andamento economico-finanziario dello stato di attuazione delle politiche comunitarie, quindi il tiraggio dei vari fondi e della predisposizione della programmazione, e dai dati che emergono dall’attuazione delle politiche finanziate dai fondi europei – per il 40% nel nuovo periodo di programmazione, in cui concorrono per il 60% anche fondi nazionali statali e regionali, per cui la Regione impegna circa 15% del totale dei fondi comunitari – sarebbe importante che la riflessione su cosa significano questi fondi comunitari fosse portata avanti dalla Giunta e non quindi solo una valutazione ex ante a fine periodo di programmazione.
All’interno della programmazione comunitaria è possibile una verifica dell’andamento e dei risultati delle risorse che i fondi comunitari determinano sul tessuto economico e sociale della nostra regione, quindi sarebbe bene che questo monitoraggio – che senz’altro la Giunta provvederà a fare – venisse conosciuto alla comunità regionale oltre che al Consiglio.
Entrando brevemente nel merito dei contenuti delle relazioni fornite dalla Giunta e lasciando, come già accennato, agli interventi degli Assessori e dei Consiglieri l’esame della situazione al momento attuale, si può sottolineare un sostanziale buon livello di attuazione finanziaria al 31 dicembre 2006 degli interventi cofinanziati dal fondo sociale europeo, dal fondo europeo di sviluppo regionale e dal Feoga.
Nell’esprimere un vivo apprezzamento per la collaborazione prestata dalle strutture della Giunta regionale affinché fosse possibile la realizzazione di questa prima sessione comunitaria del Consiglio regionale delle Marche, appare utile per il futuro adoperarsi affinché questa collaborazione sia ancora più intensa e, soprattutto, costante. Questo anche nella prospettiva di individuare insieme, facendo cioè ricorso ad una metodologia concertata, le soluzioni migliori e più efficaci per consentire alla regione tutta di essere più presente nella fase di predisposizione del diritto comunitario.
Al riguardo, è iniziata lo scorso anno la trasmissione da parte del Dipartimento politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio di una molteplicità di informazioni riguardanti l’Unione europea e tra queste delle proposte di atto normativo comunitario che potrebbero essere oggetto di osservazioni anche da parte delle Regioni, secondo quanto previsto all’articolo 5 della legge n. 11 del 2005.
Per quanto riguarda la partecipazione della Regione Marche alla fase ascendente, l’articolo 2 della legge regionale n. 14 del 2006 prevede la formazione di una intesa tra Giunta e Consiglio allo scopo di definire in maniera univoca la posizione della Regione stessa.
Affinché tali disposizioni di principio si traducano in prassi istituzionale, è necessario dare attuazione all’istituto dell’intesa e pertanto stabilire e sperimentare delle modalità operative e procedurali in raccordo tra l’Esecutivo e l’Assemblea. Quindi una intesa che venga da una sperimentazione, da una prassi che non sia vincolistica per gli uffici, ma che sia agile e soprattutto che sia a vantaggio dell’intera comunità regionale.
Venendo alla fase discendente, vale a dire al recepimento del diritto comunitario nell’ordinamento regionale, si auspica per il 2008 la presentazione della legge comunitaria regionale, per le motivazioni che sono state esposte in precedenza.
Per perseguire gli obiettivi sino a qui delineati la Commissione è dell’avviso che il nuovo regolamento interno del Consiglio debba contenere le norme di procedura necessarie per disciplinare gli adempimenti e le nuove competenze di cui si sta discutendo, dando così applicazione all’articolo 10 della legge regionale n. 14 del 2006.
Altro tema sul quale l’Assemblea regionale, in quanto organo legislativo, è chiamato a confrontarsi è quello dell’analisi di impatto della legislazione sotto il profilo della conformità con il diritto comunitario, non solo dal punto di vista dell’applicazione dell’articolo 117 della Costituzione, ma anche nell’ottica della attuazione concreta del diritto comunitario e delle sue conseguenze in termini di rischio dell’apertura di una procedura di infrazione.
In questo contesto, la valutazione di impatto con il diritto comunitario da parte del legislatore regionale si configura come strumento di verifica del rispetto del principio di legalità, inteso quale strumento per garantire il rispetto delle regole nell’ambito dello stesso processo decisionale e normativo di cui l’Assemblea è protagonista.
Da ultimo, il 2008 segnerà l’inizio dell’operatività dei nuovi programmi cofinanziati con risorse comunitarie e la presenza del Presidente e del Vicepresidente della VI Commissione tra i membri consultivi del Comitato di sorveglianza del nuovo Por del Fers, secondo quanto ha stabilito il Consiglio regionale in sede di approvazione della proposta di Por. Questo costituirà un’ulteriore occasione per conoscere ed approfondire le problematiche inerenti l’attuazione degli interventi previsti in questo nuovo programma e rappresenterà una modalità concreta di esercizio del potere di indirizzo e controllo del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Non risulta esserci relatore di minoranza, quindi do la parola all’Assessore Petrini che relazionerà sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Programma di sviluppo rurale, sul Fondo europeo della pesca e sul Fondo sociale europeo.
Rinnovo l’invito a tutti i Consiglieri a porre un po’ di attenzione agli interventi dei relatori. Se avete necessità di colloqui, per cortesia, fateli fuori dall’Aula.

Paolo PETRINI. Come il Consiglio regionale sa molto bene, la Giunta ha trasmesso allo stesso Consiglio il 1° agosto un rapporto sull’attività svolta in relazione a tutti i fondi strutturali e non dell’Unione europea.
In questa relazione che mi accingo a fare non riproporrò il contenuto di quel rapporto, ma cercherò di aggiornarlo e di attualizzarlo in relazione alle novità emerse e anche alle valutazioni che sono state fatte in maniera più matura.
Vi ricordo tra l’altro che siamo nel pieno del periodo di comunicazione alla comunità marchigiana e a tutti gli interlocutori di quelli che sono stati i risultati ottenuti dal Fers nel periodo di programmazione 2000-2006. Infatti con i fondi relativi all’assistenza tecnica sempre presenti nei fondi di cui parliamo possiamo svolgere al meglio, spendendo bene queste risorse, questa attività assolutamente ineludibile che la Comunità europea ci chiede con sempre maggior forza per far sì che ci sia una coscienza e una consapevolezza sempre più matura, non solo nelle istituzioni ma anche nella comunità, della bontà nell’utilizzo di questi fondi.
Partiamo proprio dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale che come sapete nello scorso periodo di programmazione, al contrario di quello che avverrà nel prossimo 2007-2013, non ha riguardato tutto il territorio regionale, ma solo 146 Comuni, cioè il 65,73%, circa i due terzi dell’intero territorio regionale e una quota della popolazione residente pari ad appena il 23,86% di tutta la popolazione marchigiana. Ricorderete tutti che questo fatto è dato dal principio molto forte della programmazione 2000-2006 secondo il quale questi fondi dovevano essere spesi nelle zone statisticamente vocate, cioè in quelle con i più accentuati squilibri di sviluppo territoriale.
Nel prossimo periodo di programmazione potremo, invece, spendere queste risorse su tutto il territorio regionale pur mantenendo nei nostri orientamenti una priorità per le zone più svantaggiate.
I risultati, che cercherò di aggiornare alla data di oggi rispetto a quelli che sono presenti nel rapporto che ho prima citato, sono sulla base di ciò che è stato monitorato al 31 ottobre 2007.
Il Docup, cioè il documento di attuazione del fondo, ha pienamente conseguito gli obiettivi programmati per il 2006 con una spesa effettivamente sostenuta e certificata alla Commissione e allo Stato di oltre 235,9 milioni di euro, che corrisponde al 105,2% delle risorse programmate nel periodo 2001-2004 – questo è infatti il periodo che bisogna rendicontare per la famosa regola dell’N+2 –.
I dati aggiornati al 31 ottobre 2007 mostrano come siano stati effettivamente spesi 263,3 milioni di euro, pari al 675,87% del totale dei 347 milioni di euro che complessivamente sono stati programmati per il periodo di programmazione.
L’analisi dell’avanzamento finanziario degli Assi prioritari del Docup rileva che:
– nell’Asse 1 (Sviluppo e rafforzamento del sistema produttivo) pur evidenziando una discreta capacità di recupero del ritardo che lo ha caratterizzato negli anni precedenti, come detto più volte per le difficoltà che ci sono state di ordine congiunturale – ricordiamo tutti la crisi economico-competitivo che ha riguardato molte aziende marchigiane oltre che la crisi del quadro finanziario dei singoli comuni – hanno influito sulla dinamica di questi investimenti con una conseguente alta percentuale di revoche. Cioè una volta che molti di questi soggetti pubblici e privati sono stati indicati quali percettori di finanziamento poi nel tempo sono venute a mancare le condizioni di base per poter effettuare l’investimento, che per gran parte comunque rimane, per quello che riguarda i privati a carico degli stessi, ma anche a carico degli enti territoriali in percentuali a volte non modeste.
Nel primo Asse abbiamo potuto rendicontare una spesa di 91,6 milioni di euro che corrisponde al 70,2% del costo totale da rendicontare.
- nell’Asse 2 (Rete ecologica e riqualificazione territoriale) abbiamo rendicontato una spesa sostenuta di circa 88,1 milioni di euro che corrisponde all’82,6% del costo totale da rendicontare, superando ampiamente la media del Docup facendo registrare un miglioramento significativo.
- nell’Asse 3 (Diversificazione economica e valorizzazione delle potenzialità locali) con 78,8 milioni di euro di pagamenti effettivamente sostenuti abbiamo raggiunto il 77,6% del totale delle risorse programmate per l’intero periodo 2000-2006.
Avanzamento fisico. Il Docup rileva un aumento del numero dei progetti conclusi che consente di poter apprezzare i primi importanti risultati conseguiti dagli interventi del programma, anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale.
Voglio citare dei dati statistici per rappresentare le realizzazioni e i risultati fisici conseguiti al 31 dicembre 2006, la stessa rappresentazione che cerchiamo di dare attraverso la comunicazione con i fondi dell’assistenza tecnica.
Aiuti alle imprese.
Abbiamo aiutato 282 imprese industriali e 389 imprese artigiane, contribuito a far nascere – quindi lo start up – 77 nuove imprese artigiane, di cui 14 gestite direttamente da donne.
Abbiamo sostenuto la riconversione ecologica di 227 imprese, di cui 15 gestite da donne.
Abbiamo contribuito a prestare garanzie e abbattimento di costi, operazioni di finanziamento per le piccole e medie imprese a 98 imprese.
Abbiamo dato finanziamenti per produrre servizi di qualità e di innovazione tecnologica a 398 imprese, di cui 14 gestite da donne.
Sono 171 le imprese beneficiarie per lo sviluppo di servizi di commercializzazione e internazionalizzazione, 274 le imprese che hanno avuto finanziamenti per l’utilizzo di tecnologie innovative, 233 le imprese che hanno ottenuto la certificazione attraverso il contributo di questi fondi, di cui 197 per la qualità aziendale, 29 per i sistemi di gestione ambientale, 7 per sistemi integrati, 51 nuove imprese sono diventate esportatrici in relazione a quelli che sono stati i contributi del Docup, 154 imprese hanno comunque aperto contatti con nuovi mercati, 98 imprese sono state beneficiarie di nuove prestazioni di garanzia.
Abbiamo riqualificato completamente due aree produttive, 750 imprese sono all’interno delle aree produttive riqualificate, la superficie attrezzata corrisponde a circa 45 ettari, 26 nuove imprese localizzate con i contributi.
Per quel che riguarda il secondo Asse, ciclo idrico integrato, ci sono stati 26 progetti di potenziamento depuratori, 53 di realizzazione e adeguamento di condotte fognarie, 254 di reti acquedottistiche e realizzazioni nuove o di riqualificazione delle stesse reti, 39.995 sono stati gli abitanti equivalenti trattati, 164 le imprese potenziali utilizzatrici.
Per quel che riguarda le aree protette abbiamo realizzato 5 piani di gestione, 76 chilometri di percorsi, 36 aree attrezzate, incrementato del 15% i visitatori delle aree protette, il 30% del potenziale dell’utenza servita dai centri ecologici ambientali.
Per quel che riguarda i rifiuti sono state realizzate con questi fondi 138 iniziative, coinvolti 124 enti, realizzati 11 impianti. Sono stati finanziati 36 impianti per la messa in efficienza energetica.
Per quel che riguarda i trasporti questi fondi hanno interessato la riqualificazione di 4 porti, sono state realizzate o ristrutturate 5 banchine di ormeggi – la lunghezza di queste banchine è di oltre 2 chilometri –, sono stati riqualificati gli interporti, in particolare quello di Jesi. Sono stati ridotti i tempi di movimentazione delle merci del 5%, il tempo di attesa per l’attracco del 5%, 69 autobus e scuolabus riconvertiti, realizzate 39 aree attrezzate di trasporto, 51 Comuni interessati al servizio a chiamata, 26 sistemi a chiamata realizzati.
Per quel che riguarda l’ultimo Asse sono stati realizzati 11 infrastrutture telematiche, 254 azioni promozionali, creati 1193 nuovi posti letto, recuperati 25 beni culturali storici o naturalistici, 20 campagne di promozione.
Salto molti dati che poi potrete trovare nella documentazione, comunque anche per quel che riguarda le attività commerciali all’interno dei centri storici – perché questi fondi non si occupano solo di attività industriali – sono state beneficiate circa 251 imprese di cui 100 gestite da donne e 54 di queste del tutto nuove.
Per quanto riguarda l’ambiente, l’analisi basata sull’individuazione da parte dell’Autorità ambientale regionale di criteri specifici per la verifica della coerenza degli interventi con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, rileva che alla fine del 2006 il 31% dei progetti ammessi a finanziamento dagli assi prioritari del Docup, corrispondenti ad una spesa ammissibile pari al 33% del costo totale del programma, hanno una finalità ambientale. Un dato che testimonia una elevata capacità di integrazione della priorità ambientale nel Docup.

PRESIDENTE. Scusate, non voglio continuare ad essere pedante, però non credo che stiamo in una scuola materna, quindi è veramente serio se un Consigliere è costretto a chiedere silenzio perché non si sente quello che dice l’Assessore. Pertanto, per cortesia, vi chiedo un po’ di rispetto per chi parla.

Paolo PETRINI. Concludo velocemente sul Fers aggiornando anche le informazioni a disposizione attraverso il rapporto già in possesso del Consiglio regionale, dicendo che l’attività del Servizio politiche comunitarie e dell’Assessorato in relazione a questo strumento va anche oltre, riguarda ad esempio il regolamento sull’87 (3) (c) cioè sugli aiuti di Stato aggiuntivi. Il Consiglio conosce molto bene questa tematica che era stata portata avanti con una specifica proposta anche dalla Giunta. Proposta che è arrivata all’attuazione con la conclusione del negoziato nei giorni scorsi dove anche questa tematica è stata portata a conclusione con pieno successo. Malgrado le Marche fossero fuori dalla zonizzazione per l’87 (3) (c) abbiamo avuto circa 24 mila abitanti equivalenti che ci hanno permesso di costruire un corridoio che tra l’altro contiene al suo interno diverse zone industriali, dalla zona ascolana della Sgl Carbon alla zona fermana della Sadam, crisi industriali che conoscete molto bene e sulla base delle quali abbiamo potuto dimostrare la necessità dell’utilizzo di questo strumento.
Riguardo all’Fse rispetto a quanto scritto nel rapporto, l’informazione riguarda proprio l’avanzamento dei dati in relazione agli impegni e soprattutto ai pagamenti effettuati da parte dei soggetti attuatori. I dati aggiornati ci mostrano che rispetto ad un programma totale di spesa di euro 291.951.816 abbiamo impegnato 268.720.722 euro e sono stati portati a pagamento 230.047.278 euro. Questo è il dato più importante perché va confrontato con la soglia di disimpegno che al 31 dicembre 2007 è di 229.028.229,11 euro, cioè di oltre un milione inferiore al dato già liquidato attraverso i pagamenti effettuati.
Per quel che riguarda l’Fse, al di là della programmazione che questo Consiglio regionale ha varato e che conosce molto bene, c’è tutta una attività che è andata avanti, anche dopo l’approvazione da parte della Commissione europea di questo strumento, che come sapete è venuta con decisione dell’11 luglio 2007 e la comunicazione è pervenuta il 23 novembre scorso.
Il Programma operativo, come approvato dalla Commissione europea, sarà sottoposto alla definitiva approvazione del Consiglio regionale, ai sensi del comma 4 dell’articolo 6 della l.r. 14 del 2006, cosa che è già avvenuta la scorsa settimana per quel che riguarda il Fers.
L’articolo 56 del Reg. (Ce) n. 1083/2006 prevede che una spesa è ammissibile alla partecipazione dei fondi soltanto quando sia stata sostenuta per operazioni decise dall’Autorità di gestione del Programma operativo in questione o sotto la sua responsabilità, conformemente ai criteri fissati dal Comitato di sorveglianza.
A sua volta l’articolo 65 del regolamento predetta prevede che il Comitato di sorveglianza esamini ed approvi entro sei mesi dall’approvazione del programma operativo i criteri di selezione delle operazioni finanziate.
Alla luce della normativa predetta, al fine di poter avviare il prima possibile le azioni da porre a carico del Programma, il Comitato di sorveglianza del Por Fse 2000-2006, già nelle more della approvazione del Programma della Commissione europea ed in accordo con la DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità, ha approvato, in via provvisoria, i criteri di selezione operazioni. Tali criteri saranno definitivamente approvati dal Comitato di Sorveglianza del nuovo Programma operativo, Comitato che si riunirà giorni 28 e 29 gennaio 2008. Vi ricordo invece che per quel che riguarda il comitato di gestione del Fers avremo una prima riunione la prossima settimana, il 10 e 11 dicembre.
Nel frattempo l’Autorità di gestione (Servizio istruzione, formazione e lavoro) a seguito di consultazione delle Province (nella loro qualità di organismi intermedi) e delle parti sociali, ha predisposto la proposta di deliberazione con la quale approvare il documento attuativo del Programma: Tale documento contiene, fra l’altro, la individuazione degli indicatori di dettaglio riferiti ai criteri approvati dal Comitato di sorveglianza.
Inoltre, con deliberazione n. 1041 del 1° ottobre 2007, è stata adottata la prima linea guida per l’attuazione del Programma riferita alle borse di studio per la realizzazione di progetti di ricerca e di esperienze lavorative, con risorse a carico dell’Asse “Adattabilità” del programma medesimo.
Riguardo al Programma di sviluppo rurale credo, Consigliere Binci, proprio in relazione alle ultime raccomandazioni che faceva nel suo intervento iniziale e anche di passaggi informali come quelli relativi al Comitato di sorveglianza dove si assumono determinazioni anche in relazione ai risultati conseguiti, che nel rapporto si può leggere quello che il Comitato di sorveglianza ha determinato anche per il Piano di sviluppo rurale.
Un primo elemento emerso è che nel complesso gli effetti che il Psr ha maturato sinora sembrano avere elevate probabilità di sostenibilità nel tempo.
Tale giudizio si basa sulla considerazione che il sistema di selezione dei beneficiari adottato dal Piano è stato in grado di selezionare le imprese più dinamiche, cioè maggiormente capaci di interagire positivamente con il mercato e quindi in grado di assicurare buone possibilità di sviluppo future.
Mettendo a confronto le caratteristiche strutturali e imprenditoriali delle imprese beneficiarie del Psr 2000-2006 con quelle medie evidenziate dal contesto marchigiano, si nota come le prime risultano di dimensioni maggiori sia in termini di superficie che di addetti, risultano impenditorialmente più dotate in quanto condotte da imprenditori più giovani e con un titolo di studio più elevato.
Il Psr, inoltre, dal punto di vista di impatto occupazionale, è intervenuto in modo anticongiunturale rispetto al trend evidenziato dal comparto agricolo. Le imprese beneficiarie del Psr hanno infatti registrato una dinamica occupazionale opposta a quella rilevata per le imprese non beneficiarie.
Abbiamo un aggiornamento per quel che riguarda sia il numero delle imprese beneficiarie che il totale:
Misura A “Investimenti nelle aziende”, sono stati presentati 5297 progetti, di questi ne sono stati approvati 2894, di questi ne sono stati avviati 2336 e conclusi 1813. Ne risultavano a fine periodo 2006 da trascinare a nuovo periodo di programmazione – per quel che riguarda gli investimenti – 523;
Misura B “Insediamento di giovani agricoltori” presentate 1508 domande, approvate 659, avviate 508, concluse 458, trascinate 50;
Misura C “Formazione professionale”, 230 domande presentate, 153 approvate, 49 avviate, 49 concluse, zero da trascinare;
Misura D “Pre-pensionamento, 145 domande presentate, 31 approvate, 17 avviate, 11 concluse, 6 da trascinare;
Ex Misura G “Miglioramento delle condizioni di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti agricoli, sono stati presentati 330 progetti, 213 approvati, 187 avviati, 122 conclusi, 66 da trascinare;
Misura M “Commercializzazione prodotti agricoli di qualità” 188 progetti presentati, 125 approvati, 80 avviati, 60 conclusi, 20 da trascinare;
Misura V “Ingegneria finanziaria”, 7 presentati, 7 portati a termine;
Misura E “zone svantaggiate e zone soggette a vincoli ambientali”, approvate 6499 domande:
Misura F “Misure agro-ambientali”, approvate 3764 domande;
Misura K “Imboschimento delle superfici agricole”, approvate 828 domande;
Misura I “Altre misure forestali”, approvate 151 domande.
Concludo con i dati più importanti. Diversificazione del settore agricolo, 809 domande presentate, 494 approvate, 383 avviate, 218 concluse, 165 da trascinare.
Abbiamo avuto, quindi, un totale di 9.820 domande presentate, una mole immensa di lavoro anche istruttorio, quindi burocratico e amministrativo, e alla fine abbiamo avuto 1137 soggetti da trascinare a nuovo periodo di programmazione.
In relazione a questo abbiamo un aggiornamento che riguarda proprio il totale finanziario di questi trascinamenti, cioè tutto ciò che è stato liquidato ad Agea dal 16 ottobre 2006, quindi all’indomani dell’ultimo pagamento effettuato a valere sul periodo di programmazione 2000-2006 fino ad oggi, perché l’ultimo pagamento Agea c’è stato il 26 novembre scorso.
Attraverso questo anno dove sono stati liquidate risorse per un totale complessivo che ammonta a 61.570.159 euro, di cui quei 125 che avevamo portato a trascinamento, abbiamo liquidato 470 mila euro per l’insediamento di giovani agricoltori, 146 mila euro per il pre-pensionamento, 19 milioni 470 mila euro per gli investimenti nelle aziende agricole, 887 mila euro per misure forestali, 6 milioni 243 mila euro per il miglioramento delle condizioni di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti agricoli, per un totale di 27 milioni e 795 mila euro che riguarda l’Asse 1.
Per quel che riguarda l’Asse 2 abbiamo un totale di 28 milioni 981 mila euro di cui principalmente l’indennità per svantaggi naturali a favore di agricoltori delle zone montane è di 5 milioni 104 mila euro, le misure agro-ambientali è per 16 milioni 960 mila euro, l’imboschimento delle superfici agricole per 2 milioni e 831 mila euro e gli interventi di imboschimento a seguito di disastri naturali e incendi e misure di prevenzione 3 milioni e 069 mila euro. Per quel che riguarda l’attività di diversificazione in attività non agricole, principalmente gli agriturismi, 4 milioni 672 mila euro.
Quindi nel corso dell’anno 2007 l’attività è andata avanti in maniera più sostenuta rispetto agli anni precedenti portando a un valore assoluto che è davvero alto.
Per il Programma di sviluppo rurale, come il Consiglio sa, in quanto la struttura ha incontrato le Commissioni e il sottoscritto i Presidenti delle Commissioni, siamo nel periodo di negoziazione. Su questo esprimo la più alta insoddisfazione perché la Commissione europea non si è organizzata in maniera adeguata per affrontare questo passaggio soprattutto con l’Italia.
Sapete che a differenza di tutte le altre Nazioni europee, ad eccezione della Germania dove però ci sono pochi lander e non ci sono 21 Regioni come in Italia, gli altri Stati presentano un unico Programma di sviluppo rurale che vale per l’intera Nazione, noi ne presentiamo 21. A fronte di questa “libertà” che la Comunità europea ci ha concesso per fare politiche differenziate, che mettano in evidenza le diversità territorialità delle singole regioni italiane, non c’è stata una coerente organizzazione in termini di funzionari e di strutture dedicate.
Quindi la fase di negoziazione non è stata tale perché non c’è stato alcun negoziato. Abbiamo subìto come Regione Marche, ma anche le altre Regioni al nostro pari – anzi alcune Regioni in maniera più pesante perché hanno visto rivoluzionato, al contrario di noi, pure il piano finanziario –, semplicemente delle imposizioni che avevano come comune denominatore la volontà di omogeneizzare i Piani di sviluppo rurale presentati dalle Regioni italiane.
A fronte di proteste sempre più pressanti, fatte anche la scorsa settimana a Brescia dall’insieme delle Regioni alla presenza della Commissaria Fischer Boel, di fatto l’orientamento che comunemente è stato preso è quello di concludere velocemente l’attuale fase negoziale perché finché rimane anche una sola Regione non si può aprire il successivo negoziato, quello che riguarda l’eventuale revisione di ciò che si approva in questo periodo di negoziazione, compreso il recupero di alcune misure che andranno necessariamente stralciate – qualcuna di queste riguarderà anche il nostro Psr –, ma soprattutto la negoziazione di regole diverse a seconda di esigenze che possono con più tempo rappresentarsi oggettivamente diverse e non eguali per tutte le Regioni italiane e a volte, nella visione della Commissione europea, addirittura uguali tra i diversi Stati europei.
Lo Sfop nel 2000-2006 ha avuto nelle Marche un notevole successo sia presso i soggetti pubblici che privati, confermato dal fatto che sono stati da tempo già utilizzati tutti i fondi pubblici disponibili, cioè 16,358 milioni di euro i quali si sono rivelati insufficienti per coprire ulteriori richieste provenienti dal territorio.
Sono stati finanziati 230 progetti di cui 220 già conclusi e liquidati. Di questi, 102 liquidati appartengono all’Asse 3 suddivisi tra barriere marine 2, acquacoltura 20, porti 32, imprese di trasformazione 74.
L’elevata performance dell’Asse 3, che è quello relativo alle strutture, è ancor più evidente se la si osserva dal punto di vista finanziario in quanto ha assorbito risorse che superano l’80% del totale disponibile, contrariamente alle misure dell’Asse 4 le quali hanno fatto registrare un minore interesse, tanto che nel corso del settennio è stato necessario provvedere a una revisione delle tabelle finanziarie, comportando un consistente spostamento di fondi a favore delle citate misure infrastrutturali.
Tra i problemi riscontrati c’è da segnalare una certa rigidità del Docup determinante non poche difficoltà in sede di rimodulazione finanziaria per Asse/Anno e per Regione – anche perché sapete che lo Sfop al contrario del Psr è nazionale –, una lentezza nell’erogazione dei fondi da parte dell’Amministrazione centrale, uno scarso coordinamento da parte del Ministero che svolge anche il compito di autorità di gestione, di fatto siamo noi gli organismi intermedi, così come avviene per quel che riguarda il Fse all’interno delle Regioni con le Province, inoltre, difficoltà a rientrare nei tempi previsti dall’N+2 in caso di realizzazione di opere pubbliche in ambito portuale per le note difficoltà legate al rispetto di procedure di evidenza pubblica.
Altre difficoltà derivano dal far recepire la nuova mentalità imposta dallo Sfop ai beneficiari, i quali spesso non sono stati attenti agli obblighi derivanti dall’utilizzo dei fondi comunitari, come l’invio cronogrammi, il rispetto dei tempi e delle procedure, la completezza della rendicontazione, la necessità di anticipo delle spese. Questa è stata una costante in tutti i programmi gestiti.
Per tale motivo pensiamo di realizzare per la prossima programmazione del Fep un mini corso di formazione per i funzionari pubblici – cosa che pensiamo di fare anche per gli altri strumenti –, responsabili dei progetti in modo da prevenire i fenomeni predetti.
In merito all’Asse 4, Misura 4.3, si è constatato che i numerosi vincoli comunitari atti giustamente a scongiurare pubblicità lesive della concorrenza e l’esigenza di ritorni immediati, hanno probabilmente scoraggiato progetti di largo respiro, atti a promuovere efficacemente nel medio periodo il consumo e la riscoperta di prodotti ittici. Probabilmente sono necessari obiettivi maggiormente mirati e univoci in sede nazionale e regionale premianti la continuità dei soggetti promotori.
L’Asse 5 è stato utilizzato appieno apportando grandi vantaggi in termini di accelerazione della capacità di utilizzo dei fondi e di accresciute competenze tecnico-scientifiche.
La preziosa esperienza dello Sfop risulterà certamente determinante per l’utilizzo dei fondi del Fep, ma per questo va ricordata una difficoltà molto forte che abbiamo. Nella pesca, al contrario di quanto avviene nell’agricoltura, non vi è stato un decentramento delle funzioni alle Regioni, il Titolo V è stato del tutto disatteso e i decreti n. 153 e n. 154 stanno lì a testimoniarlo. Vi è stata l’approvazione del programma operativo del Fep delle Regioni dopo un lunghissimo contenzioso a condizione che il Governo apra, come ha iniziato a fare, un immediato confronto con le Regioni per ripartire le funzioni tra questi soggetti in relazione a quello che è il dettato costituzionale.
Ad oggi il Fep – che è strumento nazionale – inviato a Bruxelles è stato osservato dalla Comunità soprattutto in relazione all’esiguità dei fondi stanziati per le demolizioni definitive delle imbarcazioni e attende l’adeguamento alle indicazioni della stessa Comunità europea.
Termino con una relazione che riguarda la cooperazione internazionale.
La Regione Marche ha realizzato in data 25 maggio 2006 la “Prima Conferenza regionale sulla cooperazione internazionale” con lo scopo sia di far conoscere le attività sviluppate nel periodo 2002/2005, sia di verificare il modello di cooperazione utilizzato in questi anni per migliorarlo e condividerlo con gli enti locali, le Ong, le Associazioni di volontariato, le Organizzazioni di categoria, le Università marchigiane e tutti i soggetti pubblici e privati che con il loro patrimonio di esperienze hanno fornito un forte supporto all’azione di sistema regionale.
Inoltre, nel corso della Conferenza è stata presentata la ricerca “Partenariato territoriale e cosviluppo come orizzonte strategico: le attività della Regione Marche negli anni 2002-2005”.
Il dibattito sviluppato nel corso della Conferenza ha dimostrato che l’impegno della Regione Marche nelle attività di solidarietà e cooperazione internazionale registra la progressiva definizione di una propria identità che, caratterizzata principalmente da una “logica di sistema”, è guidata da un approccio territoriale volto alla messa in rete di attori, competenze e best pratices.
Nel percorso che tale cooperazione ha seguito è possibile cogliere tendenze che riguardano campi e aspetti specifici:
- Ampliamento progressivo delle priorità geografiche. Da una concentrazione dei suoi interventi nei Balcani, la Regione nel corso degli anni estende la propria azione ad altre aree: America Latina, Africa, Mediterraneo e Medio Oriente;
- Capacità crescente di diversificare interlocutori, stabilire collaborazioni pluriattoriali, attivare risorse finanziarie nazionali, comunitarie e internazionali;
- Impegno prevalente nei settori dello sviluppo locale, dell’ambiente, della sanità, del sociale e in quello della formazione come azione trasversale;
- Collegamento costante tra emergenza, riabilitazione e sviluppo, per dare sostenibilità ai processi avviati;
- Inserimento crescente nel quadro della cooperazione dell’Unione europea e delle
Nazioni Unite, manifestata tra l’altro dall’impegno nei programmi comunitari Interreg III trasnazionale e transfrontaliero, Life Paesi Terzi, nonché dalla partecipazione ai programmi dell’Unops, della Fao, dell’Undp e di World Bank.
II principale elemento distintivo dell’identità marchigiana nel settore della cooperazione è la capacità di coinvolgimento e di valorizzazione di attori pubblici e privati, di sollecitazione di azioni di rete, nonché la capacità di sperimentazione e innovazione.
Piano delle attività di solidarietà e cooperazione internazionale 2007-2009.
Sulla base dei documenti conclusivi della predetta Conferenza è stato predisposto il “Piano regionale per un sistema di interventi di cooperazione e di solidarietà internazionale - 2007/2009” che, in conformità con quanto stabilito dall’articolo 9, commi 1 e 3, della l.r. n. 9/02 e successive modificazioni, è stato approvato dal Consiglio regionale con deliberazione amministrativa n. 59 del 26.06.07.
In sintesi, il nuovo Piano triennale fornisce un corretto inquadramento delle prospettive con cui la Regione Marche intende promuovere le attività di solidarietà e cooperazione internazionale.
Nel suddetto atto sono pertanto stabiliti:
1. promozione nel corso del triennio 2007-2009 della piena valorizzazione delle competenze ed esperienze maturate dai soggetti del territorio in direzione del consolidamento di un Sistema regionale della cooperazione decentrata nel quale le eccellenze del territorio regionale trovino compiuta espressione grazie ad un migliorato ruolo di coordinamento della Regione. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, propri del modello marchigiano, opportunamente declinati nei contesti nei quali si realizzano le iniziative di cooperazione, rappresentano il contributo più importante che la Regione può offrire ai propri partner nei Pvs, in un’ottica di scambio e di reciprocità;
2. diffusione e consolidamento delle “buone pratiche” maturate nella Regione Marche riguardo al funzionamento di un sistema di governante del territorio policentrico e multilivello. Saranno incoraggiate le iniziative che prevedono attività di trasferimento di un modello di relazioni in grado di promuovere l’autonomia e le competenze dei soggetti istituzionali ed economici. Sarà pertanto decisiva la capacità del Sistema regionale di coinvolgere i soggetti del territorio portatori di un ricco patrimonio di esperienze di governo dal basso, di partecipazione democratica e di sostegno allo sviluppo della società civile. In questo quadro pertanto rivestiranno carattere prioritario le iniziative che diano concreta e visibile attuazione ai principi del partenariato territoriale allargato e della sussidiarietà riconosciuti quali cardini della cooperazione decentrata da parte della Regione Marche;
3. costruzione di un sistema di monitoraggio e valutazione affidabile che sia capace di fornire informazioni complete circa le attività in corso, i risultati ottenuti e gli impatti generati attraverso le attività realizzate, nonché di garantire la necessaria trasparenza dell’azione amministrativa. Una particolare importanza verrà attribuita alla diffusione dei risultati emersi nelle valutazioni e delle best practices del sistema di cooperazione. Un fondamentale contributo dato dalla valutazione in itinere ed ex post consiste nella possibilità di definire alcuni parametri quantitativi e qualitativi di performance sulle metodologie e modalità progettuali, nonché sull’implementazione/gestione puntuale degli interventi. Ciò al fine di individuare best practices intese come progetti che presentano elevati standard qualitativi e positive performance in termini di gestione progettuale e di contributo allo sviluppo;
4. raccordo con altre Regioni italiane e straniere da perseguire e rafforzare, nel triennio 2007/2009, al fine di incentivare l’elaborazione di progettazioni congiunte secondo metodologie di lavoro comuni e condivise.
Strumenti di intervento.
Con il piano triennale la Regione Marche ha stabilito di sviluppare la propria attività di cooperazione decentrata attraverso nuove modalità:
- programmi di iniziativa regionale (PIR) da elaborare, sviluppare e implementare anche in collaborazione con soggetti internazionali, nazionali e regionali. In generale si tratta delle iniziative promosse per la concessione di contributi su linee finanziarie internazionali, comunitarie e nazionali;
- progetti ad iniziativa territoriale (PIT) elaborati dai soggetti di cui all’articolo 11 della legge regionale n. 9/02, con esclusivo riferimento alle priorità geografiche e tematiche stabilite dal piano triennale e individuate di volta in volta con il piano annuale;
- micro progetti (MP) promossi dai soggetti di cui all’articolo 11 della legge regionale n. 9/02 con riferimento alle aree geografiche nelle quali, sulla base di un costante monitoraggio da parte della PF Relazioni internazionali e comunitarie, cooperazione territoriale e delegazione di Bruxelles, gli stessi sono maggiormente attivi e comunque sulla base delle priorità geografiche stabilite di volta in volta con il piano annuale. Per i progetti ad iniziativa territoriale annualmente viene lanciato un bando per la presentazione di progetti, mentre per i microprogetti il bando è biennale.
Iniziative di promozione della cultura della pace e dei diritti umani.
Con il piano triennale 2007/2009 la Regione Marche ha stabilito di favorire le connessioni tra i progetti di cooperazione decentrata e i progetti di promozione della pace e dei diritti umani al fine di interpretare la cooperazione come strumento di pace.
Fondamentale risulta in questo senso il ruolo del Coordinamento regionale della pace, istituito in data 2 febbraio 2006 per iniziativa dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, che svolge un’azione di coordinamento delle attività di informazione e sensibilizzazione realizzate sul territorio regionale.
Pertanto, nel quadro del proficuo rapporto stabilito con il Consiglio regionale nel settore della cooperazione internazionale, si ritiene opportuno il Coordinamento regionale della pace ha recentemente elaborato un programma sulle tematiche in questione, risultato della concertazione a livello territoriale, che favorisce il coinvolgimento e la partecipazione di enti locali, associazioni, Ong, Scuole di pace, altri soggetti non profit utili, campagne informative ecc. L’inserimento dei dati avverrà attraverso un sistema di accreditamento degli utenti.
Politiche e strumenti di cooperazione nazionali e comunitari.
In termini di orientamenti strategici la cooperazione italiana si è allineata al quadro internazionale confermando il proprio impegno al graduale raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
La crescita delle iniziative di cooperazione decentrata realizzate dalle Regioni rappresenta una grande opportunità e sta diventando una componente sempre più innovativa e vitale del sistema della cooperazione italiana soprattutto dopo la riforma del Titolo V della Costituzione che riconosce alle Regioni la potestà, nell’ambito delle proprie competenze, di stipulare, oltre ad intese con enti omologhi di altri Stati, veri e propri accordi con altri Stati.
Concludo – senza farla troppo lunga anche perché in sede di dibattito e soprattutto di replica potranno essere date ulteriori precisazioni – sulla delegazione della Regione Marche a Bruxelles e la presenza della nostra Regione nei rapporti con il sistema delle Nazioni Unite, che mi sembrano le questioni più importanti da segnalare in questa fase di dibattito.
Delegazione della Regione Marche a Bruxelles.
In questo quadro, la Regione Marche intende svolgere una funzione di monitoraggio e diffusione delle informazioni relative alle opportunità di cooperazione offerte da programmi nazionali, comunitari e internazionali, nonché elaborare e realizzare progetti in collaborazione con soggetti pubblici e privati del territorio marchigiano, con altre Regioni italiane, con Stati ed enti territoriali stranieri. E’ importante evidenziare, a tal proposito, che con d.g.r. 1251 del 12.11.2007 si è provveduto a riformulare radicalmente le modalità di assistenza tecnica e di supporto operativo nella gestione della sede e dei servizi dell’ufficio di Bruxelles, funzioni precedentemente svolte dalla Società Recis.
Le modifiche intervenute nel quadro normativo comunitario e nazionale in materia di tutela della concorrenza hanno infatti reso necessaria la liquidazione della società di diritto belga, nata come espressione operativa dell’Accordo siglato ad Orvieto dalle Regioni del centro Italia per l’istituzione di una sede comune di collegamento con le Istituzioni comunitarie a Bruxelles.
Pur mantenendo nella sostanza l’assetto collaborativo con le altre Regioni italiane, la Regione Marche ha inteso dotarsi di strumenti propri per sostenere e potenziare la capacità di relazione e di collegamento con le Istituzioni comunitarie affidando il servizio alla Svim Sviluppo Marche secondo un nuovo Piano di azione.
Il Piano di azione si articola in due sezioni, la prima delle quali comprende le attività di gestione della sede e di informazione e comunicazione precedentemente svolte dalla Recis. Tuttavia, al fine di rafforzare la rete di relazioni presso le diverse Istituzioni europee e gli altri organismi presenti a Bruxelles nonché di contribuire allo sviluppo di azioni individuate come strategiche a livello regionale nella programmazione dello sviluppo territoriale, il Piano di azione prevede una seconda sezione di attività di networking e di implementazione della partecipazione della Regione Marche alle reti tematiche europee, nell’intento di rendere più efficace e di moltiplicare gli effetti della rappresentanza ufficiale della Regione Marche a Bruxelles.
Per quel che riguarda la presenza delle Marche in Italia, in Europa e i rapporti con il sistema delle Nazioni Unite, abbiamo elaborato una strategia di proiezione all’estero che è volta a coniugare la presenza sulla scena nazionale con quella sugli scenari comunitario e internazionale per dimostrare quanto essa possa essere capace di cogliere ed intercettare le grandi tendenze degli anni 2000 in cui locale, nazionale e globale si presentano strettamente intrecciati e di fare della cooperazione allo sviluppo un volano importante per la costruzione di quella presenza internazionale sempre più decisiva per le sue politiche di sviluppo.
In sede di replica credo che su questi temi assolutamente strategici la presenza del Presidente potrà aiutarci.
Per quel che riguarda, invece, tutti gli altri fondi il sottoscritto in sede di replica sarà pronto a dare qualsiasi risposta riteniate di dover pretendere in relazione ai quesiti che verranno posti.
Inoltre, per quel che riguarda l’evoluzione anche della costruzione di un percorso condiviso in tutti gli atti comunitari, come diceva il relatore Binci all’inizio di questa sessione, siamo in una fase definibile sperimentale. Nel 2008 sicuramente riusciremo a varare una legge comunitaria, certamente sarà impegno comune che abbia una sufficiente qualità e anche una sufficiente dignità.
Non è un lavoro semplice perché nella fase ascendente tener d’occhio – voglio usare questo termine – tutti gli atti che l’Unione europea si appresta a varare, che in un anno sono oltre 23 mila, è un fatto abbastanza impegnativo. Certo potremo farlo attraverso il filtro della Conferenza delle Regioni e attraverso l’evidenziazione delle tematiche che in quella sede filtrata potranno meglio rappresentare le nostre esigenze, così come a volte potremmo farlo in relazione alle specificità più emergenti che dal territorio possono venir fuori.
Domani stesso a Bruxelles dovrò essere presente per quel che riguarda le direttive che la Comunità europea si appresta ad emanare in relazione agli organismi geneticamente modificati. Comunque non è sempre agevole costruire una modalità e un indirizzo che poi rimangano fissi nel tempo. Questa si confronta con una dinamica che è un confronto multi livello, con una pluralità di soggetti che è davvero forte. Anche la nostra presenza nelle Commissioni europee nella fase ascendente può limitarsi – come stiamo concretamente realizzando in questo periodo – a poche Commissioni, a quelle che riteniamo più significative.
Concludo dicendo sono d’accordo con quanto diceva il Consigliere Binci, cioè che probabilmente lo strumento più prezioso che abbiamo a disposizione per valutare al meglio le cose che stiamo facendo, ma anche e soprattutto il da farsi in termini correttivi, sono i Comitati di sorveglianza. Comitati che vanno valorizzati vista la presenza larga e pregnante anche del Consiglio regionale con il quale intendiamo fare il percorso più fertile possibile nel comune convincimento che questi strumenti oggi sono gli unici veramente disponibili della Regione per determinare una correzione o un rafforzamento nelle direzioni che la Comunità sta intraprendendo, ovviamente volte in termini di accompagnamento, sostegno o correzione, a migliorare la qualità della vita della nostra comunità.

Presidenza del Vicepresidente
Roberto Giannotti

PRESIDENTE. Il dibattito è aperto. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Credo che oggi il Consiglio regionale debba esprimere tutta la sua protesta più vibrata e unitaria in tutte le sue componenti per l’andamento di questa che doveva essere un’occasione importante, una cosa seria, e che invece per le inadempienze della Giunta regionale si sta tramutando in un’orazione che rende noi Consiglieri letteralmente incapaci e impossibilitati ad esprimere quelle opinioni e giudizi che erano alla base della legge comunitaria. Una legge nata per iniziativa di alcune colleghe Consiglieri regionali – di maggioranza tra le altre cose – che esprimeva soprattutto una esigenza istituzionale, quella di essere messi nelle condizioni di poter dire la propria rispetto ad una materia che abbina ai tratti di una oggettiva importanza e ad un significato di assoluto rilievo anche una caratteristica tale da rendere spesso e volentieri il Consiglio non capace e non titolare delle giuste armi per poter dire la propria opinione rispetto a questa cosa.
Quindi se l’Assessore Petrini ha espresso la sua insoddisfazione rispetto a quello che l’Esecutivo europeo fa rispetto alla Regione, io, a nome del mio gruppo – ma penso che sia un giudizio che non può non appartenere agli altri gruppi politici presenti in questo Consiglio – esprimo l’assoluta insoddisfazione per l’inadempienza grave di cui si è resa protagonista la Giunta regionale che, come ha detto il Presidente Binci, pur avendo nel corso dell’anno operato normativamente attraverso proposte che potevano trovare albergo in una proposta di legge comunitaria, ha voluto anche in questa occasione esprimere quello che è un tentativo chiaro, patente e lampante, di esautoramento del Consiglio dalle sue prerogative.
Questa è una Giunta regionale che ormai vive in una torre d’avorio e che pratica ad ogni piè sospinto la prassi dell’autoreferenzialità.
Lo vediamo in ogni settore della vita associata di questa Regione, non ultimo la sanità – ci sono i sindacati che protestano – con la chiusura e la cesura del dialogo sociale, la chiusura e la cesura del dialogo istituzionale con il Consiglio.
Non vi è settore della pubblica amministrazione in cui questa Giunta manchi di far sentire la propria voce solitaria e quasi sprezzante nei confronti di un Consiglio regionale che non più tardi di dieci giorni fa ha subìto un altro schiaffo in occasione delle argomentazioni sulle controdeduzioni che la Giunta ha fatto sulle obiezioni dell’Europa al Piano di sviluppo rurale. Non ero presente a quella Commissione, ho letto il comunicato stampa che dava conto delle perplessità del Presidente Rocchi, il quale nonostante la sua dedizione alle attività consiliari si è trovato a convocare una Commissione agricoltura dopo che già la Giunta aveva trasmesso all’Unione europea tutto il dettaglio delle controdeduzioni che ci avevano richiesto. È una cosa risibile.
Ecco perché uso toni forse un po’ enfatici, perché non più tardi di dieci giorni fa è successa questa cosa sicuramente censurabile. Oggi vediamo ancora una volta che anche l’elenco dettagliato di dati che l’Assessore Petrini ci ha somministrato, per via più o meno omeopatica, non rende giustizia alla nostra richiesta di chiarimenti, di partecipazione e di informazioni su questo processo di attività comunitaria, che non è secondario perché ormai è noto come una parte considerevole delle attività ordinarie della Regione è finanziato con i fondi europei.
Noi siamo titolari del diritto di sapere e di conoscere in maniera organica e omogenea quale è il rapporto tra Europa, risorse comunitarie e Regione Marche. Questo lo dice la legge n. 14 del 2006, ma lo siamo a maggior ragione proprio per il tratto assolutamente fondamentale che sta assumendo la risorsa europea rispetto alle attività ordinarie della Regione, con tutte le contraddizioni che questo comporta.
L’Assessore Petrini ha dovuto fare un intervento torrenziale perché era succedaneo della proposta di legge, questa è la realtà, quindi encomiabilmente ha svolto – nel senso lessicale – la legge, l’ha decriptata. Ci sono degli strumenti informatici che servono a sostituire lo scritto con le parole, anzi chiederemo presto per perdere meno tempo che ci vengano date le cassette degli interventi scritti dai funzionari, ci metteremo tutti le cuffiette per ascoltare il traduttore simultaneo in fanese e in ascolano, così potremo fare la legge comunitaria! Non era questo che volevamo fare e soprattutto che voleva fare chi questa legge l’ha voluta.
L’importanza è tale proprio perché la risorsa comunitaria sta esprimendo i tratti della vera politica regionale su tanti argomenti. Quando l’Assessore Petrini ci dice che i fondi Fers possono essere utilizzati anche a prescindere da quella doverosa distinzione in favore dei territori in declino industriale dice una cosa molto pericolosa, perché questi fondi sono destinati al riequilibrio dei territori e se ci facciamo altro è una cosa che rappresenta una vera e propria distrazione dalle finalità proprie del fondo comunitario.
Ci siamo scordati le perorazioni dello stesso Marcolini che dieci giorni fa insieme ad altri diceva che una parte dell’entroterra marchigiano e una parte del meridione marchigiano si trovano in condizioni di assoluto allarme sociale? In dieci giorni tutto questo si è scordato se è vero che oggi si teorizza, fra uno sbadiglio e l’altro – anche noi abbiamo i nostri limiti fisici – che il Fers deve essere utilizzato a completamento di una politica industriale che non deve necessariamente partire con l’idea di riequilibrare i territori, come invece l’Europa richiede.
Potrei dire della problematica che c’è stata sullo sviluppo rurale. Presidente Rocchi, il Piano rurale è stato fortemente modificato e l’articolo 7 della legge n. 14 stabilisce con chiarezza – a meno che queste non siano le mie fantasie da leguleio – che le modifiche ai Piani comunitari di carattere sostanziale sono di competenza del Consiglio regionale. Mi si dirà che non c’è tempo, che la colpa è dell’Unione europea, però qualcuno si deve prendere la responsabilità per le modifiche e gli interventi che anche in questo caso vanno a penalizzare fortemente l’entroterra soprattutto montano, perché questo è il frutto di una serie di modifiche e di rivisitazioni.
Oggi tanti agricoltori, che nelle zone montane dovrebbero essere invitati a trattenersi nei luoghi di origine, si vedono di fatto menomati in alcune possibilità importanti di ricevere finanziamenti – ne ho incontrati molti in questi giorni seriamente allarmati – con tutta una serie di valutazioni che sono di carattere politico. Perché, per esempio, se si torna e si rimarca la primazia delle assegnazioni di risorse nell’ambito agricolo in favore delle filiere invece che della singola azienda o del singolo contadino si fa una scelta politica che non spetta alla Giunta fare, ma spetta al Consiglio regionale! Se poi qui si vuole disegnare un nuovo meccanismo sociale per cui l’agricoltura la fai attraverso l’organizzazione e la cooperativa, se si vuole disegnare un nuovo assetto sociale secondo cui il contadino, persona libera, non deve aver diritto ai finanziamenti, lo si dica, ma lo si deve dire in quest’Aula e non attraverso furtive segnalazioni o furtive trasmissioni di controdeduzioni all’Unione europea.
Questo, secondo me, è un fatto gravissimo, siamo anche noi Consiglieri regionali – Presidente Rocchi mi rivolgo a lei perché so che quando c’è necessità non lesina critiche anche alla sua parte politica come faccio anch’io quando mi capita –, il problema è anche e soprattutto dei Consiglieri di maggioranza se si considera che spesso sono fatti oggetto di richieste, noi diciamo a tutti che facciamo nel limite del possibile, ma poi è la maggioranza che decide. Qui non decide neanche più la maggioranza, decidono probabilmente i funzionari, i dirigenti, in nome di un tecnicismo e di una tecnocrazia che si avvicina, anzi, supera e si somma alla tecnocrazia europea.
Nelle Marche viviamo il dramma della doppia tecnocrazia, quella degli eurocrati di Bruxelles e quella dei burocrati della Regione Marche di palazzo Raffaello. Questa situazione non è possibile, la vediamo plasticamente materializzata proprio nella superficialità con cui è stata affrontata questa sessione comunitaria.
Caro Binci la tirata finale la dedichiamo a te…

Massimo BINCI. Sono contento che dimostri la validità della sessione perché puoi esprimere le tue idee…

Guido CASTELLI. Mica serviva fare una legge, Binci! Fra l’altro è una sessione fantasma, dobbiamo discutere una legge che non c’è e non c’è un relatore di minoranza.
L’altro giorno qualcuno del Consiglio mi ha parlato della realtà virtuale e noi qui stiamo celebrando un Consiglio regionale virtuale perché dovevamo parlare di una legge che non c’è, c’è un rapporto – che è stato presentato l’8 luglio invece che il 31 maggio –, ma che è comunque datato rispetto ai contenuti.
Comunque non le sfuggirà, Presidente Binci, che non posso essere dettagliato, articolato nelle mie considerazioni su una cosa che viene riferita oralmente in Aula. Bisognerebbe fare qualcosa di più concreto anche perché, ripeto, nel mentre si sviluppa questa articolazione le cose accadono. Questo ha un aspetto mortificante perché stiamo qui a chiacchierare e poco o nulla resterà di questa situazione, uscendo da qui l’agricoltore di Colle San Marco che ieri mi ha segnalato il problema probabilmente mi vedrà triste e sconsolato e potrò solo dirgli che dobbiamo alzare il tono dello scontro, altrimenti cosa devi fare? Mi renderò parte dirigente per qualche piazzata dove questa democrazia della drammatizzazione del confronto non è frutto della follia dei Consiglieri di minoranza, ma è il frutto di un meccanismo che secondo me divora la rappresentanza come ente.
Concludo dicendo che il gruppo di Alleanza Nazionale non parteciperà ulteriormente a questa attività, rimarremo qui anche nel rispetto degli altri Consiglieri, ma qualunque sia l’espressione di un voto – che non c’è purtroppo – non parteciperemo.

Massimo BINCI. Non c’è a meno che non la proponiamo noi.

Guido CASTELLI. A meno che non ci sia una risoluzione fondata sul nulla, ma noi rifiuteremo in blocco, caro Presidente Binci e cari promotori della legge n. 14 – so quanto siete vittime di questo meccanismo infernale – perché questa non è una cosa seria, è una cosa che rappresenta una sistema di vita e di gestione dei rapporti politici che noi non accettiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Ringrazio veramente l’Assessore per l’illustrazione che ci ha fatto. Possono essere chiamati numeri, alla fine non abbiamo capito tutto quello che voleva intendere, ma sicuramente ha fatto un’esposizione ampia e per questo lo ringrazio, come ringrazio anche il Presidente della VI Commissione Consigliere Binci per aver voluto questa sessione sulle politiche comunitarie.
Il catastrofismo del Consigliere Castelli non riesco onestamente a comprenderlo, perché dai numeri che l’Assessore ci ha fornito, dalla relazione ampia e variegata possiamo dedurre che i fondi comunitari stanno dando il loro frutto nella realtà, cioè nello sviluppo del territorio. Sicuramente sta alla politica indirizzare questi fondi, sta al Consiglio regionale fare le scelte politiche che a suo tempo le ha fatte con i fondi 2000-2006 e con i nuovi fondi 2007-2013.
Stare in Europa oggi significa tante cose, ma sicuramente significa far star meglio i cittadini garantendo loro benessere, maggiori diritti. Basti pensare ad alcuni temi importanti come l’ambiente, lo sviluppo economico, la libera circolazione, la tutela della salute e non per ultimo la moneta unica che ha contribuito e continua a contenere i rischi di inflazione e di disavanzo dei bilanci pubblici.
E’ per questa costante presenza dell’Europa nella vita dei cittadini che anche la nostra Istituzione ha sentito l’esigenza di dedicare all’Europa un’apposita seduta, prendendo inoltre l’impegno per il futuro di favorire un’attenzione sempre maggiore.
Oggi discutiamo di stato di attuazione dei fondi comunitari che danno un contributo fondamentale allo svolgimento e all’attività istituzionale della nostra Regione ed è per questo che dobbiamo garantire un utilizzo certo e mirato allo sviluppo.
Dal punto di vista procedurale la partecipazione della Regione alla cosiddetta fase ascendente, cioè ai processi di formazione delle politiche dell’Unione europea, è un’importante occasione per contare di più e per ridurre la distanza che ancora oggi separa i nostri territori da Bruxelles.
All’interno degli organismi comunitari la nostra Regione, rappresentata dal Presidente o dall’Assessore, ha sempre più voce in capitolo, ha sempre più la possibilità di far scelte che vanno nell’interesse della nostra regione e dei nostri cittadini.
Per quanto riguarda la fase discendente, cioè quando la norma torna indietro da Bruxelles, si devono trovare gli strumenti più idonei per garantire la più corretta e rapida applicazione della norma, quindi in questa fase si auspica una sempre più stretta sinergia tra il Consiglio e la Giunta.
Quando gli atti tornano dalla Commissione ci sono delle correzioni e delle modifiche da apportare, sicuramente i nostri uffici hanno scritto delle cose che poi non corrispondono alle intenzioni della Commissione, però l’atto va sicuramente corretto altrimenti non diventa operativo. La correzione dell’atto diventa dovuta, perciò i nostri funzionari non è che hanno voluto fare qualcosa di diverso o la politica ha voluto incidere qualcos’altro che il Consiglio aveva deciso a suo tempo. Certo è che in queste fasi magari una dialettica e un rapporto tra l’Assessorato, i dirigenti e la Commissione preposta serve per cercare di comprendere e dare risposte più consone alle esigenze della Regione alla Comunità europea.
Su questo penso che ci sia tutta la collaborazione, come ha dimostrato l’Assessore, di farsi garante di questi passaggi.
Dobbiamo anche capire che nell’ultimo Psr è vero che ci sono state diverse interlocuzioni, è vero che alcune parti sono state modificate e rimandate a Bruxelles e qualche altra è più complicata e più complessa, ma qui occorre anche capire e discutere se sia opportuno forzare in questa fase o stralciare per poi riprenderla appena possibile, cioè chiudere questo Psr in modo da mandare avanti il 96-97% delle risorse che ci sono state assegnate come Regione e l’altro 2-3-4% ridiscuterlo successivamente per poi riapprovarlo.
Il compito che dobbiamo avere, che deve sicuramente avere l’Assessore è quello di stare attento a questo confronto e dialogo. Capire insieme e poi andare avanti perché qui non c’è nessuno che sa la verità o ha la certezza in mano.
Le politiche comunitarie sono una cosa grande, ma è pur vero che sono momenti delicati e forse a volte burocratici e di difficile comprensione per tutti, quindi parlarne, discuterne e affrontarli significa risolvere questi problemi.
Attraverso questo dibattito ci è possibile oggi conoscere e capire più da vicino l’attuazione dei singoli fondi e contribuire a migliorare l’interesse della comunità, laddove ce ne sia bisogno, non con contrasto, ma con vera collaborazione.
Per ritornare ai fondi, ci sono sicuramente delle misure che vanno molto bene, che stanno raccogliendo il consenso dei cittadini e che stanno tirando e ci sono altre misure che magari hanno avuto richieste minori. Dall’esperienza del sessennio 2000-2006 si può migliorare la fase 2007-2013 e questo dibattito deve servire anche a questo, vedere come si evolve il mondo dell’impresa, dell’artigianato, della comunicazione, perciò essere attenti alle esigenze che vengono dal mondo del lavoro e indirizzare i fondi possibilmente sempre verso questo obiettivo, perché sappiamo bene che il nostro obiettivo è migliorare l’impresa, migliorare l’artigianato e il lavoro per migliorare il rapporto dei cittadini con la nostra Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Qualcosa dobbiamo dirla anche noi, sarebbe troppo bello, Presidente, continuare come avete fatto fino ad ora, è stato gestito senza rendere partecipe il Consiglio di quello che è successo. Purtroppo oggi l’Assessore ha dovuto fare una relazione su cose che non ha fatto lui perché non era ancora in questo Consiglio e non era Assessore, ha letto una relazione degli uffici, ci ha fatto un riassunto di ciò che è successo senza che i Consiglieri fossero a conoscenza di qualcosa.
Mi meraviglio anche del Consigliere Binci ma che comunque ringrazio per la relazione che ha fatto perché ha insistito sul discorso che per fortuna questa legge ci ha permesso di sapere qualcosa, perché non è mai successo. In ogni caso è chiaro che quello che abbiamo sentito oggi è un riassunto e quello che è successo dietro lo sa solo la Giunta o qualche Assessore o, come sempre, i funzionari.
Il Presidente Spacca dice “Non c’è bisogno che parlate tanto facciamo come vogliamo”, quindi la critica che ha fatto il Consigliere Castelli è la pura verità, nessuno può dire che si sono dette cose non vere perché chi ha gestito è stata solo la Giunta mentre il Consiglio è stato fuori da questo discorso. Su tutto il discorso comunitario c’è una volontà politica, la sesta Commissione che ha la competenza delle politiche comunitarie è formata da tre Consiglieri. Pensate che questa sia una volontà politica? E’ stata fatta una mini Commissione così approfondisce di meno. Alla terza Commissione, di cui faccio parte, tutti questi risultati non arrivano, arriva soltanto la proposta e poi dei risultati non sappiamo mai niente.
Abbiamo chiesto decine di volte i risultati ottenuti negli anni precedenti e non ci è stata mai data risposta, a meno che c’era qualche problema – vedi il Psr –, in quanto non è andato sempre tutto bene dal 2000 al 2006. Ricordiamo tutti che qui davanti ci sono state alcune manifestazioni con le organizzazioni di categoria. Non c’è stato un confronto con le associazioni sindacali, i coltivatori ancora aspettano gli investimenti fatti dal 2000 al 2006, rendicontati a metà 2006 e ancora non pagati. Visto come funziona!
Assessore, Presidente, i coltivatori hanno finito i lavori e hanno rendicontato nel 2006 e ancora devono prendere i finanziamenti. Ci sarà qualcosa da rivedere o no?! Va tutto bene? Qui si dice che va tutto bene, tutto è tranquillo, i numeri quadrano, tutto è a posto, ma poi chi deve avere questo contributo che ha già speso o investito deve aspettare due anni.
Abbiamo le strutture capaci di portare avanti un Psr così? Abbiamo personale? Qualcosa c’è che non funziona altrimenti oggi questo non sarebbe accaduto. Qui si vuole far passare tutto alla chetichella, si dice che tutto tranquillo, ma non può essere così! Ci sono i fatti, guardiamo quello che è successo e non quello che dobbiamo fare domani.
Mi aspettavo dall’Assessore un intervento critico, quello che alla Giunta e alla struttura manca per svolgere certi compiti nel miglior modo possibile.
Ci troviamo di fronte, dopo un anno dalle elezioni, ad una bagarre, a scioperi, a contestazioni per come è stata gestita la situazione dal 2000 in avanti. Per questo non voglio accusare l’Assessore Petrini perché penso che lui ne stia pagando solo le conseguenze.
Ci troviamo di fronte ad una esperienza negativa del passato, continuiamo così anche con il Psr 2007. Ci sono gli uffici – non so se su ordine dell’Assessore o della Giunta – che stravolgono il Psr approvato da questo Consiglio all’unanimità senza che vengano portate in Commissione o in Consiglio le modifiche che chiede Bruxelles.
Gli uffici ci hanno detto che questo Psr verrà approvato fra qualche giorno, su questo che cosa ci ha fatto sapere la Giunta in Commissione? Il Consiglio è a conoscenza di qualcosa? No, in Consiglio non ci è ritornato niente. Dunque questo Psr approvato all’unanimità è stato stravolto dagli uffici senza che il Consiglio ne sapesse niente.

Paolo PETRINI. E’ stato richiesto dagli uffici europei.

Enrico CESARONI. E’ vero, ma anche se c’è una sola modifica il Consiglio regionale dovrebbe riapprovarlo un’altra volta, o no?!

Paolo PETRINI. Quando si sapranno le modifiche da apportare.

Enrico CESARONI. Già si sanno quali sono le modifiche. La realtà, Assessore, è quella che c’è la volontà degli uffici di portare avanti certe misure a svantaggio di altre.
Abbiamo aspettato fino ad oggi, aspettiamo altri due mesi, il Consiglio deve essere a conoscenza di quello che succede.
Qui c’è un sistema dove fa tutto la Giunta e il Consiglio non sa mai niente, sappiamo i risultati solo dopo due anni o, come adesso, dopo sette anni perché oggi discutiamo dei finanziamenti dal 2000 al 2006. Dobbiamo venire a conoscenza di cose dopo sette anni? Cosa stiamo a fare qui? Siamo Consiglieri regionali di che cosa? Sapere, come si è fatto oggi, i risultati dopo sette anni non è possibile, non deve essere questo il metodo per gestire i finanziamenti europei.
Per questo dico che non va bene, Assessore, bisogna rivedere certe situazioni, le cose che non hanno funzionato cerchiamo di farle funzionare meglio, altrimenti si parla di una cosa e poi facciamo tutto l’inverso di quello che diciamo.
Questi sono i risultati e la gente è scontenta, alcune aziende purtroppo si trovano in difficoltà per responsabilità diretta di questa Regione, aziende che hanno fatto i loro progetti, hanno speso e hanno rendicontato nel 2006 e ancora non si sa quando potranno prendere i finanziamenti. Questo non è aiuto, inoltre, le aziende non possono andare a rivolgersi agli istituti di credito perché significherebbe chiudere l’azienda.
Dobbiamo cambiare questo metodo, Assessore, al di fuori della legge, e il Consiglio e la Commissione devono essere a conoscenza di cosa succede. La Commissione vuole capire se può modificare qualcosa, se può dare un suggerimento in positivo e non in negativo. Se fossimo stati coinvolti sull’operato degli uffici queste critiche non ci sarebbero state e forse qualche aiuto alla Giunta e all’Assessore competente lo avremmo potuto dare.
Per il vecchio Psr, invece, è stato fatto un discorso solo politico, nel 2004 siccome si era visto che non si spendevano i finanziamenti e non c’erano gli impegni di spesa l’Assessore ha riaperto il bando della Misura A e ha finanziato tutte le richieste, anche quelle peggiori. Dov’è è la qualificazione dei finanziamenti del Psr? Dove! (...) Ma quale Comitato di sorveglianza! Il Comitato di sorveglianza fa quello che gli dice la Giunta. Presidente Spacca, sono stati finanziati 1400 progetti! Non eravate capaci di fare gli impegni di spesa e oggi ci portiamo avanti quei progetti sul prossimo Psr 2007-2013. Questa è la storia vera, cioè progetti finanziati solo per acquisto macchine. Questa è l’alta tecnologia!
Dunque occorre rivedere questa situazione e cercare di migliorare per non sbagliare più almeno nei prossimi cinque anni. Se andiamo avanti in questo modo non la vedo molto bene perché stiamo facendo cose di cui i Consiglieri non sono a conoscenza.
Voglio ricordare all’Assessore Petrini che oggi facciamo una relazione e poi ci si dimentica che ci sono 500-600 giovani a cui era stata approvata la domanda come nuovo insediamento che sono andati in tribunale perché non gli è stato riconosciuto il finanziamento. Hanno iniziato una vertenza sindacale, hanno vinto in primo grado, quindi sono 10 milioni di euro da pagare fuori Psr. Chi paga? Dovremo pagare proprio con il bilancio regionale. La Giunta, l’Assessore e il personale si dimenticano di queste cose. Come Commissione abbiamo chiesto al personale come è la situazione e nessuno ci ha dato risposta. Assessore, voglio capire se ci siamo dimenticati del tutto di questi 500-600 giovani.

Paolo PETRINI. Non prenderanno mai i soldi.

Enrico CESARONI. Non prenderanno mai i soldi? In primo grado penso che hanno vinto, Assessore, lo diciamo noi qui che non prenderanno i soldi!

Paolo PETRINI. Anche se dovessero vincere non li possiamo pagare.

Enrico CESARONI. Comunque qualcuno dovrà darli e penso che pagheremo con il bilancio regionale perché non possiamo non prendere in considerazione una sentenza del tribunale. Possiamo fare gli appelli che vogliamo, ma prima o poi il nodo arriverà al pettine e la Regione dovrà pagare perché questi giovani, a mio giudizio, hanno pienamente ragione.
Questa non è una critica nei confronti dell’Assessore Petrini, c’è solo da ringraziarlo per lo sforzo che ha fatto, lui non ha gestito i cinque anni di questo Psr quindi ci ha comunicato quello che gli uffici hanno fatto. Io non gli do le responsabilità direttamente, la Giunta, invece, ha proprio tutte le responsabilità perché sono tutte cose indirizzate e volute, ma è un sistema che ha funzionato ben poco.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Anche questa mattina venendo in Consiglio regionale mi chiedevo come si sarebbe svolta questa seduta del Consiglio in quanto è una novità rispetto alle procedure consuete di quando discutiamo e approviamo atti amministrativi e proposte di legge.
Ho sentito l’intervento del Consigliere Castelli che ha dato un giudizio estremamente negativo rispetto all’incontro di oggi, alla finalità e all’utilità di questo Consiglio.
Non credo di essere mai troppo tenera nei confronti del rapporto tra la Giunta e il Consiglio, a volte anche io dico che la Giunta pecca di autoreferenzialità e che quindi questo rapporto che dovrebbe essere più stretto non avviene. Però per carattere sono abituata a guardare in casa mia prima di criticare, allora mi chiedo anche, qualora questo Consiglio regionale non avesse il significato o la finalità per cui è stato convocato, se dobbiamo soltanto criticare la Giunta o farci anche una critica in casa nostra, cioè in Consiglio.
La disattenzione che c’è stata oggi durante la prima parte di questa seduta consiliare la dice un po’ lunga anche rispetto agli atteggiamenti che gli stessi Consiglieri assumono E’ stato fatto anche notare che la VI Commissione, che riguarda globalmente il discorso dei finanziamenti europei, è meno frequentata. E’ composta solo da tre persone e non sono stati molti i Consiglieri che hanno chiesto di farne parte tant’è che tra tutte le Commissione è quella che forse è considerata la meno appetibile. Quindi anche su questo, come forze politiche e come Consiglieri, qualche valutazione la dovremmo fare.
Se vogliamo che questa procedura improntata oggi per la prima volta possa avere negli incontri successivi lo scopo per cui oggi è stata richiesta penso che forse potrebbe essere utile muoverci in una maniera diversa ed è questo quello che anche io mi sarei aspettata. Quindi bisognerebbe consegnare i dati ai Consiglieri qualche giorno prima della seduta del Consiglio in modo da poter valutare tutti i dati e poi ascoltare un intervento più di carattere politico piuttosto che puramente tecnico come oggi è stato fatto.
Dai dati non possono non emergere soluzioni o caratteristiche di carattere politico, ma quelli letti in maniera accorpata e aggiornata non è che li sentiamo per la prima volta perché li possiamo trovare nelle varie relazioni che accompagnano i bilanci di previsione e gli assestamenti di bilancio, le variazioni di bilancio e le statistiche all’agenda di Lisbona o altro. Tant’è che gran parte di essi – anche se, ripeto, oggi ci sono stati consegnati del tutto aggiornati – non mi sono risultati nuovi.
La prima valutazione assolutamente positiva che c’è da fare rispetto a questi dati è il fatto che rispetto al passato non siamo solo in grado di attivare finanziamenti europei in misura superiore a quanto facevamo negli anni precedenti, ma anche di rendicontarli e di portarli a pagamento. Credo che questo sia un dato assolutamente positivo, se poi la performance ulteriore rispetto al recupero di questi finanziamenti europei debba ancora migliorare, questo sta nelle speranze di ciascuno.
Sento che la discussione di oggi si basa soprattutto sul settore agricolo, sia dal punto di vista politico che di carattere più gestionale, la maggior parte dei finanziamenti europei riguarda questo settore quindi è comprensibile.
Nel suo intervento l’Assessore ha detto che mentre fino ad ora abbiamo utilizzato finanziamenti europei puramente per le zone depresse, ora cerchiamo di allargare questo discorso anche ad altre zone. Su questa è stata fatta dall’opposizione una critica assolutamente negativa, mentre io penso di dover dare un giudizio positivo. E’ vero che dobbiamo assolutamente sostenere le zone depresse, ma stiamo attenti che non ci si deprimano le altre. Se è possibile da un lato intervenire più fortemente nelle zone che hanno più bisogno di interventi finanziari e dall’altro tenere sotto attenzione anche le zone che magari sono meno depresse ma che hanno la necessità o la possibilità di avere un aiuto, mi pare sia una politica che per quanto mi riguarda mi trova assolutamente concorde.
L’Assessore ha accennato anche al discorso delle infrastrutture ed è qui che una critica vorrei fare, cioè al modo in cui oggi si sta svolgendo questo Consiglio. Mentre l’Assessore – che ha la competenza non solo alle politiche comunitarie ma anche all’agricoltura – ha la possibilità di intervenire e rispondere più chiaramente, dandoci dati più completi rispetto ad un settore che gestisce direttamente, abbiamo avuto dati e illustrazioni un po’ meno complete riguardo ad altri settori come, ad esempio, le infrastrutture dove è stato fatto un accenno. Mi pare sia logico che se fosse stato presente e fosse intervenuto – è vero che avremo il Presidente che risponderà per tutto – anche l’Assessore alle infrastrutture o all’industria o anche alle politiche dell’istruzione, avremmo avuto un quadro politico più completo. Anche se, ripeto, sapremo qualche cosa di più alla fine, altrimenti rischiamo di fare un Consiglio monotematico, agricoltura e poco altro, mentre il Consiglio riguarda un settore molto più ampio.
Per esempio sappiamo che nel Docup sono stati dati diversi finanziamenti europei per i centri commerciali, soprattutto naturali, sappiamo le difficoltà del commercio rispetto alle grandi distribuzioni quindi anche su questo sarebbe utile sapere quanto hanno attivato possibilità di uno sviluppo o di un mantenimento del commercio non nei grandi centri commerciali.
Quello che mi interesserebbe conoscere e su cui credo dovremmo fare anche in seguito una verifica è il funzionamento della Svim. Nel momento in cui abbiamo modificato alcune strutture a compartecipazione regionale o completamente regionali, come nel caso della Svim precedente, abbiamo dato una mission diversa anche a questa struttura rispetto a quella che aveva fino ad ora. Sarebbe utile capire, al di là dell’incontro che la Svim ha fatto con noi, che sinceramente non è stato chiarissimo, e del convegno a cui ho partecipato sull’agenda di Lisbona, che è durato due giorni e a cui era presente l’Assessore Petrini. Quando sono andata chiedere gli atti del convegno, che mi servivano per un intervento in un’altra sede, non mi è stato dato assolutamente niente, giusto le slide perché non sono stai tradotti e verbalizzati. E’ una sciocchezza , una piccola cosa, però da questo si risale anche ad organizzazioni più grandi. Secondo me sarebbe opportuno, visto che questa scelta è stata fatta, verificare poi il funzionamento di questo ente.
Si parla di Europa delle Regioni, l’Assessore ci ha detto che quando le Regioni intervengono con la possibilità di esprimere 22 progetti diversi, non vengono assolutamente considerate e non c’è possibilità di contrattazione. Questo però lo sapevamo, Assessore, quando approvammo tanti anni fa il referendum forse ci eravamo indeboliti nel settore agricolo e turistico rispetto all’Europa, probabilmente abbiamo potere politico contrattuale minore rispetto ad altri blocchi di carattere europeo.
Un’ultima valutazione che voglio fare è rispetto alla cooperazione internazionale. Anche di questo si è parlato nella VI Commissione a cui ho partecipato e secondo me anche qui non so quanto la Regione possa intervenire. La Regione sta facendo la sua parte, lo Stato sta facendo una sua piccola parte, ci sono tanti enti che stanno facendo la loro parte, però mi pare che ognuno lavori in proprio, ognuno lavora senza rapportarsi con gli altri e ognuno lavora considerando di essere il depositario della vera cooperazione internazionale, ognuno lavora con tanta autoreferenzialità e con tanta volontà da non considerare il lavoro altrui. Quindi rischiamo non di fare cooperazione, ma permettere che coesistano una serie di enti, spesso anche privati – onlus o altro – che forse gran parte dei finanziamenti che ricevono per la cooperazione li spendono per il loro mantenimento in vita.
Quindi se su questo lavoro, su questa problematica la Regione potesse, attraverso un lavoro di cooperazione e di coordinamento – come ci è stato già detto dall’Assessore –, intervenire in maniera che questi finanziamenti, che in gran parte derivano anche dal contributo di singoli cittadini, possano andare a buon fine e non tanto per il sostentamento delle associazioni in quanto tali, credo che sicuramente avremmo fatto qualche cosa di positivo per la cooperazione internazionale.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Presidente, pochissime considerazioni perché la relazione di minoranza penso sia stata ampiamente svolta dal collega Castelli e dal collega Cesaroni che hanno approfondito i vari aspetti critici di questa mancata occasione. Possiamo definire così il Consiglio di oggi “una mancata occasione”.
Vado in sintesi a ripetere e a ribadire le considerazioni critiche.
Primo, non c’è stata una relazione di minoranza, l’assenza di un Consigliere membro di Commissione – malato, quindi assente giustificato – non può però giustificare il fatto che non sia stato sostituito, perché una relazione di minoranza poteva comunque essere costruita se fossero stati messi in condizione i gruppi di surrogare l’assenza dell’unico membro di minoranza in Commissione, il Consigliere Brini, che poteva essere senz’altro sostituito all’interno del gruppo di Forza Italia o di altri gruppi di opposizione. Non c’erano problemi particolari se si fosse venuti in tempestiva conoscenza di questa difficoltà. Quindi questo è un vulnus.
La legge n. 14 dice che la sessione comunitaria ha una valenza di rango istituzionale, perché dopo la legge questa sessione è come quella di bilancio, giustamente, perché i fondi comunitari altro che bilancio regionale, forse rappresentano quattro bilancio regionali se vediamo la loro portata anche di natura strettamente economica.
Siamo arrivati ad una discussione in Aula che è poco più che una comunicazione, però i regolamenti prevedono che si possa alzare il Presidente della Giunta o un Assessore e relazionare al Consiglio sugli argomenti più vari, come è stato fatto nel passato per Banca Marche, Ersu, Aerdorica, dove abbiamo fatto comunicazione e dibattito. Questa però non è una sessione speciale, istituzionalizzata, regolamentata da legge, perché ci vuole un atto che recepisca le indicazioni complessive e generali del Consiglio. Se arriviamo in queste condizioni ci arriviamo non avendo ottemperato le indicazioni della legge n. 14.
E’ certo che ci vuole un regolamento, arrivare a questa cosa senza aver preliminarmente messo e definito limiti, confini e procedure, rafforza il concetto che abbiamo espresso, quindi è una occasione mancata.
Questo concetto è da parte mia fortemente rilanciato perché se poi lo andiamo ad incrociare con i dati dell’impatto di natura economica e sociale dei vari strumenti della programmazione integrata Regione-Stato-Comunità europea, cioè se andiamo a vedere l’incidenza nelle nostre scelte e nelle politiche regionali dei fondi europei nella loro diversa articolazione, vediamo che veramente si tratta delle scelte più importanti, tolta la sanità non so che può essere di pari livello se non i fondi europei – fondo sociale, fondo per l’agricoltura, per le politiche regionali, Fers, ecc. .
Stiamo facendo un punto della situazione, tra l’altro a chiusura del sessennio, perché stiamo discutendo per la maggior parte di un quadro già definito e pressoché chiuso, tranne l’ultimo anno 2006-2007 proiettato tecnicamente nel 2008, ma siamo lì, stiamo già definendo tutti i programmi per il futuro, cioè del 2013. È un quadro che analiticamente potremmo avere la possibilità di verificare, anche nella sua attuazione e nella sua efficacia. Hanno detto bene i colleghi Cesaroni e Castelli, stiamo parlando di poco o di nulla.
Tra l’altro pongo qui un’altra questione, non ci può essere una Commissione formata da tre Consiglieri regionali, con tutto l’affetto che porto al Presidente Binci che ha fatto quello che era possibile fare, ma una Commissione che si occupa delle politiche comunitarie, che spostano centinaia di milioni di euro, non di migliaia di lire, può essere lasciata in queste condizioni? Voglio veramente pensare che tutti si siano posti questa questione e abbiano detto che bisogna assolutamente provvedere perché è scandaloso. Quello che è avvenuto all’inizio legislatura è stata più una pastetta politico-partitica che ha prodotto una Commissione da tre, piuttosto che un ragionamento serio e sostanziale. Ecco perché non ci si deve meravigliare perché veniamo qui un po’ arrabbiati, perché le nostre invocazioni di modificazione di questa cosa sono rimaste vane. Lo abbiamo detto sin dall’inizio che questo era un problema veramente grosso.
Mettiamoci tutti in questo tipo di impostazione, richiediamo veramente serietà e confronto, cifre vere, progetti da verificare nella loro attuazione e nella loro efficacia, i limiti che ci sono stati a certe progettualità, perché ci sono persone, come ricordava il collega Cesaroni, che erano state chiamate da noi a fare domande e a partecipare a finanziamenti, poi da noi sono stati lasciati perché è stata modificata la misura, addirittura soppressa. Non possiamo per rispetto istituzionale pensare che è una questione solo del giudice amministrativo o addirittura ordinario, non possiamo pensare questo, dobbiamo pensare che è una questione anche politico-amministrativa.
Finisco dicendo quanto è importante parlare di contenuti, parlarne seriamente, perché la relazione del 1° agosto l’ho letta, è interessante, abbiamo fatto bene a fare la legge n. 14, ma la dobbiamo attuare altrimenti ci portiamo veramente in giro.
E’ interessante andare ad approfondire, vorrei per esempio sapere sull’internazionalizzazione, che è l’ultima parte della relazione di Giunta, se condividiamo il fatto che andiamo a sostenere a Cuba lo sviluppo del turismo sostenibile della provincia di Santis Spiritus, se condividiamo questo tipo di scelte che devono portare alla creazione di pacchetti integrati di offerta turistica, coinvolgendo attori locali e percorsi formativi, per “ottimizzare i servizi offerti dal turismo balneare attraverso la fornitura pacchetti turistici che implicano la connessione tra costa e entroterra, valorizzare i centri minori a forte carattere locale attraverso la promozione di prodotti tipici locali e attività turistiche legate al territorio, equitazione, percorsi ciclo turistici e agrituristico”. Voglio capire se la Regione Marche ritiene che debba occuparsi dell’agriturismo a Cuba o dello sviluppo di questo tipo di turismo che mi pare, con tutti i problemi che ha Cuba, e che abbiamo anche noi – aggiungo sommessamente perché mi pare che di sistema turistico integrato dovremmo parlarne noi marchigiani rispetto a modelli che stanno avanti decenni, Toscana, Umbria, ecc. –. Noi invece ci andiamo ad occupare di questo.
Questo è un esempio piccolo che tra l’altro ha un impatto finanziario residuale rispetto a centinaia di milioni di euro che abbiamo sulle questioni dell’agricoltura che abbiamo ricordato.
Possiamo veramente condividere questo tipo di questioni o ci sfuggono perché i meccanismi sono opachi, sono sempre più chiusi dentro poche stanze o pochi addetti e non sono partecipati? Dove sta la politica? Dove sta la programmazione? Dove stanno le nostre scelte e le nostre capacità di indirizzare le scelte complessive e gli sforzi che la Regione Marche deve fare su questi temi che sono molto seri e delicati per il loro impatto nella nostra realtà territoriale e socio-economica?

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. La sessione comunitaria è istituita dalla l.r. 2 ottobre 2006, n. 1. Per legge tale sessione dovrebbe assolvere all’importantissima funzione di consentire al Consiglio regionale l’azione di indirizzo e di controllo di cui all’articolo 21 dello Statuto regionale in riferimento alle politiche comunitarie.
In realtà la mancata approvazione del regolamento, quindi l’assenza di norme procedurali, rende del tutto vana ed effimera la presente sessione, ove il Consiglio di fatto, ed ancora una volta, non è messo in grado di incidere minimamente nella materia comunitaria e deve subire passivamente l’iniziativa della Giunta.
Qualcuno parla di fase di sperimentazione. In verità siamo in presenza di una ulteriore grave omissione legislativa che impedisce al Consiglio lo svolgimento delle proprie funzioni. Manca la volontà di far funzionare questo organo, infatti la Giunta trova il tempo di presentare proposte di legge tipo il finanziamento al Comune di Falconara Marittima e altre dello stesso tenore, e non ha il tempo per abbozzare un regolamento così importante come quello relativo alle procedure di intervento nella formazione delle norme europee.
Quindi non siamo in grado di incidere sugli indirizzi di spesa e sugli stanziamenti europei, ma ne subiamo a caduta gli effetti sulla scorta di iniziative che la Giunta regionale pensa utili, ma in realtà molto lontane e non risolutive dei problemi del territorio.
Recepiamo spesso tutte le norme più restrittive ed autoescludenti per uno sviluppo a 360 gradi, come è avvenuto in materia di ambiente e di caccia ancorché in violazione di norme statali.
Una politica incisiva a livello europeo non può prescindere da scelte di priorità e di indirizzo proprie del territorio efficacemente rappresentate dai singoli Consiglieri eletti e non può essere sostituita dall’attività della Giunta.
La mancata soluzione dei problemi nel campo dell’agricoltura, della pesca e dell’ambiente per tacere gli altri, dimostra la grande limitazione cui è sottoposta la nostra Regione.
Con quali mezzi la Regione esercita le proprie funzioni di controllo se tutto è gestito e confezionato a livello di Giunta regionale?
Quale è la politica del confronto, della collaborazione e della concertazione? Perché al recepimento del diritto comunitario non si fa fronte con una legge comunitaria regionale?
A due anni dalla fine della legislatura stiamo ancora a fare esperimenti e a lottare per il rispetto delle funzioni istituzionali del Consiglio con parti dello Statuto ancora inattuale.
Come può tale modo di operare incidere sui bisogni della nostra gente?

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Penso che la discussione che è stata programmata oggi sia, nonostante il ritmo altalenante e l’attenzione a volte accesa e a volte assente, particolarmente importante. La VI Commissione ha fatto bene a chiedere insistentemente e a lavorare per questo appuntamento.
Vorrei sottolineare due aspetti di natura istituzionale e due più di merito per la prospettiva.
La prima di natura istituzionale è quella su cui si sono accentrate anche le osservazioni e le critiche dei Consiglieri di opposizione, ma la stessa relazione introduttiva era largamente rassicuramene. La sessione comunitaria rappresenta una traduzione delle prerogative del Consiglio circa l’indirizzo e il controllo previsto dall’articolo 21 dello Statuto e in modo particolare rappresenta la trasposizione sul piano regionale di tutta la normativa legislativa e regolamentare di carattere comunitario che abbia una valenza di carattere regionale.
L’osservazione sulla possibilità di concertare in una legge, come avviene sul piano nazionale, tutti i riverberi di carattere regionale derivano da una complicazione pratica, prima che politica. Ci siamo organizzati per recepire le norme per la protezione della fauna selvatica, abbiamo avuto due o tre correzioni di ultima istanza e di natura emergenziale.
Quindi penso che si possa far meglio per il futuro, cercare di organizzare anche secondo l’istruzione dell’attività legislativa delle Commissioni un unico collettore che possa discutere di tutti gli atti che debbono essere registrati e rendano disponibile l’attività legislativa e regolamentare regionale.
L’altro tema che in modo particolare i Consiglieri di opposizione hanno sollevato è il ruolo del Consiglio rispetto alla programmazione e alla individuazione degli interventi in materia di politica comunitaria.
Su questo è già intervenuto ripetutamente anche in altre occasioni il collega Petrini, a mio avviso motivatamente e in maniera convincente. Già la redazione degli atti fondamentali della programmazione comunitaria prevedono un coinvolgimento diretto e un passaggio obbligatorio e vincolante in Commissione. Quindi bisogna sempre ricordare che i quattro atti più importanti dei fondi strutturali, Fers, Fears, Fse, Fep, hanno già una vita strettamente vincolata all’attività legislativa, propositiva e amministrativa del Consiglio, e questa attività non può, senza un appuntamento formale nominativo, essere cancellata.
Se invece – immagino che il Presidente della VI Commissione a questo si riferisse e anche la relazione convincente del collega Petrini ribadisse – si vuole passare dal rendiconto a una anticipazione delle linee di programmazione delle politiche comunitarie, questa è una osservazione legittima. Si deve allora parlare di indirizzi e non di scelte allocative delle risorse, miniaturizzate, territorializzate e specificate, perché questo è un terreno amministrativo che invece non compete all’attività istituzionale del Consiglio. Quindi se il Consiglio sottolinea una propria prerogativa, che anticipatamente vuole programmare e indirizzare spostando per esempio l’accento in una direzione o nell’altra del mondo produttivo, del mondo sociale, del mondo riferito all’area finanziaria, penso che ne abbia diritto e dovere. Però per fare questo bisogna trovare le occasioni di discussione anticipata rispetto anche ai ritmi che abbiamo.
Voglio comunque sottolineare – vengo alla parte di merito – che la partecipazione alla fase ascendente viene garantita. Per quello che riguarda l’attività del controllo durante, una novità cospicua – e vi assicuro che non è così diffusa nella procedura legislativa delle altre Regioni – è la partecipazione diretta, come membro consultivo, dello stesso Comitato di sorveglianza. Quindi il Consiglio programma, discute e approva i programmi operativi regionali, partecipa all’attività dei Comitati di sorveglianza potendo monitorare e dando dei suggerimenti di correzione al Comitato di sorveglianza, che annualmente rivede il triennio mobile della programmazione e ogni tre anni, con la revisione di mezzo termine, riorganizza e riorienta la spesa.
Penso che vadano onorati questi appuntamenti e non protestare genericamente una partecipazione senza poterla onorare.
Questa è la strada indicata nelle discussioni consiliari del passato e dallo stesso Presidente che va verso un potenziamento degli uffici regionali che istruiscono e che organizzano l’informazione, verso una maggiore collaborazione tra gli uffici della Giunta e quelli del Consiglio, che metta le condizioni di partecipare e di conoscere.
Detto questo bisogna riconoscere che se andiamo oltre questo livello di partecipazione e di co-determinazione arriviamo a un livello barocco.
Voglio fare un esempio che immagino che anche gli stessi che hanno fatto le osservazioni potranno condividere. Il sindacato in queste ore si è lamentato di una scarsa partecipazione alla formazione del documento di bilancio. Voglio sottolineare che uno dei temi in discussione è la partecipazione di Comuni e Province, di associazioni economiche, di organizzazioni sindacali nella fase ascendente della formazione di volontà, lo dico non a difesa di tempi collassati che hanno obbligato al mantenimento rispettoso della legge, ma forse non rispettoso di una procedura approfondita in termini burocratici che avrebbe potuto portare la discussione dai trenta giorni previsti dalla legge, che rispettiamo puntualmente, ai sessanta giorni necessari per una conoscenza più approfondita.
La domanda che si pone per le politiche comunitarie vale in termini generali. Se la Giunta organizza e perfeziona gli atti programmatori e di allocazione delle risorse, quale è lo spazio effettivo residuo per il Consiglio, che indirizza e controlla? Il regolamento e lo Statuto prevedono che la partecipazione venga svolta in materia di programmazione e di atti di bilancio dalle organizzazioni istituzionali che sono le Commissioni. C’è un contrasto nella formazione democratica della volontà che si dovrebbe comporre nella concertazione, ma vi assicuro che l’esperienza pratica registra un contrasto.
Il senso di inanità che spesso i Consiglieri denunciano rispetto alla formazione degli atti fondamentali entra in rotta di collisione col meccanismo partecipativo e concertativo, su cui bisogna arrivare, secondo me, a una normazione. Penso che il punto di equilibrio sia ragionevole e sia quello che il Presidente della Commissione e l’Assessore hanno indicato, la partecipazione istituzionale per quello che riguarda gli indirizzi, il monitoraggio e il controllo, definizione degli indirizzi dell’Esecutivo nella traduzione dei bandi, sapendo tra l’altro che la Regione dovrebbe gestire il meno possibile e molto spesso nella programmazione comunitaria la gestione viene delegata a enti – pensate alla formazione professionale delegata alle Province – oppure ampiamente alle organizzazioni economiche o alla gestione singola automatica organizzata su bando.
Nel merito della questione sarebbe utile – sono convinto che sarebbe cosa preziosa – che il Consiglio potesse discutere un documento unico di programmazione che fa la summa degli atti di indirizzo della spesa, su cui peraltro la Giunta regionale – fatemi fare degli apprezzamenti sui lavori dei Servizi politiche comunitarie, bilancio, programmazione, e del collega Petrini che organizza buona parte di questa attività – ha concretamente organizzato. Parlo dell’ambizione che abbiamo di rappresentare il programma di governo, la legge di bilancio annuale e triennale, il documento strategico territoriale che siamo definendo faticosamente in questi mesi e che spero la prossima primavera possa essere varato, e i Por di tutti i fondi strutturali. Se a questi potessimo aggiungere, come facciamo, l’organizzazione dell’intesa di programma e gli Apq che snocciolano l’attività di interfaccia tra il Governo, l’Amministrazione centrale nelle sue articolazioni e la Regione Marche, che ha una valenza triennale mobile, penso che nella discussione del documento unico di programmazione sarebbe più chiaro, perché c’è una sede unitaria a rischio di incoerenza che può essere verificata e valutata in sede assembleare. Allora l’indirizzo sugli assi strategici potrebbe essere indicato, il controllo potrebbe essere effettuato attraverso la strutturazione dell’attività di monitoraggio con cadenza annuale.
I documenti che la Giunta sta elaborando in questo cannocchiale, che dal cerchio più largo arriva a focalizzare i singoli interventi, è largamente istruito, quindi se il Consiglio lo ritenesse opportuno potrebbe pensare a una nuova sessione che riguarda la programmazione in generale, non soltanto quella delle politiche comunitarie, nella prossima primavera, con la discussione di un documento unico di programmazione, cioè un luogo in cui tutte le attività vengono traguardati e in cui ci sia una risultante degli interventi distribuiti per rami amministrativi.
Questo penso sia il dovere e il diritto, invece se seguiamo linee eccentriche in cui l’attività di governo si confonde con quella legislativa, cioè quella amministrativa cerca di surrogare quella di mancata partecipazione, rischiamo di imprigionarci in logiche ingovernabili.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Voglio fare un breve richiamo e un’attenzione alla programmazione delle risorse per quanto riguarda le iniziative del sistema oggi è in discussione.
Ho notato che queste risorse hanno subìto un’attrazione gravitazionale, sono scese dalla montagna verso il mare. Forse è molto più facile gestire le risorse in luoghi dove la pressione del consenso è più forte, ma teniamo presente che bisogna indirizzare gli aiuti che l’Europa destina per ripianare e soprattutto per mettere in condizioni queste aree svantaggiate di competere in maniera equa con tutte le altre aree.
Chiediamo con forza che la programmazione indirizzi i fondi per garantire la permanenza in queste aree economicamente svantaggiate, ma di importanza strategica per il futuro della nostra regione e della nostra nazione.
Un altro aspetto fondamentale che deve essere tenuto presente e che va a concordare queste azioni e queste misure a livello europeo, è che si deve far presente che non possiamo essere soggetti succubi e inermi alle loro imposizioni, ma dobbiamo ascoltare dal basso le esigenze anche di istituzioni locali che gestiscono queste risorse, perché quello che è stato paventato e portato a conoscenza anche dai colleghi Consiglieri di difficoltà di erogare le risorse solo ed esclusivamente a completa certificazione dell’avvenuta spesa, crea un forte e serio disagio nelle anticipazioni di cassa per gli enti locali.
Questo è un problema fondamentale che va risolto con forza ed è inutile che l’Assessore dica di no. Se abbiamo la forza come Regione e come Nazione di chiedere la modifica di questa attenzione dell’Europa nei confronti dell’erogazione della spesa potremo superare i disagi forti che gli enti locali hanno nelle anticipazioni di cassa che sono costantemente tenuti a fare e a volte ne sono impossibilitati, perché le banche non ci permettono di andare fuori dello scoperto di conto in quanto queste risorse poi devono rientrare a rendicontazione avvenuta.
Le difficoltà sono di doppia natura, a volte gli enti locali predestinati non possono operare interventi sulla programmazione esistente per i motivi prima indicati, poi non possono utilizzare appieno le risorse e la restituzione con conseguenti cause di inadempienza da parte della nostra Regione.
Allora attiviamoci tutti per dare una risposta concreta, anche se difficile, muoviamo i nostri parlamentari europei in modo che non siamo voce inascoltata in quelle sedi, facciamo quella pressione di lobby nella burocrazia di questa Europa che è un elefante che non ha nessun progetto per rendere la nostra comunità competitiva con le crescenti economie asiatiche che ci sovrastano senza alcuna remora sotto questi aspetti. A volte la democrazia che parte dal basso può risolvere tante questioni mentre chi pontifica dall’alto in un baraccone burocratico come quello costruito all’interno della nostra Europa può creare ostacoli fondamentali per la crescita e lo sviluppo di giovani e di nuove generazioni che vogliono trasformare e modificare l’atteggiamento produttivo di una Nazione come la nostra e di Nazioni come la Francia, la Germania e le altre che partecipano a questa Comunità.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Vorrei rivolgermi in modo particolare all’Assessore Petrini per quanto riguarda il Psr. Essendo componente della terza Commissione ho partecipato in modo attivo e credo in modo costruttivo, per quelle che sono le mie competenze e per quelle che sono state le richieste di individuazione di punti critici di composizione del Psr e delle varie misure all’interno del Psr.
Delle modifiche che sono state quasi imposte – vogliamo chiamarle così – dalla Comunità europea, praticamente la Commissione non ne è venuta a conoscenza e non siamo potuti essere incisivi, non abbiamo potuto prendere in esame nessun tipo di discussione e di modifica, nessuna decisione nei confronti di chi, in un certo senso, ci ha dato la possibilità di portare avanti la discussione, quindi anche con le parti sociali, a livello territoriale, su misure che riguardano il biologico, misure importanti e non assolutamente di poco conto.
Quindi la cosa che più ci ha sconfortato a livello di Commissione è il mancato confronto democratico di queste modifiche, sicuramente non per colpa dell’Assessore, perché credo che anche nei suoi confronti ci sia stata una imposizione venuta da ancora più in alto, però essendo stati partecipi, propositivi, in collaborazione, durante la stesura avremmo preferito nei nostri confronti un comportamento uguale per quanto riguarda la risposta da dare alla Comunità europea.
Altra cosa molto importante che vorrei far notare all’Assessore è il fatto che non possiamo assolutamente proporci ai nostri elettori, a chi attende una risposta e a chi vuole fare progetti, con un Psr stilato con delle misure che poi devono subire delle modifiche. Giustamente lei non ha colpa – l’ho detto anche prima – ma deve capire che il mondo produttivo viaggia con dei tempi completamente diversi, non ha le stesse marce che abbiamo noi qua dentro. Posso sottolinearlo perché venendo da una esperienza in Confindustria e da una esperienza produttiva, le garantisco che i tempi che portiamo avanti all’interno del Consiglio o della Giunta non sono assolutamente gli stessi.
Quando dichiariamo pubblicamente di avere aperto le pre-adesioni al Psr, chi legge poi lo interpreta e fa dei progetti in base a ciò che vi è contenuto, di certo non ciò che verrà contenuto o verrà tolto. Chi ha già fatto un discorso di filiera sul biologico l’ha già messo in atto, magari avrà anche fatto dei mini contratti, dei mini impegni.

Paolo PETRINI. Ha fatto bene.

Graziella CIRIACI. Non ha fatto bene, non parlo per me, Assessore, io non faccio che rappresentare chi mi ha dato fiducia, non sto parlando personalmente come lei non lo sta facendo. Le garantisco che chi prende per buono un certo comportamento per una certa rassicurazione non deve assolutamente essere illuso, perché oggi l’economia non ce lo permette, non ce lo permette la comunità della regione Marche così come non lo permette la comunità della Nazione italiana.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Petrini per una breve replica.

Paolo PETRINI. Abbiamo affrontato un dibattito abbastanza lungo dove non ci sono state critiche a quelle che sono state le modalità attraverso le quali la Giunta ha attuato ciò che il Consiglio regionale aveva nel corso del tempo deliberato all’interno del suo potere di indirizzo.
La fase di attuazione gestita dalla Giunta per quel che riguarda il Fers e l’Fse ha risultati molto chiari, per quel che riguarda il Psr già in questo Consiglio ci sono stati ampi dibattiti che hanno illustrato che cosa è avvenuto e a che livello si è assestata la spesa. Credo che le performance del Fep, così come tutti i progetti della cooperazione internazionale, siano assolutamente buone e i risultati siano assolutamente apprezzabili.
Capisco –su questo è intervenuto l’Assessore Marcolini quindi evito di fare le sue stesse considerazioni –quale può essere la sofferenza nel vuoto che esiste tra capacità di indirizzo e modalità di attuazione, anche se questa sofferenza viene molto alleggerita da un monitoraggio che si può fare in misura reale attraverso i Comitati di sorveglianza.
Noto pure che nel momento in cui facciamo ampi dibattiti all’interno degli indirizzi che il Consiglio deve dare alla Giunta non siamo particolarmente attenti a determinati temi che poi vedo riemergere in maniera diversa dalla realtà. Il fatto di non essere attenti alle Comunità montane, perché adesso le risorse vanno attraverso i bandi a tutto il territorio regionale, non è un’invenzione della Giunta della Regione Marche – lo ricordo in particolare al Consigliere Lippi e anche ad altri che sono intervenuti –, ma un preciso orientamento della Commissione europea, cosa che tra l’altro non intendiamo assumere in maniera acritica. Nei nostri bandi privilegeremo sempre non solo le locomotive, cioè le città più sviluppate, ma anche i vagoni, in maniera tale che non rimangano indietro, perché questo comunque è un preciso orientamento che sta scritto nei nostri documenti di programmazione.
Ci sono molti richiami alla fase attuale e alla fase futura più che alla fase passata se non per alcuni aspetti del Programma di sviluppo rurale molto precisi, che soprattutto il Consigliere Cesaroni ha illustrato.
Dobbiamo finire questa fase di programmazione perché per quelli che sono i principali obiettivi del quadro strategico nazionale dovremo declinare anche l’ultimo strumento a nostra disposizione che è il fondo aree sottoutilizzate, un fondo che ha 241 milioni di euro e che deve essere tradotto in relazione a quella che è la strategia che già abbiamo scelto, cioè quello del Fers in termini di rafforzamento di quella strategia o in termini di complementari, per colpire obiettivi che lì, per quelli che erano gli orientamenti europei, non potevamo precisamente colpire. Questo sarà un ulteriore passaggio che con il Consiglio svolgeremo, auspichiamo molto efficace e certamente, Assessori e Consiglieri, non in maniera miniaturizzata – uso il termine di Marcolini – su cui tutti siamo tentati, portare nel territorio i singoli interventi.
Credo che questo aspetto dovrà muovere la nostra azione anche nella fase di rinegoziazione che su alcuni strumenti abbiamo a disposizione, a partire proprio dal Programma di sviluppo rurale.
Su questo voglio essere molto chiaro. Qui non c’è qualcuno che è vittima della burocrazia europea, in questa fase in cui non c’è concertazione. Non c’è uno spazio politico di libertà da poter percorrere, ci sono mere imposizioni che i funzionari della Commissione europea incaricati fanno alla Regione. Di questo siamo vittime noi della Giunta, voi del Consiglio, tutte le associazioni e tutti gli interlocutori che nel corso della lunghissima concertazione che abbiamo fatto sul Programma di sviluppo rurale avevano maturato aspettative in parte diverse a quelle che invece vedranno nella stesura definitiva di questo Piano, un Piano che noi non abbiamo assolutamente modificato nel nostro spazio di libertà ma che abbiamo semplicemente adeguato a quelle che sono state le indicazioni anche telefoniche, perché così avvengono. Fanno tante osservazioni, che a volte non c’entrano nulla con la specificità della situazione regionale, poi nella fase dialettica e di interlocuzione ti dicono esattamente come tradurre in adeguamento quelle osservazioni. Questo impediva qualsiasi altra concertazione con chicchessia, anche con me, che sono stato semplicemente informato di voi per motivi che spero non mi rimproverete.
Tra l’altro ci siamo fatti parte dirigente per far sì che tutti gli operatori dell’agro-ambiente, ma anche tutti coloro che avevano già progetti pronti e che non possono certamente aspettare i tempi della burocrazia per mandarli avanti, quindi per vedersi rendicontare le spese, non abbiano nulla da temere, perché per quel che riguarda i progetti di investimento nulla cambia, chi deve fare una stalla, un trattore o un macchinario per l’industria o qualsiasi altra cosa sapete meglio di me che non ha nulla da temere, come per gli operatori che invece si sono già cimentati con i bandi dell’agroambiente dove abbiamo avuto i cambiamenti più importanti.
Tutti insieme avevamo scelto una dimensione organizzativa da privilegiare per far sì che quelle aziende potessero in seguito andare avanti con i loro mezzi, ma la Commissione ci ha riportato alle priorità ambientali.
Questo non significa che chi ha privilegiato, così come da indicazione del Psr, attraverso i pre-bandi – che erano pur sempre condizionati all’approvazione – oggi deve sentirsi fuori gioco, non è così, perché noi decideremo non solo di dar seguito agli operatori dell’agroambiente per quelle che sono le priorità di carattere ambientale ma decideremo di dar seguito, seppur con una priorità inferiore, ma certamente con una quantità di risorse finanziarie sufficienti, anche a tutti coloro che in maniera assolutamente virtuosa hanno dato luogo a filiere micro o grandi che siano, perché, lo ripeto, ci sembra una delle poche modalità attraverso le quali si può essere competitivi pure nel prossimo futuro.
Abbiamo stigmatizzato enormemente come sistema delle Regioni in Italia la negatività del rapporto in questa fase, ma insieme abbiamo scelto di non fare aspettare oltremodo i nostri operatori che già per tutte le cose che abbiamo mandato in pagamento ad Agea – e per fortuna che avevamo anticipato 30 milioni – potrebbero essere pagati già domani se il Piano di sviluppo rurale fosse approvato.
Soprattutto l’approvazione permetterà al Consiglio, in sede di ratifica, di individuare le eventuali misure da recuperare o le diverse norme da negoziare nell’immediatezza dell’approvazione del Psr, quindi di dare un preciso mandato alla Giunta che in fase di rinegoziazione possa recuperare o rimodulare alcune questioni su cui concordemente esprimeremo questa esigenza.
Ripeto – vale per la Giunta, vale per il Consiglio e vale per le associazioni – la concertazione è stata possibile e molto forte prima, non ce l’hanno permessa adesso, cercheremo di recuperarla nella fase post approvazione Psr.

PRESIDENTE. Ha la parola per l’intervento conclusivo il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Gli interventi degli Assessori Marcolini e Petrini mi consentono di formulare alcune considerazioni in termini molto brevi, che non sono sicuramente le conclusioni di un dibattito che è stato molto frammentato e ha seguito percorsi differenti, quindi risulta davvero difficile poterlo ricomprendere.
Mi sembra molto appropriato che il Consiglio regionale si soffermi e approfondisca questo tema perché, come l’Assessore al bilancio prima ha sottolineato, l’Europa diviene sempre più importante nella vita della nostra Regione su questioni di carattere strategico. Lo vedremo ancor più quando discuteremo il bilancio nelle prossime settimane, come le risorse europee partecipino in maniera determinante alla sostituzione delle risorse regionali che non chiediamo alla nostra comunità in misura superiore a quella degli anni precedenti e alla diminuzione dei trasferimenti che lo Stato ci riserva.
Quindi approfondire i temi delle politiche europee diviene per noi sempre più importante e lo diverrà negli anni a venire. I Consiglieri regionali che vogliono impegnarsi su questo terreno fanno bene e quelli che chiedono chiarimenti e approfondimenti vanno nel senso della costruzione delle proposizioni strategiche e del loro sostegno che seguiranno.
Da questo punto di vista, a mio avviso, riprendendo alcune considerazioni che sono state qui formulate, sul piano puramente amministrativo sono accettabili i richiami a un perfezionamento dell’attività amministrativa e della gestione di queste procedure da parte della Regione Marche, tuttavia vorrei anche esprimere un apprezzamento per il modo in cui le nostre strutture amministrative stanno organizzando queste procedure, perché i risultati che oggi raggiungiamo sono comunque soddisfacenti, al di là delle carenze o delle disfunzioni che in alcuni punti possono essersi determinati.
Dobbiamo fare una valutazione sui macroaggregati. Guardando il risultato che la politica comunitaria ha ottenuto per la nostra Regione in relazione a due fondi principali, fondo strutturale e fondo sociale europeo, non possiamo non esprimere la nostra soddisfazione perché abbiamo raggiunto dal 100% al 105% degli obiettivi che ci proponevamo. Questa è una prima valutazione che dobbiamo formulare perché non è comune a tutte le altre Regioni, anzi.
Come pure dobbiamo esprimere una soddisfazione per le modalità di crescente trasparenza e correttezza con cui queste procedure vengono gestite dalla nostra Regione. Anche questo è un crescendo che è stato conseguito nel corso del tempo e che ci viene riconosciuto dalla stessa Unione europea attraverso i suoi Comitati di sorveglianza a cui tutti quanti possiamo partecipare.
Naturalmente, come invocava il Consigliere Cesaroni, si possono sempre migliorare le cose e noi siamo impegnati a farlo, anche per la crescente importanza che i fondi europei acquistano nella vita della nostra amministrazione regionale. Proprio per riconoscere questa crescente importanza credo che il dibattito del Consiglio regionale non debba tanto soffermarsi sugli aspetti di carattere procedimentale e di carattere amministrativo, quanto esaltarsi proprio nella valutazione degli indirizzi delle politiche comunitarie e nella costruzione degli indirizzi delle politiche comunitarie, nelle proposizioni strategiche con cui si costruiscono le politiche comunitarie. E’ qui che il Consiglio regionale deve ritrovarsi ed esprimere altre possibilità di confronto. Però per potersi esprimere sugli aspetti strategici delle politiche comunitarie occorre che tutti insieme ci impegniamo un po’ di più ad approfondire quelli che sono i documenti di programmazione europea, a leggerli, a condividerli, in modo tale che possiamo cogliere le opportunità che la programmazione europea ci riserva, cercando anche di anticipare i tempi, non inseguendo gli indirizzi e le proposizioni che la programmazione europea definisce.
Credo che potremmo – così come ha proposto l’Assessore Marcolini –, in questa Aula o anche al di fuori, fare una sessione che piuttosto che inseguire gli aspetti di carattere procedimentale e amministrativo, approfondisca questi aspetti di strategia delle politiche comunitarie.
In questo momento l’Europa ha definito la sua agenda per il prossimo triennio, ha definito quali saranno gli impegni e le prossime presidenze che si succederanno – Slovenia, Francia e Svezia – a quella che in questo momento è della Germania.
E’ stato definito un programma di lavoro che non tocca soltanto i fondi strutturali, Fers, fondo sociale europeo ecc., ma guarda soprattutto ad azioni sempre più mirate su programmi finalizzati che sono iscritti come fondi liberi nel bilancio dell’Unione europea. Sono questi quelli che dobbiamo andare ad intercettare ed è per questo che dobbiamo impegnarci maggiormente sia attraverso una concertazione di carattere istituzionale, ma anche attraverso un maggiore coinvolgimento e un maggiore impegno delle categorie che possono intercettare questi fondi, perché molto spesso questi fondi non sono a nostra disposizione, non sono a disposizione delle Istituzioni, ma sono a disposizione di pezzi della società regionale che attraverso la loro capacità di iniziativa possono acquisirli. Quindi dobbiamo essere vettori nei confronti di questa comunità perché ci sia circolazione di informazione e ci sia possibilità di accesso a queste risorse.
I temi che l’Unione europea ha già definito per l’anno e mezzo o i due anni che seguiranno sono quattro o cinque, non di più, su cui il bilancio europeo condenserà le risorse.
Il primo tema, che ormai è divenuto fondamentale in tutte le riflessioni di carattere politico e istituzionale, è quello del cambiamento climatico e della biodiversità. Ci sono possibilità di sviluppare le nostre politiche ambientali in modo più intrecciato con i fondi liberi nel bilancio dell’Unione europea.
Il secondo tema è quello dell’energia che è un problema che preoccupa tutti gli Stati che compongono l’Unione europea e tutte le Regioni dell’Unione europea, che non riguarda soltanto le fonti rinnovabili e i modi tradizionali di produzione dell’energia, ma anche i temi dell’innovazione della produzione di energia. Anche su questo potremmo approfondire l’argomento insieme a componenti essenziali della nostra vita di comunità.
Il terzo tema è quello delle piccole e medie imprese su cui l’Europa si sta appassionando dopo aver per lungo rincorso le grandi dimensioni e le economie di scala. Ora anche l’Europa si sta appassionando al tema della piccola e media impresa su cui noi abbiamo una tradizione, un’esperienza e una storia da poter spendere in modo molto credibile.
Il quarto tema è la politica dei trasporti perché la mobilità diventa un fattore di democrazia, di benessere e di sviluppo sociale. Su questo tema mi permetto di richiamare a tutti noi – anche a me stesso – la politica marittima dell’Unione europea che è divenuta centrale perché l’espansione del commercio mondiale sta avvenendo soprattutto attraverso i vettori via mare. I vettori via mare, per ragioni differenti, stanno diventando centrali nella politica dei trasporti dell’Unione europea e questo presuppone un intervento sulla portualità, una espansione della funzione dei porti, una espansione delle logiche di integrazione tra i porti e l’interland, una centralità dei sistemi logistici nella logica integrazione mare-terra, su cui noi oggi siamo sprovvisti e sui cui dovremo fare molto di più e riflettere, tanto più che siamo regione adriatica, regione mediterranea e gran parte dei flussi di commercio mondiali transiteranno proprio attraverso questo mare negli anni a venire verso l’Europa.
L’ultimo tema che l’Unione europea ha posto al centro della sua attività di programmazione e sui cui rende disponibili risorse è quello del dialogo interculturale che sarà il tema centrale del dibattito europeo del prossimo anno. Quindi che anche su questo la nostra Regione, che si qualifica per la capacità di integrazione sotto il profilo sociale, possa esprimere qualche modalità di tipo progettuale.
Credo che dovremo impegnarci, oltre che per quanto riguarda la correttezza procedurale e procedimentale, del modo in cui utilizziamo le risorse europee – tra l’altro testimoniate anche dai riscontri del Comitato di sorveglianza e anche dal minore indicatore di contestazione e di illegittimità che riguardano le procedure di utilizzo delle risorse europee –, soprattutto su una riflessione alta che riguarda gli aspetti di indirizzo, gli aspetti strategici su come noi possiamo utilizzare meglio e di più le opportunità che l’Europa ci offre, perché secondo me stiamo utilizzando soltanto il 20-25% di tutte le opportunità che l’Europa ci consentirebbe, e quel 20-25% lo utilizziamo nel migliore dei modi, sopra il 100%.
Questo è il dato che riguarda le politiche comunitarie della Regione Marche sui fondi strutturali, ma non ci sono solo questi, ci sono anche altre risorse.
Una conclusione di questo dibattito potrebbe proprio essere l’impegno ad andare su questi temi che l’Europa ha posto al centro della propria agenda nel prossimo anno e mezzo con le quattro presidenze che si susseguiranno.

PRESIDENTE. Con questo intervento si conclude la seduta odierna del Consiglio regionale. La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 13,30