Resoconto seduta n.94 del 15/01/2008
SEDUTA N. 94 DEL 15 GENNAIO 2008


La seduta inizia alle ore 10,50


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Buongiorno a tutti, saluto con grande piacere anche l’Istituto comprensivo Archi Cittadella Sud di Ancona che è qui presente in maniera massiccia.
Do per letti i processi verbali delle sedute n. 91 e n. 93 rispettivamente del 19 dicembre 2007 e dell'8 gennaio 2008 i quali, ove non vi siano obiezioni, si intendono approvati ai sensi dall'articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 209, in data 7 gennaio 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Modifica dell'articolo 2 della legge regionale 2 agosto 1984, n. 20, recante "Disciplina delle indennità spettanti agli amministratori degli enti pubblici operanti in materie di competenza regionale e ai componenti di commissioni, collegi e comitati istituiti dalla Regione o operanti nell'ambito dell’amministrazione regionale", assegnata alla II Commissione in sede referente;
- n. 210, in data 5 dicembre 2007, ad iniziativa del Consigliere Ricci, concernete: "Interventi regionali di sostegno all'installazione di impianti per l’utilizzo del calore geotermico", assegnata alla IV Commissione, in sede referente ed alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 211, in data 5 dicembre 2008, ad iniziativa della Giunta regionale: "Sistema regionale integrato degli interventi a favore dei soggetti adulti e minorenni sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria ed a favore degli ex detenuti", assegnata alla V Commissione in sede referente ed alle Commissioni I e Il per il parere obbligatorio ed al Consiglio delle Autonomie locali per il parere ai sensi del comma 2 dell’articolo 11 della l.r. 10 aprile 2007;
- n. 212, in data 6 dicembre 2007, ad iniziativa dei Consiglieri Benatti, Mollaroli, Ciriaci, Giannini, Mammoli, Ortenzi, Romagnoli, Solazzi, Cesaroni, Binci, Procaccini, Brandoni, Rocchi, Ricci, Massi, Favia, Castelli, concernente: "Interventi contro la violenza sulle donne", assegnata alla V Commissione in sede referente ed alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 239, ad iniziativa dei Consiglieri Bugaro, Capponi, Tiberi: "Moratoria internazionale per l'abolizione della pena di aborto";
- n. 240, ad iniziativa dei Consiglieri Badiali, Mammoli, Benatti: "Situazione azienda di Jesi";
- n. 241, ad iniziativa dei Consiglieri Brandoni, Procaccini, Binci: "Situazione dello zuccherificio di Jesi";
- n. 242 ad iniziativa del Consigliere Viventi: "Raddoppio ferroviario Orte-Ancona";
- n. 243, ad iniziativa del Consigliere D'Anna: "Attivazione di politiche orientate alla raccolta differenziata, al riciclaggio e alla riduzione dei rifiuti,
Hanno chiesto congedo il Presidente Spacca, l'Assessore Agostini e i Consiglieri Massi e Viventi.

Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Chiedo, come è già stato detto nell’incontro dei Presidenti dei gruppi consiliari, di iscrivere all’ordine del giorno di oggi le mozioni relative alla questione dello zuccherificio di Jesi per poterle discutere in tempi utili.

PRESIDENTE. Pongo in votazione le iscrizioni all’ordine del giorno delle mozioni n. 240 dei Consiglieri Badiali, Mammoli, Benatti “Situazione azienda di Jesi” e n. 241 dei Consiglieri Brandoni, Procaccini, Binci “Situazione dello zuccherificio di Jesi”.

(Il Consiglio approva)

Quindi, non appena terminato l’incontro che l’Assessore Petrini ha su questo tema discuteremo tali mozioni.


Interrogazione n. 581
del Consigliere D’Anna
“Vicenda Lisippo”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 581 del Consigliere D’Anna. Per la Giunta risponde l’Assessore Minardi.

Luigi MINARDI. L’interrogazione del Consigliere D’Anna è relativa ad una vicenda che ormai ha assunto molta importanza nella cronaca non solo locale e regionale, ma addirittura i quella internazionale, come richiama giustamente il Consigliere, il quale ci chiede di conoscere quali sono le iniziative intraprese e quali sono quelle che si intendono prendere per contribuire fattivamente al rientro della statua.
Credo che il Consigliere D’Anna e tutti i Consiglieri presenti in Aula conoscano la vicenda e anche quale ruolo il Consiglio regionale aveva assegnato al Presidente della Giunta regionale già dal maggio 2006. In quella seduta ci fu un impegno richiesto al Presidente della Giunta regionale ad intervenire, insieme al Ministro competente già sollecitato in tal senso, con determinazione e sollecitudine affinché la statua del Lisippo, oggi confinata in America, possa essere finalmente esposta nel museo della città di Fano.
Le linee erano chiarissime, il desiderio e la volontà era di battersi affinché la statua del Lisippo venisse recuperata e che venisse costruita una unità di azione tra Governo nazionale e Regione Marche, cosa che abbiamo sistematicamente fatto.
Il Ministro Rutelli è più volte intervenuto nella nostra regione, è più volte intervenuto anche su propria volontà e determinazione per il recupero della statua del Lisippo, in tutte le circostanze che lo hanno visto nelle Marche, sia a Cagli, sia a Fano, sia a Fermo, si è detto impegnato, appunto, a tale recupero.
E’ chiaro che la nostra azione è stata di supporto e condivisione, è chiaro che la nostra azione ha teso, intanto, a non indebolire l’azione internazionale che doveva essere condotta dal più alto livello del Governo e quindi dal Ministro.
E’ evidente che la vicenda ha una sua complessità anche giuridica, come pure è evidente la fortissima resistenza del Getty Museum che ha concordato con il Ministro il trasferimento di alcune opere, ma non quella del Lisippo.
Credo che si possa considerare conclusa una fase e si possa riaprire con il Ministro una valutazione sul da farsi in futuro, viste le resistenze durissime del Getty Museum e soprattutto anche alla luce delle nuove vicende e anche di quelle giuridiche. Queste ultime rappresentano un punto da prendere in seria considerazione per rafforzare la nostra azione per il recupero.
Quindi da parte nostra c’è la più ampia disponibilità, il desiderio e la volontà di muoverci ed è chiaro che in una vicenda internazionale non possiamo avere la bandiera o l’iniziativa noi, come è chiaro che finora ci sentiamo di condividere l’azione del Ministro il quale si è speso con molta forza e determinazione pur non giungendo al risultato.
Credo che all’inizio di questo nuovo anno con il Ministro dovremmo fare una valutazione dello stato dell’arte, che finora ci ha visti non recuperare la statua, e valutare anche giuridicamente se ci sono delle novità che mi pare ci siano. Quindi dovremmo affrontare una nuova fase relativa a questa vicenda che ci vede assolutamente impegnati per far sì che Fano possa riavere la statua del Lisippo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Io credo, invece, che rispetto al passato la Regione si sia mossa un po’ meno. Ricordo una missione che ho fatto ha Roma, insieme ai colleghi Mollaroli e Solazzi, alla presenza del Parlamentare Lusetti; ci siamo recati presso l’Ambasciata americana per avere un incontro con il responsabile cultura. E’ stato un incontro positivo che si è svolto proprio nel periodo in cui era ripresa l’attività per il rientro di questa statua.
Vorrei ricordare che è stata pescata nel mare Adriatico e che è uscita illegalmente dall’Italia e dopo varie peripezie è finita al Getty Museum di Malibù in California. L’importanza di questa statua è enorme, è uno dei pochi capolavori presenti al mondo dello scultore greco Alessandro Magno denominato Lisippo.
Sicuramente la vicenda del Lisippo ha contribuito a quella operazione - che io chiamo una battaglia morale - che ha consentito allo Stato italiano di tornare in possesso di importanti beni storici, veri e propri capolavori, che erano usciti illegalmente dall’Italia negli anni scorsi. Anzi, il Lisippo è diventato anche un po’ il simbolo di questa battaglia morale, tanto è vero che quotidiani internazionali, da Le Monde al Los Angeles Times e al Times di Londra, hanno più volte presentato in prima pagina la statua del Lisippo.
Mentre altri beni sono tornati in Italia, questa statua, che è anche il simbolo del Getty Museum di Malibù è rimasta sul posto. E’ rimasta sul posto innanzitutto perché forse è il pezzo più importante di questo museo, ma forse anche perché in passato non c’è stata la stessa forza e lo stesso impegno che invece c’è stato negli ultimi anni per il recupero di questi beni usciti illegalmente dall’Italia.
Abbiamo notato che l’ex Ministro Buttiglione prima e il Ministro Rutelli adesso hanno cambiato strategia, nel senso che hanno fatto diversi accordi attraverso i quali i musei che ospitano opere di provenienza furtiva, quindi uscite illecitamente dall’Italia, tornino ad essere dichiarate italiane e a quel punto lo Stato italiano concede ai musei per un certo periodo di tempo, diciamo in comodato gratuito, gli stessi beni per poi magari farli ritornare in Italia con una rotazione di scambi internazionali.
Credo che questa sia la direzione sulla quale continuare questa battaglia che non possiamo assolutamente mollare in questo momento che è, appunto, quello più favorevole. Questo anche perché abbiamo dei grossi alleati e per quanto riguarda il Lisippo il più grosso alleato dell’Italia è il Los Angeles Times, è un quotidiano importantissimo degli Stati utili d’America, uno dei giornalisti è venuto addirittura a Fano su mio invito per fare delle ricerche sulla vicenda del Lisippo riportando un ampio reportage. Quindi abbiamo sicuramente il momento favorevole.
Credo che la Regione, come pure il Ministro Rutelli, al quale però riconosco sicuramente l’impegno per la soluzione di questo e di altri problemi collegati all’esportazione illecita, debbano impegnarsi ancora di più.
Considerato che a brevissimo termine ci sarà a New York una missione del Presidente Spacca, quindi del Consiglio regionale, per presentare i bronzi di Cartoceto che attualmente sono ospitati in Canada, credo che questa potrà essere una delle occasioni per rappresentare ancora con più forza ad altissimo livello le istanze del territorio delle Marche, della provincia di Pesaro.

PRESIDENTE. Per cortesia, concluda Consigliere.

Giancarlo D’ANNA. E’ un anno che aspetto la risposta e l’altra volta è stata anche rinviata, quindi penso che sia doveroso che io possa esprimere il mio pensiero.

PRESIDENTE. Sono passati cinque minuti, al Parlamento europeo si parla tre minuti.

Giancarlo D’ANNA. Però al Parlamento europeo si inizia in tempo!

PRESIDENTE. Questa mattina abbiamo dovuto aspettare per i noti motivi richiesti dai Presidenti dei gruppi di minoranza, Consigliere D’Anna.


Interrogazione n. 897
del Consigliere Santori
“Crisi economica territorio ascolano”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 581 del Consigliere D’Anna. Per la Giunta risponde l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Rispondo a questa interrogazione insieme al titolare che è l’Assessore Giaccaglia impegnato per motivi istituzionali a Roma.
L’argomento sollevato dal Consigliere Santori è molto importante e rappresenta una preoccupazione per il Governo regionale in maniera programmaticamente impegnativa.
Per ciò che riguarda la premessa dell'interrogazione a proposito dell'erogazione degli aiuti in modo generalizzato occorre precisare che gli aiuti del Fers, cioè del Fondo europeo di sviluppo regionale, a titolo dell'Obiettivo II, quello di riconversione industriale, hanno riguardato non soltanto Ascoli, ma tutte le aree interne delle Marche con problemi di deindustrializzazione e più esplicitamente le Comunità montane tra cui anche quelle del territorio ascolano, la M e la N.
La zona in oggetto, per far fronte alle oggettive difficoltà legate ad un tasso di disoccupazione sopra la media regionale e all'emergere di crisi settoriali ha beneficiato degli aiuti a finalità regionale di cui all'art. 87 3/c del Trattato che si è esplicitato in massimali di intensità di aiuto superiori a quelli delle imprese localizzate in altre aree delle Marche.
Va inoltre fatto presente per quello che riguarda gli incentivi nazionali che su piano nazionale sono state definite le priorità per la formazioni delle graduatorie di cui alla legge n. 448/92 per l'anno 2006 che indicavano due lime di intervento prioritario, una a livello territoriale (i 25 Comuni della ex cassa mezzogiorno in termini di uscita morbida dalla zona protetta del mezzogiorno) e comprese sempre nell’Obiettivo Il (territorio dell'ascolano) e un altro a livello settoriale legato alle industrie conciarie e di fabbricazione di prodotti in cuoio e similari, tipologie presenti in maniera capillare in una parte di quelle zone. E' evidente che le due forme di intervento danno un quadro ben diverso a proposito dell'erogazione di aiuti senza priorità e riguardo alla zona in questione. Ci sono stati due piani poliennali della durata di dodici anni dall’uscita dalla Cassa del Mezzogiorno alla programmazione ordinaria con le altre Province.
In data 20 dicembre 2007 la Giunta regionale ha incontrato l'Amministrazione provinciale di Ascoli Piceno con il preciso intendimento di formulare una serie di proposte capaci di interfacciare le emergenze sopravvenienti da quel territorio. Atteso che il tasso di disoccupazione medio regionale è del 2,7%, forse è il più basso in Italia, sicuramente il più basso tasso di disoccupazione marchigiano dalla storia della Regione, con un tasso di disoccupazione maschile che è dell’1,6%, però con delle macchie che riguardano la socialità, una sono le donne, l’altra è il territorio, proprio di questi 25 comuni con le due emergenze che peraltro vengono indicate della Sgl Carbon e della Ahlstrom a cui si è fatto riferimento.
Vorrei ricordare come sulla vicenda dell’Ahlstrom, l’Assessore al lavoro, il Vicepresidente Agostini ed io abbiamo avuto proprio ieri modo di parlare con il responsabile del Ministero per cercare di attenuare, con la conquista di ammortizzatori sociali più adeguati, l’impatto socialmente dirompente che possono produrre la riduzione di altri 180 posti di lavoro in quella zona critica.
Come emerso dall'incontro con la Giunta Provinciale sono stati individuati obiettivi di riqualificazione turistica e territoriale, di sviluppo tecnologico ed infrastrutturale e di sostegno a giovani neolaureati e diplomati. Una seria di iniziative a tutto campo mirate alla crescita del territorio e non soltanto del sistema industriale, ma anche della riconversione del sistema secondario verso quello che ormai viene comunemente definito di terziario avanzato.
Nonostante l’allarmante e congiunturalmente sfavorevole situazione della Sgl Carbon e della Ahlstrom, appare, attraverso la lente di numerosi indicatori, non in una condizione di drammatica instabilità, dovendosi confrontare su base ultradecennale un miglioramento netto.
Quindi siamo assolutamente insoddisfatti della situazione attuale, e l’interrogazione del Consigliere Santori va giustamente in direzione dell’attenuazione del gap esistente al momento attuale, ovviamente bisogna avere anche la consapevolezza del tragitto percorso, perché la situazione dei 25 comuni della Cassa del mezzogiorno non è non soltanto quella di trent’anni fa, ma nemmeno quella di dieci anni fa.
La riqualificazione territoriale sostenuta in questa maniera permetterebbe di creare il substrato favorevole anche ai futuri interventi regionali ed europei che in questo modo avranno di sicuro una maggiore efficacia in quanto contestualizzati alla crescita infrastrutturale e di servizi.
Questo è stato concordato ed evidenziato nell’incontro con la Provincia di Ascoli in cui si è anche valutato in ipotesi anche di creare una task force amministrativa affinché per quanto evidenziato si abbia un percorso prioritario. E’ intenzione annunciata del Presidente di costituire una delega specifica al coordinamento di tutti gli interventi regionali nell’area ascolana, proprio per dare un ruolo di coordinamento, di stimolo e di controllo dei programmi che dovranno essere adottati.
Sullo specifico, invece, legato a tutte le forme di intervento economico, sia di carattere europeo che statale, si recepisce e si rende noto il contenuto del decreto del Ministero dello sviluppo economico del 7 dicembre 2007 "Elenco delle aree ammesse agli aiuti di Stato a finalità regionale per il periodo 2007 - 2013". Tale decreto si fa carico delle istanze presentate da questa Amministrazione ed estende nuovamente a gran parte del territorio di Ascoli Piceno – questa è una novità, Consigliere Santori, particolarmente rilevante su cui ci siamo impegnati negli ultimi mesi – per il riconoscimento di area soggetta a svantaggio di cui alle deroghe previste ai sensi dell’art. 87 par. 3/c che consente un approfondimento delle provvidenze e un innalzamento dell’intensità di aiuto sia alle imprese che ai soggetti pubblici operanti in questo territorio.
Infine, per ciò che riguarda le due aziende citate ricordiamo che le norme comunitarie proibiscono gli aiuti diretti alle imprese in difficoltà – entreremmo in un regime di censura da parte dell’Unione europea – per non creare distorsioni nel sistema internazionale di concorrenza rendendo così improponibile qualsiasi nostro contributo mirato nello specifico.
Quindi l’azione della Giunta con la delega regionale, con il coordinamento tecnico e con l’interfaccia con l’Amministrazione provinciale è quella, invece, di migliorare le condizioni di contesto e di alzare il pavimento delle condizioni economiche e sociali di questa area ancora sensibile, sviluppata ma meno del resto della regione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Ringrazio l’Assessore soprattutto per l’excursus storico della vicenda che è stato correttamente riportato e al quale sicuramente faccio adesione anch’io.
E’ chiaro che la parte della risposta che riguarda il decreto, quindi l’impegno della Giunta al riconoscimento di una zona svantaggiata dell’area ascolana, mi trova perfettamente d’accordo e consenziente ed è la strada più importante che ho sentito negli ultimi anni in questo consesso. C’è finalmente il riconoscimento di una zona che si trova effettivamente in una situazione di regresso e comunque in condizioni di forte distanza rispetto alle altre province.
Quindi recuperare questa zona è importante non solo per l’ascolano, per il Pil della provincia di Ascoli, ma lo è anche per l’intera gestione economica regionale perché è una parte importantissima della stessa regione Marche. Il territorio di confine non è da sottovalutare perché è un territorio che può essere veramente considerato una ricchezza per tutta la regione.
Sotto questo aspetto ringrazio l’Assessore dell’impegno e di ciò che ha detto, per il resto mi considero parzialmente soddisfatto perché certe previsioni economiche si potevano fare per tempo, l’impegno programmatorio della Regione in questo settore nel tempo è venuto meno. Sicuramente c’è stata una carenza a questo livello e i fatti di oggi sono attribuibili anche a questa situazione.


Interrogazione n. 874
del Consigliere Pistarelli
“Reparto di oncologia di Macerata non ancora realizzato”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 874 del Consigliere Pistarelli. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Voglio dire innanzitutto che questa era anche una questione sollecitata da un ordine del giorno del quale ci siamo fatti carico nel Piano sanitario regionale e attraverso - come dirò - le cabine di regia stiamo lavorando per cogliere gli obiettivi fissati sia dal Piano che dalle sollecitazioni che venivano, appunto, da tale ordine del giorno. In merito all’interrogazione si confermano le indicazioni programmatorie circa l'attivazione presso l'Ospedale di Macerata di un'area di degenza ordinaria specificamente dedicata ai pazienti oncologici a supporto della già importante area di attività in day hospital e alla altrettanto importante attività in regime ambulatoriale sia radioterapico che specialistico, oltre a quella già attivata in regime di ricovero ordinario per la gestione dei trattamenti radiometabolici.
I tempi ovviamente sono legati all’opportunità di inserire il progetto nell'ambito di quello più generale riguardante l'oncologia e che viene trattato – come ho già detto - all'interno della cabina di regia sull'assistenza ospedaliera attivate dal Piano sanitario, che sono partite e stanno lavorando.
L’acquisizione di risorse umane ed il relativo finanziamento sono a loro volta legati ai processi di budget, di cui è previsto l'avvio e sono in discussione in questi giorni che il livello centrale ha chiarito le modalità di finanziamento per l'anno 2008.
Si procederà, quindi, quanto prima a definire i tempi necessari all'avvio operativo del progetto per il quale si partirà dalla identificazione delle possibili sedi all’interno dell'architettura complessiva dell'organizzazione dell'area di degenza dell’Ospedale di Macerata.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Ho sollevato questa questione con l’interrogazione che stiamo discutendo perché ormai sono trascorsi più di sette mesi dalla votazione del nuovo Piano sanitario a cui avevamo legato, discusso e votato l’ordine del giorno richiamato anche nella sua risposta, Assessore, con il quale si impegnava la Giunta affinché desse corso a quello che già era stato previsto nel Piano precedente.
L’Unità operativa complessa dell’Oncologia di Macerata è già reparto in senso pieno, 24 ore su 24, ci sono degenze che possono essere seguite anche nelle acuzie, quindi è tutto già previsto. Purtroppo sono anni che si è in attesa del completamento di questo percorso sotto il profilo della dotazione dei posti letto e dell’adeguamento della pianta organica, perché è chiaro che occorre personale medico e infermieristico in grado di garantire le 24 ore.
Pertanto spero che questo “quanto prima” che l’Assessore ha ora affermato in Aula possa significare settimane, cioè il tempo tecnico di completare l’istruttoria minima. Perché sui budget questo tipo di impegno anche economico e finanziario dovrebbe essere già garantito proprio perché tutti gli atti di programmazione ci dicono che l’oncologia è reparto, il che significa che anche nel momento dell’acuzie il malato oncologico può essere seguito.
Voglio ricordare ai colleghi che oggi c’è una paradossale situazione, cioè che l’oncologo segue il paziente fino al momento in cui non ha necessità - perché, appunto, in uno stato di acuzie - di ricovero ospedaliero, poi nel ricovero non può seguirlo più perché il paziente oncologico si deve appoggiare ad altri reparti dato che quello di oncologia non può essere in grado di ospitarlo nelle 24 ore.
C’è quindi questo assurdo, cioè che Macerata in particolare – il caso che sollevo - segue centinaia di pazienti, li segue anche per anni, poi nel momento in cui il paziente ha un aggravamento della situazione bisogna “pietire” un posto letto presso l’ortopedia o la medicina per fare in modo che sia ricoverato nello stesso centro di Macerata. Questa è una cosa che non sta nelle cose civili e accettabili.
E’ una questione che non riguarda il territorio o il campanile, ma riguarda veramente la dignità di una risposta medico-ospedaliera. L’altissimo profilo della professionalità, dell’eccellenza, della serietà e dell’impegno degli operatori sia medici che infermieristici e assistenziali è da tutti riconosciuto, ma poi troviamo questi inaccettabili ostacoli per un percorso programmatorio e di intervento di completamento delle strutture che è previsto, ripeto, da tutti gli atti di programmazione, da ultimo il Piano sanitario che con forza lo ha ribadito con un ordine del giorno.
Quindi, Assessore, la prego di mettere la massima attenzione a questo tipo di risposta che viene ormai attesa da troppo tempo da parte del territorio maceratese e non solo, perché poi molti pazienti che si rivolgono al centro di Macerata, guidato dal dott. Latini, provengono anche da altre aree, non solo quella provinciale, ma anche quella regionale tutta.
Pertanto questa attenzione deve essere sicuramente primaria.


Interrogazione n. 914
dei Consiglieri Binci, Altomeni, Brandoni
“Progetto di realizzazione dell’asse stradale “Val Potenza” provincia di Macerata”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 914 dei Consiglieri, Binci, Altomeni, Brandoni. Per la Giunta risponde l’Assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. In merito ai vari quesiti espressi nell’interrogazione la risposta sarà puntuale su tutti i punti che sono stati messi in evidenza.
La Regione non ha inserito l’intervento tra quelli considerati prioritari nei documenti di programmazione. Infatti non vi sono previsioni di nuove "autostrade" nella valle dei Potenza né nel Piano regionale dei trasporti approvato nel 1994, né in quello attualmente in esame, né nel Piano integrato regionale, né, infine, nella deliberazione amministrativa n. 19/2006 del Consiglio regionale, concernente l'individuazione della rete stradale di interesse regionale, nella quale la strada della Val Potenza viene classificata di interesse regionale e vengono previsti soltanto interventi di variante dei centri abitati e messa in sicurezza secondo le norme vigenti.
Va ricordato che nell’approvazione del progetto della terza corsia autostradale, Autostrade per l’Italia s.p.a. si è impegnata a realizzare il casello di Porto Recanati nel momento in cui la Provincia adeguerà l’Helvia Recina (attuale strada di fondo valle) alle oggettive esigenze di traffico.
Inoltre, la Regione, utilizzando dei residui dei fondi ex Anas 2007, ha avviato di concerto con le Province la realizzazione del catasto stradale che rappresenta lo strumento primario per l'individuazione e la gestione delle strade di rilevanza regionale.
Ufficialmente non è stato presentato al mio Assessorato il progetto delle opere in oggetto, quindi non si è in grado di esprimere un ponderato parere. In ogni caso le tipologie di opere ammesse in queste strade sono definite nella citata delibera n. 19/2006.
L'unica documentazione attinente l’oggetto è pervenuta al Servizio ambiente che ha recentemente aperto una procedura di verifica per il progetto della Provincia di Macerata denominato "Asse autostradale Val Potenza - primo lotto funzionale svincolo Macerata est". Nel corso della Conferenza di servizi del 6 dicembre 2007, gli uffici regionali hanno rilevato che il progetto costituisce semplicemente la variante dell'abitato di Villa Potenza e che quindi non poteva essere considerato “primo lotto" di un progetto inesistente e non valutabile e che pertanto doveva essere modificata la denominazione rendendola più coerente ai reali obiettivi del progetto.
Conseguentemente la Provincia di Macerata ha dichiarato a verbale che l'opera sarà denominata "raccordo della viabilità a Villa Potenza" e che altre valutazioni rispetto agli assetti viari della provincia e della valle del Potenza non rientrano nel progetto presentato.
Come già detto, la Regione non prevede di realizzare il tipo di opera in oggetto n-a sicuramente sarà necessario intervenire, sulla base di idonei studi sul traffico, con opere adeguate e non impattanti nel tratto corrispondente alla ex SS 571 (Helvia Recina) ormai totalmente antropizzata.
La citata deliberazione n. 19/2006 indica il tipo di interventi prevedibili in questa arteria come sopra indicato.
L’analisi dei flussi di traffico è uno degli elementi fondamentali per avviare una valutazione su progetti infrastrutturali sia dal punto di vista trasportistico che ambientale. Pertanto dovrà essere presentata da parte del soggetto promotore (Provincia di Macerata) tra gli elaborati richiesti per la procedura di Via.
Sicuramente è necessario procedere ad una Valutazione Ambientale Strategica che deve essere effettuata su di un Piano. Si ritiene, pertanto, che la Provincia di Macerata richieda tale Valutazione su un proprio piano complessivo della viabilità.
Tutti gli elementi richiamati al punto 7 dell’interrogazione – inserimento ambientale, traffico, costi di realizzazione – sono parametri indispensabili per procedere ad una valutazione dei progetto nella procedura Via.
La materia è di stretta competenza del Servizio ambiente che dovrà essere interessato dalla procedura di Via sopra richiamata.
Un confronto con la Provincia di Macerata è opportuno sulla base del proprio disegno complessivo del sistema viario che prenda in esame sia il sistema di comunicazione vallivo che quello intervallivo. In tal modo potranno essere evidenziate le incongruenze rispetto alle strategie regionali e nazionali.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Sono soddisfatto della risposta dell’Assessore, nel senso che mi tranquillizza rispetto ai contenuti della interrogazione e rispetto alla progettazione.
Una progettazione che partendo da un raccordo della viabilità a Val Potenza rientra all’interno di una sistemazione funzionale di quel tratto non con la costruzione di una nuova strada, ma con interventi di miglioramento della strada esistente, però la Provincia di Macerata sul suo sito presenta un progetto complessivo denominato “Autostrada della Val Potenza”. E’ un progetto che di fatto è un nuovo asse stradale che si affianca a quello esistente.
Una considerazione che ho fatto è che lo strumento di programmazione della Provincia come il Ptcp prevede l’ammodernamento della c.d. strada Regina (Helvia Recina), invece è stato presentato ufficialmente anche sulla stampa un nuovo asse autostradale a due corsie, quindi a quattro più la terza corsia di emergenza e addirittura in gran parte sopraelevato, che va ad inserirsi nella vallata del Potenza. Dal punto di vista ambientale è considerato un corridoio di salvaguardia a forte vocazione ambientale, poco compromesso e a vocazione turistica.
Ricordo che è la valle leopardiana, cioè passa alle spalle di Recanati quindi coinvolge anche il paesaggio nelle parti più significative della regione Marche. Quest’opera consumerebbe centinaia di ettari di superfici agricole e sarebbe una grossa ferita su questo territorio.
Oltretutto il progetto della superstrada della Val Potenza ha un costo stimato che ammonta a 220 milioni di euro e sugli articoli di stampa era indicato come un intervento prioritario della Regione Marche. Quindi sarebbe bene che nel suo ruolo di programmazione la Regione Marche smentisse queste inesattezze perché poi dagli articoli di stampa purtroppo molte volte prendono forza iniziative dannose per il territorio, costose e soprattutto non all’interno di un progetto complessivo di viabilità.
Ricordiamo che a dieci chilometri in linea d’aria da quella valle ci sarà la realizzazione degli interventi della Quadrilatero e della Statale 77, quindi con questa strada parallela andremo a duplicare un intervento forse più grosso come occupazione di territorio anche della Statale 77.
Un altro aspetto è che non è possibile che la realizzazione di uno svincolo negli accordi con le Autostrade poi di fatto sia la base per la realizzazione di un intervento così devastante di cui neanche si è discusso e per il quale non c’è stato - come ha detto l’Assessore - uno studio sull’impatto, ma soprattutto non c’è stato uno studio sul traffico, sulla viabilità esistente, su quelli che sono i nodi e gli intoppi della stessa viabilità.
Quindi quello che chiedo all’Assessore è di verificare e di tenere sotto controllo gli iter procedurali perché non vorrei che l’unico passaggio previsto sia solo quello della valutazione presso l’ufficio ambiente, perché deve essere fatta anche una valutazione di tipo trasportistico e tipo programmatorio. Non può essere che gli interventi nascano in maniera surrettizia e vengano spacciati per assenso delle richieste minime di procedure. Qui vanno verificati innanzitutto diversi progetti, devono essere sentite le popolazioni locali, perché un impatto così forte sul paesaggio, sulla viabilità e sul territorio deve partire dal basso e deve esserci un confronto delle diverse ipotesi anche dal punto di vista dei costi.
Infine, la Regione deve avviare ad un confronto con la Provincia di Macerata volto ad una valutazione preventiva sull’intervento stradale da realizzare, favorendo soluzioni alternative più sostenibili da un punto di vista paesaggistico, ambientale, storico e culturale che salvino la valle del Leopardi.

Interrogazione n. 580
del Consigliere Giannotti
“Cofinanziamento regionale per le opere pubbliche dei Comuni e delle Comunità montane”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 580 del Consigliere Giannotti. Per la Giunta risponde l’Assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. L'articolo 8 della legge regionale 46/92 "Norme sulle procedure della programmazione regionale e locale" è stato modificato dall'art. 9 della l.r. 29/04. Tale modifica ha dato una svolta sostanziale alle procedure di cofinanziamento. E' stato affidato alla Provincia il ruolo di ente pianificatore degli interventi sul proprio territorio e quindi di concerto con i Comuni ogni Provincia ha predisposto il proprio programma triennale d'investimento.
Con delibera di Giunta regionale n. 361 del 3.04.2006 pubblicata sul Bur n. 39 del 14 aprile 2006 è stato approvato il programma d'investimento della provincia di Pesaro e Urbino per gli anni 2002, 2003 e 2004 (annualità X, XI e XII).
E' stato fissato in due anni dalla data di pubblicazione sul Bur dell'atto di approvazione il termine entro cui gli enti beneficiari devono stipulare il mutuo e dare inizio ai lavori. Tale termine scade pertanto il 14 aprile 2008.
Considerato che: la realizzazione di opere infrastrutturali richiede tempi più lunghi rispetto ai due anni concordati con gli enti beneficiari stessi e stabiliti nella delibera di Giunta regionale n. 361/00 per appaltare le opere; la stessa Provincia di Pesaro e Urbino il mese scorso ha inoltrato alla Regione Marche una richiesta di proroga di un anno per la realizzazione del programma d'investimento 2002, 2003, 2004 per consentire ai Comuni di appaltare le opere; l'Amministrazione regionale ha ritenuto opportuno non stanziare ulteriori fondi di bilancio per la realizzazione di opere infrastrutturali in attesa del completamento del programma d'investimento già approvato per cui è stata richiesta la proroga.
La situazione si presenta in modo identico per le altre province. Quindi la Giunta regionale non ha impiegato risorse che comunque non sarebbero state spese negli anni correnti.
E' in fase di approvazione la nuova proposta di legge regionale riguardante le procedure della programmazione regionale.
Tali procedure di cofinanziamento da prevedersi nella proposta di legge potrebbero essere finalizzate al sostegno di piccole opere realizzate da Comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti e da Comunità montane.
Tali enti non potrebbero sostenere autonomamente il costo di tali infrastrutture per la scarsità di risorse a loro disposizione. II cofinanziamento regionale potrebbe essere mirato alla realizzazione di opere immediatamente appaltabili o al sostegno di opere di pronto intervento. Tale nuova modalità di partecipazione consentirebbe di ridurre l'onere a carico del bilancio regionale sia attraverso la riduzione del numero degli interventi ammissibili al cofinanziamento regionale sia attraverso la previsione un cofinanziamento regionale di durata decennale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ho poco da dire se non quello di dichiararmi completamente insoddisfatto. In opposto a quello che ha fatto il Consigliere Binci che si è dichiarato soddisfatto e ha espresso la sua soddisfazione, io mi dichiaro insoddisfatto e quindi esprimo la mia insoddisfazione.
Un dato, Assessore, è acquisito, cioè che la legge n. 46 ha rappresentato per anni per il sistema delle autonomie locali l’ancora di salvataggio per la realizzazione di interventi importantissimi nel settore delle opere pubbliche. Credo che sia uno dei pochi atti legislativi che ha consentito di superare le difficoltà determinate dal non più esistente rapporto in sede romana e alle difficoltà finanziarie dei Comuni e delle Comunità montane. Un provvedimento che ha permesso a tante amministrazioni, piccole e grandi, di svolgere con dignità il loro lavoro amministrativo. Questo credo sia un dato indiscutibile, il mio Presidente, che è stato sindaco di un piccolo Comune, sa quanto sia stata importante in passato questa previsione legislativa.
Negli anni scorsi inspiegabilmente questo intervento della Regione si è affievolito grazie alla complessità burocratica, ma non solo, secondo me si è affievolito anche per una scelta che la Giunta regionale ha fatto, cioè quella di non continuare in questa linea di credito rispetto agli enti locali e che guarda caso coinvolgeva anche le Amministrazioni provinciali, quindi una cosa estremamente partecipata.
Io non capisco il senso e il significato di questa scelta, che però è stata una scelta grave.
Oggi l’Assessore si arrampica sugli specchi per giustificare l’ingiustificabile, perché questa Giunta regionale ha fallito su tutti i settori della propria azione, basti pensare a quello della sanità o – per andare vicino - alla telenovela ridicola del conferimento dei rifiuti campani nella nostra regione, confusa come solidarietà attiva che ha prestato l’occasione per fare polemiche nei confronti di quei Consiglieri di minoranza che hanno espresso l’auspicio che le Marche non debbono farsi carico degli errori e delle responsabilità della sinistra campana e che soprattutto questa regione non venga infestata da rifiuti non qualificati per i quali non c’è una certificazione di qualità, così come ha detto il Presidente Formigoni nel rinviare al mittente la proposta del Governo.
A parte questo, oggi, Assessore, lei viene qui e candidamente ci dice che ci sono procedure in essere per quello che riguarda il passato e per il futuro non abbiamo fatto nulla. Il dato grave, Assessore, è che non solo non si consente il regolare prosieguo delle scelte già compiute, ma che ancor oggi non possiamo più far riferimento su un dato contabile. Certo è che per il 2005, il 2006, il 2007 e il 2008, per dirlo come dice il Presidente Ucchielli, non c’è una lira.
Quindi la responsabilità storica della Giunta regionale è quella di avere ucciso qualsiasi prospettiva di intervento degli enti locali nei settori dei lavori pubblici.
Mi auguro che ci sia un ripensamento e la forza di capire quanto sia utile il ripristino dell’operatività della legge n. 46.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questa mattina siamo stati bloccati in autostrada dalle proteste dei metalmeccanici quindi sono arrivato più tardi alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari, però mi sembra che in Aula non sia stato affrontato il problema dei rifiuti.

PRESIDENTE. Sul problema dei rifiuti, affrontato nella Conferenza dei Capigruppo, c’è l’impegno di chiedere al Presidente Spacca una relazione in materia per la prossima seduta del Consiglio regionale. Per quanto riguarda, invece, la situazione dello zuccherificio Sadam di Jesi dovrebbe essere in corso una riunione alla presenza dell’Assessore Petrini che poi verrà qui e quindi discuteremo, come poc’anzi abbiamo deciso, le mozioni presentate in maniera unificata.

Fabio PISTARELLI. Bene. Comunque, Presidente, mi permetto di osservare che le conclusioni relative al punto sui rifiuti campani che stanno per giungere anche nel nostro territorio marchigiano, cioè le decisioni di rinviare alla prossima seduta una comunicazione organica da parte del Presidente Spacca, non le condivido per due motivi. Primo, il tempo che trascorre mi pare che sia un elemento molto importante perché prima di decidere bisogna capire, prima di capire bisogna acquisire tutte le informazioni.
Secondo, l’assenza del Presidente Spacca non…

PRESIDENTE. Questo è stato concordato dalla Conferenza dei Capigruppo.

Fabio PISTARELLI. … in quanto c’è l’Assessore Amagliani competente in materia di ambiente di questa Regione. Allora, siccome l’Assessore all’ambiente è seduto ai tavoli tecnici…

PRESIDENTE. Se ascoltasse un attimo! Questo è stato deciso…

Fabio PISTARELLI. Presidente, mi faccia finire, lei mi replica sopra le mie parole e non va bene perché così non si capisce niente!
Allora, io ritengo che anche in assenza del Presidente Spacca, che non so dove sia, mi pare di aver letto sui giornali che sta parlando con Prodi, cosa importantissima, per carità, ma altrettanto importante è capire che ruolo ha questo Consiglio regionale. Cioè se lui fa il governatore di se stesso o fa il governatore che deve rappresentare tutti! Perché per rappresentare tutti la Giunta ogni tanto deve ascoltare cosa sostengono le Commissioni, i Gruppi, i Consiglieri regionali che rappresentano il territorio regionale…

PRESIDENTE. Consigliere, abbiamo capito e la ringrazio. Non continui perché le tolgo la parola perché lei…

Fabio PISTARELLI. Ma la mia è una richiesta sull’ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Guardi che il Capogruppo facente funzioni, Consigliere Bugaro, alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari ha detto che parlava anche a nome suo ed ha posto un problema…

Fabio PISTARELLI. Io comunque chiedo che venga messa in votazione la richiesta di comunicazioni urgenti dell’Assessore Amagliani.

PRESIDENTE. Va bene, la metteremo in votazione.

Fabio PISTARELLI. Perché non è possibile far passare il tempo mentre stanno partendo i camion! Non si possono prendere delle decisioni senza che il Consiglio regionale, che è titolare della materia insieme alle Province, ne discuta, perché la legge che regola i rifiuti è legge regionale!

PRESIDENTE. Consigliere la invito, oltre che a esporre nel modo che lei preferisce le sue proposte, anche a rispettare le decisioni che sono state prese in sua assenza anche a nome suo, perché così è stato presentato alla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, e questo è anche verbalizzato (…) Comunque ora il Consiglio deciderà (…) Consigliere Pistarelli, se non ha volontà di ascolto quindi ora siamo su un altro livello (…) Le ripeto quello che è stato detto e verbalizzato, a questo punto mi permetto anche di dire che il Consigliere Castelli, che anche lui viene da Ascoli, era puntuale alle ore 9,30 alla riunione della convocazione della Conferenza dei Capigruppo (…) Assolutamente no!
Assessore Amagliani lei è disponibile a dare una informativa?

Marco AMAGLIANI. Sì.

PRESIDENTE. Allora a questo punto che il Consiglio voti la proposta fatta dal Consigliere Pistarelli. Ha chiesto la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Soltanto per chiarire. Quando sono andato alla Conferenza dei Capigruppo non è che l’ho fatto perché questa mattina mi sono alzato e avevo voglia di andarci, ma perché ho ricevuto una telefonata nella quale mi si chiedeva di andare a tale Conferenza perché c’era un problema in autostrada. In quella riunione ho chiesto a nome di Forza Italia e - come mi era stato chiesto - di Alleanza Nazionale, che in quel momento non era rappresentata, di mettere al primo punto dell’ordine del giorno del Consiglio di oggi le comunicazioni della Giunta sulla vicenda dei rifiuti. Mi è stato risposto che non c’era nessun esponente della Giunta regionale che poteva riferire in merito, pertanto sarebbe stato messo al primo punto dell’ordine del giorno del prossimo Consiglio; di questo abbiamo il verbale.
Poi è venuto fuori anche il discorso da parte della collega Mammoli sul problema della Sadam. Quindi, facendo un breve riassunto, ci è stato detto che per quanto riguardava il primo punto il Vicepresidente e l’Assessore erano a Roma, mentre per il secondo punto gli Assessori Ascoli, Petrini e Giaccaglia erano in riunione.
Pertanto su entrambe le questioni non si poteva parlare, ma c’era l’impegno che appena rientravano ne avremmo discusso.
Ora sul discorso della Sadam abbiamo già chiarito, mentre sul discorso dei rifiuti rimaneva il fatto che non c’era nessuno che potesse parlare, mentre qui vedo l’Assessore Amagliani che mi sembra sia l’Assessore delegato all’ambiente.

PRESIDENTE. Per fortuna le riunioni della Conferenza dei Capigruppo sono verbalizzate, quindi vi invito ad ascoltare le registrazioni, in quanto era stato era stato detto che in assenza del Presidente e del Vice Presidente…, comunque il Consiglio è sovrano quindi decide. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Al di là delle assenze o di quello che è stato deciso dai Capigruppo, che comunque hanno deciso in quel modo (…) Consigliere Pistarelli, mi faccia finire perché voglio andare incontro alle sue richieste, è inutile che continuiamo a discutere più di tanto.
Quindi, visto che probabilmente i viaggi dei mezzi con i rifiuti cominceranno presto, c’è la disponibilità, se quest’Aula è d’accordo, di una comunicazione dell’Assessore competente Amagliani, che secondo me è in grado di farci un quadro della situazione. Comunque, al di là del dibattito che può scaturirne, cari colleghi, in realtà i territori e le Province un accordo con la Regione sulle quantità da poter più o meno ricevere lo hanno già preso. Se non ho capito male le Regioni che hanno aderito a questa iniziativa del Governo sono 12 o 13, per cui l’emergenza che scaturisce da questo problema coinvolge l’intero Paese.
Visto che l’Assessore è ora disponibile a fornire un quadro chiaro della situazione a quest’Aula penso che questo sia opportuno, al di là delle polemiche e delle provocazioni, posto che i Capigruppo avevano dato un’indicazione, ma l’Aula è sovrana.
Quindi ora non posso far altro che ringraziare l’Assessore Amagliani per questa sua disponibilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. A parte i disguidi che questa mattina ci sono stati per una legittima protesta dei lavoratori per il rinnovo del loro contratto, ritengo che ci sia stata una sottovalutazione della Giunta a non portare lei stessa a conoscenza dei marchigiani cosa si stava decidendo nei palazzi del Governo. Anche perché questi palazzi, seppur sembrano molto trasparenti, quando parliamo di rifiuti o di altre cose importanti non rilasciano dichiarazioni, non rilasciano delucidazioni.
A mio avviso è gravissimo il fatto che la Regione abbia concordato soltanto con i Presidenti delle quattro Province, senza mettere in condizione la massima Istituzione, qual è il Consiglio regionale, di poter fare le proprie valutazioni.
Ritengo che l’Assessore Amagliani possa oggi riferire e che si possa aprire, Presidente, una discussione per stabilire quali sono le posizioni dei vari Gruppi politici su questa materia.
Riteniamo del tutto fuori luogo l’assenso dato dal Presidente della Regione senza aver consultato, oggi, gli ambiti territoriali che gestiscono i rifiuti, perché abbiamo fatto una riforma con la quale abbiamo affidato loro la responsabilità, né aver sentito i gestori delle discariche se potevano ricevere o meno questi rifiuti.
Abbiamo tante perplessità che non voglio esplicitare ora, ma lo faremo se si aprirà la discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Prima di tali discussioni richieste, che sicuramente sono importantissime, direi di fare l’atto amministrativo n. 69 in quanto atto fondamentale per poter raggiungere alcuni obiettivi che riguardano i lavoratori e le industrie.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Sono d’accordo che l’Assessore Amagliani relazioni su una questione che non è all’ordine del giorno di questo Consiglio, ma che è sicuramente all’ordine del giorno del Paese perché conosciamo tutti la situazione che si è venuta sulla questione dei rifiuti della Campania.
A questo proposito sollecito anche l’Assessore affinché ci relazioni su una situazione anomala – usando anche una parola semplice e banale -, cioè di quanto è avvenuto durante l’estate nella provincia Fermo quando sono stati abbancati presso la discarica di San Biagio – non è stato né proposto, né richiesto, nessuno ne sapeva nulla, non lo sapevano la Provincia di Asoli, la Regione, i cittadini, le forze del Consiglio comunale di Fermo – 6 mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania, con una prospettiva di 25 mila tonnellate che sarebbero arrivate in questa discarica. E questo, Assessore, lei lo sa, perché a tale proposito le feci un’interrogazione a cui lei ovviamente non poté rispondere perché il Comune di Fermo fece tutto per suo conto.
Questa è un fatto estremamente grave ed importante e che tutta la comunità regionale credo debba sapere che dalla Campania sono già stati abbancati non 700 tonnellate, ma 6 mila tonnellate di rifiuti e ne dovevano arrivare 25 mila, non è una cosa da poco. E non si sa se erano eco-balle o rifiuti speciali, perché sappiamo bene che il codice prevede che rifiuti speciali trattati possono arrivare ma rifiuti urbani…

PRESIDENTE. Consigliera Ortenzi, mi scusi ma…

Rosalba ORTENZI. Ora non entro nel merito, ma chiedo che l’Assessore mi riferisca anche di questo perché è la stessa cosa.

PRESIDENTE. Va bene, apriremo una discussione anche su questo. Comunque, visto che tutti i gruppi sono d’accordo a chiedere la comunicazione all’Assessore che ha dichiarato la sua disponibilità, proporrei di proseguire con l’ordine del giorno così come stilato. Quindi discutiamo e votiamo la proposta di atto amministrativo n. 69 poi, visto che mi hanno preannunciato il rinvio in Commissione della proposta di legge regionale n. 202, faremo le nomine, dopodiché l’Assessore farà le comunicazioni sui rifiuti e a richiesta apriremo la discussione, mentre la discussione sulla Sadam è in attesa dell’arrivo in Aula dell’Assessore Petrini. Pertanto, se siamo d’accordo, proseguiamo ora con questo ordine del giorno.


Proposta di atto amministrativo n. 69
della Giunta regionale
“Legge regionale 28 ottobre 2003, n. 20, articolo 3 – Piano regionale delle attività artigiane ed industriali 2007 – 2009”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 69 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Svolgerò una relazione breve perché l’approvazione del Piano regionale delle attività artigianali e industriali trae origine, dal punto di vista normativo, dall’articolo 3 della l.r. n. 20 del 2003.
E’ un Piano che è stato redatto dall’Assessorato che, secondo me, accresce la capacità e la qualità dell’apparato tecnico della Regione. E’ un esempio che dovrebbe essere seguito anche per altri atti di programmazione.
Questa proposta è stata concertata sia a livello di Giunta regionale, sia con il parere del Consiglio regionale delle autonomie locali e della Commissione che ha svolto un proficuo lavoro di consultazione con le parti sociali.
Il Piano definisce gli obiettivi della programmazione regionale in una visione più complessiva dello sviluppo nei settori artigianali e industriali e dello sviluppo più in generale in base alla l.r. n. 46 del 1992 “Norme della programmazione regionale e locale”.
Il presente Piano, e in larga parte quello precedente, si integra con le nuove competenze in materia industriale attribuire alle Regioni dallo Stato con la modifica del Titolo V della Costituzione e in particolare con il decreto n. 112 del 1998.
C’è da dire che a seguito delle competenze attribuite alle Regioni in materia industriale in realtà non ha fatto seguito l’attribuzione di altrettante risorse, anche se quelle previste dal Piano che oggi discutiamo non sono trascurabili.
Infatti l’ultimo bilancio regionale approvato poche settimane fa non ha sottratto risorse allo sviluppo, in primo luogo delle piccole e medie imprese.
Il Piano, dunque, ha una visione d’insieme, fissa gli assi generali mentre le modalità e la casistica delle agevolazioni saranno definite dalle disposizioni annuali.
Ed è’ per questo che la Commissione, che ha predisposto a firma del Presidente Rocchi un ordine del giorno, richiede anche un passaggio nella Commissione competente in via prioritaria prima della predisposizione dei bandi di assegnazione delle annualità, questo per avere una fissazione più puntuale degli obiettivi e soprattutto per dare anche maggiore concretezza alle risorse.
Le risorse finanziarie si declinano su tre grandi filoni:
1. le risorse regionali e quelle regionalizzate che compongono il fondo unico con una disponibilità annua di circa 26 milioni di euro, mentre le risorse regionali sono di circa 7,5 milioni annui;
2. le risorse derivanti dal cofinanziamento comunitario dei programmi operativi regionali, Por e Fers 2007-2013, Por e Fse 2007-2013 e Piano regionale delle azioni innovative. Il riepilogo di queste risorse ammonta a 137 milioni per il periodo 2007-2013, ai quali vanno aggiunti per lo stesso periodo quasi 22 milioni per la creazione di nuove imprese;
3. le risorse nazionali, quali quelle del Cipe, del Fas, normative per l’internazionalizzazione che non vanno confuse con la delocalizzazione, e quelle previste da accordi con la Regione e diversi Ministeri competenti, ad esempio con l’università e la ricerca scientifica e così via. Attualmente le risorse nazionali ammontano (quelle concretizzate con la deliberazione n. 3/2006) a 3.172.000 euro per l’innovazione e la ricerca che dovranno essere capitalizzati e concretizzati entro maggio 2007; non so se questo accordo si è formalizzato, ce lo dirà l’Assessore.
Le risorse nazionali, ripeto, potranno essere maggiori se il sistema istituzionale diffuso e produttivo saranno in grado di prospettare ai diversi Ministeri un progetto unitario di sviluppo. Da questo punto di vista il nuovo Crel, che dovrà essere istituito dalla legge regionale e previsto dallo Statuto, si dovrebbe caratterizzare come un’agenzia pubblica di supporto alla Regione per la programmazione regionale.
In questa ottica non si capisce perché non si è dato seguito alla deliberazione del Consiglio regionale in sede di approvazione del Piano energetico che prevede l’istituzione di un’agenzia pubblica, o a maggioranza pubblica, per la gestione e la produzione di energia rinnovabile, che è un settore che attiene a questo Piano e che spinge verso la ricerca, il risparmio, la produzione, che adesso invece viene in qualche modo delegato tutto a settori terzi, e dove la Regione potrebbe sperimentare e anche produrre ricerca di frontiera.
Bisogna invertire il meccanismo con il quale si privatizza ciò che si guadagna e si pubblicizza quello che si rimette.
Questo Piano si inserisce in un contesto nazionale dinamico, per certi versi difficile e contraddittorio, ma anche con aspetti positivi di indirizzo. Come il Consiglio europeo di Lisbona del 2005 che fissava, soprattutto sulla sicurezza e sulla qualità del lavoro, i termini dello sviluppo che anch’essi oggi sono contraddittori perché a livello mondiale c’è una crescita del 5%, ma con squilibri dell’Europa + 2,5%, degli Stati Uniti + 3%, della Cina e dell’India quasi + 10%.
Il contesto nazionale assume livelli di crescita pari e superiori a quelli delle Marche, ad esempio il c.d. nord-est, ma con contraddizioni legate all’inflazione e all’accesso al credito e soprattutto legate alla sofferenza del mondo del lavoro, alla sofferenza degli indici che dicono che gli stipendi sono troppo bassi. Da questo punto di vista mi sento di esprimere la solidarietà, penso di tutto il Consiglio regionale, ai metalmeccanici in lotta per il loro contratto di lavoro.
Quindi gli indici positivi che indicano la crescita talvolta nascondono delle forti contraddizioni. Ed è in questo senso che gli indirizzi programmatici della Regione 2007-2009 delineano un contesto regionale anch’esso contraddittorio, ma dinamico e per alcuni dati positivo.
Ma quei punti di forza che erano la diffusione delle piccole imprese e del manifatturiero che hanno fatto il c.d. modello Marche, oggi rischiano di diventare punti di debolezza. Da produttori gli artigiani sono diventati terzisti, rischiano di essere spazzati via dalla globalizzazione.
Da questo punto di vista il Piano compie uno sforzo che però deve essere più deciso; nel precedente Piano il 70% delle risorse era destinato alle piccole e medie imprese.
Crediamo che occorre – questa è una valutazione anche della terza Commissione – un maggiore riequilibrio, ad esempio dalle piccole e medie imprese, senza una guerra tra poveri, alle aziende artigiane, perché nelle Marche oltre il 50% degli occupati risiede proprio in imprese con meno di 10 addetti.
Le imprese artigiane in Italia, per fare un paragone, assorbono il 29% degli addetti, nelle Marche il dato è di oltre il 38%. Questo porta con sé la necessità non solo di un riequilibrio, ma anche e soprattutto di investire sull’innovazione, sulla ricerca e sull’accesso al credito per le imprese artigiane e per le piccole imprese.
Ma mentre si discute del sistema delle imprese – come ho detto prima - molto spesso ci si dimentica dei lavoratori e della tenuta occupazionale. Le Marche hanno un’occupazione ad alti livelli, ma il sud delle Marche – questo è stato fatto proprio anche dall’ordine del giorno che la Commissione ha presentato al Consiglio – in dieci anni ha perso oltre 15 mila addetti lavoratori. Inoltre il dato di alta occupazione regionale, che di per sé è un fatto positivo, non deve trarre in inganno, perché la maggioranza assoluta dei contratti è a tempo determinato, è un contratto di tipo precario. Nel 2005 e nel 2006 questi contratti di precariato sono aumentati di oltre il 3%. Il lavoro precario incide sulla condizione del lavoratore e della lavoratrice che sono sottoposti all’incertezza e talvolta al ricatto per mantenere il posto di lavoro, incide sulla qualità e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ed incide in maniera negativa anche sulla competitività perché la precarietà, il lavoro interinale, non si coniugano con la formazione, con la crescita della qualità e della sicurezza.
Occorre in questo senso fare una seria verifica per accertare che le autocertificazioni siano fatte su una burocrazia snella, come dice l’ordine del giorno. Ma al tempo stesso, come detto in un ordine del giorno approvato in sede di bilancio, avere anche controlli seri sulla sicurezza e sulla permanenza dei requisiti che fanno dire alla Regione “ti do il finanziamento pubblico”.
Dobbiamo concentrare le risorse a chi fa contratti a lungo periodo, a chi investe sul lavoro e sui lavoratori, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla formazione e innanzitutto sulla sicurezza che è la prima condizione per tutto il resto.
In conclusione si può dire che nel corso dell’ultimo periodo c’è stata maggiore attenzione per le piccole e medie imprese e per le imprese artigiane. Queste ultime sono le più esposte dalla competizione globalizzata, hanno perso qualsiasi possibilità e qualsiasi loro autonomia di produzione e di commercializzazione e, come dicevo, sono diventate terziste e talvolta neanche conoscono il committente del lavoro che fanno.
Dunque anche le piccole e medie imprese e l’artigianato sono dentro un equilibrio di precarietà.
Abbiamo deciso, giustamente, di discutere dei destini della Banca delle Marche, ma nel concreto, oggi, il sistema bancario regionale quali possibilità di vantaggio offre al sistema produttivo? In realtà offrono molto poco.
E’ un fatto importante che vista la consistenza del sistema produttivo delle Marche tutti gli interventi regionale ed ex statali regionalizzati (anche se non nella quantità originaria) sono stati destinati alle piccole imprese e i finanziamenti attivati con risorse Ue sono stati tutti destinati alle piccole e medie imprese.
Va detto anche che gran parte dell’articolato della l.r. n. 20/2003, l’articolo 12, è destinato all’artigianato che è il più esposto alla delocalizzazione che molto spesso è una costrizione più che una necessità.
In particolare le risorse per l’artigianato sono: la delocalizzazione delle imprese (articolo 10), artigianato normale e tradizionale (articoli 13 e 14), acquisto macchinari, brevetti e informatica (articolo 13), cooperative artigiane e di garanzia (articolo 24).
In pratica quasi tutta la legge regionale n. 20 del 2003 resta a disposizione dell’artigiano e delle piccole e medie imprese, solo l’articolo 12 sul risparmio energetico è giustamente aperto a tutti, ma le grandi imprese hanno modalità più selettive di accesso perché oltre all’articolato della legge n. 20 ci sono le disposizioni della legge nazionale n. 10 del 1991.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli in sostituzione del relatore di minoranza Consigliere Viventi.

Guido CASTELLI. Questo Piano per le attività produttive assomiglia per certi versi ad un personaggio di un libro di Piero Chiara, ad una donna con un corpo bellissimo, ma poi se la guardavi bene aveva un viso bruttissimo - no ricordo se era nel racconto il “Piatto piange” o in un altro romanzo –.
Dico questo perché la caratteristica di questo elaborato, Assessore, è quella di essere preceduta da un’analisi obiettivamente profonda, da una esegesi appropriata da parte degli uffici che hanno fornito una fotografia estremamente interessante e accurata del sistema marchigiano, ma quando poi si passa alle indicazioni delle misure, degli assi che dovrebbero essere alimentati dalla politica industriale pensata dalla Giunta per il prossimo triennio, non si danno le risposte che quella analisi espone come necessari, indica come auspicabili. Arrivo brevemente a motivare il perché di questa mia valutazione.
Qualche giorno fa abbiamo visto il Presidente della Giunta regionale salutare con particolare baldanza un dato del 2006 che parlava di un aumento del Pil marchigiano del 2,6%. Abbiamo notato come dalle stanze della Giunta si siano alzate delle valutazioni di compiacimento rispetto a questo risultato, ma a ben vedere e a mio modo di considerare le cose, quel risultato nasconde alcuni gravi elementi deficitari della nostra economia.
L’aumento del Pil non è di per sé una cosa positiva e bisognerebbe stare attenti quando si governa una Regione a non interpretare con il solito ottimismo della volontà – come una volta dicevano altri – dati che nascondono e soprattutto impongono l’obbligo di una valutazione più precisa che cercherò di fare.
Innanzitutto è vero che il Pil è aumentato nel 2006 rispetto al 2005, ma ci vogliamo chiedere cosa era successo nel 2005, cioè rispetto a cosa si è aumentato il Pil? Ebbene il 2005 fu un anno orribile, Consigliere Procaccini, un anno in cui quasi tutti i dati, proprio per la profonda incidenza che ha il settore manifatturiero rispetto all’economia marchigiana, parlavano davvero di una situazione di tregenda.
Voglio darvi qualche piccolissimo dato. Nel 2005 cadeva a picco il settore abbigliamento, meno 4%, le calzature e le pelletterie dettero luogo ad una profondissima crisi tale da imporre – lo ricorderete - la diminuzione dell’Irap a questo Consiglio regionale che intervenne. Quindi ecco perché il valore che oggi Spacca declama in realtà partiva da un dato che era profondamente connotato in senso negativo. Quindi quel +2,6% era sicuramente una ripresa, ma rispetto a un dato assolutamente negativo.
Però, attenzione bene, la crescita del Pil– mi dispiace che non ci sia Spacca – è veramente l’indicatore che documenta la qualità di una economia in ripresa? Io direi che bisognerebbe stare un po' più attenti nel considerare la sola crescita quantitativa della produzione un elemento sufficiente a qualificare lo stato di salute di un sistema. Bisognerebbe, infatti, guardare allo sviluppo, alla qualità delle nostre imprese, a cosa e di cosa si compone quell’aumento.
Se invece andiamo a dettagliare gli elementi che compongono questo momento, credo che la baldanzosità, l’ottimismo, la grande verve con cui Spacca si è riempito i polmoni avrebbero probabilmente suggerito ben altra prudenza. E’ vero che il Pil aumenta del 2,6%, ma – mi rivolgo soprattutto alle componenti della sinistra – il Pil pro-capite è più basso di quello medio italiano se si eccettua il Mezzogiorno. Pertanto la produzione riferita al singolo è ben più bassa di quella di tutto il resto dell’Italia che cammina eccettuato il Sud.
L’industria partecipa al Pil regionale in maniera sempre più decrescente e partecipa alla produzione del Pil regionale – udite, udite! – ormai quasi al pari di quello che fa il settore di assicurazioni e banche, cioè l’industria contribuisce al Pil marchigiano pressoché nella stessa misura con cui contribuiscono le banche e le assicurazioni. Quindi in quell’ottimismo di Spacca c’è qualcosa che stona soprattutto se andiamo a vedere, cari colleghi della sinistra – e non lo dico provocatoriamente, ma come valutazione – la misura delle retribuzioni lorde che nelle Marche sono spaventosamente più basse della media nazionale. C’è qualcosa che ci deve porre degli interrogativi.
Pertanto l’analisi che dovrebbe alimentare le indicazioni degli assi, del come fare con la politica industriale, è verificare che in realtà il problema nell’economia marchigiana è quello della scarsa produttività, questo è il punto, e se c’è scarsa produttività nessuno si deve meravigliare se ci sono retribuzioni basse. Perché è del tutto coerente e conseguente che siano basse le retribuzioni in un sistema in cui la produttività non raggiunge i livelli che le economie regionali comparabili a quelle della nostra regione riescono ad ottenere.
Ecco perché se valutiamo questo punto di partenza a cascata dovrebbe discernene una serie di assi di misura, una politica industriale finalizzata a questo, colleghi, cioè ad aumentare comunque la produttività, a favorire quelle imprese che concentrano i loro sforzi per aumentare il valore aggiunto per unità di lavoro, in quanto è questa la produttività, è il contributo che il lavoratore dà all’aumento del valore dei beni e dei servizi. Questo è il punto.
Non arrestiamoci, quindi, all’ottimismo che deriva dalle statistiche, ma andiamo a vedere in controluce ciò che c’è dietro.
E guardate che se andiamo a fare una valutazione non meramente quantitativa, ma qualitativa, il sistema Marche si manifesta come profondamente vulnerabile anche sotto quegli indicatori della qualità della vita su cui la sinistra legittimamente costruisce i propri programmi di governo. Ve ne dico alcuni: l’energia da fonti rinnovabili nelle Marche nel 2006, l’anno magnificato da Spacca, è pari al 13% mentre nel resto d’Italia è pari al 17%; nelle Marche governate dal centro-sinistra la banda larga diffusa dalle pubbliche amministrazioni è del 29%, in Emilia Romagna siamo al 58%; le coste non balenabili nelle Marche sono i 6,3%, dati Istat, nell’Emilia Romagna sono il 2,1%, Assessore Carrabs, un terzo.
Allora vediamo come dal punto di vista strettamente economico la crescita quantitativa non è e non può essere considerata un indicatore sufficiente e vediamo anche come la competitività qualitativa del sistema Marche mi sembra tutt’altro che rosea.
Di fronte a questo scenario siamo davvero convinti che spingere ancora l’acceleratore sull’internazionalizzazione sia la panacea di tutti i mali?! Voglio continuare a precisare che all’interno dell’internazionalizzazione ci sono tante cose, ma c’è anche la delocalizzazione dell’internazionalizzazione. Questa cosa non piace, non si dice, dà fastidio, ci si riempie la bocca, ma qualcuno deve alzarsi e provare a dirci che l’internazionalizzazione non è anche delocalizzazione! Fra l’altro è uno strumento che determina la crescita del Pil, perché se delocalizzi diminuisce la possibilità di pagare i beni e i servizi utili a determinare la produzione, quindi se si aumenta la delocalizzazione aumenta sicuramente anche l Pil.
Ecco un altro motivo per il quale bisognerebbe discutere, caro Spacca che non ci sei. Tra l’altro voglio dire che va bene che Spacca parli con Prodi, però ho letto che, fra le tante cose di cui si sarebbe dovuto parlare, è stato detto di questa grande iniziativa su Padre Matteo Ricci, che condivido e venero, ma non so se sia una cosa veramente probante e qualificante portare sul tavolo del Presidente del Consiglio l’anniversario di Padre Matteo Ricci in luogo di altre cose (…) esatto, quell’internazionalizzazione che però va letta non solo come l’omino che da Loreto o Castelfidardo riesce ad esportare all’esterno, ma come il grande capitalista che va in Russia, in Romania o in Ungheria a produrre. Questo è un punto su cui dobbiamo essere estremamente chiari.
A me non garba che ancora l’internazionalizzazione spesso, Assessore Marcolini, venga spacciata come una soluzione per tutti i nostri mali. (…) Però, Assessore Marcolini, me lo spieghi lei che chi non internazionalizza non delocalizza! Perché io credo che la delocalizzazione sia un modo ricompreso all’interno dell’internazionalizzazione (…) per carità, non dico che sono la stessa cosa, dico che la delocalizzazione è parte di quel mondo più generale che in maniera più suggestiva, elegante, politicamente corretta, si chiama internazionalizzazione. Perché quando l’imprenditore calzaturiero di Offida va in Romania lui internazionalizza, e lo dice, quindi è à la page, è probabilmente trendy e che soprattutto prende i soldi di questo Piano industriale.
Assessore, mi scusi, non voglio essere provocatorio, però è necessario avviare un’indagine sul modo dell’internazionalizzazione, perché questo Consiglio regionale deve fare di tutto affinché la delocalizzazione non venga incentivata. Credo che questa sia una delle grandi finalità che un Piano per le politiche industriali si deve porre.
Quindi insieme e senza retorica, ciascuno secondo la sua cultura politica ed economica, deve davvero pensare che quello sia uno stimolo da dare, una sollecitazione da promuovere verso coloro che non delocalizzano. Questo è il senso di ciò che ho detto.
Quindi è un Piano, ripeto, preceduto da un’analisi di sicuro interesse, ma che tuttavia tradisce quell’ottimismo, di cui parlavo prima, che si limita ad una valutazione quantitativa che ha l’incidenza che l’economia sul tessuto sociale di una regione. Infine, è un Piano che tutto sommato è nelle parti prognostiche degli assi una ripetizione di strumenti un po’ datati. Noi ancora andiamo avanti con leggi anche di dieci, venti, trent’anni fa, come quella dell’artigiancassa o la legge Sabbatini, che chiaramente promuovono e determinano richieste da parte delle imprese, perché ormai c’è quasi un’abitudine a richieste che più o meno stancamente portano poi questi strumenti non tanto a funzionare, ma a rappresentare degli erogatori di consuetudini finanziarie che si dirigono verso le nostre imprese che però hanno bisogno di altro come, ad esempio, un Piano che sia concepito con più fantasia e soprattutto con più capacità di finalizzare gli sforzi verso alcuni obiettivi che ancora nella politica industriale di questa regione mancano.
L’ultima cosa - Assessore Marcolini, mi riferisco a lei perché ne parlavamo prima in sede di atti ispettivi – è che il grande assente di questo Piano è quella famosa area sud delle Marche di cui abbiamo sentito parlare. Abbiamo sentito il Presidente Spacca nella Giornata delle Marche magnificare i futuri impegni nel confronti del Piceno, abbiamo sentito parlare di assessori delegati, quindi di generali Marshall in salsa picena che avrebbero dovuto svolgere funzioni salvifiche della nostra economia, ma non c’è una riga in questo Piano che parli di riserve o priorità in favore dell’area più in declino industriale di questa nostra regione.
Allora abbiamo la prova provata di quella teoria delle doppie verità che vede Spacca ammannire al consumatore dei giornali linee di intervento, inviti, incitamenti e in qualche misura anche facili illusioni, e dopo nello strumento concreto invece non c’è nulla, tanto è vero che lo stesso Consiglio delle autonomie locali ha caldeggiato l’indicazione di una priorità; una priorità, cari Consiglieri, che se non è nel Piano delle attività industriali, dove dovrebbe essere fissata?!
Allora denuncio il fatto che tra il dire e il fare per quanto riguarda il sostegno alle zone svantaggiate della nostra regione c’è davvero di mezzo un mare, che fra l’altro giustifica e legittima un mio emendamento che va in questo senso. Spero che su questo non ci siano ragioni di fazione che possano turbare l’esito che io auspico, cioè l’approvazione di questo emendamento che dice che nell’allocazione delle risorse nell’elaborazione dei bandi si deve mantenere una sottolineatura, una priorità – non mi ricordo neanche qual è il termine – nella distribuzione delle risorse.
Bene ha fatto chi ha presentato l’ordine del giorno che voterò, ma valutate anche la possibilità di approvare un inciso, prima che si arrivi alla sezione del Piano dedicato agli assi, che prevede un invito, appunto, ad una particolare considerazione degli investimenti dell’area sud o meglio di quelle aree che la stessa Giunta regionale ha indicato come appartenenti alla mappa dei territori erigibili agli aiuti in deroga, come da nuova normativa in sede comunitaria.
Quindi queste sono le ragioni che non possono autorizzare, a nostro modo di vedere, una approvazione di un Piano che è la riproduzione di una serie di misure che nell’ultimo triennio non mi pare abbiano dato l’effetto sperato.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Credo che il relatore Procaccini abbia già esposto con precisione gli obiettivi del Piano 2007-2009.
Vorrei aggiungere qualcosa a questo importante Piano e purtroppo vedo un’Aula semi vuota e penso che sarebbero dovuti essere presente anche più membri di Giunta perché vedo soltanto tre Assessori, in quanto questo Piano in questo Consiglio regionale poteva significare un momento di forte discussione.
Sappiamo tutti che la struttura produttiva marchigiana è caratterizzata dal peso rilevante del comparto industriale a scapito del comparto dei servizi che pure è cresciuto tra il 1995 e il 2003. Per decenni il tessuto produttivo marchigiano ha garantito una continua e diffusa crescita, ma che negli ultimi anni ha registrato una flessione della sua capacità competitiva soprattutto in alcune aree e in alcuni settori. Parlavamo della provincia di Ascoli Piceno dove l’economia nel suo complesso continua a far registrare indicatori al di sotto della media delle altre province, per cui occorrerebbe, Assessore, rivolgere una forte attenzione verso questo territorio.
Permangono, per contro, situazioni di eccellenza in quelle attività economiche che hanno potuto e saputo innovare sul prodotto, sul processo e nell’organizzazione d’impresa, dalla ideazione alla commercializzazione.
Pur essendoci una presenza diffusa di artigianato e piccola impresa di filiere produttive nei settori tradizionali, con forte sviluppo distrettuale che hanno contribuito a determinare punti di forza del nostro sistema regionale, con la globalizzazione dei mercati questa struttura rischia di non reggere più l’aggressività della nuova concorrenza.
Infatti, se analizziamo il sistema produttivo marchigiano, ci accorgiamo che ci sono diverse criticità:
1) l’eccessivo individualismo;
2) l’eccessiva frammentazione dell’impresa;
3) la sottocapitalizzazione delle piccole e medie imprese che fanno troppo spesso, necessariamente, ricorso ai prestiti bancari, pur considerando che la Regione interviene mettendo a disposizione delle stesse circa 13,5 milioni di euro l’anno per l’abbattimento dei tassi;
4) l’eccessiva specializzazione produttiva in settori ad alta intensità di lavoro ordinario e minore incidenza di innovazione, ricerca e trasferimento tecnologico;
5) la diffusa carenza dei presidi distributivi dei mercati finali.
Alla luce di queste considerazioni il Piano delle attività produttive parte dal presupposto che l’industria e l’artigianato debbano continuare a rappresentare il motore dello sviluppo economico, riuscendo a coniugare la forza della manifattura con lo sviluppo di nuovi servizi ad essa collegati.
Sono convinto che per un’efficace applicazione del Piano vadano individuate tre diverse tipologie di obiettivi:
1) obiettivi strategici: riguardano la competitività del sistema produttivo, lo sviluppo compatibile (risparmio energetico e qualità dell’ambiente), la crescita del Pil Marche, il lavoro stabile e di qualità superiore;
2) obiettivi specifici: riguardano la crescita della produzione, la ricerca e lo sviluppo, lo sviluppo di fonti rinnovabili, l’equilibrio nella gestione della finanziaria per le imprese (vedi gli sportelli unici);
3) obiettivi operativi: devono essere individuati per poter misurare l’efficacia degli interventi ed essere incanalati nell’alveo dei vari strumenti operativi. Il che significa fare sistema e promuovere la diffusine dell’innovazione.
Nonostante il rallentamento dell’economia regionale dovuta alla crisi economica che ha interessato i mercati mondiali, ha di certo creato ragionevole preoccupazione circa la sua capacità di esportare; tuttavia il sistema delle imprese marchigiane si è mantenuto a livelli esportativi superiori a quelli medi delle altre regioni italiane.
Nelle Marche e alla fine del 2006, come sapete, erano operative 159.368 imprese. Si tratta di imprese di piccole dimensioni operanti nei settori della calzatura, del mobile e della meccanica. Tuttavia nell’ultimo periodo si è verificata una riduzione del numero di ditte individuali ed un contestuale aumento del numero delle società di capitale.
La forte vocazione all’esportazione, espressa dal tessuto delle imprese regionali, rappresenta uno dei fattori che più ha sostenuto lo sviluppo dell’economia marchigiana, anche nei periodi in cui le esportazioni nazionali hanno subito una battuta d’arresto.
Per quanto riguarda, infine, il mercato del lavoro, nelle Marche si osserva che nel 2006 sono aumentati gli occupati di circa l’1,8% rispetto all’anno precedente. Anche analizzando brevemente l’andamento dei singoli settori produttivi, si osserva che l’economia marchigiana in questo anno ritorna a crescere e soprattutto cresce la quota di nuovi assunti di tipo impiegatizio o dirigenziale. Ciò fa pensare che le imprese marchigiane stiano investendo proprio in capitale umano, il fattore più strategico per la crescita innovativa.
Concludendo, voglio far rilevare che il Piano regionale delle attività artigiane ed industriali 2007-2009 non presenta un piano finanziario - e noi molte volte in Commissione ci troviamo in grandi difficoltà e non parlo soltanto del Piano di cui stiamo discutendo, ma anche di altri settori importanti della Giunta regionale – perché sono stai forniti soltanto dei dati indicativi riguardanti: le risorse del fondo unico statale di circa 26 milioni di euro l’anno, fondi regionali di 7,5 milioni di euro l’anno; le risorse comunitarie, indicativamente di 137 milioni di euro che riguardano Por e Fesr e di 21 milioni di euro Por e Fse nel settennio 2007-2013; per quanto riguarda le risorse nazionali l’unico dato fornito è quello relativo alla delibera Cipe di euro 3.171.960,00.
Pertanto, poiché non è possibile stabilire quante risorse sono destinate a ciascuna misura, occorrerebbe trasmettere le delibere, al momento del riparto dei fondi, alla terza Commissione preposta per l’eventuale parere. Ho visto che ci sono molti emendamenti in proposito e speriamo che possano essere votati sia dalla maggioranza che dalla minoranza.
Infine, un’esigenza fortemente sentita da tutti i componenti della terza Commissione è quella di conoscere i risultati, perché è da questi che possiamo vedere se la bozza di Piano è stata predisposta tenendo conto anche dei risultati avuti nell’anno precedente e possiamo anche capire dove i fondi devono essere ripartiti.
Quindi, Assessore, queste sono due cose che chiediamo con forza e speriamo che quando nelle prossime riunioni la terza Commissione dovrà discutere di questi problemi ci sia anche la parte finanziaria e la parte dei risultati dell’anno precedente.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Faccio solo alcune valutazioni su questo Piano per le attività produttive, cercando di sminuire la portata che la Giunta regionale dà sempre a questi strumenti di sostegno e di programmazione che poi, invece, non incidono nella realtà industriale e artigianale delle Marche.
Diciamo prima di tutto che è un Piano abbastanza asfittico, nel senso che non porta con sé nessuna dote che la Regione Marche mette a disposizione, perché dalle imprese la Regione Marche prende solo, prende l’Irap, prende l’Irpef dagli imprenditori che producono il reddito, dai lavoratori, ma di risorse proprie della Regione per il sistema industriale, artigianale e produttivo non c’è una lira.
Quindi stiamo non onorando il nostro ruolo di programmazione, le nostre risorse sono una baggianata, non stiamo onorando il nostro ruolo. L’ente pubblico normalmente mette sì delle tasse alle attività produttive, ma poi le mette con una finalizzazione, cioè per l’innovazione del settore, per la difesa ambientale, per la nascita di nuove imprese, per il cambio generazionale, per garantire maggiore occupazione, quindi lo fa con dei precisi obiettivi. In questa Regione, invece, abbiamo una tassazione cieca, nel senso che tassa e basta, non produce cambiamento.
Le uniche risorse che questo Piano ha a disposizione sono quelle del decreto legislativo n. 112, come lo è stato in passato, sono le solite risorse nazionali che vengono spalmate sulla realtà regionale, sono risorse modeste perché i 50 milioni di euro rischiano di non incidere minimamente nel contesto regionale.
Certamente condividiamo la strategia del Piano, cioè gli obiettivi che si devono raggiungere, anche se abbiamo delle nostre opinioni in merito, per esempio, l’incisività maggiore nelle zone che sono maggiormente in difficoltà (per questo abbiamo fatto degli emendamenti).
Il discorso è che non può essere che il Consiglio regionale approva un Piano di 748 pagine, un’enormità, per raccontare tutto lo scibile del mondo, ma poi non sappiamo effettivamente cosa accadrà perché i bandi poi possono stravolgere andando a colpire chi vuole l’Assessore, chi vuole la Giunta o chi vuole il funzionario che prepara il bando.
Noi su questo vogliamo la massima trasparenza visto che le risorse devono essere incisive in quanto sono poche, quindi i bandi devono essere visionati anche dalla competente Commissione che può dare un parere e anche indirizzare gli stessi bandi nelle modificazioni temporali che avvengono nei settori produttivi.
L’intervento del Consigliere Castelli non è stato peregrino sulle difficoltà che abbiamo in questa regione. Perché? Perché molti dei fondi che in precedenza sono stati spesi a vantaggio di settori produttivi sono andati a finire in mano a delle aziende che invece hanno fatto in maniera vistosa programmi di delocalizzazione e non di internazionalizzazione.
Quindi riteniamo che dentro i bandi ci debba essere una specifica norma, cioè che gli investimenti che andiamo a finanziare vincolino quell’azienda alla non delocalizzazione.
Per la delocalizzazione penso, ad esempio, al settore della metalmeccanica, penso al settore del calzaturiero, Assessore, e anche ad alcuni settori che stano generando disoccupazione e marginalità in questa regione. Diciamo che il tasso di disoccupazione è così, ma ce l’abbiamo così perché abbiamo ancora molte persone in cassa integrazione e in mobilità che non risultano nel plafond dei disoccupati. Questa situazione è in graduale peggioramento anche perché molte persone non si iscrivono più alle liste di collocamento, oggi non c’è più questo strumentale obbligo dell’iscrizione alle liste di collocamento per avere un’anzianità, quindi dobbiamo guardare soprattutto qual è il numero degli occupati e non tanto quello dei disoccupati. Se crescono gli occupati allora cresce l’occupazione, tutti gli altri criteri cambiano con l’interpretazione della legge.
Quindi la nostra proposta è quella di intervenire soprattutto su altri sistemi che condizionano il risultato del rafforzamento del sistema produttivo delle Marche.
Certamente per il gap infrastrutturale non abbiamo nessuna strategia di superamento, le nostre Province come grado infrastrutturale sono tra le ultime d’Italia, sono tutte sotto la posizione 90, alcune arrivano a 100 su 108 province. In una realtà manifatturiera come la nostra in cui i trasporti incidono in modo enorme il gap infrastrutturale diventa devastante per l’impresa e su questo dobbiamo fare meglio, fare meno demagogia e più fatti.
C’è il discorso del costo dell’energia perché nel futuro, in questa regione in modo particolare, ma anche in altre d’Italia, il gap che abbiamo tra energia prodotta e disponibile ed energia importata è estremamente alto, quindi rischiamo di far pagare sempre di più l’energia ai nostri imprenditori.
Le tasse di questa regione non sono tra le più basse d’Italia, sono probabilmente nella fascia medio-alta, seppur diamo servizi al sistema imprenditoriale del tutto assenti.
Ritengo, inoltre, che il finanziamento e il sostegno alla ricerca applicata debba essere cambiato in questa regione che ha una miriade di piccole e medie imprese che si devono mettere insieme e che hanno bisogno di ricerca applicata.
Oggi pensiamo che la grande impresa possa fare la ricerca tranquillamente da sola e addirittura può trovare questi servizi in un sistema globalizzato. L’innovazione di prodotto della grande impresa deve guardare al mercato internazionale e non a un mercato locale. Probabilmente neanche le nostre università sono sempre pronte e preparate a dare suggerimenti alle grandi imprese che guardano il mercato mondiale.
La grande impresa oggi può autonomamente pensare al mondo della ricerca senza che ci sia una grande fetta di questi finanziamenti a loro destinata. Penso, invece, che la piccola e media impresa debba guardare sempre più con stimolo e quindi con una incentivazione maggiore il discorso dell’innovazione di prodotto che porta con sé lo sviluppo della ricerca, la diffusione e l’ampliamento della gamma delle aziende e l’uso dell’applicazione della ricerca.
I temi di attualità che oggi affrontiamo sono temi di riferimento e dobbiamo guardare ad essi e ai programmi che facciamo come eventuale soluzione.
Il problema dell’aumento del reddito dei lavoratori è un bisogno reale di questa comunità, noi dobbiamo aumentare il reddito ai lavoratori. Questo lo possiamo fare rendendo sempre più competitive le imprese, quindi anche le organizzazioni sindacali, che hanno poco partecipato alla predisposizione di questo Piano, dovevano intervenire in modo più compiuto e responsabile.
Sulla riduzione della precarietà. Oggi ci fasciamo la testa della precarietà che individuiamo solo nella pubblica amministrazione, perché è soprattutto quella che quantifichiamo. Certamente in questa Regione noi non abbiamo nessuna colpa per avere usato male la legge Biagi, l’avete usata male voi (…) Noi, caro Rocchi, l’abbiamo fatta ed è una legge ottima, poi chi la usa deve saperla anche adoperare. La Regione Marche ha quasi tremila dipendenti che sono stati assunti utilizzando i parametri della legge Biagi. Invece, Assessore, crediamo che potevano essere fatti concorsi adeguati alle professionalità che servivano.
Nel mondo di chi lavora nelle imprese quello della precarietà è un problema magari reale, ma non dipende da una volontà intrinseca dell’imprenditore, ma della certezza e della proiezione nel futuro di quell’attività. Oggi molti imprenditori, non avendo la garanzia di avere commissioni nel tempo, non assumono in modo definitivo. Se il nostro sistema Marche diventa sempre meno competitivo, questo grado di precarietà aumenterà di giorno in giorno e sarà sempre più importante.
Non voglio fare né il primo né l’ultimo della classe, dico solo che questi sono i target su cui dobbiamo fondare la nostra attenzione e la nostra attività, questo lo dobbiamo fare anche insieme e noi non ci tiriamo indietro.
Questo Piano, Assessore, ha una sottodotazione finanziaria perché la Regione doveva implementare questo fondo e dare una spinta maggiore al cambiamento che deve avvenire in questa regione. Certamente ci sono gli altri gap che dicevo, energia, infrastrutture, troppa tassazione alle imprese, o meglio, c’è una tassazione che non mira alla competitività, che potrebbe essere graduata diversamente e non colpire in modo indistinto tutto il settore della produzione.
Su questo atto che non ha un’elevata valenza politica, ma una valenza di tipo operativo, quindi deve andare il prima possibile in funzione e deve essere quanto più snello possibile, chiediamo soltanto delle attenzioni che abbiamo sancito con alcuni nostri emendamenti, proprio per aumentare la trasparenza dell’uso di queste risorse e l’incisività di essa.
Ci auguriamo che in futuro anche la Regione Marche con i propri bilanci riesca a sostenere maggiormente questo cambiamento indispensabile, un cambiamento che le imprese sentono in modo particolare, sentono di non essere competitive, sentono di sfruttare in questo momento molto al di sopra delle proprie possibilità gli investimenti che sono stati fatti, sentono di dover chiedere ai lavoratori delle cose in più rispetto alla normalità. E questo non può reggere nel lungo periodo, quindi dobbiamo stare attenti perché è questo il momento del cambiamento.
In una società moderna come quella di oggi purtroppo il momento del cambiamento è in tutti i giorni, quindi dobbiamo avere una pressione e una responsabilità come Consiglio regionale di infinita attenzione ai cambiamenti in atto perché rischiano di generare a catena il dissolvimento di un sistema produttivo che se incomincia a mostrare dei buchi neri, come magari nel sud delle Marche o in alcuni settori specifici, possono ampliarsi a macchia d’olio e generare delle grandi difficoltà per tutta la nostra regione.
Certamente, Assessore, non mi auspico questo, non sono distruttivo quindi non dico che questo deriva dall’atto che votiamo oggi, ma ritengo che ci sia bisogno di una maggiore attenzione, di una maggiore partecipazione e di un’assunzione di responsabilità che non deve essere più finalizzata al consenso, ma a risolvere i problemi della gente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Il Consigliere Capponi in conclusione del suo intervento ha detto che questo atto ha più che altro una valenza operativa dallo scarso valore politico. Io non sono affatto d’accordo con questa lettura e in questo senso da una parte condivido quanto diceva il Consigliere Rocchi richiamando l’Aula e i Consiglieri all’importanza di questo atto, importanza che sembra non essergli stata data. Quindi l’interpretazione del Consigliere Capponi credo sia risultata maggioritaria e dominante in questa assise. Basta solo guardare i lavori fatti in Commissione, ricordo altri atti altrettanto importanti che hanno non sostato settimane e mesi in Commissione, hanno visto decine di emendamenti, diverse audizioni, mentre questo è un atto che è stato in Commissione per due sedute, non ha visto un solo emendamento – anche qui l’opposizione, che viene qui a richiamarci in Consiglio su alcuni punti, forse avrebbe potuto svolgere la sua funzione nella prima sede competente che è, appunto, la Commissione –. Quindi ho l’impressione che sia un atto assolutamente sottostimato.
È un atto che distribuisce 82 milioni di euro l’anno, anche questa sembra una cifra sottostimata, quindi non inferiore ad altri atti di pari importanza.
Questo credo sia il risultato di una filosofia ormai dominante e che nel Piano c’è, cioè che la politica rispetto all’economia ha un ruolo di ancella. La politica non fa altro che prendere atto, fa una fotografia dell’economia marchigiana di come è oggi e costruisce un Piano che così deve essere e così andrà avanti nei prossimi anni.
Questo, secondo me, è un errore politico, nel senso che continuo a credere che la politica e le istituzioni abbiano un ruolo diverso rispetto all’economia, ha il ruolo cioè di pianificare, di far fare degli scatti all’economia, di dare degli indirizzi e di promuovere settori che hanno bisogno di essere promossi, quindi di fare scelte.
Secondo me è un errore anche perché la fotografia di oggi dell’economia e della situazione che abbiamo è del tutto non rispondente a quello che potrebbe essere lo scenario regionale e globale in cui la nostra regione è inserita.
Se si può fare una critica a questo Piano, che nella sostanza non dice nulla di male, è proprio quella di non aver voluto fare delle scelte forti e di non aver voluto prendere atto dei cambiamenti che ci aspettano.
Prima si è riproposto nell’intervento del Consigliere Castelli questo eterno dibattito della delocalizzazione e internazionalizzazione. Per certi versi condivido l’intervento di Castelli perché io capisco bene quando mi si dice che quello che noi facciamo è sostenere l’internazionalizzazione e non la delocalizzazione che sono due cose diverse, ma purtroppo il confine tra questi due termini è troppo labile perché ci si possa costruire sopra una politica. Questo soprattutto se non guardiamo la fotografia, ma proviamo a leggere la prospettiva.
Prendiamo per buono che oggi quello che facciamo non è sostenere la delocalizzazione, cioè la chiusura di stabilimenti produttivi nella nostra regione in favore di aperture all’estero, ma è semplicemente sostenere l’apertura di strutture produttive all’estero che in qualche modo favoriscono la permanenza di quelle attuali, cioè producono valore sui mercati esteri che ci consentono di tenere aperte le strutture produttive da noi.
Questo può essere vero oggi, ma cosa succederà – qui dovrebbe essere abbastanza facile prevederlo perché c’è una storia di altri processi di internazionalizzazione in questo paese e in altri paesi – nei primi venti di crisi, quando le imprese avranno bisogno di razionalizzare, di andare a cercare le possibilità di taglio, di andare a valorizzare le risorse più flessibili e quindi tagliare su quelle che sono più rigide? È ovvio che succederà che i primi tagli dal punto di vista dell’occupazione, delle strutture produttive e degli investimenti saranno tutti là dove i fattori della produzione saranno più rigidi e meno flessibili.
Quindi quello che oggi non è delocalizzazione ma internazionalizzazione, come noi lo intendiamo in senso positivo, domani sarà in prospettiva delocalizzazione.
Una Regione che sceglie di investire fortemente sull’internazionalizzazione in questo senso rischia tanto più in un quadro economico internazionale che è in profondo mutamento.
Quali sono le tre questioni che ci troveremo profondamente cambiate nei prossimi anni, ma a brevissimo termine?
La prima è il costo dei trasporti. Una politica basata sull’internazionalizzazione o comunque sulla proiezione estera dei mercati, funziona se ha come premessa quella che abbiamo avuto negli ultimi decenni, cioè il basso costo dei trasporti, che naturalmente è legato al basso costo del petrolio. Questa è ormai una condizione, ormai data per assodata e condivisa, che a brevissimo tempo non l’avremo più.
La seconda questione è il fatto che all’estero abbiamo due condizioni, il bassissimo costo della manodopera e il basso livello di know how, di tecnologia, ecc.. Queste altre due condizioni sono altrettanto destinate nel brevissimo tempo a non esistere più e su questo abbiamo ormai segnali chiarissimi. Un paese come la Cina, il sud est asiatico in generale o l’India fino a ieri e per certi versi ancora oggi sono luoghi di attrazione di produzione materiale. Quindi possiamo ancora pensare in questa ottica, secondo me perdente, che qua da noi ci sono i livelli alti, le progettazioni, i marchi, la gestione del marketing perché fuori c’è la manodopera e tutta questa parte nostra della filiera ce la possiamo fare noi e non c’è concorrenza, e che già oggi non è più vera. In questi paesi che sono cresciuti prima sul piano industriale oggi ormai è cresciuta anche una competenza su tutti questi altri livelli ed è una competenza tale per cui oggi, ieri, domani e dopodomani nasceranno marchi, nasceranno filiere produttive e tutti quei segmenti che oggi crediamo di poter gestire come monopolisti, ma che già non è più così. Quindi l’intera filiera si trasferirà e in parte lo sta già facendo altrove.
Questo segue di pari passo, e sono processi già visti, che la crescita di un’economia (Cina, India, sud-est asiatico, ecc) porta con se la crescita degli aspetti sindacali, quindi anche questo è un fattore che a breve termine sarà in profondo mutamento.
Allora, se questa è la prospettiva – ed io credo sia così -, un Piano dovrebbe farci i conti immaginando un domani con i costi dei trasporti fortemente aumentati, con i mercati esteri che in qualche modo non hanno più una dipendenza di nessun tipo dalle economie occidentali. Quindi non dico che dovrebbe frenare quel processo che oggi in qualche modo tiene in piedi un’economia come quella marchigiana e più in generale un’economia come quella occidentale cioè processi ancora basati sull’internazionalizzazione e sulla penetrazione di mercati esteri, ecc., ma può farlo solo se legge in questo un processo di transizione, cioè dice: questo oggi ci serve per tenere in piedi questa cosa, ma io intanto siccome sono il pubblico, sono una istituzione e la mia non è quella del profitto immediato, ma devo guardare un po’ oltre e devo far nascere qualcosa di nuovo e creare le premesse perché alla fine del guado, alla fine della transizione questo territorio abbia ancora livelli di sostenibilità sociale e ambientale.
Quindi una Regione dovrebbe più che sostenere i processi che sono in atto e che vanno avanti per natura, investire sul nuovo e pensare sulla prospettiva futura di questo tipo, dovrebbe interrogarsi su una serie di questioni che se avessimo potuto fare un dibattito più ampio magari avremmo potuto anche discutere, come la valenza di un’economia che ha in qualche modo la necessità di rilocalizzarsi, la valenza di settori strategici che in qualche modo andrebbero potenziati anche con un ruolo diretto dell’istituzione. Questa oggi è una bestemmia assoluta e ci dimentichiamo che il pubblico, le istituzioni hanno spesso nelle fasi di transizione gestito ruoli importantissimi. Cosa sarebbe oggi il settore dei trasporti se il pubblico non avesse giocato il ruolo che ha giocato in passato anche rischiando quando molti elementi dicevano che non aveva senso investire e buttare soldi nelle infrastrutture, nelle ferrovie, ecc., all’inizio della rivoluzione industriale o in altri casi quando ha svolto un ruolo di soccorso. Questa è una cosa che tendiamo sempre di dimenticarci, cioè che le prime forme dei servizi a livello comunale nascevano come imprese private e sono andate tutte verso il fallimento e nei primi del ‘900 la municipalizzazione di quelle aziende consentì di salvare un settore di cui non si poteva fare a meno. Oggi siamo di nuovo a privatizzarli ma che l’economia e la storia del mondo sia fatta di cicli lo sappiamo bene, quindi siamo condannati, come ci dicono i taoisti, a rivivere gli errori che abbiamo già compiuto all’infinito.
In questa ottica condivido molto anche le osservazioni che il Cal ci ha mandato, sottoscrivo in pieno la necessità di rilocalizzare l’economia.
Forse più che fare un Piano dell’industria e dell’artigianato avremmo dovuto fare un Piano delle attività produttive, quindi poter discutere di economia nel suo complesso, del rapporto tra settori economici diversi, trovare un equilibrio e leggere in questa ottica le prospettive.
Mi fermo anche se l’argomento meriterebbe maggiori approfondimenti e un dibattito, ma questo dibattito si è scelto di non farlo perché ormai è dominante l’idea che la politica meno si occupa di economia e meglio è. Questa cosa è pienamente sottolineata anche dal fatto che la stessa maggioranza non ha sentito nessuna necessità di convocarsi, di riunirsi e di discutere delle linee strategiche di questo atto. Questo però non è allarmante perché la maggioranza è talmente coesa e in piena sintonia in tutte le sue scelte che in generale non ha necessità di convocarsi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Volevo aggiungere solo alcune ulteriori riflessioni ad un dibattito che comunque è un’occasione di confronto sull’impegno e sull’iniziativa che la Giunta regionale e il Consiglio dedicano al rapporto col mondo dell’economia. Un’occasione di confronto, di riflessione e anche – stando alle cose che ho ascoltato – un’occasione suggestiva di come poi la realtà penetra all’interno delle ideologie.
Ho ascoltato alcune riflessioni dai banchi dell’opposizione che riguardano per esempio la condizione generale del lavoro, che oggi vedono nella precarietà, nei bassi salari, il punto essenziale delle difficoltà dello sviluppo produttivo.
Quindi anche su questo versante colgo una riflessione che nel prosieguo potrebbe essere utile a produrre iniziativa legislativa e azione di fatti concreti. Uno tra tutti, lo ricordava anche il relatore Procaccini, è che mentre stiamo discutendo i lavoratori metalmeccanici della nostra regione sono in piazza a rivendicare un contratto che è sacrosanto. A tale proposito c’è una mozione a mia firma, ma spero che si aggiunga la condivisione della stragrande maggioranza di questo Consiglio, a sostegno di quella lotta che è emblematica delle problematiche che qui venivano ricordate e sottolineate anche dai banchi dell’opposizione – ma questo non è il motivo del mio intervento -.
Penso che questo Piano sia un’occasione di riflessione su come l’azione della Giunta regionale, attraverso uno strumento come questo, debba ricomprendere il ruolo e la funzione di programmazione che è essenziale in una fase come questa.
Questo Piano ha delle caratteristiche per alcuni aspetti molto positive, sono state ricordate e non le ripeto, ma nello stesso tempo ha la necessità di uno scatto di reni che non può realizzarsi solo all’interno di questo Piano ma riflette la necessità di una rivisitazione complessiva della legge che lo sottende, la n. 20. Anche essa è animata per molti aspetti di buoni propositi, penso ai primi tre indirizzi che vengono delineati, l’occupazione, lo sviluppo e l’innovazione, che sono quelli essenziali di tale legge.
Declinare queste tre categorie oggi richieda una riflessione nuova e articolata. Basterebbe guardare all’occupazione che abbiamo nella nostra regione. E’ stato ricordato il livello salariale non adeguato ed io aggiungerei il fatto che è un’occupazione che percentualmente tende a diventare sempre più precaria, sottolinerei il fatto che è un’occupazione che non valorizza le professionalità più alte quelle dei laureati, dei diplomati che trovano più difficoltà ad occuparsi adeguatamente.
Inoltre la stessa questione dello sviluppo. Oggi ho sentito dal Consigliere Castelli una riflessione critica sull’efficacia di misuratore del Pil. Per alcuni aspetti condivido il fatto che una scala come quella del prodotto interno lordo esclusivamente quantitativa non dà la misura dello sviluppo di un territorio, di una società, di una comunità e rispetto a questo penso che oggi anche su questo versante dovremmo dedicare risorse importanti a quella che noi chiamiamo internazionalizzazione.
Vorrei ricordare, per inciso, che questo Consiglio sulla questione dell’internazionalizzazione ha votato all’unanimità – penso sia stato un atto molto importante in sede di discussione di bilancio – un ordine del giorno che sul versante significativo come quello dell’Irap, una tassazione che è immediatamente collegata alle attività produttive, indica, come prospettiva prossima nel quadro legislativo che imporrà alle Regioni una legge autonoma su questo istituto fiscale, una serie di caratteristiche che guardano alla valorizzazione delle funzioni di internalizzazione, e non di internazionalizzazione, dell’attività economica che guarda ad una valorizzazione delle qualità, dei brand e delle strutture produttive e innovative come elementi di riorganizzazione di esenzione fiscale.
Dico questo perché abbiamo collegato all’azione e all’attività che oggi facciamo con questo Piano per le attività produttive, un elemento di riflessione critica che sarà motivo di quel confronto di maggioranza, che anche il Consigliere Altomeni ha evocato ed auspicato attraverso una valorizzazione dei punti di convergenza che ha la nostra maggioranza , che sarà quindi un momento di confronto, di discussione e di riorganizzazione delle priorità di riflessione sul versante dell’impegno di questa maggioranza a sostegno dell’attività economica. Quindi la priorità della programmazione, la revisione e la riflessione sulla legge n. 20 per quanto riguarda gli indirizzi e i soggetti che da questo punto di vista produrranno un rapporto non ancillare – uso le parole del Consigliere Altomeni – tra politica ed economia.
Gli aspetti che caratterizzano questo Piano vanno valorizzati, quindi avranno il nostro sostegno e il nostro contributo, è un’occasione di riflessione sulla strumentazione normativa, e non solo, dal punto di vista degli indirizzi politici delle prossime settimane. Quindi da questo momento si apre un’articolata ed impegnativa riflessione ed iniziativa politica per tutta la maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini per una breve replica.

Cesare PROCACCINI. Non voglio rubare tempo al Consiglio né sottrarre tempo alle considerazioni conclusive dell’Assessore Giaccaglia.
Mi sembra che questo atto, seppure in larghissima parte ripercorra i dati di quello precedente, ma compie tuttavia delle scelte, che uno può anche non condividere, ma ad esempio c’è un’ulteriore riconversione a favore delle piccole e medie imprese ed in particolare dell’artigianato.
Ad esclusione dell’articolo 12 della legge n. 20 del 2003, che è un articolo aperto a tutti i soggetti, il resto, cioè il fondo unico e le parti cofinanziate nazionali e dell’Unione europea sono finalizzate alle piccole e medie imprese e al sistema dell’artigianato. Questo è importante perché il tessuto manifatturiero e terziario dell’economia delle Marche è garantito da questo sistema diffuso.
In questo condivido gli indicatori in positivo che sono sempre di per sé validi, ma che comunque nascondono delle contraddizioni – lo ha detto in maniera unitaria tutto il Consiglio –. Su questo non voglio aprire una polemica, ma vorrei confrontarmi con una visione diversa del centro-destra.
Se mentre invochiamo una maggiore competitività per far affermare il sistema Marche e il sistema Italia e al tempo stesso invochiamo maggiore precarietà, qualcosa non funziona, perché la precarietà non si coniuga con la competitività. Perché se nelle imprese, soprattutto nelle Marche che sono manifatturiere, non si formano i quadri che imparano la formazione, il mestiere tradizionale, l’innovazione, la competitività non sarà mai appannaggio nostro, le Marche saranno spazzate via.
Quindi l’ideologizzazione della globalizzazione è pericolosa perché porta con sé la precarietà. Occorrono regole e soprattutto occorrono contratti a lungo periodo, occorre l’immissione di giovani nel mondo e nel mercato del lavoro, altrimenti avremmo un quadro sclerotizzato, dove molto spesso quello produttivo invoca l’assistenzialismo.
Dobbiamo investire, invece, nella ricerca, nell’innovazione, nei brevetti, nel risparmio dell’energia. E quando chiediamo di attuare la delibera del Consiglio regionale sull’istituzione dell’Agenzia pubblica per l’energia è perché la Regione Marche ne può avere due vantaggi, in primo luogo diffondere il risparmio e l’energia rinnovabile in una visione unitaria sul territorio delle Marche, inoltre può avere un guadagno da reinvestire nei servizi, nello stato sociale e nello sviluppo economico.
Ecco allora che su questo dobbiamo invertire un po’ la tendenza, dobbiamo essere un po’ più oggettivi e non prigionieri del liberismo come totem della risoluzione di tutto.
Ultima cosa. Alcuni emendamenti dicono che i bandi devono essere discussi in Commissione, secondo me una visione di questo tipo è un errore perché non risolve il problema, è una foglia di fico. Sarebbe meglio, invece, che vadano in Commissione in via preventiva le proposte di annualità della Giunta regionale che orientino i bandi e non i bandi che sono aspetti tecnici ed esecutivi. Pertanto dobbiamo orientare la programmazione e non la tecnica.
Da questo punto di vista, come per il Mezzogiorno - per le cose che ha detto anche il Consigliere Castelli che condivido, ha parlato nella sua relazione del problema del sud delle Marche –, senza andare negli aspetti di guerra tra poveri, orientando le scelte annuali attraverso quell’ordine del giorno, che secondo me è più incisivo, che investe tutto il Piano e non una parte di esso, si possa definire meglio una politica di sviluppo più uniforme e di riequilibrio in tutte le Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Giaccaglia per l’intervento conclusivo.

Gianni GIACCAGLIA. Ho ascoltato tutti con grande attenzione, non ho preparato un discorso strutturato perché vorrei fare un’analisi sui singoli interventi.
Ho apprezzato il fatto che gli interventi sono stati in linea di massima tutti positivi anche se ci sono state negli interventi dell’opposizione critiche che io interpreto non come negatività.
Questo è un Piano che, come ha giustamente fatto notare il Consigliere Procaccini, è stato fatto tutto in casa, e mi ha fatto molto piacere che ha valorizzato il personale interno che ci ha dato la possibilità di predisporre un Piano che non è stato, come qualcuno dell’opposizione ha detto, un semplice esercizio di stile, perché non è un Piano che raccoglie tutta una situazione e poi non indica delle soluzioni, ma è particolarmente operativo e concreto. Vorrei ricordare che questo Piano è stato condiviso e concertato - quindi non è solo un esercizio di stile - con tutte le associazioni di categoria e con tutte le organizzazioni sindacali. Pertanto è stato un Piano letto e riletto, commentato e arricchito di contributi da parte di chi poi dovrà utilizzarlo quando si dovranno andare a reperire le risorse che sono state messe a disposizione.
E’ un Piano operativo, ma no solo, in quanto mi sembra che non fotografi solo l’esistente e che quindi subisce le semplici indicazioni del mercato o delle associazioni di categoria, è un Piano che dà delle indicazioni ben precise, cioè imposta la politica industriale della Giunta marchigiana per i prossimi tre anni. Lo fa nel momento in cui nella prima parte fa un’analisi di tutta la situazione precedente, un’analisi del contesto economico e sociale attuale, un’analisi della situazione economica europea cioè dei fondi europei che potranno essere a disposizione, inoltre dà delle indicazioni precise. Per esempio, fa un’analisi della situazione dell’impresa marchigiana e mette in evidenza quella che una volta era una forza dell’impresa marchigiana, cioè la polverizzazione delle imprese che oggi è diventata debolezza in quanto in confronto con il mercato globale è sicuramente debolezza, e sulla base di questo dà delle indicazioni per far capire alle imprese, quasi con un messaggio accorato, cioè che non è più possibile lavorare divisi e polverizzati nel mercato globale. Il mercato globale è il nostro competitore, non possiamo più ragionare con una realtà imprenditoriale esistente solo nel territorio marchigiano, dobbiamo far sì che nel territorio marchigiano, e gli imprenditori marchigiani ne hanno le capacità, si apra al mercato internazionale.
Il Piano contiene molto bene queste indicazioni, ad esempio nell’Asse 1 Sviluppo produttivo, misura 1.4, si parla di promuovere le forme associative, i consorzi, le fusioni fra le piccole e medie imprese e le reti di impresa. Questa è un’indicazione molto chiara e dobbiamo far sì che queste imprese capiscano che si devono aggregare – e non necessariamente fondersi – attraverso reti di impresa per progetti comuni. Anche perché voglio ricordarvi che il Ministero dello sviluppo economico sempre più guarderà ai progetti, cioè andrà a finanziare non più a pioggia sul territorio nazionale, ma andrà a finanziare sempre di più – e questo Industria 2015 lo mette molto bene in chiaro – su progetti specifici. Quindi il Piano questo lo mette molto in evidenza.
C’è una dotazione economica che mi sembra di tutto rispetto, le cifre sono state citate quindi non le voglio ripetere.
Quello che mi meraviglia, rispetto agli interventi dell’opposizione, è che si cerca quasi di trovare il negativo anche dove realmente non c’è. Questo ce lo dicono i dati del Censis, dell’Istat e del Quasar, dati che ci danno una situazione delle Marche non trionfalistica – per chi mi conosce sa perfettamente che non uso mai toni di questo tipo -, ma ci dà la possibilità di guardare con un certo ottimismo rispetto alle realtà di tante altre regioni. Voglio ricordarvi che noi siamo i coordinatori nazionali delle attività produttive e vi posso garantire che su questo tavolo la Regione Marche è presa come punto di riferimento e non perché ne è coordinatore, ma perché dà dei risultati e delle indicazioni e porta delle idee che sono comunque riconosciute e poi riprese da molte altre Regioni che si trovano in situazioni sicuramente non a livello marchigiano.
Quindi non voglio usare toni eccessivamente positivi, ma bisogna rendersi conto che c’è comunque una situazione buona dell’impresa marchigiana.
La mia preoccupazione, invece, è un’altra, cioè come riuscire a far sì che questa situazione positiva possa rimanere e consolidarsi nel tempo. E’ questo quello che va ben definito e questo è quello che a mio parere contiene il Piano che dà delle indicazioni precise, dice alle imprese di stare attente perché il mercato è cambiato, dice di non continuare con questa metodologia operativa, di far sì che investendo su ricerca, innovazione e sviluppo si possa dare il là per poter affrontare mercati diversi e molto più ampi.
Mi sembra che il Consigliere Capponi abbia detto che deve esserci una necessità di maggiore qualità. A lui rispondo che credo che le Marche già da oggi abbiano in tutti i settori, dal metalmeccanico al calzaturiero o dalla moda al mobile, delle produzioni di altissima qualità. E’ già avvenuta la trasformazione dal concetto di quantità al concetto di qualità di prodotto nella nostra regione, ma ora non basta più e questo il Piano lo mette particolarmente in evidenza. Non è più sufficiente saper produrre un’altissima qualità, è anche necessario riuscire a trovare le linee per la commercializzazione di questo prodotto, quelle che si chiamano le filiere lunghe. Prima eravamo bravi a produrre tanto, adesso siamo diventati molto bravi a produrre molto bene, non siamo però ancora bravissimi a vendere e a cogliere tutte le possibilità che il mercato internazionale ci apre, cioè la commercializzazione dei prodotti. Ed anche questo il Piano lo prevede.
Quindi complessivamente su questo Piano – mi sembra che scaturisca anche dalla discussione fatta e dal fatto che è stato in Commissione solo due volte – penso ci sia una convergenza di vedute sia da parte della maggioranza che in parte anche della minoranza.
Credo che tutti i Consiglieri quantomeno una sintesi di questo consistente Piano l’abbiano letta con attenzione ed è forse per questo che oggi riusciremo ad averne una valutazione ed una condivisione, con tutte le osservazioni, le critiche che sono state fatte, ma che comunque esprimono, secondo me, da parte di tutti i Consiglieri una volontà ad essere vicini al mondo dell’impresa marchigiana – mi auguro che questo sia – che è la parte più importante della nostra realtà economica.
Come voi tutti sapete la regione Marche, insieme alla Lombardia, è la più industrializzata d’Italia, ha una percentuale artigianale altissima del 90-93%.
Quindi sicuramente dobbiamo guardare all’innovazione, allo sviluppo, alla tipologia di impresa nuova, alla ricerca, ma dobbiamo anche considerare – e questo nel Piano è previsto – un consolidamento di una struttura operativa marchigiana, di una struttura imprenditoriale marchigiana che c’è e che continua ad essere l’asse portante dell’economia marchigiana.
Peraltro alcune indicazioni positive ci sono state. Mi sembra il Consigliere Rocchi abbia detto che c’è una trasformazione da ditte individuali a società di capitale, questo significa che è stata recepita dal mondo imprenditoriale la necessità di superare il concetto di impresa di famiglia, cioè di rendere la società da impresa di famiglia o da impresa unipersonale a società di capitale. Quindi dalla volontà di ampliarsi alla volontà di aprirsi alle possibilità non solo di mercato, ma anche di reperimento economico nei confronti delle banche, pertanto di dare una maggiore garanzia anche di presenza alle banche, questo proprio perché si deve guardare ad un mercato diverso.
Vorrei fare un’ulteriore specificazione sul concetto di internazionalizzazione e delocalizzazione che è stato un po’ accennato da tutti.
Secondo me c’è una grossa differenza tra delocalizzare e internazionalizzare. La delocalizzazione è un concetto ormai obsoleto, nel senso che una volta si delocalizzava solo ed esclusivamente con l’obiettivo di ridurre i costi di produzione e nell’arco di un decennio si è dimostrato che questo non era sufficiente, perché se un paese ha dei costi di produzione bassi per un certo periodo di tempo, dopo pochi anni non sarà più quel paese ad avere i migliori costi di produzione, ma potranno essere altri paesi. Vi faccio un esempio, prima erano i paesi dell’est, ora uno dei paesi che ha i migliori costi di produzione è il Vietnam.
Quindi considerate la delocalizzazione come un continuo rincorrere da parte delle aziende - con gli investimenti, le necessità di inserirsi sul territorio, le necessità di reperire manodopera - con delle prospettive di intervento sul territorio di breve periodo.
L’internazionalizzazione, invece, è qualcosa di diverso in quanto si va a reperire o a individuare un territorio diverso non solo per l’obiettivo della riduzione dei costi di produzione, ma soprattutto perché su quel territorio si vuole fare mercato, cioè si vuole andare a produrre lì, o meglio, non depauperando - ed è l’obiettivo che ha questo Assessorato - la realtà territoriale da cui è partita l’azienda, ma far sì che quell’azienda si sviluppi, proprio in relazione alla necessità del mercato globale, sui territori che ritiene più consoni al recepimento del proprio prodotto.
Penso che questo sia un ottimo Piano e, ripeto, dagli interventi ascoltati mi sembra sia anche in gran parte condiviso.
L’ordine del giorno, richiamato dal Consigliere Procaccini e che è stato indicato dal Consigliere Rocchi, mi sembra che possa essere recepito. Qualcosa di diverso è valutare la programmazione finanziaria rispetto alla elaborazione vera e propria dei bandi, quindi il punto di equilibrio trovato dal Consigliere Procaccini possa essere condiviso.
Sull’altro punto riguardante il risultato delle assegnazioni, di cui parlava il Consigliere Rocchi, non abbiamo nessun problema a metterlo in evidenza, è ovvio che la politica industriale e le scelte dei bandi vanno anche in relazione al tiraggio dei vari Assi di finanziamento e durante l’anno sulla base di questi andiamo poi ad interagire per cercare di posizionare le disponibilità economiche sugli Assi che tirano di più.
Mi auguro che su questo Piano, che è di estrema importanza perché interessa la realtà e la politica industriale delle Marche per i prossimi tre anni, ci sia la massima confluenza di voti da parte di tutto il Consiglio regionale, pertanto vi ringrazio per gli interventi.

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione degli emendamenti e dell’atto dobbiamo fare alcune valutazioni e votare il proseguimento della seduta oltre le 13,30.

(Il Consiglio approva)

Ci eravamo lasciati con l’impegno che una volta approvato questo atto avremmo discusso la situazione della Sadam di Jesi, dopodichè avremmo ascoltato la comunicazione dell’Assessore Amagliani, che ha dato il suo impegno fino alle ore 14,00, ed eventualmente aprire una discussione. E’ chiaro che questo potrebbe portarci ad un tempo molto lungo.
Quindi direi, se siete d’accordo, di ascoltare ora la comunicazione dell’Assessore Amagliani e fare la prossima seduta la discussione, poi sentiamo la relazione dell’Assessore Petrini e discutiamo e votiamo le mozioni sulla Sadam.
Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Apprezzo il suo sforzo per cercare di comporre tutto il quadro, ma non mi sembra che sia sufficiente ascoltare la relazione sulla questione dei rifiuti e poi non poterne discutere almeno nelle sue linee principali. Ritengo, quindi, che debba essere fatta anche la discussione.

PRESIDENTE. Facciamo una discussione anche in assenza dell’Assessore?

Fabio PISTARELLI. Ma il Consiglio, se mi posso permettere, è convocato anche per le ore 15,00, perciò non penso che l’Assessore abbia preso degli impegni cos’ gravosi che non gli consentano…

Marco AMAGLIANI. Ho impegni per motivi di salute.

Fabio PISTARELLI. Allora è un altro discorso. Però considerato che la convocazione è per le ore 10,00 e 15,00, si poteva fare una pausa adesso e alle ore 15,00 riprendere con l’ordinario. Che il Consiglio regionale debba essere soltanto fatto la mattina non mi pare sia una cosa che abbiamo stabilito da qualche parte!
Ritengo che la questione dei rifiuti e anche quella della Sadam abbiano una priorità, pertanto ne dobbiamo discutere oggi.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Ho dato la mia disponibilità in quanto penso che a questo Consiglio sia dovuta una comunicazione - di questo si tratta e di nient’altro - rispetto a tutto ciò che ho ascoltato e visto in questi giorni.
Comunque nessuno mi aveva informato della necessità che dovessi svolgere questo tipo di comunicazione e purtroppo avevo già precedentemente assunto degli impegni che attengono, ripeto, alla mia salute e, se mi permettete, alla mia salute ci tengo come ognuno di voi e come è giusto che sia.
Devo fare davvero solo una comunicazione perché la questione è chiusa perché un fatto emergenziale non può pretendere che lo si trascini chissà per quanto tempo. E il problema era liberare o meno le strade campane, la possiamo pensare come vogliamo, ma in emergenza si ragiona in emergenza. Quindi devo comunicare ciò che è stato fatto e perché è stato fatto. E se mi consentite di farlo lo farò altrimenti mi dispiace.

PRESIDENTE. Allora intanto andiamo avanti con la votazione degli emendamenti dell’atto n. 69 e poi vediamo.
Subemendamento n. 001 a firma Ciriaci, Capponi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Anche se la Consigliera Ciriaci è sempre puntuale in Commissione e dà un contributo anche alla discussione, secondo me, questi emendamenti bisogna respingerli, anche in accordo con il Presidente Rocchi, perché l’ordine del giorno presentato all’unanimità dalla terza Commissione raccoglie tutte le sollecitazioni fatte dal Cal e che in parte sono state riprese nella discussione generale. Quindi la proposta del relatore è di bocciarli tutti.

PRESIDENTE. Allora dobbiamo ripetere la votazione?

Cesare PROCACCINI. A questo proposito, Consigliere Capponi, c’è un emendamento, che non è stato valutato e che è stato fatto dal sottoscritto a nome della Commissione, che dice di sentire la Commissione consiliare non sui bandi, ma sulle proposte delle annualità, che sono cose diverse e più corpose.

PRESIDENTE. Subemendamento n. 01 a firma Capponi, Bugaro. Ritirato.

Emendamento n. 1 a firma Capponi, Bugaro, Santori, Cesaroni. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Quindi il precedente subemendamento n. 001 ovviamente decade.

Emendamento n. 2 a firma Castelli che ha la parola.

Guido CASTELLI. Con questo emendamento vorrei richiamare una cosa molto importante. La minoranza sta facendo un atto di responsabilità perché la maggioranza non c’è. Sicché è buona norma, Consigliere Procaccini, che quando si chiede la collaborazione della minoranza non si chiuda proprio ogni cancello rispetto a proposte che hanno il pregio della accoglibilità in senso astratto.
L’emendamento stabilisce che la destinazione delle risorse dovrà essere preventivamente finalizzata ad assicurare il riequilibrio socio-economico rispetto ai territori del sud delle Marche, facendo riferimento a quella mappa degli aiuti che fra l’altro è invocata anche dal Presidente Massimo Rossi della Provincia di Ascoli Piceno, di Rifondazione, a nome del Consiglio delle autonomie locali. Quindi il Cal ci ha fatto un’ammonizione che io ho ripreso e la propongo.
Fra l’altro nel merito non mi pare che il Consigliere Procaccini e la terza Commissione siano contrari perché dicono che c’è un ordine del giorno. Qui c’è un aspetto importante da valutare – poi liberissima Rifondazione di votare contro anche quello che ha chiesto il Presidente della Provincia di Ascoli – ma il problema è che questo è un atto amministrativo, Consigliere Procaccini, e lei sai bene che su un atto amministrativo gli unici limiti cogenti sono quelli che derivano dalle proposizioni interne all’atto.
L’ordine del giorno è un pannicello caldo sempre, ma lo è ancora di più in riferimento ad un atto amministrativo che può avere un’efficacia condizionante rispetto a certi obiettivi solo se contiene quegli obiettivi.
Trattandosi, tra l’altro, di un emendamento che indichiamo nella parte della premessa, mi pare che ci siano tutte le garanzie per poterlo votare.
Siete in una condizione di esigenza di aiuto da parte della minoranza, quindi chiedo una valutazione attenta.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Non capisco il nervosismo del Capogruppo di Forza Italia Capponi (…) noi possiamo parlare di tutto, ma secondo me è sbagliato perché l’ordine del giorno è più funzionale, riassume il problema del riequilibrio e dello sviluppo e non lo fa su un parametro, ma lo fa su tutto l’atto. Inoltre - contrariamente al motivo per cui in apparenza si abbandona l’Aula, quello dei bandi - è più importante che in Commissione si discuta della programmazione che orienta il bando o del bando che arriva la sera per la mattina? Secondo me il fatto più positivo è che si agisca sulla programmazione.
L’ordine del giorno, in ottemperanza a quello che ha detto il Cal, impegna la Giunta regionale a porsi il problema del riequilibrio in sede di riparto delle risorse a favore della Provincia di Ascoli Piceno. Più chiaro di questo! Se c’è una posizione strumentale lo si dica, ma questa è una visione unitaria che mi pare di buon senso e che si può votare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Oltre a quello che è stato detto riguardo all’ordine del giorno, propongo di subemendare solo un aspetto, cioè “nella fase concertativa si dovranno definire metodiche idonee a garantire l’allocazione di adeguate risorse in favore di soggetti aventi sede operativa” quindi riprende la priorità che è stata data sopra, come per dire di tenere in adeguato conto l’aspetto dei territori del sud interessati dal processo di industrializzazione.
Certamente “l’allocazione prioritaria” inserita in questa sede è un termine che non è definito e che potrebbe far intendere l’allocazione di tutte le risorse, pertanto difficilmente quantificabile. Quindi per dare forza a quello che viene messo è recepire l’emendamento garantendo un’adeguata allocazione di risorse per quei territori, adeguata significa anche in percentuale superiore rispetto alla quantificazione geografica. Cioè da “prioritaria” ad “adeguata”, nel senso che si fa proprio il fatto che c’è la necessità per questi territori di un’attenzione, quindi in base all’attenzione necessaria un’allocazione di risorse adeguate. Questa mi sembra una mediazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Ci sono due elementi da considerare. Il Consiglio delle autonomie locali ha chiesto davvero una vera e propria riserva nel senso che lei intendeva, tanto è vero che il Cal dice di stabilire trasversalmente a tutti gli strumenti una riserva o una priorità per gli investimenti delle imprese nell’ambito di quei territori. Rispetto a questa proposizione così forte io ho cercato di enucleare una proposta sicuramente più blanda rispetto a quello che dice il Consiglio delle autonomie locali, dico di implementare metodiche di concertazione – quindi sindacalese puro – per l’allocazione prioritaria, comunque un’espressione che rispetto a quello che diceva il Cal è sicuramente più melliflua. Ma non possiamo togliere l’aspetto di priorità, che tra l’altro è il frutto di tutti gli sforzi e gli annunci che il Presidente Spacca ha fatto, attenzione, non rispetto alla provincia di Ascoli Piceno, ma a tutte le zone che ricadono nella mappa dei territori eliggibili per gli aiuti in deroga, quindi ci sono anche territori della provincia di Fermo e anche alcuni della provincia di Ancona.
Sicché mi sembra anche un aspetto proposto seriamente e non in nome di valutazioni biecamente localistiche.
Credo che la maggioranza deve e possa fare uno sforzo in questo senso e l’ordine del giorno non è la stessa cosa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Dà un’azione informale con il Capogruppo di Forza Italia Capponi e altri Consiglieri, si potrebbe raggiungere una sintesi, se accettata. Cioè nell’ordine del giorno, come detto anche nelle conclusioni dell’Assessore Giaccaglia sulla fragilità di alcune aree del sud delle Marche, in particolare del fermano e del piceno, inserire anziché nella parte descrittiva nella parte propositiva l’impegna della Giunta regionale che in sede di riparto annuale si deve tener conto di queste fragilità. Questo nell’ordine del giorno perché è più puntuale e investe tutto l’atto e non solo un paragrafo.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’emendamento n. 2 per appello nominale a nome dei Consiglieri Castelli, Pistarelli e Romagnoli partendo dalla lettera G. Faccio presente che se l’emendamento non verrà approvato non potremo inserirlo neanche nell’ordine del giorno.

Guido CASTELLI. Questo si sa bene che non è così.

PRESIDENTE. Gli uffici mi dicono che è previsto dal Regolamento interno, quindi poi non sarà ammissibile. Ha chiesto la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. L’ordine del giorno per quanto riguarda le componenti della maggioranza è garantito dalla solidarietà, legittima, che c’è tra le componenti, appunto, della maggioranza, mentre non può essere ritenuto sufficiente nel rapporto con la minoranza, tanto più che la mia espressione deve essere vista già come una diluizione della richiesta del Consiglio delle autonomie locali. E’ questa la forza di un emendamento che di per sé, ripeto, diluisce un contenuto che le Autonomie ci chiedono in maniera quasi assertiva, condizionante.
Ecco perché penso che la mia posizione non sia provocatoria.

PRESIDENTE. Vi leggo l’articolo 84 del Regolamento interno che recita: “Non possono essere presentati ordini del giorno che ripropongano emendamenti o articoli aggiuntivi respinti - questo è il motivo per il quale se l’emendamento viene respinto non può essere ripresentato -. In tal caso il Presidente, data lettura dell’ordine del giorno e sentito uno dei proponenti, può dichiararlo inammissibile. Se il proponente insiste, l’assemblea decide senza discussione per alzata di mano”.

Guido CASTELLI. Prima cosa il limite è alla presentazione, l’ordine del giorno è stato già presentato, quindi nessuno può inibire la valutazione sull’ammissibilità perché è già stato presentato.
Secondo punto, è comunque dichiarabile ammissibile perché è una valutazione politica. Tra l’altro il contenuto è simile, neanche coincidente, riguarda una parte di premessa dell’ordine del giorno. Perché se andiamo a vedere l’ordine del giorno della terza Commissione in realtà non dice nulla…

PRESIDENTE. Anche la richiesta del ritiro dell’emendamento è una valutazione politica.

Guido CASTELLI. Ma alla dott.ssa Santoncini non sfuggirà che nella parte dispositiva dell’ordine del giorno non c’è nulla che richiami neanche lontanamente il mio emendamento. Si parla di giovani nel mercato del lavoro, del mondo del lavoro delle donne, del contratto di lavoro, dei luoghi di lavoro, dell’energia rinnovabile e dell’autocertificazione, quindi, dove è il punto di contatto? Il punto di contatto è nella parte di premessa.

PRESIDENTE. Consigliere Castelli, non ci addentriamo altrimenti non finiremo più.
Prego Consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
Sara Giannini no
Roberto Giannotti assente
Leonardo Lippi sì
Marco Luchetti no
Katia Mammoli no
Francesco Massi assente
Almerino Mezzolani assente
Luigi Minardi assente
Adriana Mollaroli assente
Rosalba Ortenzi no
Paolo Petrini no
Fabio Pistarelli sì
Cesare Procaccini no
Mirco Ricci no
Lidio Rocchi no
Franca Romagnoli sì
Vittorio Santori sì
Daniele Silvetti assente
Vittoriano Solazzi no
Gian Mario Spacca assente
Oriano Tiberi sì
Luigi Viventi assente
Luciano Agostini assente
Michele Altomeni no
Marco Amagliani no
Fabio Badiali no
Stefania Benatti no
Massimo Binci no
Giuliano Brandoni no
Ottavio Brini assente
Raffaele Bucciarelli no
Giacomo Bugaro assente
Franco Capponi sì
Guido Castelli sì
Enrico Cesaroni sì
Graziella Ciriaci sì
Francesco Comi no
Giancarlo D’Anna assente
Sandro Donati no
David Favia no

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli ordini del giorno.
Ordine del giorno n. 1 della terza Commissione.
Emendamento n. 1 a firma Procaccini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 2 a firma Ciriaci, Capponi. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. E’ uguale a quello del Consigliere Castelli.

PRESIDENTE. Scusate, ma il Consiglio ha respinto un emendamento che dice: “La destinazione delle risorse dovrà essere preventivamente finalizzata ad assicurare il riequilibrio socio-economico del territorio regionale, con essenziale riguardo ai territori del sud delle Marche interessati da un preoccupante processo…”. E in questo ordine del giorno si dice: “Impegna la Giunta regionale ad individuare forme e canali di destinazione dei fondi in grado di garantire maggiore attenzione ai territori di Fermo ed Ascoli”.
Pertanto capite che la sostanza è la stessa per cui essendo stato bocciato l’emendamento l’ordine del giorno non è ammissibile, il Regolamento dice questo.
Questo è il mio parere (…) Per cortesia, Consigliere Castelli. Inoltre, il Regolamento dice che in tal caso il Presidente, data la lettura dell’ordine del giorno e sentito uno dei proponenti, può dichiararlo inammissibile e se il proponente insiste – e non è il caso del Consigliere Castelli perché non ha firmato – l’Assemblea decide senza discussione per alzata di mano.
Quindi propongo all’Assemblea di votare l’ammissibilità o meno.

(Il Consiglio approva l’ammissibilità)

Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Non è il caso di illustrarlo perché ne abbiamo tanto discusso, comunque ringrazio per la stima.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Coordinamento tecnico proposta di atto amministrativo n. 69. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il Consigliere Capponi per dichiarazione di voto.

Franco CAPPONI. Restiamo in Aula per garantire l’approvazione di questo atto anche se non siamo assolutamente soddisfatti di come la maggioranza ha portato avanti l’attenzione, soprattutto nella fase del voto, nelle osservazioni che abbiamo proposto. Osservazioni che abbiamo anche motivato, soprattutto quelle inerenti il discorso dei bandi e il discorso, che è stato ripreso poi dall’ordine del giorno, cioè quello che non può essere delegata totalmente la Giunta a portare a compimento tutta la ripartizione e tutta la procedura rispetto ad un argomento che è di interesse generale, regionale e anche dell’opposizione, perché siamo stati eletti, rappresentiamo qualcuno, quindi vogliamo capire poi come la Giunta farà i bandi, come farà le approvazioni e come ripartirà i fondi.
Questa era la nostra logica proposta, cosa che la maggioranza ha parzialmente respinto perché spero che poi rispetti l’ordine del giorno approvato.
Chiedo all’Assessore anche un minimo di rispetto degli atti che approviamo in questo Consiglio; tra l’altro vi annuncio che sto preparando un dossier sugli ordini del giorno approvati che credo di questi ne siano stati rispettati soltanto il 2-3%, quindi sono degli atti che non contano nulla, sono soltanto carta straccia.
Quindi restiamo in Aula per garantire la votazione perché la maggioranza non ha il numero per approvare questo atto.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Castelli per dichiarazione di voto (…) Ha chiesto la parola l’Assessore Amagliani per fatto personale.

Marco AMAGLIANI. Avevo chiesto una cortesia a quest’Aula, quindi vorrei sapere se siete interessati ad ascoltare o meno la mia comunicazione, perché credo che i fatti personali che ho esposto debbano avere il debito rispetto come io lo do agli altri.

Guido CASTELLI. Brevemente, credo che un ordine del giorno non sia sufficiente a rappresentare la gravità della situazione, ma soprattutto perché le misure proposte sono la ripetizione stanca di Assi e di una strumentazione che non risulta adeguata a rispondere alle esigenze della politica industriale delle Marche. Quindi il nostro voto è contrario.

PRESIDENTE. Proposta di atto amministrativo n. 69. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Comunicazione dell’Assessore Amagliani sulla situazione dei rifiuti
(Discussione)

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Amagliani per una comunicazione sulla situazione dei rifiuti.

Marco AMAGLIANI. Intanto scusatemi per la condizione a cui vi relego, ma i problemi sono veramente personali.
Vorrei fare un chiarimento dopo giorni e giorni che la stampa locale e le tv ci informano sia a livello nazionale che a livello locale di quello che sta accadendo e su ciò che ci è stato chiesto.
Ciò che è stato chiesto è un atto di solidarietà della comunità marchigiana, che si esprime attraverso la propria Giunta regionale, attraverso le proprie istituzioni, a quella che potrebbe essere la sua capacità di abbancamento rispetto alle discariche marchigiane.
Questa partita inizia nei primissimi giorni della settimana scorsa, inizia ufficialmente nella serata di mercoledì con l’incontro richiesto alle Regioni da parte del Presidente del Consiglio Romano Prodi.
Il Vicepresidente Agostini – peraltro mercoledì io ero malato – all’uscita da quell’incontro ha dichiarato che la Regione Marche, così come altre Regioni, ha garantito la propria disponibilità e solidarietà a garantire quella che è una necessità impellente della comunità campana. Da quel momento in poi, ovviamente, il sottoscritto ha seguito la questione sulla base di questa impostazione iniziale.
Inizio dai dati. Nessuno ci ha chiesto o imposto una cifra fissa rispetto alla nostra capacità solidaristica, ci è stato chiesto quale sarebbe stata la nostra possibilità di ricezione tenuto conto della capacità delle nostre discariche. Allora, visto che parliamo meramente di numeri e non di altro, abbiamo fatto due cose, una prima verifica tecnica rispetto alla capacità di abbancamento delle nostre discariche e un’altra verifica politico-tecnica con tutte e quattro le Province interessate.
Questo non lo abbiamo fatto chissà per quale motivo, intanto perché è nostro uso concertare con le Province e con gli enti territoriali di riferimento quelle che sono poi le nostre decisioni, inoltre c’è un Piano regionale dei rifiuti che affida alle Province stesse la gestione dei rifiuti in questa nostra regione.
Il dato di cui si è tanto parlato di 3 mila tonnellate, guardate, qui non partiamo da zero. L’indicazione che abbiamo dato al Governo nazionale è di una nostra possibilità di abbancamento sino a 3 mila tonnellate e non l’abbiamo detto chissà per quale motivo, ma perché abbiamo fatto, ripeto, una verifica sulle nostre discariche e anche tenuto conto di ciò che è accaduto in un passato più o meno recente.
Rispetto all’emergenza campana abbiamo vissuto un’emergenza sia con un Governo di centro-destra che con un Governo di centro-sinistra. Quindi penso che la solidarietà con gli uomini, le donne, i vecchi, i bambini o con qualsiasi altra categoria di cittadini della Campania, non abbia nulla a che fare con le dispute centro-destra e centro-sinistra. E da questo punto di vista, ripeto, ci sono precedenti accaduti quando c’erano colori politici diversi – non parlo della Regione Campania, ma a livello nazionale del nostro Paese – dove era stata richiesta – dico io, giustamente - la stessa solidarietà. Nel 2004 il Governo Berlusconi ci chiese solidarietà e noi la demmo in questa regione per 6 mila tonnellate.
Io non devo nascondere nulla perché il mio modo di affrontare la questione è stato esclusivamente quello di liberare dall’immondizia le strade di Napoli, le strade della Campania, quindi garantire la salute ai cittadini campani. Ha fatto bene il Governo Prodi a farci questa richiesta, così come aveva fatto bene il Governo Berlusconi nel 2004. Certo è che questa situazione non può durare all’infinito perché non possiamo pretendere che all’infinito si parli di stato di emergenza.
Dopodichè, per quello che riguarda Bassolino, la Iervolino, e tutti i commissari che si sono succeduti, e tutte le giunte di centro-sinistra che si sono succedute in quella Regione, chi ha sbagliato paghi, qualcuno si assuma la responsabilità di verificare di chi sono le responsabilità, ma questa è un’altra partita, non ha nulla a che fare con il concetto di solidarietà.
A che punto siamo oggi? La nostra regione ha una capacità di abbancamento verificata di 1 milione e 300 mila tonnellate metri cubi di rifiuti, una capacità residua di ricezione, con scadenze delle nostre discariche che vanno dal fine 2008 fino a fine 2015. Peraltro abbiamo metri cubi autorizzati per oltre 2 milioni.
Abbiamo aperto una trattativa con tutte e quattro le Province che si sono dichiarate disponibili ed hanno determinato questa loro disponibilità attraverso la firma di un protocollo che si estrinseca in quattro punti:
1) disponibilità ad accogliere l’istanza sopraccitata del commissario delegato per ragioni di solidarietà e responsabilità nei confronti della comunità della Campania e di leale collaborazione nei confronti del Governo nazionale;
2) distribuzione tra gli impianti di smaltimento delle quattro Province della quantità massima di rifiuti urbani pari a non oltre 3 mila metri cubi complessivi;
3) richiesta di garanzie finanziarie, ambientali e di legalità;
4) le individuazioni dei siti di smaltimento e le relative quantità verranno comunicate al commissario delegato a seguito dell’indicazione delle Province condotte sulla base delle rispettive valutazioni tecniche e organizzative da effettuare entro la giornata odierna.
Abbiamo fatto, quindi, una trattativa serrata con le Province sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista politico, la trattativa si è chiusa con altrettante comunicazioni ufficiali da parte delle Province. I rifiuti che prenderemo dalla Campania sono stimati in 2.600 metri cubi, distribuiti in 1.000 metri cubi per la provincia di Ancona, 750 metri cubi per la provincia di Ascoli, 750 metri cubi per la provincia di Pesaro, 100 metri cubi per Macerata perché è la provincia che ha più difficoltà in quanto l’unica discarica è quella di Tolentino.
Siccome so che in queste ore c’è in piedi qua e là una gazzarra indegna e inutile che non è rapportata all’entità del problema. Quindi bisogna che dica chiaro e forte di cosa stiamo parlando: i 100 metri cubi di Macerata corrispondono alla produzione di un giorno e mezzo della città di Macerata; i 2.600 metri cubi che ospitiamo in questa regione, ripeto, sotto il profilo della solidarietà, corrispondo a 1,18 giorni della produzione dei rifiuti dell’intera regione Marche. Sotto di questo avremmo fatto meglio a non dichiarare la nostra disponibilità.
E così come abbiamo fatto anche in altre situazioni, concordo con questo percorso che abbiamo fatto anche oggi.
Quindi la partita si è chiusa perché in una situazione di emergenza bisogna agire in emergenza. Ci siamo contattati a livello ufficiale fino a ieri mattina con le Province, poi il confronto è seguito tra me e i Presidenti di Provincia a livello bilaterale per mettere a punto le ultime questioni. E questo è il dato definitivo che poco fa ho anche comunicato, con tutte le proposte di collocazione, al Generale Giannini che è l’assistente del Commissario straordinario De Gennaro.
Credo che questo era quello che dovevamo fare e che eravamo chiamati a fare. E anche in altre situazioni di emergenza penso che questa Regione debba sempre dimostrare la propria disponibilità e non sto parlando sempre e comunque della questione campana.
Non so se questa emergenza – lo voglio dire in maniera molto chiara – con questo atteggiamento delle Regioni sia finita, perché ancora i dati non sono precisissimi, ma questo lo verificheremo.
Ribadisco solo che ho voluto separare le due cose e mi auguro che la questione si chiuda qua e che quest’Aula, tutta insieme, prenda atto della difficoltà effettiva del popolo campano e della necessità di dare una risposta. Quindi di accettare l’indicazione che ha tenuto conto davvero delle nostre capacità di abbancamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Innanzitutto, Assessore Amagliani, queste comunicazioni dovevano arrivare prima ed è scorretto da parte del Presidente Spacca e della Giunta non aver comunicato nulla né all’Aula, né alla Commissione, né ad alcuno, se non attraverso quello che veniva fuori da notizie giornalistiche, quindi la cosa è scorretta sotto un profilo istituzionale.
Inoltre, lei dice che tutto questo di cui parliamo è l’equivalente di 1,18 giorni di produzione di rifiuti della nostra regione, bene, ma non ha fatto anche un’altra domanda, cioè, tutto questo a che cosa equivale rispetto al problema Campania?! Le nostre 3 mila tonnellate, insieme a quelle delle altre regioni, a che cosa equivalgono?! Neppure alla metà del problema attuale, cioè fino a ieri! Perché mi pare che in giro per Napoli e la Campania ci siano già 160 mila tonnellate di rifiuti per strada! Le regioni ne prenderanno circa 50 mila, da quanto si è letto dai giornali. E le altre tonnellate? Per il futuro? La città di Napoli produce più di mille tonnellate di rifiuti al giorno!
Allora, è solidarietà, è responsabilità anche della Regione Marche - perché è stata chiamata ad un tavolo nazionale e lì ha potuto esprimere le sue valutazioni sulla questione - dire di sì senza chiederci e chiedere nulla al Governo nazionale, alle autorità locali, ai commissari?!
Ci viene detto: prima di tutto assunzione di responsabilità, ma non c’è stato un solo gesto che sia stato dalla parte della responsabilità per dire “sì, in effetti ci dimettiamo”. Il Presidente della Regione Campania Bassolino, già Sindaco di Napoli, dopo anni di gestione diretta non avrebbe dovuto dire questa cosa, visto che è stato anche per quattro anni commissario?!
Quindi, primo, assunzione di responsabilità vere, secondo, conoscere fin da subito, fin da domani mattina, il piano della produzione dei rifiuti. Ogni giorno si producono solo per la città di Napoli 1.200 tonnellate di rifiuti. Che piano c’è per affrontare questa questione? Altrimenti fra due settimane le Regioni saranno richiamate tutte! Come fanno a superare quella situazione? Ci sono 160 mila tonnellate in giro e neppure la metà viene smaltita dalle Regioni perché effettivamente non ce la fanno. Allora bisogna chiedere che cosa succede già fin da domani mattina, chiedere dove stanno queste nuove discariche, i nuovi impianti, che tempi ci sono. Bisogna che le Regioni chiedano questo.
Terzo. L’analisi della nostra situazione. Noi dobbiamo fare anche delle riflessioni serie da fare dentro casa. Lei Assessore ha parlato fino al 2008-2009, allora questo milione e 300 ci fa arrivare pelo pelo a questa data. C’è bisogno di discariche e di impianti anche nella nostra regione!

Marco AMAGLIANI. Io ho parlato anche del 2015.

Fabio PISTARELLI. Non è vero, nella provincia di Macerata nella situazione che c’è attualmente arriviamo a fine 2008, ad Ancona è annoso il problema della nuova discarica che ancora non è stata né individuata né stabilita, Pesaro è in una situazione al limite, Fermo forse sta un po’ meglio perché San Biagio è abbastanza grande, ma non può essere la risposta per tutti, Ascoli, non ne parliamo, perché c’è una situazione di saturazione ormai avanti.
Il senso di responsabilità e di solidarietà che bisogna dare ai cittadini campani è quando gli stessi amministratori vengono puniti per le responsabilità politiche e amministrative, non dico quelle giudiziarie a cui, spero, ci penserà la Magistratura che, anche lì, dopo 14 anni, si dovrebbe svegliare un po’ prima su certe questioni visto che è così solerte verso altre.
Pertanto i cittadini campani vogliono questa solidarietà e vogliono vedere questi segni.
Inoltre, senso di responsabilità significa anche chiedere che cosa succederà domani mattina 15 gennaio, e non fra tre mesi, perché, ripeto, le produzioni sono già così devastanti e continuano ogni giorno come dicono tutti gli amministratori.
L’altra cosa è la situazione delle Marche.
Ed ecco perché siamo indignati, Assessore, perché le Regioni avrebbero avuto una grossa chance per costringere il Governo e il commissario attuale di dire a tutta l’Italia e al mondo – perché questa è una vergogna mondiale – che c’era un punto e a capo. Ma il punto e a capo sono questi tre fattori, i primi due che riguardano tutte le Regioni e il terzo che riguarda la nostra Regione, ma come pure le altre che fanno i loro conti in tasca e riprogrammano i loro piani perché non possono essere in grado di rispondere a cose quando non riescono a rispondere ai loro problemi compiutamente o definitivamente o comunque in grado di guardare a dieci-dodici-quindici anni come si fa nelle programmazioni serie.
Ecco perché diciamo no, perché questo significa dare soltanto un contentino politico – diciamo la verità – perché qualcuno ci ha messo la faccia, il Presidente Prodi si è sbilanciato, quindi c’è una solidarietà “politica” in quanto qui non c’è niente di solidarietà vera, sociale, culturale, di comunità locali, ecc., perché, ripeto, non ci sono i presupposti.
Infatti siamo al ridicolo di quantitativi, siamo al ridicolo anche di atti e attività politico-amministrative che non servono a niente per il problema in se, anzi, scaricano ulteriormente in avanti un problema che è già superato non da mesi, ma da anni, perché sono anni che possiamo parlare assolutamente in maniera tranquilla di gravissime responsabilità politiche e amministrative, ma anche giudiziarie; questo lo dico apertamente perché ci sono in corso tante inchieste e sicuramente qualcuna troverà anche soluzioni e definizioni con sentenze.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Ho ascoltato con attenzione le parole dell’Assessore e credo che la sua relazione sia stata ragionevole e difficilmente contestabile. Lo dico con la serenità di chi in questo momento nella propria città deve assistere ai picchetti organizzati dal centro-destra per contestare l’abbancamento.
Credo che non potevamo fare diversamente, credo che la Regione Marche non poteva sottrarsi, sia pure simbolicamente – come dice il Consigliere Pistarelli - all’impegno nei confronti della comunità nazionale di risolvere un problema serio come quello dell’emergenza dei rifiuti a Napoli.
Quindi non potevamo fare diversamente e se la proposta del Consigliere Pistarelli per dare una risposta concreta è quella di trasformare il contributo simbolico in un contributo sostanziale, per cui da 3 mila lo dobbiamo portare a 300 mila, proponicelo e ci ragioniamo.

Fabio PISTARELLI. La mia proposta è che Bassolino se ne deve andare!

PRESIDENTE. Consigliere, lei è stato ascoltato senza essere interrotto, abbia la stessa educazione. Prego, Consigliere Comi.

Francesco COMI. A me è sembrato di cogliere nell’intervento del Consigliere Pistarelli il lamento dell’atteggiamento simbolico e non sostanziale, quindi suggerivo al centro-destra di dare sostanza a questo impegno.
Io credo, invece, che per dare una risposta non potevamo fare diversamente se non simbolicamente, considerato che il problema dei rifiuti è anche nostro. Da un lato si richiamano costantemente le responsabilità istituzionali, dall’altro nessuna forza politica esercita un concreto impegno per scongiurare che i propri militanti ed esponenti di partito organizzino picchetti e comitati contro le discariche. Questo avviene nella regione Marche e avviene anche in Provincia di Macerata.
Paradossalmente ci si azzuffa – lo dico ai Consiglieri Capponi, Lippi e Pistarelli – per conquistare il governo del Consmari con esponenti politici che sono i primi nel proprio territorio a negare la propria disponibilità.
Faccio una proposta, Consigliere Pistarelli, che coloro che dimostrano responsabilità politica siano i primi ad impegnarsi nel governo della gestione dei rifiuti. Penso al Comune di Morrovalle, al Comune di Tolentino, ai Comuni che si fanno carico.
L’impegno della Regione Marche se è essere serio deve guardare lontano. Allora da un lato deve esserci la proposta dell’Assessore Amagliani che ci dice di farci carico, dall’altro ci deve essere una spinta della Giunta regionale nel prossimo futuro ad utilizzare non solo tutte le nuove e innovative tecniche di smaltimento dei rifiuti che vengono sperimentate – nel nostro Paese ce ne sono alcune di veramente innovative –, ma anche di rafforzare l’ipotesi dell’inceneritore che oggi ideologicamente dall’estrema destra all’estrema sinistra non vogliamo affrontare.
Se oggi nella regione Marche e anche in provincia di Macerata – lo voglio dire con molta serenità - riusciamo a gestire, sia pure nel mare magnum delle contraddizioni e delle resistenze, la politica dei rifiuti, è perché oltre 27 anni fa un’amministrazione comunista, con radicali di destra e di sinistra che si incatenavano nel Comune di Pollenza, decise di realizzare l’unico termovalorizzatore del centro Italia.
Ora dobbiamo guardare avanti, quindi questo sforzo di innovazione, di apertura, di responsabilizzazione, deve essere sostanziale.
Come Consiglio regionale chiederei un’altra cosa alla Giunta regionale, quella semmai, se vogliamo aprire una vertenza, di stabilire che il controllo sulla qualità del rifiuto sia rigoroso - perché i capi di imputazione riguardano la qualità del rifiuto, laddove vengono eccepiti -, per cui la Digos, i Carabinieri, l’Arpam, gli strumenti di controllo che ci sono nella regione Marche vengano allertati per esercitare un controllo serio su ogni camion e magari, ad esempio, come in provincia di Macerata dove c’è il Contram, passino attraverso l’unico consorzio obbligatorio che abbiamo.
Inoltre, visto che questi rifiuti avranno un costo e un prezzo che non sarà quello ordinario, questo surplus semmai c’è e comunque è simbolico perché la cifra è simbolica, sia utilizzato per sostenere ed incentivare la politica dei rifiuti o comunque il risanamento delle discariche laddove ci sono.
Concludo dicendo che se vogliamo evitare di trovarci costantemente in condizioni di emergenza rifiuti e di gestire con lungimiranza e con responsabilità, dobbiamo evitare tutti di cavalcare ogni volta questo argomento, altrimenti neanche noi, come non c’è riuscito Berlusconi nel 2004, riusciremo mai a governare seriamente la materia.

PRESIDENTE. Io non ho contingentato i tempi di una discussione tra l’altro non prevista, ma penso che dovremmo rientrare tutti entro i dieci minuti. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Su questo tema sono già state dette tante cose, su alcune rischio anche di ripetermi, sono delle espressioni che il gruppo di Forza Italia ha già manifestato pubblicamente nei giorni scorsi.
Riteniamo in primis che questa solidarietà sia soltanto di pura facciata politica perché, come ha detto anche il Consigliere Pistarelli, questa non è neanche la minima soluzione perché stiamo parlando dello 0,1% del problema napoletano.
Noi eravamo per non accogliere nulla e non per accogliere di più, Consigliere Comi, per un semplice motivo, perché le dichiarazioni del Presidente Spacca ci hanno messo notevolmente in apprensione in quanto ha dichiarato ai giornali che le Marche possono accettare rifiuti perché il nostro sistema funziona. Questa è la cosa più assurda che sia stata detta in questi giorni e vi dico per quale motivo. Perché abbiamo molte province dove gli ambiti non hanno individuato i nuovi siti di discarica e andranno in crisi tra un anno, un anno e mezzo, e un anno e mezzo in politica, perché la decisione è prettamente politica, scorre talmente in fretta che nessuno se ne accorge.
L’altro aspetto è che dal 2009 scadrà la moratoria per la quale i rifiuti possono andare tal quali in discarica. Questa è una cosa che nessuno sa e nessuno paventa, perché noi siamo già in deroga dal 2003 e già da allora non si potevano più abbancare in discarica i rifiuti tal quali, come avviene nelle Marche, perché ad eccezione della provincia di Macerata nelle altre province il rifiuto non viene trattato e finisce tal quale nelle discariche.
La moratoria scadrà definitivamente nel 2009, tutto il sistema Marche rischia di andare in emergenza perché non potremo portare i rifiuti tal quali in discarica.
In questa regione la raccolta differenziata è stata attivata solo marginalmente e guarda caso le province più rosse sono quelle che hanno i minori risultati, a differenza di tutto questo strombazzamento che fa la sinistra di essere ambientalista – lo vediamo già a Napoli –, che organizza o risolve i problemi dell’ambiente, ma in pratica sia nelle Marche come in Campania la procurata emergenza sarà colpa esclusivamente del centro-sinistra.
Ci sono alcune realtà, come quella maceratese gestita bipartisan, dove una specie di coraggio operativo ha portato a risolvere l’80% dei problemi. Ancora ce ne sono perché il termovalorizzatore è sottodimensionato rispetto alla produzione di Cdr, perché gli impianti di selezione e di trattamento producono Cdr che alla fine deve essere termovalorizzato. E nelle Marche non abbiamo termovalorizzatori, l’unico che abbiamo è a Macerata, ma è notevolmente sottodimensionato perché è stato realizzato trent’anni fa quando le previsioni di produzione dei rifiuti e i Comuni soci erano meno di quelli dell’intera provincia e riuscivano a garantirlo.
Quindi penso che dovevamo fare un atto più importante del semplice constatare una disponibilità del Presidente Spacca e della Giunta regionale.
Questa solidarietà con le Province secondo me doveva assurgere ad un momento di vera progettualità anche per le Marche. Dai momenti di emergenza abbiamo imparato in questa Regione, ne sono testimone per aver avuto un ruolo quando a Potenza Picena avevamo una discarica abbandonata e c’era stata una protesta enorme della popolazione che non voleva sistemazioni perché queste prevedevano ampliamenti, ecc., da quel momento, in cui avevamo una raccolta del 10%, ma con una grande emergenza e una grande sensibilità della popolazione, oggi quel Comune sta al 60% di raccolta differenziata. Questo significa che l’emergenza se affrontata bene e se ci sono amministratori capaci porta automaticamente all’eccellenza, molto più rapidamente dei territori che ci arrivano molto stancamente e gradatamente.
Poi qui si mistificano sempre le cose, perché l’emergenza dichiarata da Berlusconi era comunque prodotta dalla Regione Campania amministrata dal centro-sinistra e in quel caso era intervenuto solo a risolvere il problema e non era responsabile dell’emergenza. Responsabile dell’emergenza erano sempre Bassolino, Iervolino, il centro-sinistra della Campania guidato da Pecoraro Scanio il quale si era permesso anche di non approvare il piano Bertolaso perché coinvolgeva il territorio del suo collegio elettorale.
Quindi la conclusione che diamo è che questa disponibilità è solo di facciata e non risolve il problema. Stiamo scatenando sul territorio anche per la non assunzione di responsabilità un effetto nimby pauroso. Perché coinvolgere 17 discariche ad ospitare 2.600 metri cubi di materiale è una follia, perché in ogni territorio si creerà il comitato contro l’abbancamento, perché ci sarà una esasperazione indotta che non ha nessun senso, quindi c’è una responsabilità da parte del Presidente della Regione di procurato allarmismo a tutta la comunità marchigiana, era molto meglio individuare una discarica adatta a quei rifiuti. Io non so se su 16 discariche individuate 13 sono adatte, perché a mio avviso quel rifiuto dovrebbe essere analizzato camion per camion, metro per metro, perché non sono sicuro che quello sia un rifiuto pericoloso o non pericoloso, oggi le discariche hanno questa classificazione, se è un rifiuto non pericoloso può andare nelle 13 discariche, altrimenti può andare in una sola di quelle individuate cioè quella anconetana. E a mio avviso quello è un rifiuto pericoloso perché ci sono stati gli incendi, perché le industrie approfittando dell’emergenza hanno scaricato rifiuti speciali e tossici. Questo perché laggiù l’emergenza viene sfruttata da molti, altrimenti non si potevano produrre 360 mila tonnellate di rifiuti in quattro mesi.
Stiamo attenti e mi fa male appurare che il centro-sinistra non ha fatto un’analisi critica, l’unica l’ha fatta oggi Amagliani, ma sulla stampa non è apparso nulla, non è apparsa un’analisi critica nell’incontro con il Governo di chi ha indotto, di chi ha generato la situazione di crisi.
Noi non è che non ci sentiamo di fare un’operazione di solidarietà, quella è la prima cosa che siamo disposti a fare, però non siamo disposti a perdonare e a chiudere gli occhi su chi reiteratamente ha procurato l‘emergenza e continuerà a farlo, perché se lì rimarranno gli stessi amministratori continueranno assolutamente a comportarsi come si sono comportati oggi. E questo è il problema più grave.
Sulla questione Marche è stato detto, ritengo che l’Assessore Amagliani non debba stare così tranquillo, o meglio, lui forse sta così tranquillo perché pensa di arrivare a fine mandato non in emergenza, ma fra due anni, due anni e mezzo la crisi del settore della gestione dei rifiuti scoppierà anche nelle Marche, perché per come abbiamo individuato gli ambiti in molti casi tre su quattro non saranno più autosufficienti, quindi fra tre anni non ci saranno più i sistemi di smaltimento adeguati.
Pertanto la nostra posizione è questa, potrebbe non essere definita chiara, ma noi siamo per la responsabilità, Consigliere Procaccini, e se fosse stato un nostro Governo avremmo detto la stessa cosa.
In pratica questa benevolenza è del tutto ingiustificata rispetto a chi ha procurato l’emergenza. Prima se ne va chi ha procurato l’emergenza e automaticamente scatta la solidarietà nazionale. Probabilmente scatterà uguale, ma diciamo che noi stiamo attentando contro cittadini che si sono comportati seriamente e che vogliono continuare a rispettare o addirittura a migliorare le loro prestazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Sono in Aula, ma parlerò quasi da sola, in ogni caso desidero riprendere il discorso di prima. A me dispiace che molti non siano qui a sostenere la mia tesi perché non possiamo avere, Consigliere Capponi, una visione dissociata dei fatti e fare due pesi e due misure, pensare che qualche cosa sia importante ed urgente e qualche altra no.
Dico che durante l’estate – lo faccio a voce alta e questo rimarrà anche agli atti – quasi 7 mila tonnellate di rifiuti - e non 4,5 mila tonnellate – provenienti dalla Campania sono stati abbancati nel territorio della provincia di Fermo presso la discarica di San Biagio, una delle discariche modello; io ero Assessore al Comune di Fermo quando venne attivata, quindi conosco la capacità di questa discarica che può prendere una quantità abbastanza consistente di rifiuti.
E’ stato fatto un accordo tra la società Asite - la società del Comune che fa a Fermo la raccolta dei rifiuti - con imprese napoletane che hanno portato i rifiuti nottetempo presso la discarica; non sapeva niente nessuno neanche i Consiglieri di maggioranza, c’era stato soltanto un andirivieni di camion. Anche quando feci l’interrogazione in data 28 giugno qui in Consiglio l’Assessore disse chiaramente di non saperne nulla. E questi rifiuti andavano avanti e indietro dalla Campania, Consigliere Capponi, e non dal Trentino Alto Adige.
Io denuncio un fatto e voglio che si venga a sapere perché quando presentai l’interrogazione in questo Consiglio nessuno si sorprese né tanto meno disse “andiamo un po’ a vedere”.
Anche io sono per attaccare Bassolino, la Iervolino, che pure conosco da tanto tempo, tutto quello che volete, ma non facciamo, ripeto, due pesi e due misure, non diciamo che quello era bene o non ce ne è importato niente oppure abbiamo sorvolato.
Io voglio a questo punto sapere che tipo di rifiuti sono le quasi 7 mila tonnellate che stanno dentro la discarica di San Biagio, quindi vicino non tanto a casa mia, ma a quella di tanti cittadini. Sappiamo bene che se sono rifiuti urbani non possono transitare oltre regione. Io stessa chiesi alla segreteria del Commissario delle Protezione civile Bertolaso che tipo di rifiuti si fossero abbancati, mi fu risposto che erano rifiuti speciali. Non era così! Perché erano e sono rifiuti triturati, frantumati e non trattati. E la differenza è sostanziale perché in questo tipo di tipologia di rifiuti ci possono essere anche cose, per esempio, che vengono dagli ospedali o altro, comunque il tipo non si conosce.
Non è grave sapere che in una discarica di questa regione ci sono già abbancati 6-7 mila tonnellate e con un accordo tra la società del Comune di Fermo (Asite) e queste imprese napoletane ne dovevano arrivare 25 mila?! O non vogliamo, ripeto, riconoscere la gravità!
Siamo d’accordo sulla questione di dare solidarietà alla regione Campania e soprattutto ai cittadini campani che a volte possiamo anche accusare di non essere ricicloni come noi, che non capiscono che talvolta bisogna anche comportarsi in maniera più civile per quanto riguarda la raccolta differenziata dei rifiuti. Però voglio anche dire, ed è scritto nero su bianco, che a Fermo si dovevano portare 25 mila tonnellate; si è detto che nelle discariche italiane ne dovrebbero arrivare 160 mila, colleghi – quei pochi rimasti -, quindi facciamo la debita proporzione! 160 mila in tutta Italia e 25 mila solo nella discarica di Fermo!
Mi dispiace prendere tempo, Presidente, ma intervengo tanto poco, quindi se me lo vuole concedere magari qualcuno se vuole può anche andar via, ma quello che voglio dire mi interessa molto e non voglio lasciar cadere la cosa qui perché non si può far parlare a sproposito e nemmeno fare le cose a sproposito.
Un partito della forza di maggioranza dell’attuale amministrazione di Fermo – non dico qual era, ma avete tutti la rassegna stampa della cronaca di Fermo – mi disse “…ci sarebbe il rischio concreto per noi di ricevere materiale nocivo tossico”. Quindi parliamo di materiale forse nocivo e tossico per 700 tonnellate, che sono due giorni di rifiuti di Fermo, e poi non ci andiamo a preoccupare di quello che abbiamo abbancato in questa discarica, e parlo di 6 mila tonnellate, che sono presumibilmente rifiuti urbani che sappiamo non possono transitare da una regione all’altra?!
A me dispiace dire che di questo nessuno se ne sia preoccupato, ma io sono assolutamente in linea con quanto dichiara anche il Presidente della nostra Provincia Massimo Rossi, riconosciutamente attento alle questioni ambientali, che dice di essere esasperato e disgustato da tutte queste chiacchiere.
Quando si propongono e si attivano provvedimenti amministrativi non conosciuti e non riconoscibili come quello che è stato fatto dall’Amministrazione di Fermo, Presidente, io denuncio questa cosa essere ben grave, perché non solo il Consiglio comunale era a conoscenza di questo fatto, ma non era a conoscenza la Provincia, la Regione e non erano a conoscenza neanche i cittadini che si sono visti andare avanti e indietro questi camion puzzolenti di notte e, guardate, non di giorno almeno qualcuno avrebbe potuto prendere la targa.
Per quello che mi riguarda, ma credo anche il nostro gruppo perché l’ha già detto il Consigliere Comi quindi non lo ripeto, c’è la massima disponibilità e solidarietà per una piccolissima parte, che secondo me può essere anche un’espressione simbolica in quanto sono casi infrangenti, importanti e pregnanti, che ci coinvolgono anche emotivamente, perché a nessuno fa piacere pensare che intorno a quei rifiuti ci sono bambini, anziani e persone malate, e non voglio fare la romantica. Ma vi assicuro che non piace neanche ai cittadini della nuova provincia sapere che sono stati portati qualche mese fa gli stessi rifiuti di cui oggi chiediamo ragione. E se non ci fosse stato chi come me ha fatto delle interrogazioni o come la Provincia e il Noe (che sappiamo benissimo si tratta della polizia preposta a queste cose) che hanno fermato questo traffico, oggi ne avremmo avuti 25.000 mila; fate le debite proporzioni, ripeto, 160 mila in tutta Italia e 25 mila solo a Fermo!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Vorrei brevemente sollevare solo un dubbio su quello che è avvenuto in questi giorni. Cioè, come mai il Presidente Spacca ha parlato di rifiuti e a che titolo ne ha parlato?
Credo che ne abbia parlato a titolo personale. A titolo personale perché non si tratta di una mera gestione di rifiuti prodotti dal nostro territorio, ma di una intesa che la Regione Marche avrebbe concluso o starebbe concludendo con la Regione Campania con intervento del Governo Nazionale per sopperire ad uno stato di necessità ivi creatosi.
La materia è di competenza del Consiglio regionale ai sensi dell'art. 21 dello Statuto, comma 2 , lettere C e K. Infatti nello Statuto si legge che il Consiglio regionale deve approvare le intese della Regione Marche con le altre regioni e formulare gli indirizzi al Presidente ed alla Giunta stessa sulle questioni ritenute di rilevante interesse per la comunità regionale o per quanto attiene ai rapporti con lo Stato, le Regioni e gli Enti locali.
E’ opportuno, perciò, che prima di dire: "Prenderemo i rifiuti" venga ascoltata la volontà del Consiglio regionale sulla questione anche per determinare con certezza che ogni costo ed ogni onere di detta operazione non potrà e non dovrà gravare sui cittadini marchigiani o peggio ancora su quelli residenti nelle Province interessate dalle discariche che verranno utilizzate.
Sconcerta, inoltre, il modo con cui tale vicenda è sorta e quello con cui viene gestito fino ad oggi . E’ frutto di un decennio di assenza di amministrazione e di controllo, con gravi responsabilità a carico del Ministro per l'ambiente, del Presidente della Regione Campania, del Sindaco di Napoli che hanno messo a rischio la salute dei cittadini campani. E vediamo che costoro ancora non hanno rassegnato le loro dimissioni e non hanno, ad oggi, neppure individuato siti per aprirvi altre discariche in attesa della realizzazione dei termovalorizzatori.
In considerazione di ciò, come si può parlare di solidarietà o di emergenza?! I responsabili dovrebbero almeno avere il coraggio di dimettersi per dare a tutti la speranza che qualcosa, in loro assenza, possa in futuro cambiare.
Per restare in argomento dico che anche la regione Marche non è ben messa con il problema dei rifiuti dato che esso non viene mai seriamente affrontato, data l'avversione di questa amministrazione al sistema di termovalorizzazione che ad oggi rappresenta l'unica vera soluzione economica per i cittadini e che è anche produttrice di energia pulita.
Quindi è prima di fare la fine della Campania, o peggio ancora di ridurre tutto il territorio delle Marche ad una discarica, sarà ormai ora di deliberare la realizzazione di almeno 4-5 termovalorizzatori per la distruzione dei nostri rifiuti?! Quando brucia la casa del vicino è bene bagnare il tetto della propria!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Non so se i colleghi consiglieri hanno avuto occasione di leggere qualche settimana fa la sintesi di un rapporto del Censis sulla società italiana. E’ un rapporto obiettivamente preoccupante perché la definizione della società italiana è quella di una poltiglia sociale.
Credo che nell’affrontare una vicenda come questa dovremmo tutti, indipendentemente dalla collocazione in cui stiamo, riflettere su questo monito. Perché è evidente che la questione dei rifiuti in Campania rischia di diventare oltre all’emergenza di carattere ambientale che rappresenta, che c’è, che merita di essere analizzata, che dovrà essere affrontata anche dal punto di vista politico con tutta la necessaria severità, di produrre anche un’altra altrettanto grave emergenza.
Ho sentito parlare qui di solidarietà, e credo che la categoria della solidarietà in un dibattito come questo non serva, ma se ce n’è un’altra di categoria dal punto di vista politico-istituzionale che dovrebbe essere richiamata, è la categoria del senso civico.
Quello che ci apprestiamo a fare nelle Marche, cioè assumere responsabilmente per senso civico un impegno con l’intera comunità nazionale di collaborare a quella che è una vera e propria emergenza, è un atto di senso civico che dovrebbe mettere insieme in un rapporto politica e società e dare alla politica quel ruolo di indirizzo, di governo e direi anche di missione che in molti casi è necessitata in un progetto di questo tipo.
Inviterei chi in queste ore si affanna nel ruolo di arruffa popolo, a riflettere sulle conseguenze di questi atteggiamenti. Parliamo di questioni che dal punto di vista delle dimensioni per la nostra regione hanno un peso assolutamente limitato. Sono poche tonnellate distribuite in tutto il territorio, e che se mai depongono, con le difficoltà che tuttavia ci sono nella nostra regione, a testimoniare che il governo in questa regione sul settore dei rifiuti è stato un governo attento, adeguato e accurato, tanto che possiamo permetterci anche di svolgere da questo punto di vista il ruolo che abbiamo scelto di svolgere. In altri modi e in altre forme non avremmo potuto, anche volendolo, collaborare da questo punto di vista. Questo è un elemento importante.
Elemento altrettanto importante è quello di costruire le condizioni e qui c’è stata molta preoccupazione sulla qualità dei rifiuti che verranno dalla Campania. Semmai una riflessione che dovremmo fare tutti, nelle Marche, in Campania e nel nostro Paese, è quella del sistema che produce in questo modo e in questa quantità i rifiuti.
Mi permetto di osservare che un’auto italiana ha non più del 10% di parti riciclabili, un’auto tedesca ha oltre il 40% di parti riciclabili. Il sistema di distribuzione italiana è un sistema che produce una enormità di rifiuti. La costruzione delle città come le pensiamo e come le abbiamo determinate è un elemento di produzione di rifiuti.
Semmai le vicende come quella campana – oltre alle questioni che meritano, ripeto, una riflessione politica e anche a sinistra e che chiamano ad un atteggiamento di attenzione e di autocritica – rischiano di innescare, anche dal punto di vista ambientale, problemi ben più grandi di quelli che stiamo affrontando oggi. Penso solo alla cancellazione di una riflessione – questa sì attenta – del modo e delle forme con cui i rifiuti vanno smaltiti.
In poche ore – e questa è sì un’altra grave responsabilità – un dibattito che poneva le questioni del riciclo, del riuso, della differenziata, al centro del sistema dello smaltimento dei rifiuti rischia di essere vanificato con provvedimenti – anche qui qualche elemento di critica deve essere posto – emergenziali e securitari, quelli del Commissario, che producono soluzioni che possono essere temporaneamente necessarie, ma in prospettiva assolutamente deleterie.
In questo Consiglio, e non solo, vorrei discutere di questo, vorrei che nei territori e nei rapporti con le popolazioni incominciassimo a ragionare anche del nostro sistema di smaltimento dei rifiuti e rispetto a questo sistema migliorare quello che è già buono e sollecitare le iniziative che ancora in qualche realtà misurano dei ritardi.
Questo è il dibattito che vorrei ascoltare in quest’Aula e le riflessioni e gli indirizzi che vorrei proporre.
Credo di essere tra coloro che ha un curriculum di manifestazioni forse tra i più alti di questo Consiglio, è dal lontano 1970 – quando avevo veramente i pantaloni corti – che sto dalla parte del torto, ma credo che bisognerebbe stare dalla parte del popolo sapendo che occorre proporre e costruire. (…) No, continuo a stare dalla mia parte e credo di farlo anche con grande coerenza, certo è anche vero che nel 2005 non avrei mai pensato di arrivare in un’Aula istituzionale, tanto è vero che chiedo sempre a qualcuno di prendermi per la giacca per evitare che questo ruolo abbia il sopravvento sul resto; comunque credo che la mia biografia interessi poco.
La discussione che produciamo oggi rispetto alle questioni che sono state dette deve avere il profilo del senso civico, della riflessione, della costruzione di una proposta - tra l’altro mi pare che la comunicazione dell’Assessore Amagliani sia stata moderata e di assoluto buon senso - di una quantità limitata di rifiuti, di una distribuzione nel territorio, il massimo dell’attenzione sulla qualità dei rifiuti che dovremmo abbancare, l’apertura di una riflessione sul nostro sistema e nessuno scontro sulla riflessione politica di quella che è l’emergenza napoletana. Se affrontassimo così la discussione otterremmo un risultato, temo però che ascolteremo, invece, molta demagogia e anche molto teatro, e me ne dispiace.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Sarò brevissima perché concordo perfettamente con le considerazioni politiche generali che sono state ampiamente svolte dai miei colleghi.
Aggiungo che abbiamo appreso dalle telegrafiche comunicazioni dell’Assessore Amagliani che le responsabilità sono della Regione e delle Province, su questo punto si è fatto almeno chiarezza, i Comuni non verranno coinvolti della questione, le Province d’imperio faranno le loro valutazioni. Quindi i marchigiani che gradiscono e anche quelli che non gradiscono sapranno la paternità, la responsabilità o il merito di questa scelta, cioè quella di aver accettato i rifiuti campani, tanti o pochi, risolutivi o meno, e di averli distribuiti così come le quattro Province – in questo caso ancora quattro - hanno stabilito.
Su questo è giusto aver fatto chiarezza perché sui giornali hanno campeggiato notizie di altro tipo dove soprattutto i protagonisti erano diventati quelli che, come mi pare di aver capito oggi, non lo sono.
Sulla non risolubilità della cosa nessuno credo possa discordare. Come ha detto il Capogruppo Pistarelli, è Bruxelles per primo, quindi L’Europa, che non solo ci sta osservando, ma che ci dice chiaramente che vanno bene queste misure temporanee ma che aspettano il piano.
Quindi non facciamo ridere, non ci portiamo in giro, perché questo è veramente il pannicello caldo.
Se fossi stata del partito di Bassolino o meglio ancora della Iervolino probabilmente mi sarei vantata di averla amica – parlo alla Consigliera Ortenzi –, ma sicuramente questa mattina non avrei parlato per fare una accorata requisitoria. Mi pare di aver capito dalle parole della Consigliera che il banco degli imputati si sia spostato su un Comune per fatti addirittura pregressi, a me non è questo che interessa.
La gestione dei rifiuti nelle Marche è fallimentare, in particolare nella provincia di Ascoli, quindi questo piano che ci chiedono a livello nazionale noi lo chiediamo anche a livello locale, provinciale e regionale.
L’Ato rifiuti nella provincia di Ascoli Piceno non è partito, non è stato istituito perché, facendo i conti della serva, probabilmente Marcaccio o Rossi hanno visto che i Comuni – che sono tanti perché è un Ato molto grosso in quanto comprende tutta la provincia – di centro-destra rischiavano sul filo di lana di superare quelli di centro-sinistra. Abbiamo avuto per anni convocazioni andate a vuoto, poi Marcaccio è passato ad altro incarico politico e la cosa si è fermata.
Credo che questa sia una grande responsabilità sia per quanto riguarda il punto dello stato di saturazione delle nostre discariche, sia per il futuro che ci aspetta, perché mi pare, al di là di Fermo, che le altre situazioni siano davvero preoccupanti e da quello che ho sentito dall’Assessore Amagliani, anche nel breve tempo.
Mi dispiace scendere nel particolare, ma visto che qualcuno già lo ha fatto devo farlo anch’io.
Riguardo la situazione del Comune di Fermo si sono mescolate cose impropriamente, si è parlato di una serie di contratti che, a quanto mi risulta, in passato la società del Comune di Fermo aveva fatto privatamente con ditte private di Napoli. Il contenzioso è aperto, il Comune di Fermo riteneva di avere a che fare con contratti regolari e qui si è voluto adombrare che la cosa fosse clandestina. Invece, i contratti ci sono, sono stati forniti dal Sindaco di Fermo a Rossi, c’è stata tutta una serie di interlocutorie e anche di ispezioni del Noe, ecc.. Poi è prevalsa l’interpretazione che questi rifiuti non fossero trattati, come invece asseriscono le ditte napoletane con le quali l’Asite aveva fatto i contratti, quindi c’è stata questa sospensione.
Quindi non parliamo di quello che doveva arrivare, ma diciamo che la Provincia di Ascoli in quel caso è stata molto cauta, addirittura parliamo di rifiuti trattati e si è ritenuto che potessero essere nocivi. Ora, invece, prendiamo atto che è di gran lunga più tranquilla e più estensiva l’interpretazione, perché i rifiuti che vengono da Napoli non sono né selezionati né trattati né differenziati, quindi davvero qui ci può essere la bomba ambientale di ogni tipo. Degli altri abbiamo fatto le pulci, sono contenta, l’atteggiamento è stato quello, ora però è cambiato. La Provincia di Ascoli si dichiara, invece, pochi o tanti, lo spiegheremo poi con le discariche, in particolare lo spiegherà la collega Ortenzi che oggi ha preso una posizione precisa, in totale difformità con il Capogruppo del Comune di Fermo, Buondonno, che ha detto “mai ai rifiuti campani”.
Questo è un vostro problema di crescita e di assestamento del Pd fermano che dimostra una immaturità e una schizofrenia grossa forse anche di natura infantile. Perché tutto il Pd a Fermo ha detto “non li vogliamo”, forse anche coerentemente, seguendo il filone di Rossi che aveva bloccato prima i camion di Napoli. Invece, oggi, ci troviamo a prendere una posizione, benissimo, lo spiegheremo ai cittadini, lo spiegheremo a San Biagio, lo spiegheremo alla discarica che dovrà ospitare i rifiuti, però dico a che pro ripercorrere le tappe di quell’episodio. Quindi o qualcuno sta sbagliando ora perché, ripeto, pare che il parere del Pd e della Provincia sembra sia cambiato, oppure se Di Ruscio li ha presi prima non deve prenderli ora o deve prenderli lo stesso, e allora è un problema di coerenza vostra, è un problema locale.
Parlando di solidarietà, dico che prima ancora di questi contratti privati dell’Asite con Napoli, due anni fa il Comune di Fermo aveva abbancato – lì sì per solidarietà visto che il Governo era Berlusconi e Bassolino e Iervolino erano gli stessi – molti e molti rifiuti e credo che sia stato uno dei pochi a farlo considerata la capienza della discarica. Quindi si era dimostrato solidale, e visto che la responsabilità è pur sempre governativa, poco dopo subentrò il Governo Prodi, pertanto il contenzioso è in atto, il Comune di Fermo deve prendere 750 mila euro per essersi dimostrato solidale.
Ecco allora perché ho voluto spiegare quella che era stata la posizione, peraltro impropriamente espressa. Impropriamente, ripeto, perché prendo atto che invece sono le Province e le Regioni, giustamente, che se ne devono occupare. Però il Comune ha voluto ugualmente precisare la sua posizione dicendo “è un po’ difficile che la Corte dei Conti mi consenta di tornare a trattare con lo stesso interlocutore verso il quale sono addirittura creditore di 750 mila euro”. Questo a proposito di solidarietà, a proposito dei discorsi a livello umanitario che abbiamo oggi fatto.
Ma il problema non è umanitario perché purtroppo non risolve la situazione, il problema è grave ed è politico. E il problema non è soltanto della Campania - e non credo che sareste corsi in soccorso di altri governatori o di altri sindaci - è anche marchigiano perché non abbiamo sottomano neanche la situazione delle nostre discariche – parlo sia di Ascoli che di tutta la regione -.
Cerchiamo almeno i trarre da questo uno spunto per poter migliorare la nostra situazione interna e non ricordarci soltanto saltuariamente dell’immondizia, cioè solo quando vostri cugini politici si trovano in difficoltà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Crediamo che questo atto di solidarietà sia doveroso in un quadro di interesse generale. Però l’atto di solidarietà non deve omettere la critica durissima verso chi ha portato Napoli in questa situazione, esponendo i cittadini della Campania a gravi rischi per la salute ed esponendo l’Italia ad una pessima figura in Europa e nel mondo.
Questo atto di solidarietà, che serve a risolvere in parte il problema la cui risoluzione avrà tempi lunghi, deve essere a termine perché le Marche ed le altre Regioni non possono risolvere i problemi di Napoli.
Lì serve la risoluzione in un quadro di piano, in un quadro di legalità e di trasparenza, perché le infiltrazioni malavitose, insieme all’insufficienza e alla complicità della politica che in maniera trasversale oggi implica anche il centro-sinistra, vanno risolte lì, non può essere fatto uno scarica barile in altri territori.
Questi 3 mila metri cubi, distribuiti in tutte e quattro le province, debbono avere controlli molto rigorosi e debbono avvenire in un quadro di grande serietà, senza allarmismi ma neanche senza sottovalutazioni.
Occorre che queste quattro province assumano i 3 mila metri cubi distribuiti in tutti i loro siti in base alla possibilità tecnica di accoglimento, senza mettere minimamente in discussione l’equilibrio dello smaltimento dei rifiuti delle Marche e delle province interessate. Perché in media si parla che ogni sito delle quattro attuali province delle Marche raccoglierà quello che produce in un giorno una comunità di circa 41 mila persone.
E’ in questa visione che dobbiamo valutare la situazione, ma occorre, altresì, che ci sia un’altra responsabilità, quella di aprire una discussione seria anche nelle Marche per verificare lo stato della situazione. Dobbiamo anche superare impostazioni anacronistiche e campanilistiche di alcuni importantissimi comuni che vogliono la risoluzione del problema dei rifiuti, del loro comune e della loro provincia, in altri comuni o in altre realtà più piccole.
Avremo modo di discutere di una nuova organizzazione del sistema dello smaltimento dei rifiuti, comunque dico che dovremmo andare ad ambiti ottimali unici e dovremmo completare la dislocazione delle discariche di appoggio, a sistemi di compostaggio e di trasformazione dei rifiuti medesimi. Dobbiamo lavorare il più possibile anche per il riutilizzo delle materie prime e secondarie, attivando in maniera più seria ed efficace, con investimenti e risorse altrettanto adeguati, il sistema della separazione a monte dei rifiuti.
E’ in questa ottica che dobbiamo agire, senza allarmismi, senza sottovalutazioni e senza implicazioni che oggi non possono avere le Istituzioni delle Marche. Ma dobbiamo fare anche una critica perché per quanto ci riguarda pensiamo che Bassolino avrebbe fatto meglio a dimettersi, e non oggi perché lo avrebbe dovuto fare molto prima, perché egli, oltre ad essere Presidente della Regione, è stato per lungo tempo anche Commissario straordinario per la risoluzione del problema. Ma oggi queste dimissioni sono forse anche tardive perché se lo facesse probabilmente le difficoltà aumenterebbero, perché aumenterebbe la confusione e forse si alimenterebbe anche il sistema malavitoso.
Concludo dicendo - anche se non c’è nessuno della Giunta regionale, solo l’Assessore Amagliani, giacché aveva un problema di salute personale, e quelli che sono a Roma con il Presidente del Consiglio a discutere dello sviluppo della nostra Regione, sono giustificati – che la Giunta regionale avrebbe fatto bene, lo dico al Presidente Spacca, a convocare subito all’insorgere del problema tutti i Capigruppo consiliari.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Condivido in pieno l’intervento che ha fatto il collega Procaccini perché veramente ha toccato tutti i punti della vicenda, soprattutto ha chiesto quella chiarezza che a monte non c’è. La Campania chiede a tutti solidarietà e, giustamente in certi momenti questa va data, ma chiaramente occorre evidenziare anche le responsabilità.
Credo che le discariche delle Marche abbiano già precedentemente dato solidarietà alla Campania, ad esempio, nella discarica Sogenus di Maiolati Spontini per anni e anni sono arrivati sempre da lì rifiuti tossici, tutti questi rifiuti arrivarono nella discarica di Maiolati Spuntini quando un’impresa di macerata fece il risanamento di Gioia Tauro, per anni hanno viaggiato camion con rifiuti tossici che venivano sempre da quelle parti.
La collega ha ragione quando dice che a Fermo sono arrivati 6-7 mila tonnellate di rifiuti, questa è una vergogna tanto più perché è successo anche in altre discariche delle Marche.
Chiedo anch’io all’Assessore, come ha fatto il Consigliere Procaccini, che sia lui il coordinatore delle quattro Province che riceveranno i rifiuti, affinché ci sia un severo controllo sulla qualità dei rifiuti che prenderemo, un controllo che dovrà essere fatto camion per camion, inoltre, anche un controllo sulle quantità dei rifiuti perché non credo saranno soltanto 2.600 metri cubi.
Quando si apre un varco, la mia paura è quella che questi rifiuti arriveranno di continuo, perché questa quantità è soltanto per aprire alla possibilità, ma poi aperto questo varco, ripeto, i rifiuti saranno diversi da quelli dichiarati.
Su questo chiedo il controllo massimo perché noi siamo disponibili solo per quella quantità, perché in questo Stato c’è sempre la precarietà e quando una cosa è incerta poi diventa sempre definitiva.
La nostra preoccupazione è soprattutto questa, quindi dobbiamo severamente controllare giorno per giorno. Chiedo che l’Assessore Amagliani, ripeto, lo faccia come coordinatore di tutte le Province.
Anche perché abbiamo delle discariche dove ci sono molti operatori privati, quindi più rifiuti arrivano e più ricavi hanno. Pertanto c’è un discorso economico e la realtà è che non tutti i camion vengono segnalati.
E’ questa la mia preoccupazione, quindi è per questo che chiedo che venga fatto un controllo serio, con tutte le forze dell’ordine. Anche poco tempo fa abbiamo visto quello che è successo nel territorio con i nostri imprenditori dei rifiuti. Ed è proprio in un momento di rilassamento, cioè quando si fa solidarietà, che può accadere che questi imprenditori dei rifiuti fanno qualche altra cosa!
Sono preoccupato anche per questa discarica di Maiolati Spuntini - una discarica che ho vicino come ce l’ha anche l’altra collega Consigliera – che tutti dicono che è a norma, ma io che vi abito vicino quasi giornalmente vedo diversi camion che vengono da fuori regione, e quindi venendo da fuori regione sono rifiuti tossici e non urbani.
Come diceva il collega Procaccini chiedo, pertanto, di fare una verifica su quello che sta succedendo dentro e intorno anche alle nostre discariche.
Se facciamo una valutazione di quello, lo abbiamo appreso ultimamente anche dalla stampa, che comportano le discariche per la salute pubblica, c’è da riflettere, perché questi casi non sono successi solo a Napoli, ma sono successi anche a Maiolati Spuntini o a Castelplanio. Vicino alla discarica della Cornacchia abitano persone che si sono ammalate di tumore, c’è chi è stato operato e addirittura chi è deceduto, e benché siano pochi i cittadini che vivono in quelle realtà, quasi tutte le famiglie sono toccate da questi gravissimi problemi.
Io parlo della realtà che ho più vicino e che conosco, ma in generale è veramente una realtà preoccupante per chi ci deve vivere e per chi ci lavora.
Intorno al discorso dei rifiuti non c’è il rispetto della salute, perché chi ha questa attività fa un’attività economica che, purtroppo, spesso e volentieri va al di sopra del rispetto della salute dei cittadini.
Questo quindi è quello su cui ci dobbiamo impegnarci e soprattutto che dobbiamo far controllare.
Pertanto, a nome del gruppo, chiedo con forza all’Assessore che sia il coordinatore responsabile della situazione dei rifiuti che arrivano in tutte le province delle Marche.
Inoltre, chiedo che dopo questa situazione, che mi auguro finisca presto, si inizi a discutere della realtà delle nostre discariche – come hanno chiesto anche altri Consiglieri - e se corrispondano al rispetto della salute dei cittadini, perché se vicino alle discariche le piante muoiono, Consigliere Badiali, forse anche i cittadini qualche problema ce l‘avranno!

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Giannini.

Sara GIANNINI. Questo è un argomento che per le funzioni istituzionali che ho svolto conosco abbastanza bene, perché nel mio Comune è esistita ed esisterà ancora per pochi mesi una discarica che fino ad oggi ha smaltito i rifiuti della provincia di Macerata.
Quindi è un argomento che nella mia formazione di amministratrice ha accompagnato il mio impegno ogni giorno, conosco bene la difficoltà per gestire una situazione così delicata come quella dello smaltimento dei rifiuti.
Ho ascoltato con attenzione il dibattito in quest’Aula, credo che il problema dei rifiuti nasca prima di tutti dal nostro comportamento – lo dico come responsabilità politica di amministratori – e dal nostro atteggiamento rispetto a questo problema.
Sappiamo che su questi argomenti i cittadini sono sensibili, che le informazioni vengono date molto spesso in maniera non precisa e che ci si gioca anche un po’.
Il Consigliere Cesaroni ha fatto riferimento ai tumori, alle nascite con malformazioni, tutti argomenti molto seri, ma credo che non si possa parlare di questo se non ci sono studi certificati e documentati, perché gli studi riguardano percorsi nel tempo, riguardano paragoni con altre zone dove le discariche non ci sono, riguardano zone dove certe patologie sono più alte rispetto ad altre.
Quindi credo che prima di evocare questi problemi dobbiamo stare molto attenti, perché questo aumenta la diffidenza dei cittadini, una diffidenza che ci rende poi impossibile risolvere la questione dello smaltimento dei rifiuti con la serenità, la chiarezza, la trasparenza, ma anche con la tempestività di cui c’è bisogno.
I rifiuti, colleghi, anche oggi mentre in questo Consiglio si sono espresse opinioni del tutto diverse, li produciamo insieme ogni momento. Le carte che sono sopra i tavoli del Consiglio regionale andranno a produrre rifiuti e ci dobbiamo pure chiedere, prima da amministratori poi da cittadini, come verranno smaltiti, ci dobbiamo pure chiedere qual è l’atteggiamento che usiamo come forze politiche – tutte, inclusa la mia – quando si discute di questi problemi. Perché è facile far nascere un comitato, perché è facile con un comitato prendere qualche voto, perché è facile in questo modo creare una distanza tra chi governa, chi amministra e chi deve risolvere i problemi ai cittadini che giustamente vogliono essere informati e coinvolti, ma che pure anelano anche al fatto che i rifiuti devono essere smaltiti.
Credo che una discussione su questo sarebbe utile e alla fine della discussione dovrà esserci da parte nostra un’assunzione di responsabilità per il fatto che dobbiamo sapere che su questi argomenti non si deve fare una battaglia politica altrimenti ci troviamo nella situazione che ora vive la Campania.
Ho visto le scene che hanno riportato la televisione, so, per aver parlato con il Segretario regionale del Partito democratico della Campania, che la situazione è molto difficile e che laggiù tutte le forze politiche stanno nella difficoltà di dover rispondere a una situazione di così grande emergenza.
Credo che le Regioni che hanno dato la disponibilità a smaltire i rifiuti prodotti non da Bassolino e dalla Iervolino, ma dai cittadini campani, hanno in questo modo espresso un forte senso di responsabilità amministrativa ed istituzionale. Poi saranno i cittadini della Campania, come credo sia giusto, a decidere sulle forze politiche che dovranno governare quella Regione e quella città, a decidere il destino dei loro amministratori, non compete certamente al Consiglio regionale delle Marche scegliere il governatore della Campania. E se qualcuno ha sbagliato, se qualcuno ha sottovalutato questo problema, credo che debba essere chiamato alle sue responsabilità, questo però non esime noi…

Franco CAPPONI. La camorra (…) Bassolino.

Sara GIANNINI. Questa è un’accusa gravissima, Consigliere Capponi, perché per affermare questo occorre avere delle prove, quindi in questo Consiglio vi richiamo anche ad essere corretti rispetto alle vostre affermazioni. Tu ne rispondi di quello che affermi, sicuramente hai le motivazioni per dirlo, perché quello che tu hai detto è un’affermazione gravissima.
Credo che questo sia proprio il motivo per cui in tutte le parti d’Italia quando si discute di gassificatori, quando si discute di mettere impianti di smaltimento, quando si discute di mettere le discariche o i termovalorizzatori, si evocano gli scenari più drammatici, poi però i rifiuti si accumulano per strada. Quindi un po’ di responsabilità non farebbe male a nessuno e queste tue affermazioni, Consigliere Capponi, sono assolutamente gravissime (…) io dico quello che penso e riguardo a questa caratteristica tu non puoi dare i numeri a nessuno!
Le Marche hanno fatto la loro parte, sono state chiamate, come tutte le Regioni di questo Paese, dal Presidente del Consiglio Prodi, ed hanno dato una disponibilità che è rapportata alla nostra capacità di abbancamento. Questo non mette in crisi le nostre capacità di smaltimento, non mette in crisi i nostri impianti, quindi credo che da questo punto di vista abbiamo dimostrato di essere una regione civile, e non dico solidale perché non stiamo parlando di dare da mangiare a chi non ce l’ha, ma stiamo parlando di avere una atteggiamento civile per una zona del nostro Paese che ha una forte difficoltà. Credo che questo sia un atto positivo e giusto.
Poi sono d’accordo con chi dice – anche dell’opposizione - che la Regione, che ha partecipato al confronto con il Governo e che ha determinato insieme ai Presidenti delle Province le ripartizioni, si debba assumere anche un ruolo di coordinamento e di verifica dei controlli. Questo perché anch’io ritengo che ci debba essere chiarezza sulle tonnellate abbancate, sui rifiuti che vengono smaltiti e sulle modalità di smaltimento, e in questo la Regione non può sottrarsi, in un momento di emergenza deve fornire tutta la sua collaborazione, il suo coordinamento anche ai Presidenti delle Province.
Per riportare le questioni alla loro esatta portata dico che quello che dovrà smaltire, ad esempio, la provincia di Macerata – parlo di questa perché la conosco meglio – cioè le 100 tonnellate, sono mezza giornata della produzione di tutta questa provincia.
Credo che da questo punto di vista abbiamo fatto quello che ogni Regione civile avrebbe dovuto fare. Mi meraviglia che alcune Regioni, che si vantano di essere la punta di diamante dentro il nostro Paese e all’estero, si siano rifiutate di dare il loro contributo. (…) Non ho fatto nomi, sto solo dicendo che quelle Regioni hanno fatto un errore, perché in questo caso la funzione dell’Istituzione era riuscire a risolvere in breve tempo da quelle immagini che abbiamo visto sui giornali e che si sono viste in tutto il mondo, e che è un impegno che riguarda tutte le Istituzioni di questo Paese. Dopodiché, ripeto, chi ha responsabilità se le assumerà nei modi dovuti dal punto di vista istituzionale, politico e se necessario anche amministrativo.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Avevamo concertato che in questa giornata il discorso della Sadam si sarebbe dovuto svolgere prima di questo, poi per le difficoltà personali dell’Assessore Amagliani ci siamo resi disponibili, ora però rischiamo di non poter avere nemmeno le comunicazioni riguardanti il problema della Sadam che è impellente quanto quello dei rifiuti.

PRESIDENTE. Consigliera, però non è possibile interrompere questa discussione, ci sono ancora quattro iscritti a parlare, per discutere della Sadam, e poi ritornarci perché c’è anche un ordine del giorno. Pertanto credo che sia urgente chiudere questo discorso e poi vediamo. Chiedo all’Assessore di rimanere, magari non apriremo la discussione sulla Sadam. D’altra parte dove deve andare l’Assessore sono invitato anch’io.
Ho forse sbagliato concedendo i dieci minuti, quindi ora chiedo ai Consiglieri di utilizzarne molto meno.
Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. I famosi cinque minuti di Marcolini! Se si tratta di solidarietà simbolica, come dice il centro-sinistra, o di complicità simbolica, come dice il centro-destra, tutto dipende da questi famosi cinque minuti, perché sarebbe facile per noi poter dire “perché tanta enfasi nel tratteggiare gli aspetti solidaristici di questa decisione della Giunta quando alla fine ben poco riusciremo – lo diceva anche il Consigliere Pistarelli – a contribuire alla ripulitura delle strade di Mergellina, di Vico Equense o di Castel dell’Ovo”.
A mio modo di vedere quindi dico che ben poca è la solidarietà, se uno volesse misurare a metri cubi la solidarietà. Siamo di fronte a un aspetto che per quanto riguarda il centro-destra si muove soprattutto in termini di principio. Ovvero, riteniamo profondamente diseducativo e contrario anche all’etica pubblica, accordare aspetti anche di solidarietà presunta, ma che in realtà sono di complicità, a un sistema che mi pare abbia quasi evocato quello che una volta era il soccorso rosso. Rispetto a un Bassolino in difficoltà ecco che l’abracadabra della Presidenza del Consiglio ha “imposto” a tutte le consorelle una solidarietà che aveva la finalità soprattutto di alleggerire la pressione internazionale che si era formata su questo scandalo. Uno scandalo incredibile perché l’eruzione del 79 d.c. era ascrivibile a fatti naturali, questa calamità, invece, è quello che abbiamo già detto e non ci voglio ritornare.
Questa situazione in realtà ci consente – lo diceva il Consigliere Pistarelli – di iniziare una brevissima riflessione sulla quale davvero la Giunta si dovrà esprimere, che è la riflessione di un sistema che abbiamo scoperto tutti essere in sofferenza, che non è più la Campania, ma sono le Marche. Perché se si vuole eccettuare la capacità di abbancamento di un paio di discariche, Fano e Fermo (Fano ha 850 mila metri cubi, Fermo 200-300 mila), la capacità residua del sistema Marche si aggira sul milione di metri cubi.
Il vero punto è questo, superata l’emozione campana e questa diatriba, cioè se si tratta di solidarietà o complicità, ci dovremmo porre il problema di come correggere il nostro sistema, che poi è quello che ci interessa.
Vi do un dato: a fronte del consumo medio di 270 chilogrammi di rifiuti che l’italiano smaltisce in discarica noi siamo a 375, noi conferiamo in discarica molto più di quanto non facciano il resto degli italiani. Perché? Perché evidentemente la politica regionale dei rifiuti ha portato a quello che – non vorrei scomodare termini troppo enfatici – è un vero e proprio fallimento. Perché nel 1999 – io non c’ero, ma c’era Pistarelli – facemmo un piano regionale dei rifiuti che diceva che nel 2007 dovevamo raggiungere il 40% di raccolta differenziata. Siamo lontani dal 30% e questa è la realtà dei fatti, altro che solidarietà campana o complicità a Posillipo! Questo è un punto su cui sfidiamo il centro-sinistra e lo facciamo anche con una risoluzione.
Abbiamo un sistema che si è allontanato da quelle previsioni che la Giunta regionale D’Ambrosio, quando era Vicepresidente l’attuale Presidente Spacca, aveva auspicato.
Siamo ad una raccolta differenziata che non si avvicina neanche lontanamente a quel 40% che era previsto per il 2007, abbiamo un quantitativo di rifiuti da smaltire in discarica di un terzo superiore a quello di ogni altro cittadino italiano. Noi abbiamo ancora un sistema fondato sul fantasma giuridico degli Ato, che dovevano essere costituiti da tempo, che non sono stati pressoché mai costituiti e che – come se si trattassero di gheiser che ogni tanto spruzzano gas più o meno caldo – ricompaiono sulla scena politica. L’ultima evocazione degli Ato l’abbiamo avuta sul finire della discussione del bilancio quando per la trecentesima volta questa maggioranza ha enunciato la volontà di sopprimerli. Spero che questi famosi Ato vi decidiate a sopprimerli, basta l’effetto annuncio, ogni tanto sopprimete un Ato e sopprimete anche quello che non è mai nato. Certo è che anche questo sistema fondato su quelle articolazioni non ha funzionato – a stabilirlo era la legge n. 28 del 1999.
Quindi dobbiamo mettere mano quanto prima al sistema della programmazione regionale dei rifiuti. Questa Regione mi dà l’idea che si sia frettolosamente disfatta del problema attribuendolo alle Province, questa è la realtà dei fatti, fatta la legge n. 28 del 1999 non si è parlato più di rifiuti in questo Consiglio regionale. Comunque la situazione è questa, cioè che due anni fa l’Assessore Amagliani dovette rispolverare una modifica particellare del piano dei rifiuti - lo ricorderete -, siccome il divieto nelle Marche di realizzare termovalorizzatori era a scadenza, lui ha collegato questo divieto al raggiungimento di certi obiettivi di raccolta differenziata, peraltro mai approvata. E neanche quella fu l’occasione per poter discutere serenamente di rifiuti.
Semmai questa vicenda un merito lo ha avuto, lo ha avuto nel risuscitare finalmente l’attenzione di tutti su una situazione che merita di essere presa immediatamente in esame perché di qui a un paio di anni, in assenza di altre misure, il nostro sistema potrebbe essere al collasso, probabilmente non nei termini che vediamo riflessi dai tubi catodici e dalle televisioni campane, certo è che il problema è tutt’altro che secondario.
Quindi non enfatizziamo la solidarietà quando è una solidarietà che costa cinque minuti – per dirla come Marcolini –, andiamo invece realmente al cuore del problema e chiediamo all’Assessore competente di riproporre una chiara programmazione che possa consentire al nostro territorio di poter confidare su un sistema di smaltimento adeguato e in linea con le esigenze dei cittadini.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Oggi avevamo all’ordine del giorno del Consiglio la discussione del Piano delle attività industriali e artigianali poi dovevamo parlare del problema Sadam, un problema che interessa 500 lavoratori diretti, tutto l’indotto e i coltivatori, tutto questo va oltre alle 2000 persone. Abbiamo accettato di affrontare anche questo problema dei rifiuti, ma pensavo che doveva esserci una semplice comunicazione dell’Assessore e poi un semplice intervento di maggioranza e di minoranza, mentre invece siamo qui a discutere da due ore.
Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi fatti, dove tutti abbiamo ragione o abbiamo torto. Ma qui dobbiamo affrontare questo problema solo con il carattere sociale ed emergenziale che c’è in questo momento e di cui tutti ce ne dobbiamo fare carico, dalla Lombardia alla Sicilia, dalle Marche all’Emilia Romagna. Ed è vero che non risolviamo il problema, ma almeno diamo una risposta. Perché siamo un popolo con tanti difetti, ma che ha anche il pregio dello spirito della solidarietà e se viene a mancare questo sicuramente saremmo un Paese ancora più povero.
Non voglio intervenire su questa questione, ne avete parlato tutti, io ho una mia idea, cioè che sicuramente la politica non ha fatto il suo lavoro, ma comunque dobbiamo farci carico di questo problema, ma voglio chiarire l’argomento di cui ha parlato il Consigliere Cesaroni.
Le sue parole sono state di una gravità enorme quando ha parlato della discarica Sogenus di Maiolati Spontini, quando ha detto che ci sono stati morti per tumore, che è gestita male, ecc.. Questo è assolutamente inventato e campato in aria, Consigliere Cesaroni.
La Sogenus è una discarica che funziona perfettamente, è un fiore all’occhiello della nostra regione e sicuramente anche di altre regioni, ha i certificati più impensati, da Iso 9001 a 14.000 a Emas, ed è sempre controllata.
Quello che i rifiuti devono essere controllati è un fatto di verità, hai ragione quando dici, Consigliere Cesaroni, che devono essere controllati, ma lì il controllo è costante, continuo, e non è effettuato soltanto dagli addetti della discarica, persone qualificate e competenti, ma anche dagli organi preposti al controllo, che vanno dall’Arpam alla Finanza e al Noe dei Carabinieri, che fanno i controlli di continuo.
Perciò su questo smentisco categoricamente le tue affermazioni perché in questa discarica viene tutto svolto a regola d’arte. Non ci sono stati rifiuti tossici e quando tu parli di rifiuti tossici sono in realtà rifiuti speciali, rifiuti industriali che vengono sia dalla nostra regione che da fuori, questo perché tale discarica è autorizzata a smaltimento di rifiuti speciali oltre che agli rsu del territorio circostante.
Questo però non significa che deve continuare ad essere la discarica di tutta la provincia di Ancona o di altre parti, in quanto deve essere la discarica per gli rsu del territorio Cir33, mentre gli altri comuni della provincia di Ancona devono individuare altra soluzione.
Penso che la politica debba avere il ruolo di dire quali sono le situazioni a livello regionale per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti e per quanto riguarda la selezione, perché se non facciamo bene la raccolta differenziata sicuramente non avremo soltanto un’emergenza in Campania, ma l’avrà tutto il Paese e il mondo intero. Se invece facciamo una raccolta differenziata all’avanguardia, come prevede la legge, sicuramente avremo la capacità di smaltire i nostri rifiuti in sicurezza e senza allarmismi.
Non creiamo sempre gli allarmismi, non creiamo sempre i comitati, perché non servono, serve solo la buona politica e la buona informazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi

Leonardo LIPPI. Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi, il problema è serio, ma va affrontato con la serietà del consesso di quest’Aula in quanto la contrapposizione non porta alla risoluzione dei problemi.
Ho sentito una richiesta forte di dimissioni di Bassolino, io invece ne chiederei la santificazione, lo equiparo a Re Mida perché è riuscito ha trasformare l’immondizia in ricchezza. E insieme a lui tutti quelli che lo hanno preceduto, perché dal 1994 ad oggi è una continua emergenza, non è un problema di oggi o di ieri, è un problema che si sussegue da anni. Pensate che ha iniziato il prefetto Guido Improta, i governatori Rastrelli, Andrea Losco, Antonio Bassolino, il prefetto Corrado Catenacci, Guido Bertolaso e oggi “San Gennaro”, cioè Di Gennaro.
L’unica cosa che è girata attorno a questo argomento sono i milioni di euro che lo Stato ha investito per questa emergenza e non è che li ha spesi per la soluzione dei problemi, perché degli 850 milioni che sono stati spesi in Campania o dei 1.800 milioni spesi nelle altre Regioni – perché non è solo la Campania in emergenza, ma c’è anche la Puglia, la Calabria, il Lazio, la Sicilia – la percentuale maggiore è andata per pagare gli stipendi alle strutture commissariali.
Allora quando dico che l’immondizia è diventata ricchezza, questa è una ricchezza condivisa da tutti e la contrapposizione che si è assunta e che si sta vedendo, gli arruffa popolo - come diceva prima il Consigliere Brandoni - sono strumentalizzati e a volte pagati anche dalle stesse organizzazioni che vogliono creare l’emergenza.
Allora come italiani dobbiamo togliere questa macchia di vergogna che abbiamo verso tutte le altre nazioni che ci guardano con occhio attento, perché parliamo di una tra le zone più importanti per il turismo del mondo – Capri, Napoli, la costa Amalfitana, il Golfo di Napoli – che hanno attirato da sempre milioni di turisti. Oggi questi turisti fuggiranno perché la vergogna nazionale è su tutte le televisioni del mondo.
Questi soldi che sono stati spesi e che sono stati investi fino ad oggi per non risolvere i problemi, ci costeranno migliaia e migliaia di milioni di euro. Ed ecco che allora la drammaticità sarà ancora superiore, perché queste risorse provengono tutte dall’estero, non sono interne, perché mentre quelle che investiamo sono risorse interne quelle che perdiamo sono tutte esterne.
Quindi tutti quanti insieme dobbiamo affrontare questo tema non con la demagogia, ma con la serietà che una nazione merita.
Pertanto bisogna ascoltare tutti, dal centro-destra al centro-sinistra, senza mettersi sempre uno contro l’altro nelle barricate, dobbiamo trovare soluzioni concrete e coerenti, al di là dei partiti e delle posizioni politiche. Perché noi siamo cittadini di questa nazione, fatta con l’Unità d’Italia, non abbiamo ancora fatto l’unità degli italiani, e questo è il dramma.
Quindi la solidarietà è trovare l’unità degli italiani per la risoluzione dei problemi ed evitare che le strutture di controllo vengano comprate, perché questo è il problema della nostra Italia, o che vengano messe in difficoltà nello svolgimento delle loro azioni di controllo.
Quando il Consigliere Capponi ha detto che i milioni di metri cubi di immondizia sono quelli generati da industrie, da attività che hanno scaricato approfittando dell’emergenza, vuol dire che non abbiamo un’Italia coesa nella soluzione dei problemi e non abbiamo gli italiani pronti a risolverli.
Che le tasse sui rifiuti a Napoli le pagano solo il 10% e non il 90% non lo dice mai nessuno. Come fa poi a sostenere le spese chi gestisce quell’ente locale?!
Allora bisogna riformulare il concetto di appartenenza al nostro Stato e non fare il localismo solo quando serve per difendere il proprio territorio, per non far provenire rifiuti da un comune vicino. Perché se i rifiuti sono trattati, lavorati, separati, differenziati, che vengano accolti perché sono rifiuti seri, che non producono certamente quelle che sono state evidenziate come drammatiche situazioni di pericolo per la salute pubblica.
In questa Aula, che è un consesso importante, non dobbiamo sempre stare uno contro l’altro con il fucile puntato, ma dobbiamo trovare soluzioni coese e distinte per dare una risposta seria anche a quelli che non riescono a dialogare.
Presidente le chiedo di farsi carico di questo, perché poi con un atto dovuto dobbiamo far sentire una voce forte della regione Marche, una regione piccola che sa essere grande quando deve risolvere i problemi.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Solo un flash anche per permettere, speriamo, la discussione sulla Sadam. Voglio solo dichiarare la solidarietà del Movimento di Sinistra Democratica, che rappresento qui in Consiglio, verso le popolazioni campane e verso le difficoltà a cui vanno incontro, quindi la disponibilità ad accogliere questa modesta quota di rifiuti, suddivisa nelle quattro province, che la Regione ha deciso.
Ma al di là delle riflessioni sul territorio campano e sulle responsabilità, quello che è importante è verificare il ciclo dei rifiuti nella nostra regione.
Il ciclo dei rifiuti parte primariamente con la riduzione, il riuso e il riciclo, quindi bisogna partire con la raccolta differenziata con il metodo porta a porta che arriva a percentuali del 60-70%.
Questo ormai è un dato che è stato raggiunto dappertutto e non capisco perché nella nostra regione solo pochi Comuni stanno iniziando a portare avanti il discorso del porta a porta. E’ un metodo certificato che raggiunge risultati, quindi ormai anche gli aiuti della Regione devono essere vincolati a questo tipo di raccolta differenziata spinta.
Chiudo dicendo che, secondo me, una riflessione deve partire dall’inizio e non dalla fine, come qualcuno in quest’Aula ha voluto fare parlando della situazione di emergenza. Noi non siamo ancora in una situazione di emergenza, possiamo ragionare con i giusti criteri.
Quindi, riduzione, riuso, riciclo, raccolta differenziata, dopodichè ragioneremo sulla porzione rimanente che sicuramente ha un impatto molto basso sia sui territori, come l’uso di discariche, che come, appunto, dislocazione del rimanente.

PRESIDENTE. E’ stata presentata una risoluzione da parte del Consigliere Pistarelli ed altri, che prego di leggere.

Sara GIANNINI. Anche il Consigliere Ricci sta preparando una risoluzione da sottoporre al voto. Quindi se siete d’accordo, possiamo ascoltare l’intervento dell’Assessore Petrini sulla Sadam, visto che ci siamo impegnati anche su questo, nel frattempo possiamo preparare la risoluzione e verificare se ci saranno le condizioni per andare ad un voto unitario oppure no.

PRESIDENTE. Allora, se siamo d’accordo, darei la parola all’Assessore Petrini per la comunicazione sulla situazioni della Sadam, con questo intendendo però che non discuteremo le mozioni e le rinviamo alla prossima seduta. Perfetto.
Ha la parola l’Assessore Petrini.


Comunicazione dell’Assessore Petrini sulla situazione dello zuccherificio Sadam di Jesi

Paolo PETRINI. Sapete molto bene che la questione della crisi bieticolo-saccarifera che stiamo vivendo oggi affonda le sue radici nella riforma dell’organizzazione comune di mercato che abbiamo avuto nel 2005, una riforma tesa a “risparmiare” denaro della Comunità europea su un settore fortemente sostenuto come quello della produzione dello zucchero, dove veniva sostenuto sia il prezzo dello zucchero che quello delle bietole.
Nella nostra regione gli esiti di quella riforma avevano avuto una traduzione che di fatto si era concretizzata nel mantenimento della produzione dello zucchero nello stabilimento di Jesi e nella riconversione della produzione precedentemente effettuata a Fermo dalla stessa Sadam. Nel luglio scorso si era firmato un accordo nel quale si affermava che a Fermo, oltre al riassorbimento di tutti i dipendenti ivi occupati, vi sarebbe stata una nuova produzione, che era quella di energia elettrica attraverso la combustione di olio vegetale, e resa possibile attraverso un accordo di filiera che tutte le parti avevano ritenuto vantaggioso.
A fronte di quell’accordo per Fermo ve ne era stato un altro per Jesi che prevedeva la continuazione della produzione dello zucchero e l’affiancamento di un’altra produzione che avrebbe permesso di spalmare i costi fissi di quell’impianto. L’altra produzione era il bio-diesel con un progetto che però doveva ancora essere elaborato.
La condivisione di quell’accordo del 27 luglio scorso c’è stata da parte di tutte le parti in causa (sindacati, associazioni agricole e altre) e abbiamo avuto una serie di novità che hanno caratterizzato l’ultimo quadrimestre del 2007.
La prima novità è stata un nuovo intervento della Comunità europea di riforma della riforma dell’Ocm zucchero. In un primo momento volevano tagliare le quote assegnate a ciascun Stato, compresa l’Italia, successivamente, invece, hanno introdotto un premio molto alto alla dismissione anche a favore degli agricoltori. Ricordo che esisteva già un premio abbastanza alto, dato alle società produttrici in caso di dismissione della propria quota, che per la Sadam ha significato circa 50 milioni di euro a Fermo e significherebbe circa 50 milioni di euro a Jesi.
Ad oggi, come novità, vi è un contributo alla dismissione anche della produzione bieticola a favore degli agricoltori, che di fatto si concretizza in circa 21 milioni di euro, cioè 1.710 euro per ettaro, questi equivalgono a più di tre anni di guadagni di annate bieticole.
Dico questo solo per farvi capire quanto è intrigante per un agricoltore poter percorrere questa strada e quanto lo è, a maggior ragione, se questa strada può essere percorsa in presenza di alternative altrettanto valide o addirittura più valide oggi. Perché per quel che riguarda il frumento, in particolare il grano duro, abbiamo una resa che è di gran lunga maggiore di quella della barbabietola ed oggi abbiamo anche per oleaginose, ad esempio il girasole, il doppio del prezzo che avevamo l’anno scorso, cioè 40 euro per ettaro, che come resa avvicina anche questa coltura a quella del girasole.
Quindi la novità del contributo per dismissione delle bietole, insieme a quello di colture alternative che rendono, a prescindere al contributo della dismissione, meno interessante la produzione di bietola, ha portato molti agricoltori a non scegliere di ripetere questa coltura. Tant’è che la Sadam ha potuto fare precontratti in misura del tutto insufficiente rispetto a quello che è il fabbisogno per alimentare la propria azienda, cioè la Sadam di Jesi.
A fianco al minor apporto di bietole, mettiamo anche il fatto legato ad un drastico calo del prezzo dello zucchero sui mercati mondiali, che rende ancor più deficitario l’assolvimento di una nuova campagna per il 2008.
Questi, però, erano aspetti tutti quanti abbastanza conosciuti sin dall’ottobre scorso, per lo meno sin dal momento in cui c’è stata la riforma della riforma.
Malgrado questi aspetti conosciuti e malgrado che attorno a questi ci fosse già stato un dibattito, vi è stato comunque un accordo nazionale in cui comunque tutti assicuravano la campagna 2008 e la stessa Sadam di Jesi, a fronte di timori che avanzavano nel mese di dicembre, riaffermava la propria volontà di fare la campagna 2008. Cosicché circa 10 mila ettari sono stati portati con i precontratti, quindi impegnando molti agricoltori ad arature specifiche, ad acquisto di semi e di concimi specifici per questo, procurando pertanto non solo un danno per le aspettative di questi agricoltori, ma anche un danno economico rispetto alla scelta già effettuata.
Certo la Sadam dal canto suo rappresenta una situazione nella quale se non si chiudesse la produzione di zucchero nel 2008 e soprattutto se non si dismettesse la quota assegnata, le Marche perderebbero risorse per circa 108 milioni di euro, che sono dovuti a: 72 milioni di cui 63 milioni alla Sadam, 9 milioni ai terzisti, 21 milioni direttamente agli agricoltori come premio di dismissione, 15 milioni di circa per le diversificazioni. Diversificazioni che in particolare la Regione utilizzerebbe attraverso i meccanismi del Programma di sviluppo rurale per permettere, appunto, la diversificazione di quelle colture e l’approntamento di un’altra serie di attività sempre di carattere agricolo.
La Sadam ha quindi avviato le consultazioni per la dismissione di questa quota, consultazioni che dovranno concludersi entro il 31 gennaio. Se entro questa data le consultazioni non si concludessero, gli agricoltori perderebero per sempre l’opportunità di incassare i soldi della dismissione e la Sadam perderebbe circa 10 milioni di minor ricavo dalla dismissione della quota, oltre che dover subire un costo di gestione maggiore per l’annata 2008 derivante dal fatto che dovrebbe pagare la minor quota lavorata per circa 6 milioni di euro, da un deficit di gestione che deriverebbe da un ulteriore calo che c’è stato del prezzo dello zucchero e per l’aumento del gas.
Dico queste cose ad onor di cronaca, perché in particolare le ultime due sono rischi imprenditoriali di cui la Sadam dovrebbe farsi carico e che certamente non possono essere rappresentabili come una novità che arriva da una Istituzione o addirittura dalla Comunità europea.
Il dibattito si è quindi concentrato in particolare intorno ad un aspetto, come poter dare continuità alla produzione di zucchero nella regione Marche rendendo la coltivazione della bietola ancora interessante, perché altrimenti sarebbe mancata la materia prima attraverso la quale la Sadam continuerebbe a produrre zucchero.
Per poter percorrere questa possibilità c’è bisogno di un accordo di filiera, anzi, di un vero e proprio contratto di filiera attraverso il quale le associazioni degli agricoltori si impegnano a fornire nel medio periodo una quantità sufficiente di bietole e la Sadam, d’altra parte, si impegna a ritirare la richiesta di dismissione della quota.
Capite, però, quanto è difficile poter poi effettivamente concretizzare questo proposito. Anche perché nessun agricoltore individualmente soggiace a un qualche accordo nel momento in cui può prendere 1.700 euro e forse guadagnare ancor di più facendo altre colture. Né è facile per le stesse associazioni bieticole e agricole rinunciare a una quota di dismissione che rappresenta in termini economici un valore molto intrigante per un’agricoltura che generalmente, come sapete, è in crisi.
Il Ministro De Castro ed io avevamo convinto l’azienda a percorrere comunque questa possibilità, l’azienda è disponibile, ma la riunione di oggi non ha dato una soluzione perché le associazioni degli agricoltori si sono presentate con posizioni abbastanza diversificate.
C’è chi vuol percorrere a tutti i costi questa possibilità, ma si rende conto che per percorrerla c’è bisogno addirittura di un intervento della Comunità europea che prolunghi gli anni nei quali sarà possibile sostenere il prezzo della bietola, che vi ricordo è sostenuto, seppure con un décalage, fino al 2011, chiedono di poterla sostenere fino al 2014, quindi riformando la riforma della riforma dell’Ocm zucchero.
Altre associazioni, invece, chiedono che si faccia l’annata 2008, ma che non si rinunci alla dismissione della quota per non perdere i ricchi contributi che ci sono a disposizione, quindi si preoccupano semplicemente di salvaguardare gli agricoltori che quest’anno si sono già impegnati per la bietola, ovviamente con il 2008 che sarebbe l’ultima campagna bieticola-saccarifera per questa regione.
La situazione quindi è molto complicata, non è una normale crisi industriale, ma è una crisi industriale che deriva da una mancanza di materia prima che difficilmente gli attori principali potranno essere disponibili a mettere a disposizione per un fatto di pura convenienza imprenditoriale. Quindi una lavorazione sarebbe quella dello zucchero che nelle Marche non ha più i vantaggi economici che l’aveva caratterizzata nel passato.
Giovedì prossimo avremo un ulteriore incontro a Roma, ho chiesto alle associazioni di esprimere una posizione univoca o per lo meno una posizione che rappresenti la più larga maggioranza possibile delle stesse, fosse anche la posizione che chiede alla Commissione europea di rivedere il periodo nel quale sarà possibile dare un supporto al prezzo della barbabietola. Se vi sarà una posizione abbastanza larga, seppur su una soluzione abbastanza difficile e complessa, cercheremo di sostenerla comunque in tutti i modi. Anche perché al momento sotto il profilo industriale, ci sembra abbastanza complicata una riconversione che tenga conto di tutti i soggetti, soprattutto di coloro che svolgono un’attività di servizio; pensiamo agli autotrasportatori o di coloro che lavorano solo nel corso delle campagne estive, anche se certamente, visti i contributi a disposizione della Sadam, vi potrà essere una soluzione per i 170 dipendenti che hanno un contratto a tempo indeterminato.
Un’ultima valutazione riguarda la Sadam. Ci rendiamo benissimo conto di quali sono gli effetti del cambiare delle norme, però le modalità attraverso le quali la Sadam ha rappresentato la propria posizione e il disagio del dover scegliere con una mannaia che scade il 31 gennaio, sono modalità che abbiamo fortissimamente censurato perché hanno minato – come ha ricordato anche il Presidente Spacca – il rapporto di fiducia che altrimenti esisteva con questa azienda. Azienda con la quale invece adesso vi è un rapporto molto più complicato, che ci fa vedere in maniera ancor più difficoltosa il percorso che dovremo comunque fare nei prossimi tempi.
Ovviamente vi terrò informati anche degli esiti degli ultimi confronti che avremo presso il Ministero, forse anche la prossima settimana. Ma certo, nel caso non si riesca a concretizzare le modalità attraverso le quali gli agricoltori potranno ancora ritenere interessante fornire bietola, le intenzioni di questo Assessorato e della Giunta saranno quelle di massimizzare per tutti i soggetti in campo i vantaggi che possono derivare dalla dismissione della quota assegnata allo stabilimento di Jesi. Mi rivolgo certamente agli agricoltori e agli operai che, al di là della bietola e dello zucchero, sono i reali obiettivi per cui ci battiamo.

Fabio BADIALI. Mi scusi, Assessore, ma si può fare la campagna 2008 senza che gli agricoltori e la Sadam perdano i contributi?

Paolo PETRINI. …la Sadam accetterebbe e gli agricoltori non perderebbero nulla.

Fabio BADIALI. Questo sarebbe l’obiettivo giusto perché avremmo la possibilità di un anno di tempo…

Paolo PETRINI. Questo è l’obiettivo auspicato dalla maggior parte delle associazioni agricole. La Sadam dice che in questo modo avrebbe una distruzione di ricchezza – esagerando un po’ – di circa 26 milioni di euro, certamente l’avremo superiore a 20 milioni di euro, che sono 20 milioni di euro che invece potrebbero essere utilizzati in maniera più proficua anche a vantaggio della parte industriale, mentre gli agricoltori farebbero comunque in tempo ad intraprendere altre strade colturali comunque interessanti, mantenendo intatto il loro premio.

Enrico CESARONI. La Sadam ha chiesto il recupero dei 20 milioni di euro che dovrebbe perdere come contributo alla Regione per la campagna 2008? Ha chiesto aiuti in qualsiasi forma? Se non ha chiesto aiuti, allora il problema è uno solo, perché se ad una azienda privata gli vengono a mancare 20 milioni di euro!

Paolo PETRINI. Ad onor del vero, nel proprio bilancio di previsione la Sadam non aveva mai previsto di rimpiazzare i 10 milioni che altrimenti perderebbe, perché nei propri bilanci pluriennali questo risulterebbe come una sopravvenienza attiva.
La novità della campagna 2008, in relazione alla minor quota lavorata e al calo del prezzo dello zucchero, oltre che all’aumento di alcuni costi di gestione e a oneri finanziari attinenti alla contingenza, sarebbe, secondo la Sadam, di ulteriori 16 milioni, mentre secondo i nostri calcoli di ulteriori 11 milioni. Ma comunque sono cifre importanti, che insieme alla sopravvenienza attiva o alla massimizzazione del contributo Ce, permetterebbe di avere comunque 21 milioni di euro in più – questo è quello che ha chiesto l’Assessore - da mettere sul tavolo per una più positiva risoluzione della crisi, soprattutto sotto il profilo industriale.

Enrico CESARONI. Si chiude subito.

Paolo PETRINI. Certo, e subito dividere gli utili di questa chiusura immediata con i soggetti più deboli, cioè coloro a cui l’Ocm non ha pensato che in questo caso sono i dipendenti dell’industria.

Leonardo LIPPI. Volevo chiedere all’Assessore se tra i dipendenti dell’industria a cui l’Ocm non ha pensato sono ricompresi anche quelli dell’industria che ha già chiuso, quella della produzione di macchine raccogli bietole.

Paolo PETRINI. Per quelli c’è già una previsione dell’Ocm.


Comunicazioni dell’Assessore Amagliani sulla situazione dei rifiuti
(Votazione risoluzioni)

PRESIDENTE. A questo punto se il Consigliere Ricci ha la sua proposta di risoluzione pronta, do la parola al Consigliere Pistarelli per la lettura intanto di quella a firma dei Consiglieri Pistarelli, Lippi, Castelli, Capponi, Cesaroni, Romagnoli “Emergenza rifiuti dalla Campania”.

Fabio PISTARELLI. La risoluzione riassume il pensiero che hanno espresso tutti i Consiglieri del centro-destra.
“Sentite le comunicazioni dell’Assessore all’ambiente Amagliani in merito alla questione dello smaltimento dei rifiuti provenienti dalla Campania;
Considerata la condizione complessiva delle discariche ubicate nella nostra regione che evidenza il concreto pericolo di una saturazione dei siti e una grave riduzione della capacità di smaltimento dei rifiuti prodotti nelle Marche;
Visto, altresì, che non vi è stata né assunzione di responsabilità da parte degli amministratori campani regionali e locali, né della pregressa gestione commissariale dei rifiuti campani, né vi è stata, ad oggi, una programmazione degli interventi in grado di garantire che la Campania superi la situazione di emergenza;
Ricordato che, infatti, la sola città di Napoli produce più di 1.000 tonnellate di rifiuti al giorno, pertanto le quantità che si richiede di smaltire fuori regione Campania non servono neppure ad affrontare l’attuale gravissima situazione se è priva di un serio ed urgente piano di gestione;
Per quanto premesso impegna il Presidente della Giunta regionale a sospendere le procedure di autorizzazione allo smaltimento dei rifiuti provenienti da fuori regione fin quando non vi sia:
1) la conoscenza di certi e definitivi atti di programmazione della gestione dei rifiuti da parte della Campania in grado di superare l’emergenza in quella regione;
2) la verifica della situazione della gestione del ciclo dei rifiuti nel territorio delle Marche, in particolare il punto di capacità di smaltimento e l’assunzione di provvedimenti e di misure in modifica agli atti di programmazione regionale e di ambito che, ormai datati, hanno necessità di aggiornamento per evitare che nel futuro immediatamente prossimo si possa correre il rischio di entrare in situazione di emergenza”.
Quindi i due punti condizionanti la nostra adesione, come Regione, a questo tipo di intervento richiestoci dal Governo, sono: primo, la conoscenza di certi e definitivi atti di programmazione che superino la questione emergenziale campana, secondo, la verifica della nostra situazione e l’adozione di atti e provvedimenti in grado di aggiornare le nostre politiche di programmazione su questo tema dei rifiuti.
Siamo e rischiamo di essere in una situazione preoccupante per il futuro se non superiamo questo tipo di programmazione che fino ad oggi c’è stata. L’ultimo Piano regionale dei rifiuti del 1999 è superato nei fatti, perché quelle discariche non ci sono più, sono quasi completate, e non ci sono state aperture verso le nuove tecnologie che da tutti vengono invocate, addirittura anche in Campania dai Verdi che avevano detto sempre di no.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci per la lettura della proposta di risoluzione a firma Ricci “Emergenza rifiuti della Campania: coordinamento dell’Esecutivo attraverso un costante confronto con il Consiglio e le Commissioni consiliari competenti”.

Mirco RICCI. Do lettura a questa risoluzione in modo tale che si riesca a completare con un clima che preveda la presenza dei Consiglieri quantomeno in forma adeguata.
“Vista la determinazione della Giunta regionale di accettare il conferimento in via emergenziale dei rifiuti della regione Campania nel territorio delle Marche;
Visti altresì gli accordi precedentemente sottoscritti con le Province e i Comuni delle Marche interessati;
Gli accordi ovviamente interessano una serie di misure ivi compresi i quantitativi definiti e stabiliti rispetto alle indicazioni del Commissario del Governo, per cui cerchiamo gli accordi, ma è chiaro che si intende dai documenti già conosciuti.
Si invita la Giunta regionale a svolgere il continuativo ruolo di coordinamento e mantenere un costante confronto con il Consiglio e le competenti Commissioni consiliari;
Si invita la Giunta regionale, altresì, a fare in modo che:
- l’accettazione dei rifiuti campani muove principalmente da ragioni di solidarietà e responsabilità civile ed istituzionale nei confronti di una comunità sottoposta a forti rischi di carattere epidemico e sanitario;
Chiede, comunque, che da parte di tutti i soggetti richiamati in accordo sia garantita la piena attivazione delle necessarie misure tecnico-operative, riconducibili ai principi di legalità e legittimità riguardanti le operazioni di trasferimento dei rifiuti, unitamente alla piena e diretta applicazione delle adeguate garanzie ambientali e finanziarie le quali espleteranno, nello specifico, le rispettive funzioni di controllo sanitario generale e di verifica interna riguardanti l’effettiva e permanente compatibilità tra i rifiuti in ingresso ed il sito di accoglimento, richiamandosi pertanto alle norme nazionali e regionale, nonché alle procedure precipuamente tecniche attinenti l’ingresso e la coltivazione dei rifiuti, e da tempo applicate presso le discariche della regione Marche in ossequio alla legislazione vigente, al fine di garantire l’assoluta sicurezza per il territorio e le popolazioni circostanti”.
Quindi questa risoluzione è un richiamo, in modo particolare ad un ingresso dei rifiuti in piena legalità, nel rispetto delle leggi, della salute e dell’ambiente di questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Sulla proposta di risoluzione del Capogruppo Ricci sono in disaccordo sulle premesse quando si dice di accettare la volontà di smaltire nella nostra regione i rifiuti campani. Noi non lo consideriamo un atto di solidarietà perché, come abbiamo spiegato, non è nulla rispetto al problema, quindi è un atto che rischia di essere “complice” di una situazione che o la si supera in maniera radicale con un esempio di assunzione di responsabilità nuovo rispetto all’impunità del passato e del presente oppure è un cattivo esempio.
Pertanto noi voteremo la nostra risoluzione perché su quella del Consigliere Ricci siamo in disaccordo sui presupposti. Certo, su tutto il resto meno male che ci siano i controlli, ecc., perché almeno questo.

PRESIDENTE. Risoluzione a firma dei Consiglieri Pistarelli, Lippi, Castelli, Capponi, Cesaroni, Romagnoli ed altri. La pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Risoluzione a firma del Consigliere Ricci. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 17.00