Resoconto seduta n.99 del 17/03/2008
SEDUTA N. 99 DEL 17 MARZO 2008


La seduta inizia alle ore 10,00


Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli



Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 98 del 26 febbraio 2008, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'articolo 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 224, in data 25 febbraio 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Adesione della Regione ad enti, fondazione, associazioni, comitati e altri organismi", assegnata alla 1 Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 225, in data 21 febbraio 2008, ad iniziativa dei consiglieri Bucciarelli, Altomeni, concernente: "Disposizioni contro le discriminazioni determinate dall'orientamento sessuale o dell'identità di genere", assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.
Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 85, in data 26 febbraio 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Programma di sviluppo rurale della Regione Marche in attuazione del reg. Ce n. 1698 del Consiglio del 20 settembre 2005", assegnata alla III Commissione in sede referente e alla VI Commissione per il parere obbligatorio. (Iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna)
- n. 86, in data 10 marzo 2008, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Approvazione del piano di risanamento e mantenimento della qualità dell'aria ambiente, ai sensi del d.lgs. 351/1999, artt. 8 e 9", assegnato alla IV Commissione in sede referente.
E' stata presentata, in data 26 febbraio 2008, la seguente proposta di deliberazione amministrativa:
- n. 6, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Art. 132, secondo comma, della Costituzione. Parere in ordine al distacco dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant'Agata Feltria, San Leo e Talamello dalla Regione Marche e loro aggregazione alla Regione Emilia Romagna", assegnata alla I Commissione in sede referente (Iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna).
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 255, ad iniziativa dei Consiglieri Procaccini, Binci, Brandoni, Rocchi: "Contenimento prezzi al consumo";
- n. 256, ad iniziativa dei Consiglieri Mollaroli, Mammoli, Benatti, Ortenzi, Rocchi: "Sostegno dell'azione umanitaria della senatrice Piedad Cordoba per la liberazione di Ingrid Betancourt e di tutti gli ostaggi detenuti dalle Fare in Colombia".
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 3, in data 26 febbraio 2008: "Norme sull'organizzazione e il finanziamento delle autorità di garanzia indipendenti e modifiche alle leggi regionali 14 ottobre 1981, n. 29, 18 aprile 1986, n. 9, 27 marzo 2001, n. 8 e 15 ottobre 2002, n. 18;
- n. 4, in data 26 febbraio 2008: "Trasferimento ai comuni di alloggi di edilizia sovvenzionata realizzati ai sensi dell'articolo 7 della legge 30 marzo 1998, n. 61: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 30 gennaio 1998, n. 6, recante interventi urgenti in favore delle zone terremotate";
- n 5, in data 26 febbraio 2008: "Riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (Ipab) e disciplina delle aziende pubbliche di servizi alla persona".
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
in data 25 febbraio 2008
- n. 239: “Art. 44, comma 1 lett. a) della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di € 1.213.279,26";
- n. 240: "Art. 44, comma 2 della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Variazione compensativa al Poa approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 115.000,00 e modifica tecnica 1 Poa 2008";
- n. 241: "Art. 25 della l.r. 27.12.2007, n. 20 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi per il finanziamento del Fondo per le politiche per la famiglia e relativi impieghi - € 2.595.156,00";
- n. 242 "Art. 25 della l.r. 27.12.2007, n. 20 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi per il finanziamento del Fondo per il piano dei servizi socio educativi e relativi impieghi - € 2.892.316,00";
- n. 243 "Art. 29 comma 1 della l.r. 31/2001 - Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 5.064.776,00";
- n. 244 "Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione € 1.201.715,40";
- n. 245 "Art. 29, comma 4 bis della l.r. 11.12.2001, n. 31 - Variazione compensativa di cassa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 29.741,86";
- n. 246 "Art. 44, comma 2 della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Variazione compensativa al Poa 2008 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588 del 27 dicembre 2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni - € 4.707,45";
- n. 248 "Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione € 65.406,27";
- n. 249 "Art. 44, della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione € 138.302,88";
- n. 250 "Art. 29 comma 1 della l.r. 31/2001 - Art. 25 comma 1 della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. € 27.480.010,11";
- n. 251 "Art. 44, comma 1 della l.r. 27.12.2007, n. 19 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di maggiori entrate accertate nell'anno precedente - € 923.000,00".
In data 3 marzo 2008:
- n. 283 del 03/03/2008: "Art. 29, comma 1, della l.r. 31/2001 - art. 25, comma 1 della I.r. 20/2007 -- Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese -€ 616.000,00";
- n. 284 del 03/03/2008: "Art. 44, comma 1, della l.r. 27 dicembre 2007, n. 19 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione - €. 15.804.063,66";
- n. 285 del 03/03/2008: "Art. 29, comma 1, della l.r. 31/2001 - Art. 25, comma 1, della l.r. 20 assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 20.981.750,00";
- n. 286 del 03/03/2008: "Art. 44 della l.r. 19/2007 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione e relative a stanziamenti per il fondo sanitario regionale. € 2.246.061,88";
- n. 287 del 03/03/2008: "Art. 44 della l.r. n. 19/2007 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di economie accertate relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 4.700,71 ";
- n. 288 del 03/03/2008: "Art. 44 della l.r. n. 19/2007 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 310.093,05";
- n. 289 del 03/03/2008: "Art. 44 della l.r. n. 19/2007 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione. €. 1.240.004,99";
- n. 290 del 03/03/2008: "Art. 29, comma 4 bis, della l.r. n. 31/2001 - Variazione compensativa di cassa al programma operativo annuale approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1588/2007 e sue successive modificazioni ed integrazioni. €. 1.735.752,52'';
- n. 291 del 03/03/2008: "Art. 29, comma 1, della l.r. n. 31/2001 - Art. 25 comma 1, della l.r. 20/2007 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2008 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese. €. 12.964.000,00".


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Ritengo che in questi giorni la mozione n. 55 “Diritti umani in Tibet”, che ho presentato già nel dicembre del 2005, sia d’attualità.
Quindi in una situazione drammatica come quella che sta vivendo il popolo tibetano, penso sia doveroso da parte del Consiglio regionale dare un segnale forte della vicinanza sia del popolo italiano che di quello marchigiano; tra l’altro la nostra regione ospitò a Pennabilli il Dalai Lama.
Pertanto chiedo l’anticipo di questa mozione, con l’auspicio che si discuta poco, ma che si voti immediatamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Io non chiederò l’anticipazione della mozione n. 11 “Gestione della mobilità personale in conseguenza della istituendo nuova provincia di Fermo”, da me presentata nel 2005, perché su questa fra due anni ci farò la campagna elettorale contro la Regione che nei cinque anni non è stata in grado di discutere neppure una mozione.
Le chiedo di spiegare a questo Consiglio per quali motivi, di sicuro dittatoriali, vengono discusse soltanto proposte di legge della Giunta o dei Consiglieri di maggioranza escludendo puntualmente tutte le proposte dei Consiglieri di minoranza presentate da diverso tempo a questa parte.
Vorrei sapere se esiste una norma che regola le udienze in maniera democratica o no!

PRESIDENTE. Consigliere, se lei ha delle proposte da fare sull’ordine del giorno va bene altrimenti non può parlare.

Vittorio SANTORI. E’ questo l’ordine del giorno, Presidente!

PRESIDENTE. Bene, allora vuole chiedere un’anticipazione?

Vittorio SANTORI. Io non chiedo un’anticipazione, chiedo un metodo democratico di accesso alla discussione di questo Consiglio delle leggi di minoranza. E’ una cosa molto chiara, Presidente, e la ringrazio se vorrà rispondermi su questo.

PRESIDENTE. C’è la proposta del Consigliere D’Anna di anticipare la mozione n. 55, credo o come prima mozione o subito dopo le interrogazioni.
Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. A me sembra doveroso, per rispetto delle popolazioni che sono oggi qui presenti, che facciamo la proposta di deliberazione n. 6 come primo atto e poi facciamo il resto.

Giancarlo D’ANNA. Io intendevo al primo punto di quando si inizia a discutere sulle mozioni.

Roberto GIANNOTTI. Magari dopo il parere di cui alla proposta di deliberazione n. 6.

Giancarlo D’ANNA. Sì, dopo il parere.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del Consigliere D’Anna di anticipazione della mozione n. 55 subito dopo la proposta di deliberazione n. 6 di cui al punto 3) dell’ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il Consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. In questi giorni si è ricordato il trentesimo anniversario del rapimento di uno degli statisti più significativi del nostro paese. Credo sia doveroso da parte del Consiglio regionale un richiamo rispetto al dramma che ha vissuto l’Italia in quel frangente, rispetto all’apporto dato da quella figura politica, e dal partito che rappresentava, alla costruzione di una nuova Italia.
Volevo soltanto ricordarlo e ricordarcelo insieme, proponendo che magari l’Ufficio di Presidenza consideri l’opportunità di pensare ad un momento di riflessione sulla figura e l’opera di Aldo Moro in Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Ritengo appropriato questo richiamo fatto dal Vicepresidente del Consiglio regionale Giannotti e vorrei dire all’Aula – quindi potremo anche raggiungere una convergenza su questo punto – che la Giunta regionale ha in programma per il 2 maggio una manifestazione dedicata proprio alla figura e all’opera di Aldo Moro e soprattutto al rapporto che Moro interpretava del tema della relazione tra laicità e cattolicesimo.
Quindi credo che sarebbe bello che su questa iniziativa, che si sta già costruendo con una caratterizzazione scientifica, ci fosse una convergenza tra la Giunta e il Consiglio regionale, quindi che sia un’iniziativa condivisa.

PRESIDENTE. Il Consiglio regionale ovviamente sarà presente e seguirà con interesse, pertanto la costruiremo insieme. La ringrazio Presidente Spacca.’


Interrogazione n. 416
del Consigliere Castelli
“Lavori presso l’Ospedale di San Benedetto del Tronto”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 416 del Consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Questa è una interrogazione alla quale rispondemmo anche tempo fa, quindi questo è un aggiornamento, però vorrei ripartire da allora ripercorrendo quelle che erano state le richieste, anche perché per rispondere allora ci si era avvalsi della collaborazione del demanio idrico, porti, dei lavori pubblici e dell’edilizia sanitaria ospedaliera, che condivide con il Servizio salute la titolarità della gestione.
Allora si ricordò che effettivamente in sede di iscrizione degli stanziamenti previsti si era verificato un errore materiale, rilevato nel rendiconto 2004, che era stato tempestivamente corretto dalle strutture regionali interessate.
Nel bilancio 2005, infatti, l'imputazione dei due capitoli era conforme agli stanziamenti effettivi, su un capitolo 406.503,23 euro per l’Ospedale Salesi e su un altro capitolo 208.132,13 euro per l’Ospedale di San Benedetto del Tronto.
Nel bilancio 2006 su quest'ultimo capitolo era stata iscritta la somma di 29.372,22 euro che costituiva il residuo stanziamento a seguito dei pagamenti fino ad oggi effettuati per i lavori già eseguiti.
A tutto questo c’è un aggiornamento, quindi per integrare quell’interrogazione a cui si rispose in questo modo, si comunica che i lavori in oggetto sono stati ultimati, che risulta acquisito il certificato di regolare esecuzione e che il finanziamento assegnato è stato utilizzato integralmente salvo un'economia accertata di circa 19.000 euro che risulta dai lavori.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Era presumibile che vi fosse un errore materiale nella iscrizione nei capitoli di bilancio che fra il Salesi e l’Ospedale di San Benedetto trovavano una asimmetria che è stata poi ricondotta, appunto, ad un errore di mera natura materiale.
Mi fa piacere, in particolare, che in realtà i lavori siano stati realizzati.
L’Assessore Mezzolani sa di quanto da parte della minoranza si avverte il bisogno di utilizzare appieno, anche corretta dal punto di vista della tempistica, la mole di denaro che viene stanziata per le infrastrutturazione ospedaliera delle Marche.
Rimane la speranza che il programma di infrastrutturazione proceda secondo gli originari auspici che non più tardi del febbraio-marzo 2007 avevano portato il dott. Ruta, dirigente del Servizio salute, ad annunciare il recupero di una considerevole somma inizialmente revocata dal Ministero proprio in ragione dei ritardi.
Quindi con queste premesse mi dichiaro soddisfatto.


Interrogazione n. 969
del Consigliere Silvetti
“Corsi di gruppo svolti presso il Centro diurno di salute mentale di Ancona
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 969 del Consigliere Silvetti. Per la Giunta risponde l’Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In riferimento a questa interrogazione si è dato mandato al Direttore del dipartimento della salute mentale della Zona territoriale n. 7 a rispondere ai punti specifici sollevati dal Consigliere Silvetti.
1. Il “Metodo alla salute” rientra nell’ambito generale dei metodi di auto-mutuo aiuto.
2. Il dott. Boldrini, dirigente di ruolo della Zona territoriale n. 7 e responsabile del centro diurno del dipartimento salute mentale, dopo specifico percorso formativo avviato nel 2006 e al quale hanno partecipato numerosi operatori del dipartimento stesso, ha introdotto la metodologia terapeutica denominata “Metodo alla salute” all’interno del centro diurno. E’ da escludere che tale opzione terapeutica possa indurre nei pazienti uno stato tale di dipendenza da rifiutare il collegamento con la famiglia di origine (anzi i componenti del nucleo familiare partecipano alle sedute di gruppo) e con le istituzioni sociali-religiose.
3. L’Associazione Onlus alla salute non organizza all’interno dei locali del centro diurno nessuna attività. Come riportato nel precedente punto 2, il “Metodo alla salute” è un’opzione terapeutica condotta dal dott. Boldrini in qualità di dirigente di ruolo della Zona territoriale n. 7.
4. Non è mai stato autorizzato l’uso dei locali del centro diurno a nessun operatore esterno o medico di altra Azienda.
5. Il dipartimento di salute mentale non ha mai formalizzato rapporti lavorativi con il dott. Loiacono o con l’Azienda sanitaria della Regione Puglia.
6. Nelle sedute, che sono state direttamente supervisionate dallo scrivente in qualità di Direttore del dipartimento salute mentale, sono da escludersi risvolti di negoziazione dell’individuo, violazione del decoro e della dignità della persona.
7. Con decreto del dirigente del Servizio salute del 18 gennaio 2008 è stata istituita una Commissione tecnica per la valutazione del “Metodo alla salute”, nel frattempo la Zona territoriale n 7 ha incaricato il direttore del dipartimento salute mentale di effettuare un’ispezione interna, i cui esiti sono descritti in una relazione della quale vorrei dare lettura per completezza dell’informazione.
8. A parere dello stesso direttore del dipartimento salute mentale non si ravvisa la necessità di coinvolgimento di autorità competenti.
Per conoscenza di tutto il Consiglio ora vorrei dare lettura della relazione del direttore del dipartimento salute mentale:
“In riferimento alle note del 8 gennaio 2008 prot. 1308 e del 10 gennaio 2008 prot. n. 1879 di pari oggetto, si comunicano gli esiti dell’indagine interna effettuata, operata sulla struttura della richiesta di cui alla nota prot. 32/07/SAL/ASS/S04/OBB/NS del 9 gennaio 2008 dell’Assessorato alla salute.
1. Dalle verifiche effettuate con gli operatori del centro stesso e con i familiari e gli utenti del gruppo alla salute non si sono riscontrati elementi che comprovino la veridicità delle notizie apparse sulla stampa. Tali verifiche sono state condotte attraverso la richiesta di una specifica relazione scritta fatta a tutti gli operatori (depositate agli atti del Servizio), mentre per i familiari e gli utenti del gruppo alla salute sono state raccolte le dichiarazioni verbali durante uno specifico incontro.
2. Le metodologie terapeutiche in uso presso il centro diurno possono sinteticamente essere suddivise in due tipologie: la prima corrisponde alle usuali pratiche riabilitative utilizzate nel trattamento degli psicotici cronici; la seconda corrisponde al cosiddetto “metodo alla salute” che può essere considerato come una psicoterapia di gruppo atipica, particolarmente centrata sulla libera espressione emotiva e corporea, sulla base di una metodologia elaborata dal dott. Mariano Loiacono, dirigente medico dell’Azienda ospedaliera di Foggia. Tale metodologia si pone come alternativa a quelle tradizionali, ponendosi trai suoi principali obiettivi quello di tendere alla riduzione/sospensione della terapia farmacologia, e pertanto sta attivando un confronto culturale nell’ambito psichiatrico. Si ribadisce che non è stata riscontrata la sussistenza di eccessi, irregolarità o comportamenti non conformi alla vigente normativa.
3. Si ritiene che l’attività del metodo alla salute non è incompatibile con ciò che la programmazione regionale ha previsto per i centri diurni, in quanto tale metodologia si rivolge a soggetti con disturbi psichiatrici. La criticità che si è rilevata è quella di una frattura che si è creata nel momento in cui l’utilizzo di tale metodica non è stato condiviso, anzi è stato fortemente criticato da parte della maggioranza degli educatori (solo un operatore ha aderito), mentre da parte del responsabile vi è stata una completa adesione in merito.
4. I gruppi alla salute erano condotti dal responsabile del centro diurno, affiancato da un educatore, nell’ambito del normale orario di servizio e all’interno della struttura del centro. Non risultano rapporti di tipo economico da parte degli operatori suddetti nei confronti dell’Onlus presieduta dal dott. Loiacono.
5. Al momento sono stati adottati con urgenza i seguenti provvedimenti:
- affidamento dell’incarico di dirigente ad interim del centro diurno al direttore del dipartimento salute mentale dott. G. Rocchetti;
- avvio di un’indagine interna, di cui al presente relazione costituisce l’esito formale:
- sospensione cautelare delle attività dei gruppi alla salute.
Si ritiene possibile la ripresa dell’attività dei gruppi al fine di non disperdere quegli elementi terapeutici positivi che si sono potuti riscontrare. Certamente tale ripresa sarà curata dalla supervisione dello scrivente e dall’adozione di momenti di verifica tramite indicatori di esito del trattamento stesso e che potrà avvenire nel corso della prossima settimana.
Si ritiene consigliabile individuare una sede diversa per lo svolgimento dei gruppi da quella del centro diurno, viste le conflittualità sopra indicate.
Si reputa inoltre che sia opportuno istituire una commissione tecnica esterna al dipartimento al fine di poter espletare un’attività valutativa sul metodo alla salute, anche alla luce di quelli che saranno i riscontri che si evidenzieranno con la ripresa delle attività.”.
E di questo non abbiamo ancora l’esito finale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Ringrazio l’Assessore per il lavoro svolto e perché ha cercato di dare una spiegazione ad un’interrogazione che mi rendo conto è particolarmente difficoltosa e spinosa, però dico subito che non sono assolutamente soddisfatto.
Primo perché è stato dato l’incarico al direttore di dipartimento, cioè a colui che doveva essere controllato e poi perché è stato avallato in tempi non sospetti un metodo che è assolutamente privo di ogni tipo di riscontro scientifico quindi di ogni tipo di riscontro empirico.
La legge di riferimento n. 421, recita: “Sono esclusi dai livelli di assistenza erogati a carico del Servizio sanitario nazionale e locale le tipologie di assistenza, i servizi e le prestazioni sanitarie che: non soddisfano il principio dell’efficacia e dell’appropriatezza, ovvero la cui efficacia non è dimostrabile in base alle evidenze scientifiche disponibili o sono utilizzati per soggetti le cui condizioni cliniche non corrispondono alle indicazioni raccomandate”. Poi c’è anche un problema di accredito: “Le prestazioni innovative per le quali non sono disponibili sufficienti e definitive evidenze scientifiche e di efficacia, possono essere erogate in strutture sanitarie accreditate dal Servizio sanitario nazionale e locale esclusivamente nell’ambito di appositi programmi di sperimentazione autorizzati dal Ministero della Sanità”.
Qui non siamo né in un caso né nell’altro.
Essendo all’angolo il Rocchetti si sta incartando perché ha una chiara e manifesta responsabilità, prima nell’aver avallato questo metodo della salute poi, quando si è accorto che era troppo avanti ha sospeso, tre giorni prima della mia interrogazione, proprio il dott. Boldrini. Quindi, pensate, un medico – che peraltro non è un medico e questo è un altro grosso problema - dipendente della struttura sanitaria e che è tuttora sospeso.
Si sapeva benissimo che nel centro diurno veniva utilizzato questo metodo, cosa che in questo momento non si fa più perché sono stati tutti spostati all’ex Crass, e questo è un ulteriore motivo per pensare che effettivamente questo metodo veniva eseguito all’interno delle strutture sanitarie pubbliche senza alcun tipo di autorizzazione e di legittimità.
Peraltro, Assessore, do notizia in quest’Aula che ci troviamo di fronte ad una chiara fattispecie di reato, quella di peculato, per cui farò subito denuncia esposto alla Procura della Repubblica, e questa chiaramente, di fronte ad una notizia così evidente e manifesta, è una strada che dovrò percorrere.
Inoltre c’è anche il fatto che nessun operatore è più intenzionato a rendersi disponibile nell’applicazione di questo metodo della salute – pensate soltanto che gli operatori sono costretti a spogliarsi della loro professionalità e a diventare loro stessi pazienti, cosa che non è codificata da nessuna parte – applicato dal dott. Loiacono, dipendente di una struttura sanitaria della Puglia che nel giro di un anno si è vista accreditare 1.000 day hospital di persone che dalle Marche trasmigravano, appunto, in Puglia. Ed è bene sapere che il dott. Loiacono è premiato, riconosciuto ed avallato da personaggi vicino ai Scientology, e questa cosa forse è la più inquietante di tutta questa storia.
Viene attuato quindi un “Metodo alla salute” che non è assolutamente autorizzato, che non è avallato e non ha riscontri scientifici ed è assolutamente non accreditata all’interno delle strutture sanitarie l’associazione “Metodo alla salute”. Un “Metodo alla salute” che viene addirittura avallato da un personaggio che non voglio qualificare, ma che comunque sulle cronache di tutti i giornali e di tutti i siti internet è vicino ad una organizzazione che non ha nessun tipo di riconoscimento da parte dello Stato Italiano.
Quindi mi chiedo fino adesso chi ha operato dentro le strutture pubbliche, chi ha lavorato e soprattutto se si è messo in serio pericolo la salute dei cittadini.
Una delle più recenti interpretazioni della Cassazione civile – chiaramente poi si cerca di ovviare a questo grosso problema con il muto consenso, cioè viene fatto firmare il muto consenso all’adesione a questo tipo di programma – dice: “La correttezza o meno del trattamento non assume alcun rilievo ai fini della sussistenza di illecito per violazione del consenso informato, in quanto è del tutto indifferente ai fini della configurazione della condotta omissiva dannosa e dell’ingiustizia del fatto, la quale sussiste per la semplice ragione che il paziente a causa del deficit di informazione non è stato messo in condizione di assentire al trattamento sanitario con una volontà consapevole delle sue implicazioni - chiaramente violando l’articolo 13 della Costituzione e l’articolo 33 della legge n. 833/1978 - “comportando una vera e propria lesione all’integrità fisica”.
Le dico subito, Assessore, che nei confronti del dott. Boldrini farò i passi necessari e le chiedo anche di rivedere la posizione del dott. Rocchetti che è altrettanto responsabile e che ha cercato di coprirsi le spalle e di scaricare le responsabilità prima sospendendo un dipendente che, ripeto, non è un medico, perché è uno psicoterapeuta, quindi una persona non abilitata a togliere o a sospendere farmaci, e questa è una cosa gravissima che si è ripetuta in una struttura sanitaria pubblica. Ecco perché la preoccupazione oggi diventa una constatazione severa e grave di quello che sta avvenendo.
Concludendo voglio dire che questa relazione è assolutamente insoddisfacente, anzi ritengo grave che si siano acclarate all’interno alcune situazioni. Il dott. Boldrini, ripeto, non a caso è tuttora sospeso, la struttura pubblica in questo caso è stata chiusa e interdetta all’associazione che oggi si riunisce presso un’altra sede.
Quindi, Assessore, le chiedo di continuare a non dar per scontato nulla e di non chiudere questa situazione che, invece, va oltremodo monitorata e approfondita, e non con il direttore di dipartimento che, secondo il mio punto di vista ma anche secondo i fatti evidenti che sono emersi, è altrettanto responsabile.


Interrogazione n. 986
dei Consiglieri Capponi, Giannotti, Santori, Ciriaci, Cesaroni, Brini, Tiberi, Bugaro
“Campagna pubblicitaria della Giunta regionale”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 986 dei Consiglieri Capponi, Giannotti, Santori, Ciriaci, Cesaroni, Brini, Tiberi, Bugaro. Per la Giunta risponde il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Non credo che possa dare elementi di novità rispetto a quelli che sono stati già pubblicati sugli organi di informazione che hanno abbondantemente discusso questo argomento sia dal punto di vista degli interroganti sia dal punto di vista delle risposte che sono state date dal Gabinetto della Regione Marche e da me in prima persona. Voglio comunque ringraziare il Presidente del Consiglio e i Presidenti dei Gruppi consiliari che hanno anticipato questa interrogazione così che possiamo risolverla in un contesto che in qualche modo consente una chiarificazione ulteriore.
Se mi consentite vorrei fare una premessa di carattere di indirizzo politico e di governo e di carattere generale che riguarda gli orientamenti della Giunta e dell’amministrazione delle Marche. Nel senso che noi consideriamo la fiducia della nostra comunità un patrimonio.
Questa non è un’interpretazione di carattere politico, ma è una teoria anche di carattere economico. Un economista particolarmente accreditato, Hirschman, ha dimostrato che la fiducia di una comunità in se stessa rispetto al proprio futuro è un aspetto fondamentale che costituisce un asset del patrimonio e del capitale sociale di un contesto e quindi di una comunità.
Pertanto riteniamo la fiducia della comunità regionale in se stessa un bene rispetto al quale anche il Governo regionale deve essere attento e deve contribuire al suo consolidamento.
Ci era sembrato opportuno, in tempi non sospetti, quando ancora il profilo elettorale non era noto, intervenire per correggere un dibattito che si stava affermando nella comunità regionale rispetto ad alcuni elementi che non trovavano oggettività. Si stavano divulgando informazioni con le quali veniva accreditata la percezione di una comunità in profonda crisi, con aggettivi particolarmente gravi e consistenti che non trovavano corrispettivo negli indicatori di carattere sociale ed economico che offrivano gli istituti più accreditati a livello nazionale. In modo particolare faccio riferimento a due indicatori, in quanto indicatori di sintesi: la capacità di produzione del reddito della nostra comunità, che nel 2006 pone le Marche al secondo posto tra le regioni italiane, subito dopo il Friuli Venezia Giulia, con un +21,6% di prodotto interno lordo; l’altro dato si riferisce alla creazione di occupazione, per converso dato sulla disoccupazione, con un valore minimo nella storia della nostra regione per quanto riguarda, appunto, la disoccupazione, che è di un 2,7%, e che non ha riscontro negli indicatori della comunità regionale.
Al contrario, rispetto a questi dati oggettivi, veniva accreditata un’immagine della nostra regione allo sfascio e con argomentazioni che non avevano nessun profilo di oggettività.
Questo tipo di dibattito non appartiene alla responsabilità di una maggioranza o di una opposizione, ma appartiene, come dicevo all’inizio, alla necessità di una Istituzione, in questo caso del Governo regionale, di difendere quel patrimonio di fiducia che appartiene alla vita della stessa comunità.
Quindi abbiamo voluto riconfermare alla nostra comunità questo patrimonio di fiducia e di consapevolezza nelle proprie capacità rispetto alla possibilità di affrontare le sfide del futuro.
E’ per questo che abbiamo lanciato questa campagna di comunicazione che abbiamo costruito con una logica di dati oggettivi, che tra l’altro sono serviti anche ad affermare il profilo di rigore e di correttezza non soltanto del Governo regionale, ma anche del Consiglio regionale, accreditandolo come il Consiglio regionale più parsimonioso d’Italia.
Credo che questa strategia di comunicazione debba appartenere un po’ a tutti noi, perché se i partiti politici e le forze politiche italiane sono all’ultimo posto nella considerazione dei cittadini sotto il profilo della fiducia, credo che il problema di valorizzare il lavoro, che tutti quanti insieme facciamo e che intercetta nella maniera più positiva la capacità di crescita e di consolidamento della nostra comunità, debba essere svolto congiuntamente.
Questa campagna non è stata fatta nel nome di un partito o nel nome di un programma, ma è stata fatta con un profilo asettico, rigorosamente istituzionale. Rientra nelle campagne di comunicazione che fanno parte del programma annuale, un programma che prevede una riduzione dei costi del 10% nel 2008 e che sarà rigorosamente rispettato secondo un trend di contenimento dei costi che ci siamo dati anno su anno e che viene costantemente rispettato. E’ avvenuta, inoltre, anche nel rispetto rigoroso della normativa che vige in questo momento, infatti è stata fatta quarantacinque giorni prima della data delle elezioni, quindi in un periodo antecedente la data del 28 febbraio 2008, a decorrere dal quale, secondo le più accreditate interpretazioni, opera appunto il divieto dei quarantacinque giorni di cui all’articolo 9 della legge n. 28/2000.
Su questo da parte della Prefettura di Ancona ci sono state delle interpretazioni autentiche riferite con una nota iscritta al protocollo della Giunta regionale n. 12440 fascicolo 2967. E vorrei anche dire che l’interpretazione più autentica è quella che si è data lo stesso Consiglio regionale attraverso il suo Ufficio di Presidenza e che è stata sempre in vigore nelle precedenti elezioni, ed che è la stessa che ha dato la Prefettura di Ancona.
Quindi siamo all’interno di un rigoroso rispetto della normativa, per scrupolo è stata anche mandata una lettera all’ufficio affissioni in modo tale che a partire dalla data dei quarantacinque giorni antecedenti alla fissazione delle elezioni si sarebbero dovuti coprire i manifesti, un scrupolo formale in modo che non ci fossero interpretazioni di sorta rispetto ad atteggiamenti o pensieri surrettizi.
Infine, come risposta all’ultima parte dell’interrogazione, vorrei dire che il costo complessivo di questa campagna – come già sapete dagli organi di informazione che l’hanno pubblicata - è di 58 mila euro, sono stati creati 2.500 punti di contatto, dieci per ogni comunità della nostra regione, facendo una media di tipo statistico. Ma ribadisco che questa disponibilità finanziaria rientra all’interno di un piano di comunicazione che prevede, ripeto, nel 2008 una riduzione dei costi di comunicazione del 10%.
Il fatto che questa comunicazione si sia resa più visibile delle altre ci conferma che è molto più efficace delle forme che in precedenza sono state assunte, quindi anche per il futuro insisteremo su questa via.
Questo perché credo sia opportuno che la comunità marchigiana sappia che in questo momento, insieme, stiamo facendo un piano di investimento per l’edilizia residenziale di circa 120 milioni di euro, di cui sicuramente sugli organi di informazione non se ne parla. Stiamo facendo un investimento di 87 milioni di euro per coprire il territorio regionale nella sua completezza con una rete Adsl, a quattro megabyte entro il 2009 e per secondo a venti megabyte nel 2012, e anche di questo non se ne parla.
Gli argomenti che interessano l’opinione pubblica sono altri, quelli sui quali ci scanniamo tra maggioranza e opposizione facendo perdere quel valore di fiducia che, invece, è fondamentale sia nei nostri confronti per accreditarci rispetto al ruolo che svolgiamo, sia nei confronti di quel patrimonio economico che Hirschman richiamava.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Ritengo che questo sia uno degli argomenti più importanti di cui dobbiamo parlare per quanto riguarda i rapporti tra il Consiglio e la Giunta e per i rapporti che debbono vigere tra maggioranza e opposizione.
Non sono d’accordo, Presidente, su gran parte di quello che lei ha detto, mentre sono d’accordo su alcune altre cose che poi dirò.
La Giunta regionale ha dato avvio a questa campagna pubblicitaria proprio a ridosso di una campagna elettorale, quando cioè era perfettamente a conoscenza che la legge proibisce fare comunicazione istituzionale addirittura dalla proclamazione dell’indizione delle elezioni.
Noi possiamo anche accogliere il fatto che la Prefettura, del tutto impropriamente, abbia detto che è di quarantacinque giorni prima delle elezioni l’interdizione alla comunicazione istituzionale, ma nel caso questo fosse vero la comunicazione che ha fatto la Giunta regionale sarebbe ugualmente illegittima perché si è protratta oltre il termine dei quarantacinque giorni.
Abbiamo ricevuto, Presidente, le relate di tutti i Comuni delle Marche che ci dicono che l’oscuramento di questi manifesti è stato chiesto il 5 marzo, quando cioè si era oltre i cinque giorni (…) Presidente, noi siamo corretti, le porto tutte le lettere...

Gian Mario SPACCA. Dobbiamo essere corretti e dichiarare quello che è vero, pertanto non sono le lettere di qualcuno che parla a vanvera, ma sono gli atti formali che abbiamo fatto che contano e su cui ho risposto. Credi a quello che ti dico oppure credi ai cittadini che ti dicono delle cose strane!

Franco CAPPONI. Vorrei spiegare all’opinione pubblica quello che è accaduto, quindi vorrei almeno esprimere la nostra posizione impegnandomi a dire, Presidente, tutta la verità.
Noi abbiamo ricevuto dai Comuni delle Marche le risposte in merito ai giorni di affissione che sono stati chiesti per questa campagna, una campagna che già inizialmente prevedeva di andare oltre il periodo di interdizione, quindi danneggiando anche le casse della Regione che andava a spendere dei fondi che non sarebbero stati legittimamente spesi perché interdetti da una legislazione che dice che c’è diniego di fare pubblicità, perché le prenotazioni della Regione andavano addirittura al 13/14 di marzo. Queste sono cose di cui abbiamo tutti i certificati, Presidente, e che le consegnerò questa mattina per evitare che ci siano delle situazioni incresciose e di non verità.
Quindi la Regione ha fatto una cosa impropria pensando di fare una campagna promozionale di se stessa. Perché obiettivamente, Presidente, quando i risultati sono stati messi a risalto per questa Regione, e alcuni di questi potevano essere veri, altri meno veri o meno certificati, ma comunque non erano di autoappropriazione della Giunta regionale in quanto, eventualmente, erano stati conseguiti dalla comunità regionale e non da una parte politica come si tendeva di far capire.
Per lanciare questa campagna elettorale anche della Giunta regionale so che avete addirittura fatto una riunione di maggioranza, una campagna però fatta con soldi della Regione e non con soldi propri.
Noi, Presidente, quando le contestammo il fatto dell’introduzione dell’accisa sulla benzina, i manifesti li pagammo con i soldi nostri, con i soldi dei gruppi, con i soldi dei singoli Consiglieri, non li abbiamo fatti con i soldi della Regione! Quindi la risposta che lei vuole darci l’avrebbe dovuta fare come partito, l’avrebbe dovuta fare con i soldi del suo partito. (…)

PRESIDENTE. Per favore, Consiglieri, non interrompete. La prego di concludere Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Devo ancora finire, Presidente, e non concludere!

PRESIDENTE. Sì, però sono già passati, interruzioni comprese, sette minuti, quindi concluda!

Franco CAPPONI. Contesto, Presidente, la correttezza di questa possibilità di rispondere che ci è stata data.
Noi diciamo, sostanzialmente, che era una campagna pubblicitaria impropria, che era inadeguata e che non aveva nessun fondamento di essere svolta in questa regione.
Voglio anche dire, Presidente, del perché ci siamo accorti della vostra azione. Ci siamo accorti perché quando siamo andati a prenotare e a chiedere spazi per la campagna politica ci hanno detto: “Guardate che fino al 13 marzo non c’è nessuno spazio perché sono stati presi tutti dalla Giunta regionale”. E’ una cosa scandalosa! Se fosse premeditata sarebbe addirittura interruzione di pubblico servizio. Pertanto questo aspetto è gravissimo e cercheremo di dimostrarlo nelle sedi opportune.
Riteniamo che questo argomento oggi doveva essere discusso, che andava portato a conoscenza dei marchigiani che avete speso impropriamente 57 mila euro, almeno una parte, perché abbiamo dovuto oscurare i manifesti in quanto erano illegittimi, e normalmente abbiamo pagato fino al 13 marzo.
Anche per quella sui prezzi bloccati è stata la stessa cosa in quanto venne fatta partire in un modo che andava ad inficiare la correttezza istituzionale.
Riteniamo che la Regione debba comunicare i propri risultati, Presidente, cioè quello che dice sul piano sanitario o quello che dice sulla banda larga, però non capisco che di quando, per esempio, noi avevamo sostenuto la Quadrilatero non se n’è mai parlato, oppure non si è parlato mai di quando abbiamo fatto delle altre cose con il Governo Berlusconi.
Noi, Presidente, chiederemo la par condicio, ritorneremo su questo argomento anche con altre interrogazioni e con altri atti che produrremo in questi giorni.
La ringrazio, Presidente, ma mi dichiaro insoddisfatto per il modo, ritenevo che oggi lei avrebbe dovuto riconoscere di aver sbagliato e allora da parte nostra ci sarebbe stato un atteggiamento di disponibilità. Quindi il fatto di questa chiusura è gravissimo!


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Presidente, tra poco chiuderanno i distaccamenti della Polizia stradale di Civitanova, Fano, ecc., e lei mi dice sempre che metterà le mozioni che riguardano questa problematica al primo punto dell’ordine del giorno, ma sono già passati due mesi, allora io non ho capito, ma questo primo punto sarà dell’ordine del giorno o del 2009!
Su questa problematica abbiamo fatto anche un’ampia discussione, qualcuno penso che se la ricordi.
Comunque prima era alla fine come primo punto delle mozioni, ora è diventata addirittura il secondo punto delle mozioni. Io non so chi prepara questo ordine del giorno, in ogni caso se non volete parlare di questo argomento basta dirlo, ne prenderò atto e me ne starò zitto, ma non che ogni volta ci dite che lo metterete al primo punto e poi non è mai così.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno viene discusso e concordato in apposite riunioni con i Presidenti dei gruppi consiliari, motivo per cui deve parlare con il suo capogruppo che poi può sollecitare nelle sedi dovute (…) Consigliere, lei ha chiesto la parola, io le ho concesso di parlare o poi le ho pure chiarito.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca ora la proposta di deliberazione n. 6 ad iniziativa della Giunta regionale “Articolo 132, secondo comma, della Costituzione. Parere in ordine al distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, San Leo e Talamello dalla Regione Marche e loro aggregazione alla Regione Emilia Romagna”. (Applausi del pubblico presente nei settori appositamente riservati). Devo informare il pubblico presente, che tra l’altro dovrebbe aver già ricevuto una comunicazione dove viene riportato l’articolo 59 del Regolamento del Consiglio regionale, che i lavori del Consiglio debbono essere innanzitutto rispettati oltre che ovviamente permessi. Il comma 3 dell’articolo 59 così recita: “Il pubblico, ammesso nei settori appositamente riservati – cioè dove siete ora – deve mantenere un contegno corretto e stare in silenzio, astenendosi da ogni segno di approvazione o disapprovazione.”. E’ ovvio che io prima di tutti sono tenuto a far rispettare questo, il che significa che se non viene rispettato questo comma i commessi, prosegue l’articolo “sono incaricati dell’osservanza del regolamento e in seguito all’ordine del Presidente – che non vorrei mai dare – fanno uscire immediatamente chiunque abbia turbato l’ordine".
Non darò ovviamente questo ordine, ma vi chiedo il rispetto.
Ha la parola il Consigliere Ricci ancora sull’ordine dei lavori.

Mirco RICCI. Vorrei chiedere, anche per questioni di tempo, prima del voto sul Garante per l’infanzia, l’anticipo sia della legge sull’edilizia residenziale, richiesta da tempo e che avevamo già rinviato, che del Programma del turismo perché siamo un po’ in ritardo.

PRESIDENTE. La proposta su cui dovrebbe pronunciarsi il Consiglio è questa: discutiamo il punto 3), dopodiché come è stato già deciso discutiamo la mozione n. 55 sul Tibet, poi c’è la proposta del Consigliere Brini di anticipare la sua mozione, poi seguiranno i punti 4), 6), 7) e 8), quindi il punto 5) passa dopo il punto 8).
Ha la parola la Consigliera Mammoli.

Katia MAMMOLI. Non ho nessun problema rispetto all’ordine che è stato richiesto, vorrei però far presente che l’anticipazione ad oggi del Consiglio regionale rispetto a martedì, giorno in cui si riunisce sempre il Consiglio regionale, è stata richiesta proprio per poterci consentire di votare il Garante per l’infanzia. Quindi non vorrei che con i spostamenti vari poi ci troviamo che abbiamo anticipato il Consiglio per questo motivo e poi neanche lo votiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Come ho anticipato la settimana scorsa, c’è una proposta urgente, sulla quale c’è un largo consenso dei rappresentanti dei gruppi consiliari, che riguarda la revisione delle tariffe per l’emulsione dell’acqua. Siccome siamo al terzo mese di regime di contribuzione e scorre inutilmente il periodo alle condizioni anziane, mi pare, avendo fatto un sondaggio, che la larghissima maggioranza dei gruppi consiliari sarebbe disposta ad anticipare questo atto, che se mantenuto esattamene al punto 14) dell’ordine del giorno non verrebbe discusso adesso, ma nel Consiglio regionale dopo le elezioni, provocando così un danno alle casse regionali e alle imprese.
Il mio suggerimento è quindi quello di anticiparlo, come avevo chiesto telefonicamente e poi anche direttamente.

PRESIDENTE. Discuterlo dopo il punto 8)?

Pietro MARCOLINI. No, dopo il Garante per l’infanzia.

PRESIDENTE. Per questo atto di cui al punto 14) però bisogna far riunire la seconda Commissione.
Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Sulla richiesta di anticipo del punto sul prezzo dell’acqua vorrei ricordare all’Assessore che la Giunta regionale non ha ancora fatto questa proposta alla Commissione.

PRESIDENTE. Consigliere, questo lo abbiamo già detto.

Vittorio SANTORI. Comunque vorrei che almeno si assumesse la responsabilità dell’errore che ha fatto e quindi che presentasse la modifica (…) Non è a firma della Giunta (…)

PRESIDENTE. Ripeto, Consigliere Santori, abbiamo già detto che manca il parere della Commissione.
Votiamo la proposta del Consigliere Ricci di anticipare i punti 6), 7) e 8).

(Il Consiglio non approva)

Votiamo ora la proposta dell’Assessore Marcolini previa riunione e parere della Commissione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di deliberazione n. 6
della Giunta regionale
“Articolo 132, secondo comma della Costituzione. Parere in ordine al distacco dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, San Leo e Talamello dalla Regione Marche e loro aggregazione alla Regione Emilia Romagna”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Ritorniamo ora al punto 3). Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Siamo oggi chiamati ad esprimere parere sullo schema di disegno di legge di iniziativa governativa concernente il distacco dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, San Leo, Talamello dalla Regione Marche e la loro aggregazione alla Regione Emilia Romagna.
Si tratta di un parere obbligatorio che la nostra Regione è tenuta a dare ai sensi dell’articolo 132 della Costituzione e della legge 25 maggio 1970, n. 341 e precisato anche dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 334.
Come è a tutti noto, infatti, è consentito il distacco di comuni da una regione e la loro aggregazione ad un’altra secondo una procedura che coinvolge diversi organi e soggetti interessati (enti locali, popolazioni, Consigli regionali e Parlamento).
L’iter procedurale previsto dalla Costituzione e dalla normativa statale vigente è distinto in tre fasi. Una prima fase è l’espletamento del referendum consultivo della popolazione, una seconda fase è il coinvolgimento delle Regioni interessate attraverso la richiesta ai loro Consigli regionali dell’espressione di un parere sulla proposta di legge concernente il distacco e l’aggregazione dei comuni, elaborato obbligatoriamente dal Governo in caso di esito favorevole del referendum consultivo. Una terza fase parlamentare per l’approvazione della relativa legge alla riperimetrazione dei confini regionali.
Sia il referendum che il parere della Regione non hanno carattere vincolante, il Parlamento decide liberamente tenendo conto delle ragioni espresse dai Consigli regionali e anche dall’esito del referendum effettuato.
Quindi il parere che oggi approviamo ha una significativa importanza in quanto è l’unico strumento attraverso il quale la volontà e gli interessi dell’intera collettività regionale, e non solo dei comuni dell’Alta Valmarecchia che hanno già fatto sentire la loro voce attraverso i referendum, possono esprimersi.
Da tempo, precisamente in data 14 novembre 2007, si è espressa anche la Regione Emilia Romagna con un parere favorevole alla modifica dei confini e quindi ad accogliere i comuni interessati.
La delibera proposta dalla Giunta regionale arriva in sede di Consiglio con il parere favorevole, quindi con un no alla secessione votato anche dal Cal.
Chiarisco subito che la richiesta di distacco avanzata dai comuni dell’Alta Valmarecchia è legittima e seria, va presa in attenta considerazione – spero che il Consiglio stia attento perché, visto che è la prima volta che si esprime su una questione di questo interesse, credo che debba farlo con consapevolezza – e merita una decisione ponderata ed informata.
Pur esprimendo per parte mia una posizione favorevole all’atto di Giunta, quindi un no convinto al distacco dei comuni, ho valutato ed ascoltato le ragioni di chi ha sostenuto opinioni opposte, constatandone la serietà, la ragionevolezza, la passione sincera ed anche la sostanziale assenza di strumentalità politica.
Ricordo a tutti noi e anche ai tanti presenti che il referendum svoltosi nelle rispettive località ha un carattere consultivo e sappiamo tutti come si è espressa la stragrande maggioranza, ma comunque non mi sento lontana dalla gente nell’esprimere un no, perché noi oggi siamo in uno stato di diritto e quindi dobbiamo rispettare regole e procedure. Voglio ricordarlo perché sul parere dell’opinione pubblica è stata fatta anche un’eccessiva enfatizzazione. Il referendum aveva ed ha, secondo la nostra Costituzione, un carattere consultivo, su questo dobbiamo essere chiari.
Voglio però prendere in considerazione le ragioni vere e profonde, ragioni che sono geografiche, storiche, culturali, logistiche, tutte questioni non trascurabili, quindi proverò ad affrontarle con brevità ma anche con grande serietà.
Ovviamente alcune sono ragioni geografiche, è inutile negarlo, e qui, credo, che il potere nelle nostre mani sia davvero limitato. Quella realtà è collocata vicino a Rimini, le distanze sono dovute alla geografia e alla storia, quindi è innegabile che per ragioni di comunicazione, per ragioni storiche, per ragioni logistiche, per la vicinanza geografica, quei territori si sentono legati da abitudini, da rapporti commerciali, da rapporti economici e dalla agevolazione dovuta alla vicinanza.
Questo è un dato oggettivo che va tenuto nella dovuta considerazione, anche se ritengo che oggi, come si dice anche nel protocollo d’intesa, possono esserci strumenti, come maggiori attenzioni alle comunicazioni, maggiori attenzione all’uso dei mezzi informatici, per agevolare la vita di quelle popolazioni. Ed è a queste popolazioni che noi dobbiamo guardare.
La storia è un altro grande argomento che viene spesso usato dai sostenitori del sì all’aggregazione all’Emilia Romagna. E’ vero, quel territorio è senza dubbio uno dei più affascinanti ed interessanti del nostro paese, è straordinario nel paesaggio, nell’ambiente, è peculiare l’orografia e la geologia, sono unici i castelli e quei nuclei posizionati su spuntoni rocciosi. C’è dunque una storia, ovviamente quella del nostro Paese e dell’Europa, che segna quel territorio in una realtà di passaggio tra il nord Europa, Roma e il Mediterraneo. Questa è stata la caratteristica di quel territorio, che quindi lì ha visto confluire, integrarsi e lasciare segni delle più svariate civiltà, dagli Etruschi ai giorni nostri.
Ci ricorda Natalino Cappelli, che abbiamo ascoltato con attenzione nell’audizione in Consiglio, che non è la prima volta che nella storia viene posta la questione della revisione dei confini – ovviamente mi riferisco alla storia post-unitaria –, infatti si è posta agli inizi del secolo, l’ha posta anche l’Assemblea costituente nel 1947, ma con la nascita delle Regioni nel 1970 la questione poteva dirsi risolta e invece risolta non è.
Quando citiamo la storia – questo è un richiamo che voglio fare a quelle popolazioni ed anche un impegno per tutti noi – dobbiamo sicuramente ricordare che il nostro Paese ha uno stato unitario fragile, ancora giovane – festeggeremo i 150 anni nel 2011 – e la storia pre-unitaria non sono scorie per noi, sono ancora memoria viva. Però voglio anche dire ai nostri amici, a coloro che hanno sostenuto il sì al cambio di confini, che troppo spesso usiamo l’argomento della storia guardando al passato.
Noi vi chiediamo, e su questo oggi vogliamo impegnarci solennemente in questo Consiglio regionale, a scrivere insieme il futuro, quindi non soltanto raccontare la storia ma anche costruirla.
Noi non possiamo usare questo argomento delle ragioni della storia perché lo stato unitario del nostro Paese, ripeto, è molto fragile, ma vogliamo impegnarci con voi a costruire il futuro, quindi non raccontare ma scrivere per quel territorio una nuova pagina di storia da fare insieme alla Regione Marche.
Argomenti forti sono anche quelli che fanno riferimento alla cultura, come il dialetto, le abitudini, le tradizioni, gli artisti locali. Credo che per tutti vada citato Tonino Guerra che proprio ieri ha compiuto 88 anni – anche da qui gli rivolgiamo un sincero augurio per una lunga vita ancora –. Ma Tonino Guerra sarebbe stato quello straordinario intellettuale, scenografo e poeta che è se, partendo da quei territori, non avesse conosciuto altre questioni, altre culture, non si fosse contaminato con altri soggetti o vissuto a Roma?! Possiamo pensare che ci può ispirare soltanto la cultura territoriale o la cultura localistica?! E Fellini, uomo di Rimini, sarebbe diventato quello straordinario personaggio del cinema, vincitore di Oscar, un uomo che ha fatto le pagine della storia della cinematografia del mondo, restando ancorato a quel territorio? No!
Allora c’è sì una cultura alla quale dobbiamo ispirarci, che è quella del nostro radicamento, ma niente più della cultura ha bisogno di contaminazioni.
Tornando alle questioni dico che queste sono anche nelle nostre mani, perché i cambiamenti culturali, i cambiamenti storici hanno tempi lunghi, noi invece abbiamo bisogno di dare a quei territori risposte concrete ora e subito.
Chiedo a coloro che sostengono le ragioni del sì, si modificherebbero davvero i loro problemi cambiando i confini amministrativi e diventando cittadini dell’Emilia Romagna e non più delle Marche? Si perderebbe la perifericità e la marginalità di quei territori passando da Ancona a Bologna? Io non credo. Credo che quei territori manterrebbero una perifericità e una marginalità anche se cambiassero regione.
Quindi non dobbiamo semplificare i problemi, ma dobbiamo trovare le risposte giuste.
Allora, che fare? Credo che dobbiamo con molta più serietà – mi rivolgo a tutti noi, al Presidente Spacca, alla maggioranza di questa Regione – prendere in considerazione l’idea di darci strumenti nuovi e politiche più coerenti rispetto a ciò che abbiamo fatto in questi anni.
Ci stiamo distinguendo – voglio darne atto al Presidente Spacca – di aver affermato in questa legislatura che il policentrismo, il campanilismo, il pluralismo, in passato ritenuti spesso punti di debolezza, stanno invece, con convinzione, diventando punti di forza, quasi un biglietto da visita internazionale della nostra regione.
Allora, se siamo una regione ricchissima di diversità, ricchissima di centri storici, di culture diverse, dobbiamo farle diventare politiche concrete, dobbiamo darci politiche attive affinché le aree di confine, l’entroterra, i mille particolarismi, che sono una ricchezza per questa regione, diventino politiche serie. Non basta lo strumento del protocollo d’intesa, abbiamo letto tutti che è uno strumento importante, ma credo che dobbiamo dare più forza e più coerenza a strumenti che consentano davvero di affermare che le diversità sono la ricchezza della nostra regione.
Come possiamo farlo? Presidente Spacca mi rivolgo ovviamente a lei con più forza di quanto posso fare anche nei confronti della maggioranza. Credo che quelle popolazioni hanno sofferto di assenza di partecipazione, non si sentono marchigiani perché non abbiamo, insieme a loro, costruito le politiche della nostra regione, quelle che riguardano il governo del territorio, la sanità, dove troppo si è confinato solo dentro le espressioni istituzionali.
Noi dobbiamo darci strumenti nuovi che consentano a quei territori di potersi sentire marchigiani – lo dico in senso lato per quello che può valere anche l’appartenenza all’entità regionale – e con essi costruire azioni specifiche condivise.
Per questo dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti che le leggi ci consentono, ma occorre anche fare di più sul piano politico, io non vedo altra strada o altra soluzione. Quindi questi dovrebbero essere, a mio parere, gli strumenti attraverso i quali noi dobbiamo tornare ad essere convincenti e ad essere punto di riferimento serio per quei territori.
Pertanto il distacco dei comuni dell’Alta Valmarecchia è per noi un monito forte per le politiche di questa Regione. Occorre attivare in maniera più decisa ed efficace tutte quelle azioni necessarie a far sì che l’intero territorio regionale della nostra regione sia centrale, dove le parole marginalità e perifericità non vengano più pronunciate.
E’ per queste ragioni e credendo fortemente che questi strumenti sono nelle nostre mani – occorre soltanto agire con più convinzione, con più fantasia e soprattutto utilizzando la strategia della partecipazione come grande chiave per risolvere i problemi –che invito la maggioranza di questo nostro Consiglio a sostenere la proposta della Giunta e quindi votare no al distacco di questi Comuni.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Giannotti.


Roberto GIANNOTTI. Innanzitutto vorrei fare un primo rilievo, cioè che se oggi discutiamo di questa cosa in Consiglio probabilmente non è merito della volontà politica della Giunta e della maggioranza, ma della pressione popolare e del ruolo svolto sia dal gruppo di Forza Italia che dagli altri gruppi di opposizione che, ricordo a tutti, hanno chiesto formalmente al Presidente della Giunta la convocazione del Consiglio prima delle elezioni per fare chiarezza su tale questione. Voglio far rilevare infatti che la richiesta di parere è datata, viene da molto lontano.
Mi permetto di dissentire dalle valutazioni espresse dalla relatrice di maggioranza in quanto credo che il parere della Giunta regionale sia privo di qualsiasi consistenza.
Continuare a richiamare la scelta dei cittadini della Valmarecchia come un fatto storico-geografico è un falso, non è la verità. Certo, c'è anche una logistica che va considerata, io non disconosco che dalla Valle del Marecchia è più comodo arrivare a Rimini che a Pesaro, comunque avrei da ridire molto più sulla storia considerati i rapporti storici fra i riminesi e gli abitanti del Marecchia. Però non è questo il punto perché credo che la situazione che si lega alla grandissima protesta popolare abbia altre motivazioni che richiamano le gravissime responsabilità politiche del governo della sinistra sia di quella vallata che della Provincia e della Regione.
Faccio soltanto un cenno storico per dire che la richiesta di autonomia – chiamiamola così, dandogli il senso che ha, altrimenti anche qui rischiamo di dire delle banalità sul piano politico – risale addirittura all'ottocento, come direbbe uno dei promotori. Ma questa protesta, questa richiesta popolare della Valle del Marecchia ha assunto, per quello che ricorda la mia mente, un connotato più preciso nel 1970. In quella occasione questa richiesta forse era più gogliardica che altro, cioè interessava pochissime persone, infatti i tentativi messi in atto per mettere in moto questo meccanismo non hanno mai sortito ad alcun effetto. Però poi è successo qualcosa, infatti in questi ultimi anni c'è stata una crescita del consenso popolare a questa proposta, c'è stata una crescita del consenso politico al punto che questa vicenda credo abbia vissuto una trasversalità che va oltre ogni comprensione.
Perché allora è cresciuto questo disagio, è cresciuta questa protesta? Ritengo che siano cresciuti per la consapevolezza – tra l'altro riconosciuta anche dalla stessa relatrice di maggioranza – dei ritardi e delle omissioni gravissime delle istituzioni locali nel governare i problemi della vallata. Capisco che una parte della sinistra non vuole sentire questo dato, ma la verità è questa. Chi ha vissuto e vive questa situazione non può non rilevare l'assenza della Provincia e della Regione rispetto alle problematiche della vallata.
Ora, visto che conosco queste questioni, vorrei provare anche a fare una riflessione. Intanto c’è una situazione disastrosa della viabilità e non soltanto di quella infrastrutturale, cioè di quella di grande riferimento come la Marecchiese - che tra l’altro sono trent'anni che è lì ferma al palo per la nostra incapacità di mettere mano ad un’opera di ripensamento, e se volete, a subire le pressioni di altri interessi territoriali -, ma penso alla rete viaria interna della valle che è in una situazione da degrado, da terzo mondo. Invito la collega Mollaroli a non viaggiare in Valmarecchia solo per diporto, ma percorrendo la rete stradale anche per fare qualche visita educativa, quindi per rendersi conto della situazione, per esempio che faccia in inverno la strada che collega Pennabilli a Carpegna.
Inoltre, la riduzione progressiva dei servizi sanitari. Certo che l'Ospedale di Novafeltria non è chiuso, ma è un ospedale impotente sul piano dello sviluppo, non è assolutamente in grado di soddisfare le esigenze della vallata. A questo proposito per rendersi conto della situazione sarebbe interessante andare a leggere i dati della mobilità passiva, cioè i dati del transfert dei cittadini della Valle del Marecchia su Rimini.
Penso poi all'attacco all'ambiente. Ricordo ai colleghi e ai cittadini che questo Consiglio regionale ha sventato il tentativo di installare nella Valle del Marecchia la più grande discarica nella regione. Vorrei che tutti ricordassero la vicenda di Fagnano di Sotto, il tentativo di rendere questa zona, che è una delle più belle della regione, una discarica a cielo aperto, una discarica che sarebbe stata collocata al di sopra di un centro abitato.
C’è anche una inadeguatezza dei servizi scolastici. Abbiamo risolto ieri il problema del liceo turistico, ma quanti anni sono che c'è questa richiesta! Permane, invece, il disastro del collegamento da e per Rimini, ci sono condizioni inumane degli studenti e costi per le famiglie, studenti ammucchiati sui pullman e costretti, per esercitare un diritto, a due ore da Pennabilli a Rimini
Sull'organizzazione del settore del lavoro vi ricordo che in quest'Aula abbiamo fatto una battaglia e quando chiedevo l'istituzione del centro per l'impiego di Novafeltria sono stato deriso dall'assessore del tempo. E lo si chiedeva non per un qualsiasi motivo, ma perché c'era una criticità che andava colta, perché costringere gli operatori della Valle del Marecchia a venire a Pesaro non credo sia una cosa giusta. In quell'occasione vi dissi “perché riconosciamo la specificità di Senigallia che è raggiungibile con il mezzo ferroviario e non riconosciamo la specificità del Marecchia?”.
Per la riduzione progressiva dei servizi statali penso, ad esempio, ai servizi postali. Rispetto a questa spogliazione qual è il ruolo assunto dal potere politico? Perché il Presidente della Provincia di Pesaro, che scrive su tutto, non si è mai fatto carico di impedire questa graduale distruzione del patrimonio di uffici postali della vallata? Quale ruolo ha svolto la Regione?
Il turismo. Ha detto bene la relatrice di maggioranza, questa è una delle zone più belle e quindi deve essere in qualche modo aiutata, ha bisogno di incentivi. Ma la vallata del Marecchia si è sviluppata in questi anni soltanto attraverso il ricorso del fai da te, cioè operando da sola.
La difesa del suolo. Abbiamo avuto la grande fortuna di utilizzare la legge sul terremoto per risolvere i problemi di Sant'Agata Feltria, ma tutti i comuni della vallata convivono con il dramma del dissesto idrogeologico, rispetto al quale, salvo qualche ventata di queste ultime settimane, nulla si è visto.
Così come ancora non è stato affrontato il problema del fiume Marecchia, una risorsa oggettiva per le popolazioni della vallata. C'è una proposta di legge, firmata da me e dal collega Tiberi, che dice di utilizzare questo bene per rilanciare gli interventi nei comuni.
In sostanza è mancato il riconoscimento della specificità della Valle del Parecchia, quindi questo è grave, colleghi Consiglieri, perché devo ricordare ai più disattenti – io non c’ero, ma il Presidente Spacca sì - che nel 1990 questo Consiglio regionale votò all'unanimità un ordine del giorno dove si ribadiva la specificità della vallata e si chiedeva interventi mirati a sostegno di questa specificità.
Quindi è mancata una politica ad hoc per la valle. Presidente, le dichiarazioni che ho letto l'altro giorno mi sembrano inopportune, dire che nella vallata ci sono i servizi mediamente più alti di quelli del resto della regione mi sembra un errore di stampa perché non credo che sia così, forse lei si riferiva alla situazione dei servizi del fabrianese e non della Valle del Marecchia.
E’ tutta questa la situazione che ha generato la proposta di distacco, perché non credo che i cittadini del Marecchia – almeno quelli che conosco io – siano felicissimi di andarsene o pensano ad un eden. C'è una frustrazione, questa sì, per i ritardi e per le omissioni che li ha portati a dire “benissimo, se ci trattate così allora preferiamo andare da un'altra parte”.
Questo consenso ad una situazione si è tradotto in un voto plebiscitario al referendum. Vorrei ricordare, perché ci aiuta nella riflessione, che al referendum hanno votato sì l'81% dei cittadini di Casteldelci, il 74% di Maiolo, l'82% di Novafeltria, l'85% di Pennabilli, l'86% di San Leo, l'86% di Sant'Agata Feltria, l'84% di Talamello, in sostanza l'83,91% degli abitanti ha detto “vogliamo fare questa scelta”.
Dico questo perché oggi la nostra responsabilità è soltanto una, cioè quella di dire se vogliamo rispettare questa volontà o se la vogliamo disattendere. Noi siamo per il rispetto della scelta dei cittadini così come abbiamo lasciato libertà di scelta nel momento del voto.
Certo, sono anche profondamente amareggiato per questa scelta di lacerazione che rappresenta comunque una perdita gravissima per le Marche e per l'integrità della nostra regione, così come sono altrettanto convinto che molto probabilmente la sinistra di governo dell'Emilia Romagna non tratterà i nostri concittadini in modo migliore di quanto ha garantito la sinistra al governo delle Marche, però dico che questo ci sta.
Un mio carissimo amico, amico di tanti, ha scritto una lettera molto bella dicendo: “Davanti ad una indiscussa espressione della volontà popolare, come quella che si è manifestata, la Regione Marche risponde adesso con una disposizione che mi sembra di carattere eminentemente ideologico e contraria all'esito referendario. Ma la democrazia è così malridotta? Come si fa a chiudere la bocca ad una maggioranza dell'84% dei cittadini senza misurarsi con le esigenze reali che questa realtà esprime? La Giunta regionale dimostra di avere una visione culturalmente ideologica e politicamente insensibile”. E insiste dicendo: “La Valmarecchia oggi è l'esito di un abbandono da parte delle amministrazioni pubbliche che ha finito con il penalizzare. Chi vive nella Valle del Marecchia non ha servizi essenziali, come gli ospedali e la viabilità, è in condizioni disastrose, quindi se ne va. Ma anche per il lavoro si assiste ad uno spopolamento pauroso nei comuni che hanno chiesto di entrare a far parte della regione Emilia Romagna. C'è questo alla base della volontà popolare che si è espressa nel referendum consultivo e non l'affermazione di una ideologia. Chi ha votato sì al referendum non è una parte politica, ma sono cittadini semplici, abitanti come noi”. Queste sono le dichiarazioni del Vescovo di Pennabilli, Mons. Negri, che credo sia persona al di fuori di ogni sospetto.
Per questo il gruppo di Forza Italia, ma credo anche gli altri Consiglieri di opposizione, voterà a sostegno dell'autodeterminazione del popolo della Valle del Marecchia.
Alcune altre brevi cose voglio dirle altrimenti nella storia del nostro confronto rimarrebbero alcuni angoli bui che invece devono essere chiariti.
Intanto c’è il problema dei protocolli, tanto enfatizzati l'alta settimana nel parere e nelle dichiarazioni del Presidente Spacca. Caro Presidente, i protocolli, è vero, potevano essere per il Marecchia la declinazione concreta della volontà politica della Giunta regionale e della maggioranza, ma andavano fatti prima, non in tempi sospetti, non ad una settimana dal referendum, quindi non oggi quando il referendum si è pronunciato! (…) Vice Presidente Agostini, lasci stare, i comizi li fa lei e non io… (…) Presidente Mollaroli, lei fa una battuta di pessimo spirito, ma che lei si compiaccia della non presenza in lista di un suo collega è una cosa che le fa onore, grazie!
Quindi i protocolli andavano usati e potevano essere una opportunità, oggi invece sono un alibi per non fare nulla, per rimandare all'infinito la questione.
Debbo rilevare, fra l'altro, che assieme alla questione del Marecchia si è aperta anche la questione del Conca dove due comuni hanno già votato affermativamente. Debbo rilevare che il potere della sinistra fa male a leggere in termini trionfalistici il risultato di Montegrimano e di Sassofeltrio, andate a leggerlo bene! In un comune non ha vinto il sì solo per otto voti, nell'altro non si è raggiunto il quorum per qualche decina di voti. Non gongolatevi! C'è un problema grave, c'è una deriva del Conca, ma che se non lo capite può coinvolgere anche il Montefeltro! Siete veramente alla frutta sul piano politico. E’ una deriva che se passa sul Conca salirà e porterà via un terzo della provincia di Pesaro. Dunque se non avete la responsabilità di capire questo allora non siete una classe politica dirigente.
Infine consentitemi di dire che in questa situazione vi leggo tre grandi ipocrisie.
Intanto il ruolo delle istituzioni locali (Comuni e Comunità montane), perché fatta eccezione del Sindaco di Pennabilli Paolucci che è sempre stato coerente, gli altri inizialmente erano contrari – e questa è la prima grande ipocrisia - poi hanno aderito forzatamente e oggi tentano di cavalcare la protesta. No, signori, non ci sto, non mi va bene, non è giusto! Questi signori erano contrari, possono essere funzionali all'obiettivo, ma va rilevato il dato dell'ambiguità sul piano istituzionale.
Seconda ipocrisia, il ruolo del Pd. Non si può giocare sulla pelle degli abitanti mettendo in campo una diaspora tra quadri locali e dirigenza provinciale. I quadri locali sono favorevoli, la dirigenza provinciale e regionale è contraria. Fra i quadri locali la posizione assurta in Regione e in Parlamento è di contrarietà alla secessione.
Poi c’è la strumentalizzazione elettorale. Si mette in lista una candidata, Sindaco di Casteldelci, una giovanissima che vuole difendere la specificità del Marecchia, ma l’altro giorno durante la presentazione della lista l'altro interlocutore che abbiamo, l'On. Giovanelli, il più grande nemico della secessione, dice “Non vi preoccupate, Martina voterà con il Pd perché è in linea con la nostra posizione”. Questo è tanto per far chiarezza sull'ambiguità di una proposta di candidatura.
L'ultima cosa che voglio dire è sul ruolo ambiguo dell'Italia dei Valori. L'Italia dei Valori annovera alla guida del proprio gruppo politico uno dei massimi esponenti della secessione, un tal Borghesi, che ha un percorso politico discutibile perché nella vita ha fatto di tutto, ma comunque oggi è leader, appunto, dell’Italia dei Valori. Penso, anzi spero, che il signor Borghesi sia ancora uno che sostiene la secessione, però ufficialmente leggo sui giornali che l'ex segretario regionale Berlonghi e il Consigliere Favia dicono che sono contrari. Allora vorrei capire, l'Italia dei Valori dove sta? Con chi sta? Qual è la sua scelta? Io dico che la scelta è quella di Favia, perché se Favia l'altra mattina non votava a favore il parere della Giunta non sarebbe passato in Commissione in quanto i voti sono stati quattro a tre. Allora, come si fa a dare fiducia a Borghesi e a Favia quando andranno in Parlamento? Quali possibilità avranno di rappresentarci?
Cittadini del Marecchia evitate di farvi prendere per i fondelli!

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Poco aggiungerò a quello che ha detto il collega Giannotti nel suo appassionato intervento che naturalmente condivido al mille per mille.
Vorrei però mettere a verbale una dichiarazione. Come cittadino marchigiano ricordo che nella campagna per le regionali del 2005 frequentai molto la zona della Valmarecchia, l’ho fatto non da turista, ma perché coinvolto istituzionalmente in un dibattito appassionato. Sentendo gli amministratori, le associazioni, i cittadini avevo capito che questo problema era già vivo.
Voglio fare ora una confessione, pensate, io sono un cittadino dell'entroterra maceratese che dista dalla Valmarecchia almeno due ore, due ore e mezzo, quindi in questa piccola regione per raggiungerci ci divide un divario di tempo veramente enorme. Noi dell'entroterra centro-sud delle Marche abbiamo avuto sempre un complesso nei confronti del nord, il nord è più forte, il nord ha più servizi, quindi abbiamo fatto un po' i piagnoni, qualche volta a ragione e qualche volta a torto. Ma sicuramente passando nella Valmarecchia mi sono potuto rendere conto che la fortuna di quelle zone è stata sempre determinata – a scanso di equivoci dico che è stato così in tutte le ere della nostra Repubblica, così non faccio il fazioso politico – alla capacità di sacrificio e di abnegazione dei cittadini, degli imprenditori, del mondo sociale e culturale che da soli sono andati avanti quasi sempre senza l'appoggio né dello Stato né della Regione né degli enti locali. Quindi ho visto con grande soddisfazione come quelle zone avevano in comune con il resto delle Marche questo sacrificio, cioè non hanno avuto dagli enti pubblici quelle strutture e infrastrutture che servono a dare un impulso in più allo sviluppo.
Ed è per questo che oggi vivo questo momento con grande solidarietà, perché è un po' la battaglia che abbiamo fatto anche in altre zone delle Marche. Certo, qui c'è di mezzo una secessione, ma come non rispettare quello che questi cittadini hanno scritto con il voto, perché lo hanno fatto con una maggioranza schiacciante e con un monito straordinario dato alle Istituzioni.
Se la politica vuole essere credibile occorre a questo punto che le Istituzioni, cioè quelle che non hanno dato la risposta che si doveva a quei cittadini e a quelle zone - il Consigliere Giannotti ha elencato tutte le disfunzioni, per esempio la viabilità per me che venivo dall'esterno è stata la cosa più lampante che ho visto – oggi non si oppongano al rispetto del volere dei cittadini.
Dare una parere sulla base di quello che i cittadini hanno espresso credo che debba essere un atto dovuto e convinto anche di questa Assemblea regionale.
Certo, come marchigiano come non dire che se questi cittadini se ne andassero in un'altra regione non creerebbe nessun problema, ma voglio concludere con una frase romantica: con il cuore ci dispiace, ma razionalmente quelli che hanno votato questa secessione hanno ragione, quindi mi sento di dare il voto favorevole su questo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Favia.

David FAVIA. Non c’è dubbio, come credo tutti i miei colleghi, che si sia studiata approfonditamente questa questione e valutate le istanze dei cittadini della Valmarecchia.
Su questa vicenda referendaria non ci sfugge che ci sia stato un background storico di cui oggi di fatto affrontiamo uno dei passi di un iter piuttosto complesso che è successivo alla ben nota sentenza della Corte Costituzionale – non starò ovviamente a rifare l’iter tecnico che molto bene è stato riassunto dalla Presidente Mollaroli della prima Commissione –.
Va sottolineato come il legislatore nazionale, introducendo significative modifiche al Titolo V della Costituzione, in particolare all’articolo 132, abbia voluto mettere in capo alle popolazioni locali il potere di intraprendere le procedure di modifica dei confini amministrativi attraverso un percorso democratico che dovrà trovare in Parlamento – e questo è importante - la sintesi finale.
Non ci sfugge, dicevo, che dietro la vicenda che discutiamo oggi ci sia tutta una storia, una storia quasi bicentenaria che ci fa giustificare e dichiarare legittime le motivazioni sulla base delle quali è stata intrapresa questa strada, dove indubbiamente c’è una naturale propensione storico-geografica delle terre della Valmarecchia verso la Romagna.
Tuttavia non credo che si debba giungere alle strumentalizzazioni che oggi abbiamo ascoltato e che sono di natura completamente elettoralistiche – l’intervento del Consigliere Giannotti è stato sostanzialmente un intervento elettorale –. Lui dice che gli enti locali e la Regione hanno trascurato questa terra, io credo, invece, che l’abbiano ben gestita. Di questo devo dare atto sia ai comitati che ai loro Sindaci, i vostri Sindaci, che sono venuti in audizione in prima Commissione e che ci hanno detto che questa richiesta non è di natura politica, ma è di natura storico-geografica, ed hanno riconosciuto che la Regione e gli enti locali hanno gestito bene i territori in oggetto così come lo è stato per il resto della regione.
Non c’è stata, caro Consigliere Giannotti, una spinta definitiva e importante di Forza Italia sulla discussione che stiamo facendo oggi. Democraticamente la Giunta si è fatta tempestivamente carico dell’esigenza di mandare avanti l’iter, quindi siamo qui per volontà della Giunta, per volontà della maggioranza.
E’ stato fatto un discorso drammatico sui servizi pubblici - che così drammatico a mio giudizio non è –, che è un problema statale di fondi, di razionalizzazione e di contrazione dei costi che attraversa trasversalmente tutti i territori, cioè non è tipico solo dei territori cosiddetti marginali o montani.
Quindi, rigettate queste strumentalizzazioni, voglio sottolineare che è nel contesto dell’iter legislativo al quale ci atteniamo che deve esprimersi il Consiglio regionale. Un Consiglio regionale che riconosce ai cittadini dei Comuni dell’Alta Valmarecchia la legittimità del loro agire, ma che è un agire pur sempre di parte, un agire che riguarda una parte piccola del corpo elettorale della regione.
Voglio rilevare che in sede di audizione di qualche giorno fa l’apposito comitato rappresentativo della realtà della Valmarecchia ha sottolineato di aver sempre avvertito con disagio qualsiasi presa di posizione politica che dia loro ragione attraverso motivazioni strumentali. E questa è una posizione che fa assolutamente loro onore.
Per parte mia, comunque, anticipo il voto di adesione alla proposta della Giunta in quanto ha individuato le ragioni che l’hanno indotta ad esprimere un parere non favorevole al passaggio di regione. Vorrei sottolineare che è un voto motivato da due ordini di motivi, il primo è legato ai sentimenti di appartenenza che legano i territori dell’Alta Valmarecchia al resto del territorio regionale, l’altro è di natura pratica e procedurale.
Se è vero che lo svolgersi delle relazioni della Valmarecchia tendono a privilegiare i rapporti con la bassa Valle del Marecchia e con la città di Rimini in particolare, è pur vero che le loro relazioni si limitano a questo territorio dell’area romagnola, mentre sono meno presenti vincoli e relazioni con le altre realtà emiliano-romagnole. La realtà territoriale marchigiana, invece, sicuramente cementata anche da vincoli di natura burocratica, ha saputo comunque intercettare sentimenti comuni, e la restante parte del territorio regionale si sente profondamente legata al territorio dell’Alta Valmarecchia.
Spezzare questo vincolo per rimediare ad un’anomalia nella configurazione del territorio regionale ci sembra che arrechi una ferita alla grande maggioranza dei cittadini marchigiani.
L’altra difficoltà che vorrei sottolineare è di natura burocratico-procedurale. Staccare un territorio da una Regione per aggregarlo ad un’altra obbliga ad un censimento dei beni, dei cespiti, delle quote d’ammortamento di quei beni, ad una rivisitazione delle procedure previste dalle leggi regionali, ad una diversa organizzazione burocratica dei servizi. Quindi richiede tempi lunghi che non sempre si accordano con gli interessi contingenti che gli amministratori devono quotidianamente tutelare.
Anche per queste ragioni ritengo che il passaggio del territorio dell’Alta Valmarecchia dalla regione Marche alla regione Emilia Romagna, oltre che ferire comuni sentimenti di appartenenza, rischia di risolversi in un danno per gli stessi comuni della valle e comunque obbligherebbe le realtà territoriali ad un percorso pernicioso e irto di ostacoli.
Quindi credo che la strada intrapresa dalla Regione Marche e con il parere favorevole degli enti locali sia quella più atta a risolvere le problematiche. Questo anche perché infrangere così il dettato della Carta Costituzionale aprirebbe, secondo me, una serie di procedure a livello italiano che credo sarebbe meglio non affrontare nella situazione attuale della nostra Nazione.
Vengo da ultimo, Consigliere Giannotti, alla posizione dell’Italia dei Valori. L’Italia dei Valori è un partito assolutamente democratico che rispetta la posizione di un suo iscritto, foss’anche il segretario regionale, che è assolutamente libero di portare avanti la propria battaglia di cittadino, e ciò non coinvolge ovviamente la libertà di posizione e di espressione da parte degli altri esponenti del partito. Quindi credo che anche questo suo accenno, Consigliere Giannotti, sia strumentale.
Oggi il Consiglio regionale rende comunque giustizia alle esigenze dell’Alta Valmarecchia, consentendo – strumentalmente si sarebbe potuto adottare un atteggiamento diverso che però non fa parte del dna di questa maggioranza e di questa Giunta – che l’iter parlamentare del disegno di legge che il prossimo Governo dovrà obbligatoriamente ripresentare possa rapidamente approdare nelle Aule parlamentari.
Credo che con questo parere il Consiglio regionale oggi assolva al suo ruolo istituzionale in difesa degli interessi dell’intera comunità marchigiana. Il Parlamento saprà poi concludere questo iter, tenuto conto del parere e delle esigenze di tutti, ma credo soprattutto del parere, pur consultivo, della Regione massimamente interessata.

Presidenza del Vicepresidente
Roberto Giannotti

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Credo che le chiacchiere contano zero perché qui c'è un referendum che ha detto molto chiaramente quello che vuole fare il popolo che vive in una parte della nostra regione.
E' evidente che sia per tutti noi un aspetto doloroso e innanzitutto lo sia per gli abitanti di quelle aree, però ci sono delle responsabilità, che sono state elencate anche prima, molto precise.
Non credo che questa sia una decisione solo presa tanto per farla, non è un discorso da bar, ma è un processo che si è sviluppato nel corso di decenni, perché sia dal punto di vista infrastrutturale che da quello sanitario non ci sono state le dovute attenzioni, in modo particolare non ci sono state le attenzioni della Provincia di Pesaro Urbino, ed è per questo che oggi la gente ha deciso di dire basta a questa situazione.
Quindi da una parte ci sono i cittadini che hanno deciso di fare una scelta, dall'altra ci sono le istituzioni che hanno fatto finta di non vedere.
L'appello che la Presidente Mollaroli ha fatto prima francamente mi sembra tardivo. E’ tardivo perché ormai la decisione è stata presa e noi non possiamo che prendere per buono quello che è un risultato eclatante e che non ha pari in altre simili situazioni. Quando si parla dell'80% della popolazione che è a favore di una decisione, seppur sofferta, bisogna semplicemente prendere atto e dire: “Signori abbiamo sbagliato”, quindi che ognuno si assuma le proprie responsabilità, un pochino magari ce le dobbiamo assumere anche noi, però ora la gente ha deciso questo, quindi questo giudizio va rispettato.
Mi meraviglio che ci sia qualcuno, c'è anche in quest'Aula, che si sorprende di una scelta precisa. Noi rispettiamo chi nel corso degli anni ha cambiato quattro o cinque partiti, e sono qui, però a queste persone – anche a quelle che hanno cambiato partito di recente – chiediamo di rispettare i cittadini. Quei cittadini che, invece, tutti insieme hanno deciso di dire no a una situazione arrivata ad un punto di insostenibilità, ripeto, sia dal punto di vista delle infrastrutture che da quello sanitario e della tutela del territorio.
La zona di cui parliamo è una delle più belle e interessanti della nostra regione. Proprio ieri il Vescovo ha detto che il Dalai Lama dell'Italia ricorda con molto piacere due situazioni, una delle quali è Pennabilli dove qualche anno fa era stato ospitato con una presenza di popolo incredibilmente vasta.
E' chiaro che è una perdita grave però è altrettanto chiaro che questi comuni non vanno in un'altra nazione, rimangono in Italia, rimangono in una zona a noi vicina, rimangono a disposizione dei turisti. Rimangono a disposizione della Regione Marche e della Provincia di Pesaro Urbino che se vogliono possono dimostrare, anche dopo l'eventuale dipartita di questi comuni, di aver sbagliato ponendo rimedio a tante altre situazioni, come prima citato, che corrono il rischio di seguire inevitabilmente la tendenza di quei comuni che si sentono completamente abbandonati, appunto, sia dalla Provincia che dalla Regione.
Si fa l'appello alla marchigianità, ma che al di là di questi momenti fino adesso è stata trascurata. Quindi da parte del gruppo di Alleanza Nazionale il voto è a favore dei cittadini della Valmarecchia e contro quello della Giunta.

PRESIDENTE. Non ho esponenti della maggioranza quindi non posso rispettare la regola dell'alternanza. Mi scusino i Capigruppo, ma ho iscritti a parlare soltanto i Consiglieri Viventi, Tiberi, Santori, Capponi, Castelli, Brini e Ricci, che essendo capogruppo va in coda, quindi vorrei che se gli altri gruppi vogliono intervenire si iscrivessero in maniera tale che posso rispettare l’alternanza.
Ha la parola il Consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. A nome del gruppo dell'Udc voglio esprimere un parere su questa vicenda.
Sicuramente parlare di una richiesta di secessione non credo che sia un momento in quest'Aula esaltante per nessuno, né per la maggioranza né per l’opposizione. Perché non vi è dubbio che se alcuni cittadini della nostra regione chiedono di essere amministrati da un’altra Regioni significa comunque una sconfitta per la Regione Marche. Quindi non possiamo non sottolineare la delicatezza di un argomento di questo livello.
Certo, quando si va in Valmarecchia in autostrada si esce al casello di Rimini, quindi ci sono evidenti e comprensibili ragioni e motivi che possono andare anche al di là di una buona o di una cattiva amministrazione effettuata dal Governo regionale.
Io cerco di essere sempre obiettivo, infatti dire che questi signori vogliono uscire per una cattiva gestione della Giunta regionale mi sembra eccessivo. Non mi sento mai di essere fazioso, quindi per quanto riguarda il mio gruppo esprimo sempre un'opinione moderata, credo però che ci siano delle comprensibili ragioni obiettive.
In queste condizioni, cioè con una volontà espressa di circa l'80%, è difficile per un'Assemblea regionale votare contro e non prenderne atto.
Pertanto, anche se nostro malgrado perché è pur sempre una secessione quindi una sconfitta per tutti, non possiamo non rispettare quella che è una volontà popolare espressa in maniera così massiccia.
Quindi il gruppo dell'Udc è comunque per il rispetto di questa volontà popolare.

PRESIDENTE. Visto che il mio appello non ha sortito alcun effetto, ora do la parola al Consigliere Tiberi e il tempo per iscriversi sarà per la durata dell'intervento a conclusione del quale non prenderò più iscrizioni. Quindi, per favore, chi vuole intervenire si iscriva.
Ha la parola il Consigliere Tiberi.

Oriano TIBERI. Vorrei dar voce ai cittadini della Valmarecchia leggendo due o tre frasi che ci hanno scritto, perché meglio di loro in quest'Aula nessuno può rappresentare il problema.
Scrivono così: “Oggi per noi della Valmarecchia è un giorno diverso, è un giorno importante perché voi oggi decidete del nostro futuro e del futuro delle giovani generazioni della Valmarecchia”.
Dunque oggi noi siamo qui a decidere del futuro dei cittadini della Valmarecchia, quindi nel decidere non possiamo non tener conto della loro volontà, perché sono loro che vivono in quei territori, loro conoscono i problemi che ci sono e quindi loro hanno il diritto di essere attori e di scegliersi il proprio futuro.
Tutti noi che più o meno marginalmente ci occupiamo di politica, specialmente in questi giorni parliamo di democrazia e di libertà, però sono due parole che rimangono vuote se poi non si concretizzano in fatti reali. La democrazia ci impone e ci insegna che sono i popoli che decidono del loro futuro.
Si assiste ad una grossa ipocrisia politica nel momento in cui alle popolazioni si dà l'autorizzazione a celebrare un referendum, e di un referendum come questo, che raccoglie l'84% dei consensi e che pertanto dovrebbe essere estremamente rispettato, poi si dice che è consuntivo e quindi non se ne tiene conto.
Questa non è democrazia, non è libertà, è puramente ipocrisia politica.
Noi non vogliamo fare demagogia politica, noi siamo il partito della libertà, io credo in questo, noi siamo il popolo della libertà quindi siamo anche la libertà dei popoli, pertanto vogliamo che i cittadini della Valmarecchia siano gli artefici del proprio futuro.
Chiudo con alcune parole sempre dei cittadini della Valmarecchia: “Chiediamo che per una volta la politica non enunci soltanto i fondamenti della democrazia, come il rispetto della volontà popolare e lo spirito di servizio, ma che attui realmente con fatti concreti i due concetti di libertà e democrazia”.
Quindi invito tutti i Consiglieri, soprattutto quelli di maggioranza, a rispettare la scelta del popolo della Valmarecchia che è una scelta di libertà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Colleghi Consiglieri, mi rendo conto che non tutti ci siamo resi conto che l'istanza della Valmarecchia è stata dettata dalla necessità di dover sopravvivere in una zona abbandonata e dimenticata dall'Amministrazione regionale.
Oggi nel 2008, nell'era della comunicazione che vede collegato il mondo on line da un polo all'altro, non possiamo ridurre il problema ad una semplice questione di vicinanza territoriale alla regione Emilia Romagna.
Vero, invece, che gravissime sono state le responsabilità di quindici anni di amministrazione regionale di sinistra che non ha saputo ascoltare e recepire i bisogni e le necessità di quei cittadini. E questa carenza grave di infrastrutture, di servizi sanitari, di sicurezza, ecc., non è propria solo della Valmarecchia, ma è identica anche nella provincia di Ascoli Piceno nella quale presto si ripeterà quanto avvenuto nella Valmarecchia e stavolta a favore della Regione Abruzzo.
Si tratta di una legittima aspirazione e di una legittima autodeterminazione di una comunità che chiede di essere amministrata da altro Ente regionale che ha dato prova di maggiore affidabilità e di maggiore attenzione nei confronti dei diritti dei cittadini, facendo un’equa ripartizione nel territorio delle risorse regionali.
Non si tratta di secessione, colleghi Consiglieri, perché non vi è la fuga da uno Stato all'altro, ma c’è una legittima richiesta di cittadini sovrani e liberi di essere amministrati dalla Regione Emilia Romagna.
Con il voto favorevole all'istanza non vi è alcuna infrazione del Testo costituzionale, ma il riconoscimento pieno e totale della sovranità popolare e del principio democratico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Anche se faccio parte della provincia di Macerata vorrei dare il mio, seppur breve, contributo.
Siamo in una democrazia che rispetta un po' la volontà di tutti quindi non capisco come mai ci sono ancora forze politiche che non vogliono rispettare la volontà dei cittadini.
Molto spesso si invoca il fatto che il referendum è la cosa migliore per far esprimere i cittadini; questa mattina sono rimasto stupito dalla Consigliere Mollaroli quando ha detto che è solo una consultazione, che è facoltativo, ma io le dico che non si possono usare gli strumenti democratici a seconda delle proprie convenienze. Su questo i cittadini si sono espressi quindi bisogna prenderne atto punto e basta.
Parlo come persona neutra, non sono interessato alla problematica specifica, però come marchigiano dico che il volere dei cittadini deve essere rispettato altrimenti fate un abuso contro la volontà del popolo. Predicate sempre di questa libertà dei cittadini, che bisogna ascoltarli, ecco, ora questi cittadini hanno partecipato, si sono espressi, quindi dobbiamo soltanto prendere atto di questo e non interferire o imporre o andare contro questa loro volontà.
Quindi io mi ritrovo con le posizioni degli amici della CdL.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Credo che su argomenti di questo genere sia doveroso intervenire, perché è comprensibile l'imbarazzo di chi risiede nella provincia di Pesaro Urbino, però penso che questa situazione sia sintomatica di un malessere che va letto anche in chiave politica, affinché se ne possa trarre anche qualche utile elemento di considerazione.
Preliminarmente devo dire una cosa all'amico David Favia. Come si può sostenere che è bene non parlare ora che siamo in campagna elettorale – parlo a livello nazionale – di questa questione? Credo invece che sia un motivo in più per farlo, anche perché sarà il nuovo Parlamento che si dovrà occupare dell'accoglimento della proposta della Valmarecchia. Quindi non si può, a mio modo di vedere, ridurre a ipotetica strumentalizzazione elettorale ad esempio l'intervento del collega Giannotti il quale ha fatto una valutazione che in realtà è più approfondita di quella contenuta nel parere della Regione Marche.
A mio modo di valutare la questione – in parte conosco quelle porzioni di territorio marchigiano –, pur registrando un forte dispiacere, un forte rammarico rispetto alla decisione liberamente assunta da quelle popolazioni, non possiamo non considerare il problema della Valmarecchia come una risposta ad un disagio di vivere nelle Marche, in queste Marche, che è un disagio avvertito non solo dalla Valmarecchia ma, se vogliamo essere onesti e sinceri, in tutto l'entroterra marchigiano.
Fate male, colleghi della maggioranza, a ridurre l'istanza della Valmarecchia ad una mera valutazione storico-risorgimentale. In realtà, da quel che mi è dato conoscere le ragioni della Valmarecchia sono le ragioni di chi vuole servizi migliori e di chi vuole vivere in condizioni di vita diverse da quelle in cui la Regione Marche e la Provincia di Pesaro l'hanno ridotta.
La Valmarecchia ha avuto la possibilità, il diritto e il coraggio di esprimersi quindi lo ha fatto. Vi assicuro che se la stessa condizione si fosse replicata altrove molta parte dell'entroterra marchigiano, potendo, deciderebbe la stessa cosa.
Il problema della Valmarecchia non è solo il problema nord-sud, è in problema, Presidente Spacca, est-ovest di questa regione. Questa è una Regione che ha concentrato lo sviluppo tutto sulla costa, questa è una Regione che ha abbandonato complessivamente l'entroterra, non ha dato risposte alle esigenze di maggiore cura, di maggiore tutela, di maggiore protezione, che pur salivano dall'entroterra.
Quindi le ragioni della Valmarecchia sono anche le ragioni delle parti dell'entroterra di Ascoli Piceno, piuttosto che di quelle del maceratese, piuttosto che di quelle dell'anconetano. Non è un caso che questo genere di risposte geopolitiche nascano proprio dove minore è avvertito il bisogno di esserci delle istituzioni.
Ma c'è da dire un fatto ulteriore, Presidente Spacca. Non vorrei che l'atteggiamento della Giunta fosse profondamente condizionato proprio da considerazioni bassamente politico-partitiche. Perché? Perché nella storia di questa Giunta regionale nell'ultimo quindicennio abbiamo registrato un atteggiamento molto variabile a seconda di chi abbia manifestato la volontà di secedere o di cambiare i propri confini. La Regione Marche, ad esempio, era stata favorevole alla costituzione della nuova Provincia di Fermo. In quel caso bisognava ascoltarli i cittadini perché si trattava di dividere la provincia di Fermo, ora invece quelli della Valmarecchia non vanno ascoltati?! Allora bisogna capire se ci prendiamo in giro o meno!
Non è che ci sono rivendicazioni localistiche buone e rivendicazioni localistiche cattive, perché, ad esempio, mi verrebbe da pensare che siccome tutta la sinistra marchigiana da secoli individua nella provincia di Pesaro il proprio modello partitico di sviluppo, il luogo dove i Ds avevano realizzato la società perfetta, allora è chiaro che vi suona male e vi suona particolarmente fastidioso lo schiaffo della Valmarecchia.
Ma di fronte a una situazione così evidente, di fronte all'84% della popolazione che si esprime è davvero inutile, come inutile fu il tentativo da parte degli ascolani, resistere a quello che ormai ha preso un canale preciso. Secondo me addirittura non si fa che assecondare, esacerbare, incattivire il clima.
Quindi penso che sono questi i motivi per i quali questa delibera non sia corretta, perché, ripeto, omette di tenere in considerazione una manifestazione di volontà così evidente che nel momento stesso in cui si è suggellata in un voto per questa Regione deve necessariamente avere forza di legge. Diversamente rischieremmo di tradire magari la volontà di proteggere qualcuno che vede, ripeto, come uno schiaffo politico questa soluzione.
La Valmarecchia si è espressa quindi sarebbe davvero fuori luogo non tenere in conto questa considerazione e se ne parla adesso è perché evidentemente ora è venuto il parere.
Che ci siano le elezioni è una situazione contingente, non mi sembra ad esempio di poter condividere quello che diceva il Sindaco di Novafeltria raccomandandosi che non si parlasse della Valmarecchia in campagna elettorale. Credo invece che sia necessario il contrario, cioè che occorre parlarne. Anzi, in questo sistema elettorale che soprattutto per le elezioni politiche è così bizzarro, credo che sia bene che chi si vuole guadagnare la pagnotta e andare in Parlamento per lo meno si esprima su un argomento di questo genere, perché diversamente correrebbe il rischio di fare come chi “fatta la festa, gabbato lo Santo” magari si prende il voto trincerandosi dietro un “non so, questa la dico dopo, la risposta non mi va di darla, la darò dopo il 14 aprile”. E questo non va bene.
Credo che bene abbia fatto il gruppo di Alleanza Nazionale ad esprimersi nei tempi che sappiamo già in Commissione, quindi saremo contrari al parere della Regione.
Questa malaugurata situazione è sicuramente brutta perché è una grande sconfitta, ma è soprattutto una sconfitta di chi non ha saputo tempestivamente evitare che si formasse quell'84%. Oggi è assurdo ergersi a fustigatori della volontà secessionistica di qualcuno – già il termine secessionismo evoca una chissà quale situazione (brutti, sporchi e cattivi) – perché in realtà sono persone che hanno trovato una risposta a un malessere avvertito. Allora pensare che non esista più è assolutamente sbagliato.
Potrebbe non essere quella riposta giusta? Non lo so, però mai come in questo caso credo che sia opportuno rimettersi alla volontà della popolazione e non cercare di proteggere nessuno. Perché io ho la sensazione che la Regione Marche stia cercando di proteggere qualcuno, in particolare chi quella Provincia ha gestito, chi quella Regione sta gestendo e che evidentemente non ha saputo dare al popolo della Valmarecchia ragioni sufficienti per poter rimanere marchigiano.
La colpa è nostra, se di colpa si può parlare, e non loro. Quindi auspico sia una situazione che possa evolvere nei termini descritti e auspicati dal popolo della Valmarecchia.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Rispetto a questo tema all’ordine del giorno mutuo le parole iniziali di moderazione del collega Consigliere Viventi. Non c'è di che essere contenti, non c’è di che gioire e non è ammissibile alcuna speculazione politica su un tema come quello di 17 mila cittadini che fanno la scelta di abbandonare una regione per andare in una confinante.
Quindi non mi convince nessun atteggiamento, né di chi intende cavalcare una protesta che affonda le radici in fatti storici e geografici, né di chi dice delle disattenzioni forti da parte della politica, quindi non mi convince questa speculazione, ma non mi convince nemmeno l'atteggiamento di chi sembra essere sordo alle richieste, alle denunce e alla domanda che c’è da troppo tempo. Di cui rischiamo oggi, come Regione, di pagare un prezzo alto, portandone peraltro come Regione la minore responsabilità rispetto ad altri livelli istituzionali che hanno sottovalutato l'agire del combinato disposto di difficoltà che attengono alla collocazione territoriale di questi comuni e i problemi attinenti a carenze infrastrutturali che nel corso degli anni si sono accumulati.
Se tutto questo è vero, tutto questo deve portarci a fare qualche altra riflessione.
La prima l’affido al Consiglio, a tutti i Consiglieri, non faccio distinzioni né di appartenenze, né di partiti. C'è una legge nazionale, che può essere assolutamente criticabile, ma che è la legge che regola questo tipo di situazioni e che prevede determinati percorsi.
Secondo aspetto. C'è un altro livello, quello delle Istituzioni locali. Ho partecipato alle audizioni dei Sindaci dei comuni interessati e tutti quanti – non parlo del Comitato per il sì o del Comitato per il no, parlo di figure istituzionali, appunto i Sindaci di quei Comuni – hanno dato il loro parere favorevole sulla scelta di uscire dalla regione Marche per andare nella regione Emilia Romagna. Quindi per le fonti del diritto dietro una legge che è stata fatta c’è una scelta, c’è una ratio.
Il terzo aspetto è il volere delle popolazioni interessate.
Quindi fuori da ogni speculazione politica per un Consigliere regionale nel valutare la questione è assai difficile non tener conto di questi tre aspetti, ma lo è veramente se siamo a posto con la nostra coscienza prima ancora che con le opportunità che ci possono orientare politicamente.
Non faccio questo intervento né per avere l’applauso né per avere una condivisione, anche perché alla fine la proposta che farò probabilmente deluderà gli uni e gli altri. Cerco solo di fare uno sforzo per far comprendere a tutti che questo tema non può essere affrontato con pressappochismo, con sottovalutazione e soprattutto in dispregio di chi porta avanti questo tema non per una qualsiasi ragione politica, ma perché lo fa per ragioni che dobbiamo avere il coraggio, se non di condividere, almeno di comprendere.
Altro aspetto che, certo, lo capisco, e lo dico al Presidente, lo dico alla Giunta e ai Consiglieri di maggioranza, cioè, noi siamo Consiglieri regionali di tutta la regione e non possiamo sottovalutare che durante un mandato per una Regione dargli la possibilità di sottrargli un pezzo di territorio sia una cosa spiacevole, una cosa grave, una cosa triste. Lo sappiamo benissimo, in fondo è il principio naturale di un popolo che abita in un territorio di confini e che è governato da forme di governo, i tre elementi essenziali di un popolo organizzato sul territorio.
Mi rendo conto anche della difficoltà di coloro che dicono “come possiamo, pur comprendendo queste ragioni, pur prendendo atto di una legge, pur prendendo atto della volontà dei Sindaci, pur avendo riscontro del risultato elettorale, dire che va bene perdere un pezzo di territorio importante come quello della Valmarecchia - a cui peraltro si aggiungono altri territori come quelli della Valle del Conca –, come possiamo dire che va bene perdere un patrimonio immenso di valori, di storia, di cultura, di monumenti, di bellezze storiche, artistiche e a forte vocazione turistica. Come possiamo fare questo!”.
Certo che comprendo tutto questo, allora chiedo rispetto per il mio intervento proprio perché cerco di fare uno sforzo il cui unico obiettivo è quello di andare a beneficio delle popolazioni interessate.
So di avere un vincolo di maggioranza, di appartenere alla maggioranza di questa Regione e che ho la responsabilità di onorare questo vincolo, però faccio una proposta, e non la faccio alla mia maggioranza, ma la faccio all'intero Consiglio.
Ripeto, c'è una legge nazionale - quindi non sarà la Regione che alla fine deciderà quale sarà il destino di queste popolazioni - che prevede che certe cose possono accadere e che pertanto ascolta il parere della Regione.
Allora credo che oggi ci sia un atto di responsabilità che possiamo fare.
Siamo consapevoli che dobbiamo capire le ragioni dell'istituzione Regione che fa difficoltà a dire sì in prima persona alla perdita di un pezzo di territorio, ma che deve avere anche la stessa difficoltà per dire no a chi ha votato, a chi si è espresso per ragioni concrete, peraltro riconosciute anche nel documento in votazione, che in fondo per nove decimi asseconda e dà ragione alle rimostranze di quella popolazione.
Pertanto credo che questo Consiglio regionale non venendo meno al proprio ruolo, anzi, rilanciandolo, cioè contemperando le ragioni della legge, le ragioni del territorio e le ragioni delle Istituzioni, debba attribuire la responsabilità di questa scelta finale a chi ce l'ha e a chi ha fatto una legge che gli consente di fare questa scelta.
Quindi con grande senso di responsabilità chiedo al Consiglio regionale di astenersi dall'esprimere questo parere e di affidare la scelta finale…

PRESIDENTE. Consigliere, ha esaurito il suo tempo.

Vittoriano SOLAZZI. – Presidente, abbia pazienza, finisco il concetto, chiedo rispetto almeno per il fatto che ho fatto una proposta diversa – ...a chi facendo una legge statale ha ritenuto poi di governarne il processo e che quindi gli venisse data la parola finale.
Colleghi Consiglieri, facciamo questo grande sforzo di responsabilità. Facciamolo! Non è un venir meno ai nostri compiti, tutt'altro, è ottemperare in modo pieno, coniugando le ragioni della legge, la nostra legittima aspettativa di non voler perdere pezzi di territorio, e attribuendo la responsabilità al legislatore che ha previsto questo percorso che noi dovremmo, secondo me, onorare di fatto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Soprattutto ritengo di dover intervenire anche per sviluppare il discorso che il Consigliere Solazzi ha fatto in questo momento come capopopolo, penso che il suo atteggiamento non sia assolutamente corretto quindi non capisco neanche gli applausi.
Qui non stiamo facendo una gara a chi prende più applausi, siamo qui ad assumerci una responsabilità pertanto su questo vorrei fare delle premesse.
Una premessa è la storia di questa vicenda. I Sindaci, quasi tutti appartenente ai Ds, hanno iniziato un percorso di esame delle difficoltà del territorio e della loro soluzione e hanno espresso la necessità di confluire in un altro territorio. Quindi i quadri locali del centro-sinistra di quella zona hanno avviato questo percorso ritenendolo l'unico possibile a risollevare le questioni territoriali.
Vorrei ricordare che noi siamo stati invitati a tante riunioni dove il comitato della Valmarecchia, presieduto da Borghesi, in molte occasioni aveva perorato e convinto anche una larga parte della maggioranza regionale ad andare in questa direzione.
Certamente l'accusa non è rivolgibile, Consigliere Solazzi, al Consiglio regionale se molte delle attese di quel territorio sono state inevase, a mio avviso la responsabilità è ben definita, sono venti anni che siete al governo dunque oggi, Consigliere Solazzi, non mi può fare questi discorsi, non hanno senso, non ci prendiamo in giro.
Per noi è pesante accettare così dolcemente che un territorio se ne vada da una regione che ha una miriade di difficoltà e che questa situazione possa anche essere replicata in tante altre parti del nostro territorio. La nostra regione è al plurale, è un'aggregazione di tante sensibilità e di tante culture, ha grande rischio di disgregazione, quindi certamente tutti dobbiamo tendere a fare la nostra parte per tenerla. Però ritengo che l'atteggiamento di oggi della maggioranza non sia in sintonia con questa voglia di rispondere ai bisogni di un territorio, seppure, a mio avviso, c'è qualche espressione psicologicamente accettabile, ma che non è conseguente a tutto quello che è avvenuto fino ad oggi.
Riteniamo che prima di tutto ci debba essere una coerenza nell'atteggiamento del Consiglio regionale di rispetto delle volontà delle popolazioni. Questa volontà delle popolazioni poteva essere invertita con azioni che potevamo mettere in campo e che non abbiamo fatto, io per la mia parte, ma la maggioranza per una grandissima responsabilità. Se lei, Consigliere Solazzi, non riconosce la sua responsabilità in questa vicenda allora fa solo il capopopolo, sta cercando di mistificare la realtà, se invece avesse riconosciuto, insieme ai suoi amici dei Ds, della Margherita, di quelli che venivano prima ma anche di partiti minori della sinistra, che avete tutti portato in quei territori questo così alto disagio, allora sì potevo anche accettare il suo discorso.
Oggi veniamo chiamati – e la nostra difficoltà è soprattutto questa – ad esprimere un parere perché la Costituzione ci dice che il Consiglio regionale dovrebbe rappresentare anche le istanze di quella minoranza che ha votato contro quel referendum. Questo sarebbe il nostro compito, cioè dar voce a chi non può essere rappresentato con la soluzione del referendum, quindi la Regione dovrebbe valutare le ragioni di quel 16% che ha votato contro l'annessione della Valmarecchia. Però m sembra che non ci siamo con il ragionamento che stiamo facendo.
Quindi ribadiamo il fatto che certamente sarà il Parlamento nazionale a decidere sulla situazione definitiva, siamo convinti anche di poter governare questo processo nella prossima legislatura e certamente ci potremmo adoperare con atteggiamenti responsabili per vedere se è scongiurabile, quindi con le soluzioni delle problematiche della Valmarecchia risolvere questo disagio, ma se così non sarà noi vorremmo rispettare la volontà popolare.
Questo lo vogliamo perché è uno dei principali compiti per cui stiamo qui, cioè quello di rispettare la volontà popolare. Certamente la volontà popolare può essere indirizzata, può essere guidata, può essere anche rispettata mettendo in campo azioni che cambino quell'atteggiamento e quella sensazione, ma ad oggi non abbiamo nessuna situazione di inversione di tendenza.
Criticammo, ma acconsentimmo affinché la Giunta proponesse un accordo di programma, un patto per la Valmarecchia, però l'errore – che anche allora motivammo - è che noi dell'opposizione siamo stati completamente esclusi dal gestire e dal proporre una fase di avvicinamento. Quello che avete fatto è una cosa gravissima, cioè il fatto che vi ritenete capaci di rappresentare il 100% di questa regione. Ma vi sbagliate sempre perché non rappresentate il 100% di questa regione, le cose difficili si fanno insieme, ve l'abbiamo chiesto centinaia di volte, ma voi duri andate sempre a sbattere contro un muro.
Sarei stato anche più clemente se oggi, quando il Presidente Spacca mi ha risposto in merito a quell'interrogazione sulla quale ho manifestato insoddisfazione, ci fosse scritto in quei manifesti che seppure abbiamo fatto tutto questo la Valmarecchia ha votato la secessione. Quella sarebbe stata una comunicazione che avrebbe rappresentato anche la popolazione delle Marche e la mia posizione.
Questo modo di fare non vi porterà da nessuna parte e anche il consenso politico, che cercate di mistificare ogni volta, è effimero, non risolve i problemi della nostra regione.
Quindi la Regione deve rispettare il volere popolare, deve votare per rispettare il referendum, poi chi sarà al governo proporrà una linea di avvicinamento e di soluzione al problema, che può essere di accettazione incondizionata a questa nostra proposta oppure di controvertirla con azioni che siano concordate tra il livello nazionale e quello regionale, in quanto molti problemi, come si diceva, non sono neanche di assoluta e pura valenza regionale o di questa Regione.
Questo è il nostro atteggiamento, quindi non siamo irresponsabili votando a favore di quello che hanno scelto i cittadini della Valmarecchia, noi siamo responsabili. Non sono responsabili quelli che oggi cercano una posizione ambigua, come l'Italia dei Valori che ha un suo presidente candidato in appoggio al Pd e che qui invece si comporta diversamente e vota un'altra cosa. Questa è l'incongruenza per la quale i cittadini non credono più alla politica.
Quindi noi manteniamo, Consigliere Solazzi, questo atteggiamento di estrema responsabilità, sapendo anche che la cosa è molto grave e che pertanto ci adopereremo affinché non accada, ma mai contro la volontà dei cittadini. E se non deve accadere sarà solo perché abbiamo fatto qualcosa di straordinario per quelle popolazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Vorrei ringraziare la Giunta, la prima Commissione e anche i Consiglieri di opposizione che hanno lavorato attorno a questo documento, così come voglio ringraziare coloro che hanno permesso di discuterlo oggi in Aula.
Questo perché nel percorso, per ciò che prevede la Costituzione e per quella che è stata l'indicazione della sentenza della Corte Costituzionale, non potevamo più perdere tempo, in quanto la Regione Marche, così come la Regione Emilia Romagna, a seguito del referendum dovevano dare un parere. Personalmente ho anche chiesto ai Capigruppo che venisse messo come primo punto di questa seduta perché era importante ed opportuno farlo per superare anche un certo ritardo. Quindi questo permette di dare al prossimo Parlamento, qualunque esso sia, tutti gli strumenti per poter decidere.
Va dato anche atto di un'altra cosa – alcuni l'hanno richiamata –, cioè, non mi sembra un problema discutere di questo documento in piena campagna elettorale, anzi, credo che sia giusto, non mi interessa se può diventare uno strumento di polemica politica, è giusto perché fra trenta giorni ci sarà un Parlamento nuovo e quel Parlamento dunque avrà quegli strumenti necessari che noi possiamo dare con il voto in Consiglio regionale oggi, senza dover perdere ulteriori tempi e senza aspettare gli assestamenti, i Ministeri, ecc.. Quindi questa è una cosa che abbiamo fatto bene a discutere oggi.
L'espressione del referendum la conosciamo. Oggi ho sentito richiamare alcune cose che non condivido, che non è nemmeno giusto richiamare in questo Consiglio, perché coloro – e sono tanti – che hanno votato per il sì, con quel loro voto in qualche modo hanno indicato le tante ragioni, alcune di carattere territoriale, altre di carattere storico, alcune sono anche relative a una critica che forse c'è rispetto agli enti più vicini. Certo che in parte c'è, ve lo dice uno che insieme al collega Solazzi ha fatto per anni in Giunta provinciale l'esperienza di assessore, conosciamo quella realtà forse meglio di altri. Quindi qualche ritardo non bisogna negarlo. Pertanto dentro quel voto del sì c'è tanto, è difficile dargli anche una lettura sulle motivazioni specifiche perché c'è molto, quindi va rispettato e riconosciuto.
Permettetemi di dire che in realtà un ritardo lo abbiamo fatto un po' tutti, perché il dibattito in Valmarecchia non è di un anno fa, non appartiene al referendum, è un dibattito antico, è un dibattito che sta lì da anni, è un dibattito che ovviamente si è accelerato anche in conseguenza della nascita della Provincia di Rimini, questo è vero, però è certo che un dibattito c’è. Forse il ritardo sta nel fatto di non aver colto fino in fondo quel disagio che stava venendo avanti.
Al di là della vicenda della Valmarecchia voglio aprire una parentesi che non sposta il percorso, perché è chiaro che su questa realtà ormai si andrà a decidere con le leggi vigenti. Però rispetto ad un dibattito nazionale sul quale c'è già una proposta di legge che pensa di risolvere in maniera diversa i problemi di spostamento di confine, che io considero una cosa possibile, è già stato fatto in passato e potrà essere possibile in futuro, ma in questo dibattito nazionale vi ho colto un rischio, e non solo qui, l'ho colto anche in Veneto dove c'è una Regione di un altro colore ma che resiste. Ed il rischio è che in conseguenza di queste necessità di discutere lo spostamento dei confini possa in qualche modo introdursi il tavolo di una logica di conquista o di annessione che a me sembra sbagliata. Se si deve spostare un confine lo si sposti, ma si trovino le forme adeguate per farlo, si disconosca profondamente l'esigenza di un territorio per poter andare in una direzione o in un'altra.
La lettura del referendum dei quattro comuni della Val Conca, due hanno dato un esito e due un altro, in realtà la leggerei così, riferita anche al merito del documento che la Giunta propone, cioè il fatto che Montegrimano e Sassofeltrio abbiano dato un parere negativo da un lato blocca una sorta di deriva rispetto alla possibilità di spostarsi, dall'altro però ci fa ragionare sul fatto che la Valmarecchia ha avuto quel grande risultato mentre gli altri comuni no, quindi probabilmente in Valmarecchia c'è un elemento di diversità, c'è una diversa particolarità che va riconosciuta ed affrontata.
Il documento regionale riconosce profondamente le caratteristiche specifiche e particolari di questo territorio, addirittura in un passaggio si parla di inscindibilità di quel territorio.
Aprendo un’altra parentesi, mi sembra sbagliato dipingere quella vallata come una identità degradata, non è così, la qualità della vita in quella realtà forse non è migliore di altre, ma non certo peggiore. La conosciamo bene, ci sono eccellenze straordinarie, quindi bisogna evitare di mortificare chi ha fatto una battaglia politica di un certo rilievo per la quale si aspetta un riscontro.
Capisco l'intervento del mio collega e componente del mio stesso partito, Consigliere Solazzi, che richiama ad una formula diversa, ma in verità, diciamoci anche questo, chi ha letto il documento, chi lo ha visto fino in fondo, si rende conto che si spinge davvero tanto verso il riconoscimento delle richieste di quelle popolazioni, quasi sfiora un parere ancora più articolato, ma dove certamente questa Giunta e questo Consiglio regionale devono fare anche prevalere, nonostante tutto, le ragioni della necessità di mantenere un’integrità regionale necessaria per continuare a discutere di questo tema.
Non so fino in fondo come andrà a finire, non ne siamo certi nessuno perché l'autorità l’avrà il Parlamento, ma è comunque un documento che ha quell'equilibrio di spingersi il più possibile verso quell'esigenza, però allo stesso tempo non può fare appello alle proprie funzioni istituzionali di Consiglieri regionali. Tenete conto che chi vi parla è di Pesaro, conosce quelle realtà e quindi avrebbe voluto fare anche altri passi, ma credete che quelli fatti sono tutto ciò che era possibile fare, mantenendo la possibilità di esprimere anche un orientamento che riguarda la propria funzione istituzionale, perché non avrebbe potuto fare altro.
Al di là di come andrà a finire, faccio un appello al Presidente e alla Giunta regionale, che non solo, come ovvio, la nostra attenzione per quella realtà deve rimanere forte, ma deve aumentare.
Fra l'altro c'è la possibilità di un progetto di legge presentato in Parlamento – spero che il prossimo Parlamento lo recepisca prima ancora di arrivare alla discussione sull'eventuale modifica dei confini –, che è un documento che riguarda la possibilità di gestire i servizi fra comuni contermini, anche fra regioni diverse, con accordi veri fra le due Regioni. Voglio anche riconoscere che aver interpretato quella necessità poco prima del voto referendario è stato, dal mio punto di vista, forse inutile e forse anche un errore.
Al di là di questo non possiamo far altro che sostenere il documento della Giunta, tenendo conto fino in fondo – su questo voglio anche invitare coloro che sono qui in quest'Aula per ascoltare il dibattito – della portata del documento e della volontà di questa Giunta di riconoscere in maniera adeguata e specifica le caratteristiche peculiari di quella vallata. E' un documento orientato a raccogliere il massimo delle indicazioni che ci vengono date. Ovviamente il parere contenuto in quella delibera non è favorevole in quanto sopravvive la necessità di mantenere presso questa regione quel territorio straordinario della Valmarecchia.

PRESIDENTE. Ha la parola per l'ultimo intervento il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA. Potrei anche fare a meno di intervenire dopo aver ascoltato l'intervento del Presidente del gruppo del Partito Democratico perché ha raccolto perfettamente lo spirito che ha portato la Giunta a stendere questo parere così articolato e così comprensivo nei confronti della molteplicità delle ragioni che si esprimono su questa vicenda.
In effetti ci troviamo di fronte a un tema molto complesso che non può essere affrontato in modo superficiale e barbaro come in alcuni interventi si è cercato di fare.
Bisogna cercare di comprendere la complessità delle argomentazioni che si esprimono su quel territorio e cercare di riportarle ad una correttezza nella quale ogni funzione ed ogni livello di interpretazione trova la sua giusta collocazione. E il Consigliere Ricci lo ha fatto molto bene nel suo intervento.
Vorrei dire al Consigliere Tiberi che oggi questa non è una decisione che assumiamo noi come in Consiglio regionale, è una decisione che assumerà il Parlamento quando prenderà in esame l'iter di questo procedimento che si compone di varie fasi, i pareri dei Sindaci, il risultato del referendum e anche il parere che noi oggi offriamo che è un elemento di questo processo complesso.
Certamente sarebbe stato molto grave se il Consiglio regionale delle Marche non avesse espresso la sua valutazione e non avesse dato parere, allora sì che si sarebbe interrotto l'iter procedimentale.
Noi siamo qui a discuterlo in un periodo complesso e difficile, reso ancora più complesso e difficile dalla fase elettorale che stiamo attraversando. Però il fatto che non ci nascondiamo e che non rinviamo questa discussione credo vada a merito della nostra responsabilità e della capacità di responsabilità che tutti quanti insieme oggi siamo in grado di esprimere.
Vorrei dire, rispetto alle argomentazioni di merito, che indubbiamente c'è una valutazione di carattere storico rispetto a questa richiesta espressa dalla comunità dell'Alta Valmarecchia. Se andate a Roma trovate una via importante, forse la più importante di quella città, Via Veneto, che a sinistra ha Via Romagna e a destra Via Emilia. Se prendete gli Statuti delle comunità regionali italiane troverete che mentre noi abbiamo uno stemma della Regione Marche – preziosa edizione grafica a cura di Giorgio Mangani – troverete che la Romagna ha una sua identificazione e l'Emilia ne ha un'altra. Pertanto esiste una connotazione di carattere storico-culturale molto forte che alimenta questa valutazione che poi si è espressa nel referendum. Quindi non possiamo far finta che non sia predominante rispetto a tutte le altre valutazioni, dopodiché ne esistono anche altre. Forse c'è stata effettivamente una non perfetta comprensione delle dinamiche che si svolgevano su quel territorio e quindi un ritardo anche delle Amministrazioni locali che si sono succedute. Per parte nostra abbiamo cercato di compensare questi elementi di ritardo, abbiamo cercato di farlo con investimenti molto consistenti in quella zona, sia in termini di rappresentanza che in termini finanziari.
Vicepresidente del Consiglio Giannotti, quando dico che mediamente quel territorio ha dei servizi più elevati della media dell'entroterra regionale è un dato di fatto. Questo perché nell'entroterra montano c'è una situazione che è molto più disagevole rispetto a quella che si verifica in Valmarecchia. In Valmarecchia i servizi sanitari comunque sono stati garantiti, a Novafeltria esiste un presidio sanitario che altrove è stato disattivato. Sulla politica per la scuola sono stati fatti investimenti su quel territorio che in altre zone montane non sono stati fatti. Sul problema della sicurezza sono stati fatti investimenti per la protezione civile che non sono stati fatti in altri territori montani. Lì ci sono ancora i presidi dello Stato, i Carabinieri, la Polizia, ecc., che altrove non ci sono.
Quindi se valutiamo in modo comparato le situazioni di quell'entroterra montano con il resto del territorio della regione, credo di aver ragione nel dire che oggettivamente esistono servizi che comunque non compensano quel disagio che si è manifestato nella fase del referendum.
Dobbiamo prendere atto di tutte queste ragioni, delle ragioni che i Sindaci hanno manifestato - come ha evidenziato il Consigliere Solazzi - delle ragioni che hanno manifestato le popolazioni. Tuttavia siamo anche nella necessità di dover esercitare il nostro ruolo e una valutazione culturale rispetto al fatto che la nostra comunità regionale, che si declina al plurale rispetto a tutte le altre regioni italiane e che ha un modello policentrico, non può non far comprendere ai cittadini della nostra regione che esiste la necessità di non cedere alle tensioni e alla frammentazione. Quindi nel ruolo istituzionale che esercitiamo in qualche modo dobbiamo valorizzare la funzione unitaria che appartiene alla comunità regionale.
Da qui è nato questo parere non favorevole, che non è un parere contrario ma, ripeto, un parere non favorevole, che nella sua stesura ricomprende tutte le ragioni in modo molto forte, ragioni che sono state rappresentate dalla popolazione nel momento in cui si è espressa col voto referendario, dai Sindaci nel momento in cui hanno fatto le loro valutazioni e da parte nostra per la consapevolezza che abbiamo di questi problemi ma non potevamo non andare oltre.
Credo che esista una responsabilità, pur nella complessità di questa vicenda, che come Consiglio regionale dobbiamo esercitare rispetto alle funzioni identitarie della nostra comunità. Penso che oggi sarebbe davvero drammatico se il Consiglio regionale non approvasse questo documento così equilibrato che da parte della Giunta, e poi corretto in sede di Commissione, è stato elaborato, perché sarebbe una concessione che faremmo alle diverse istanze di una regione che si esprime con molte culture, che si esprime attraverso comunità molto articolate e che non a caso definiscono l'unica regione al plurale d'Italia. Quindi siamo chiamati, pur nella correttezza del nostro ruolo e della buona amministrazione, a dover rispondere anche a questa esigenza di profilo culturale e di risposta culturale che dobbiamo dare alla nostra comunità e che richiede un’unità complessiva e su cui ci stiamo spendendo molto. Dopodiché esiste tutto il resto, ma tutto il resto è ricompreso nel parere che abbiamo stilato.
Invito il Consiglio regionale e la maggioranza che dà vita a questo Governo ad essere corretta rispetto alla correttezza che questo parere manifesta e che consente al Parlamento di fare tutte le valutazioni che riterrà necessarie rispetto alle tante articolazioni delle posizioni che su una vicenda così complessa si esprimono.

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa. Ha chiesto la parola il Consigliere Tiberi.

Oriano TIBERI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei Consiglieri Capponi e Giannotti.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale della Proposta di deliberazione n. 6 partendo dalla lettera F.

Michele ALTOMENI. Procedo alla chiama:
David Favia sì
Sara Giannini sì
Roberto Giannotti no
Leonardo Lippi no
Marco Luchetti sì
Katia Mammoli sì
Francesco Massi assente
Almerino Mezzolani sì
Luigi Minardi sì
Adriana Mollaroli sì
Rosalba Ortenzi sì
Paolo Petrini sì
Fabio Pistarelli no
Cesare Procaccini sì
Mirco Ricci sì
Lidio Rocchi sì
Franca Romagnoli no
Vittorio Santori no
Daniele Silvetti no
Vittoriano Solazzi sì
Gian Mario Spacca sì
Oriano Tiberi no
Luigi Viventi no
Luciano Agostini sì
Michele Altomeni sì
Marco Amagliani sì
Fabio Badiali sì
Stefania Benatti assente
Massimo Binci assente
Giuliano Brandoni sì
Ottavio Brini no
Raffaele Bucciarelli sì
Giacomo Bugaro assente
Franco Capponi no
Guido Castelli no
Enrico Cesaroni no
Graziella Ciriaci no
Francesco Comi sì
Giancarlo D’Anna no
Sandro Donati sì

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 85
della Giunta regionale
“Programma di sviluppo rurale della Regione Marche in attuazione del Regolamento CE n. 1698 del Consiglio del 20 Settembre 2005”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 85 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Oggi dobbiamo approvare il Piano di sviluppo rurale anche se è una presa d'atto dopo l'approvazione della Comunità europea.
Al fine di dare piena attuazione alla normativa comunitaria ed utilizzare i fondi del secondo pilastro della Pac è stato elaborato nel 2007 il documento di programmazione di sviluppo rurale 2007-2013 relativo alla regione Marche, che è stato approvato all'unanimità dal Consiglio con la delibera n. 50 del 14 aprile 2007.
Con lo stesso atto amministrativo il Consiglio ha demandato alla Giunta regionale gli adempimenti relativi all'iter negoziale con la Commissione europea fino all'adozione da parte di quest'ultima della decisione finale di approvazione del medesimo programma di sviluppo rurale.
La stessa Commissione europea ha fatto pervenire soltanto alla fine di ottobre – ben dopo sei mesi – le osservazioni sul testo ricevuto, rendendo piuttosto critica la fase negoziale a causa dei tempi molto stretti a disposizione per poter chiudere la trattativa entro il 2007.
Fino al 20 novembre l'Assessorato all'agricoltura ha negoziato con gli uffici comunitari i margini di manovra e i gradi di libertà a disposizione della Regione con l'adeguamento del Psr. Quindi è stata avviata una fase interna di consultazione e confronto con il Consiglio regionale e con le parti sociali, un confronto che si è svolto in parallelo al confronto tecnico con gli uffici della Commissione europea.
La particolare procedura amministrativa di invio del Psr, che prevedeva la trasmissione per posta elettronica del documento, ha consentito fino all'ultimo giorno di apportare gli adeguamenti richiesti dal parternariato che sono stati giudicati compatibili dai funzionari comunitari.
Su alcune questioni di una certa rilevanza, invece, non è stato possibile ottenere l'approvazione di un testo pienamente condivisibile dal parternariato e dalle Commissioni consiliari consultate durante il negoziato dall'Assessorato all'agricoltura.
L'importanza della posta in gioco per l'intera agricoltura regionale ha però suggerito la scelta di perseguire l'immediata approvazione del Piano di sviluppo rurale al fine di attivare da subito le misure più importanti per le imprese marchigiane, rinviando alla fase successiva la riapertura del negoziato con la Commissione europea sulle questioni rimaste ancora irrisolte. Proprio per mettere in evidenza questa questione Commissioni terza e sesta hanno sviluppato un ordine del giorno da sottoporre a questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Scusi Consigliere Badiali, voglio richiamare un attimo l'attenzione dei Consiglieri e dei funzionari, perché così è impossibile seguire la discussione. Se siamo d'accordo possiamo anche sospendere il Consiglio, però non è dignitoso per nessuno che quando parla un Consigliere è impossibile sentire ciò che espone. Prego Consigliere.

Fabio BADIALI. Dicevo che questo ordine del giorno è stato approvato dalle Commissioni proprio per verificare l'opportunità di avviare un nuovo negoziato con la Commissione europea, dopo l'approvazione di questo Psr da parte del Consiglio regionale, cioè verificare se ci sono le condizioni per modificare, dietro le osservazioni pervenute dalle organizzazioni professionali agricole, le necessità e le competenze. Altra questione è quella di sottoporre alla valutazione delle Commissioni competenti i bandi per le eventuali modifiche di carattere non sostanziale.
Ci sono, inoltre, anche altre questioni come, ad esempio, quella sulle analisi di contesto, allegate al Psr, sulle quali è stato presentato un emendamento anche dall’Assessorato competente in quanto essendoci state modifiche è stato opportuno riscriverle e ripresentarle completamente.
Queste sono dunque le parti principali di questo nuovo Psr.

PRESIDENTE. Ora dobbiamo decidere se interrompere alle ore 13,30 o proseguire ad oltranza. La mia proposta è quella di proseguire ad oltranza e su questa chiedo al Consiglio di esprimersi.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Cesaroni.

Enrico CESARONI. Su questo Programma di sviluppo rurale, che il Consiglio regionale precedentemente ha approvato all'unanimità, non è vero quello che ha detto il Consigliere Badiali, cioè che è solo una presa d'atto, perché una presa d'atto significa che non si può modificare niente, quindi è una volontà politica e non una presa d'atto. E’ una volontà politica in quanto c'è un accordo fatto con la Commissione europea e pertanto noi non possiamo cambiare niente. Però qui ci sono dei punti fondamentali che poi elencherò perché voglio che rimangano agli atti.
L’altra volta il Psr era stato stravolto con un negoziato che hanno portato avanti gli uffici con Bruxelles.
Noi come minoranza, per un senso di responsabilità nei confronti di quegli agricoltori e di quelle aziende che devono ancora prendere i finanziamenti del vecchio Psr, che è finanziato con il nuovo, accettiamo e diamo una considerazione positiva all'atto.
Però, come ho detto anche in Commissione, nell'ultimo anno in agricoltura si è rovesciato il discorso delle priorità, quindi come Consigliere regionale non mi sento di avallare un atto dove, per esempio, non c'è la priorità sui cereali, un settore che a livello mondiale in questi ultimi sei mesi ha cambiato l'agricoltura marchigiana. Pertanto non è possibile che noi qui non vediamo le cose più grandi!
Mi auguro che l'Assessore e gli uffici nei bandi tengano presente di questo, perché l'agricoltura veramente ha cambiato volto da un anno ad oggi, quindi noi dobbiamo correre al passo con i tempi altrimenti non vediamo niente.
Approvare una cosa del genere oggi significa approvare una cosa già passata, significa non vivere la vita di tutti i giorni. Questo, Assessore, è un punto fondamentale.
L'altro argomento fondamentale è l'acqua. A tutti i livelli, su quello europeo, su quello mondiale, si fa il discorso sul risparmio dell'acqua, mentre in questo Psr non c'è una misura che va verso questa direzione.
Quindi è veramente grave che nessuno voglia approfondire temi così importanti e determinanti per l'agricoltura.
Facciamo leggi per cercare di incrementare di più il reddito all'agricoltura e portare altre attività nel settore agricolo e poi approviamo un Psr dove non si possono fare i lavori in economia; infatti per certi tipi di lavori l’agricoltore deve chiamare un’impresa esterna perché da solo non li può fare. Dunque anche questo è un controsenso.
Questi tre punti fondamentali che ho elencato, Assessore, sono veramente cose reali che vivono i cittadini che stanno sul territorio. L'agricoltura marchigiana oggi è questa.
Quindi, ripeto, questa non è una presa d'atto, ma una forzatura politica perché non vogliamo cambiare niente.
Pertanto voglio comunque sottolineare che dopo il Piano dobbiamo votare due ordini del giorno, uno proposto dalle Commissioni terza e sesta, l'altro del gruppo di Forza Italia, primo firmatario Capogruppo Capponi, presentato proprio per il fatto che essendo una presa d’atto non si può toccare niente, quindi sostiene certe iniziative da portare in discussione nella prossima Commissione, affinché ci sia almeno la buona volontà di cercare di adeguarsi ai tempi dell’agricoltura.
Noi chiediamo di andare avanti perché abbiamo il senso di responsabilità, ma chiediamo anche che venga rivisto il più presto possibile altrimenti, a svantaggio dell'economia di questa regione, noi rimaniamo indietro mentre gli altri vanno avanti.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Intervengo brevemente su questo Psr che è stato già approvato dal Consiglio, è andato poi al confronto in Commissione con gli uffici dell’assessorato all’agricoltura e con l’Assessore, infine è ritornato per l'approvazione.
Tutti avevamo concordato sulla necessità dell'approvazione dell'atto, perché a questo passaggio è legata anche la possibilità di sbloccare i finanziamenti dell’ultimo periodo del precedente Psr, cioè dei bandi del 2004, 2005 e successivamente del 2006. Quindi la Regione ha anche anticipato agli agricoltori, pertanto è necessario andare all'approvazione per permettere i finanziamenti delle misure dei passati anni di programmazione.
Nella fase tra l'approvazione del Consiglio e l'approvazione della Commissione europea in questo Psr ci sono state diverse modifiche, soprattutto su quello che era stato l'atto di programmazione del Consiglio. Non dimentichiamo che il Piano di sviluppo rurale è un atto di programmazione economica di questo settore e la programmazione non può essere modificata nella fase di trattativa a meno che non ci sia un’indicazione specifica.
Un altro aspetto importante è che questo atto precedentemente venne approvato dal Consiglio senza l'allegato riguardante i mancati redditi per le produzioni agricole sia animali che vegetali. Su questo in Commissione abbiamo chiesto all'Assessore di aprire un confronto con le associazioni dei produttori e con il mondo agricolo.
Rispetto ad alcune zone del territorio sembra che questo atto abbia dato più importanza ai territori pianeggianti lasciando un po' in secondo piano i territori collinari e montani sui quali è importane il presidio dell'agricoltura, questo anche alla luce di quelli che sono gli obiettivi del Psr.
Tra l'altro questi territori collinari e montani rappresentano la peculiarità, la specificità e il valore aggiunto in una visione integrata sia turistica che dei prodotti tipici, cioè della tipicità e della qualità del territorio delle Marche anche dal punto di vista turistico, quindi in una prospettiva di qualità che deve fare emergere la tipicità.
Non è possibile – su questo ci confronteremo con i risultati di questo Psr – che ci sia una prevalenza degli aiuti verso l'agroindustria, che comunque non vincerà mai la concorrenza del mercato globlale perché come regione Marche non abbiamo né gli spazi né le superfici per un'agricoltura intensiva. Quindi vanno valorizzate le tipicità e le peculiarità del nostro territorio, è importante che venga sviluppata l'integrazione con il turismo, con i lavori tipici e con le produzioni tipiche. E questo lavoro deve essere fatto tramite le misure del Psr.
Altra misura importante è quella della valorizzazione delle filiere, partendo dalle filiere corte, per far sì che anche con produzioni non altissime ci sia comunque lo sbocco diretto o la filiera più corta possibile per i produttori per garantire un prezzo equo rispetto al loro lavoro.
All'interno di un ordine del giorno, proposto dalle Commissioni III e VI, abbiamo inserito tre aspetti.
Il primo è quello di verificare l'opportunità di avviare un nuovo negoziato con la Commissione, quindi l'approvazione ma anche la partenza di un percorso di confronto con le associazioni per modificare e/o integrare il Piano tenendo conto delle osservazioni che verranno dalle organizzazioni professionali agricole, dalle associazioni e dalle Commissioni consiliari competenti. Quindi una verifica in progress e anche per rivalutare quei territori che sono rimasti un po' in sordina rispetto alle priorità che il Consiglio aveva dato.
L'altra questione è quella di mantenere, visto che ci sono le bozze di bando, le priorità, i criteri e le intensità di aiuto stabilite dal Psr. In caso contrario, per le eventuali modifiche di carattere non sostanziale, sottoporre tali criteri al parere della Commissione.
Infine, utilizzare nella redazione dei bandi di gara tutti i criteri volti alla semplificazione degli adempimenti burocratici senza ulteriori forme di restrizione rispetto all'accesso e alla documentazione necessaria durante la fase istruttoria e la fase di accertamento finale dei lavori a carico degli agricoltori. Per esempio sui bandi nella richiesta agli agricoltori si è passati da un progetto preliminare ad un progetto esecutivo. Questo è contrario anche alla semplificazione e alla possibilità di accesso, perché un progetto esecutivo costa anche 15-20 mila euro, quindi andare alla definizione di un progetto così approfondito e così costoso fa sì che molti agricoltori rinunciano a presentare progetti. Quindi sempre più questo Psr va nella direzione di essere utilizzato solo da pochi agricoltori.
Un altro aspetto importante, di cui dovremo valutare gli effetti, è la dimensione e la quantità degli investimenti nel settore biologico sia nelle produzioni che negli allevamenti.
Le Marche è la seconda regione per quanto riguarda la percentuale di ettari coltivati a biologico, quindi è importante mantenere questo aspetto di qualità. Quindi nel nuovo Psr, anche sulle quantità che verranno utilizzate a biologico, che si vada a verificare l'efficacia e la correttezza dell'impostazione dei bandi e di ciò che viene richiesto agli agricoltori.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. L'iter di approvazione di questo importantissimo strumento, l'unico strumento di programmazione di sostegno al settore agricolo, anche per stimolare un effettivo cambiamento e un'effettiva presa di coscienza del ruolo fondamentale che l'agricoltura può svolgere per l'economia di questa regione, ha avuto una vicissitudine abbastanza complicata e complessa.
Ritengo che una colpa vada attribuita alle difficoltà delle procedure che abbiamo in campo quando ci relazioniamo con la Commissione europea, ma dall'altra probabilmente c'è anche una scarsa preparazione di tutta la macchina burocratica e amministrativa a ragionare e a concordare con il Consiglio regionale, con la Commissione e con le organizzazioni di categoria quelle modifiche che sono state tutte illustrate come richieste da Bruxelles, ma che mio avviso invece potevano essere discusse e trattate in modo diverso.
Questo Psr delle Marche ha delle grandi difficoltà, le risorse sono molto poche dato il trascinamento che abbiamo di tante misure del precedente periodo di programmazione, dei 460 milioni di euro soltanto 270 saranno spesi nel prossimo periodo.
Il negoziato con l'Unione europea non ha coinvolto a mio avviso la realtà dell'economia agricola delle Marche. Il settore dell'agricoltura è un settore in grande ed enorme trasformazione e che segue il modificarsi dell'economia mondiale. Oggi il quintale di grano o di un altro prodotto ha sempre più un valore legato addirittura al petrolio piuttosto che ad altri valori di natura alimentare.
La nostra propensione e la nostra vocazionalità, ad esempio, a produrre bietola o soprattutto a produrre cereali da trasformazione per il settore alimentare, è stata disattesa da una parte perché abbiamo, attraverso una trattativa europea, disattivato in Italia il settore bieticolo-saccarifero, dall'altra perché questo Piano non tiene sufficientemente conto dell'importanza ad esempio dei cereali perché nel momento in cui questo Piano è nato i cereali erano ai più bassi prezzi storici di prezzo e ai più bassi livelli di attenzione del mercato mondiale.
Per questo il Psr deve essere quanto più flessibile possibile e noi dovremmo essere attenti ad apportare quelle modifiche che possono farci cogliere tutte quelle opportunità della vocazione dell'agricoltura marchigiana.
Abbiamo intravisto nella stesura finale da parte della Commissione europea delle incongruenze e delle difficoltà a valorizzare i vari settori che riteniamo strategici anche per l'agricoltura delle aree interne e delle aree montane, quella ad esempio della non previsione di investimenti per conservare la risorsa idrica che oggi, anche a causa dei mutamenti climatici, rende sempre più difficile svolgere un'attività agricola differenziata e che si possa adeguare con i tempi. Il fatto di non avere un'adeguata risorsa idrica non ci consente di modificare le nostre produzioni in linea con il mercato, saremmo relegati a fare esclusivamente delle cose ben determinate e non saremmo flessibili.
Ho presentato degli emendamenti, ma raccolgo l'invito personale dell'Assessore a ritirarli perché un’eventuale loro accoglimento potrebbe ulteriormente pregiudicare il necessario avvio immediato del Psr che ha già scontato un ritardo non indifferente.
Quindi abbiamo dato una grande disponibilità nell'affrontare tutta la tematica, nel proporre centinaia di emendamenti alla prima versione del Psr, nell’aver accolte delle strategie importanti e che oggi si rivelano ancora più strategiche come quella della filiera corta, come quella della considerazione che l'azienda diretto-coltivatrice singola può avere ancora un ruolo nell'agricoltura e nell'economia di questa regione. Per il fatto che l'agricoltura biologica debba essere non abbandonata ma tracciato un percorso all'interno di una filiera che porti alla sua valorizzazione effettiva, alla trasformazione del prodotto e all'utilizzabilità soprattutto nelle mense pubbliche. A creare anche quel sentimento da parte dei marchigiani di vicinanza a un sistema agricolo estremamente sano, dinamico e responsabilità nella produzione di alimenti. Vogliamo dare all'agricoltura del nostro territorio un legame con i servizi del territorio, le mense scolastiche, le mense pubbliche, quelle della sanità.
Per tutto questo, dicevo, ci siamo adoperati a presentare modifiche dove abbiamo visto accolte tutte queste strategie.
Ora ci sono ancora delle cose che non vanno. Nell'ordine del giorno che abbiamo presentato abbiamo immesso delle sensibilità che dovrebbero essere recepite a livello di comitato di sorveglianza, spero subito, e poi in quelle modifiche di breve periodo che dovremmo apportare.
Il Piano è stato modificato in buona parte rispetto alle previsioni e alle discussioni iniziali. In alcuni casi queste modifiche hanno addirittura recepito degli emendamenti che avevamo presentato e che invece erano stati respinti dall'Assessorato. In altre ci sono delle indicazioni nuove che non sempre sono rispondenti ai bisogni del nostro territorio.
Il discorso che il cerealicolo due anni fa non era un settore strategico per le Marche, oggi non è più vero. Questo settore di cui questa regione è stata pioniera, soprattutto nel discorso del grano duro ma anche dei grani di qualità, oggi ci può portare ad avere uno sviluppo di un sistema e di una filiera che ci porti alla trasformazione e alla commercializzazione di prodotti che potrebbero avere il marchio del nostro territorio.
Un altro aspetto che non è stato sufficientemente svolto, o almeno non siamo stati sufficientemente coinvolti, Assessore, è la riorganizzazione dei servizi che devono sottendere alla gestione di questo Piano.
Certamente staremo attenti e vigili affinché non si ripeta quello che è avvenuto nella gestione precedente, dove si sono verificate le più basse performances di utilizzazione dei fondi comunitari, dove c'è stato un enorme splafonamento di interventi ammessi a finanziamento, ma che oggi ricadono su un periodo di programmazione come quello 2007-2013. Fondi che erano strategici per dare un impulso mentre noi li abbiamo utilizzati anche per finanziare piani che non avevano quel respiro economico e organizzativo che potevano dare un cambiamento al settore.
Per questa voglia di mettere sempre la politica davanti ai grandi obiettivi stiamo perdendo delle grandi opportunità. Utilizziamo 150 milioni di euro per finanziare piani della vecchia gestione, ma questi piani sono stati ammessi con un'operazione politica, nel senso che sono stati immessi quando il piano stava finendo, abbiamo utilizzato anche progetti che non avevano un grande valore strategico per l'economia marchigiana. A parte che non potrà avvenire perché le risorse sono esigue, comunque riteniamo che questo non debba più accadere.
Inoltre non deve più accadere che per 450 giovani agricoltori nel momento pre-elettorale, a trenta giorni dalle elezioni, questa Regione riconosce il premio giovani e poi non lo hanno avuto, anzi, si sono dovuti accollare i costi di una vertenza che la Regione ha sostanzialmente usato per salvare se stessa. Infatti la sentenza del Consiglio di Stato dice che quei premi non li dovrà pagare nessuno, né la Regione, né la Comunità europea. Ma, Assessore, quei 450 giovani, le assicuro che si sentono totalmente presi in giro da questa Regione, anche perché era stato usato quello strumento per fini elettorali quindi sono ancora più arrabbiati.
Spero che tutto questo non succeda nel prossimo periodo di programmazione, Assessore, e le dico anche che staremo anche molto attenti a tutto quello che accade. Le abbiamo presentato anche decine e decine di interrogazioni su cose che non abbiamo capito, sulle quali ritengo che lei ci debba rispondere; ora le trasformeremo anche in risposta scritta per evitare che le lungaggini di questo Consiglio non consentano di non avere una risposta appropriata a questi temi.
Inoltre le chiedo di dare anche un parere sul nostro ordine del giorno che tende a dare dei suggerimenti e sul quale non vogliamo perorare con degli emendamenti che potrebbero creare qualche problema di lungaggine amministrativa.
In seguito interverrò soltanto per l'illustrazione di questo ordine del giorno.

Presidenza del Presidente
Raffaele Bucciarelli

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa, passiamo alla votazione degli emendamenti. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Volevo soltanto aggiungere che se l'Assessore ci dice che gli ordini del ordine del giorno verranno presi in considerazione ritireremo tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Malgrado forse non dovrei farlo per mantenere la tranquillità del momento, tengo comunque a ribadire che la gestione del negoziato con la Comunità europea ha visto la Regione Marche brillare per originalità. Cioè per il fatto che nel corso del negoziato questa Giunta si sia confrontata, attraverso questo Assessore e il Servizio agricoltura, con la Commissione europea, con le associazioni agricole ed anche con i Consiglieri regionali. In nessuna Regione vi sono stati confronti, confronti che sono stati tutti chiusi prima dell'approvazione in Consiglio regionale, quindi prima dell'invio alla Commissione europea di questo atto.
Tra l'altro questo atto, quando nel dicembre scorso venne approvato dal Comitato Star competente, ricevette la piena condivisione in particolare di quelle associazioni agricole che sembravano più recalcitranti alle modifiche. Parlo in primis di Coldiretti, basta andare sul suo sito per rendersi conto di quanto quell'associazione sia soddisfattissima di questo documento.
E' vero che questo documento ha avuto delle modifiche anche sostanziali ed importanti – ne abbiamo parlato anche in occasione di una specifica interrogazione –, le ha avuto soprattutto in relazione all'Asse 2 e alle misure agroambientali dove la dimensione ambientale è stata preferita a quella organizzativa che tutti noi avevamo invece privilegiato. Ma per altre questioni vi è stata una maggiore precisione di quelle che erano le schede di misura in relazione alle priorità scaturite dall'analisi di contesto. Priorità che sono certamente quelle relative a quelle analisi di contesto e all'indagine fatta in occasione di quella approvazione del Psr con le dinamiche di mercato, Consigliere Cesaroni, allora presenti.
Faccio l'esempio specifico dei cereali. Sebbene i cereali abbiano una priorità di settore bassa, ma per questioni connesse ce l'hanno alta, vedi lo stoccaggio. Questo significa che per i cereali, come si è detto anche in sede di Commissione, quella priorità di settore bassa significa che nel punteggio complessivo c'è un 10% dello stesso che viene influenzato da questa bassa priorità di settore.
Parlo delle dinamiche di mercato perché queste, come ogni altra esigenza che venisse rappresentata in relazione a mutamenti territoriali, strutturali, quindi di mercato, devono essere necessariamente prese in considerazione, tant'è che la normativa europea lo prevede in maniera molto specifica.
Il Comitato di sorveglianza che periodicamente deve riunirsi serve non solo a garantire che il programma vada avanti così come programmato, ma serve anche a garantire che quelle risorse vengano spese con efficienza, efficacia, quindi con la massima utilità per il settore agricolo, e ovviamente la massima utilità si persegue adeguandosi a quelle che sono dinamiche di cambiamento a volte oggettivamente riscontrabili, appunto come quella dei cereali e del grano duro.
Credo che questo Piano sia stato modificato in misura inferiore rispetto a quanto a volte viene contestato. Anche oggi ho sentito il Consigliere Binci che ha parlato di eccessivi finanziamenti all'agroindustria. Qui non ci sono eccessivi finanziamenti all'agroindustria, certo i rischi sono sempre di fronte a noi e vanno sempre considerati per evitarli, ma al momento questo rischio non c'è o per lo meno non si legge nelle pagine di questo programma di sviluppo rurale. Un Psr che naturalmente non afferma che l'agricoltura marchigiana può crescere e svilupparsi solo con i pur meritevoli presidi dello slow food, ma neanche si affida a quelle che sono solo produzioni industriali che ormai non hanno più modo di essere, anche per quello che è un completo disaccoppiamento delle colture.
Credo, in definitiva, che il compito dell'Amministrazione regionale sia soprattutto quello di spendere al meglio queste risorse, evitando revoche e rinunce che a volte possono produrre una eccessiva negoziazione con le parti. Quindi il dovere principale è anche quello di organizzare il decentramento, l'organismo pagatore e quindi la funzionalità degli uffici nella misura migliore possibile.
Infine, questi ordini del giorno presentati, anche in relazione a quello che ho detto, possono essere approvati, a volte anche con una previa valutazione che potremo anche fare insieme in apposite sedute della Commissione. Per esempio, leggendo solo adesso l'ordine del giorno del Consigliere Capponi, posso esse d’accordo sulle questioni che riguardano la gestione della crisi idrica, quindi le maggiori strumentazioni di cui abbiamo bisogno per quello, sono però un po' meno d'accordo nell'estendere alle aree C2 i benefici ricadenti nelle sole aree montane. Comunque sono questioni di cui si può tranquillamente discutere e che insieme a quelle presenti nell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza possono naturalmente entrare nel normale e fisiologico dibattito su questo settore, un dibattito che Giunta e Consiglio terranno con le associazioni in relazione alle eventuali necessità di cambiamento del Piano che si dovessero riscontrare nel corso della sua esecuzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Ritiro tutti gli emendamenti dal n. 3 al n. 9, mentre gli emendamenti n. 1 e n. 2 modificano il dispositivo della delibera richiamando delle norme di legge, quindi non sono così influenti, per cui chiedo che vengano mantenuti.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1 a firma Capponi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 2 a firma Capponi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamenti dal n. 3 al n. 9. Ritirati.

Emendamento n. 10 a firma Petrini. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 1 “Osservazioni sul Psr e sulla sua attuazione” proposto dalle Commissioni III e VI. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Ordine del giorno n. 2 “Recepimento modifiche al Psr Marche approvato dalla Ce con decisione C 724 del 15 febbraio 2008 in sede del Comitato di sorveglianza con la Ce” proposto dai Consiglieri Capponi, Pistarelli, Lippi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 85 così come emendata. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Riguardo alla richiesta che era stata fatta dall'Assessore Marcolini di anticipo della proposta di legge n. 221, chiedo il rinvio di questo atto perché è opportuno e anche necessario un ulteriore passaggio in Commissione, se l'Assessore è d'accordo, considerato che ci sono questioni legate ad emendamenti che verranno apportati o che sono stati proposti in relazione alle aliquote previste sulle acque minerali.
Quindi chiedo di rinviare questo atto, dopo il passaggio in Commissione, al prossimo Consiglio utile.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Vista l'esigenza presentata dal Presidente della seconda Commissione e da quella che lei, Presidente, prima richiamava, cioè di riunire la Commissione prima dell'approvazione dell'atto, mi pare quindi ragionevole tornare in Commissione e discutere con molta urgenza tale proposta di legge al prossimo Consiglio.

PRESIDENTE. Quindi metto in votazione la richiesta di rinviare in Commissione la proposta di legge n. 221 e portarla alla prossima seduta del Consiglio regionale.

(Il Consiglio approva)


Mozione n. 55
del Consigliere D’Anna
“Diritti umani in Tibet”
(Discussione)

PRESIDENTE. Così come deciso dal Consiglio passiamo ora alla discussione della mozione n. 55 del Consigliere D'Anna. Nel pregare il personale d’Aula di distribuire la copia di tale mozione, do intanto la parola al consigliere D'Anna per l’illustrazione..

Giancarlo D'ANNA. Innanzitutto vorrei ricordare, e i Consiglieri avranno anche modo di verificarlo, che questa è una mozione che risale al 12 dicembre 2005… (brusio in Aula) Presidente, sono qui dentro dalle ore 10,00 e anche se so che tra i tanti argomenti che ci sono questo...

PRESIDENTE. Bene, Consigliere, visto che comunque per fare le fotocopie della mozione di vuole qualche minuto, sospendo il Consiglio per cinque minuti.

La seduta è sospesa alle ore 14,05

La seduta riprende alle ore 14,20

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Ha la parola il Consigliere D'Anna per l’illustrazione della mozione n. 55.

Giancarlo D'ANNA. Come dicevo prima questa è una mozione che ho presentato per una serie di motivi nel dicembre 2005. Sono 49-50 anni che in Tibet c'è una situazione drammatica, come c'è anche in Birmania, e purtroppo ci si rende conto solo quando succedono eventi come quelli verificatisi in questi giorni nel quarantanovesimo anniversario dell'insurrezione a Lhasa dei tibetani contro l'occupazione cinese.
Non vorrei che avvenisse come la questione birmana della quale in molti si erano interessati durante gli episodi drammatici vissuti da quella nazione, ma per poi dimenticarsene.
In questa situazione c'è un qualcosa in più, ci sono le olimpiadi della prossima estate che sicuramente sono una vetrina importante e che forse magari hanno anche contribuito ad evidenziare quello che sta succedendo.
Il 10 marzo scorso c'e stata la ricorrenza del quarantanovesimo anniversario dell'insurrezione di Lhasa, le manifestazioni sono state represse col sangue soprattutto a Lhasa, ma anche in India ci sono state delle cariche della polizia contro i manifestanti tibetani che con uno spirito simile a quello di Mahatma Gandhi vogliono risalire l'India per entrare in Nepal e poi in Tibet per protestare, appunto, contro le olimpiadi e contro l'atteggiamento che ha la Cina nei confronti dei diritti umani.
Credo che sia abbastanza doveroso da parte del Consiglio regionale fare quello che non è stato fatto in passato – lo dico senza alcuna polemica – dal Governo nazionale che ha evitato accuratamente di accogliere il Dalai Lama nella sua visita in Italia. Credo che le posizioni assunte in passato, non solo dal Governo nazionale italiano ma anche di altri Governi, abbiano indebolito non solo la figura del Dalai Lama ma l'intera battaglia del popolo tibetano.
In Italia esiste dal 2002 l'associazione dei Comuni, delle Province e delle Regioni per il Tibet, è una proposta nata dal Consiglio regionale del Piemonte. A questa associazione fanno parte circa 150 enti, di cui 131 Comuni, 11 Province, 4 Regioni e 1 Comunità montana, quella della Valmarecchia. La Comunità montana della Valmarecchia c'è perché esiste un legame tra Pennabilli e il Dalai Lama in quanto circa 400 anni fa un missionario originario di Pennabilli si recò a Lhasa per aprire una chiesa, e qualche anno fa dal Dalai Lama fu portata una copia della campana di Lhasa.
Nella mia mozione, presa pari e patta da quella che si andava ad istituire presso il Consiglio regionale del Piemonte, quindi non è di parte, si citano le varie risoluzioni del Parlamento europeo, le risoluzioni della sottocommissione delle Nazioni Unite, la sottocommissione parlamentare del Consiglio d'Europa, le risoluzioni adottate dal Consiglio degli Stati Uniti d'America, che tra l’altro tempestivamente in questi giorni hanno tolto dalla lista nera la Cina e qualche giorno dopo purtroppo è successo tutto questo. Cita, inoltre, la dichiarazione di costituzione dell'Associazione, di cui vi parlavo prima, cita quel milione di morti tibetani che ci sono stati nel corso dei decenni e che purtroppo vengono ricordati solo quando questi episodi si ripetono, anche se in misura minore, cita la distruzione dei monasteri tibetani e l'occupazione cinese.
Ho avuto modo lo scorso anno di andare in Tibet quindi mi sono reso conto di persona che tipo di atteggiamento c'è da parte delle autorità cinesi nei confronti dei tibetani. Può sembrare assurdo però è capitato anche a me all'interno dei vari monasteri, infatti i pochi monasteri che sono rimasti sono controllatissimi, addirittura ci sono delle videocamere e dei microfoni per ascoltare quello che viene detto dalle guide per vedere se si attengono alle disposizioni del regime.
E' evidente che in questi giorni c'è una situazione veramente drammatica. E’ drammatica perché quello che il Dalai Lama ha definito ieri come un genocidio culturale è già in atto da parecchio tempo. Entrando in Tibet dal Nepal, ho avuto modo di attraversarne buona parte, vi posso assicurare che soprattutto nelle città tutto quello che fa riferimento alla cultura tibetana è stato completamente demolito. Sto parlando di edifici, di donne che vengono fatte abortire, di un grossissimo incremento della popolazione cinese di etnia Han nella capitale Lhasa, con un annientamento sia culturale che architettonico. A Lhasa rimane il Potala, che è il vecchio palazzo del Dalai Lama, e pochi altri edifici, tutto il resto è cinesizzato. L'apertura della ferrovia Pechino-Lhasa fa in modo che arrivino maree e maree di persone che vanno lì ad occupare il territorio, e non solo militarmente, ed anche che arrivi il turismo sessuale in quella che è considerata la capitale spirituale dei buddisti di mezzo mondo.
E' chiaro che quello che può fare un Consiglio regionale è molto poco rispetto a queste problematiche. Molto spesso in quest'Aula si parla di piccoli interessi di bottega trascurando a volte un aspetto fondamentale, cioè che si possa dare anche un piccolo contributo per evitare che ci siano popolazioni, come quella tibetana, che all'interno delle loro case non possono tenere la figura del Dalai Lama - come da noi si tiene magari l'immagine di Padre Pio - o dove nei cartelli stradali la lingua è completamente diversa da quella tibetana.
Quindi credo che dobbiamo necessariamente fare qualcosa, lo dico con un intervento che mi viene veramente da dentro proprio perché ho vissuto in prima persona alcune situazioni che spesso ti lasciano il segno.
Dunque, cosa chiedo? In poche parole chiedo di dare un segnale, non dico di boicottare o non boicottare le olimpiadi - personalmente sarei a favore del boicottaggio, ma in questa fase non mi interessa, ognuno può scegliere liberamente il suo giudizio –, ma sarebbe opportuno, insieme alle Province e alle Regioni, che fanno parte di questa Associazione, far capire proprio in questa fase molto delicata che c'è un'attenzione anche da parte, appunto, della Regione Marche. Quindi chiedere al Governo e al Parlamento della Repubblica di dare attuazione a quelle risoluzioni del Parlamento europeo concorrendo in questo modo ad un accordo che garantisca la piena autonomia dei tibetani in tutti i campi, dalla vita politica a quella economica.
Inoltre, ma questo fa parte dello statuto dell'associazione guidata dalla Regione Piemonte, si chiede di mantenere la bandiera tibetana - qui mi sono permesso di portare l’unica che ho - fino a quando il Governo della Repubblica popolare della Cina e il Governo tibetano in esilio non avranno concordato un nuovo Stato, e di aderire all'Associazione Comuni, Province e Regioni per il Tibet. Se vi ricordate il Dalai Lama è stato ospite della Regione Piemonte e di qualche comune proprio in virtù di questa sorta di gemellaggio.
Infine si impegna la Giunta regionale a trasmettere questo ordine del giorno al Consiglio dei Ministri, ai Presidenti delle Camere, ecc..
Credo che sia una cosa molto equilibrata e forse fra le tante cose di cui si discute in quest'Aula a volte sarebbe opportuno fermarsi a ragionare su ciò che succede intorno a noi. Perché se qualche anno fa quello che succedeva lontano dai nostri confini poteva essere trascurato oggi non lo è più. Questo perché, con tutti i pregi e con tutti i difetti, viviamo in un mondo globalizzato dove credo sia importante dare anche un solo piccolo contributo per evitare che ci siano parti di questo mondo dove accadano cose come quelle che stanno succedendo in questi giorni in Tibet.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Intanto voglio riconoscere al Consigliere D'Anna di aver posto un problema serio in tempi non sospetti.
Noi siamo per la netta condanna delle violenze e della repressione rispetto a qualsiasi tipo di manifestazioni pacifiche. Sappiamo anche – ne parlano i giornali questa mattina – che in quelle legittime manifestazioni si sono inseriti atti terroristici che utilizzando la legittima aspirazione di quel popolo cercano di strumentalizzarla in vista delle olimpiadi.
Ci sono aspirazioni legittime di una minoranza etnica significativa, ma nella mozione vengono introdotte questioni che, secondo me, è meglio non introdurre, cioè ci sono aspetti che anziché risolvere destabilizzerebbero di più la situazione, come il riconoscimento del cosiddetto governo legittimo in esilio. Questo porterebbe alla guerra civile se una comunità internazionale riconoscesse una cosa di questo tipo.
Noi non siamo in grado di prevedere quello che è successo nel Kosovo e in quell'enclave dell'Europa siamo proprio sull'orlo della guerra civile, tanto più che quello è un lembo di terra organizzato e controllato dalla malavita internazionale, ma qui invece siamo in tutt'altra situazione, una situazione più esplosiva.
Nonostante questi rilievi e questa precisazione noi siamo nettamente contrari a qualsiasi forma di violenza.
Invito, se è d'accordo il Consigliere D'Anna e visto che la situazione purtroppo non termina oggi, di prevedere al primo punto del prossimo Consiglio regionale una discussione e lavorare su una mozione unitaria di tutto il Consiglio regionale, aggiornata proprio per verificare se ci sono le condizioni e quindi poter dare una risposta alta.
A conclusione, sconsiglierei di esporre nelle Istituzioni e soprattutto in un Consiglio regionale bandiere di qualsiasi tipo o di Stati esteri in generale. Una cosa del genere in questo Consiglio regionale l'abbiamo già vista quando è stata esposta la bandiera di uno Stato estero che si trovava in una situazione molto grave, e ciò non ha aiutato, anzi, ha peggiorato al situazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Tiberi.

Oriano TIBERI. Voglio intervenire a sostegno delle problematiche che ha esposto il Consigliere D'Anna.
Questa mattina ho sentito per radio due dati raccapriccianti. In Cina ogni anno ci sono 10 mila esecuzioni, 10 mila condannati a morte. Siccome i cinesi non buttano via mai niente e visto che c'è il mercato globale essi vendono gli organi. Dunque il 95% degli organi che si vendono nel mondo sono dei 10 mila condannati a morte cinesi. Sono veramente dati raccapriccianti.
Quindi apertamente sono per boicottare le olimpiadi, perché con certe cifre, con certi dati non ci possono essere mezze misure, non ci può essere la politica dello struzzo e quindi facciamo finta di nulla.
Ripeto, ci sono dieci mila condannati a morte e il 95% degli organi che si vendono nel mondo provengono da questi diecimila morti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Sostanzialmente condivido l'impostazione dell'ordine del giorno, l'unica cosa che aggiungerei – a parte il discorso dell’esposizione della bandiera per quel periodo che è una cosa particolare - è un ragionamento da fare con l'Europa. Cioè è tutta l'Europa che deve prendere una posizione, e questo è come impegno al Governo italiano di prendere una posizione comune, perché sappiamo perfettamente che è una delle questioni più complicate nei rapporti con la Cina.
Sarei anche dell'opinione di chiedere al Governo italiano di impegnarsi insieme all'Europa di chiedere il termine della repressione, perché nel caso in cui la repressione dovesse continuare a quel punto la partecipazione alle olimpiadi sarebbe certamente una cosa veramente vergognosa.
Con l’aggiunta di queste due questioni sarei dell'opinione di approvare questa mozione.

PRESIDENTE. Consigliere D'Anna, su questa proposta?

Giancarlo D'ANNA. Consigliere Luchetti, avrà sicuramente visto che l'Europa è citata in più occasioni, con la risoluzione del Parlamento europeo del 1987, del 1989, del 1993, del 1995, per arrivare fino al 2000, quindi già delle risoluzioni ci sono state.
Francamente non vorrei entrare sul discorso olimpiadi no o olimpiadi sì, anche se io sono a favore del boicottaggio, ma questa mozione l’avevo predisposta da tempo ed è uguale, ripeto, a quella presentata dalla Regione Piemonte, tra l’altro dei 131 comuni che fanno parte di questa Associazione buona parte sono di centro-sinistra, per cui non è una cosa di parte.
Quindi se vogliamo aggiungere il discorso del boicottaggio lo possiamo anche fare, però chiederei comunque di rimanere su questo modello perché tra le altre cose è quello che è stato accettato dai 147 enti di cui parlavo prima. In quanto uno degli obiettivi è quello di avere un documento comune che ovviamente ha più forza rispetto alle proposte che vanno fatte ai vari Governi nazionali o europei, quindi avere 150 enti che dicono la stessa identica cosa penso sia uno strumento più adeguato alla situazione.
Quindi la lascerei così, ma se proprio si vuole aggiungere qualcosa mettiamo l'eventuale boicottaggio.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Con questa mozione il Consigliere D'Anna ha dimostrato attenzione e sensibilità nei confronti di questo territorio e delle sue delicatissime problematiche in un contesto molto diverso da quello dell'emergenza. Però a me pare che nella situazione di oggi votare il testo così com'è sia assolutamente fuori contesto. Per cui o siamo in grado, mentre si procede con l'altro punto all'ordine del giorno, di aggiungere alcune questioni di attualità altrimenti non ha senso, oppure ritengo opportuna anche la proposta che ha fatto il collega Procaccini.
In ogni caso questo testo così è monco, a me sembra sbagliato perché pur riconoscendo la storia di questo territorio non fa poi riferimento all'attualità.
Anch’io non sono d'accordo sulla esposizione della bandiera esposta, mentre per quanto riguarda la partecipazione alle olimpiadi ho riserve se continua questa situazione.
Per cui chiedo che questa importante mozione, che dimostra sensibilità politica da parte di chi l’ha proposta, vada assolutamente aggiornata, altrimenti sarebbe monca della fondamentale questione attuale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Allora mettiamo proprio solo due righe rispetto ai fatti accaduti, perché, ripeto, questa mozione risale a due anni e mezzo fa quindi se andiamo a modificare...

PRESIDENTE. Vorrei fare una proposta, Consigliere D’Anna, intanto vi potete incontrare poi alla fine della seduta la votiamo, d'accordo?

Giancarlo D'ANNA. Va bene, Presidente, però con l'impegno che venga votata nella seduta di oggi.

PRESIDENTE. Infatti la proposta che ho fatto è questa.

Giancarlo D'ANNA. Certo, grazie.


Nomina
Garante per l’infanzia e l’adolescenza
(Articolo 2, comma 1, legge regionale 15 ottobre 2002, n. 18)


PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina del Garante per l’infanzia e l’adolescenza. Prego distribuire le schede.
La votazione è nominale, si può votare un solo nome e la legge prevede che nelle prime tre votazioni verrà eletto chi avrà almeno ricevuto i dei due terzi dei voti degli aventi diritto.

(Segue prima votazione)


PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 33, schede bianche n. 3, schede nulle n. 1, schede valide n. 29.
Hanno ricevuto voti: Italo Tanoni n. 8, Alessandro Fucili n. 5, Mery Mengarelli n. 3, Alfredo Pacassoni n. 9, Riccardo Borini n. 4.
Procediamo con la seconda votazione. Prego distribuire le schede.

(Segue seconda votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 34, schede bianche n. 3, schede valide n. 31.
Hanno ricevuto voti: Alfredo Pacassoni n. 10, Italo Tanoni n. 9, Mery Mengarelli n. 1, Alessandro Fucili n. 6, Riccardo Borini n. 5.
Procediamo con la terza votazione. Prego distribuire le schede.

(Segue terza votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 34, schede bianche n. 3, schede valide n. 31.
Hanno ricevuto voti: Alfredo Pacassoni n. 11, Italo Tanoni n. 8, Riccardo Borini n. 5, Alessandro Fucili n. 6, Mery Mengarelli n. 1.
A questo punto cambia il sistema della votazione. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Chiedo la sospensione del Consiglio per quindici minuti per cercare di trovare una convergenza su una proposta quindi ad un voto certo al prossimo turno, altrimenti rischiamo di andare ad oltranza e non risolvere il problema.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Siamo contrari alla sospensione del Consiglio regionale, prima di tutto perché la maggioranza dimostra ancora una grande confusione non avendo individuato nessun rappresentante che possa ricoprire questo importante incarico.
Accettiamo il fatto di una sospensione soltanto se viene affermato un principio, cioè che alcune figure di garanzia di questa Regione siano indicate anche dalla minoranza, come peraltro avviene nella normalità delle Regioni italiane. Solo in questa Regione la maggioranza ha preso tutto e non è in grado di governare!
Quindi se c'è una voglia di contrattare anche con l'opposizione va bene, altrimenti non vogliamo l'interruzione della votazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Prendo atto della richiesta di sospensione che ha fatto il capogruppo del Partito Democratico Consigliere Ricci, tuttavia la difficoltà e la contraddizione non è insita alla maggioranza, qui ci sono contraddizioni insite dentro alcuni gruppi, in particolare quelli più grandi, che per non sbagliarsi presentano 3-4 candidature ognuno. Quindi non è giusto coinvolgere su questo la maggioranza, né tanto meno i gruppi della sinistra o, per quanto ci riguarda, i Comunisti Italiani. Pertanto diciamo che noi siamo estranei a questo mal costume, cioè a quello con il quale si presentano tante candidature tanto, poi dice, alla fine qualcuno verrà eletto.
Se è possibile, Presidente, vorrei cogliere questa occasione, anche se siamo dentro la votazione all'interno del seggio elettorale, per fare una proposta. Visto che c'è una legge della Giunta regionale che giustamente propone la riorganizzazione degli organi di garanzia, compreso questo, e li mette – anche se si può non condividere questa scelta – all'interno dell'Ufficio del difensore civico, sarebbe più saggio soprassedere, prorogare questa istituzione che già esiste, approvare la legge e rivedere il tutto. Questa secondo me è una proposta saggia, anche se non so se ci saranno i tempi.
Quindi noi non parteciperemo a riunioni di maggioranza che non esistono, in quanto nessuno può arrogarsi come maggioranza o minoranza il difensore civico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Se si riuniscono solo i capigruppo possiamo andare avanti e votare la mia mozione che abbiamo già concordato.

PRESIDENTE. Credo che sia più opportuno sospendere il Consiglio è per dieci minuti.

Il Consiglio è sospeso alle ore 15,15

Il Consiglio riprende alle ore 15,45

PRESIDENTE. Procediamo con la quarta votazione per la quale viene ora richiesta la maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati, quindi 21 voti. Prego distribuire le schede.

(Segue quarta votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 32, schede bianche n. 4, schede valide n. 28.
Hanno ricevuto voti: Italo Tanoni n. 8, Alfredo Pacassoni n. 1, Riccardo Borini n. 1, Alessandro Fucili n. 18. Pertanto nessuno risulta eletto.
Ha la parola l'Assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Ho chiesto la parola soltanto per ricordare a quest'Aula che circa un anno fa il sottoscritto fece una proposta all'interno dei membri della Giunta stessa per creare la figura del Garante per le persone sottoposte a limitazione della libertà personale.
In quella situazione la Giunta regionale mi invitò a lavorare su una proposta di legge che evitasse di creare più figure di garanti per le diverse categorie di soggetti e per racchiudere la figura dei vari garanti all'interno dell'ufficio del Difensore civico.
Il sottoscritto, insieme agli uffici competenti e tra questi anche l'ufficio legislativo della Regione Marche, ha presentato un atto in Giunta, che lo ha poi approvato, in cui vi è la modifica della legge regionale 14 ottobre 1981, n. 29 istitutiva del Difensore civico. Tale proposta di legge prevede all'articolo 1, primo comma, la possibilità che il Difensore civico svolga altresì le funzioni di garante per l'infanzia e l'adolescenza, di cui alla legge regionale 15 ottobre 2002, n. 18, e per le persone sottoposte a limitazione della libertà personale.
Siamo addivenuti a questa proposta anche perché ci sembrava che l'articolo 53 dello Statuto consentisse questa possibilità, tant'è che l'ufficio legislativo ha dato il placet a questa proposta di legge.
Credo quindi che invece di continuare queste estenuanti votazioni, sulle quali mi sembra non ci sia nemmeno un accordo per raggiungere il quorum, sarebbe opportuno non eliminare la figura del garante per l'infanzia e l'adolescenza, ma di razionalizzare tutta la materia.
Quindi propongo di rinviare questa votazione e chiedo al Presidente del Consiglio regionale di agire verso la Commissione affinché questa proposta veda definitivamente la luce. Deve essere come è stata scritta? Non necessariamente, deve essere una proposta di legge che stia dentro questo concetto di fondo, perché per ora ha scaturito questo tipo di soluzione, ma se poi questo tipo di soluzione può essere anche migliorato o reso più idoneo a ciò di cui abbiamo bisogno non c'è nessun problema.
Quindi credo che ci sia la necessità e l'opportunità di proseguire su questa strada, perché è quella che insieme, quantomeno parlo della Giunta regionale, abbiamo indicato.
Per questo, ripeto, invito il Consiglio a sospendere i lavori su questa questione e il Presidente ad agire sulla Commissione per andare avanti in questo senso.
Tra l’altro credo – e di questo ne avevamo discusso con l'Ufficio legislativo – che siamo dentro le previsioni dell'articolo 53 dello Statuto, quindi nulla osta andare avanti in questo senso.
Molto probabilmente anche lo stesso assetto finanziario dell'ufficio del garante per l'infanzia e l'adolescenza ne guadagnerebbe, nel senso che potremmo opportunamente anche razionalizzare i costi.
Questo è l'invito che faccio che metto in mano al Presidente del Consiglio.

PRESIDENTE. Quindi ora il Consiglio deve pronunciarsi su questa proposta di rinvio che metto pertanto in votazione.

(Il Consiglio approva)

Mozione n. 55
del Consigliere D’Anna
“Diritti umani in Tibet”
(Votazione)

PRESIDENTE. Riprendiamo la mozione relativa al Tibet sulla quale è stato presentato un emendamento. Ha la parola il Consigliere Procaccini per dichiarazione di voto.

Cesare PROCACCINI. Capisco la necessità dell'urgenza, ma una questione di questa portata merita attenzione. Pensavo che i proponenti, in particolare il Consigliere D'Anna, fosse disponibile a discutere al prossimo Consiglio su una mozione aggiornata unitaria e seria.
Noi siamo nettamente contrari soprattutto su un punto chiave destabilizzante che viene riproposto, quello del riconoscimento del Governo in esilio del Tibet. Dal punto di vista del diritto internazionale, tra l'altro, è inammissibile, sollecita ulteriori divisioni e scontri.
Quindi per questa volontà di chiusura votiamo contro.

PRESIDENTE. Emendamento alla mozione n. 55. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Mozione n. 55 così come emendata. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 78
della Giunta regionale
“Programma operativo regionale delle Marche Fondo sociale europeo 2007/2013 - Legge regionale 2 ottobre 2006, n. 14, articolo 6 ”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 78 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Svolgerò una relazione breve perché questo atto ha visto una opportuna concertazione a livello di Giunta regionale e anche altrettanta discussione e partecipazione della terza Commissione consiliare.
Questo Fse 2007/2013 stanzia nel complesso per le diverse misure quasi 300 milioni di euro, con una compartecipazione dell'Unione europea di 111 milioni e 554 mila euro.
Prevede l'incentivo al sistema della formazione, alla qualità e all'innovazione per una regione manifatturiera come la nostra, la necessità dello sviluppo dei servizi all'impresa e più in generale alla logistica della produzione e soprattutto – ma a mio modo di vedere è un punto da verificare – del mantenimento e dell'estensione dei livelli occupazionali.
Questo discorso si lega anche alla sicurezza e alla salute nei luoghi di lavoro, perché situazioni di disagio non esistono solo in altre parti dell'Italia o dell'Europa, ma anche nelle Marche ci sono realtà significative dove la salute nei luoghi di lavoro non è all'altezza della situazione.
Inoltre c'è il discorso delle pari opportunità per l'accesso lavorativo alle donne e soprattutto per il loro reinserimento lavorativo.
C'è un punto, sul quale le Marche hanno una realtà non ottimale, ma rispetto ad altre regioni è avanzata, che riguarda l'integrazione degli immigrati e la questione della regolarizzazione.
Il dato occupazionale nella nostra regione è buono perché negli ultimi cinque anni, a cavallo del censimento 2005-2006, abbiamo avuto un dato occupazionale che sfiora il 68%. In una regione soprattutto manifatturiera come la nostra il dato dell'occupazione industriale sfiora addirittura il 40%, una media molto più alta rispetto ad altre regioni italiane dove la media nazionale ci dà una cifra del 30,7%, addirittura il centro-nord è del 30,4%.
Come Consiglio regionale, mentre facciamo le scelte di allocazione delle risorse, dobbiamo guardare a questo dato. Un dato che da un lato è un punto di grande forza, ma che può essere anche un punto di debolezza se guardiamo ai nuovi meccanismi dello sviluppo e della competizione imposti dalla globalizzazione.
Infatti, se guardiamo i dati della scolarizzazione e dell'occupazione di laureati, soprattutto nelle materie scientifiche, c'è la necessità di avanzare sul versante dell'innovazione e della ricerca scientifica. Occorre guardare soprattutto alla necessità dell'internazionalizzazione non già come esportazione di incubatoi che sono la declinazione della delocalizzazione, ma soprattutto, per avere dei benefici nelle Marche e in Italia, come esportazione dei saperi, dei valori, delle questioni che riguardano lo sviluppo dell'economia e non il trasferimento dell'economia e dell'occupazione in altri paesi europei.
Al 2006 il dato di disoccupazione era basso, è tuttora basso, è del 4,7%, e dentro questo tasso emergono delle situazioni di grandi difficoltà. Il tasso di disoccupazione giovanile è del 15,1%, il 23% riguarda la disoccupazione delle donne e nel sud delle Marche, e questo è il dato più brutto , quindi ci sono situazioni di crisi ormai strutturali.
Queste situazioni investono tutti i settori, l'agricoltura, se guardiamo la Sadam, il calzaturiero, se vediamo la ristrutturazione selvaggia che c'è stata, l'agroalimentare e altri settori che erano, ad esempio multinazionali come la cartiera Armstrong, che nel loro complesso hanno espulso migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Questi lavoratori e lavoratrici sono in larga parte con scolarità bassa, di anzianità lavorativa breve per certi casi, ma per altri di età anagrafica avanzata. Gran parte di loro rischia di essere messa in mezzo ad una strada.
Occorre allora legare sempre di più lo sviluppo generale delle Marche anche alla cultura, ai saperi e non solo ai saperi scientifici, anche se in questo caso c'è una necessità dello sviluppo, come dicevo, perché i laureati in materie scientifiche sono molto bassi rispetto al confronto con la media nazionale. Dei lavoratori in cerca di prima occupazione i laureati sono il 18% contro una media nazionale dell'11,3% e il 40% degli occupati, quindi la stragrande maggioranza degli occupati, si fa per dire, ha solo la scuola media.
Questo contesto, quindi penso che questo atto debba essere approvato con celerità, si iscrive all'interno delle politiche attive per il lavoro e per lo sviluppo del lavoro e della sicurezza sociale. Ma per la verifica delle ricadute che questi atti corposi hanno sul territorio occorrono anche dei puntuali e rigorosi controlli.

PRESIDENTE. Essendo assente il relatore di minoranza Consigliere Viventi apro la discussione. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Il dibattito che è stato fatto in Commissione praticamente ha approfondito il lavoro su questa proposta di atto amministrativo.
La maggioranza ha dato una sua posizione, mentre noi proponiamo l'astensione su questo atto per le seguenti motivazioni.
Uno dei motivi è quello di approfondire maggiormente l'iniziativa per quanto riguarda la tutela dei lavoratori, quindi la tutela della vita nel mondo del lavoro – il Consigliere Procaccini l'ha già segnalato –.
Inoltre evitare che queste risorse vadano ad alimentare i formatori e non il substrato da formare. Questo è un obiettivo fondamentale che deve essere tenuto alto.
Comunque sono tutte misure concertate, non possiamo intervenire nella modifica, pertanto accogliamo questo atto con un voto di astensione.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Proposta di atto amministrativo n. 78. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 84
dei Consiglieri Comi, Massi
“Modifica ed integrazione della deliberazione 5 giugno 2007, n. 55 – Piano regionale di edilizia residenziale triennio 2006/2008”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 84 ad iniziativa del Consiglieri Comi, Massi. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Comi.

Francesco COMI. Se l'Aula accoglie questa mia disponibilità rinuncio a illustrare questa proposta di atto amministrativo visto che in Commissione abbiamo trovato tra tutti i commissari, anche con il relatore di minoranza Capponi, una sintesi condivisa.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questa modifica è stata ritenuta funzionale alla corretta applicazione della legge.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Solo per dire che questo atto nel complesso è stato molto significativo. Il Piano casa e l'allocazione delle risorse che poi le Province, insieme ai Comuni, dovranno erogare attraverso i bandi, ha visto una discussione e oggi ci ritorniamo per questa necessità – chiamiamola così.
Vorrei ricordare al Consiglio e alla Giunta regionale che in sede di approvazione di quell'atto fu approvato un ordine del giorno, perché sulle priorità, seppur era scontato che c'erano in base alla legge regionale, quasi si escludeva del tutto dalla possibilità di accedere a finanziamenti per la casa i giovani singoli.
La situazione economica e sociale delle Marche e in generale di tutto il paese indica una situazione diversa, cioè che oggi i giovani che non possono farsi una famiglia hanno difficoltà a fare un mutuo o perché non hanno un lavoro o perché non ce l’hanno sicuro. Allora con quell'ordine del giorno davamo indicazione anche alle Province e ai Comuni che nei bandi, oltre alle coppie, oltre alla famiglia e a tutti gli altri soggetti, tenessero conto anche di singoli che vogliono acquistare la prima casa o ristrutturarla. Quindi volevo soltanto ricordare questo.
Invito la Presidenza del Consiglio, con la presenza della Giunta, di inviare alle Province, perché mi risulta che ancora non è stato fatto, quell'ordine del giorno approvato all'unanimità. Occorre che la volontà del Consiglio, sia su questioni generali come il Tibet o su quelle più particolari come questa o quella delle centrali turbogas o a energia tradizionale, sia inviata ai soggetti interessati altrimenti facciamo una discussione solo tra di noi.
Quindi invito a verificare e soprattutto ad inviare per una interpretazione autentica quell'ordine del giorno sul piano casa.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi passiamo alla votazione.
Proposta di atto amministrativo n. 84. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di atto amministrativo n. 82
della Giunta regionale
“Programma di promozione turistica anno 2008. Obiettivi e attività”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 82 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Se c'è la volontà di approvare l'atto rinuncerei di fare anche la relazione, purché ci sia l'accordo tra maggioranza e minoranza. Se questo è possibile sarà accoglibile anche l'emendamento presentato dal Consigliere Capponi.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Volevo ribadire alcuni aspetti anche perché vorrei dare anche dei suggerimenti che penso possano essere accettati.
Innanzitutto, come al solito, arriva un documento sulla programmazione in ritardo, parliamo della promozione 2008 e già siamo a marzo. Quindi questa è una cattiva consuetudine che anche quest'anno viene riconfermata.
Ci sono anche delle imprecisioni che a nostro avviso vanno evidenziate, come ad esempio il riferimento che viene fatto per i sistemi on line, cioè quando si dice che per il collegamento con il portale nazionale www.italia.it è stata sottoscritta una speciale convenzione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tutti sanno quello che è accaduto con questo sito internet, cioè praticamente si è bloccato dopo aver investito. E' uno strumento efficace e importante e che ci vede sicuramente d'accordo, ma allo stesso tempo credo che quando si punta ad uno strumento importante come può essere, appunto, internet questo vada fatto oculatamente e non come è successo.
Questo ci dice che questo documento molto probabilmente è stato preparato antecedentemente a questa grave chiusura del sito nazionale, il che conferma il fatto che arriva in Consiglio tardivamente.
Per quanto riguarda alcuni altri aspetti, come il discorso sull’azione attraverso le radio e le televisioni, penso che forse sarebbe opportuno ridurre quella che viene chiamata comunicazione istituzionale a vantaggio di una promozione del territorio. Quindi anche questo lo aggiungiamo in modo propositivo.
Stesso discorso va fatto con la pubblicità itinerante che può essere uno strumento importante di conoscenza, ma che non viene attuato come abbiamo già proposto lo scorso anno.
Per quanto riguarda i soliti appuntamenti delle fiere e delle borse in Italia io ho avuto modo quest'anno di visitare lo stand. Devo dire che al di là dello sforzo che fa la Regione molto spesso questo non corrisponde a quello della commercializzazione anche da parte degli imprenditori del turismo. Nel senso che se è giusto fare a volte una critica per alcune scelte che fa la Regione, però va anche evidenziato che gli operatori del settore del turismo devono contribuire con la commercializzazione, altrimenti credo sia grave se la gente viene, visita lo stand e poi non c’è nessuno che al di là delle informazioni necessarie riesce a far concludere l'affare.
Sicuramente va potenziata anche la promozione nei centri commerciali che consente di colpire quel target di italiano che fa la differenza soprattutto in momenti di crisi come quello che stiamo vivendo.
A pag. 30 incontriamo un argomento che ha tenuto banco le scorse settimane, cioè “Iniziative di sviluppo dell'incoming turistico attraverso la valorizzazione dell'aeroporto regionale”. Sembra quasi una presa in giro in considerazione degli ultimi eventi che hanno riguardato l'aeroporto regionale.
Sicuramente un altro settore che richiede molta più attenzione e soprattutto più incentivi è quello che riguarda i contributi per la riqualificazione delle strutture ricettive. Credo che questo sia un argomento da affrontare seriamente, anche perché la concorrenza viene da nuovi paesi che si affacciano al turismo con delle proposte sicuramente più allettanti dal punto di vista delle strutture.
Un altro settore che a nostro avviso dovrebbe essere ancor di più al centro dell'attenzione, non solo della Regione ma anche degli imprenditori, è quello delle terme e dei beauty center, questo perché la tendenza e l'attenzione verso questo settore appare sempre più importante e qualificante.
Inoltre va fatta una verifica sia di tutto quello che è stato fatto fino ad oggi, ma anche delle operazioni che vengono portate a termine con le altre Regioni, per le quali ci sono diversi investimenti, ma non sappiamo esattamente quali sono i risultati.
Per quanto riguarda le risorse finanziarie credo che quelle che vengono inserite nel settore del turismo sono sempre poche, perché soprattutto in questa fase di difficoltà per le imprese credo che l'Italia abbia come materia prima sicuramente il territorio, quindi il turismo.
Per quanto riguarda il Progetto Thermalis c'è una cifra che dovrebbe essere sicuramente aumentata. La promozione turistica assorbe una buona parte, quindi forse sarebbe opportuno mirare un po' di più al discorso dei siti internet considerato che la scelta dei potenziali turisti viene effettuata sempre più attraverso il mezzo elettronico. Pertanto credo, al di là del tentativo che è stato fatto con il sito nazionale, che debba essere recuperato un discorso che possa vedere una promozione efficiente ed efficace anche su internet.
A questo punto questo è un documento che va approvato anche perché ormai siamo a termini non solo scaduti ma anche superati.

Presidenza del Vicepresidente
David Favia

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Certamente oggi, Presidente, Assessore Agostini, questo argomento sembra passi in secondo piano per una velocizzazione dell'attività del Consiglio, invece noi lo riteniamo fondamentale per l'economia della nostra regione.
Vado molto rapidamente per punti a fare un'analisi.
Devo dire che la criticità maggiore – l'abbiamo rimarcato anche in una interrogazione a cui l'Assessore ha risposto pochi giorni fa – è che questo programma porta un ritardo enorme rispetto al suo effettivo bisogno nel sistema delle Marche e teoricamente rallenta tutta la programmazione che tutti i privati, ma soprattutto gli enti pubblici, vogliono fare per promuovere il sistema del territorio marchigiano.
Non siamo d'accordo sulla definizione di lieve ritardo perché in pratica siamo fuori di sei mesi rispetto a quello che è stato programmato dalla legge di riforma del Testo unico sul turismo che prevede il mese di ottobre.
Un altro gravissimo fatto avvenuto dall'emanazione della legge sul turismo è quello che sui sistemi turistici locali. In due anni non siamo riusciti a ricreare un'organizzazione dei sistemi turistici locali. Se non si smantellano i sistemi turistici preesistenti fino a che non sono pronti i nuovi è solo perché noi facemmo un emendamento al programma turistico in cui veniva scritto questo. Grazie a questo emendamento oggi almeno una minima organizzazione del livello organizzativo del sistema turistico territoriale è stata mantenuta. In caso contrario avremmo avuto una specie di azzeramento di tutto quello che spontaneamente gli enti locali, le attività produttive e gli operatori avevano costruito in questi anni, cioè senza costruire nulla come è avvenuto in due anni. Perché questa Regione gioca sempre a fare il contrario di quello che fanno gli altri, qui giochiamo sempre all'accentramento e all'usurpazione di attività che devono fare gli altri, quindi si applica al rovescio il principio che dice non faccio fare al pubblico quello che può far bene il privato. Qui lo si applica al contrario, qui fa il pubblico male quello che invece il privato potrebbe far bene.
Questo è uno degli altri aspetti estremamente negativi che tra l'altro il territorio conosce; qui potrei mettere il coltello in una piaga enorme di questa Regione, ma non vado oltre visto che già tutti lo sanno.
In merito ad affermazioni trionfalistiche che sono avvenute in questo anno, anche nella preparazione della Bit, sull'eccezionale risultato delle Marche nel turismo, devo dire, Assessore, che i dati che possiamo leggere sono di due tipi. Primo, quello di essere collocati al tredicesimo posto per quanto riguarda gli arrivi e al decimo posto a livello nazionale, anche se abbiamo sistemi diversi di conteggio del movimento turistico. Il dato disaggregato è molto più penalizzante per le Marche perché siamo appena diciassettesimi per il turismo straniero. Praticamente questa regione è la Cenerentola in Italia per arrivi e presenze di stranieri.
Ritengo che su questo, come dicemmo allora, ci sia un grave problema anche di organizzazione, di promozione all'estero, di efficacia delle campagne promozionali. Inoltre anche di cattiva organizzazione e raccordo ad esempio con il sistema infrastrutturale – in questo caso parlo sia del porto di Ancona che dell'aeroporto – che non ha svolto nessuna funzione per privilegiare un nuovo tipo di turismo a cui noi vogliamo tendere.
Leggo sulla stampa di oggi che molti privati, in assenza della Regione, stanno facendo da soli iniziative di promozione. Questo la dice lunga sul fatto di quello che contiamo noi come ente pubblico, di quello che vogliamo contare nell'organizzazione e nella promozione turistica di questa regione.
Ribadiamo, come lo abbiamo fatto in sede di bilancio, che le risorse di questa Regione sono troppo esigue rispetto ad un settore così strategico per l'economia delle Marche. Ed è anche assolutamente inadeguata e inefficace la politica che viene portata avanti dall'Assessorato competente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Non ho fatto la relazione anche perché avevo chiesto se c'era la possibilità di un accordo, per cui a questo punto dico che l'emendamento del Consigliere Capponi non è accoglibile.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. In un Aula semivuota ho un certo imbarazzo a parlare di una questione che è da tutti considerata e indicata come decisiva, cioè quella dello sviluppo turistico e delle economie legate allo stesso sviluppo.
Non è un imbarazzo solo formale, ma anche sostanziale. Perché questo programma in realtà non è un programma di cose puntuali, indicate, individuate, ecc., è una cosa che ripercorre, rileggendola ed esplicitandola, quella che è la normativa del testo unico.
All'articolo 3, all'articolo 5 diciamo che facciamo un po' di programmazione, di promozione, le fiere, ma queste sono cose che la legge stessa dice. L'unica esplicitazione che vedo è con il maestro Allevi che ci darà la possibilità di lanciare qualche altro slogan. Tra l'altro, con tutta la simpatia che posso avere verso il maestro Allevi, stiamo forse un pochettino sopravalutando un artista sì di grandissimo talento, ma che si sta creando ora, che abbiamo scoperto di recente. Ora che lui farà il perno di tutta quella comunicazione lanciando slogan tipo: “Regione Marche talento naturale”, “Geniale per natura”, “Tutta un'altra musica”, “Spazio per genio”, e prima ancora “Regione Marche, tra piano e forte”,. Signori, io provo imbarazzo! Questa è la nostra programmazione?! Questi sono gli sforzi che devono essere fatti su questo sistema?! Un sistema che invece oggi deve avere una specializzazione e approfondimento tale che l'improvvisatore di turno non è nemmeno considerato, non c'è nemmeno il problema di spazzare via qualcuno a favore di qualche altro mercato, perché l’improvvisatore non è proprio visto!
Pensiamo che con quattro pannelli riusciamo ad essere competitivi su una cosa che è mondiale! Una cosa che sta facendo studiare da decenni persone che hanno scritto fiumi di inchiostro su come deve essere individuato precisamente il settore di mercato, su come deve essere costruito mano a mano, passo passo, mese mese, anno per anno tutto quello che è un sistema. E questa cosa me la scrive una agenzia pubblicitaria qualsiasi! Forse non ci vuole neanche un’agenzia pubblicitaria perché fare gli stand o fare una fiera lo sappiamo fare da sempre, è diventata una cosa non obsoleta, ma che riguarda proprio la storia, gli inizi, gli albori di quello che oggi significa fare turismo, fare sistema turistico, cioè economia, società, comunità. Una comunità che riesce ad affermarsi con i suoi valori e con tutto un tassello che forma un mosaico fatto di impresa, fatto di commercio, fatto di sociale, fatto di urbanistica, di visione del mondo, della vita. Tutto questo perché devi vedere come poter fare queste nostre periferie urbane che sono un schifo, come poter fare zone artigianali e industriali che però rispettino i valori storici che possano essere di attrazione.
Qui di questo non c'è una riga. Quando invece il turismo oggi è interscambio, è infrastruttura, è tutta una cosa che deve essere in una visione globale. Qui di che cosa parliamo! Solo quest'Aula sta ancora parlando ancora di queste cose!.
Potete parlare di questo con una persona qualsiasi, ad esempio un operatore, e non dico uno scienziato - che tra l’altro ce ne sono anche nelle Marche e nelle nostre università di coloro che studiano –. La Camera di commercio di Macerata ha fatto una serie di incontri interessantissimi su queste questioni, cioè su come la Germania e la Francia stanno individuando sistemi di infrastrutture, di visione dell'urbano, di visione di quello che è il continum, cioè quello che è vicino all'urbano, alla campagna, alla montagna.
Noi invece stiamo ancora votando i pannelli sugli stand o gli slogan con Giovanni Allevi! Che, ripeto, con tutta la simpatia, ma è comunque un artista emergente, non possiamo dire che è conosciuto in tutto il mondo come Sofia Loren. Questo è un artista che sta crescendo con noi, con le Marche, è uno che con noi dovrebbe fare un ragionamento magari a latere di un discorso più ampio.
Non so se sto parlando un linguaggio strano, ma non me la sento proprio di fare in modo che ancora una volta si parli di nulla.
Mi dispiace, sarò forse duro, però una volta ogni tanto c'è bisogno pure di fare una riflessione seria su queste questioni. In tutti i convegni diciamo “è decisiva, è il futuro, che gli facciamo fare all'economia, con la mondializzazione non si produrrà più nulla, qua non si farà manifattura, la si sta facendo già in tutto il mondo, Vietnam, Laos, Cina, ecc.”. E questo è il futuro?! Mi dispiace, io non ci sto!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Vorrei essere propositivo e positivo perché parliamo di una delle materie più importanti per la nostra regione e per il suo futuro di sviluppo economico.
Quindi prima di tutto occorre fare una programmazione seria e soprattutto condivisa dalle forze politiche che stanno in quest'Aula, successivamente il territorio deve essere l'aspetto fondamentale. Perché il turismo fatto con le città d'arte come Firenze, Venezia o Roma è facile, farlo con una regione così difficile da gestire sotto l'aspetto infrastrutturale e logistico significa adottare tutte le risorse possibili su tutti i campi.
Non trascuriamo che la nostra bellezza e i nostri valori sono disseminati su tutto il territorio della regione, quindi attrarre turisti da fuori verso questa regione è ancora più difficile rispetto alle altre regioni della nostra nazione.
Per questo è necessario un patto forte tra tutti gli organismi istituzionali e tutti gli interventi che fanno i privati su questo settore affinché si possa dare la garanzia a chi viene nella nostra regione di trovare in ogni punto del nostro territorio determinati servizi a partire da quelli essenziali.
Mentre le leggi europee e internazionali tendono a liberalizzare settori e servizi, noi invece contrastiamo con la forza di questa economia imperante per sguarnire l'entroterra, la montagna, cioè quelle zone che sono più appetibili sotto l'aspetto turistico.
Ecco perché chiediamo un'azione forte per garantire il presidio dei servizi su questi territori in modo che il complesso del pacchetto turistico sia anche quello di fornire a chi viene da fuori servizi in tutti gli angoli sperduti della nostra regione.
Questo è l'appello che faccio al Vicepresidente che ha questa materia, ma che deve essere su vari spazi, quelli interistituzionali e interprogrammatici.
Quindi il mio intervento è per questo e per una garanzia del futuro sviluppo di questo settore.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Agostini per l'ultimo intervento.

Luciano AGOSTINI. Vorrei entrare in maniera dettagliata nel merito del Piano cercando anche di comprendere il clima di campagna elettorale che è appena iniziata. Quindi i toni rispecchiano un po’ anche questo clima che si determina.
Non voglio certo imparare a fare il mestiere all'opposizione, anche perché non la saprei fare, in vita mia non l'ho mai fatta, quindi cerco anche di comprendere i toni piuttosto accalorati del Consigliere Pistarelli, però vorrei cercare non di dare risposte a tutto perché ci sono anche delle cose che potevano essere fatte meglio e valorizzate di più, ma vorrei cogliere anche una certa coerenza nell'andamento che l'Amministrazione si è data in questi anni, raggiungendo anche alcuni risultati, che disconoscerli non è che fa male alla maggioranza o all'opposizione, ma fa male al turismo, agli operatori e al settore economico, soprattutto in un settore economico che vive molto di marketing.
Quindi dire che il nostro turismo è un disastro o è allo sfascio intanto significa non dire la verità e poi non facciamo un buon servizio a questo settore economico.
Quindi questo è un dato che voglio far risaltare. Ad esempio il Consigliere D'Anna dava alcuni consigli che ritengo giusti, legittimi, e magari il prossimo piano potremmo tentare di contemperare anche alcuni aspetti anche di carattere finanziario. Lui ci ha dato una indicazione, togliete da qua e mettete là, una scelta politica senz'altro interessante e da valutare.
Ora però il dato è questo. E' vero, noi siamo in ritardo nella presentazione del Piano, però non vorrei tornare su questo. Ho già detto in una risposta ad una precedente interrogazione che nel testo unico c'è scritto il 30 ottobre e invece lo approviamo a metà marzo, quindi non posso dire che siamo in anticipo. Ma quando il testo unico è venuto in Consiglio, ad esempio, non c'era l'approvazione annuale in Consiglio del Piano di promozione turistica, che a quel punto è un atto prettamente gestionale, c'era l'approvazione da parte del Consiglio del Programma triennale. E' un'esigenza del Consiglio che rispetto, legittima, ma che ci ha fatto perdere un altro mese e mezzo, quindi la colpa non è solo della Giunta.
Penso che una legge, quale il testo unico, debba avere il necessario tempo per affinare. Siccome i piani di promozione eravamo in genere abituati a votarli molto in fondo all'anno, adesso tentare di farlo all'inizio dell'anno e dare un po' di tempo perché il testo unico possa gradualmente arrivare a quegli obiettivi che si pone, penso sia una necessità che il Consiglio possa comprendere.
E' evidente che i termini di paragone sono un po' come il pollo di Trilussa, caro Capponi, c’è chi prende tanto e chi prende poco, ma penso che una regione come la nostra che scopre come attività economica il turismo negli ultimi dieci-quindici anni, avendo pensato sempre ad altro nei settori economici, e in contro tendenza nazionale cresce negli ultimi anni, a fronte di una stagnazione del turismo nazionale, del 2,5-3% negli arrivi e del 2,5-3% nelle presenze, sia un dato significativo. Certo che se in termini assoluti vado a paragonare il mio turismo con l'Emilia Romagna, con la Toscana o con altre regioni storicamente più blasonate, è evidente che retrocedo. Credo però che il dato su cui la politica deve riflettere è quanto noi siamo riusciti a cogliere in termini di incremento.
Come non cogliere un fatto, Consigliere Capponi, che nel 2007 nel trend di crescita per la prima volta nelle Marche crescono più gli stranieri che gli italiani, sapendo che quello che dici tu è andato in controvertibile, nel senso che il turismo nella regione Marche è sostanzialmente nazionale per l'85%. Negli ultimi due anni siamo riusciti a portarlo sotto all'80% e per la prima volta crescono più gli stranieri che il turismo nazionale, allora questo credo che sia un dato da valutare positivamente.
Questo lo dice l'Osservatorio, non lo dico io, Consigliere Santori, quindi è un dato importante. Certo che se vado a paragonare il turismo straniero delle Marche con l'Emilia Romagna non ho termini di paragone, ma credo che possa essere salutato nella direzione giusta.
È vero, caro Consigliere Pistarelli, che il Piano poteva fare scelte più selettive, ma siccome la nostra scelta politica è stata quella di dire che la forza e il valore turistico delle Marche sono i suoi tanti turismi, l'essere – come abbiamo semplificato nello slogan – l'Italia in una regione, allora non possiamo non tentare di promuovere i tanti turismi – ad iso risorse, ovviamente, perché se ne avessimo avute tante di più avremmo potuto investire tanto di più –.
Ed è anche vero che il testimonial possa corrispondere ad alcune cose che dicevi tu. Noi abbiamo scelto politicamente di tornare per la promozione a fare la politica del testimonial, e abbiamo cercato dentro ai costi – perché abbinata agli slogan ti inviterei anche a vedere la convenzione triennale che abbiamo fatto con questo artista e andare a vedere quanto ci costa – di dare forza ad un personaggio emergente, perché quella è la dimensione finanziaria entro cui pensavamo di poterci muovere cogliendo un risultato, a mio modo di vedere, piuttosto importante.
Quindi le cose su cui ragionare, se ragioniamo delle Marche, penso debbano essere un po' queste.
E anche sui sistemi turistici, Consigliere Capponi, noi non abbiamo fatto nessun accentramento. Tu vai va vedere dove sta scritto che i sistemi turistici sono delle Province, io avrei auspicato questa cosa poi il Consiglio decise di fare altra roba e anche questo lo rispetto.
Se la legge n. 185 dice che il sistema turistico è quell'ambito territoriale dove devono convergere, nella redazione, formazione e gestione dei progetti, il pubblico e il privato, il testo unico mette in moto un meccanismo sussidiario che porta il territorio a fare il sistema turistico, se l'incontro deve essere, appunto, tra pubblico e privato.
La provincia – parlo territorialmente quindi non l'ente Provincia – di Pesaro l'ha fatto, la provincia di Ancona l'ha fatto, la provincia di Macerata lo sta facendo, la provincia di Ascoli no. Quindi prendiamo atto che la provincia di Ascoli non sta svolgendo questo ruolo di crescita territoriale, ma penso che ciò che abbiamo fatto e riformato in termini di sistemi turistici vada incontro al principio della legge n. 185, dove dal territorio sui progetti doveva esserci l'incontro tra pubblico e privato.
Non è che sono contento che nella mia provincia governata dal centro-sinistra non si stia lavorando per fare il sistema turistico locale, devo prendere atto che mentre nelle altre province si è lavorato e si sta lavorando in questa realtà no, quindi bisognerà spingere politicamente affinché ci sia questa possibilità, che secondo me è meglio rispetto ad una organizzazione che illuministicamente venisse calata dall'alto. Attenderemo i risultati di questo aspetto.
Poi sulle spese, sul turismo, ecc., noi dovremmo valutare tutto, siamo la prima Regione ad aver fatto un intervento a favore delle imprese turistiche sulla ristrutturazione, messa a norma, riorganizzazione degli alberghi e delle attività ricettive, in conto interessi che ci costa da qui al 2012 tre milioni e mezzo all'anno. Questa iniziativa è molto sentita dagli operatori, avevamo previsto una provvista finanziaria di 100 milioni per tre anni, ma il primo bando ne consuma 112. L'Assessore Petrini sta lavorando sul Fas per cercare di determinare le risorse necessarie non solo per soddisfare il plafond dei cento, ma addirittura la possibilità di rifare un nuovo bando. Poi dipende anche dalle strategie, ma se l'accoglienza è un nostro punto debole, come lo abbiamo definito qui, andava ovviamente rafforzato anche quel punto.
Quindi fermo restando l'ambiente, i toni, il momento in cui questo Piano viene approvato, ritengo, senza trionfalismi e senza i dovuti entusiasmi, di dare un messaggio rassicurante e positivo, che tra l'altro aiuta questo settore turistico a crescere, attraverso l'approvazione di questo programma.

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa, passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 a firma Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. Chiediamo che venga posta un'attenzione e una democraticità all'uso del sito della Regione Marche in tema di presenza di operatori turistici. Non so per quale motivo sia stata aperta questa finestra, però ritengo che non possa essere aperta per qualcuno e chiusa per altri. Quindi se questa vetrina sta aperta lo deve essere per tutti, se è chiusa deve essere altrettanto chiusa per tutti.
Nel caso che questo emendamento non venga accolto significa che c'è una irregolarità e una non legittimità dell'azione della Regione che può essere vista in altre sedi.

PRESIDENTE. Parere della Commissione?

Lidio ROCCHI. E’ accoglibile.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Proposta di atto amministrativo n. 82 così come emendata. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)


Proposta di legge regionale n. 193
del Consigliere Viventi
“Modifica alla legge regionale 9 dicembre 2005, n. 39: “Disciplina delle attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande”
(Ritiro)

PRESIDENTE. Comunico che la proposta di legge regionale n. 193 ad iniziativa del Consigliere Viventi è ritirata in quanto i suoi contenuti sono assorbiti nel testo unico del commercio di imminente discussione.
La seduta è tolta. Buona Pasqua a tutti.

La seduta termina alle ore 16.55