Resoconto seduta n. 112 del 04/12/2002
La seduta riprende alle 16,50


Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine al conferimento degli incarichi ai componenti della Giunta regionale

PRESIDENTE. Prosegue la discussione sulle comunicazioni del Presidente della Giunta.
Ha chiesto di parlare il consigliere Luchetti. Ne ha facoltà.

MARCO LUCHETTI. Signor Presidente, colleghi rimasti, mi pare che questa seduta “sui generis” sia il sintomo di quello che è accaduto questa mattina in aula, che oggettivamente fa fare una riflessione di ordine generale per come la politica in qualche occasione rischia incomprensioni, rischia anche di dare messaggi contraddittori. Quando questi messaggi contraddittori attengono a comportamento di rappresentanti dei cittadini possono diventare anche abbastanza negativi agli occhi dell’opinione pubblica e nell’interpretazione che la gente dà della politica e del modo con cui si fa politica. Indubbiamente, quello che questa mattina si doveva discutere, cioè una verifica politica che il Presidente ha illustrato in una relazione che vuole significare un rilancio di un’azione di governo a metà legislatura, è chiaro che è stato assolutamente vanificato per l’andamento delle votazioni per l’Ufficio di presidenza, che la dice lunga su come qualche volta i comportamenti vanno ben al di là dei messaggi che vogliono interpretare. E’ difficile oggi, a caldo, esprimere un giudizio, una valutazione di quello che è accaduto, probabilmente la stampa, i mezzi di comunicazione ne daranno un’interpretazione che comunque sarà un’interpretazione parziale, che denota una possibilità ulteriore di dequalificazione, di momenti istituzionali che dovrebbero probabilmente avere un tono ed un costume di altro genere.
Lo scarto dei voti che c’è stato fra Presidente e Vicepresidente dimostra indubbiamente una penalizzazione del rappresentante della Margherita e questo ci dispiace, anche perché come gruppo abbiamo dato in questa circostanza della verifica di metà legislatura, un apporto complessivamente positivo che dimostrava la volontà di uscire da questa verifica in termini positivi, di rilancio complessivo dell’azione del Governo regionale. Faccio fatica a interpretare, proprio per il tema questa mattina all’ordine del giorno, un comportamento di questa natura. Avremo modo di chiarirlo, anche perché i “giochi” delle votazioni, delle espressioni di volontà, qualche volta, in occasione dell’attribuzione di posizioni istituzionali, fanno un brutto scherzo anche alla volontà politica. Tornando ai contenuti che noi come Margherita abbiamo cercato di tenere presenti nella valutazione complessiva di questa vicenda, tengo a sottolineare che vogliamo mettere in rilievo gli elementi fondamentali che devono essere considerati, a nostro avviso, circa la relazione che ha fatto anche il Presidente, che indica un rilancio di un’azione di governo in una situazione politica molto complicata. La posizione in cui si trova la Regione Marche, ma non solo la Regione Marche, non è la stessa in cui ci si trovava nel momento in cui è iniziata questa legislatura. Non mi riferisco al quadro politico generale quanto alla situazione economica, alla situazione sociale e di rapporto politico che esiste all’interno del nostro Paese, che non può essere disgiunto da un’azione di governo di una Regione come le Marche. Se, come più volte sosteniamo, la nostra regione risente di un forte sviluppo, di un equilibrio interno che ha consentito alla propria comunità di godere di un benessere abbastanza accentuato, addirittura di superare, grazie ai suoi connotati specifici, le difficoltà di integrazione, cosa che ha trovato molta difficoltà in altre realtà d’Italia — mi riferisco all’integrazione con gli immigrati che continuano ad arrivare nel nostro Paese — abbiamo a che fare anche noi, per le sfide che ci si presentano, con la necessità di attrezzarci nel modo migliore per consentire che questo sviluppo progredisca. Questo mi è sembrato il messaggio che scaturisce dalla relazione del Presidente e conferma quello che è stato il patto delle forze di maggioranza all’inizio della legislatura, che puntava al consolidamento della coesione sociale, dello sviluppo economico peculiare di un “modello”. Questi obiettivi erano suffragati anche dalle scelte che erano alla base di un programma di governo. Oggi i dati mutati ci inducono a riflettere sulla conferma degli obiettivi ma sugli strumenti che dobbiamo porre in essere per raggiungerli. Prova ne sia che anche i criteri programmatori su cui abbiamo riflettuto all’inizio di questa legislatura, programmi che erano stati definiti nella precedente legislatura e che noi avevamo ritenuto opportunamente validi, che dovevano essere realizzati proprio in questa legislatura, trovano difficoltà di applicazione, di attuazione a fronte di un mutato quadro economico e di un mutato rapporto istituzionale tra lo Stato centrale e il sistema delle autonomie periferiche.
Non è solamente un problema di finanziaria, credo che l’atteggiamento delle Regioni italiane tutte insieme, indipendentemente dall’appartenenza politica, ma la stessa assemblea dell’Anci che si è conclusa pochi giorni fa hanno sottolineato fortemente come il rapporto che la finanziaria determina in questa fase è estremamente negativo. Ma c’è di più. Al di là del dibattito stesso che si sta tenendo in queste ore in Senato sul concetto di devolution, c’è alla base dell’azione del Governo Berlusconi una volontà assolutamente chiara di riportare al centro molte di quelle competenze, molte di quelle materie che non solo la Costituzione attraverso il titolo V ma la stessa “Bassanini” aveva già assegnato a livello periferico. Mi riferisco ad esempio alla protezione civile, al problema della manutenzione delle strade che erano state passate dall’Anas alle Regioni e che noi abbiamo poi passato alle Province. Ci sono una serie di competenze che hanno determinato un’inversione che corrisponde a un disegno politico che contraddice la stessa programmazione politica che era stata proposta al Governo Berlusconi alla base della propria piattaforma elettorale, una piattaforma ove, forse per imbonirsi le aree politiche che componevano quella coalizione, cioè la Lega, si accentuava la questione del decentramento, della corresponsabilità tra Stato centrale e sedi periferiche, prova ne sia che questo atteggiamento è assolutamente contraddetto nei fatti, non solo attraverso la finanziaria ma dai comportamenti che i vari Ministeri tengono nella gestione delle singole responsabilità. Quindi quadro mutato che indubbiamente ha bisogno di una rimodulazione della nostra azione di governo e bene ha fatto il Presidente a puntualizzare gli obiettivi prioritari che questo Governo si dà per la seconda parte della legislatura, conservando gli obiettivi di cui ho parlato prima, cioè la tutela della coesione sociale, della coesione territoriale attraverso una politica di welfare, una politica territoriale che in qualche modo confermi questo trend secondo me virtuoso della nostra comunità.
Ecco perché condivido la premessa nella metodologia che la Giunta si vuol dare nel portare avanti la sua azione di governo che deve assolutamente continuare in una concertazione con le parti sociali per recuperare la responsabilità degli attori principali dello sviluppo, così come è indispensabile riuscire a collegarsi diversamente, sulla base non solo del titolo V ma anche alla luce di quello che sarà il prossimo Statuto regionale, che diventa un obiettivo di questa legislatura oltre che un’indicazione della Costituzione, determinando un diverso rapporto tra governo regionale, legislazione regionale e amministrazione locale.
Questi sono obiettivi definiti di metodologia. Per la mia esperienza e per la mia cultura io darei una definizione diversa, proprio di scelta politica. E’ una scelta politica quella di portare avanti un tipo di azione di governo in termini concertati. La metodologia, sostanzialmente, è una questione formale, invece quando si parla di politica si parla di scelte, si parla di capacità di governare in un certo modo. Più la complessità della nostra società troverà rispondenza in una capacità di rapporto tra le forze istituzionali e le forze sociali ed economiche, più otterremo risultati positivi.
La complessità è una delle questioni principali che abbiamo di fronte, che va affrontata non solo con senso di responsabilità ma anche con nuovi strumenti, con strumenti che allarghino i criteri della democrazia, che allarghino e confermino dei metodi di esercizio della democrazia che consentano di avere garanzia di successo e garanzia di risultato.
Per quanto riguarda la seconda parte, circa i contenuti, sono stati indicati gli obiettivi principali, credo che quella che ha fatto il Presidente sul documento sia una sintesi felice, noi ci associamo a questo tipo di indicazione, vorremmo sottolineare alcuni aspetti che vanno tenuti presente, perché in questa seconda parte della legislatura potremo ottenere quei risultati che sono stati indicati dal Presidente se riusciremo a mettere a punto alcuni strumenti. La metodologia di governo ne è sicuramente la premessa, dobbiamo riuscire a determinare, sulla base anche di quello che abbiamo fatto fino ad oggi varando la legge 20, una strumentazione adeguata dal punto di vista amministrativo e funzionale, altrimenti non riusciremo a governare fino in fondo questa nostra politica, tenendo conto che dovremo affrontare questa tematica non solamente a livello di Giunta ma anche a livello di Consiglio, per dare vita ad una organizzazione diversa, che sia rispondente maggiormente agli obiettivi che il titolo V dà sia all’esecutivo ma anche al Consiglio regionale, in modo tale che si riesca ad ottenere una strumentazione che accompagni meglio l’azione politica dei consiglieri regionali e dell’Esecutivo, che sia più adeguata alle urgenze di risposte che l’azione politica deve avere. Non solo, ma direi che questo deve aiutarci anche nell’azione di controllo che deve essere svolta negli organi istituzionali, vista anche la nuova dimensione dei controlli a livello istituzionale. Pertanto, a partire dal discorso del welfare abbiamo di fronte, indubbiamente, delle grandi scelte: ancora siamo alle prese con il dibattito sul piano sanitario che la Giunta tra qualche giorno varerà, accompagnato al progetto di legge già inviato al Consiglio regionale saranno gli atti che principalmente, all’inizio del prossimo anno, dovranno essere affrontati per determinare un nuovo assetto della nostra organizzazione sanitaria.
Vogliamo sottolineare anche altri aspetti a cui tiene la componente ambientalista della nostra coalizione, anche se credo che ormai questa sottolineatura sia patrimonio di tutti. Questo deve anche consentire ai nostri amici verdi di considerare patrimonio comune le loro attenzioni all’ambiente, perché è necessario avere una bussola nello sviluppo che stiamo proponendo alla nostra comunità e una di queste bussole fondamentali sono la compatibilità e la sostenibilità ambientali di cui noi ci vogliamo far carico, in modo tale da poter costruire lo sviluppo, salvaguardando un ambiente che fino ad oggi, grosso modo, siamo riusciti a preservare.
Tutti questi obiettivi illustrati sono condivisibili e noi speriamo che il nuovo assetto dell’Esecutivo sia in grado di poter essere all’altezza perché rafforzato, perché più forte di una presenza del Consiglio all’interno dell’Esecutivo, perché la volontà di uno scatto in avanti è fondamentale ed è condivisa da tutta la maggioranza che vuole anche tentare di legittimare in termini concreti questo suo modo di governare, questa sua possibilità di conferma alla fine di questa legislatura. Questo sarà possibile se all’interno di questa maggioranza riusciremo a compattare tutte le forze.
Questa maggioranza non é la Casa delle libertà. Nella Casa delle libertà ognuno è libero di fare quello che vuole in quanto si chiama appunto Casa delle libertà, la nostra maggioranza dovrebbe avere la possibilità — e sicuramente lo confermerà — di una coesione più forte, di una coesione che la responsabilità di governo che sostiene le pone a capo e deve assolutamente pensare di condurla in porto.
Ecco le riflessioni che come Margherita facciamo intorno alla valutazione delle proposte che ci ha fatto il Presidente. Mi sia consentito, alla fine, non solo di fare gli auguri al nuovo Ufficio di presidenza del Consiglio che questa mattina è stato costituito, ma anche alla nuova Giunta perché da questo giorno si parta con nuova lena e con nuova dinamicità a fronte degli impegni che abbiamo e a fronte degli obiettivi che ci siamo posti.
Credo che il centro-sinistra, con Rifondazione in questa maggioranza, stia dando dimostrazione di buona volontà nonostante tutti gli “inciampi” che nella fase di governo ci si può trovare davanti, però dimostra sicuramente una chiara volontà di preservare un modello che è posto in gioco dal Governo centrale, per cui dobbiamo fare in modo di mettercela tutta, proprio per dimostrare che un Governo fondato essenzialmente sulla solidarietà e sulla coesione sociale è vincente in questo nostro Paese e probabilmente le questioni che stanno attanagliando la politica di questi tempi, rischiano di portarla su delle chine che non sono quelle più adeguate. Ecco perché come maggioranza noi vogliamo assolutamente confermare una strategia credibile, vogliamo che i cittadini capiscano dai segni e dai connotati del nostro modo di governare che si deve avere fiducia in una modalità che, purtroppo, in altre sedi, vedi quella centrale, non è sicuramente credibile, accreditabile.
Per questo noi aderiamo all’appello e alle linee che il Presidente ha illustrato, confermiamo in maniera aperta la nostra adesione e ci accingiamo con tutta la nostra volontà ad aderire non solamente al programma illustrato ma a continuare con lena il lavoro intrapreso e su cui abbiamo iniziato questa legislatura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, colleghi, ho ascoltato con attenzione il lunghissimo e articolato intervento del presidente del gruppo Ppi...

MARCO LUCHETTI. No, della Margherita.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Scusa, mi illudevo che ancora esistesse, invece non c’è più. Purtroppo, i casi della vita... Nonostante gli sforzi, anche le tradizioni migliori scompaiono.

STEFANIA BENATTI. Non è detto: qualche volta ritornano...

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. E’ una bella scommessa...
Il Presidente D’Ambrosio sa qual è la mia concezione, molto presidenziale, del ruolo che un Presidente della Regione deve svolgere, quindi quando ci sono state polemiche in quest’aula circa le nomine dei super dirigenti ho sempre detto “per me il responsabile unico è il Presidente D’Ambrosio” che è stato eletto direttamente, quindi risponde delle nomine, dello staff, della task-force, dello spoil-system, degli assessori. Ne risponde lui, quindi ognuno si organizza al meglio la propria squadra. Quando il Presidente ha comunicato la squadra, per me oggettivamente basta, non c’è bisogno di altre motivazioni, anche perché le motivazioni espresse ci hanno portato su un terreno completamente diverso, per cui io ho capito che il collante della maggioranza attuale di centro-sinistra è la competizione con il Governo centrale, la contestazione al Governo centrale su federalismo, sussidiarietà, scuola, infrastrutture. Questo lo capisco, lo accetto, è una cosa del tutto normale. Io le avrei risparmiato, Presidente, quest’altro documento che è sicuramente un’ottima dichiarazione di volontà in cui sicuramente voli credete come elementi programmatico-operativi, però per illustrare un rimpasto come quello che c’è stato, secondo me non ce n’era bisogno. Invece valuto soltanto gli elementi politici che emergono da quello che è avvenuto.
Intanto prendo atto che i due assessori non consiglieri regionali sono usciti, non avevano naturalmente una base di “contrattazione politica” che potessero garantirli. Escono due donne dalla Giunta, quindi c’è una Giunta che prima è stata presentata come una delle poche Giunta, in Italia, con grande presenza femminile, questa volta non c’è più una donna. Ma non entro nel merito di questo.
I due aspetti che mi interessano di più sono prettamente politici e riguardano Ds e Margherita. Credo che i Ds da questo rimpasto escano fortemente rafforzati, le deleghe più forti sono in mano loro, quindi dico buon lavoro ai Ds e complimenti perché è il partito di maggioranza relativa in questa coalizione.
Il dubbio che ho è che i Ds abbiano con questo rimpasto potenziato le loro posizioni, in risposta a tante divisioni interne che sono normali e che hanno diviso questo grande partito sulla questione sanità come è normale, per cui non mi scandalizzo, lo sottolineo soltanto, prendendone atto molto velocemente. La divisione di un partito di potere come i Ds sulla sanità si è vista, è un partito che con i suoi innumerevoli dirigenti politici, amministratori, si è diviso per vallate, per crinali, per città, per province.
Non me ne vogliano i Ds se faccio una sola considerazione ironica: avendo conosciuto l’ultima Democrazia cristiana debbo dire che siete stati affetti dallo stesso virus. L’ultima Democrazia cristiana pensava che si potesse sopravvivere e rafforzarsi cercando di incasellare il più possibile nomine, posizioni di gestione ecc. Purtroppo non è stato così, anche se alla fine quella storia è stata tutta particolare. Credo che oggi i Ds delle Marche abbiano assorbito diversi virus della fine della prima Repubblica e questo lo dico senza alcuna polemica. Prendo atto di un rafforzamento totale dei Ds nell’Esecutivo.
Che cosa debbo dire dell’altro polo che dentro il centro-sinistra compete con i Ds? Debbo dire della Margherita, che a mio avviso, per quanto riguarda posizioni di gestione e deleghe ha fatto un notevole passo indietro. Sarà stata una strategia calcolata dal Presidente, dagli stessi esponenti della Margherita? Non lo so. Secondo me il centro, nel centro-sinistra delle Marche oggi conta molto meno. Forse è giusto così se penso ala mole di consenso che ha la sinistra sommata ai Ds, quindi complessivamente sinistra e centro-sinistra, probabilmente non c’è nulla di sproporzionato. Però a mio avviso la Margherita oggi, in questa competizione, pur legittima all’interno della coalizione, registra passi indietro. Se penso che è una Margherita che può puntare nel 2005 ad avere forse la leadership del centro-sinistra, oggi, a metà legislatura accetta e fa registrare un passo indietro. Se posso fare una battuta, forse la cosa si può rimediare chiedendo ad Alceo Moretti di triplicare la tiratura di Marche Domani e invece di 6 fotografie per numero, 12 fotografie di Spacca, una per pagina, potrebbero forse convincere i marchigiani che la Margherita conta di più della sinistra. Ma è impresa ardua anche per Alceo Moretti far vedere più Margherita in questo centro-sinistra. Questa è solo una battuta.
I verdi sono fuori, li vedo fortemente penalizzati, quindi, Presidente, mi permetta anche un’altra battuta — lo ammetto, acida — ma tra la Carta di Fonte Avellano a un ambientalista presente nell’Esecutivo c’è ancora molto da fare e comunque auguro buon lavoro anche ai colleghi del gruppo verdi che spero abbiano un ruolo, pur non essendo io nella schiera degli ambientalisti ma tenendo all’ambiente.
Auguro invece a tutto l’Esecutivo di fare il meglio, perché comunque anche come opposizione ci interessa che questa Regione vada avanti.
Chiedo al Presidente D’Ambrosio, soprattutto sulla questione delicata delle infrastrutture, di superare e di far superare anche ai suoi collaboratori, ai suoi partiti — capisco tutte le incredulità, tutte le contraddizioni, tutte le diffidenze, però ritengo che se c’è oggi un punto d’incontro forte della nostra comunità, nella collaborazione tra Governo nazionale e Governo regionale è quello delle infrastrutture — momenti di polemica. Lo chiedo anche al centro-destra, quando magari sottolinea troppo che nella Giunta regionale delle Marche, forse alcuni interventi sono visti con diffidenza. Credo invece che sia il momento di superarli, nell’interesse di tutti. Ripeto, questo è un punto di contatto forte, poi ve ne sono altri, c’è il problema della talassemia, come quello della scuola, come tutti gli altri, però le infrastrutture sono una cosa che come cittadini marchigiani interessa tutti, quindi auspico su questo, veramente, di mettere a parte il più possibile le polemiche.
Auguro al nuovo Ufficio di presidenza di lavorare al meglio e spero che si supereranno anche alcuni accenni polemici che sono venuti anche dall’interno della Casa delle libertà qui dentro. Non condivido appieno la valutazione che il presidente del gruppo di Forza Italia ha dato di queste vicende, è stata una votazione del tutto libera. Le due principali forze di opposizione, Alleanza nazionale e Forza Italia sono rappresentate oggi nell’Ufficio di presidenza, capisco l’amarezza e la sottolineatura di certi aspetti più burocratici, di gruppo che non sono andati a buon termine secondo alcune interpretazioni, però oggi, visto dal di fuori dico che comunque l’Ufficio di presidenza rappresenta, credo in maniera degna, tutto il Consiglio regionale. Quindi rivolgo al Presidente e agli altri componenti l’Ufficio di presidenza i migliori auguri di buon lavoro, come li rivolgo al Presidente D’Ambrosio per il fine legislatura.
Un solo accenno: spero che in questa seconda parte della legislatura anche quelle proposte di legge che giacciono in Commissione da parte della minoranza e che, secondo me, se ci ragionate bene, al 90% possono essere condivise anche dalla maggioranza perché non hanno assolutamente un contenuto ideologico che possa entrare in contrasto con il vostro programma, possano avere un’accelerazione. Da consigliere regionale neo eletto dal 2000, l’unica grande delusione che ho è che, probabilmente, c’è stata una strategia di rallentamento di alcune proposte che invece potevano andare avanti, perché assolutamente non in contrasto con il programma del centro-sinistra. Probabilmente portano il titolo e il nome di soggetti che non fanno parte della maggioranza, però come avvenuto in alcuni — purtroppo pochi — provvedimenti, credo che siano migliorabili dall’una e dall’altra parte, quindi si possa fare almeno un lavoro di Consiglio, legislativo, molto proficuo per la nostra comunità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta, colleghi consiglieri — anche se siamo rimasti in pochi ad onorare questo dibattito che dovrebbe essere impegnativo — i Comunisti italiani vedono nell’intesa tra le forze di sinistra e quelle del centro democratico una scelta strategica di lungo periodo, perché senza questa intesa non solo non si governa ma neanche si fa una opposizione incisiva. Chi pensa di distruggere questa possibilità, anche a sinistra, pensa ad una sinistra minoritaria, destinata per sempre all’opposizione e si disinteressa del centro democratico che rischierebbe di essere risucchiato dal centro-destra. E’ in questa prospettiva, in piena linea con la migliore politica del Partito comunista italiano che va ricordato che, pur vendo quel partito programmi ed obiettivi diversi da tutti gli altri, ha sempre perseguito e ricercato l’unità, non solo nei governi locali ma anche in generale. Infatti era un partito di governo anche se non stava al Governo, non per sua volontà ma perché tutti ricordate che c’era una convenzione nazionale ed internazionale ad escluderlo.
E’ con questo movente politico unitario contro la destra che oggi si pone questo nostro ancora piccolo partito, i Comunisti italiani, sia nazionalmente che nelle Marche, perché oggi la destra e il Governo Berlusconi attaccano i diritti. Mi auguro che chi diceva che centro-destra e centro-sinistra sono uguali, si accorga di questa realtà. Gli ultimi fatti dimostrano che se si vuole mantenere aperta una possibilità e una prospettiva di cambiamento non esiste una alternativa al centro sinistra ed anche nelle Marche va sempre ricordato che nel 2000, senza la coalizione di centro-sinistra di Marche Democratiche, oggi governerebbe la destra. Quindi, per noi Comunisti italiani l’obiettivo non è di distruggere il centro-sinistra e l’Ulivo, ma di rafforzarli, di dotarli di programmi e progetti per l’opposizione e per il Governo. Serve quindi una coalizione stabile, larga, aperta a forze politiche e a soggetti che oggi non ne fanno parte, serve altresì, dentro il centro-sinistra una sinistra più forte e più unita. Serve una considerazione delle forze di sinistra che non annulli le autonomie e le differenze ma che si ponga l’obiettivo dell’unità possibile, per non consegnare per sempre il Governo del Paese a forze che sono ostili alla Costituzione repubblicana perché nata dalla Resistenza.
Non che il centro-sinistra sia indenne da critiche o da limiti di governo, ma di fronte al pericolo della destra, Enrico Berlinguer ricordava che viene sempre prima il contesto rispetto al soggetto e rispetto all’oggetto. Non serve tardivamente accorgersi, come anche qui è stato fatto — lo colgo positivamente — della pericolosità della destra. Sì, tardivamente, perché una sinistra troppo rinunciataria l’accreditava come semplice competitrice elettorale e un’altra sinistra aristocratica e un po’ salottiera la definiva uguale al centro-sinistra, quindi non pericolosa. Ben venga il recupero di un’analisi sulla pericolosità della destra, ma a questo punto bisognerebbe essere conseguenti sul versante delle alleanze politiche, non solo a livello regionale dove si governa con assessori e con posti di governo significativi, ma anche a livello nazionale, perché noi vogliamo rinnovare un appello a tutte le forze di sinistra a costruire forme di unità possibile, più forti, più decise, più incisive dentro il centro-sinistra e abbandonare pratiche di eclettismo programmatico che in realtà sono la foglia di fico per altri accordi. L’esigenza è quella di unire le forze politiche, quelle istituzionali-democratiche, il movimento dei lavoratori, il nuovo movimento dei giovani, movimento che lotta per la pace e contro la guerra; per costruire una seria alternativa sociale e di governo, a partire dai grandi temi della pace, del lavoro, dei diritti materiali, oggi sanciti, non ancora pienamente realizzati, ma domani questi diritti rischierebbero anche di essere cancellati formalmente dal Governo.
Quindi il nostro obiettivo è quello di consolidare l’unità delle forze democratiche per non vanificare l’opera iniziata tanti anni fa. Proprio perché siamo stati educati a questa disciplina democratica contro la destra, più volte abbiamo criticato determinate modalità di comportamento della Giunta regionale. Questa disciplina democratica noi la esercitiamo sempre, anzi in maniera anche più rigorosa quando si tratta di votare organismi e persone oggetto di accordi.
Per questo noi ringraziamo per il lavoro svolto il vecchio Ufficio di presidenza, auguriamo al nuovo buon lavoro e in particolare voglio esprimere solidarietà all’amico Giuseppe Ricci e al compagno Gabriele Martoni che in forme diverse sono stati oggetto di imboscate.
Abbiamo criticato il comportamento della Giunta regionale perché vedevamo, in passaggi non secondari, indebolirsi il progetto del centro-sinistra, della coalizione. Infatti, la guida di comportamento in certi casi non è stata, a mio modo di vedere, né dell’Ulivo né del centro-sinistra ma è stata determinata da accordi tra alcuni partiti o correnti di partiti che via via hanno indebolito l’immagine della Regione nei confronti degli enti locali e dei sindacati dei lavoratori. Noi, inascoltati, per tempo avevamo indicato la necessità di aprire una verifica seria che superasse queste politiche assessorili che in alcuni casi sono sfociate nel clientelismo. Fummo inascoltati ma poi, a seguito di fatti gravi, la consapevolezza di una verifica programmatica e politica si è affermata, tant’è che il Presidente D’Ambrosio ha manifestato la necessità, addirittura, di una svolta. Noi, più semplicemente chiedevamo e chiediamo, a questo punto, una verifica programmatica, perché le svolte evocano cambiamenti di quadro politico e noi non vogliamo cambiamenti di quadro politico, al contrario vogliamo rafforzare l’Ulivo e il centro-sinistra e comunque vogliamo rafforzare la Giunta D’Ambrosio, perché è la nostra Giunta, ma vorrei dire che, comunque, se si annunciano le svolte poi si devono fare.
Anche il nostro giudizio critico sul rimpasto è in linea con la necessità di rafforzare la coalizione, perché non abbiamo visto nella soluzione data un profilo appunto di coalizione ma la redistribuzione di persone dentro gli stessi partiti. Si consolida un asse tra Ds, Margherita e Rifondazione, si escludono Verdi e Comunisti italiani. Mentre esisteva ed esiste la necessità di un coinvolgimento pieno dei partiti dell’Ulivo in modo e in forme diverse, rispettosi sempre, come noi siamo, dei rapporti di forza, sapendo che siamo piccoli tra i piccoli, ma insieme, in una pari dignità, sappiamo altresì che i rapporti di forza di allora, che sancirono rapporti e accordi da noi sempre rispettati in maniera rigorosa, oggi, purtroppo, non rispondono più ad allora. Lo scenario che ha portato alla svolta, in realtà lascia immutata la situazione che c’era. Non solo la svolta non c’è stata e non doveva esserci, secondo noi, ma la situazione che c’era allora oggi rimane. Gli stessi partiti oggetto della difficoltà della Giunta non cambiano e al tempo stesso si riconsolidano alcune posizioni.
Noi prendiamo atto di questa realtà, rivolgiamo alla Giunta i migliori auguri buon lavoro, perché, ripeto questa è la nostra Giunta, ma a questo punto, Presidente D’Ambrosio, colleghi della maggioranza, serve una seria politica programmatica. La linea tracciata dal Presidente è una buonissima base. Essa evidenzia i punti significativi del programma elettorale di Marche Democratiche. Presidente, noi condividiamo in pieno la tua comunicazione, tuttavia la questione della sanità impone una riflessione seria, perché è mutato nel profondo lo scenario che c’era nel 2000. Il Governo Berlusconi taglia i soldi agli enti locali, in particolare taglia, anzi taglieggia, la sanità e lo Stato sociale. Il “decreto Sirchia” — vorrei ricordarlo agli ipocriti consapevoli del centro-destra, che vanno difendendo anche qui nelle Marche i piccoli ospedali, come se noi non li difendessimo — taglia nelle Marche 1.300 posti letto, impone la chiusura di molti servizi sanitari, a livello generale e a livello delle Marche. Inoltre, un federalismo senza risorse impone le Regioni, dal 2000 in poi, di ripianare i deficit sanitari accumulati, quindi è in questa prospettiva che va elaborata una proposta innovativa, una proposta di sintesi di tutta la maggioranza, che definisca i servizi sanitari, la prevenzione, il ruolo del distretto, l’alta specialità insistente ad Ancona e non solo, che non apra la strada a privatizzazioni striscianti che vuol fare il Governo, come sulla scuola di talassemia. Da questo punto di vista mi sento di criticare la delibera della Giunta regionale che in realtà non evidenzia la necessità di una difesa dell’azienda pubblica, dell’ospedale San Salvatore di Pesaro e, dentro essa, quindi dentro la programmazione sanitaria regionale, anche la scuola di talassemia. Vedete come ultima spiaggia la possibilità di Irccs parziale che costituisce sul territorio una mediazione di buon senso, tuttavia rischia di indebolire il progetto.
Dobbiamo altresì criticare ipotesi di sanità strisciante a livello di privatizzazione come ha fatto in maniera impropria e fuori delle sue competenze l’Amministrazione provinciale di Macerata per specialità significative legate alla radioterapia.
Una sintesi che definisca un nuovo ruolo delle strutture ospedaliere, che stabilizzi ed estenda le eccellenze, gli ospedali regionali, che riqualifichi gli ospedali di rete dentro necessari accorpamenti dirigenziali; che riorganizzi gli ospedali di polo, catena più debole della struttura ospedaliera, prevedendo in essi anche funzioni di chirurgia programmata, chirurgia ospedaliera e ospedalizzazione diurna. Quindi una riconversione complessiva e non una chiusura.
Siamo consapevoli che questo discorso di mantenere una sanità pubblica e universale deve fare i conti con la compatibilità di bilancio che noi vogliamo assumere in una visione unitaria, quindi dobbiamo pensare a bilanci regionali annuali e pluriennali di tipo nuovo che riconvertano le risorse più significative sullo Stato sociale e sulla sanità e che si disinteressino, in prospettiva, di finanziamenti a pioggia che disperdono in mille rivoli.
A questo lavoro occorre piegare senza pregiudizio, senza punti di “prendere o lasciare” l’organizzazione sanitaria. Il numero delle Asl non può essere definito esclusivamente sulla mediazione politica ma anche sulla funzionalità e sull’oggettività e certo anche sul risparmio, anche dentro una forte e significativa semplificazione graduale e, se necessario, drastica.
Noi Comunisti italiani abbiamo indicato e continuiamo ad indicare il livello delle Asl provinciali come sintesi tra semplificazione e governo democratico della sanità su area vasta, come fase credibile di una effettiva e non finta semplificazione, senza fughe in avanti e senza invenzioni organizzativistiche, perché non vorremmo essere, domani, criticati o accusati di aver fatto esperimenti sulla pelle dei cittadini delle Marche.
La maggioranza insieme, a partire dai partiti più grandi, ma tutta la maggioranza, dopo il rimpasto, debbono cogliere questa necessità, una necessità politica e programmatica di riavvicinare le posizioni perché la posizione dei Comunisti italiani è scontata sul versante dell’Ulivo e del centro-sinistra, ma non è scontata su ipotesi che continuino ad indebolire l’Ulivo e il centro-sinistra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Anch’io auguro buon lavoro al Presidente Minardi e a tutto l’Ufficio di presidenza, come ai tre nuovi assessori che ormai da qualche giorno hanno iniziato la loro attività.
Dopo il voto che c’è stato oggi sull’Ufficio di presidenza e dopo l’intervento che tutti abbiamo ascoltato, di Giannotti, si impone una prima riflessione politica su quanto è accaduto, che mi sembra particolarmente significativo. Abbiamo assistito, questa mattina, a una divisione profonda, lacerante della Casa delle libertà, che fa seguito e anzi aggrava una divisione che già si era manifestata nel 2000 in occasione della prima nomina dell’Ufficio di presidenza, quando Forza Italia elesse tutti e due i rappresentanti dentro lo stesso Ufficio di presidenza. Oggi la situazione è ulteriormente aggravata. Prendo a prestito le parole di Giannotti, quindi non faccio alcuna interpretazione. Giannotti ha detto due cose, sostanzialmente. La prima, che lui si dimette da capogruppo con una motivazione precisa, perché al punto in cui sono arrivati — sono state sue parole — è impossibile gestire il gruppo di Forza Italia ed è evidente a tutti che i problemi dentro la Casa delle libertà nascono per molta parte dalla divisione che nel maggiore partito del centro-destra si è registrata in questi giorni, in queste settimane. La seconda è che, ha detto Giannotti, il voto sui consiglieri segretari è la testimonianza del fallimento del progetto della Casa delle libertà, quindi parole precise e gravissime per quanto ci riguarda. Noi non avevamo dubbi su queste divisioni all’interno del centro-destra. Bisognerebbe fare una riflessione: se la Casa delle libertà si divide su un aspetto importante ma neanche decisivo nella politica regionale come l’elezione del consigliere segretario dell’Ufficio di presidenza, immaginiamoci cosa succederebbe se malauguratamente il centro-destra fosse chiamato a governare questa Regione, cosa che peraltro credo sarà impossibile, visti i fatti.
Dall’altra parte voglio dire con estrema franchezza che anche all’interno del centro-sinistra ci sono state questioni spiacevoli qui ricordate, ci sono stati dei problemi che non sono neanche lontanamente paragonabili a quanto accaduto dentro il centro-destra, ma che comunque ritengo non vadano sottovalutati. Anch’io, come il collega Procaccini mi sento di esprimere la solidarietà nostra al Vicepresidente Ricci e al collega consigliere segretario Martoni. Dico anche che quanto accaduto, che non va sottovalutato e che io giudico estremamente disdicevole e grave, non può tuttavia nascondere un dato politico che ha riguardato il centro-sinistra, con l’accordo che è stato raggiunto per l’Ufficio di presidenza e per le Commissioni, cioè un rafforzamento, una maggiore coesione delle forze politiche del centro-sinistra che poi si sono concretamente manifestate oggi, con l’ingresso dei Comunisti italiani nell’Ufficio di presidenza stesso, che si manifesteranno ulteriormente con l’elezione dei presidenti delle Commissioni e soprattutto con il fatto significativo dell’ingresso dei verdi alla presidenza di una Commissione importante come la IV “Ambiente, urbanistica, territorio”.
Mi pare che questi due elementi siano da sottolineare in maniera giusta per quello che è doveroso fare in un consesso politico come il Consiglio regionale. Noi riteniamo ancora che le scelte che ha fatto il Presidente D’Ambrosio riguardo alla modifica, seppur parziale, della Giunta, hanno anche esse un significato che portano a un rafforzamento della Giunta stessa. Abbiamo detto in questi giorni — mi meraviglia che fino ad ora nel dibattito nessuno abbia ripreso questo aspetto — che c’è un limite nella non presenza femminile dentro la Giunta, dovuto a dati oggettivi, ma anche al poco peso che, dico io, purtroppo le donne hanno, intanto all’interno del Consiglio regionale. E’ un limite di cui dobbiamo prendere atto tutti e che tutti dobbiamo sentirci impegnati a superare. Non credo, per rispondere a Massi, che il problema sia chi all’interno della Giunta si è rafforzato o indebolito, credo che la composizione politica della Giunta rispetto a quella precedente non cambia, non debbo fare io il difensore di alcuno, tanto meno della Margherita, comunque voglio sottolineare il peso politico e a livello di rappresentanza che la Margherita ha all’interno di questa maggioranza e della stessa Giunta.
Le motivazioni che sono state qui esposte dal Presidente D’Ambrosio sul perché si è arrivati a un rimpasto della Giunta — le assumo tutte, condividendole — sono le vere motivazioni. Anche qui ho sentito parlare, da parte soprattutto di Giannotti, di fallimento delle esperienze del centro-sinistra. Mi permetto di dire che intanto i cittadini marchigiani non l’hanno pensata e non la pensano così, come dimostra il consenso che le forze del centro-sinistra hanno avuto e ancora hanno in questa regione. Ma al di là di questo sono convinto del contrario, cioè che noi, nonostante le difficoltà che abbiamo incontrato in questi anni, molte dovute a fattori esterni alla nostra Regione, siamo riusciti a fare gli interessi della società marchigiana, ad accrescere le garanzie sociali per i cittadini marchigiani, a partire da quelli più svantaggiati. Abbiamo aiutato lo sviluppo economico e sociale di questa regione e credo che i dati reali, non le chiacchiere che fa l’opposizione, dimostrano questo, nonostante le difficoltà a livello nazionale ed internazionale dell’economia che è cresciuta in termini di ricchezza prodotta, in termini di occupazione, di livelli occupazionali, come qualità della vita.
Dico con il Presidente D’Ambrosio, con le note programmatiche che lui ha qui esposto, che noi siamo impegnati a rafforzare questo modello, a rafforzare la qualità dei servizi nella nostra regione nonostante le gravi difficoltà a cui siamo sottoposti proprio da un Governo nazionale di centro-destra — questi sono dati oggettivi — che taglia profondamente i trasferimenti agli enti locali e alle Regioni. Ricordava il Presidente D’Ambrosio nella sua introduzione, che se la finanziaria regionale rimarrà così com’è stata presentata, questo implicherà, per una Regione come la nostra, un taglio che va dai 160 ai 200 miliardi delle vecchie lire. Significa strangolare il bilancio di una Regione, con inevitabili ripercussioni sulla testa dei cittadini marchigiani.
Ma voglio dire altro, oltre la finanziaria. Qui non si rispettano, da parte del Governo nazionale, neanche gli impegni che esso stesso ha sottoscritto con le Regioni, vedasi l’accordo dell’8 agosto dell’anno scorso per quanto riguarda la copertura dei trasferimenti della sanità degli anni precedenti, addirittura del quinquennio 1994-99. Per non parlare poi della questione relativa alla devolution.
Credo che oggi ci sono, più di ieri, le condizioni per rilanciare con forza il programma, per rilanciare con forza la politica del centro sinistra in questa nostra regione, a partire dalla questione della sanità che qui tutti hanno richiamato, su cui la Giunta e la maggioranza sono impegnati a definire una proposta, cercando una concertazione, per quanto non facile, con le forze sociali e anche con le rappresentanze istituzionali degli enti locali di questa nostra regione, che punti ad ottenere un obiettivo: la razionalizzazione della spesa da una parte e il mantenimento della qualità dei servizi dall’altra. Come pure siamo impegnati a favorire ulteriormente una politica di sviluppo che sia anche compatibile con la difesa dell’ambiente e quindi a dare delle risposte su tutti i terreni alla società marchigiana.
Su questo non voglio dilungarmi, voglio arrivare alla conclusione del mio intervento per sottolineare in modo particolare un aspetto. Avremo modo di approfondire nel merito le questioni, a cominciare dal dibattito che ci sarà sulle scelte della sanità, ma sul documento di programmazione economica e finanziaria, a partire dal dibattito sul prossimo bilanci preventivo 2003 e pluriennale. L’ultima cosa che voglio dire, è che noi attribuiamo notevole importanza a quei quattro punti che il Presidente D’Ambrosio richiamava nella sua introduzione, che sono scritti nella nota che lui ci ha presentato e che riguardano il metodo di governo, cioè lo stretto rapporto che deve intercorrere tra il lavoro della Giunta e il Consiglio regionale, la collegialità della Giunta e, riguardo al rapporto con l’esterno, la ricerca continua di una politica di concertazione con le parti sociali e di cooperazione con gli enti locali marchigiani.
Noi pensiamo che questi sono punti, obiettivi importantissimi che vanno perseguiti con tutta la nostra convinzione, con tutta la nostra tenacia, perché sono il presupposto importante ed essenziale per risolvere i problemi concreti che vogliamo affrontare e a cui dare una risposta nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. La politica è strana, si fa una cosa e ne succede un'altra, o viceversa, si pensa di fare una cosa e poi il risultato è completamente opposto. Quando il Presidente D'Ambrosio chiese di spostare il dibattito sul rimpasto dalla seduta scorsa ad oggi, forse non pensava che il dibattito stesso sarebbe caduto in una fortissima disattenzione. Quindi, delle due l'una: lui la scorsa settimana voleva promuovere il dibattito con un documento o voleva creare disattenzione intorno al dibattito? Visto che oggi c'è il rinnovo dell'Ufficio di presidenza, è chiaro che dal punto di vista giornalistico, dal punto di vista dell'attenzione l'evento è uno, non due. A questo punto, la centralità invece che sul dibattito è passata sul rinnovo dell'Ufficio di presidenza che era un evento a lungo atteso, perché l'Ufficio di presidenza all'inizio della legislatura aveva conosciuto una forte tensione per quanto riguarda il centro destra, con l'elezione di tutti e due i componenti di Forza Italia e aveva conosciuto anche problemi all'interno del centro-sinistra nella spartizione dei ruoli tra Giunta, partiti che sarebbero stati rappresentati in Giunta e partiti esclusi dalla Giunta. Quindi il rinnovo dell'Ufficio di presidenza ha innescato delle turbolenze. Credo che qui nessuno debba essere fariseo: se le cose non sono andate come erano completamente previste nel centro-destra — nel centro-destra era previsto un posto nell'Ufficio di presidenza per An e un posto per Forza Italia — bisogna tener conto che comunque in questo Ufficio di presidenza sono presenti Alleanza nazionale e Forza Italia. Viceversa nessuno ha notato che al Vicepresidente Ricci sono mancati 8 voti, da 25 a 17 e a Martoni sono mancati 5 voti, da 25 a 20. Se vogliamo ben guardare, più o meno le turbolenze sono state simili, sia sul centro-destra che sul centro-sinistra, solo che sul centro-destra sono confluiti voti di maggioranza che hanno fatto la differenza e in questo caso, addirittura, una differenza di età, perché il collega Grandinetti è stato eletto con un apporto variegato, ma per la differenza di età. Quindi, innanzitutto — lo dico da psichiatra — bisogna tenere i nervi tranquilli. Ricordo che io ho subito in quest'aula una fortissima umiliazione: a me, presidente di gruppo appena eletto, negarono un consigliere di Alleanza nazionale. Non Pistarelli al posto di Castelli o viceversa, ma per An nessun posto, quindi ho conosciuto un'umiliazione molto pesante, mentre credo che un collega di partito sia sempre rappresentante della forza politica al cui gruppo appartiene. Quindi sdrammatizzerei molto questo problema.
Certo, la Casa delle libertà è un raggruppamento che ha meno storia politica del centro-sinistra e su questo non ci piove, però questo non significa che non abbia una sua articolazione e secondo me proprio nei periodi di crisi nascono le aggregazioni forti. Io stesso mi sono trovato in difficoltà, nel mio gruppo non tutti hanno votato secondo le indicazioni, sono stati divisi i voti addirittura in tre articolazioni. Cosa significa questo? La maggioranza del gruppo, in fondo, ha seguito l'indicazione ufficiale e secondo me dobbiamo comunque tener presente che l'Ufficio di presidenza in questa seconda parte della legislatura avrà un rappresentante di Alleanza nazionale, grazie a Dio il Vicepresidente Gasperi — ci è stato riconosciuto un ruolo, perché siamo stati completamente assenti, per due anni e mezzo, dall'Ufficio di presidenza e adesso siamo rientrati. Credo sia una cosa molto dignitosa, anzi auguro al collega Gasperi molta energia, molta presenza nell'Ufficio di presidenza — e per quanto riguarda Forza Italia c'è un iscritto a quel gruppo che è presente che sicuramente si collegherà con il resto del gruppo e sosterrà le tesi di Forza Italia nell'organo istituzionale del Consiglio.
Quindi faccio appello a Giannotti di ripensarci. Io, al posto suo non mi sarei dimesso. Non mi sono dimesso due anni e mezzo fa e non mi sarei dimesso oggi, perché il conflitto è il sale della politica; passato questo momento, tenendo presente che il risultato è 9 a 9 e solo la differenza di età non ha premiato l'opzione che era stata fatta dalla maggioranza del gruppo di Forza Italia, non è un dramma.
Passo alla seconda parte del problema, che è quella relativa al documento della Giunta. Ormai è costume del centro-sinistra che il preambolo di ogni intervento sia "la colpa è di Berlusconi, del Governo di Berlusconi", addirittura credo che sarà opportuno codificarlo, ci sarà una scaletta ufficiale da dare a ogni consigliere regionale, a ogni politico dicendo "prima di cominciare a toccare qualsiasi argomento, parla male del Governo", come se il problema della stretta economica non fosse di tutto i mondo occidentale industrializzato. L'11 settembre non è capitato all'Italia, la stretta economica non è capitata all'Italia: la Germania è in difficoltà molto maggiori dell'Italia; la Germania, guidata da un governo socialista, ha più problemi dell'Italia guidata da un governo di centro-destra; la Francia, governata fino a ieri dalla sinistra, da pochi mesi dal centro-destra, ha problemi superiori all'Italia. Cerchiamo di essere onesti: sicuramente c'è una stretta dello Stato sulle Regioni, ma in tutto il mondo occidentale c'è una stretta degli Stati e dei governi locali rispetto alla capacità di spesa, quindi c'è una crisi che pesa sullo Stato, una crisi che pesa sulle Regioni, una crisi che pesa sugli enti locali e via di seguito.
Non mi sembra che questo sia l'argomento forte. Se questo fosse l'argomento, è debole.
Cosa dice il documento della maggioranza? Innanzitutto ci sono tante buone intenzioni e io dico anche largamente condivisibili, anche da noi. Quando si parla della politica dell'entroterra — Carta di Fonte Avellana e via di seguito — quando si parla del controllo del credito, chi non può condividere la territorialità del credito? Quando si parla di ambiente e si dice "emergenza ambientale, area ad alto rischio, problema dell'erosione", tutte cose fortemente condivisibili da destra a sinistra, dal centro a tutti gli altri settori. Il problema è che bisogna passare, soprattutto quando mancano due anni e tre mesi all'indizione di nuove elezioni, dalle argomentazioni sulle buone intenzioni ai fatti. Questo documento, sui fatti non taglia un nodo che ci si aspettava.
Sulla sanità mi aspettavo un'indicazione forte sul controllo della spesa e sull'organizzazione, ma si rinvia ad altro tavolo. Sulle politiche per le attività produttive che vengono scarsamente sostenute, ci sono le associazioni degli artigiani che rivendicano che le graduatorie che ci sono per il sostegno nei vari filoni siano utilizzate. C'è un taglio indiscriminato in tutti i settori, cominciando da quello della cultura. A fine anno non sono state pagate tante iniziative che pure erano state scelte come iniziative compatibili con la politica di questa Regione. Quindi è un documento secondo me fatto molto di politichese, di chiacchiere, di discussioni. Mi aspettavo A, B, C, D ed E, cioè 4-5 cose forti che la maggioranza e la Giunta, da qui a al 2004 avrebbe fatto. Questo non c'è. E' un documento che serve in qualche modo ad assemblare l'unità su un documento di forze politiche che hanno anche visioni diverse in qualche parte. Mi sembra poco. Mi sembra che a questo punto sia stata giusta la scelta del Presidente D'Ambrosio di aver mischiato il dibattito del rimpasto con il dibattito dell'Ufficio di presidenza per oscurare un po'.
La Giunta D'Ambrosio/1 non è stata granché. Non lo diciamo noi, l'ha detto il Presidente, perché ha affermato che occorreva un rilancio ecc. Le due novità, i due assessori esterni sono stati non voglio dire licenziati ma hanno concluso la loro esperienza e la prima fase della Giunta D'Ambrosio si è rivelata molto immobile, poche leggi, pochi fatti importanti. C'è stato il rimpasto che ha coinvolto tre assessori, perché il terzo assessore è la Cecchini già rimossa da qualche settimana, dimessa da una situazione complessa e anche delicata. Qual è il personale politico nuovo di questa Giunta cosiddetta rinforzata? Due sono persone della politica che hanno "praticaccia"; non si può dire che Silenzi non abbia "praticaccia". E' uno che nella politica sta da anni, è stato sindaco, è alla sua terza legislatura da consigliere regionale, non è sicuramente una novità. Né una novità è Amagliani, che anche lui è un politico di lungo corso, che viene dalle esperienze di funzionario di partito, da esperienze di politica a tempo pieno. Quindi non mi sembra questo un elemento di novità.
Un elemento di novità c'è, questo più forte ed è rappresentato dal collega Ascoli, a cui non vengono date quelle deleghe che uno si aspettava. La verità vera sarebbe stata Ascoli alla sanità e ai servizi sociali, cioè quello che lui fa professionalmente. Gli sono state date le politiche del lavoro per meccanismi di equilibri e comunque attività che tutto sommato non costituiscono un grande ingresso della sua professionalità nella Giunta, senza contare che sposta a sinistra la Giunta stessa, perché il collega Ascoli appartiene al gruppo della Margherita, però culturalmente, notoriamente proviene da esperienze politiche che si collocano alla sinistra dei Ds.
Complessivamente c'è quindi uno spostamento della Giunta più a sinistra. Ascoli è una persona sicuramente di spessore e di cultura, quindi su questo mettiamo la Giunta alla prova. Quindi, su questo è cambiato tutto? IO dico che questa Giunta non è in discontinuità, è in forte continuità e collegamento con la Giunta precedente, non vedo un grande rinnovamento, credo che andiamo ad altri due anni grigi. Io mi aspetto due anni grigi. Posso essere smentito dai fatti, per adesso è prevalsa la politica cosiddetta dell'effetto-evento. Continuamente giornali, stampa, pubblicazioni anche molto costose. Nelle variazioni di bilancio c'erano 300 milioni in più per pubblicazioni della Giunta. Servono per fare ulteriori giornali, stampa, filmati ecc. per promuovere la Giunta. Come effetto-immagine c'è forse anche altra cosa, ma come cose concrete mi sembra che non c'è niente di nuovo sotto il sole. Io aspetto i grandi nodi che sono il bilancio del prossimo anno, il bilancio preventivo che sarà sicuramente un bilancio difficile per chiunque amministrasse. Lì ci sono delle scelte forti da fare. Il documento di riorganizzazione sanitaria era di giugno, pubblicato a luglio, rivisto a settembre, ottobre, novembre, adesso siamo a dicembre, se ne parlerà nell'anno prossimo, quindi mi sembra che lì non ci siamo proprio. Su alcune politiche di settore non ci sono i soldi per fare gli interventi, perché poi i documenti possono essere scritti, ma bisogna dire con che risorse, in quale modo.
In questo momento l'unico fatto grande, che io apprezzo, è l'accordo Governo-Giunta per definire le infrastrutture, cosa importante. E' la prima volta che c'è un impegno forte del Governo centrale per la Regione, che per adesso è un documento di programmazione...

GIULIO SILENZI. Ti riferisci a quello di D'Alema?

CARLO CICCIOLI. No, mi riferisco a quello attuale, che però è rimasto sulla carta.

GIULIO SILENZI. Quello aveva messo i soldi, qui i soldi sono messi sulla carta, che è cosa diversa.

CARLO CICCIOLI. Se ci aveva messo i soldi ci dovevano essere le opere: siccome le opere non ci sono, evidentemente i soldi erano virtuali, o comunque non sono stati in grado di spenderli, come succede per il raddoppio della variante Ancona sud-Ancona nord, cioè Fiumesino-Baraccola per il quale da 15 anni ci sono i miliardi dati alla Provincia e non si riesce a realizzare neanche la progettazione. Sono 43 miliardi giacenti da 15 anni, dalla legge della frana.
Questo è un nodo importante. Spero — questa è l'unica cosa su cui posso concordare con il neo assessore Silenzi — che adesso siano calendarizzati i finanziamenti, nel senso che i soldi già ci sono, c'è un problema di scadenze, hanno fatto una tabella di marcia rigorosissima: entro dicembre del 2003 cominciare le gare per i lavori. Se questo fosse vero, saremmo di fronte a un fatto epocale per la nostra regione.
Sulle infrastrutture spero che l'impegno del Governo e lo sforzo della Regione tenga, si realizzi, perché questo è un passo in avanti per tutta la società marchigiana. Quando l'altro giorno gli industriali e la Banca Marche hanno presentato il libro dei costi e della perdita di competitività per l'impresa marchigiana a causa della mancanza di queste infrastrutture, evidentemente si è dimostrato che abbiamo sacrificato ricchezza potenziale che poteva venire alle Marche e poteva svolgere un grande ruolo.
A mio parere questa vicenda dell'Ufficio di presidenza credo che si esaurirà in termini molto rapidi, perché ogni partito avrà il suo ruolo, la sua dignità e supererà anche i suoi problemi interni, che qualche volta si scaricano tra tutti. Lo dico per noi, per il passato di An, lo dico in questo momento per Forza Italia, ma tensioni ci sono in tutti i partiti, dai Ds alla Margherita a tutto il resto. Per quanto riguarda la Giunta non vedo grandi elementi di novità. Se posso fare una battutaccia, non vedo neanche tensione, tutto piano, tutto liscio, tutto tranquillo. (Interruzione dell'assessore Silenzi). Un medico che ha "praticaccia" è un medico che fa buone diagnosi cliniche e manda poi dalla consulenza giusta.
Noi sicuramente daremo un contributo su cose che vanno a beneficio di tutta la regione, quindi non faremo battaglie ostili di principio, mentre ci opporremo pesantissimamente di fronte a tutti quei disegni di legge, come quello tuttora in vita sulla sanità, che riteniamo portino danno alla comunità regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, intanto voglio porgere un augurio all'Ufficio di presidenza che abbiamo eletto questa mattina e anche per l'esito delle votazioni va dato un segnale di solidarietà al Vicepresidente Giuseppe Ricci e al consigliere segretario Martoni.
Le vicende del voto di questa mattina oscurano la discussione di oggi che ci aspettavamo essere su un terreno programmatico, una discussione che è resa possibile dalla presentazione di alcune comunicazioni del Presidente. La vicenda della elezione dell'Ufficio di presidenza ci dà comunque alcuni elementi di riflessione rispetto all'esito. Alcuni di noi l'hanno fatte soltanto sulla maggioranza, altri sulla minoranza o viceversa, ma c'è da dire che sicuramente la minoranza ha fatto un grosso regalo, oggi, alla maggioranza, evidenziando una divisione proprio nel momento in cui la maggioranza registrava una débacle. Credo che di questo noi della maggioranza dobbiamo essere grati in un certo senso. Ciò non toglie che una riflessione va fatta anche sull'aggregazione di centro-sinistra nella quale prevale un individualismo, nella quale prevale sempre più un percorso fatto di individui anziché di gruppi e su questo credo vada fatta una riflessione politica all'interno di questo Consiglio, all'interno della nostra coalizione di centro-sinistra, una riflessione non soltanto sui motivi che hanno portato alcuni consiglieri a manifestare questa posizione nel segreto dell'urna, con la riservatezza del meccanismo di voto, ma una manifestazione di opinioni che a nostro avviso, noi verdi che abbiamo manifestato un dissenso anche all'inizio di questa legislatura, anche quando avevamo la possibilità di manifestarlo nel segreto dell'urbana, anche quando l'abbiamo manifestato in altre occasioni con il voto palese, con le dichiarazioni — peraltro ci apprestavamo a manifestarlo anche in questa discussione, pensando peraltro che questa nostra posizione fosse stata uno dei motivi conduttori della discussione della seduta di oggi, ma non lo è più dopo questo esito della votazione sull'Ufficio di presidenza — ma una riflessione sul fatto che questo centro-sinistra dovrebbe abituarsi a manifestare il dissenso palesemente, non a intrupparsi dietro la disciplina di partito e poi scatenare l'indisciplina all'interno del voto segreto, ma ovviamente ogni consigliere è libero nell'uso del suo voto, nell'uso del suo intervento e ovviamente la votazione di questa mattina evidenzia che questo dissenso arrivato a sorpresa, 8 su 25 o 7 su 25 sulla votazione del Vicepresidente, è quasi un terzo dei consiglieri che compongono questa maggioranza, quindi un dato che va al di fuori del dissenso fisiologico che certe volte si manifesta.
Noi verdi poniamo oggi e abbiamo posto già prima del rimpasto la questione del programma, il programma è al centro del nostro giudizio politico sull'operato di questa maggioranza, di questo Consiglio e continueremo a manifestare palesemente il nostro pensiero qualunque esso sia. La prima questione che abbiamo sollevato è che ci aspettavamo che il rimpasto avvenisse, così come il Presidente aveva preannunciato in un suo documento, dopo una prima definizione del programma, prima il programma e poi gli assetti. Questo non c'è stato ed è una critica che ci sentiamo di fare anche all'Ulivo, che è venuto meno a questa funzione potendo e dovendo anche arrivare a queste scadenze con un processo di elaborazione critica sulla prima metà della legislatura, su ciò che è stato fatto, su ciò che non è stato fatto, sui ritardi dovuti a mancanza di volontà politica o alle necessità. Questa occasione l'Ulivo l'ha persa proprio nella fase in cui l'elettorato di centro-sinistra chiedeva all'Ulivo e al centro-sinistra di rafforzare la propria capacità di coesione con gli elettori. Contestiamo, ovviamente, anche la scelta politica del non allargamento della Giunta, del non allargamento a forze politiche che hanno lavorato per il buon esito del lavoro di questo Consiglio regionale nella prima metà della legislatura. Questo non allargamento ha vanificato quelle aspettative del rafforzamento della Giunta regionale che c'erano dietro il rimpasto. In questo rimaneggiamento della Giunta sono state spese, utilizzate figure autorevoli, rappresentative provenienti da forze politiche importanti, maggioritarie in questa coalizione, ma credo che da parte dei cittadini ci sia la percezione che il risultato ottenuto non è proporzionale alle energie, alle qualità e alle risorse che sono state messe a disposizione.
A nostro avviso è una anomalia una Giunta regionale senza verdi, appare una discriminazione agli occhi di tutti, non soltanto ai nostri occhi e appare soprattutto una forte polarizzazione della Giunta su una o due forze politiche e la marginalizzazione contemporanea, non soltanto la polarizzazione, l'esaltazione del ruolo di alcune forze, delle loro sensibilità, dei valori che esprimono, delle attenzioni, delle priorità che sottolineano all'interno dei centro-sinistra, che danno anche una ricchezza al centro-sinistra.
Certo che non sono solo gli organigrammi che cambiano il giudizio o la percezione politica, ne siamo ben consapevoli e per questo motivo pensiamo che il centro-sinistra di cui continuiamo a voler far parte, debba dare una risposta non tanto e non soltanto alle forze politiche che ritenevano di poter dignitosamente partecipare e dare un apporto in questo fine legislatura ma anche a tutti i cittadini. Quindi ripristinare uno spazio in cui le questioni programmatiche, le questioni ideali siano presenti e non siano presenti solo gli assetti, siano presenti anche se vengono successivamente, perché il rischio è che, risolte le questioni degli assetti, le questioni programmatiche non solo non vengano dopo ma siano per lo più dimenticate o rimesse alla gestione della routine di tutti i giorni che peraltro costringe questo Consiglio e la maggioranza a rincorrere le problematiche, ad affrontarle quando siamo in una situazione d'emergenza.
Il programma dei lavori di questo Consiglio lo dimostra, anche l'ultima discussione che abbiamo fatto. Abbiamo discusso la questione dell'erosione costiera sulla scorta di un'emergenza: riuscirà il centro-sinistra ad affrontare le tematiche dei programmi senza una logica d'emergenza, con queste premesse? Poi, all'indomani delle elezioni regionali, coerentemente con quanto sottoscritto tra le forze politiche, pur non essendo in Giunta abbiamo correttamente sostenuto la maggioranza, abbiamo usato alcuni strumenti di dissenso quando c'era da manifestare il dissesto e di sostegno tutte le volte che c'era da manifestare il sostegno. Questo è parte essenziale dello stile di lavoro della nostra forza politica, cercare di portare comunque un contributo al Governo, quando del Governo, quando della maggioranza facciamo parte.
Purtroppo non possiamo negare che sono stati disattesi molti punti del programma che è fondamentale per la nostra forza politica, che è stato fatto proprio dalla coalizione che ha vinto le elezioni in questa Regione. Molti punti che fanno parte degli indirizzi del centro-sinistra, molti punti che non hanno valore solo per noi ma hanno valore per tutti, anche per quelli che non votano per noi, anzi direi che della sensibilità su certi temi noi rappresentiamo soltanto una piccola quota, anche se in forza di questa piccola quota abbiamo ragione di spingere all'interno di questa coalizione perché questi aspetti non passino in secondo piano, perché come giustamente dice la relazione del Presidente in un passaggio, le tematiche ambientali non sono una questione settoriale ma sono il tessuto connettivo su cui si sviluppano tutte le iniziative economiche, tutti i settori di attività economica, quindi l'ambiente non inteso come attività settoriale, come assessorato, come delega, ma la compatibilità ambientale e l'attenzione all'ambiente intese proprio come filosofia trasversale a tutti i settori, a tutti gli interventi, dalla sanità ai trasporti, dai servizi sociali alla cultura. Quindi su questa filosofia noi continueremo a muoverci e su questa filosofia, pur non condividendo questa scelta del Presidente della Giunta regionale continuiamo a partecipare a questo processo, per evitare questa china che rischia di portare la nostra Regione ad aumentare i consensi di un centro-destra che fonda la sua capacità di consenso sull'esaltazione dell'individualismo. Quello stesso individualismo che in quest'aula ha come riflesso la mancanza di logiche di squadra, riportato all'interno della società ha degli effetti devastanti sullo Stato sociale, sulla solidarietà, su tutti quei valori che noi dobbiamo difendere non soltanto in un documento programmatico ma anche con atti concreti, decisioni anche in momenti difficili come questi, quando la mancanza di risorse rischia di far prevalere i più forti sui più deboli.
Per questo riteniamo che le questioni ambientali, sulle quali siamo nati e sulle quali abbiamo cresciuto una sensibilità che si è allargata anche a tematiche diverse da quelle più strettamente legate alla protezione dell'ecosistema e del territorio, secondo i verdi abbisognano di una più chiara definizione del programma, rilanciando la centralità di alcuni temi e rafforzando l'azione del governo, ritenendo che questa potesse essere rafforzata anche con la nostra presenza diretta al governo di questa Regione.
Consapevoli, ovviamente, che il Presidente è libero nelle sue scelte, ma consapevoli che noi possiamo manifestare il nostro non assenso a questa soluzione, oggi prendiamo atto di questa scelta del Presidente. Ci dispiace che questa decisione ci mette nella condizione di ritenerci non più parte organica della maggioranza ma parte più lontana e questo per noi significa comunque una disponibilità a continuare a partecipare al centro-sinistra ma contribuendo criticamente al processo di rafforzamento di questa aggregazione e riservandoci la libertà di valutare i singoli provvedimenti adottati nelle sedi istituzionali, anzi richiamando a questo punto il Governo regionale non soltanto al programma ma anche agli atti concreti, alle cose fatte, perché non vogliamo più dare un giudizio soltanto sugli aspetti programmatici, siamo alla fine della legislatura, vorremmo poter dare un giudizio positivo sulle cose fatte, sugli obiettivi raggiunti, sulle questioni che abbiamo condiviso, sulle tematiche a cui, come forza politica, riusciremo a dare contributi e continueremo ad avanzare proposte.
La proposta avanzata ai verdi di presiedere la Commissione ambiente va inquadrata all'interno di questa logica, quindi a nostro avviso non assume il significato politico che avrebbe assunto una partecipazione diretta al governo di questa Regione, ma ovviamente sarà uno strumento per la nostra forza politica e in particolare per il collega D'Angelo, che ci auguriamo venga eletto nei prossimi giorni alla presidenza della IV Commissione, per dimostrare questo nostro atteggiamento e questa nostra capacità di proposizione e di risoluzione di una serie di problemi.
Pensiamo che non tanto a lui, ma soprattutto a chi siede in Giunta starà il compito di recuperare una serie di ritardi e di difficoltà che abbiamo registrato in questa fase.
Nel merito dell'operato della Giunta di questi giorni voglio esprimere un lato positivo che ho notato e due elementi di preoccupazione. Il lato positivo è che ho notato già nella prima seduta di questo Consiglio con la nuova Giunta una diversa e maggiore attenzione alla discussione che si è svolta in quest'aula; dobbiamo dire che non l'avevamo vista nella prima metà della legislatura: c'era una Giunta assente, interventi di consiglieri su temi anche importanti che non venivano seguiti, talvolta mancavano addirittura gli assessori di riferimento. Questo è un dato molto grave, dovuto sicuramente al sistema elettorale che svincola la Giunta dal Consiglio rispetto al passato, ma ricordo che questo non era lo scenario delle scorse legislature. Non che fossero state migliori dell'attuale. C'è una diversa attenzione nella prima seduta del Consiglio con la nuova Giunta su un tema peraltro difficile, che arriva in quest'aula a seguito di un'emergenza e direi che siamo usciti anche bene. Quindi la seconda considerazione che farei a proposito della prima uscita della Giunta in quest'aula è positiva nel senso dell'attenzione al Consiglio e nel senso anche della capacità di veicolare una situazione oggettivamente difficoltosa.
Altri aspetti riguardano invece scelte, comportamenti della Giunta al di fuori di questo Consiglio che vedo invece con preoccupazione: l'approvazione del Dpefr senza la consultazione del Comitato economico e sociale e della Conferenza delle autonomie locali. Sarà un decreto di programmazione economica e finanziaria che dovrà essere rivisto — sui giornali almeno questo è uscito — abbiamo registrato un dissenso da parte delle organizzazioni sindacali: la gestione di questa partita del Dpefr che mi pare piuttosto delicata, andava fatta — visto che la concertazione è uno dei temi su cui noi misuriamo la nostra capacità di concludere questa seconda fase della legislatura in discesa e non in salita — con maggiore attenzione.
L'altra questione, che pure apprendo dai giornali — se non è vero, i giornali avranno disinformato due volte — riguarda l'approvazione di una decisione relativa all'Irccs parziale a Pesaro, più azienda ospedaliera. Anche questo è un ma su cui in maggioranza si è discusso molto, noi verdi peraltro abbiamo detto che la Giunta regionale aveva egregiamente sostenuto tutto la vicenda nel periodo estivo uscendone anche bene, oggi sostanzialmente c'è una decisione relativa sia ad Irccs parziale, sia all'azienda ospedaliera. Anche questi mi sembrano due passaggi in dissonanza con un clima diverso che ho registrato, almeno nella prima seduta del Consiglio regionale a seguito dell'atteggiamento assunto in aula dalla Giunta.
Sappiamo di avere di fronte a noi una sfida molto importante, su cui sarà necessario ritrovare una capacità di coesione più ampia possibile all'interno di questo Consiglio, perché sta a questa legislatura la scelta se la sanità dovrà essere sempre più ospedale, con tutto quello che comporta, o potrà diventare, tornare ad essere salute, prevenzione, servizi nel territorio. Dovremo scontrarci con delle forze che sanno coagulare tutti i localismi, tutti gli interessi particolari che spingeranno sull'individualismo dei consiglieri. Certamente per vincere questa sfida il centro-sinistra ha bisogno di una coesione che in questi ultimi giorni facciamo fatica a trovare.
Sulle dichiarazioni del Presidente credo che vadano approfondite, soprattutto in relazione alle gambe che questi impegni potranno trovare per poter camminare ed essere realizzati.
Rispetto alla prima stesura sono state accolte una serie di questioni che i verdi hanno posto e questo sicuramente è un fatto positivo, io li voglio citare perché sia importante un richiamo, un reinserimento delle questioni relative al mantenimento delle popolazioni nelle aree montane e nell'entroterra in relazione alle attività agricole e forestali e un richiamo alla Carta di Fonte Avellana che è un passaggio programmatico importante e di ampio respiro che questa Regione ha fatto e che ha continuato a confermare nei mesi scorsi, sul quale va rinnovato un impegno. Un passaggio importante che a noi preme è il mantenimento della legge regionale 13/91, strumento di conservazione del paesaggio agrario, su cui alcuni consiglieri della maggioranza si sono mossi autonomamente, creando le premesse per una edificazione al di fuori delle previsioni dei piani regolatori. Considerazioni importanti, con un impegno, per la piena applicazione delle più recenti disposizioni regionali in materia di inquinamento acustico, luminoso, piano aria, elettrosmog e approvazione e rafforzamento del sistema di valutazione di impatto ambientale degli insediamenti: questi sono passaggi importanti che noi apprezziamo. Il richiamo fatto al programma generale relativamente alla questione delle aree a rischio — Api, Elettrocarbonium — con la prospettiva di rilanciare questo processo di valutazione sulla opportunità del mantenimento del progetto che la raffineria Api ha realizzato nel suo territorio, cioè andare avanti così senza alcun disturbo da parte di tutti coloro che vivono o lavorano in quel territorio: in realtà abbiamo una presa di posizione nel nostro programma ben precisa su questo, che parla di riconversione e parla di diversa destinazione d'uso di quel territorio con un progetto, per quanto si voglia graduale, comunque determinato dalla pubblica amministrazione e non autodeterminato dall'impresa.
Devo dire però che il Presidente non se l'è sentita di prendere un impegno serio sulla questione delle aree protette. Su questo sarebbe utile un chiarimento. Noi avevamo chiesto che fosse più netto questo pronunciamento sulla costituzione di alcune aree protette, soprattutto cogliendo quel nodo che oggi sta nel piano faunistico venatorio, dove si cerca di mettere in contrasto istituti per l'esercizio della caccia con istituti per la valorizzazione del territorio. Sono due strumenti completamente diversi. Da una parte abbiamo territori in cui si fa riproduzione della fauna per aumentare la presenza degli animali nel territorio a puro scopo venatorio, dall'altra parte abbiamo aree protette in cui si fa un processo di valorizzazione economica, in cui non è in gioco soltanto un'attività da praticare nel tempo libero ma è in gioco ben altro. Noi non vogliamo che nel piano faunistico venatorio si creino le premesse per cui si chiudano quel 25% di quote tra aree protette esistenti e zone di ripopolamento e cattura, impedendo la costituzione di nuove aree protette perché ormai si è saturata questa quota del 25%. Su questo, al Presidente chiediamo un pronunciamento coraggioso. Così come non possiamo inseguire, così come fa il centro-destra a livello nazionale, norme in materia faunistico-venatoria che assecondano esigenze individualistiche e si collocano al di fuori delle disposizioni europee. Siamo dentro l'Ue dobbiamo rispettare anche le direttive in tutte le materie, comprese anche quelle faunistiche o venatorie.
In questo programma, alto passaggio importante e aggiunto grazie anche all'intervento "in zona Cesarini", del Presidente, è una dichiarazione importante in direzione della conversione del trasporto dalla gomma alla rotaia e anche questi inserimenti in "zona Cesarini" evidenziano che queste sensibilità non sono così spontanee, devono essere sollecitate. Questa partecipazione attiva e organica dei verdi è importante, perché alcune questioni, alcuni valori che sono propri del centro-sinistra rischiano di essere propri soltanto nel momento della campagna elettorale, non sono sufficientemente interiorizzati. Provocatoriamente, a una riunione di maggioranza dicevo che se questi valori fossero stati interiorizzati dal centro-sinistra, probabilmente non ci sarebbe motivo della presenza dei verdi. Oggi invece, quello che succede motiva ancor più la nostra presenza e la nostra determinazione, perché la sinistra, il centro-sinistra, la nostra alleanza possa governare su un progetto di qualità e non su un progetto che cerchi disperatamente di assecondare tutte le richieste individuali, possa governare sui dei valori e non sulla sommatoria dei consensi clientelari, perché su questo terreno il centro-sinistra è perdente. Può essere vincente qualche consigliere, può essere vincente qualche assessore, può essere vincente il centro-destra, ma su questo terreno il nostro elettorato ci abbandona e a questo disegno generale credo che dobbiamo fare sempre riferimento valorizzando tutte le componenti e tutte le sensibilità che nel centro-sinistra oggi ci sono.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Come ben sappiamo la giornata di oggi ha segnato il giro di boa di questa legislatura ed è stata un'occasione anche per riflettere e confrontarci non solo doverosa a metà d'un cammino ma anche utile perché noi ci accingiamo ad affrontare una seconda parte della legislatura che ormai ha connotati molto diversi, da un punto di vista politico, da quelli che aveva all'inizio della nostra esperienza. Connotati diversi sia per quanto riguarda la composizione e la collaborazione, all'interno della coalizione Marche Democratiche e connotati diversi soprattutto per lo scenario politico nazionale che è profondamente mutato e che in qualche modo caratterizza pesantemente anche i lavori della Regione stessa.
Ebbene anch'io voglio brevemente dare, come altri hanno fatto, una mia chiave di lettura a conclusione di questa giornata e dico che non è vero che noi abbiamo assistito oggi a dei comportamenti uniformi da parte della maggioranza e da parte dell'opposizione. Credo che oggi la maggioranza, comunque, esce con una condivisa e unanime assunzione di responsabilità per quanto riguarda la necessità di proseguire da un punto di vista del programma su questa strada che abbiamo tracciato fino ad ora ed anche con una condivisione su quelli che sono gli assetti e gli uomini che sono chiamati a gestire il governo regionale da una parte e l'Ufficio di presidenza dall'altra. Pur con tutta la dialettica di cui la maggioranza vive in queste ore, che è stata anche esplicitata dall'intervento del collega Moruzzi, comunque dobbiamo prendere atto che oggi tutte le forze politiche della maggioranza hanno condiviso le scelte che sono state fatte, mentre l'opposizione esce da questa giornata assolutamente frantumata.
Lo dico perché il dato politico è proprio questo: oggi tutte le forze politiche hanno votato, si sono espresse dichiaratamente a favore degli assetti che abbiamo eletto per quanto riguarda la maggioranza. Così non era stato all'inizio della legislatura, quando chi aveva espresso il dissenso aveva motivato politicamente la scelta.
Quindi oggi non possono essere sufficienti alcuni franchi tiratori a sminuire il valore politico che invece la maggioranza oggi incassa. Non ci sono distinguo politici da registrare nell'atteggiamento della maggioranza, ci sono se mai dei comportamenti che sono legittimi per quanto riguarda l'espressione del voto istituzionale, perché ogni consigliere è libero, nel segreto dell'urna, di votare chi gli pare, ma che sono, dal mio punto di vista, da stigmatizzare politicamente, perché chi oggi ha inquinato il voto delle opposizioni votando dalla maggioranza, ha in qualche modo voluto ripercorrere strade già viste, rievocare gli aspetti più deteriori del proporzionalismo e anche della politica dell'inciucio. Quindi credo che noi dobbiamo da una parte incassare il valore politico di una maggioranza che comunque si esprime politicamente all'unisono e dall'altra stigmatizzare il comportamento di alcuni — pochi — che hanno voluto, forse più ad arte che con una finalità ben precisa, ripercorrere queste pratiche che in qualche modo vanno a minare il bipolarismo e quindi ripropongono scenari già visti.
Credo che oggi la maggioranza comunque esce con un maggior equilibrio che gli viene dall'allargamento dell'Ufficio di presidenza ai Comunisti italiani e anche dall'impegno ad eleggere un presidente di una Commissione importante come la Commissione ambiente espressione dei verdi. Ed esce anche rafforzata dalla composizione della nuova Giunta. L'opposizione, ripeto, è frantumata perché oggi noi non sappiamo chi all'interno dell'opposizione sta con chi e invece non vediamo chi non è contro qualcun altro. Credo che chi ha pratica politica — veniva citato l'assessore Silenzi —...

GIULIO SILENZI. "Esperienza" politica...

STEFANIA BENATTI. ...ma chi ha esperienza politica pari, almeno credo, a quella dell'assessore Silenzi come il consigliere Ciccioli, sa bene che proprio per chi fa politica da tanti anni non è la stessa cosa eleggere Tizio invece di Caio e proprio chi ha esperienza politica, chi vive la politica sa che molto spesso se Caio è dello stesso partito di Tizio, questo crea problemi ancora più grossi, perché molti problemi si superano in una logica di coalizione, quindi un riferimento è più probabile averlo in un collega di un altro partito, che comunque meglio può gestire anche i problemi della coalizione, eleggere un compagno dello stesso partito è molto spesso fonte di ulteriori problemi.
Credo che da questo punto di vista vada dato atto, invece, al collega Giannotti, di aver dato oggi dimostrazione di una grande dignità politica, perché il collega Giannotti, abbiamo letto sui giornali, ha esercitato fino in fondo un potere di mediazione che è proprio dei compiti dei presidenti di gruppo e oggi prende atto del fallimento di questa opera di mediazione. Quindi dobbiamo riconoscere al collega Giannotti che ha saputo dire le cose come stanno, ha saputo esplicitare il fallimento della composizione e credo che bene ha fatto il collega Giannotti anche a chiedere le dimissioni al suo collega di partito che ha richiesto questa politica dell'inciucio e ha voluto inquinare...

CARLO CICCIOLI. Nel 2000 questo non valeva?

GIULIO SILENZI. Ma c'è stata la vicenda del Parlamento italiano: questo è grave... (Interruzioni)

STEFANIA BENATTI. Io dico distorsioni e politica dell'inciucio, perché il proporzionalismo è alla luce del sole. Comunque non possiamo dire che è tutto uguale, perché ancora una volta non è vero che è tutto uguale. Devo dare atto che finalmente l'Ufficio di presidenza è rappresentato nelle maggiori espressioni, quindi è assolutamente legittimo e salutiamo come un elemento di completezza che un esponente di Alleanza nazionale sia entrato nell'Ufficio di presidenza. Dobbiamo però raccontare ai marchigiani quello che è successo. E' successo che un partito, per una lotta intestina che si sta trasformando veramente in una scorribanda che colpisce il Parlamento della Repubblica e che si trasferisce oggi in Consiglio regionale con una ideale continuità di dissacrazione delle istituzioni, si spacca e chiede appoggio a franchi tiratori nostalgici dell'inciucio che fanno parte della maggioranza — ma ripeto che questo atteggiamento non ha dignità politica — per portare avanti un'operazione di poca chiarezza. Quindi chiedo all'Ufficio di presidenza che si insedia di essere molto rigoroso e limpido nei comportamenti, perché questo ufficio di presidenza è nato sulla base di un accordo trasversale che non è assolutamente l'immagine di un ufficio di presidenza unitario. L'Ufficio di presidenza è un organismo del Consiglio regionale che vive sull'unitarietà, nel senso che tutti hanno dignità. Altra cosa è fare accordi trasversali, quindi questo è il vizio d'origine che ha questo Ufficio di presidenza e io invito la responsabilità di tutti i suoi componenti a vigilare perché questa cosa non continui.
Detto questo, voglio brevemente passare alla valutazione della nuova Giunta. Da questo punto di vista contesto il collega Ciccioli. Non è vero che noi iniziamo sempre dicendo che il Governo ci è nemico, noi iniziamo sempre dicendo che questa è una delle regioni dove si vive meglio in Europa, noi iniziamo sempre dicendo — e lo dicono anche gli organismi di stampa, anche la stampa non vicina alla maggioranza che governa questa Regione — che noi abbiamo la più alta aspettativa di vita in Italia e una delle più alte in Europa. Noi diciamo che questa è la regione che ha registrato le migliori performances nel prodotto interno lordo. L'economia marchigiana è additata, le Marche negli ultimi anni stanno andando di moda in Italia e in Europa e questo non è, fortunatamente, grazie al Governo nazionale ma questo è, fortunatamente per i marchigiani, grazie al Governo regionale.
Noi ci apprestiamo a varare una riforma sanitaria che sarà stata sofferta e ancora ne soffriamo, ma che sarà una riforma sicuramente concertata. Lo sforzo che la maggioranza ha fatto in questo anno e quello che faremo ci caratterizza notevolmente rispetto ad altre esperienze in giro per l'Italia di altre Regioni che hanno fatto riforme nel giro di 48 ore e che vedono i presidenti delle Giunte costretti a correre lontano dai cittadini.
Detto tutto questo, noi riconfermiamo che su questa strada vogliamo continuare, perché vogliamo continuare a dare alla Regione Marche buon governo. Credo che vada dato atto al Presidente D'Ambrosio che questo passaggio è stato qualificante perché il Presidente ha voluto investire nella politica. E anche qui voglio spiegare con chiarezza cosa noi intendiamo.
E' evidente che, proprio per le motivazioni che dicevo all'inizio, cioè che lo scenario è cambiato anche dentro il centro-sinistra, oggi noi possiamo spendere, come coalizione Marche Democratiche, anche con una maggiore coesione della coalizione stessa. Credo di dover assumere in Consiglio regionale un impegno anche per il mio ruolo non solo di consigliere ma di coordinatore regionale della Margherita, di volontà di far partecipare ancora di più la politica alle scelte nel ruolo che spetta ai partiti. Finalmente registriamo, dopo anni di disagio della politica, dopo anni in cui la politica veniva considerata una cosa non utile alla società, dopo gli anni di Tangentopoli e dopo tutto il fango che Tangentopoli ha gettato sulla politica, un'attenzione da parte dei cittadini nei confronti dei partiti. Credo che questo sia stato un passaggio estremamente corretto che abbiamo vissuto all'interno della maggioranza e con il Presidente D'Ambrosio, perché il Presidente D'Ambrosio, a differenza di altri presidenti anche presidenti o vertici delle autonomie locali della nostra regione, ha ascoltato i segretari dei partiti, ha ascoltato le forze politiche, al Presidente noi non abbiamo imposto alcunché, abbiamo però dialogato con lui, non ci siamo trovati con una Giunta che il Presidente ha tirato fuori dal cilindro come qualcuno ha fatto anche nel recente passato, ma la dialettica tra politica e istituzioni si è svolta in una maniera assolutamente coerente. Questo vale anche per le deleghe. Se dovessi usare il bilancino forse dovrei dire che la Margherita non è soddisfatta, così come se dovessi fare l'elenco dei posti che abbiamo e che non abbiamo. Ma non è questa l'impostazione che il Presidente ha dato e sulla quale noi ci siamo trovati d'accordo. Il ruolo che la Margherita vuole svolgere non riguarda la gestione di questo o quel settore, ma il concorrere insieme a tutte le altre forze della maggioranza, presenti o meno in Giunta, alla determinazione delle scelte politiche di questa maggioranza per la seconda parte della legislatura, quindi il ruolo che noi vogliamo svolgere è a tutto tondo in tutti i settori. In questo senso registro anche che l'Ulivo prima di tutti, che si accinge anche a darsi un'organizzazione stabile nel territorio, ha fatto passi avanti consistenti negli ultimi due mesi. Vedo una attenzione maggiore all'aspetto legato alla volontà di costruire la coalizione prima che di portare avanti ognuno il singolo interesse. Quindi registro anche nella giornata di oggi, anche con tutti i distinguo, la volontà di tutte le forze politiche di fare un passo avanti nell'indirizzo dell'unità prima che dell'interesse personale. In questo la Margherita farà la sua parte e in questo la Margherita è unita.
Anche qui devo dire al collega Ciccioli che io non mi faccio definire da chi della Margherita non fa parte, tanto meno da chi sta nell'altro schieramento. La Margherita è un partito plurale... (Interruzione del consigliere Ciccioli). Meglio di me non te lo può dire nessuno. Non puoi dirmi tu se io devo stare al centro, a destra o a sinistra. Dico chiaramente che la Margherita è un partito nato dopo la fine delle ideologie, è un partito di programma, un partito plurale, un partito che non si definisce di centro ma si definisce di centro-sinistra. Io stessa mi sento di centro-sinistra e non mi sento di centro. Quindi, dentro la Margherita il collega Ascoli è assolutamente legittimato a stare. (Interruzione). Non sposta niente, perché la Margherita è questa . Il collega Ascoli non è andato lì per conto suo, il collega Ascoli, così come il collega Spacca rappresentano l'unità di tutta la Margherita all'interno della Giunta regionale, quindi non c'è uno che spinge di più a sinistra e uno che spinge di più a destra: Spacca e Ascoli hanno lo stesso ruolo e hanno lo stesso mandato, un mandato che è stato trasmesso al Presidente da tutto il gruppo consiliare, da tutta la rappresentanza parlamentare e da tutto il comitato regionale. Quindi il dato che io voglio sottolineare è che in questa seconda parte della legislatura la Margherita darà un apporto assolutamente unitario e costruttivo. Tutto questo è necessario perché mala tempora currunt, dicevano i nostri avi, caro Presidente D'Ambrosio.
Concludo con tre righe, per dire che non siamo noi che evochiamo gli spettri. Leggo un passo degli atti del Senato della Repubblica del 26 novembre, che ben definiscono quello che ci aspetta in futuro. Affronteremo da qui a poco la trattativa e il dibattito con il Governo italiano per quanto riguarda il concetto della devolution. Collega Ciccioli, le leggo quello che dice un senatore della Repubblica: "La cosiddetta devoluzione non è che il primo passo di tutto un ulteriore processo di revisione della Costituzione volto al ribaltamento completo dei caratteri dello Stato nazionale e del disegno istituzionale delineato dalla Carta fondamentale". Queste cose non le dice il Presidente D'Ambrosio, non le dice una "pasionaria" della Margherita, non lo dice un estremista di sinistra, caro collega Ciccioli queste cose le dice il sen. Domenico Fisichella.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Presidente, sarò breve nelle mie conclusioni, anche se avrei voluto avere più materia per rispondere, perché il dibattito ha deragliato un po'. Quindi non raccolgo alcuni spunti e mi limito a qualche riflessione.
La prima è la seguente. Questa mattina e anche adesso c'è stato qualche richiamo. Mentre mettevo a punto l'ultima stesura della relazione non posso negare che ero profondamente preoccupato, non dell'andamento nostro, non dei fatti marchigiani, perché sentivo sullo sfondo quello che una volta si sarebbe detto il "rullio dei tamburi" e che adesso si può dire, invece, il "rumore dei jet". E' fuori dalla mia relazione. Mi sono chiesto se era opportuno tenerlo fuori o meno. Ho ritenuto di sì, ma non posso non dire che sono fortemente preoccupato per i rumori di guerra che si sentono e che sicuramente non faranno bene a nessuno, nemmeno a noi.
Massi non c'è più, vorrei dire a Massi, vorrei dire a Ciccioli che questo governo regionale dimostra senso istituzionale quando non fa un'opposizione preconcetta al Governo nazionale. L'opposizione politica si fa in sede politica da parte delle forze politiche. In sede istituzionale si valuta caso per caso qual è l'atteggiamento più giusto per soddisfare gli interessi della popolazione del territorio che si amministra. Ciccioli, noi abbiamo fatto l'intesa istituzionale di programma con il Governo Berlusconi così come l'avevamo fatta con il Governo D'Alema. Non l'abbiamo fatto più volentieri con l'uno e meno volentieri con l'altro, l'abbiamo fatto perché è il Governo, il Governo è il nostro interlocutore istituzionale, così come il Governo è quello che impugna le nostre leggi, così come il Governo è quello che emette leggi che noi impugniamo perché riteniamo che siano lesive della nostra sovranità. Non è facile mantenere questo discrimine, ma noi cerchiamo di farlo, abbiamo cercato di farlo e credo che ci siano prove provate in ambito nazionale che dimostrino che almeno la mia condotta si è sempre ispirata a questo principio.
Collega Moruzzi, i giornali — io non li demonizzo — riportano quello che poi a volte, nel dibattito, viene affrettatamente tagliato. Sul Dpefr le cose stanno così: è stato portato all'esame sia del Comitato economico e sociale sia della Conferenza delle autonomie e ci si è lasciati con l'intesa che ci sarebbe stata una seconda lettura se ci fossero state novità nell'ambito della finanziaria nazionale. Siccome queste novità non ci sono state, noi avevamo ritenuto di non portarlo ad un secondo esame, anche perché si riporterebbe lo stesso testo. Il Comitato economico e sociale ha ritenuto che sarebbe stato opportuno un secondo passaggio, lo faremo, l'abbiamo già fissato, il 16 ci sarà il secondo passaggio. Ma è il secondo passaggio, non il primo, perché il primo è stato fatto sia con uno che con l'altro organismo.
Per quanto riguarda il discorso di Irccs parziale e azienda ospedaliera voglio chiarire che in questo lungo, sfibrante tiro alla fune fra il Governo nazionale e un Governo regionale che ritiene di dover mantenere le sue prerogative di programmazione sanitaria regionale, può darsi che si trovi un punto di mediazione, di caduta che possa far restare il centro, la scuola e tutto ciò che gira intorno a questa attività ultraventennale nell'ambito dell'ospedale San Salvatore di Pesaro. Su questo noi stiamo riflettendo, sulla base non di scelte già fatte ma di una scelta, anche qui, di metodo precedente che ribadisco qui: la necessità, l'opportunità che comunque Regione, Provincia e Comune di Pesaro abbiano una posizione unitaria nel momento in cui vanno a confrontarsi con un Governo che pervicacemente e tenacemente continua a sostenere che o è ics o non è niente.
Per il resto, sul discorso "ha vinto la Margherita", "ha perso non so chi", vorrei far riflettere tutti i colleghi su una realtà che è faticosa, quella della collegialità dell'azione della Giunta. Non ci sono, non ci possono essere, non ci debbono essere — se ci sono, sono errori — vice reami, non ci sono feudi, non ci sono soggetti che governano una parte, un settore del governo regionale. Il governo regionale, per Statuto, è collegiale. E noi cercheremo di mantenere questo impegno di collegialità ancora di più nella seconda parte della legislatura. Quindi a questo punto non ha senso misurare con il bilancino le deleghe, perché le deleghe non significano attribuzione perenne, non significano, soprattutto, trasferimento, ma la delega è una cosa molto diversa.
Credo allora che la giornata di oggi ci consegni due-tre elementi forti di riflessione. Il primo è un voto non limpido da leggere, non facile da leggere, quindi un voto pasticciato. Maggioranza e opposizione hanno — non credo sulla base di un unico disegno — in un certo senso, in alcune loro frange, utilizzato il voto in maniera diversa da quello che si era stabilito. Qualcuno dirà che questo è segno di libertà di coscienza ed è vero; qualcun altro dirà che però è grave venire meno agli impegni e anche questo è vero. Dobbiamo mantenere la capacità di valutare. Parlo per la maggioranza; la minoranza ha i suoi problemi che mi sembrano devastante e nei quali comunque non entro. Io sono un accanito visore-spettatore di cartoni animati: a me Ciccioli sembrava Tom quando mangia Twitty, poi arriva la nonnina, lo becca che si è mangiato Twitty, lui tira fuori il canarino e assume un'aria molto innocente. Il suo intervento, consigliere Ciccioli, mi ricordava Silvestro che aveva mangiato Twitty. Però, per quanto riguarda la maggioranza credo che il discorso è diverso. Dobbiamo valutare con attenzione, senza banalizzare ma senza drammatizzare, un voto che può essere un segnale che non si può ignorare, che io non vedo come un segnale devastante se, nel prosieguo, ritroveremo la capacità, la volontà, anche il gusto di fare politica, perché è sulla politica che si recupera poi l'unità del progetto, sugli organigrammi si recupera molto poco e se poi gli organigrammi sono svincolati dalla politica non si recupera niente, si corre il rischio, come dice il consigliere Moruzzi, la cui vena critica colgo, ma nell'atto costruttivo, non nella parte distruttiva, di diventare una specie di guerra di tutti contro tutti. Non è questo il progetto di questa maggioranza, non è questo che questa maggioranza ha dato nei due anni e mezzo precedenti.
Mi baso sull'esperienza del passato per valutare il futuro, anche perché, come diceva Ciccioli — e in questo sono d'accordo con lui — le parole valgono meno dei fatti, anche se da uno psichiatra posso anche aspettarmi...

CARLO CICCIOLI. Sono uno psichiatra, non uno psicanalista.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Uno psichiatra è un organicista, invece vorrei che facesse un passo avanti: spesso le parole sono come pietre.
Comunque credo che noi ci troviamo in un passaggio stretto, difficile e rispondo a chi dice che non è colpa del Governo Berlusconi. Ci mancherebbe altro. Attribuire al Governo Berlusconi la colpa del disastro della recessione mondiale sarebbe riconoscere a Berlusconi ciò che nemmeno lui ancora ha preteso, cioè la capacità di influire e di governare la politica mondiale. Credo che questo non l'abbiamo ancora sentito. Quello che però dico e continuo a sostenere con forza è che il nostro Governo ha reagito nel modo peggiore possibile a questa crisi quando ha scelto in maniera assolutamente insensata, di scaricare sugli altri governi del territorio, indipendentemente dal loro ruolo, le conseguenze negative maggiori di questa finanziaria. Noi abbiamo offerto al Governo la nostra disponibilità a discutere nell'ottica del rigore, nell'ottica della restrizione, nell'ottica della nostra assunzione di corresponsabilità e lo abbiamo detto tutti i Presidenti di Regione, da Formigoni a Storace, a Ghigo, a Fitto. Non faccio nomi di presidenti di centro-sinistra. Il Governo ha risposto a questa nostra ripetuta richiesta con un silenzio, con una tardiva e del tutto trascurata occasione di incontro, lunga con il ministro del tesoro che ci ha ripetuto cinque volte che il Governo aveva già stabilito di darci 2.7 miliardi di euro per la sanità, ma erano sempre gli stessi, tanto che alla fine gli ho detto "scusa ministro, ma questo l'abbiamo già visto quando c'è stato l'incontro dei quarti di finale ai mondiali del '70 in Messico. Infatti, in Messico-Italia il Messico segnò il primo gol e lo fecero vedere quattro volte, però poi il Messico ha perso 4-1.
Questo noi rimproveriamo al Governo e rimproveriamo al Governo un'altra cosa che c'è nella mia comunicazione. Il Governo, attraverso la stretta fortissima di questa finanziaria ha, nei fatti, recuperato un centralismo che i precedenti Governi avevano abbandonato con la "Bassanini" prima ancora che con la modifica del titolo V della II parte della Costituzione. Questo è quello che noi rimproveriamo al Governo: sceglie lui, taglia lui, decide lui, mantiene le nostre risorse, di tutte le Regioni. Questo è il dato e su questo noi ci opponiamo fortemente e fermamente. Per il resto, dice Ciccioli potremmo anche sottoscrivere quello che ha sottoscritto il Presidente: se lo fate bene, non ho problemi, ma mi pare un po' difficile perché è il modello politico diverso. Però noi accettiamo conversioni: abbiamo visto oggi esempi che ci fanno pensare che sia possibile. Noi vogliamo mantenere questo modello, vogliamo mantenerlo il più possibile, in un periodo in cui le risorse stanno calando e caleranno, in un periodo nel quale non vorremmo che il Governo decidesse lui qual è il progetto e qual è il modello, perché questo è il rischio forte e noi su questo non ci staremo.
Voglio chiudere questa riflessione con una battuta, ma di sincerità. Io sono il primo ad augurarmi che il "sistema Italia" esca dalla crisi economica, pur sapendo bene che tutto il programma di governo del Governo Berlusconi è fondato su questo. Ma io non sono così stolto ad augurarmi che l'Italia continui ad attraversare un momento di crisi, pesante, come questo attuale perché questo Governo non regge ad un periodo di crisi economica. Io non mi auguro questo, voglio sconfiggere questo Governo, voglio contrastarlo sulla base di progetti alternativi e questo credo che sia il compito della politica. Per il resto, siccome stiamo in un momento difficile tutti quanti, lasciatemi concludere con quella battuta un po' amara, ma piena di speranza, di Eduardo che dice: "Ha da passa' a' nuttata".

PRESIDENTE. La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,10