Resoconto seduta n. 66 del 05/12/2001
La seduta inizia alle 10,25



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 64 e 65 del 21 novembre 2001.

(Sono approvati)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 93 in data 19 novembre 2001, ad iniziativa della Giunta regionale: «Norme sulla detenzione di animali esotici», assegnata alla V Commissione in sede referente;
- n. 94 in data 21 novembre 2001, ad iniziativa dei consiglieri Silenzi, Avenali, Amati, Mollaroli, Tontini e Franceschetti: «Diritto alla sicurezza dei cittadini», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 95 in data 27 novembre 2001, ad iniziativa dei consiglieri Pistarelli, Ciccioli, Castelli, Gasperi, Novelli e Romagnoli: «Nuove modalità di calcolo delle volumetrie edilizie, dei rapporti di copertura, delle altezze e delle distanze limitatamente ai casi di aumento degli spessori dei tamponamenti perimetrali ed orizzontali, per il perseguimento di maggiori livelli di coibentazione termo-acustica o di inerzia termica», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 96 in data 27 novembre 2001, ad iniziativa dei consiglieri Pistarelli, Ciccioli, Castelli, Gasperi, Novelli e Romagnoli: «Modifica l.r. n. 7 del 5 gennaio 1995 - Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell'equilibrio ambientale e disciplina dell'attività venatoria», assegnata alla III Commissione in sede referente;
- n. 97 in data 30 novembre 2001, ad iniziativa della Giunta regionale: «Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 2002», assegnata alla II Commissione in sede referente.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
- n. 77 del 30 novembre 2001 ad iniziativa della Giunta regionale: «Deliberazione amministrativa Consiglio regionale n. 25/95 - approvazione criteri per il riconoscimento dei centri di educazione ambientale (CEA) - sospensione del riconoscimento di nuove domande», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
- n. 78 del 30 novembre 2001 ad iniziativa della Giunta regionale: «D.P.R. 18 giugno 1998, n. 233. Modifica dell'atto amministrativo n. 297 del 9.2.2000: Approvazione del piano regionale di dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado nella Regione Marche», assegnata alla I Commissione in sede referente.




Promulgazione leggi regionali

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta Regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 28 in data 20 novembre 2001: «Norme per la tutela dell'ambiente esterno e dell'ambiente abitativo dall'inquinamento acustico nella Regione Marche»;
- n. 29 in data 28 novembre 2001: «Approvazione del rendiconto generale dell'amministrazione per l'anno 2000»;
- n. 30 in data 28 novembre 2001: «Assestamento del bilancio 2001».



Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
- n. 2614 in data 6 novembre 2001: «Art. 55, comma 3, l.r. 25/80 prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l'integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell'elenco 4 "Elenco delle spese dichiarate obbligatorie" del bilancio 2001. L. 2.319.560.000»;
- n. 2684 in data 13 novembre 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno2001 - L. 136.275.230»;
- n. 2685 in data 13 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi a destinazione specifica per l'agricoltura - L. 10.925.614.000»;
- n. 2686 in data 13 novembre 2001: «Art. 62 l.r. 11/2001 - variazione agli stanziamenti dei capitoli degli stati di previsione del bilancio 2001 relativi al fondo sanitario regionale»;
- n. 2687 in data 13 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia ospedaliera. L. 13.795.500.000»;
- n. 2688 in data 13 novembre 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - L. 1.658.116.536»;
- n.2689 in data 13 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato previsti dall'art. 2, comma 5 della legge n. 194/98 investimenti nel settore del trasporto - Lire 2.347.680.000»;
- n. 2690 in data 13 novembre 2001, concernente. «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato per il finanziamento dei progetti di riqualificazione dell'assistenza sanitaria previsti dall'art. 71 - Legge n. 448/1998 Lire 75.000.000.000»;
- n. 2691 in data 13 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato da destinarsi per l'ampliamento del Polo Universitario Piceno. Lire 15.680.000.000 - Rettifica della DGR 2489/2001»;
- n. 2713 in data 20 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia sovvenzionata. L. 19.218.371.000»;
- n. 2832 in data 27 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi dallo Stato per i Parchi naturali della Regione - L. 2.790.962.989»;
- n. 2833 in data 27 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per l'intesa istituzionale del programma quadro per la viabilità - L. 35.232.000.000»;
- n. 2834 in data 27 novembre 2001, concernente: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia ospedaliera nel Comune di Petritoli - L. 2.703.000.000»;
- n. 2835 in data 27 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia ospedaliera nei Comuni di Chiaravalle (AN) ed Acquasanta Terme (AP) - L. 6.795.000.000»;
- n.2836 in data 27 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. 12/2001 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi a destinazione specifica per l'incentivazione della conoscenza delle strade del vino - rettifica della precedente assegnazione di cui al Decreto Ministeriale n. 63499/01»;
- n. 2837 in data 27 novembre 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - L. 3.929.110.615»;
- n. 2838 in data 27 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi per la realizzazione dei sistemi informativi geografici comuni tra Stato Regioni ed Enti locali - L. 306.128.549»;
- n. 2839 in data 27 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato per interventi in materia di incentivi alle imprese di cui ai DPCM 26.5.2000 e 2.3.2001 - L. 9.061.440.019»;
- n. 2840 in data 27 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato per la realizzazione di strutture per le cure palliative-hospice - L. 5.450.000.000»;
- n. 2846 in data 27 novembre 2001: «Art. 29 della l.r. n. 12/2001 iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato per il finanziamento del programma "Tetti fotovoltaici" di cui al DMA 16.3.2001 n. 106 - L. 1.006.871.830»;
- n. 2847 in data 27 novembre 2001: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2001 - L. 605.000.000»;
- n. 2848 in data 27 novembre 2001, concernente. «Art. 55, comma 3, l.r. 30.4.80 n. 25 - prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l'integrazione dello stanziamento di un capitolo compreso nell'elenco 4 "Elenco delle spese dichiarate obbligatorie" del bilancio 2001 - L. 120.000.000»;
- n. 2849 in data 27 novembre 2001: «Art. 29 l.r. n. 12/2001 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dalla Cassa Depositi e Prestiti per "Misure in materia di investimenti" Legge 144/1999- L. 1.350.000.000»;
- n. 2850 in data 27 novembre 2001: «Art. 2 l.r. n. 55/97 - assegnazione di fondi dallo Stato e dalla U.E. relativi al programma comunitario INTERREG. III A transfrontaliero adriatico»;
- n. 2851 in data 27 novembre 2001: «Art. 29 l.r. n. 12/2001 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2001 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia sovvenzionata - L. 1.535.850.140».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Castelli, Grandinetti e Mattei.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Chiedo l'iscrizione all'ordine del giorno della proposta di atto amministrativo n. 72, «Criteri per la definizione degli schemi previsionali e programmatici di cui all'art. 31 della legge 183/89 relativa agli interventi ricadenti nei bacini regionali per il quadriennio 2000/2003 a norma della legge regionale 44/94».
Era già all'ordine del giorno della seduta del 21 novembre. Chiedo l'anticipazione della discussione perché entro il giorno 16 l'atto amministrativo deve arrivare al Ministero per partecipare ad un riparto che per la Regione Marche è di circa 40 miliardi.

PRESIDENTE. Informo i consiglieri che non hanno partecipato alla Conferenza dei presidenti di gruppo, che c'è un assenso della Conferenza stessa ad accettare la richiesta del Presidente D'Ambrosio e di inserire l'argomento al secondo punto dell'odierno ordine del giorno.
Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Facciamo notare che il presidente della IV Commissione Martoni aveva sollevato questa questione e noi, non avendo visto questo argomento all'ordine del giorno eravamo preoccupati. Come Forza Italia non solo siamo favorevoli, ma facciamo anche un richiamo a chi provvedere alla stesura dell'ordine del giorno ad essere più attenti la prossima volta. E' stata una svista molto grave che poteva creare dei problemi, quindi ringraziamo il presidente Martoni e la Commissione che sono stati molto solleciti e attenti affinché questo punto venisse inserito all'ordine del giorno e fosse discusso. Noi dichiariamo fin da ora il voto favorevole.

PRESIDENTE. Informo che non c'è stata alcuna svista da parte di chi compila l'ordine del giorno.

OTTAVIO BRINI. La ringrazio, perché è la prima volta che mi risponde, Presidente. Dopo 18 mesi è la prima volta.

PRESIDENTE. Ogni volta che lei dice delle cose sulle quali deve essere informato risponderò sempre, consigliere Brini, deve stare tranquillo. In questo caso non c'è stata alcuna svista né da parte degli uffici né da parte della Conferenza dei presidenti (infatti, l'ordine del giorno lo predispone la Conferenza dei presidenti, quindi non ci può essere svista). Credo che questa risposta possa essere soddisfacente ed esaustiva.
Pongo in votazione la proposta del Presidente D'Ambrosio.

(Il Consiglio approva)



Comunicazioni dei consiglieri

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, ai sensi dell'art. 35 del regolamento, il consigliere Gasperi. Ne ha facoltà.

GILBERTO GASPERI. Dato che nella comunicazione che farò possono esserci cose riservate, penso che sia opportuno sgomberare l'aula.

PRESIDENTE. Anche il Presidente chiede la seduta segreta, quindi proseguiamo in seduta segreta. Prego i non consiglieri di lasciare l'aula.

(La seduta prosegue in forma segreta
dalle 10,35 alle 10,45)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Programmazione finanziaria, formazione, struttura e gestione del bilancio» Giunta (80)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 80, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Come potete vedere la proposta di legge è molto corposa, ci sono 74 articoli suddivisi in sette titoli. Possiamo dire che questa proposta di legge da una parte costituisce il recepimento della legge 76 del 2000, che detta i principi fondamentali per i bilanci delle Regioni, dall'altra parte recupera in maniera consistente la legge regionale 25/80 sull'ordinamento contabile della Regione Marche, quella parte che rimane ancora valida e attuale, anche in rapporto alla legge nazionale 76/2000 e che riguarda prevalentemente gli articoli che definiscono provvedimenti come l'assestamento di bilancio, il rendiconto, l'esercizio provvisorio, la gestione provvisoria, tutta la partita che riguarda i controlli ecc.
Voglio anche aggiungere da questo punto di vista che la proposta di legge 80 introduce anche degli aspetti innovativi rispetto alla stessa legge nazionale che definisce il quadro generale: mi riferisco in modo particolare all'introduzione, tra gli strumenti della programmazione finanziaria, del documento di programmazione economica e finanziaria della Regione all'introduzione di un altro strumento più operativo-esecutivo come il Poa.
Penso che all'inizio di questa nostra discussione va fatta una premessa di carattere più generale, nel senso che con il decreto legislativo 76 e dall'altra parte il recepimento a livello regionale si completa la riforma della pubblica amministrazione a livello generale, una riforma iniziata nel 1995 con il riordinamento contabile degli enti locali, proseguita con la riforma del bilancio dello Stato avvenuta nel 1997 con il D. Lgs. 94.
Penso che al di là dell'obbligatorietà del recepimento di questo decreto legislativo ai fini anche dell'approvazione dei prossimi bilanci della Regione si avvertiva comunque la necessità di adeguare l'ordinamento contabile delle Regioni per mettersi in sintonia con i cambiamenti avvenuti, che in parte ricordavo — la riforma che ha riguardato gli enti locali e lo Stato — per rafforzare anche il ruolo di programmazione che deve essere sempre più proprio del lavoro delle Regioni e anche per definire più puntualmente, insieme alla legge di riorganizzazione sulla dirigenza, uno degli aspetti fondamentali delle riforme, cioè una separazione di poteri e di competenze tra il ruolo politico e il ruolo più prettamente gestionale.
Nel merito della legge vorrei concentrare l'attenzione solo su alcuni aspetti che ritengo più innovativi e che segnano un reale cambiamento rispetto alle leggi del passato e alle formulazioni precedenti.
Tra le novità introdotte con il decreto legislativo vorrei segnalare in primo luogo quelle che concernono la struttura del bilancio, che da questo punto di vista segnano un cambiamento sostanziale non solo per la formulazione del bilancio annuale e del bilancio pluriennale che con questa riforma si articolerà su una duplice direzione — il bilancio pluriennale a legislazione vigente e un bilancio pluriennale di natura programmatica dove verranno indicate le scelte che nell'arco del triennio verranno portate avanti, — ma anche per l'introduzione di una nuova formulazione attraverso nuovi strumenti, come per esempio le funzioni-obiettivo e soprattutto le unità previsionali di base.
Come sapete i bilanci futuri non verranno più suddivisi in capitoli che verranno inseriti semplicemente come allegato e non come oggetto di approvazione dei bilanci stessi e sia le entrate che le spese verranno invece articolate in unità previsionali di base e quindi verranno riaggregate, raggruppate per nuclei omogenei e molto più ampi rispetto a quelli che erano i capitoli di una volta. In Commissione abbiamo anche fatto una simulazione che ci è stata fornita dal dott. Mengarelli il quale ci dava un quadro anche abbastanza preciso di quella che sarà la futura suddivisione dei bilanci in circa 35 funzioni-obiettivo e 102 unità previsionali di base. Sul merito di questo problema entreremo quando affronteremo il bilancio di previsione 2002 e pluriennale.
Non so se questa nuova formulazione comporterà una maggiore leggibilità del bilancio, cosa che spesso è giustamente richiesta non solo al nostro interno ma dalla società più in generale, tuttavia credo che questo cambiamento comporterà per tutti un atteggiamento diverso rispetto a come guarderemo e giudicheremo il bilancio. Un cambiamento che credo è politico ma anche culturale, nel senso che questa nuova formulazione sicuramente sposterà l'attenzione anche nostra, di tutti più sulle scelte di fondo, più sulle scelte complessive fatte per settori, per grossi aggregati invece che su aspetti più limitati e particolari come fino ad oggi in qualche modo è avvenuto e darà più il senso delle scelte di fondo che la Regione è chiamata a fare e farà attraverso la proposta di bilancio.
Un altro elemento che va sottolineato riguarda la maggiore flessibilità che il bilancio stesso avrà da oggi in avanti. In modo particolare l'art. 29 che riguarda le variazioni di bilancio, dà pienamente la misura di quello che sto dicendo, nel senso che attraverso il decreto legislativo 76 e la legge che recepisce quel decreto legislativo e che discutiamo oggi, sappiamo che le variazioni dentro la stessa unità previsionale di base potranno essere decise direttamente dalla Giunta la quale può anche essere autorizzata, con legge, a variazioni tra le stesse unità previsionali di base, purché queste siano omogenee e quindi riguardino sostanzialmente settori omogenei.
L'altra innovazione, che per noi è meno innovazione rispetto ad altre realtà regionali, riguarda la possibilità che il decreto legislativo dà di introdurre la legge finanziaria, che però abbiamo ormai introdotto da alcuni anni a questa parte. Con la proposta di legge regionale abbiamo introdotto anche delle scelte autonome. Credo che abbiamo fatto bene, perché è stato soprattutto introdotto il documento di programmazione economico-finanziaria che rafforza ancora di più la strumentazione dal punto di vista della programmazione, quindi rafforza questo ruolo che sempre più la Regione Marche deve avere di indirizzo e programmazione generale dello sviluppo. Con l'articolo 2 della legge vengono individuati gli strumenti della programmazione finanziaria: oltre al bilancio annuale e pluriennale, la legge finanziaria, le leggi di spesa e il Dpef che sarà sostanzialmente uno strumento intermedio, di raccordo tra la programmazione più generale — penso al piano regionale di sviluppo e ai vari piani a livello settoriale — con le scelte concrete che saremo chiamati ad operare attraverso l'approvazione dei bilanci. Credo che questo possa essere uno strumento importante e innovativo che sostituisce il Ppas il quale, per la mia esperienza, non ha dato fino ad oggi una buona prova di sé, anche per limiti oggettivi, per il fatto stesso che veniva presentato e approvato contestualmente al bilancio e quindi dentro la discussione del bilancio il Ppas aveva molto attenuata la sua capacità di programmazione. Credo che il Dpef ha delle chances in più che dipenderanno dalla volontà politica e dal modo come sapremo utilizzarlo, ma anche dal fatto che comunque esso va presentato e approvato prima del bilancio, quindi può essere un'occasione importante di discussione e di approfondimento nel merito delle scelte programmatiche che vogliamo fare e che solo successivamente verranno tradotte nel bilancio.
Infine un'ultima considerazione sul lavoro che abbiamo svolto in Commissione. Questa è una legge molto corposa che si compone di 74 articoli. Noi abbiamo fatto una prima discussione di carattere più generale in Commissione, che avevamo addirittura preceduto con un incontro con l'assessore il quale ci aveva illustrato i contenuti più importanti della proposta di legge, poi abbiamo fatto una Commissione che è entrata nel merito dei diversi articoli apportando anche alcuni cambiamenti. Da questo punto di vista il cambiamento più importante che abbiamo introdotto con degli emendamenti votati a maggioranza dalla Commissione ha riguardato soprattutto il programma operativo annuale (Poa) che abbiamo meglio definito come strumento operativo-tecnico e non come uno degli strumenti della programmazione finanziaria e sostanzialmente i quattro emendamenti che successivamente discuteremo riguardano prevalentemente questo aspetto: una diversa, più precisa e puntuale definizione del ruolo che il Poa deve svolgere all'interno di questa nuova legge della contabilità, che tra l'altro, avendo seguito le varie audizioni che abbiamo fatto, posso dire essere condivisa anche dall'opinione pubblica della nostra regione, soprattutto dai sindacati, dalle associazioni di categoria che hanno espresso un giudizio positivo, e posso dire essere condivisa sostanzialmente anche dal Consiglio, considerando che in Commissione è stata approvata senza alcun voto contrario e con l'astensione da parte dell'opposizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Il mio intervento sarà piuttosto succinto in quanto l'intervento generale del presidente della Commissione è ampiamente condivisibile.
Questa proposta di legge mutua in sé, accoglie il D. Lgs. 76 del 2000, quindi per le vastissime parti obbligatorie nulla quaestio, anche se su alcuni spunti abbiamo mostrato in Commissione la nostra criticità. Trattandosi però dell'applicazione formale di una legge dello Stato ben poco c'è da fare.
Sulla parte per così dire disponibile, che è principalmente relativa al Poa (programma operativo annuale), debbo invece dichiarare tutta la nostra contrarietà e criticità.
Anzitutto siamo arrivati alla discussione in Commissione con un testo in cui non si sapeva bene cosa fosse il Poa, cioè che cosa i proponenti la proposta di legge intendessero per Poa, per allegato tecnico al bilancio, se il Poa fosse l'allegato tecnico al bilancio o meno.
Si è giunti, grazie a un emendamento approvato a maggioranza e proposto dal consigliere Franceschetti, ad una decisione nell'ambito dei contrasti interpretativi che esistevano anche all'interno degli uffici e si è ridotto il Poa ad uno strumento tecnico, quasi ad un atto della Giunta: non si sapeva se fosse uno strumento programmatico, se fosse un documento tecnico, alla fine è stato ridotto a quasi unilaterale atto di Giunta.
Debbo dire che sono contrarissimo a questo tipo di strutturazione per più ordini di motivi. In primis perché questo Poa ricorda troppo da vicino il Peg dei Comuni, uno strumento che priva l'Assemblea — nella fattispecie comunale il Consiglio comunale e nella fattispecie provinciale il Consiglio provinciale — di qualsiasi tipo di potere di determinazione e di decisione su come i denari pubblici vengono spesi. Ma se questo tipo di normativa può essere accettata per degli enti assolutamente amministrativi come gli enti locali, Comuni e Province, questa logica non può assolutamente essere accettata per un Consiglio regionale che è meno strumento di gestione, meno ente amministrativo ed è ente legislativo, principalmente, di programmazione e di indirizzo.
Quindi l'organo sovrano della programmazione regionale che è il Consiglio comunale, non può essere deprivato del potere decisionale in merito ad uno strumento così importante come il Poa che, con l'emendamento Franceschetti passato in Commissione è stato di fatto declassato nominalisticamente a strumento operativo, atto quasi di Giunta, ma in realtà così non è, perché se la legge venisse approvata così com'è, di fatto il Consiglio approverebbe uno schema assolutamente generalissimo, quindi di nessun impatto, dando una delega in bianco, un potere immenso alla Giunta senza che questa ne risponda mai al Consiglio se non attraverso una modesta comunicazione della propria attività. Non credo che con questo atto possa ridursi il Consiglio regionale alla stregua — con tutto il rispetto — di un Consiglio comunale o di un Consiglio provinciale, perché credo che la programmazione anche analitica, quindi la decisione in profondità di come si spendono legislativamente i soldi dei marchigiani debba assolutamente spettare al Consiglio. Spetta alla Giunta la proposta, ma non può spettare alla Giunta la decisione.
Purtroppo questo modo di fare politica va criticato: come la sinistra ha sempre criticato le deleghe in bianco agli organi esecutivi noi oggi ricordiamo al Consiglio questa passata criticità. Non credo sia buona cosa che il Consiglio venga spogliato di questo potere importantissimo.
Peraltro comunico di avere proposto un emendamento sostitutivo al mio emendamento su cui possiamo discutere, facendo una sospensione: anziché sostituire semplicemente la Giunta con il Consiglio nel potere di deliberare il Poa, faccio una proposta di mediazione. Siccome abbiamo in corso la redazione del nuovo Statuto, siccome c'è un ampio dibattito sulla fuga in avanti dei poteri dell'Esecutivo, fatta senza che ci sia un riequilibrio di poteri e di controllo a favore del Consiglio, propongo che il Consiglio stesso abbia il potere di deliberare il Poa, quanto meno fino all'approvazione del nuovo Statuto, perché se nel nuovo Statuto ci sarà un effettivo riequilibrio di poteri tra il Consiglio e la Giunta — anche il Presidente D'Ambrosio in tanti convegni che abbiamo fatto è stato d'accordo su questa fuga legislativa in avanti a favore degli Esecutivi che a fatica stiamo tentando di riequilibrare in Commissione Statuto — accettare questo mio emendamento sarebbe un atto di distensione nella collaborazione istituzionale tra la Giunta e il Consiglio, ridiscutendone in sede di approvazione dello Statuto. Quindi il Poa venga deliberato dal Consiglio fino all'approvazione dello Statuto, e nell'ambito dello Statuto possiamo discutere se, esistendo un effettivo riequilibrio, questo strumento modificato potrà essere affidato completamente alla decisionalità della Giunta.
Chiedo, prima di esprimere definitivamente il mio e il nostro parere come opposizione, una risposta su questa proposta, altrimenti il nostro voto sarà di astensione sugli articoli vincolati per legge e sarà contrario sullo strumento del Poa e contrario globalmente sulla legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Con questa proposta di legge la Giunta regionale adegua il proprio ordinamento contabile ai principi ispiratori del D. Lgs. 76 del 2000 e precedentemente disciplinato dalla legge regionale 25 del 1980, secondo i principi della legge quadro 335 del 1976. E' dunque una legge importante, perché anche nel "Manuale" del consigliere regionale questa legge è contenuta, quindi è una legge che il consigliere regionale nel suo operare deve tenere ben presente.
Il D. Lgs. 76 del 2000 è frutto di un lavoro partito dalla base, la proposta originaria è stata fatta dalle Regioni e il gruppo di lavoro è stata coordinato dalla Regione Lombardia, poi discusso in sede tecnica con il Ministero del tesoro e la sede politica del confronto è stata la Conferenza Stato-Regioni. In tutt'e due le sedi il confronto è stato molto proficuo, al punto che le Regioni, anche quelle di colorazione diversa dal Governo nazionale, hanno giudicato positivo il decreto.
Anche qui il termine ultimo per l'adeguamento della legge regionale è quello del 31 dicembre 2001, in quanto a decorrere all'1.1.2002 il mancato adeguamento della legislazione regionale ai principi contenuti nel decreto è rilevante ai fini di vizio di legittimità della legge regionale di approvazione del bilancio.
I bilanci e la contabilità delle Regioni saranno dunque allineati a quelli dello Stato così come è stato riformato il bilancio dello Stato con la legge 94 del 1997. Insomma, per un argomento così importante si poteva lavorare con più anticipo, tant'è che alcune Regioni, a parte la Lombardia che ha provveduto con legge regionale 27 del 24.11.2000, hanno provveduto con la legge 13 del 28.2.2000. Quindi noi arriviamo a questi appuntamenti importanti con molto ritardo. Penso che dobbiamo lavorare con maggiore impegno, con maggiore senso di responsabilità — questa è una legge di ordinamento regionale e non si può sbagliare — perché ho l'impressione che qui si sia lavorato molto in fretta, tant'è che la Commissione bilancio non ha proposto alcun emendamento. Ho partecipato ai lavori di altre Commissioni le quali hanno letto articolo per articolo, hanno corretto la forma della disposizione, hanno guardato i disposti dei vari articoli. Su una legge di 80 pagine che farà parte dell'ordinamento della Regione la Commissione non presenta nemmeno una modifica. Questo mi lascia un po' perplesso. Io non ho potuto partecipare ai lavori della Commissione e quindi sono rimasto spiazzato.
Andando a guardare questa legge, all'art. 35 la Commissione non si rende conto che è stata approvata la nuova legge costituzionale che modifica i contenuti dello stesso articolo. Si dice: "Qualora la legge di approvazione del bilancio o la legge di autorizzazione all'esercizio provvisorio siano state rinviate dal Governo al Consiglio regionale a norma dell'art. 127 della Costituzione...". Significa che chi ha proposto questa cosa non ha tenuto conto dell'entrata in vigore della nuova legge...

FAUSTO FRANCESCHETTI. La Commissione ha modificato.

REMIGIO CERONI. Io ho questo testo.

FAUSTO FRANCESCHETTI. E' stato soppresso.

REMIGIO CERONI. La documentazione che mi è stata data non riporta questa correzione.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Tu stai leggendo la proposta, non la relazione della Commissione.

REMIGIO CERONI. Purtroppo non mi è stato dato. Comunque, prendo atto della correzione, perché avevo letto il testo vecchio della proposta e non me ne sono reso conto.
Debbo esprimere apprezzamento per l'art. 68. In più occasioni avevo segnalato che gli enti locali impazzivano nel rendicontare come erano state spese le somme assegnate dalle Regioni con le varie leggi. Mi pare molto importante questo articolo, perché dice che annualmente, entro il 28 febbraio il Comune che ha ricevuto contributi dalla Regione rendiconta tutte le assegnazioni. Mi pare un'operazione fatta bene e voglio esprimere apprezzamento perché ho fatto il sindaco e ogni 15 giorni mi trovavo a fare un rendiconto con estrema difficoltà. Che si sia inserito un modulo in cui uno rendiconta tutto quello che ha ricevuto dalla Regione mi pare un'operazione fatta bene ed è un passo avanti.
Per l'anno 2001, quando verrà approvato il Dpef? Mentre per gli anni successivi al 2002 dovrà essere presentato entro luglio e approvato entro settembre, per il 2002 cosa succederà? Non vorremmo arrivare a consumare l'anno 2002 senza questa cosa. Mi piacerebbe avere una risposta in questo senso.
Infine mi domando se non sarebbe stato opportuno inserire la norma prevista dalla riforma costituzionale, che in questa regione è di grande attualità, della quale avete tenuto conto adottando la delibera per i 401 miliardi di mutuo, nella quale si dice che le Regioni possono ricorrere all'indebitamento solo per finanziare le spese di investimento. Questo in modo che il consigliere non debba andare a rileggere la Costituzione, ma essendo una norma costituzionale avrei visto bene il suo inserimento nella nuova legge.
Per il resto mi ricollego all'intervento del collega Favia che condivido pienamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Chiamerei questo documento "regolamento di contabilità" più che "legge". Non me ne vogliano i colleghi della Commissione, di maggioranza e di minoranza, ma credo che il testo che oggi è in aula è rimasto più o meno inalterato rispetto a quello approdato all'inizio in Commissione. Ciò significa che o non c'era bisogno di emendarlo oppure che ci si è lavorato poco.
Vorrei fare delle osservazioni puntuali e precise, anche perché ho visto alcune leggi che la Lombardia, il Piemonte e il Friuli-Venezia Giulia hanno approvato e che sono sicuramente più innovative rispetto a questa.
La proposta in esame, secondo me ha delle crepe vistose anche come regolamento di contabilità, e dirò quali.
L'ambizione teorica di dar vita a uno strumento per la gestione del bilancio regionale di un certo livello è sicuramente condivisible, ma a me sembra che poi vengano meno, di fatto, degli strumenti operativi per realizzare questo obiettivo.
Una carenza che va evidenziata riguarda il fatto che la proposta cerca di organizzare la contabilità generale della Regione per comparti, per centri di costo che danno un'autonomia di gestione ai dirigenti su obiettivi fissati dalla Giunta e quindi da raggiungere con un tetto di spesa, un tetto di risorse disponibili fin dall'inizio. Il problema è che se non inseriamo in questa strutturazione una contabilità analitica, economica che consentono un reale controllo di gestione, andiamo a indebolire questo nostro tentativo, perché se voi volete fare, come Amministrazione — è una vostra competenza — un controllo sull'economicità della gestione senza una contabilità economica, come fate?
Un'altra crepa che intravedo è la seguente: se non si dà una responsabilità forte, precisa, diretta ai cinque dirigenti legandoli al raggiungimento dell'obiettivo, praticamente si creerà una situazione ancora più "particolare" di quella che esiste, perché il potere sarà concentrato nelle mani di questi cinque dirigenti. Io sono abituato a parlare chiaro, fuori dal "politichese". Vedo che c'è già una grande forza del dirigente a livello regionale; con questa organizzazione che voi volete approvare andrete a rafforzare questa forza. Il Consiglio regionale, una volta dato l'indirizzo generale al momento della discussione del bilancio con questo sistema esce di scena. Ma c'è un problema per voi come amministratori, per voi come Giunta di essere più incisivi. Credo, per esempio che i consiglieri di maggioranza — ce ne sono pochi, quindi probabilmente avranno fatto tutte le loro valutazioni — e soprattutto un consigliere attento come Avenali, concreto, pratico — è una verità che gli va riconosciuta — dovrebbe porsi il problema che con una organizzazione di contabilità di questo tipo non vedrà più niente. C'è bisogno di un report. Vogliamo affrontare in maniera innovativa questo discorso? Diamo ai dirigenti queste responsabilità che sono quasi totali, sulla gestione. Ma credo che il Consiglio debba pretendere un report semestrale o quanto meno annuale sulla gestione, altrimenti veramente facciamo il governo dei dirigenti. Io sono perfettamente d'accordo che il dirigente debba avere la sua autonomia decisionale e debba poter mettere in mostra le sue capacità manageriali, ma qui il Consiglio e la Giunta devono avere un ruolo più incisivo. Questo è un problema evidente. Non lo dico neanche da consigliere di opposizione, lo dico da consigliere regionale e basta. Credo che voi dobbiate esaminare attentamente questo aspetto e apportare delle modifiche nelle forme opportune.
Un'altra vistosa carenza dell'atto è rappresentata dalla mancanza di un raccordo fra la contabilità della Regione e le contabilità degli enti sottoposti (parlo di Province, parlo di Asl). Se noi ci poniamo una domanda — voi ve la sarete posta spesso, come maggioranza, in questi giorni, visto il problema che dovete affrontare per il debito sanitario — cioè "quanta incidenza ha la spesa sanitaria sul bilancio regionale" — è più o meno del 70% — avere un raccordo tra la contabilità della Regione e le contabilità delle Asl significa avere di fatto un controllo di gestione su questi centri di spesa che sono fondamentali, perché assorbono quasi il 70% delle risorse della Regione e non possiamo non legarli a un controllo efficace, effettivo da parte della Regione. Chi amministra si deve porre questo problema, altrimenti avremo sempre condizioni di instabilità nella gestione del bilancio, avremo sempre delle sorprese. Ripeto, questo non è un discorso da opposizione ma sono consigli che do per aiutare — oggi voi che siete in maggioranza ad amministrare, domani spero noi — ad amministrare questo ente.
C'è il problema della tesoreria che doveva essere affrontato e specificato in maniera migliore. Qui c'è un passaggio rapidissimo e non incisivo. Credo che questi due-tre argomenti che ho sollevato sono fondamentali, perché sono problemi seri per tutti quanti noi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Questa proposta di legge introduce un elemento innovativo e positivo nella predisposizione dei bilanci, perché in prospettiva farà chiarezza anche per una lettura più utile e più trasparente rispetto alla massa che talvolta è indecifrabile sul bilancio regionale e più in generale sui bilanci degli enti locali. Questo è un atto insieme tecnico ma anche di programmazione, perché il D. Lgs. 76 del 28.3.2000 che istituisce questa possibilità e questo obbligo, per le Regioni, di nuova formulazione dei bilanci, introduce anche la necessità di atti preliminari e programmatori al bilancio pluriennale e a quello annuale: la legge finanziaria che già esiste ma che deve essere impostata in maniera diversa, le leggi regionali di spesa e il programma operativo annuale.
Tutti questi sono fatti di tip tecnico ma al tempo stesso anche di programmazione, di allocazione delle risorse. Tant'è che noi abbiamo svolto una discussione significativa nella trascorsa riunione del Consiglio regionale proprio sull'assestamento del bilancio. Noi crediamo che l'approvazione di questa legge nel prosieguo dell'attività istituzionale regionale possa far compiere quell'elemento di chiarezza che talvolta sfugge a una lettura tecnica ma anche a un intervento di tipo politico dentro il bilancio regionale. Tuttavia ci sono anche degli elementi che demandano alle possibilità e non agli obblighi che il citato decreto legge n. 76 del 28 marzo 2000 in qualche modo indica, in alcuni casi impone, dando in altri casi delle facoltà. Mi riferisco al documento di programmazione economica e finanziaria regionale, perché nel decreto legge questa viene indicata come una possibilità, vale a dire u incentivo a quelle Regioni — e sono tante nel nostro Paese — che non hanno i piani di programmazione. Non ricordo bene l'articolo che istituisce questa possibilità nel decreto legge, tuttavia il decreto legge nel dare questa possibilità, dà alla struttura del bilancio un elemento di programmazione laddove questo non ci fosse. Viceversa, istituire in questa proposta di legge il punto a) del comma 4 dell'art. 2 è un errore, perché si interviene dentro una complicazione e non già dentro una semplificazione che, viceversa, sarebbe necessaria.
Perché diciamo questo? Perché le Marche, a differenza di altre Regioni, soprattutto nella trascorsa legislatura si sono dotate di tutti gli strumenti di programmazione, dal piano di sviluppo rurale al patto programmatico per lo sviluppo, al piano sanitario regionale. Tutti piani significativi in atto e dentro questi vanno ricondotte le lettura del bilancio ed allocate le risorse.
Nella riunione della seconda Commissione con i capigruppo avevamo sollevato questo problema per tempo, ma vedo che il relatore e l'indifferenza generale non hanno accolto queste nostre preoccupazioni che vanno nell'interesse della semplificazione e della velocizzazione della spesa, perché introdurre un altro elemento che andrebbe approvato e discusso con delle scadenze temporali, in realtà mette un ostacolo, non agevola, non innova. Sarebbe allora opportuno rivedere un'impostazione di questo tipo, proprio perché, se facessimo una cosa come quella prevista indeboliremmo gli atti di programmazione che esistono, che attengono tutti allo sviluppo economico e sociale, al rapporto con gli enti locali. Perché mai dovremmo costituire un altro atto che in qualche modo debba sovraintendere a tutti gli altri? Non siamo in queste condizioni, altre Regioni sono in queste condizioni, non noi.
Per questi motivi sarebbe opportuno rivedere l'impostazione della legge che, per il resto, ci vede consenzienti, per cui daremo il voto finale favorevole alla proposta stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. L'atto che ci accingiamo ad approvare è uno dei più importanti di questa prima parte della legislatura, un atto che in qualche modo viene a modificare in buona sostanza non solamente il nostro modo di allocare le risorse di bilancio ma inaugura una prospettiva nuova per quanto riguarda il rapporto tra utilizzo delle risorse e programmazione. Perché dico questo? Perché il recepimento del decreto nazionale pone davanti alle Regioni le stesse problematiche che a suo tempo sono state poste davanti alla contabilità di Stato e a quella dei Comuni, cioè una riflessione soprattutto per le modalità della programmazione. Sicuramente questo atto ha in sé i criteri di una maggiore chiarezza, di una maggiore leggibilità del bilancio in quanto, al di là della formazione tecnica dell'atto stesso c'è una problematica proprio di interpretazione e pertanto credo che la semplificazione con le funzioni-obiettivo sicuramente consente di avere più conto dell'allocazione dei flussi di risorse.
Tornando al discorso della programmazione, proprio perché ancora non si sono abrogate definitivamente le leggi 25 del 1980 e 46, c'è da riflettere su quello che l'atto stesso ci potrà indicare nella formulazione che faremo già dal primo bilancio preventivo, in futuro. Probabilmente dovremo mettere mano alla revisione complessiva dei meccanismi della programmazione, visto e considerato che il programma di governo di questa maggioranza fa della programmazione uno degli strumenti principali del Governo regionale.
In questa fase, anche per i tempi che il decreto nazionale ha imposto era impossibile poter ridiscutere complessivamente i contenuti della metodologia di programmazione che sono indicati espressamente nella 46, però è fondamentale che questi nuovi strumenti che sono indicati nell'articolo 2 ci impongono una diversa impostazione anche della programmazione, nel senso che, probabilmente, andremo a dei documenti più snelli di programmazione generale e poi si dovranno gestire le risorse proprio per il raggiungimento degli obiettivi previsti attraverso la formulazione delle finanziarie annuali che hanno riferimento sia all'annualità di bilancio che alla triennalità.
Questo non solo ci richiama a una modalità che scricchiola a livello nazionale, ma per quanto ci riguarda ci potrebbe mettere in condizioni di agire più chiaramente dal punto di vista amministrativo e legislativo.
E' chiaro che uno degli elementi fondamentali della programmazione è quello di coinvolgere sul Governo regionale tutta la società marchigiana. Ecco perché gli elementi di concertazione che sono stati inseriti in termini istituzionali nella legge 46 — mi riferisco all'art. 13 della stessa legge 46 che ha istituito il comitato economico e sociale e la consultazione con le autonomie locali — vanno rivisti anche alla luce non solo di questo atto ma dello Statuto che stiamo realizzando. Lo Statuto regionale sicuramente riprenderà in considerazione questi elementi e non è detto che, proprio per quanto avvenuto con il titolo V della Costituzione, non si possa prevedere un passo più avanti nel coinvolgimento soprattutto degli enti locali.
Uno dei principali problemi della programmazione regionale è la scissione che questa programmazione ha sempre avuto rispetto ai governi locali i quali hanno seguito la programmazione regionale unicamente per finanza derivata e non per atti di comuni obiettivi. Se è vero che il territorio deve essere uno degli elementi di sviluppo, dovremo fare in modo che questo elemento trovi coagulo e sintesi in una concertazione anche di governo tra autonomie locali e Regione.
Per quanto riguarda l'altra novità sostanziale che già il presidente della seconda Commissione Franceschetti ha evidenziato, credo sia un elemento su cui riflettere: la possibilità che attraverso il bilancio si affidi direttamente la gestione delle risorse alla dirigenza. E' una cosa molto importante, perché per la prima volta si può raggiungere l'obiettivo di fare un passo avanti in quella nuova dimensione di amministrazione pubblica dove si prevede una diversificazione tra la funzione di governo e la funzione gestionale.
Già il Dpr 290 e tutte le modificazioni successive hanno fatto in modo di far crescere l'apparato gestionale e organizzatorio della Regione, da questo punto di vista si sono già fatti passi avanti, ma è chiaro che se a monte di questa strumentazione non c'è una volontà precisa di governo, per far sì che si restituisca agli organi istituzionali il loro compito eminentemente istituzionale e politico per lasciare la gestione ai tecnici, le norme che abbiamo messo in essere saranno abbastanza vuote.
Il Poa è uno degli esempi di questa nuova strumentazione. Il fatto che attraverso questo nuovo strumento il bilancio affida direttamente al dirigente la possibilità di utilizzare le risorse secondo gli obiettivi prefissati dal governo della Regione, è un elemento che va in questa direzione.
E' chiaro che a questo deve seguire sicuramente un altro aspetto, quello dei controlli. Da qui deriva una maggiore chiarezza necessaria nel prosieguo del tempo, quando riusciremo a fare un ragionamento più complessivo intorno alla programmazione, per collegarla ai nuovi strumenti. E' quindi necessario mettere in essere i dovuti controlli di gestione che sono necessari, inevitabili, perché la gestione autonoma degli obiettivi da parte della dirigenza non può non essere soggetta ad un controllo di efficacia e di efficienza, che sono la base fondamentale del nuovo criterio di bilancio.
Se non si dà luogo a questo nuovo controllo di gestione, sicuramente potremmo avere una discrasia fra obiettivi e gestione. E' chiaro che sono questioni di carattere nuovo, già introdotte nell'amministrazione pubblica e nella stessa Regione Marche dalla 46, ma che noi dobbiamo sperimentare alla luce di questi nuovi strumenti. Spero che questo impianto, su cui dovremo rimettere le mani, ci dia la possibilità di una prima sperimentazione di rilancio della programmazione con la "P" maiuscola, non quella che sta nel libro dei sogni e io spero che proprio questa prima esperienza ci illumini per proseguire in questa nuova realtà di governo che deve essere assolutamente intrapresa se vogliamo un governo efficiente da parte della Regione Marche, un governo che si colleghi con il resto del governo locale.
Pertanto a nome della Margherita esprimiamo parere favorevole e voteremo questa legge con queste raccomandazioni, sottolineando il buon lavoro che si è fatto nella seconda Commissione grazie anche all'impegno del presidente della Commissione Franceschetti e riteniamo che subito dopo si dovrà mettere mano al bilancio preventivo su questo impianto, sperando che questa prima esperienza ci sia di conforto per le cose che ho detto prima.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la Giunta, l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Sarò breve rispetto alle cose che sono state dette, anche perché vorrei precisare che il confronto e la concertazione su questo atto non sono stati di una settimana o di un mese ma sono stati mesi di lavoro, di confronto, di concertazione sia fuori che all'interno della Commissione consiliare.
Vorrei anzitutto ringraziare i dirigenti che hanno lavorato su questa nuova impostazione. Non si è trattato di una proposta di legge fatta a ciclostile rispetto alle leggi già approvate dalle altre Regioni, ma ha puntato proprio ad un riconoscimento di certe pratiche avanzate che a livello di bilancio la Regione Marche aveva già impostato da anni, quindi un adeguamento di questa legge alla situazione specifica, perché credo che questo sia il metodo giusto. E' una legge importante che richiede anzitutto un cambiamento di cultura da parte di noi consiglieri e dell'Assemblea consiliare. I nuovi consiglieri hanno già avuto l'esperienza di approvare in questo Consiglio un bilancio, i vecchi consiglieri hanno fatto questa esperienza nei cinque anni precedenti e quindi sanno che con il D. Lgs. 76 e con questa nuova proposta di legge la cultura che sta dietro un bilancio non è più quella che fino adesso ci ha visti spostare cifre da capitolo a capitolo e fare queste azioni che poco avevano di politico e di politica generale e programmazione. Infatti si perdeva di vista il ruolo di un'assemblea consiliare come quella regionale, si parlava poco di politica e si parlava molto di categorie, di settori oppure di territori. Credo che questo ci debba aiutare a cambiare metodo e cultura nell'affrontare la discussione politica di un bilancio che tutti riteniamo sia l'atto principale a cui fanno riferimento tutte le politiche di una Regione.
Ribadendo che questo atto è stato elaborato, concertato e portato a conoscenza di tutte le categorie attraverso gli strumenti istituzionali, credo che l'approvazione di questa nuova legge apra veramente una nuova stagione rispetto al modo di affrontare la discussione dei prossimi bilanci.
E' chiaro che ci sono strumenti nuovi che non abbiamo mai utilizzato e che dovranno avere un confronto per quanto riguarda l'attuazione pratica come tutte le cose.
Sono d'accordo con l'emendamento che la Commissione ha approvato rispetto al piano operativo annuale che è diventato uno strumento tecnico. Nella prima stesura c'era il rischio di avere un ulteriore strumento di programmazione poco chiaro, che invece è identificato come importante nel Dpfr. Credo che il Dpfr ci trovi come Regioni già molto preparati rispetto agli atti di programmazione che già nella precedente legislatura erano stati approvati e il Dpfr può essere veramente una sintesi che precede il dibattito e il confronto sul bilancio annuale e pluriennale che questo Consiglio approva, con linee di programmazione politica che possono essere confrontate con le cifre e i dati che nei bilanci vanno ad essere imputati.
Credo che questo sia veramente lo strumento che raccorda la programmazione del bilancio con tutti gli altri strumenti di programmazione di cui è dotata la Regione e credo che la prima esperienza che faremo sarà quella del bilancio 2002 e sarà il banco di prova rispetto al chiarimento sulle linee generali programmatiche di governo di questa Regione.
Nell'intervento del consigliere Viventi ho visto più l'esperienza di un dirigente di un'azienda privata rispetto ad un'azienda pubblica come l'istituzione-Regione. Qui è stato detto che l'elemento chiave di questa legge va a raccordarsi con la nuova organizzazione che questo Consiglio ha approvato, dove le responsabilizzazioni dei dirigenti e dei capi dipartimento sicuramente sono ben chiarite e hanno la loro consistenza. Credo che il discorso della contabilità economica è ancora molto lontano rispetto a una realtà come quella di una Regione, perché la contabilità economica non è sempre la panacea di tutti i mali rispetto ai servizi che sono pubblici e a programmazioni pubbliche cui è demandato il compito della Regione. La contabilità economica può andar bene per alcuni settori, per altri rischia di rendere poco politico l'intervento a cui sono chiamate le istituzioni.
Per quanto riguarda i report voglio ricordare che questa Regione si è già dotata da anni di report annuali e semestrali che vengono pubblicati e distribuiti. E' chiaro che con questo nuovo modo di fare bilancio sicuramente dovranno essere aggiornate anche le prassi che fino adesso sono state portate avanti.
Io non esagererei tanto, Ceroni e Favia, nel dire che si potenzia il ruolo di un Esecutivo rispetto al ruolo del Consiglio regionale, anche perché per amore di obiettività devo dire che a livello nazionale si modifica anche la Costituzione con le deleghe al Governo, vedi art. 18. Questo lo voglio dire, perché non possiamo essere passivi. Lamentarsi di questa legge di contabilità come se fosse un tentativo di espropriare il Consiglio dei propri ruoli credo che sia cosa sproporzionata rispetto a quello che sta facendo il Governo nei confronti del Parlamento e di alcune cose che riguardano la Costituzione italiana. Le visioni sono diverse, però è bene che ognuno prenda posizione rispetto a quello che in questo momento sta succedendo.
Penso che questo strumento che andremo a votare e di cui si doterà la Regione nelle sue componenti di Esecutivo e Assemblea consiliare sarà veramente l'occasione per iniziare anche un nuovo modo di fare politica programmatoria e di utilizzo delle risorse, chiarendo che ogni Governo si prende le responsabilità rispetto alle scelte che fa nei vari settori d'intervento.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 2 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.
Emendamento n. 03 sostitutivo dell'emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 9 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12. Emendamento n. 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 12 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 21. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 22. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 23. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 24. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 25. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 26. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 27. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 28. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 29. Emendamento n. 7 a firma Favia. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 29 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 30. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 31. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 32. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 33. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 34. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 35. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 36. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 37. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 38. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 39. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 40. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 41. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 42. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 43. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 44. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 45. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 46. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 47. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 48. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 49. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 50. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 51. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 52. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 53. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 54. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 55. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 56. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 57. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 58. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 59. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 60. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 61. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 62. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 63. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 64. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 65. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 66. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 67. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 68. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 69. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 70. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 71. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 72. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 73. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 74. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento presentato dal consigliere Franceschetti. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Questa proposta di legge recepisce la legislazione nazionale ed era atto dovuto. La gran parte del testo è sostanzialmente il testo voluto dalla legge quadro nazionale, e qualunque fosse stata la Giunta al governo di questa Regione l'articolato sarebbe stato più o meno identico.
C'è un solo passaggio sul quale ci troviamo in una situazione di difficoltà: permane da parte di questa Giunta l'idea che atti estremamente importanti di cui la legge non prevede obbligatoriamente il passaggio in aula debbano rimanere appaltati al ristretto ambito della Giunta. Se invece di essere il centro-destra all'opposizione fosse stato all'opposizione la richiesta sarebbe comunque stata, proprio in un quadro di maggiore partecipazione e trasparenza, quella di permettere che la programmazione, in particolare l'art. 9 che riguarda il programma operativo annuale, il passaggio più importante, deve essere qualcosa di profondamente partecipato, quindi una serie di emendamenti proposti prima in Commissione bilancio e poi in aula dal relatore di minoranza, tendevano a dire "rendiamo partecipati atti essenziali dell'amministrazione". Questa era l'unica variabile rispetto alla legislazione nazionale prevista in recepimento della legislazione nazionale. Su questa variabile la maggioranza ha deciso di non accettare la nostra impostazione, che però è un'impostazione istituzionale, perché mi auguro che la prossima legislatura governi il centro destra e il centro sinistra sia all'opposizione: in questo caso il centro-sinistra parteciperà alla gestione degli atti importanti. Quindi perché chiudersi, perché non fare una valutazione di respiro più ampio? Questa era l'impostazione che noi abbiamo richiesto e su questa c'è stata chiusura. Non credo che sia una buona scelta quella di dire "sui programmi europei decide la Giunta, ne diamo solo comunicazione al Consiglio". Le cose possono cambiare, e allora non è importante che gli atti di interesse europeo, che oggi sono l'unico peso finanziario forte per gli investimenti in questa regione passino in Consiglio, con la possibilità di verificarli, modificarli e via di seguito?".
Il programma operativo annuale, non è utile che passi in Consiglio, si discuta? Poi, magari, la Giunta e la maggioranza vanno avanti totalmente sulle loro scelte, però sono sensibilizzati a progetti diversi, proposte diverse.
Per questo ci troviamo a non condividere una legge che invece poteva essere ampiamente condivisa e votata. Non c'era alcun pregiudizio sul votare questa legge. Purtroppo così non è stato, ne prendiamo atto e non possiamo partecipare in maniera unitaria alla costruzione di questo strumento che è molto importante. Se andremo a funzionare la programmazione finanziaria, la struttura, le gestione del bilancio in questa Regione così come nelle altre Regioni saranno di lettura comprensibile, più facili, trasparenti, dando la possibilità oggettiva di verificare l'andamento della gestione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge n. 80.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Criteri per la definizione degli schemi previsionali e programmatici di cui all'articolo 31 della legge 18 maggio 1989, n. 183 relativi agli interventi ricadenti nei bacini regionali, per il quadriennio 2000/2003 legge regionale 31 ottobre 1994, n. 44» Giunta (72)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 72, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore, consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Signor Presidente, consiglieri, la proposta di atto deliberativo che ci troviamo a discutere concerne i criteri per la definizione degli schemi previsionali e programmatici di cui all'articolo 31 della legge 183/89 relativa agli interventi ricadenti nei bacini regionali per il quadriennio 2000/2003.
Con il Dpr 9 maggio 2001, n. 331 sono stati ripartiti tra le autorità di bacino i fondi statali a destinazione vincolata finalizzati al finanziamento di interventi in materia di difesa del suolo di cui all'ex art. 31 della legge n. 183/89 per le annualità di cui dicevo. Alla Regione Marche è stato destinato un totale complessivo di 45.186 milioni. I fondi di cui sopra, ai sensi della legge regionale 13/99 che disciplina la materia della difesa del suolo, sono programmati dall'autorità di bacino regionale delle Marche che ha competenza su una parte del territorio regionale.
I fondi relativi all'anno 2001 che prevedono la cifra complessiva di 8.242 milioni sono per la verità fittizi, in quanto costituiscono una nuova ripartizione sostitutiva di quella disposta dal Dpr 27 luglio 1999, che prevedeva per la stessa annualità una disponibilità di 14.498 milioni, peraltro già programmata dall'autorità di bacino regionale per le Marche con una delibera specifica del comitato istituzionale, la n. 2 del 28 febbraio 2000.
E' del tutto evidente che si nota uno sbilancio di 6.256 milioni. L'atto amministrativo in discussione prevede di demandare all'autorità di bacino la conferma, la modifica o l'annullamento approvato con deliberazione del comitato istituzionale n. 2 del 28 febbraio di cui dicevo poc'anzi, relativamente all'annualità 2001, in considerazione del fatto che le risorse disponibili per l'annualità 2001 sono diminuite nei modi e nei termini di cui dicevo poco fa.
Oltre a questo si aggiungono dei fondi regionali per l'anno 2001 ricadenti nel capitolo 2191202 avente per oggetto "Spese per gli interventi di tutela dell'assetto idraulico ed idrogeologico".
La proposta di atto amministrativo stabilisce che le risorse di cui al capitolo 2191202 del bilancio di previsione della spesa per l'anno 2001 vengano utilizzate per il finanziamento di interventi urgenti per la sistemazione di dissesti idrogeologici per frane e valanghe.
I criteri generali che attengono al presente atto amministrativo si riassumono fondamentalmente in cinque punti. Il primo è di destinare una quota non superiore all'80% delle risorse disponibili, al netto della quota da riservare per studi e ricerche, per interventi di sistemazione idraulica delle principali aste fluviali dei bacini fluviali delle Marche. Stabilisce che le residue disponibilità vengano utilizzate per interventi di sistemazione idrogeologica per frane, con particolare riferimento all'installazione di sistemi di monitoraggio per una migliore valutazione del meccanismo di frana e conseguente individuazione dell'intervento di bonifica. Inoltre: distribuire nei limiti del possibile i fondi disponibili in modo equo tra le Province, con un limite minimo per provincia del 20%; stabilire che la Giunta regionale può finanziare i progetti anche a mezzo di lotti funzionali; individuare quali enti attuatori la Regione, le Province, le Comunità montane, i Comuni, i consorzi di bonifica nonché altri enti pubblici e le loro associazioni.
Detto tutto ciò, le risorse effettivamente disponibili da parte della nostra Regione, partendo dai 45.186 milioni iniziali, previsto che l'intervento per l'anno 2001 se dovesse essere confermato è di 13.048 milioni, ammonterebbero a 32.137 milioni. Se a questi togliamo i 4.518 milioni da riservare come da previsione del Dpr 331 per studi e ricerche, rimane una cifra di 27.619 milioni. L'80% di questa cifra, come prevede l'atto amministrativo in discussione è previsto per interventi di manutenzione, per cui rimane una cifra disponibile di 5.522 milioni, a cui va aggiunto l'intervento del bilancio ordinario della Regione di 2.451 milioni. Per un totale di £. 7.930.365.000. Questa è la cifra disponibile per le frane, quindi un intervento differenziato: 80% per manutenzione e il restante 20% per l'intervento su frane ed eventuali valanghe.
Questo è l'atto amministrativo in discussione che ha trovato una sostanziale unanimità all'interno della IV Commissione e questo è l'atto che proponiamo al voto del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Non vi sono richieste di intervento, quindi pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Sistema regionale di protezione civile» Giunta (67)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 67, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. Il processo di decentramento amministrativo di questi ultimi anni, con il conferimento di funzioni e compiti dallo Stato alle Regioni ed alle autonomie locali, ha coinvolto anche il settore della protezione civile. A ciò aggiungasi l'esigenza di disciplinare una serie di fatti determinati dalla complessiva crescita che il sistema della protezione civile ha registrato in questi ultimi anni.
La proposta di legge all'esame dell'Aula è stata redatta in modo da adeguare la normativa regionale alle modificazioni in atto e contemporaneamente fornisce gli strumenti che consentiranno il raggiungimento degli obiettivi di integrazione che, data la peculiarità della materia, si presentano come assolutamente irrinunciabili.
E' sulla base di questo orientamento che la proposta (all'art. 5) prevede ad esempio che tutti i piani e programmi regionali che riguardano ambiti di interesse della protezione civile devono contenere disposizioni in ordine alla previsione-prevenzione delle ipotesi di rischio nel territorio regionale.
Anche sulla base delle esperienze maturate nel corso della crisi sismica del '97, si è ritenuto necessario indicare esattamente (art. 7) le competenze del Presidente della Giunta e della Giunta stessa al verificarsi di una emergenza, e le modalità di approccio ai molteplici problemi che volta per volta si presentano in tali occasioni.
Va sottolineato che la presente proposta di legge contiene alcune disposizioni legate alle modifiche al sistema apportate dalla nuova legge nazionale: in particolare il nuovo assetto del sistema per la gestione delle emergenze di tipo c) - quelle cioè di rilievo nazionale - che prevede un rapporto di coordinamento fra il dipartimento della protezione civile e la Regione interessata, ed il raccordo fra quest'ultima ed i prefetti ed i comitati provinciali di protezione civile.
Rispetto alla legge regionale precedente, fra i compiti della Regione (art. 3) emergono quelli relativi alla possibilità di effettuare interventi all'estero e di stipulare convenzioni con soggetti esterni.
L'elencazione delle attività regionali comprende sia le competenze esistenti, sia quelle oggetto di trasferimento da parte dello Stato. Con riguardo ad esse possiamo dire che le novità più rilevanti sono legate: alla realizzazione di reti per il rilevamento di fenomeni naturali o derivanti da attività antropiche; agli interventi relativi al superamento dell'emergenza, all'assistenza e alla riattivazione dei servizi pubblici e delle infrastrutture essenziali; all'attivazione di collegamenti, con frequenze radio dedicate o con qualunque altro mezzo ritenuto idoneo; all'approntamento di attrezzature per gli interventi di soccorso e di assistenza; alle attività formative rivolte agli operatori del sistema ed al volontariato.
Sempre legato alle funzioni trasferite è l'art. 6, che detta disposizioni in materia di piani operativi per gli interventi di emergenza e l'art. 7 che, come prima ricordato, indica le competenze del presidente della Giunta e della Giunta medesima.
La proposta prevede altresì la istituzione di una struttura regionale di protezione civile (art. 9). La disposizione tiene conto dell'avvenuto trasferimento di competenze alle Regioni e quindi stabilisce, tra l'altro, che la struttura espleta le funzioni del servizio meteorologico previsto dall'art. 1 del decreto legislativo 112/89. E' altresì prevista la presenza di un centro assistenziale di pronto intervento (CAPI), fino ad ora gestito dal Ministero dell'interno.
Anche l'art. 10 della proposta è legato al trasferimento di competenze. Detto articolo prevede l'istituzione di una sala operativa unificata permanente, presidiata in forma continuativa da personale della Regione e di altri enti pubblici, nella quale confluiscono tutte le funzioni di controllo del territorio regionale e le informazioni generali concernenti la sicurezza delle persone e la tutela dei beni, delle infrastrutture e dei servizi di rilevante interesse per la popolazione.
Gli articoli da 12 a 15 determinano rispettivamente le funzioni delle Province, delle Comunità montane, dei Comuni, e dei sindaci (in qualità di autorità comunali di protezione civile).
L'art. 16 disciplina l'apporto del volontariato.
Una innovazione sostanziale è quella relativa al volontariato organizzato per il quale, oltre alla iscrizione nel registro regionale, è prevista una verifica periodica della permanenza dei requisiti che rendono sicuro ed efficace il loro impiego in emergenza.
Questo allo scopo di rendere più tempestivo e competente l'intervento.
Un sistema così vasto e articolato, necessita di momenti forti di condivisione e partecipazione, soprattutto per quanto riguarda le decisioni in ordine alle strategie complessive.
Si è quindi ritenuto opportuno confermare l'istituzione del Comitato regionale e dei comitati provinciali, con compiti consultivi, propositivi e di coordinamento.
E' la prima legge regionale che entrerà in vigore dopo le modifiche apportate dalla nuova legge nazionale sulla protezione civile varata esattamente il 9 novembre scorso e credo che la tempestività del servizio e la massima attenzione data da parte di tutti i componenti della IV Commissione, che ringrazio come presidente e relatore — la legge è stata votata all'unanimità dalla Commissione — possa oggi dare a questo Consiglio regionale l'onore di essere i primi in Italia ad approvare una legge di importanza così rilevante.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. In Commissione abbiamo portato il nostro contributo come forze di minoranza, e pur essendo favorevoli alla proposta di legge, alcune osservazioni non marginali dobbiamo sottoporre all'attenzione del Consiglio regionale.
E' vero quello che diceva il presidente della IV Commissione, che si tratta di un adeguamento della legge di trasferimento di competenze, però nello stesso tempo vengono anche trasferite delle responsabilità e delle competenze soprattutto ai sindaci, perché questa è sì una legge che fa organizzazione, prevenzione, però parla chiaramente di nuove responsabilità per i sindaci relativamente ai loro territori. A questo punto alcune osservazioni penso che siano dovute, perché non è la prima volta che come gruppo di minoranza solleviamo questo problema.
Di leggi ne sono state varate ultimamente, in questo Consiglio, ma quando si passa dalla teoria alla pratica viene sempre denunciata da parte dell'opposizione carenza di fondi, perché queste leggi non sono supportate nella giusta e dovuta maniera da risorse finanziarie e soprattutto le ultime leggi si basano sul volontariato, su persone che debbono dare un contributo, non ultima la legge sulla banca del tempo, una legge fatta molto bene, ma con soli 100 milioni per tutta la regione penso capiate bene che non si può fare molto.

MARCO LUCHETTI. Ma quello è volontariato...

OTTAVIO BRINI. Non si tratta solo di volontariato, bisogna dare degli incentivi seri per far sì che il volontariato vada avanti, perché il volontariato è bello e interessante, ma quando i volontari non hanno mezzi seri e strutture difficilmente possono andare avanti, a volte sono costretti a tirar fuori soldi di tasca propria per mandare avanti queste associazioni e chi ne fa parte ne è pienamente a conoscenza.
Ecco allora lo sforzo che la Giunta deve fare nel prossimo bilancio per dare copro a queste proposte di legge, come quella di cui stiamo parlando oggi. Siamo riusciti, grazie anche all'intervento della Commissione che è stata molto decisa e determinata su questo argomento, a dare sempre più corpo a questa legge.
Alcune considerazioni facevamo per quanto riguarda, per esempio, l'art. 2 che parla della tipologia degli interventi calamitosi, quindi del trasferimento delle funzioni alle Regioni, per passare poi ad articoli più inerenti a quanto poc'anzi si diceva. All'articolo 14 sulle funzioni dei Comuni, oltre che verificare la responsabilità dei sindaci per quanto riguarda questi tipi di interventi dobbiamo fare un'analisi molto seria per non far trovare chi di dovere con qualche avviso di garanzia in tasca, perché voi ben sapete che quando ci sono questi interventi calamitosi, se le Amministrazioni comunali non intervengono prima di subito sicuramente arriverà qualche avviso di garanzia al sindaco che si trova, magari, in uno stato di incapacità non per sua volontà ma perché la Regione non è in condizioni di mettergli a disposizione uomini, mezzi e strutture.
Fatta questa riflessione è giusto distinguere con un emendamento, oppure tornare successivamente su questo argomento soprattutto per quelle piccole comunità che non hanno né uomini né mezzi per poter intervenire immediatamente. Nelle Comunità montane ci sono aree vaste sulle quali dover intervenire, ma i piccoli centri lì esistenti non hanno risorse per intervenire immediatamente.
Fatta questa premessa ed entrando nello specifico per quanto riguarda il finanziamento, la Commissione ha inserito all'art. 17 — questo è stato un fatto molto importante e positivo — un incremento di 200 milioni. La legge parlava infatti di un miliardo e mezzo di cui un miliardo per la spesa di parte corrente e 500 milioni per spese in conto capitale. Ma bisogna poi verificare con un check-up quali sono gli strumenti e i mezzi che debbono essere utilizzati a livello regionale per questi Comuni quando ci sono questi stati calamitosi.
All'art. 17, punto 2) si dice: "Per garantire l'attuazione di interventi di emergenza e lo svolgimento delle esercitazioni, compresi gli oneri straordinari, per l'impiego del personale regionale e l'utilizzo del volontariato per l'anno 2002 è autorizzata una spesa di 200 milioni". Per gli anni successivi dobbiamo verificare. L'intervento della minoranza in IV Commissione non era teso ad inserire 200 milioni per le esercitazioni, per il volontariato o per i dipendenti regionali. La nostra intenzione era di dire "mettiamo a disposizione una somma come fondo riserva per fatti eccezionali e al di fuori della normalità". Faccio un esempio che potrebbe essere banale ma molto significativo: recentemente c'è stata un'alluvione a Civitanova, il Comune si è sobbarcato un onere di circa mezzo miliardo di spese immediate per questo tipo di intervento. Non c'è stato un contributo da parte della Provincia, non c'è stato un contributo da parte della Regione, non c'è stato un contributo da parte dello Stato.
Un Comune con bassa capacità di risorse come poteva far fronte a una spesa del genere? Se veramente vogliamo dare corpo a questa legge bisogna che prevediamo una somma specifica per dare garanzie e certezze in occasione di eventi calamitosi, ai Comuni che non hanno queste risorse economiche.
Pur dando un voto favorevole a questa legge che non è altro che un trasferimento di competenze, bisogna che siamo più incisivi e più concreti nel dare certezze, soprattutto a chi è garante e titolare del territorio come i sindaci dei nostri Comuni, per poter intervenire immediatamente di fronte a queste circostanze.
Ribadiamo il voto favorevole, anche se in posizione critica per il motivo che abbiamo evidenziato e ci auguriamo che in sede di bilancio tutte queste cose vengano riviste, magari tagliando su spese meno importanti di questa che per Forza Italia è una priorità assoluta. C'è anche il pericolo che in questa situazione si metta a rischio anche la vita dei cittadini.
Fatta questa considerazione, mi auguro che l'assessore competente prenda atto di questa riflessione che cerca di dare maggiore supporto e corpo a questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Prendo la parola non solo per commentare positivamente, come Margherita, questo progetto di legge ma soprattutto per sottolineare alcuni aspetti che doverosamente vanno rilevati.
Dobbiamo dare atto all'assessore Rocchi di aver lavorato con una tempestività eccezionale rispetto a questa proposta di legge che dopo pochi giorni dalla legge nazionale viene attuata nella nostra regione, dimostrando una tempestività degna della protezione civile. Anche i gruppi di minoranza questa volta devono dare atto del lavoro che si è fatto, perché credo che nessuna Regione sia stata così tempestiva nel fare una legge organica, nel predisporre una legge di protezione civile che sicuramente dota la nostra Regione di uno strumento essenziale, importantissimo rispetto anche alle esperienze che abbiamo fatto nel 1997 con il terremoto nell'alto maceratese e nella zona del fabrianese. E' uno strumento che dovrà tutelarci sempre meglio rispetto non solo ai momenti di prevenzione ma di intervento per le necessità che si dovessero verificare in futuro.
Veramente dobbiamo dare atto della tempestività dell'assessore che, dopo pochi giorni dalla legge nazionale è riuscito a proporre una proposta di questa portata. Credo che abbia validità non solamente nella sua tempestività ma anche nella sua articolazione. E' un testo che secondo me richiama, in parte, anche l'esperienza che abbiamo fatto con il terremoto, che ha dato e sta dando esiti positivi con la responsabilizzazione degli enti locali, creando una vera e propria rete sul territorio che consente non solamente l'intervento ex post, ma una rete che dovrà portare a una conoscenza del territorio talmente particolareggiata, che consentirà poi agli eventuali interventi di essere estremamente efficaci e adeguati alle necessità.
Voglio sottolineare altri due aspetti dopo quello dell'organicità, che definisce una rete con gli enti locali, con le Province, con i Comuni, con le Comunità montane. A ciascuno viene assegnata una propria competenza e credo che sia una cosa molto rilevante, da dover sottolineare anche per definire una nuova realtà di protezione civile che è cresciuta mano mano in questa nostra regione così come nel resto del Paese.
Il primo aspetto è quello del comma 3 dell'articolo 1, richiamato anche con l'articolo riguardante il volontariato, che fa pensare a un concetto di sussidiarietà che viene attivato concretamente con questa legge. Molte volte proprio i gruppi di minoranza di questo Consiglio hanno sottolineato come l'esigenza della sussidiarietà sia una questione fondamentale per un nuovo rapporto tra società e istituzioni e credo che proprio con questa legge abbiamo dimostrato come sia possibile attuare il concetto di sussidiarietà di carattere orizzontale che vede la società civile impegnata in prima battuta rispetto a questo impegno.
E' necessario sottolineare il dato che il volontariato in questa operazione di protezione civile è una risorsa essenziale che non solo consente di utilizzare risorse, competenze e professionalità notevoli che sono sul territorio, ma soprattutto è una modalità di riavvicinamento alle istituzioni proprio della società civile. I fatti che sono sotto i nostri occhi in questi giorni, le varie catastrofi che pongono il corpo dei vigili del fuoco in prima linea dimostrano come questi corpi, volontari in America, siano essi organizzati o meno, vanno organizzati, altrimenti il rischio è che il volontariato disperda la propria efficacia in interventi non coordinati.
L'ultimo aspetto che voglio sottolineare è stato ripreso dal collega Brini il quale ha rimarcato come ci sia l'esigenza, da parte della Giunta e del Governo regionali di mettere a disposizione fondi per la protezione civile. Dobbiamo sottolineare che questo è uno dei primi provvedimenti che noi facciamo nel nuovo quadro del Titolo V della Costituzione. In una materia di legislazione concorrente con lo Stato bisogna sottolineare che abbiamo predisposto la legge, ci siamo presi la responsabilità, ci stanno dando anche strumenti operativi, ma occorrono anche trasferimenti sostanziosi. Non è pensabile che il bilancio regionale, una volta avute le competenze faccia da solo. Lo Stato, come ha fatto nel vecchio sistema, deve finanziare la protezione civile a livello locale, altrimenti il rischio è che si passino le responsabilità e si tengano i soldi. Siccome questo giochetto si sta verificando nonostante la declamata volontà di federalismo e di decentramento del Governo Berlusconi, è bene che a partire proprio dalla protezione civile vengano dati quei finanziamenti che sono attualmente tenuti a livello centrale.
Questa è una battaglia che dobbiamo fare non solo come centro-sinistra ma come insieme delle forze presenti all'interno di questo Consiglio che credono nel decentramento. Proprio su questa legge si misurerà la volontà del Governo centrale di corrispondere al disegno costituzionale del decentramento e del federalismo.
La questione del finanziamento è poi legata alla capacità organizzativa della protezione civile. Ci sono dati di fatto che testimoniano la volontà in questa direzione (la sala operativa è già in funzione) e quindi credo che l'assessore Rocchi stia facendo un buonissimo lavoro, supportato anche da una valida équipe, consentendoci così di essere ai primi posti nel panorama italiano. Credo che sia questo un buon esempio di amministrazione, che possiamo portare come fiore all'occhiello dell'Amministrazione regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. La minoranza condivide il giudizio complessivamente positivo su questo strumento di legge, anche se alcuni toni trionfalistici del consigliere Luchetti andrebbero ripensati. Mi ha colpito l'affermazione sulla tempestività della normativa. Se è il decreto del settembre 2001 che ha sostituito l'agenzia della protezione civile con l'attribuzione delle competenze al Consiglio mi sorprende l'articolo 12, lettera h), che prevedeva l'agenzia. Quindi non è un documento che viene dopo la sostituzione dell'agenzia, ma che in qualche misura era nato in risposta alla legge quadro di un anno fa, che poi si è andato adeguando al nuovo provvedimento nazionale.
Il fatto che sia stato opportunamente trasferito alla presidenza del Consiglio dei ministri piuttosto che ad una agenzia ad hoc il coordinamento della protezione civile, dimostra in maniera incontrovertibile la grande importanza che l'attuale Governo attribuisce alla protezione civile.
Il problema che ci siamo posti nel valutare complessivamente queste situazioni è che ci sia in materia non un rischio di carenza quanto di abbondanza, cioè che si possa creare un pericolo in cui, tutti facendo protezione civile poi si perda l'immediato riferimento fra problematica e resto dell'intervento. Da questo punto di vista la misura più positiva è il largo ricorso alla pianificazione, cioè la previsione di avere per ogni tipologia di calamità un piano ad hoc sottoposto al vaglio del comitato, ma comunque pronto per la specifica situazione.
Il problema che poniamo all'attenzione di noi stessi e degli operatori, è che, siccome non tutto è prevedibile, non tutto è pianificabile in anticipo, occorre un intervento su quegli ambiti di emergenza e protezione civile che non sono oggetto di una specifica pianificazione preventiva.
Da questo punto di vista, prima della legge quadro c'erano le prefetture che avevano una responsabilità diretta. La nuova normativa crea in qualche misura una necessità di estrema attenzione di sinergie tra la struttura regionale che ha i mezzi e le Province che ai sensi dell'art. 12 hanno la competenza per l'intervento di prima battuta. E' ovvio che la Regione ha il coordinamento e di fronte all'emergenza istituisce il COR che interviene sia sull'attuazione della pianificazione che dell'emergenza ulteriore rispetto alla pianificazione. Però, noi per mesi ci siamo posti il problema, di fronte alla nuova lettura della protezione civile di ciò che succede se c'è un'emergenza-neve, per cui la prefettura ha i mezzi e la Regione ha le competenze. Non è che la prefettura li nega, glieli dà, però si pone un problema di sfasatura o di sintesi delle risorse che attualmente si ripropone tra la Regione e la Provincia, l'ente che in prima battuta deve dare attuazione a queste cose.
Al tempo stesso esiste un problema, oltre che di coordinamento verso le strutture territoriali, gli enti esponenziali di minore ambito come le Province, di raccordo con il quadro nazionale. A questo proposito c'è una situazione di affluenza biunivoca, per cui l'articolo 11 prevede che il dipartimento — quindi il Ministero, addirittura — partecipi al comitato regionale, ma la Commissione nazionale a sua volta è partecipata da una rappresentanza della Regione. Quindi, forse esiste questo doppio aggancio che poteva essere sintetizzato in un meccanismo di raccordo diretto e unico.
E' evidente che si tratta di una materia che si sta scrivendo e che, soprattutto, non viene prevista in termini accademici, perché l'esperienza di questi mesi e anni è che la protezione civile pone decine di emergenze e gli strumenti vengono temprati al fuoco dell'esperienza sul campo. Quindi è importante che lo strumento venga reso operativo.
Noi condividiamo una valutazione più di tutte: quella sulla necessità di una dotazione adeguata di risorse, e questa legge risente un po' della situazione di complessiva penuria in cui si dibatte l'ente. I 200 milioni in più sono certamente qualcosa, ma un piccolo qualcosa. Riteniamo che sia una materia in cui è importante riuscire a far vivere, qui più che altrove, quegli strumenti di coordinamento che nella ricchezza degli enti preposti devono dare una maggiore disponibilità di risorse e non il rischio, magari, di un affastellamento di strategie non adeguatamente sinergizzate.
Per quanto riguarda il volontariato in particolare, certamente è positivo che ci sia il riferimento alle associazioni di volontariato, anche se qui più che altrove — ricordo l'emergenza della frana in Ancona: certamente fu importante la presenza di molte persone, anche non addestrate che si mettevano a disposizione — esiste il problema che chi segue la protezione civile eviti che qualcuno si faccia male, perché il problema è di riuscire a massimizzare l'impiego di risorse che, abbondanti in entusiasmo e disponibilità, possono aver meno quella preparazione professionale specifica.
Con queste richieste di approfondimento, perché la materia è molto delicata e in caleidoscopico assestamento , chiediamo un'adeguata attenzione per vedere gli sviluppi della situazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la conclusione del dibattito, l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. La profonda trasformazione delle strutture dello Stato e degli enti locali, derivante dal processo di decentramento amministrativo, ha interessato anche la protezione civile.
Già solo questa circostanza sarebbe stata motivo sufficiente per proporre un ripensamento della normativa regionale, ma in questo delicato ambito dell'attività amministrativa si è aggiunta l'esigenza di recepire in un testo di legge anche una serie di fatti determinanti che la protezione civile ha registrato in questi ultimi anni.
Le emergenze che hanno interessato il nostro Paese nell'ultimo quinquennio, compresa la crisi sismica nell'Umbria e nelle Marche iniziata nel settembre 1997 hanno consentito di sperimentare un modello di protezione civile a responsabilità diffusa, nel quale gli enti locali hanno assunto il ruolo determinante di soggetti titolari della funzione di salvaguardia della incolumità della popolazione.
La proposta di legge posta in discussione nella seduta odierna rappresenta senz'altro questo nuovo modo di intendere la protezione civile, che non è più soltanto una "attività", ma diviene invece "sistema".
Prima di illustrare il contenuto della legge, desidero ringraziare i presidenti ed i componenti delle Commissioni consiliari IV, II e I che, con il loro attivo contributo, hanno unanimemente migliorato lo schema proposto dalla giunta e, soprattutto, lo hanno adeguato alle nuove disposizioni contenute nel decreto legge 7 settembre 2001 n. 343, convertito con legge del 9 novembre 2001 n. 401. Datemi anche la possibilità di poter ringraziare il dirigente e la struttura dell'assessorato alla protezione civile che sono stati determinanti per poter avere in tempi rapidissimi questa legge.
Da quanto risulta, le Marche sono la prima Regione che emana una nuova legge di protezione civile, a meno di un mese di distanza dall'approvazione della nuova legge nazionale.
Con questa legge si introduce il concetto di protezione civile intesa come "sistema", ossia come funzione armonicamente distribuita su una pluralità di soggetti, che operano in maniera coordinata, con l'unico scopo di tutelare l'incolumità delle persone e la salvaguardia dei beni e delle infrastrutture presenti nel territorio regionale.
La protezione civile, perciò, come attività destinata a garantire la "sicurezza", valore richiesto come esigenza primaria dalla popolazione marchigiana, come è emerso anche nel convegno regionale svoltosi recentemente sulla sicurezza e la legalità.
I soggetti di questo sistema sono i Comuni, le Comunità montane, le Province, le Regioni, lo Stato, il volontariato e tutti quelli che svolgono attività che possono in qualsiasi modo essere utili per prevenire gli eventi calamitosi o per mitigarne gli effetti.
Il recente processo di evoluzione normativa ha, di fatto, esteso la competenza regionale su tutte le tipologie di evento di protezione civile, compresi quelli di tradizionale competenza dello Stato: l'art. 5, comma 4, della legge n. 401 del 9 novembre 2001 stabilisce che anche nelle calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi straordinari l'attività tecnico-operativa, volta ad assicurare i primi interventi, viene effettuata dal dipartimento della protezione civile in concorso con le Regioni e da queste in raccordo con i prefetti e con i comitati provinciali di protezione civile.
Come è noto, le attività di protezione civile si suddividono in: previsione, prevenzione, soccorso, superamento dell'emergenza. Più saranno efficienti ed efficaci le attività di previsione e prevenzione, meno si verificheranno le emergenze e le azioni di soccorso.
Per rendere concreta questa semplice equazione, la presente proposta di legge prevede che le attività di previsione e prevenzione non saranno più attribuite alla sola competenza della struttura che all'interno della Amministrazione regionale si interessa di protezione civile, ma bensì estese alla competenza dell'intero apparato amministrativo dell'ente.
In sostanza ogni attività di pianificazione regionale, su qualsiasi materia comunque pertinente, dovrà contenere disposizioni in ordine alla previsione e prevenzione delle ipotesi di rischio.
Le indicazioni, scaturite da questi programmi regionali e provinciali di previsione e prevenzione, prevarranno sulle disposizioni dei piani territoriali di coordinamento provinciale, sugli strumenti urbanistici comunali e sui regolamenti edilizi.
La principale innovazione posta dal decreto legislativo n. 112 del 1998 è stata l'attribuzione alle Regioni ed alle Province delle competenze negli interventi di emergenza, che in passato venivano espletate direttamente dallo Stato (in genere dalle Prefetture). Per questo motivo gli articoli n. 6, 7, 8, 9 e 10 della presente proposta di legge individuano e disciplinano i compiti e le modalità operative da attuarsi in occasione di allarmi od eventi sfavorevoli.
I timori di cui parlava poco fa il collega Novelli sono timori che abbiamo anche noi. Non vorremmo che al momento dell'emergenza ci fossero confusione o sovrapposizioni di ruoli che non ci darebbero la possibilità di poter intervenire efficacemente in queste situazioni. Quindi staremo molto attenti nel momento in cui dovremo intervenire, in modo che non ci siano confusioni o sovrapposizioni.
L'elencazione delle attività regionali comprende sia le competenze esistenti, sia quelle oggetto del trasferimento da parte dello Stato.
Schematizzando si può dire che le novità più rilevanti sono legate: alle attività formative rivolte agli operatori del sistema ed al volontariato: infatti le attività connesse alla previsione e prevenzione, ma anche quelle relative alla gestione dell'emergenza, richiedono il possesso di competenze in materie sempre più specialistiche; alla realizzazione di reti per il rilevamento ed il controllo di fenomeni naturali o derivanti da attività antropiche; agli interventi relativi al superamento dell'emergenza, all'assistenza e alla riattivazione dei servizi pubblici e delle infrastrutture essenziali; all'attivazione di collegamenti, con frequenze radio dedicate o con qualunque altro mezzo ritenuto idoneo, all'approntamento di attrezzature per gli interventi di soccorso ed assistenza.
Noi abbiamo dato la possibilità a tutti i Comuni di poter avere una radio ricetrasmittente, collegata con la sala radio che abbiamo in Regione.
In queste situazioni il Presidente della Giunta regionale, così come stabilito a livello nazionale per il presidente del Consiglio dei ministri, assume il coordinamento dell'attuazione degli interventi urgenti da parte dei soggetti preposti, avvalendosi anche del corpo nazionale dei vigili del fuoco.
La Regione, per lo svolgimento dei compiti di protezione civile, si dota di una apposita struttura che si caratterizza per l'operatività, garantita senza interruzione alcuna nell'arco delle 24 ore, compresi i giorni festivi. Voi sapete che dopo molti problemi avuti siamo riusciti ad avere una sala operativa aperta 24 ore su 24 che è diventata il punto di riferimento da parte delle istituzioni e non. Questo è un grande problema che abbiamo già saputo risolvere.
Nell'ambito della struttura regionale di protezione civile operano la Sala Operativa Unificata Permanente (SOUP), il Centro Assistenziale di Pronto Intervento (CAPI). Proprio oggi il dirigente ha firmato l'accordo con la prefettura, quindi abbiamo avuto anche la dotazione di mezzi che prima erano di proprietà della prefettura stessa, quindi abbiamo la possibilità di poter unificare anche i due capannoni e tutte le apparecchiature che sono nel centro di Passo Varano. Inoltre, il Centro Operativo Regionale (COR).
La struttura potrà quindi necessariamente utilizzare tutti i più moderni sistemi tecnologici, informatici, strumentali e di comunicazione attualmente disponibili sul mercato.
L'art. 11 istituisce il comitato regionale di protezione civile, quale organo consultivo permanente. Questo comitato, che non ha competenze nelle situazioni di emergenza, deve svolgere funzioni di raccordo e coordinamento delle varie attività di protezione civile a livello regionale, proprio per garantire che il "sistema" funzioni in maniera armonica e completa.
La protezione civile è infatti una attività molto delicata, perché interdisciplinare e trasversale e, pertanto, soggetta a possibili disarmonie.
Gli articoli dal 12 al 15 disciplinano i compiti attribuiti alle competenze degli enti locali e dei sindaci.
Il sistema di protezione civile, anche a seguito di quanto ribadito dalla legge n. 401 del 9 novembre 2001, costruisce concretamente la sua presenza sul territorio incentrandosi sulle Province, nel cui ambito sono costituiti i comitati provinciali di protezione civile.
Questi comitati hanno un ruolo estremamente importante, perché hanno competenza sia sulla previsione e prevenzione, sia nelle emergenze. Essi possono poi rappresentare l'elemento di saldatura tra Province e prefetti, soprattutto per i delicati aspetti di protezione civile che hanno riflessi sull'ordine e sulla sicurezza pubblica, materie di esclusiva pertinenza statale.
Vorrei qui rispondere a Brini. E' vero quello che lui dice, che con 200 milioni non possiamo intervenire efficacemente a sostegno dei Comuni, quindi dovremo vedere come poter avere ulteriori fondi, però ci stiamo interessando affinché gli enti locali possano avere anche i servizi, che sono importanti per poter avere collegamenti precisi con l'assessorato e la Regione Marche.
Fondamento del sistema di protezione civile sono poi i Comuni, che possono anche organizzare lo svolgimento concreto delle funzioni riferite su base intercomunale. La elaborazione da parte di ogni comune dei piani di protezione civile e la organizzazione di una propria struttura di intervento, anche modulata sul criterio della polifunzionalità, garantiscono ad ogni cittadino una omogenea forma di tutela dai rischi che incombono sul territorio in cui vive.
L'art. 16 tratta del volontariato, che è una delle componenti fondamentali del sistema di protezione civile.
Il volontariato nella protezione civile non svolge un ruolo di supplenza alle limitatezze della pubblica amministrazione, ma costituisce invece uno strumento di importante partecipazione dei cittadini al sistema. I volontari conferiscono conoscenze, stimoli operativi, professionalità, diffondono cultura ed informazione, propagandano la solidarietà e la gratuità.
In questi ultimi anni, accanto alla tradizionale partecipazione delle associazioni, si sono costituiti soprattutto nei comuni meno popolati i gruppi comunali di volontariato. E stiamo organizzando associazioni di volontariato serie, che hanno la possibilità di intervenire anche con mezzi messi a disposizione dall'assessorato.
Questi 200 milioni devono quindi servire proprio per poter venire incontro alle richieste dei Comuni, ma dovremo dotarci di ulteriori fondi da mettere a disposizione degli enti locali.
Tra le due organizzazioni non debbono esistere motivi di concorrenza o di conflittualità ma, al contrario, programmi di collaborazione ed integrazione.
L'esistenza di queste due diverse tipologie di volontari dovrà necessariamente, con l'approvazione di questa proposta di legge, comportare l'individuazione di nuovi criteri di sostegno da parte della Regione e degli altri enti locali al volontariato. Allo stato attuale sembra infatti che il volontario appartenente ai gruppi comunali goda di un maggior sostegno da parte delle amministrazioni pubbliche. Bisognerà pertanto individuare delle modalità di promozione e supporto alle attività volontaristiche che pongano in una situazione di perfetta identità le due tipologie di organizzazioni, ad esempio erogando loro servizi quali le coperture assicurative, esenzioni o agevolazioni sulla tassa di proprietà degli automezzi, ecc.
L'art. 17 disciplina infine le questioni finanziarie. Novità più rilevante è data dalla previsione di un apposito fondo esclusivamente destinato agli interventi nelle emergenze e nelle esercitazioni periodiche. Per questo fondo, la cui disponibilità per l'anno 2002 è stata fissata in £. 200.000.000 dovranno essere elaborate delle procedure di spesa semplificate, per renderlo interamente utilizzabile anche nei periodi di esercizio provvisorio o di chiusura della cassa.
Il dibattito consiliare sul disegno di legge mi offre, inoltre, l'opportunità di riferire alcuni elementi fondamentali di organizzazione del nuovo sistema regionale di protezione civile, così come si sta sviluppando in questo intenso periodo di attività.
Il 30 novembre 2000 è entrata in funzione, con attrezzature minimali, la sala operativa regionale. Nel primo semestre di quest'anno, a seguito del lavoro svolto dal personale del servizio, la sala è stata interamente riprogettata ed allestita, per essere in grado di svolgere, tra le prime regioni in Italia, quanto previsto dalla nuova "legge quadro in materia di incendi boschivi" (legge 353 del 2000) che, in linea con l'orientamento legislativo corrente, affida alle Regioni importanti compiti di previsione, prevenzione e lotta attiva negli incendi di aree boscate.
La sala operativa, nella quale sono presenti tre diversi sistemi telefonici, è stata perciò riclassificata ed ha assunto la denominazione di sala operativa permanente unificata (SOUP), presidiata durante il periodo estivo oltre che da personale regionale, anche da unità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e del Corpo forestale dello Stato. L'esperienza è stata giudicata estremamente positiva, tanto che per la prossima stagione è previsto che il Corpo forestale dello Stato trasferisca definitivamente il proprio centro operativo nella SOUP.
Nella sala sono installate in permanenza postazioni radio del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, del Corpo forestale delle Stato, della Associazione Radioamatori Italiani, della Croce Rossa Italiana, dell'ANPAS e del 118.
Afferisce alla SOUP anche la rete radio regionale la cui funzionalità, a seguito delle autorizzazioni in corso di acquisizione al Ministero delle comunicazioni, sarà completata entro il prossimo mese di aprile, ed attraverso la quale si potranno collegare i comuni, le Province, le Prefetture, il Comando Regionale dei Carabinieri, l'aeroporto, ecc.
La sala operativa è anche il punto di confluenza delle informazioni raccolte dalle centraline meteorologiche, idrometriche, nivometriche e sismometriche dislocate sul territorio. Attualmente è in corso l'installazione di nuove centraline in aggiunta a quelle già funzionanti: quando il programma di installazione sarà completato gli impianti di raccolta dati saranno oltre 100.
Il progetto statale di realizzazione del sistema meteorologico distribuito vede la nostra Regione impegnata in prima linea. Le Marche sono infatti state prescelte per la installazione, con oneri a carico dello Stato, di un radar meteo, al quale sarà collegato uno specifico centro funzionale per la raccolta, gestione e diffusione delle previsioni meteorologiche. Il progetto relativo al radar meteo riveste notevole importanza, non solo per il servizio protezione civile. Infatti esso consentirà di effettuare previsioni meteo a breve e medio termine, localizzando e quantificando in tempo reale i fronti di perturbazione atmosferica, lo spessore dei sistemi nuvolosi ed il loro contenuto di umidità, in termini di pioggia, neve o grandine.
In attesa della costituzione del centro funzionale all'interno della SOUP, indispensabile per il corretto utilizzo dei dati provenienti dal radar meteo, nel maggio di quest'anno, con la DGR 1151, è stato costituito il centro regionale di coordinamento per la meteorologia e l'idrologia al quale partecipano, oltre al servizio protezione civile, I'ASSAM, I'ARPAM, l'Osservatorio geofisico di Macerata e le Province, allo scopo di utilizzare i dati provenienti dalle varie reti di monitoraggio per i compiti di istituto di ciascuno dei partecipanti.
Importanza analoga a quella della dotazione tecnologica ha avuto l'attività prestata nel corso di questi mesi dalla struttura regionale di protezione civile, tanto che la stessa viene sempre più di frequente chiamata a collaborare per le emergenze che si presentano sul territorio.
A questo proposito è importante ricordare che, a supporto ed a completamento della SOUP è stato costruito un nuovo e più organico sistema di reperibilità, che prevede: la reperibilità per interventi di emergenza strutturata con un capo turno reperibile (dirigente o funzionario) in grado di valutare le situazioni e disporre i primi interventi, e due reperibili per l'attuazione degli stessi; la reperibilità per la SOUP; la reperibilità per il CAPI che consente l'immediato utilizzo di mezzi e materiale.
In merito a quest'ultimo punto si ricorda che oltre ad avere incrementato la dotazione di mezzi per interventi in emergenza con le risorse proprie, proprio nella giornata odierna è previsto il trasferimento dallo Stato di quanto ho detto poc'anzi.
In questo periodo non si è solo lavorato per la riorganizzazione dell'emergenza. Uno dei problemi più sentiti, infatti, è quello della elaborazione dei piani da parte dei Comuni. La legge prevede che i Comuni debbano dotarsi di un piano di emergenza, ma la maggior parte dei Comuni della regione di piccole o medie dimensioni è carente rispetto alle necessità e trovano molte difficoltà ad adempiere a questo obbligo. Ecco il motivo per cui dobbiamo recepire, almeno in parte, quanto diceva Brini.
Per i comuni che si erano già dotati dei piani, sono state poi acquisite alcune licenze di software per la gestione informatizzata dei piani stessi, in attesa che siano ultimate le attività necessarie per l'attivazione di una extranet della protezione civile. E' infatti quasi pronto il progetto necessario per procedere ad una apposita gara di appalto avente ad oggetto la realizzazione del sito web della protezione civile, e, soprattutto una specifica extranet che metta in rete il sistema di protezione civile della regione.
Infine, sono in avanzata fase di esecuzione i lavori di realizzazione di 14 aree di ammassamento di mezzi e risorse nelle zone montane del territorio regionale. Queste aree, alle quali si aggiungeranno le piazzole a suo tempo realizzate nei comuni terremotati per il posizionamento dei containers, consentiranno di poter disporre, in caso di necessità, di piazzole utili per gli interventi in occasione di possibili emergenze.
In conclusione, con la approvazione da parte del Consiglio regionale di questa legge, la nostra regione sarà in grado di poter disporre di uno strumento idoneo a consentire la nascita di un "sistema compiuto" di protezione civile, efficace per migliorare la sicurezza della collettività.
Naturalmente la entrata in vigore di questa legge sarà il punto di inizio di un intenso lavoro di formazione, programmazione, organizzazione da parte di tutti i comuni, delle province, delle organizzazioni di volontariato e della regione, convinti che per raggiungere un risultato apprezzabile omogeneamente diffuso sarà necessario almeno un triennio.
In ogni caso, l'auspicio di tutti è che le emergenze non abbiamo mai a verificarsi.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Ribadisco il voto favorevole, facendo una raccomandazione: siccome questa materia della protezione civile non sarà mai delegabile per intero dal Governo centrale alle Regioni — ad esempio la struttura dei vigili del fuoco rimarrà sempre dipendente dal Ministero — raccomando la massima attenzione ad evitare la creazione di sovrastrutture che sarebbero poi di difficile coordinamento. Soprattutto rivolgo un auspicio: speriamo che il prossimo anno non capiti niente nella nostra regione, altrimenti con 200 milioni penso che faremmo poca protezione civile.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

(Il Consiglio approva)



Nomina

PRESIDENTE. Prego di distribuire le schede per la sostituzione di un rappresentante nel consiglio di amministrazione della cooperativa artigiana di garanzia "Artigiancoop" di Ascoli Piceno.

(Segue la votazione)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 22, schede bianche n. 15, schede nulle n. 1. Hanno ricevuto voti: Paoletti Roberto n. 5, Tamburri Roberto n. 1. Proclamo eletto Paoletti Roberto.

La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.


La seduta è sospesa alle 13,25