Resoconto seduta n. 85 del 15/04/2002
La seduta riprende alle 16,25



Proposte di legge (Seguito dellla discussione generale):
«Provvedimento generale di rifinanziamento e modifica di leggi regionali per la formazione di bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2002)» Giunta (117);
«Approvazione del bilancio di previsione per l'anno 2002 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2002-2004» Giunta (118)

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. E' iscritto a parlare il consigliere Pistarelli. Ne ha facoltà.

FABIO PISTARELLI. Riapriamo la discussione, in un'aula vuote in gran parte dei suoi banchi, non solo per "dovere di firma" come si dice, ma anche per dovere politico. Siamo di fronte ad un bilancio di previsione che definire scellerato è poco, non solo per motivi di merito ma anche e soprattutto per motivi di metodo: bilanci poco trasparente, non intelligibile, anzi un bilancio che nasconde nelle sue pieghe le scelte più importanti, che demanda a un futuro sempre più incerto la soluzione di nodi strutturali e di interventi che erano già in ritardo ad oggi e lo saranno in maniera clamorosa dopo. Mi riferisco a tante partite attese dalle categorie economiche e produttive, dalla socialità diffusa, dai bisogni della cittadinanza.
Molti hanno parlato e si sono soffermati sul tema della sanità e lo farò anch'io da vicepresidente della Commissione, ma non è solo quello il tema centrale, il nodo. Mi potrei riferire in maniera puntuale, guardando le cifre ed essendo confortato anche dalle polemiche che sono in corso, a tutto il problema delle tematiche e degli interventi sul piano sociale, sulla realizzazione del piano sociale della Regione Marche. Mi potrei riferire a tutta la questione relativa all'offerta turistica, al sostegno della promozione al turismo, ganglo vitale al nostro sviluppo; mi potrei riferire al sostegno ai Comuni, che informa consorziata dovrebbero avere vantaggi ed agevolazioni e che in realtà troveranno poste ridottissime in bilancio; mi potrei riferire ai Comuni per quanto concerne la manutenzione straordinaria del loro territorio, la difesa del suolo. Vi è una partita importante come quella dei bacini regionali già derivante da uno specifico intervento programmato alla fine dello scorso anno ma non vi è nulla per quanto riguarda tutto l'intervento demandato ai Comuni, al loro territorio: dissesti idrogeologici importanti. Sono già stati rinviati in maniera incredibile questi interventi, quando il piano tecnico, gli uffici avevano già preparato l'accorpamento delle due sanità settima e ottava. E' invece stato fatto un rinvio politico, dovuto, si dice, a necessità di bilancio e abbiamo visto che nel bilancio le necessità significavano taglio, azzeramento, rinvio al 2003. Mi posso riferire al settore della politica della casa. Abbiamo ascoltato tempo addietro, nell'ambito della discussione sui cosiddetti "buoni casa" l'assessore Ottaviani affermare in quest'aula in maniera perentoria che la politica della casa era ormai da affrontare con metodi e modalità nuove, coinvolgendo sempre di più i nostri Iacp perché non era il buono casa in sé che dava spinta e sostegno, ormai i numeri dimostravano ampiamente che le famiglie marchigiane erano al 70-80% proprietarie di casa e bisognava muoversi su altri canali. Ebbene vediamo che l'Iacp ha grandi difficoltà di reperimento di risorse che siano di respiro. Mi si potrà rispondere da parte dell'assessore che abbiamo tutta una grossa partita di fondi europei che garantiscono per il 2002 la possibilità di intervento e perciò fanno da correttore alle riduzioni di bilancio per quanto riguarda fondi direttamente gestiti dalla Regione per trasferimenti o per fondi propri. Così non è assessore, perché questa è una politica che in realtà non può dire e sostenere che attraverso i fondi strutturali si possono eliminare i blocchi, gli ostacoli, le impossibilità di dare alla nostra regione una politica di sviluppo e una politica programmata sul futuro, perché i fondi strutturali europei dovrebbero servire proprio da correttore nelle situazioni — si guardi l'Obiettivo 2 e l'agricoltura — dove vi è già uno squilibrio e deve perciò essere colmato un gap. Quelli dovrebbero essere la straordinaria risorsa da mettere a disposizione dei territori per colmare quelle differenze, non può essere l'ordinarietà della politica regionale, perché quelle differenze quando le andremo a colmare? Se lavoriamo solo su quelle, se lavoriamo solo sui fondi strutturali poi la politica è zoppa, parziale; se utilizziamo quelle per cercare di fare la nostra politica strutturale complessiva poi ci mancano le straordinarie misure ad hoc, destinate a quel tipo di settori, a quel tipo di soggetti economico-sociali.
Siamo dunque di fronte ad un significato scellerato più nei metodi che nei contenuti, anche se nei contenuti abbiamo fatto cenno a tanti e tanti capitoli e a tante e tante voci? Perché nei metodi abbiamo visto che la stessa maggioranza ha avuto difficoltà a discutere di questo bilancio. Anche i seno ai banchi della maggioranza c'è una difficoltà, una insofferenza, una insoddisfazione. Il ritardo della documentazione proposta, la poca chiarezza della documentazione stessa, perché in tante voci non vi era neppure il riferimento normativo, il riferimento allo strumento di attuazione, si è dovuto fare un'opera anche suppletiva e supplementare di lavoro e di chiarimento di determinati passaggi contabili. Tutto questo viene dalla maggioranza, dai vostri banchi. Chi affermava questa mattina dai banchi dell'opposizione che si è di fronte a una gestione del Governo regionale che dire improvvida è dire poco diceva il giusto. Mi riferisco ai colleghi di Forza Italia, del Ccd, del Cdu, al collega capogruppo di Alleanza nazionale Ciccioli relatore di minoranza. Non si può rispondere da parte di Silenzi "voi non avete idee, non avete fatto esempi, non siete entrati nelle cifre, non avete visto che in realtà questo Governo sta soddisfacendo i bisogni dei marchigiani". Ma quelle sono dichiarazioni veramente generiche, sloganistiche, prive di ogni tipo di riscontro, anzi sono assolutamente contrarie alla realtà dei fatti. La realtà dei fatti vede non solo un bilancio ingessato da mutui e da politiche che vengono da passato e che stanno continuando ad impedire ogni tipo di manovra, tant'è che ci sono solo tagli e tagli per cercare di far sì che questa coperta, sempre più corta, possa essere di soddisfazione almeno di parti della nostra politica istituzionale, regionale e amministrativa, ma in questo bilancio di previsione non si dice chiaramente che cosa succederà per quanto riguarda il futuro e per ciò che concerne le risorse che sono state straordinariamente reperite con la manovra finanziaria di fine anno. Anzi, si dice implicitamente che l'addizionale Irpef, l'aumento dell'Irap, il bollo dell'auto aumentato di quasi l'8% rimarranno sulle spalle dei cittadini marchigiani, perché malgrado tutto questo siamo ancora in una situazione nella quale, mediamente, si tagliano voci anche indispensabili. L'Aptr ci ha detto che andando a toccare il minimo, cioè la spesa strutturale, dovranno chiudere sportelli, uffici, non potranno garantire la presenza nemmeno di uffici stagionali, quelli che fanno la stagione turistica estiva che in tanti territori — Porto San Giorgio, Civitanova ecc. — sono fondamentali per la politica economica del nostro territorio, per la vita produttiva del nostro territorio. Siamo di fronte a tutto questo, e questa è la realtà, una realtà negata in maniera clamorosa dalla relazione di compendio a questo bilancio, anzi una realtà che cerca di essere mistificata, e qui faccio appello anche all'intelligenza dei colleghi di maggioranza, dei colleghi di Giunta: come si fa ad affermare cose che leggiamo nelle prime pagine della premessa e che poi rivediamo nelle pagine interne? "Devastanti le conseguenze della Politica del Governo in campo socio-sanitario. Non solo è stata accentuata la sottostima delle risorse riconosciute alle Regioni per il finanziamento della sanità, ma si è stabilito con decreto legge che i disavanzi siano coperti dalle Regioni stesse". Come se questa fosse la spiegazione, la colpa, il nodo del deficit della sanità.
Caro assessore Agostini che scuoti la testa, ti ricordo sommessamente che questa questione del ripiano interamente in capo alle Regioni non l'ha scritta il Governo Berlusconi, ma è nella finanziaria 2001, anno 2000, articolo 52: "Nel rispetto degli impegni assunti dal Paese con l'adesione al patto di stabilità e crescita, a decorrere dall'anno 2001 le singole Regioni, contestualmente all'accertamento dei conti consuntivi sulla spesa sanitaria da effettuare entro il 30 giugno dell'anno successivo sono tenute a provvedere alla copertura degli eventuali disavanzi di gestione attuando la misura massima dell'autonomia impositiva con le seguenti procedure e modalità". Addirittura, al comma 7 si diceva "In caso di inerzia delle Amministrazioni comunali il Governo diffida le Regioni interessate a provvedere e adotta, entro e non oltre i successivi 30 giorni, le forme di intervento sostitutivo previste dalla normativa vigente". Questo l'ha scritto Amato, colleghi consiglieri, cari assessori, caro Presidente. E' la finanziaria 2001, dicembre 2000. Anzi, il Governo Berlusconi ha fatto passare il fondo sanitario nazionale previsto per l'anno 2001 da 3.200 miliardi, per quanto riguarda le Marche a 3.350 miliardi, aumentando la dotazione finanziaria per l'anno 2001 di 150 miliardi, perché ha fatto un accordo Stato-Regioni, siglato anche dal Presidente D'Ambrosio, siglato nell'agosto 2001, in cui c'era scritto "teniamo conto del fatto che le Regioni stanno lamentando uno sforamento significativo di spesa. Vi daremo altri 2.700 miliardi". A metà anno, accordo Stato-Regioni dell'8 agosto 2001 si è impegnato a dare 2.700 miliardi in più, quindi la Regione Marche ha preso più soldi, non meno soldi, perciò avete scritto un falso nella relazione introduttiva al bilancio. I danari messi a disposizione per la sanità sono stati di più. In base a quell'accordo si è arrivati al decreto legge di settembre che diceva "Vi diamo soldi in più, ma se sforate di ulteriori danari quelle saranno entrate proprie, gettito per aumenti delle addizionali o delle imposte determinate dalle Regioni". Decreto legge, sulla base di un accordo siglato da D'Ambrosio, come da tutti gli altri Presidenti delle Regioni. E' stato sottoscritto, è un patto che avete firmato, non potete venire a sostenere il falso, questa è una relazione falsa, completamente falsa. Addirittura politicamente scellerata, perché si dice qui che la finanziaria del Governo è antisociale! E' la prima finanziaria che non aumenta una lira di tasse ai cittadini e aumenta invece le pensioni minime che voi non siete mai riusciti, in sei anni, a toccare, le porta almeno a un milione al mese, quelle che sono state sempre ferme a 600.000 lire e che riguardano 2.200.000 pensionati che vivono solo di quello e non hanno altri redditi. Sono state aumentate le detrazioni per i figli a carico, per la famiglia. Voi sostenete che la finanziaria è antisociale. Ma come si fa? Queste sono cose false, politicamente gravi, sulle quali veramente non può esservi discussione e confronto, perché quando si scrivono e si sottoscrivono queste cose — questo documento è stato approvato dalla Giunta regionale, non è stato inserito come allegato — è una cosa gravissima, che spero la stampa possa riprendere ampiamente. La relazione al bilancio di previsione 2002 afferma cosa false normativamente e politicamente gravissime.
Se questa è la relazione, pensate cosa può essere il discorso del bilancio. Ci basiamo su presupposti completamente contrari alla decenza e all'intelligenza perché smentiti da fatti, da passaggi normativi, da passaggi contrattuali, perché l'accordo Stato-Regioni è un contratto che le Regioni fanno con il Governo, e non si può venire a dire a sei mesi da quell'accordo che è colpa del Governo. Ma è colpa anche di chi ha detto di sì a quelle cose, allora. Questi sono passaggi politici molto gravi che dimostrano che la maggioranza è proprio alla frutta, non sa su che cosa basare le proprie considerazioni di giustificazione di determinati passaggi che stanno penalizzando tutti, non solo tutti i settori della vita istituzionale, perché tutti i responsabili di settore si sono lamentati in maniera clamorosa in sede di Commissione, non solo per quanto riguarda la vita degli enti collegati con la Regione — gli Iacp, le Apt, le altre agenzie come l'Arpam che pure sono in gravissime difficoltà con le partite di bilancio che sono state qui iscritte — non solo le categorie produttive che hanno dichiarato di essere state tagliate completamente fuori dalla discussione, da un minimo di discussione e di confronto democratico, non solo, pertanto soggetti sia interni che esterni, ma anche e soprattutto la sensibilità dei cittadini marchigiani, sempre più protesa verso un j'accuse, un atto di accusa verso la politica del Governo regionale. La sensibilità ormai si sta diffondendo, è un'onda che monta, un'onda che cresce. Guardate cosa sta succedendo per quanto riguarda le domande di cofinanziamento e di finanziamento: tantissime rimangono inevase, pur se formalmente perfette. Arrivano in Regione decine, centinaia di domande e sono 4-5 sono evase, le altre sono ammesse ma i finanziamenti non ci sono, "vedremo con i residui per l'anno successivo". Questo è prendere in giro i marchigiani, ormai se ne sono accorti tutti e la bocciatura sarà forte, sarà pesante, non solo su questo bilancio ma politicamente, per quanto riguarda la prospettiva di questo Governo regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Intanto ringrazio gli unici componenti dell'Esecutivo che sono presenti, anche se scuotono la testa come faceva Agostini, ma almeno sono presenti.
Cari colleghi, questo dibattito è assolutamente falsato, non possiamo dire di assistere a un dibattito, pur con la buona fede di tutti quelli che sono intervenuti, tutti con competenza e passione. E' un dibattito falsato perché basato su una diatriba politica che oggi al cittadino poco interessa. Io ho detto all'indomani della vittoria del centro-destra, che per quanto riguarda me, come status di cittadino regionale la vittoria del centro-destra mi appassiona per una sola cosa in primis: perché la diversità del colore politico di chi guida la Regione Marche rispetto al colore politico di chi guida il Governo centrale poteva dar vita a un periodo fecondo di confronto, di dibattito e anche di competizione, ma una competizione non basata su uno scaricabarile che oggi assolutamente non serve a nessuno.
Oggi l'atteggiamento di chi apre una relazione al bilancio nel modo in cui è stata scritta, sicuramente da chi ha esperienza politica, furbizia politica, scuola politica non produce nulla se pensate — lo potete sicuramente pensare e capire, perché avete esperienza anche voi negli enti locali — che oggi i Comuni e le Province scaricano sulla Regione esattamente allo stesso modo in cui voi scaricate nei confronti del Governo centrale. Questo gioco del sindaco che dice "è colpa della Regione", della Regione che dice "è colpa del Governo" non produce nulla, è un dibattito completamente sterile quanto ai risultati, pur nella comprensione della polemica politica, della competizione politica, su cui invito a non basarsi più di troppo e ad andare avanti.
Nei confronti del Governo nazionale tutti possono esprimere giudizi positivi e giudizi negativi. La prima cosa che posso dire io rispetto al quadrilatero della viabilità Foligno-Civitanova-Ancona-Fabriano, è che è la prima volta, dagli anni '60 che un Governo impegna 1.000 miliardi sui propri bilanci. Dagli anni '60, per quello che riguarda la comunicazione est-ovest della nostra Regione è la prima volta che c'è un impegno così forte. E allora la polemica va sul project-financing, "non è vero, è il libro dei sogni, Baldassarri gira troppo e promette, Baldassarri è troppo presente e fa politica"... Ma guardiamo i risultati. E' la prima volta che in tre anni vengono impegnati mille miliardi. Parlo per quelle arterie che riguardano la drammatica viabilità di collegamento tra est ed ovest. Quindi luci ed ombre a seconda delle prospettive ma sicuramente il dibattito dovrebbe essere più proficuo.
Si parla di devastante politica del Governo. Quando facciamo le commemorazioni — Marco Biagi e altri lutti, Genova e il Social Forum ecc. — ci vogliamo dire almeno tra noi che rivestiamo certi ruoli istituzionali, che dovrebbe essere usato un linguaggio un po' più moderato? Se chi governa è usurpatore, è uno che è andato su con gli imbrogli e la comunicazione, è andato su non si sa perché, per colpi di mano ecc., il cittadino cosa deve pensare? Non è una scuola per chi sta a sentire le vicende dell'istituzione e della politica. Non si può dire testualmente "un Governo che ha introdotto elementi di poca libertà nei confronti degli enti locali". E' un linguaggio che non si può usare. Io ho fatto opposizione per vent'anni ma non mi sono mai sognato di usare questi linguaggi, nei confronti neanche del Pci che aveva una strettissima dipendenza da Mosca, non l'abbiamo fatto mai. Quindi invito a usare linguaggi un po' più consoni, pur nella critica più severa e più spietata, nei confronti di un rispetto che tra enti locali, istituzioni locali o meno, ci deve essere. "La Regione è votata dai cittadini e il Governo nazionale è piovuto dal cielo". Abbiano sbagliato o non abbiano sbagliato, D'Ambrosio e la Giunta regionale sono stati votati dai cittadini, Berlusconi e compagni sono stati votati dai cittadini, quindi alla fine si vedrà, però usurpatore non è nessuno, sono convinto che ognuno sta cercando di fare del proprio meglio, nessuno sta cercando di fare dispetti, non mi sogno di dire che Agostini, D'Ambrosio, Spacca o Silenzi vogliano fare dispetti ai marchigiani, penso che si stiano dando da fare per fare qualcosa di utile, vedremo se ci riusciranno. Non mi sogno di dire che siete usurpatori. Almeno mettiamoci su un piano di correttezza di questo tipo.
Nella relazione c'è scritto che tutto è scaturito da un forte dialogo fra le forze sociali, le forze politiche ecc. Sulle forze politiche devono dire che il dialogo non c'è stato. Capisco la fretta, capisco una normativa recente, capisco che il Dpefr non poteva essere presentato prima, però che ci sia stato un dibattito non lo vedo, e all'assessore Agostini rifaccio la stessa domanda che ho fatto quando abbiamo iniziato a parlare del piano cave: tutto blindato assessore, o c'è qualche possibilità di correzione? Perché il dibattito fra le forze politiche è anche questo. Noi abbiamo presentato degli emendamenti che non sono assolutamente stravolgenti, che riguardano il sostegno dei piccoli Comuni, il sostegno alla famiglia, una certa politica per la scuola, alcuni interventi nel sociale che non vanno assolutamente a stravolgere l'impianto del bilancio che voi avete presentato e che se fossero accolti metterebbero anche voi su una posizione di apertura democratica che vi farebbe onore. C'è questa volontà, oppure mercoledì ci presenteremo qui per una stanchissima liturgia di proposta e di contrattacco rispetto agli emendamenti? Aspettiamo delle controproposte anche sul piano della dialettica democratica, che secondo me valorizzerebbero questo Consiglio.
Vengo ai 2-3 punti principali. Si imposta la manovra e il contenimento della spesa sulla strategia di riorganizzazione e di politica del personale. Sgombro subito il campo dal punto di vista anche dell'esperienza di lavoro che ho io. Sono d'accordo con la nomina dei macrodirigenti, perché un ente come questo deve avere i macrodirigenti. Ho sempre detto che se si va alla soluzione di nominare i macrodirigenti ci deve essere il direttore generale, perché i macrodirigenti che lavorano ognuno nel proprio settore senza forme di integrazione nel lavoro stesso producono poco. Quindi voi avete fatto una riforma a metà: avete nominato macrodirigenti — questo è il riscontro di quanto ho detto l'anno scorso: sono stato favorevole alla nomina dei dirigenti presi all'interno della struttura, l'ho sempre detto, abbiamo anche polemizzato anche tra noi a porte chiuse e a riflettori spenti. Benissimo i dirigenti, perché si valorizza la struttura, al di là del risultato che si può garantire alla fine. Ma io li avrei presi tutti all'interno — ma non avete voluto la forma di integrazione che solitamente è quella del direttore. Dico di più. Voi avete fatto i nuclei di valutazione e non ho visto alcun accenno alla politica del controllo di gestione e del nucleo di valutazione dei dirigenti e del personale. Voi avete detto in fondo una cosa giusta, che riconosco a livello di principio: che il contenimento della spesa si fa attraverso la responsabilizzazione dei settori, dei servizi, delle aree da parte dei responsabili. Questo è importante, ma chi è che in qualche modo effettua il controllo della gestione sui risultati e sui comportamenti di spesa dei dirigenti, e chi dà la valutazione sui dirigenti stessi? Queste forme ci sono, ne avete riparlato, le avete riorganizzate? Altrimenti, un principio pur giusto non avrebbe la sua applicazione pratica, e qui, sinceramente, non vedo questo indirizzo preciso sulla valutazione del personale e sul controllo di gestione.
Si punta molto al blocco degli atti di spesa del Consiglio regionale. Capisco la situazione d'emergenza, ma anche questo non mi trova d'accordo, perché innanzitutto è veramente la violazione di una prerogativa essenziale del Consiglio regionale che è vero potrebbe introdurre provvedimenti di spesa, ma forse potrebbe anche contribuire a tagliare delle spese e degli sprechi. Io non sono d'accordo con i blocchi neanche quando li fa il Governo di centro-destra, perché una delle politiche più fallimentari che sono state fatte anche negli anni '70-'80, quando c'erano partiti che personalmente condividevo, è stata quella di porre i tetti di spesa, i blocchi di assunzione. Non si è mai prodotto assolutamente niente, in quei casi. Si deve ricominciare dalla responsabilizzazione delle persone, dei settori, dei servizi, delle aree, quindi i blocchi non servono a niente. Se anche voi praticate la teoria dei blocchi è qualcosa che è stato sempre improduttivo, in Italia.
E' chiaro che si rimanda a cogliere l'opportunità dei finanziamenti europei e dei tanti Dpcm — è scritto così nella relazione, in qualche riga più nascosta — che assegnano soldi ecc. Quindi nella parte meno in vista di quanto non sia quella della critica al Governo, rimandate ogni speranza per l'anno in corso ai finanziamenti europei e ai molti Dpcm.
Vi dico tutte queste cose per avvicinarmi alla conclusione e per dire che la manovra votata a dicembre con tante contraddizioni, con tanti contrasti, nell'emergenza poteva anche essere condivisa. Quello che mancava a dicembre e che manca ancora oggi, è che in termini di restituzione alle imprese e alle famiglie ancora non ci siamo. Passi anche questa patologia, potrebbe anche essere compresa. Ma sapete cosa manca nell'impianto ideologico di questa strategia di governo del bilancio 2002 che approviamo quasi a metà anno? Che forse era meglio annunciare alla comunità marchigiana che questo è un anno in cui si deve vivacchiare. Quindi nessuna illusione. Quando vi arrivano qui gli industriali a fare la polemica, intanto per principio non siamo abituati a deridere manifestazioni di piazza — l'ha detto il presidente della Camera che appartiene al mio partito — né tanto meno quella di domani, né tanto meno quella degli industriali a cui noi non abbiamo partecipato. Non si deride nessuno, tanto più una categoria — lo dico a Silenzi — che nel 2000 era da voi fortemente corteggiata, perché voi nel 2000 avete corteggiato due soggetti in maniera un po' goffa, che sicuramente vi ha reso, due soggetti che nella società contano molto: Confindustria e la Chiesa, perché stavate facendo una campagna elettorale tutta diretta a corteggiare Chiesa e Confindustria. Se volessi brutalizzare, per rendere più colorito questo dibattito, direi preti, frati, monache e industriali. Questo l'avete fatto in maniera eccellente, e se oggi questi vi vengono contro la colpa non è nostra, dipende da quello che avete loro promesso, perché nel 2000 questi erano tutti con voi, ve l'assicuro. Non deridete questi industriali che vengono qui a farvi la proposta. Noi non li abbiamo appoggiati e non abbiamo loro promesso niente, voi l'avete fatto in maniera eccessiva e in questo bilancio lo rifate in maniera eccessiva rispetto a quello che qui enfaticamente, per coprire la situazione, avete detto. Un bilancio normalissimo, di transizione, di contenimento, di sacrificio che vi ha creato grossi problemi interni, perché quando c'è da tagliare in maniera così cospicua all'interno dei servizi si creano molti problemi, perché ci sono delle competizioni che tutti conosciamo per aver gestito le Amministrazioni e i nostri enti locali.
Conveniva dire, per evitare tutta questa polemica infruttuosa che c'è stata, che questo è un anno normalissimo di transizione. Non sarà di lacrime e sangue ma sicuramente un anno di non sviluppo, un anno di attesa. Quando voi dite "non abbiamo colpito chi ha meno di 30 milioni di reddito" ci fa piacere, però, in re ipsa c'è anche un'altra corrispondente valutazione: che colpendo le famiglie di reddito medio e le imprese sapete benissimo che state limitando i consumi e sviluppo ulteriore. E' un anno che si può capire, ma basta dirlo, perché avrebbe responsabilizzato tutti invece di creare attese ed enfasi. Ed è un bilancio in cui mancano scelte strutturali, sono rimandate. Noi non vogliamo fare polemica su questo, però ce lo dobbiamo dire: sono rimandate scelte strutturali. Per le Asl se ne parlerà a giugno, c'è una politica di contenimento della spesa sanitaria che nei principi non possiamo che condividere, un'enunciazione che chiunque avrebbe fatto purtroppo bisogna attendere la prova dei fatti. Non lo dico per una pregiudiziale sfiducia, però anche lì un anno di attesa. Non si parla della politica verso gli enti locali che sono assolutamente allarmati: voi scaricate sul Governo e quelli scaricano su di voi, senza appello, lo fa gente sia del centro-sinistra che del centro-destra. E lo fanno anche democraticamente, forse nei Comuni c'è un po' più di apertura. Negli anni passati faceva meno scandalo se un sindaco della Democrazia cristiana criticava un Governo della Democrazia cristiana. Anche qui, Silenzi, è una questione di partecipazione al dibattito in maniera molto aperta: di Nanni Moretti nel centro-destra ce ne sono cento, non fa notizia. Perché quando uno da sinistra critica dentro il centro-sinistra si crea uno scandalo? Assolutamente non riesco a capirlo: ho vissuto anni dentro la Democrazia cristiana...(Interruzione). Dico solo che negli anni passati — e non sono un nostalgico — c'erano uomini di cultura, di storia, di letteratura, di scienze che criticavano i loro partiti al Governo e non c'era assolutamente alcuno scandalo, anzi si cercava di farne tesoro. Uno che avete avuto e che ha criticato è diventato per qualcuno un eroe, per altri un delinquente.
Comunque c'è un grande dibattito anche fra gli amministratori del centro-sinistra che oggi sono insoddisfatti perché non avete dato loro segnali. E dovete andargli incontro, non perché sono del centro-sinistra ma perché sono amministratori locali. Le scelte per gli enti locali le avete rinviate. Si parla tanto di sicurezza ecc., ma sulla polizia regionale continuate ad avere una chiusura totale, non so perché. Qualcuno vuol far dire a chi di noi fa questa proposta, che noi vogliamo il terzo corpo, come la polizia di Stato e i carabinieri. Non è così, perché deve essere la somma delle polizie municipali in un corpo organizzato e dipendente dal Presidente della Regione. Non capisco perché non si voglia affrontare questo aspetto organizzativo che razionalizzerebbe e darebbe un po' più certezza anche al personale. Anche questo viene rinviato. Gli interventi per la famiglia li abbiamo visti: il Forum delle famiglie vi ha fatto una lettera di fortissima protesta, perché nonostante la norma lo richiedesse non avete concordato alcuna politica riguardante la famiglia, sia di prelievo che di restituzione. Si rimanda a una grande fiducia sui Bor l'acquisizione di finanziamenti. Ci sono quindi enfasi che non dovrebbero esserci, a nostro avviso sarebbe stato meglio un dibattito più contenuto e più realistico sulla situazione attuale, non vediamo una situazione di sviluppo in questo anno, siamo a metà anno, vi invitiamo a fare delle verifiche continue, costanti con quei metodi che però, al momento, assolutamente non vediamo.
Questo è il motivo non ideologico, molto pratico, per cui adesso esprimiamo un giudizio negativo sul bilancio, ma vogliamo attendere, mercoledì, la vostra risposta sugli emendamenti, perché ci sono emendamenti migliorativi accogliendo alcuni dei quali vi dimostrereste più disponibili e, tutto sommato, ne guadagnerebbe tutta l'istituzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Presidente, colleghi, capisco che un dibattito sul bilancio è un momento molto importante per affrontare tutti gli aspetti amministrativi. Il momento dell'approvazione del bilancio è sempre un momento di riflessione politica generale. Ma alcuni interventi che ho sentito da parte della minoranza sembrano prettamente di natura politica e anche in contraddizione con le stesse tesi che la minoranza porta avanti: da un lato si critica la manovra di inasprimento fiscale, dall'altro si critica la manovra di contenimento delle spese, e questa è una contraddizione profonda. Noi riteniamo che nella situazione in cui ci trovavamo era indispensabile dare un segnale forte affinché, nell'interesse della collettività, si rientrasse nelle spese. Ebbene, rispetto ad una manovra di inasprimento fiscale il gruppo Verdi, precisamente il sottoscritto in II Commissione affermò che per essere capita dalla gente doveva essere contestuale ad una manovra strutturale di contenimento delle spese. Questa manovra di contenimento strutturale delle spese l'abbiamo chiesta per la sanità e posso assicurare l'opposizione che si sta lavorando con determinazione affinché si possa arrivare, entro l'anno, ad attivare quella manovra strutturale di contenimento delle spese nella sanità, che tanto incide sul bilancio regionale. E' un atto indispensabile, e lo si sta affrontando. E' chiaro che in una problematica così delicata di contenimento delle spese da un lato e mantenimento dei servizi dall'altro — noi riteniamo che il livello dei servizi sanitari debba essere mantenuto costante, anzi migliorato — la situazione non è di facile e velocissima attuazione.
Ebbene, questo atto c'è stato e contestualmente si è presentato un bilancio di contenimento generale delle spese della Regione, appunto per rientrare in un bilancio sano nell'interesse della collettività.
Non è quindi possibile sostenere quanto si è ascoltato in aula, che si sono fatti dei tagli indiscriminati penalizzando qua e là e, contestualmente, criticando anche l'inasprimento fiscale. Io ritengo che questa maggioranza abbia valutato attentamente come impostare il contenimento delle spese, quindi questo bilancio. Si è cercato di fare delle scelte, quindi di salvaguardare gli aspetti più delicati e sensibili che in qualche modo vanno a investire direttamente la cittadinanza, e si è quindi cercato di non andare con tagli profondi sulle spese relative ai servizi sociali che restano tali, si è cercato di non andare ad incidere negativamente sull'aspetto importante per la vita di tutti i marchigiani, cioè lo sviluppo economico, e si è cercato di mantenere quella copertura finanziaria necessaria per il trasferimento delle risorse agli enti locali. Ma in un contesto generale di questo genere bisognava andare a ritoccare altre spese.
Devo dire, come ambientalista, che il settore ambiente e territorio in parte è stato troppo penalizzato, anche se nell'ambito della discussione del bilancio in seconda Commissione si sono apportate delle modifiche sostanziali. Per la copertura di interventi notevoli, come quello della difesa del suolo e dei corsi d'acqua la Regione ha fatto affidamento sugli stanziamenti della legge 183 che nel triennio assicura ben 40 miliardi; per la difesa della costa sono destinati 2 miliardi che sono in effetti pochi, ma si doveva fare una scelta; per la forestazione si sono destinati 3 miliardi alle Comunità montane; si sono destinati 2 miliardi per la gestione del demanio forestale. Tutto questo, in ambito di dibattito in II Commissione — per questo do atto sia alla Giunta che ai colleghi commissari — abbiamo portato dei correttivi che hanno reso meno penalizzante, in termini di copertura finanziaria, questo settore molto importante.
In fase di II Commissione sono stati aggiunti 1.500 milioni in obbligazioni per opere idrauliche, 500 milioni per i fondi per la montagna che sono pochi, in effetti, ma in previsione dell'"Anno della montagna" era il minimo che si potesse fare, sono stati aggiunti 900 milioni per forestazione e bonifica, è stato rifinanziato un programma importante che nella nostra regione ha avuto un successo notevole, "Mille tetti fotovoltaici". Sapete che l'anno scorso vi era una copertura di 1.400 milioni, di cui il 30% con finanziamenti regionali e il 70% con finanziamenti nazionali. Ebbene, quest'anno che la copertura finanziaria dello Stato è del 50%, la Regione, per mantenere una cifra di circa un miliardo, si è fatta carico di coprire questo programma con 500 milioni, quindi potremo ancora mantenere un trend di investimenti verso la produzione di energia pulita.
A questo aggiungiamo che, sempre in II Commissione, abbiamo aumentato i 400 milioni stanziati a copertura della recente legge sull'intervento acustico — interventi per risanare a livello di ogni comune l'aspetto dell'inquinamento acustico che provoca delle patologie non secondarie sui cittadini — portandola a un miliardo per avviare il discorso di bonifica su tutto il territorio regionale. Non pensiamo che una somma così esigua possa risolvere i problemi, ma riteniamo importante che questo discorso venga avviato quest'anno e proseguito in quelli successivi.
Sempre in II Commissione abbiamo cercato di fare chiarezza sull'aspetto dei parchi e del sistema delle aree protette. Come è già stato detto, la copertura finanziaria per le spese correnti di 4 miliardi è stata mantenuta tale. Per quanto riguarda le spese d'investimento, di circa 2 miliardi, abbiamo cercato di soddisfare le esigenze che venivano da tutti coloro che gestiscono i parchi regionali dicendo che le spese correnti per le aree protette restano le stesse, per le spese d'investimento, visto che nell'anno 2001 c'è stato un investimento da parte dello Stato di 2,8 miliardi — per la verità impegnati in progetti d'investimento e di sviluppo sostenibile, perché quando si investe sui parchi si investe anche sullo sviluppo. E' uno sviluppo diverso ma un tipo di sviluppo importantissimo nella società contemporanea — abbiamo detto che presenteremo un ordine del giorno per un impegno in fase di assestamento del bilancio per ulteriori 1.500 milioni per gli investimenti sulle aree protette. Se l'Associazione regionale dei parchi riuscirà ad utilizzare tutti i fondi in parte impegnati — 2,8 miliardi impegnati in un accordo di programma con lo Stato, più 2 miliardi presenti per gli investimenti nell'attuale bilancio — in fase di assestamento di bilancio c'è l'impegno — posso assicurare in questo senso tutti i direttori dei parchi — a coprire per ulteriori 1.500 milioni eventuali progetti presentati e rimasti senza copertura finanziaria. Questo lo si è ottenuto nella fase di discussione in II Commissione, discussione che per quanto mi riguarda e per quanto ho già affermato è andata a correggere in maniera anche consistente il bilancio relativamente al settore ambiente e territorio.
Un successo notevole, anche se si poteva ottenere di più, ma in un contesto di bilancio votato ad una razionalizzazione delle spese ritengo che sia stato un buon risultato. Faccio appello a tutti i direttori dei parchi regionali affinché si impegnino nell'utilizzo di tutti i fondi in bilancio per investimento, in modo da poter aggiungere quei 1.500 milioni di cui abbiamo parlato e rispetto ai quali c'è l'impegno di inserimento in bilancio nella fase di assestamento.
Tutto questo è importante, resta un neo che devo assolutamente menzionare: il taglio di 4 miliardi, da 25 a 21, relativamente al funzionamento dell'Arpam. Come Verdi abbiamo sostenuto nella precedente legislatura la legge di istituzione dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, l'abbiamo sollecitata, abbiamo collaborato alla sua stesura e abbiamo rimandato all'Arpam una miriade di impegni. Quasi ogni legge regionale di protezione ambientale, di tutela ambientale, di tutela della salute dei cittadini rimanda a un intervento diretto dell'Arpam. Noi riteniamo che si debba andare, prossimamente, a riverificare se con questo taglio l'Arpam riuscirà a garantire tutti quegli impegni che questo Consiglio regionale, attraverso varie leggi, ha assunto. Non riteniamo che l'Arpam abbia un ruolo solamente di consulenze con privati od enti pubblici. Per quanto ci riguarda — e ci batteremo in questo senso — l'Arpam deve avere una funzione di controllo e prevenzione sul territorio e dell'ambiente e della tutela della salute dei cittadini. Prendiamo atto di questo taglio con rammarico, ma verificheremo se questo taglio in qualche modo possa avere diminuito l'efficacia di controllo e di prevenzione dell'ambiente e della salute dei cittadini. Se così dovesse verificarsi, chiederemo con forza di rivedere la copertura finanziaria per un buon funzionamento dell'Arpam.
Concludo dicendo che in una fase di austerità, di contenimento delle spese tutti devono in qualche modo fare un atto di responsabilità, quindi accettare, eventualmente proporre per modifiche. Noi siamo sempre disponibili a verificare l'impatto che questo bilancio avrà su tutto il territorio e siamo pronti a proporre tutte quelle eventuali modifiche che dovessero essere necessarie per non penalizzare la collettività marchigiana.
Ribadisco quindi questo impegno e dico a tutti, soprattutto all'opposizione, che non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Considerato che il bilancio è l'atto più importante e qualificante sotto l'aspetto politico e programmatico e vista la scarsa partecipazione da parte dei componenti la Giunta, a nostro avviso questa maggioranza mostra tutti i limiti e le difficoltà. Oggi si è evidenziata anche l'insofferenza dell'assessore al turismo Rocchi, che con modo poco urbano manifestava, da quello che mi è parso di capire, un dissenso nei confronti della stesura del bilancio. Non me ne voglia l'assessore al quale bisogna dare atto di avere ereditato una difficile situazione, ma quello che intendiamo evidenziare sotto l'aspetto politico...

MARCO LUCHETTI. Chissà di cosa parlava...

OTTAVIO BRINI. Si parlava dei capitoli di bilancio. Abbiamo un udito molto buono. Se Rocchi pensa che sto dicendo cose sbagliate... Parlavano di bilancio, Luchetti. C'è stato questo momento di irritazione da parte dell'assessore.
Quello che ci preoccupa sotto l'aspetto politico-programmatico, è che siamo convinti che il Presidente D'Ambrosio voglia un Esecutivo debole, a sua misura, in cui manca la figura dell'assessore forte, che porti avanti tutte quelle problematiche che investono tutti i gruppi. Questi errori caro Presidente si pagano. Lei sta pagando dazio, sta pagando un dazio politico molto salato, molto alto, perché le conseguenze si avvertono anche nei rapporti che ci sono all'interno di questo Consiglio regionale tra la Giunta e il Consiglio stesso. Molto spesso lei Presidente richiama tutti i componenti di questo Consiglio ad attenersi allo Statuto, ma anche lei deve attenersi ai rapporti che devono esserci all'interno di questo Consiglio tra la Giunta, la sua maggioranza e chi fa parte della minoranza.
Le "Marche rosse" a nostro avviso hanno fallito e certamente, signor Presidente, il suo non è un modello da esportare. Se facciamo un'analisi fredda dopo i primi cinque anni abbiamo una discreta esperienza di assessori che hanno girato in lungo e in largo per le Marche portando la sua voce, la voce della maggioranza, raggiungendo anche degli obiettivi, criticabili o meno, però degli obiettivi venivano raggiunti, con risultati che poi venivano evidenziati ed enfatizzati in alcune circostanze. Oggi tutto ciò non accade, c'è un Esecutivo molto debole, che non riesce a proporsi all'esterno come forza di governo, in molte occasioni lei, signor Presidente, accusa e critica il Governo nazionale come non ha mai fatto in passato, per sei anni, per problemi che sono contingenti alla sua maggioranza, problemi strutturali, problemi da cui non riesce a venir fuori.
E' grave che l'unico interlocutore della sua maggioranza oggi sia il sindacato, Presidente. Non è mai accaduto, nelle Marche, che rappresentanti di Confindustria, degli albergatori, dei trasportatori manifestassero e criticassero la sua maggioranza e il suo operato, soprattutto. L'unico suo interlocutore in questa fase è il sindacato: penso sia una cosa un po' riduttiva, signor Presidente. E allora bisogna che si cambi rotta. Noi auspichiamo, per il bene anche dei marchigiani... (Interruzione Però questa è la vostra vecchia politica dei due forni: con una mano prendete e l'altra la tenete sempre tesa pronti a prendere, quindi è una vecchia politica che non paga più. Non avete ancora capito che vi manca qualche pezzo importante in Giunta che ingiustamente avete lasciato fuori, e oggi ne pagate le conseguenze, perché il motore va a tre cilindri, ed è grave se non vi rendete conto di quello che sta accadendo. Non siete più radicati nella società marchigiana, non siete più forza di governo, vivete alla giornata, vivacchiate. Ma fino a quando pensate di andare avanti in questo modo? Avete parlato di tagliare consulenze d'oro sulla sanità. Sono due anni che noi chiediamo questo, ma guarda caso tenete fermi i concorsi, con il rischio di chiusura di alcuni reparti. E sarete chiamati poi a rispondere di questo. Alcuni concorsi non vengono fatti. Non è una demagogia o una denuncia a vuoto ma un invito affinché alcuni reparti non vengano chiusi? Chi fa queste analisi? Si parla di riduzione delle Asl: noi siamo pronti a confrontarci e ad assumerci anche delle responsabilità. Se non in questa sede, dove lo facciamo? Abbiamo sempre detto di eliminare gli sprechi, di fare dei tagli, di verificare insieme, ma non vi rendete conto che anche i sindaci del centro-sinistra si stanno mettendo insieme con i sindaci del centro-destra per dire che non si va avanti su questo discorso della sanità? Questa non è demagogia .Confrontiamoci, se c'è qualcosa che non va.

FERDINANDO AVENALI. Sbagliano anche i nostri...

OTTAVIO BRINI. Il difetto è che quando uno dei vostri protesta sbaglia; quando protesta uno dei nostri fa demagogia. La verità è sempre la vostra.

GIULIO SILENZI. E se non basta, arrivano i commissari...

OTTAVIO BRINI. Non è una prassi nostra. Quando comandavate voi non ci facevate nemmeno parlare. Non dimenticate... A volte si dice "per non dimenticare". In democrazia si commissaria, nella dittatura non si fa parlare. Ognuno ha la sua storia e la sua cultura.
Difficoltà le abbiamo con i distretti sanitari, si parla di riduzione degli ambiti di gestione dei servizi sociali. Poi ci sono le lobbies pesaresi che se li ritagliano a proprio uso e consumo. Poi c'è il "povero" Silenzi maceratese, che ha in rappresentanza Ottaviani e noi non riusciamo nemmeno a parlare: basta vedere il distretto di Civitanova-Recanati. E' stato fatto un maxidistretto.

GIULIO SILENZI. Quello è un modello di distretto per il futuro.

OTTAVIO BRINI. Me lo auguro anche per Ottaviani, perché lui vive nel mondo della sanità.
Vedi Silenzi, dici sempre di essere un consigliere regionale, di tutte le Marche, e te ne do atto, però questa provincia di Macerata non deve essere penalizzata perché sei capogruppo di tutte le Marche. Bisogna che ogni tanto al Presidente D'Ambrosio e ai suoi collaboratori fai sentire anche la tua voce. Non dobbiamo essere sempre noi penalizzati, altrimenti si rischia di penalizzare anche te.
Poco o nulla è stato fatto sul tema della sicurezza. A noi poco interessano i convegni da 100 milioni per sbandierare quello che si dovrà fare, bisogna essere concreti. Bisogna che diamo una risposta al problema della sicurezza, quindi penso, Presidente — lei si era impegnato a portare in Consiglio regionale una proposta, un paio di mesi fa — che sia giunto il momento che una proposta venga in aula, in modo che ci possiamo confrontare.
Questa sera non c'è l'assessore alla Cultura. Avremmo voluto capire se si fanno tagli, se non si fanno, quali manifestazioni vengono privilegiate, quali no. Un ragionamento importante, perché gli assessorati alla cultura e al turismo sono molto importanti.
Mi dispiace che non ci sia Rocchi, ma mi auguro che venga, perché oggi è stato molto interessante un passaggio in cui si parlava di Aptr. Silenzi diceva che era una vecchia legge, superata... Dobbiamo ragionare: come incide questa maggioranza sulla promozione del turismo marchigiano? E' vero che nel bilancio ci sono a malapena le somme per mantenere il personale. non vorrei dire "era meglio quando era peggio": magari si litigava per qualcuno che rappresentava l'immagine delle Marche, tipo Della Valle, però c'erano fondi, c'erano risorse, si andava in giro per l'Italia, si promuoveva il nostro prodotto. Non vorrei che avessimo fatto qualche passo indietro. Penso che sotto questo aspetto dobbiamo confrontarci e aspettiamo una risposta da parte dell'assessore Rocchi.
Quindi, caro Presidente D'Ambrosio, non ce ne voglia per quanto abbiamo evidenziato e denunciato. La nostra non è propaganda o demagogia ma una denuncia di quello che sta accadendo.
Già in un'altra occasione ho avuto modo di dirle che mi è dispiaciuto di avere letto sui giornali che lei fra tre anni abbandonerà la carica di Presidente per rivestire altri ruoli. Quello che mi ha preoccupato non è che lei lascia, ma che le vengano meno i motivi di lavorare, di proporre. Oggi questo lo avvertiamo: manca quello slancio che ha uno che lavori per i prossimi 5-8 anni.

GIULIO SILENZI. Non darlo per scontato, che abbandoni.

OTTAVIO BRINI. L'ha dichiarato sui giornali, non l'ha mai smentito...

GILBERTO GASPERI. Però, voi non siete usciti a dire "no, ti devi ricandidare".

OTTAVIO BRINI. Anche perché dicono che già c'è pronto il presidente della Provincia di Pesaro a candidarsi fra tre anni.

GIULIO SILENZI. Anche Marinelli diceva che non si ricandidava, e poi si è ricandidato.

OTTAVIO BRINI. Marinelli diceva che non si candidava, ma non c'era un altro sindaco che doveva sostituire Marinelli, mentre per il Presidente D'Ambrosio c'è già chi studia da Presidente, e non è un maceratese, è un pesarese.
Mi auguro che gli assessori Melappioni, Rocchi ci facciano sapere quali sono veramente gli obiettivi, i progetti e la loro programmazione. Noi possiamo dire, Presidente, che lei non si può giustificare dopo sette anni di governo, perché lei da sette anni governa con Spacca: siete un bel binomio che insieme da sette anni... (Interruzione). Meno? Cinque anni? Però c'è continuità...
Quindi non vi potete sottrarre da questa responsabilità politico-programmatica.
Noi siamo disponibili, se lei ce lo permette, a discutere, ad affrontare tutti i problemi e siamo disposti anche a collaborare, ad assumerci le nostre responsabilità. Quando si parla si possono fare anche scelte impopolari, non ci siamo mai tirati indietro. Quindi la invito ancora una volta soprattutto ad avere riguardo alla sanità. Quando Silenzi dice che ci sono molte liste d'attesa, diteci cosa dobbiamo fare. Tu governi da sette anni! Tutti gli amministratori sono di tua fiducia, li hai nominati tu. Se non vanno bene cambiali, ma sono tutti al posto loro, nessuno ha mai cambiato un amministratore. Avete coraggio? Assumetevi le responsabilità.
Se le aziende vanno male, è perché non c'è una linea politica, non c'è un indirizzo. Noi siamo disposti a confrontarci, e mi auguro che unico referente non sia solo il sindacato, perché se così fosse sarebbe gravissimo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Presidente, colleghi consiglieri, sarò breve perché penso che i capigruppo abbiano sviscerato da entrambe le parti il "tema bilancio" che è sempre un tema politico e quindi è giusto che su questo si svolga davvero un dibattito dialettico e politico, meno giusto strumentalizzare l'argomento così come già nella relazione che ci è stata tardivamente sottoposta, è avvenuto.
Mi viene da dire infatti, continuando sulla scia dell'argomento principe delle accuse al Governo, di rivendicazioni federaliste, che è stato fuorviante ed esagerato affrontare, che per fortuna il Polo ha vinto le elezioni al Governo centrale, cosicché è stato offerto un valido argomento, una valida alibi a questo Governo regionale, così in tutte le occasioni, su ogni argomento si ascolta questa recriminazione, questa continua lagnanza, questa continua richiesta, quasi elemosinante, di denaro, di stanziamenti, di finanziamenti da parte del Governo centrale. Tutto quello che di male sta avvenendo, soprattutto come mala gestione soprattutto ad opera di questa maggioranza, è invece colpa di altri, è da attribuire al Governo che, per fortuna, non è dello stesso colore della maggioranza regionale, altrimenti alibi non ci sarebbero stati. Probabilmente questo abbozzo di federalismo sarebbe stato lo stesso, e dico "probabilmente" per alleggerire la cosa, ma oserei dire sicuramente, perché se non erro, la legge sul federalismo nottetempo, in maniera decisamente fugace venne fatta dal Governo di centro-sinistra, dal Governo di centro-sinistra è poi stato chiesto il referendum e quindi confermata. E' un federalismo che, se mal fatto, se errato, se incompleto, così come riteniamo, non lo dobbiamo al Governo di centro-destra ma a chi ha governato prima e a chi, con grande protervia, ha poi difeso quella legge costituzionale che è invece sicuramente perfettibile, e così cercherà di fare il Governo centrale, migliorandola.
Quindi, probabilmente, la situazione sarebbe stata la stessa, perché il federalismo comunque sia, senza dire se fatto bene o fatto male, è una rivoluzione, è qualcosa di diverso, è qualcosa che deve entrare nelle mentalità e che probabilmente non apparterrà mai alla mentalità centralista di sinistra di questa maggioranza. Questa è la ragione per la quale accusiamo di tutto e di più il Governo centrale, non riconoscendo invece, con un mea culpa che in questa occasione ritenevo dovesse venir fatto, l'inadeguatezza di questa politica di bilancio, di questa legge finanziaria, l'inadeguatezza a prendere provvedimenti che, ripeto, in un momento di devolution che sarà a breve completa, piena fiscale, dovevano essere presi ad opera delle Regioni.
Leggo nella parte economica de Il Corriere della Sera, a proposito di "deficit sanabile del federalismo", che il giornalista Massimo Gaggi dice che c'è un deficit ma è un deficit strutturale, fisiologico del federalismo. Quello che Governo centrale, ma soprattutto i governatori — quindi le Regioni, quindi gli enti locali — non capiscono è che non devono continuare a chiedere, a recriminare su una lira in più o in meno di stanziamento ma deve cambiare la mentalità. Soprattutto occorre, se si vuol superare questo gap iniziale, spirito imprenditoriale, manageriale, occorre soprattutto coraggio nelle scelte, occorre tutto quello che in questa finanziaria non abbiamo avuto. Conclude dicendo, e penso veramente che la cosa si modelli alla discussione di oggi: "Non si vede in giro gente che lavora alacremente per costruire un nuovo sistema che funzioni. Se i protagonisti politici della vicenda, governatori in testa, non si convincono che la devolution è un sistema delicato che richiede enorme impegno e grande prudenza, e se prevarrà la tentazione delle spallate politico-elettoralistiche — quelle che sicuramente caratterizzano i nostri bilanci, che caratterizzano soprattutto i temi elettoralistici, i bilanci di questa Regione che hanno fatto sì che si fosse accumulato tutto il deficit di cui ora non si trova la paternità — il conto per gli equilibri istituzionali e per quelli economici rischia di essere assai salato".
Proviamo allora a dire che questa regione non è matura proprio per quel federalismo che invece chiede e che chiede a piene mani, perché la relazione finanziaria parzialmente fallace, menzognera ed inesatta come giustamente diceva Pistarelli, nella prima parte oscilla fra queste due contrapposte e richieste tendenze: da una parte si dice "il Governo non ci dà, quindi noi non siamo stati in grado di fare, il Governo ha ridotto, il Governo non ha dato gli stanziamenti", dall'altra si dice "il Governo è centralista, il Governo non dà tutte le deleghe che dovrebbe dare, il Governo invade". Perché questo Consiglio regionale ed anche la nostra Commissione Statuto hanno approvato degli ordini del giorno proprio in tal senso, con i quali si rimprovera il Governo di non mettere questa Regione in condizione di fare di più proprio in tema di devolution. Per fortuna, mi vien da dire, questa legge è ancora così imperfetta e determinate deleghe ancora non sono state date e su certe materie ancora le mani questa Regione non le ha messe, perché è un'Amministrazione regionale sicuramente impreparata a gestire il federalismo, se ha ben capito che cosa sia.
Un bilancio di questo tipo che non affronta seriamente alcun problema strutturale e non si pone se non con una sorta di indicazione iniziale che sortisce l'effetto-annuncio di dire "faremo questo, razionalizzeremo la sanità, cercheremo le risorse, valorizzeremo le risorse immobiliari", un annuncio che non è neanche riportato strutturalmente nel documento normativo, rimanda comunque a qualcosa che verrà in futuro e che non affronta nessun problema di adeguamento di risorse, di reperimento di risorse diverse. Tutto quello che invece dovrebbe consentire a una Regione di camminare con i propri piedi, di lavorare con le proprie mani. Mi sembra di sentire i ragazzi — chi ha figli lo capiscono — che a 15-16 anni vantano e pretendono autonomia, però non sono poi in grado neanche di portarsi dietro le chiavi di casa e vengono a bussare. Quindi da una parte avviene questo, precisamente, una rivendicazione con un documento finanziario che fa capire, invece, la totale immaturità ad affrontare qualsiasi mutazione, qualsiasi modificazione in senso federale. Ben venga, dato che questo non è ancora a pieno regime, perché immaginiamo, altrimenti, che cosa questa Regione sarebbe in grado di fare.
Un bilancio che stento a chiamare tale, perché mi sembra di trovarmi di fronte alla stessa "manovrina" o "manovrona" finanziaria che doveva essere precaria, correttiva, provvisoria, del dicembre scorso. Lì potevamo capire l'urgenza, potevamo accettare le colpe, perché ci fu quasi un ultimatum, una diffida ad adempiere dell'ultima ora, quindi, probabilmente, altro che la leva fiscale, sempre in una Regione che aveva accumulato deficit, che non era preparata a reperire risorse in altre maniere. Comunque la promessa di fare qualcos'altro, di intervenire sulle riforme strutturali, di reperire fondi, di tagliare, soprattutto in maniera razionale e strutturale, i costi e quindi gli sprechi, perlomeno c'era stata e l'abbiamo accettata, seppure votando contro quella "manovrina" che in quel momento aveva il carattere dell'emergenza. Questo bilancio è figlio di quella manovra, ha più numeri, ha sicuramente più documenti, ha sicuramente più allegati e relazioni, è ispirato alla stessa precarietà, alla stessa provvisorietà, alla stessa situazione d'emergenza che non può essere taciuta, che non può essere nascosta perché è l'emergenza con la quale da molti anni questa Regione convive. Si è trovata poi, proprio in nome di quell'invocato federalismo a dover rimediare con le forze proprie e quindi a non essere in grado di sanare alcunché, con una serie di buchi e di spiragli che permangono aperti. Quindi una forte incapacità, un bilancio che riveste più i caratteri di quella manovra che di un documento di respiro, di sviluppo, un documento che perlomeno potesse consentire di affrontare davvero e di mettere le basi per un discorso federale anche e soprattutto di tipo fiscale, perché fino ad oggi, non per colpa di qualcun altro ma anche e soprattutto per il pregresso e per le scelte probabilmente obbligate da una situazione di ristrettezza e di problematica, questa Giunta ha inteso la leva fiscale, il fiscalismo regionale, il federalismo fiscale solo come qualcosa di aggiuntivo, solo come qualcosa di addizionale, qualcosa che è andato a pesare e che mi pare di capire non ha neanche — parlo dell'addizionale Irap, dell'Irpef — il carattere, come è stato promesso, della manovra provvisoria, perché non si parla ma non si smentisce neanche, in questo documento, che l'Irap venga poi ridotta o addirittura eliminata, come le Regioni che tanto cita Silenzi hanno invece fatto. Probabilmente avranno messo i tickets, per l'Irap nel Lazio non c'è più. Come peraltro sta chiedendo e sta facendo il Governo nazionale. Io non ho capito se quell'Irap ce l'avremo ancora nel prossimo anno, ma probabilmente sì, perché non si è parlato di eliminarla. Doveva essere di un anno e doveva essere una cosa provvisoria. Quindi, tutti gli sforzi che le finanziarie nazionali faranno verranno per vari anni vanificati da una politica che va completamente nell'altra direzione.
Ci sarebbero tante cose da dire sui singoli servizi, sui singoli tagli, ma mi sembrerebbe di dare all'argomento un rango che ritengo non abbia, perché questo è un "bilancino" improntato a tutt'altre necessità. Faccio incidentalmente delle osservazioni riguardo l'annuncio, a mio avviso demagogico — bisogna dirlo anche sui giornali — ma finalmente arrivato a livello di legge, di Consiglio, della riduzione dell'indennità degli amministratori. Non so quanto questo pesi nel bilancio regionale, penso sia davvero la classica goccia nel mare, di puro effetti annunciato vari mesi fa, fatto solamente oggi e comunque di pochissimo e di scarso rilievo sostanziale, perché immaginiamo quanti soldi saremo in grado di risparmiare per questa ragione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI (18,00)

A questo si accompagnano altri provvedimenti che vanno invece, per quanto riguarda il Consiglio regionale, nella direzione, se non opposta, comunque diversa, soprattutto quando leggo della possibile revisione delle sanzioni a cui andrebbero incontro i consiglieri, la cui definizione diventerebbe comunque di competenza solo dell'Ufficio di presidenza: sanzioni per la omessa partecipazione a Consigli e Commissioni permanenti. Mi va benissimo, non si capisce se verranno aumentate o diminuite, si sposta solo la competenza all'Ufficio di presidenza. Dico che una norma così di rigore, affiancata all'altra pure di rigore, se non puramente demagogica, di riduzione dell'indennità degli amministratori, andrebbe, come tutte le sanzioni, accompagnata da una esatta descrizione del comportamento che si intende sanzionare.
Per esempio, i Consigli regionali semivuoti in cui il controllo della presenza si limita alla firma che può durare due minuti, tre minuti, che può arrivare alle 13 o alle 19, dovrebbero non esserci più. Nei più piccoli Consigli comunali si fa l'appello continuamente. Questo lo dico perché ci va bene, ci va benissimo sopportare anche sanzioni maggiori, purché non si finisca per fare solo della demagogia stupida, quindi controlliamo davvero che la presenza sia effettiva, che magari duri qualche ora, perché qui molto spesso alle firme non si accompagna una presenza effettiva in Consiglio. Quindi questa disposizione che l'Ufficio di presidenza avoca a sé, sia in seguito la più chiara possibile, soprattutto accompagnata da un controllo dell'effettività delle presenze, altrimenti finiamo solo per togliere l'acqua dal mare con il secchiello senza risolvere niente e tanto meno tradurre questi atteggiamenti censori, molto spesso puramente dimostrativi, in una effettiva operatività e produttività dell'opera del consigliere regionale.

PRESIDENTE. Ci sono dieci interventi programmati, per cui la somma del tempo vale 200 minuti, cioè tre ore e 20 minuti. Per concludere oggi, o ci autodiscipliniamo e riduciamo gli interventi a 10 minuti, oppure facciamo la notturna, oppure il giorno 17, contrariamente a quanto la maggior parte dei consiglieri ha chiesto in Conferenza dei presidenti, anche con la notturna non ce la facciamo a concludere la votazione del bilancio. Se siete d'accordo, al decimo minuto vi avviso.
Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Cercherò di essere estremamente sintetica concentrando il mio intervento su poche cose, quindi spero di stare assolutamente nei tempi. Ho ritenuto di intervenire dopo la lettera che abbiamo ricevuto come consiglieri di maggioranza da parte del Presidente D'Ambrosio, una lettera inedita nella storia di questa Amministrazione, una lettera che ho fortemente apprezzato, sia perché ha teso a richiamare al senso di responsabilità questa nostra maggioranza e anche a esplicitare, se ce ne fosse ancora bisogno, quali sono i punti cardine, qualificanti del bilancio. Questa lettera richiamava, tra l'altro, a una valorizzazione del Consiglio, che spesso, probabilmente, non tutti noi facciamo. Per questo ritengo che sia opportuno dire la mia opinione su alcune questioni.
Le questioni sulle quali voglio intervenire sono sostanzialmente tre: quelle della sanità, quelle della cultura e quelle della scuola.
Sulla questione della sanità intanto voglio precisare circa le risorse nazionali destinate alle Regioni. Permane un dato inconfutabile: che il nostro è un Paese, rispetto agli altri Paesi europei, che mantiene una disponibilità di fondi per il sistema sanitario, tra i più bassi d'Europa. Questo è un dato inconfutabile e che va assolutamente corretto. Su questo chiedo anche ai consiglieri che appartengono a un'altra maggioranza che governa in questo momento il Paese, sapendo che anche nelle loro Regioni ci sono problemi forti da questo punto di vista, che si rivaluti la spesa da destinare alla sanità, la si consideri un investimento a tutela della salute dei nostri cittadini e si destinino a questa più risorse, se vogliamo evitarci problemi, perché vanno mantenute e qualificate queste spese come investimenti.
Sulla questione alla quale ha fatto riferimento in maniera molto calorosa il consigliere Pistarelli e adesso anche il consigliere Romagnoli, la quantificazione delle risorse destinate alla sanità e di quelle distribuite dallo Stato alle Regioni non va fatta mai in maniera assoluta ma in maniera relativa rispetto agli investimenti e alla spesa. La questione a cui si fa riferimento nel nostro bilancio, che credo non sia un falso, è che l'incremento di spesa da parte dei Governi di centro-sinistra è stato superiore rispetto agli altri.
Voglio registrare un altro dato politico: che non c'è mai stata una situazione di così forte conflittualità. Pur consapevole che il processo federalista è un processo storico che ha bisogno non soltanto di adeguamenti normativi validi ma anche di rivedere culture, modalità — siamo dentro questo percorso, pur con molti limiti — una cosa da evidenziare è che mai c'è stato un tasso di conflittualità così alta tra le Regioni e lo Stato, fino al punto che le Regioni hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale per vedere riconosciute alcune loro competenze. Questo credo stia dentro una politica di concertazione, e se il consigliere Giannotti, ora assente, non riconosce le organizzazioni sindacali e la vecchia concertazione, ricordo che non è possibile governare senza un apporto positivo con i governi territoriali, in particolare quello regionale. E mi pare che il Governo di centro-destra non stia dando questo segnale.
Sulla sanità voglio dire pochissime cose, perché mantengo delle riserve rispetto anche agli interventi che prevediamo di portare avanti nella nostra regione. Mantengo delle riserve sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e mantengo delle riserve anche sulla drastica semplificazione delle Asl come si scrive nella relazione al bilancio. Sono certa che ciò che sta facendo la nostra Regione ha l'obiettivo di qualificare e mantenere forte il sistema pubblico universalistico. Non ho dubbi che questo sia il percorso verso il quale la Regione Marche, con molte contraddizioni e problemi sta andando. Vengo però da un territorio dove ci sono profonde tensioni, lo voglio dire al Presidente della Giunta. Voglio poi fargli un appello e strappargli un impegno, se possibile. Nella mia provincia ci sono state profonde tensioni nel passato rispetto a questo tema e permangono delle forti tensioni. Pur mantenendo la convinzione che noi stiamo ragionando per rendere il nostro sistema regionale più qualificato mantenendo sicuramente il sistema pubblico, credo che non si possa arrivare a una soluzione praticabile se i criteri che ispirano le nostre proposte di riforma non sono fondati su principi di equità e riequilibrio territoriale, sulla lotta agli sprechi, a partire dai punti dove c'è una maggiore concentrazione di servizi e se non c'è il coinvolgimento dei territori. Queste sono le cose che voglio consegnare alla discussione di oggi e all'impegno del nostro Presidente della Giunta che credo sia uomo attento, sensibile e che comprenda quali sono le questioni che sottendono queste mie considerazioni e riflessioni. Quindi le tensioni si possono governare, ci vuole una buona gestione politica che occorre assolutamente recuperare ispirandoci ai criteri cui ho fatto riferimento.
Mi preme fare un'ulteriore considerazione sulla questione della politica culturale della nostra Regione. Sono diversi anni — l'abbiamo già fatto nel bilancio precedente — che in questo settore riduciamo le risorse, e anche nel bilancio odierno si mantiene una politica che riduce le risorse da destinare alla cultura. Credo che siano eccessivi questi tagli, e che dobbiamo nel triennio sicuramente recuperare. So che per recuperare in questo settore sarebbe bene lavorare meglio anche sulla ricerca e sul recupero di risorse pubbliche e private. Mi riferisco in particolare alla necessità di svolgere un ruolo politico nei confronti delle fondazioni bancarie che hanno risorse e che destinano, spesso non in una politica di programmazione concordata, al recupero di beni monumentali e artistici e anche alle imprese marchigiane, nei confronti delle quali credo dovremmo attivare una politica di maggiore convincimento nell'investire in cultura.
Ritengo poi — questo è un dato politico che voglio riprendere — che quando consideriamo le politiche di welfare la cultura non può non stare dentro queste politiche. Il servizio delle biblioteche, il servizio museale, il servizio teatrale — non dico gli eventi e gli spettacoli che sono probabilmente altra cosa — debbono stare dentro le politiche di welfare e occorrerà fare una battaglia anche culturale nei prossimi anni, in particolare nel prossimo bilancio — visto che su questo mi pare sia ormai difficile intervenire — perché questi tipi di servizi vengano compresi dentro il sistema del welfare locale e ad essi siano destinate le stesse risorse, altrimenti impoveriremmo la nostra stessa politica di welfare. Non sono solo servizi sociali e servizi alla persona, ma dentro i servizi alla persona devono stare il sistema dell'istruzione e anche questi servizi essenziali di natura culturale.
Mi auguro poi che si sia meno disinvolti quando si usa il termine "cultura". Ho visto di recente delle pubblicazioni presentate dall'assessorato in cui è scritto "Assessorato alla cultura e al lavoro". Io sono perché si mantenga il nome dell'assessorato ai beni e attività culturali perché mi pare che ci sia una sua unicità ed un senso.
Credo che permanga un altro difetto nella nostra politica regionale rispetto al quale occorre recuperare in termini politici: maggiore attenzione alle questioni della scuola. Questo è un tema sul quale, sia ai sensi della riforma del titolo V della Costituzione ma anche dei processi di riforma in atto, le Regioni avranno sempre più un peso politico e responsabilità programmatiche di intervento diretto, quindi credo che la nostra Regione dovrà dotarsi di una struttura adeguata rispetto a questo, dovrà curare maggiormente la programmazione dell'offerta formativa, in particolare dell'istruzione superiore e dell'istruzione universitaria.
Mi preme ricordare poi che il Governo di centro-destra, al di là delle questioni che riguardano la "riforma Moratti" sulla quale ci sono giudizi molto negativi da parte mia — ma non lo voglio riprendere — sta dimostrando che non crede, nei fatti, al valore delle politiche dell'istruzione. La legge finanziaria non rifinanzia la legge 23 sull'edilizia scolastica, taglia gli insegnanti, taglia le scuole in queste ore, -3% nella spesa per la ricerca, taglia l'autonomia scolastica. Ricordate la grande discussione che abbiamo fatto in questa sede su quanti Cis dovevamo avere nelle Marche? Ebbene questa discussione la possiamo cancellare, depennare, perché non sarà più previsto questo tipo di servizio che era invece un servizio di forte qualificazione proprio all'autonomia scolastica.
Credo che nella nostra legislazione di questi anni dovremmo conservare ciò che il Governo cerca di tagliare, cioè il mantenimento dell'obbligo scolastico a 15 anni adeguandoci anche agli altri Paesi europei e non anticipare le scelte a 12 anni come si sta facendo, creando noi strutture di supporto all'autonomia. Credo che in questo senso si potrebbe utilizzare anche il fondo istruzione che in questo bilancio è previsto.
Mi auguro quindi che nel documento di programmazione economica che si dovrà fare in luglio e che spero sia uno strumento fortemente partecipato, sia dalla maggioranza che dal sistema delle autonomie locali, si recuperi, in particolare, su questi fronti. Una Regione che si attrezza a governare con attenzione, competenze nuove che le derivano su servizi essenziali come quelli a cui ho fatto riferimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. La lettura del teorema politico che in qualche modo la Giunta ha posto a fondamento della proposta di bilancio mi ha fatto ricordare un famoso film degli anni '50, protagonista Alberto Sordi, il quale, di fronte alle insistenze della moglie che lo invitava a lavorare, a fare qualcosa di utile per la sua famiglia, continuava instancabilmente a dire e sostenere che "a me m'ha rovinato la guera". E lui, nel momento in cui la moglie gli diceva "perché non vai a lavorare, perché non ti trovi un'occupazione?", continuava a trovare, in questa sua ricordata attività bellica, le cause di quella che era la sua inerzia sistematica. In qualche modo mi sembra che come Sordi veniva rovinato dalla "guera" il Presidente D'Ambrosio è stato rovinato da Berlusconi. La cosa che mi preoccupa è che questa semplificazione della giustificazione politica della manovra, in sostanza non consenta di fare un'analisi seria di quelle che sono le ragioni profonde delle difficoltà e dei disagi economici in cui versa la nostra regione. Non sono convinto che questa facile giustificazione della "guera" che ha rovinato la regione Marche, possa essere ritenuta, come diceva anche il consigliere Pistarelli, non solo condivisibile — perché non è condivisibile — ma soprattutto credo che sia una giustificazione profondamente ispirata da un senso di malafede. E lo possiamo dire dati alla mano, perché se andiamo a ricordare quelle che furono le dichiarazioni rese dal Presidente D'Ambrosio il 2 aprile 2001 in occasione dell'approvazione del bilancio del 20I01, vediamo che in realtà la necessità di una profonda riforma del bilancio regionale traeva spunto, evidentemente, da ragioni diverse da quelle in qualche modo riconducibili dall'attività nefasta del Governo Berlusconi. Correva l'anno 2001, 2 aprile — quindi ben prima del 13 maggio — e ad esempio l'estensore della relazione programmatica diceva "al momento non abbiamo alzato le tasse, ma certo alle viste si prepara una prospettiva che probabilmente non potrà evitarci di porre mano alla leva fiscale". Lo stesso presidente D'Ambrosio in una intervista, o comunque in un elzeviro de Il Sole 24 Ore, parlando del federalismo ebbe a sostenere che "senza una forte ed evidente inversione di rotta sul problema del federalismo fiscale sarà ben difficile che quello amministrativo possa vedere la luce", concetti quindi che avevano evidentemente una loro solidità, una loro pertinenza a prescindere da quello che i barbari, gli "uomini della Casa delle libertà", hanno in appena otto mesi potuto arrecare in termini di danno alla politica nazionale. Di fronte a questo tipo di considerazioni sorge spontaneo il dubbio che veramente dietro la giustificazione politica di questo tipo di manovra e dietro, soprattutto, il tentativo maldestro di ricondurre alla responsabilità del Governo nazionale le ragioni profonde del dissesto contabile vi sia un'operazione politica e pericolosa. Dico pericolosa perché non posso accettare, ad esempio, che il consigliere Mollaroli possa oggi dire "non c'è mai stata tanta conflittualità con le Regioni rispetto a quello che accade oggi". Ma il consigliere Mollaroli non può non ricordare che il federalismo è stato confermato da un referendum costituzionale l'8 ottobre del 2001 e che quindi è giocoforza che eventuali motivi stridenti tra la politica nazionale e la politica regionale e federalistica, non potevano che emergere ed affiorare dopo che il meccanismo era stato implementato, ratificato e introdotto nel nostro ordinamento.
Allora ha ragione probabilmente Fabio Pistarelli quando parla di affermazioni false, ha ragione, probabilmente, chi parla di un'operazione politica che deve in qualche modo cercare di giustificare la propria insipienza, al propria fatica profonda a dare un sistema virtuoso alla dinamica di spesa regionale marchigiana facendo il rapido riferimento, imboccando la facile scorciatoia della giustificazione politica.
Dopo lo psicodramma del dicembre scorso si arrivò a una manovra fiscale che in qualche modo indusse tutti noi ad aspettare, a nutrire una profonda attesa per quello che sarebbe poi stato il bilancio del post-manovra. Leggemmo che in realtà, allora, la stessa sinistra si lacerò. Nessuno può dimenticare le parole di Barchiesi della Cgil, che fu il Savonarola, il fustigatore più tremendo e assiduo della politica regionale. Non era il Polo delle libertà, non erano i consiglieri della Casa delle libertà, era da sinistra che arrivava una profonda critica al sistema di gestione della spesa pubblica regionale. Ebbene tutti noi aspettavamo questo nuovo bilancio in cui, evidentemente, dovevamo cogliere gli spunti innovativi su quei tanti argomenti che erano stati posti all'ordine del giorno anche nella trattativa con la Cgil e con la Triplice, che rinunciò anche a uno sciopero generale in quanto, si disse, aveva avuto delle indicazioni e degli elementi di soddisfazione da alcuni conciliaboli che con la maggioranza regionale erano stati in qualche modo ,tenuti per dare profondità a quella manovra. Allora ci attendevamo indicazioni sulla ristrutturazione della spesa, sulla rivisitazione dei centri di costo, sulla politica del personale che sta vivendo oggi nel nostro ente momenti di grossissima drammaticità interna, pensavamo che qualche indicazione più concreta vi fosse in relazione alla rivisitazione delle funzioni regionali dopo l'applicazione di quella parte del federalismo amministrativo imposto e introdotto dalla "Bassanini". Ebbene, tutto questo probabilmente avrebbe richiesto uno sforzo, avrebbe richiesto una valutazione attenta delle cause, dei problemi della contabilità regionale. Ebbene, la facile scorciatoia della frase di Sordi non è solo grave in quanto falsa ma è grave in quanto non ha messo il dovuto accento su quelle che sono le ragioni strutturali dei problemi della nostra regione. La causa di tutti i mali è quindi il Governo, e allora si parla delle insipienze governative ma non si dice, invece, per quale motivo non si ha il coraggio di sostenere come dal 1996 al 2001 almeno, la spesa corrente della Regione Marche si è incanalata in un rivolo di dissipazione, reso possibile da due aspetti che voglio ricordare ora che quel tipo di normativa è stata superata dalla nuova organizzazione contabile della regione. Mi riferisco in particolare alla sistematica sopravvalutazione delle entrate regionali: immancabilmente, in ogni bilancio di previsione che si è succeduto dal 1995 ad oggi si è arrivati a una sopravvalutazione delle entrate che, come pendent, ha trovato, evidentemente, un aumento vertiginoso della previsione di spesa. Ebbene quasi 400 miliardi è la somma che corrisponde all'insieme delle entrate sovrastimate dal 1995 al 2001. Sovrastima resa possibile e in qualche modo congegnata per produrre artatamente una dilatazione della spesa grazie alla famosa invenzione della "'finanziaria regionale" che, come è noto, violava l'art. 81 della Costituzione in quanto consentiva l'approvazione della finanziaria stessa solo prima dell'approvazione del bilancio e quindi senza copertura di spesa.
Ma non è tanto questo l'elemento, che è stato già tratteggiato e messo in considerazione dai miei colleghi, Ciccioli in particolare. Quando io dico che l'analisi, oltre che strumentale è non corretta, mi riferisco, tutto sommato, a quello che effettivamente, in otto mesi di governo è stato fatto dalla Casa delle libertà. L'ha detto giustamente Francesco Massi: in materia di viabilità penso che questa Amministrazione e questa Giunta non si possano lamentare del super attivismo del ministro Mario Baldassarri che certo non ha ispirato la sua condotta a ragioni di parte se è vero come è vero che tutte le decisioni più importanti sono state prese di concerto con la Giunta regionale e secondo le indicazioni della Giunta regionale. Vorrei ricordare come lo stesso Governo nazionale ha dovuto fare i conti nonostante uno sforamento di spesa pari a 25.000 miliardi, che è stato recentemente certificato non solo dal Tesoro ma anche dall'Istat. Voglio far riferimento, insomma, alla profonda ingenerosità, oltre che strumentalità, di una tesi politica che riprende la frase di Sordi e che invece ci introduce in un argomento molto delicato. Credo che in termini di politica regionale e di federalismo questo sia necessario metterlo in luce. E' grave giustificare le proprie scelte politiche individuando nell'avversario politico il male assoluto. Come Croce faceva di qualche altro movimento parlando del male assoluto del fascismo, altrettanto, con una valutazione che è etica prima che politica, si individua nel Governo Berlusconi e nella Casa delle libertà, un male che dimostra ancora una volta come la sinistra non ha ancora digerito il principio della democrazia e dell'alternanza. Bisogna accettarla l'alternanza, bisogna evitare che in qualche modo l'avversario politico sia considerato di fatto incostituzionale, di fatto delegittimato moralmente, di fatto tetragono a quella che è la valutazione di un principio democratico che in occidente, purtroppo, si fa largo, ma che ancora in Italia... (Interruzione). Non lo vogliamo fare? Sbaglieremmo, perché noi dobbiamo imparare a riconoscere l'avversario, aspettare che l'avversario riconosca in noi la possibilità di esercitare le funzioni di Governo, senza scomodare fantasmi o comunque valutazioni etiche, che poi è curioso vedere utilizzate anche all'interno della maggioranza in maniera diversa. Dopo avere assistito al teorema-D'Ambrosio del "Governo male assoluto", abbiamo assistito alla perorazione di Procaccini...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Scusi se la interrompa, se c'è uno che non parla di male assoluto sono io.

GUIDO CASTELLI. La mia è un'iperbole, evidentemente, Presidente. A pag. 8, "Linee strategiche", addirittura fra i fattori specifici e oggettivi che vengono in qualche modo evidenziati a dimostrazione delle difficoltà di bilancio è anche scritto, all'ultimo capoverso, che "Il Governo regionale è espressione di una maggioranza politica che non è quella del Governo centrale. Il Governo regionale, a differenza del Governo nazionale, intende garantire ai marchigiani i valori e le scelte di fondo ai quali si è ispirato". Allora, non sarà un male assoluto, ma nel momento in cui la differenziazione politica, la diversità politica assurge a elemento oggettivo di valutazione delle linee strategiche vi è da dire che probabilmente, se non male assoluto, comunque un profondo disagio, impolitico da un certo punto di vista, c'è.
Ma la cosa buffa è che l'evocazione del fantasma della destra viene utilizzata da Cesare Procaccini come sostegno alla sua richiesta di verifica che dovrebbe essere fatta prontamente e sollecitamente in quanto "le destre sono alle porte", quindi al di là di ogni considerazione vi è da dire che questo non credo sia un clima che autorizza quella necessità di confronto politico espunto da valutazioni etiche, morali o strumentali di cui certo non abbiamo bisogno.
Gli stessi consiglieri di maggioranza, che non hanno neanche partecipato — a parte le boutades di Giulio Silenzi — alla stessa discussione del bilancio, sono costretti a far proprio il vecchio detto con cui i filosofi della scolastica medievale cercavano di giustificare per via logica l'esistenza di Dio: "credo quia absurdum", "ci credo perché è assurdo", è la fede nei santi quella che arma in qualche modo il voto, il braccio dei consiglieri di maggioranza che non possono non condividere una valutazione, al di là di quelle propriamente politiche che ho fatto: che anche le ultime leggi che sono state varate in questa legislatura e per il finanziamento delle quali si era fatto riferimento alla nuova stagione di bilancio, rischiano di essere degli spot che in qualche misura non lasciano nessun tipo di traccia sul tessuto amministrativo e sociale della nostra regione. Mi riferisco al "piano aria": quante volte abbiamo detto in quella faticosa opera che in IV Commissione abbiamo fatto e che poi ha portato addirittura a una condivisione del testo "votiamolo, questo piano, perché poi con il bilancio 2002 si troveranno le risorse"? Il "piano del rumore", la protezione civile che assolutamente non prevede nessun tipo di sostegno e di finanziamento, gli impianti a fune. E potrei continuare.
Al di là di tutto vorrei dire che questa nostra Assemblea legislativa, che vorremmo tratteggiare e dipingere come Parlamento legislativo, come Parlamento delle Marche deve, se veramente crede in questa centralità del Consiglio, riuscire a riassumere dentro di sé anche una capacità della critica che, lungi dall'essere il trasversalismo ed a concretizzarsi con il trasversalismo politico, sia la vera anticamera della centralità delle Assemblee legislative. Al di là delle nomenclature siamo noi che dobbiamo in qualche modo riappropriarci di una funzione che, ripeto, al di là dei riferimenti politici deve partire da un dato: la produzione normativa di questa Assemblea legislativa non può essere in qualche modo rarefatta, ridotta e circoscritta da quella che è la dinamica contabile che vede puntualmente sminuito il senso delle leggi che facciamo. Visto che di federalismo si parla, di federalismo dobbiamo parlare anche in rapporto a quelli che sono i nostri compiti.
Questa manovra contabile, al di là di quello che esprimerà — lo vedremo nel corso dell'anno — sicuramente è viziata in un elemento: manca di analisi profonda e soprattutto non evidenzia quel ruolo di indirizzo politico che oggi mi sembra nessuno sia in grado di poter dire. Si dirà "abbiamo voluto salvare alcuni valori di fondo, il sociale e quant'altro". Credo che se si vuol fare una finanziaria di tenore e sapore sociale non si deve far riferimento solo ai decimali in più o in meno che il segmento servizi sociali reca in sé ma si deve fa riferimento alla capacità di una programmazione finanziaria di migliorare complessivamente il benessere della nostra regione. E sul benessere della nostra regione io che vengo da Ascoli potrei dirne parecchie, perché proprio oggi sono usciti sui giornali i dati secondo cui, a fronte di una media regionale di disoccupazione, comunque positiva, del 4,6%, si registra ad Ascoli Piceno una disoccupazione pari al 6,2%, quindi un trend che non si sposa a quelle grandi valutazioni che la Giunta di centro-sinistra fa nella bontà del suo operato amministrativo. Evitiamo di fare come Penglos, il filosofo di Candido, che dice che questo è il migliore dei mondi possibili. E' sempre il migliore: da anni sentiamo questo refrain, cominciamo a pensare che il mondo migliore probabilmente non esiste, ma il mondo migliore dobbiamo costruirlo insieme e noi, oggi come oggi siamo in grado di non dare un grosso contributo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Ascoltando il dibattito e in modo particolare gli interventi dei consiglieri di minoranza non posso non notare una contraddizione. Ho sentito dire dai colleghi di minoranza che questa discussione sul bilancio non si è costruita, come alcuni di voi hanno chiesto, in quest'aula ma altrove. A fronte di un'affermazione di questo tipo mi aspettavo di ascoltare delle proposte precise, specifiche, cioè che quel terreno sul quale non si è scesi in altra sede, o meglio sul quale è scesa soltanto una parte di questo Consiglio regionale che voi individuate nella maggioranza, lo si fosse in qualche modo percorso all'interno di quest'aula. E allora ascolto e odo affermazioni roboanti, per la verità, in alcuni casi, epiteti e anche — non voglio offendere nessuno — una fraseologia vuota. Me le sono appuntate: "bilancio scellerato", "Giunta allo sbando", "Giunta al capolinea", "maggioranza in stato confusionale", "conti truccati", "maggioranza alla frutta", "fallimento delle Marche rosse". A fronte di tutto questo qual è la proposta? E' come la montagna che ha partorito il topolino. L'unica proposta che ho ascoltato in quest'aula viene dal collega Ceroni, il quale anzitutto ci invita a un risanamento economico e finanziario — siamo un pezzo avanti! — quindi ci invita a un'operazione infrastrutturale per il risanamento. Queste sarebbero le due cose che mancano a questo bilancio e la proposta che ci viene dal collega Ceroni.
Visto che non c'è la proposta, o quanto meno fino ad ora non l'ho ascoltata, quali sono gli indicatori che ci dicono se il sistema marchigiano è buono oppure no? Se il "sistema Marche" ha funzionato oppure no? Io ritengo che alcuni degli indicatori, anzi che gli indicatori essenziali stiano nel mantenimento della quantità e della qualità dei servizi. E allora, rispetto a questo il sistema marchigiano ha funzionato oppure no? Per esempio, la provincia di Ancona che è la decima del nostro Paese per la qualità della vita, è un esempio della centralità e del funzionamento del "sistema Marche" oppure no? Ma la stessa regione complessivamente intesa, al di là dell'esempio che faceva il collega Castelli, quando ci si riferisce a un tasso di disoccupazione quasi assente, attorno al 4%, è o no un indicatore di funzionamento del sistema marchigiano nel suo complesso?
Tutti questi risultati, che sono reali, rispetto ai quali ci possiamo confrontare anche con il resto delle Regioni italiane, vengono peraltro in una situazione in cui permangono elementi di incertezza diffusa dal punto di vista normativo.
Si è fatto un gran parlare del federalismo fiscale, quindi la modifica del titolo V della Costituzione, ancora tutta da attuare. Vorrei portare soltanto un esempio che è calzante rispetto a questa situazione: federalismo fiscale, devolution, e a questo che cosa corrisponde? L'unica cosa che corrisponde è, in tema sanitario, la legge 405 del 2001, che ci dice "voi Regione non potete più fare quello che avete fatto fino ad oggi, tutto ciò che avete in qualche modo sanato nei modi e nelle forme che ritenevate più opportuni...", perché anche il ricorrere a mutui per il ripiano del disavanzo sanitario è un modo, una forma che un federalismo fiscale dovrebbe consentire a degli enti locali per rientrare all'interno delle proprie previsioni. Questo non è più possibile, tant'è che quella famosa manovra fiscale a cui tanto si fa riferimento, a cui continuamente, anche in quest'aula ho sentito fare riferimento, è figlia non dico — per onestà intellettuale — solo ed esclusivamente di ciò, ma prioritariamente è figlia di questa legge 405 che impone a tutte le Regioni italiane di ricoprire il debito sanitario attraverso un'unica formula, che è quella di appesantire tributariamente la loro cittadinanza. Ma come non notare anche gli altri vincoli che hanno pesato su questo bilancio, sul nostro bilancio e su tutti i bilanci delle Regioni italiane?
Il primo, il patto di stabilità, quindi la possibilità di un incremento di spesa che non superi il 4,5%, non rispetto alla previsione, rispetto all'impegnato. E' o no, questo un vincolo pesantissimo? Le stesse risorse proprie di questa Regione, a cui anche qui ho sentito fare riferimento, negli ultimi cinque anni, dal 1996 al 2001 sono rimpolpate di appena 20-25 miliardi. Questo nell'arco di cinque anni. Come non dire che i fondi destinati al servizio sanitario sono del tutto insufficienti rispetto alle necessità?
E' di questi ultimi giorni il riferimento alla spesa farmaceutica. Noi siamo perfettamente in linea. Eravamo un pochino al di sotto, tolte due Regioni — Toscana e Umbria — e in media con il 31% di sforamento dell'anno precedente, siamo in media oggi con il 16-17%. Oggi Sirchia interviene riducendo del 5% il costo dei farmaci. Certo è un'operazione che viene incontro alle nostre esigenze ma non è esaustiva del problema complessivo della sanità.
Mi interessa un po' di più riferirmi a questa famosa manovra fiscale che abbiamo affrontato ed approvato nel dicembre scorso. Anche qui si è fatto un gran parlare e mi dispiace che non sia presente il capogruppo di Forza Italia. Quando alcuni giorni fa il TG3 ha intervistato l'assessore al bilancio Agostini e subito dopo il capogruppo di Forza Italia Giannotti, lo stesso è rimasto un po' spaesato, un po' frastornato dal fatto che il Cer, quindi qualcosa non vicino a noi, attraverso un articolo su Affari e Finanza diceva chiaramente com'era la situazione rispetto alle manovre fino a quel momento approntate. Si scopriva allora che nelle Marche veniva toccato dalla tassazione il 29% della cittadinanza e, ad esempio, nella Lombardia il 61% e nel Veneto il 57%. E allora mi domando e vi domando: questa manovra è stata equa o non lo è stata? E' vero o non è vero — di questo sono soddisfattissimo, non soddisfatto — che a pagare sono stati coloro i quali più possono, coloro i quali hanno un reddito più alto rispetto a tutti gli altri? La manovra è stata pesante ma io continuo a dire che è stata una manovra equa.
Veniamo ai tagli. Si grida, anche qui, al famoso "lacrime e sangue". Io, come voi ho controllato questo bilancio, anzi siccome appartengo a quella parte che in qualche modo l'ha costruito, la maggioranza, debbo dire che mi ritrovo in una situazione di questo tipo: i servizi sociali mantengono inalterato lo stanziamento dell'anno precedente, nel trasferimento agli enti locali troviamo quasi sostanzialmente intatto il finanziamento dell'anno precedente. Lo stesso sistema produttivo che ha visto in questa regione la "pagliacciata" guidata dai maggiori referenti di Confindustria, passa dai 45 milioni di euro del 2001 addirittura quasi a un raddoppio, cioè 85 milioni di euro. E a fronte di una situazione di questo tipo cosa ci troviamo? (Interruzione). Io non credo che ci sia una distinzione tra i quattrini: i quattrini sono tali da qualsiasi parte provengano: sono fondi europei, fondi comunitari, ma sono fondi che oggi entrano, che l'anno scorso non sono entrati nelle tasche degli imprenditori di questa regione, e per tutta risposta gli stessi vengono e consegnano le chiavi delle aziende. Peccato, perché non ce le hanno lasciate, le potevano anche lasciare.
E' chiaro che ci spettano dei compiti difficili. Il più difficile di tutti riguarda la sanità. Posso dire che abbiamo iniziato un cammino di risanamento e i frutti li vedremo a fine anno, negli anni a venire. Certo è che ci siamo sforzati di proporre una razionalizzazione ed una rivisitazione complessiva del sistema sanitario della nostra regione e questo passa attraverso non la penalizzazione dei servizi ma attraverso una profonda riqualificazione degli stessi. Vorrei che su questo tutti fossero all'altezza del compito, minoranza e maggioranza, perché credo che il problema sia complessivo.
Certo ci sarà da tagliare. Penso, spero e mi produrrò per questo, che il taglio avvenga nei confronti dei rami secchi e quindi, prioritariamente, vi sia una rivisitazione profonda di questi ma anche e soprattutto del sistema organizzativo e burocratico della sanità della nostra regione. Credo che le due cose debbano andare di pari passo.
Ma la cosa che bisogna fare è dare a tutti i cittadini le stesse opportunità e quindi mettere tutti i cittadini in condizione, da Novafeltria fino all'ultimo comune di Ascoli Piceno, di usufruire degli stessi servizi nello stesso tempo. Questa è la condizione con la quale dovremmo misurarci, e in ogni caso noi diciamo a chiare lettere che siamo per un sistema sanitario pubblico, universalistico e di qualità.
Alcune cose sono state fatte. parlo della razionalizzazione delle spese di personale, del blocco degli incarichi, della valorizzazione del patrimonio, di una verifica e di una semplificazione di tutte le leggi di spesa; E' già un primo passo, è un passo importante. Sono proposte reali, concrete, con le quali dobbiamo e dovete misurarvi. Io credo che bisogna andare ancora avanti. E anche qui voglio fare un appunto preciso, specifico. Credo che dovremmo fare una verifica sull'attività di tutte le nostre agenzie, di tutti i nostri enti, di tutto quanto vede la compartecipazione finanziaria della Regione Marche. Ritengo che dovremmo verificare se le agenzie che oggi sono per noi un costo notevole dal punto di vista finanziario — parlo dell'Assam, dell'Aptr, dell'Armal, della Svim e di tante altre — per capire se è opportuno o meno, se è ancora necessario che queste agenzie continuino a vivere, se sono più le risorse che impieghiamo o i benefici che ne traiamo.
Ma su alcune questioni credo che le decisioni siano già assunte: mi riferisco per esempio al centro beni culturali. A parte la normativa esistente, credo che su questa questione già le decisioni siano assunte, quindi non possiamo continuare a finanziare centri, enti, agenzie, situazioni di questo tipo che impiegano più personale e più finanziamenti delle possibilità concrete che offrono alla popolazione marchigiana.
Questo è il cammino che abbiamo iniziato, questo c'è scritto nel nostro bilancio, il problema vero e grande è quello della sua gestione, ma credo che questa maggioranza, così come ha trovato punti di unità alti rispetto ad altre questioni altrettanto importanti — nell'ultimo Consiglio il piano cave, oggi il bilancio — ha dimostrato di saper continuare su questa strada compatta, unita, trovando punti alti di sintesi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Presidente, avevo preparato l'intervento, ma per far prima non leggo niente e seguirò qualcosa in funzione di quello che è stato detto da esponenti della sinistra.
Prima il collega ha citato li nome di un film, quindi faccio anch'io qualche citazione, riferendomi ai film western degli anni '50 dove di solito c'era scritto "non sparate sul pianista". Dovremmo mettere qui la foto del Presidente D'Ambrosio scrivendo "non sparate sul pianista", perché onestamente vorrei sapere: in questa regione di chi sono le responsabilità? Nel 1995 tutti i vari interventi dicevano che le operazioni economiche e la programmazione politica di questa Regione erano all'avanguardia. Andiamo a vedere. Non c'è nessun assessore, escluso uno voluto da qualcuno che sta più in alto, che era nella precedente legislatura. C'è solamente il Vicepresidente. Non ho mai visto in un'azienda mandare a casa il direttore se ha fatto delle cose di estrema validità. C'è un assessore che è tale perché passato dalle fila Ds a Rifondazione comunista. Nel 1995, per due anni e mezzo è stata presidente della IV Commissione dove hanno fatto il piano cave. Passato il piano cave non l'hanno confermata presidente della Commissione e con il piano cave siamo passati nell'abbandono più completo del nostro territorio con dei costi assurdi, perché dalle 8 mila lire al metro cubo si è passati a 19 mila lire a metro cubo, adesso addirittura la vendono a quintale per cercare di alzare ancora di più il prezzo.
In questa legislatura hanno fatto un rimpasto. Pensavo: fanno il rimpasto, c'è qualcuno inefficiente, lo cambiano. Il rimpasto è stato nel rimpallo delle responsabilità di ciascun assessore e si sono scambiati le deleghe in modo tale che è venuta una specie di armonia nell'ambito di questa maggioranza, ma di concreto non si è cambiato assolutamente niente. Dei bilanci ne abbiamo sempre parlato. Questa mattina ho sentito l'intervento del presidente del gruppo Ds. All'assessore Rocchi non posso dare le stesse responsabilità che può creare un gruppo come i Ds, anche se Rocchi fa l'assessore grazie ai voti che prendono i Ds, però lui fa i guai per uno.

LIDIO ROCCHI. No, per i voti che prendo io!

GILBERTO GASPERI. Il capogruppo di maggioranza relativa di questo partito mi ricorda gli interventi che faceva il capogruppo di Cagli, la politicamente compianta Ninel Donini. I Ds sanno che doveva venire qui l'ex consigliere regionale e attuale sindaco di un comune di Pesaro, presidente dell'Iacp, facendo una promessa a Fossombrone, garantendo l'ospedale di Fossombrone. Siccome vox populi vox dei io lo ritrasmetto. Faceva dei sermoni come una maestra elementare e ci dica "voi non capite". Non capivamo mai niente, ma abbiamo capito che alla fine l'hanno fatta fuori ed è tornata a fare il capogruppo un altro che avevano silurato come assessore e che aveva fatto la più grande riforma di questo Consiglio, le Aptr. Gli dicevamo "cosa fai? In Emilia Romagna hanno preso addirittura un'altra strada", e oggi ha detto che lui è stato il precursore di questa legge nell'ambito delle Aptr. Gli dicevamo "è assurdo quello che si fa". Addirittura, per quanto riguarda uno dei comuni all'avanguardia nel turismo, Gabicce, qui c'è scritto che nessuno dei tre dipendenti parla una lingua estera. Non credo che le responsabilità siano tue Rocchi, ma di chi è stato lì cinque anni prima. Tra l'altro, l'avete rieletto per dargli il gruppo? Il gruppo lo poteva prendere qualche altra persona. Mi dispiace che non ci sia, ma non sparo sul pianista.
Prima il consigliere che mi ha preceduto ha detto "dai gruppi di minoranza non ho sentito proposte". Noi di proposte ne abbiamo fatte tante, addirittura sono ben felice di avere visto che nel bilancio un'indicazione l'avete data, ed è una battaglia che sto facendo da tanto tempo.
Lui ha detto prima che gli indicatori sono la quantità e la qualità dei servizi. Ebbene, se devo andare a vedere questi indicatori, cosa avete governato fino adesso? Nelle precedenti legislature prima del 1995 gli indicatori non erano negativi sui partiti che avevano governato. Significa che la vecchia Dc, il vecchio Psi ecc. avevano governato più che bene, perché se vado a prendere gli indicatori così come sono stati presentati adesso da Rifondazione comunista non sono negativi e sono disposto a offrire la cena a tutto il Consiglio nel caso in cui dicessi bugie.
Giuliano Lucarini, consorzio regionale Iacp. Dice: "Come ho fatto l'anno scorso voglio ripetere pochi concetti. Il primo è che il Governo regionale, il nuovo assessore deve farsi carico delle politiche abitative più di quanto sia avvenuto in passato, alla luce dei trasferimenti dei poteri dallo Stato alle Regioni e anche per il fatto che nella finanziaria di quest'anno, a livello nazionale è stato cancellato ogni tipo di risorse per le politiche abitative ed è stato ridotto il fondo sociale previsto dalla 431. Questa era la questione principale. Debbo dire che noi incidiamo in maniera infima sul bilancio regionale — non sono parole mie: "infima" ha un retrogusto abbastanza strano — perché c'è soltanto un piccolo contributo, storicamente rimasto tale nel corso di questi dieci anni". Cioè, da dieci anni è rimasto tal quale. Quindi, nell'anno in cui è stato previsto aveva una sua realtà, oggi vista l'inflazione e la diminuzione del potere d'acquisto, minimo si è rimasto a un quinto o a un sesto. "Chiediamo che questo venga mantenuto per un minimo di coordinamento e di attività che il consorzio insieme agli Iacp sta svolgendo".
Alberto Drudi, presidente della Camera di commercio di Pesaro, ma anche responsabile delle associazioni del commercio. Dice una cosa molto importante, addirittura tocca il problema delle fiere che in questo Consiglio avevamo toccato nella passata legislatura quando dicevamo "come si può pensare di andare avanti in questa situazione?". Lui dice che il futuro economico può venir fuori attraverso una incentivazione delle fiere. Afferma che la Regione è socia della Fiera di Pesaro Spa perché ha parte del capitale sociale: "La Regione negli ultimi 6-7 anni ha speso 8-9 miliardi per rimpinguare le perdite del sistema fieristico, non quello di Pesaro, quello regionale, quello dell'Erf" che è stato fatto quando era assessore l'attuale presidente del gruppo Ds. Adesso capisco perché l'avete voluto penalizzare: "fuori, non fai più l'assessore perché hai fatto i danni, quindi ti facciamo fare il capogruppo del partito di maggioranza". E non voglio sparare sul Presidente. Prosegue Drudi: "Ma cosa avete ottenuto con quei 7-8 miliardi? Niente, perché avete solo pagato i debiti".

FERDINANDO AVENALI. Quelli dei governi precedenti...

GILBERTO GASPERI. Infatti ho inviato una lettera a Fini nella quale ho scritto "E' meglio che non vinciamo", perché con voi abbiamo qui una situazione che è veramente paradossale.
Piccinini, presidente Aptr: "Per fare un esempio, a Gabicce abbiamo tre dipendenti e nessuno di questi conosce una lingua straniera". Allora, questa riforma che ha fatto l'attuale presidente del gruppo Ds che riforma era?

GIULIO SILENZI. Ma c'erano da prima, questi. Non possiamo licenziare, ancora l'art. 18 c'è...

GILBERTO GASPERI. E' venuto qui anche l'ex assessore al bilancio, che perlomeno aveva un vantaggio: le colpe le dava tutte al funzionario e non se ne prendeva nemmeno una, poi le bugie hanno avuto le gambe corte perché i cittadini marchigiani non l'hanno rieletto, vuol dire che qualcosa c'era. Dice: "Le organizzazioni di rappresentanza sociale discutono, di fatto, sui bilanci di previsione 2002-2004 ormai dal mese di novembre dello scorso anno quando ci è stata presentata da parte della Giunta regionale la manovra finanziaria che il Consiglio ha approvato il 19 dicembre". C'è qualcosa che non torna: noi discutiamo quello che era già stato stabilito il 19 dicembre. "Conoscete tutti le reazioni che su questa manovra ci sono state e il giudizio che su di essa hanno dato le parti sociali. Oggi andrà valutato con maggiore attenzione quale sarà l'impatto della manovra sul sistema economico regionale, tenuto conto, in particolare, che la Regione Marche è la sola Regione che ha aumentato l'Irap sulla quasi totalità delle imprese". Il collega che ha parlato prima ha detto che non è assolutamente vero e che la tassazione è calata solamente sul 25% della popolazione mentre nelle altre regioni è calato sul 68%. Forse lui non sa che quando a una struttura come quella di un artigiano, di un commerciante si impongono delle imposte, indirettamente è come imporle a tutti i cittadini, perché quando ci sono aumenti di costi le conseguenze cadono a pioggia su tutti.
Nella relazione al bilancio finalmente viene trattata, a pag. 52 la verifica delle attività di agenzie, enti, consorzi e società partecipate. Voi vi siete accorti adesso che alcune di queste agenzie stanno creando dei deficit, dei problemi economici? E' stato detto, denunciato non solamente dal sottoscritto, ma anche nelle audizioni quello che diceva il liquidatore dell'Esam. Su indicazione e su segnalazione dell'assessore Cecchini è stata aumentata una liquidazione a colui che ha diretto l'Assam. Non solo l'avete mandato via — se un amministratore viene "cacciato" e non sostituito, perché si sostituisce chi diventa zoppo, chi diventa orfano, chi diventa vedovo. Se l'avete cacciato significa che avevate documenti in mano dai quali risultava che qualcosa non andava, e parlo di incapacità, non di altre cose — ma l'assessore Cecchini, siccome è diventata ancora più di sinistra di voi ed è giusto che vada ad indennizzare le persone deboli, ha proposto di dargli un aumento di liquidazione. Forse i dipendenti non lo sanno, ma è stato denunciato diverse volte in questo Consiglio. E allora, come si può andare a trattare un argomento dicendo che noi delle minoranze non abbiamo proposte da fare? Nel momento in cui ci sarà la sostituzione dell'Assam vorrò vedere se verranno a galla anche quelle situazioni particolari del nuovo dirigente e per quale motivo il nuovo amministratore ha nominato un direttore che prima non esisteva e gli ha dato circa 300 milioni all'anno. In Fiat, per ottenere quel risultato, come minimo devi portare sulla carriola tutta la famiglia Agnelli a spasso per Torino per vent'anni, altrimenti non ti danno 300 milioni all'anno, a scopo benefico. Qui è successo anche questo.
E allora, caro Presidente, non si può venire qui in Consiglio a presentare un bilancio — e capisco le difficoltà che avete — facendo vedere che siete tutti compatti, tutti uniti, quando già è stata fatta una richiesta da parte del presidente dei Comunisti italiani, di verifica. Le cose stanno in questi termini: è indispensabile fare una verifica per vedere come ci si può comportare di fronte a delle difficoltà. E allora non vorrei che succedesse come è successo ai Ds di Pesaro: governano la città ininterrottamente dal dopoguerra, con la maggioranza dei voti, però nel momento in cui è caduto il Governo, nel 2001, la prima cosa che sono stati bravi a fare è stata di vendere il loro patrimonio. Hanno venduto il palazzo storico nel centro della città dove avevano la sede per far fronte ai debiti che avevano non tanto e solamente nella nostra città ma il partito a livello nazionale, e sono andati in un locale molto meno prestigioso.
Siccome ritengo che ci debba essere l'onore delle armi, alla prossima votazione da parte mia ci sarà un impegno come responsabile del partito, affinché un alloggio lo possiate sempre trovare, perché i cittadini marchigiani vi manderanno a casa, ma un alloggio dignitoso lo troverete tranquillamente.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al consigliere Moruzzi, pongo in votazione la prosecuzione della seduta, fino al completamento della discussione da parte dei consiglieri, ad eccezione degli assessori con gli interventi dei quali ricominceremo la seduta di mercoledì mattina.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Il collega D'Angelo mi ha preceduto toccando di questo bilancio, in particolare alcune questioni relative al territorio e all'ambiente. Il gruppo Verdi chiede alla Giunta che su questo tema, se sacrifici ci sono all'interno del bilancio, non siano sacrificate almeno le politiche e le azioni; che sia controbilanciata questa manovra che ha chiesto sacrifici a tutti i settori, ha compresso la spesa e ha cercato di allargarla dove era possibile, utilizzando le opportunità dei fondi statali e comunitari, e che l'operato dell'Amministrazione che utilizzerà il bilancio che andiamo a operare non sacrifichi, almeno nelle politiche, nelle azioni, negli interventi questa materia ambientale e territoriale che è la risorsa primaria del nostro territorio unitamente alle risorse umane. E' un bilancio difficile questo, come ogni bilancio di risanamento, noi non facciamo mancare il nostro sostegno, il nostro contributo all'opera di risanamento e siamo compartecipi di questa difficoltosa applicazione delle disposizioni sul federalismo, perché oggettivamente, checché ne dica la maggioranza l'opzione federalista così come è stata applicata vede scaricare sugli enti locali delle economie e dei tagli fatti in sede centrale. Non è una novità, era una scelta anche di amministrazioni del centro-sinistra, ma la vediamo fortemente marcata e rafforzata da questo Governo di centro-destra, che in alcuni casi si riappropria anche dei fondi regionali o di decisioni che poi condizionano pesantemente le scelte in sede locale, quindi un federalismo imperfetto, parziale, condizionato, che non accetta impostazioni diverse che possono nascere in sede locale.
Da questa maggioranza noi vogliamo vedere le strategie politiche e programmatiche, che contraddistinguono politiche di centro-sinistra, decisioni in cui ci si assuma la responsabilità velocemente e responsabilmente rispetto a tutto ciò che la Regione può fare per recuperare questo spazio nei riguardi di un centro-destra a cui dobbiamo riconoscere la capacità di aver saputo raccogliere maggior consenso di quello della nostra coalizione. Azioni innovative, progetti pilota, sviluppo dell'information technology, quei settori che vengono semplificati con il nome della new economy. Questi sono terreni su cui il centro-sinistra lancia una sfida di innovazione al centro-destra, azioni coraggiose su modelli di sviluppo alternativi, superando quelle diffidenze e quegli atteggiamenti parolai per cui si parla di energie rinnovabili, carburanti alternativi ecc. e nella pratica quotidiana si hanno poi le difficoltà ad aprire gli spazi a quelle iniziative pubbliche e private che si vogliono muovere su questo settore.
Ma voglio toccare in particolare il tema della sanità, perché questo bilancio è fortemente condizionato, anche se non esclusivamente condizionato, dalle vicende che riguardano questo settore. Abbiamo detto e ripetiamo che le difficoltà finanziarie della sanità devono trovare soluzione all'interno dei bilanci della sanità, e in questo bilancio della Regione gli spazi sono stati ampliati, molto più che ad altri settori.
Siamo convinti che debba essere aperta un'azione di rivendicazione forte, chiara, visibile, su cui tutti si devono misurare, maggioranza e minoranza; rivendicazione perché ci sia un aumento delle entrate dello Stato investite nella sanità in questa regione. Nella nostra regione rispetto ad altri, la percentuale di spesa sanitaria nei confronti del più è penalizzata e su questo terreno vanno avanzate delle richieste allo Stato che significa assunzione di responsabilità. Ciò non toglie che non si debba procedere sulla strada della razionalizzazione, della riorganizzazione offrendo servizi diversi da quelli attuali, più efficienti e meno onerosi. C'è tutto un terreno, quello della inappropriatezza della prestazione sanitaria, in particolare della prestazione ospedaliera, su cui occorre lavorare e su cui la nostra Regione non si può permettere di non lavorare, così come altre Regioni che hanno trasferimenti maggiori della nostra possono invece fare. Meno ospedalizzazione, introduzione massiccia del day-hospital e del day-surgery: 5 miliardi a posto letto l'anno è il costo di una chirurgia di polo, 800 milioni a posto letto per anno in day-surgery è il costo di un posto letto che adotta interventi e misure appropriate. Alcuni dei nostri ospedali dell'interno effettuano, in regime di ricovero, prestazioni che potrebbero essere interamente svolte in regime di day-surgery. Questo significa cambiare l'impostazione, significa anche una Giunta e un Governo che non dicano a ciascuno "fate quello che volete". Ci sono delle indicazioni che vanno rispettate.
Questa, a nostro avviso è l'unica soluzione per ridurre le liste d'attesa e per migliorare il servizio nell'opera di razionalizzazione, e credo che questa debba essere la nostra risposta al "progetto Sirchia", dove per i medici ospedalieri si intende cancellare quel rapporto di esclusività che fino ad oggi ha contraddistinto la prestazione di tanti primari e di tanti medici che lavorano nella struttura pubblica. Peraltro questo Governo ha abolito l'esclusiva ma ha mantenuto il compenso che era arrivato con l'esclusiva; Alcuni parlamentari hanno quantificato nella regione Marche il costo di questo compenso superiore a 200 miliardi. Mi sembra una cifra alta, non so se è veritiera, certamente è una cifra che noi lasciamo in mano a dei soggetti ai quali non chiediamo più un certo tipo di rapporto e quindi è legittimo che sia rinegoziabile questa somma. Se si vuole risanare la spesa sanitaria credo che tutti debbano ammettere che questa operazione non può passare in questi termini. Io sono tra quelli convinti che questa operazione non accorcerà le liste d'attesa, le allungherà, non ridurrà la spesa del cittadino per la sanità, perché trasferirà questa spesa moltiplicata, dalle tasche della pubblica amministrazione finanziata con la fiscalità e con le altre entrate, alle tasche del cittadino che dovrà pagare direttamente le prestazioni perché non potrà che rivolgersi alla prestazione privata del medico e potrà poi accedere al ricovero solo grazie alla prestazione svolta nell'ambulatorio privato. Ritengo quindi che su questa vicenda una seria riflessione deve essere fatta da tutti coloro che non fanno atti di fede nei riguardi di una parte politica o dell'altra: è un grave attacco alla sanità, al funzionamento della sanità, al servizio al cittadino e ovviamente un attacco alla tutela della salute.
Noi siamo tra coloro che dicono anche che il riordino della struttura amministrativa delle aziende territoriali è indispensabile. Ridurre le aziende territoriali, ridurre drasticamente le aziende ospedaliere. Queste ultime fanno spendere al pubblico, perché più spendono e più si avvicinano al bilancio, quindi più incrementano la spesa pubblica sanitaria più all'interno del loro bilancio c'è la possibilità di avvicinarsi al pareggio. E le aziende ospedaliere, assommate alle aziende territoriali portano nella nostra regione a 17 i centri di spesa. E' inaccettabile che nella sanità esistano 17 centri di spesa, cioè un centro di spesa ogni 85.000 abitanti. La nostra maggioranza ha difficoltà — vedremo su che punto di caduta — a toccare questo argomento, ma un centro di spesa ogni 85.000 abitanti è un'opzione indifendibile. Nelle zone interne esistono legittime rivendicazioni. Noi non vogliamo difendere la rivendicazione del posto letto vuoto o della prestazione teorica. Nelle zone interne vanno offerti servizi nuovi ed è ottima e condivisibile l'idea delle équipes che operano su più ospedali, che sono nella condizione di offrire prestazioni nuove e diverse all'interno del territorio senza essere lì fisse 7 giorni su 7 o 5 giorni su 7 ad aspettare che il paziente arrivi. Questo significa riorganizzare, significa non consentire a ciascuno di fare ciò che preferisce.
Come anche alle esigenze delle zone interne va risposto mettendo in funzione le Potes ovunque, mettendo il cittadino in condizione di sentirsi garantito non dalla presenza teorica di un ospedale o di una struttura ospedaliera ma dalla presenza reale di un servizio in grado di far fronte a tutte le emergenze.
Ovviamente senza un riequilibrio sanitario sarà difficile anche mettere mano a tutto questo ma le due cose vanno di pari passo.
Se la sanità ci porterà verso il riequilibrio noi potremo chiudere anche i prossimi bilanci. Questo è un bilancio chiuso con grande difficoltà, è inutile negarlo, molte delle scelte sono state vincolate e alcune incertezze ancora permangono: la spesa farmaceutica, l'allargamento della base dei farmaci con cui la spesa pubblica deve fare i conti, anche a seguito delle recenti decisioni della commissione unica sul farmaco, l'incremento di spesa farmaceutica, altre voci che comunque subentrano. Noi pensiamo che si debba fare il possibile per contenere anche in questo settore l'incremento della spesa, perché nuovi e ulteriori splafonamenti della sanità rischiano di impedirci di poter accedere anche a fondi cofinanziati che ancora permangono in questo bilancio, che sono quelli che hanno consentito a questo bilancio di potersi presentare in modo dignitoso.
Castelli parlava nel suo intervento della maggioranza e diceva che la maggioranza demonizza il Governo. Vorrei dire che abbiamo due concezioni diverse e ribadisco questa diversità e il motivo per il quale noi apparteniamo a questa maggioranza. Se in questo Consiglio, in questo scenario politico italiano ci fosse una "marmellata", probabilmente i verdi non starebbero in questa marmellata, anche a costo di essere marginali o residuali. Dico che abbiamo due concezioni diverse, abbiamo scelte di fondo diverse. Le abbiamo sulla scuola — pensiamo alla "riforma Moratti" — abbiamo un diverso modo di sentire il rapporto ,a cittadini, istituzione scolastica e forme di organizzazione della scuola. Lo abbiamo sulla sanità, lo abbiamo sull'articolo 18, sulle garanzie dei diritti dei lavoratori, lo abbiamo sulla filosofia delle opere pubbliche per le quali pensiamo che i territori debbano decidere autonomamente e sulle quali vediamo da parte del Governo impostazioni fortemente verticistiche, anche orientate a realizzare nelle forme e nei modi infrastrutture che si ritengono non necessarie o non prioritarie. Lo abbiamo sulla valutazione dell'impatto ambientale e ogni giorno scopriamo che ce ne sono sempre di nuove, ultimo il tentativo di reintrodurre surrettiziamente, con provvedimenti parlamentari, la possibilità di realizzare nel nostro Paese la scelta energetica nucleare.
Senza togliere alla destra il riconoscimento di aver saputo convincere gli italiani che l'opzione della Casa delle libertà era migliore del centro-sinistra, credo con grande tranquillità che è nel nostro diritto ribadire queste differenze e convincere i cittadini che è stata riposta nelle mani del centro-destra una fiducia che non doveva essere riposta, e il centro-destra sta ripagando il voto dei cittadini con questa moneta. Noi siamo convinti che non è questa la moneta con cui il Governo deve ripagare i cittadini e lo vogliamo riaffermare non solo in una logica polemica, praticando scelte politiche diverse neri luoghi in cui governiamo.
Tornando all'altro ragionamento relativo ai periodi di difficoltà e di carenza dei fondi, visto che è rimasto solo l'assessore all'ambiente tralascio alcune considerazioni che riguardavano altri colleghi assessori e mi concentro su alcune considerazioni che riguardano più la materia ambientale.
In periodo di carenza di fondi vanno spesi proprio quei fondi che ci sono. Voglio lamentare che un punto qualificante dell'accordo con il Ministero dell'ambiente, che riguarda una delle aree a rischio come quella della raffineria Api di Falconara vede una parte di fondi non utilizzata, e faccio riferimento ai fondi per lo studio dell'area Api. Credo, assessore e colleghi della Giunta, che questi fondi vadano spesi nella direzione dell'accordo di programma, non possono essere tenuti nel cassetto e ancor meno possono essere utilizzati per altre finalità. E' essenziale, a nostro avviso, capire se risorse importanti dovranno essere destinate in futuro alla raffineria Api ma anche a tutto il settore delle aree a rischio, è importante avere per quelle aree le idee chiare su tutto quello che si può fare, che non significa soltanto garantire il rispetto delle leggi, quindi che non ci sia quella vergogna di contaminazione del sottosuolo a cui a mio avviso, in modo inadeguato la pubblica amministrazione risponde, che non ci sia solo il rispetto delle missioni nell'aria, nell'acqua, che non ci sia solo la garanzia della sicurezza per i lavoratori e per i cittadini all'interno della raffineria ma che ci siano anche gli strumenti per capire che cosa è possibile fare in quell'area se la scelta sarà quella di dismettere la raffineria. Perché togliere a questo Consiglio uno strumento per valutare se questa è un'opzione possibile? Saranno questi studi, queste valutazioni a dirci se quella è una scelta praticabile o meno, almeno dal punto di vista economico. Oggi la negazione di questo studio toglie a noi un elemento di valutazione, è come se noi volessimo far votare a questo Consiglio un bilancio cancellando alcune cifre, impedendo al Consiglio di vederle. Vogliamo vedere chiaro su tutto, e sulla raffineria vanno spese quelle risorse per dare a tutti i soggetti che vogliano decidere o avere un'opinione su questa materia, la possibilità di capire se un'alternativa è possibile senza mettere in ginocchio le famiglie che oggi lavorano all'interno della raffineria o collegate dalla raffineria.
E su questo tema delle area a rischio ho visto nelle dichiarazioni di questi giorni la paura, dopo la decisione del Consiglio di Stato, di dover assumere la responsabilità di decidere sul cosa fare: ma che federalismo chiediamo se abbiamo paura delle decisioni più importanti, che sono poi le decisioni più qualificanti, quelle che permettono a questa Regione di lasciare il segno? Se ci limitiamo alle decisioni più facili questo Consiglio, questa Regione rimarrà sempre ai margini della storia, saranno altri che prenderanno le decisioni, saranno altri che conteranno nel futuro dei cittadini. Più le decisioni sono importanti e impegnative e più si vede la qualità dell'organismo che governa una Regione o un processo.
Quindi dobbiamo salutare, non soltanto con soddisfazione, le vittoria del ricorso, che abbiamo presentato noi, ma ho visto una paura nelle dichiarazioni del Presidente della Giunta, nelle dichiarazioni dell'assessore, nelle dichiarazioni dello stesso sindaco, di doversi assumere delle responsabilità. E di questo sono preoccupato perché le aree a rischio nella nostra regione non sono solo quelle dell'Api ma sono le aree più preziose, quelle collocate in posizioni strategiche. L'Api è a ridosso della ferrovia, sulla costa, vicino all'aeroporto; la Fim di Porto Sant'Elpidio ha visto decisioni importanti non prese, rinviate, un'area preziosissima, importantissima. La stessa Elettrocarbonium di Ascoli Piceno. Qui c'è dentro tutto. La Sacelit di Senigallia... Zone in cui le imprese hanno abbandonato il territorio, zone in cui le imprese rimangono.
Su questo settore delle aree a rischio si gioca la destinazione d'uso di aree importanti su cui possono partire o non partire progetti economici che possono dare un rilancio al territorio, all'economia, all'iniziativa economica. Quindi coraggio nell'affrontare queste decisioni, e quando abbiamo risorse per poter avere valutazioni, ricerche, studi per prendere queste decisioni con serenità, con serietà, in modo non emozionale, ebbene queste risorse vanno spese. Se la nostra Regione pensa di approvare una legge sulle aree ad alto rischio questo non deve essere solo un modo per prendere tempo, per rinviare, perché la politica del rinvio non paga, e soprattutto, tornando al ragionamento iniziale, quando le risorse sono poche o quando le scelte che si possono fare con le risorse disponibili sono vincolate da tanti parametri, da tanti paletti, da tanti fattori, ecco che deve emergere la capacità di fare le scelte anche su quei settori e su quegli interventi che non necessitano di risorse ma necessitano di decisione, di capacità d'orientamento, capacità di scelta.
Su questo terreno penso che la maggioranza si debba muovere con maggiore agilità rispetto al passato. Se all'inizio di questa legislatura si pensava di poter amministrare un tesoro, di poter gestire, probabilmente, alla luce di questo bilancio molte riflessioni vanno rifatte. C'è molto poco da gestire, c'è' molto poco spazio di manovra, ci sono soprattutto decisioni difficili non soltanto al momento del taglio dei fondi ma al momento della decisione delle priorità, al momento delle scelte politiche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signori assessori, colleghi consiglieri che, bontà vostra, siete ancora qui, credo che la disapprovazione nei confronti di questa manovra di bilancio vada analizzata da due punti di vista: dal punto di vista formale e dal punto di vista sostanziale. Credo che già la formulazione formale dei documenti di bilancio che ci sono stati sottoposti è una presentazione che grida vendetta. Partiamo dai ritardi tecnici dei quali abbiamo avuto occasione di parlare molte volte, che sono un insulto a questa Assemblea, ritardi di mesi e mesi rispetto a quanto è previsto dalla legge, lo sfruttamento dell'assenza di una sanzione legale, della presenza soltanto di una sanzione politica che è quella che meriterebbe questa maggioranza. C'è una disattenzione al rispetto delle regole, abbiamo un bilancio basato su un presunto avanzo di amministrazione che siamo certi quello non sarà, una cifra che viene utilizzata per realizzare un libro dei sogni, perché sappiamo perfettamente che tantissimi stanziamenti, nonostante i pochi tagli non saranno possibili, è già stato preannunciato in Com;missione un'abbondante, ulteriore manovra di assestamento. Credo che non sia corretto, dal punto di vista formale questo tipo di atteggiamento.
Abbiamo un'assenza di esplicitazione delle Upb che è pericolosissima, indecorosa nei confronti di questo Consiglio, non ci sono paragoni rispetto agli esercizi precedenti. Manca, tanto per fare un esempio tecnico, il Poa. La recente legge sugli strumenti tecnici, all'art; 9, comma 2 dice: "La Giunta regionale predispone il Poa quale documento tecnico che accompagna le proposte di legge di approvazione del bilancio di previsione annuale e/o di autorizzazione all'esercizio provvisorio". Nulla di ciò abbiamo, abbiamo soltanto una esplicitazione nominalistica dei capitoli nei quali le Upb saranno suddivise senza le cifre accanto. Il documento fondamentale di gestione, che deve essere sottoposto, non per approvazione ma per conoscenza, al Consiglio regionale, il quale anche sulla base di quello deve dare il proprio parere, non c'è. Siamo privati della strumentazione minima per poter esprimere un parere.
Credo poi — è stato detto da molti dei miei colleghi ma non voglio mancare all'appello perché credo che sia gravissimo, sia il segnale di fine corsa di questa Amministrazione, se sente la necessità di ridursi a ciò — che debba cessare questa formula di nascondersi dietro presunte colpe del Governo. Lo diceva bene simpaticamente, prima il collega Castelli: non è possibile utilizzare il Governo centrale come la copertura delle proprie responsabilità. Qualsiasi cosa non va in questa Regione, dopo sette anni di governo, è colpa delle leggi che fa il centro-destra a Roma, è colpa di Berlusconi. Credo che non sia corretto, credo che non sia onesto far prevalere la politicizzazione della funzione amministrativa, perché noi, e soprattutto la Giunta, siamo chiamati ad amministrare questa Regione soprattutto dal punto di vista gestionale e vedo che la Giunta tende troppo a dare politica nazionale, ad ergersi a voce importante della politica nazionale, con ciò scusando, tentando di scusare le proprie mancanze. non credo che questo atteggiamento porti lontano.
Io non sono solito rispondere direttamente agli interventi dei colleghi, però devo dire che l'intervento di Amagliani si presta moltissimo. Credo che nella sostanza ci sia con chiarezza, da una parte la chiacchiera, le parole — "noi abbiamo fatto questo bilancio per salvaguardare i livelli minimi di determinati valori" — dall'altra c'è una palese ideologizzazione del bilancio. Questo è un bilancio chiaramente impostato a una sorta di "odio sociale" — lo dico ovviamente tra virgolette — come emerso dalle parole di Amagliani, che secondo me incarna perfettamente le volontà politiche di questa Amministrazione. C'era un fastidio, nelle sue parole, nei confronti dell'impresa, nei confronti del mondo produttivo: "ma cosa vogliono? Sono venuti a portarci le chiavi, ce le lasciassero definitivamente". Mi viene da rispondere: "sì, così ridurreste le nostre valenti imprese come è stata ridotta la Regione". Voglio ricordare soltanto una cosa: nel convegno che c'è stato ad Abbadia di Fiastra recentemente sul policentrismo con la partecipazione del prof. De Rita, è venuto fuori un fatto che mi ha colpito molto. In buona sostanza è stato detto "il governo politico della Regione è mancato completamente di capacità di volano, di quella capacità di massimizzare l'attivismo dei propri cittadini e soprattutto dei propri imprenditori".
E' stato detto che le positività di questa regione vanno a scritte principalmente alla bravura dei singoli, delle varie tessere che compongono questo mosaico, manca per il salto di qualità la capacità, che è del tutto politica, di riuscire a fare sistema. Credo che la sostanza politica di questa Amministrazione che si riverbera e si riconosce in questo bilancio sia proprio qui.
Sull'analisi dei numeri voglio fare soltanto una battuta. L'assessore Spacca in Commissione, altri in queste giornate di lavoro ci sono venuti a dire che per le imprese ci sono più soldi dello scorso anno. E' vero, si passa da 87 miliardi del 2001 a circa 169 miliardi del 2002, ma se andiamo a fare l'analisi della provenienza di questo fondi torna la riprova di un "odio" di questa Amministrazione nei confronti delle categorie produttive, in quanto l'aumento deriva principalmente da denari comunitari, dall'aumento di uno stanziamento per circa 13 miliardi del fondo unico statale, nel mentre i danari messi a disposizione direttamente dai fondi della Regione sono diminuiti di 6 miliardi. Questo parla della vera volontà politica di questa Regione, cioè dell'assoluta disattenzione di questa Regione nei confronti delle categorie produttive. Voglio solo ricordare un fatto storico che è poi la prassi di ogni nazione importante e civile odierna: la Germania, quando diede vita alla ricostruzione post bellica ricostruì per prima cosa, prima delle case, prima delle chiese le fabbriche, proprio perché dalla produzione, dalla produttività di un popolo deriva la ricchezza globale, quello che consente di fare tutto. La mia sensazione è che non vi sia chiaro questo fatto, cioè che voi puntiate a ricavare i danari dai debiti, dalle tasse, non dal ricavato dell'indotto dell'attività produttiva che per noi è il primo punto. Non credo che ci sia un modo diverso di fare. Così facendo secondo me stiamo andando verso un dissesto: dai documenti contabili non ho ricavato la certezza della copertura di spese future, il bilancio pluriennale che viene dichiarato a legislazione vigente ricomprende anche spese previste da proposte di legge, non c'è l'analisi, verso gli anni futuri, della copertura degli oneri pluriennali, dei mutui, degli impegni di spesa pluriennale. Sono stati confessati disavanzi costanti, pesanti, coperti o con imposizione fiscale o con ricorso al debito. Io non credo che questo sia il modo di amministrare la nostra cosa pubblica.
Ho avuto una sensazione leggendo le carte: che ci sia il rischio di constatare che è stato ucciso il futuro. Parliamoci con chiarezza: chi prenderà in mano la Regione la prossima volta — tanto, ormai siamo quasi arrivati a questo lungo fine corsa della legislatura — si troverà con...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Siamo ancora alla metà...

DAVID FAVIA. Di fatto la corsa elettorale la respiriamo nell'aria, quindi siamo già, praticamente, in campagna elettorale.

LUCIANO AGOSTINI. Il problema vostro è che siete sempre in campagna elettorale.

DAVID FAVIA. Ma è del tutto normale. Se vuoi fare il "santo" e dimenticarti come funziona la politica fallo pure.
Tornando a noi, la sensazione che ho ricavato dalla lettura dei documenti è che ci sia una potenziale uccisione del futuro, un'incertezza su come far fronte ai debiti che questa Amministrazione lascia. C'è una certezza di un'imposizione fiscale che a mio giudizio non sarà possibile diminuire come voi andate dicendo, perché dovrete aumentare assolutamente l'imposizione fiscale proprio perché secondo me non c'è la scelta giusta. La scelta giusta, a mio giudizio è quella di andare verso un rilancio delle attività produttive, degli investimenti da parte della popolazione imprenditoriale non marchigiana, riducendo l'imposizione fiscale, investendo sulla produttività e tagliando gli sprechi che sono tantissimi. Voglio solo fare due esempi: sul turismo stato investito pochissimo, sabato pomeriggio ero al "Vinitaly" che per fortuna è andato bene per tutti gli imprenditori — ma questo non è ovviamente merito mio, né tanto meno di questa Amministrazione — e c'era una lamentela...

LUCIANO AGOSTINI. Non è casuale che è andata bene.

DAVID FAVIA. Non credo proprio che sia merito della Regione marche se è andata bene. (Si dice: "E' merito di Allemanno"). E' merito di Allemanno, è vero, che quanto meno è andato all'inaugurazione dello stand del Lazio che ha speso molto più delle Marche.

LUCIANO AGOSTINI. I risultati maggiori sono quelli delle Marche...

DAVID FAVIA. La dovete smettere di fare vostre le bravure dei nostri imprenditori.
Lo dico anche ad uso vostro che amministrate, ma lo saprete già: c'era la diffusa sensazione che la Regione avrebbe potuto fare di più dal punto di vista dell'immagine, della qualità strutturale dello stand. Dico questo per dire che secondo me voi investite poco sulle attività produttive e sprecate troppo su altre cose. Non voglio attaccare i servizi sociali o la sanità, condivido che i livelli di tutela dei valori, delle esigenze primarie debbano essere elevati, debbano essere continuati, però ci sono delle sacche enormi di sprechi in questo bilancio. Credo che si potrebbe fare meno ricorso al debito, più ricorso ai tagli. Credo che si possa arrivare ad avere meno disavanzi.
Una battuta a Moruzzi che è uscito. Lui dice "il Governo di centro-destra ripaga gli elettori che l'hanno votato con questa moneta", una moneta a suo giudizio negativa. Io dico soltanto che il Governo di centro-destra sta ripagando gli elettori con moneta sonante. Non voglio dire soltanto il milione e mezzo di italiani che hanno avuto la pensione minima promessa in campagna elettorale, numero che salirà a due milioni e mezzo, poi a quattro milioni nei prossimi anni, ma sono state messe in atto dal Governo di centro- destra delle concrete politiche monetarie, finanziarie ed economiche a favore dei cittadini e degli imprenditori. Credo che si debba prendere esempio dalla politica del centro-destra.
Un'ultima battuta sulla sanità. Tutti riconoscono che il contenimento della spesa sanitaria è uno dei problemi portanti. E' vero, va affrontato con molta attenzione, però mi sia consentito dire che il modo stupefatto con cui questa Amministrazione affronta questo problema è a sua volta stupefacente, perché sono sete anni che la sanità viene amministrata da questo Governo e non si può arrivare soltanto adesso a dire "la sanità è un problema, bisogna intervenire, bisogna fare perché il problema l'ha indotto il Governo Berlusconi" che, guarda caso, ha detto "contenete la spesa, spendete quello che siete capaci di spendere". Questo era un discorso che doveva partire molto più da lontano e che dà l'idea dell'approssimazione con la quale vengono gestite le partite economiche da questa Amministrazione.
Va da sé che il voto di Forza Italia, del centro-destra e mio personale non sarà favorevole, sarà contrario a questa manovra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Il dibattito che abbiamo ascoltato oggi è stato molto ricco, sia da parte della maggioranza che da parte della minoranza e purtroppo si è soffermato molto più sulle schermaglie di tipo tradizionale, di tipo polemico, poco si è soffermato sulla valutazione più complessiva di come si colloca il bilancio stesso all'indomani dell'approvazione del titolo V dopo tutto il processo di decentramento originato dalle "leggi Bassanini", in rapporto anche alle volontà di questo Paese che sembra abbia scelto la strada del decentramento sia per risolvere i problemi di democrazia sia per risolvere i problemi della gestione della propria comunità.
Credo e spero che un bilancio regionale non debba più trovarsi in queste condizioni, cioè in una condizione in cui la finanza pubblica intesa in senso lato è scollegata, che non trova riferimento in un disegno armonico, istituzionale che dovrebbe contemplare le diverse funzioni delle varie entità di governo di questo Paese, siano esse centrali che periferiche, per fare in modo che l'azione politica complessiva delle istituzioni trovi una propria dimensione di efficacia e soprattutto di efficienza di spesa.
Le cose purtroppo sono molto farraginose e quel processo che si era avviato con le "leggi Bassanini", confermato dal titolo V della Costituzione mi sembra che sia stato arrestato dalla posizione di un Governo che non solo non decentra le finanze dopo aver decentrato i poteri ma non ha le idee chiare su come sviluppare questo decentramento che non può non poggiare su una ridefinizione delle competenze di entrata e della suddivisione delle risorse di entrata. In buona sostanza, il progetto dell'allocazione di un punto di Irpef in periferia nel sistema delle autonomie non c'è stato e questo la dice lunga sulle difficoltà di come avvenga questo processo di ripartizione che, se continua così, se non sarà suffragato da volontà politiche precise di governo del decentramento, ci farà di nuovo trovare nell'impasse di un bilancio regionale che sconta una difficoltà intrinseca della propria realtà in quanto, se deve fare i conti, come sta facendo i conti, con un blocco della finanza di entrata che deriva dal 1996 in quanto da allora le finanze regionali non sono state più rimpinguate rispetto all'aumento di competenze, non potrà che essere — se aggiungiamo poi il discorso della sanità — un bilancio in netta difficoltà e assolutamente ingovernabile.
Questa è la conclusione a cui dobbiamo arrivare tutti insieme rispetto ad una volontà di questo Consiglio, espressa per esempio nelle proprie proposte di legge, nelle proprie dichiarazioni politiche, allorché si vuol definire "Parlamento". E' inutile parlare di un governo del potere in termini decentrati quando sussistono delle incongruenze del tipo che ho prima descritto.
Ma le discrasie che esistono tra centro e periferia stanno anche nella periferia. E' sotto gli occhi di tutti come i bilanci degli enti locali hanno una finanza propria che arriva a circa il 70-75% mentre noi ancora abbiamo quasi completamente una finanza derivata. E' chiaro che anche a livello decentrato questo comporta una diversa capacità della decisionalità e un diverso collegamento tra i bilanci regionali e i bilanci degli enti locali, cosa essenziale per un governo integrato del territorio.
Ecco perché credo che se non risolveremo a monte e definitivamente questa situazione non potremo pensare di poter gestire un bilancio equilibrato, che risponda pienamente alle esigenze di una Regione che vuol fare dell'autonomia uno dei capisaldi della nuova democrazia.
Dico questo perché non riusciamo ancora a trovare una strada unitaria, perché da questo punto di vista se ci abbandoniamo alle polemiche e le Regioni e gli enti locali non faranno fronte unico sul problema del decentramento, non riusciremo mai a sviluppare un'azione politica adeguata rispetto a una centralizzazione che questo Governo sta dimostrando di attuare.
Lo dico con molta franchezza: elementi di centralizzazione li potevamo ritrovare anche nell'ultima parte del Governo di centro-sinistra, ma erano ovviamente momenti criticati anche da noi e che noi continuiamo a valutare molto pericolosi perché si manifestano in maniera molto più evidente in questa fase, proprio perché l'esigenza di un cambiamento politico sembra correre dietro l'esigenza di un controllo molto più pesante della funzione pubblica da parte centrale. sono sotto gli occhi di tutti non solamente le decisioni del taglio dei finanziamenti ma anche le problematiche di ordine istituzionale, vedi per esempio il rafforzamento del Ministero dell'interno rispetto ai poteri prefettizi ecc. Non parliamo della polemica sulla protezione civile e tutte quelle funzioni che oggi sono ritornate tranquillamente al centro rispetto alle previsioni di un loro decentramento che erano state fatte.
A questo fa seguito un altro aspetto, che secondo me è stato molto sottovalutato nell'affrontare il bilancio del 2002: che se ha avuto dei ritardi — ritardi ce ne sono — sono dovuti anzitutto a una finanziaria che fino a che non verrà definita difficilmente consentirà la realizzazione dei bilanci degli altri governi istituzionali, ma c'è anche il problema di una nuova forma di bilancio rispetto alla quale nessuno — faccio riferimento soprattutto a quanto espresso dalla minoranza — si è reso conto di quello che significa, e significa, primariamente, una ridefinizione degli strumenti di programmazione.
Questo fatto del disinteresse rispetto a questa dimensione la dice lunga sul fatto che oggi la minoranza si sofferma molto più sulla strumentalità polemica di una opposizione abbastanza manichea al bilancio senza fare riferimento al collegamento del bilancio con le strutture di programmazione che derivano dalla legge 46 del 1992 e che oggi, per la nuova impostazione di bilancio, devono essere assolutamente adeguate, non solamente per l'esistenza di un Dpef che indubbiamente è uno strumento innovativo, così come lo è stato per la politica di bilancio statale, ma anche per quelli che sono gli strumenti di programmazione che debbono essere rivisti rispetto ad una nuova efficacia della flessibilità del bilancio messo in mano all'organo di governo che può assolutamente avere, nelle Upb, una capacità di manovra molto più ampia di quella che aveva prima. Così come la nuova struttura del Poa può essere un'innovazione che consente di far corrispondere alla previsione di bilancio l'efficacia dell'azione di governo.
Ma ancora di più, credo che le critiche che Favia ha poc'anzi fatto sulle formalità del bilancio non siano assolutamente giustificate rispetto al fatto che c'è da sottolineare anche un altro aspetto molto importante e non evidenziato: che finalmente questa struttura di bilancio può essere rapportata in maniera molto più efficace con la nuova organizzazione regionale che, grazie alla sua flessibilità dovuta alla legge 31, consentirà di rendere più efficiente la spesa e più efficace l'azione di governo.
Pertanto, tutte queste valutazioni sono state assolutamente non considerate, sono state bypassate, ma ci siamo soffermati su una strumentalità che fa poco onore ad un bilancio che, tutto sommato, è riuscito ad esprimere e a confermare una progettualità che questa Regione mantiene rispetto agli impegni programmatici che si era data.
Tenendo conto di quello che ho detto prima, soprattutto della nuova impostazione di bilancio, credo di dover sottolineare che occorre valutare positivamente anche la riqualificazione della spesa che si è ottenuta attraverso questa nostra impostazione finanziaria, che riqualifica appunto la spesa in termini corretti e nello stesso tempo ridimensiona una spesa che era andata al di là di quanto si potesse prevedere. Ma anche qui dobbiamo sottolineare i nuovi vincoli che il bilancio regionale si trova di fronte dopo il titolo V, cioè l'impossibilità di sanare i deficit con i mutui. Non è una cosa di poco conto, pertanto la diminuzione di spesa che temporaneamente è stata accompagnata dalla manovra fiscale troverà sicuramente una conferma nei prossimi bilanci per riqualificare la spesa stessa. Ma già il mantenimento degli obiettivi così come sono stati illustrati dal relatore di maggioranza, soprattutto nei tre settori dello sviluppo, del welfare e del trasferimento ai Comuni la dice lunga sull'attenzione che questo bilancio dedica alla strategia complessiva di governo della Regione Marche. E' chiaro che quando si dice che il fondo unico nazionale è stato aumentato di qualche miliardo e questo ci consente di compenetrare la spesa complessiva dei settori produttivi, non si sa che quell'aumento di pochi miliardi corrisponde ancora ad una esigua ripartizione del fondo unico, tanto che l'anno scorso il fondo per l'industria, per l'artigianato e per il tessuto produttivo è stato dimezzato da parte del Governo Berlusconi. Ma oltre a questi tre obiettivi si sono mantenuti anche gli obiettivi di legge come quello sulla sicurezza che è sicuramente uno degli aspetti più interessanti che dovremo affrontare nelle prime tornate di questo Consiglio, e a questo proposito ritengo che occorre procedere speditamente verso la definizione della legge per questo settore, così come annunciato nel convegno del novembre scorso, e in quella circostanza dobbiamo tener conto della necessità di collegare questa legge anche con quanto si sta facendo a livello periferico, attraverso, per esempio, la formazione dei vigili urbani e tutto quello che si sta realizzando nei Comuni a fronte di questa problematica.
Ma una valutazione di merito del bilancio la dobbiamo fare per una materia che nessuno ha sottolineato. Perché non è stata sottolineata, soprattutto dalla minoranza? Perché sotto questo punto di vista nulla si può dire al governo della regione se non fare degli apprezzamenti, come il bilancio sta confermando. Mi riferisco alla gestione del terremoto che credo sia di esempio a tanta parte del nostro Paese che ancora si trova ad essere coinvolto in una gestione non così efficace come fatto nella nostra regione, soprattutto rispettando il criterio della sussidiarietà. Proprio attraverso la comune responsabilità tra Regione, Province e Comuni siamo riusciti a gestire una ricostruzione adeguata, efficace, però questa cosa non va a merito di nessuno a quanto pare, perché purtroppo le cose giuste, le cose fatte bene non fanno notizia. E io prego che in questa sede proprio la stampa sottolinei come la gestione del bilancio riferita al terremoto sia una gestione estremamente positiva.
Circa la sanità — mi rivolgo alla minoranza — le affermazioni fatte in questa sede sono anche accettabili quando sono affermazioni di responsabilità. Le ho sentite da Ceroni quando dice che la minoranza è interessata ad un coinvolgimento per quanto riguarda la gestione di questo comparto. Però non si può venire in questa sede a parlare di responsabilità quando si va sulle piazze o si affiggono manifesti a denunciare l'inamovibilità della struttura sanitaria, quando si va dentro gli ospedali a difendere anche strutture indifendibili, quando non si prende comunemente sulle spalle la responsabilità di apportare quei correttivi che non sono rinviabili e non sono altrimenti affrontabili se non attraverso una responsabile ricognizione organizzativa.
Pertanto, quella che è stata una manovra finanziaria indubbiamente pesante, che ha comunque fatto mantenere al bilancio gli obiettivi correlati al programma di governo della Regione, ha comportato sacrifici necessari che devono essere assolutamente rispettati e che debbono tendere a quella riqualificazione della spesa che ci consentirà, nell'ambito di questi tre anni, di alleggerire il carico fiscale e di consentire alla regione di portare avanti quegli obiettivi che programmaticamente abbiamo dichiarato.

PRESIDENTE. Il consigliere Trenta rinuncia al suo intervento, quindi possiamo considerare conclusa la seduta.

La seduta termina alle 20,05