Resoconto seduta n. 88 del 20/05/2002
La seduta inizia alle 10,10



PRESIDENTE. Nell'avviare questo Consiglio aperto, voglio ringraziare le Autorità scolastiche, per la direzione regionale dr. Marini, il preside Gasperi ed i suoi collaboratori dell'A.S.A.M., tutti i presidi e tutti gli insegnanti che hanno accettato il nostro invito ad avviare una collaborazione tra il Consiglio regionale ed il mondo scolastico. Sono presenti questa mattina con noi undici scuole delle quattro province marchigiane e a tutti do il benvenuto.?
Nel rivolgermi agli studenti voglio dire che sono i benvenuti in questo luogo. Sono certo che insieme ad un pizzico di emozione, sentite oggi dentro di voi il desiderio di far udire la vostra voce, di portare un mattoncino alla costruzione del nuovo Statuto regionale. La consapevolezza di essere protagonisti.
Forse non sapete che cosa ci aspettiamo da voi, ma sappiate che la stessa cosa vale anche per noi. E' questo un fatto nuovo e tutti ci sentiamo un po' impreparati. L'augurio è che questa sia un'occasione per imparare ad ascoltarci, a non sentirci estranei gli uni agli altri. Con i lavori, svolti in diverse scuole marchigiane, di commento al testo sui principi elaborato dalla Commissione Statuto, con questo Consiglio aperto e con gli incontri già iniziati nelle scuole, abbiamo deciso di avviare un dialogo che intendiamo intensificare a settembre. Vorremmo più Regione Marche nelle scuole, più scuole marchigiane in Regione.
Proverò in questa brevissima introduzione a segnalare due motivi che ci spingono a ciò.
Siamo in primo luogo, convinti che la scuola debba essere chiamata a partecipare alla preparazione del nuovo vestito istituzionale fatto su misura della nuova società marchigiana. Ci spinge a ciò la consapevolezza che la nostra identità, oggi prevalentemente cittadina sia in trasformazione. La nuova dimensione sovracomunale dei problemi, infatti, ci sta spingendo ad essere tutti un po' più marchigiani. La costruzione di una nuova visione delle Marche, che tenga conto delle identità cittadine ma che le collochi in una nuova visione d'assieme, è compito che non si risolverà però nel breve periodo. E' dunque importante che la scuola aggiunga tra i suoi obiettivi quello di aiutare i giovani a conoscere le loro radici, a comprendere la vocazione della nostra regione, a renderli consapevoli dei problemi da affrontare. E' in questo modo che si potranno formare giovani in grado di vivere autonomamente nel loro contesto sociale.
Siamo inoltre certi di dover costruire la terza fase della democrazia. Quella che abbiamo conosciuto è in crisi. Il passaggio dalla società industriale alla società dell'informazione ha cambiato il mondo. I nuovi fenomeni sono più difficili da comprendere perché più complessi e più estesi ed il trasferimento di gran parte delle decisioni al di fuori del nostro Paese ha allontanato i cittadini dalle istituzioni. Decidere è dunque oggi, operazione più difficile, meno coinvolgente e meno trasparente.
Nello stesso tempo per la prima volta dobbiamo imparare a fare i conti con l'eccesso di informazione e con la formidabile capacità di manipolazione dei media.
La costruzione della nuova Regione può essere dunque una tappa della costruzione della terza fase della democrazia. Le piccole dimensioni delle Marche e delle sue città, l'importanza delle relazioni interpersonali nella diffusione delle conoscenze e delle informazioni e negli stili di vita, possono permetterci di progettare in forme nuove la democrazia rappresentativa. Ecco dunque il perché della nostra volontà di iniziare un'interlocuzione seria con una delle principali istituzioni formative: la scuola.
Oggi noi abbiamo un numero molto più alto che in passato di relazioni interpersonali mediate dalla tecnologia che rendono la vita di relazione più complessa di qualche decennio fa. Siamo consapevoli che in una società dinamica sia più difficile trasmettere i codici e che la nuova democrazia abbia bisogno di un cittadino consapevole ed inserito nel contesto in cui vive. Regione e scuola marchigiana sono dunque chiamate a darsi come obiettivo comune la sviluppo del potenziale umano. In questo contesto le giovani generazioni non possono sentirsi spettatori passivi, ma uno dei soggetti attivi del processo.
L'augurio dunque, è che con i lavori di questo Consiglio regionale si avvii un'interlocuzione positiva, un primo passo di un lungo percorso che ci veda lavorare insieme, istituzione della Regione Marche e istituzione scolastica. Grazie e buon lavoro per il nostro appuntamento odierno.
Ha la parola il presidente della Commissione Statuto, Silvana Amati.

SILVANA AMATI, Presidente Commissione Statuto della Regione Marche. Saluto gli insegnanti, i docenti, i dirigenti, gli studenti che sono in quest'aula. Credo che sia stata una felice intuizione del nostro Presidente del Consiglio quella di pensare a questo incontro. Mi emoziona un po' vedere una presenza così significativa nella nostra aula e vedere tanti giovani anche sedere tra i banchi propri dei consiglieri. Mi rendo anche conto che sono fortunati i compagni del mio partito che, al mio posto, hanno una bionda signorina molto carina, alla quale auguro insieme agli altri, in un futuro, di poter sedere in modo ufficiale in questa nostra sede, per noi così significativa.
La Commissione per lo Statuto della Regione Marche è stata ufficializzata tra le prime in Italia, ha svolto e sta svolgendo un lavoro pensiamo utile, faticoso e molto complesso, perché scrivere la nuova Carta costituzionale della nostra Regione dopo tanti anni è un'incombenza pesante, onerosa e sicuramente importante. Poter oggi verificare con i giovani, con gli studenti, con gli insegnanti in modo così pubblico la prima elaborazione, quindi gli articoli che riguardano il preambolo e i principi fondamentali ci sembra il modo più importante per dare visibilità alla nostra volontà di costruire insieme con i marchigiani, in particolare, in questo caso, con i giovani, la parte più importante del nostro lavoro.
Il lavoro compiuto si è svolto prima di tutto con una riflessione su una scelta: se era il caso o meno di mantenere un'impostazione che era stata qui realizzata negli anni '70. Allora, i "padri costituenti" di questo nostro Statuto ancora in vigore avevano deciso di introdurre il preambolo e noi abbiamo lungamente discusso sulla opportunità o meno di mantenere questa impostazione, quindi di mettere un preambolo prima dell'articolato. Gli studenti che hanno studiato diritto sanno che una discussione consimile si fece per la Carta costituzionale e che poi, rispetto alla Carta costituzionale ci fu invece la scelta di non fare un preambolo. Noi abbiamo invece ritenuto di mantenere una continuità, perché è vero che vogliamo rinnovare il nostro Statuto — è molto cambiata la Regione, in questi anni — ma è altrettanto vero che, come abbiamo anche letto dagli studi che sono stati commissionati a importanti docenti universitari, in realtà nelle Marche ancora non c'è una cultura profonda di rinnovamento in senso "federale" dello Stato e c'è ancora un forte ancoramento alla struttura attuale. Abbiamo quindi ritenuto di mantenere il preambolo, e c'è stata condivisione vasta da questo punto di vista, nella Commissione.
All'interno del preambolo abbiamo fatto riferimento a quelli che sono i principi fondatori della nostra Repubblica, quindi anche della nostra regione, che sono e restano il Risorgimento italiano e, per quanto ci riguarda, il riferimento alla Repubblica nata dalla Resistenza. Riteniamo che questi valori fondanti vadano mantenuti e conservati anche per il futuro e quindi vadano citati, perché citarli già vuol dire assumerli in modo centrale.
Nel preambolo abbiamo ritenuto di mettere anche un altro elemento che ci sembra importante e che crediamo sia molto all'attenzione delle giovani generazioni: il riferimento alla difesa e alla promozione dei diritti fondamentali, della pacifica e solidale convivenza tra le diverse popolazioni che abbiamo nel nostro territorio e nel mondo, con un riferimento che coinvolge lo Stato italiano, l'Europa e gli organismi internazionali.
C'è stata una lunga discussione su questo elemento, su dove fare riferimento alla pace e ai diritti umani, perché crediamo che oggi questi siano elementi che molto appartengono al mondo, molto appartengono, in particolare, alle giovani generazioni, che poteva anche essere pleonastico recitare, perché sono previsti nella Carta costituzionale italiana a cui si fa riferimento anche qui, ma noi abbiamo ritenuto che non fosse invece, in questo momento storico, pleonastico rimetterli. C'è stata una grande discussione nazionale e anche su questo c'è stato un orientamento univoco delle Commissioni per lo Statuto, di dare accenno visibile e solido ai riferimenti della pace e dei diritti umani.
Abbiamo anche citato, sempre nel preambolo, la volontà di garantire adeguati livelli di partecipazione politica e condizioni di vita adeguati ai bisogni della comunità e delle giovani generazioni.
Questa mattina, riguardando le carte prima di venire qui ho notato che nei pochi articoli — una scelta che pure si è fatta è stata quella di ridurre il numero degli articoli di introduzione rispetto al testo precedente di trent'anni fa — sono citate almeno quattro volte le parole "giovani" o "generazioni future". Sono le parole che vengono ripetute con più forza rispetto a un testo che ha comunque un valore introduttivo.
Successivamente al preambolo abbiamo l'ingresso diretto nei principi fondamentali. Siamo al Titolo I e la dizione è appunto "Principi fondamentali", in cinque articoli. I ragazzi che hanno visto il nostro testo nella loro scuola avranno notato che i titoli degli articoli sono posti tra parentesi, perché è nostra intenzione non portare un titolo all'articolato quando vi sarà la definizione finale, ma ora i titoli sono utili per intendersi fra noi e con gli altri nel momento in cui andremo a un confronto pubblico, alle tante consultazioni che, dopo questa, andremo a fare. Abbiamo quindi inteso fare un riferimento che fosse di comprensione comune, prima di arrivare al testo da votare in aula. Partiamo quindi da "Elementi costitutivi", a "Europa, autonomie e formazioni sociali", a "Eguaglianza", a "Sviluppo economico e rapporti sociali", a "Salute, ambiente, cultura e attività sportive". Questi i cinque articoli.
All'articolo 1 parliamo quindi degli elementi costitutivi, ed i commi che troviamo all'interno dell'articolo sono cinque. Dal secondo al quinto comma il riferimento è a questioni oggettive: la composizione del nostro territorio (i Comuni, le Province che appartengono al territorio delle Marche, la città capoluogo — Ancona — che viene ricordata), il dato che i nostri organi si possano riunire non solo nella sede centrale ma anche nelle sedi periferiche, il riferimento allo stemma e al gonfalone regionale che vedete in quest'aula e che forse vedrete anche nelle vostre scuole, in molte delle quali c'è anche la bandiera della Regione — o ci dovrebbe essere sempre di più — insieme a quella italiana e a quella europea. E' il primo comma quello sul quale vorrei riflettere con voi in particolare, perché su questo c'è stata una piena sintonia da parte della Commissione. Il testo è un testo prodotto dalla Commissione che, dopo le consultazioni, andrà al voto in aula. Nel primo comma, dicevo, c'è un riferimento importante alle Marche come Regione autonoma entro l'unità della Repubblica e nell'ambito dell'Unione europea. Rispetto al passato c'è un ricordo forte del raccordo con l'Europa, ma è evidente, tanto più per le discussioni di questi anni, che noi abbiamo teso a segnalare con forza questo valore dello Stato unitario che resta. Come nel preambolo abbiamo fatto riferimento al nostro Stato nato dal Risorgimento e alla Repubblica nata dalla Resistenza, il concetto dell'unitarietà dello Stato ancor oggi, in una impostazione diversa, di diverse organizzazioni di Stato federale, resta fortemente nella nostra volontà di legislatori regionali. Quindi, questo concetto dell'unità della Repubblica italiana credo sia un punto non solo sul quale fortemente riflettere ma al quale ancorarci con forza.
L'articolo 2 vede un riferimento più diretto all'Europa, alle autonomie e alle formazioni sociali. Qui parliamo dell'intervento della Regione, in questo caso l'organizzazione del testo è in quattro commi e si tratta appunto dell'ambito di intervento della Regione che opera nell'ambito dell'Unione europea, che valorizza le politiche comunitarie in un rapporto anche con le altre Regioni. Ormai, anche dopo l'approvazione, con referendum del titolo V della Costituzione, abbiamo sempre più la possibilità di rapporti anche autonomi, in un confronto con altre Regioni nell'ambito dell'Unione europea. C'è anche un riferimento che credo ai giovani possa essere particolarmente di gradimento, ma che noi riteniamo fondamentale: la necessità di promuovere l'integrazione nel rispetto delle diverse culture: il valore del rispetto della diversità, il valore della integrazione credo che siano elementi importanti sui quali ragionare e riflettere insieme. Evidentemente c'è il primo riferimento ad altri organismi essenziali nella nostra impostazione del territorio: le autonomie locali e le autonomie funzionali che sono punti essenziali del governo del territorio.
L'articolo 3 tratta dell'eguaglianza. In questo caso il riferimento riguarda il pieno sviluppo dei giovani e delle donne. Anche qui — mi riferisco alla platea, in particolare ai non colleghi — il riferimento alla pari opportunità è per la prima volta introdotto. Non c'era stato, come non c'è nella Carta costituzionale italiana, perché il valore della differenza di genere tanti anni fa non era presente nella cultura del nostro Paese. Oggi siamo in grado di fare un riferimento concreto al valore della differenza di genere, quindi al fatto di essere una società composta di uomini e donne con uguali diritti e porre questa norma nello Statuto ci sembra particolarmente significativo.
In questo caso non si tratta di una sola dichiarazione di principio ma si parla di parità di accesso alle cariche elettive negli enti, negli organi e negli incarichi di nomina regionale, quindi anche un impegno per i futuri Consigli regionali perché non ci si fermi alla dichiarazione di principio, ma perché dalla legge elettorale agli atti successivi ci sia una possibilità vera, per uomini e donne, di essere negli organismi.
All'articolo 4 si parla di sviluppo economico e rapporti sociali. Il senso è quello di assicurare il diritto al lavoro ai nostri cittadini e anche a chi viene da altri Paesi. Anche questa valutazione di attenzione al mondo esterno credo che sia un segnale importante da riportare nella nostra Carta costituzionale regionale, così come il ricordo al valore del lavoro e alla incentivazione alla massima occupazione. Credo che questo sia uno dei punti che massimamente deve e dovrà interessare in particolare i giovani. In questo caso, quando parliamo di inserimento, non solo ci riferiamo ai giovani, ma ci riferiamo anche a quelle situazioni di disagio, di svantaggio, di disabilità che pure una notevole, diversa attenzione secondo noi meritano nella nostra regione.
Infine abbiamo una attenzione particolare all'impresa, allo spirito imprenditoriale, tradizione della cultura marchigiana, anche qui, di nuovo, con una attenzione allo spirito imprenditoriale dei giovani, delle giovani, delle giovani generazioni che dovranno essere sostenute, spinte, rette dalla Regione futura perché si realizzi nel nostro territorio uno sviluppo equilibrato ed ecocompatibile.
Un riferimento importante, sul quale si è discusso a lungo in Commissione, trovando alla fine la sintesi, è quello di riconoscere qui anche i diritti della famiglia, un'altra struttura portante della nostra società: la famiglia in tutte le sue forme, con ancora un sostegno ai giovani, in questo caso alle giovani coppie, e in particolare un impegno a sostenere le famiglie svantaggiate e le famiglie numerose. Questo centro della società italiana e marchigiana per la prima volta trova riscontro nella Carta costituzionale regionale, così come c'è un riequilibrio dello sviluppo inteso come riequilibrio costa-entroterra, così facile da dichiararsi ma così difficile da praticarsi.
L'ultimo articolo si riferisce alla valorizzazione di alcuni punti fondanti: salute, ambiente, cultura e sport. All'articolo 5, composto di quattro commi, c'è una sottolineatura al diritto costituzionale alla salute, alla tutela della maternità, alla tutela dell'infanzia, alla tutela degli anziani. Un valore importante di riconoscimento, legato anche alla possibilità di rendere fruibili i beni storici, architettonici, ambientali e la promozione di condizioni di effettiva parità per il diritto allo studio. Credo che anche questo sia un punto che vi interessa particolarmente.
Infine la diffusione e il sostegno dello sport, in particolare, ancora una volta, tra i giovani. Il nostro lavoro non si è interrotto. Questo confronto pubblico è per noi di grande valore, così come lo sono i documenti da voi prodotti, di cui sentiremo e terremo conto. Ci auguriamo che di seguito a questo ci possano essere altri momenti di collaborazione e di confronto che ci aiuteranno nella modifica di quanto fatto e nella costruzione di quanto altro dovremo fare, che certamente ci impegnerà ancora per lungo tempo. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Iniziamo la discussione con il contributo di Alessandra Ciarrocchi, dell'Istituto "Da Vinci" di Civitanova Marche.

ALESSANDRA CIARROCCHI, Istituto "Da Vinci" di Civitanova Marche. Non mi risulta facile commentare, o addirittura criticare, i principi presentati in questa bozza dello Statuto che la Regione Marche dovrà approvare e, probabilmente, in un futuro a noi prossimo, adottare.
Purtroppo c'è da dire che con l'andare degli anni, la partecipazione e l'interessamento dei marchigiani per la vita politica sono andati scemando in maniera abbastanza preoccupante. Per questo penso sia giusto e nel contempo utile a tutta la società promuovere una seria e ragionata campagna di sensibilizzazione politica dei cittadini, partendo, come già le Marche stanno facendo, dai giovani e soprattutto dagli studenti i quali, secondo me, possono avanzare proposte e suggerire iniziative più che valide ai già affermati professionisti del settore.
Come è possibile notare nel preambolo, questa serie di articoli deriva dalla perfetta fusione e coesione delle idee del periodo risorgimentale, dei valori emersi in seguito alla Resistenza in Italia, dei contenuti di libertà, pluralismo e autonomia esaltati dalla forze democratiche regionaliste all'interno dell'Assemblea costituente e, infine, delle semplici ma comunque solide tradizioni marchigiane. Scopo unico e ultimo di questa armoniosa coesione tra basi antiche e idee moderne è raggiungere una stabilità e un'accettazione di questi principi, così da poterli promuovere, sostenere e difendere in modo da divenire il pezzo mancante di un grande puzzle che è l'Unione europea.
Tutti questi articoli riguardano, inoltre, la vasta serie di problemi che abbracciano l'intera comunità marchigiana e si propone come fine prioritario la ricerca delle loro soluzioni, in modo tale da offrire ai numerosi cittadini residenti nella nostra regione adeguate condizioni di vita e pari opportunità per poter sfruttare appieno le attitudini e le preferenze di ciascuno, come è possibile notare nell'articolo riguardante lo sviluppo economico e i rapporti sociali.
All'interno di quest'ultimo sono riscontrabili altri interessanti spunti di riflessione, come il fatto che questa crescita economica sarà basata sul pieno rispetto ambientale, sul metodo della programmazione. La Regione inoltre, in questo passo si impegna a garantire i pieni diritti della famiglia, cercando in particolare di agevolare quelle più svantaggiate o magari più numerose, e quelle che risiedono in zone montane o interne.
Gli altri articoli presentati in questo Statuto offrono anche altri interessanti concetti; uno di questi è sicuramente l'uguaglianza sociale, tramite la quale si intende realizzare il pieno sviluppo della persona ponendo l'attenzione sui giovani e disagiati. Con questo passo si vuole analizzare e finalmente raggiungere la parità tra uomo e donna anche riguardo l'assegnazione delle cariche politiche. Quest'ultimo punto sembra sicuramente uno dei più significativi e innovativi di tutto il nuovo Statuto, atto a sottolineare il nuovo taglio moderno e liberale che la Regione Marche sembra voler adottare; dico sembra, non perché analizzando questi articoli io abbia riscontrato idee ambigue o retrograde, ma perché ormai, e voglio aggiungere purtroppo, noi giovani siamo arrivati a un punto tale da dover essere scettici di fronte a tutte le decisioni della società. Devo anche sottolineare che questo fatto non ci rende di certo felici e fieri del mondo in cui viviamo e cresciamo, di quello stesso mondo che avremo presto da gestire, quasi come un'eredità a noi lasciata. Nonostante questa universale delusione, principalmente dei giovani, penso che in tutti noi rimanga sempre un piccolo spazio per la speranza, speranza di esserci sbagliati, speranza che ci assicuri che le belle parole lette stiano per diventare verità di fatto e non solo atti di un archivio che rimarrà il più delle volte chiuso.
Per tutti questi motivi spero, come penso siano in molti a sperare, che il nostro futuro sia basato su queste nuove leggi di vita, un futuro ricco di attenzione verso i bisogno di tutti, senza esagerate disparito e ingiustizie e che quindi, per finire, queste mie ultime parole, parole di una giovane inesperta studente, che però raccoglie e assembla le idee di molti nelle proprie, non risultino solo una gratuita e inutile utopia, bensì un urlo silenzioso che risuoni come una snervante campana nelle orecchie di coloro che nelle più importanti decisioni hanno, per loro assoluto merito, l'ultima parola, l'unica che veramente conta.

PRESIDENTE. Ha la parola Luca Torselletti.

LUCA TORSELLETTI, Istituto tecnico industriale "Merloni" di Fabriano. All'art. 2 dello Statuto, primo comma, abbiamo aggiunto un punto, per quanto riguarda gli squilibri che si stanno attualmente determinando a livello sociale ed economico. L'integrazione recita: "La Regione ispira la sua attività istituzionale al principio della solidarietà, operando per affermare i diritti, il superamento degli squilibri sociali ed economici del proprio territorio".
Questa integrazione è motivata al fine dell'art. 3 della legge 3/2001 nel quale si dichiara la finalità delle leggi regionali di rimuovere gli ostacoli per la piena parità nella vita sociale, culturale ed economica.
Questo perché la discussione in classe ha esaltato proprio gli squilibri che stanno avvenendo a livello economico e sociale nel nostro territorio, nella nostra regione, anche se è caratterizzata da un forte sviluppo economico. Comunque, la povertà, il disagio di alcune zone, anche ad alto tasso industriale sono ormai evidenti.
Per quanto riguarda invece il lavoro svolto all'articolo 5, l'integrazione fatta al primo comma va nella direzione della tutela ambientale specifica. Anche questo, facendo attenzione a un problema sempre attuale, la sperimentazione dei cibi transgenici che non era presa a riferimento o messa in maniera generale al primo comma dell'art. 1.
L'integrazione, che abbiamo chiamato "punto b) del primo comma, recita: "La Regione, attraverso l'istituzione di apposita commissione tecnica e nell'ambito delle proprie competenze istituzionali, effettuerà controlli sulle modalità di sperimentazione degli OGM (organismi geneticamente modificati), al fine di tutelare l'agricoltura di qualità e la produzione biologica. Questo perché con la "legge Bassanini" le competenze in materia ambientale sono state trasferite dallo Stato alla Regione, quindi, visto l'attuale problema e visto gli articoli letti in classe che parlavano di sperimentazione OGM nel territorio marchigiano per quanto riguarda la coltura di meloni, pomodori, barbabietole da zucchero, penso che questa integrazione sia molto importante e che ci sia bisogno di una commissione tecnica che, anche attraverso sanzioni, tuteli la sperimentazione, per evitare che i semi geneticamente modificati, vadano a finire nei campi vicini.
Queste motivazioni che abbiamo scritto a fianco dell'integrazione all'articolo 5, spiegano che l'agricoltura di qualità è tutelabile solo attraverso un controllo stretto di ogni forma di sperimentazione che possa alterare il normale sviluppo della produzione alimentare. Il comma suggerito va in questa direzione anche si dovrebbe instaurare un sistema di sanzioni per garantire la sua attivazione.
Con questa integrazione richiediamo dunque un controllo più stretto della Regione sull'operato delle multinazionali, visto che le multinazionali che operano in ambito regionale sono la Monsanto e altre, comunque a livello internazionale.
Al comma 3 abbiamo aggiunto alla frase "La Regione promuove le condizioni per rendere effettivo il diritto allo studio", le parole "nelle scuole pubbliche". Questo perché la legge nazionale riconosce il sistema pubblico dell'istruzione; ad esso si ritiene debba riferirsi qualunque forma di garanzia del diritto allo studio. La dichiarazione va comunque esplicitata in termini di definizione delle condizioni minime per il riconoscimento del diritto allo studio. Anche questa specificazione, visto l'andamento attuale della situazione politica italiana, è importante e non dovrebbe mancare in una "Costituzione regionale": la garanzia del diritto allo studio di tutti.

PRESIDENTE. Luca Torselletti ha illustrato il lavoro svolto in classe, che ha addirittura prodotto emendamenti, suggerimenti, proposte integrative alla proposta licenziata dalla Commissione.
Ha ora la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI, Consigliere regionale. Saluto tutti e ringrazio il Presidente per questa occasione. Saluto soprattutto i ragazzi presenti. Mi fa piacere trovarmi nuovamente tra i giovani. Io ho insegnato dieci anni alle scuole superiori e vi dirò che fare politica — la facevo anche prima — con il contatto costante, quotidiano dei giovani era sicuramente più bello, più proficuo ed anche più facile, perché gli input che vengono dai giovani, dai ragazzi, difficilmente riusciamo a recuperarli nei libri o nel confronto, anche proficuo, che abbiamo tra di noi adulti. Quindi mi fa davvero piacere l'immersione a cui questa mattina siamo, con grande soddisfazione, costretti.
Parliamo di Statuto, però mi permetto di fare delle note didattiche, anche esplicative di quello che è avvenuto all'istituzione Regione a seguito di determinate riforme, riforme importanti che i ragazzi stessi conoscono, che vanno con il nome di federalismo, con il nome di riforma del titolo V della Costituzione. La Regione da un paio d'anni, soprattutto con la conferma della legge costituzionale avvenuta con il referendum dello scorso anno, è diventata una Regione federale, una Regione con poteri forti legislativi e di ogni tipo, propri. Non parliamo più, quindi, di una semplice autonomia. Soprattutto gli istituti tecnici sapranno che autonomia è qualcosa, anche etimologicamente, che viene comunque elargito, concesso da qualcun altro. Ora la Regione ha una sovranità legislativa propria, perché questo Consiglio regionale fa le leggi regionali, e per questo si è dotata di uno Statuto che, giova ricordare, avevamo anche prima, ma uno Statuto con meno forza, meno vigore normativo, proprio perché di una Regione che non aveva i poteri che si trova ad avere oggi con il federalismo.
Oggi è una fonte primaria di norme, di autoregolamentazione e di autonormazione. Abbiamo la Costituzione a livello centrale, abbiamo le leggi ordinarie che tutti conoscete e questa è una sorta di legislazione intermedia, che per noi è l'atto non solo costituente — statuente, se vogliamo parlare più precisamente di Statuto — ma nello Statuto possiamo darci ogni sorta di regola, mettere veramente quello che vogliamo nei limiti e soltanto nel rispetto della gerarchia delle fonti che vede, ovviamente, al primo posto la Costituzione. Cosicché potremmo davvero anche accogliere quello che il giovane Torselletti ci ha proposto di emendare in un verso o nell'altro e quello che qualche altro vorrà suggerire. Siamo nella fase di costruzione e di scrittura di queste regole.
E' avvenuta una grande rivoluzione nei poteri della Regione. E' una rivoluzione che noi definiamo copernicana, perché come la centralità del sole non era data qualche secolo fa, così prima avevamo a livello giuridico la centralità, comunque, della legislazione statale. La Costituzione, con l'art. 117 parlava di "norme delegate conferite alle Regioni", quindi resta centrale, restava assorbente, restava primaria, principale la legislazione dello Stato che era tutto meno qualcosa che veniva conferito. Ora ci troviamo nell'esatto contrario. Ora, con la riforma del titolo V abbiamo l'indicazione di una legislazione esclusiva dello Stato, quindi alcune materie precisamente indicate, una legislazione indicata come concorrente dove Regione e Stato su alcune altre materie concorrono. Tutto il resto — e non è cosa da poco, è veramente lo stravolgimento, il capovolgimento di un principio — è competenza regionale, quindi su tutte le altre materie, legifera questa Regione, con la riscrittura dello Statuto, così come farà di volta in volta su materie sempre più importanti, dotandosi di una autonomia che per ora è autonomia normativa, legislativa e la stiamo mano a mano attuando, che dovrà essere autonomia finanziaria piena, perché ovviamente non esiste possibilità di ampliare le proprie competenze, soprattutto le proprie competenze legislative, senza denaro. Quindi la Regione potrà avere una sua fiscalità, una sua autonomia finanziaria e anche in questo senso ci stiamo attrezzando. Lo Stato rimane, naturalmente, unitario, centrale, e anche nel preambolo abbiamo ribadito l'unitarietà del nostro Stato nazionale, però le Regioni non hanno competenze delegate ma hanno competenze proprie importantissime.
Concludo dicendo che al di là dei principi che già più o meno abbiamo scritto e che sono perfettibili — per alcuni siamo stati unanimi, in Commissione Statuto, nella votazione, per altri no, ma non è questo il momento di dire dove, come e quando, è questo un momento unitario che non vale la pena minimamente rovinare, comunque fa parte della dialettica della Commissione e della dialettica del Consiglio — arriveremo anche a dover delineare, disegnare i poteri di questa Regione, le istituzioni principali, gli organi principali: sono la Giunta regionale che vedete seduta davanti, con il "Governatore" — ma preferiamo chiamarlo "Presidente" — D'Ambrosio, e questo emiciclo costituito dal Consiglio regionale. Esercitano ed eserciteranno poteri diversi, poteri che da una parte il Consiglio ha visto ampliati, perché la potestà legislativa, per quello che ho detto prima, ovviamente, è maggiore: avremo più materia su cui legiferare, su cui deliberare. D'altra parte, però, si è assistito negli ultimi anni ad una accelerazione verso il potere esecutivo, che è quello della Giunta, quello che il prof. De Rita ed il consulente della nostra Commissione Statuto definiscono contrapposizione, con una metafora bellissima, tra il pugno chiuso della Giunta che comunque deve decidere, che dà gli input politici sui quali il Consiglio discute e legifera e la mano aperta — che mi piace sottolineare da consigliere, perché mi piace trasmettere questa mia fede, fiducia nel ruolo dialettico del Consiglio — del Consiglio che è invece relazione, coinvolgimento, confronto e soprattutto rappresentanza di tutti i partiti. Ecco la prima grande differenza: la Giunta è comunque nominata in base ai partiti di maggioranza, il Consiglio vede rappresentati tutti i colori, tutti i partiti, una minoranza che siede da questa parte e una maggioranza che siede di là. Questo mi preme sottolineare, perché noi andremo verso un disegno di questi due poteri, o meglio la definizione del rapporto tra questi due poteri. Non esiste rapporto se non c'è, però, la precisa delineazione dell'identità di un potere o di un altro. Non è che necessariamente un potere deve rincorrere l'altro, è importante anche e soprattutto il momento dialettico che si svolge nel Consiglio dove tutti siamo rappresentati.
Concludo rifacendomi all'intervento di Alessandra Ciarrocchi: questo maggiore coinvolgimento dei ragazzi, dei giovani, delle associazioni, di tutto quello che dalla varia e variegata società marchigiana viene, può a mio avviso trovare come referente, più il Consiglio che l'Esecutivo che è comunque cristallizzato in posizioni necessariamente più decisioniste. E' veramente il Consiglio che deve fare da interlocutore, da mediatore, che deve essere il più rappresentativo possibile per portare in quest'aula nel momento in cui si dibatte, nel momento in cui si vota, nel momento in cui la legge esce — perché è questo Consiglio che fa la legge — la vostra voce, la voce dei giovani, la voce delle rappresentanze di questa Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola Francesco Poeta.

FRANCESCO POETA, Istituto tecnico industriale "Merloni" di Fabriano. In relazione all'art. 4 abbiamo posto particolare attenzione al problema dell'affido familiare. Al comma 1 si propone un'evidenziazione statutaria dei "poteri promozionali" per le iniziative che sostengono lo sviluppo civile, economico e sociale. Riteniamo anche che è opportuno aggiungere una specifica attenzione verso i giovani, i disabili e le donne, tradizionalmente trascurati nelle iniziative legislative di promozione all'inserimento sociale. Analoga attenzione va riservata alle associazioni, alle cooperative e a tutte le forme associative scelte possono favorire l'inserimento sociale. La tutela della salute passa anche attraverso la sicurezza del lavoro, in armonia con le disposizioni nazionali.
Al comma 2 abbiamo evidenziato che debbano essere dati incentivi economici e fiscali. La legislazione secondaria infatti, può trovare agevolazioni nella dichiarazione statutaria di forme di incentivo per sistemi di sviluppo equilibrati e rispettosi dell'ambiente.
Al comma 3, riteniamo che la Regione, oltre a concorrere a garantire i diritti della famiglia, deve: "affrontare ogni forma di disagio sociale e personale delle famiglie anche con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato; a tal fine riconosce nell'affido familiare uno tra i servizi sociali da sostenere, promuovere e incentivare anche sul piano economico".
Siamo stati motivati dall'opportunità di una legislazione attenta ai disagi familiari e che riconosca il valore dell'affido.
Abbiamo anche osservato alcune esperienze europee. Ad esempio in Germania esistono differenti tipi di famiglie affidatarie: la famiglia affidataria normale; la famiglia affidataria dove vive un bambino con difficoltà; la famiglia affidataria professionale.
In Francia ci sono le "assistenti materne" che hanno un regolare contratto di lavoro, un contratto di accoglienza ed una retribuzione su base mensile che può essere diversa nei vari distretti e varia da un minimo di 550 ad un massimo di 1012 euro mensili, mentre in Italia la legge ha sempre previsto che l'affidamento si dovesse fondare sulla disponibilità e l'idoneità all'accoglienza indipendentemente dalle condizioni economiche.
Noi chiediamo che nello Statuto regionale sia presente un comma che garantisca un credito alle famiglie che si fanno promotrici di tale carico sociale. E' una cosa veramente utile.

PRESIDENTE. Ha la parola Enrico Rimini.

ENRICO RIMINI, Istituto professionale "Panzini" di Senigallia. Noi studenti dell'I.P.S.S.A.R.C.T. "A. Panzini" di Senigallia siamo onorati di partecipare a questo Consiglio regionale aperto.
Siamo rimasti particolarmente colpiti dal comma 1 dell'articolo 4, relativo alla bozza dello Statuto, con il quale la Regione si fa carico di assicurare il diritto al lavoro ai propri cittadini provenienti anche da altre parti dell'Europa e dal resto del mondo, promuovendo l'inserimento lavorativo dei soggetti, assumendo le iniziative per favorire lo spirito imprenditoriale giovanile e delle categorie svantaggiate garantendo la massima occupazione anche al fine di favorire l'inserimento nel lavoro e nella società dei disabili; un impegno non indifferente e non sicuramente facile da attivare.
Da parte nostra c'è una gran voglia di realizzare questi principi come l'imprenditorialità giovanile; nel nostro piccolo la nostra scuola lo sta già facendo da tempo, con l'impresa simulata le aree di specializzazione e così via, anche i rapporti con il resto d'Europa sono frequenti come gli stages all'estero e i gemellaggi, per non parlare poi dell'inserimento dei disabili nel lavoro e nella società, noi abbiamo più di 50 ragazzi portatori di handicap, essi sono integrati pienamente e serenamente nelle classi, ed esercitano, operano, aiutano nelle diverse manifestazioni che si attuano, sentendosi realizzati e dando il meglio di sé.
La paura da parte di noi studenti è che questo statuto rimanga carta stampata, perché a nostro avviso per realizzare ciò non c'è bisogno soltanto di un voto favorevole da parte di questo illustrissimo Consiglio, ma c'è bisogno anche della buona volontà da parte delle diverse componenti delle istituzioni scolastiche e di finanziamenti concreti, derivanti dalla pubblica amministrazione, ma anche da parte dei privati.
Da parte di noi giovani c'è una gran voglia di creare di realizzare qualcosa, di costituire un'attività in proprio, ma è anche vero che ci sono una marea di ostacoli che impediscono tutto questo, troppe tasse, troppe pratiche da sbrogliare che molte volte fanno andar via la voglia e la creatività dei giovani.
Se queste mura saranno abbattute vedrete che non mancherà neanche la voglia da parte degli studenti (che sono il futuro della regione Marche) di realizzare ciò, e se ciò sarà realizzato e di questo ne siamo sicuri, la nostra regione nel campo delle imprese e del lavoro sarà senza alcun dubbio la numero uno.
Sicuri che questo Consiglio prenderà in considerazione questo intervento porgo da parte del sottoscritto e di tutti gli alunni del "Panzini" di Senigallia, i nostri più cordiali saluti.

PRESIDENTE. Ha la parola Marco Moruzzi.

MARCO MORUZZI, Consigliere regionale. Fa piacere questa mattina poter parlare di Statuto con chi l'ha visto al di fuori di questo Consiglio, al di fuori di chi normalmente si occupa di politica e di attività amministrative. Credo che questi contributi siano interessanti non solo da ascoltare questa mattina, ma per noi consiglieri da tener ben presente nel proseguimento dei lavori.
Ritengo che sia interessante fare un parallelo fra il vecchio Statuto e la nuova proposta di Statuto. Innanzitutto lo troviamo su una pubblicazione con la copertina verde che raccoglie anche la Costituzione della Repubblica e lo Statuto dei lavoratori. Non è un caso che questi due importanti elementi del nostro ordinamento siano accomunati assieme allo Statuto della nostra Regione.
Nella copertina, l'allora Presidente del Consiglio regionale Silvana Amati, in una sua dichiarazione diceva: "Sono i documenti attraverso i quali i cittadini e le cittadine vedono riconosciuti i loro diritti". Credo che questa sia l'essenza del lavoro che il Consiglio sta facendo. Stiamo lavorando perché nella nostra regione il nuovo Statuto stabilisca il riconoscimento di diritti fondamentali dei nostri concittadini, e in questo senso c'è un'evoluzione rispetto al precedente Statuto, lo troviamo già nel preambolo. Alcune sono cose in parte scontate, ma neanche tanto: il richiamo alla presenza dell'Unione europea, ad esempio. Nel vecchio preambolo si parlava della tradizione civile, culturale, comunitaria delle popolazioni marchigiane, oggi sono introdotti dei concetti nuovi, innovativi. Sono il frutto dell'evoluzione della società e anche del dibattito che c'è in questo Consiglio, un dibattito acceso, con scontri. A volte i cittadini sono anche scandalizzati da questi scontri, ma la nostra è una società in fermento, questo fermento c'è anche all'interno delle istituzioni. Ci sono opinioni diverse che si confrontano, ci sono alcune battaglie per alcuni diritti che sono rimasti nell'ombra, sui quali devono e possono essere recepiti dei principi innovativi. L'introduzione del valore dell'Unione europea, di un'aggregazione che vada oltre i confini nazionali non è una cosa scontata, non è facile, vediamo quanta xenofobia c'è in questa nostra società ricca in cui si tutela sempre più chi ha e sempre meno chi non ha, sempre più chi è in vantaggio e sempre meno chi non è in vantaggio. Se le norme, se le istituzioni non pongono dei paletti ben precisi, non sarà automatico che il diritto di chi non parte avvantaggiato sarà garantito, sia esso cittadino del nostro Paese o sia esso cittadino proveniente da un altro Paese comunitario o extracomunitario. Quindi questo riferimento all'Unione europea forse ci sta anche stretto, il nostro è un riferimento globale, la globalizzazione non può e non deve essere un fenomeno soltanto economico, occorre una globalizzazione dei diritti, e su questo certamente siamo molto indietro.
Nel preambolo si parla di pacifica e solidale convivenza fra le diverse popolazioni. Credo che in questo si recepisca anche il grande problema della pace. Nella nostra storia noi parliamo di prima e seconda guerra mondiale, ma nel corso del passato secolo ci sono state continuamente guerre, centinaia di guerre, chiamate "conflitti locali", ma conflitti e guerre che hanno portato la morte di tantissimi esseri umani e la distruzione di tanto territorio. Nel preambolo questa presenza, questo richiamo alla pacifica e solidale convivenza tra le diverse popolazioni è importante. E' importante anche che a questo la Regione abbia agganciato una legge sulla cooperazione internazionale che ha permesso alla nostra Regione di intervenire nel conflitto dei Paesi della ex Jugoslavia con interventi fatti in quel territorio anche quando la situazione era drammatica e quando le parti continuavano a combattere tra loro. Strutture che sono diventate un punto di riferimento per la cooperazione, per la convivenza: penso all'esperienza di Mostar e penso al progetto che è partito sempre da questo Consiglio regionale, appoggiandosi a questa legge, e che riguarda la Palestina, la realizzazione di un ambulatorio nella città di Betlemme, una struttura medica attrezzata che sia punto di riferimento per realtà in fortissima difficoltà.
Sempre nel preambolo c'è un riferimento importante a una responsabilità e doveri anche nei confronti delle generazioni future. Questo è qualcosa che mancava nel precedente preambolo e nel precedente Statuto, perlomeno era sottinteso, l'abbiamo voluto esplicitare. E' un riferimento importante, perché questo Consiglio non parla solo di chi è presente nel nostro territorio ma vuole parlare anche di chi sarà in presente in futuro nel nostro territorio, non solo di chi vota in questo momento ma di chi voterà fra cinquant'anni o cent'anni.
I primi articoli stabiliscono alcuni principi fondamentali. Anche qui è interessante il parallelo tra l'ordinamento attualmente in vigore e quello che speriamo venga approvato quanto prima. Perché voi sapete che le riforme istituzionali spesso trovano grandi difficoltà, hanno sempre una lentezza che non è in linea con le esigenze dei cittadini.
Oltre all'art. 1 e al richiamo all'Ue, all'articolo 2 si dice "La Regione opera nel quadro dei principi fondamentali e delle norme dell'Unione europea perseguendo la valorizzazione delle politiche comunitarie regionali e la collaborazione con le altre Regioni d'Europa". Questo è un passo in avanti recente: neanche dieci anni fa si svolgeva a Bruxelles la prima Conferenza europea delle Regioni d'Europa, cioè le Regioni erano chiamate, nella sede del Parlamento europeo, a dare indicazioni all'Ue di come si dovesse sviluppare questo rapporto di sussidiarietà che lo Statuto stesso richiama nel rapporto con i cittadini e con gli enti locali. Il principio di sussidiarietà, difatti, trova spazio nel quarto comma del nuovo articolo 2.
L'articolo 4, riguardante lo sviluppo economico e i rapporti sociali, fa un esplicito riferimento a quanto nel preambolo è in parte evidenziato come necessità di una pacifica e solidale convivenza tra le diverse popolazioni. Qui viene esplicitato dicendo che "La Regione si impegna ad assicurare le condizioni per il diritto al lavoro ai propri cittadini e a quelli provenienti da altre parti dell'Europa e del mondo". E' questo un principio importante, altrimenti il preambolo sarebbe rimasto una pura dichiarazione di principio. Certo, poi dovremo applicarlo in altre leggi, ma noi sappiamo che quando questo Consiglio regionale va a legiferare, deve tenere come punto di riferimento lo Statuto e in particolare i principi fondamentali dello Statuto.
Altro aspetto su cui c'è stato un grande dibattito politico in questi anni è la questione del riequilibrio tra le zone montane e l'interno. Il comma 4 parla di riequilibrio sociale ed economico in favore delle aree montane e interne. Nella nostra regione è stata promossa la Carta di Fonte Avellana, un documento importante che ha visto il confronto fra le parti sociali, i cittadini, i residenti nelle zone montane e le istituzioni per articolare alcuni principi che dicono in concreto come questo riequilibrio si fa, che cosa serve alle zone montane che sono soggette a uno spopolamento sempre più forte e sono nel nostro territorio sicuramente svantaggiate sotto tanti punti di vista.
L'articolo 5 riguarda la salute, l'ambiente, la cultura e le attività sportive. Anche qui ci sono delle evoluzioni importanti rispetto alla vecchia articolazione. Intanto viene precisato che il diritto costituzionale alla salute va difeso attraverso la prevenzione. Uno strumento importante quello della prevenzione, perché spesso pensiamo alla salute come sanità, come cura, quando il problema della malattia è già comparso.
Inoltre si dice anche "eliminazione delle cause di inquinamento" e si introduce un nuovo concetto, quello relativo alla garanzia della salubrità dell'ambiente. I fenomeni di degrado dell'ambiente sono compresi molto meglio in questi ultimi anni e su questo terreno anche nuove forme di inquinamento e di deturpazione del nostro territorio sono avanzate.
La Regione ha approvato una legge che vieta l'uso dei cibi transgenici nelle mense pubbliche, utilizzando il principio di precauzione; ha approvato delle disposizioni innovative sull'elettrosmog, una forma di inquinamento non percepita, fino a qualche anno fa completamente sottovalutata; ha approvato in Commissione e porterà nella prossima seduta del Consiglio regionale una legge sull'inquinamento luminoso, anche qui una disposizione innovativa a livello europeo, tanto è vero che nessuno Stato nell'Unione europea ha mai approvato una legge di questo genere. E abbiamo l'esempio soltanto nella Repubblica Ceca, anche se altre Regioni in Europa hanno preso provvedimenti in questa materia.
Sul diritto all'ambiente lo Statuto segna dei passi in avanti molto importanti, che occorre siano poi tradotti negli atti che tutti i giorni il Consiglio svolge, riformando la legislazione che sarà sottoordinata a questo Statuto.

PRESIDENTE. Ha la parola Francesco Nastasia.

FRANCESCO NASTASIA, Liceo scientifico "Marconi" di Pesaro. La classe II C del liceo scientifico "Marconi" di Pesaro saluta i presenti e ringrazia l'Associazione Scuola Autonoma delle Marche nella persona del presidente Nazzareno Gasparri per averci offerto la possibilità di collaborare alla stesura di un nuovo Statuto.
Vorremmo sollecitare l'attenzione della Commissione Statuto su due elementi che possono essere oggetto di discussione relativamente alle attività sportive.
In primo luogo vorremmo capire per quale ragione il 4° comma dell'articolo 5 non ripropone quanto previsto dai commi 4 e 5 dello stesso articolo dell'attuale Statuto. In particolare sono stati tralasciati i punti che prevedevano la creazione di organismi sportivi e l'incoraggiamento alla diffusione dello sport dilettantistico anche mediante la creazione di appositi impianti e attrezzature, eliminando così un importante aspetto della vita associativa e di formazione dei cittadini.
In secondo luogo ci sembra che sarebbe stato opportuno prevedere la creazione di centri culturali e ricreativi nonché sportivi anche per gli anziani, che troppo spesso vengono dimenticati.
A riguardo vorrei far presente che nella città di Pesaro la creazione di centri sociali per anziani e la formazione di nuove associazioni, come ad esempio l'università della terza età, hanno riscontrato da parte della popolazione grande partecipazione.

PRESIDENTE. Ha la parola Marco Giangolini.

MARCO GIANGOLINI, Liceo Scientifico "Marconi" di Pesaro. Come studenti di un liceo scientifico, cittadini delle Marche, dell'Italia e dell'Unione europea, ci sentiamo in dovere di esprimere la nostra approvazione verso l'apertura dei confini marchigiani all'Europa e al mondo, come sancito nell'articolo 4.
In un mondo dove la globalizzazione regola i rapporti internazionali e ci costringe ad adeguarci agli altri, ci troviamo davanti ad un grosso dilemma: valorizzare i prodotti locali, aumentando i posti di lavoro per i soli cittadini marchigiani o puntare sul mercato mondiale, tralasciando le tradizioni regionali?
Con questo nuovo Statuto la Regione Marche trova una soluzione adeguata, inserendo nei propri programmi occupazionali anche i cittadini provenienti dall'estero. A questo punto però sono necessari due chiarimenti.
Innanzitutto il concetto di diritto al lavoro che crediamo sia inteso come diritto a non trovare ostacoli nel collocamento per tutti i cittadini e non come certezza di un sicuro posto di lavoro, perché ciò sarebbe puramente utopistico e pleonastico. E qui vorrei aprire una parentesi: nel primo comma dell'articolo 4 non c'è riferimento chiaro ai cittadini italiani non marchigiani, come sarebbe invece auspicabile.
In secondo luogo è importante e doveroso credere e investire su questa forza-lavoro europea ed extra-europea, ma è altresì assolutamente necessario tutelarla con adeguati provvedimenti, affinché, in attesa di un'agognata "Carta dei diritti del mondo", queste persone siano effettivamente trattate allo stesso modo dei lavoratori locali.
Speriamo che questo intervento contribuisca a migliorare il nostro Statuto e non sia considerato un'arida e inutile critica. Solo cosi, aiutandoci a vicenda a migliorare, potremo contare su uno sviluppo adeguato alle tematiche mondiali, restando al passo con i tempi ed esprimendo tutto ciò che una regione come la nostra può offrire all'Italia e all'Europa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI, Consigliere regionale. Un saluto agli studenti, agli insegnanti, ai presidi e complimenti ai ragazzi che sono intervenuti con la sintesi dei lavori finora svolti e che mi auguro continuino nella riflessione e nella ricerca.
Avevo preparato un intervento tecnico. Lo metto da parte dopo i vostri interventi, non perché non me l'aspettassi, perché avete lanciato dei messaggi molto precisi.
La mia risposta sintetica in un cammino di ricerca che continua, spero di confronto anche con voi, è la seguente.
Voi avete sottolineato materie, argomenti che sono il diritto al lavoro, l'affido familiare, la tutela dell'ambiente, la solidarietà, lo sport come funzione sociale. Materie sulle quali concordo completamente. Ma sento il dovere, come rappresentante della comunità marchigiana nell'organismo che è la sintesi politica più alta in questa regione per gerarchia di assemblea, di dirvi le seguenti cose.
Anzitutto, noi sentiamo un peso comune, che è quello di organizzare i mezzi. Voi avete evidenziato gli obiettivi, i fini, noi dobbiamo organizzare i mezzi e i mezzi cominciano con la migliore organizzazione della pubblica amministrazione. Qualcuno di voi ha detto "siamo soffocati dalla burocrazia, dalle pratiche, sentiamo la difficoltà di instaurare un contatto tra i cittadini e le istituzioni". Attraverso lo Statuto noi vogliamo un confronto forte con voi per capire quali sono i mezzi migliori, quindi la struttura e l'organizzazione migliori della Regione Marche, sia nel disegno federalista, sia nel disegno sussidiario, sia nel disegno delle autonomie.
Quindi dare forza ai piccoli Comuni, alle piccole comunità, alla solidarietà e sussidiarietà tra Comuni, Province e Regione, alla solidarietà per le zone svantaggiate che oggi soffrono la mancanza o la carenza di servizi come la scuola, la sanità, questi sono gli interrogativi che in maniera più angosciosa ci poniamo tutti quanti qui dentro, come rappresentanti dei cittadini delle marche. Quindi l'organizzazione del potere e degli organi del potere.
E' una discussione che non completiamo qui ma che continua sicuramente. Questa è la nostra responsabilità.
Concludendo e facendo riferimento al primo intervento della vostra collega che ha detto una frase molto significativa, il cui succo era: "noi giovani guardiamo al Palazzo in un certo modo, vorremmo capirci di più, vorremmo giudicarvi meglio e vorremmo capire cosa state facendo", vi do un messaggio provocatorio. Diceva Focault che "sapere è potere". Voi dovete sapere il più possibile e quindi — questo lo dico anche agli insegnanti e ai presidi che sono qui, e che, per il fatto che sono qui significa che sono l'eccellenza della pubblica istruzione delle Marche, quelli che si pongono il problema dell'incontro con le istituzioni, con il potere, con gli organi, in questo rapporto fra il cittadino e il potere che da sempre ha caratterizzato la politica — mandate messaggi coni vostri telefonini al Presidente della Regione, al Consiglio. Avete Internet a disposizione, cercate di capire cosa facciamo qua dentro, ma cosa fanno i vostri sindaci, i vostri amministratori, i vostri assessori, i vostri consiglieri comunali, perché solo così si instaura un rapporto corretto tra il cittadino e il potere.
Permettetemi una critica: troppe volte nel mondo della scuola troviamo insegnanti, studenti — le colpe le ripartiremo un'altra volta — che raccomandano di stare lontani dalla politica. Quanti insegnanti dicono "Cari miei, non mi ponete domande sulla politica, io non parlo di politica". Chissà dove se ne deve parlare? I genitori fanno lo stesso, lo sapete anche voi: "State lontani, è un mondo che è meglio evitare". Se riusciamo a superare questa barriera di eccezionale indifferenza e di veramente nocivo qualunquismo, costruiamo qualcosa di nuovo qui dentro. Noi riceviamo, come consiglieri regionali — e siamo molto soddisfatti di questo — tanti giovani e tante scuole qui dentro. Vi dico una cosa: trovo molta più maturità in giovani di terza media che in tanti genitori che a mio avviso, oggi, ancora si dividono nelle scelte politiche come i tifosi delle squadre sportive, senza neanche approfondire i temi della pubblica amministrazione, della politica e dell'istituzione.
Se riusciamo a capovolgere questo sistema perverso dello scaricabarile, del qualunquismo e a fare della partecipazione e della conoscenza il valore principale, credo che qui dentro nasceranno delle buone leggi, un grande Statuto al servizio dei cittadini, di voi che siete, spero, i parlamentari e gli amministratori del futuro.

PRESIDENTE. Ha la parola Nazzareno Gaspari, presidente A.S.A.M.

NAZZARENO GASPARI, Presidente ASAM. Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, assessori, consiglieri, studenti, docenti, colleghi, è questo un giorno speciale di scuola. Speciale perché stiamo vivendo qui non solo una particolarissima lezione sul campo, ma speciale soprattutto perché stiamo insieme costruendo un nuovo rapporto tra le scuole e l'istituzione regionale, un rapporto fatto di incontro, di ascolto reciproco, di ricerca comune del modo migliore di affrontare le rispettive responsabilità.
Introducendo, il Presidente Minardi diceva, in modo molto sintetico ed efficace, "più Regione nelle scuole, più scuola nell'istituzione regionale". Di questo programma, che è molto più di uno slogan, questo Consiglio regionale aperto è un'espressione emblematica e crediamo molto promettente, perché è il segno della volontà delle scuole di assumere un ruolo attivo e propositivo rispetto alle politiche regionali ed è il segno concreto della volontà della Regione di riconoscere questo ruolo alle scuole e di porsi in un atteggiamento di interlocuzione, di confronto, di dialogo.
Tanto più importante quanto più le riforme degli ultimi anni e la riforma del titolo V della Costituzione pongono su un nuovo piano — ed è stato ricordato da alcuni consiglieri, ma hanno alluso a questo anche alcuni interventi dei nostri studenti — le responsabilità della Regione rispetto alle politiche dell'istruzione, quindi i rapporti tra la Regione e le scuole.
Per brevità sintetizzerò in pochi punti i cardini di questo nuovo rapporto, così come noi scuole vogliamo e così come ci impegniamo a costruirlo con la Regione.
Primo, quello che ci chiedeva giustamente il Presidente Minardi nell'introduzione: le scuole, in coerenza con le riforme in atto guardano alla Regione come ad una istituzione fondamentale di riferimento e guardano al territorio regionale come al terreno concreto sul quale misurare la loro progettualità formativa.
Secondo, le scuole rivendicano il diritto-dovere di svolgere un ruolo attivo rispetto alla formazione delle politiche regionali in materia di istruzione, chiedono di essere riconosciute come soggetti, prima che come semplici destinatarie di decisioni, risorse e servizi e vedono in uno degli articoli dello Statuto, in particolare l'articolo 2, comma 4, il presupposto fortemente auspicato della loro partecipazione, in quanto autonomie funzionali, all'esercizio dell'attività legislativa e amministrativa della Regione.
Però, per rendere concreto questo esercizio è fondamentale che siano costituite sedi ufficiali e strumenti di raccordo ai diversi livelli, tra le scuole, la Regione e gli enti locali (Province, Comuni e Comunità montane).
La Regione, nell'ambito della sua funzione legislativa, programmatoria e regolatrice, dovrà valorizzare l'autonomia delle scuole come volano di progettualità e come garanzia di aderenza ai bisogni del territorio, e la valorizzazione dell'autonomia dovrà puntare anzitutto a favorire per tutte le scuole — tutte, non solo quelle capaci di maggiore competitività — le condizioni migliori di esercizio della loro funzione e di sviluppo delle loro potenzialità.
In una parola, dobbiamo dar luogo, insieme, ad un intreccio virtuoso tra lo sviluppo dell'autonomia delle scuole e il processo federalista. Questo non solo perché non si ricreino condizioni e forme di nuovo centralismo — c'è qualcuno che paventa questo rischio — ma perché davvero le riforme, i nuovi poteri della Regione, i nuovi rapporti fra Regione e scuola siano, come abbiamo detto anche in altre sedi, un fattore forte di sviluppo e di qualificazione del sistema di istruzione e di formazione e facciano del sistema di formazione e di istruzione un fattore forte, effettivo di crescita per l'intera comunità regionale.
Per questo siamo qui, con 11 scuole delle 4 province, che rappresentano l'intera realtà regionale e per questo crediamo, desideriamo e ci impegniamo affinché questo Consiglio aperto non sia fine a se stesso ma sia, come è stato giustamente detto, un inizio.

PRESIDENTE. Ha ora la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI, Consigliere regionale. Un saluto ai ragazzi, agli insegnanti e ai presidi che sono presenti.
Credo che l'atto che stiamo compiendo questa mattina, questo confronto sia qualche cosa che va al di là del simbolo rappresentato da un momento nel quale il Consiglio regionale si incontra con i giovani e con le scuole. Credo che sia qualcosa di più di un atto simbolico, che sia una ricerca, una volontà di coinvolgere attorno ad un atto che stiamo compiendo — la definizione del nuovo Statuto della regione Marche — di coinvolgere attorno a qualche cosa di importante e che speriamo lasci il segno nel futuro dei nostri giovani e delle nostre comunità.
Quello che stiamo facendo — vorrei soffermarmi su questioni generali — non è uno sfizio, un qualche cosa che attiene a questioni burocratiche, alla definizione di qualche norma che dovrà regolare la nostra regione. Quello che stiamo facendo è un qualche cosa di più, che risponde a problematiche di grande respiro e che riguardano il cambiamento che sta avvenendo nel mondo.
Se ci fermiamo a riflettere, noi stiamo discutendo dello Statuto della Regione Marche, ma chi di voi legge i giornali — e spero che siate in tanti — sta vedendo che la stessa cosa, anche se in modo diverso, la si sta facendo per quanto riguarda il tentativo di definire le nuove regole e il nuovo Statuto dell'Europa. Cosa significa questo? Significa che l'economia, il mondo sta cambiando, significa che la politica deve ridefinire le nuove ragioni e le nuove modalità della convivenza civile e sociale.
L'economia è globalizzata, questo ha trasformato le regole e ha fatto venir meno, per certi versi, la funzione di alcuni livelli di istituzioni. Stiamo ragionando e discutendo per ridisegnare quali debbono essere le nuove forme di partecipazione, le nuove forme del governo. Quindi, non soltanto l'economia globale, ma l'uomo che, attraverso le proprie attività, la propria capacità di lavorare alla creazione del consenso, al futuro della propria comunità, si dà nuove regole.
Ecco perché un atto di questa natura non può prescindere dal rapporto anche con le scuole, così come con tutte le istituzioni sociali, politiche ed economiche. Non può essere un atto che rimane racchiuso nell'ambito della sede consiliare, pure autorevole, pure importante, che sarà quella che alla fine deciderà attraverso un voto, ma non può prescindere dal confronto, dal fatto che tutto questo sia il più possibile partecipato e quello che stiamo facendo venga percepito — di qui lo sforzo importante che si sta cercando di realizzare — come un qualche cosa che riguarda il nostro futuro, il futuro delle nostre comunità, rispetto al quale è importante cercare di capirci ed esprimerci su che cosa ci aspettiamo.
Con il nuovo Statuto definiamo le nuove regole, definiamo gli obiettivi generali, non definiamo questo o quell'obiettivo in senso stretto, come in qualche intervento di qualche studente ho sentito, che magari attiene di più alle leggi che questo Consiglio farà successivamente. Quello che stiamo facendo in questo momento è qualche cosa di più, che attiene alle regole generali, alla cultura della convivenza alla quale ispirare le nostre regole di partecipazione. Lo sforzo che cerchiamo di fare da questo punto di vista, è nel tentare di darci regole di una Regione che fa parte di uno Stato unitario che partecipa all'Unione europea e che in questa scala di definizione di poteri, di funzioni e di compiti cerca di tener conto di quelle che sono le nostre particolarità, le nostre peculiarità, sapendo che la nostra è una regione piccola, fatta di piccole comunità, fatta di una economia sparsa, un'economia diffusa. Quindi nel definire le regole dello Statuto regionale occorre non solo definire come la Regione Marche, attraverso la Giunta e il Consiglio deve governare, ma come si esercita il governo attraverso il livello delle autonomie locali, quindi non solo Regione ma anche Comuni, Province, Comunità montane. E insieme a questo, anche come si attua il livello della partecipazione alle scelte che la rappresentanza politica che siede in questo Consiglio regionale, che è espressione delle forze politiche, dei partiti politici, che ha quindi una responsabilità generale sui cittadini della nostra comunità, tiene conto, nel momento in cui va a decidere, degli altri livelli di partecipazione, che sono le forze politiche che ancora hanno una rappresentanza generale, seppur di parte, ma anche rappresentanze più specifiche, più settoriali, che sono quelle economiche, quelle sociali, quelle del volontariato, ma io aggiungo anche le autonomie funzionali, che sempre di più una società complessa ha bisogno di avere. Mi riferisco alle camere di commercio in questo caso, e ci inserisco anche le scuole e le università.
Giustamente ho sentito prima, nelle parole del prof. Gaspari, come viene colto in positivo e giustamente il ruolo che la scuola delle autonomie dovrà assumere in un processo di federalismo che stiamo cercando a fatica di attuare e come anche la scuola, nella sua funzione primaria, che è quella dell'educazione dei giovani, svolga e possa anche svolgere il ruolo di contributo alla definizione di quelle che sono le scelte che comunque, nella responsabilità che i consiglieri che siedono in quest'aula hanno, dovranno decidere con il loro voto.
Concludo augurandomi — come sono convinto, non solo dal punto di vista istituzionale ma anche politico, per il gruppo al quale appartengo, i Democratici di sinistra — un impegno di un lavoro che vuol fare e farà nei prossimi mesi, di questo momento, di questo appuntamento politico, un appuntamento che vedrà e dovrà vedere la partecipazione più larga possibile di tutti i cittadini della nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola Valentina Vignoni.

VALENTINA VIGNONI, Istituto tecnico commerciale "Benincasa". Il mio intervento sarà molto breve. Esaminando questa bozza di Statuto che mi è stata recapitata, mi sono accorta che manca un articolo sui diritti fondamentali dell'uomo. Questi diritti fondamentali dell'uomo sono enunciati nel preambolo. Durante l'anno scolastico abbiamo fatto uno studio comparato di tutte le Carte costituzionali dell'Ue, dell'Onu e quindi anche la nostra Costituzione, pertanto mi chiedo perché, mentre in tutte le altre Carte costituzionali è presente un articolo che enuncia i diritti fondamentali dell'uomo, nello Statuto regionale manca questo articolo.

PRESIDENTE. Ha la parola la prof.ssa Maura Antonini della Scuola media di Visso.

MAURA ANTONINI, Scuola media di Visso. Ringrazio tutti per avermi dato la possibilità di essere qui. Rappresento la scuola di base e vorrei dire che noi insegnanti della scuola di base, media in particolare, fondiamo il nostro lavoro sull'orientamento. Le materie che insegniamo, i progetti che facciamo e le iniziative che prendiamo sono sempre finalizzati alla conoscenza che l'alunno può acquisire di sé e di tutto il mondo che lo circonda, quindi la valenza formativa della nostra scuola è tanto più importante quando si pensa che i ragazzi, a soli 14 anni devono avere già abbastanza chiaro che cosa vorranno fare di sé. E' molto impegnativo per noi, promuovere in essi la conoscenza di poter operare scelte personali, piccole o grandi che siano, in armonia con le loro attitudini, i loro desideri e la loro volontà di essere soggetti presenti e integrati nel mondo del lavoro, con competenza ma soprattutto con la gioia di fare ciò che più li soddisfa.
Noi insegnanti, per questo abbiamo bisogno di sostegno alle attività di formazione e informazione, per cui questo momento lo trovo molto interessante come momento di scambio, perché chi ci governa può ancora meglio entrare nel merito dei bisogni dell'universo scuola. Sarebbe molto importante per noi conoscere con sempre maggiore chiarezza gli scenari di carattere economico delineati dalle politiche regionali, perché essi costituiscono indirizzi utili al nostro lavoro di orientamento e un momento di confronto e di allargamento delle prospettive da dare ai nostri ragazzi, in modo tale che essi possano sempre meglio investire le proprie risorse, ragionare sulla realtà e prendere una posizione.
Inoltre, voglio dire che io insegno in una scuola di montagna, ai confini della regione e spesso in queste scuole si rischia di rimanere fuori dai circuiti. Il Comune a cui la mia scuola appartiene fa parte di quei 142 sotto i 3.000 abitanti e la Regione Marche si è sempre dimostrata sensibile ai problemi, come oggi ho anche potuto sentire, derivanti dalle situazioni di marginalità. Sono sicura che la Regione è convinta che l'universalità dei diritti non può essere limitata alla dimensione demografica, ma deve essere estesa a quella geografica e culturale di ciascun individuo. Ci sono state delibere fatte in questo senso, che hanno considerato con particolare attenzione le scuole delle periferie regionali che sono sì autonome, ma la Regione ho capito che non vuole lasciarle sole. Però non sempre queste sono state coinvolte in un effettivo dialogo dagli enti locali preposti, in quanto essi, a volte, non si sono dimostrati dei tramiti efficaci tra le realtà scolastiche e l'Amministrazione regionale, di conseguenza alcune problematiche sono rimaste in parte irrisolte, come quelle riguardanti il sostegno alle famiglie, alle persone svantaggiate, ai trasporti che per noi sono fondamentali, all'integrazione dei soggetti più deboli.
Credo che affinare funzioni di monitoraggio per acquisire ed elaborare elementi conoscitivi potrebbe consentire al Consiglio regionale di svolgere più efficacemente atti politici verso i cittadini che sono portatori di interessi più deboli come quelli che io rappresento e che vivono in questi territori con risorse economiche non sufficienti per costruire e gestire delle strutture scolastiche alla pari con quelle dei territori più importanti.
Mi sembra quindi importante, da una parte dare più poteri e risorse ai Comuni e, nelle piccole realtà, non solo al singolo Comune ma ai Comuni vicini, in modo tale che possano collaborare non in competizione come qualche volta accade, ma in collaborazione, con responsabilità e autorità per trovare localmente degli assetti sussidiari e cooperativi. Dall'altra parte sarebbe importante fornire una costante informazione alle scuole in modo che possano diventare interlocutrici della Regione direttamente, alla pari degli enti locali.
Queste scuole non devono necessariamente essere organizzate allo stesso modo in tutta la regione, ma pur non essendo possibile dire che cos'è migliore o peggiore in assoluto, si può realizzare una pluralità di soluzioni confrontabili, ognuna frutto del tentativo locale di trovare la migliore, perché credo che lo scopo finale debba essere comune: quello di condurre tutta l'utenza verso obiettivi unici, irrinunciabili e condivisibili in tutto il territorio, per uno sviluppo culturale armonico, adeguato alle esigenze che noi abbiamo per la scuola superiore, adeguato alle esigenze del mondo del lavoro che, come dicevano i ragazzi prima, non è più solo regionale, statale, ma anche europeo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI, Consigliere regionale. Presidente, colleghi consiglieri, signore e signori, voglio portare il contributo del gruppo regionale dei Comunisti italiani a questo dibattito, perché il nostro Paese è stato caratterizzato, in fasi diverse della sua storia, da tentativi che andavano fuori dal solco democratico e dal dettato costituzionale: dalle repressioni dei Governi Tambroni alle stragi irrisolte. Vere e proprie sovversioni delle classi dirigenti, come le avrebbe chiamate Gramsci, deviazioni dai principi fondamentali sanciti dalla Costituzione antifascista nata dalla Resistenza contro il nazismo e contro il fascismo. Tuttavia, mai come oggi è in pericolo lo stesso dettato costituzionale. Infatti, da un decennio a questa parte è in atto da un lato un revisionismo storico che ha indebolito anche quella memoria che, soprattutto nelle giovani generazioni, doveva portare ad una continuità nei principi, ma non solo nelle giovani generazioni, e dall'altro l'affermarsi di una cultura egoista, basata non già sui diritti bensì sui profitti; non su una cultura di pace ma sulla sopraffazione e sulla guerra come regolatrici delle controversie, ma quelle controversie con la guerra non si sono risolte, anzi si sono aggravate: dagli embarghi che fanno morire i bambini alle guerre in Afghanistan che non hanno sconfitto il terrorismo, al genocidio nei confronti del popolo palestinese.
Nel nostro Paese l'affermarsi di un Governo di destra — ma anche in Europa — il pericolo reale di cambiare la prima parte della Costituzione è concreto. Sono al Governo gli eredi del fascismo, insieme alle forze razziste come la Lega e aziendaliste come Forza Italia. Oggi si attacca la democrazia reale, l'art. 18, i diritti degli immigrati, con la conseguenza logica di sovvertire le gerarchie dei valori. Non più una Repubblica fondata sul lavoro bensì sull'impresa. Anzi, nella pratica concreta questa gerarchia è già cambiata.
I Comunisti italiani sono impegnati in questo contesto, anche nelle Marche, in difesa della necessità di sancire la democrazia reale e quella formale. Si è passati da un concetto di diritti, in primo luogo quello del lavoro, al concetto delle opportunità. E sappiamo che le opportunità molto spesso sono colte da quelli più abbienti, dai ricchi.
In Italia, in Europa e nel mondo non siamo nella necessità di affermare una pacificazione ma di affermare una vera e propria politica di pace. Ed anche nelle Marche, attraverso una concezione che è stata sottovalutata dalle forze democratiche, da un decennio a questa parte, siamo dentro un federalismo, una sorta di federalismo senza risorse, che non riesce a risolvere i problemi, ma anche dal punto di vista storico vorrei ricordare che il federalismo, laddove esso si è attuato nelle diverse parti del mondo, serviva ad unire, dava quella unità possibile a Paesi che erano divisi, molto divisi in nazionalità ed etnie. Viceversa il nostro Paese, che ha una unità statuale molto giovane, un federalismo senza regole, rischia di dividere tra zone ricche e zone povere. Noi siamo più propensi a parlare, più ragionevolmente, di regionalismo, di affermare dentro una unità statuale, non certo intesa come nazionalista bensì uno Stato che sia effettivamente unitario nei diritti, dopodiché unitario nelle opportunità, unitario soprattutto nella erogazione delle risorse.
In realtà, questo dare più potere alle Regioni, questo federalismo non rafforza le Regioni stesse, perché esse — anche le Marche — sono dentro uno stato di competizione contro altri livelli, contro altre Regioni, contro lo Stato nazionale e addirittura contro l'Europa. Ecco allora che quando parliamo di Statuti — dobbiamo parlare di "Statuti" e non di "Costituzioni regionali" — dobbiamo avere di fronte a noi una saldezza nei principi.
Le Marche stanno lavorando su questa strada, perché la bozza di Statuto delle Marche — che voi studenti e professori, in questa riunione del Consiglio regionale state arricchendo in maniera seria e concreta nel preambolo riafferma — prevede la riaffermazione molto netta dei principi sanciti dalla Costituzione, da quella Costituzione nata dall'antifascismo e dall'antinazismo; quella Costituzione che si basa sul diritto al lavoro, quella Costituzione che prevede la necessità di costituire anche nelle Marche pari diritti e non solo pari opportunità.
Potete sorridere colleghi della destra, ma questa è la posta in gioco. Ecco perché i principi debbono essere molto saldi: proprio per dare alle Marche, a questa regione quei diritti fondamentali che servono a risolvere i problemi, a difendere la scuola pubblica, la sanità pubblica, il diritto a un'informazione pluralista e libera, quelle cose che voi state mettendo in pericolo laddove governate, come nel Lazio dove avete istituito una censura per i libri di testo. (Interruzioni).
I ragazzi, i colleghi, i professori possono vedere da un lato la serietà, il rigore dell'affermazione di una declinazione politica e dall'altra l'intolleranza di chi non la pensa come loro.
Concludo dicendo che questo Statuto che le Marche stanno concretizzando, è in piena continuità con quei principi democratici, tuttavia dobbiamo fare un salto di qualità e prendere coscienza, fare tesoro anche delle cose che voi avete detto, perché i principi da soli non bastano. Se da un lato quei principi possono sancire dei diritti reali, dall'altro le Marche, l'Italia, l'Europa, il mondo sono cambiati in profondità ed insieme ad una crescita molto forte dell'occupazione, della ricchezza, al tempo stesso sono cresciute le diseguaglianze, sono aumentati gli incidenti e i morti sul lavoro, è cambiata la natura stessa dell'economia e della politica delle Marche, ed oggi le istituzioni democratiche, la Giunta regionale, quelle comunali e quelle provinciali e questa Assemblea elettiva non hanno più quel filtro di partecipazione che prima era costituito dalla politica, dalla grande politica. Oggi il cittadino si vede sguarnito, espropriato e quindi ha come unico interlocutore le istituzioni. Dobbiamo recuperare la politica e al tempo stesso dobbiamo dare ad essa quelle risorse necessarie di partecipazione per risolvere i problemi, soprattutto di partecipazione, quella partecipazione utile e necessaria, principalmente da parte delle giovani generazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola Valentina Paolucci.

VALENTINA PAOLUCCI, Istituto tecnico per geometri "Bramante" di Macerata. Dopo avere analizzato la proposta inoltrata dalla Regione marche sulla possibilità offerta agli studenti di partecipare alla stesura del nuovo Statuto regionale, gli alunni dell'Istituto tecnico per geometri "Bramante" di Macerata hanno ritenuto opportuno inserire al comma 3 dell'art. 5 l'organizzazione di stages estivi da parte di ogni scuola, con l'aiuto della Regione Marche. Questa attività favorirebbe l'inserimento degli alunni nel triennio, nel settore nel quale si stanno specializzando, oltre all'acquisizione di un ulteriore credito formativo valutabile nell'esame di Stato.
In riferimento al comma 1 dell'art. 4 inerente l'imprenditoria giovanile, gli alunni propongono l'adesione da parte delle scuole al progetto IG a seguito di questa loro esperienza attraverso la quale hanno potuto ampliare le conoscenze su un settore in continua evoluzione con il mercato e sulle leggi che lo disciplinano.

PRESIDENTE. Ha la parola Marco Sanalitro.

MARCO SANALITRO, Istituto tecnico per geometri "Bramante" di Macerata. Sono uno studente-imprenditore, proprio grazie all'impresa IG students, una fondazione non a scopo di lucro. Per parlarvi di IG students devo partire dal 1998 in cui un rapporto dell'Ocse bacchetta l'istruzione italiana per quanto riguarda il sistema di apprendistato, molto rudimentale rispetto agli altri Paesi europei, suggerendo l'intervento con una cultura imprenditoriale e una più stretta collaborazione tra imprese e scuola.
IG students è un rapporto tra scuola e impresa che aiuta a una più semplice entrata nel mondo del lavoro da parte dello studente. Io ho avuto giovamento nel fatto di avere la possibilità di cercare azionisti, avere rapporti con altre persone, cercare sponsor, quindi altre imprese.
Come funziona? Venti studenti del quarto anno o anche universitari — parliamo di giovani da 16 a 26 anni — sostenuti da un tutor ma anche da un fitto sistema di assicurazioni che ci tutelavano nei confronti di terzi e assicuravano i terzi rispetto a debiti nei confronti di altre persone, si sono dedicate all'imprenditoria. Inoltre, altre 22 persone svolgono attività di collaborazione con le prime 20, quindi svolgono ricerca di mercato, ricerca di sponsor, perché per poter partire c'è sempre bisogno di denaro. Inoltre, con la ricerca degli azionisti abbiamo raggiunto un capitale, per poter iniziare, che non può essere superiore a 2.000 euro.
Questa iniziativa si svolge nell'ambito scolastico, dura dieci mesi e si conclude a giugno, dopo una iniziale costituzione con tanto di denominazione sociale. Quindi a giugno si ha lo scioglimento, e tutti gli azionisti principali, imprenditori e non solo ma anche gli azionisti secondari che hanno avuto fiducia in noi, partecipano agli utili.

PRESIDENTE. Ha la parola il prof. Michele Corsi.

MICHELE CORSI, Università di Macerata. Ringrazio il Presidente e il Consiglio per avermi dato l'opportunità di presentare in questa giornata, che tutti noi abbiamo notato quanto è importante, una iniziativa culturale, un convegno che un dipartimento dell'università di Macerata, il dipartimento di filosofia e scienze umane, terrà nel prossimo mese di ottobre. A questo fine ho lasciato alla segreteria di questo Consiglio una serie di fotocopie che illustrano questo convegno.
Il tema di questo convegno mi pare rientri in pieno nel dibattito cui stiamo assistendo, perché ha come titolo "Educazione alla democrazia tra passato e presente". Mi pare che noi assistiamo fortemente a una domanda, a un bisogno, a una esigenza di democrazia.
Lo Statuto di cui si sta parlando oggi è il punto di arrivo di un processo democratico e al tempo stesso vuol essere ulteriormente un punto di avvio di una costruzione maggiormente democratica, la costruzione di una democrazia per la nostra regione. Perché questo tragitto tra un punto di partenza e un punto di arrivo sia il più proficuo possibile, necessitiamo indubbiamente di persone, di cittadini adeguatamente formati e democratici.
Quindi una università, che è un segmento del sistema scolastico più ampio che ho sentito citare in due interventi di due consiglieri regionali, non può non porsi sempre, ma particolarmente oggi — il Presidente Minardi parlava di una terza fase della democrazia nel nostro Paese — il compito di rispondere, di tentare o di dare un contributo a questa domanda.
Per questo motivo il pubblico cui questo convegno intende rivolgersi nel prossimo mese di ottobre sono innanzitutto i giovani. Noi adulti o tardo-adulti ormai abbiamo convenuto una serie di convinzioni in proposito: sono i giovani — e questo è anche lo spirito di questa mattina di lavoro — i principali interlocutori di un'educazione alla democrazia, gli insegnanti, cioè il mondo della scuola, i genitori — la presidente Amati ha citato la famiglia come un'importante palestra di democrazia — i politici, i mass-mediologi.
Penso che queste cinque realtà oggi hanno un compito fondamentale nell'educazione alla democrazia, quella democrazia che nell'obiettivo di questo convegno vuol essere per ciascuno di noi uno stile, un abito mentale, un atteggiamento, una virtù sociale; una virtù sociale, quella democratica, che ingloba in sé altre virtù: la virtù del rispetto, la virtù del coraggio, la virtù della generosità, la virtù della solidarietà.
La democrazia è uno stile che attraversa la persona in ogni momento della sua esistenza, dalla nascita alla morte, e attraversa qualunque dinamica sociale.
Venendo al convegno — mi sono permesso di portare fotocopie di prospettazione di questo convegno — esso è articolato in quattro mezze giornate di lavoro. Il tema della prima mezza giornata è "L'educazione alla democrazia nell'Italia repubblicana"; la seconda mezza giornata ha per tema "L'educazione alla democrazia nella famiglia e nella scuola oggi", cioè le due grandi agenzie educative; la terza mezza giornata di lavoro ha per tema "L'educazione alla democrazia nella società multietnica e multiculturale", cioè questa nuova prospettazione di società nella quale famiglia e società si pongono e si pone la domanda della educazione delle giovani generazioni; intendiamo chiudere questo convegno con un forum aperto, dal titolo "L'educazione alla democrazia: una sfida per la comunità locale", al quale inviteremo i rappresentanti delle istituzioni, dai Comuni alla Regione, rappresentanti istituzionali perché crediamo che in questo dibattito comune noi si possa dare un contributo in proposito.
Abbiamo volutamente invitato come relatori a questo convegno voci culturalmente diverse, prospetticamente diverse, per fare un servizio autentico alla democrazia. Cito due titoli degli interventi — alcuni pescano dall'associazionismo giovanile alla democrazia negli anni del secondo dopoguerra e quant'altro — uno dei quali in piena sinergia con il dibattito di stamane: "La scuola come luogo di costruzione e condivisione delle regole", e al tempo stesso un secondo titolo, cioè "La famiglia come palestra di democrazia: il rispetto di sé e dell'altro".
Penso che affinché la democrazia si incarni nel nostro Paese, e non da ultimo nella nostra regione, abbiamo bisogno di testimoni appassionati della democrazia stessa. Penso che l'università e la scuola un contributo formativo a questo riguardo, di testimonianza, di valori, di passione civile, possano e debbano darlo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA, Consigliere regionale. Ringrazio tutti, soprattutto l'illuminato Presidente Minardi e chiedo scusa ai miei colleghi consiglieri che sorridono perché potrebbero non avere avuto l'opportunità di esprimere il loro pensiero.
Parto da una considerazione molto semplice. Mi sto battendo, da due anni, per la scolarizzazione della cultura di pace che nasce dalla libertà. Oggi parliamo di generazioni future, quindi parliamo in maniera concreta dell'art. 14, "Associazione università per la pace". Che cos'è questo articolo 14? Molti hanno messo il dito sulla mancanza di riferimenti ai diritti umani. No, la Regione Marche è prima in Italia, prima in Europa e, vi dico, prima al mondo, proprio perché è riuscita, all'unanimità, ad esprimere — questo è il grande garbo, il grande equilibrio istituzionale — una proposta di legge sulla cultura della pace che nasce dalla libertà e dalla libera espressione.
Abbiamo proposto in questo Consiglio l'Onu dei bambini, ma soprattutto quello che andremo a fare, con l'Associazione Università per la pace, riguarda il rapporto tra impresa e scuola e soprattutto tra la formazione avanzata, quindi l'università di eccellenza gestita dai Premi Nobel. Troveremo le forme su questo argomento, Presidente, però ringrazio il Presidente Minardi, il consigliere Silvana Amati, ma tutti i 40 consiglieri, perché questo è un Consiglio regionale attento ai giovani. Ma ai giovani debbo dire una cosa: nessuno di voi ha percepito, ha individuato un fatto. L'Onu chiede scusa ai bambini. I bambini di 15 anni fa siete voi. I nuovi obiettivi da realizzare entro il 2015: il diritto dei minori è la famiglia.
Il prof. Corsi ha citato il consigliere Silvana Amati in merito alla famiglia, ma non ha spiegato il senso della famiglia. Nello Statuto ci sono atti politici e la diversa interpretazione delle diverse parti ci pone, a volte in contrasto, dando all'esterno quasi smarrimento. No, state tranquilli, le idee sono chiare: c'è l'assoluto e c'è il relativo. L'assoluto nasce dalla democrazia, il relativo è l'interpretazione demagogica che a volte si ha, anche nei vostri insegnanti che sono alle mie spalle. Non crediate che siano puri come noi non siamo puri, nel senso sociale della parola.
Quindi bisogna scolarizzare la cultura alla democrazia, alla socializzazione, alla multicultura, alla multietnicità. La scolarizzazione deve partire dalle materne, per arrivare con l'università dell'Italia centrale, perché noi abbiamo citato "Centronia", quindi l'Europa, le sei Regioni dell'Italia centrale che si stanno muovendo nei dialoghi di Assisi.
Noi abbiamo, Presidente, questo comun denominatore di essere la macro regione dell'Italia centrale. Se andiamo a caduta dall'alto verso il basso, ci rendiamo conto che alla fine resta l'uomo, e nello Statuto della Regione Marche questo principio è bene inquadrato, il che significa, con la sua multidisciplinarietà, con il suo concetto di onniscienza per complementarietà, perché ognuno di noi è bravo per quello che sa fare ma non è un generalista, dei generalisti diffido... Siamo specialisti in queste cose. Ecco perché l'università della pace, che parte come concetto post-laurea, valorizzerà le università locali, le università della regione ma in un confronto mondiale. Quindi andremo verso l'università di eccellenza, gestita dai Nobel. Questa è la speranza rivolta a voi giovani. Non ci incantiamo e non ci parliamo sul bene. Oggi siete venuti, non sarei stato capace io di citare gli articoli, gli emendamenti, i subemendamenti. Questo mi fa capire che c'è una preparazione che viene prima di venire in Consiglio. Molte volte noi arriviamo in Consiglio impreparati, come oggi io sarei impreparato ad affrontare il discorso se lo avessi posto sulla politica come ha fatto il mio collega Procaccini che mi auguro sia il prossimo assessore alla cultura della pace e della mondialità.
Il messaggio e il rimprovero al partito-azienda post fascista, xenofobo non ci riguarda, Procaccini. Noi siamo per una autentica cultura della democrazia. Ma a questi ragazzi oggi deve venire, da noi, questo messaggio di speranza, di credere dalla Regione Marche al mondo, perché il marchio doc si ha sulla qualità, la qualità che noi siamo stati capaci di esprimere all'unanimità con il concetto preciso di che cos'è l'università della pace, che fa parte delle leggi della Regione Marche, e sarete voi nuove generazioni in grado di gestire questo processo di confronto mondiale.

PRESIDENTE. Ha la parola Marika Bordoni.

MARIKA BORDONI, Istituto tecnico commerciale "Einaudi", di Porto Sant'Elpidio. Innanzitutto vorrei precisare che la realtà da cui provengo è una realtà di forte caratterizzazione artigiano-calzaturiera e attualmente ci troviamo in una fase di trasformazione del sistema-azienda, da un'organizzazione di tipo familiare ad un sistema-azienda in grado di porsi in modo più positivo nel mercato internazionale.
Sappiamo che in passato la donna ha sempre svolto un ruolo più marginale rispetto all'uomo nel mondo del lavoro, mentre oggi diciamo che grazie ad una maggiore preparazione professionale ed anche ad una maggiore emancipazione la donna può partecipare anche in prima persona all'attività lavorativa anche come imprenditrice.
La donna lavoratrice dipendente è tutelata da una legislazione speciale tesa a creare condizioni di pari opportunità con l'uomo lavoratore dipendente, ma quello che mi chiedo è: la donna come imprenditrice, quali mezzi di tutela può ottenere per avere delle pari opportunità con l'uomo imprenditore? Per questo penso che a mio avviso sarebbe ideale integrare l'art. 3 o l'art. 4 dello Statuto proprio in merito a questo problema.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI, Consigliere regionale. Presidente, colleghi consiglieri, graditissimi ospiti, molto spesso chi fa politica si chiede: cosa posso fare per rappresentare al meglio i cittadini, non solo quelli che mi hanno votato, ma tutti quelli che abitano nella mia città, nella provincia, nel nostro caso nella mia regione.
Una preoccupazione particolare il politico ce l'ha per i giovani e questa preoccupazione traspare anche dai principi del nostro nuovo Statuto. I principi sono la sintesi dei valori della nostra regione e al tempo stesso sono la meta a cui tendere: in poche parole condensiamo nello Statuto e nei principi tutto quello che siamo e ciò che vogliamo essere per darci poi regole che aiutino il vivere civile e la crescita della comunità.
Ebbene, senza che ce ne rendessimo conto, in questo articolato sintetico abbiamo citato i giovani ben cinque volte. Questa costante fa capire bene lo stato d'animo del legislatore regionale: noi vogliamo fare uno Statuto che serva ai giovani per dire che vogliamo uno Statuto che guardi al futuro.
Chi fa politica e in particolare chi fa politica nelle istituzioni, vorrebbe poter dire al termine del proprio impegno: ho contribuito a rendere questo mondo migliore. Perché l'impegno politico si basa sulla convinzione che un mondo diverso e migliore è possibile e che sta alle persone, sta ad ognuno di noi lavorare per lasciare alle generazioni future un mondo migliore di quello che ci è stato dato.
Se non vogliamo fermarci alla enunciazione di uno slogan dobbiamo prendere atto che questa è in realtà una impresa difficile: cito solo l'esempio dell'ambiente. Negli ultimi anni la politica ambientale si è data una parola d'ordine: sviluppo sostenibile, intendendo uno sviluppo che utilizzasse le risorse presenti in natura senza pregiudicarne la fruizione alle generazioni future. Quanto ciò sia difficile lo comprendiamo tutti anche senza allontanarci troppo da una realtà a noi vicina e vedendo i problemi che ha il nostro Paese in termini di approvvigionamento idrico, di traffico, di sfruttamento del territorio e così via.
Dunque i politici devono lavorare per il bene di tutti, il cosiddetto "bene comune" e l'intera comunità deve riconoscersi e attenersi alle regole che il legislatore scrive nello Statuto e nelle leggi affinché si possa vivere — come abbiamo scritto nel preambolo — con "livelli di qualità della vita adeguati ai bisogni" del momento assumendo, al tempo stesso, "responsabilità e doveri anche nei confronti delle generazioni future".
Per attuare tutto questo c'è bisogno della condivisione non solo di coloro che sono chiamati a scrivere, ma soprattutto di quanti dovranno realizzare lo Statuto.
In questo contesto l'iniziativa di questa mattina è molto importante e non può rimanere isolata. Con questo Consiglio regionale aperto noi ci impegniamo a scrivere uno Statuto che non contenga solo bei principi, ma sia anche l'inizio di un lavoro insieme.
Oggi noi legislatori, nel mentre scriviamo che vogliamo assumere responsabilità e doveri nei confronti delle generazioni future, chiediamo direttamente a voi giovani che costruirete il mondo di domani quali sono secondo voi i bisogni e le aspettative della comunità marchigiana. Così facendo noi ci impegniamo a garantire, come abbiamo scritto nel preambolo, "livelli di partecipazione politica", ma soprattutto assolviamo al meglio la nostra missione di politici che a mio giudizio non è quella di fare cose per catturare un consenso, oppure quella di decidere sulla base di ciò che noi pensiamo sia il meglio, ma di ascoltare per comprendere i bisogni e agire per rispondere a questi bisogni con giustizia, che non significa dare tutto a tutti ma dare a ciascuno ciò di cui necessita.
Perché una ragazza o un ragazzo di l7/18 anni dovrebbe preoccuparsi già di queste cose? Perché la politica non decide solo di grandi questioni o di questioni dei "grandi". E' politica anche scegliere quante risorse pubbliche investiamo sugli impianti sportivi o se, facendo il piano regolatore della città, prevediamo spazi di aggregazione, parchi urbani, piste ciclabili. Gli occhi dei giovani aiutano gli adulti a fare scelte più umane, più rispondenti alla qualità della vita. Ma soprattutto i giovani devono sentire che non c'è una età precisa per guardare alla politica: non bisogna aspettare la fine della scuola o dell'università per accorgersi delle necessità del mondo in cui viviamo e per sentire la voglia di migliorarlo, di aiutare chi è in difficoltà, in una parola: per essere protagonisti. E per questa che diventa poi una passione non ci sono limiti di età e giovani e adulti possono trovare un terreno comune di lavoro.
Da ultimo voglio fare un'annotazione rispetto anche all'intervento del consigliere Procaccini che ha suscitato molte proteste e reazioni.
Dico, anche ai giovani, che questo Consiglio regionale, come tutte le sedi assembleari elettive, è il tempio della democrazia, in questo Consiglio regionale ognuno può esprimere il proprio pensiero. Dico anche — e in questo non ritengo di avere impegni di maggioranza — che ci sono occasioni nella vita della politica e nella vita delle istituzioni, che impongono anche di capire quali sono le situazioni che viviamo e il contesto in cui operiamo. Quindi, con quella stessa libertà e democrazia con cui il consigliere Procaccini ha espresso il proprio pensiero, dico anche che a mio giudizio è stata una occasione di cattivo gusto. Molto spesso la politica non si rende conto del mondo che la circonda e del mondo in cui vive, e questa mi sembra ne sia stata una dimostrazione.
Dico anche che questa situazione non deve però portarci a rovinare una bella iniziativa come quella di oggi, quindi a rispondere con una reazione di segno uguale e contrario. Personalmente, oggi non intendo scendere nella rissa politica e quindi, se ci saranno reazioni a questo episodio abbandonerò l'aula per il tempo che sarà riservato alla rissa, rientrando poi quando il Consiglio riprenderà l'iter normale.

PRESIDENTE. Ha la parola la dott.ssa Paola Perlini.

PAOLA PERLINI, Istituto professionale "Panzini" di Senigallia. Ringrazio la presidenza di questo Consiglio regionale per l'opportunità data al mondo della scuola di intervenire a questa seduta e per la disponibilità dimostrata al confronto.
Sono il direttore amministrativo dell'Istituto professionale alberghiero "Panzini" di Senigallia, ma rappresento anche la categoria a livello regionale e nazionale. Purtroppo non si è parlato del personale non docente che io credo debba essere iscritto a pieno titolo nella comunità educante della scuola per il supporto determinante che dà all'attività didattica e anche all'utenza.
Ho letto con interesse i primi cinque articoli della bozza dello Statuto trovando punti significativi di apertura alle istituzioni scolastiche per la reale partecipazione di queste all'esercizio di quanto previsto dalla legge costituzionale 3 del 187 ottobre 2001. Le istituzioni scolastiche sono diventate autonome dall'1.9.2000 a seguito dell'introduzione dell'autonomia scolastica con la legge 59 del 1997 ed hanno acquisito così la caratteristica di autonomia funzionale, come ricordava anche un consigliere che mi ha preceduto.
Questa autonomia è stata riaffermata anche dalla legge costituzionale 3 del 2001, con una scelta politica di fondamentale importanza e conferisce ai soggetti che organizzano ed erogano il servizio istruzione, una precisa identità istituzionale.
L'art. 2, comma 4 della bozza di Statuto regionale prevede di garantire la più ampia partecipazione delle autonomie funzionali e delle formazioni sociali all'esercizio dell'attività legislativa e amministrativa. Questo inserimento riconosce appieno la nuova identità delle istituzioni scolastiche autonomie, che dovranno essere opportunamente valorizzate e inserite nei luoghi deputati alla concertazione istituzionale. Da qui la proposta di inserire una rappresentanza delle scuole nel Consiglio delle autonomie locali previsto nel comma aggiungo all'art. 123 della Costituzione. Ciò sarebbe di fondamentale importanza per la migliore definizione delle competenze che la legislazione vigente assegna in parte allo Stato, in parte alle Regioni e in parte alle istituzioni scolastiche autonomie, ed assicurare così una equilibrata e consapevole gestione concertata del servizio istruzione. Certamente la rappresentanza delle scuole autonome dovrebbe essere affidata all'Associazione delle scuole autonome della regione Marche, l'Asam, che attualmente è anche associata alla Fnasa, la Federazione nazionale delle associazioni delle scuole autonome che rappresenta un po' l'Anci delle scuole.
Un'altra proposta che scaturisce sempre dalla definizione dell'art. 2, comma 4 della bozza di Statuto è la possibilità di individuare nelle formazioni sociali, cioè nelle organizzazioni sindacali che rappresentano il mondo della scuola, un organismo consultivo a supporto delle Commissioni consiliari regionali permanenti. Tali formazioni dovrebbero essere ascoltate in audizione ogni qualvolta si trattino argomenti di significativa importanza per il mondo della scuola.
In sintesi, credo che il nuovo quadro istituzionale offra alle Regioni la straordinaria opportunità di decidere cambiamenti sostanziali del sistema istruzione agendo in un modo nuovo e utilizzando la possibilità di snellire le procedure, eliminare gli eccessi di burocrazia e ascoltare di più gli attori dei vari processi.
Da ultimo ritengo e spero che questo sia veramente l'inizio di un percorso da poter fare insieme e mi associo con quanto ha detto il consigliere Benatti anche per la discussione che è avvenuta in questo contesto.

PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI, Consigliere regionale. La scelta fatta dalla presidenza del Consiglio, pienamente condivisa dal gruppo di Alleanza nazionale, era quella di un incontro tra l'istituzione nel suo insieme, quindi i rappresentanti di tutti i cittadini e gli studenti. Quindi chiedo scusa ai giovani per chi, in quest'aula, non è riuscito a scindere tra il proprio, legittimo ruolo politico e quello istituzionale.
Siamo sinceramente addolorati di questo esempio di cattivo esempio. Siamo sinceramente addolorati che ci sia ancora chi punta sulla divisione, sulla riesumazione dei conflitti del secolo appena concluso, sul ritorno all'odio sociale e politico e alla contrapposizione. Siamo addolorati che vi sia ancora chi non accetta l'essenza più forte della democrazia, che è l'alternanza di schieramento tra chi perde e chi vince le elezioni. Chi vince ha il dovere di realizzare il proprio programma di cambiamento, certamente non condiviso da chi ha perso il consenso e quindi le elezioni, chi perde non ha il diritto di impedire di cambiare le cose che gli elettori, cioè tutti i cittadini, hanno chiesto di cambiare.
Ringrazio molto sinceramente il consigliere Benatti per il suo intervento, che lucidamente ha aggiustato il tiro.
Cosa è emerso questa mattina in quest'aula? Che la società sta andando avanti più della società politica. La società civile è un passo più avanti. Questa mattina gli studenti hanno dimostrato, nei contenuti, di essere più avanti di certi politici, alcuni dei quali hanno la testa rivolta al passato invece che lo sguardo attento e disponibile verso il futuro.
Ringrazio gli studenti della lezione che hanno dato a noi consiglieri regionali.

PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI, Consigliere regionale. Signor Presidente, colleghi, studenti, insegnanti, penso che le istituzioni non possano essere dei luoghi neutri e asettici, perché se così fossero si isolerebbero dalla società, diventerebbero un luogo in cui la politica si trasforma in tecnica del potere. Nelle istituzioni invece, nelle istituzioni democratiche, si deve esprimere il conflitto politico, sociale che nella società quotidianamente si vive.
In questo senso il mio intervento, breve, sullo Statuto regionale in via di formazione sarà un intervento di parte, della mia parte, della parte che rappresento, della cultura politica che io esprimo, anche se ovviamente non scenderà nella battaglia politica del momento.
Credo che la formulazione del nuovo Statuto regionale, come d'altra parte è stato richiamato da diversi studenti e studentesse, avviene in un'epoca di profonde e tumultuose trasformazioni economiche, sociali e politiche che si condensano nel termine ormai da tutti usato di "globalizzazione", che io definisco neo-liberista. Questo profondo processo di trasformazioni sta producendo una crisi della democrazia che si manifesta nella crisi della politica, con il primato del mercato e del profitto sulle scelte e decisioni collettive, sulla partecipazione, che produce la privatizzazione degli spazi pubblici. Questa crisi della democrazia si traduce in crisi della sovranità nazionale, con lo spostamento delle decisioni, anche quelle di vita o di morte di interi popoli verso organismi a-democratici, non eletti da nessuno, che comandano il mondo. Questa crisi della democrazia si traduce in crisi della rappresentanza politica, attraverso lo spostamento dei poteri dalle assemblee elettive come questa verso gli esecutivi, verso il governo. Questa crisi della democrazia si traduce, in Italia in modo particolare, anche in una crisi dell'opinione pubblica attraverso il controllo monopolistico dei mezzi di informazione e di comunicazione. Tutte queste crisi insieme precipitano oggi nello stato di guerra permanente e globale in cui il mondo vive: violenza, intolleranza, cancellazione dei diritti stanno diventando le coordinate dominanti del nostro mondo.
In questo quadro pesante, difficile, ma anche potenzialmente ricco di nuove prospettive si situa il dibattito sullo Statuto regionale, in modo particolare sui principi generali che lo ispirano. Il federalismo spurio introdotto con le riforma costituzionali, rischia oggi di accentuare questi processi di crisi della democrazia. Il presidenzialismo, la privatizzazione dei servizi pubblici, la disgregazione del tessuto sociale nazionale che può introdurre una differenza nei diritti sociali tra i cittadini delle diverse regioni: sono questi i rischi che noi oggi abbiamo di fronte, e quando dico noi non intendo soltanto noi che sediamo in quest'aula, ma noi cittadini marchigiani nella formulazione del nuovo Statuto regionale.
Io penso invece che con il nuovo Statuto noi dovremmo tentare di costruire degli argini a questi processi di crisi della democrazia che sono in atto. In questo senso credo che sia importante ribadire i principi fondamentali che debbono ispirare l'azione pubblica: quelli della partecipazione, dell'uguaglianza politica e sociale, della solidarietà, della multiculturalità e della pace. Ma la costruzione di un nuovo sistema di democrazia partecipativa non si produce soltanto in aule come queste, non si realizza soltanto dentro le istituzioni, dentro i palazzi del potere e delle decisioni. Fondamentale è il protagonismo dei cittadini, che si esprime anche attraverso momenti di lotta e di conflitto sociale svolto in forme pacifiche e democratiche. D'altra parte dal basso, dalla società stanno già emergendo i primi segni di un nuovo modello democratico. Da questo punto di vista io penso che l'esperienza che si sta facendo in un'altra parte del mondo, in un Paese grande del sud del mondo come il Brasile, in modo particolare lo Stato di Porto Alegre, con la formulazione di un nuovo modello di democrazia diretta, che si esprime anche attraverso la procedura di una costruzione dell'uso delle risorse pubbliche che coinvolge direttamente i cittadini, sia di grande importanza e parli anche a noi.
Penso che tutti insieme, rappresentanti istituzionali, organizzazioni collettive, cittadini delle Marche, dobbiamo fare in modo che questi segni che cominciano a manifestarsi nel mondo in Italia, possano manifestarsi anche nelle Marche, in modo che lo Statuto regionale possa, nel proprio piccolo, contribuire a formare quell'altro mondo possibile che tanti giovani oggi chiedono.

PRESIDENTE: Ha la parola il prof. Sergio Spurio.

SERGIO SPURIO, Istituto "Fazzini Mercantini" di Ripatransone. Un saluto a tutti i presenti, alle autorità pubbliche della Regione, alle autorità scolastiche e ai giovani. Sono qui presente in qualità di docente, ma rappresento gli studenti che sono rimasti a scuola per impegni dovuti alla fase conclusiva dell'anno scolastico, quindi il mio intervento, in qualche modo, dà voce al loro intervento, alle loro riflessioni. Rappresento l'istituto d'istruzione superiore "Fazzini Mercantini" di Grottammare-Ripatransone, in provincia di Ascoli Piceno. In particolare il nostro intervento si è articolato all'interno delle aree di indirizzo del liceo socio-psico pedagogico e liceo sociale.
Esprimo vivo compiacimento a nome dell'istituzione scolastica rappresentata, ed in particolare del dirigente scolastico prof.ssa Marcella Angelici, per l'iniziativa promossa, sostenuta dall'Ufficio scolastico per le Marche e dall'Associazione scuole autonome delle Marche, in quanto è un'iniziativa molto interessante e proficua anche all'interno dell'attività didattica della scuola. Da parte degli stessi studenti si auspicano un prosieguo della stessa iniziativa già a partire dal prossimo anno scolastico, secondo tempi e modalità concordati, al fine di garantire spazi idonei nell'ambito della programmazione scolastica, quale parte integrante del piano dell'offerta formativa della scuola dell'autonomia.
La partecipazione degli studenti, attraverso il coinvolgimento di alcune classi terminali dell'istituto, è stata organizzata in lavori di gruppo, nell'ambito di spazi laboratoriali purtroppo ridotti a causa dell'inserimento nella fase conclusiva dell'anno scolastico.
L'interesse dimostrato degli studenti ha confermato la valenza dell'iniziativa, sia dal punto di vista della partecipazione democratica nella redazione della fonte normativa primaria della Regione, sia quale contributo di indubbio valore didattico, inserendosi nella programmazione curricolare delle classi coinvolte già chiamate ad approfondire i temi delle autonomie locali alla luce della recente riforma costituzionale del titolo quinto della parte seconda della Costituzione.
Le prime riflessioni emerse dai vari gruppi di studio evidenziano già l'azione di stimolo e di motivazione all'approfondimento di tematiche di così alto valore democratico, i giovani si sentono partecipi di un'iniziativa che li riguarda da vicino, trattandosi della redazione di una vera e propria "Costituzione" delle Marche, alla luce dell'ampia autonomia normativa che viene affidata alle Regioni con la riforma costituzionale già citata.
In tal senso le prime indicazioni emerse dal lavoro dei giovani sono stimolanti. Alcuni esempi che abbiamo estrapolato dal materiale già prodotto e che faremo pervenire anche in questa sede riguardano i seguenti argomenti.
Una riflessione sull'art. 3 circa la pronunciata parità tra uomo e donna, gli studenti ritengono necessaria una maggiore puntualizzazione del principio enunciato, attraverso la previsione di una esplicita riserva di legge, non solo in riferimento alle cariche regionali, ma nell'ambito di ogni settore della vita regionale.
In merito all'art. 5 la cui formulazione viene ritenuta troppo generica, si propongono le seguenti osservazioni: una riflessione sul secondo comma dell'art. 5, evidenzia per i giovani la mancata indicazione tra i settori di tutela della Regione, oltre al patrimonio storico, artistico ed archeologico, anche di tutto quell'insieme di tradizioni e folclore popolare che rappresentano l'ossatura culturale delle popolazioni marchigiane, una cultura che spesso non viene considerata tale, ma che invece ancora oggi è viva e presente nei tanti paesi del territorio marchigiano; si propone una nuova formulazione del quarto comma dell'art. 5 in questo testo: "La Regione si impegna a garantire la realizzazione di idonee strutture sportive adeguate ai bisogni ed alle necessità dei cittadini, in ogni ambito del territorio regionale, favorendo i Comuni più disagiati nella partecipazione a forme di sovvenzionamento regionale.
Altra richiesta che emerge dagli studenti, la necessità di un confronto con altri statuti regionali, un confronto che permetta di evidenziare differenze ma anche di armonizzare principi, perché la maggiore autonomia concessa sia uno strumento di arricchimento e non di divisione.
Non è possibile presentare in questa sede altre riflessioni emerse, quelle evidenziate denotano comunque idee e volontà di partecipazione, le nuove generazioni sono attente alla vita politica ed istituzionale della comunità, manifestano volontà di partecipazione che va certamente educata e guidata, ma comunque valorizzata, per costruire qualcosa che sentano parte di loro, valori e principi per i quali impegnarsi nel futuro, spazi di partecipazione: politica, civile, sociale e culturale nella vita della comunità regionale.
Ringraziando per lo spazio concesso si auspica una sempre maggiore e fattiva collaborazione tra le istituzioni pubbliche locali e il mondo della scuola, prevedendo, in questo senso, non iniziative estemporanee ma forme istituzionalizzate di confronto.
Avrei voluto chiedere dei chiarimenti al consigliere Trenta che però non è presente, quindi evito di farlo, non ritenendo rispettoso farlo, perché in qualche modo mi è sembrato che venissero coinvolti i docenti presenti all'interno di questo consesso. Avrei quindi voluto intervenire su questo, per evitare di lasciare formulazioni ambigue che non chiariscano già all'inizio di questa partecipazione quale sarà il futuro di questa partecipazione stessa, comunque mi riservo di farlo, perché non essendo il consigliere Trenta presente non sarebbe rispettoso. Grazie a tutti.

PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Favia, vicepresidente della Commissione Statuto.

DAVID FAVIA, Consigliere regionale, vicepresidente Commissione Statuto. Un saluto agli studenti, ai professori, ai presidi, a tutto il personale della scuola presente. In particolare consentitemi un saluto alla studentessa che occupa con perseveranza il mio posto dall'inizio alla fine, perché ho visto che è veramente molto più degna e fa molta più bella figura di me. Un grazie alla presidenza, al Presidente Minardi e alla Presidente della Commissione Amati che hanno organizzato questo alto momento istituzionale, che voglio ritenere non sia rimasto turbato dall'intervento, sbagliato a mio giudizio, del collega Procaccini che i colleghi Benatti e Ciccioli con grande moderazione, con grande coerenza hanno riequilibrato.
Sono stato molto in imbarazzo sul taglio da dare a questo mio intervento, perché vedevo due rischi. Primo, il rischio dell'intervento da padre e da politico, ed è proprio quello che non vorrei fare perché credo che sia quanto più sbagliato possibile un intervento didattico o didascalico. Secondo, il rischio di trovare oggi un grande distacco tra la cittadella della politica e la cosiddetta società civile, società reale.
Dopo aver sentito — ho avuto quasi la fortuna di parlare per ultimo — gli interventi di tutti, mi faccio carico di non fare un intervento didascalico perché questo è nei miei poteri, ma gioisco perché questo distacco che temevo, di cui spesso si parla, tra la politica e la società reale, francamente non l'ho visto. Ho visto un confronto alla pari, un confronto di alto livello del quale ringrazio tutti coloro che hanno parlato, perché mi rinfranca vedere e sentire che sui principi, sostanzialmente, siamo tutti d'accordo. Principi di cui parlerò poi brevemente, ma mi pare che c'è una grande unità tra la società civile e noi che questa società, forse indegnamente qualche volta, rappresentiamo, di cui comunque siamo la più alta rappresentanza istituzionale.
Le differenziazioni sono ovviamente sulle modalità gestionali ed esecutive dei principi, e credo che questo sia il lato più bello del gioco democratico. Cioè, datasi una Carta comune, datesi delle regole comuni, nel gioco elettorale della democrazia chi vince le elezioni applica questi principi comuni nel modo che ritiene più opportuno.
Come è noto sono un rappresentante della minoranza, sicuramente non ho gradito alcuni tagli che sono stati proposti — ancora l'iter è lungo, quindi ancora c'è forse lo spazio per negoziare — ma credo di poter tollerare anche una piccola spallata della maggioranza verso i propri principi, quando però si tratta di un'applicazione pratica dei principi e non di un attacco ai principi fondamentali sui quali bisogna essere tutti d'accordo.
Ciò che è emerso anche a livello di suggerimento da parte vostra credo sia importantissimo. Mi pare che abbiamo sancito che la famiglia, l'impresa come creatrice di lavoro — quindi il lavoro per tutti — la pace, l'eguaglianza, la solidarietà, la sussidiarietà siano i principi fondamentali sui quali tutti siamo d'accordo e di questo sono veramente lieto. Così come sono lieto che sia stato approvato, nell'ambito del nostro lavoro, questo guardare con responsabilità verso le generazioni future, verso i giovani che poi diventeranno meno giovani, e che debbono fin d'oggi sentire il carico, a loro volta, di una responsabilità verso coloro che li seguiranno, perché purtroppo nel ciclo della vita si è giovani e poi meno giovani si diventa, come purtroppo tutti noi sappiamo.
Altra cosa importantissima di cui ho sentito parlare è l'affetto verso l'Unione europea. Credo che la regionalizzazione, il decentramento dei poteri non debba essere distaccato da questa grande occasione, e faccio veramente un appello a tutti, un invito ai giovani a guardare con serenità all'integrazione dei popoli e soprattutto alla creazione — bellissima: è stata sempre una mia passione, fin da quando ero sui banchi di scuola — degli Stati uniti d'Europa, cioè di questa integrazione tra i popoli europei per creare una grande casa comune di questa che io ritengo essere la culla di tutte le civiltà, l'erede di tutte le più grandi civiltà. Stati uniti d'Europa che credo possano essere un punto d'arrivo veramente importante per tutto il mondo e anche per il controllo di alcuni aspetti negativi che ho sentito citare prima da Moruzzi e da Andrea Ricci, cioè alcune esagerazioni del liberismo capitalista contro le quali credo, pur appartenendo io a un partito liberale e liberista come Forza Italia, debba esserci un temperamento. Quindi, veramente studiate le lingue, credete nell'Europa. La lingua è il grande problema che noi abbiamo nella creazione di una casa comune rispetto agli Stati Uniti d'America dove l'inglese è parlato da tutti, mentre noi, qui, abbiamo tutta una serie di lingue. Ma bisogna superare questo problema, perché una casa comune europea è veramente una cosa molto importante.
Alcune rapide battute sulle cose che sono state dette. Ho sentito parlare soprattutto di lavoro, di solidarietà, di attenzione ai giovani, ai disabili, alle donne. Ho sentito un appello, che condivido pienamente, a creare un momento di confronto istituzionale con tutta la società civile, quindi anche con il mondo della scuola.
Voi sapete che la nuova Costituzione italiana impone alle Regioni di creare un momento di confronto tra la Regione e le autonomie locali. Una nostra proposta in Commissione è quella di allargare questa struttura istituzionale anche alla società civile e nell'ambito della società civile ricomprendo il mondo della scuola ma anche visto dal lato degli studenti, quindi non solo dalla parte del corpo docente ma anche dalla parte dei discenti.
Grazie a voi tutti, un grazie in particolare, da parte mia, per avermi tolto questo dubbio, questa ferita che avevo nel profondo di questo distacco tra noi e voi. Ho visto che c'è comunione, c'è vicinanza, che parliamo la stessa lingua, ovviamente con sfumature e dialetti diversi, per rimanere nel paragone della lingua.
Voglio chiudere con un appello: aiutateci a far sì che quello che viene scritto qui, anche con il vostro aiuto — mi auguro che quello che voi ci avete suggerito venga trasferito sulla carta — non rimanga solo sulla carta. Aiutateci ad aiutarvi. E' un appello che faccio a voi giovani, che riprende quello che diceva prima il collega Massi: non abbiate paura della politica, avvicinatevi fin da subito alla politica per prepararvi ad essere i governanti di domani, perché la politica delle idee, della filosofia, dell'etica, la politica pulita è una cosa bella che appartiene a voi tutti, dovete sentirla vostra perché gestisce la società, il mondo di oggi e di domani che è il vostro mondo. Quindi non allontanatevi, non sentitevi lontani, impegnatevi in prima persona perché così garantirete il vostro futuro, il futuro dei vostri figli, il meglio per tutta la società.

PRESIDENTE. Non era previsto che il Presidente del Consiglio riprendesse la parola a questo punto, che era invece riservata al vice segretario generale della presidenza della Repubblica prof.ssa Melina Decaro, che è stata trattenuta a Roma da un impegno improvviso. Ha voluto essere con noi mandandoci un messaggio. Per questo, prima di leggerlo, vista l'occasione che ho di riprendere la parola, vorrei brevissimamente rivolgere un invito a tutti gli studenti, i professori e i presidi presenti. Vorrei che portassero nelle loro scuole la consapevolezza di aver fatto oggi una bella figura: di aver partecipato con un impegno che è stato pienamente trasmesso a tutti noi, un impegno che è senz'altro utile ed è anche un buon auspicio dell'avvio del percorso produttivo.
Vi chiedo anche di portare la soddisfazione di essere stati qui e di avere partecipato a questo primo evento e la convinzione che tra noi si possa lavorare con profitto, sia per la scuola che per l'istituzione "Regione". Quindi l'appello è quello di non considerare concluso il nostro colloquio, ma appena avviato, con la convinzione che le premesse sono senz'altro buone.
A coloro che non sono potuti venire perché impegnati in questi ultimi giorni di scuola potete anche trasmettere un'informazione: che da domani gli atti di questa seduta saranno reperibili nel sito Internet del Consiglio regionale "www.consiglio.marche.it", alla voce "Lavori in aula" — "Sedute". Quindi questo materiale può essere già pronto per essere letto, discusso, rielaborato, in modo proprio da segnare l'avvio di un ragionamento.
La prof.ssa Melina Decaro invia a tutti noi questo messaggio che vi leggo: «Caro Presidente, mi ha fatto molto piacere ricevere il Suo invito a partecipare al convegno promosso dal Consiglio regionale sulla elaborazione dei nuovi principi generali della Carta statutaria delle Marche.
Mi ha ricordato che tre anni fa, a Roma nella casa del Pio Sodalizio dei Piceni, abbiamo premiato insieme studenti e professori di eccellenza.
Sarebbe stato per me, "adottata" in quella occasione come marchigiana, molto bello rinnovare l'incontro con tutti voi e con i protagonisti delle scuole superiori. Lo faremo in una futura occasione.
Sono certa che il dibattito sarà quanto mai approfondito e originale anche per il contributo "giovanile" su temi essenziali per la vita della comunità. Anche le nostre e i nostri adolescenti devono partecipare dal vivo alla pratica di democrazia vissuta, perché riguarda il presente di tutti e il nostro futuro.
Accrescere la sensibilità dei giovani nei confronti dei valori della patria repubblicana rappresenta un impegno fondamentale per la vitalità delle istituzioni repubblicane. La scuola non è solo luogo di elaborazione del sapere e della memoria ma deve anche essere una sede privilegiata della formazione della coscienza civile per le nuove generazioni.
Per questo, il Segretario generale della Presidenza della Repubblica invita, nel corso del nuovo anno scolastico 2002/2003, una rappresentanza delle studentesse e degli studenti, che hanno partecipato all'incontro di oggi, al Palazzo del Quirinale per il Progetto scuola, un'iniziativa voluta dal Capo dello Stato per avvicinare gli studenti alle istituzioni.
Abbiamo nuovi e ambiziosi obiettivi da realizzare legati alla costruzione dell'Europa ed alle sue prospettive di allargamento, allo sviluppo economico e all'innovazione tecnologica, alle grandi trasformazioni sociali che ne derivano.
E' importante che questo lungo e affascinante processo di crescita prenda avvio dalle regioni e dalle municipalità che con la loro ricca tradizione di storia, arte, cultura esprimono quell'identità italiana che è parte preziosa del patrimonio di valori della civiltà europea.
Sono certa che l'intelligenza e l'impegno con cui Lei, caro Presidente, e tutti i componenti del Consiglio svolgete il vostro compito contribuirà a rafforzare il rapporto fra società e istituzioni, alla base di ogni progetto di democrazia. Con amicizia».
Do ora la parola, per le conclusioni, al Presidente Vito D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. In effetti, durante il dibattito cercavo di capire quali potessero essere gli argomenti che restavano di questa mattinata nella vostra attenzione.
A prescindere da alcune osservazioni abbastanza ovvie, credo che dobbiamo cercare un punto d'incontro, un terreno d'incontro che ci consenta di stare lontani abbastanza dalle genericità della politica. Non essendo io un politico di professione — cosa che peraltro non sarebbe affatto negativa — sono del parere che la politica ha grandi difetti di linguaggio, perché parla genericamente, a volte parla in maniera aggressiva ma non riesce ad entrare, se non raramente, nel concreto dei problemi vissuti.
Ho sentito qui alcuni richiami alla concretezza che mi sembrano molto giusti, molto significativi, che però, nell'ambito di uno Statuto regionale non sarebbe nemmeno pensabile inserire, perché gli Statuti dovrebbero essere il più possibile generali, dovrebbero dettare le regole del gioco.
Volevo allora fare 3-4 riflessioni con voi, perché so benissimo che dopo più di tre ore passate ad ascoltare, il vostro livello di attenzione, come quello di tutti, è calato, indubbiamente.
Non vi annoierò con cose che penso debbano essere conosciute e che, se non sono conosciute, è sicuramente dire adesso, a quest'ora. Dico solo una cosa. Io avevo ed ho delle perplessità sulla opportunità di inserire dei principi generali su uno statuto regionale se non nel senso detto all'inizio dalla presidente Amati, cioè una ripetizione dei principi generali della nostra Repubblica. Noi non siamo una cosa diversa dalla Repubblica, noi siamo una parte di una Repubblica che però, nell'articolo 5 della sua Costituzione si dichiara una e indivisibile. Questo mi pare allora il primo dato fondamentale. Che senso ha scrivere dei principi noi quando ci sono già i primi 12 principi fondamentali nella nostra Costituzione? Potremmo pensare forse di dire cose diverse? Credo proprio di no. Ha il senso di ripetere, probabilmente di ribadire nel 2002, cioè 54 anni dopo l'approvazione della nostra Costituzione, quelli che sono i principi fondanti del nostro stare insieme, del nostro patto di cittadinanza: noi stiamo insieme sulla base di certe regole che sono fondamentali ed è bene ripeterle perché, probabilmente, quelle regole sono ancora pienamente valide e vanno soltanto in qualche punto contestualizzate, nel senso che il richiamo forte all'Europa in questo momento va fatto, ma va fatto sotto due profili: sotto il profilo di una necessaria contestualizzazione dei principi di democrazia della nostra Costituzione, che vi inviterei a rileggere — soltanto i primi 12 articoli che riguardano i principi fondamentali, il resto si può fare soltanto per chi avrà voglia di proseguire studi giuridici — e che vanno riaffermati nel momento in cui entriamo in una comunità più ampia. Inoltre perché sono convinto — questo sì è un rischio reale, forte — che si vada indietro nella costruzione dell'Europa.
E' facile cadere nel rischio e cedere alla tentazione di vedere la costruzione dell'Europa come una cosa complicata, confusa, che in fondo ci interessa poco e che ci serve a poco, perché l'idea dell'Europa è stata sempre estremamente utilitaristica. L'Europa non è soltanto un grande mercato comune. Già se fosse questo sarebbe una cosa non negativa, ma non è solo un mercato comune; l'Europa dovrebbe essere un luogo in cui si estendono quei principi di democrazia che dobbiamo tutti far risalire alle due grandi rivoluzioni che hanno imposto un modello di democrazia e alcuni principi che sono ancora i principi fondanti delle democrazie e del modello democratico.
Dobbiamo capire quindi che abbiamo il preciso diritto e il preciso dovere di essere protagonisti nella costruzione di una Europa dei cittadini, quindi non un'Europa delle patrie che, in quanto tale, potrebbe essere un'Europa molto flebile o molto in contrapposizione, nemmeno un'Europa dei mercati, nemmeno un'Europa soltanto delle monete o della moneta ma un'Europa dei cittadini. Il cittadino è colui che ha dei diritti che gli derivano proprio dal suo status di cittadino. Questi sono i punti fondamentali che noi dobbiamo sottolineare e che in un certo senso dobbiamo dire di essere a priori disposti ad osservare, ma anche a collaborare a costruire. E questo è giustamente detto nei principi della bozza di questo nostro Statuto.
Un altro punto vorrei semplicemente fissare. Gli statuti dovrebbero avere delle caratteristiche di generalità, che non è genericità, ma dovrebbero avere soprattutto un dato fondamentale: lo statuto individua il gioco e stabilisce le regole del gioco, poi il gioco giorno per giorno si fa nel concreto.
Detto in maniera molto semplice, noi abbiamo avuto momenti complicati e difficili in questa istituzione regionale quando abbiamo dovuto decidere dove investire le nostre risorse, che non sono di nostra proprietà, sono vostre, sono di tutti i cittadini marchigiani e anche dei cittadini italiani, perché ogni Regione ha delle sue risorse che sono di provenienza territoriale ma anche di provenienza territoriale. Quando abbiamo dovuto decidere dove metterle, se finanziare una manifestazione o un'altra, se fare un certo tipo di intervento sulla montagna o farne un altro per difendere le coste del mare dall'erosione, quando abbiamo dovuto fare delle scelte, in quel momento abbiamo dovuto ovviamente bilanciare interessi contrapposti. Lo studente di fronte a me parlava della possibilità o della opportunità di prevedere una protezione specifica per le donne imprenditrici da inserire nello Statuto. Nel momento in cui lui si pone questo problema, deve capire che è già all'interno del principio generale di uguaglianza, che non è solo nell'art. 3 dello Statuto della Regione Marche ma nell'art. 3 della Costituzione della Repubblica italiana. Questo significa fare attenzione a tutte le situazioni nelle quali una differenza, in questo caso di genere, è un dato svantaggiante, quindi un dato che va eliminato in quanto tale. Però ci si deve porre anche il problema, che ci poniamo noi, che favorire, o comunque guardare con particolare attenzione le imprenditrici femmine, le donne imprenditrici, significa che in una situazione di risorse non inesauribili — e non è mai una situazione di risorse inesauribili — occorre necessariamente un trattamento meno favorevole per altre situazioni che possono essere quelle dell'imprenditorialità maschile. Oppure, se vogliamo favorire l'imprenditorialità può darsi che dobbiamo togliere alcune risorse all'organizzazione della stagione teatrale regionale.
Quali sono i punti che ci aiutano a risolvere questo problema? Possono essere tanti, ma uno è fondamentale: che dobbiamo almeno a priori stabilire quali sono le regole per far prevalere un interesse rispetto all'altro. Come si fa a decidere che in una situazione di risorse carenti vanno investite comunque, sui territori interni, in modo tale da mantenere uno sviluppo equilibrato della regione?
Questi sono i punti fondamentali su cui ci si misura.
Quindi, regole del gioco democratico e alcuni principi guida, alcune linee guida, se volete alcuni principi generali che debbono guidare la nostra azione. Allora il discorso è: noi abbiamo, come criterio generale ribadito dal nostro Statuto il compito di cercare di riequilibrare il modello di sviluppo marchigiano in tutto quello che, seguendo un modello che è stato di tutta la nostra Repubblica, ha teso man mano a trascurare gli interventi nelle zone interne, provocando per ciò stesso un fenomeno di spopolamento, di depauperamento dei servizi e quindi una situazione di squilibrio fra i cittadini. I cittadini che oggi abitano nelle aree interne della nostra regione sicuramente hanno meno servizi, meno opportunità, meno virtualità, progetti e programmi rispetto a cittadini che vivono invece nella zona costiera.
Questo tipo di processo, che abbandonato alle regole rigide dell'economia e del mercato sarebbe sempre un processo di ulteriore peggioramento, va bilanciato e controbilanciato, e questo viene assunto come uno dei principi fondamentali dell'azione politica della nostra Regione. Questo proviene dal principio generale di uguaglianza.
Questi sono i punti su cui le regole del gioco debbono fissare la loro attenzione. Poi, all'interno di queste regole c'è il gioco, e il gioco è quello che nell'ambito delle nostre società occidentali è previsto che funzioni secondo il metodo democratico, per cui la maggioranza dei cittadini decide anche per la minoranza dei cittadini.
Il problema vero della democrazia è il potere della maggioranza e i diritti della minoranza. Questo è il problema fondamentale della democrazia. E' possibile che nel vivere concreto ci siano delle cose che la maggioranza può autorizzare a fare sempre e quindi un danneggiamento, comunque un attutimento degli interessi rappresentanti dalla minoranza sempre, in tutti i campi, in tutti gli ambiti? La risposta è no, altrimenti non siamo nella democrazia, siamo in un'altra forma: siamo in una deriva plebiscitaria che noi non vogliamo, che sarebbe un dato negativo. Questo è uno dei problemi fondamentali della democrazia. Proprio per impedire che la maggioranza possa andare al di là dei diritti indispensabili, minimi della minoranza, l'esperienza di costruzione degli Stati moderni ha trovato la soluzione che sta nello scrivere due categorie di leggi. Una categoria di leggi è quella generale, normale, che si fa e che regolamenta la vita quotidiana. Una categoria di leggi sono le leggi più importanti, le leggi costituzionali, le norme base che indicano quei principi che non possono essere violati mai, oppure non possono essere superati se non con una maggioranza particolarmente qualificata, oppure con un altro sistema ancora che è quello della democrazia diretta: la sottoposizione delle regole al referendum dei cittadini. Questi sono altri ulteriori principi che non ci sono ancora in questi principi fondamentali dello Statuto, ma che dovranno esserci. Secondo me dovranno esserci, se non altro come riflesso dei principi analoghi che abbiamo nella nostra Costituzione.
Quindi il principio della tutela delle minoranze è un principio che ha riconoscimento istituzionale nel momento in cui procedimenti di modifica della Costituzione vengono previsti con una maggioranza particolarmente alta, oppure come sottoponibili al giudizio dei cittadini elettori, e il mezzo fondamentale è il referendum. Queste sono le regole principali su cui si costruisce lo stare insieme. All'interno di queste regole, in un campo così delimitato c'è poi il confronto degli interessi, delle idee, delle ideologie in senso non negativo ma positivo, costruzioni di teorie basate su principi e presupposti e quindi sviluppate per ottenere la concretizzazione di questi principi e di questi presupposti.
Qualcuno diceva prima "vorremmo, al termine della nostra esperienza politica, lasciare il mondo migliore di com'era quando ci siamo entrati dentro". Io mi limito ad essere molto più umile: mi piacerebbe essere coerente, perché il dato negativo della politica è la sua grande probabilità e possibilità di diventare trasformismo e gestione del potere per la gestione del potere, purchessia.
Demonizzare il potere è sciocco, perché se demonizziamo il potere qualcun altro lo utilizzerà in nostro danno e comunque senza tener conto delle nostre esigenze. Ma rendere il potere un fine e non uno strumento non è sciocco, è antidemocratico.
Questi sono i parametri su cui noi dobbiamo camminare. Per camminare su questi parametri abbiamo bisogno di un controllo, quindi abbiamo bisogno di momenti di confronto. Trovo molto responsabilizzante il vostro desiderio e la vostra esigenza comunque di essere in un certo senso non chiamati una volta ogni tanto a dire che noi siamo bravi o non siamo bravi, ma nel concreto a confrontarvi e a chiederci conto delle nostre azioni, del nostro concreto amministrare. Questo mi pare un dato molto importante, un dato che dobbiamo cogliere come metodo di funzionamento di questo tipo di democrazia in questa parte d'Italia, se ci crediamo. Questo è il punto principale, ma questo è il punto che, secondo me, fa diventare la democrazia una cosa reale, quindi non una cosa soltanto detta ma una cosa vissuta nel concreto del confronto anche con chi poi, dopo — il cittadino — ha bisogno di servirsi e di utilizzare le opportunità, gli strumenti e le risposte che i politici che amministrano debbono dare alle sue esigenze. Questi mi pare che siano i punti fondamentali, i punti indicativi.
E' chiaro che chi ha responsabilità di questo tipo non può che accogliere la richiesta di informazione, di confronto, di momenti anche di dibattito su queste cose. Non è facilissimo costruirlo, perché le nostre sono società complesse in cui il tempo è estremamente parcellizzato in una serie di cose, ma su questo dobbiamo nel concreto, anche se non l'abbiamo scritto sullo Statuto, impegnarci. Su questo credo che dobbiamo tutti quanti insieme, chi sta da questa parte del tavolo, trovare dei momenti e delle occasioni di confronto che, come queste, siano partecipate, ma che più di queste ci consentano di avvicinarci ai problemi concreti, dalla costruzione della scuola all'istruzione professionale, agli asili nido, alla viabilità, alla sanità, ai trasporti, al pendolarismo, cioè a tutti i problemi di fronte ai quali ci troviamo giorno dopo giorno.
Su questo voi avete il diritto, e secondo me anche il dovere, di pungolarci e di chiederci conto e noi abbiamo il dovere di offrirvene le occasioni e le opportunità. Da questo punto di vista, per quanto sarà possibile fare, mi impegno in primissima persona. Per il resto... buone vacanze!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la seduta. Vi auguro un buon ritorno e un buon utilizzo dei materiali prodotti in questa seduta. Ringrazio tutti voi e chi ha lavorato a questa bella giornata.

La seduta termina alle 13,10