Resoconto seduta n.16 del 29/11/2005
La seduta inizia alle 11,40



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 15 del 15 novembre 2005.




Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 60 in data 8 novembre, ad iniziativa del consigliere Bugaro: «Norme in materia di arti e discipline naturologiche e/o bio-naturali», assegnata alla V Commissione, in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio e alla III Commissione per il parere facoltativo;
- n. 61 in data 11 novembre, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche alla l.r. 5 agosto 1992 n. 34, avente ad oggetto norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio», assegnata alla IV Commissione;
- n. 62 in data 11 novembre, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche alla l.r. 16 aprile 2003, n. 5 – provvedimenti per favorire lo sviluppo della cooperazione», assegnata alla III Commissione;
- n. 63 in data 22 novembre, ad iniziativa della Giunta: «Società per la valorizzazione del patrimonio immobiliare regionale», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
- n. 64 in data 23 novembre, ad iniziativa dei consiglieri Santori, Capponi, Ceroni, Tiberi, Bugaro, Cesaroni, Giannotti e Brini: «Realizzazioni delle pari opportunità negli incarichi e commissioni regionali ai sensi degli articoli 3 e 51 della Costituzione e d.lgs. 03/02/1993, n. 29», assegnata alla I Commissione.



Proposte di deliberazione amministrativa
(Annuncio e assegnazione

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di deliberazione amministrativa:
- n. 2 in data 24 novembre, ad iniziativa dei consiglieri Favia, Giannini, Brandoni, Solazzi, Rocchi, Binci, Mammoli e Procaccini: «Richiesta di referendum ex art. 138 Costituzione della legge costituzionale recante “Modifiche alla parte II della Costituzione”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 296 del 18/11/2005”», assegnata alla I Commissione.
- n. 3 in data 24 novembre, ad iniziativa dei consiglieri Favia, Brandoni, Giannini, Solazzi, Rocchi, Binci, Mammoli e Procaccini: «Designazione di un delegato effettivo e di un delegato supplente agli effetti stabiliti dalla legge 25/05/1970, n. 352 recante ‘Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo”», assegnata alla I Commissione.




Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data in data 22 novembre la proposta di atto amministrativo n. 11, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti e Tiberi: «Modifica alle deliberazioni amministrative del Consiglio regionale n. 97 del 30 giugno 2003: “Piano sanitario regionale 2003/2006” e n. 163 del 19 gennaio 2005: “Piano sanitario regionale 2003/2006 riordino dell’assetto ospedaliero”», assegnata alla V Commissione.




Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:

- n. 48 del consigliere Bugaro: «Iniziative della Regione Marche volte a tutelare la vita nascente e a sostenere economicamente nella scelta di maternità quelle donne che sarebbero indotte ad interrompere la gravidanza esclusivamente per motivi economici»;
- n. 49 dei consiglieri Ricci, Giannini e Mollaroli: «Richiesta stato di emergenza e calamità naturale»;
- n. 50 del consigliere D’Anna: «Distretto del mare»;
- n. 51 del consigliere Mammoli: «Contributi a favore delle iniziative per la diffusione della conoscenza delle persecuzioni subite dal popolo ebraico e dai deportati».



Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
- n. 1305 del 3/11/2005: «Art. 26, comma 1 della l.r. 24 dicembre 2004 n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 27.219.607,65»;
- n. 1307 del 3/11/2005: «Art. 26 della l.r.. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese – Euro 767,46»;
- n. 1309 del 3/11/2005: «Art. 22, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 - Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2005 – Euro 8.673.887,30»;
- n. 1310 del 3/11/2005: «Art. 26, comma 1 della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per il Fondo Nazionale per le politiche sociali per l’anno 2005 e delle relative spese – Euro 13.858.666,00»;
- n. 1311 del 3/11/2005: «Art. 26, comma 1 della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per il finanziamento della legge 19/02/2004, n. 40 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” e delle relative spese – Euro 337.412,00»;
- n. 1313 del 3/11/2005: «Art. 26 comma 1 della l.r. 24 dicembre 2004 n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopo specifici e delle relative spese – Euro 5.096.570,45»;
- n. 1314 del 3/11/2005: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001 n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005 approvato con DGR n. 1678 del 28 dicembre 2004 e successive modificazioni – Euro 108.545,77»;
- n. 1315 del 3/11/2005: «Art. 26 comma 2 della l.r. 24 dicembre 2004 n. 30 – Iscrizione di entrate derivanti da assegnazione da soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa – euro 41.558,90».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo il Presidente della Giunta Spacca, il Vicepresidente della Giunta Agostini ed il consigliere Procaccini.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine del giorno della seduta, il consigliere Favia. Ne ha facoltà.

David FAVIA. Presidente, tra gli atti che lei ha citato come iscritti ci sono due proposte di deliberazione inerenti il referendum ex art. 138 della Costituzione italiana avverso la recente modifica costituzionale detta “della devolution”, assegnate alla I Commissione. Sono state varate questa mattina dalla Commissione stessa e, stante l’urgenza, poiché è urgente dare una risposta ferma ad una riforma così grave e pericolosa ne chiedo l’iscrizione d’urgenza al primo punto dell’ordine del giorno odierno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. In Commissione è avvenuta una gravissima lacerazione sul piano istituzionale, perché non accade spesso che l’opposizione si veda costretta ad abbandonare i lavori, come avvenuto questa mattina, di fronte ad un atto di arroganza politica e di fronte ad una lesione del regolamento del Consiglio regionale.
Non è pensabile che nella stessa mattinata, salvo che ci sia un consenso amplissimo fra le forze politiche presenti in Consiglio, ci sia la nomina del relatore e la discussione e approvazione dell’atto. Qualsiasi persona capisce che non è un percorso proponibile. Questa mattina è avvenuto questo, abbiamo chiesto, giustamente, che la discussione di questo provvedimento fosse dilazionata alla prossima settimana ed è stato accompagno il carattere d’urgenza. Non prendiamoci in giro: questo provvedimento non ha un minimo significato di urgenza, perché tutti sanno quali sono le modalità. Se qualche consigliere regionale vuol farsi bello rispetto alla stampa, rispetto agli altri colleghi credo che sia una cosa che non possa intaccare il diritto del consigliere regionale. Questa proposta è illegittima perché il regolamento non prevede questa cosa. Ed è ancora più grave che questo atto è stato varato in sede di Commissione affari istituzionali senza discussione, con una proposta e il voto senza il minimo approfondimento, a dimostrazione di un costume politico-amministrativo inaccettabile.
Per questo sono personalmente contrario — ho chiesto di intervenire come fatto personale — perché credo che sia assolutamente da rigettare questa proposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Anch’io intervengo su quanto detto dal consigliere Giannotti. Si tratta di uno strappo obiettivamente ingiustificato, il primo che si consuma nel corso di questa nuova legislatura su un tema, quello della disciplina dei lavori del Consiglio che tradizionalmente merita un’attenzione, un atteggiamento istituzionale che deve travalicare le pur legittime aspirazioni a modificare ciò che è di tutti. I lavori del Consiglio sono di tutti. Ci possono essere circostanze che impongano e suggeriscano modifiche, ma questo genere di modifiche e di circostanze non possono essere riconducibili a un atto propriamente politico su cui si può essere d’accordo o meno, ma certo che non afferisce a questioni di urgenza o comunque non esprime la condivisione, la coralità, che deve essere prioritaria, assoluta quando si tratta di modificare i lavori del Consiglio. Spesso e volentieri in ufficio di presidenza, e non solo, si invoca l’esigenza che il Consiglio debba avere più prestigio, più funzione, più efficacia e purtroppo devo verificare come in questa occasione siamo noi stessi consiglieri, sia pure diversamente atteggiati verso questa scelta, a infrangere quello che è un minimo di costume. Ecco perché da questo punto di vista io credo che si sia persa un’occasione, quella di mantenere all’interno dell’organizzazione del Consiglio quel senso di “terra di tutti” che deve poter esprimere anche il prestigio della nostra funzione. Credo che questo atto è di ostilità politica, un atto che si legge alla luce delle prossime vicende di natura elettorale, un atto che non aveva alcun genere di giusta e approfondita valutazione. Oggi, fra le altre cose, parleremo di riforma istituzionale e di devolution che sono cose importantissime, probabilmente non approveremo le tre leggi che questo Consiglio si era assegnato, dando prova anche di quella efficacia e di quella funzionalità che è il migliore antidoto a tutti i pettegolezzi che ci sono anche sul nostro status, perché se lavoriamo, se funzioniamo allora la gente non ci rincorrerà con giornali locali in mano dicendo che guadagniamo troppo e guadagniamo male.
Anche questo rientra nella nostra dignità e anche questo rientra nella possibilità di affermare con chiarezza che qui non stiamo a scaldare le sedie, che qui non stiamo a fare i paraventi per nessuno ma svolgiamo una funzione che prima noi che altri dobbiamo saper rispettare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Non c’è stato verso, in Commissione, di far recedere il collega Favia dalla proposta che ha testé formulato. Chiedo allora ufficialmente alla maggioranza, che ha la piena legittimazione di promuovere un’azione referendaria antigovernativa come quella che è stata proposta, in linea con quanto diceva in questo momento il collega Castelli per la funzionalità, per il rispetto della programmazione di questo Consiglio, di rimandare la sua proposta di discussione al 6 dicembre, anche perché mi pare che il Consiglio del 6 dicembre non è stato ancora definito nel suo ordine del giorno per carenza di argomenti, in quanto non sappiamo ancora se le Commissioni riusciranno a fornire il materiale necessario al Consiglio. Mi pare che il 6 dicembre è una data che mette tutti d’accordo. Prego la maggioranza di non forzare su questa proposta, di non votarla perché crea una lacerazione, in questo Consiglio, che oggi è inopportuna e completamente intempestiva. Mi appello quindi alla maggioranza e alla sua maturità istituzionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Sono state usate parole impegnative e anche improprie da parte di alcuni consiglieri di minoranza, in particolare del consigliere Giannotti. Credo che la Commissione abbia lavorato nel pieno della legittimità. Nel momento in cui le leggi vengono assegnate la Commissione può nominare il relatore e dicuterne, questo è successo in mille altre occasioni, quindi volevo respingere questa considerazione espressa dal consigliere Giannotti. C’è un aspetto che riguarda sicuramente l’attualità politica e un giudizio forte su una vicenda che vede ovviamente maggioranza e minoranza di questo Consiglio esprimere opinioni diverse rispetto alla modifica della seconda parte della Costituzione che, come sapete, è stata approvata dalle Camere nei giorni precedenti.
Io ritengo che il consigliere Favia abbia fatto una richiesta che anch’essa sta nella sua legittimità — un consigliere può chiedere un’iscrizione d’urgenza — quindi il Consiglio valuti con serenità questa possibilità. Ritengo che però l’atto ha delle ragioni fondate. Noi vogliamo essere tra i cinque Consigli regionali italiani che chiedono il referendum confermativo su questa proposta. Su questo lascio il Consiglio decidere, la Commissione valuti, la maggioranza valuti. Io difendo il lavoro fatto in Commissione, seppure con tempi brevi però nel rispetto delle regole del Consiglio.
Questo mi sembrava giusto riferire in aula. Sull’opportunità della data valutiamo con grande serenità, non vogliamo strappi, vogliamo però che la nostra Regione — perché la maggioranza questo pensa — condivida l’idea che cinque Consigli regionali d’Italia chiedano un referendum confermativo sulla proposta di devolution.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Credo che la proposta del consigliere Favia doverosamente doveva essere presentata in quest’aula per l’importanza che i provvedimenti che sono stati approvati dal Parlamento impone. Da questo punto di vista forse non abbiamo fatto sentire la voce delle Regioni in maniera istituzionalmente forte rispetto ad un provvedimento che il Parlamento ha affrontato in maniera assolutamente inadeguata. Non si sono accettate modificazioni di sorta, la maggioranza del Parlamento rimproverava il centro-sinistra di avere approvato a sua volta, nel 2000, la modificazione della Costituzione, dopo che tutte le forze politiche avevano votato il testo, pertanto credo che questo atteggiamento che si vuole qui trasformare in atteggiamento buonista, è assolutamente inadatto e inappropriato. Qui si accampano delle regole procedurali nei confronti di un tema politico di eccezionale rilevanza, pertanto noi siamo disponibili ad accettare la proposta per discutere immediatamente questa proposta che si inquadra in una volontà politica e io credo che la tempestività abbia un senso rispetto a quanto si è fatto in Parlamento. Penso che il Consiglio regionale delle Marche abbia il dovere di intervenire quanto prima per esprimere questa volontà di lasciare ai cittadini la facoltà di dare il proprio parere su un progetto di legge che questa maggioranza del Consiglio regionale non accetterà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Credo che su una proposta come quella espressa dal consigliere Favia, discussa in Commissione, sia del tutto evidente, anche giusto, logico che maggioranza e minoranza si dividano ed esprimano opinioni diverse. Non voglio assolutamente entrare nel merito della questione, ma a me sembra che non solo la proposta fatta dal consigliere Favia ha tutta la sua legittimità politica ma credo che abbia una urgentissima legittimità politica, perché il paese, secondo noi, ha bisogno di messaggi chiari che rendano giustizia ai fatti, quindi è importantissimo che la Regione Marche immediatamente, oggi stesso faccia conoscere il proprio parere alla nazione intera e sia tra le prime cinque Regioni che propongono il referendum.
Quindi il partito dei Comunisti italiani è assolutamente d’accordo con la proposta Favia di mettere al primo punto la discussione di questo argomento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Ogni volta che accade una calamità naturale qualche gruppo propone, giustamente, al nostro Consiglio che immediatamente ci sia un’attivazione della discussione, del dibattito. Io credo che c’è una calamità democratica. Quello che è accaduto — la modifica della Costituzione lo dimostra — è una calamità democratica e di fronte a questa calamità democratica — ringrazio il consigliere Favia di essersi fatto promotore di questa iniziativa — ritengo che c’è una gerarchia delle priorità e la priorità democratica è e deve stare al primo posto. Quindi mi trovo assolutamente d’accordo ad iniziare i lavori oggi, da questo punto di vista, a cominciare dall’impegno e dal dibattito affinché la nostra Regione possa iniziare l’iter verso questo referendum che ridà ai cittadini la parola e la possibilità di esprimersi su atti fondamentali che sono le regole costituzionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Esprimo il mio assenso a che questo punto venga discusso oggi. C’è stata una discussione in Commissione, abbiamo cercato di trovare le motivazioni comuni che potessero consentire a tutto il Consiglio regionale di discutere, naturalmente nella legittimità delle posizioni diverse che si panno esprimere. Ritengo che quanto successo sia assolutamente grave, non è un atto che viene proposto per un motivo di poco spessore, quindi sono d’accordo che oggi possiamo approfondire e discutere questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Al di là delle astuzie politiche di chi è più bravo o meno bravo a proporre un referendum io sono dell’avviso che un referendum su questa materia vada fatto. Il gruppo che rappresento è d’accordo nel sottoporre a referendum la riforma approvata dal Parlamento, quindi su questo dico una parola semplice ma molto chiara. Non capisco veramente l’urgenza, oggi, di approvare questa mattina questa cosa. Anzi, ritengo che proprio per la delicatezza dell’argomento ed anche per la disinformazione che è stata fatta sull’argomento, sarebbe buona cosa che il Consiglio regionale delle Marche dedicasse una mattinata dei suoi lavori, contingentando gli interventi perché non diventi una cosa senza fine, a questo argomento. L’argomento è serio, va analizzato. Non capisco la fretta, non succede nulla. Quindi favorevoli a dire “proponiamo il referendum”, favorevoli soprattutto a far sì che in questo Consiglio se ne parli con compiutezza e con competenza, perché di compiutezza e di competenza in questi giorni ne ho viste tanto poche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. E’ importante discutere queste importanti deliberazioni amministrative presentate questa mattina, però siccome vedo che ci sono delle discordanze, non vorrei che a un certo punto si rompesse con l’opposizione in un momento in cui dovremmo invece avere grande accortezza, specialmente considerando che tra qualche giorno andremo a discutere il bilancio regionale. Chiedo quindi a Favia un atto di responsabilità e di ritirare la proposta in modo da poterne discutere con tutta tranquillità il giorno 6.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Ringrazio i colleghi di maggioranza che sono intervenuti a favore della mia proposta e prendo atto dell’intervento di Rocchi e soprattutto di quello di Viventi che mi sembra apra la strada a una più ampia convergenza su questa delibera, in quanto Viventi ha detto “il mio partito è disponibile a sottoporre a referendum la riforma costituzionale”, quindi prendo questa affermazione come preannuncio di un possibile voto a favore di questa deliberazione. Questa non è una questione personale, come adombrato da qualcuno, perché questa proposta di delibera è sottoscritta da otto presidenti di gruppo di maggioranza, quindi è una sensibilità comune. A me sembrava una delibera molto semplice, perché non c’è da fare un dibattito. Se la sensibilità di ognuno vede la necessità di sottoporre a referendum una cosa così importante penso che l’opposizione avrebbe fatto bella figura ad accettare un dibattito politico-istituzionale immediato e urgente su una questione così calda e importante. Comunque, preso atto del quadro complessivo, per quanto mi riguarda — spero di poter interpretare anche gli altri firmatari di questa deliberazione — non ho problemi a che venga discussa, come primo punto, nella prossima seduta.

Enrico CESARONI. Ma la ritiri?

PRESIDENTE. Mi pare di avere capito che la proposta non esiste più, è già stata ritirata.

Ottavio BRINI. Non avete i due terzi per farla passare. Che figura avete fatto!

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Presidente, le valutazioni del consigliere Favia sono andate oltre il ritiro. Sono state fatte delle valutazioni che non sono condivisibili...

PRESIDENTE. Ma non possiamo rifare la discussione. Il consigliere Favia ha ritirato la proposta...

Ottavio BRINI. E’ stato costretto a ritirarla!

Franco CAPPONI. Voglio intervenire per fatto personale sulle motivazioni addotte per il ritiro, Presidente.
Non vogliamo essere presi in giro.

PRESIDENTE. La proposta è ritirata, la discussione è chiusa.
Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza della mozione n. 49 sul maltempo. Conoscono tutti ciò che è accaduto, quindi chiedo che possa essere inserita con urgenza all’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Approfitto per dire che siamo d’accordo sulla discussione di questa mozione, ma ritengo di dover ampliare il mio intervento evidenziando il modo con cui Favia ha trattato questo consesso. Dopo che in Commissione questo atto non aveva il nostro avallo...

PRESIDENTE. Consigliere Capponi, non mi costringa a toglierle la parola.

Ottavio BRINI. Però, Presidente, spieghi perché il punto non si può discutere: perché non ci sono i due terzi di consiglieri favorevoli: non ritira niente, Favia.

PRESIDENTE. Stiamo discutendo di un’altra cosa.

Franco CAPPONI. Presidente, ho già detto che siamo d’accordo sulla richiesta del consigliere Ricci, però non vogliamo essere presi in giro dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del consigliere Ricci.

Il Consiglio approva



Interrogazione (Rinvio): «Adeguamento circoscrizione dei tribunali di Ascoli Piceno e Fermo» Castelli (58)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 58 del consigliere Castelli.
Mi viene comunicato che non è pronta la riposta, pertanto questa interrogazione viene rinviata.



Interrogazioni (Svolgimento):
«Servizio Potes di Offida» Viventi (127)
«Rischio smantellamento Potes di Offida» Castelli (129)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 127 del consigliere Viventi e n. 129 del consigliere Castelli.
Risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Con riferimento alle interrogazioni in oggetto si fa presente quanto segue:
a) nella seconda metà del mese di settembre, a causa di malattie, congedi previsti dalla legge ed aspettative, il servizio di emergenza territoriale non aveva personale sufficiente per la copertura dei turni infermieristici;
b) in data 15/09/2005 il Direttore della Unità Operativa 118 di Ascoli Piceno, dott. Elio D'Angelo inviava alla Direzione della Zona Territoriale n. 13 la nota allegata con la quale per alcune notti (6 notti) di settembre si trasformava l'equipaggio della Potes di Offida da equipaggio cosiddetto "ALS" (medico, infermiere ed autista) a equipaggio cosiddetto "BLSD" (autista e milite abilitato all'uso del defibrillatore automatico) più medico di appoggio in Automedica ad Ascoli Piceno;
c) in data 19.09.2005 il Servizio 118 veniva dotato di personale aggiuntivo, venivano inviati ordini di servizio al personale in riposo per rientrare a lavorare e pertanto la Potes di Offida è tornata ad operare come sempre;
d) la scelta di togliere l'infermiere ad Offida di notte era legata alla bassa incidenza di emergenze nel territorio di competenza (0,42 emergenze/die).
Alla luce di quanto sopra la presenza dell'equipaggio in BLSD con l'Automedica in rendez-vous da Ascoli Piceo, visto il numero delle emergenze, non ha costituito una grave caduta assistenziale. L’attuale documento in corso di verifica e formale approvazione sulla riorganizzazione delle Potes prevede la riconferma della Potes di Offida.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Ringrazio l’assessore della risposta, ne prendo atto. La mia sollecitazione ha un significato particolare al di là del fatto specifico: se vogliamo far funzionare la sanità marchigiana realizzando anche dei risparmi doverosi laddove si può fare, essi non devono essere realizzati in quelle zone di frontiera dove non ci sono presidi ospedalieri ma solo servizi di emergenza, perché se andiamo a sopprimere questi risparmiamo quasi nulla, poi incrementeremmo la spesa dell’ospedale centralizzato della zona perché tutte le utenze si riverseranno su di esso, creando un disservizio, perché non si può gestire l’urgenza con delle distanze non accettabili che non danno una risposta immediata e non realizzando alcun risparmio di spesa. Quindi prendo atto della risposta e mi auguro che la Giunta regionale tenga presente, per il futuro e per altre situazioni analoghe, questo tipo di ragionamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Ringrazio l’assessore Mezzolani di una risposta che fuga la paura che in qualche misura ha colto la popolazione offidana a fronte di quella che sembrava l’ennesima posa in opera della “strategia del carciofo” — così la definimmo quando ad Offida subimmo la chiusura dell’ospedale — in base alla quale poco a poco, goccia a goccia, si creano le condizioni perché le strutture ospedaliere vengano smantellate. E’ il “sistema del veleno”, o “tattica del carciofo”, sicché quando il responsabile del 118 di Ascoli mandò un ordine di servizio che aveva gli elementi che ha ricordato l’assessore Mezzolani, vi fu un insieme di valutazioni e di dubbi sicuramente non riconducibili a una valutazione di fatto ma espressivi di un timore che tuttavia faceva riferimento a quello che era già accaduto nel tempo per chiarire. “Cosa c’è di vero? Questa riduzione in qualche misura fa il paio con altre progressive riduzioni che poi magari preludono allo smantellamento della Potes?”. Siamo contenti che questo non sia accaduto e ringrazio l’assessore Mezzolani. Del resto il nostro ruolo è anche quello di rispondere alle sollecitazioni di chi, in qualche misura, paventa possibilità, quindi senza drammatizzazioni pone le questioni.
Ritenendomi soddisfatto della rassicurazione, quindi potendo sostenere che Offida — paese che ha già dato in termini di smantellamento sanitario — non dovrà, almeno dalle parole dell’assessore Mezzolani, temere altri smantellamenti, dico che, tuttavia, il problema della Potes di Offida affonda le proprie radici in due altri grossi segmenti che pure sono all’ordine del giorno dell’assessorato alla sanità. Innanzitutto il sistema dell’emergenza che è stato concepito anni fa e probabilmente richiede una revisione, che credo sia in agenda, partendo anche da quelli che sono stati gli inadempimenti del piano dell’emergenza originario, soprattutto con una discrepanza importante a carico del sud delle Marche per quanto riguarda le Potes previste, non attuate ed altri aspetti che pure richiedono una rivisitazione, visto che il sistema dell’emergenza è diametralmente opposto, molto disomogeneo, a seconda delle aree marchigiane. Tra Pesaro ed Ascoli c’è un numero di Potes ed una cultura della Potes enormemente diverso proprio per la caratura generalisticamente pubblica del sistema dell’emergenza e invece la caratura formulata in cooperazione con i soggetti privati della mutua assistenza che riguarda la zona dell’ascolano. Questo pare il secondo aspetto che cito e basta: il problema del trasporto sanitario, il problema del trasporto con le croci, argomento su cui tutti siamo stati sollecitati, sia per il sopravvenire di previsioni europee che sembrerebbero ostare al mantenimento delle attuali forme — esiste una direttiva Bolkestein, evidentemente, anche per le Croci Gialle — sia per obiettive situazioni di verifica ed efficacia che riguardano il sistema delle Croci, il sistema sanitario. Io sono fra quelli che pensano che le Croci siano una ricchezza, che meritino una valorizzazione e un’attenzione particolare per tutti i valori che esprimono e per la capacità di coesione sociale di cui sono, in qualche misura, traduzione ed espressione. Ritengo anche, tuttavia, che proprio perché beneficiarie di questo atteggiamento particolare, debbano rispondere a criteri di efficacia, di trasparenza e di misurabilità della loro azione. Credo che la sfida sul trasporto sanitario e sulla annosa questione delle Croci debba essere affrontata in questi termini, riconoscendone i meriti ma pretendendo che anche da questo mondo emerga il giusto contributo a quello sforzo di risanamento dei conti della sanità che credo sia obiettivo di tutti.


Interrogazione (Svolgimento): «Liste di attesa per la frequenza e sul numero elevato di bambini/e nelle sezioni della scuola dell’infanzia della nostra regione ed in particolare sulla situazione della scuola materna del comune di Petriolo» Mollaroli, Giannini, Comi, Badiali e Ricci (155)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 155 dei consiglieri Mollaroli ed altri.
Ha la parola, per la risposta, l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. In merito alla interrogazione di cui all'oggetto, con la quale si chiede al Presidente della Giunta regionale, di fronte a classi estremamente numerose e in presenza di bambini esclusi dalla frequenza nelle scuole dell'infanzia della nostra regione, di adoperarsi affinché sia garantito il servizio alle famiglie marchigiane e affinché in particolare, venga istituita la terza sezione presso la scuola materna del comune di Petriolo (MC), contro una politica scolastica caratterizzata sempre di più da tagli di strutture e personale, si fa presente quanto segue:
- nella scuola dell'infanzia del Comune di Petriolo, l'organico di diritto e stato calcolato in base al numero delle iscrizioni dei bambini alla scuola dell'infanzia a gennaio 2005. A giugno 2005, divenuto definitivo il numero delle iscrizioni, non è stato possibile da parte dell'Ufficio Scolastico regionale, competente in materia, applicare l'adeguamento dell'organico di diritto alla situazione di fatto con l'assegnazione di due insegnanti in più e la conseguente istituzione di una nuova sezione di scuola dell'infanzia a causa della carenza di insegnanti assegnati dal Ministero dell'Istruzione;
- in provincia di Macerata, per le stesse motivazioni, non sono state istituite sei sezioni di scuola dell'infanzia a causa di una assegnazione minore di n. 12 insegnanti dal MIUR;
- il direttore dell'ufficio scolastico regionale, competente della materia, ha fatto richiesta al Ministero dell'istruzione in data 18 ottobre di una ulteriore assegnazione di personale per fronteggiare le situazioni di più acuta necessità nella scuola dell'infanzia del territorio regionale al fine di soddisfare le richieste delle famiglie. A tale richiesta il Ministero ancora non ha risposto;
- anche se la Regione non ha competenza in materia di organici nelle scuole, l'assessorato regionale competente, è in contatto con il direttore dell'ufficio scolastico regionale per essere costantemente aggiornato in materia e promuoverà ogni azione per far fronte alle esigenze di quei territori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini per dichiararsi soddisfatta o meno.

Sara GIANNINI. Ringrazio l’assessore Ascoli per la risposta molto puntuale, che ha evidenziato le difficoltà nelle quali si dibattono le famiglie e i Comuni nella organizzazione scolastica delle scuole della prima infanzia, ma io aggiungo anche delle scuole di livello superiore.
Quello che ci diceva adesso Ascoli conferma quanto si è sempre detto sulla famosa riforma Moratti. Qualcuno fa la riforma a livello nazionale nella quale si anticipa addirittura un anno l’entrata dei bambini a scuola, si anticipa a due anni e mezzo l’entrata nelle scuole materne, poi non ci sono le insegnanti nemmeno per poter istituire sezioni per i bambini che hanno superato i tre anni, così come previsto dalle vecchie normative. Credo che questa sia una situazione difficile, che mette in difficoltà i Comuni e le famiglie. Le famiglie perché si mette in crisi la possibilità di gestire il lavoro e la cura dei figli, soprattutto nelle zone come quella di Petriolo ed altre zone di comuni piccoli, in cui è difficile reperire strutture.
Su questo non posso che esprimere, a nome mio e degli altri firmatari dell’interrogazione, profonda insoddisfazione per come il Governo e, a quanto riferisce l’assessore Ascoli, il Ministero, disattendono assolutamente le richieste addirittura dei loro uffici. Oggi è il 29 novembre e dal 18 ottobre non si è data risposta rispetto alle assunzioni di nuovo personale docente. Ciò contrasta, a quanto dice l’assessore Ascoli — e non ho dubbi su quanto lui dice — con le affermazioni roboanti del ministro Moratti che afferma di avere assunto, dal 2001 ad oggi, migliaia e migliaia di insegnanti. Vorrei capire dove esercitano questi insegnanti, perché almeno prenderemmo atto che da qualche parte, in Italia, quale sezione di scuola materna in più si apre.



Interrogazione (Svolgimento): «Intervento della Regione Marche a sostegno dell’istituto musicale pareggiato G.B. Pergolesi di Ancona» Ciccioli (138)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 138 del consigliere Ciccioli.
Risponde l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. In merito alla interrogazione n. 138/2005 del consigliere Ciccioli, vista la risposta fornita dal servizio cultura, che si condivide, si rappresenta quanto segue.
Nella regione Marche esistono due istituzioni statali: il Conservatorio Musicale di Pesaro con il quale la Regione ha stipulato una convenzione per il diritto allo studio universitario, in quanto in regola con i requisiti previsti dalla L.508/99, e il Conservatorio Musicale di Fermo con il quale la Regione non è ancora convenzionata. Esistono inoltre altri Conservatori Musicali pareggiati tra cui l'Istituto G.B. Pergolesi di Ancona.
La Regione è già intervenuta con uno stanziamento "una tantum" di 100.000 euro sul bilancio 2005 a favore dell'Istituto musicale pareggiato G.B. Pergolesi di Ancona.
Per quanto riguarda lo stato dei bilanci dell'Istituto la Regione non ha titolo per effettuare verifiche sulla situazione economico-finanziaria dell'Istituto stesso.
Sulla base di informazioni fornite dall'Istituto musicale pareggiato G.B. Pergolesi di Ancona risulta che l'Istituto ha avuto approvato lo Statuto dal MIUR con decreto dirigenziale n. 93 del 14/3/2005, ma a tutt'oggi non ha completato l'istituzione di tutti gli organi previsti dalla regolamentazione in materia. Inoltre l’Istituto ha intenzione di intraprendere presso il MIUR l'iter per la statizzazione all'interno di un processo di adeguamento dei corsi agli standard individuati dalla L.508/99. Tale processo richiede un certo lasso di tempo ed anche un notevole sforzo da parte dell'Istituto sia per quanto riguarda lo statuto e gli organi, sia per quanto riguarda il personale docente che per i regolamenti, gli standard didattici e la strutturazione in crediti formativi.
Le procedure sono sicuramente complesse, ma costituiscono l'unico modo per qualificare l'Istituto.
Al momento, per l'attuale anno accademico 2005/2006, non è possibile attivare la convenzione per il diritto allo studio universitario fintanto che i corsi non rientreranno negli standard didattici previsti dalla L.508/99 e relativi regolamenti attuativi e l'Istituto non dispone dell'autorizzazione da parte del MIUR per l'avvio dei corsi triennali di primo livello ed eventualmente anche dei corsi biennali di secondo livello.
Per le ulteriori notizie riprendiamo anche quanto deciso dal servizio cultura e diciamo che sostanzialmente la Regione riconosce l’attività didattica e musicale dell’istituto Pergolesi come di assoluta eccellenza e condivide la necessità che esso sia a tutti gli effetti riconosciuto dallo Stato. Questo riconoscimento, da quando l’istituto è diventato pareggiato, nel 2001, ha comportato uno sforzo economico da parte dei soci sostenitori Comune e Provincia di Ancona, ovvero l’adeguamento contrattuale dei docenti e del personale, l’adeguamento dei locali, l’attivazione dei corsi di primo livello, l’approvazione del nuovo statuto. Tutto ciò ha avuto costi aggiuntivi notevoli. Il Comune di Ancona nel 2005 ha messo a disposizione 638.000 euro più 353.000 di costi figurativi (locali, utenze, personale), la Provincia di Ancona 190.000 euro su un bilancio totale di circa un milione di euro. Ovviamente l’istituto si trova a dover sanare passività legate alle precedenti gestioni, quindi è sempre in una situazione di grande precarietà. Ricordiamo che la Regione è intervenuta con uno stanziamento una-tantum di 100.000 euro sul bilancio 2005.
La Giunta regionale nell’incontro con il Comune di Ancona nel settembre del 2005 ha garantito un sostegno e ha previsto di stanziare nel bilancio 2006, 150.000 euro sui finanziamenti assegnati alla cultura e all’istruzione. Questa richiesta è stata inoltrata e stiamo discutendo come reperire nel bilancio preventivo 2006 queste risorse. Sarebbe opportuno, come peraltro chiesto al Comune di Ancona, avviare un tavolo di concertazione regionale per monitorare e pianificare l’offerta formativa in ambito musicale, così ricca e articolata nella nostra regione, che possa portare a un utilizzo ottimale delle risorse e dei programmi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Carlo CICCIOLI. Ho ascoltato con molta attenzione la risposta dell’assessore che è articolata. Sostanzialmente ribadisce una non decisione, cioè dimostra attenzione ma non prende decisioni. Volevo sottolineare il fatto che la regione quest’anno ha dato 100.000 euro come contributo straordinario e questo è un fatto emerito. Mi ero permesso di presentare, in occasione dell’assestamento di bilancio, un emendamento di ulteriori 100.000 euro che avrebbe in qualche modo non dico messo a posto ma in parte risanato la situazione debitoria dell’ente, malgrado l’impegno, soprattutto del Comune di Ancona ma anche della Provincia.
E’ evidente che se questa istituzione deve sopravvivere, deve essere sostenuta, poiché la statizzazione non è dietro l’angolo. Occorre quindi capire come poter portare avanti un’istituzione che ha 70 anni, di buona qualità. Tra l’altro con il pareggiamento sono state tolte delle disfunzioni e delle anomalie che pur c’erano, è stato fatto un reclutamento corretto dei docenti e non su chiamata, attraverso una selezione, quindi tutte cose che hanno normalizzato l’istituto e dato un futuro.
Nell’attesa della legge dello Stato, di un provvedimento, l’Italia pur avendo dei geni musicali assoluti nel mondo ha il più basso insegnamento musicale tra i paesi europei rispetto ad Austria, Germania, Francia ecc. Siamo capoluogo di regione. Questo capoluogo regionale è l’unico che non ha il conservatorio: nelle Marche ci sono Pesaro e Fermo. Nell’ambito delle pieghe di bilancio non credo che sia difficile, da parte di questa Giunta, reperire almeno altri 100.000 euro oltre al contributo straordinario, per cercare di far quadrare i conti e intraprendere una politica chiara, con il tavolo di concertazione con Provincia e Comune, non come fatto straordinario ma come continuità. Se Comune, Provincia e Regione si mettono insieme, credo che si possa assicurare una certa continuità e un minimo di sicurezza all’ente.
Teniamo presente che nella legge di riforma dei conservatori del 1999 si diceva che non possono essere istituiti nuovi conservatori, però possono essere riconosciuti dallo Stato purché gli enti locali si consorzino e assicurino le risorse. In questo caso lo Stato li statalizza e inizia un percorso che in genere sfocia nell’assorbimento totale degli oneri a carico dello Stato. Questa sarebbe una fase intermedia prevista dalla legge che verrebbe vista con grande favore da alcuni. Comunque se non vogliamo arrivare a un percorso per trasformare l’istituto Pergolesi in conservatorio c’è l’altro discorso degli enti locali che, consociati, allargando, oltre a Provincia e Comune di Ancona, alla Regione che ha delle risorse superiori e qualche altro Comune del comprensorio, potrebbero dare una stabilità economica all’istituto stesso.
Questa è la richiesta dei genitori, dei docenti e degli alunni. La continuità che è attualmente assicurata, verrebbe messa in discussione se l’istituto andasse in una situazione debitoria, fallimentare.
Sono quindi soddisfatto dell’attenzione, non sono soddisfatto delle risoluzioni: dall’attenzione bisogna andare al tavolo con le soluzioni. Auspico che quanto prima l’assessore affronti la seconda fase con gli organi istituzionali preposti: Provincia, Comune di Ancona e il vertice dell’istituto.



Interrogazione (Svolgimento): «Presidi diagnostici e terapeutici per malati diabetici» Rocchi (188)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 188 del consigliere Rocchi. Risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In riferimento alla interrogazione in oggetto indicata si forniscono i seguenti elementi di conoscenza.
Per quanto attiene alla applicazione della la L.R. 38/97 si fa presente che in tutto il territorio regionale i 14 centri abilitati (12 di primo livello e n. 2 di secondo livello) si attengono regolarmente a quanto disposto dall'art. 6 punto e) della cennata legge che prevede appunto che i centri di diabetologia provvedano "alla distribuzione gratuita di specifici presidi diagnostici e terapeutici''.
Per ciò che concerne il controllo della spesa i centri sono ovviamente garanti del corretto utilizzo del materiale di che trattasi, comunque nel merito sono state effettuate periodiche verifiche e con DGR 1559 del 14.12.2004 sono state fornite apposite linee guida "Raccomandazioni sull'uso dell'autocontrollo domiciliare della glicemia".
Per venire incontro in particolar modo alle esigenze della utenza due centri (Civitanova e Fermo) hanno avviato, per altro con modalità diverse, iniziative sperimentali concernenti la distribuzione dei presidi per il tramite delle farmacie.
Sulla scorta di questa esperienza è stato approntato un gruppo di lavoro "misto" diabetologi-farmacisti ospedalieri che dapprima (comitato regionale diabetologia del 9.6.2004) ha presentato il modello di Fermo e successivamente (comitato regionale di diabetologia del 29.11.2004) ha presentato un ulteriore progetto organizzativo. Detto progetto unitamente, al verbale della seduta, alla sunnominata DGR 1559/04 ed altra utile documentazione concernente in particolar modo le risorse umane e finanziarie che vengono messe a disposizione per l'attività in parola, è stato inoltrato nel giugno 2005, per il prosieguo di competenza all'Asur.
In data 21 giugno 2005 al fine di chiarire meglio il progetto è stato organizzato un incontro presso i locali dell'Asur, cui hanno partecipato due responsabili dei centri diabetologici ed un funzionario del dipartimento salute.
Per quanto attiene al contenimento della spesa giova far presente che trattasi di parziale contenimento solo per ciò che concerne l'utilizzo di personale dedicato dei centri, mentre non risulta che a livello nazionale vi sia diffusa distribuzione attraverso le farmacie; detta metodica viene sì usata in Campania ma in quella regione non hanno centri di diabetologia

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Lidio ROCCHI. Non sono soddisfatto della risposta, perché credo che in questa regione ci sono moltissimi malati di diabete e questi prodotti possono essere presi solamente nel momento in cui, ad esempio all’Inrca c’è la possibilità di avere degli infermieri sul posto o delle farmacie aperte. Questo crea molte difficoltà a questi ammalati. Se facciamo mente locale e pensiamo al periodo festivo in cui le farmacie ospedaliere sono chiuse, questi malati non sono in grado di poter avere il necessario per controllare la loro malattia.
Chiedo, come fatto in molte regioni, che sia data la possibilità a queste persone di poter acquistare questi prodotti nelle farmacie non ospedaliere ma in tutte le farmacie. Siccome credo che ci sia questa possibilità di intervento e non debbo sicuramente pensare che questo intervento non possa essere fatto per non aumentare i costi della sanità, come ho sentito spesso dire, ritengo che spendere qualche fondo in più per queste situazioni gravissime, sia possibile. Tanto più se ci fossero più controlli nelle aziende sanitarie — parlo di un numero abbastanza consistente di incarichi esterni — forse potremmo recuperare questi fondi e metterli a disposizione di questi ammalati.
Chiedo che ci sia più controllo in queste aziende, in modo da poterci far capire quali spese vengono effettuate nonostante quelle che hanno un budget già prestabilito.
Spero di poter avere delle risposte in tempi rapidi, anche perché non vorrei che succedesse come per il pronto soccorso dell’Inrca rispetto al quale, a una mia interrogazione è stato risposto che non era possibile aprire questo pronto soccorso, poi dopo 15 giorni il sindaco di Ancona, con un comunicato stampa ci ha messo in condizioni di capire che il pronto soccorso dell’Inrca era già bell’e pronto. Quindi facciamo una riflessione: questi sono ammalati che hanno bisogno di questi interventi e spero che la sensibilità dell’assessore possa portare un momento di tranquillità per questi ammalati.


Comunicazioni della Giunta in ordine al problema degli zuccherifici nelle Marche

PRESIDENTE. Ha la parola, per una comunicazione sul problema degli zuccherifici nelle Marche, l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Sapete tutti qual è la situazione che si è creata nella nostra regione a seguito della decisione dei ministri dell’agricoltura dell’Unione Europea sulla riduzione della produzione di zucchero e quindi sulle quote di produzione di zucchero che vengono assegnate al nostro paese. Saprete anche che la decisione presa, ancora non definitivamente ratificata, potrebbe portare alla chiusura di 13 stabilimenti su 19 operanti in Italia e la cosa che ancor più ci preoccupa è che fra i 6 stabilimenti che rimangono non sappiamo ancora con certezza se ci sono i nostri stabilimenti di Fermo e Jesi. Ci sono voci di vario tipo, sembra che almeno uno debba chiudere i battenti come zuccherificio, non sappiamo ancora bene che cosa accadrà. Sapete anche che questi zuccherifici muovono almeno 330 persone di occupazione diretta fra Jesi e Fermo, circa 1.000-1.200 persone di stagionali più tutto l’indotto nel campo del trasporto più tutte le aziende agricole — circa 10.000 — impegnate nella produzione di bietole. E’ quindi un problema grandissimo per la nostra regione e sapete anche che le nostre maestranze si sono già mobilitate occupando gli stabilimenti, i caselli delle autostrade. L’ultima agitazione è stata domenica scorsa, con il Consiglio comunale aperto di Jesi, con le maestranze presenti e con vari interventi che hanno portato all’approvazione di un ordine del giorno approvato all’unanimità, perché la cosa interessante che si sta verificando è che c’è unanimità di prese di posizione su questo tema.
Capite bene quanto è importante questa tematica, soprattutto perché nel caso del Fermano piove sul bagnato, in una economia già provata dalla crisi del settore tessile, abbigliamento e calzature. Nel caso della Vallesina si trova ad essere insieme ad altri momenti di difficoltà del territorio, quindi il sommarsi delle difficoltà del settore industriale manifatturiero con le difficoltà di questo settore e con le difficoltà pesantissime sul mondo agricolo fanno una situazione molto complessa. Sarebbe opportuno che il Consiglio regionale approvasse una risoluzione, spero all’unanimità, su questo versante, che abbia lo scopo da un lato di cercare di impedire che il 16 dicembre venga ratificata in quel modo la decisione dei ministri, che il nostro paese non abbia a patire ulteriori danni per l’arroganza di altri paesi comunitari come Francia e Germania e che la nostra regione, in particolare, non abbia a subire un rovescio economico ed occupazionale quale quello che si prefigura. La Giunta naturalmente sta lavorando abbiamo istituito una unità di crisi, governata dall’assessore Petrini, ne fanno parte le organizzazioni sindacali, datoriali, sia dell’industria che delle produzioni bieticole che dell’agricoltura. In settimana, probabilmente, incontreremo la proprietà della Sadam per capire esattamente che cosa succederà. Penso che sia doveroso che tutte le forze politiche in Consiglio approvino un ordine del giorno, una risoluzione per poter tenere alta l’attenzione su questo tema che, come avrete capito, è di grandissimo rilievo per la nostra economia regionale nel suo complesso.

PRESIDENTE. Dato che vi sono già dei consiglieri iscritti a parlare, riprenderemo questo argomento dopo la discussione delle proposte di legge.

(Così rimane stabilito)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modificazioni alla legge regionale 5 agosto 1996, n. 34 recante norme e designazioni di spettanza della Regione» Giunta (21)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 21 ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Favia.

David FAVIA. Signor Presidente, colleghi consiglieri, la proposta di legge n. 21 rappresenta sostanzialmente un atto dovuto, un atto che deve essere preso al fine di ottemperare alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 2 agosto 2001.
Con la presente proposta di legge vengono apportate delle modifiche alla legge suddetta, in particolare l’art. 1 elimina, alla lettera a) del comma 1 dell’articolo 5 della predetta legge, la disposizione che prevede, tra gli allegati alla proposta di candidatura, la dichiarazione di non appartenenza a logge massoniche, in quanto dichiarata, questa previsione, dalla suddetta sentenza, contraria all’articolo 11 della Convenzione dei diritti umani. L’art. 2 prevede l’ineleggibilità delle persone di cui risulti accertata, con sentenza passata in giudicato, l’appartenenza ad associazioni segrete vietate dalla Costituzione ai sensi dell’art. 18 della Costituzione, nel mentre l’art. 3 prevede la possibilità di sospensione dagli incarichi delle persone rinviate a giudizio per il reato di cui all’art. 2 fino alla conclusione del relativo procedimento giudiziario. Infine l’art. 4 contiene la dichiarazione d’urgenza.
Credo che questa proposta di legge della Giunta sia veramente un atto dovuto e un passo in avanti verso la libertà d’espressione dei propri convincimenti e la libertà, soprattutto, associativa, quindi invito l’aula, all’esito della discussione dell’ordine del giorno collegato, a votare favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ho sempre detto che con questo provvedimento noi facciamo un atto di giustizia, cioè saniamo una anomalia che era stata sancita da una votazione del Consiglio regionale impropria, che non teneva assolutamente conto della uguaglianza di tutti i cittadini marchigiani. C’è voluto un pronunciamento dell’Alta corte europea per fare cambiare opinione e noi ne prendiamo atto. Queste cose le avevamo già dette, io il consigliere Brini, i nostri consiglieri presenti anche nella precedente legislatura, quando si discusse della modifica a questo atto. Oggi non può che può andare incontro alla nostra soddisfazione questa decisione della Giunta regionale di ripianare questa situazione.
Così come ritengo che abbiamo anche evitato un altro rischio rispetto ad alcune spinte populistiche che sono emerse nel dibattito in sede di Commissione consiliare, che ipotizzavano un marchingegno per schedare ogni forma di partecipazione associativa nella regione Marche. Per fortuna anche qui c’è stata una modifica della impostazione di alcuni consiglieri di maggioranza, quindi questo atto è un atto di libertà perché consente di considerare tutti i cittadini marchigiani di serie A e non invece in due fasce così come per il passato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. La necessità di ottemperare alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo è divenuta occasione, in Commissione, per un dibattito più ampio sul tema della rappresentanza. Io credo che ci sia un comune sentire che chiede alla politica, oggi, gesti chiari, comportamenti limpidi e lineari nella gestione della cosa pubblica in generale e nell’assegnazione degli incarichi professionali e di rappresentanza negli enti in particolare. E’ per questo che con altri consiglieri — i consiglieri Mollaroli e Binci — ognuno per conto suo ma poi tutti insieme, abbiamo presentato in Commissione un emendamento che prevedeva l’obbligo per chi è candidato a rappresentare la Regione in enti regionali, di indicare nel curriculum ogni utile iniziativa, ogni utile informazione sulla propria storia personale e professionale, compresa l’indicazione di appartenenza ad associazioni di vario genere.
Siamo stati tacciati, allora e questa mattina, dal consigliere Giannotti di voler schedare i marchigiani e di richiedere ad altri informazioni che noi stessi non forniamo. Credo che, a differenza di quello che dice il collega Giannotti, non sia questa una impostazione populista ma se mai popolare, perché noi parliamo di cittadini di serie A. Noi così siamo e così sono quelli a quali noi, discrezionalmente, diamo degli incarichi. Noi diamo incarichi di fiducia a persone che rappresenteranno la Regione Marche e non glieli diamo sulla base di concorsi, perché non è che concorrono e vincono i migliori, vengono indicati negli enti coloro che noi riteniamo più corrispondenti al nostro progetto. E’ una cosa assolutamente legittima ed è giusto che questa sia l’impostazione, perché ogni Regione ha una chiara impronta anche politica, quindi è evidente che una maggioranza di centro-sinistra ripone la sua fiducia in determinate persone, tenendo conto anche della giusta rappresentanza delle minoranze. Però diciamo — ma lo dice anche il Consiglio di Stato che ha emesso una sentenza inequivocabile il 6 ottobre del 2003 avverso un ricorso che era stato presentato per una analoga previsione della Regione Toscana che prevede, nella sua legge, l’indicazione di appartenenza a realtà associative — che chi è destinatario di questa fiducia da parte della Regione, sia come noi eletti obbligato ad un di più di trasparenza nei confronti della comunità che va a rappresentare. Ripeto, sono persone che devono godere della nostra fiducia e quindi è giusto che su questi argomenti ognuno possa dichiarare tutto ciò che concerne la propria vita. Non obblighiamo questa scelta ai cittadini marchigiani tout-court ma a coloro che noi investiamo della nostra fiducia.
Su questa discussione che c’è stata in Commissione si è arrivati a una sintesi che io credo sia buona e giusta, una sintesi che credo possa essere accolta anche dai colleghi dell’opposizione che invito a firmare e votare questo ordine del giorno, perché la sintesi che è stata trovata è “non agiamo nel particolare all’interno di una legge che non è comprensiva di tutte le fattispecie che si possono verificare ma affrontiamo seriamente l’intero dibattito sulla rappresentanza, quindi cogliamo l’occasione di una modifica della legge sugli incarichi negli enti per aprire una discussione su come la Regione Marche vuole regolamentare, aggiornare la normativa sul concetto di rappresentanza”, quindi nei prossimi mesi ci impegniamo a discutere all’interno di questo Consiglio regionale sui requisiti per noi stessi consiglieri regionali — un obbligo che abbiamo ereditato dalla scorsa legislatura, perché è una conseguenza anche del nuovo Statuto della Regione — ma crediamo che questa discussione vada anche estesa a chi ha funzioni di dirigenza all’interno della nostra Regione e a coloro che riceveranno dalla Regione degli incarichi di rappresentanza negli enti e, aggiungo, anche a coloro a cui affidiamo degli incarichi professionali.
Questo ordine del giorno è quindi, per me, significativo da un punto di vista politico, perché nel mentre diciamo che la massoneria è riconosciuta come una associazione come tutte le altre, quindi, anche per richiesta della stessa massoneria, non va confusa con associazioni segrete ed è giusto che ci sia questo recuperare una ingiustizia che era stata perpetrata, dobbiamo però anche fare un passo avanti nel rendere sempre più la Regione Marche una casa trasparente dove nessuno ha assolutamente diritto a essere emarginato per il proprio pensiero. Quindi dai massoni ai componenti la bocciofila, passando per tutti i partiti politici, nessuno può essere discriminato per il proprio pensiero, per la propria storia, ma tutti devono avere il coraggio di dichiararla.
E’ questo il senso con cui voterò anche la legge proposta dalla Giunta con allegato questo ordine del giorno, con cui credo potremo aprire effettivamente un dibattito che dovrà portare sempre più i cittadini a rendersi conto che la Regione non fa cose discrezionali perché vengono premiati gli amici degli amici, ma fa scelte politiche che possono essere difese a testa alta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini. Nel frattempo si sono iscritti i consiglieri di minoranza, che alterniamo con quelli di maggioranza. Prego i consiglieri che intendono intervenire di iscriversi, per poter programmare bene i nostri lavori.

Ottavio BRINI. Rispetto al dibattito che c’è stato nella precedenet legislatura, anche dall’intervento della collega Benatti noto che il tempo ha portato qualche cosa di buono e di positivo. La legge avrebbe dovuto essere già applicata da tempo, quindi la Regione Marche è in ritardo sotto questo aspetto. Dall’intervento mi è comunque parso di capire che non c’è più discriminazione nei confronti di chi è massone. Questo è il dato positivo che oggi si registra in quest’aula. Quindi mi auguro che in futuro non ci siano più disinformazioni, strumentalizzazioni, prevenzioni, perché nella vita ognuno può essere iscritto ad Arcigay o essere omosessuale, ma non è detto che questo lo debba dichiarare pubblicamente. Ognuno nella propria coscienza può manifestare un’appartenenza, ma non si può imporre con una legge o con un vincolo la propria appartenenza alle Acli, agli scouts, a qualsiasi tipo di associazione.
La pericolosità non sta tanto nelle associazioni, cara Benatti, ma in chi sta fuori delle associazioni, perché basta che una sera vadano a cena tre personaggi politici importanti di altro livello e decidono per conto di milioni e milioni di cittadini sopra le loro teste a prescindere da quello che dicevi tu prima. Cioè noi ci troviamo, in tutte le regioni d’Italia, nei comuni, nelle province, di fronte a incarichi che vengono dati a persone di fiducia. Cosa significa? Nel momento in cui il tecnico, il libero professionista vengono scelti, chi li ha scelti sa che sono persone serie, corrette, quindi non riesco a capire perché debbano essere schedati. La scelta la fa la maggioranza, la decide un gruppo di persone, cioè i componenti della Giunta su segnalazione delle segreterie provinciali, che una volta prendevano indicazione da quelle comunali. Oggi purtroppo, è finita questa sana usanza. Ecco di chi ci dobbiamo preoccupare e chi dobbiamo combattere, non fare la battaglia alle streghe.
Bene fa oggi il Consiglio regionale a superare questo problema, bene ha fatto Stefania Benatti a prendere atto del ruolo che può avere qualsiasi tipo di associazione, per dare soddisfazione a qualsiasi cittadino, che può aderire a qualsiasi associazione. Poi, nel merito delle norme in materia di trasparenza, a mio avviso è la legge nazionale che le deve indicare, dobbiamo poi confrontarci anche a livello regionale, però quello a cui dobbiamo stare attenti è di non imporre a nessuno alcunché, altrimenti costringeremmo la gente anche a commettere dei falsi, perché poi nessuno controlla, quindi dobbiamo essere onesti con noi stessi, con i cittadini, fare una legge sana. Quando vediamo le presentazioni, a fianco di ogni nome c’è quello di un consigliere regionale. Quello è il garante della persona che viene presentata, quando le nomine sono del Consiglio. Quando invece sono della Giunta per incarichi su studi, su altri tipi di lavori per quanto riguarda il turismo, l’ambiente ecc., nessuno di noi è mai intervenuto nel merito chiedendo nome e cognome, perché la gente deve essere valutata in base al lavoro che fa e che svolge. Quando viene scelto un libero professionista deve essere scelto perché è persona professionalmente a posto, seria, non deve avere problemi con la giustizia, non deve avere nessun problema nella vita, nella società, per la pedofilia magari o per altri motivi. Non dobbiamo avere paura di queste cose: quando una persona viene presentata noi reputiamo che sia a posto e seria. Nessuno qui dentro penso che possa presentare un galeotto per rappresentare la Regione Marche in un ente.
Questa anomalia è stata finalmente tolta, a prescindere dalle appartenenza. Oggi si parla di massoneria, ma poteva essere anche la Opus Dei. Da cattolico non sono mai riuscito a conoscere gli elenchi della Opus Dei.
Ecco il salto di qualità che dobbiamo fare, oggi, come Consiglio regionale. Non dobbiamo discriminare nessuno. Se poi si scrive a fianco di ciascuno “ha la facoltà di dichiarare” va bene, ma non un’imposizione di legge.
Quindi noi siamo per approvare questa proposta di legge così come è stata predisposta, abbiamo letto solamente ora questo impegno che assume il Consiglio regionale, ci confronteremo con i colleghi del gruppo, personalmente non ho alcun tipo di problema a votare una legge quando c’è la massima trasparenza, purché non ci sia un’imposizione. Quindi c’è la massima libertà, la massima apertura, finalmente prendo atto del salto di qualità che oggi ha fatto il Consiglio regionale rispetto alla passata legislatura in cui ci eravamo trovati in difficoltà, impantanati su una norma che era addirittura imposta dalla Unione europea.

PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Per motivare il mio voto favorevole che è collegato all’ordine del giorno legato alla proposta di legge. Ho presentato insieme ai colleghi Mollaroli e Benatti l’emendamento affinché la pubblicità delle associazioni a cui si appartiene fosse estesa dalla massoneria a ogni tipo di associazione, accolgo con favore questo ordine del giorno che allarga il discorso della necessità di trasparenza anche ai consiglieri, assessori regionali e dirigenti, non solo a chi venga eletto in enti. E’ quindi importante che ci sia la massima trasparenza anche sugli incarichi di collaborazione professionale e quindi che ci sia una rivisitazione a tutto campo che, partendo da questo adeguamento sulle nomine porti a una rivisitazione nei confronti della trasparenza negli incarichi pubblici, nell’esercizio dei mandati dei consiglieri regionali, degli assessori e degli organi tecnici e amministrativi. Questo è necessario perché noi amministriamo direttamente o indirettamente grossissime risorse e quindi occorre che i cittadini riescano a sapere chi utilizza le nostre risorse e chi incarichiamo di gestirle.

PRESIDENTE: Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Rispetto a questa proposta di modifica, credo che quest’aula consiliare farebbe bene a non correre il rischio di dividersi fra Montecchi e Capuleti, come se questa legge fosse una sorta di espressione ideologica di considerazione verso l’una o l’altra associazione. Io che pure ho fatto la tesi in diritto canonico sull’Opus Dei mi sento molto laico rispetto alla proposta che secondo me si è caricata di significati impropri e invece, secondo me, non si è fatta un’accurata indagine sulla storia di questa norma che oggi modifichiamo e su quello che significa l’atteggiamento sotteso a quella norma. Mi pare di poter dire infatti che la norma, concepita nel 1996, in un’epoca in cui il giustizialismo della sinistra aveva assunto dimensioni e forme parossistiche tanto da consegnare la Regione all’immagine che in maniera più adamantina, dal loro punto di vista, esprimeva l’incarnazione di questo giustizialismo — un giudice, un magistrato, in particolare il dott. D’Ambrosio — tutto un sistema di pensiero lo vediamo in qualche misura anche dalla valutazione che ascoltiamo da alcuni colleghi consiglieri, u modo di pensare le cose, l’accesso alle cariche pubbliche che in realtà esprime una insospettata propensione allo stato etico, allo stato che fa morale.
Io che vengo dal Movimento sociale italiano sobbalzo su una sedia: per una vita siamo stati accusati noi della destra, di voler, in ossequio al filosofo Giovanni Gentile, di voler reintrodurre una forma statuale che in qualche modo, esprimendo in maniera prepotente la visione dell’eticità dello Stato tralignasse nell’attentato alla libertà. Oggi siamo nel 2005 e mi sembra di poter dire che una norma che condizioni l’accesso ad incarichi pubblici alla professione o meno di idee che nulla o punto hanno a che fare con il sovvertimento dello Stato, con orditi insurrezionalisti, sia desueta e meritevole di essere superata, non solo perché c’è una sentenza della Corte europea, inequivoca da questo punto di vista, ma proprio perché chi ha posto quella norma, chi l’ha concepita, a mio modo di vedere ha voluto manifestare un’idea sostanzialmente non liberale dei rapporti politici e istituzionali e quando mi riferisco all’ideale liberale mi riferisco a un coacervo di valori e di sensazioni che, al di là delle codificazioni ottocentesche, credo che sia ormai patrimonio comune del centro-sinistra e del centro-destra, almeno nella parte più avvertita dei due poli.
La realtà è che questa propensione inguaribile allo Stato etico, riveduto e corretto — non me ne voglia il prof. Giovanni Gentile — in realtà tradisce un vizio della sinistra, che soprattutto a sinistra, oggi, viene scoperto e denunciato. I colleghi consiglieri regionali del centro-sinistra sicuramente avranno letto quel panflait che io consiglio a tutti, di Luca Ricolfi che si chiama Perché siamo anticipatici, scritto da un editorialista riformista, che secondo me dice tutto sul senso di questa chiacchierata, discussione legislativa di oggi. Una sinistra che si sente superiore moralmente e che brandisce questa presunta superiorità etica, etnica e politica, tradendo poi quella profonda antipatia che è l’elemento principale del libro di Ricolfi. Io vedo tutto quel complesso di superiorità, quel brandire l’etica pro domo propria tutta riflessa da un lato in quello che fu l’intento del legislatore del 1996 di scriverla questa norma, ma oggi in un imbarazzo che addirittura — non me ne vogliano i colleghi promotori di quell’ordine del giorno — evolve in un atto che io credo la minoranza debba salutare con uno scrosciante applauso per il ravvedimento operoso di una maggioranza che riconosce a se stessa il compito e l’obbligo di dare più trasparenza al proprio operato.
Personalmente dal 2000, insieme ai colleghi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e dell’Udc chiediamo trasparenza nelle designazioni di tutti coloro che in qualche modo sono da porre in relazione con il meccanismo della Regione. Che Stefania Benatti e gli altri colleghi oggi avvertano questo bisogno, credo che al di là delle valutazioni politiche sia un fatto da salutare molto positivamente, soprattutto riconoscendo agli estensori di quell’ordine del giorno un grande sforzo, un grande riconoscimento di quella che non può essere, giustamente, una battaglia solo della destra. Io credo che la trasparenza non debba essere solo della destra, del centro-destra, del centro-sinistra e su questo ordine del giorno vedo le nostre idee, quelle che il centro-destra del 2000 esprimeva quando si parlava se fosse opportuno o meno dare a un sociologo l’incarico di dirigente dell’agricoltura. In quel caso fu enorme la circostanza: era evidente che un sociologo all’agricoltura rischiava di non avere le competenze necessarie, sufficienti a svolgere le azioni che competevano a quella figura funzionariale, ma questo che oggi è visto come un ordine del giorno che in qualche modo deve mitigare la coscienza di chi anche dall’estrema sinistra, dalle posizioni dello Stato etico approva questa legge, credo che sia invece un fatto assolutamente importante che ci riporta a quella fisiologia democratica di cui avremmo bisogno.
Voi ricorderete Il Pendolo di Foucault, il secondo libro importante di Umberto Eco, tra l’altro un autore di sinistra, che mirabilmente prendeva in giro la sinistra proprio per questa sua inguaribile tentazione di affidarsi sempre alla teoria dei complotti. Anche in questo caso i templari, i massoni, l’Opus Dei... Una volta si diceva il complotto demo-pluto-giudo-liberal-massonico, poi c’è stato il complotto dell’Opus Dei, dei templari, dell’ordine teutonico, dell’ordine di San Giovanni. Tutto questo non fa parte di una democrazia normale e fisiologica. Da un lato, a mio modo di vedere, approvare questa modifica non è solo rispettare il dettato di una sentenza, sarebbe troppo poco: “lo facciamo perché siamo costretti”. Vuol dire applicare un principio naturalistico e fisiologico che si consacra in quel famoso detto che non ricordo mai chi ha pronunciato, cioè “non mi riconosco nella tua idea, mi batterò fino alla morte perché tu possa continuare a professarla”. Questo è il principio sotteso all’approvazione di questo ordine del giorno che io saluto positivamente come accompagnato da una norma sulla trasparenza che ci deve vedere assolutamente tutti uniti e animati dallo stesso unico proposito, che non può essere preso come fosse di destra o di sinistra ma credo che sia patrimonio comune da approvare — e in questo senso invito anche i colleghi della minoranza — assolutamente all’unanimità.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Uscirò un po’ da questo clima che si è creato di condivisione generale e dichiaro fin da ora che alla fine voteremo questa proposta di legge ma la subiamo, non la condividiamo affatto, quindi vado assolutamente controtendenza rispetto ad alcuni interventi che mi hanno preceduto, per cui tengo a ribadire che per quanto ci riguarda c’è una sentenza che ci obbliga a fare delle scelte, diversamente non le avremmo mai fatte.
Il consigliere Castelli ricordava la storia da cui nasceva questa norma, citando il giustizialismo della sinistra. Io che giustizialista non sono mai stato e continuo a non esserlo nonostante sia sempre più diffusa, anche nell’ambito della sinistra, una certa idea giustizialista, ricordo anche da cosa nasceva il giustizialismo non tanto di quegli anni su Tangentopoli ma forse dovremmo fare qualche passetto indietro e andare a qualche anno precedente quando la storia di questo paese fu segnata in maniera drammatica dalla massoneria, dalle organizzazioni segrete e da tutto ciò che ne era connesso, anzi forse sarebbe più corretto dire che in quella fase tutto questo emerse e non è detto che quella fase si sia chiusa: è meno visibile, meno chiara, meno limpida di come lo sia stata per un breve sprazzo della storia della nostra Repubblica quando, probabilmente anche per interessi interni alla massoneria stessa, una certa storia, certi percorsi, determinate scelte, determinate azioni furono portate a galla dalla magistratura.
Questo per dire che questo dibattito che tende a indicare nella massoneria un’associazione come tutte le altre mi vede assolutamente contrario, nel senso che chi appartiene a un’associazione come tutte le altre non ha difficoltà a dichiarare l’appartenenza a un’associazione come tutte le altre. Il fatto stesso che appartenenti alla massoneria sentano la necessità di mantenere segreta questa loro appartenenza, forse dovrebbe dirci qualcosa in più e ci dice come ci sia una diversità profonda e quali sono le motivazioni che stavano dietro questa norma che introducevamo.
Alla fine concordo con Brini quando dice che questa norma non risolve il problema più generale “del potere”, nel senso che probabilmente tre politici di un certo livello che si ritrovano a cena possono determinare le sorti di una Regione, di una Provincia, di un paese altrettanto, ma questo non ci giustifica rispetto al fatto che, siccome non riusciamo a intervenire sul problema del potere più in generale rinunciamo a intervenire a qualsiasi livello.
Dobbiamo ricordare che chi si affilia alla massoneria fa un giuramento ben specifico e sostanzialmente giura — ci sono poi dei meccanismi di controllo interno rispetto a questa cosa — fedeltà assoluta all’organizzazione, in questa sorta di fratellanza interna a cui viene subordinata qualunque altra scelta, decisione di presa di posizione. Questo è il motivo determinante per cui la massoneria non è un’organizzazione come le altre. Io faccio parte di almeno 10-15 associazioni e nessuna di queste associazioni subordina le mie decisioni, in qualunque altro campo, al rispetto degli statuti o di una sorta di fratellanza interna, di condivisione di un progetto più ampio. Il fatto che la massoneria faccia questo e abbia poi gli strumenti per far sì che questo avvenga, mette fortemente in discussione il principio democratico su cui le istituzioni dovrebbero basarsi.
Questo è il motivo per cui è necessario, alla fine, attuare delle discriminazioni, perché io posso nominare un ingegnere piuttosto che un altro professionista, ad un ruolo perché è bravo, per mille motivi diversi e domani scoprire che non risponde più a quella sua bravura, a quella soggettività, alle motivazioni per cui l’ho scelto ma risponde a logiche dettate da situazioni non democratiche. Questa è la preoccupazione reale che dovrebbe farci riflettere e preoccuparci.
Detto questo, il nostro voto a favore di questa norma dovuta al necessario recepimento di una sentenza è in questo senso strettamente legato all’approvazione dell’ordine del giorno che prevede un ragionamento più complessivo, dandoci il tempo necessario per farlo, su questa problematica, perché non vorremmo assolutamente che questa modifica chiudesse così la vicenda e passasse questo principio che noi ci siamo ravveduti, abbiamo riconosciuto la massoneria un’associazione come tutte le altre, quindi non c’è bisogno di trasparenza e così via. Così non è, quell’ordine del giorno sancisce questo, non sancisce nessun ravvedimento di cui si è parlato, quindi è importante ribadirlo e tenere conto dell’impegno che esso prevede.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di continuare la seduta, senza la sospensione dei lavori.

Il Consiglio approva

Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Tre riflessioni rapidissime su passato, presente e futuro.
Passato: questa legge è figlia della spinta emotiva della piazza ed è un monito per questa nostra assise affinché in futuro non si ripeta lo stesso clima e non venga recepita la stessa spinta su altre cose. Purtroppo invece ci siamo ricaduti in passato, in materia magari ambientale. La spinta della piazza nei confronti di un’Amministrazione regionale, come parlamentare, può essere sana, va studiata, va non accantonata, ma quando si trasforma in norme liberticide come quelle che hanno dato vita a questa legge c’è sinceramente da preoccuparsi.
Voglio essere vicino, sentimentalmente, romanticamente alla sofferenza del gruppo di Rifondazione e parte della sinistra nell’approvare questa legge, anche se non voglio accomunare Rifondazione al resto della sinistra, perché darò sempre atto in questo paese, a Rifondazione — non posso fare altrettanto nei confronti di Ds e resto della sinistra — di non avere mai cavalcato Di Pietro e il suo giustizialismo. Rifondazione è stata, su questo, sempre particolarmente obiettiva.
Sulla sofferenza nel votare questa legge capisco la situazione, capisco che si accomuna con un approfondimento, un po’ superficiale, ma capita generalmente, è un fatto culturale: si cerca di accomunare chissà come massoneria — e parla uno che non è iscritto — a poteri forti, alti, nascosti, latenti, condizionanti. Credo che anche su questo il nostro approfondimento sia abbastanza carente, non per colpe personali ma credo più per ruoli che si vogliono svolgere. Credo che vada dato per assodato, per conseguito in questo paese, anche per la massoneria, che nelle sue fila ci sono persone di centro-destra e di centro-sinistra, persone credenti e non credenti.
Personalmente, da non iscritto ma da osservatore esterno credo che questo fatto è una garanzia per la massoneria stessa e per tutti quelli che debbono in qualche modo interloquire con la massoneria come potere che si esprime o come potere che on si esprime perché magari ha altre finalità.
Qualcuno ha accomunato templari e massoni. Per quanto riguarda i templari mi ritengo abbastanza esperto perché mi piace il Medioevo, quindi li ho studiati approfonditamente. Non so sulla massoneria ma credo che il vincolo del rispetto della legge sia in ogni associazione. Non credo che ci sia un’associazione che dica “noi ci vogliamo bene, noi promuoviamo i nostri obiettivi superando anche il rispetto delle leggi”, penso che questo non debba avvenire mai e credo che un’associazione che comunque deposita i propri elenchi presso la questura non si pone assolutamente questo metodo per conseguire i propri obiettivi.
Ritorno allora al fatto giuridico: è stata una legge sbagliata.
Vengo al ragionamento dell’oggi, perché ci impone di andare a ricercare quella che aziendalmente e a livello di impresa si chiama ricerca migliore della risorsa umana, da anteporre a tutto: a queste discriminazioni che sono state e sono sbagliate e spero che non si ripeteranno mai; alle divisioni di partito e di coalizione.
Oggi dico grazie anche ai colleghi come Altomeni che, ideologicamente distanti da questa proposta di legge, di fatto la approvano. Se poi lo fa per ordine di coalizione o di partito non voglio entrare nel merito, però se esegue un ordine di coalizione ho molta ammirazione, perché se uno non è d’accordo e lo fa per questo, sicuramente rende merito alla fedeltà di coalizione.
Debbo dire qualcosa sul documento che invece voglio sperare venga approvato all’unanimità. Nei valori che ci poniamo siamo d’accordo, cioè si andrà a varare una normativa entro l’estate, che riguarda il conflitto d’interessi, che in questo paese viene sbandierato riguardante una persona sola, invece il conflitto d’interessi cala nelle nostre istituzioni e fino ai nostri piccoli e grandi comuni questo problema purtroppo esiste. Ricorderete anche nella prima Repubblica come le commissioni edilizie fossero infarcite di architetti e di ingegneri, quindi come dice Castelli mi pongo in maniera laica di fronte a questo problema, quindi in senso abbastanza obiettivo e sereno. Noi parteciperemo, tutti i nostri gruppi, anche del centro-sinistra, alla stesura di una norma seria sul conflitto di interessi. Voglio però sperare che non si sconfini in questa nuova normativa, nella volontà di schedatura. Cerchiamo di capirci: se dobbiamo permettere al candidato che vogliamo proporre — quindi sono d’accordo anche sui rappresentanti politici e delle istituzioni eletti e da candidare — la facoltà di elencare le associazioni a cui si può vantare di appartenere e che gli possono servire per la sua presentazione, per far conoscere le sue capacità professionali, penso che questo vada inserito. Se lo vogliamo mettere come obbligo, ripeto, dalla bocciofila alla massoneria mi pare una cosa non rispettosa.
Credo, spero che questo clima tra noi si possa creare, si possa instaurare quando si andrà ad affrontare questa normativa. E’ stato positivo che in questo Consiglio si sia raccolto il nostro appello della precedente legislatura: anche tenuto conto che il Presidente D’Ambrosio in qualche modo sgattaiolò via da questa discussione, la cosa positiva è stata non dividersi, nell’assise regionale, tra favorevoli culturalmente o vicini alla massoneria e distanti. Credo che ripristinando oggi una norma, una situazione di diritto certa, più seria, dovuta, il Consiglio regionale ne esce particolarmente bene. Non guastiamo questa situazione di equilibrio, di serenità, di obiettività che abbiamo acquisito oggi con manovre, da qui all’estate, che potrebbero essere viste all’esterno come una schedatura. Credo che su questo ci possiamo impegnare tutti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. La discussione di questa proposta di legge è stata piuttosto lunga e articolata in Commissione, ha visto anche più incontri di Commissione perché andava e va a toccare sensibilità specifiche e personali, tutte assolutamente giuste e da condividere. Tuttavia fin dal primo momento, pur comprendendo quali possano essere le sensibilità che questa sera anche da Altomeni, da Benatti, da Binci e altri sono state espresse, mi sono dichiarata disposta a votare questa legge perché ritenevo la legge precedente innanzitutto ingiusta, in quanto andava a colpire un settore specifico, ma soprattutto la ritenevo e la ritengo tuttora una legge ipocrita, perché dovevano dichiarare l’appartenenza a questo settore soltanto coloro che venivano indicati per certi enti e saltavano completamente altre responsabilità di carattere regionale o altri incarichi più importanti. Ma soprattutto la ritenevo ipocrita perché mi è sembrato che fosse un modo, coprendosi dietro il cosiddetto dito, di non andare ad affrontare il problema vero della trasparenza amministrativa, della trasparenza degli incarichi, dell’accumulo degli incarichi, della scelta degli incaricati e della scelta dei consulenti, sia a livello tecnico che a livello politico. Mentre, all’interno della massoneria, è come se si fosse trattato dall’unica società o dell’unica lobby che può incidere molto pesantemente anche nel settore politico. Allora quello che è giusto che la politica faccia non è schedare coloro che rappresentano un’associazione o l’altra ma piuttosto considerare tutti allo stesso livello e non farsi influenzare invece da certe appartenenze che spesso, purtroppo, influiscono in maniera positiva, non negativa, nel senso che costituiscono un discorso di potere che invece non dovrebbe sussistere in questo Consiglio regionale, nel governo regionale o nazionale che sia. Quindi nel momento in cui l’accordo è stato trovato, perché insieme con questa proposta di legge è stato presentato un ordine del giorno — che non è una mediazione ma un grosso risultato politico, con una forte valenza politica, perché anziché racchiudere il discorso rispetto a un’associazione specifica lo si allarga a tutti perché veramente ci sia trasparenza, non per la considerazione dell’associazione alla quale si appartenga o meno ma per il proprio vissuto etico, morale, politico e quant’altro — credo che si sia raggiunto un risultato importante. Effettivamente gli incarichi, politici o tecnici, devono poter essere dati veramente sulla base della professionalità, dell’esperienza, delle caratteristiche di ciascuno e non in maniera positiva o negativa che sia in base all’appartenenza a certi enti o soggetti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Credo che ci troviamo di fronte alla coda di una vicenda piuttosto lunga che ha attraversato più legislature e in quanto coda ormai siamo arrivati a un atto dovuto che sostanzialmente è la presa d’atto di qualcosa che non si può eludere, anche se ci sono stati molti rinvii nel tempo. Pertanto dal punto di vista della votazione noi riceviamo un atto formale.
Dal punto di vista della sostanza il problema è più complesso; l’avevo detto in un precedente dibattito e mi sento di rilevarlo. La prima cosa è che lo statuto del nostro partito, prevede in un articolo un passaggio in cui dice che non è compatibile con l’appartenenza ad Alleanza nazionale l’appartenenza alle logge massoniche. E’ scritto nello statuto, quindi è un dato che nella votazione dà l’indicazione di votare secondo libertà di coscienza. Dal punto di vista della sostanza, a me appare un po’ grottesco che di fronte a tutte le lottizzazioni che avvengono in queste istituzioni in cui i partiti, attraverso cordate di potere molto forti fanno le loro valutazioni e impongono gli uomini — ho sentito prima l’intervento di Brini che salutava con grande nostalgia il fatto che ci fossero le segreterie provinciali ecc.: io tutta questa nostalgia...

Ottavio BRINI. Tu sei coordinatore regionale...

Carlo CICCIOLI. E infatti qualche volta le nomine mi sfuggono. Gli assessori di Ascoli Piceno o di Fermo dove amministriamo, io non li ho mai nominati, lo dico con franchezza. Le strutture territoriali, la gente del posto hanno deciso. Magari avessi tutto questo potere. Un po’ mi spaventerei perché mi dovrei prendere la responsabilità di tutte le scelte e poi, siccome non tutte le scelte finiscono bene, alla fine mi cadrebbero addosso tutti gli errori spalmati in tutto il territorio. Quindi di fronte a lottizzazioni di tutti i tipi, di fronte a cordate di tutti i tipi, di fronte ad accordi trasversali di tutti i tipi, che ci si strappi le vesti per la mini cordata massonica diventa veramente ridicolo. Mi sento di dire che siamo di fronte a situazioni ridicole.
In fondo, da un’analisi che facevo con un amico dell’Emilia Romagna, alla fine su determinate nomine della Regione Emilia Romagna dove tutto è lottizzato, tutto è deciso in base a precise cordate, la mini cordata massonica rappresentava un tentativo di sopravvivenza per qualche area della società civile che non riusciva a farsi rappresentare da altre deleghe.
Detto questo, in linea di massima il discorso sulle società segrete lo aborrisco. Io ho fatto sempre battaglie politiche a viso aperto, pagando delle volte un prezzo e altre volte avendo anche delle gratificazioni, quindi l’idea che ci siano società segrete che si distribuiscono posti di potere è lontanissima da me e l’aborrisco.
La legge speciale che va a colpire solo una piccola nicchia di persone che poi non si sa quanto pesino e quanto contino, mi appare piuttosto datata. Per questo motivo personalmente voterò a favore, con libertà di coscienza da parte dei consiglieri del gruppo di astenersi in quanto, a mio parere, non è una discriminante ideologica e per quanto riguarda “casa nostra” abbiamo quella norma dello statuto che ci vieta di appartenere alla massoneria.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Ritengo che ciò che si compirà alla fine di questa discussione con il voto della legge 21 che modifica la nostra legge 34 sulle nomine sia sicuramente un atto di civiltà giuridica e politica verso un pronunciamento della Corte europea rispetto al quale un’Assemblea legislativa come la nostra non poteva rimanere indifferente.
Anch’io, seppure con delle motivazioni che dirò, voterò, alla fine, la legge e l’ordine del giorno che l’accompagna.
A me pare che il consigliere Ciccioli, seppure attento — e ha fatto onestamente delle sue considerazioni — sta cercando di svilire la discussione che all’interno della Commissione si è svolta su questo tema e che anche oggi in aula ha avuto riverberi importanti, cioè affrontare, oltre la vicenda del pronunciamento della Corte costituzionale un aspetto molto importante che riguarda i soggetti che la Regione, attraverso lo strumento della delega e della nomina, deve utilizzare. Noi ne abbiamo fatto oggetto di discussione molto seria nella I Commissione e credo che anche il lavoro che finalmente in aula oggi si completa, con l’impegno a modificare la legge 34 sulle nomine e a farne una nella quale aumenti la dose di trasparenza nel meccanismo degli incarichi che la nostra Regione ha, sia un punto di arrivo molto significativo.
Capisco che a volte vivere molti anni nelle istituzioni svilisce queste questioni, ci abitua a degli accomodamenti e a delle mediazioni, ma assumersi oggi questo impegno in Consiglio credo che faccia fare alla nostra Regione — maggioranza e minoranza — un salto in avanti non indifferente.
Lascio cadere le considerazioni del consigliere Castelli sullo Stato etnico, sul fatto che l’etica etnica e politica sia una caratteristica della sinistra. Noi siamo per uno Stato laico. In questo secolo chi ha elaborato culturalmente e praticato la superiorità etnica non è certo la cultura della sinistra, credo che sia da ricordare e oggi è tornata di grande attualità nel nostro paese una discussione sullo Stato laico. Di questo noi siamo protagonisti e anche portatori di valori.
Io ritengo comunque che le associazioni massoniche non abbiamo più ragione di esistere nel nostro paese e vedo questo come, ancora, una debolezza della nostra democrazia o una scarsa convinzione negli strumenti democratici che noi abbiamo. Io so che le associazioni massoniche hanno avuto nella storia del nostro paese e in altri momenti storici, funzioni importanti — mi riferisco ovviamente alla storia del Risorgimento — e credo che possano avere ancora, mi azzardo a dire, funzioni importanti in Stati dove esistono regimi dittatoriali, non democratici. Quindi è uno strumento che in quei paesi può avere anche una funzione. Le vedo come associazioni che non credono nel percorso democratico e che ancora vivono con vincoli di appartenenza che a mio parere, in un regime democratico non hanno più ragione di esistere, mentre altri paesi, quelli di cultura anglosassone ai quali si faceva riferimento da chi ha tentato di interrompere queste mie considerazioni, esistono regole che sostengono le lobbies, che sono altra cosa rispetto all’appartenenza alle associazioni massoniche.
Detto questo che è una mia valutazione del tutto personale, ritengo che l’ordine del giorno ma anche l’emendamento che insieme ai consiglieri Benatti e Binci in Commissione prima abbiamo fatto, di dichiarare l’appartenenza all’associazione, dà una garanzia su tutto, la competenza sull’appartenenza politica e culturale. Noi, in quel senso e con quell’ottica abbiamo lavorato, oggi il Consiglio si impegna a produrre in tempi brevi, entro giugno 2006, una nuova legge che fa propri tutti questi contenuti, quindi ciò che noi stiamo compiendo oggi è un passo in avanti notevole, non solo cancella una norma, perché la Corte europea ci impone di fare questo ma apre per la nostra Regione — e noi ci crediamo fortemente — una nuova stagione nella quale di tutti coloro che hanno incarichi pubblici, incarichi politici ma anche funzioni dirigenziali o vanno a rappresentare la Regione in enti subordinati, occorra conoscere le caratteristiche, le appartenenze, ovviamente nel rispetto della privacy, con l’obiettivo, appunto, che la competenza superi l’appartenenza. Credo che ne avrà un vantaggio l’Amministrazione regionale in quanto tale ma anche la cultura politica di questa nostra regione e credo anche i cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli. Nomino consigliere segretario, per la minoranza, il consigliere Brini.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Occorre la maggioranza assoluta. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Istituzione del ruolo degli amministratori di condominio e di immobili» Luchetti e Castelli (18)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 18, ad iniziativa dei consiglieri Luchetti e Castelli.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Comi.

Francesco COMI. La presente proposta di legge licenziata all’unanimità dalla IV Commissione nasce dal sollecito di consiglieri di maggioranza e di minoranza. L’obiettivo strategico sotteso è quello di dare maggiore certezza, organicità, trasparenza ad una attività quale quella degli amministratori di condominio e di immobili, che merita particolare attenzione. E’ un’attività largamente diffusa, che coinvolge migliaia di famiglie — il condominio riguarda l’80% della popolazione — che coinvolge interessi economici e non solo rilevanti e che, pertanto, richiede una adeguata preparazione e requisiti professionali specifici per i soggetti che vengono delegati dai condomini.
Noi non istituiamo un nuovo ordine o albo professionale, per più ragioni: innanzitutto per un motivo di legittimità, perché la disciplina delle professioni è prerogativa esclusiva dello Stato e la Regione non può intervenire legiferando in materia. Chiare sono state le pronunce della Corte costituzionale che ha censurato, al riguardo, l’operato di alcune Regioni che promuovevano iniziative in tal senso. Non istituiamo un ordine nuovo per motivi di merito e di legittimità, perché esso interferirebbe, limitandolo, con il principio della libera concorrenza. Tengo a dirlo, perché è bene che sia chiaro l’oggetto sul quale andiamo a discutere. Il garante della concorrenza e del mercato ha soffermato proprio in questi mesi la propria attenzione sull’attività del settore della libera professione. L’oggetto del dibattito è altro. Noi ci proponiamo di offrire al consumatore, al cittadino condomino un certificato di qualità che garantisce sull’adeguata preparazione e professionalità di chi è iscritto nell’apposito registro regionale. Non si esclude la possibilità per alcuno di esercitare la stessa attività in forma diversa anche senza essere iscritto al registro. Quindi l’obiettivo è quello di assicurare un registro di amministratori preparati, qualificati, seri e responsabili, proprio alla luce delle evoluzioni legislative di una materia sempre più complessa, di una presenza di impianti, anche tecnologici, che richiedono unac certa consapevolezza, dedizione e preparazione.
Lo spirito della norma è questo.
L’articolato è molto semplice, dieci articoli che prevedono l’istituzione del registro presso la Giunta regionale, che prevedono i requisiti per l’iscrizione e l’accesso al registro regionale con la specifica, all’ultimo comma dell’art. 2, che la mancata iscrizione al registro non preclude l’esercizio dell’attività di amministratori condominiali immobiliari. E’ previsto all’art. 3 il ruolo della Regione nel promuovere e organizzare corsi di formazione professionale per il conseguimento della qualifica professionale, che sono aperti a tutti i soggetti che godano dei requisiti previsti nonché agli stessi già iscritti come opportunità di formazione e di riqualificazione.
Gli articoli 4 e 5 prevedono l’istituzione degli organi di rappresentanza di governo, di organizzazione del registro degli amministratori di condomini.
L’art. 6 prevede i provvedimenti disciplinari che potranno essere adottati per garantire la competenza, il rigore, la professionalità di coloro che sono iscritti a questo registro.
Le procedure sono affidate ad un regolamento al quale si rinvia per la disciplina di dettaglio.
L’ultimo articolo prevede l’impegno della Regione Marche a stanziare nel bilancio risorse adeguate per gestire, di concerto coni livelli istituzionali competenti — le Province, gli uffici per l’impiego — la gestione della formazione e della riqualificazione professionale.
Tengo a ribadire che questa proposta è nata trasversalmente, è stata condivisa unanimemente, come unanime è stato il principio ispiratore. Non quello di introdurre un nuovo ordine che limita la libera iniziativa nel mercato, su questo la discussione è più ampia, ciascuno dei consiglieri ha le sue opinioni — personalmente ritengo che il mercato del lavoro non vada irrigidito dentro steccati che servono solo a garantire alcune nicchie privilegiate, alcune oligarchie ma debba essere aperto alla competizione per mettere tutti coloro che ne sono in grado, di partecipare e di offrire le loro prestazioni e i loro servizi — ma quello di garantire il consumatore, impegnare la Regione Marche ad offrire un prodotto di qualità e di serietà.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Confermo quando detto dal relatore di maggioranza e aggiungo solo che nel dibattito si è raggiunta l’unanimità di tutta la Commissione, perché l’aspetto fondamentale era la rappresentanza nostra nei confronti dei cittadini utenti, dando l’opportunità a chi governa questa azione all’interno dei condomini, di avere la maggiore preparazione possibile utilizzando anche le risorse che l’Europa ci mette a disposizione, consentendo una formazione continua a crescente a chi deve dirimere questioni che a volte sembrano tranquillamente gestibili, che invece, in alcuni casi, possono portare a cause interminabili in cui i cittadini vengono coinvolti in liti di condominio che noi vogliamo evitare. Quindi il senso civico di questa legge che porta una profonda caratteristica di democrazia rappresentativa, è l’obiettivo per cui c’è l’unanimità di tutti i consiglieri della Commissione e, chiediamo, di tutti i consiglieri all’interno di questo Consiglio.
C’è un emendamento di Comi per una correzione tecnica all’art. 3, comma 2, ove si propone, di inserire, dopo le parole “partecipare”, la parola “anche”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. L’istituzione di questo registro va a beneficio dei cittadini, quindi della certezza che i personaggi iscritti siano “di qualità” o che abbiano un minimo di requisiti essenziali, però mi corre l’obbligo di sollevare alcune questioni di natura puramente tecnica su questa proposta di legge. Non vengono all’articolo 2 identificati gli altri albi, ordini o collegi, cioè il rapporto tra questo elenco e l’albo o collegio di appartenenza di un professionista non viene in questa sede regolamentato il che comporterà una regolamentazione a parte, ma questa è una cosa essenziale e penso che doveva essere fatta in questa sede.
All’art. 4 quando si parla di rappresentanza mi pare improprio, perché non è un albo o un collegio, quindi il presidente di questo elenco non può rappresentare nessuno.
Infine la solita norma in bianco che potevamo evitare all’art. 11, mettendo questi chiarimenti direttamente nella proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vorrei ringraziare i relatori delle parole che hanno speso riguardo a questa legge che reca la mia firma. Devo comunque ringraziare il Consiglio regionale se vorrà munire della necessaria approvazione una normativa che, pur riguardando un settore particolarmente specifico, costituisce comunque motivo di soddisfazione, perché è la prima volta che mi capita di essere promotore di una legge che poi diventa legge della Regione e devo dire che saluto con particolare favore il fatto che sia nata da un’idea condivisa con un collega della... (breve interruzione della registrazione)
...la competizione deve potersi dare obiettivi alti, cioè non una competizione drogata e falsata da steccati o guarentigie che in qualche misura proteggano ma una competizione che deve portare tutti gli attori della scena sociale a dare di più e meglio anche in termini di competenza, trasparenza, così che il consumatore possa essere messo in condizioni di scegliere non quel che passa il convento ma quel che risponde a una esigenza moderna di attualità, di modernità e di competenza. Questo credo che sia il valore sotteso a questa legge settoriale, ma che pure attiene a un argomento e a un insieme di rapporti che invece domina, comunque influenza considerevolmente l’agire privato dei cittadini. Mi riferisco ai condomini, mi riferisco a tutta la problematica connessa alla sicurezza e alla manutenzione degli edifici. Sono argomenti questi che, pur sembrando meno prestigiosi dal punto di vista politico, in realtà affliggono i cittadini in misura molto più complessa di quanto non si possa sospettare, dunque la nostra scelta è stata quella di andare incontro alla categoria di riferimento, alle associazioni sindacali prevedendo questo registro che non esclude la possibilità di esercitare la professione anche in assenza di un’iscrizione, anche per non incorrere nei rigori di una delle recenti sentenze della Corte costituzionale. Per quanto riguarda la norma finanziaria che veniva richiamata anche dal collega Santori, in realtà questa è una delle leggi il cui finanziamento la norma di contabilità prevede sia inserito volta per volta nella finanziaria. Sono leggi a finanziamento pluriennale, quindi la formula finale è in realtà quella mutuata dal prototipo normativo che si è codificato nel tempo in rapporto alla legge sull’ordinamento contabile della Regione. A mio modo di vedere questo è un segno tangibile e concreto di disponibilità della Regione Marche a far sì che nei settori più disparati della vita associata le istituzioni prevedano meccanismi che inducano gli stack holders a migliorarsi per poter poi essere meritevoli della scelta del consumatore. Anche su altre cose penso e spero che questa filosofia possa farsi largo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. A parte la sottolineatura doverosa di questa presentazione della legge, che potremmo definire bipartisan, nel senso che credo sia, nella storia del nostro Consiglio, una delle poche leggi che sono state presentate da consiglieri di opposta appartenenza, credo che quando si lavora per la comunità su certe questioni, faremmo bene a riflettere che sarebbe più costruttivo utilizzare questo tipo di collaborazione che non invece definire in termini ideologici o di parte le normative che attengono alla convivenza civile.
Vorrei sottolineare il carattere ordinatorio di questa legge che non va assolutamente considerata come una legge che si contrappone a una tendenza ormai condivisa nella nostra realtà comunitaria, che è quella di superare degli steccati che qualche volta ordini o consorterie di vario genere hanno determinato nella nostra organizzazione sociale, che non consentono, sia nell’entrata nel mercato del lavoro sia nell’esercizio delle professioni, una libertà che potrebbe essere comunque dovuta e riconosciuta.
La legge aiuta sostanzialmente le persone che si organizzano nel condominio per una scelta libera e qualificata. Spero che sia un segnale che dia la possibilità ai condomini di trovare i giusti amministratori, coloro che sono più esperti nella normativa piuttosto complessa della vita condominiale, ma soprattutto persone che siano in grado di trovare quelle giuste mediazioni alla vita condominiale che si impongono oggi in cui i rapporti intersociali sono complessi, molte volte viziati da individualismi ed egoismi che non consentono una convivenza serena negli stessi palazzi.
E’ un fenomeno che si sta approfondendo, diffondendo quello della conflittualità. Non a caso con l’introduzione del giudice di pace si voleva snellire una normativa che invece sta diventando sempre più controversa e sotto certi aspetti oggetto di conflittualità.
E’ necessario che chi svolge il lavoro di amministratore condominiale abbia non solamente quelle doti tecniche che sono alla base della regolamentazione della convivenza ma abbia anche una capacità relazionale, quella capacità mediatoria necessaria per alleggerire, qualche volta, una conflittualità sterile, magari assunta unicamente per dissidi che vanno al di là degli interessi stessi che legittimamente i condomini presentano. Questo è un dato non indifferente e sarebbe opportuno da questo punto di vista che la formazione professionale fosse chiamata in causa, proprio per curare questo aspetto.
Ripeto, la normativa è abbastanza sviluppata da questo punto di vista, c’è una giurisprudenza consolidata, anche se le nuove tecnologie che operano all’interno delle abitazioni implicano costantemente degli adeguamenti perché le norme che presiedono alle tecnologie che sono sempre più sofisticate tendono a modificare il rapporto tra l’utilizzo dell’abitazione e la persona che abita. Pertanto ci sarà un’evoluzione costante da questo punto di vista e credo che una formazione adeguata sul carattere della mediazione sia un requisito necessario.
Questo in virtù del fatto che si aprono nuovi contesti sociali anche per la necessità di doverci trovare di fronte a situazioni nuove, per esempio, sulla abitabilità dei nostri condomini, dovute agli immigrati per esempio. Si apre, sotto questo aspetto, tutta una tematica particolare che in qualche modo rende ancora più complesso il rapporto interpersonale, il rapporto di convivenza.
Ecco perché sottolineo questo aspetto. E’ necessario che questa funzione, che molte volte viene autogestita, venga affidata a persone qualificate che possano arrivare a tale dimensione unicamente attraverso una formazione specifica, attraverso un approfondimento anche degli aspetti relazionali e sociologici.
Dal punto di vista della formazione c’è una necessità che venga diffusa sul territorio, soprattutto nei centri maggiori, dove più alta è la possibilità di ricorrere all’amministratore esterno.
Credo anche che ci sia una necessità che i Comuni colgano questa occasione per attrezzare questo settore, perché è strettamente collegato anche alla vivibilità della città e pertanto non lo sottovaluterei. Il più delle volte si va avanti nell’improvvisazione, nella casualità. Questa legge aiuta i condomini, le famiglie alla scelta migliore. Tra l’altro non è un caso raro quello in cui gli amministratori, molte volte, si trovano di fronte a scelte anche di carattere decisivo nei rapporti della convivenza e quando ci sono rapporti conflittuali qualche volta si arriva anche a delle situazioni che sconfinano in ambito giudiziario.
Pertanto credo di esprimere soddisfazione per essere giunti a questa determinazione in pieno accordo, spero che sia un’occasione di riflessione per tutti noi per ulteriori impegni di questo genere, a fronte del miglioramento della convivenza civile e anche a fronte del miglioramento della regolamentazione della convivenza sociale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo prima di tutto per raccogliere l’invito e l’auspicio del consigliere Luchetti: sulle normative che hanno una valenza superiore a quella strettamente politica ma che vanno a risolvere problemi della collettività bisogna essere obiettivi e avere un approccio di disponibilità alla ricerca di un accordo e della migliore formulazione possibile.
Spero che questo auspicio di Luchetti possa poi essere condiviso da tutta la maggioranza, perché in molte altre occasioni questa disponibilità non è stata dimostrata. In questo caso la disponibilità c’è stata nella presentazione ma soprattutto nella discussione delle modifiche apportate in Commissione, soprattutto per rendere la legge con i crismi della legittimità, dato che andiamo ad operare in un comparto legislativo quale quello delle professioni, oggi fortemente interessato da innovazioni e regolamentazioni.
Condivido tutto quello che è stato detto, soprattutto perché la complessità e la grande responsabilità che oggi gli amministratori di condominio rivestono affinché persone competenti possano gestire la convivenza civile all’interno di queste strutture abitative e soprattutto perché oggi queste figure diventano anche garanzia per la collettività in generale, perché con l’istituzione anche del registro o libretto del fabbricato che essi dovranno gestire, si investe anche la sicurezza degli immobili, quindi con un alto grado di responsabilità.
Questa legge non contrasta con la normativa europea sulle libere professioni né con la regolamentazione italiana degli ordini e delle professioni.
Rivolgo quindi un plauso sia ai proponenti che alla Commissione che ha aggiustato il testo, dato le esperienze di altre Regioni dove queste leggi sono state impugnate dalla consulta e annullate. Il mio auspicio è che questa legge non venga impugnata e che persegua gli obiettivi per cui tutti insieme l’abbiamo pensata.
Quindi preannuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, il consigliere Comi.

Francesco COMI. Comunico che in sede di coordinamento tecnico è necessario correggere l’articolo 3, comma 2 perché c’è stato un errore materiale nella trascrizione e abbiamo riscontrato che dopo la parola “partecipare” manca la parola “anche”. Quindi un semplice errore materiale.
La IV Commissione si è appena riunita e ha presentato un emendamento all’articolo 4, dove sostituisce al secondo comma, lettera a) le parole “della categoria” con le parole “degli iscritti al registro”.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Emendamento della IV Commissione. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 4 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Gli articoli 7 ed 8 sono soppressi. Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione generale): «Istituzione della Giornata delle Marche” Giunta (48)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 48 ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Poiché la legge mi sembra abbastanza chiara così come l’articolato e poiché anche le iniziative legate a questa giornata sono state ampiamente divulgate sulla stampa dal momento che siamo ormai a ridosso della celebrazione della giornata stessa, ritengo che forse sarebbe più opportuno parlare di quella che penso possa essere l’identità delle Marche.
Nel momento in cui, qualche anno fa, quando partì il progetto ampio della promozione turistica del nostro territorio si diede l’incarico di stabilire quale potesse essere l’immagine che contraddistinguesse la regione Marche, l’immagine che fu trovata fu quella di due viaggiatori, un’immagine raffinata e di grande spessore, che venendo dal mare guardavano all’interno delle colline marchigiane i paesi e tutta la realtà, la ricchezza culturale, artistica ed altro che questa nostra regione conteneva. Così come pure gli slogans che sono stati trovati rispetto a questa Regione stanno a testimoniare la pluralità delle Marche stesse, quindi “terra della magia” parlando dei Sibillini, “terra dell’armonia” parlando dei nostri musicisti, dell’armonia nel paesaggio marchigiano, “la terra dell’ebbrezza” se vogliamo parlare del vino e della musica anche in questo caso, ma forse lo slogan che più di tutti raccoglie l’identità marchigiana è “Le Marche: l’Italia in una regione”, tant’è che se rifacciamo brevemente il percorso storico di questa regione troviamo non soltanto dal periodo dei piceni, da cui il Picchio d’oro, fino al periodo dei romani, medievali ecc., con una serie di testimonianze culturali, artistiche e architettoniche che hanno lasciato il proprio segno su questo territorio. Così come nella pittura abbiamo artisti di assoluto rispetto, da Gentile da Fabriano per cui faremo un’iniziativa fra poco a Crivelli, a Lorenzo Lotto, a Raffaello; nella musica Pergolesi, Spontini, Rossini; nella poesia romantica abbiamo il più alto esponente nazionale, Leopardi; nell’economia il “modello marchigiano” è stato il simbolo di un certo tipo di economia che si è diffusa in tutto il mondo; nello sport — con il “Picchio d’oro” quest’anno daremo il riconoscimento a due atleti di grandissimo livello che hanno vinto tutte le possibili gare a livello nazionale ed internazionale — altri altissimi rappresentanti.
Tutto questo è la realtà della regione Marche. Ridurre tutto ciò a un’immagine specifica diventa estremamente difficile se non impossibile. Quando un’associazione culturale marchigiana, anche prestigiosa, qualche anno fa tentò di fare questa operazione, la discussione rimase soltanto ad un livello puramente accademico perché non è possibile ridurre la realtà marchigiana ad un unicum, la realtà marchigiana non è fatta di tutto questo e se attraverso la Giornata delle Marche si fosse voluto dare un segnale specifico di una realtà e di un settore particolare della realtà marchigiana, sicuramente sarebbe stata un’operazione culturale sbagliata. Così non è. Si vuole invece parlare attraverso convegni, attraverso iniziative di quella che è la realtà marchigiana, come si vuole, attraverso la partecipazione delle scuole, sensibilizzare le nuove generazioni perché conoscano la realtà marchigiana e possano esprimerla anche agli altri.
Anche la data del 10 dicembre, che si lega alla Giornata della pace e alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, si lega ad un discorso che da un lato è di carattere religioso ma più di tradizione che di religiosità, tant’è che la traslazione della Santa Casa sicuramente non è un dogma religioso ma piuttosto un legame vincolato alla fede ma al nostro ricordo e ad una certa tradizione anche di carattere religioso della nostra realtà.
Secondo me lo spirito principale di questa Giornata delle Marche è quello del rapporto con i marchigiani emigrati all’estero. Credo che su questo una piccola valutazione vada fatta. Se consideriamo che l’emigrazione forte partì dall’Italia dal 1850 fino al 1930 e l’ultima fase fino a poco prima della seconda guerra mondiale quando le leggi razziali comportarono una forte emigrazione di ebrei in quel caso e se pensiamo che le Marche, che soltanto intorno al 1870 sono partite con una forte emigrazione legata in particolare all’Argentina, tant’è che il 36,6% dell’emigrazione marchigiana dal 1901 al 1910 era rivolta all’Argentina e circa 81.000 marchigiani in quello stesso periodo andarono in Argentina, sicuramente questo contatto e questo rapporto che è stato scelto con l’Argentina e questo rapporto con i marchigiani emigrati in Argentina è sicuramente una scelta di spessore, tanto che proprio i marchigiani rappresentavano, in quel periodo, il momento più forte di immigrazione nei confronti di questo paese.
Ma secondo me la cosa più importante è una rivisitazione che dovrebbe essere fatta a livello culturale rispetto a questa emigrazione, in particolare quella marchigiana, ma quella italiana in generale, un approfondimento relativo a che cosa ha rappresentato questa emigrazione e che cosa ha significato. Ebbene nel periodo di fine 800-primi ‘900 l’emigrazione è stata vista, attraverso le sue forme culturali — musica, pittura e quant’altro — come un flusso di popolo che partiva dalla propria terra per motivi di carattere soprattutto economico, quindi un popolo di diseredati che prativa semplicemente per andare a cercare fortuna altrove con il loro bagaglio di speranze ma soprattutto di dolore, quindi una cultura di carattere pietistico vista come un fatto estremamente negativo. Naturalmente c’è una spiegazione politica a tutto questo: forse è la spiegazione politica che potremmo dare del primo cinema neorealista, quando lo Stato non voleva dire che la situazione dell’Italia è questa. Anche in quel caso un certo nazionalismo latente non voleva dire che figurava questo fenomeno senza dargli l’importanza che invece questo fenomeno stesso rappresentava. Tanto è vero che si diceva che l’alta cultura nazionale non teneva conto dei poveri emigranti che facevano parte, invece, di una cultura molto bassa di carattere nazionale.
De Amicis, Pirandello, Pascoli, tanto per nominarne soltanto alcuni, ma Pascoli in particolare scrisse un discorso in quel momento, in cui disse “L’Italia pensante si è dimenticata dell’Italia errante”. In realtà non fu soltanto questo l’emigrazione italiana all’estero, in particolare in Argentina e l’emigrazione marchigiana all’estero, in particolare in Argentina. In realtà fu un’emigrazione che ebbe un valore molto più forte se pensiamo che tra gli architetti e gli scultori soprattutto, in Argentina, che furono iscritti intorno a fine ‘800, di 439 ne avevamo 200 solo italiani e quindi vuol dire che non c’erano solo classi di diseredati ma c’erano anche classi enormemente importanti dal punto di vista culturale. Se pensiamo che l’architettura che attraverso i nostri operatori è passata soprattutto in Argentina e ha avuto livelli di spessore altissimo, questo significa che on erano soltanto classi di poveri operai e di diseredati — c’erano anche quelli, c’era il lavoro minorile, c’era la miseria, c’era tutto — ma c’era anche un flusso culturale, un flusso di preparazione, un flusso di artigianalità, un flusso di arte che i nostri emigrati sono riusciti a portare nelle regioni in cui sono andati. In particolare parliamo di Francesco Tamburini che è stato sicuramente uno dei più famosi emigrati italiani e siccome è partito da Ascoli Piceno — ma a Jesi ci sono degli acquerelli e forse sarebbe bello esporli nel momento in cui faremo questa giornata dell’identità marchigiana — perché a Pisa non aveva ottenuto quel successo che pensava di avere, raggiunse l’Argentina, divenne l’architetto dello Stato e non solo progettò i più alti istituti culturali statali, tra cui la biblioteca nazionale, il teatro Colò, la Casa Rosada, la Plaza de Mayo od altro, ma fu addirittura l’urbanista dell’Argentina in quel periodo. Poi morì povero per le situazioni che purtroppo in Argentina spesso si verificano dal punto di vista economico, anche per un suo carattere particolare, ma sicuramente intorno a questa figura così come intorno ad altre figure nacque una ricchezza di imprenditorialità, di artigianalità, di arte e di artisti che lasciò il proprio segnale nella terra in cui i marchigiani andarono, come da questa terra subirono anch’essi un segnale di cultura. Troviamo monumenti a Colombo portati dai “nostri”, così come il monumento di Bolivar che invece faceva parte della cultura: sicuramente riuscirono a portare la nostra cultura e riuscirono ad essere anche presi dalla cultura che trovarono. C’è quindi la parte di questa emigrazione povera ma c’è anche quest’altra parte che secondo me va valorizzata.
Attraverso questa giornata va valorizzata soprattutto, allora come oggi e come dovrà essere in futuro, l’imprenditorialità, il coraggio, l’intelligenza delle donne e degli uomini marchigiani i quali mettono in discussione la propria vita, mettono a rischio le proprie sicurezze per andare ad affrontare una situazione forse di difficoltà ma che può anche consentire un miglioramento delle proprie situazioni economiche, non speculando su quello che trovano nella realtà in cui vanno, non sfruttando la realtà in cui vanno a operare ma portando la loro ricchezza e collaborando insieme con quella realtà per la crescita della realtà stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. L’istituzione della Giornata delle Marche è sicuramente un obiettivo qualificato, un momento di grande riflessione per la comunità e per le istituzioni sul cammino che l’autonomismo regionale ha fatto generalmente, specificamente nelle Marche.
Credo che ogni marchigiano può essere d’accordo a che sia individuata e istituita con legge la Giornata delle Marche. E’ chiaro che questo obiettivo ha comportato, pur nella fretta con cui dopo l’inizio della legislatura è stato conseguito, nella Commissione, una riflessione per quel che riguarda l’identità culturale unitaria della nostra regione. Per la parte di riflessione che è stata fatta in Commissione, che condivido anche nelle perplessità sollevate, al succo della questione c’è se la nostra comunità, da Tronto al Marecchia può avere l’idem sentire di valori, di tradizioni, di cultura, di storia particolari. Credo che dobbiamo dircelo in questa Assemblea, credo che i nostri cittadini non sentano fortemente un’identità culturale comune dal Tronto al Marecchia. Però è anche vero che l’incalzare degli eventi, della storia, dello sviluppo, della qualità della vita, della competizione con le altre Regioni, della competizione con i territori stranieri impongono anche ai nostri cittadini, unitariamente, una spinta a fare sistema, una espressione che abbiamo usato tutti abbondantemente nella campagna elettorale prima e dopo.
Dispiace dire che forse sono spinte contingenti economiche che impongono spesso una identità dei valori comuni, dovrebbe essere il contrario. Però prendiamo per buono anche questo. Oggi sicuramente possiamo dire che i nostri cittadini divisi per vallate e per crinali sentono questa forte necessità di unione. Questo è il preambolo culturale che mi sento di condividere e di approfondire, anche non tornando ai vecchi campanili, alle vecchie divisioni, sollecitando proposte culturali diverse che possono venire proprio dal fare cultura diversamente nelle nostre vallate, nei nostri paesi.
Quindi se preambolo culturale è questo, io posso dire di apprezzare complessivamente il progetto Giornata delle Marche. Voglio sottolineare però due forti perplessità che sono state sollevate anche in Commissione. Una riguarda la gestione di questo evento. Mi rendo conto che potrebbe essere facile fare demagogia sulla quantità di risorsa che viene impegnata il 10 dicembre di quest’anno.
Questa è una legge fortemente “leghista” per chi la guarda dall’esterno: se la Giornata della Lombardia l’avessero fatta Bossi e Formigoni, forse la sinistra avrebbe gridato “fanno la Giornata della Lombardia”. E’ una legge né federalista né leghista, fortemente autonomista, ci piace, andiamo avanti su questo. Dico che la demagogia potrebbe essere sulla quantità di risorse impegnate il 10 dicembre, in una giornata; mi interesserebbe un coinvolgimento forte — so che ci sarà, in parte, di alcuni istituti — delle scuole, dalle elementari all’università sull’identità culturale marchigiana e sulla proposta “Marche nel mondo” complessivamente, attraverso esempi, testimonianze, produzione.
Io avrei investito di più su questo aspetto scolastico-formativo-istruttivo, però andiamo avanti con i mezzi che abbiamo. C’è un emendamento del collega Bugaro che io condivido moltissimo e che riguarda la modalità di individuazione e di attribuzione delle onorificenze, del Picchio d’oro e trovo giusto sia una Commissione del Consiglio regionale a individuare i casi, le testimonianze da premiare.
E’ stato fatto un passo avanti quando si è detto che “la Giunta programma d’intesa con la Commissione consiliare”. Se questo è stato recepito dalla maggioranza ci soddisfa, però chiediamo un ulteriore passo avanti, quindi resti al Presidente del Consiglio, al Presidente della Giunta, con decreto, di individuare un premio annuale e agli altri otto ci penserà la Commissione consiliare oppure un nucleo ristretto di consiglieri, da dividere tra maggioranza e minoranza. Quindi aspettiamo questa apertura da parte della maggioranza per dare unitariamente, magari, al di là della diversità di posizioni che abbiamo per la spesa, che non condividiamo, uno strumento alla Giornata delle Marche che possa essere condiviso da tutti.
Vi chiedo quindi di accettare questo emendamento che, almeno per il momento, può migliorare questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Giacomo BUGARO. Presidente, io avevo chiesto la parola prima.

PRESIDENTE. I consiglieri a volte hanno la sensazione di essere discriminati. Il regolamento mi pone nella condizione di scegliere uno di una coalizione e uno di un’altra coalizione e per di più di non ripetere non solo le coalizioni ma anche lo stesso gruppo, per cui lei, pur essendosi iscritto prima di Pistarelli, parlerà dopo.

Roberto GIANNOTTI. L’interpretazione del regolamento va vista e secondo me deve tener conto anche del peso che i gruppi hanno, nel senso che la scaletta degli interventi deve tener conto sì del criterio dell’alternanza...(Interruzione del consigliere Mollaroli). La informo che nel regolamento non c’è scritto nulla di queste cose. Bisogna tener conto del fatto che un gruppo ha 8 consiglieri e l’altro ne ha uno. Così come in Parlamento, dove i tempi vengono cadenzati sulle dimensioni dei gruppi, credo che anche in Consiglio regionale il Presidente debba tener conto del fatto che se un gruppo ha 8 rappresentanti non può essere considerato come un gruppo da uno.
Ripeto le cose che abbiamo detto in sede di Commissione consiliare. Intanto che secondo me è improprio — lo dico ai consiglieri della Margherita — scaricare nelle Commissioni divergenze ideologiche che ci sono all’interno della maggioranza. Io ho detto in Commissione e ripeto in Consiglio che porre in Commissione, così come si è fatto, l’opportunità della scelta della data del 10 dicembre come Giornata delle Marche è improprio, perché se questo è un problema per la maggioranza, legato al valore di quella giornata, lo si faccia in altra sede. Se avete dei “cavoli” fra di voi non chiedete alla Commissione di togliervi le castagne dal fuoco, risolveteli. Io sono d’accordo con Spacca, perché per me quella giornata ha un grande valore, perché è la giornata della Madonna di Loreto.

Marco LUCHETTI. Siamo d’accordo anche noi.

Roberto GIANNOTTI. Però mettetevi d’accordo, perché mi sembra che la sinistra non sia molto convinta di questa cosa.
Fatta questa premessa, l’altro aspetto è quello relativo ai tempi di adozione di questo provvedimento. Consigliere Luchetti, sono contento di averle fatto tornare il sorriso oggi, perché mi sembrava che fosse una giornata grigia e buia per lei.
L’altra considerazione è sui tempi, rispetto ai quali qualche rilievo fa formulato anche dal punto di vista procedurale. Non è pensabile lanciare l’idea di una giornata così impegnativa, così importante per le Marche, presentare un atto legislativo che codifichi questa scelta e intanto predisporre, non so in quale modo, non so in quale forma, non so con chi, il programma delle iniziative. C’è una tempistica che mette in rilievo il mancato rispetto del ruolo di questo Consiglio regionale. Qualche altro consigliere porrà la questione in termini ancora più adeguati di quanto io ho fatto, ma a me premeva ribadire questo concetto.
Possiamo convenire sullo spirito della giornata, una giornata che ha scacciato l’idea del ritualismo e dell’effimero ma che punta a recuperare un valore di fondo che è quello dell’appartenenza, della cittadinanza marchigiana.
Altro aspetto che abbiamo sottolineato è che è stato in qualche modo recepito da un’innovazione introdotta dalla Commissione è quello relativo alle modalità organizzative. Dire che la Giornata delle Marche è un fatto rimesso alla esclusiva competenza della Giunta regionale ci sembrava e ci sembra ancora una forzatura. La Commissione consiliare ha introdotto un emendamento che peraltro definisce la necessità dell’intesa con la Commissione consiliare che comunque è un’articolazione del Consiglio. L’emendamento recupera questa lacuna e questo è un fatto positivo che modifica l’atto. Così come credo che sia importante recepire l’altra richiesta formulata dal mio collega Bugaro, l’emendamento che ripristina il diritto del Consiglio regionale di svolgere un ruolo autorevole, cioè il fatto che le personalità del mondo dell’arte, della cultura, che in qualche modo devono essere scelte non dall’autorità politica ma da un organismo molto più articolato e molto più garantista.
Queste cose hanno rappresentato il nostro punto di vista in sede di Commissione consiliare e hanno motivato anche la nostra posizione.
Su una cosa però intenderei insistere in maniera più precisa: il costo di queste iniziative. In una fase come questa in cui si chiede un impegno agli enti locali, alle assemblee elettive di ridurre e limitare lo sforzo finanziario, in cui si chiede a noi amministratori regionali, come ad altri, di fare a meno di alcune cose, noi prevediamo, per festeggiare i marchigiani, per ricordare i marchigiani, una somma che a me sembra eccessiva. Abbiamo proposto in sede di Commissione consiliare una riduzione considerevole di questo impegno. La spesa prevista è di 400 milioni, noi abbiamo detto che una cosa di questo genere si può fare con 50.000 euro, abbiamo presentato in Commissione l’emendamento che ci avete respinto e che ripresentiamo in aula, con il quale si chiede di portare a questo livello l’impegno di spesa. Crediamo che questo sia un segno non solo di trasparenza ma anche di maturità finanziaria del Consiglio regionale delle marche qualora venisse accolto l’emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Esprimo il favore e l’apprezzamento per questa iniziativa della Giunta. Nelle linee programmatiche illustrate dal Presidente Spacca nel primo Consiglio regionale c’erano diversi periodi che facevano riferimento ad una valutazione che ho condiviso in quell’occasione, sulla necessità di lavorare in questi cinque anni sull’identità di questa regione. Non sottovaluterei questo aspetto che non ha soltanto un valore di tipo culturale o un valore di tipo sentimentale, ma ha un valore assolutamente strategico. Le dimensioni di questa regione non ci hanno consentito, nonostante le ricchezze enormi che questa regione ha da un punto di vista culturale, architettonico, ambientale, paesaggistico, per andare anche nell’enogastronomia, per andare nelle eccellenze per quanto riguarda alcune produzioni, alcune grandi aziende — l’ho riscontrato quando ho avuto l’occasione di fare l’assessore provinciale — di veicolare all’esterno la nostra immagine, c’è difficoltà a percepirla con un’identità ben precisa. Ma c’è un’ulteriore difficoltà e ce lo dobbiamo dire: forse c’è addirittura un problema di non conoscenza profonda di questa regione anche da parte dei marchigiani. Si va per province quando addirittura non si va per vallate. Questo è un limite. Io credo che non solo la Regione ma tutte le istituzioni dovrebbero lavorare prima di tutto perché questa regione sia ancora di più conosciuta dai propri cittadini.
Dico queste cose perché le ho riscontrate nelle mie precedenti esperienze amministrative. Io mi sono trovato, nelle fiere internazionali del turismo a sentire molti che ascrivevano Urbino all’Umbria o addirittura alla Toscana, più di quanto ognuno di noi può pensare. Così come mi è capitato spesso, davvero tanto spesso, di riscontrare l’assoluta non conoscenza fuori dai confini della propria provincia. Questo è un limite per noi, ma un limite anche per la costruzione di quell’identità che ha un valore che va oltre la cultura ma sfocia nell’economia e quant’altro. E’ un limite grosso se si pensa che un comparto importante di questa regione è o dovrebbe essere il turismo. Quindi tutto ciò che attiene a costruire una maggiore conoscenza di se stessi, una maggiore unità e coesione al di là dei campanilismi che sono al contempo una ricchezza ma qualche volta rischiano di essere anche un limite, tutto ciò che attiene a costruire un’immagine che sia in grado di proiettarci fuori dei confini di questa regione ma fuori anche dell’Italia, è assolutamente positivo.
Francesco Massi è persona molto capace, molto intelligente, anche molto colta, ma mi consenta di dire che non si può arrampicare sugli specchi dicendo che è una proposta di tipo autonomista, leghista. Non voglio nemmeno polemizzare ma è fuori luogo, non c’entra assolutamente nulla. E’ una proposta che veramente mira al cuore di un problema che questa regione ha: la costruzione di un’identità più forte. E allora vano bene tutte quelle iniziative che sono su questo versante. Si parte, quest’anno, poi ci sarà da affinare le modalità, gli strumenti, però mi pare assolutamente apprezzabile che si parta con questa iniziativa e le si riconosca un ruolo relativo alle cose a cui facevo riferimento in questo intervento.
Rispetto all’emendamento, è assolutamente apprezzabile e condivisibile il fatto che per quanto concerne la proposta e gli obiettivi che ci poniamo ci sia un maggiore coinvolgimento dell’organismo che rappresenta davvero l’unità, al di là e al di sopra dei partiti di appartenenza, della regione Marche. E’ un segnale ancora più forte, ancora meno politico e più istituzionale, che va ancora di più in coerenza con i principi che vuol raggiungere questa iniziativa. Mi pare però esagerato individuare dieci premiati: finiremmo forse per svilire anche il valore di questo riconoscimento, quindi ragioniamoci un po’ meglio. Comprendo e condivido che sia protagonista nell’assegnazione di questo riconoscimento il Consiglio regionale, però contemporaneamente rischieremmo di svilirne la portata se non mettessimo un limite più ristretto al riconoscimento annuale di questa onorificenza. Quindi apprezzamento alla Giunta, al Presidente, all’assessore alla cultura per questa iniziativa, voto favorevole della Margherita.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Istituire una Giornata delle Marche è sicuramente una cosa che rende la stessa comunità e noi che ne siamo interpreti nelle istituzioni, lieti dell’iniziativa. Quello che ci rende un po’ perplessi è la modalità con la quale è stata messa in campo questa iniziativa che ripeto essere lodevole. Chi dei marchigiani dice “non voglio festeggiare la nostra giornata”, la giornata della comunità regionale che si ritrova e discute delle sue figure più rappresentative, della sua storia, della storia fatta di tanti marchigiani che si sono fatti valere nel mondo, nelle Marche e fuori delle Marche?
Arriviamo con la legge regionale ad oggi che è il 29 novembre, non avendo neppure lo spazio temporale necessario per la legge di essere pienamente attivata. Arriviamo tardi, con un programma che non so quanta discussione ha avuto, però mi dicono i colleghi di maggioranza e minoranza che nella stesura di questo programma non c’è stato tutto questo coinvolgimento nel senso del contributo di idee, del suggerimento, non per chissà quale “pastetta” politico-partitica. Però un contributo per magari dare all’iniziativa quel taglio più possibile aperto, condiviso, rappresentativo di tutte le sensibilità.
In realtà, se tutto ciò è vero — la legge arriva ora, non è stata gran che partecipata la discussione intorno alla formazione del programma, del calendario — poi leggiamo dalla stampa, che è il nostro pane quotidiano, il veicolo delle nostre iniziative, la cassa che amplifica quello che ognuno di noi porta come contributo di idee, di lavoro, che il Presidente Spacca annuncia a tutti i marchigiani, parecchi giorni fa, non qualche ora fa, che “faremo...”, il calendario, chi presenta, chi non presenta, chi testimonierà la marchigianità nel mondo, Carmen Lasorella. Non vorrei banalizzare il discorso ma qualche perplessità tutto ciò ha creato e crea. Non mi spingo fino a dire “facciamo una protesta, una barricata”, perché la legge è condivisibilissima, però tutto questo non è un buon inizio di legislatura, perché su queste questioni — l’ho ripetuto spesso in aula già all’apertura di questa nuova legislatura regionale — bisogna andare veramente a parlare di sostanza, lasciando perdere le parate o le forme che danno a qualcuno visibilità o un palcoscenico illuminato. Una di queste è il fatto di valorizzare quello che al comunità marchigiana ha fatto nella storia d’Italia, non solo nelle sue dinamiche interne — e sappiamo che si è parlato, a ragione, di “modello marchigiano” nel passato, come equilibrio di scelte di crescita economica, di dimensioni delle nostre imprese legate a filo doppio, con una cultura anche di socialità, di attenzione al tessuto connettivo fatto di famiglia, di solidarietà materiale — ma anche, addirittura, con tante espressioni, intelligenze vivissime che sono andate nel mondo a farsi valere, a dare un grande contributo di conoscenza della nostra terra, lavorando all’estero, o perché immigrati fattisi valere o perché intelligenze formatesi qui e che si sono fatte conoscere nel mondo per la loro preparazione che è cresciuta qui, nel nostro territorio.
C’è la possibilità, almeno su queste questioni, di ragionare in maniera seria, plurale, condivisa? Io penso proprio di sì. Non mi pare che questa occasione sia stata colta in questo senso.
Qualche collega ha detto prima che siamo a 12 giorni dal 10 dicembre, il calendario è fatto, è quello lì, pensiamo se non è un discorso un po’ eccessivo rispetto a quella che è stata l’idea venuta fuori da questa proposta. Perché allegato alla proposta di oggi che andiamo a votare c’è già quel calendario che prevede 200.000 euro. C’è stato l’accantonamento dei fondi in sede di assestamento, quindi non c’è qualcosa di irregolare in fatto di procedure, però come facciamo a spenderli tutti con quel tipo di programma? La banda la mattina, il pomeriggio il convegno che parlerà alle Muse di qualche personaggio che si è fatto valere, Nairobi, l’Argentina ecc., la sera si chiude la manifestazione sempre con un discorso di intrattenimento, adesso facciamo bene i conti. Spero non consideriate le mie parole come una vena polemica che non voglio usare: absit iniuria verbis. Mi pare che si strilla, “la finanziaria, i tagli”, noi siamo tacciati di populismo: questa mi pare sia un’occasione, dato che il programma è già definito, è quello, è una giornata già stabilita, per dare un segnale nel senso di quanto abbiamo detto.
Mi fermo qui sperando che questo tipo di intervento non rimanga soltanto agli atti ma sia anche oggetto di una riflessione attuale ma soprattutto futura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Di questa legge abbiamo discusso in maniera molto seria in Commissione e vorrei riferire il mio punto di vista. Comprendo il Presidente della Giunta che appena nominato, ovviamente felice di essere stato eletto con questo grande successo, ha pensato di dedicare alla sua regione una giornata. Questo atto d’amore verso la regione Marche lo comprendo, ci è stato annunciato nella relazione programmatica che ha tenuto in Consiglio e già io in quell’occasione ho cercato di dire che ci muovevamo su un terreno ambiguo. Vorrei svelare le ambiguità di questa legge. Tra l’altro il lavoro che abbiamo fatto in Commissione è andato anche in questo senso. Noi non abbiamo soltanto corretto alcuni aspetti amministrativi e di maggiore partecipazione del Consiglio all’organizzazione della giornata — questioni legittime che qui sono state avanzate anche dai membri della minoranza — noi abbiamo cercato di ridare segno e senso culturale a questa legge, ritenendo che la nostra è una regione, un’entità amministrativa ma i marchigiani non sono un popolo. Noi dobbiamo essere estremamente chiari da questo punto di vista. Ci muoviamo in un terreno ambiguo nel quale dobbiamo costruire questa giornata, tra le Marche che può essere considerata non soltanto un’entità amministrativa, ma è certo — e su questo aspetto accentuo la mia sottolineatura — che i marchigiani non sono un popolo. Non impegniamoci in termini troppo forti come quello della definizione di una identità culturale. Noi siamo una regione, dentro questa regione vivono ovviamente tradizioni, storie locali molto forti, molto serie, radicate, ma non impegniamoci nel definire l’identità dei marchigiani.
Credo che il senso di questa legge sia quello di conoscerci meglio al nostro interno, farci conoscere meglio all’esterno, sicuramente recuperare e valorizzare le appartenenze locali di tanta parte dei nostri emigrati che se li ascoltiamo probabilmente si definiranno appartenenti alle loro città ma non marchigiani, anche perché molti di essi sono emigrati a fine ‘800, primo ‘900 quando ancora non esisteva neanche l’entità amministrativa regionale. Quindi ritengo che questa legge debba stare dentro questo confine ma debba valorizzare la storia, la cultura, le personalità, le eccellenze anche della nostra regione come abbiamo fatto, ma non è una legge che connota, identifica il popolo dei marchigiani. Questo ritengo sia bene dirlo, altrimenti ci impegneremmo veramente in contenuti culturali sui quali dovremmo affermare punti di vista diversi. Quindi bene questo segno della valorizzazione, della conoscenza della nostra regione dentro e fuori, ma dentro confini che non impegnino termini seri come quelli dell’identità culturale.
In questo senso abbiamo lavorato in Commissione, ci siamo confrontati, abbiamo corretto anche il testo legislativo e oggi lo consegniamo all’aula con queste sottolineature. L’avere modificato il primo comma dell’articolo 1 è andato proprio in questo senso. Ritengo comunque che la nostra regione, nel conoscersi meglio anche attraverso la valorizzazione, l’istituzione di questa giornata, resti una regione aperta, una regione che nel dimostrare, nel voler conoscere, valorizzare meglio se stessa è però attenta alle diversità altrui, ad accogliere e rispettare le diversità altre. Credo che questo sia il senso forte che dobbiamo dare a questa legge.
Noi avevamo già una legge, la 9 che istituiva per le Marche il 10 dicembre, in corrispondenza della giornata della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino la “giornata di pace”. Mi sono permessa anche di scrivere al Presidente della Giunta, non volendolo fare in Commissione perché mi pareva improprio, chiedendo di tenere conto che le Marche il 10 dicembre l’avevano già scelta come “giornata della pace”. Non mi pare che per ora ci siano i termini per modificare questa giornata, io riterrei, se possibile, nel tempo, di vedere e valutare di non mettere in contraddizione queste due giornate ma di privilegiare, probabilmente, quell’aspetto che già avevamo riconosciuto con la legge 9, che noi siamo una regione che riconosce nei valori della pace, del rispetto altrui un segno forte, tanto da dedicargli una giornata.
La legge non risolve questo problema, permangono queste due giornate, io mi auguro che nel tempo noi troviamo il modo di conciliare questi due aspetti. Certo ritengo che comunque l’area culturale sulla quale attestarci sia quella della laicità, per cui il riconoscimento della giornata del 10 come giornata nella quale si ritiene, ovviamente senza fondamento storico ma soltanto per una tradizione ormai consolidata, la giornata legata allo spostamento della presunta Santa Casa di Loreto, mi fa mantenere delle riserve rispetto a questo aspetto. Comunque voterò questa proposta di legge, credo che il lavoro della Commissione sia stato utile, prendiamoci anche dei momenti di approfondimento e il testo questo consente, per valutare meglio gli aspetti di questa legge della quale colgo l’aspetto positivo che è quello che ricordava qui il consigliere Solazzi, di una regione che ha bisogno di una sua affermazione anche all’esterno, però dentro questi connotati della valorizzazione della storia, della cultura, delle tradizioni e anche delle eccellenze ma non impegniamo termini troppo forti come quelli dell’identità culturale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Non ripeterò quanto molti consiglieri hanno già espresso, quindi la bontà dell’impianto generale della legge richiamando aspetti sociali, culturali e storici della nostra regione. Sicuramente li sottoscrivo, sicuramente mi sono rimaste impresse le parole del collega Solazzi quando ha detto che la nostra regione ha bisogno di maggiore unità, perché si divide non solo in province ma addirittura in valli e questo lo viviamo nella nostra vita politica che ci porta a frequentare il territorio. Voglio fare alcune considerazioni nel merito della legge e altre nel metodo.
Sul metodo, più che fare un intervento vorrei fare una domanda: è legale una legge che viene applicata ancor prima che sia efficace? Mi spiego meglio. Noi votiamo una legge oggi 29 novembre, deve essere pubblicata sul Bur e devono passare 15 giorni, quindi andiamo ben oltre il 10. E’ legale il 10 dicembre festeggiare, insignire delle persone di onorificenze quando le insegne ancora non sono efficaci e spendere i denari ancor prima che la legge sia tale? E’ legale tutto questo? E’ una domanda che pongo all’attenzione del Consiglio.
Sul merito invece apprezzo lo sforzo della Commissione quando ha voluto ridare all’Assemblea legislativa delle Marche una sua centralità e quindi mi riferisco in particolare modo all’articolo 3 quando era previsto, prima dell’esame in Commissione, che la Giunta regionale determinasse le iniziative e invece in Commissione si è modificato, dando anche una dignità a questa Assemblea legislativa decidendo che la Giunta regionale, d’intesa con la Commissione consiliare competente stabilirà come svolgere e organizzare le prossime manifestazioni. Colgo anche l’occasione per illustrare l’emendamento che ho proposto, sulla scorta dello stesso spirito con il quale è stato modificato dalla Commissione l’articolo 3, a modifica parziale dell’articolo 2, cioè che l’onorificenza del Picchio d’oro era determinata con esclusiva competenza del Presidente della Giunta. Io sono un eletto delle Marche, rappresento per Statuto la Regione Marche, a tutt’oggi non so chi sarà l’insignito. Non mi sembra questo un comportamento dignitoso. Se è vero che c’è l’elezione diretta del Presidente della Giunta, è anche vero che c’è l’elezione del Presidente del Consiglio e noi stiamo svilendo — è un metodo che sta passando, strisciante, da tutte le parti — il ruolo delle Assemblee elettive. L’emendamento che ho presentato vuole are dignità a questa Assemblea e chiedo quindi che un’apposita Commissione, non onerosa, composta da consiglieri rappresentativi del Consiglio, stabilisca e individui le persone che possono essere insignite. Ho raccolto volentieri anche l’indicazione che mi è venuta dall’assessore Solari, che per dare una valenza forte a questo Picchio d’oro non possiamo eccedere nel numero delle onorificenze che concediamo ogni anno, altrimenti andremmo a svilire questa onorificenza con i tanti premi consegnati ai marchigiani dell’anno o quant’altro. Senza nulla togliere a quelle manifestazioni, mi sembra però che il premio concesso dall’ente più importante della regione debba avere un valore e un significato diverso.
Chiudo facendo una critica all’articolo 4. Secondo me, in un momento di difficoltà generale, che non è del centro-destra o del centro-sinistra ma è una difficoltà oggettiva, andare a spiegare ai cittadini marchigiani che in una sola giornata spendiamo 200.000 euro per la Giornata delle Marche, penso che non possa essere compreso e penso che i cittadini marchigiani troveranno difficoltà nell’accordarci una fiducia in questo senso. Ritengo che questa somma poteva essere spesa in maniera molto più ridotta facendo una cosa dignitosa e magari riservarci a momenti economici più favorevoli una festa più sfarzosa, perché spendere 400 milioni delle vecchie lire in un’unica giornata per autocelebrare la festa delle Marche, che nell’impianto generale della legge mi trova favorevole, sia eccessivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Cercherò di essere succinto, anche perché mi riconosco in molte delle considerazioni svolte dal consigliere Bugaro e credo che anche il suo emendamento dia prestigio all’aula per quanto riguarda una delle finalità della legge che è quella di proclamare l’identità marchigiana, di sottolinearla e di valorizzarla.
Secondo me è un’intuizione buona quella che ha avuto il Presidente Spacca, perché il problema dell’identità delle Marche esiste, proprio perché non c’è, è plurale come insegna tutta la nostra storia. Quindi che l’ente Regione si ponga il problema e cerchi di generare e suscitare un afflato comune in maniera non retorica, auspicabilmente, non formale, è cosa che va apprezzata, come altri segnali che il Presidente Spacca sta dando, come la Giunta itinerante e quant’altro. Dico questo perché se c’è un avversario, un antidoto, un elemento inibitore di questa consapevolezza dell’identità comune, forse è proprio l’”anconacentrismo”. Il rischio “anconacentrico” è quello che forse allontana di più la percezione di una memoria e di una identità condivisa. Ma al di là di questa cosa che pure lascio agli atti proprio per far sì che il senso della proposta si abbini al senso politico della gestione più complessiva della regione, voglio semplicemente dire una cosa sul famoso discorso del 10 dicembre e della ricorrenza del calendario gregoriano, non in modo bigotto o da “baciapile”. In realtà, se è stata una coincidenza — non lo sappiamo — il fatto che la giornata delle Marche si celebri il giorno della Madonna di Loreto, è una cosa estremamente intelligente e fausta. Storicamente parlando infatti, le Marche si sono affacciate sulla grande ribalta europea e internazionale proprio in ragione di questa presenza del santuario mariano più importante d’Europa, almeno prima del 1859 quando poi c’è stato quello di Lourdes e del 1911 quando c’è stato quello di Fatima, perché se andate a leggere i grandi viaggi, i grandi tour d’Italie dei grandi letterati europei che sono Montaigne, Goethe ed altri che facevano il famoso “giro” in Italia, un’avventura, prima ancora che turistica, culturale e per certi versi metafisica, l’iter del tour d’Italie così come ci è consegnato dalla storia della letteratura mondiale, prevedeva per l’appunto Venezia, Bologna, Firenze, tutte le grandi città spostate sulla dorsale tirrenica, tranne che Loreto. Loreto era l’unico elemento che generava la tentazione di grandi letterati europei di venire nelle Marche. Ecco perché l’identità, al di là di valutazioni bigotte e non laiche, ha questo merito che va sottolineato, come io peraltro ricordai nella scorsa legislatura in occasione del varo dei principi ispiratori dello Statuto regionale, quando dissi che ricordare le memorie cristiane di questa regione non è un fatto confessionale ma più semplicemente un fatto di verità storica, perché le Marche — lo dice il nome stesso — erano aree del tutto indipendenti e distinte fra di loro fino al momento in cui il cardinale Egidio Albornoz, piaccia o non piaccia, le costituì come entità regionale autonoma. Le Marche le hanno fatte la Chiesa. Può anche non piacere ma è così storicamente. Quindi al di là del fatto di mettersi la maglietta della Città del Vaticano o meno, questa è una verità che non deve, da laici, far impallidire nessuno.
A mio modo di vedere — ma questa è una notazione non politica, più formale — l’intervento della Commissione sull’articolo 1 è stato in qualche modo ispirato da una vena laicista, che però tradisce qualche stento sul piano dell’italiano, perché si partiva con una giornata per riflettere e sottolineare i valori umani, etici e culturali della comunità marchigiana, si arriva con una ricorrenza per riflettere e sottolineare la storia, la cultura, la tradizione, la testimonianza.
Si è voluto forse dare una evidenza meno spirituale alla ricorrenza. Ci sta, però paga un pochino l’italiano, perché riflettere la cultura, le tradizioni... Insomma, io avrei rivisto complessivamente l’articolo 1 perché non mi sembra che, anche se ortodosso dal punto di vista della sintassi, sia particolarmente eufonico parlare di riflettere la storia. Credo che ci sia qualche piccolo problema.
Detto questo, a mio modo di vedere è giusto che la legge meriti una valutazione positiva, che non evolva in un voto positivo solo per il fatto di un impegno finanziario che forse ha una caratura superiore a quella che le nostre condizioni economiche di ente consentono.

PRESIDENTE. Alcuni consiglieri mi hanno fatto notare la loro necessità di abbandonare l’aula perché hanno impegni inderogabili. Mi hanno espresso il desiderio di votare la risoluzione presentata sulla comunicazione dell’assessore Ascoli sulla Sadam. E’ chiaro che la cosa si può fare solo interrompendo la nostra discussione, solo se l’attuale discussione si interrompe per votare la risoluzione, senza ulteriore discussione.
Se siamo d’accordo possiamo votare la proposta di risoluzione tutti insieme, senza discussione.

(Così rimane stabilito)



Comunicazioni della Giunta in ordine al problema degli zuccherifici nelle Marche (Votazione proposta di risoluzione)

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Seguito della discussione e votazione): «Istituzione della Giornata delle Marche” Giunta (48)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione della proposta di legge n. 48. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Sono già state dette molte verità, molte cose. Cerco di aggiungere brevemente alcune altre considerazioni.
Ritengo che se questa iniziativa è nata dalla sensibilità autentica, interiore della politica marchigiana di tendere a vedere le cose che uniscono la nostra comunità, è un’iniziativa meritevole. Qualora invece sia nata da altre esigenze perché ritenuta strategica a livello politico, perché clonata da altre realtà regionali — la Toscana ha celebrato pochi giorni fa l’”orgoglio toscano” — allora ritengo che sia meno seria, soprattutto per come è stata proposta dalla Giunta. Devo riconoscere alla Commissione di avere lavorato agli emendamenti che sono stati presentati e di avere dato alla proposta di legge una vera sensibilità di rappresentare la marchigianità, di rappresentare la politica delle Marche, di rappresentare tutti i marchigiani. La proposta iniziale rappresentava esclusivamente la Giunta e probabilmente solo determinate forze politiche.
Questa iniziativa a mio avviso va legata ancor più, oggi, ai valori comuni che legano la comunità marchigiana, quell’identità forte legata soprattutto alla terra, al sacrificio che ha portato tante nostre famiglie, attraverso il lavoro, al riscatto e alla valorizzazione attraverso l’elevazione di un valore forte qual era quello della famiglia, portando avanti sempre con dignità i sacrifici nell’impegno e nel solco della speranza e della solidarietà. Tutte idealità coniugate con la fortissima fede cristiana.
Se la solennità di questa iniziativa dovrà ripercorrere, in futuro, i programmi che in questa prima giornata sono stati tracciati, noi non potremo chiamarla festa dei marchigiani, dovremo chiamarla festa della sinistra marchigiana, dovremo chiamarla un alto esempio di valore artistico dello spreco.
I miglioramenti introdotti in Commissione riportano questa proposta nel tracciato che noi auspicavamo. Non ritengo assolutamente accettabili le somme che sono state previste per celebrare questa iniziativa per le motivazioni che sono state già dette e che non ripeto. Quindi la nostra impostazione è quella di ribadire in un concetto già espresso, la disponibilità delle forze di opposizione a ragionare insieme sulle cose che ci uniscono, ma purtroppo vediamo cose che tendono sempre a dividere questo consesso e anche la comunità marchigiana. Ritengo che dobbiamo cambiare rotta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Anche dal dibattito è venuto fuori che tutti sono d’accordo nell’evidenziare le tradizioni e la cultura di questa regione. Quello che sorprende è la velocità con la quale questa legge è venuta fuori: mi auguro che accada la stessa cosa anche per altre proposte di legge. Quello che è sconcertante è che per festeggiare un momento come questo, si utilizzi una cifra abbastanza consistente, non tanto perché viviamo il periodo che tutti conosciamo di difficoltà economica, ma perché proprio in questi giorni, soprattutto nel territorio dal quale provengo emergono forti difficoltà causate dal cattivo tempo e dopo avere ascoltato ieri al Tg3 alcuni sindaci dell’entroterra pesarese — ricordo l’intervista del sindaco di Peglio, disperato perché non sa come e dove trovare le risorse per delle necessità primarie — dico: benissimo, festeggiamo al Giornata delle Marche rendendo omaggio, ma soprattutto rendendo possibile ad alcuni sindaci delle zone che sono state colpite da questa sorta, non dico di alluvione ma di tempo ingrato, di sistemare alcune cose. Forse il miglior modo per festeggiare una situazione come questa è scegliere una di queste località per ospitare una iniziativa che rappresenti tutte le altre, quindi utilizzare quei fondi per dare una chance in più a un territorio che molto spesso è abbandonato. E’ inutile festeggiare un’intera comunità, un’intera regione se poi ci sono parti del territorio che sono completamente sconosciute alla regione e agli enti locali in generale. Credo che un segnale di questo genere possa indicare un cambiamento di tendenza che in determinate situazioni, in determinati momenti è forse più opportuno per comunicare la vicinanza delle istituzioni, facendo interventi concreti, soprattutto quando ci sono situazioni drammatiche come quelle che parte del territorio della nostra regione stanno vivendo in questi giorni.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Solari.

Giampiero SOLARI. Penso che un po’ di precisazioni ci vogliano.
Intanto ringrazio gli apporti venuti sia dalla Commissione sia dagli interventi dei consiglieri, sia dall’emendamento. Credo che il tutto sia frutto di un lavoro comune e soprattutto possa arricchire un lavoro fatto, come detto da più persone, in molta fretta.
Vorrei però fare delle precisazioni molto semplici.
Il fatto di avere istituito una Giornata delle Marche, cosa considerata da parte di quasi tutti un elemento positivo, non è semplicemente un fatto di identità. Io penso che ci sia una novità all’interno di questa proposta e un nuovo modo di interpretare l’identità. Identità non è solo un fatto di storia, non è solo un fatto del passato, non è solo l’affermare ciò che sono le tradizioni e ciò che sono una serie di elementi che giustamente raccontano il nostro territorio, giustamente raccontano chi siamo. L’identità procede così come procede il tempo e qui c’è una proposta che è stata accolta molto poco. Noi andiamo a cercare l’identità nei bambini, nelle scuole, nel racconto che i bambini fanno delle Marche. E allora, questo elemento è di assoluta novità, che mi sembra molto strano non venga colto. Non è colpa di nessuno: essendo una novità, forse non si vede. Anzi, vi dico un elemento di grande difficoltà che abbiamo proprio per la velocità con cui stiamo facendo questo lavoro perché possa essere coinvolto il maggior numero di scuole possibile e perché i bambini e i ragazzi che fanno parte del tessuto della nostra comunità possano esprimersi.
Credo che tutti abbiamo un po’ di esperienza nell’organizzare feste, sia di partito che per tante altre ragioni e conoscete i costi. Forse avrete visto le cose che accadono in Italia quando si vogliono fare dei festeggiamenti. Leggiamo di “notti bianche” a Napoli, a Roma, tutta una serie di cose. Sapete quanto costano: andiamo su cifre che sono milioni di euro. Qui stiamo parlando di una cifra veramente minima e io vorrei che aveste la coscienza di pensare a quando fate una festa per la campagna politica. Quanto si spende? Qui si spendono 200.000 euro non per fare una festa, perché io non la voglio chiamare solo festa, è un momento in cui si introducono degli elementi di riflessione, di novità, di apertura, quindi è l’opposto a qualsiasi proposta di autoreferenzialità, ma una proposta di andare verso il riconoscere la propria comunità come una comunità nel mondo. Credo che questo ponga una seconda novità assoluta: la prima è quella di continuare ad elaborare l’identità attraverso la nostra comunità nelle scuole, che riflette poi quello che siamo noi: chi è padre, chi è madre sa perfettamente che nelle scuole si riflette. Certo, oltretutto siamo pieni di celebrazioni, autocelebrazioni di ricorrenze, di ricostruzioni storiche, di una serie di elementi. Basterebbero quelli per ricostruire una serie di elementi di identità. Non si fa questo, non si fa una celebrazione effimera come una “notte bianca” o come una grande festa, si parla in maniera simbolica e nuova di quello che può essere un nuovo orizzonte della identità marchigiana.
Riparlando di cifre, forse non lo sapete ma — potrà essere discutibile quanto si vuole — la serata del 10 dicembre andrà su Rai International con un collegamento continuo fra il teatro Colò di Buenos Aires e il teatro Pergolesi di Jesi. Una cosa del genere significa che veniamo visti da 25 milioni di persone, cioè una pubblicità — per dirla fuori dalla retorica politica — che non ha prezzo rispetto a quello che si sta pagando. Poi possiamo decidere che non va bene, che è una scelta sbagliata, non vogliamo farci pubblicità, vogliamo solo rimanere qua dentro. Benissimo, però vorrei che fosse molto chiaro sarebbe veramente avvilente pensare che i prezzi, i soldi che si spendono — oltre a coloro che intervengono all’interno e che partecipano a questa giornata — sono soldi spesi per un’iniziativa dell’effimero. Qui non c’è niente di effimero, qui c’è una sorta di “giornata zero”, l’inizio di un percorso che io spero che tra un po’ di anni possa raccontare qualcosa e possa far parlare dell’identità marchigiana raccontata, perché il racconto fa parte dell’identità e qui si cerca di ritrovare una serie di elementi, di fatti, non di racconti veri, di racconti che fanno le persone che abitano all’interno delle Marche e non solo la celebrazione di eventi storici o di personaggi morti che ci possono dare tanto, ma molte volte non ci raccontano più niente e fanno parte di una retorica della politica e di una retorica del cercare retoricamente la nostra identità. In questo senso credo che l’impostazione data di apertura delle Marche nel mondo e non delle Marche che si autoriferiscono e di cercare l’identità attraverso il racconto fatto nelle scuole siano due elementi di scelta politica e anche di un simbolismo politico necessario per aprire la nostra comunità e non per chiuderla, per dare un senso di apertura e non di chiusura.
Poi possiamo discutere sulla data, possiamo discutere su una serie di elementi, ma credo che anche quelli fanno parte di scelte che sono state fatte dai nostri marchigiani all’esterno, non qui all’interno. Credo che questo possa dire qualcosa, che ci possa dare degli elementi, altrimenti continuiamo ad autoriferirci.
Volevo semplicemente puntualizzare queste cose. Speriamo che questa che possiamo considerare una “giornata zero”, serva per poter migliorare nel futuro.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Devo dire, per onestà intellettuale, che ho apprezzato il discorso dell’assessore sulle motivazioni, che forse non abbiamo rinvenuto in una ristrettezza di tempi e stringatezza della proposta di legge. Però ritengo che i marchigiani all’estero non ci hanno imposto, assessore, di inserire nel convegno sette iscritti ai Ds e nessuno dell’opposizione, nessuno che rappresenti altre Marche, che rappresenti la comunità marchigiana. Questo penso che non ce l’abbiano imposto quelli che vivono all’estero. Le chiedo, per onestà intellettuale, di riconoscere almeno questo, poi posso anche votare l’urgenza di questo atto.

Adriana MOLLAROLI. Come sapete, io sull’identità ho molte riserve, ma sul pluralismo no. Sul fatto quindi che sia rappresentato i pluralismo politico di questa regione non ho nulla in contrario.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Ci sono un emendamento, un sub emendamento e un sub-subemendamento. Metto in votazione il sub emendamento 001 che tende ad abrogare il comma 2 ter del sub emendamento 01 che sopprime il 2 ter. Con il sub emendamento 01, a firma Bugaro, all’emendamento 1 sempre a firma Bugaro, che recita: “Ogni anno non potranno essere insigniti più di dieci cittadini. Al Presidente della Giunta e del Consiglio regionale è data facoltà di indicarne, di propria iniziativa, uno ciascuno”, si tende ad annullare questo dettato.
Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Il sub emendamento è firmato dal sottoscritto come estensore e da altri consiglieri di maggioranza. Per evitare la proliferazione abbiamo deciso di cassare il 2 ter, quindi resta il 2 bis.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il sub emendamento 001.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il sub emendamento 01 come subemendato. Se passa decade l’emendamento 1.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Emendamento n. 2 a firma Giannotti tendente a diminuire la copertura finanziaria da 200.000 a 30.000 euro.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che sia abbastanza evidente il tentativo di richiamo alla responsabilità. Il senso della nostra iniziativa è quello di assumere un impegno finanziario adeguato alla misura dell’iniziativa.

PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, pongo l’emendamento in votazione.

Carlo CICCIOLI. Presidente, presento un sub emendamento.

PRESIDENTE. Siamo in votazione, non è possibile.

Carlo CICCIOLI. Chiedo la sospensione della seduta.

PRESIDENTE. Stiamo votando, non è possibile.

Carlo CICCIOLI. Allora è una mascherata. Vi sono subemendamenti falsi, che non servono a niente...

PRESIDENTE. Non è possibile, a termini di regolamento. Stiamo votando.

Carlo CICCIOLI. Chiedo la sospensione della seduta!

PRESIDENTE. Non in sede di votazione. La potrà chiedere dopo che avremo votato. Prego i consiglieri di votare.

Il Consiglio non approva

Carlo CICCIOLI. Chiedo la sospensione della seduta.

Stefania BENATTI. No, no, avete voluto votare l’ordine del giorno sulla Sadam senza discussione. Allora rimettiamo in discussione tutto. Non abbiamo parlato dei lavoratori, adesso parliamo sulla politica? Allora io chiedo il dibattito sulla Sadam. Io sono d’accordo sulla sospensione, però sono d’accordo a fare una discussione, nel merito, sulla Sadam e sui lavoratori.

Remigio CERONI. Abbiamo votato, abbiamo votato!

Stefania BENATTI. Se rimaniamo qui a parlare di politica, rimaniamo a parlare anche dei lavoratori.

Remigio CERONI. Ma state portando avanti una legge senza i numeri. Cosa votate? State zitti, per cortesia.

Stefania BENATTI. Vergognati. Hai voluto bloccare la discussione su un argomento importante, per il tuo territorio. Vergognati!

Remigio CERONI. Ma che “vergognati”... Con la carità pelosa non se ne fanno niente, i lavoratori.

PRESIDENTE. C’è una richiesta di sospensione, sospendiamo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 15,55,
riprende alle 16,05

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 4. Ha la parola il consigliere Ciccioli per dichiarazione di voto.

Carlo CICCIOLI. Noi riteniamo la spesa eccessiva. Questo era il senso di trovare un sub emendamento che fosse alternativo tra i 30.000 euro decisamente insufficienti e i 200.000 euro che ci sembrano esagerati. Per questo motivo noi voteremo contro questo articolo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 4.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 3 che introduce l’articolo 5, dichiarazione d’urgenza. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. E’ stato presentato questo emendamento perché la dichiarazione d’urgenza non era prevista nella proposta di legge che abbiamo messo in discussione. La Giornata delle Marche, almeno per quest’anno è fissata per il 10 dicembre, a ridosso dell’approvazione della legge, quindi l’urgenza è necessaria.
Al di là della valutazione da parte dei vari gruppi, credo che sia utile, soprattutto per le Marche, che ci sia una votazione d’urgenza che consenta la votazione della legge, quindi la realizzazione della Giornata delle Marche a legge vigente. Faccio quindi un appello all’opposizione affinché voti per l’urgenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Per quanto riguarda la dichiarazione d’urgenza c’è la disponibilità del gruppo di An di votarla per salvare la legge e permettere i pagamenti entro il 10 dicembre.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Anch’io esprimo la nostra disponibilità a cogliere l’appello della maggioranza per poter consentire lo svolgimento di questa iniziativa per le date programmate. Ritengo solamente di dover fare una raccomandazione: di rappresentare nella gestione di questa giornata il pluralismo delle Marche. Anche questo era un grande valore delle Marche.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento per il quale occorrono almeno 21 voti.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Noi riteniamo che in sé l’idea sia buona e che il fatto che in qualche modo le Marche trasferiscano l’immagine nel mondo, incentivino tutto ciò che è promozione intorno alla nostra regione è positivo. Non ci piace molto che tutto sia stato organizzato con un principio di autoreferenzialità; inoltre 200.000 euro per un solo evento — sostanzialmente il Pergolesi — ci sembrano eccessivi. Non so se c’è stata una compartecipazione a Rai International, però sono sempre 400 milioni bruciati in mezza giornata, tra il pomeriggio e la sera del 10. Mi sembrano abbastanza, quindi su questo abbiamo delle perplessità. Così come chiediamo che l’evento sia bipartisan: deve essere l’intera Regione, l’istituzione, che partecipa a questo evento, non il governo regionale e la sua maggioranza. Con questo spirito non voteremo contro ma ci asterremo sull’impianto complessivo della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. A nome del gruppo di Forza Italia preannunciamo la nostra astensione sul complesso della legge, perché pur condividendone l’impianto, l’ispirazione, nutriamo un forte dubbio rispetto all’articolo 4 che è l’unico articolo contro il quale abbiamo votato. Ci dispiace, perché la legge tende a unificare la comunità marchigiana, quindi la condividiamo nel suo impianto generale e vediamo con favore l’approvazione sia in seno alla Commissione che oggi in aula, di quelle modifiche che hanno portato la maggiore condivisione dell’evento con il Consiglio regionale. Mi sentirete spesso parlare di questo aspetto perché non posso accettare che l’Esecutivo prevalga sempre rispetto al Legislativo. Questa è una mia impostazione culturale, lo dico oggi a microfono aperto e mi sentirete spesso difendere le prerogative delle Assemblee legislative, perché è vero che c’è l’elezione diretta del Presidente della Giunta ma è altrettanto vero che c’è l’elezione diretta dei consiglieri regionali e questo ce lo dimentichiamo troppo spesso. Non me ne voglia la Giunta che tra l’altro è composta in larga parte di personale non eletto. E’ una scelta politica dell’Amministrazione regionale, della Giunta regionale, del suo Presidente, della maggioranza politica, però ritengo che il Consiglio sia il luogo e, con esso, tutte le Assemblee legislative, a partire dal Parlamento, in cui la democrazia si esplicita in maniera compiuta.
Con questa legge, con le modifiche che la Commissione e l’aula hanno apportato, questo viene dichiarato con forza e me ne compiaccio. Mi dispiace che il gruppo di Forza Italia non possa votare la legge nel suo complesso, ritengo che anche sull’art. 4 con un pochino di sforzo in più, se non fosse stata così precipitosa la presentazione della legge, avremmo potuto trovare un punto di convergenza su una cifra intermedia. Auguro comunque alle Marche di vivere questa giornata come un momento di unità.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Chiedo se c’è disponibilità ad andare avanti per al discussione di mozioni urgenti quali la richiesta dello stato di emergenza e di calamità naturale.
Se non vi sono obiezioni, procediamo in questo senso.

(Così rimane stabilito)



Mozione (Discussione e votazione proposta di risoluzione): «Richiesta stato emergenza e calamità naturale» Ricci, Giannini, Mollaroli e Comi (49)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 49 dei consiglieri Ricci e altri. Ha la parola, per illustrarla, il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Il motivo della mozione mi sembra più che evidente. Questa mozione richiama esigenze riferite all’ultima ondata di maltempo e devo dire che su questo punto la Giunta proprio ieri ha quasi anticipato la mozione, perché ha già messo a disposizione una somma molto consistente per dare una risposta alle emergenze acute di questi ultimi giorni nella regione Marche, in modo particolare nella provincia di Pesaro, però il punto è che non possiamo più rincorrere le emergenze, dobbiamo fare in modo che siano applicati fino in fondo i piani delle emergenze che hanno gli enti locali, laddove si individuano due elementi di fondo: quello della previsione e quello della prevenzione del rischio, evitando le fasi acute. Su questo punto al legge 183 da tre anni non viene rifinanziata e ogni volta dobbiamo rincorrere il problema delle emergenze con interventi legati alla richiesta dello stato di calamità, alla richiesta dello stato di emergenza e ottenere risorse per le fasi acute. In questa fase la Giunta ha dato una risposta interessante e immediata, perché si parla di 85 milioni di euro di mutui aperti in queste ore che sono riferiti alle risorse delle calamità naturali riconosciute per i mesi di novembre 2004 e gennaio 2005, per cui sono state recuperate le risorse già stanziate in precedenza. E’ comunque una risposta molto positiva perché si tratta di milioni di euro. Proprio questa mattina c’è stato un incontro con l’assessore Carrabs, le Province e i Comuni per individuare una griglia di ripartizione fra i Comuni e le Province che hanno avuto i maggiori danni, quindi credo che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi vi sarà una vera e propria erogazione.
Il punto vero è quello precedente: che le calamità naturali si possono ridurre con interventi di previsione e prevenzione del rischio. Su questo punto le risorse non sono mai puntuali, nel senso che la legge 183 è stata da anni non più rifinanziata. Non è una legge nostra ma una legge nazionale ed è su questo che richiamerei la Giunta ad impegnarsi successivamente per fare in modo che quella legge venga rifinanziata e che si riapra quel percorso di difesa del territorio in maniera ordinata, attraverso monitoraggi e studi di prevenzione e previsione del rischio. Invito quindi a votare questa mozione, anche perché la Giunta ha già provveduto, in parte, a dare risposte per la fase acuta di maltempo delle ultime settimane.

PRESIDENTE. E’ stata presentata una proposta di risoluzione il cui testo è identico alla mozione, con la sola aggiunta della provincia di Ancona tra quelle colpite dall’ondata di maltempo. E’ sottoscritta da un maggior numero di consiglieri rispetto all’originaria mozione. La pongo in votazione.

Il Consiglio approva




Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi, sull’ordine dei lavori.

Franco CAPPONI. Per accordi presi tra i gruppi non possiamo procedere ad altre discussioni, quindi chiedo soltanto, per la mozione n. 45, la possibilità di discuterla prioritariamente al prossimo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del consigliere Capponi di discutere, come primo punto delle mozioni, alla prossima seduta, la mozione n. 45 sulla revoca dei componenti del consiglio di amministrazione dell’Aerdorica spa. La pongo in votazione.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 16,20