Resoconto seduta n.18 del 13/12/2005
La seduta inizia alle 16,50



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Nella precedente Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo deciso di iniziare la seduta odierna partendo dal punto 2 dell’ordine del giorno e di fare le interrogazioni nella seduta di domani mattina, perché sono riunite della Commissioni e quindi non sovrapporre il lavoro delle Commissioni con quello del Consiglio.
Sapete che la composizione dell’aula è sempre una cosa laboriosa e richiede un po’ di tempo e tenuto conto che questo Consiglio inizierebbe subito con un voto, se siete d’accordo, piuttosto che cominciare dalle proposte di deliberazione n. 2 e n. 3 potremmo cominciare dalla proposta di legge n. 4, relazioni e discussione generale, tornando poi ai punti 2 e 3.
Comunque, procedo ora a dare lettura delle comunicazioni e torneremo successivamente sull’argomento.





Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 17 del 6 dicembre 2005.


Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 67 in data 25 novembre, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Capponi, Brini, Bugaro, Ceroni, Cesaroni, Santori e Tiberi: «Interventi a favore della famiglia», assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 68 in data 2 dicembre, ad iniziativa del consigliere Castelli: «Erogazione contributi alle organizzazioni di volontariato per lo svolgimento dell’attività di cui all’articolo 2, comma secondo, della Legge 22 maggio 1978, n. 194», assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 69 in data 12 dicembre, ad iniziativa della Giunta: «Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio per l’anno 2006», assegnata alla II Commissione.



Proposta di regolamento
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 9 dicembre, la proposta di regolamento n. 1, ad iniziativa del consigliere Minardi: «Regolamento per il trattamento dei dati personali sensibili e giudiziari di cui è titolare il Consiglio regionale delle Marche», assegnata alla I Commissione.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 54 del consigliere Solazzi: «Servizi di trasporto pubblico regionale e locale, libera ammissione al personale in servizio di pubblica sicurezza»;
— n. 55 del consigliere D’Anna: «Diritti umani – Tibet».




Leggi regionali promulgate

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato le seguenti leggi:
— n. 26 in data 13 dicembre 2005: «Istituzione della ‘Giornata delle Marche»;
— n. 27 in data 13 dicembre 2005: «Modificazioni alla legge regionale 5 agosto 1996, n. 34 “Norme per le nomine e designazioni di spettanza della Regione”».



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo l’assessore Giaccaglia.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Torno alla proposta di iniziare i lavori dalla proposta di legge regionale n. 47, di limitarci alle relazioni di maggioranza e minoranza e alla discussione generale e poi andare alla votazione delle proposte di deliberazione n. 2 e n. 3.

Ottavio BRINI. Presidente, insieme alla collega Giannini abbiamo presentato due interrogazioni molto importanti che riguardano i piano di caratterizzazione del Basso Bacino del fiume Chienti. Se è possibile vorremmo discuterle oggi, perché noi l’abbiamo presentata dal mese di ottobre. Siccome è un tema delicato, se si può discutere oggi penso che sarebbe cosa utile.

PRESIDENTE. Se lei è d’accordo direi di farla domani mattina, anche in considerazione dell’assenza dell’assessore.

(Così rimane stabilito)



Proposta di legge (Discussione generale): «Riordino in materia di diritto allo studio universitario» Giunta (47)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca 47 ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mammoli.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

Katia MAMMOLI. Insieme alla proposta di legge che oggi discuteremo in aula è stato presentato anche un ordine del giorno, in considerazione del fatto che riteniamo opportuno che in un tempo congruo venga rimesso mano a questa legge per consentire di proporre una nuova legge organica che tenga maggiormente conto delle esigenze delle università oggi.
Infatti dal 1996 ad oggi la situazione è mutata notevolmente e da alcuni anni in tutta Italia si è avviata una riflessione sul diritto allo studio universitario, più rispondente alle logiche attuali ed alle esigenze di rispondere alle esigenze mutate del diritto allo studio universitario. Quindi anche rispetto ai servizi che vengono erogati da parte degli Ersu agli studenti, anche qui si è modificata la sensibilità, come la sensibilità. Non più considerare questi servizi semplicemente come puro assistenzialismo a studenti più meritevoli e soprattutto più disagiati, ma piuttosto tutta una serie di servizi che possano accompagnare gli studenti tutti nel loro percorso universitario, con un costo diverso a seconda delle possibilità economiche o meno dei vari studenti. Ma soprattutto dai colloqui che abbiamo svolto in questi giorni, prima della proposta in aula di questa legge con parte del mondo accademico e con gli Ersu sono emerse sensibilità e necessità a cui una legge integrata da parte della Regione dovrebbe dare risposte che riguardano soprattutto alcuni punti particolari che ad oggi non sono del tutto chiari o impellenti nelle leggi precedenti o anche nella legge attuale.
C’è la necessità di investire sulla conoscenza, sulla ricerca e sull’innovazione e il discorso, che si sta verificando sempre più fortemente all’interno delle università, dell’internazionalizzazione, quindi il fatto che gli studenti possano partecipare a corsi, a stages o seminari di studio in altre località europee o di altre parti del mondo. Le università, oggi più che mai, sono qualificate non soltanto sulla base degli insegnamenti e della didattica che esprimono ma anche sulla base dei servizi che si erogano, quindi se vogliamo che le nostre università siano competitive non soltanto all’interno della stessa regione, l’una nei confronti dell’altra ma piuttosto all’interno dell’Italia, in una valutazione tra le università di varie regioni, è necessario che non soltanto la parte didattica sia approfondita e importante ma anche i servizi che l’università rende possano essere il più possibile competitivi. Così come un’esigenza sempre più impellente ed evidente è quella di garantire offerte formative post laurea e non soltanto il corso di studio che arrivi fino alla laurea vera e propria.
Alcune università stanno incentivando e portando avanti — ma questo è un discorso che dovrà essere sempre più approfondito e su cui bisognerà verificare e prendere degli orientamenti specifici — rapporti con le scuole medie superiori, in modo da orientare già verso la ricerca di una facoltà la più rispondente alle logiche del mondo del lavoro attuale e quindi che effettivamente possa consentire un’esperienza del mondo lavorativo.
Occorre rispondere anche alle esigenze di molti studenti e di molti Comuni i quali chiedono che i corsi universitari o di laurea breve vengano delocalizzati sul territorio, per avvicinare ancora di più questo tipo di corsi al territorio stesso. E’ evidente che tutto questo significa delle spese, tutto questo significa che in qualche caso è molto difficile dare dei servizi nel momento in cui questi corsi vengono erogati sul territorio rispetto a quelli del Comune capofila, dell’università stessa.
L’altra esigenza che è emersa molto fortemente da parte del mondo universitario è quella di formare dei corsi di studio relativi alla preparazione linguistica, sia in inglese che in italiano, perché sempre di più si sta lavorando per avere studenti stranieri. Inoltre questi corsi di studio precedentemente avevano un percorso abbastanza chiaro, che era più o meno quello dell’anno scolastico, invece oggi hanno la necessità di costruirsi in periodi molto compatti, con corsi di studio molto attivi, a volte addirittura nel periodo delle vacanze.
Tutto questo significa, oltre ad altre cose che sono state illustrate nell’ordine del giorno, rispetto al momento in cui è stata promulgata la legge n. 38, portano alla necessità che si possa rimettere mano a questa legge, approfondendo tutti questi percorsi, tutte queste esigenze che sono state illustrate e anche molte altre che è necessario approfondire, cosa che non poteva essere fatta in questo momento, perché un’operazione di questo genere ha necessità di tempi più lunghi, di confronti più approfonditi e di una politica che effettivamente approfondisca questi temi e possa essere in grado di esprimere chiaramente il percorso su cui ci si dovrà muovere, ma soprattutto non è stato fatto anche perché a livello nazionale dovrà essere emanata una legge e se avessimo fatto questo percorso in questo momento, avremmo dovuto rimettere mano successivamente alla legge che oggi invece voteremo.
La legge che proponiamo ha più che altro le linee di un adeguamento di carattere organizzativo, normativo piuttosto che una legge quadro in quanto tale, quindi illustrerò alcuni punti che rispetto alla legge 38 a me sembrano più evidenti, per poi proseguire la discussione.
Il fatto che si proponga un piano annuale, anziché triennale e che venga portato in Consiglio regionale consentirà di seguire passo-passo l’evoluzione delle normative ma soprattutto le esigenze degli Ersu attraverso un piano annuale, che ha il tempo di modificare la sua impostazione e seguire gli sviluppi delle operazioni stesse. Nello stesso tempo consentirà un approfondimento di quello che si sta facendo dentro gli Ersu anche per modificare l’impostazione, eventualmente. Riteniamo che questo possa aiutare a comprendere le esigenze di questi servizi di cui stiamo parlando oggi e a modificare l’impostazione cammin facendo. Un piano triennale probabilmente poteva essere di carattere più ampio, ma è vero che poteva rimanere anche bloccato ad un periodo più ampio senza poter seguire immediatamente l’evoluzione dell’impostazione stessa.
E’ stato anche previsto che la conferenza regionale sul diritto allo studio si riunisca due volte all’anno e anche questo va nella linea di quanto detto fino ad ora, cioè un maggiore approfondimento da parte della politica, da parte della Giunta o del Consiglio per verificare le evoluzioni che in questa materia si stanno rincorrendo e quindi poter essere in grado di deliberare, di gestire le operazioni nelle modalità più opportune possibile.
In questa legge viene meglio definita la possibilità di stipulare accordi con enti locali. Anche precedentemente questo poteva essere fatto, in questo caso è stato previsto molto chiaramente. E’ un significato chiaro il fatto che si possano mettere gli enti locali insieme con gli Ersu e le università, per poter fornire da un lato servizi più integrati, dall’altro per evitare la duplicazione di alcuni servizi, perché il rischio è che su certi servizi i Comuni e le Province facciano queste cose e gli Ersu e l’università le facciano a loro volta, con uno spreco di denaro quando invece sarebbe possibile lavorare insieme, fare forse qualche cosa di più completo e nello stesso tempo non duplicare i servizi.
C’è la proposta del revisore unico invece che il collegio e questo, nel quadro generale che è stato più volte esplicitato dalla Giunta, di una semplificazione e di un risparmio, per quanto non eccessivo, nella gestione degli Ersu.
L’altra modifica avviene nei consigli di amministrazione. Consigli di amministrazione più snelli, non più di 9 ma di 5 rappresentanti, di cui 2 nominati dalla Regione, 1 nominato dagli enti locali e 2 dall’università. Si dimezza quello delle università, si dimezza quello degli enti locali, anche perché è stato proposto dalla Commissione che uno dei due sia nominato dalla Provincia o dai Comuni, ma 1, perché altrimenti, su 5 componenti, vi sarebbe stata una presenza troppo forte di enti locali. Questa è stata una modifica che abbiamo proposto all’interno della Commissione, anche perché più volte è stato ribadito dallo stesso mondo accademico che non è pensabile vedere il mondo universitario e le facoltà legati a un singolo territorio, perché questo non è un singolo territorio ma un discorso di carattere regionale e quindi la Regione, attraverso anche il consiglio di amministrazione, deve svolgere la sua parte.
E’ stato fatto anche inserito un richiamo specifico, previsto dalla legge. Il fatto che sia stato inserito questo richiamo specifico rispetto alle modalità per le quali può essere sciolto il consiglio di amministrazione, è un sollecitare un certo comportamento il più congruo, il più sano possibile dal punto di vista economico che deve essere tenuto dal consiglio di amministrazione. Si poteva anche evitare questa parte perché la legge lo prevede già di per sé, ma è stato ritenuto opportuno riscriverla, anche se non in termini così perentori, per dare un segnale chiaro ai consigli di amministrazione.
C’è poi l’ulteriore modifica che riteniamo assolutamente positiva: vengono previste altre forme di sostegno agli studenti meritevoli o meno abbienti che non siano riusciti ad entrare all’interno delle forme di sostegno che sono già previste. Anche questa riteniamo che sia una cosa positiva. Abbiamo aggiunto che deve essere fatto un regolamento, perché non possono essere gestite anche queste forme di sostegno in maniera autonoma ma debbono passare attraverso un regolamento di cui la Regione dovrà dotarsi.
Le ristrettezze di carattere economico, le difficoltà in cui ci si trova a operare in questo settore e le esigenze di fornire sempre nuovi e migliori servizi, più moderni e più integrati, trovano difficile soluzione, tuttavia noi riteniamo, come ho detto all’inizio del mio intervento, che la proposta di legge che votiamo questa sera sia un momento di passaggio, in attesa di poter mettervi mano in maniera più integrata, fare un forte approfondimento di carattere politico e tecnico, sì che possiamo veramente rivisitare questo mondo universitario con la competenza che spetta all’organo cui gli Ersu sono soggetti, quindi la Regione.
Vi sono diversi emendamenti che illustreremo quando verranno posti in discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Giannotti.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

Roberto GIANNOTTI. Credo che il migliore giudizio su questo provvedimento legislativo lo diano gli stessi consiglieri che lo sostengono, cioè gli stessi consiglieri della maggioranza, perché io ho in mano due atti: la proposta di legge n. 47 che introduce modifiche alla legge regionale sugli Ersu e un ordine del giorno degli stessi consiglieri di maggioranza — Favia, Mammoli, Mollaroli, Benatti — che richiama l’esigenza di un intervento bis, di un ulteriore intervento rispetto alla materia e questo la dice lunga sulla bontà del provvedimento che oggi siamo chiamati ad affrontare.
Sostanzialmente la proposta della Giunta è di riordino organizzativo, non ha un respiro, non ha un’immagine complessiva della situazione dei servizi agli studenti nelle università marchigiane. Quindi il limite culturale di fondo che a me sembra si possa rilevare è proprio l’incapacità di affrontare globalmente il problema della situazione degli studenti, non solo di una rinnovata capacità delle università di calamitare nuove adesioni, nuove presenze sul territorio.
Quindi il primo giudizio che mi sembra si possa dare è una insufficienza, un tono minore del provvedimento.
La seconda questione che mi sembra possa essere sottolineata è il tentativo, che pur c’è stato, di una riduzione rappresentativa delle forme di gestione degli Ersu della nostra regione. Se vi ricordate, la prima ipotesi di razionalizzazione era quella addirittura della soppressione degli Ersu locali. Gli Ersu sono strutture di fatto al servizio delle università. La prima ipotesi circolata in quest’aula è stata quella della soppressione degli Ersu locali e della creazione di un ente unico regionale, rispetto al quale c’è stata la grande protesta non solo delle università, non solo degli studenti ma del sistema delle autonomie locali. Da questo punto di vista credo che oggi Forza Italia possa ribadire la propria soddisfazione per avere vinto una grande battaglia: ha impedito che una nuova forma di centralismo regionale si affermasse nella gestione dei servizi universitari. E’ il dato positivo che va dopo questo rilievo di fondo che abbiamo fatto. Devo anche dire che rispetto a questa immagine abbiamo trovato una attenzione, in modo particolare dei gruppi di maggioranza, ma senza distinzione, anche rispetto al fatto che la riduzione organizzativa degli Ersu non si trasformasse in una riduzione del ruolo di controllo dell’opposizione, cioè la creazione di strumenti di gestione che in qualche modo togliessero alle opposizioni del Consiglio regionale ogni possibilità di incidenza, di contributo rispetto a questa attività che riteniamo importante.
Questa è un’altra delle modifiche introdotte ed è frutto del dibattito che c’è stato in Consiglio e in sede di Commissione che non possiamo che leggere positivamente. Rimane la preoccupazione per questo accentramento delle forme dei controlli. E’ una questione che ricadrà anche su altri enti. Il fatto che questa Giunta regionale ha deciso che il controllo sull’attività di propri enti venga esercitato da un sindaco revisore unico nominato dalla stessa Giunta ci fa sorridere. Credo che se c’è un appunto che è stato fatto al Presidente del Consiglio ma che comunque è facile sul piano culturale è questo, cioè pensare che un sindaco revisore nominato dalla Giunta regionale si faccia carico di controllare l’operato di un ente regionale. Su questo piano credo che ci debba essere la possibilità di un ripensamento in aula nel corso del dibattito. In questo senso abbiamo presentato uno specifico emendamento che quanto meno ripristina la situazione di prima, cioè un collegio sindacale eletto dal Consiglio, rappresentativo, che possa garantire forme maggiori di controllo.
Altro aspetto negativo è che a me sembra questa legge non legge la situazione universitaria. Mi faceva vedere il mio capogruppo, prima, la protesta di un consiglio di amministrazione, ma credo che la sofferenza sia globale e coinvolga tutte le università delle Marche. Per alcuni versi una sofferenza giusta, per altri una sofferenza quanto meno discutibile. Giusta nel senso che una riforma di enti così fondamentali per l’istruzione universitaria non poteva non fondarsi sulla piena partecipazione delle università marchigiane, cosa che, salvo il processo auditivo dell’ultimo minuto non credo ci sia stata.
Altro discorso è la riduzione della rappresentanza dell’università. C’è stata la scelta di tagliare il diritto di veto dei consigli di amministrazione sulla scelta dei presidenti degli Ersu. Come sapete la norma recitava l’indicazione che il presidente veniva deliberato di concerto, d’intesa, quindi se mancava l’intesa evidentemente era impossibile procedere alla nomina, quindi la Giunta regionale doveva coinvolgere, oggi questo non c’è più, la scelta è rimessa esclusivamente alla competenza della Giunta regionale ed è un’altra delle cose sulle quali noi non possiamo essere d’accordo.
Altro aspetto che secondo me è limitante, è che se da una parte si individuano strumenti di programmazione — la conferenza, la possibilità di uniformare o comunque di rendere sul piano qualitativo migliore l’intervento complessivo degli Ersu sul territorio, sempre nella prospettiva di fornire un servizio migliore agli studenti — dall’altra è carente un discorso adeguato sul piano delle verifiche, cioè non c’è un richiamo, un impegno preciso sul piano della verifica dei risultati raggiunti dai consigli di amministrazione, sul piano della verifica dell’ottimizzazione dei servizi garantiti.
Questo è un altro aspetto che secondo me andava in qualche modo ripensato e codificato in maniera migliore.
Credo quindi che sia un provvedimento culturalmente debole, che si limita ad una proiezione organizzativa; un provvedimento che toglie potere alle università ma non è accompagnato da un intervento di aiuto concreto, di rimessa in discussione di equilibri e comunque di migliore finalizzazione degli interventi regionali. Un provvedimento che rimette, come sempre, alla discrezionalità, al potere dell’Esecutivo le responsabilità maggiori e toglie alcune forme di controllo che potevano essere in qualche modo previste e inserite.
Quindi il mio è un giudizio di insufficienza rispetto a quello che poteva essere un grande progetto di riforma dei servizi universitari. Sono contento che al di là di tutto, almeno, i consiglieri Favia, Mammoli, Benatti e Mollaroli si siano salvati la faccia confermando le mie stesse preoccupazioni, con un ordine del giorno che in sostanza dice “questa è una riformetta, la riforma vera si farà successivamente.

PRESIDENTE. Come già concordato vi sono state le relazioni di maggioranza e di minoranza sulla proposta di legge n. 47, quindi torniamo alla proposta di deliberazione n. 2.



Proposta di deliberazione (Votazione):
«Richiesta di referendum ex art. 138 della Costituzione della legge costituzionale: “Modifiche alla parte II della Costituzione” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 18 novembre 2005, n. 269”» Favia, Giannini, Brandoni, Solazzi, Rocchi, Binci, Mammoli e Procaccini (2)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 2 ad iniziativa della Giunta, per la quale rimane semplicemente da esprimere il voto. Pongo pertanto in votazione la proposta di deliberazione n. 2.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva





Proposta di deliberazione (Votazione):
«Designazione di un delegato effettivo e di un delegato supplente agli effetti stabiliti nella legge 25 maggio 1970, n. 352: “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo”» Favia, Brandoni, Giannini, Solazzi, Rocchi, Binci, Mammoli e Procaccini (3)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 3 ad iniziativa della Giunta. Anche in questo caso dobbiamo procedere alla votazione.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La nomina dei rappresentanti, entrambi di maggioranza non c i sembrava appropriato. Noi ci siamo dichiarati assolutamente d’accordo a dare la parola agli italiani sulla questione della devolution, sul federalismo, sulla riforma del titolo V approvata dal Parlamento, pertanto ci sembra giusto avere una risposta su questa nostra proposta che avevamo formulato l’altra volta da parte del collega Giannotti. Non l’abbiamo ottenuta, quindi se rimangono così le questioni voteremo diversamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Do la disponibilità della mia posizione di componente supplente. Serve però tecnicamente un emendamento della Commissione, perché è l’unica facultizzata a farlo a questo punto della discussione, quindi se la presidente Mollaroli e gli altri componenti della I Commissione sono d’accordo a redigere un emendamento in tal senso, per me non ci sono problemi.

PRESIDENTE. Se siete d’accordo, sospendiamo cinque minuti la seduta per dare modo di fare la riunione della Commissione.
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,30,
riprende alle 16,35

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. E’ stato presentato dalla I Commissione un emendamento al dispositivo della delibera n. 3 che sostituisce il nominativo “David Favia” con “Franca Romagnoli”.
Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di delibera come emendata.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Seguito della discussione generale e votazione): «Riordino in materia di diritto allo studio universitario» Giunta (47)

PRESIDENTE. Torniamo alla proposta n. 47. Sono state fatte le relazioni di maggioranza e di minoranza.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non so se è la seduta pomeridiana ma mi pare che stiamo affrontando le questioni con una leggerezza e una confusione uniche. Sono argomenti di grande portata che hanno già avuto un grande impatto nel nostro territorio. Non so cosa consta agli amici e colleghi di maggioranza; a me consta il fatto che questo tipo di proposta. Gli esiti finali della Commissione sono ben diversi dalle prime bozze, da quanto elaborato inizialmente dalla Giunta regionale. Con le modificazioni soprattutto su due punti, quello relativo agli organi degli Ersu e quelli relativi alla programmazione degli interventi, sono rimasti assolutamente insoddisfatti tutti i soggetti direttamente coinvolti. La presidenza degli Ersu lasciata, come fosse un ente di carattere politico-amministrativo generale, direttamente all’indicazione dell’Esecutivo. Siamo d’accordo sulla riduzione del numero dei componenti il consiglio di amministrazione ma l’università scompare nella sua presenza: un rappresentante del personale docente o amministrativo e un rappresentante degli studenti. Stiamo parlando di un ente per il diritto allo studio o di un ente della Regione Marche per quanto riguarda finalità politico-generali? Se si tratta di un ente per il diritto allo studio non capisco su queste due questioni come mai l’università sia assolutamente tagliata fuori, come se fosse quasi un orpello. Non è l’interlocutore principale? Chi dà le informazioni relative alle necessità, alle urgenze, anche agli andamenti quali-quantitativi dell’università e della sua vita didattico-istituzionale, organizzativa? Queste sono domande che a me sembra siano state assolutamente lasciate inevase per quanto riguarda la risposta, anzi sono stati lasciati cadere nel vuoto gli appelli dei rettori dell’università. Collega assessore Ascoli, lei fa parte del mondo accademico marchigiano, anche autorevolmente: è vero o non è vero che i rettori in più di una occasione, negli incontri sia con la Giunta che con gli organismi che hanno elaborato la proposta, avevano fatto presente queste questioni? Il presidente non può essere di nomina diretta dell’Esecutivo regionale, non stiamo parlando di un ente collegato alla regione per motivi politico-amministrativi generali. Il consiglio di amministrazione non può espungere i soggetti principali dell’attività e della vita universitaria. Siamo di fronte ad una cosa che non tiene, non si regge, non funziona, perché poi è dentro quegli organismi che si fanno quelle importanti comparazioni relative allo sforzo che la Regione compie per quanto riguarda il sostegno al diritto allo studio e la realtà effettiva dell’università.
Io ritengo che se non rispondiamo a queste esigenze e non lo facciamo in aula tutti assieme, auspico, facciamo veramente un colpo di mano che va in tutt’altra direzione rispetto a quanto era negli assunti della maggioranza. Qui stiamo minando alle basi la funzione effettiva, sostanziale degli enti per il diritto allo studio, che si stanno trasformando in altro. Altro che sburocratizzazione, altro che snellezza. presidente Spacca, mi rivolgo a lei anche facendole direttamente questo appello. Qui stiamo burocratizzando un ente snaturandolo rispetto alla sua funzione, alla sua finalità, perché stiamo trasformandolo in ente amministrativo ordinario, come per gli altri: le aziende di promozione, l’agenzia per la sanità. Qui si tratta di altro. Come abbiamo fatto battaglie da tutti condivise: l’autonomia dell’università, il fatto di tener conto di questo soggetto.
Negli Ersu state facendo delle scelte che distruggono questi concetti. Io non voglio drammatizzare per motivi dialettici o politici, sto leggendo i dati. Lo ripeto: un presidente direttamente nominato senza concertazione con alcuno, il consiglio di amministrazione che elimina, praticamente, la componente universitaria viva (studenti, corpo docente, su mandato del consiglio di amministrazione generale dell’università): che cosa stiamo facendo? Stiamo consegnando a chi, a quali soggetti, per quali finalità? Chiudo con questa domanda, perché è la seconda parte delle problematiche: qual è la finalità che si vuol perseguire? Non è per caso, colleghi soprattutto di Ancona — io feci una interrogazione a fine della scorsa legislatura, su questo — il fatto che ci sono delle trasformazioni per quanto riguarda la gestione di certi servizi, che vogliono essere riproposte? Ricordo che fece abbastanza discutere — si ritornò indietro — un affidamento dei servizi ad una società esterna che l’Ersu di Ancona deliberò circa un anno e mezzo fa. Mi pare che ci fu un ripensamento perché tra l’altro era contra legem, cioè l’ente regionale per il diritto allo studio non può affidare a un società quei servizi che sono la sua finalità istituzionale, il suo oggetto sociale. Se devi fare mensa, se devi fare alloggi, se devi fare sostegno allo studio, anche nelle forme dei servizi, non puoi esternalizzare quei servizi, sarebbe eliminare la funzione stessa degli Ersu. O no? Mi pare che su questo si pronunciò anche la giurisprudenza. Non vorrei che questa burocratizzazione, questo spogliarsi della veste universitaria — perché non ci sarà garanzia sotto questo profilo — sia proprio far entrare dalla finestra ciò che dalla porta era uscito perché non in grado di reggersi tecnicamente, normativamente.
Io vorrei che a queste domande si rispondesse, perché in discussione generale dobbiamo chiarirci su questi punti e spero che oltre alla relazione di maggioranza e all’ottima relazione del collega Giannotti ci sia anche un po’ di dibattito su questi punti, perché non penso che la questione debba essere liquidata in quattro battute. Ci sono anche posizioni ufficiali di tutti i rettori delle università delle Marche, non di uno o di uno e mezzo: il reattore di Ancona, quello di Macerata, quello di Urbino, quello di Camerino, tutti. Non mi pare che l’università possa essere portata alle stelle per tante questioni e poi assolutamente trascurata per altre, perché se l’università è centrale nei nostri rapporti, tra l’istituzione, il territorio e la ricerca, dovrebbe essere centrale anche nei ragionamenti che la riguardano profondamente, perché l’Ersu è universitario e non una costola dell’apparato ammministrativo-burocratico della Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Sono rimasto colpito da quello che è scritto nel resoconto dell’audizione che si è tenuta il 30 novembre. L’università è e dovrebbe essere patrimonio soprattutto degli studenti, ma quanto viene riportato nell’audizione del 30 novembre lascia molto perplessi. Il rappresentante degli studenti di Urbino, nell’esprimere soddisfazione per l’idea di riformare la legge esprime preoccupazione per il modo in cui ci si è arrivati, perché dice testualmente: «Vorrei ricordare che gli studenti, oltre che essere fruitori dei servizi dell’Ersu sono anche profondi conoscitori dei servizi erogati, delle problematiche e soprattutto delle esigenze dei giovani. La figura dello studente è quindi indispensabile per rendere l’attività dell’Ersu appetibile all’utenza. E’ necessario quindi attivare una serie di sinergie trasversali, soprattutto tra le due componenti realmente interessate, cioè gli erogatori e i fruitori dei servizi ovvero la Regione e gli studenti. Questo finora è mancato e il risultato è praticamente una riforma sterile e senza nessunissima innovazione. I temi sono sempre gli stessi e ci si limita, nella maggior parte dei casi, a inserire o sostituire parole e a spostare gli equilibri decisionali. Al posto di “d’intesa col rettore”, “sentito il rettore”, poi per quanto riguarda il programma triennale, prima era “il consiglio degli studenti sentita la conferenza con l’università”, adesso diventa “la Giunta regionale sentita la Commissione competente”, quindi estromettendo l’università». Evidentemente c’è tanto che non funziona, nel senso che gli studenti non possono essere solo lo strumento, in tutti i sensi, di campagne o di battaglie contro il Governo nazionale e poi quando, come Regione, dobbiamo andare incontro alle loro esigenze li escludiamo totalmente. Credo che questo sia un segnale forte che deve essere senz’altro recepito, altrimenti ogni variazione, ogni riforma sarebbe semplicemente sterile e, come dicono i rappresentanti degli studenti, serve solo a sostituire parole e a spostare equilibri.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Credo che la discussione su questo testo debba essere portata sulle cose reali e non su fantomatiche paure di scenari che non ci sono. La Regione ha la delega piena per il diritto allo studio universitario e intende esercitarla nella pienezza delle sue funzioni. Nessuno ignora l’importanza che gli Ersu hanno nell’ambito del mondo universitario e lo stretto collegamento che debbono avere con il mondo dell’università, dai professori agli studenti. Quello che abbiamo fatto con questa proposta di legge è rinunciare ad una riforma organica più generale perché siamo in attesa della riforma quadro del diritto allo studio e abbiamo invece cercato di modificare alcuni aspetti del funzionamento degli Ersu al fine di garantire proprio la sburocratizzazione e la maggiore flessibilità gestionale e la maggiore efficacia nella gestione degli Ersu, sapendo che tutto quello che noi risparmiamo in risorse per gli Ersu lo rispendiamo in servizi per gli studenti, in borse, in altri servizi che altrimenti siamo costretti a veder deperire per mancanza di fondi nazionali. Se guardiamo a quanto esattamente contenuto nella proposta di legge che ha modificato in parte la proposta che era uscita dalla Giunta regionale, certe paure svaniscono nel nulla. Innanzitutto il piano annuale del diritto allo studio non è affatto vero che lo fa la Giunta, perché nella proposta che è cambiata, su cui abbiamo insieme concordato, lo approva il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, sentita la conferenza sul diritto allo studio universitario che tiene dentro tutte le componenti. Quindi l’atto fondamentale è condiviso da tutte le componenti politiche della Giunta, del Consiglio e dalle componenti del mondo accademico.
Per quanto riguarda il discorso che faceva Pistarelli vorrei sgombrare il campo da qualsiasi timore che dietro questo disegno ci sia un arcano motivo di strisciante privatizzazione, di esternalizzazione dei servizi, tant’è che a riprova di questo citerò il fatto che proprio io, alcuni mesi prima della fine della legislatura, avevo bloccato proprio la sperimentazione che l’Ersu di Ancona voleva fare, ritenendolo per l’appunto illegittimo e scrivendo appositamente al presidente dell’Ersu che non ritenevo opportuno, anzi possibile, stante la legislazione vigente, il loro piano di esternalizzazione. Quindi su questo dubbi non ce ne sono.
Per quanto riguarda i rapporti con il mondo accademico posso dire di avere, accanto alle attività istituzionali della Commissione, che come voi avete ricordato, ha udito tutte le componenti, ho anche svolto, a latere, un ulteriore lavoro di consultazione, ho incontrato i rappresentanti degli studenti nel mio assessorato, ho incontrato tutti i magnifici rettori e i presidenti degli Ersu il 5 gennaio e abbiamo insieme discusso in modo approfondito il testo che stava uscendo dalla Commissione, abbiamo concordato una serie di cambiamenti che per la gran parte sono stati accolti e mantenuti dalla Commissione, dalla decretazione d’urgenza che rimane un potere dei presidenti, sia pure limitatamente ad alcuni ambiti, alla questione degli appalti dei servizi che sono possibili solo in determinate circostanze previa concertazione. Insomma abbiamo sostanzialmente mantenuto gli accordi con i presidenti. C’è un solo punto, che in definitiva è il punto cosiddetto della discordia e riguarda il modo con cui si andrà a eleggere il nuovo consiglio di amministrazione e il modo con cui si andrà a eleggere i nuovi presidenti degli Ersu. La proposta della Giunta è stata mantenuta nella sua entità: l’idea è quella di snellire questi consigli di amministrazione che erano composti di 9 persone e di passarli a 5, mantenendo in questi 5 tutta la ricchezza delle componenti che debbono rimanere, tanto è vero che c’è il rappresentante degli studenti, c’è il rappresentante dei professori nominato dal consiglio di amministrazione, c’è il rappresentante degli enti locali nominato di concerto fra Comune e Provincia, ci sono due rappresentanti che il Consiglio regionale nominerà, quindi la Giunta nominerà il presidente all’interno di quei cinque. Come vedete la Giunta non si è lasciata per sé neanche la possibilità di indicare autonomamente una persona, perché il presidente sarà scelto fra i cinque. C’è quindi il massimo rispetto degli equilibri delle componenti fra università ed enti locali e degli equilibri politici all’interno del Consiglio regionale.
La Giunta nominerà presidente uno fra i cinque, sentiti i rettori. Certo, non c’è “di concerto con” ma siccome è cambiato il meccanismo noi abbiamo rassicurato ampiamente i magnifici rettori che nessuno di noi vuole nominare una persona che non sia competente, che non sia congruamente coerente con questo mondo dell’università. Ci sarà un’amplissima concertazione fra le componenti politiche, fra le componenti regionali, fra le università per avere fra i cinque la persona che può degnamente fare il presidente. Quindi da questo punto di vista sdrammatizzerei completamente lo scenario, parlerei di un rispetto, dell’importanza degli Ersu, del collegamento con l’università.
E’ cambiato qualcosa nel rigore, perché noi vogliamo che i consigli di amministrazione tengano le carte più in regola, siamo più attenti qualora i risultati della gestione degli Ersu, così come di tutte le altre agenzie, abbiano problemi di tenuta e quindi su questo eserciteremo tutta la nostra capacità di vigilanza, salvo naturalmente le autonomie che la legge già garantisce agli Ersu e che non abbiamo fatto intaccato.
Come vedete l’autonomia è rimasta, il collegamento con l’università è un asse portante della nostra politica, ma contemporaneamente abbiamo cercato di mettere sotto controllo alcuni meccanismi che hanno portato in passato e che potrebbero portare i conti degli Ersu in disaccordo con le necessità di equilibrio, rafforzando tutti i meccanismi che rendono gli Ersu, in armonia con la Regione, l’ente strumentale della Regione stessa, non un’agenzia nata nell’empireo dei mondi ma un ente strumentale della Regione per il diritto allo studio.
Quindi siamo perfettamente coscienti delle problematiche, siamo in grado di avere affrontato le tematiche più scottanti, forse qualche personalità potrà essere un pochino delusa, ma poi il funzionamento di fatto renderà più tranquilli tutti i nostri rettori, perché miglioreremo le capacità di intervento degli Ersu e miglioreremo le capacità di erogare servizi. Già con quanto abbiamo stabilito in bilancio sulla tassa regionale, che è una tassa di solidarietà, aumentando solamente di 3 euro la tassa di iscrizione degli studenti, noi diamo 41 borse in più agli Ersu, 10 per ogni Ersu, cercando di compensare quelle limitazioni che derivano invece dalla riduzione dei fondi per le borse di studio. Quindi siamo perfettamente coerenti con tutti i nostri programmi.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Emendamento n. 1 del consigliere Mammoli, che ha la parola.

Katia MAMMOLI. Si aggiungono le parole “anche sulla base di indicatori quantitativi”. Mi pare che sia facilmente comprensibile: non erogare risorse rispetto al bilancio storico ma piuttosto andare a valutare effettivamente quanti studenti ecc.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Emendamento n. 2 del consigliere Solazzi che ha la parola.

Vittoriano SOLAZZI. Dopo “L’Ersu può realizzare con i Comuni programmi congiunti”, propongo di aggiungere “mettendo a disposizione proprie strutture e relativo personale al fine di coordinare la propria attività con i servizi comunali rivolti alla generalità della popolazione giovanile”. Potrebbe sembrare pleonastico, però secondo me a livello di interpretazione può aiutarci nell’espletare delle attività che comunque sono contemplate in questo specifico comma, esplicandolo meglio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 4.

Il Consiglio approva

Chiedo scusa, mi sembrava che l’emendamento n. 2 del consigliere Solazzi fosse stato respinto. Mi dicono che invece è stato approvato. Se vi sono incertezze, torniamo alla votazione dell’emendamento.
Pongo nuovamente in votazione l’emendamento. Prego i consiglieri segretari di verificare l’esito della votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 4 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Emendamento soppressivo del consigliere Giannotti, che ha la parola.

Roberto GIANNOTTI. La nostra proposta è chiarissima. Ho detto prima che è fallito il tentativo di centralizzare la gestione degli Ersu, al di là di quanto si voglia affermare. Si è ragionevolmente accettata la riduzione degli organi di gestione, però quello che non si capisce è la riduzione degli organi di controllo. Prevedere addirittura l’abolizione del collegio sindacale sostituito con un revisore unico ci sembra una cosa che non sta in piedi. Di fatto oggi il Consiglio regionale stabilisce che su nomina della Giunta ci sarà un unico sindaco revisore che dovrà assumersi il compito di verificare l’attività di un consiglio di amministrazione espresso in grande maggioranza dalla Giunta regionale, cioè controllore di se stesso. Da qui la nostra proposta di tornare alla situazione precedente, in modo che si confermi almeno una pluralità di presenze all’interno del collegio sindacale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questo emendamento è assolutamente legittimo, sacrosanto e in linea con il ragionamento fatto in sede di discussione generale. L’assessore ha ribadito che l’Ersu è ente collegato alla Regione, ha ribadito il fatto che vi è attenzione estrema alla sua capacità organizzativo-gestionale, perciò decisoria. Il collegio di revisione nominato a figura unica, sempre dall’Esecutivo, limita o esalta l’autonomia o la funzionalità organizzativo-gestionale? Se fossimo a parti invertite, cioè noi governassimo le Marche e voi foste all’opposizione, cosa fareste? Questa è una cosa che limita o esalta la possibilità degli Ersu di gestirsi nelle finalità, con gli obiettivi indicati dalla Regione Marche? Revisore unico, quindi “il revisore sei tu, vai là”, e presidente, anche quello indicato, genericamente sentita l’università. Si limita o si esalta? Questa è la domanda a cui bisogna rispondere. Secondo noi c’è un tentativo di limitare ampiamente la capacità, perché anche nella fase del controllo un minimo di pluralismo occorre. Su altri enti diamo addirittura la presidenza all’indicazione della minoranza, accogliendo un principio di carattere generale che le commissioni di controllo di solito debbono essere guidate, indicate dalle minoranze e qui si fa il contrario? Con quale coerenza?

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Come il Consiglio può verificare, questo testo di legge è frutto di un lavoro serio del Consiglio che ha modificato anche alcuni orientamenti della Giunta, quindi io sono per riconsegnare questo straordinario valore al lavoro del Consiglio ma mi pare che l’equilibrio a cui siamo giunti tra la composizione del consiglio di amministrazione per il quale la Commissione ha proposto — e sarà votato negli articoli successivi — che ci siano due rappresentanti nominati dal Consiglio, uno di maggioranza e uno di minoranza, non possa essere negato. Le argomentazioni che la minoranza non è presente decadono proprio per un lavoro fatto dalla Commissione. La Giunta deve addirittura nominare il presidente tra questi cinque. Mi pare quindi che il lavoro sia frutto di un equilibrio significativo. Il revisore unico è nominato dal Consiglio regionale, non dalla Giunta, perché più avanti, all’art. 10 questo si dice.

Fabio PISTARELLI. Peggio! Politicizzi!

Adriana MOLLAROLI. Ma cosa dici? Pistarelli, questo significa che può anche essere rappresentante della minoranza, se il Consiglio lo decide.
Mi pare che si può tranquillamente respingere questo emendamento e mi pare che anche le motivazioni che si stanno adducendo non sono di merito ma pretestuose, politiche e invece il lavoro fatto è un lavoro serio. Attenzione, Pistarelli, guardiamo bene questa proposta di legge: abbiamo ricondotto nel Consiglio l’approvazione del piano annuale. Guardate bene il merito di questa legge. Prego la minoranza di ragionare senza schemi preconcetti o soltanto di appartenenza politica ma di guardare al merito: torna nelle mani del Consiglio, sentita la conferenza regionale, il piano annuale sul diritto allo studio. Questo significa che di questa materia che è delicatissima e di straordinaria importanza, il Consiglio regionale vuole discutere, vuole riappropriarsi e mi pare che abbiamo fatto un lavoro di grande interesse da questo punto di vista. Quindi stiamo attenti a valutare con attenzione questa legge e guardiamo come è cambiata tra il testo proposto dalla Giunta e quello votato in Commissione, oggi in aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Io sono d’accordo con l’assessore Ascoli e con alcune cose che ha detto adesso la presidente della Commissione. Nel consiglio di amministrazione c’è un certo riequilibrio, ci sono alcune condizioni. Bisogna essere obiettivi nell’esame degli atti. Io sono sempre d’accordo per risparmiare, quindi se si fa un solo revisore a me va bene anche il solo revisore. Certo una espressione massima di democrazia sarebbe quella di dare il revisore unico alla minoranza, anche perché il revisore non incide su nulla. Io rimarrei sulla scelta di uno solo, magari della minoranza.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 3 a firma Giannotti. Nel caso in cui non fosse approvato decadrebbero gli emendamenti 9 e 10.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 5.

Il Consiglio approva

Roberto GIANNOTTI. Chiedo di ripetere la votazione per correggere la nostra votazione. Abbiamo chiesto la soppressione dell’articolo, quindi votiamo contro.

PRESIDENTE. Prego i consiglieri contrari all’articolo 5 di alzare le mani.

(Segue la votazione)

Sono stati espressi 15 voti contrari.

Articolo 6. Emendamento n. 4 al quale è stato presentato il subemendamento O4 a firma Mollaroli, che ha la parola.

Adriana MOLLAROLI. E’ una questione abbastanza delicata quella dei poteri d’urgenza in mano al presidente. Noi, dopo averne discusso anche con la relatrice e presentatrice dell’emendamento n. 4, noi riteniamo che alcuni poteri d’urgenza possano essere mantenuti nelle mani del presidente, però soltanto quelli relativi ai bandi, perché possono determinarsi situazioni d’urgenza. Invito quindi la maggioranza a votare il subemendamento da me presentato.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 4 come subemendato.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 6 come emendato. Ha la parola il consigliere Pistarelli per dichiarazione di voto.

Fabio PISTARELLI. Rispetto alla bozza iniziale di lavoro, rispetto alla proposta stessa così come era stata annunciata si è arrivati a questo punto di ricaduta: il presidente nominato dalla Giunta “sentita l’università”, una espressione che ai giuristi fa sempre rizzare i capelli perché non significa nulla: “Pronto? Allora abbiamo nominato Mario Rossi”. In questo modo l’università è sentita. Qui era scritto “di concerto” con l’università. Nemmeno questo elemento è stato salvaguardato dalla legge. Dove sta l’enunciazione di principio tradotta in fatti concreti? Questo “di concerto” che cosa aveva di tanto difficile da superare? Quali ostacoli poneva alla legge e alla modifica in senso di snellimento? Nessuno. Eppure è stato anche qui spinto sull’acceleratore della unilateralità delle scelte: si vuole accentrare, si vogliono le mani libere. Questo è il percorso effettuato nella stesura sull’articolo 6 e su questo siamo fermamente contrari, come siamo contrari all’intero impianto della legge che è inficiato da questo tipo di impostazione che non possiamo condividere e non so dove sta questa vostra realizzazione del tanto enunciato principio del pluralismo, della concertazione, del confronto. Dove sta? Dove governate da nessuna parte, forse dove siete all’opposizione, ma i due pesi e le due misure non reggono. Nella politica non reggono le doppie verità.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 6 come emendato.

Fabio PISTARELLI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome mio, di Ciccioli e di Romagnoli.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini sì
Altomeni sì
Amagliani sì
Badiali sì
Benatti sì
Binci sì
Brandoni sì
Brini no
Bucciarelli sì
Bugaro no
Capponi assente
Castelli no
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
Comi sì
D’Anna no
Donati sì
Favia sì
Giannini sì
Giannotti no
Lippi no
Luchetti sì
Mammoli sì
Massi no
Mezzolani sì
Minardi assente
Mollaroli sì
Ortenzi sì
Petrini sì
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci sì
Rocchi sì
Romagnoli no
Santori no
Solazzi sì
Spacca sì
Tiberi no
Viventi no

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Articolo 7. Emendamento n. 5 a firma Pistarelli, Ciccioli, Castelli, D’Anna e Romagnoli. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Era la stesura iniziale: “il Comune sede principale dell’università”. Non capisco come sia rientrata l’intesa tra Provincia e Comune. Sulla bozza iniziale che avevamo tutti in cartellina c’è scritto “il Comune”. Le politiche abitative, urbanistiche ecc. sono del Comune sede di università, cosa c’entra la Provincia? Spiegatemi, poi in dichiarazione di voto replicherò, perché non riesco a capire perché adesso debbano rientrare addirittura le Province dentro il consiglio di amministrazione dell’Ersu. Che funzione ha la Provincia con il diritto allo studio?

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. La proposta era di due rappresentanti, uno nominato dal Comune sede dell’università, uno nominato dalla Provincia. La Commissione ha fatto una valutazione in questo senso, volendo mantenere comunque a 5 la nomina dei rappresentanti e considerando che sarebbe stato opportuno che invece la Regione avesse nominato un rappresentante in più, quindi sono stati lasciati due dell’università, uno per lo studente e uno per il docente, due nominati dalla Regione, uno nominato in accordo tra Provincia e Comune. A questo punto, dovendo decidere per uno solo, non vedevamo perché scegliere il Comune o la Provincia. Abbiamo ritenuto più opportuno che la nomina avvenisse su proposta di Comune e Provincia insieme. Quindi da due nominativi si è arrivati a uno ed è stato guadagnato questo nominativo dalla Regione. Questa è stata la valutazione fatta all’interno della Commissione, che avevo spiegato anche all’inizio, ma c’era un po’ di confusione. Anche perché le stesse università hanno detto che, tutto sommato, ritengono che è un ente strumentale della Regione e che è poco opportuno dargli una casistica più comunale, più provinciale, per cui di due abbiamo scelto uno e abbiamo guadagnato un rappresentante della Regione proprio per dare questo spazio di carattere regionale anziché localistico. Questa è stata la valutazione politica fatta all’interno della Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non mi ha spiegato perché la Provincia. Per quale funzione? Quale funzione ha la Provincia con gli Ersu? (Interruzione). Collega Ricci, non so se tu hai avuto esperienza di Ersu, di università: tutte le scelte di natura urbanistica, concessoria, autorizzatoria passano attraverso il Comune: se una università deve aprire una finestra, deve dialogare con il Comune; se vuole aprire uno spazio deve dialogare con il Comune. Con la Provincia cosa c’entra? Allora gli enti locali mettiamoli su tutto, perché tutti gli enti strumentali della Regione devono avere la presenza delle Province, dei Comuni, delle Comunità montane. Allora facciamo una modifica di tutte le nostre leggi e ci mettiamo anche i rappresentanti degli enti locali e comunque il concerto con gli enti locali, se è un principio che vale per tutti gli enti strumentali, perché essendo l’Ersu un ente strumentale ed occorrendo l’ente locale, applichiamolo a tutti. Non mi pare che sia così. I Comuni avevano e hanno senso perché sono i principali interlocutori per tutte le scelte di natura urbanistica, degli spazi, dell’organizzazione dell’università che passa attraverso l’ente locale per quanto riguarda le autorizzazioni e le concessioni. Non c’entra niente la Provincia. Questo è un altro esempio del fatto che stiamo politicizzando, burocratizzando un ente che è invece realtà di altra natura.

PRESIDENTE. Ha la parola il l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Vorrei portare un elemento di verità in questo dibattito che mi sembra un po’ surreale. Forse si ignora il fatto che le università delle Marche sono quattro ma i poli universitari sono circa 20 ormai, quindi c’è una disseminazione di strutture universitarie in tutta la regione, con gravissimi problemi di diritto allo studio in tutti questi poli. Solamente se noi riconduciamo tutta una regia di area vasta, oltre che territoriale regionale, riusciamo, forse, a garantire la stessa qualità di diritto allo studio in tutti questi comuni, 19 poli universitari. Quindi, se anche avessimo identificato “il Comune”, avremmo comunque lasciato fuori tutti gli altri Comuni. Siccome non possiamo mettere 20 Comuni, abbiamo pensato che Provincia e Comune principale, di concerto ci garantiscono una regia di area vasta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 5.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 6 a firma Pistarelli ed altri. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Lo snellimento dell’organismo amministrativo non può penalizzare i soggetti che sono i protagonisti della vita universitaria, cioè la componente della docenza e del personale e la componente studentesca. L’emendamento ritorna alla formulazione a quattro della rappresentanza nel consiglio dell’Ersu, due designati dal consiglio di amministrazione dell’università, quindi personale docente e non docente e due dagli studenti nelle elezioni studentesche. Ritorniamo alla formulazione a 4 che era stata prevista e poi stralciata. Perché solo in questa componente? E’ vero che la Regione dà gli indirizzi, quindi i suoi rappresentanti già li ha, ha la nomina del presidente, la nomina di due componenti che fanno da interlocutori, ma è altresì vero che mancando la componente accademica universitaria e studentesca, perché a due vi è una netta minoranza da parte di questa componente, ci sembra assolutamente squilibrato come composizione del consiglio. Anche su questo emendamento chiediamo l’appello nominale, a nome anche di Ciccioli e Romagnoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi assente
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi assente
Romagnoli sì
Santori sì
Solazzi no
Spacca no
Tiberi sì
Viventi sì

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 7 a firma Giannotti, che ha la parola.

Roberto GIANNOTTI. Si chiede una rappresentanza più adeguata del mondo universitario.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 7.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 7.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Emendamento n. 8 del consigliere Mammoli, che ha la parola.

Katia MAMMOLI. Avendo riproposto i decreti d’urgenza, anche se con quella formulazione che abbiamo approvato in aula, da parte del presidente, è necessario ripristinare il comma in cui si diceva che il consiglio di amministrazione ratifica i decreti d’urgenza.
Nella vecchia legge si diceva che era competenza del consiglio di amministrazione definire la pianta organica che in questa legge è stata soppressa, quindi va riproposto perché è competenza del consiglio di amministrazione la definizione della pianta organica. Questo è il senso dei due emendamenti. Quindi la ratifica dei decreti d’urgenza da parte del presidente e la determinazione della dotazione organica degli Ersu. Vanno quindi reinseriti questi due commi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 8.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 8 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 8 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Emendamento n. 11 del consigliere Solazzi, che ha la parola.

Vittoriano SOLAZZI. Potrebbe sembrare un’aggiunta pleonastica, perché dopo il comma 6, “Gli Ersu provvedono alla gestione diretta del personale assegnato”, in un clima di incertezza come quello che ha caratterizzato molti discorsi che si sono fatti sulla riorganizzazione degli Ersu, mi pare che questa aggiunta sia un ribadire, una garanzia nei confronti del personale dipendente degli Ersu, pertanto non crea problemi perché esplicita un concetto, quindi mi pare accoglibile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Chiedo al consigliere Solazzi di ritirare l’emendamento, sia perché lo stesso consigliere ha detto che è un’aggiunta, rafforzativa, ma anche perché non ci sembra il caso di mettere avanti le mani per dire “vedremo quello che succede dopo”. Nel momento in cui si dovesse discutere di qualche cosa di diverso terremo conto di ciò.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Mi preoccupa il fatto che non venga accolto, perché io do per scontato che questo personale rimane nel ruolo unico regionale. Mi sto preoccupando del fatto che non lo si voglia esplicitare.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Abbiamo ampiamente confermato che il personale è del ruolo unico regionale, volerlo affermare in questo modo sembrerebbe quasi, come tecnica legislativa, che noi l’avessimo messo in pericolo, in discussione, che ci fosse questo pericolo. Riaffermarlo qui ottiene l’effetto contrario, di quasi mettere le mani avanti perché c’è un pericolo. Pericolo non c’è, non l’abbiamo mai sostenuto, il personale deve essere tranquillo su questo. Quindi non solo è pleonastico ma provoca un effetto perverso. Se fosse ritirato, sarebbe meglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Lo posso anche ritirare perché mi sento garantito dalle parole dell’assessore, però mi pare un errore non inserirlo in aggiunta. E’ una garanzia ancora più esplicita nei confronti dei dipendenti. Se l’assessore e la Giunta si prendono questo impegno, nei fatti, di mantenere lo stato di diritto attuale lo posso anche ritirare, con lo spirito costruttivo e perché non voglio mettere in difficoltà nessuno.

PRESIDENTE. L’emendamento 11 è ritirato.

Fabio PISTARELLI. Lo facciamo nostro. Le parole dei sindacati, che sono stati ascoltati in audizione e quanto già...

Stefania BENATTI. Su questo non ha detto niente nessuno.

Fabio PISTARELLI. C’è il resoconto dell’audizione. Se mi dà cinque minuti prendiamo i resoconti. Quando si mette in discussione qualcosa che riguarda la verità... In ogni caso è stata sollevata la questione anche da parte nostra, in aula. Chiedo pertanto di mettere in votazione l’emendamento per appello nominale a nome anche dei consiglieri Ciccioli e Romagnoli.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi assente
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi assente
Romagnoli sì
Santori sì
Solazzi sì
Spacca no
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 12.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Passiamo all’emendamento successivo.

Roberto GIANNOTTI. Ci siamo fatti carico di fare questo atto di democrazia, quindi insistiamo perché l’emendamento venga votato.

PRESIDENTE. Quale emendamento, consigliere?

Roberto GIANNOTTI. Se lei non vuole arrivare al voto per appello nominale facciamo una votazione legittima, in cui i consiglieri alzino la mano.

PRESIDENTE. Lo vuole illustrare?

Roberto GIANNOTTI. Le strutture... (Interruzione). L’emendamento è mio.
Tanto per essere chiari, consigliere Solazzi, lei non c’era in Commissione, dove io ho sostenuto la fondatezza...

PRESIDENTE. Stiamo parlando dell’emendamento n. 12, che è identico al n. 13.

Roberto GIANNOTTI. ...di questa proposta emendativa che la minoranza ha votato e mi sono riproposto di ripresentarlo in aula perché mi sembrava fondato. Il suo gruppo in Commissione questo emendamento non l’ha votato e ho visto che lei ha poi avuto l’accortezza di ripresentarlo. Oggi l’opposizione è disposta a sostenere questa posizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Vorrei che fosse chiaro al Consiglio qual è il contenuto di questo emendamento. Si vogliono mettere a disposizione di privati i servizi dell’Ersu, cioè la ristorazione e gli spazi per la residenzialità. Noi avevamo già modificato questa legge nella precedente legislatura, estendendo la possibilità che gli Ersu potessero mettere a disposizione il servizio di ristorazione ed altri per soggetti pubblici — scuole, uffici pubblici di varia natura — ma non per privati. Il servizio dell’Ersu che è per il diritto allo studio universitario diventerebbe un servizio di ristorazione per chiunque. Prego la minoranza di ragionare con serietà e faccio appello anche al consigliere Solazzi. Mi dispiace anche dover sempre parlare contro, però qui c’è una questione di merito seria. Noi vogliamo far diventare gli Ersu, istituti per il diritto allo studio universitario servizio di ristorazione e di residenzialità per chiunque? A Urbino, ai ristoranti lo va a dire il consigliere Solazzi. Io credo che si snatura un servizio che noi abbiamo già ampliato nelle sue funzioni nelle modifiche alla legge 38 apportate nella legislatura precedente, consentendo che l’Ersu può fare convenzioni con scuole di ogni ordine e grado, con uffici pubblici per mettere a disposizione di questa utenza il servizio universitario ma non di un qualsiasi privato. Vuol dire che io cittadina privata vado a Urbino, giro la città, meravigliosa, come tutti sappiamo, poi decido di andare a mangiare o a dormire presso i servizi dell’Ersu. Io così lo interpreto. Se ho capito male convincetemi del contrario, ma se ho capito in questo senso credo che noi facciamo un grande errore, snaturiamo il servizio dell’Ersu e ci mettiamo in concorrenza con la ristorazione e i servizi privati. Sono d’accordo a estendere la facoltà a soggiorni di vacanze-studio, tutto ciò che può essere fatto, ma dentro una compatibilità nel pubblico. Aprire al privato significa che io privato o un’associazione privata possiamo fare questo. Prego di valutare con attenzione. A me pare che sia palese, però se prendo una cantonata voi convincetemi. Così lo interpreto. Non sono le scuole private paritarie, che già stanno dentro il sistema pubblico ma un qualsiasi privato, associazione o singolo, ha aperto il servizio ristorazione e il servizio residenzialità. Io così lo interpreto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Stupisce come non si sia compreso il significato di questo emendamento che non ha alcun obiettivo di stravolgere gli Ersu, tutt’altro: sana una situazione che c’è già, perché per chi non lo sapesse, senza le degenerazioni che qualcuno paventa questa cosa già accade. Che cosa dice il testo attuale? “Gli Ersu possono utilizzare le strutture abitative e di ristorazione per convegni, congressi e attività affini, comprese quello di orientamento culturale e di turismo”, cioè specifica per che cosa possono essere utilizzate queste strutture. Non si può fare un ristorante a cui ha libero accesso un privato come singolo. Si dice “organizzati direttamente o tramite convenzioni con soggetti pubblici e privati”. Faccio un esempio di Urbino: se c’è un congresso organizzato da che so io, chiedono, oggi, la disponibilità degli spazi dell’Ersu e chiedono che per quel convegno venga fatta la ristorazione questo dovrebbe avvenire, perché già lo stanno facendo. O siamo molto più attenti e vigili e neghiamo questa possibilità attuando atti ispettivi e dicendo che questa cosa non si può fare, oppure ne prendiamo atto, non allarghiamo a dismisura, non facciamo nell’Ersu un ristorante ma incardiniamo questa possibilità di convenzionarsi e non di farlo in modo nascosto, sempre all’interno di convegni, congressi, attività affini. Mi pare chiaro. Non si apre un ristorante. Questo lo chiede l’Ersu, lo chiedono gli operatori, lo chiedono quelli che sanno di queste cose, lo chiedono quelli che lo stanno facendo, perché lo stanno già facendolo, solo che c’è questo problema. Non si stravolge assolutamente nulla.
Vorrei aggiungere una parola di chiarezza: figurarsi se da parte mia c’è la volontà di trasformare l’Ersu in un qualsiasi ristorante. Però non possiamo nemmeno non renderci conto che è vita per l’Ersu utilizzare quelle strutture per alcune attività, sono risorse. Peraltro sono attività che anche oggi già vengono fatte, solo che si fanno quasi di nascosto. Non mi pare di stravolgere nulla ma di aprire gli Ersu all’associazionismo, alla realizzazione di questi convegni. Non tutti i soggetti che organizzano il convegno sono soggetti pubblici, può essere un ordine professionale. Mi pare assolutamente accoglibile. Non ne faccio una questione di fondamentale importanza, però mi sembra adeguato anche per razionalizzare, visto che abbiamo messo le mani sulla riforma di questi istituti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Una breve considerazione, perché in verità una possibilità per soggetti terzi, da quelli studenteschi e quindi universitari, di fruizione delle strutture, già esiste. Oggi, a mio modo di vedere, allargare questa possibilità già prevista significa creare pi problemi di quanti ne possa risolvere, perché si tratterebbe, dal punto di vista organizzativo, di indebolire, di creare danno alla organizzazione universitaria, proprio perché dobbiamo, al contrario, concentrare più risorse possibile per dare risorse certe al servizio per il diritto allo studio, in particolare dell’università. Diritto che oggi è sotto attacco per le minori risorse.
Quindi non dobbiamo fare delle fughe in avanti, dei diversivi che nulla hanno a che vedere con il servizio allo studio.

PRESIDENTE. Viene chiesta una sospensione della seduta, quindi la seduta è sospesa per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 18,05,
riprende alle 18,15

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 12.

Il Consiglio non approva

Roberto GIANNOTTI. Chiedo la verifica del voto, perché a me risulta un maggior numero di consiglieri favorevoli.

PRESIDENTE. Consigliere Giannotti, per cortesia...

Roberto GIANNOTTI. Non è così! Le chiedo la verifica del voto.

PRESIDENTE. Pongo nuovamente in votazione l’emendamento n. 12. I consiglieri segretari procedano alla conta.

Il Consiglio non approva

Decade l’emendamento n. 13.
Articolo 19. Emendamento n. 14 a firma Mammoli, che ha la parola.

Katia MAMMOLI. C’era la proposta “dando priorità alle risorse umane”. Abbiamo ritenuto opportuno modificare in questo modo: “ivi compresa la valorizzazione delle risorse umane”, in quanto sembrava troppo impellente, invece che all’interno degli scopi istituzionali degli Ersu ci sia anche la valorizzazione delle risorse umane ci sembra che dal punto di vista politico possa riassumere meglio il concetto, senza con questo imporre che eventuali economie vengano spese soltanto sul discorso del personale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 14.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 19 come emendato. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Vorrei riprendere il discorso relativo all’articolo precedente. Ho chiesto formalmente al Presidente del Consiglio regionale, facendomi carico di una sollecitazione del mio collega Bugaro, di introdurre la procedura del voto elettronico, perché non è più concepibile una lettura del voto fatta per approssimazione. Non è accettabile che si dia per scontato l’esito del voto senza che questo voto sia espresso formalmente. E’ accaduto adesso. Ho visto alzate 10 mani e si è dato per scontato il numero “17” che non è giusto. Così come non è stata giusta la votazione prima...

PRESIDENTE. Non è attinente all’articolo 19 quanto lei dice.

Roberto GIANNOTTI. E’ attinente, perché in questo modo il significato della legge viene a perdere il suo valore. Se non siamo seri e rigorosi nell’indicazione delle procedure si rischia, come prima, con una lettura bulgara del risultato, di stravolgere le cose, perché erano 17 i voti favorevoli come quelli contrari e lei sa meglio di me che in questo caso la procedura doveva essere diversa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 19 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 20. Emendamento 15 del consigliere Mammoli, che ha la parola.

Katia MAMMOLI. E’ un emendamento tecnico, insieme agli emendamenti 16 e 17, tra l’altro condivisi con la Giunta, per rendere più chiaro il percorso delle norme. Gli uffici hanno ritenuto di dover apportare queste modifiche proprio per rendere più chiaro il percorso.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 15.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 16.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 17.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 18.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 20 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 21. Si tratta della dichiarazione d’urgenza. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

C’è un ordine del giorno a firma Mammoli, Benatti, Mollaroli e Favia. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Alleanza nazionale si esprime contro questa legge per le ragioni già dette ripetutamente sia da Pistarelli che da altri consiglieri. Riteniamo che non vada nella direzione di una maggiore partecipazione degli enti universitari, le modifiche in peius sono state evidenziate, le audizioni hanno confermato questa impressione non positiva da parte del mondo accademico, quindi noi ci siamo fatti carico degli emendamenti, puntualmente respinti. Prendiamo atto che i consigli di amministrazione hanno mantenuto quel pluralismo che invece in altri enti su cui andremo a discutere pare ci venga negato, ma ciò non è sufficiente per motivare un nostro voto diverso dalla contrarietà, quindi confermiamo il nostro voto contrario alla modifica degli Ersu.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Prendo atto che grande assente del dibattito di oggi è l’assessore Carrabs, vista la sua esperienza di dominus di Urbino.

Gianluca CARRABS. Non ho la delega...

Roberto GIANNOTTI. No, hai la delega, perché mi risulta che hai la delega, da parte del Presidente, di rappresentare, insieme al mio collega Tiberi, la Regione all’interno del comitato per le celebrazioni. (Interruzione). Io so bene quali competenze ha il comitato per il cinquecentenario. Ci ha pensato bene il Governo a sistemarvi, a darvi una sistemata, in modo che siate richiamati ad una spesa equilibrata...
Ho letto in questa ultima votazione, più un rigurgito ideologico. Non avete votato l’emendamento di Forza Italia. Se io avessi ritirato l’emendamento, avreste votato lo stesso emendamenti presentato da Solazzi. Non si può costruire una posizione politica su questo. Se non impariamo a essere seri — questo è un problema di serietà politica — e a riconoscere quello che è giusto e quello che non è giusto... Se la cosa la si riteneva fondata potevate benissimo approvare l’emendamento, anche se non era stato presentato dal consigliere Solazzi, a cui in aula ho assegnato il merito di avere avuto questa idea. Mi dispiace anche di avere sentito le cose che ho sentito dalla presidente della Commissione, che sarà una carissima amica ma è una ultra, di sinistra. Avere confuso il tentativo, così come ha fatto nel suo intervento, di dare spazio e voce alle componenti studentesche dell’università, che era la mia posizione, che lei conosceva perché espressa in Commissione, cercando di fare speculazione privata, mi sembra una uscita di pessimo gusto politico, perché lei era in Commissione, lei sa per quale motivo io ho presentato quell’emendamento: per rendere agibili le strutture gestite dagli Ersu alle componenti studentesche dell’università. Certo le può dare fastidio che, specialmente in alcune università delle Marche, la componente studentesca cattolica sia autorevole. Diremo agli studenti che la sinistra diessina vuole questo.
Per il resto ribadiamo il giudizio di fondo, che è il vostro giudizio: questa è una mini riforma degli Ersu, una riforma che affronta solamente la questione organizzativa della razionalizzazione, non affronta il tema di fondo legato alla qualità e al costo dei servizi agli universitari. L’assessore ha detto “noi abbiamo aumentato di pochissimo”. Rimane il fatto che non mi sembra che il costo dei servizi, a cominciare dalla tassa di iscrizione, a Urbino, sia no dei migliori del nostro paese. Comunque un miglioramento concreto l’abbiamo prodotto per garantire una gestione pluralistica di questi organismi, abbiamo salvato dal tentativo di accentramento regionale questa esperienza che deve rimanere collocata nel territorio, siamo insoddisfatti di alcune scelte che sono state compiute. Per questo assumeremo una posizione di astensione che conferma un giudizio negativo nella sostanza del provvedimento, ma anche il riconoscimento di alcuni passi in avanti che sono stati fatti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Prima l’assessore Ascoli, nel suo intervento, ha detto una frase che ha rappresentato una quantità, dicendo “noi non abbiamo quattro università soltanto, abbiamo venti sedi universitarie”. Premesso che io sono stato sindaco di una città che si è sacrificata per ospitare, a suo tempo, un corso di laurea breve in beni culturali che chi è venuto dopo di me ha soppresso, chiedo all’assessore Ascoli: venti sedi universitarie sono una cosa funzionale? Dico questo a costo di perdere qualche voto: se ha arretrato il “Governatore” in 6-7 mesi, può arretrare anche quello che era il suo concorrente. E’ una cosa normale, assessore, oppure no? Quello che è mancato in questo dibattito, al di là del fatto che ci siamo soffermati sulla struttura, quindi più o meno enti locali, più o meno università, più o meno componenti, è quello che vi dico spesso in questi giorni e credo che domani questo leit-motiv riecheggerà in quest’aula: è mancato cosa fare, come fare, chi fa che cosa.
Cosa è successo negli ultimi dodici anni con la proliferazione sul territorio di tutte le invenzioni, alcune anche utili, dei rettorati o degli enti locali, del potente locale che è riuscito a potare nel suo paese il corso di laurea breve? E’ avvenuto che le università si sono insediate senza alcuna programmazione della Regione — parlo anche del periodo in cui l’assessore Ascoli non c’era, quindi non sto facendo un’accusa a lui — pertanto ho l’impressione che andiamo dietro lo sviluppo, la ricerca nel momento in cui si insedia sul territorio e non riusciamo a fare una programmazione, perché gli Ersu cosa debbono fare? Vanno dietro la programmazione che fanno i rettori, spesso svincolata dalla programmazione che si deve fare con la Regione nella conferenza dei rettori. Tutto questo per constatare che quando dovevamo entrare un po’ nel merito dei servizi come quantità, come qualità, come report, ci siamo arenati sulla questione della struttura degli Ersu, sulla quale condivido i rilievi fatti da tutti i colleghi dell’opposizione. Domani, quando parleremo degli altri enti strumentali dovrò ripetere la stessa cosa, perché crediamo di dare una risposta con lo schema, ma non stiamo dando una risposta sulle competenze e sugli indirizzi.
Quindi mi sento profondamente a disagio, considero in buona fede la proposta della maggioranza, ottime le controproposte della minoranza, insufficiente il dibattito che abbiamo fatto, perché sicuramente andava definito prima il come fare e cosa fare.
Per questo motivo non voterò assolutamente questa mini riforma, come l’ha definita Giannotti, sperando che in questa legislatura l’importante settore del diritto allo studio, messo insieme con la storia della parità, trovi giorni migliori e più tranquilli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Non ripeto l’intervento che ho fatto quando ho illustrato la proposta di legge. Non ho però dichiarato, in quel momento, che si trattasse di una legge rivoluzionaria, tant’è che questa legge è stata accompagnata da un ordine del giorno in cui si prende atto della necessità che è stata esposta anche dall’opposizione, pure se in termini diversi rispetto a quanto la maggioranza ha esposto, sulla necessità di rimettere mano a un comparto assolutamente vasto, importante, che ha bisogno dei tempi necessari perché si faccia questa riforma in maniera seria, ha bisogno di approfondimenti politici sia da parte della Giunta che del Consiglio regionale, ha bisogno anche di attendere — se questo non avvenisse in tempi brevi — andremo avanti lo stesso — anche la legge nazionale, in maniera di non dover rimettere mano a questa legge. Tutti gli elementi che sono stati dichiarati dall’opposizione rispetto alle motivazioni attraverso le quali saremmo dovuti intervenire più fortemente, più pesantemente vengono condivisi. E’ chiaro tuttavia che fare una testo affrettato,, che in questo momento andasse a rideterminare tutto l’universo mondo dell’università avrebbe rischiato di far scaturire una legge non approfondita, non condivisa e soprattutto non al passo con i tempi. Abbiamo preferito in questo momento dare agli Ersu un consiglio di amministrazione che non lasci il vuoto, dandoci il tempo di approfondire questo argomento.
Noi componenti della I Commissione, pur dovendo valutare e portare in aula una serie imponente di leggi, abbiamo passato delle giornate intere ad ascoltare, per farci un’idea di quello che sarebbe opportuno fare e di come potremmo intervenire, in futuro, nella competenza del Consiglio regionale, per valutare tutto questo, riservando anche al Consiglio l’opzione e la potestà di valutare, in futuro e di votare, in futuro, un piano rispetto alla riorganizzazione degli Ersu e delle università.
Sono sicura che così sarà, ma mi auguro che tutte le dichiarazioni che questa sera la minoranza ha fatto, siano poi confermate dai fatti in un impegno di approfondimento e di ascolto insieme con noi, nelle sedi istituzionali, rispetto a quello che vorremmo fare, mi auguro insieme, per la riorganizzazione degli Ersu. Ad oggi non era possibile fare diversamente, era necessario intervenire immediatamente. Tra l’altro l’opposizione stessa aveva chiesto tempi più brevi. Quindi intervenire immediatamente per non lasciare un vuoto di potere in questi enti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione generale): «Riordino del sistema regionale delle politiche abitative» Giunta (49)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca 49, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Ortenzi.

Franco CAPPONI. Presidente, chiedo di parlare di questa proposta di legge domani mattina per avere più tempo, perché sono 50 articoli, con molti emendamenti.

PRESIDENTE. Intanto possiamo procedere con le relazioni di maggioranza e minoranza, poi decideremo.
Ha la parola il consigliere Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. E’ con soddisfazione che la IV Commissione intende presentare al Consiglio regionale questa proposta di legge. Abbiamo avuto oltre 100 emendamenti da valutare, da approfondire, che sono stati puntualmente esaminati dalla Commissione. Alcuni sono stati ritirati dal presentatore e la Commissione ha ritenuto utili gli altri per il miglioramento della proposta di legge. La Commissione stessa si era riservata la possibilità di approfondire gli emendamenti presentati.
Questa proposta di legge ridefinisce l’organizzazione dell’intervento pubblico abitativo in relazione alle diverse condizioni che ha assunto attualmente la domanda di case popolari nella nostra regione. In seguito ai cambiamenti sociali ed economici degli ultimi anni il disagio abitativo sta crescendo e coinvolge non solo le fasce deboli, tradizionalmente considerate più deboli ma interessa anche categorie di cittadini a reddito medio-basso, quali le famiglie monoreddito, gli anziani, i nuclei monoparentali che, pur non avendo i requisiti per accedere all’offerta pubblica non hanno la possibilità di sopportare i rilevanti costi del libero mercato.
A questa domanda di abitazione si aggiunge, nella regione, una nuova, crescente domanda: quella determinata dai processi di mobilità internazionale e nazionale, la prima legata ai flussi migratori, l’altra al crescente sviluppo delle sedi universitarie.
Questo provvedimento, quindi, si propone di dare risposte diversificate ad una domanda sempre più variegata nelle sue componenti e caratteristiche, ponendo obiettivi diversi che rendano più efficaci le politiche per garantire il diritto all’abitazione: abitazione ai ceti più deboli, ampliamento e calmieramento del mercato dell’affitto e nuove forme di accesso alla proprietà di un alloggio.
Insieme a questo progetto di diversificazione delle politiche abitative viene qui ribadito anche il rapporto stretto che la riorganizzazione del sistema abitativo deve realizzare con gli obiettivi di riqualificazione urbana e con le politiche di sostenibilità energetica e ambientale.
Il testo licenziato dalla Commissione si compone di cinque titoli, anziché di sei come quello proposto dalla Giunta regionale.
Nel titolo I vengono definite le funzioni della Regione e delle autonomie locali e vengono individuati gli obiettivi verso i quali sono orientate le politiche abitative regionali, che consistono nell’incremento e nella qualificazione del patrimonio abitativo Erp, per garantire soluzioni abitative ai ceti più deboli nel sostegno finanziario alle famiglie in locazione, nel calmieramento del mercato delle locazioni nei centri a più alta tensione abitativa, nel favorire l’accesso alla proprietà della prima abitazione, con particolare riguardo alle giovani coppie e nella promozione di forme di sperimentazione finalizzate alla sostenibilità ambientale.
In questa prima parte di ordine generale la Commissione ha introdotto alcune modifiche intese a meglio dettagliare i concetti espressi nella proposta della Giunta regionale. In particolare all’articolo 1 è stata introdotta la necessità di impiegare nelle forme di sperimentazione le moderne politiche bioenergetiche e di tecniche di bioedilizia. E’ stato specificato il concetto di riqualificazione che deve comprendere anche il patrimonio edilizio nei centri storici.
All’art. 2 che riguarda la definizione dei concetti utilizzati nel provvedimento la Commissione ha ritenuto utile che lo stato di convivenza debba sussistere da almeno un anno antecedente la scadenza dei singoli bandi per dimostrare la stabilità del nucleo familiare. Sono quindi richiamate le funzioni della Regione, delle Province e dei Comuni già disciplinate dalla legge regionale 10 del 1999 che viene tuttavia modificata in coerenza con il presente provvedimento.
Nel titolo II viene definito il processo di programmazione regionale che prevede l’approvazione del piano regionale di edilizia residenziale da parte del Consiglio regionale, contenente gli obiettivi e gli interventi della politica abitativa regionale, l’approvazione da parte delle Province dei piani di attuazione entro i successivi 180 giorni e l’individuazione, da parte dei Comuni e dei soggetti attuatori, nell’ambito dei programmi provinciali dei vari tipi di intervento di edilizia residenziale pubblica agevolata.
In questo titolo sono anche indicati gli strumenti per l’acquisizione delle conoscenze dei dati nel settore, utili alla programmazione e quindi: l’osservatorio regionale delle condizioni abitative e l’anagrafe dell’utenza e del patrimonio abitativo pubblico.
Viene inoltre istituito un fondo regionale alimentato da risorse regionali — e ritengo che questa sia una delle parti interessanti — statali (di scarsissima entità), comunitarie e quota parte del monte canoni locativi.
Il titolo III riguarda le diverse tipologie di intervento e sono indicati: la realizzazione e riqualificazione di alloggi di Erp sovvenzionata, in locazione e al riguardo la Commissione ha ritenuto importante che la riqualificazione passi anche attraverso il perseguimento di obiettivi di qualità urbanistica che comprendano l’impiego di tecniche di bioedilizia e l’impiego di fonti energetiche rinnovabili, in accordo con le indicazioni del Pear, gli interventi relativi ai contributi per edilizia agevolata, per alloggi in locazione, per il sostegno e l’accesso alle locazioni private, per l’edilizia agevolata per la prima abitazione e infine l’indicazione di riserve di alloggi, sia per l’edilizia sovvenzionata che agevolata, per categorie sociali da proteggere, tra le quali la IV Commissione ha aggiunto i nuclei familiari monoparentali con figli a carico. In questo titolo la Commissione ha approvato inoltre alcune modifiche: l’introduzione del parere della Commissione nell’atto deliberato dalla Giunta regionale sugli elementi delle convenzioni che gli attuatori di edilizia agevolata stipulano con i Comuni; il coinvolgimento degli operatori del settore e degli ordini professionali interessati nella definizione delle linee guida riguardanti la qualificazione degli interventi che la Giunta regionale deve approvare, allargando, in tal modo, il grado di coinvolgimento degli attori sociali nell’individuazione dei livelli di prestazione da raggiungere per garantire la qualificazione delle diverse fasi di programmazione e progettazione.
E’ stato soppresso il titolo IV dopo avere lavorato e discusso in sede di Commissione, mantenendo in vigore la legge regionale 44 per le parti compatibili con il progetto in esame. Si è ritenuto opportuno estrapolare questo titolo dal contesto della legge di riordino al fine di separare gli aspetti organizzativi dalle problematiche di natura prettamente gestionale. Nell’ambito di queste problematiche c’è anche quella della alienazione degli alloggi di Erp sovvenzionata, un tema questo di grande importanza che ha inciso sensibilmente sulla scelta operata.
Come è noto su questa problematica il Governo nazionale potrebbe operare anche delle scelte a breve, nella finanziaria. Tra l’altro sappiamo che il Parlamento si accinge a varare un emendamento consistente per il piano di dismissione agli inquilini degli immobili di proprietà degli Iacp, il famoso “piano Brunetta”, la cui approvazione costringerebbe da subito l’Amministrazione regionale a rivedere sia le norme di gestione di cui trattasi, non avendo in questo caso quasi più nulla da gestire, sia quelle studiate e proposte inerenti le future modalità di vendita. Pertanto il rinvio di assunzione di decisioni su questo tema ai primi giorn del prossimo anno ci è sembrato estremamente opportuno.
Il titolo V prevede il riordino degli Iacp, disciplina le funzioni degli Erap, ampliandole. Riguardano, tra l’altro: la realizzazione degli interventi di edilizia sovvenzionata o agevolata, la gestione del patrimonio immobiliare e le attività manutentive. Vi sono inoltre elementi di snellimento, compresa la riduzione del numero dei componenti del consiglio di amministrazione. La Commissione inoltre ha modificato la denominazione degli enti in Erap, enti regionali per l’abitazione pubblica, accogliendo i consigli del collega Capponi, volendo esprimere in tal modo la particolare attenzione al processo di qualificazione dell’intervento pubblico. Ha introdotto, tenendo conto della nuova situazione legata alla provincia di Fermo, una norma per chiarire il procedimento di trasferimento dei proventi disponibili dall’Iacp di Ascoli Piceno a quello di Fermo relativamente al patrimonio ubicato nella provincia di Fermo, per definire in modo preciso il criterio della territorialità delle risorse. Sono infine indicate le disposizioni finali e transitorie, comprese quelle concernenti gli organi operanti alla data di approvazione di questa legge, allo scopo di garantirne il funzionamento, evitando, in tal modo, un periodo di vacatio che comprometterebbe l’attuazione di procedimenti fondamentali del settore.
La Commissione ha introdotto inoltre, riguardo l’indennità di presenza dei membri dei consigli di amministrazione, il meccanismo della penalizzazione delle assenze, in analogia con quanto previsto per i consiglieri regionali.
Avremo poi da discutere sugli emendamenti. Ritengo che questa proposta di legge vada in relazione a quanto si evince dalla necessità e dalle esigenze, dalle istanze che dai cittadini di questa regione vengono ogni giorno sempre in maniera più forte.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. La proposta di legge di riordino del sistema regionale di edilizia residenziale pubblica e di sviluppo delle politiche abitative, all'esame di questo Consiglio, risulta diversa da quella presentata dalla Giunta regionale. Oltre alla modifica del nome, che poco conta, ma che si sostanzia soprattutto sulla volontà di qualificare sempre più l’offerta di edilizia residenziale, la Commissione ha effettuato un approfondito esame, soprattutto per individuare nuove strategie possibili e per dare soluzione ai tanti problemi sul tappeto. Vi è in questa regione la necessità di soddisfare una domanda fortemente esuberante rispetto alle disponibilità di alloggi di Erp, abbiamo bisogno di riqualificare il patrimonio edilizio esistente dato che in molti casi ci troviamo di fronte a complessi residenziali Erp realizzati negli anni 60-70, con scarsa qualità edilizia e una scadente qualità urbanistica, bisogna ampliare l'offerta di servizi di alloggio attraverso il ricorso a tutte le forme previste dalla legislazione vigente.
Lo stralcio effettuato dalla Commissione del titolo 1V in merito alle norme relative all'assegnazione, gestione, dismissione degli alloggi di Erp sovvenzionata - per motivi di contingenza relativa alla scadenza di validità degli organi degli Erap - sottrae molto spazio alle nostre aspettative e proposte proprio sui temi oggi all'ordine del giorno anche nella sede politica nazionale, in merito alla possibilità di avviare una stagione di forte impegno per estendere quanto più possibile l'acquisto della casa da parte delle categorie meno abbienti e quindi anche degli attuali utilizzatori di Erp, attraverso uno spiccato impegno verso la dismissione e la valorizzazione del patrimonio esistente per perseguire l'obiettivo di reinvestire tali risorse per la realizzazione di nuovi alloggi di edilizia pubblica. Parimenti dovrà essere avviato un grande piano nazionale e regionale per la casa, sostenuto da idonee risorse, in modo da soddisfare gran parte della domanda attualmente inevasa. Questo è uno dei principi contenuti in alcuni emendamenti presentati nell’attuale discussione parlamentare della legge finanziaria e noi speriamo di ottenere da queste esemplificazioni e da queste accelerazioni un risultato anche in questa regione.
La presenza di un mercato delle locazioni sostanzialmente rigido e sempre più selettivo e il progressivo ampliarsi del numero di famiglie in condizioni di disagio a causa anche dei fenomeni sociali e demografici (aumento del numero di anziani, di extracomunitari e stranieri con scarse possibilità economiche, presenza di tante giovani coppie monoreddito, di famiglie monoparentali, di forte frammentazione dei nuclei a causa delle separazioni, dei divorzi e di scelte personali che spesso portano ad una vita da single e alla conseguente scarsa possibilità di solidarismo familiare, l'aumento del numero di soggetti svantaggiati, ecc), amplifica questa situazione negativa. Ma occorre tener presente anche il costo proibitivo delle nuove costruzioni dovuto anche alla diffusa volontà di puntare non solo all'alloggio ma alla qualità degli immobili scelti, sia per rafforzare la propria stabilità patrimoniale che per dare certezza alla propria esistenza, oggi le problematiche abitative rappresentano uno dei temi centrali delle politiche pubbliche di governo del territorio e di inclusione sociale.
Riteniamo che una buona politica per raggiungere l'obiettivo di dare certezza di alloggio, a prezzi di acquisto o di affitto sostenibili, a quante più famiglie possibile, possa essere perseguito continuando a sviluppare politiche di ampliamento volontaristico della base dei nuovi proprietari anche attraverso la dismissione del patrimonio ex Iacp e conseguentemente ampliando il più possibile la realizzazione di nuovi alloggi di edilizia agevolata e proseguendo nell'impegno di destinare significative risorse provenienti dalle dismissioni e da specifici piani di finanziamento nazionali alla realizzazione di edilizia sovvenzionata da destinare piu' significativamente a specifiche categorie svantaggiate.
In molte regioni italiane la scelta delle stesse è stata quella di orientarsi e trasformare sempre più gli ex Iacp da enti pubblici no-profit ad aziende per la casa orientate agli investimenti ed al profitto solidale.
Queste impostazioni hanno anch'esse sicuramente luci ed ombre in quanto spesso per eccesso di autonomia perseguono molto meno l'aspetto di soluzione dei problemi del bisogno di casa a canoni calmierati e molto più l'attività di gestione economica dei capitali. L'aspetto positivo senza dubbio realizzato è stato quello di contribuire alla calmierazione del mercato immobiliare ed anche a notevoli risultati in termini di quantità - realizzazione di nuovi alloggi - nettamente superiori alle gestioni regionali basate sul vecchio concetto dell’Iacp, che hanno utilizzato in modo molto riduttivo le possibilità offerte dalla L. 560/1993 della dismissione di una parte consistente del proprio patrimonio con l'obbligo di realizzazione di ulteriori programmi di sviluppo dell'Erp.
La nostra Regione è tra ultime in Italia ad affrontare il problema della riorganizzazione degli enti e della definizione di nuovi strumenti organizzativi e regolamentari per l'edilizia pubblica e le politiche abitative.
Per questo motivo e cioè per la presenza di numerosi esempi esistenti nel panorama italiano e per la necessità di accelerare questa riforma che i gruppi della Casa delle libertà, in particolare il gruppo di Forza Italia, hanno collaborato fattivamente alla definizione delle nuove strategie ed agli obiettivi di qualificazione e sviluppo delle nuove politiche abitative in questa regione.
Le modifiche apportate alla proposta originaria sono il frutto della grande attenzione che il nostro schieramento pone alla soluzione dei problemi della casa ritenendo questo bene essenziale e basilare a sostegno di una corretta convivenza civile, delle garanzie sociali e personali a cui ogni cittadino ha diritto e che si esplicitano principalmente nella possibile disponibilità di un alloggio idoneo e vivibile.
Le modifiche proposte ed accolte dalla Commissione mirano essenzialmente allo sviluppo di alcune strategie di pianificazione, di nuove forme di intervento per le politiche abitative nonché alla semplificazione e chiarificazione dei procedimenti. La richiesta di revisione ha interessato anche l'aspetto legato alla rappresentatività negli organismi di gestione sia delle forze politiche che del territorio che, seppur viziato da logiche invasive della maggioranza, consentono la possibilità di un significativo contributo programmatico, politico e di controllo anche da parte dell'opposizione. Mi sembra che proprio in questa direzione vada l’emendamento approvato dalla Commissione questo pomeriggio.
In particolare abbiamo introdotto nell'esame in Commissione alcuni concetti che a nostro avviso potrebbero essere considerati strategici o semplicemente migliorativi.
Primo, rafforzare e perseguire idonee e ragionevoli politiche di riequilibrio territoriale anche nella pianificazione degli interventi di nuova Erp. La precedente formulazione del dettato normativo rendeva troppo attrattivi solo le grandi città ad alta tensione abitativa generando problematiche di concentrazione, difficoltà di reperimento di aree e condensazione di particolari problematiche sociali e di integrazione. Rimaneva in pratica non esaudita la richiesta delle aree interne e montane di Erp, strategica per le politiche di riequilibrio territoriale e sostenibilità sociale.
Secondo, privilegiare, come forma di attuazione dei programmi di nuovi interventi Erp, il recupero di alloggi situati nei centri storici, specie se degradati e non utilizzati, ed inoltre il recupero degli alloggi esistenti di proprietà degli Erap o di edilizia economica e popolare, in stato di degrado nelle aree Peep e a bassa qualità urbanistica.
Terzo la definizione di rapporti con i Comuni che privilegino nell'individuazione delle aree da destinare a Erp anche quelle destinata ai piani di edilizia privata o a piani specifici ad elevata qualità urbanistica al fine di evitare il deprezzamento del patrimonio pubblico e favorire la completa integrazione sociale e culturale di tutti i beneficiari di tali alloggi. Le Province nell'approvare i piani e nella predisposizione dei bandi potranno dare un peso anche a questo aspetto, per noi è basilare a perseguire tutti gli obiettivi: di integrazione, di valorizzazione dei patrimoni, di diffusione dei principali servizi, di socialità e solidarietà tra cittadini.
Quarto, una sostanziale responsabilizzazione degli enti locali che non dovranno vivere l'Erp come un problema ma come primaria politica sociale possibile. Dovranno puntare quindi alla programmazione delle aree necessarie, a modelli di integrazione dei servizi nei quartieri a bassa qualità urbanistica e alla definizione di piani di dismissione mirati alla valorizzazione del patrimonio esistente e al significativo riuso delle risorse per la creazione di nuovi servizi abitativi pubblici.
Quinto, puntare decisamente alla riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico esistente, che, seppur in modo minore in questa regione, può rappresentare la genesi di significativi fenomeni di degrado sociale, intolleranza e diffusione di una illegalità diffusa.
Sesto, definizione del livello di soddisfacimento dei requisiti di accessibilità degli alloggi e un deciso perseguimento di politiche che soddisfino elevati livelli di qualità urbanistica, l'impiego di tecniche costruttive basate sulla bioedilizia, il risparmio energetico e l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
Settimo, una puntuale definizione di nucleo familiare, dei contributi di partecipazione e l'individuazione dei soggetti portatori di interessi, invitati alla definizione dei livelli di programmazione e pianificazione.
Ottavo, una precisa normativa per favorire il passaggio delle funzioni, del patrimonio e del personale al neo Erap di Fermo.
Nono, nuove regole di responsabilizzazione dell'organo di governo, ridotto nei sui componenti, ma al quale si richiede un forte impulso alla definizione di modelli organizzativi efficienti per la gestione, manutenzione, dismissione e reinvestimento del patrimonio esistente e futuro e una forte progettualità e programmazione in sintonia con gli Enti locali di riferimento.
Decimo, una semplificazione sostanziale per quanto riguarda le funzioni delle Province in merito all'approvazione dei Piani di dismissione del patrimonio Erp, di proprietà sia dei Comuni che degli Erap.
Significativa, inoltre, la soluzione che la Commissione ha studiato per la problematica delle improprie occupazioni del patrimonio Erp in questi giorni alla ribalta della cronaca, trovando una legittimazione solo nel rispetto delle regole di accesso a tale beneficio.
Significativa anche la norma per superare la ormai prossima decadenza degli organi e poter far continuare a svolgere le attività ordinarie agli enti per il periodo necessario al rinnovo degli organi.
Questa, sostanzialmente, è la proposta di legge. Noi, su gran parte dell’articolato condividiamo, anche perché il nostro contributo è stato notevole e anche recepito e valorizzato. Domani presenteremo un ordine del giorno teso ad accelerare una prossima discussione sul titolo V.
Riteniamo quindi che questo possa essere un momento significativo per promuovere un nuovo metodo di fare edilizia residenziale pubblica e soprattutto una definizione chiara e semplice delle normative a cui gli enti e gli Erap dovranno sottostare per un rilancio delle loro funzioni.

PRESIDENTE. Mi pare che i consiglieri siano favorevoli all’interruzione della seduta, pertanto dichiaro chiusa la seduta stessa, che riprenderà domani mattina alle 10.


La seduta è sospesa alle 19,15