Resoconto seduta n.21 del 17/01/2006
La seduta inizia alle 11,15



Approvazione verbali

PRESIDENTE: Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute n. 18, n. 19 e n. 20 del 13 e 14 dicembre 2005.

(Sono approvati)



Proposte di legge
(Annuncio e approvazione)

PRESIDENTE: Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 70 in data 13 dicembre 2005, ad iniziativa dei consiglieri Santori, Capponi, Ceroni, Bugaro, Tiberi, Cesaroni, e Brini: «Norme in materia di trasparenza dell’attività amministrativa regionale», assegnata alla I Commissione;
— n. 71 in data 13 dicembre 2005, ad iniziativa dei consiglieri Bugaro, Capponi, Viventi, Lippi, Massi, Ciccioli, Pistarelli, D’Anna, Romagnoli, Cesaroni, Santori, Tiberi e Ceroni: «Iniziative volte a tutelare la vita umana nascente e a sostenere economicamente nella scelta di maternità quelle donne che sarebbero indotte ad interrompere la gravidanza esclusivamente per motivi economici», assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 72 in data 22 dicembre 2005, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche ed integrazioni alla l.r. 25 gennaio 2005 n. 2 recante norme regionali per l’occupazione, la tutela e la qualità del lavoro», assegnata alla III Commissione;
— n. 73 in data 23 dicembre 2005, ad iniziativa della Giunta: «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione Marche (Legge Finanziaria 2006), assegnata alla II Commissione in sede referente e, per il parere, alle Commissioni I, III, IV, V, VI;
— n. 74 in data 23 dicembre 2005, ad iniziativa della Giunta: «Approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2006 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2006/2008», assegnata alla II Commissione in sede referente e, per il parere, alle Commissioni I, III, IV, V, VI;
— n. 75 in data 22 dicembre 2005, ad iniziativa dei consiglieri Santori, Capponi, Ceroni, Tiberi, Bugaro, Cesaroni, Giannotti e Brini: »Istituzione della giustizia riparativa nelle competenze del giudice di pace ai sensi dell’art. 29 d.lgs n. 274/00», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 76 in data 12 dicembre 2005, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Capponi, Brini, Bugaro, Ceroni, Cesaroni, Santori e Tiberi: «Attuazione dell’art. 118 della Costituzione nelle Marche – la sussidiarietà, il federalismo solidale e le forme di esercizio della sovranità del cittadino», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 77 in data 9 dicembre 2005, ad iniziativa dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli: «Interventi per sostenere la partecipazione e il protagonismo dei giovani nella società marchigiana e modifiche alla l.r. 12 aprile 1995, n. 46», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 78 in data 12 gennaio 2006, ad iniziativa dei consiglieri Massi e Lippi: «Modifiche alla l.r. 10 dicembre 2003, n. 21 »Trasformazione in costruzioni a carattere permanente degli alloggi prefabbricati temporanei installati a seguito degli eventi sismici iniziati il 26 settembre 1997», assegnata alla IV Commissione.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE: Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 13 in data 22 dicembre 2005, ad iniziativa della Giunta: «Progetto obiettivo: Organizzazione e sviluppo della riabilitazione e della post-acuzie nelle Marche», assegnata alla V Commissione in sede referente;
— n. 14 in data 5 gennaio 2006, ad iniziativa della Giunta: «Deliberazione del Consiglio regionale n. 4/2005 – Approvazione programmazione rete scolastica per l’anno 2006/2007», assegnata alla I Commissione in sede referente, iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna;
— n. 15 in data 12 gennaio, 2006 ad iniziativa dell’Ufficio di presidenza: «Bilancio di previsione del Consiglio regionale per l’esercizio 2006. Programma annuale e triennale di attività e di gestione. Anni 2006-2008», iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna.



Proposta di regolamento
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE: E’ stata presentata, in data 5 gennaio 2006, la proposta di regolamento n. 2, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche ed integrazioni del regolamento regionale n. 41/1995 – Disciplina delle aziende faunistico-venatorie e delle aziende agrituristico-venatorie», assegnata alla III Commissione.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE: E’ stata presentata la mozione n. 56 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli: «Disegno di legge sulla RSI».



Nomine

PRESIDENTE: Ho provveduto, in data 15 dicembre 2005, con i sottoelencati decreti, alle seguenti nomine:

— decreto n. 174: «Ente regionale per le manifestazioni fieristiche - elezione del presidente e di tre rappresentanti nel Consiglio generale»;
— decreto n. 175: «Collegio dei revisori dei conti dell’Agenzia per i servizi nel settore agroalimentare delle Marche (ASSAM) – elezione del Presidente, di due componenti effettivi e due supplenti»;
— decreto n. 176: «Agenzia per i servizi nel settore agroalimentare delle Marche (ASSAM) – elezione dell’amministratore unico».



Dichiarazione di illegittimità costituzionale

PRESIDENTE: La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 4, commi 2 e 3, della legge della Regione Marche 13 maggio 2004, n. 10 «Modifica alla legge regionale 15 ottobre 2001, n. 20 sull’organizzazione e sul personale della Regione e alla legge regionale 30 giugno 2003, n. 14 sulla riorganizzazione della struttura amministrativa del Consiglio regionale»



Promulgazione leggi regionali

PRESIDENTE: Il Presidente della Giunta ha promulgato le seguenti leggi:
— n. 28 in data 9 dicembre 2005 «Istituzione del registro degli amministratori di condominio e di immobili»;
— n. 29 in data 9 dicembre 2005 «Società per la valorizzazione del patrimonio immobiliare regionale»;
— n. 30 in data 9 dicembre 2005 «Disciplina delle attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande»;
— n. 31 in data 14 dicembre 2005 «Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio per l’anno 2006»;
— n. 32 in data 16 dicembre 2005 «Modifiche alla legge regionale 2 settembre 1996,n . 38 – Riordino in materia di diritto allo studio universitario»;
— n. 33 in data 16 dicembre 2005 «Modificazioni alla legge regionale 1 giugno 1999, n. 17 recante «Costituzione Società regionale di sviluppo”.



Deliberazioni inviate dalla Giunta regionale

PRESIDENTE: La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 1482: «Art. 20, l.r. 11/12/01 n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione degli stanziamenti di capitoli di spesa compresi nell’elenco n. 4 “elenco delle spese dichiarate obbligatorie” del Bilancio 2005 – (euro 180.000,00)»;
— n. 1483: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazioni statali relative al rimborso di oneri sostenuti dalle Emittenti radiofoniche e TV locali – Legge n. 28/2000 – anno 2005 (euro 89.889,88)»;
— n. 1484: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24/12/2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese - euro 391.691,28»;
— n. 1485: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 4.048,16»;
— n. 1486: «Art. 29 della l.r. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale e 2005 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1678 del 28 dicembre 2004 - euro 4.048,16»;
— n. 1487: «Art. 29 della l.r. 31 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1678 del 28 dicembre 2004 - euro 171.775,62»;
— n. 1488: «Art. 29 della l.r. 11/12/2001 n. 31 e art. 27 della l.r. 24/12/2004, n. 30, - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005, importo di euro 36.246,29»;
— n. 1489: «Art. 29 della l.r. 31 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005 - euro 115.950,00»;
— n. 1490: «Art. 29 della l.r. 31 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005 - euro 328.991,08»;
— n. 1491: «Art. 29 della l.r. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1678 del 28 dicembre 2004 - euro 433.121,00»;
— n. 1492: «Art. 29, comma 2, della l.r. 11/12/2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005 (euro 120.000,00)»;
— n. 1493: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24/12/2004, n. 30 – Variazioni agli stati di previsione del bilancio per l’anno 2005 relative alla ripartizione delle risorse per il SSN 2005 di cui alla Delibera CIPE 47/2005 (euro 86.249.132,00)»;
— n. 1494: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 102.000,00»;
— n. 1495: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 55.723,81»;
— n. 1496: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 157.002,90»;
— n. 1497: «Art. 26, comma 2, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte della U.E. vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 72.000,00»;
— n. 1498: «Art. 26, comma 2, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 65.069,01»;
— n. 1499: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24/12/2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazioni statali relative alla individuazione dei beni e delle risorse finanziarie in materia ambientale e delle relative spese - euro 3.327.785,09»;
— n. 1500: «Art. 26 della l.r. 24/12/2004, n. 30 – “Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese - euro 2.467.080,00”»;
— n. 1501: «Art. 21 l.r. 11 dicembre 2001 n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese impreviste euro 229.306,84»;
— n. 1502: «Art. 22, comma 3, della l.r. 11/12/2001, n. 31 – Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2005 - euro 3.333.910,97»;
— n. 1503: «Art. 27 della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005»;
— n. 1505: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese - euro 1.652.268,83»;
— n. 1506: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24/12/2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese – Delibera CIPE 47/2005 euro 8.694.646,00»;
— n. 1507: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24/12/2004, n. 30 – Variazioni agli stati di previsione del bilancio per l’anno 2005 per l’iscrizione di entrate derivanti da assegnazioni di fondi dallo Stato e relativi impieghi e modificazioni al P.O.A. euro 38.555.869,00»;
— n. 1508: «Art. 26, comma 2, l.r. 24 dicembre 2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio 2005 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi per il personale trasferito in materia di trasporti (S.E.P., Capitaneria di porto) – Opere pubbliche, Invalidi civili (ex D.Lgs 112/98) e in materia di mercato del lavoro (ex D.Lgs 469/97). Importo totale pare ad euro 1.176.160,49»;
— n. 1509: «Art. 29 della l.r. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1678 del 28 dicembre 2004 - euro 45.820,92 – Attribuzione di capitoli del bilancio 2005 alle strutture dirigenziali competenti»;
— n. 1510: «Art. 29, comma 2, l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005 - euro 50.000,00»;
— n. 1511: «Art. 20, comma 3, della l.r. 11/12/2001, n. 31 – Prelevamento dal fondo di riserva per spesa obbligatorie del bilancio di previsione per l’anno 2005 - euro 1.000.000,00»;
— n. 1512: «Art. 27 della l.r. 24/12/2004, n. 30 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005 – Importo di euro 26.197,02»;
— n. 1513: «Art. 29 della l.r. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2005 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1678 del 28 dicembre 2004 - euro 45.820,92»;
— n. 1514: «Art. 26, comma 1, della l.r. 24/12/2004, n. 30 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese (+ euro 85.000.000,00)»;
— n. 1515: «Art. 22, comma 3, della l.r. 11/12/2001, n. 31 – Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2005 - euro 107.000,00».


Convalida leggi regionali
da parte della Corte costituzionale

PRESIDENTE. La Corte costituzionale ha convalidato la manovra tariffaria approvata dalla Regione con legge regionale n. 35 del 19.12.2001. Inoltre con sentenza n. 3 del 13.1.2006 ha dichiarato inammissibili le questioni di illegittimità costituzionale sollevate dal Governo sulla legge regionale n. 27 del 16.12.2004 che riguarda la nuova legge elettorale della Regione Marche che quindi esce indenne dal giudizio della Corte e viene confermata in tutti i suoi contenuti.



Interrogazione (Svolgimento): «Funzionamento nel territorio regionale delle RSA anziani» Binci e Altomeni (208)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 208 dei consiglieri Binci e Altomeni.
Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In riferimento alla interrogazione in oggetto indicata si forniscono i seguenti elementi di conoscenza.
La Giunta regionale sta attivamente lavorando per la riqualificazione del settore in questione e, a seguito di numerosi incontri, trattative ed elaborazioni discusse con le OO.SS. si è pervenuti dapprima al "Protocollo sulla non autosufficienza" del 5.11.2004, recepito con DGR 1322/04. Successivamente con DGR 323 del 2.3.2005, sempre nelle more della piena attuazione del PSR 2003-2006, si è provveduto a recepire un ulteriore accordo con le 00.SS. con relativo stanziamento di euro 10.000.000.
La sunnominata DGR 323/2005 prevede tra l'altro diverse fasi attuative che per sommi capi possiamo così riassumere:
1. Definizione dell'atto di fabbisogno posti letto in Residenza Protetta (RP) e RSA. Tale atto, che è stato formalizzato con Decreto 289 del 21.7.2005, oltre ad essere previsto dal primo accordo con i Sindacati e ad essere in linea con quanto disposto nella LR 20/02, è nato dalla esigenza di rivedere le assegnazione dei posti alla dell'esistente, dei nuovi scenari del settore e dei risultati della sperimentazione RUG.
2. Definizione dei criteri tariffari relativi alla componente sanitaria nelle R.P. per anziani e segnatamente: euro 33 per 100 minuti di assistenza; euro 16 per 50 minuti di assistenza a valere per il periodo transitorio; euro 40 per i nuclei demenze con 120 minuti di assistenza.
Con decreto n. 501 del 2.11.2005, sulla base della rimodulazione dei p.l. di cui al cennato Decreto 289/05, dei criteri di cui sopra e preso atto degli incontri di area vasta, si è provveduto ad assegnare ed impegnare una somma di euro 1.233.143,72.
3. Retta alberghiera in RSA e RP. Nel caso in specie si è voluto regolamentare una situazione che presentava rilevanti squilibri su tutto il territorio regionale, con quote alberghiere che variavano, a seconda della Struttura o della Zona territoriale, da euro 22/die agli euro 40. Si sono pertanto forniti valori di riferimento (euro 33+1-25%) a cui adeguarsi entro tre anni, tenuto conto anche dei costi di gestione e delle specificità locali. Tale quota oltre a basarsi sulle medie regionali è stata costruita sulla base di quanto stabilito all'art. 7 della LR n. 36/95 ove si procede ad una classificazione dei costi suddivisi in sanitari, non sanitari e misti. Sempre nella DGR 323/05 ed in particolare nella nuova Bozza di convenzione allegata, viene specificato che la retta dovrà essere riportata nella Carta dei Servizi, con la indicazione di quanto incluso e di quanto considerato extra.
4. Periodo di esenzione da compartecipazione in RSA. Anche in questo caso, pur nelle more della approvazione dell'atto di riordino della lungodegenza e nella consapevolezza delle difficoltà attuative di scelte comunque non indifferibili, si è proceduto a definire dei criteri validi per tutto il territorio, criteri che per quanto possibile hanno tenuto conto del sunnominato Progetto obiettivo "Organizzazione e sviluppo della riabilitazione e della post-acuzie nelle Marche", progetto che regolamenterà con puntualità tutto il percorso riabilitazione, lungodegenza post-acuzie e che è stato presentato in Giunta a fine anno 2005.
Con nota del 2 novembre 2005, a firma del Direttore del Dipartimento Servizi alla Persona ed alla Comunità, sono stati fornite a tutti i soggetti interessati (Zone Territoriali ASUR, Comitati dei Sindaci, Coordinatori ambiti sociali) le opportune indicazioni per la applicazione degli atti sopra citati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ringrazio l’assessore e mi ritengo soddisfatto dell’impegno della Giunta a definire tutte le problematiche ancora in sospeso riguardo alle normative per le Rsa. Ricordo che in base alle normative nazionali le Rsa costituiscono una forma di risposta alle situazioni di bisogno sanitario di persone ultrasessantacinquenni non autosufficienti o a grave rischio di non autosufficienza, che per ragioni molteplici non possono essere assistite a domicilio. L’interrogazione era partita dalla necessità rilevata da utenti, in quanto le Rsa anziani attive nel territorio regionale operano per la gran parte disattendendo le indicazioni normative nazionali e regionali riguardo la tipologia di utenza che è quella prevista di pazienti non autosufficienti non curabili a domicilio ma che si trovano in una condizione stabilizzata e che richiedono una intensità assistenziale alta a causa della presenza di patologie croniche multiproblematiche. Accolgono invece soggetti in post-acuzie con quadri clinici non stabilizzati che dovrebbero afferire al sistema di riabilitazione e lungodegenza. Inoltre non viene spesso comunicata ai familiari la possibilità di degenza oltre il primo periodo, dato che oltre i 90 giorni viene prevista la degenza dietro pagamento di retta. Come non sono definite neanche le prestazioni previste dal pagamento della retta.
Quindi ringrazio l’assessore, spero che tutto il lavoro in itinere vada in porto, vengano definiti tutti i protocolli e vengano date informazioni e risposte alle famiglie e alle persone che devono usufruire delle Rsa anziani.



Interrogazione (Svolgimento): «Dichiarazioni capogruppo Pdci su giudizio Corte costituzionale Irpef regionale» Castelli (128)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 128 del consigliere Castelli. Per la Giunta risponde il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Presidente, credo che questa interrogazione non sia ammissibile, perché mi si chiede conto delle opinioni che sono state espresse da un consigliere regionale nel corso dei lavori di una Commissione. Sappiamo tutti che i consiglieri regionali nei corsi dei lavori dell’Assemblea e quindi anche delle Commissioni, possono esprimere le opinioni che ritengono opportuno proporre per l’approfondimento dei temi che sono alla loro attenzione e non sono perseguibili. Quindi credo che formalmente questa interrogazione del consigliere Castelli non sia proponibile, e comunque entrando nel merito, facendo quindi uno sforzo di interpretazione positiva di quello che il consigliere richiede, rileggendo l’intervento del consigliere Procaccini non ho trovato traccia delle dichiarazioni che invece il consigliere Castelli virgoletta nel suo testo. In modo particolare l’enunciazione “il ricorso lo vinceremo politicamente”, su cui si fonda l’interrogazione del consigliere, non trova riscontro nelle dichiarazioni che il consigliere ha reso nel dibattito in Commissione.
Alla luce poi di quello che è accaduto l’altro ieri, ovvero della pubblicazione della sentenza n. 2 del 2006 della Corte costituzionale, riferita alla presunta illegittimità richiesta dall’ufficio delle entrate di Ascoli Piceno della legge regionale n. 35 del 2001 e delle motivazioni stesse della Corte costituzionale, possiamo avere anche una rilettura in positivo delle stesse dichiarazioni rese dal consigliere Procaccini in Commissione, ovvero le motivazioni che la Corte costituzionale ha addotto per sostenere la propria sentenza vanno proprio nella direzione che il consigliere Procaccini diceva nei lavori della Commissione, ovvero viene rispettato un principio che tutti conosciamo, che è quello della progressività dell’imposizione fiscale per cui, a redditi diseguali, vengono applicate aliquote disuguali. Non c’è niente di più iniquo che applicare aliquote eguali tra redditi diseguali, tra situazioni diseguali. Quindi credo che anche volendo entrare nel merito e sforzandosi di interpretare le argomentazioni, peraltro positive, del consigliere Procaccini, non si potrebbe minimamente mettere in discussione quello che lui ha detto, perché corrisponde a un principio che politicamente, moralmente ed eticamente è ineccepibile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli per dichiararsi soddisfatto o meno.

Guido CASTELLI. Contrariamente a quello che ha sostenuto il Presidente Spacca, ritengo invece che la contestualità, la corrispondenza temporale tra l’emissione della sentenza che oggi è stata anche ampiamente commentata dal Presidente Spacca e dall’assessore Marcolini e questa mia interrogazione, rappresentino invece una fortunata coincidenza che ci consente anche di fare una precisazione che non solo riguarda le dichiarazioni del consigliere Procaccini che è persona del tutto stimabile, apprezzabile (non è questo il punto), ma ci consente anche di ricostruire un aspetto della vicenda che merita di essere sottolineato anche alla luce delle modalità con le quali la Giunta regionale ha commentato questa sentenza.
Sarò estremamente sintetico, ma quattro aspetti credo che il contribuente marchigiano debba essere messo in grado di conoscerli.
Il primo. La campagna promossa da tanti contribuenti rispetto alla super Irpef è una campagna vinta, perché il motivo fondamentale che aveva ispirato questa iniziativa era quello di far alzare forte ed esplicita la protesta contro la maxi vessazione fiscale. E allora, il 15 ottobre di quest’anno la Regione Marche, 30 giorni prima che si celebrasse l’udienza dinanzi alla Corte costituzionale si è arresa e ha riportato alla misura ritenuta dal contribuente legittima, la tassazione sull’Irpef. Questo è il punto politico: la Corte costituzionale ha costretto la Regione Marche a riportare il livello dell’Irpef alla stessa misura vigente in tutta Italia. Da questo punto di vista esiste una lettera — su questo è bene fare chiarezza — dello stesso prof. Fantozzi che ha patrocinato la Regione Marche, che esprimeva con forza l’invito alla Regione a ridurre l’aliquota Irpef prima dell’udienza della Corte costituzionale e questo spiega per quale motivo la riduzione stessa non è stata fatta con il bilancio di previsione ma con la manovra di assestamento il 15 ottobre 2005. Ecco perché noi riteniamo che il commento giusto e doveroso che si può fare a margine di questa vicenda è “missione compiuta”, perché dall’1.1.2006 il contribuente marchigiano non è vessato della misura enorme che la Regione Marche aveva imposto fin dal 2002.
Il secondo. Perché ho fatto l’interrogazione sulle dichiarazioni di Procaccini, che diceva “il ricorso lo vinceremo politicamente”? E’ una dichiarazione che secondo me merita di essere approfondita. Ha preferito non farlo Spacca, ma quando il 15 settembre, due mesi prima che si celebrasse l’udienza, si sente dire, quando ancora l’udienza non è stata celebrata, quattro mesi prima che fosse depositata la sentenza “guardate, noi siamo tranquilli perché il ricorso lo vinceremo politicamente”, mi sia consentito per lo meno il diritto di capire per quale motivo fossero tanto sereni prima ancora che la Corte costituzionale sapesse qualcosa di questo giudizio. Io faccio l’avvocato ormai da qualche anno, anche il collega Santori sa che per quanto uno possa essere convinto della propria ragione, non si arrischia mai a manifestare in maniera troppo corriva la certezza del risultato, se non altro per superstizione.
Il terzo punto è il più importante ed è il punto politico di maggior rilievo, unitamente a quello che riguarda la missione compiuta sull’abbassamento costretto, indotto dalla campagna a favore del contribuente sull’aliquota Irpef. Qui c’è un punto che ha visto protagonista anche la presidente di Confindustria Marche, che ha ricordato un aspetto non secondario: che la manovra della tassazione varata dalla Giunta D’Ambrosio nel 2001 aveva uno scopo autorizzato dalla legge: quello di consentire il ripianamento del disavanzo sanitario. Ebbene il gettito della manovra aggiuntiva è stato pari a 600 milioni di euro circa e appena la metà di questi soldi — 320 o 330 milioni — sono stati destinati alla copertura del disavanzo sanitario. E’ questo il punto politico: la spremitura fiscale che è stata ritenuta formalmente non illegittima dalla Corte costituzionale, doveva essere finalizzata ad uno scopo che è stato assolto solo per metà, sicché io credo al Presidente Spacca, all’assessore Marcolini, di affrontare questo punto, perché voi avete chiesto delle tasse in più enormemente maggiori di quelle pagate da qualsiasi altro contribuente italiano a titolo di Irap, di Irpef, di bollo auto, per fare una cosa che non avete fatto se non per la metà. Questo è il punto politico su cui molti di noi hanno espresso il dubbio che la manovra fiscale abbia di fatto sostenuto i costi di funzionamento di questo ente. Sarebbe davvero assurdo, increscioso ed incredibile dover constatare come, approfittando dell’obbligo di ripianare i disavanzi sanitari, si sia invece sostenuto l’insieme anche degli sprechi, l’insieme anche dei costi impropri di cui questa Regione è stata costellata.
Mi sia consentito — mi riferisco all’assessore Marcolini — dire la quarta e ultima cosa. Ho sentito che sia il Presidente Spacca sia l’assessore Marcolini, hanno parlato di inganni, riferiti a quanti, come me, hanno creduto in questa battaglia che ha portato il risultato politico che abbiamo descritto. Non può sfuggire al Presidente della Giunta regionale che la Corte costituzionale non decide le istanze del contribuente, decide le istanze delle commissioni tributarie, e allora è assurdo che il Presidente della Giunta regionale definisca ingannatori i giudici tributari di Ascoli e di Pesaro, questa è una vergogna. Non si può ritenere ingannevole l’opinione di un giudice e fa specie che derivi dalla sinistra, che tanto strilla e strepita a difesa dei giudici quando fanno sentenze che fanno comodo alla sinistra, ritenere ingannatori dei giudici, servitori dello Stato, che ad Ascoli e a Pesaro, nel volgere di tre mesi, hanno dichiarato non manifestamente infondata questa questione. E allora siamo seri e procediamo senza essere voi ingannatori rispetto a quella che è stata un’opinione, che poteva essere condivisa o meno, da dei giudici, a cui va tutto il nostro rispetto. Non si possono attaccare i giudice perché fanno sentenze ed ordinanze che non piacciono, questa è una vergogna e questa è una macchia che potete leggere su tutti i giornali di questa mattina. I giudici non inganno, decidono e possono sbagliare, ma non ingannano.



Interrogazione (Svolgimento): «Trasporto pubblico locale nel territorio del fermano» Ceroni (198)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 198 del consigliere Ceroni. Per la Giunta risponde l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Se mi è consentito dire una parola di commento rispetto all’interrogazione precedente, se la sua soddisfazione di fronte alla sentenza, consigliere Castelli, è così ampia, noi conveniamo con la sua soddisfazione. Di questo avremo modo di parlare in altre occasioni. Rispondo ora all’interrogazione.
Premesso: che con l'assestamento del bilancio 2005 sono stati reperiti fondi per il rinnovo del parco autobus pari all'importo di euro 8.857.713,85 che consentiranno di sostituire autobus con oltre 15 anni di vetustà con nuovi mezzi a basso impatto ambientale; che la Regione è a conoscenza della grave situazione in cui versano le aziende di trasporto del territorio fermano, nonché del mancato riconoscimento delle percorrenze urbane alla città di Fermo.
In considerazione di quanto sopra esposto si porta a conoscenza di quanto segue.
Con decreto n. 8/TPL 09/05 la somma di euro 8.857.713,85, relativa al rinnovo autobus, è stata ripartita tra le aziende di trasporto in proporzione al numero dei mezzi ancora da acquistare nel triennio 2003-2005 e che erano già stati dichiarati ammissibili a contributo con il precedente decreto n. 224/MT1/03; in base a tale assegnazione al Bacino di traffico di Ascoli i sono stati assegnati contributi per un importo complessivo di euro 882.424,73 che consentirà l'acquisto di nuovi autobus dotati di sistemi filtranti in grado di ridurre le emissioni inquinanti dovute ai gas di scarico, in particolar modo delle polveri sottili.
Con deliberazione G.R. n. 1647 del 19/12/2005 si è provveduto ad aggiornare il Programma Triennale dei Servizi di TPL; con tale atto in particolare è stata confermata alla Soc. consortile Trasfer l'erogazione, anche per i prossimi anni, della somma integrativa di euro 132.000,00 (ex riequilibrio territoriale), quale incremento al corrispettivo del bacino in quanto le ragioni che avevano portato alla individuazione nei Contratti di Servizio di detta quota sono state solo in parte riassorbite con il miglioramento dell'efficienza e dell'efficacia del servizio erogato. Nell'aggiornare pertanto le tabelle relative al servizio extraurbano del bacino AP1 viene stabilita un'integrazione del corrispettivo pari al 3,61%. In tal modo con decorrenza 1 gennaio 2006 la quota aggiuntiva erogata al bacino verrà inglobata nel corrispettivo erogato.
Con la stessa deliberazione è stato istituito il servizio urbano per il comune di Fermo trasformando le percorrenze del servizio extraurbano effettuate all'interno del territorio comunale in servizio urbano. La Soc. Trasfer che gestisce i servizi extraurbani ricadenti all'interno del Comune ha comunicato che le percorrenze extraurbane con caratteristiche di trasporto urbano sono pari a km 238.000; per istituire tale servizio si è provveduto ad adeguare il corrispettivo extraurbano (euro 1,23) con quello medio di euro 1,47 al km per il trasporto urbano attualmente corrisposto per i sei Comuni che esercitano tale servizio nella provincia di Ascoli Piceno. Tale adeguamento ha comportato un maggiore onere in favore del bilancio regionale pari a euro 66.960,00 che si aggiungono all parte stabilizzata di 232.000 euro.
Vorrei aggiungere che ci rendiamo conto che quella di Ferpo è una situazione di sofferenza e di disparità che abbiamo avviato a progressiva eliminazione come situazione di esasperata differenza. Devo dire, purtroppo, che paghiamo lo scotto di 30 anni di gestione, prima statale e poi storicizzata, in cui ci sono ancora diverse differenze rispetto a un diritto alla mobilità che invece deve essere universalmente riconosciuto su base regionale.
Quindi non riteniamo conclusivo il processo di aggiustamento e sarà nostro compito, compatibilmente con le esigenze di bilancio, di procedere ad ulteriori progressive e positive sistemazioni non soltanto per quello che riguarda Fermo, che è una delle situazioni più urgenti ma voglio ricordare gli aggiustamenti che abbiamo fatto per Senigallia, per Urbino, quelli che dobbiamo fare per Macerata. Ovviamente c’è un gradualismo di cui dobbiamo tener conto, avuto riguardo alle risorse finanziarie del bilancio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Ringrazio l’assessore per la sensibilità avuta. Sono anni che noi cerchiamo di far presente alla Giunta regionale la situazione di arretratezza in cui versa il trasporto nella nuova provincia di Fermo e nel bacino di Fermo. Tanto per ricordare i dati, a fronte di 4 milioni di chilometri urbani per la provincia di Ancona, di un milione e mezzo di chilometri della provincia di Ascoli Piceno, bacino 2, di 1.856.000 della provincia di Macerata e di 2.963.000 della provincia di Pesaro, Fermo aveva 8.742 chilometri conosciuti come urbano, quindi do atto per la prima volta all’assessore di avere affrontato il problema e di avere riconosciuto a Fermo, dove il trasporto urbano si fa da tempo immemorabile, 238.000 chilometri. Sono pochi rispetto alle necessità di quel territorio, però diciamo che è un passo avanti e prendo atto dell’impegno di fare meglio negli anni a venire, cioè ogni anno dobbiamo fare in modo di riportare a Fermo i chilometri urbani necessari per soddisfare le esigenze di quel territorio. D’altra parte quando ho fatto l’interrogazione ancora non era nota la volontà della Giunta di procedere. Questa interrogazione l’ho fatta anche nella precedente legislatura, però rispetto al problema non c’era stata nessuna risposta, quindi le do atto di avere affrontato il problema stesso, però siamo ancora lontani dieci volte rispetto a quello che hanno le altre province. Benissimo i 238.000 chilometri, ma facciamo in modo che molto presto, già dal 2006, si possa almeno raddoppiare la percorrenza, sarebbe un bel passo avanti. Tra l’altro le aziende che gestiscono questo trasporto a livello locale, hanno la possibilità di programmare le loro scelte: se c’è un riconoscimento di chilometri e quindi ci sono delle risorse messe a disposizione, riescono a programmare meglio le loro scelte.
Quindi grazie per questa scelta, però facciamo in modo che il riequilibrio non avvenga in dieci anni ma in un tempo ragionevole.



Interrogazioni (Svolgimento):
«Problemi connessi con la messa in sicurezza del fiume Tronto» Viventi (168)
«Realizzazione nuovi ponti sul fiume Tronto» Castelli (170)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 168 del consigliere Viventi e n. 170 del consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. Per quanto riguarda l’interrogazione n. 168 del consigliere Viventi, circa i problemi connessi con la messa in sicurezza del fiume Tronto si risponde come segue.
Per quanto riguarda il rifacimento del ponte stradale, di proprietà dell'ANAS, il Comitato Istituzionale della Autorità di bacino interregionale del fiume Tronto con delibera n. 1 del 18.02.2005 ha approvato il progetto esecutivo.
Il responsabile unico del procedimento è l'Ing. Agreppino Valente, Dirigente del VI Settore Viabilità della Provincia di Teramo, quest'ultima Ente attuatore degli interventi.
Al momento vi sono le condizioni per l'affidamento dei lavori secondo la legge vigente in materia di lavori pubblici, in quanto l'iter di approvazione - condotto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con la partecipazione di tutti i soggetti pubblici coinvolti -, si è concluso.
Le fasi di approvazione sono state avviate il 25.01.2005 dal responsabile del procedimento, che ha convocato la conferenza di servizi al fine di acquisire tutti i pareri sul progetto definitivo relativo al rifacimento del ponte ANAS.
Tuttavia con nota prot. 329 del 4.2.2005 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nello specificare che la conferenza di servizi è indetta e condotta dallo stesso Ministero, ha comunicato compiti e procedure di sua competenza, ed in particolare di "...svolgere essenzialmente attività di localizzazione e approvazione delle opere d 'interesse statale attraverso l'espletamento della procedura di accertamento di conformità urbanistica (ex art. 8] del D.P.R. 616/77, così come modificato dal D.P.R. 383/94 e D.lgs 112/98)".
Solo con nota prot. 53704 del 28.10.2005 il Ministero - attraverso il proprio "Servizio integrato infrastrutture e trasporti per il Lazio, L'Abruzzo e la Sardegna" - ha convocato giorno 30.11.2005 la conferenza dei servizi.
Per la conferenza del 30.11.2005 la Regione Marche ha inviato, con nota 38185 del 29.11.2005, un parere di massima favorevole sul progetto esaminato, specificando che il parere definitivo sarebbe stato espresso, sentito il Comune interessato, solo a seguito della attivazione da parte dello stesso Ministero delle procedure di accertamento come previsto dal DPR 383/84.
Il referente del Ministero che coordinava i lavori della conferenza ha ritenuto conclusa la stessa conferenza dei servizi del 30.11.2005 precisando che il Ministero avrebbe emesso il cosiddetto provvedimento finale una volta acquisiti i successivi atti delle Regioni Marche ed Abruzzo e del Ministero per i beni e le attività culturali.
A tal fine con delibera n. 1597 del 12.12.2005 la Regione Marche ha dichiarato, ai sensi e per gli effetti degli artt. 2 e 3 del DPR 383/94, l'accertamento di non conformità del progetto rispetto alle previsioni urbanistiche ed edilizie vigenti nel Comune di San Benedetto del Tronto e ha espresso parere favorevole alla realizzazione dell'intervento con le prescrizioni, per la fase progettuale esecutiva, formulate dal Comune di San Benedetto del Tronto con delibera n. 80 del 24.11.05.
Per quanto riguarda l'aumento dell'importo degli interventi relativi al rifacimento del ponte ANAS è opportuno far presente che, come relazionato dall'Ing. Valente nella seduta del Comitato Istituzionale del 18.02.2005, la stima iniziale derivava da un progetto di massima ed era stata individuata su base parametrica (e non con calcolo analitico).
In realtà, come spesso accade, i costi effettivi dell'opera - determinati sulla base di un progetto esecutivo dettagliato ed appaltabile, e quindi verificati rispetto all'insieme delle nonne di settore - si sono rivelati più consistenti.
Per altro lo stesso Ing. Valente - responsabile unico - ha evidenziato che l'importo del progetto esecutivo risulta congruo rispetto ad altre opere con tipologia costruttiva simile.
Per quanto riguarda il rifacimento del ponte ferroviario sul fiume Tronto, il responsabile unico del procedimento è l'Ing. Paolo Tartaglini, Dirigente del Settore Viabilità della Provincia di Ascoli Piceno, quest'ultima Ente attuatore degli interventi.
Il Progetto Preliminare è stato approvato dal Comitato Istituzionale dell'Autorità di Bacino con delibera n. 2 del 16.01.2004.
Al momento la stessa Autorità è in attesa - per l'approvazione - di ricevere da parte del responsabile del procedimento il progetto definitivo, che dovrà essere sviluppato secondo le indicazioni tecniche della Società RFI - Compartimento di Ancona.
In merito, si evidenzia che dal punto di vista tecnico l'intervento sulla tipologia del ponte ferroviario risente di condizionamenti maggiori rispetto al ponte stradale.
Per quanto riguarda la completa realizzazione del programma degli interventi per la messa in sicurezza del tratto terminale del fiume Tronto (rifacimento ponti ANAS e ferroviario, argini ed espropri), tenuto conto che i costi complessivi valutati con calcolo analitico risultano maggiori della disponibilità a suo tempo determinatasi (e resa utilizzabile nella prima metà del 2002) , il Comitato Istituzionale nella seduta del 18.02.2005 ha ritenuto di procedere con la massima celerità, ritenendo prioritario l'obiettivo di avviare quanto necessario all'appalto dell'intervento di rifacimento del ponte ANAS.
Successivamente, sulla base dei progetti e dei costi definitivi degli altri interventi ponte ferroviario e argini) previsti dal programma, si provvederà a richiedere gli eventuali ulteriori finanziamenti al Ministero, alle Regioni, alle Province, nonché agli altri enti interessati.
Per quanto riguarda il progetto di piano stralcio per l’assetto idrogeologico del fiume Tronto il Comitato Istituzionale dell'Autorità con deliberazione n. 2 del 18.02.2005 ha adottato il "progetto di piano stralcio per l'assetto idrogeologico del bacino del fiume Tronto" e le "relative misure di salvaguardia".
Le leggi statali di riferimento sono date dalla legge 18 maggio 1989, n. 183 (legge quadro in materia di difesa del suolo), dalla legge 3 agosto 1998 n. 267 (c.d. legge "Sarno") e dalla legge lì dicembre 2000 n. 365 (c.d. legge "Soverato").
Per definizione normativa, che comunque trova la Regione assolutamente concorde, l'iter di approvazione del Progetto di Piano Stralcio prevede alcuni momenti - anche formali - di confronto con le realtà pubbliche e private locali.
Pertanto la risposta al Cons. Viventi, che chiede se si intenda prendere in considerazione la possibilità di rivedere il progetto di piano dell'Autorità di Bacino del Tronto, è affermativa.
A riprova della volontà della Giunta sono stati promossi alcuni assi al di là degli obblighi di legge:
Con apposita circolare prot. 437 del 06.06.2005) l'Autorità ha informato tutti gli enti compresi nel bacino sia dell'adozione sia degli adempimenti conseguenti e comunque connessi previsti dalla normativa vigente.
Dell'adozione del progetto di piano stralcio è stata data successivamente notizia nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 167 del 20.07.2005 e nei Bollettini Ufficiali delle Regioni Marche, Abruzzo e Lazio, con la precisazione dei tempi, luoghi e modalità in cui chiunque fosse interessato poteva prendere visione della documentazione nonché presentare osservazioni secondo le disposizioni previste dagli articoli 18 e 19 della legge 183/89 e s.m.i. (termine 18.10.2005).
Nel recepire le richieste pervenute da alcuni enti, con deliberazione n. 8 del 28.10.2005 il Comitato Istituzionale ha poi differito il termine per la presentazione delle osservazioni, allora in scadenza, di
60 giorni consecutivi a decorrere dalla data di pubblicazione del relativo avviso nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. L'avviso è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 274 del 24.11.2005, e quindi è ancora possibile presentare osservazioni al progetto di piano.
Anche se il termine per la presentazione delle osservazioni è stato differito, sono comunque in corso le conferenze programmatiche (legge 365/2000) convocate dalle Regioni interessate (Marche, Abruzzo e Lazio), cui partecipano le stesse Regioni, i Comuni e l'Autorità.
Le conferenze in particolare devono esprimere un parere sul progetto di piano e sulle osservazioni pervenute (da parte degli enti pubblici e dei soggetti privati) al fine di assicurare anche la coerenza tra la pianificazione di bacino e territoriale.
Per le Marche la Conferenza Programmatica si è tenuta lo scorso 20 dicembre alla presenza di molti (ma non tutti) dei Comuni coinvolti dal Piano.
Su proposta dell'Assessore regionale alla difesa del suolo, tra gli esiti della Conferenza è stato stabilito con i Comuni di valutare le singole osservazioni in incontri bilaterali, nel corso dei quali discutere nel merito le problematiche indotte dal Piano sul territorio.
Nei tavoli tecnici con i Comuni, programmati per i giorni 19, 24 e 26 del corrente mese di gennaio, le osservazioni potranno essere mostrate in dettaglio e, se ciò sarà ritenuto opportuno, potranno essere modificati gli orientamenti assunti dal progetto di piano.
Inoltre, se opportuno, si intende discutere con l'ANCI anche le normative, fermo restando il mantenimento dei principi generali, per altro analoghi a quelli contenuti nel PAI dei bacini regionali.
Sulla base dei pareri espressi dalle Conferenze Programmatiche il Comitato Istituzionale adotterà il piano stralcio per l'assetto idrogeologico del fiume Tronto (comma 9 art. 18 legge 183/89 e s.m.i.).
Il piano stralcio sarà quindi sottoposto, per la propria competenza territoriale, all'esame del Consiglio Regionale delle Marche per l'esame e l'eventuale, definitiva, approvazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi per dichiararsi soddisfatto o meno in merito all’interrogazione n. 168.

Luigi VIVENTI. L’ufficio ha prodotto un grande sforzo per rispondermi, dandomi una serie di informazioni, forse anche troppo articolate. Le mie due domande erano semplici: visti i problemi che l’esondazione del fiume Tronto ha creato nel passato, chiedevo di sapere: se al di là della presa d’atto delle problematiche c’era anche un piano di intervento, altrimenti il piano stesso consisteva soltanto in un blocco dell’attività edilizia, espansiva ecc., ma non si risolvevano i problemi reali del fiume; se per quanto riguarda il ponte, visto che i finanziamenti ci sono ormai da oltre un anno, visto che il progetto c’è da tempo, quando sono iniziati i lavori?
Mi sembra di avere capito che i lavori dovrebbero iniziare per i ponte, prossimamente e quindi questo si faccia al più presto, perché il ponte costituisce un tappo nel caso di esondazione.
Lei ha risposto affermativamente alla mia richiesta se c’era la possibilità di rivedere il piano, anche per integrarlo con delle decisioni che concretamente vanno a risolvere il problema, altrimenti rimarrebbe un piano monco in cui si individua il problema, si dice “blocchiamo le attività espansive”, ma se non risolviamo le cause autentiche non abbiamo risolto definitivamente il problema. Quindi prendo atto di queste risposte, mi auguro che si proceda in maniera più celere di quanto accaduto nel passato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli, per dichiararsi soddisfatto o meno in merito all’interrogazione n. 170.

Guido CASTELLI. L’assessore Carrabs ha fornito una risposta molto articolata, che peraltro afferisce a circostanze, a mio modo di vedere molto gravi e pesanti, che tuttavia non possono essere ascritte né alla sua gestione né alla sua responsabilità, ma che purtroppo affondano in una serie di ritardi davvero incresciosi e preoccupanti, che purtroppo le autorità competenti hanno accumulato rispetto a questa vicenda della realizzazione di due nuovi ponti che avrebbero dovuto e che dovrebbero mettere in sicurezza la foce del Tronto che, come è noto anche ai colleghi consiglieri, non più tardi del 1992 fu oggetto di un’esondazione catastrofica che indusse il Governo nazionale a stanziare, nel 2000, 33 miliardi per la realizzazione di nuovi due ponti. Preso in carico da parte dell’autorità di bacino interregionale, quella che condividiamo nella giurisdizione, insieme ad Abruzzo e Lazio, l’incarico, sembrava che nel 2001-2002 avessimo raggiunto una quadratura delle poste che dovevano in qualche modo concorrere alla realizzazione dei due progetti, che fosse anche perfettamente rispettosa dei tetti finanziari posti dallo Stato rispetto all’opera e all’obiettivo da realizzare. Purtroppo è successo qualcosa nel 2002, grande rivolgimento interno del vertice della stessa autorità di bacino e la Regione Marche, inopinatamente, decise di cambiare strategia: non sarebbero più state, in particolare, le università de L’Aquila e di Ancona a dover redigere i due progetti, sarebbero dovute essere, come tuttora sono, le due Amministrazioni provinciali di Ascoli e Teramo e qui si apre, purtroppo, una vicenda che è tutt’altro che conclusa: il ponte sulla strada statale Adriatica, purtroppo, è quello di cui ci ha detto l’assessore Carrabs e devo dire che scontiamo un ritardo importante, significativo: la Regione Marche non ha partecipato alla conferenza di servizi del 30 novembre e secondo me ha fatto male per un semplice motivo riconducibile al fatto che non più tardi di qualche mese prima fu proprio il Vicepresidente della Giunta regionale Agostini a giustificare i ritardi accumulati rispetto a quest’opera, dando la colpa, come al solito, al Governo. Infatti ci sta sempre bene una piccola “colpetta” da dare al Governo, perché il Ministero delle infrastrutture, in particolare, non convocava questa benedetta conferenza di servizi.
La mia interrogazione prende spunto dal fatto che se da un lato il Vicepresidente Agostini accusava il Governo di non convocare una conferenza di servizi, dall’altro alla conferenza stessa la Regione ha inteso non partecipare, dimostrando anche, se vogliamo, la strumentalità e il carattere larvatamente surrettizio delle giustificazioni fornite tempo prima dall’assessore Agostini.
Ma quel che è più grave è la vicenda riguardante il ponte ferroviario, il più complesso, quello che da Np unto di vista della dislocazione spaziale è ritenuto più dirimente rispetto alla questione di fondo della messa in sicurezza del Tronto, che purtroppo la Provincia di Ascoli Piceno guidata dal presidente Rossi, non sta curando affatto o sta curando accumulando ritardi che assolutamente non sono giustificabili alla luce degli scopi di quest’opera. L’opera è importante, anche perché il grado di rischio di esondazione del Tronto è così elevato da avere indotto inevitabilmente l’autorità di bacino a dover inquadrare quella zona marchigiana come rischio R4. E’ il massimo rischio e qui davvero siamo di fronte a una situazione di cattiva amministrazione che potrebbe essere considerata oggetto di lezione accademica e universitaria. L’amministrazione pubblica, generalmente intesa, non riesce a utilizzare 33 miliardi da cinque anni e mezzo e per effetto di questo ritardo il cittadino deve scontare la qualificazione delle aree di sua proprietà come ad alto rischio di esondazione.
Ecco qui che siamo di fronte a un’ipotesi di scuola che vede lo Stato, inteso come entità pubblica, non riuscire a spendere soldi già accantonati per un’opera pubblica e, per effetto di questo ritardo, dover registrare addirittura una ulteriore, insidiosa imposizione di vincoli che deriva proprio da fatto che il rischio di esondazione è alto perché i ponti non sono stati fatti. Da questo punto di vista non posso che rammaricarmi, non evitando comunque di ringraziare l’assessore Carrabs che mi pare che abbia preso il toro per le corna, e sono convinto che in questo rodeo possa continuare a tenere le corna ben strette, portando avanti il problema, rispetto alla prospettiva più amara: i soldi non basteranno. Purtroppo questo cambio di rotta imposto dalla Regione per motivi che non sono noti, che ha portato a un cambio radicale della definizione delle responsabilità progettuali, non si sa dove porterà, perché. I soldi non bastano: i 33 miliardi, purtroppo, si sono svalutati, i nuovi compiti progettuali sono stati assolti sulla base di esigenze finanziarie che superano di gran lunga la provvista messa a disposizione dal Governo nazionale e quindi, ad oggi, non siamo in grado di dire — ma non dipende dall’assessore Carrabs — quando e se i ponti vedranno la luce. Spero solo che nel frattempo gli abitanti di Porto d’Ascoli non debbano lamentare danni e lutti esattamente come accadde nel 1992, perché da quel punto di vista, evidentemente, andremmo ad essere tutti responsabili di qualcosa che non auguro ma che potrebbe teoricamente accadere e in quel caso sarebbe davvero una situazione di cattiva amministrazione che non sarebbe pi meritevole di essere ospitata nei testi accademici sulla mala amministrazione, ma probabilmente in cronache nere che non auguriamo a nessuno.



Orario della seduta

PRESIDENTE. Metto in votazione la proposta prosecuzione dei nostri lavori fino alle ore 14 e di non fare la seduta pomeridiana, così come richiesto dalla II Commissione che si riunirà nel pomeriggio per trattare le questioni del bilancio.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Bilancio di previsione del Consiglio regionale per l’esercizio finanziario 2006 — Programma annuale e triennale di attività e di gestione — Anni 2006-2008» Ufficio di presidenza (15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 15 ad iniziativa dell’Ufficio di presidenza.
Ha la parola il relatore, Vicepresidente Favia.

David FAVIA. Questo atto di iniziativa dell’Ufficio di presidenza deve essere discusso e votato dal Consiglio regionale ed è atto presupposto al bilancio più complessivo della Regione, di cui va a far parte. Esso si compone del bilancio vero e proprio, della relazione illustrativa e del programma annuale e triennale che è stato a tutti consegnato. Il bilancio si compone di una unica Upb, divisa poi in capitoli ed è una Upb di 17.268.104,3 euro che rappresentano il fabbisogno complessivo del Consiglio regionale al netto delle partite di giro. Ovviamente potrete leggere gli atti, la mia relazione sarà un sunto “in pillole” di quello che c’è scritto. I termini principali sono la riduzione del fabbisogno di 1.128.000 euro pari al 6,13% che è più del 3,8 previsto dalla finanziaria nazionale in relazione alle spese correnti.
Va tenuto presente che le spese obbligatorie, quelle di difficile compressione — questo per capire l’ottimo sforzo che è stato fatto — sono l’80%, al loro interno ci sono i compensi dei consiglieri che sono stati ridotti del 10% come previsto dalla finanziaria nazionale. A questo proposito vorrei far presente che dovrà essere fatta una riflessione sui vitalizi dei consiglieri regionali cessati dalla carica, in quanto il Senato ha già deciso che le pensioni dei senatori non saranno toccate dal taglio in quanto estranee, se non per parametrazione, alle remunerazioni dei senatori e analoga decisione pare che sta per essere presa dalla Camera dei deputati, quindi è ipotizzabile che dovremo anche noi, come Consiglio regionale, escludere da questo taglio, i vitalizi dei consiglieri regionali che hanno raggiunto l’età per ricevere il vitalizio.
Andando un po’ più in analisi sulle riduzioni, c’è stata una riduzione delle spese variabili del 10,85% e una compressione del 4,87% delle spese fisse che, come dicevo prima, sono quelle comprimibili con più difficoltà.
Andando in analisi ancora, il capitolo 1101, indennità dei consiglieri e degli organismi consiliari istituiti con legge è stato diminuito di circa 1.345.000 euro con una riduzione dell’11,56%. All’interno di questo segnalo una riduzione del 38% dello stanziamento per le missioni all’estero.
Il capitolo 1102, spese di rappresentanza, è stato ridotto dell’11%, il capitolo 1103, spese per la dotazione di servizi e materiali di consumo, postali, telefoniche e cancelleria è stato ridotto dell’11,30%, con una riduzione di 117.300 euro, del 2% sono state ridotte le spese per locazioni, manutenzioni, sistemazione impianti di pulizia e questa è una di quelle voci di difficile compressione; dell’8,40% sono state ridotte le spese per acquisto, noleggio, manutenzione attrezzature e arredi automezzi, cap. 1105, mentre le spese per il personale hanno avuto un incremento del 24,50% in quanto vengono finanziati dei capitoli di legge e quindi di impossibile compressione, così come le spese per il funzionamento dei gruppi consiliari, cap. 1107, hanno avuto un incremento di circa l’11%, che però in termini assoluti sono soltanto 50.000 euro, ottenendosi presente che l’incremento deriva quasi esclusivamente dal fatto che nel 2006, a causa del rinnovo della legislatura, quindi della cessazione degli organi interni al Consiglio, non si è proceduto per due mesi alla corresponsione dei contributi ai gruppi consiliari. In sostanza è un non aumento.
Del 27% è stato ridotto il capitolo 1108, spese per studi, ricerche, consulenze e manifestazioni. In termini assoluti parliamo di un risparmio di 224.000 euro. All’interno di questa voce c’è la significativissima riduzione della spesa attinente alle compartecipazioni, pari al 41%.
La riduzione complessiva del 27% è stata prevista nonostante siano stati introdotti il Comitato per la legislazione ed il controllo e il Comitato di controllo e valutazione, entrambi previsti dalla legge 14 del 2003, con una riduzione della spesa rispetto agli emolumenti attribuiti all’organo che era già previsto in precedenza per il 2005. Questi due organi sono analoghi a quelli esistenti in affiancamento alla Giunta regionale.
Il terzo documento che presentiamo per la discussione e l’approvazione è il programma annuale e triennale intitolato dallo Statuto e dalla legge elettorale a nuove e compiute scelte condivise per lo sviluppo delle funzioni del Consiglio e la crescita della comunità regionale. Qui dobbiamo tener presente che noi siamo una delle non tantissime Regioni italiane che hanno un nuovo Statuto ed una nuova legge elettorale, che peraltro pare abbia passato indenne il vaglio della Corte costituzionale, una notizia che fa piacere a tutti. Questo nuovo Consiglio vede la presenza di consiglieri con una grande esperienza negli enti locali quindi può far bene nell’attuare lo Statuto, uno Statuto che tende la mano agli enti locali, anche se dovremo lavorare tenendo presente che la riforma elettorale degli enti locali non garantisce una migliore capacità di governo locale e quindi questo è il motivo per cui, tra le altre, nell’ambito del fulcro dell’opera che proponiamo al Consiglio di mettere in atto per questa legislatura, c’è il rapporto con gli enti locali, quindi soprattutto il rapporto con le città, con la società civile, lo studio approfondito della nostra società con un’attenzione particolare allo studio delle attività giovanili. Ci ripromettiamo anche di migliorare, incrementare la comunicazione istituzionale e di lavorare perché il Consiglio sia un interlocutore sempre più attento e sempre più vicino all’attività della Giunta, giungendo così a quel riequilibrio che viene auspicato da molti anche a livello nazionale tra la Giunta e il Consiglio, riequilibrio che, debbo dire, questa Giunta vede di buon occhio e ha già concretamente fatto passi nella direzione auspicata.
Ci ripromettiamo di ricucire i legami sociali, riequilibrare il rapporto tra società e istituzioni, per aggiungere la stabilità dei governi alla stabilizzazione e alla capacità di ascoltare i cittadini, di affrontare i problemi collettivi e di riequilibrare il rapporto tra esecutivi e legislativi.
Quindi vi do rapidamente alcune “parole d’ordine” per il dibattito. Noi abbiamo previsto di girare intorno al concetto di organizzarsi, organizzarsi per produrre forme migliori di conoscenza, organizzarsi per comunicare con maggiore efficacia, organizzarsi per favorire la partecipazione, organizzarsi per migliorare la qualità della legislazione e valutarne gli effetti.
In quest’ottica il programma consiliare prevede al primo punto la messa a regime — ormai l’acquisto è stato realizzato — e il trasferimento, il più rapidamente possibile, delle varie sedi nella nuova sede del Consiglio regionale, prevedendo l’ospitalità in essa del Cal, del Crel, del garante per l’infanzia e di alcuni servizi della Giunta regionale, come il legale e la statistica, che possano lavorare in connessione con il Consiglio regionale; riqualificare il lavoro del Consiglio, dei consiglieri e delle Commissioni, quindi riorganizzare i lavori consiliari e degli organismi interni, in modo da procedere a una semplificazione e razionalizzazione delle procedure e ad un adeguamento alla nuova forma di governo regionale, nel rispetto dei diritti delle minoranze, quindi dando tempi sicuri e certezze alle minoranze.
Il punto principale di questa iniziativa è l’elaborazione del regolamento interno del Consiglio regionale che, assieme alla legislazione sul Cal e il Crel possono essere considerati i punti principali di questa legislatura.
Per quanto riguarda la funzione legislativa, ci ripromettiamo di rafforzare il momento dell’istruttoria in Commissione introducendo alcuni primi momenti di analisi ex ante, di fattibilità delle leggi e migliorando la qualità dei testi normativi, quindi chiedendo la stesura di una relazione che non solo illustri gli elementi finanziari ma precisi le esigenze delle iniziative, gli obiettivi, gli strumenti attivati per il conseguimento, i risultati attesi e gli indicatori dai quali desumere gli effetti prodotti, unitamente all’analisi e alla fornitura di dati sul contesto in cui la proposta interviene. Inoltre le proposte di legge dovranno prevedere apposite clausole valutative attraverso le quali consentire l’attività di controllo sull’attuazione delle stesse, perché uno dei problemi che abbiamo riscontrato è che troppo spesso le leggi vengono licenziate dal Consiglio regionale il quale, poi, perde completamente il controllo sulla loro efficacia, sulla loro spesa e sulla loro attuazione.
Sempre nell’ambito della riqualificazione dei lavori del Consiglio ci ripromettiamo di agire sulla funzione di controllo, quindi rafforzando i rapporti fra i nominati ed eletti da parte della Regione negli enti partecipati, in quanto vogliamo sapere l’andamento di questi enti. Ciò assieme ad un controllo sull’attuazione dei piani regionali e sull’andamento del bilancio regionale e sull’andamento dei settori strategici nell’azione dell’ente.
Per questo ipotizziamo di rafforzare l’attività del Comitato per la legislazione e il controllo e del Comitato tecnico di controllo interno di valutazione con uno snello centro studi in grado di dialogare con tutti i vari soggetti di cui ho parlato prima.
Infine ci ripromettiamo di rafforzare la funzione di indirizzo politico che potrebbe sembrare diminuita con la modifica statutaria per quanto riguarda alcuni argomenti, ma ci ripromettiamo di sopperire a questa diminuzione.
Al terzo punto del nostro programma c’è il rafforzamento del dialogo con la società marchigiana e la riforma della partecipazione. In questo contesto l’attività principale da fare è l’approvazione delle proposte di legge relative al Cal e al Crel.
Quindi, dando un sunto finale al programma del Consiglio regionale per il 2006 — perché l’attività di cui abbiamo parlato fino adesso è da svolgere nel triennio e anche nella legislatura — si riassume nell’acquisto della nuova sede del Consiglio regionale, nell’approvazione delle leggi sul Cal e sul Crel e del regolamento interno, nel potenziamento della struttura di supporto alla legislazione del sistema informativo del Consiglio regionale in collegamento con quello della Giunta, nella prosecuzione delle indagini sull’economia e sulla società marchigiana, cioè nello studio del modello dell’intervento pubblico in economia e nello studio delle forme in cui è avvenuto il processo di decentramento e nello studio della realtà giovanile marchigiana, nell’attività e rafforzamento della consulenza alla Commissione, nell’intensificazione della collaborazione con gli enti locali e con la società civile, nel miglioramento della comunicazione istituzionale e nell’avvio di un percorso che porti alla sperimentazione di un processo partecipativo nella redazione del bilancio regionale.

PRESIDENTE. Se non vi sono interventi, pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 15.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifiche alla l.r. 16 aprile 2003, n. 2005. Provvedimenti per favorire lo sviluppo della cooperazione» Giunta (62)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 62, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Si tratta di una modifica dovuta ad una esplicita richiesta della Comunità europea per far diventare operativa la legge, quindi è un adeguamento a delle modifiche espressamente richieste, senza le quali non potrà diventare operativo il regime di aiuti.
C’è stato parere favorevole da parte di tutta la Commissione, quindi il nostro voto è favorevole.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Se non vi sono interventi, passiamo alla votazione degli articoli.
Art. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Aggiornamento annuale del piano regionale per i beni e le attività culturali. L.r. 29 dicembre 1997, n. 75, art. 4» Giunta (10)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 10, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Il piano regionale per i beni e le attività culturali è l’atto attraverso il quale la Regione individua obiettivi, strumenti, rapporti con le istituzioni, la governance della politica culturale della Regione.
Nel dicembre 2005 il Consiglio ha approvato il piano triennale nel rispetto della legge 75/97 e oggi sottoponiamo al Consiglio un riesame di quel testo, un aggiornamento valido per l’anno 2006 che introduce novità significative. Perché questo? C’è un nuovo governo regionale, un nuovo assessore, anzi “un assessore” alla cultura, ci sono le impegnative dichiarazioni programmatiche del Presidente Spacca presentate al Consiglio il 2 maggio, nelle quali la cultura è collocata in un ambito di priorità netto: più cultura per le Marche, per connotare la nostra regione, per un nuovo sviluppo economico, per una società marchigiana i cui individui, uomini e donne, siano sempre i più forti, individualmente e socialmente, consapevoli dei propri diritti e opportunità che solo la crescita culturale può dare. Cultura quindi, una necessità per il benessere degli individui e un imprescindibile contenuto di una moderna politica socio-economica.
Queste premesse, i nuovi indirizzi hanno determinato l’esigenza di un aggiornamento delle politiche culturali. Che cosa contiene di sostanziale e di significativo questo atto? Il tentativo di tradurre in progetti gli impegni programmatici del nuovo governo regionale, così come puntualizzati alla pagina 19 dell’atto stesso. Oltre a questo rispetto dei ruoli attribuiti a ciascuna istituzione — Comuni, Province e Regione — l’assegnazione alla Regione di un reale ruolo di indirizzo e di programmazione che valorizzi e tuteli il patrimonio culturale e le eccellenze del settore e inoltre una rigorosa applicazione delle normative, rispetto delle procedure, controllo di gestione dei fondi, monitoraggio dei risultati.
Tutto questo trova una codificazione precisa nell’atto e anche strumenti che nel frattempo sono stati attivati: mi riferisco in particolare all’osservatorio della cultura che dovrà svolgere anche questa funzione.
Come concretamente si realizzano questi indirizzi? Alle Province vengono assegnati indirizzi e linee di azione che privilegiano tre ambiti: musei e beni culturali, biblioteche e archivi, spettacoli dal vivo e riprodotte. Vengono assegnate alle Province risorse superiori a quanto prevedeva il piano triennale ed esattamente il 55% delle risorse disponibili, le quali a loro volta vengono divise in: 12% per progetti di rilievo provinciale e 88% per progetti del territorio. La Regione riserva per sé il 45% delle risorse, le quali debbono essere così destinate: minimo l’80% delle stesse per il sostegno agli enti e alle iniziative del settore dello spettacoli e massimo il 20% per eventi e progetti di rilievo regionale. Qui altre novità che l’atto introduce. Nel piano triennale 2005 venivano indicati i soggetti ed i progetti direttamente sostenuti dalla Regione. Nell’aggiornamento del piano solo 4 progetti sono segnalati ed individuati come progetti che già la Regione ha attivato e sui quali ci sono protocolli di accordo con altre Province — pag. 33 — e un’altra novità è che per la selezione degli altri progetti che enti o istituzioni intendono attivare, viene reintrodotto — perché nel primo piano di settore nato dopo la legge 75 esisteva già — il meccanismo del bando pubblico, quindi i progetti vengono selezionati e saranno finanziati dopo avere superato una selezione attraverso un bando pubblico.
L’atto non indica risorse, sarà il bilancio a farlo, il bilancio che noi dovremo approvare ma alla pag. 23 ci ricorda qual è la spesa storica della nostra Regione, una spesa non alta, come ricordiamo anche nelle premesse del piano. Se si analizzano i bilanci del 2004 delle altre Regioni, vediamo come la nostra è una Regione che spende poco in cultura, è agli ultimi posti della nostra nazione. Credo che questo debba essere un riferimento che ci debba far preoccupare e lavorare perché nel bilancio regionale che approveremo nei prossimi giorni ci sia un indirizzo, un’inversione di tendenza significativa.
Nello stesso atto si indica comunque la possibilità di attingere ad ulteriori risorse ricavabili da altri fondi regionali e mi riferisco in particolare al patto per lo sviluppo, al quale saranno assegnate nel bilancio risorse significative. Se queste risorse aggiuntive ci saranno, sarà possibile indicare e lavorare a nuovi progetti innovativi che il piano indica come progetti strategici di sistema e che saranno esplicitati, descritti e anche attuati con appositi atti.
L’aggiornamento del piano è stato costruito con il proficuo concorso degli enti locali, delle principali istituzioni culturali della nostra regione, fondazioni, associazioni, tutti quanti hanno riconosciuto e apprezzato, nelle audizioni che abbiamo fatto in maniera molto precisa e attenta come Commissione, questo percorso di partecipazione che il nuovo assessore ha attivato.
Credo sia corretto riferire questo e ricordarlo; ricordare anche, però, la sollecitazione forte che le istituzioni locali — Comuni, Province, Comunità montane, istituzioni culturali, fondazioni — hanno chiesto a tutti noi: di non regredire le risorse assegnate alla cultura, in particolare dopo i drastici tagli della finanziaria, e trovare una collaborazione seria, non momentanea ma durevole e strutturale con i privati, imprenditori sensibili e fondazioni bancarie.
Che cosa ci si chiede in particolare? Dopo la vasta operazione di recupero che in questi anni è stata fatta — e sappiamo che la nostra Regione ha investito risorse urgenti, utilizzando sia le risorse del terremoto ma anche la legge Terzo Millennio che ci ha consentito di recuperare beni straordinari, teatri, musei, spazi storici di grande rilievo — oggi si chiede una nuova politica che consenta di gestire quei beni e permetta così l’utilizzo pubblico, permanente. Ci si chiede una gestione concordata dei grandi eventi, quindi un cartellone delle iniziative della nostra regione al quale si possa partecipare, le istituzioni locali possano programmare, perché la nostra è una regione piccola, con eventi di grande significato che hanno bisogno anche di essere concordati e costruiti insieme. Non ripetitività e concorrenzialità tra i soggetti è un altro input forte che dai soggetti del territorio è emerso. Circa la qualità delle iniziative non possiamo arretrare, siamo una regione con eccellenze straordinarie nel settore della cultura che hanno valenza internazionale: queste debbono essere da traino perché tutte le iniziative della nostra regione, quelle macro ma anche quelle minime, tante, diffuse sul territorio, mantengano la qualità come criterio. Un’attenzione ancora maggiore alla dimensione produttiva ed occupazionale della cultura. Noi abbiamo bisogno, su questo, di fare maggiore attenzione. Molte persone oggi lavorano, in particolare occupazione qualificata e giovanile si muove intorno a questo settore, molte università forniscono anche formazioni adeguate, bisogna però a questi dare una stabilità e una certezza. Lavorare in rete è un’altra indicazione forte che emerge dal territorio.
Tutto questo per dire che ci si chiede di costruire un “sistema Marche” per la cultura, che ci faccia consolidare le nostre politiche e rendere le Marche sempre più attraenti e conosciute.
Mi auguro che l’atto possa essere approvato così com’è. Ricordo soltanto che è necessario assolutamente approvarlo oggi. Avevamo chiesto di discuterlo prima della sosta per la pausa natalizia perché ci sono dei tempi urgenti: entro il 31 gennaio i soggetti del territorio debbono fare richiesta così come prevede la legge 75, quindi credo che oggi sia assolutamente improrogabile la discussione e l’approvazione. Avremo comunque un’occasione ulteriore di discutere di queste tematiche legate anche al bilancio di previsione del nostro Consiglio che si terrà nelle prossime settimane.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Mi sarei aspettato, cambiando l’assessore e cambiando il dirigente, una proposta migliore. Forse per i troppi legami, sia l’assessore sia il dirigente hanno dovuto ripercorrere la traccia, almeno nel senso degli schemi del passato, rispetto ad un vuoto di iniziativa che è una delle cose più gravi della legislatura trascorsa.
Debbo richiamare ai colleghi consiglieri di nuova elezione che purtroppo questa Regione, nei cinque anni precedenti ha vissuto una situazione di vuoto sul piano della responsabilità della delega in questo importante settore di attività della Regione. Come ricorderete, la delega alla cultura è stata sostenuta dal Presidente.
Fatta questa premessa, mi sembra che alcuni aspetti critici possano essere richiamati in questa illustrazione.
In dichiarazione di voto o a conclusione del dibattito vorrei rifare alcune considerazioni alla luce di quanto scaturirà dal dibattito stesso.
A me sembra che intanto si possa dire che questo piano è sbilanciato sul terreno delle attività culturali, rinunciando alle proprie radici.
Uno degli aspetti positivi dell’iniziativa culturale della Regione è che in questi trent’anni di attività regionale una cura particolare è stata posta sul terreno del recupero del patrimonio dei beni culturali, la più grande risorse della cultura della nostra regione, la più grande risorsa del turismo della nostra regione. Quindi dico che c’è una sottovalutazione di uno dei settori di intervento rispetto al quale la Regione doveva, secondo me, continuare ad investire e ad investire meglio.
Perché questa scelta? Non credo che dipenda solo dalla tendenza professionale dell’assessore, credo che, anche qui, sia passata una specie di parola d’ordine tanto cara alla sinistra nostrana, che ha sempre visto nello spettacolo, nella gestione dello spettacolo, nello statalismo dello spettacolo, buona parte della propria vocazione.
Credo che da questo punto di vista si debba anche rilevare che l’aggiornamento del piano non interviene in un quadro di chiarezza legislativa: siamo in ritardo, troppo in ritardo rispetto all’adeguamento della norma. La 75 ha semplificato le procedure ma occorreva e occorre un altro passo nella direzione di un testo unico della cultura che si rende quanto mai necessario, anche per evitare una gestione impropria di alcuni dei provvedimenti legislativi che ci sono. Penso, ad esempi a tutta la partita sugli enti e sulle associazioni culturali che è diventata una occasione per dispensare oboli e non per valorizzare e privilegiare le iniziative di rilievo regionale, le iniziative di un grande spessore culturale. Se andassimo, come avevamo deciso di andare, presidente della Commissione, a compiere una verifica dell’albo previsto dalla legge sulla istituzione degli enti, ci saremmo accorti che forse qualche crepa si è aperta in questo campo, forse troppe.
Noto nel piano anche una tendenza. Mi auguravo che questa tendenza statalista fosse venuta meno ma vedo invece che anche in questo aggiornamento riemerge intanto questa scelta di privilegiare l’intervento organizzato della Regione nel campo della cultura, nel campo dello spettacolo. Voi conoscete la mia posizione in ordine all’orchestra, in ordine ai tanti passaggi della filiera regionale su cui ho sempre espresso qualche perplessità, forse in ragione della mia cultura liberale e pluralista. Io ho sempre detto che, così come avviene in altri campi, è bene che lo Stato, la Regione, il sistema delle autonomie locali svolga un ruolo diverso. La Regione non deve fare il manager culturale, questo è un mestiere che devono fare altri; la Regione deve limitarsi a creare le condizioni. Mi sembra che l’aggiornamento, comunque, confermi questa tendenza, ma mi sembra anche che questo progetto confermi una tendenza che credevo fosse stata bruciata dai fatti. Scusi, assessore, l’Acer ieri ha chiuso i battenti in Emilia Romagna. E allora mi si propone, per le Marche, di ripetere questo percorso? Vogliamo creare anche nelle Marche le condizioni per formare un’associazione che si fa carico dei bisogni culturali della regione? Che si fa carico della preparazione, dell’aggiornamento del personale? Credevo che fosse un’idea abbandonata, mi sembra invece che riemerga, perché ha dei riferimenti precisi nel documento che mi è stato consegnato.
Abbiamo vinto una grande battaglia. Credo che l’opposizione della Casa delle libertà possa andare fiera di un grande risultato che oggi su questo piano portiamo a casa. Abbiamo impedito che le scelte culturali di rilievo regionale fossero targate culturalmente e politicamente. La Commissione è riuscita a far stralciare dalla proposta un elenco di iniziative culturali che non avevano nulla di culturale ma avevano tanto di politico, perché, se mi è consentito, il museo di un istituto noto e importante per altre questioni, per avere svolto un’opera importante, non credo che rappresenti l’emergenza culturale di questa regione. Quindi avere costretto questa maggioranza a fare marcia indietro e a stralciare dal piano l’elenco delle iniziative culturali regionali da sostenere è una grande vittoria del centro-destra, dei partiti della Casa delle libertà di cui credo si debba oggi dare atto.
Attenzione, qui nessuno è fesso, presidente Mollaroli, assessore, consigliere Solazzi. Noi abbiamo detto “via l’elenco delle iniziative”, quindi la predefinizione delle iniziative culturali da sostenere, recuperiamo trasparenza, facciamo il bando pubblico. Non fate i bandi su misura, non fate i vestiti su misura, perché quel fogliettino con le iniziative lo tengo e se alla fine il risultato dei bandi mi porta a quell’elenco, allora qualcosa da dire ce l’avrei. Quindi, attenzione: qui nessuno è fesso. Fate i bandi, le associazioni parteciperanno e quelle che avranno più titolo, che faranno cose più interessanti per la società regionale è giusto che siano sostenute dalla Regione.
L’ultima cosa è una partecipazione di solidarietà all’assessore, perché anche qui la scure delle scelte di questa Giunta regionale irresponsabile, che è arrivata oggi ad esprimere in aula la propria soddisfazione per la sentenza della Corte costituzionale è una cosa inammissibile. Avete detto “la Corte ci ha dato ragione”, ma i marchigiani non vi danno ragione, perché le tasse le avete aumentate lo stesso. E’ ridicolo esprimere compiacimento per una decisione della Corte, senza dire che avete preso per le tasche i marchigiani per tre anni, facendo pagare loro le tasse più alte d’Italia. Lo dico, lo ripeto. E’ un dato inequivocabile, al di là della decisione: avete tartassato i marchigiani per tre anni, avete calato le brache perché avevate paura della sentenza della Corte e avete adeguato la tassazione. Oggi, per la cultura noto che c’è un taglio che va al di là di ogni misura, che credo non sia giustificabile se non a dimostrazione di una scelta di basso livello, che questa Giunta regionale continua a fare.
Chiudo così, per la storia: ieri avevamo una cultura senza assessore, oggi abbiamo una cultura senza i soldi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Non vorrei inficiare in qualche modo quello che il consigliere Giannotti adesso ha definito un successo del centro-destra nell’operazione di stralcio di alcune iniziative culturali finanziate da questa Regione, però colgo questa occasione di dibattito per sollecitare la Giunta regionale, la Commissione competente a tener presente alcune iniziative valide, di rilievo che ci sono state e che c’erano all’interno di questo punto all’ordine del giorno che stiamo discutendo. Posso dire, per averla partecipata e vista personalmente, che la mostra di Giovan Battista Salvi organizzata nel comune di Sassoferrato è di alto livello, di spessore, quindi solleciterei sia l’assessore competente che il presidente di Commissione e gli altri, a tenere comunque presente questo, perché...

Stefania BENATTI. Dopo, Giannotti ti denuncia...

Luigi VIVENTI. Mi denuncerà, ma io sono abituato a dire sempre quello che penso. Infatti ho detto all’inizio del mio intervento che non volevo inficiare la soddisfazione del consigliere Giannotti nel dire che ci sono comunque iniziative che meritano, che vanno sostenute. Una ne conosco e la cito, ma non penso di commettere qualche forma di reato nel dire questo. Sono abituato a dire sempre quello che penso, quindi con molta schiettezza ho sentito il dovere di farlo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Questo piano la maggioranza non è riuscita a inserirlo d’urgenza all’ordine del giorno l’altra volta, nonostante avessimo trovato in Commissione una sorta di sintesi che vedremo se sarà sufficiente per provocare un’astensione, quanto meno, del nostro gruppo o se invece il nostro voto sarà, come già annunciato da Forza Italia, contrario.
Innanzitutto un rilievo metodologico. Ci troviamo a discutere del piano di aggiornamento della 75, 6-7 mesi dopo avere fatto il piano triennale culturale della 75 con urgenza, con estrema fretta, come se cascasse il mondo, nella scorsa legislatura, all’ultima o penultima seduta utile. Questo a dimostrazione dell’uso strumentale, elettorale prima e ora forse, politicamente, una cosa ancora più pesante, della cultura, di questo piano. Bisognava prima fare una sorta di vendita promozionale di una serie di progetti: fu veramente un “mercato delle vacche” quella seduta di Consiglio dove i progetti di rilievo regionale crescevano a vista d’occhio, arrivando a non si sa quanti, perché serviva riscuotere l’obolo, quindi il voto presso le varie associazioni: tutte erano diventate di rilievo regionale, tutte erano diventate importanti le manifestazioni e gli enti che stavano dietro. Questo avvenne con estrema urgenza e noi dicevamo “facciamo il triennale nella prossima legislatura”, visto che apparentemente non scadeva niente. Invece si fece, anche lì, di notte, a colpi di maggioranza, ci furono anche degli abbandoni d’aula.
Ora ci si rimette le mani e si stravolge completamente. Vorrei che si avesse da parte della maggioranza di centro-sinistra l’onestà di dire che questo è un piano opposto a quello della scorsa legislatura, questo è un piano che va in tutt’altra direzione. E’ legittimo cambiare, è legittimo scegliere orientamenti prettamente dirigisti, perché questo è un piano in cui la centralità della Regione nella politica culturale è assoluta, possiamo parlare davvero di dirigismo culturale, è un piano che commissaria le Province, che infatti hanno mal di pancia in varie situazioni e lo hanno anche detto — poi, gli assessori alla cultura delle Province non hanno gradito, non so quanta concertazione su questo ci sia stata — perché in pratica co-gestisce, ma non è più una co-gestione bensì una sorta di indirizzo forte, dominante, programmatico di cui la Regione si riappropria, è un piano che boccia totalmente la gestione D’Ambrosio, perché nella premessa iniziale ne parla proprio espressamente: si ritiene di cambiare pagina, di andare in tutt’altre direzioni rispetto a quello che era avvenuto prima, sia l’impostazione, sia le scelte. Tutto questo è legittimo, però si dica, si dica alle Province che l’autonomia di prima non ce l’avranno più, si dica che la programmazione sarà unica. Le motivazioni possono anche essere valide perché evitiamo duplicati, evitiamo di fare dieci stagioni teatrali tutte uguali o dieci stagioni sinfoniche o di musica lirica uguali, però si dica con chiarezza che la Provincia ora svolge un ruolo collaterale, subordinato a quello che la Regione, con questo piano si arroga di poter fare.
Quindi si dica questo, si dica che tutto ciò che noi per anni abbiamo detto sulla gestione o la “non gestione culturale D’Ambrosio”, che sicuramente aveva creato una sorta di politica centrifuga, quindi di varie autonomie tutte per conto loro — le Province gestivano la 75 molto di più della Regione, però così era e così alle vostre Province di sinistra andava bene, perché su questo ci avevano anche preso gusto — era vero. Noi possiamo anche concordare che una maggiore omogeneità, univocità e un maggiore coordinamento di questa azione culturale servisse, cosa che prima non c’era, però siate chiari nel dirlo: le Province sono “commissariate”, da oggi in poi, nella loro programmazione e gestione degli eventi culturali. Tutto ciò che noi dicevamo per anni sulla non attività culturale della Regione, sulla vacatio non solo fisica, di mancanza di assessorato con le legislature D’Ambrosio, ma anche sostanziale — nessuna programmazione regionale, nessuna impronta culturale regionale è stata mai data alla cultura in quegli anni — era vero, perché voi stessi lo dite in questo piano che, ripeto, va in tutt’altra direzione e boccia quello che era avvenuto, stravolge quella sorta di indirizzo o andazzo, che forse era più per inerzia che per scelta, che comunque si era verificato nella cultura. Si dica, perché non è da poco, la svolta che coraggiosamente l’assessore Solari ha voluto con questo piano imprimere.
Perché Giannotti dice “siamo contenti di avere evitato lo scempio di quell’elenco di manifestazioni”? Perché effettivamente, nell’ottica che voi avete voluto ridisegnare e indicare, quello era davvero un residuato di tutt’altro genere e rispondeva a tutt’altre logiche. La Regione vuol fare una sorta di rivoluzione copernicana con il nuovo piano, però i legacci e le tiratine di giacca di Tizio e di Caio erano ancora troppo forti per poter spazzare via tutto in un sol colpo, quindi restava un elenco che a nostro avviso era veramente osceno, non tanto per le scelte nel merito, eventi, molti consolidati, che meriteranno sicuramente accoglienza con i bandi, soprattutto perché se ne individuavano certi, non se ne individuavano altri, non sappiamo quale fosse il criterio della individuazione, ma soprattutto c’erano effettivamente cose non attinenti alla cultura — mi permetto di ricordare quello che Giannotti ha già indicato, sia per lo studio del Centro Gramsci, sia per la Resistenza — e che possono trovare accoglienza in altri capitoli e in altri settori di bilancio e dell’Amministrazione regionale, che, soprattutto, in alcuni casi sono state finanziate e rifinanziate addirittura da leggine ad hoc. Siamo contenti che per lo meno quell’elenco sia spazzato via.
Avremmo preferito che tutto andasse a bando, perché se gli eventi sono di rilievo non hanno problema a vincere un bando e a far sì che vengano finanziati. Qualcosa è rimasto, la Commissione comunque, unanimemente, ha individuato quei quattro progetti che sono ormai avviati e che sono di caratura regionale, anche se ce ne potrebbero essere altri.
Noi siamo quindi soddisfatti, politicamente, senza valutare nel merito le scelte politiche di questa Amministrazione — sono le vostre ed è chiaro che la cultura è ciò che più contraddistingue gli schieramenti, quindi è naturale che resterà sempre difficile votare un piano della cultura triennale da parte dell’opposizione, perché è un po’ come chiedere di votare il bilancio — perché c’è stata una inversione di rotta che rappresenta sicuramente una bocciatura del passato, quindi un riconoscimento delle nostre ragioni e soprattutto un forte ridimensionamento del potere alle Province. Noi crediamo nel decentramento e nella possibilità autonoma degli enti locali di gestirsi e di amministrarsi — siamo stati tacciati addirittura di devolution spregiudicata, quindi è chiaro che a quella sorta di federalismo, seppur controllato, ci crediamo — è anche vero, però, che nella regione Marche le Province sono tutte monocolore, quindi sarà problema vostro spiegare poi ad Ascoli Piceno, a Macerata, che quell’autonomia, quasi anarchia di gestione che esisteva prima per le Province nei confronti della 75, ora non c’è più e lo diremo a chiare note sui giornali. Ora questa sorta di tutoraggio, di commissariamento, le vostre care Province — gli assessori alla cultura erano addirittura abituati ad essere gli intellettuali, il gotha della regione Marche — dovranno fare i conti con una programmazione regionale, si metteranno a tavolino con voi, troverete sicuramente le compensazioni, però l’ispirazione è cambiata. Lo diremo noi, lo avete detto voi, lo ha detto meglio Solari, lo avrebbe detto ancor meglio senza tutte queste varie osservazioni. Chi legge oggi la legge vede che addirittura la Commissione ha levato tre quarti di quello che l’assessorato, la Giunta, meglio l’assessore Solari aveva detto e voleva dire in maniera ancora più abbondante: sono più le righe di cassazione che le parole restate nella legge, ad indicare come da parte sua e bontà sua, ci fosse stato l’intento di andare addirittura oltre, di spiegare, come io sto facendo, decodificando quello che è stato più o meno cancellato, quello che comunque l’assessore in maniera più velata ha voluto dire con il piano, cioè che si doveva invertire rotta, che si doveva cambiare principio. Lo ha spiegato anche nella relazione e in tutte quelle pagine preliminari alla modifica di piano che sono invece state puntualmente cassate, proprio perché si riteneva che l’assessore dicesse troppo. Resta quindi un succo del piano, che comunque va ugualmente in quella direzione di riappropriarsi fortemente, in maniera centralistica e dirigistica, della cultura nelle Marche.
Noi non ci esprimiamo su queste, sono vostre scelte politico-culturali, decideremo in sede di dichiarazione di voto se astenerci o se votare contro. L’astensione può essere motivata da questo elenco che siamo riusciti, a fatica, a rendere meno osceno di come ci era stato presentato originariamente. Credo però — buon lavoro e buona fortuna, soprattutto all’assessore alla cultura — che questa svolta non sarà per questa Regione e per la cultura regionale marchigiana, indolore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Il limite di qualsiasi piano, compreso questo, non è quello della declinazione tecnica ma una difficoltà delle risorse più generali, perché l’attuale legge finanziaria ha tagliato alla Regione Marche quasi 100 milioni di euro. E’ questo il vulnus principale. Da questo punto di vista, avere tolto un elenco di iniziative, anche significative, non può essere rivendicato come un successo, a nostro modo di vedere può rappresentare un altro limite, perché si rischia, nella trattativa dei rapporti di forza territoriali e trasversali, di vanificare questo piano. Ecco allora che la programmazione regionale diventa essenziale, in un rapporto virtuoso con le Province e con tutti gli enti locali.
Da questo punto di vista crediamo che oggi emerga con forza che avere deprivato il bilancio regionale di 30 milioni di euro, che in parte potevano essere utilizzati anche per la cultura, è stato un grave errore, perché non c’era nessuna condizione imposta, non era un fatto tecnico ma è stata una scelta politica, legittima ma discutibile. Anzi, sbagliata secondo la nostra analisi.
Oggi si tratta di risolvere all’interno della declinazione di questo piano, della legge che utilizzerà sul territorio le risorse, una contraddizione che è sempre esistita: da un lato selezionare la grande cultura, i grandi progetti che servono e dall’altro dare risorse agli enti locali, anche ai Comuni, quelli piccoli, piccolissimi, che non avrebbero più nessuna risorsa per poter assolvere ad un minimo di attività culturali. Anzi il rischio di questo contesto è che quelle realtà, che pure operavano da un punto di vista culturale con iniziative minori ma non insignificanti, siano spazzate via. C’è quindi il problema della cultura in generale, quello della rete museale e quello di una produzione artistica significativa, visto che le Marche sono, a livello nazionale, tra le principali realtà. Non hanno e non debbono avere una funzione residuale.
Quindi il problema è delle risorse. Anche il tentativo di legare, di diluire cultura e turismo, può avere un aspetto positivo e virtuoso, ma il rischio è anche quello di dequalificare. Quindi il bilancio deve compiere una scelta seria e significativa e per il futuro, con meno leggerezza dovremo verificare anche sul versante delle entrate tutte le possibilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Tre brevissime riflessioni su questo piano. Mi associo alle valutazioni fatte dai colleghi, in particolare dalla collega Romagnoli, con la quale abbiamo lavorato e ragionato in Commissione.
L’assessore Solari conosce il mio pensiero per averlo ascoltato sia in aula sia in colloqui personali. Credo che questo piano faccia un passo in avanti nella definizione delle competenze precise delle attività di Regione, Provincia e Comune. Il piano è volto a ridefinire queste competenze e a ricentrare sulla Regione quell’attività di programmazione che è sua e nei confronti della quale la Regione stessa è oggetto di un assalto quotidiano da parte dei quattro presidenti delle nostre benamate Province.
L’assessore alla cultura è il primo fra tutti i settori, i dipartimenti amministrativi — e io, con questo, incoraggio gli altri — che pone l’accento sulla necessità di riaccentrare — questo termine non scandalizzi nessuno, serve per capirsi — le competenze della Regione in termini di programmazione della cultura. Questo è quindi un aspetto sul quale incoraggio l’assessore Solari per questo settore particolare, ma torno a farlo nei confronti di tutto l’Esecutivo.
Ha detto già la collega Romagnoli che la politica dei bandi è una strategia giusta, perché ricrea competizione, quindi ricerca della qualità, quell’innovazione di cui parliamo tanto nei settori economici e che dobbiamo portare, come tendenza, anche nel settore della cultura. Ha detto bene il collega Procaccini come la cultura, con il turismo, in questo momento — sta in tutte le dichiarazioni, vostre e nostre — giochi un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle Marche. Credo che agire per bandi sia un incentivo forte anche a chi dal basso deve programmare, capire le proprie risorse, le proprie capacità, non essere velleitario, non fare millanteria, stare con i piedi per terra ma cercare di valorizzare le proprie risorse in termini di beni e in termini di attività.
Terza cosa. E’ una proposta che ho fatto in Commissione, che non ho poi tramutato in emendamento, perché non voglio mettere su questo una firma solo personale, però noi puntiamo moltissimo alla valorizzazione, giustamente, delle nostre risorse nel teatro, nel settore della recitazione, della musica, delle orchestre, delle corali, delle bande, corali e bande che hanno subito terribilmente l’accentramento sulle Province, perché la vecchia legge 21 garantiva dignità, prima che soldi, alle nostre bandi, alle nostre corali sul territorio. Quando i fondi sono stati trasferiti alle Province, con tutto il rispetto è venuta prima “Sagra della salsiccia” che non la valorizzazione dei nostri corsi di orientamento e quanti giovani sono cresciuti nelle direzioni musicali con i fondi della Regione? Pochi. Pensate che si prendevano cinque milioni all’anno dalla Regione, con la Provincia sono spariti pure quelli. Non torno a fare il cahier dé doleances di quello che dobbiamo dire delle Province, assolvo sempre i Ds e Rifondazione che nella vicenda delle Province sono per forza discreti, visto il colore dei presidenti. Nella valorizzazione della risorsa umana e culturale pongo nuovamente l’accento sul settore musicale “cantautori”. E’ un aspetto molto parziale. Vorrei che l’assessorato lanciasse la scuola dei cantautori marchigiani, perché noi riproduciamo con i nostri artisti musiche che vengono inventate fuori, ma dobbiamo reincentivare i nostri cantautori. E’ un messaggio nei confronti del mondo giovanile, e lo dico all’assessore Carrabs che ha la delega per le politiche giovanili, ma anche e soprattutto all’assessorato alla cultura.
Quarto aspetto. Mi sono detto favorevole a che uno degli assessori esterni fosse Giampiero Solari. Sappiamo da dove viene, sappiamo qual è la sua esperienza, quindi ho detto, pur dall’opposizione, che la proposta Solari all’assessorato alla cultura era una cosa utile per questa Regione, al di là di tutte le pregiudiziali ideologiche che non servono sicuramente, però l’assessore Solari ha accentuato un aspetto in questo piano, positivamente, anche per propagandare il “prodotto Marche” sotto tutti gli aspetti, ed è quello relativo alla parte dello spettacolo, un po’ più accentuato che in passato. Io lo vedo in modo positivo. Lo dico perché comprendo l’esperienza di Solari e quello che Solari può dare sotto questo aspetto, questa materia alle Marche e in generale. Però chiedo all’assessore, anche su questo, di stare molto attento alla proposta territoriale, perché c’è veramente una platea di giovani artisti in termini di autori e di interpreti, che meritano di essere valorizzati, sicuramente con l’equilibrio che l’assessore saprà dosare.
Concludo con una battuta. Giannotti dice “adesso abbiamo l’assessore e non abbiamo i soldi” e Procaccini critica chi non trasferisce i soldi che tutti vorremmo. Però la cosa più importante, anche nel momento in cui non ci sono soldi, è avere le idee chiare, perché dico come provocazione all’assessore al turismo e anche agli altri settori: siamo sicuri che se domani nelle Marche arrivassero mille miliardi sapremo tutti cosa dovremo fare?
Lo sforzo di programmazione che l’assessore sta facendo, mi trova quindi favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Preliminarmente devo ringraziare il collega Massi per questo intervento che, a mio giudizio, rende ragione di un lavoro che abbiamo svolto all’interno della Commissione cultura, perché molto spesso ci capita all’interno delle Commissioni, di discutere per trovare le soluzioni migliori e questo mi sembra oggi uno dei casi, poi in aula ci dobbiamo dividere perché è vero quello che dice Franca Romagnoli, che il piano della cultura è per sua definizione un piano politico, però credo che dovremmo abbandonare, in aula, lo stile del gioco delle parti.
Le sottolineature che ha fatto il collega Massi, in qualche modo corrispondono al dibattito che c’è stato in Commissione. Di questo devo anche ringraziare l’assessore, il dirigente e tutta la struttura perché se un dibattito vero e serio c’è stato in Commissione, è stato anche grazie alla disponibilità che abbiamo avuto in queste settimane. E’ stata una discussione molto approfondita, come si conviene a un atto che apre una legislatura e a un atto che affronta un tratto distintivo di una legislatura come il piano della cultura. E’ evidente che questo piano della cultura, pur essendo un aggiornamento, è il primo piano di una nuova legislatura, di un nuovo corso. Credo che sia assolutamente normale che un assessore nuovo, una maggioranza nuova, un Governo nuovo, un Consiglio regionale nuovo, si vogliano dotare di un piano della cultura nuovo e quindi non è in contraddizione anche un cambiamento di rotta. Noi abbiamo avuto dieci anni in cui la Regione Marche si è concentrata in una grande azione di recupero del patrimonio architettonico del nostro territorio, enorme, in prossimità di un terremoto che ha fatto danni cospicui e giustamente oggi inauguriamo un nuovo corso che ci darà la possibilità di esprimere una proposta culturale a 360 gradi. Inizio però dalla prima parte della proposta della Giunta che la Commissione ha stralciato, non perché non la condividesse, ed è per questo che la voglio riprendere, ma per dare all’atto stesso una maggiore sobrietà e snellezza perché fosse veramente un piano facilmente comprensibile al pubblico, alle persone che lo vorranno leggere, alle associazioni che lo vorranno utilizzare.
La prima e la seconda parte contengono alcune indicazioni di impostazione di politica culturale che mi piace riprendere in questa sede, perché sono le fondamenta dell’azione che questo governo regionale vuole intraprendere nell’ambito della cultura. Dirò soltanto alcune parole chiave che ho individuato in questa prima parte, perché voglio sottolineare e dare una condivisione all’impostazione stessa.
La prima parte inizia ponendo una forte sottolineatura nella volontà di porre al centro dell’azione regionale la politica, intesa, come spesso si usa dire, con la “P” maiuscola, che vuol dire sostanzialmente una politica che si occupa di risolvere i problemi dei cittadini, una politica che sa guardare avanti come servizio. La capacità di guardare avanti, di trovare le soluzioni, è un servizio che chi esercita una responsabilità istituzionale deve avere nei confronti dei cittadini, una politica che sia al servizio del cambiamento, perché una società svolge pienamente la propria azione se è capace di progredire continuamente. Una politica che per realizzare questi obiettivi si pone di camminare insieme, una politica che sa coniugare una grande idealità, che è la proposta che noi vogliamo fare ai marchigiani, ad una grande concretezza, perché è vero che se le grandi idee non hanno una concretizzazione sono velleitarie e la politica deve svolgere anche questo, deve saper tramutare i principi, gli ideali in atti.
Il tutto sperimentando nella nostra regione il concetto di pari opportunità che in questo caso non intendiamo di genere ma come capacità di ognuno di potersi sentire parte di questa comunità, e il concetto della solidarietà. Tutto attraverso l’azione della cultura, quindi un concetto che parte da una attività di una Regione come la politica culturale, per far progredire la comunità marchigiana. Credo che questi siano i valori su cui noi ci dobbiamo confrontare, accompagnando questo nostro lavoro di programmazione e di impostazione alla concretezza nella realizzazione, che significa l’impegno della Giunta a camminare con unità di intenti e approfondendo le questioni, concependo lo sviluppo non solo al servizio dell’economia, valorizzando la cooperazione tra i diversi livelli istituzionali e quindi portando ad un unicum, dal calendario per tutti, al coordinamento degli eventi, il lavoro che dobbiamo svolgere.
Se queste sono le impostazioni — e credo che è facile condividere queste impostazioni, a mio giudizio estremamente moderne, oltre che sempre attuali — dobbiamo confrontarci sulle realizzazioni. Credo che non si può parlare di una Regione dirigistica, che vuole concentrare su se stessa la politica culturale, ma credo che la proposta, l’innovazione di questo piano sia proprio quella di arrivare a una condivisione e ad un concetto della Regione Marche come una Regione che riesce ad ascoltare tutte le sue componenti e riesce a farle decidere insieme.
Questo è il senso della concertazione, della rete istituzionale, del rapporto nuovo con le Province. E’ evidente che questo cambiamento culturale va digerito, va discusso nel territorio, con i Comuni, con le Province, perché è più difficile metterci attorno a un tavolo in 10-15 e dire cosa vogliamo fare di questa regione, di quanto potrebbe essere difficile dire “abbiamo mille euro, siamo in dieci e prendiamo la quota parte in base a un criterio di numero di abitanti o altri parametri”. Questa è la sfida che questo piano pone sul tavolo della politica a tutti i livelli e questa è l’azione che noi dobbiamo svolgere, anche come Consiglio regionale, in rapporto con il territorio. E’ un lavoro che l’assessore ha avviato con gli assessori provinciali, questo è quello che dovremmo continuare a fare per le nostre competenze, tenendo conto che queste parole d’ordine — rete istituzionale, coordinamento interdisciplinarità quando diciamo che la cultura può essere in sinergia con il turismo, quando diciamo che la cultura può essere un volano per l’occupazione, per l’economia — devono avere sullo sfondo non soltanto che la cultura può essere un grimaldello per aprire tante porte in tanti settori, ma che proprio attraverso la cultura, proprio attraverso questo concetto, da una parte dell’integrazione del territorio e dall’altra parte delle interdisciplinarità, abbiamo la possibilità, come Regione Marche, come una Regione delle venti, di poter svolgere veramente un ruolo che in questo senso è federale, cioè originale per la nostra peculiarità, cioè fornire ai cittadini marchigiani non soltanto dei servizi, che quindi costano di meno o possono essere meglio utilizzati tanto più sono coordinati, ma il coordinamento, l’interdisciplinarietà è anche un modo per esprimere meglio il nostro essere comunità. Quindi utilizziamo meglio le risorse, mettiamoci d’accordo non soltanto per dare dei servizi migliori, ma anche per vivere pienamente questo essere comunità.
Calando nelle singole realizzazioni e nei singoli interventi, voglio anche sfatare alcuni slogan che ha lanciato il collega Giannotti, perché dobbiamo dire con grande chiarezza che non è vero. Sentendo l’intervento di Giannotti uno potrebbe pensare che questo piano va a finanziare le feste di qualche patrono, di qualche parrocchia catto-comunista o le feste dell’Unità che finiscono a tarallucci e vino. In realtà non è tutto quanto fa spettacolo. Basta leggere soltanto i tre programmi per avere la reale conoscenza di quello che finanzierà questo piano. Le linee programmatiche di indirizzo dello sviluppo del sistema culturale territoriale per l’anno 2006 vedono tre programmi. Il primo è il grande programma “Musei, beni culturali”, quindi continuano a esserci interventi importanti per i nostri musei. Il secondo è il programma “Biblioteche e archivi”, e conosciamo il grande patrimonio che abbiamo. La Commissione cultura è stata, poco meno di un mese fa, a Jesi dove c’è una delle migliori biblioteche della nostra regione e abbiamo capito quello che sottendono le misure che fanno riferimento a questo programma, quindi lo sviluppo dei poli provinciali, la pubblica lettura e la multimedialità, un modo per vivere la biblioteca in una maniera attuale e moderna, il miglioramento della qualità dei servizi all’utenza. Non parliamo delle feste di fine d’anno con i fuochi d’artificio ma parliamo di interventi corposi per dare alle nostre strutture un futuro. Infine il programma “Attività culturali, spettacolo e produzione artistica e contemporanea”, con gli spettacoli dal vivo, gli eventi culturali di rilievo. Ma credo che quando parliamo dei grandi eventi nazionali nella nostra regione, credo che solo citarli sia un programma culturale in sé.
E’ evidente che di questi tempi parlare di cultura, intervenire sulla cultura è difficile, perché si deve fare i conti con risorse limitate che in qualche modo possono mortificare anche il più bravo operatore culturale, ma credo che se lavoreremo su questa impostazione, guardando a un orizzonte lontano, mettendoci a lavorare tutti insieme, riusciremo anche a controvertire dei luoghi comuni in cui viviamo ancora oggi nella nostra regione, cioè dobbiamo far capire a tutta la comunità marchigiana, che per esempio 72 teatri sono una risorsa, non sono un handicap, perché ci costano, perché un centinaio di musei sono dei luoghi dove la cultura può essere vissuta anche oggi. Un contenitore come il teatro delle Muse — lancio una provocazione — non può essere ingombrante solo perché sta nel capoluogo di regione o solo perché è un contenitore che inizia ad avere una dimensione importante che può essere paragonata a quella di altri capoluoghi di regione.
Quindi l’obiettivo che dobbiamo perseguire è quello di continuare a lavorare sulla concertazione con il territorio, far crescere nel territorio questa consapevolezza e rendersi conto delle grandi potenzialità in modo che le potenzialità che oggi abbiamo non diventino degli ostacoli ma diventino il trampolino di lancio perché questo possa realizzasi.
Confermo, a nome di tutta la Commissione, credo, il sostegno all’assessore, nel confronto e nel rispetto delle parti. Mi piace lanciare un invito, una sottolineatura che riguarda il Consiglio: il governo regionale definisce la volontà di lavorare con lo stile della pacatezza e della determinazione, come detto in questo documento: noi, come Commissione e come Consiglio ci candidiamo a collaborare con l’assessore, con uno stile che già abbiamo iniziato come I Commissione, che può essere definito lo stile dell’approfondimento e della trasparenza. Credo che questo sia il ruolo che un Consiglio regionale deve svolgere, oggi, in una moderna società e nel rispetto delle reciproche competenze.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Presidenza del Vicepresidente
ROBERTO GIANNOTTI

Katia MAMMOLI. Essendo l’ultimo consigliere che interviene, alcune osservazioni rispetto a quanto è stato detto, penso sia opportuno farle. La prima osservazione la faccio rispetto a quanto è stato detto dal consigliere Romagnoli, secondo cui questa legge che oggi presentiamo sarebbe stata resa estremamente striminzita, cassata in alcune sue parti perché non si voleva che l’intera legge fosse presentata. E’ evidente che se la legge, così come oggi viene presentata, è più breve rispetto alla relazione — tanto era enorme, articolata approfondita — presentataci dall’assessore, è proprio per una modalità di maggiore semplificazione, ma la legge così come oggi viene presentata non taglia parti importanti della relazione dell’assessore, caso mai riassume. Voglio anzi ringraziare l’assessore per averci consentito una relazione estremamente ampia ed articolata. Il fatto che la legge oggi sia più breve, non significa che, attraverso la relazione dell’assessore, la Commissione non sia stata messa in grado di valutare, di conoscere, di approfondire anche il pensiero, oltre alle proposte, dell’assessore stesso, perché siccome siamo tutti politici e siccome molti di noi sono stati anche amministratori, nelle righe, in quello che c’è scritto più o meno chiaramente sappiamo leggere tutti, al di là del fatto che, come dice qualcuno, si debba denunciare o meno, perché nelle scelte che si fanno si sa cosa si vuole raggiungere, perché è chiaro dalla lettura delle relazioni e delle scelte che si fanno.
E’ vero che precedentemente non c’era un assessorato. Io non facevo parte di questo Consiglio regionale, ero assessore in un Comune, ma i Comuni, come tutta la cittadinanza marchigiana, sentivano l’esigenza di un assessorato. E’ stato detto durante la campagna elettorale dal Presidente Spacca, è stato posto negli incontri con i Comuni ed oggi l’assessore ce l’abbiamo. Questo è un nostro vanto e non dobbiamo soltanto dire “precedentemente non c’era”, dobbiamo dire “oggi c’è”. Se precedentemente non c’era ed era stata fatta una scelta affinché fosse il Presidente a tenere questa delega, probabilmente anche questo aveva un significato politico. Forse si riteneva, in quel momento, che la cultura — non do un giudizio, ho già detto che volevamo un assessore, quindi indirettamente il giudizio lo do — fosse all’interno di ulteriori competenza, di un coordinamento più grande in capo al Presidente.
Il fatto che oggi sia stato scelto un assessore tecnico, è facilmente intuibile: è un assessore tecnico di un settore particolare. Probabilmente, anzi sicuramente si è ritenuto che non soltanto la Regione Marche abbia bisogno di cultura in più, ma che abbia bisogno soprattutto di farla conoscere questa cultura, con i mezzi e con i modi che oggi la società moderna ci consente di utilizzare perché questa cultura marchigiana sia conosciuta.
Il fatto delle difficoltà o discrasie che possano esserci tra la Regione, le Province o gli enti locali. Diverse volte io ho fatto un’osservazione all’assessore, rispetto al fatto che ci sia maggiore o minore potere della Regione rispetto agli enti locali, alle Province e in generale, ma spesso gli ho detto che dovevamo fare ancora di più, quindi figuriamoci se non sono d’accordo su questa impostazione. Questo, non perché volevo una Regione centralistica, ma perché, se vogliamo dare un coordinamento alle politiche culturali di questa Regione e se in mancanza di finanziamenti vogliamo dare un segnale e un’immagine delle politiche di questa Regione, non possiamo far sì che i finanziamenti, che non sono tantissimi, vengano distribuiti perché ognuno degli enti locali, in particolare le Province, ne faccia l’uso che crede, sempre legittimo, ma senza una politica e una strategia culturali che colleghino tutto il territorio marchigiano, che è piccolo, tra l’altro. Anche questo è scritto, anche questo è stato detto, quindi non c’è da nascondere niente. Mentre le Province sono venute abbastanza unite e organizzate, è difficile trovare modalità di confronto con gli enti locali, con i Comuni. Siccome i Comuni intervengono fortemente sulla cultura, ma sono 246 rispetto alle Province, allora mi chiedo: questo fatto che alle Province sia stata data così tanta libertà, ha portato, poi, ad una altrettanta condivisione attraverso tutti gli enti locali? Questo è il problema che mi pongo, prima ancora del rapporto con Province. Quale sarà il rapporto con i Comuni? Chi fa effettivamente politica culturale? E chi interviene sulla cultura, con i pochissimi fondi di bilancio a disposizione, sono i Comuni, più ancora che le Province. Questo è un problema che va risolto, ma su questo sono completamente d’accordo che la Regione tenda a riprendere in mano una politica culturale che non deve essere accentratrice ma di confronto e assolutamente una politica regionale. Altrimenti sarebbe soltanto un’immagine che abbiamo voluto dare ai nostri emigrati o che ci siamo inventati per dire qualche cosa di nuovo, quando abbiamo parlato di identità marchigiana. Abbiamo fatto una legge sull’identità marchigiana, l’identità marchigiana va esplicitata fortemente nel settore della cultura.
Abbiamo parlato anche di finanziamenti. E’ vero che questa Regione, in quanto Amministrazione regionale, forse mette nel suo bilancio minori finanziamenti rispetto ad altre Regioni, è anche vero che lo Stato ci ha dato molto meno fondi, continua a darcene di meno. IO dissi che ero sicura che poi il Governo sarebbe tornato indietro rispetto a quel taglio spaventoso, irrazionale che stava proponendo, ma non sarebbe tornato indietro per la protesta degli enti locali, ero sicura che sarebbe tornato indietro perché la cultura fa immagine, la cultura fa spettacolo e al Governo hanno forse messo più paura le proteste dei vari artisti piuttosto che quelle dei vari Comuni. Questa era la garanzia che mi faceva ritenere che il taglio non sarebbe stato, poi, del 46%, non perché stimassi il Governo nazionale e quindi volessi giustificarlo. Ma la polemica non fa parte della Regione.
Se anche l’ente Regione in quanto tale non investe finanziamenti fortissimi — e comunque ci siamo presi l’impegno di lavorare su questo, anche cercando di reperirli in altri settori che non siano soltanto quelli pubblici — se facciamo il conto di quanto investe insieme con tutti i Comuni, forse il bilancio sarebbe un po’ diverso, perché in questa regione c’è grande sensibilità culturale e ognuno cerca di svolgere al meglio il compito che gli compete, soprattutto quello di valorizzare al meglio i beni culturali che ha.
Nella relazione del nostro assessore troviamo una grande enfasi e una gran parte della stessa relazione è dedicata alla cultura come economia, dedicata ai rapporti con i soggetti privati, dedicata alla possibilità di avere altri finanziamenti, considerando la cultura come sviluppo, come possibilità e opportunità di lavoro. Sappiamo che le società più avanzate, prevedendolo in anticipo, nel momento in cui si trovano in difficoltà, in cui potrebbero trovarsi in difficoltà nel settore economico, soprattutto nel settore industriale, puntano spesso sulla cultura e sul turismo. Sicuramente è un compito che va fatto, sicuramente anche noi dobbiamo puntare sulla cultura e sul turismo legati insieme, visti come promozione economica e come sviluppo di carattere economico. Però questo riguarda un settore della cultura, forse più il settore degli eventi, il settore dello spettacolo, il settore anche dei beni culturali, ma c’è tutta un’altra parte della cultura che riguarda la crescita sociale della popolazione. Quella è la cultura degli approfondimenti tematici, la cultura della nostra storia, la cultura della valorizzazione dei nostri archivi, la cultura della possibilità di mettere le biblioteche a disposizione in maniera ancora più forte di quanto possiamo fare, la cultura della catalogazione dei nostri beni primari. Su questo non troveremo l’apporto del privato, questo deve essere un compito pubblico, un compito dell’istituzione, un compito che economicamente porterà di meno ma che dal punto sociale e democratico porterà molto di più. Su questo dobbiamo sforzarci di lavorare con i finanziamenti pubblici, perché in questo settore non sono i partiti politici ma l’istituzione che deve lavorare per dare ai suoi cittadini tutte le possibilità di crescita sociale, democratica e culturale, una cultura che non può essere di parte ma che deve essere crescita sociale di tutti questi cittadini. E allora è bene che in questo settore sia l’istituzione ad intervenire. Non abbiamo bisogno di chiedere altri tipi di finanziamento. Forse ne avremo bisogno — e sarà più facile trovarli — in quel settore della cultura che rappresenta, invece, una risorsa di carattere economico.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Solari.

Giampiero SOLARI. Intanto ringrazio che per una volta in quest’aula si parli di cultura. Se non altro questo aggiornamento del piano di settore serve per cominciare a parlare di questo, perché se ne parla troppo poco, forse.
Partirei dalla fine. Questo piano di settore è fatto per aggiornare le regole del gioco, le regole con le quali si distribuiscono dei finanziamenti, delle regole con le quali ci si rapporta alle istituzioni regionali, delle regole con le quali la Regione prende atto di quello che è la cultura nella nostra regione e come questa si può sviluppare. Non fa altro, perché oltre a porre questi elementi che fanno parte di un aggiornamento non può fare altro. A me fa molto piacere che questi piccoli aggiornamenti vengano presi come se fossero delle rivoluzioni copernicane. Figuriamoci se facessimo un vero e proprio nuovo piano di settore, che sarebbe un vero e proprio nuovo corso politico e di politica culturale nella nostra regione. Forse si comincerebbe veramente a discutere di cultura, qua dentro.
Se uno vede le percentuali, le intenzioni che sono espresse all’interno di questo piano di settore e le confronta con le cifre reali di cui parliamo, si torna a passare da un documento a un cartone animato, perché veramente le cifre che corrispondono a quelle percentuali sono irrisorie per poter parlare veramente di uno sviluppo della cultura nella nostra regione. Quindi parto dalla fine, nel senso che credo che uno degli elementi fondamentali sia questo. Noi continuiamo a parlare di percentuali, addirittura rispetto a quello che si diceva delle Province, noi abbiamo aumentato la percentuale che può essere utilizzata dalle Province, mantenendo esattamente uguale la percentuale che le stesse Province possono utilizzare per i propri progetti e mantenendo esattamente uguale la percentuale che possono utilizzare per i progetti concordati con la Regione. Quindi queste percentuali non sono state assolutamente cambiate. I rapporti con le Province sono quindi invariati, anzi i soldi che vengono dati alle Province, in percentuale, sono maggiori. Quindi questo senso di centralismo da parte della Regione non esiste, anzi la Regione tende a non gestire assolutamente nulla e ad aumentare il più possibile questa percentuale verso le Province. Quello che invece c’è, in maniera molto forte, è il cercare di dare un senso, una linea di indirizzo agli interventi da fare, Regione e Province insieme, altrimenti si lascia semplicemente alle Province la totale gestione della nostra regione, cosa che mi sembra inammissibile, visto che siamo all’interno di un organismo regionale.
Le percentuali di cui parliamo si mantengono le stesse, anzi aumentano quelle alle Province. Purtroppo corrispondono a numeri veramente irrisori, anzi il ragionamento che ho sentito fare in aula oggi mi sembra molto pertinente per poter poi discutere il bilancio futuro, perché altrimenti tutte queste percentuali fanno parte di un gioco da ragazzi. Anzi, io stesso ero quasi tentato di ritirare il piano di settore quando ho capito di cosa si trattava parlando di bilancio, perché diventava quasi ridicolo che io mi presentassi qui dentro con u piano di settore che ridefinisse una serie di elementi, quando in realtà parliamo di cifre irrisorie.
Già quando ho assunto la carica di assessore si diceva in giro — maggioranza ed opposizione, tutti d’accordo — che la cifra destinata alla cultura era il minimo storico possibile. Oggi, dalle previsioni di bilancio vedo che è ancora minore. credo che questo dovrebbe essere uno degli elementi fondamentali di discussione futura. Effettivamente ci troviamo in una delle regioni con un tasso di benessere fra i migliori, ma questo benessere è anche la capacità di essere ancora superiori, di superarci verso una civiltà contemporanea occidentale e ciò non può accadere senza la cultura. E’ proprio la cultura che può permettere che ci sia una qualità della vita migliore, è proprio la cultura uno degli elementi che permette che ci sia un tasso di sviluppo maggiore, però queste parole, quando si dicono vengono accolte molto bene ma quando si passa dall’orale allo scritto c’è una grande differenza. Diciamo che sull’orale abbiamo dei voti molto alti, sullo scritto abbiamo dei voti molto bassi.
Questo elemento vorrei fosse sottolineato, altrimenti questo piano di settore di cui si è discusso oggi, diventa un gioco da ragazzi, delle belle intenzioni per quanto ci riguarda, delle intenzioni di tornare a una Regione non che sia centralista ma che possa disegnare dei punti di azione, che possa avere un rapporto con il territorio. Noi non veniamo percepiti dal territorio. Malgrado la quantità di soldi che abbiamo dato in questi anni attraverso la legge 75, utilizzati dalle Province e dai Comuni, molte di queste azioni vengono percepite come fatte dalle Province e dai Comuni e per niente fatte dalla Regione. Molte volte, quando andiamo in giro a fare riunioni di Giunta, i Comuni ci chiedono di intervenire su un fatto piuttosto che un altro e noi diciamo “noi abbiamo già dato i soldi per questa cosa”, ma non viene percepita come tale, perché passano attraverso le Province, attraverso i Comuni, quindi vogliamo ridefinire un ruolo che possa regolamentare, che possa anche percepire il territorio come vasto e unitario, con tutte le sue differenze all’interno, con tutte le necessità che ci sono all’interno.
Per arrivare a questa definizione finale del piano di settore, vorrei anche che si sapesse che siamo passati attraverso una quantità di riunioni con gli assessori provinciali, quindi sono stati fatti dei tavoli di concertazione lunghi e diversi, insieme agli assessori provinciali e anche con la Commissione consiliare. Siamo d’accordo anche, con gli assessori provinciali, che qualora venisse approvato questo piano, verrà presentato ai Comuni e agli enti locali insieme, facendo un lavoro d’insieme tra l’assessore provinciale e l’assessore regionale. Quindi la Regione andrà anche a presentarsi davanti ai Comuni, con il suo piano di settore, non essendo assente come è stato prima, ma presente, pronta a poter spiegare, a potersi avvicinare ancora di più al territorio. Credo che tutti questi siano dei segnali che però non hanno alcun senso se non sono accompagnati da un dovuto finanziamento, altrimenti tutte queste percentuali di cui si parla all’interno del piano di settore diventano un gioco per bambini e credo che la Regione Marche e la sua popolazione non se lo meritino.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ho l’impressione, Procaccini, che tu debba rifare i conti, perché se questa è la china, già ci siete caduti una volta, quando la “banda armata” di Occhetto è stata sconfitta. State attenti a non fare lo stesso percorso.
Voglio sfatare il campo da una considerazione. Forse non sono stato molto chiaro, però voglio confermare la mia stima nei confronti di un assessore che è una diversità rispetto al modo di fare politica. Cosi come voglio ribadire una valutazione positiva rispetto a un nuovo dirigente del servizio e a tutto il personale del servizio cultura che ha dimostrato, in questi anni, grande professionalità, pur operando in una condizione difficile, perché per una struttura operativa dover operare scelte non sulla base di una responsabilità politica ma sulla base delle indicazioni di un altro funzionario, non di quel settore, non è facile, perché la cultura marchigiana in questi cinque anni è stata guidata da un funzionario di un altro settore, tanto per essere chiari. Questo l’ho detto in altre occasioni, lo ripeto oggi, ma serve per i nuovi, in maniera che sappiano chi ha gestito la delega alla cultura nell’ultima legislatura.
Il fatto di avere oggi un assessore, che può essere chiamato tale al di là della sua estrazione, e un dirigente, è confortante. Però al di là del riconoscimento oggettivo per una qualità diversa dell’operare e dell’agire, questo non può far venir meno le mie convinzioni. Sono veramente preoccupato, consigliere Massi. Se il mio voto e il suo voto, oggi, in quest’aula, si esprimono diversamente, le dico la verità: mi sento autorizzato a non riconoscerla più — è questa la notizia per la stampa, se volete — come portavoce della Casa delle libertà per quello che mi riguarda. Poi saranno il mio capogruppo e il mio segretario generale a fare le valutazioni, ma io non mi sento più impegnato, perché credo che le motivazioni che ho sentito, che sono state addotte a giustificazione di un atteggiamento diverso, non sono sostanziali e adesso gliele ribadisco.
Intanto, i soldi. Noi passiamo dalla spesa storica di 3.600.000 euro, ad una spesa che, secondo quanto previsto dal bilancio, realizzerà un drastico taglio del 17%, cioè 1.300 milioni in meno. Voi ditemi se è gestibile un intervento culturale in una regione come le Marche, con queste risorse finanziarie, salvo fare solo cultura di regime. Spero, da questo punto di vista, che voi non vogliate fare cultura di regime. Quindi, come primo giudizio, credo si possa dire che la scelta di fondo inaccettabile, improponibile, che non può essere sostenuta, è quella di una regione che non taglia l’effimero, che non taglia le clientele, che non taglia le consulenze ma taglia la cultura. Non è accettabile, un motivo per dire no a questo aggiornamento.
C’è una scelta divaricante rispetto alla storia di questa Regione, di cui un assessore comunista è stato esempio: per anni abbiamo detto che bisognava investire nella tutela perché la difesa del patrimonio artistico e culturale delle Marche è la nostra risorsa principale. Questo aggiornamento inverte il trend, dice che spenderemo 20 lire per la tutela e 80 lire per l’attività. E’ una scelta sbagliata, secondo me. Questo è il secondo motivo per cui lei, consigliere Massi, deve votare contro.
Questo piano conferma la logica statalista. Abbiamo detto in più di una occasione che la Regione non deve diventare un manager culturale, deve sostenere, valorizzare quello che c’è sul piano della espressione di base, sul piano dell’iniziativa culturale, quello che è rappresentato dall’associazionismo. La Regione conferma la scelta dei grandi carrozzoni, che non so quanto siano utili. Questo è il terzo motivo per cui dobbiamo, come opposizione, votare no.
Tutti abbiamo partecipato ad un dibattito. Mi dispiace di non avere la scheda, ma io farei un’opera di promozione esterna per dire ai marchigiani quali erano le scelte compiute dalla Giunta in ordine agli eventi culturali di rilievo e se mi si conferma che il riordino della biblioteca dell’Istituto per la storia di liberazione delle Marche è la principale emergenza culturale di questa regione e non è una scelta clientelare, io sono disposto a dimettermi domani mattina dal Consiglio regionale.
Dobbiamo riconoscere all’assessore e alla maggioranza, questo sì;, di avere recepito un nostro appello, una nostra richiesta di non pretendere di andare avanti su questo piano, di fare un pacchetto preconfezionato per quello che riguarda gli eventi regionali e di recuperare un principio di trasparenza, di correttezza. Questo è l’unico aspetto positivo, però non basta, consigliere Romagnoli, a trasformare un dissenso netto che abbiamo espresso e che pratichiamo quotidianamente, in un assenso o in un’astensione che è un fatto tecnico. Non so quanto capiranno i marchigiani da un atteggiamento di astensione, a meno che ci si voglia astenere per fare la stampella all’assessore o a qualcun altro rispetto a lotte interne. Credo che come partiti di opposizione ci spetti confermare un giudizio sui contenuti del piano e il giudizio, secondo me, non può che essere negativo.
Per questo inviterei i consiglieri della Casa delle libertà a confermare una posizione di contrarietà a questo strumento, pur riconoscendo i passi in avanti che sono stati fatti ma che non sono tutto, manca qualcosa di più.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Una breve dichiarazione di voto a nome della maggioranza, perché mi pare che i toni dell’intervento del relatori di minoranza meritino alcune considerazioni. Questo è il primo atto di una nuova Giunta, di una Giunta che si è impegnata e che ritiene che la cultura sia uno dei settori nei quali investire. Ritengo fondamentale questa scelta per il nuovo disegno, per le Marche del domani che noi vogliamo. Non ci sono risorse in questo atto, di questo parleremo in sede di bilancio, anche se, ovviamente, l’abbiamo già tutti in mano, quindi sappiamo già quali intenzioni ci sono e noi vogliamo correggerle, perché non è possibile approvare atti, mettere la cultura al centro e poi non destinare ad essa risorse. Basta guardare nello specchietto retrovisore, consigliere Giannotti, dove continuiamo a vedere D’Ambrosio e la “cultura amica dei comunisti”. Siamo in un nuovo contesto, in questo vogliamo assolutamente agire.
La dialettica che si è aperta nella minoranza dimostra che questo è un atto significativo. Tra di voi ci sono posizioni diverse: vuol dire che le posizioni più retrograde, quelle che lei in questo momento ci ha confermato, non trovano spazio nemmeno tra di voi. Voglio dire anche come è stato costruito questo atto: con una grande partecipazione degli enti locali. E’ vero, la Regione torna ad avere un ruolo di programmazione, noi questo vogliamo. Le risorse del bilancio regionale è bene che siano concordate e decise insieme, poi Comuni e Province, con i loro fondi possono evidentemente fare quello che ritengono opportuno.
Torniamo ad avere un ruolo di regia e io credo sia importante se non vogliamo sprecare risorse, visto che poche ce ne sono e che questo Governo, di cultura non si è occupato minimamente in questi anni. Non c’è un evento che possiamo ricordare, tra i tanti. Questi cinque anni di Governo Berlusconi non saranno ricordati per un evento culturale nel nostro paese, promosso e sostenuto dal vostro Governo. Quindi basta guardare nello specchietto retrovisore, guardiamo avanti. Questo atto è stato costruito con una forte partecipazione degli enti locali, che ovviamente hanno anche posizioni diverse, con una parte dialettica fra maggioranza e minoranza. Non ci faccia pentire, consigliere Giannotti, se vogliamo dare questo segno a questa cancellazione. Noi abbiamo ritenuto di arrivare ad una mediazione con la minoranza, perché questa dialettica democratica vogliamo istituire in un atto così importante, ma non ricordiamo le cancellazioni, perché avremmo anche potuto reintrodurle noi, visto che voi avete impedito di farcelo discutere il 15 dicembre, malgrado l’impegno che era stato preso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Non mi faccia ricordare questi aspetti, consigliere Giannotti, e non diamo a quelle cancellazioni questi significati.
Comunque lo spirito con il quale vogliamo guardare è un altro, sia apre una nuova stagione, siamo qui per discutere e credo che la Commissione ha lavorato bene in questo senso, perché è bene che si discuta in questa sede delle linee della politica culturale, lo faremo con molta attenzione. (Interruzione). Giannotti, non mi sarei opposta a un’operazione che riguardasse la ricostruzione e la riconsegna di un materiale documentario che riguarda la storia politica di questo paese, perché la politica culturale non è solo spettacolo, e anche la cultura viva di questo paese è fatta di orientamenti, delle posizioni politiche, delle posizioni culturali. Di cosa parliamo, Giannotti? Questo vogliamo ripristinare noi, contro la politica televisiva che ci avete regalato in questi anni, perché questo ricorderemo. Noi vogliamo invece portare la gente anche nelle sedi di partito a discutere, a ragionare, nei teatri, negli spazi culturali, nei cinema dove si fa cultura e si può crescere anche individualmente.
Chiudo ribadendo una volontà e un voto positivi nei confronti di questo atto e sono molto contenta della discussione che si è sviluppata in questa sede.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Solari.

Giampiero SOLARI. Vorrei soltanto rispondere al consigliere Giannotti per dire che qui non si parla di cifre, però se si conoscono le cifre si capisce perfettamente che questo programma di settore non può tenere conto della valorizzazione e del recupero dei beni, perché si sa che quei soldi sono altre cifre e sono un altro tipo di finanziamento. Quindi prego di non usare questi argomenti che diventano solo delle elucubrazioni, tanto per creare confusione, perché sappiamo di che cifre stiamo parlando. Se vogliamo creare confusione possiamo farlo, ma questo non vuol dire non avere un’attenzione verso la tutela. La tutela, come ben sappiamo, implica dei finanziamenti completamente diversi e delle linee di finanziamento come quelle che ci sono state per il terremoto.
In questo momento, se siamo attenti a quello che abbiamo davanti, il problema grossissimo è quello della gestione di tutta la quantità di patrimonio che abbiamo recuperato, che non sappiamo come portare avanti e come far sì che fra 15 anni non venga richiesto un altro intervento di recupero.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 10.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Deliberazione del Consiglio regionale n. 4/2005. Approvazione programmazione rete scolastica per l’anno 2006/2007» Giunta (14)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 14, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Questo è un atto che dobbiamo assolutamente approvare oggi, perché sono aperte le iscrizioni nel mondo della scuola, quindi è indispensabile.
Questo atto prevede l’istituzione e la riorganizzazione di alcuni istituti scolastici. E’ il frutto di un percorso lungo che non voglio qui ricordare, comincia con le linee guida approvate in ottobre da questo Consiglio con l’atto amministrativo n. 4 del 2005 relativo a nuovi indirizzi per l’istruzione superiore e alla riorganizzazione degli istituti della scuola di base. C’è stato un percorso di partecipazione, ogni Provincia ha presentato un suo piano e l’atto arriva a noi con questi contenuti. Nessun nuovo indirizzo per quanto riguarda l’istruzione superiore, perché è in corso l’approvazione della “riforma Moratti”, quindi il 2006-2007 sarà l’anno nel quale dovremo ragionare con molta attenzione su questo aspetto. Invece l’atto prevede la riorganizzazione di alcune scuole di base della nostra regione.
Sono previsti soltanto tre pareri favorevoli all’istituzione di una nuova scuola dell’infanzia a Montalto Marche, la riorganizzazione di alcuni istituti scolastici nei comuni di Chiaravalle, Camerata Picena e Monte San Vito, la riorganizzazione, con il trasferimento di alcuni plessi della scuola dell’infanzia, nel comune di Fabriano.
L’atto si presenta invece sfavorevole per quanto riguarda la riorganizzazione di alcuni istituti scolastici a Montelparo e a Montelabbate.
L’atto è pervenuto alla discussione della Commissione con un ambiguo parere di sospensione per l’istituzione di un unico istituto comprensivo nel comune di Montegranaro. La Commissione, dopo avere esaminato con molta attenzione questo passaggio, ha ritenuto di trasformare il parere di sospensione in parere sfavorevole, consegnando a quel territorio ancora un anno di riflessione per riorganizzare gli istituti scolastici della scuola di base del comune di Montegranaro.
Con questi contenuti lo sottoponiamo all’approvazione del Consiglio, sperando che possa avere un esito favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Aggiungo poco alla relazione della presidente Romagnoli. In effetti la rete scolastica è una sorta di presa d’atto di quanto i territori, le scuole e i pareri delle Province ci fanno conoscere. Siamo quindi sostanzialmente favorevoli per la quasi totalità dell’atto.
Torno a spiegare la questione della verticalizzazione di Montegranaro, alla luce di precisazioni che questo Comune ha ritenuto di dover fare e che ha inviato a noi componenti della Commissione, chiarendo anche quelle che io stessa, in Commissione, ritenevo delle lacune, delle incertezze istruttorie e soprattutto una incertezza nel parere dei Comuni d’ambito, che non avevano espresso chiaramente la loro posizione su questa verticalizzazione, in presenza poi di un parere sospeso della Provincia di Ascoli Piceno. Per quanto mi riguarda ritenevo necessari questi pareri dei sindaci, perché io stessa mi riferivo ad una originaria proposta del Comune di Montegranaro che andava oltre la verticalizzazione, ma che parlava di accorpamenti che coinvolgevano altri Comuni ed altre direzioni didattiche. Invece dal chiarimento di più pagine, di cui pregherei la Commissione e la presidente della Commissione di prendere atto — ma mi sembra che così non avvenga — si evince che l’unica scuola interessata è il circolo didattico di Monte San Pietrangeli, che comunque è favorevole a questa verticalizzazione. Per il resto si tratta solo di discutere sul numero cospicuo di studenti di cui andrebbe a comporsi questo nuovo soggetto a seguito della verticalizzazione. Non reggono più, a mio avviso, le motivazioni istruttorie che avevamo addotto nella Commissione alla base del parere contrario — noi astenuti — che la Commissione stessa aveva dato. Ritengo quindi che, nella votazione complessiva dell’atto, quindi nell’approvazione della rete scolastica, si possa, facendo mie le spiegazioni del Comune di Montegranaro e soprattutto il parere favorevole dell’unica scuola coinvolta, quella di Monte San Pietrangeli, procedere a un’approvazione di tutto l’atto con anche l’inclusione della richiesta di Montegranaro. Diversamente non esprimeremo, ovviamente, voto favorevole su tutto l’atto, perché riteniamo immotivata questa esclusione. Avevo chiesto una riunione della Commissione, la presidente dice che si potrà riproporre la cosa il prossimo anno, ma credo che si riproporrà negli stessi termini. Quindi chiedo di tornare su questo parere, perché è l’unico, peraltro, che verrebbe stralciato da questo atto complessivo che andiamo ad approvare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Condivido il giudizio di fondo espresso dalla relatrice di minoranza alla sostanza del provvedimento. Ho motivazioni diverse rispetto ad alcuni passaggi, che mi hanno portato ad abbandonare la seduta della Commissione, a non partecipare alla votazione finale. Non ritengo corretta, dal punto di vista metodologico, una determinazione come quella che è stata espressa per quanto riguarda la struttura scolastica di Montegranaro, perché non mi sembra che si possa assumere un provvedimento e nello stesso tempo ammettere che la procedura non si è conclusa, che si è ancora in attesa di determinazioni definitive da parte degli enti locali coinvolti. Quanto meno questo aspetto andava definito nel momento in cui si concludeva l’iter amministrativo.
La seconda questione che non mi trova consenziente è quella relativa alla istituzione dell’LSC di Montellabbate, non perché sia pregiudizialmente contrario a questa scelta, ma perché, anche qui, il percorso amministrativo lo si è compiuto a metà, cioè è stato acquisito il parere del sistema delle autonomie locali ma non si è acquisito il parere delle istituzioni scolastiche coinvolte. Cosa c’entra il fatto che i Comuni decidano una scelta strategica fondamentale, senza il dovuto coinvolgimento degli studenti, dei loro familiari, degli insegnanti? Quindi, così come ho detto in Commissione, avrei stralciato questo provvedimento.
La terza questione è che dal piano è assente una scelta agognatissima dai cittadini della Valmarecchia. Ricorderete la polemica sorta rispetto a questa situazione territoriale. Il Presidente Spacca è stato l’altro giorno, con tutti gli assessori, a fare un picnic nella vallata promettendo mari e monti, in primo luogo di superare le difficoltà, gli squilibri, i ritardi e le arretratezze anche in questo campo, per evitare quella che è chiamata secessione. Un modo concreto per evitare questa cosa è proprio quello di corrispondere alle attese delle popolazioni locali. Da tempo viene chiesta dai Comuni, dalle famiglie, dagli studenti l’istituzione di una sezione liceale, probabilmente con finalità turistiche, a Novafeltria e da tempo non si corrisponde a questa richiesta. Purtroppo sono stato disattento, quindi non ho presentato un emendamento specifico ma ho recuperato questa cosa presentando insieme ai colleghi Tiberi e D’Anna un ordine del giorno che impegna la Giunta regionale a valutare, recepire e portare in aula questa proposta di insediamento. Mi auguro che sia accolta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno a firma Giannotti, D’Anna e Tiberi.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,35