Resoconto seduta n.24 del 01/02/2006
La seduta inizia alle 14,30


Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 23 del 31 gennaio 2006.



Promulgazione legge regionale

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato, in data 24.1.2006, la legge n. 1: «Modifiche alla legge regionale 16 aprile 2003, n. 5 “Provvedimenti per favorire lo sviluppo della cooperazione”»



Proposte di legge (Votazione):
«Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2006)» Giunta (73)
«Approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2006 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2006/2008» Giunta (74)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge regionale n. 73 e n. 74, ad iniziativa della Giunta. Siamo alla votazione degli articoli della proposta di legge n. 73.
Articolo 1. Lo pongo in votazione. Se siete d’accordo, facciamo la prima votazione senza ripeterla all’infinito, fissando i numeri di questa votazione e proseguendo.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Cerchiamo di fare un unico intervento su articolo, emendamenti e subemendamenti senza ripetere interventi a getto continuo che ci fanno perdere solo tempo e non sono assolutamente efficaci. Quindi facciamo interventi sull’articolo, emendamenti compresi, facendo poi votazioni distinte, ovviamente.
Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. A dicembre avevamo detto che a gennaio avremmo aperto i lavori del Consiglio con il voto elettronico. Niente di più comodo rispetto a questo tipo di seduta in cui ci saranno da votare emendamenti e subemendamenti. Vorrei capire a che punto sono i lavori di aggiornamento dello strumento elettronico.

PRESIDENTE. Ci stiamo lavorando, cercheremo di farlo in modo da non correre dei rischi nel momento in cui lo sperimenteremo. Non lo possiamo fare in una situazione così importante, in cui ci vota a getto continuo, che potrebbe farci perdere tempo e complicare le cose, però è un impegno che ci siamo presi.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Intervengo sull’ordine dei lavori e nel merito. Lei ci ha suggerito un metodo che però è difficile da realizzare, perché sull’articolo 1 ci sono 11 emendamenti e altrettanti subemendamenti. Ognuno ha allocazioni, poste, riferimenti a capitoli specifici. Non so se ce la facciamo a fare un’unica discussione accorpata. Magari facciamo sì che ci si fermi sul subemendamento che ha un po’ più di significato per quanto riguarda i proponenti.
Intanto qualcosa vorrei sostanzialmente dire, perché stiamo votando l’articolo 2 che prevede una tabella. Non posso non ricordare che siamo arrivati alla votazione in aula con un problema anche di natura tecnico-formale, perché sull’articolo 2, tabella A insiste il cosiddetto maxiemendamento della Giunta, che ci ha costretti, tra l’altro, a doppi o tripli passaggi, perché i nostri emendamenti che erano ,arati sulla vecchia tabella A licenziata dalla Commissione, sono diventati subemendamenti ma solo per un fatto tecnico. Sotto un profilo di comportamento della maggioranza, non posso non sottolineare il fatto che si è notata una difficoltà a veder composto il quadro chiaro delle proposte che vengono dal governo e dalla maggioranza, perché è mancata una concertazione seria, serrata e profonda, perché i lavori di questa aula sono veramente inediti. E’ la prima volta che lavoriamo così male su questi passaggi così importanti. E’ una critica che ci sembra fondata nei fatti. Bisogna che i marchigiani sappiano bene quali sono le linee di indirizzo che una maggioranza si vuol dare e, conseguentemente, il lavoro dell’opposizione può essere puntuale, approfondito, serio e mirato. La maggioranza non ha questa chiarezza, l’opposizione è stata messa in condizioni di lavoro tecnico-formale molto difficili.
La tabella A è l’elenco delle leggi regionali che per competenza annuale sono reiscritte nei capitoli di spesa e pertanto sono gli strumenti operativi della politica regionale. Non è possibile una riflessione su questo in queste condizioni, se non in parte. Noi abbiamo fatto il possibile, continuiamo a farlo, ci si dia però la possibilità di spiegare anche il perché di certe proposte emendative che abbiamo elaborato.
La tabella è riscritta dal maxiemendamento, gli spostamenti sono considerevoli, l’assessore Marcolini ieri, a chiusura della discussione ha detto “ci sono effetti di trascinamento, è chiaro che se ho spostato un milione di euro su una finalizzazione, questo milione di euro l’ho dovuto ricavare anche da economie fatte da altre parti”. Questo è vero ma fino a un certo punto, perché vediamo spostamenti che non sono solo di natura tecnica o di trascinamento ma sono ripensamenti, oppure situazioni nuove che si sono venute a creare. Nella tabella chiediamo che ci siano delle attenzioni particolari e particolarmente sentite, che non abbiamo rintracciato neppure in quest’opera posta che la Giunta ha fatto e che penso la maggioranza abbia condiviso, in parte o in tutto. Lo facciamo per la tutela e la promozione sociale degli invalidi, lo facciamo per quanto riguarda la promozione della pratica sportiva dei disabili, la partecipazione degli stessi allo sport. Ci sono emendamenti anche di una certa consistenza che riguardano settori ed interventi che neppure in una fase successiva sono stati toccati. Ci riserviamo, come gruppo, di intervenire in quelli più significativi, senza rifare cento volte il ragionamento. Questo è un ragionamento di fondo che è stato molto difficile da praticare in maniera puntuale e sistematica perché, come ripeto, i documenti sono cambiati in maniera secondo me irrituale o non in linea con quello che dovrebbe essere un lavoro di elaborazione di un documento così importante come quello di programmazione per il 2006.

PRESIDENTE. Subemendamento 00001 del consigliere Brandoni, che ha la parola.

Giuliano BRANDONI. Il subemendamento riguarda l’introduzione di una ulteriore posta di 100.000 euro sugli investimenti, finanziata con mutuo, da inserire nel capitolo 10404 che è dedicato alla protezione civile.

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento n. 0001 del consigliere Brandoni. Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Vedo qui “pesca e acquacoltura”, -300.000 euro. Sono stati ad assistenza tecnica, ammodernamento impianti ed investimenti e se corrispondono alla stessa voce, cioè se sono di competenza dell’assessore alla pesca.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Lo spostamento è stato per finanziare la legge 7 del 2005 sulla cooperazione agricola. Abbiamo fatto quindi una compensazione per finanziare la legge.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Subemendamento 001. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento 01. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Noi vorremmo sottolineare da una parte la soddisfazione perché le Comunità montane vengono, almeno per la parte corrente riconosciute per 360.000 euro, dall’altra una preoccupazione, perché una parte di questi denari viene recuperata dal 10401, cioè dalla protezione civile che è stata beneficiata di un rimpinguamento di 100.000 euro per gli investimenti. La preoccupazione che abbiamo avuto in Commissione, tra l’altro condivisa da più parti, è stata questa: non è che poi si perdono quelle somme per quegli interventi di natura immediata, urgente per le zone interne? Certo, siamo a favore delle Comunità montane, tutti in Commissione abbiamo fatto la richiesta di emendamento sotto questo profilo, dall’altra: perché 200.000 euro in meno della protezione civile?

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il mio intervento è perché l’opposizione aveva presentato emendamenti concorrenti all’ottenimento dell’obiettivo di rimpinguamento dei fondi per le Comunità montane, che la Giunta aveva tagliato in maniera molto consistente. Ritengo che questo emendamento dalla Commissione riassorba le nostre proposte, quindi votiamo a favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Noi voteremo a favore di questo emendamento, tuttavia non ci sfugge che è necessaria un’altra politica nei confronti del territorio montano. Non è sufficiente costituire un’associazione o un comitato di amici della montagna, che pure è lodevole, sul piano ludico. Però mentre votiamo questo emendamento richiamiamo l’attenzione dell’assessore, alla montagna in particolare, ma dell’intera Giunta, affinché si programmi e si realizzi una politica a favore del territorio più disagiato per mille motivi, che veda coinvolti Comuni, Comunità montane, Unioni dei Comuni e tutti i soggetti che operano sul territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Vorrei ricordare che l’esigenza da tutti condivisa era quella di sovvenire alle difficoltà soprattutto di funzionamento, delle Comunità montane e i 360.000 euro sono stati quantificati come una cifra minima indispensabile per garantire quella sopravvivenza minacciata dal taglio dell’81% che il Governo ha operato nei confronti delle Comunità montane.

Franco CAPPONI. Erano investimenti quelli, Marcolini.

Pietro MARCOLINI. No. Questi sono correnti, mentre invece 1.265.000 euro, come ricorda il consigliere Lippi che ha partecipato alla costruzione di questa proposta solutiva insieme ai consiglieri della maggioranza che l’hanno proposta, riguardano 360.000 euro da rinvenire tra le spese correnti, perché mentre per gli investimenti si poteva aspettare qualche mese, ci è stato detto che sul versante delle correnti era indispensabile corrispondere questa somma. Abbiamo pescato laddove era possibile, concordando con la protezione civile esattamente quei capitoli che non ipotecassero gli interventi di somma urgenza. I 200.000 euro sono in parte convertiti per 100.000 euro e c’è un impegno di ristorare in sede di assestamento anche i 100.000 euro mancanti, dalle correnti agli investimenti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Subemendamento 1/A a firma Rocchi che ha la parola.

Lidio ROCCHI. Il subemendamento riguarda i fondi che sono pervenuti in Regione relativi alle licenze di caccia. La legge 7 infatti prevede che tutti i fondi che provengono da questo settore sono finalizzati alla caccia e al recupero del territorio, quindi chiedo che vengano riportati 1.600.000 euro pervenuti in Regione, alla caccia e chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Donati e Ricci.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Questa proposta di Rocchi credo che non solo meriti di essere approvata perché esprime una esigenza giusta e condivisibile, ma perché è l’applicazione della legge. Purtroppo, già da diverso tempo si intervenne — mi pare fu la finanziaria del 1999 — a “gamba tesa” su quella che era una previsione della legge 7 molto chiara: i proventi che vengono anno per anno attinti dalla tasca dei cacciatori per l’esercizio dell’attività venatoria dovevano essere devoluti per scopi inerenti l’attività venatoria che non sono necessariamente solo quelli più apparentemente riconnessi alla pratica venatoria ma che, ad esempio, si ricollegano a ripopolamento, cattura e quant’altro e alla problematica di una gestione attenta della risorsa caccia. Su questo argomento spesso e volentieri An è intervenuta, presentammo anche una proposta di legge volta a ripristinare un principio che era nella legge 7, che fu abolito, modificato dalla finanziaria della Regione per il 1999, ma che di fatto è stato superato da altri disposti normativi che hanno reintrodotto la tassa di scopo. Questo è successo nella scorsa legislatura in riferimento alla legge sulla pesca e ad altre. Quindi quel disposto della legge finanziaria, che con tutta la casualità e la non sistematicità degli interventi normativi contenuti nella finanziaria, andò a confliggere con una previsione di legge a tutti gli effetti vigente, l’emendamento di Rocchi di fatto la vuole reintrodurre, tra l’altro facendo una cosa che l’assessore Agostini due anni fa dichiarò espressamente di voler fare, ovvero restituire al mondo della caccia ciò che legalmente gli spetta in termini di finanziamento delle attività del servizio caccia. Qui non stiamo a dibattere se sia giusto o meno farlo, c’è una legge che lo dice, una legge impropriamente disattesa, e del resto politicamente, prima delle ultime elezioni, fu l’assessore Agostini che si vantò del fatto di avere restituito alla caccia ciò che per legge doveva esserle destinato. Facendo dei calcoli vedo che ci sono cifre importanti che vengono sottratte alla caccia e a mio modo di vedere non possiamo considerare di serie B questo tipo di soggetti che sono più di 30.000 nelle Marche, che non possono essere ritenuti titolari solo di doveri ma anche di diritti. E’ un preciso diritto che, norme alla mano, va riconosciuto e l’emendamento di Rocchi va in questo senso. Quindi mi associo all’emendamento e non è un referendum su chi ha in simpatia la caccia o meno, è l’applicazione di una legge, perché è inverecondo che esista una legge i cui effetti siano momentaneamente sospesi per la parte che non garba e poi vengano reintrodotti, magari in riferimento ad attività quali funghi, tartufi e pesca. E’ stata reintodotta, con leggi di questo Consiglio regionale la tassa di scopo: non vedo per quale motivo debbano essere individuate aree che la legge prevede e che di fatto vengono poi “rapinate”. Ricordo a me stesso e a chi non c’era che due anni fa fu proprio l’assessore Agostini che alle associazioni venatorie disse che finalmente aveva ripristinato l’interezza delle devoluzioni che la legge impone a favore della caccia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo solamente per dire che mi dispiace non sia presente l’assessore Carrabs, perché in alcuni passaggi che abbiamo fatto anche in Commissione abbiamo detto che l’attività venatoria, oggi, è sempre più responsabile da parte dei cacciatori, anche perché i nostri interventi di sostegno al ripopolamento e al funzionamento degli Atc e a tutte le iniziative che consentono di mettere in relazione l’attività venatoria con le politiche e le strategie di questa Regione andavano sostenuti il più possibile. Questo emendamento mi sembra che vada in questa direzione, noi non vogliamo “rapinare” alcun fondo della caccia, per cui sosteniamo l’emendamento Rocchi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Il consigliere Rocchi ha raccolto quello che tutti noi consiglieri un po’ più attenti stiamo raccogliendo dalle associazioni venatorie, che chiedono due cose, caro Procaccini. Primo, quanto si incassa con le tasse sulla caccia e quanto ritorna indietro per la caccia. Questa è la domanda che rivolgo all’assessore Marcolini. E’ la risposta a quello che si chiedeva da parte del collega Castelli e anche da parte dell’emendamento Rocchi. Si sta rispettando la legge che dice che tutti i proventi della caccia devono essere destinati a quel settore? E’ un rispetto di legge che si richiede. A meno che non sia cambiata nel frattempo. Mi pare di no, anzi qualche proposta, anche coraggiosamente portata avanti da qualcuno della maggioranza ha trovato resistenze. Quindi la 7 Non si tocca, non si deve toccare nemmeno sotto questo profilo.
Se la spesa è minore rispetto alle entrate, dove sono andati a finire gli altri danari? Sono domande che rivolgo all’assessore per la chiarezza sul punto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Ci mancherebbe che non condividessi alcuni aspetti dell’emendamento Rocchi, perché si tratta di un ambiente che conosco bene e che vivo da tempo. Però c’è una cosa che sfugga e questa Assemblea: che in verità — me ne sono sincerato proprio in queste ore — sono anni che c’è un riparto di risorse rispetto alle concessioni che vengono pagate dai cacciatori. Una parte rimane qua e una parte va alle Province. Le risorse trasferite alle Province rimarrebbero inalterate, anzi se ho colto bene i dati che arrivano dalla ragioneria, rispetto all’aumento delle tasse il trasferimento alle Province sarebbe in lieve aumento. Purtuttavia credo che sia legittimo auspicare che tutte le tasse versate dal mondo venatorio tornino a quel settore. Credo che i capitoli indicati dal consigliere Rocchi — ovviamente io non mi occupo solo di questo aspetto, ma dell’insieme delle politiche delle Marche — per prendere le risorse da destinare alla caccia siano non opportuni, per cui credo che bisogna sostenere che le risorse tornino al settore venatorio. Tra l’altro sono aumentate, per cui la risorsa a disposizione è molto più consistente. Inoltre si garantiscano i trasferimenti alle Province in materia venatoria in aumento e non in diminuzione. La preoccupazione doppia è che nonostante aumentino le risorse, possano essere ridotti i trasferimenti per le esigenze di questo settore, per cui questa richiesta che viene da diversi consiglieri di maggioranza e di opposizione credo che sia legittima. Bisogna, ovviamente, verificare la possibilità di trovare risorse in quei capitoli indicati nell’emendamento del consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Dopo l’intervento di Ricci chiedo cinque minuti di sospensione.

PRESIDENTE. Ritengo di far svolgere l’intervento al consigliere Brandoni e all’assessore Agostini, poi sospenderemo.
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,10,
riprende alle 15,40

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Chiedo al consigliere Rocchi di ritirare l’emendamento sulla base delle seguenti valutazioni. La prima è che nello stanziamento che abbiamo previsto non solo rimangono inalterate le risorse trasferite alle Province, ma in questo caso aumentano di circa 200.000 euro. Questo per dimostrare la sensibilità che anche in questo bilancio abbiamo messo, senza tagliare rispetto a un settore importante per la vita della comunità marchigiana. Del resto credo che l’Esecutivo, insieme al consigliere Rocchi, che tra l’altro è il delegato dal Presidente all’esercizio dell’attività venatoria, possa, nel giro di 5-6 mesi, rivedere la legge 7 e all’interno di essa ridurre la distanza tra l’incasso proveniente dalle concessioni venatorie e lo stanziamento, fino a ridurla a zero e quindi a ripristinare quel principio che era già presente nella legge 7 all’atto della sua approvazione e poi, con la legge finanziaria del 1997 furono nuovamente liberalizzate le risorse per altre eventuali destinazioni. Sulla base di queste valutazioni chiedo al consigliere Rocchi di ritirare l’emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Sono soddisfatto della dichiarazione del Vicepresidente della Giunta, quindi ritiro l’emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Come da regolamento, facciamo proprio l’emendamento, pertanto vorremmo che si mettesse in votazione tale emendamento. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Capponi e D’Anna.

PRESIDENTE. La richiesta del consigliere Pistarelli è prevista dal regolamento. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Credo che dovremmo riportare a serietà il dibattito che stiamo facendo. Capisco che ci sono consiglieri di lungo corso molto più esperti di me, ma avevo intuito che questo emendamento contenesse la questione delle parti in scena, perché era improprio, dopo giorni e giorni di discussione, prima in Commissione e ieri in aula su questo bilancio, per recuperare e cercare risorse su partite importanti — penso alle questioni che riguardano i servizi sociali, penso al dibattito sulla sanità — mi pareva quasi blasfemo che fosse presentato un emendamento di questa portata e che privasse il bilancio in quelle risorse che appena un attimo prima erano considerate vitali. In questo emendamento vengono tolte risorse alla protezione civile che erano considerate, negli emendamenti che erano stati presentati e per partite meno cospicue, vitali.
Pensavo che questo emendamento contenesse qualcosa della commedia dell’arte e ne ho avuto conferma. Poi mi è venuto in mente anche un “grande marchigiano” — lo dico fra virgolette perché non è nato nelle Marche — Federico II, uomo molto appassionato di caccia, tanto che è stato uno scrittore importante, ha scritto Ars Venandi che ancora oggi fa scuola. Eppure quest’uomo sapeva che prima della caccia c’erano altre questioni e una delle questioni è appunto l’istruzione e la scuola. L’impulso di Federico II alle università del sud non ha pari nemmeno oggi ai tempi del Governo Berlusconi.
Tutto questo meritava un altro dibattito. Non avevo quindi apprezzato fino in fondo lo sforzo dell’assessore Agostini, considerato che, sulle questioni che riguardano le attività venatorie dobbiamo essere molto attenti, perché c’è ancora una vicenda in cui lo spirito della legge 7 non viene più colto. La selvaggina non è più la res nullius dei tempi andati, è un bene più generale che riguarda cacciatori e non, cittadini e gente di campagna, quindi ripropone la necessità di una riflessione ben più profonda che un pugno di consensi.
Su questa base nemmeno la saggia mediazione dell’assessore mi convinceva, ma stupisco che anche dai banchi dell’opposizione, di fronte a un bilancio che richiederebbe un’attenzione più significativa su partite più interessanti, si riproponga questo emendamento. Il gruppo di Rifondazione comunista voterà quindi un no convinto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vorrei precisare una cosa, anche perché la nostra posizione non deve essere letta in senso tecnico ma in senso politico. Il fatto che il presidente della III Commissione abbia posto un problema, va valutato in sé come aspetto sottolineato, non in modo inedito, perché sono sette anni che il problema è stato posto dopo quel colpo di mano della finanziaria del 1999, quindi noi vogliamo testimoniare un’adesione al principio sottoposto da Rocchi. Rocchi può anche essere legittimamente soddisfatto dall’impegno della sua maggioranza, libero Rocchi di ritenere sufficiente l’assicurazione dell’assessore Agostini. Liberi noi di voler mettere a verbale, attraverso l’approvazione di questo emendamento, un andamento che effettivamente è stridente per quanto riguarda le partite. Consapevoli del fatto che non ci saranno conseguenze perniciose sul diritto allo studio e sulla protezione civile, perché diverso sarebbe stato il nostro atteggiamento, vogliamo stabilire un principio che è tanto pi necessario ristabilire quanto più si fissano le verità degli accadimenti. La legge 7/95 stabilisce che la totalità dei proventi che vengono prelevati dalle tasche dei cacciatori devono essere reimpiegati per le stesse finalità. Con la finanziaria del 1998 per il 1999, si stabilisce un principio non in riferimento alla caccia ma a tutte le cosiddette “tasse di scopo”. Vengono aboliti tutti quegli automatismi di destinazione di risorse prelevate a qualsiasi titolo dalle tasche dei cittadini, non esiste più un vincolo di destinazione. E’ un principio stabilito attraverso una legge finanziaria che andava, di fatto a svuotare l’art; 41 della legge 7. Qual è il punto innovativo di carattere normativo? Che per ben due volte e in modo successivo il Consiglio regionale delle Marche con le leggi n. 11 del 2003 e n. 16 del 2003, ha reintrodotto il vincolo di destinazione, sia in riferimento alle attività di pesca sportiva sia in riferimento alla tartuficoltura. Segno evidente che al di là di quello che diceva la finanziaria di quell’anno, si è rotto quel momentaneo divieto di devoluzione specifica dei proventi della caccia che fino allora aveva di fatto operato. Fra le altre cose abbiamo fatto una proposta di legge, come gruppo di An per riconfermare questo principio. Siamo di fronte a una richiesta pressante, proveniente da ampi settori della vita politica e associativa delle Marche. Non posso dimenticare che l’assessore Agostini, tre anni fa si fece vanto del principio e dell’impegno assunto di restituire ai cacciatori tutto quello che veniva prelevato per effetto della famosa tassa di concessione governativa. Questa cosa non è accaduta, anzi nel bilancio 2004 ci fu un’altra strana successione di fatti per la quale, in sede di proposta effettivamente tutti i soldi della caccia o quasi venivano restituiti alla caccia, poi arrivò il solito maxiemendamento e venne dissestata questa proposta che, almeno allora, aveva visto l’assessore Agostini, fra l’altro, rispettare una parola che era stata data non solo da lui ma dal suo partito. Quando ci furono le ultime elezioni, anche quelle del 2000? in una lettera ai cacciatori aveva detto “vi restituiremo le tasse. Io capisco che “passata la festa gabbato lo’ santo”, ma credo che il problema non è quello di stabilire una gerarchia delle cose importanti in materia di cassa, ma non si possono prendere in giro cittadini che non sono di serie B, che per il solo fatto che fanno uso di armi, cosa che animisticamente viene considerata sintomatica di brutalità per forza, vengono tranquillamente presi in giro. Noi vogliamo votare questo emendamento e lo facciamo proprio, per un semplice motivo politico: siamo dalla parte di coloro che non ritengono i cacciatori di serie B, siamo dalla parte di coloro che non amano quanti promettono le cose prima delle elezioni per poi dimenticarsene, siamo dalla parte di coloro che una volta per tutte dicono “se questa maggioranza ce l’ha con i cacciatori e non vuole restituire alla caccia ciò che legittimamente preleva, lo deve dire”, ma si deve uscire da questa zona grigia di ambiguità secondo cui i cacciatori, alla bisogna, sono buoni e sono cattivi se si avvicinano le scadenze elettorali. Il nostro sì all’emendamento Rocchi è unicamente finalizzato a ristabilire questi principi che non per la prima volta stanno riecheggiando in quest’aula. Quindi non ci dite che vogliamo togliere i soldi del diritto allo studio, perché così non è. Vogliamo stabilire un principio e il nostro voto è politico e non tecnico, al di là della occasionale copertura finanziaria che Rocchi ha stabilito a sostegno di questo principio.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Per quanto riguarda l’attività venatoria penso che la Regione Marche abbia dimostrato da molti anni che c’è stata sempre una sensibilità corrente verso l’attività venatoria, evitando di fare come ha fatto il ministro Mattioli, accompagnato dal consigliere Castelli in molte aree della regione Marche, dicendo che, ad esempio, venivano spostati i confini dei parchi, per riaprire l’attività venatoria, e i confini dei parchi stanno sempre lì. Difficilmente quando Agostini dà la parola, poi non la mantiene. L’assessore Agostini approvò in Giunta una proposta di legge di modifica della legge 7 dove si ripristinava quel principio e non lo volemmo fare come, secondo me, erroneamente fu fatto nel 1998, attraverso la legge finanziaria, perché sotto il profilo normativo abbiamo cercato di riportare all’interno della finanziaria quasi esclusivamente le modifiche che hanno attinenza con le materie finanziarie. Quindi per quello che riguarda l’attività dell’assessore e del governo della precedente legislatura c’è linearità e mantenimento di risposte.
Altra cosa, se il Consiglio non ha approvato quella modifica di legge per una questione di tempo.
Mi pare che da questo punto di vista ci sia coerenza di ragionamento.
Mi ha fatto piacere che il consigliere Rocchi sia stato soddisfatto delle dichiarazioni della Giunta.
Voglio infine dire che la minoranza fa proprio un emendamento con il quale toglie un milione di euro al diritto allo studio e all’università, toglie 500.000 euro allo sviluppo della cooperazione e toglie 500.000 euro alla protezione civile, cioè alle calamità, alle urgenze. Quindi la minoranza fa proprio questo emendamento che colpisce tre settori delicati e decisivi della vita dei marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Caro assessore Agostini, la prima parte del tuo intervento era nobile e alta, la seconda si è abbassata in maniera incredibile. E’ facile rispondere a questa cosa affermando “l’assessore non ci ha detto dove ha messo questa differenza fra entrate e uscite”. Se ce lo dice, prendiamo quei capitoli. Siccome non ce l’ha detto, ancora oggi, può valere la proposta Rocchi, come tante altre proposte che ci sono negli altri emendamenti. Se ce lo dice siamo pronti, immediatamente, a fare un subemendamento e a prendere da quei capitoli il “maltolto”. Mancano due milioni, dice Rocchi: se ci si dice dove sono stati spalmati, siamo pronti a fare subito un subemendamento e a votarlo. Se servono cinque minuti per fare il subemendamento li chiediamo noi, togliendo dalle ambasce la maggioranza, perché in effetti anche noi non abbiamo intenzione di togliere nulla dalla protezione civile e dagli Ersu. Mi pare che le questioni siano altre.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Le cose che ha detto Pistarelli ci vedono d’accordo. Noi abbiamo anche degli emendamenti che ripristinano il fondo per la protezione civile, quindi non sarebbe un grave danno, per questa impostazione. Ritengo comunque che il discorso della riduzione dell’indebitamento nell’azione di questa Giunta e di questo Consiglio a carico di un settore estremamente delicato come quello della caccia e dell’ambiente — settori univoci e incatenati sia dalla legge, sia dalle nostre programmazioni, sia dal nostro modo di comune sentire — non sia giusto. Il nostro obiettivo è quello di mantenere il fondo che va a finanziare gli interventi per il sostegno del settore della difesa dell’ambiente legata alla caccia. Siccome il regolamento dice che non possiamo fare subemendamenti ai subemendamenti, siamo disposti a fare, in modo bipartisan dei subemendamenti qualora ci sia una proposta immediata da parte della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Per rispondere a una sollecitazione che faceva prima il consigliere Ricci, in linea anche con alcune preoccupazioni del consigliere Rocchi. L’ammontare delle risorse assegnate alle Province, nonostante l’esistenza di una forbice tra entrate e spese dell’esercizio venatorio, è aumentata di oltre 200.000 euro e forse può essere aumentata ulteriormente con la certificazione delle spese. L’ultima questione è che il bilancio è unico, universale, indivisibile, senza vincolo di destinazione. Nessuno può individuare quello che è successo o come vengono destinate le risorse a disposizione. Mi pare che la conclusione del Vicepresidente indichi un percorso di lavoro volto a potenziare l’attività di tutela ambientale per un corretto esercizio venatorio, comprendendo la leva ambientale insieme a quella più ludica, richiamata peraltro anche dal consigliere Brandoni. Un percorso ragionevole e che tenga realisticamente conto delle varie esigenze, non dica semplicemente “+1”, come spesso si è tentati di fare.

PRESIDENTE. Prego di porre in votazione, per appello nominale, a nome di Pistarelli Castelli e Capponi il subemendamento.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci assente
Rocchi no
Romagnoli sì
Santori sì
Solazzi assente
Spacca assente
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Subemendamento 1/B a firma Marcolini ed altri. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Si tratta di uno spostamento dall’Upb della Giunta regionale per il personale cui veniva fatta afferire l’attività del Corecom. L’attività del Corecom è tipica degli organismi di vigilanza o delle autorità, quindi non ha grande attinenza con i servizi attivi della Giunta. La dotazione per la stessa quantità di risorse viene trasferita dalla Giunta al Consiglio. Già adesso il Corecom aveva rapporti, circa l’attività, con il Consiglio, ma finanziari con la Giunta. Anche su sottolineatura dello stesso Corecom viene trasferita al Consiglio, con la piena soddisfazione delle esigenze che unanimemente ci sono state rappresentate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Presidente, sono un po’ imbarazzato di fronte a questo tipo di emendamenti, perché se scriviamo solo l’Upb e non modifichiamo il Poa, può succedere che questi 108.000 euro vadano nel calderone per il funzionamento del Consiglio regionale e pertanto non siano finalizzati. Trasferiamo questa cifra senza indicare specificamente l’intervento. In effetti va bene la filosofia, perché il Corecom è un organo di garanzia di tutti, però perché lo facciamo in questa maniera e non in maniera più esplicita, come intervento? Dovremmo verificare, il prossimo anno, se questo tipo di spostamento ha avuto quel tipo di ricadute. Non siamo pregiudizialmente contrari, però ci asteniamo, perché non è garantita questa finalizzazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Subemendamento 1/C a firma Procaccini e Bucciarelli. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Questo emendamento in realtà è la declinazione, se volete tecnica, ma anche istituzionale, di impegni più volte assunti in questo Consiglio regionale di adeguare il contributo all’Associazione Scuola di giornalismo, proprio perché, venuti meno i contributi del Fse, si era detto che queste importanti associazioni, al pari delle altre, dovevano, nel prosieguo delle loro attività, avere un congruo ma equilibrato finanziamento, perché la Regione non può pagare la gestione di associazioni importanti, importantissime, comunque di tipo privato. Non privata, ma di tipo privato. La Scuola di giornalismo, secondo noi deve svilupparsi ancora di più attraverso un finanziamento diversificato delle diverse istituzioni e deve anche svilupparsi in un rapporto progettuale. Questo emendamento in sostanza adegua anche la scelta che la Regione Marche ha già fatto, addirittura in maniera necessitata. L’associazione Interform formava laureati delle facoltà agrarie. Questa associazione ha un contributo di 254.200 euro. L’Istituto per il movimenti deliberazione 63.000 euro. Per la valorizzazione del patrimonio della Resistenza 75.000 euro. Per l’organizzazione del soccorso alpino 36.000 euro. Per la Commissione regionale pari opportunità 53.000 euro. Per il Wwf 9.000 euro. Per l’Associazione dimessi ex ospedali neuropsichiatrici 35.000 euro. Contributi a favore dei soggetti radioterapici 60.000 euro. Disciplina del volontariato 48.000 euro. Interventi post trapianti organi 75.000 euro. Valorizzazione della cooperazione sociale 75.000 euro. Cooperazione assistenza tecnica in agricoltura 135.000 euro. Attuazione del Ppar 73.000 euro. Per non parlare del fondo regionale per l’istruzione pubblica, che stanzia 300.000 euro. Quindi dare a un’associazione di questo tipo quasi tutto il residuo del bilancio ci sembra una cosa non congrua ed anzi credo che questo creerebbe uno squilibrio con le altre associazioni. Forse sarebbe meglio fare un altro discorso, se vogliamo mantenere questa quota: pubblicizzare, statalizzare questa cosa, in modo tale da fare, in un lavoro di lunga lena, anche con i funzionari, gli addetti all’istruzione, che potrebbero diventare dipendenti pubblici a tutti gli effetti, le funzioni che oggi assolvono. Forse a quel punto la Regione risparmierebbe anche dei fondi. Quindi noi siamo per valorizzare la scuola di giornalismo, ma all’interno di un meccanismo di equilibrio, di serietà. Noi diciamo di mantenere e far continuare i corsi — quindi non siamo degli avventurieri che fanno un salto nel buio — ma utilizzare di questi 254.200 euro, 100.000 euro a favore dei soggetti che a loro spese vanno a fare le radioterapie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Sono sconcertato da questa proposta emendativa, perché se da una parte corrisponde ad un bisogno reale dei marchigiani, rispetto al quale non si può che essere d’accordo, dall’altra introduce un elemento distorsivo nel dibattito politico.
La maggioranza di questo Consiglio regionale ha approvato, a conclusione della scorsa legislatura, un intervento legislativo che ha tenuto conto dell’esigenza di salvare questa istituzione. C’è stato un dibattito abbastanza lungo, rispetto al quale la maggioranza ha espresso un orientamento sul quale, da parte nostra erano già state espresse alcune critiche. Se si vuole mettere in discussione quella scelta lo si faccia apertamente, qualcuno si assuma la responsabilità di proporre l’abrogazione della legge, venga in aula e discutiamo sull’abrogazione della legge. Un emendamento che toglie una parte delle risorse al finanziamento non mi sembra adeguato.
Vorrei che il consigliere Procaccini si facesse carico, contestualmente a questo problema, dei ritardi gravissimi della Giunta regionale in ordine agli impianti, alle strutture che intervengono nel campo della radioterapia. Debbo rilevare che per la gravissima responsabilità di questa Giunta regionale, ancora non è stato attivato il centro radioterapico a Pesaro. Ritardi gravissimi nell’esecuzione, nei controlli dei lavori, che portano chiaramente la responsabilità di questa Giunta regionale. Quindi l’appello che faccio a Procaccini è che, oltre a preoccuparsi di sostenere con altri 60.000 euro queste spese, si faccia carico anche di sollecitare la conclusione dei lavori che consente alle Marche di avere un’altra struttura importantissima.
Per questo motivo l’invito che rivolgiamo a Procaccini è di portare una proposta di legge che chiuda la Scuola di giornalismo e su questa ci confrontiamo. Attraverso l’emendamento, no.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Esprimo una contrarietà nei confronti dell’emendamento del consigliere Procaccini. Al gruppo dei Comunisti italiani riconosco rigore, fermezza delle posizioni e, a volte, anche consigli utili, saggi. Ma questa volta credo che il gruppo dei Comunisti italiani sbagli, perché questa Scuola di giornalismo, i cui soggetti proponenti sono l’università di Urbino, l’Ordine nazionale dei giornalisti, il Comune di Urbino e la Regione Marche, esiste dal 1989, è stata fondata da Carlo Bo, ha autorevolissimi protagonisti del mondo della cultura giornalistica italiana ed è una delle eccellenze tra le scuole di formazione. Vorrei quindi ricordare la storia e i caratteri di questa scuola, che non sono privati. Queste scuole esistono in molte regioni d’Italia e sono sostenute dalle Regioni, non siamo un caso unico, né raro. Molte Regioni sostengono questo. Quindi vorrei intanto togliere i dubbi sul carattere privatistico della stessa e pregare i Comunisti italiani di riflettere su questo emendamento.
So che questa scuola è vissuta, prima con contributi diretti della Regione, poi, dalla metà degli anni ‘90 in avanti ha potuto fruire dei benefici delle fonti comunitarie, poi non ha più potuto, per ragioni relative ad alcune caratteristiche dei bandi, usufruire delle stesse. A quel punto la Regione è intervenuta con una legge. Sappiamo che grava pesantemente sulle risorse della Regione, in particolare in una situazione come questa in cui le risorse pubbliche sono ridotte, però chiedo veramente un momento di riflessione al Pdci su questo emendamento.
Quali impegni possiamo assumerci? Da parte della Regione sono stati espletati tentativi anche nei confronti dell’Unione europea per cercare di capire se potevamo attingere a quelle risorse. Non è possibile per ora, però stanno cambiando le modalità con le quali, in futuro, attingeremo ai fondi comunitari: può anche darsi che si riaprano delle prospettive, quindi direi di esplorare, nel futuro, anche questa eventualità.
A me sembra sbagliato, non soltanto per il merito ma anche per il metodo. Non possiamo...

Cesare PROCACCINI. Questo avviene per tutta la...

Adriana MOLLAROLI. Io non l’ho interrotta, consigliere Procaccini, quando lei ha illustrato le sue ragioni. Voglio anche informarla che come I Commissione, per far conoscere direttamente e meglio ai membri del Consiglio, in particolare a quelli della Commissione competente che cosa fosse questa entità, abbiamo ricevuto la direttrice della Scuola di giornalismo, abbiamo avuto un incontro esplicativo che ha dato tutte le informazioni possibili... Procaccini, non voglio fare lezioni ad alcuno. Tu mi conosci e sai quali sono le mie modalità di lavoro, raramente credo di essere uscita fuori dalla serietà, dal rigore e anche dal merito. Abbiamo avuto tutte le informazioni necessarie in quell’incontro e, pur consapevoli di un consistente contributo finanziario che la Regione dà, a me pare che non sia questo il metodo. Da un gruppo serio e saggio come quello dei Comunisti italiani io credo che non si possa chiudere una scuola con un emendamento: si ragiona come maggioranza, si parla con i soggetti interessati e si assumono le decisioni. Mi sembra che le caratteristiche di questo emendamento sono fuori anche da una tradizione di serietà che da quella parte c’è sempre stata.
Non ritengo possibile votare questo emendamento e chiedo ai Comunisti italiani un momento di ragionevolezza, ritirando questo emendamento per valutare con molta più serenità, ma soprattutto serietà, questa questione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Chiedo di sospendere la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 16,25,
riprende alle 17,05

PRESIDENTE. E’ stato presentato l’emendamento 1/C a firma Procaccini e Bucciarelli che sostanzialmente modifica l’imputazione dei 100.000 euro che vengono sottratti al finanziamento della Scuola di formazione per imputarli all’Upb 53007, anziché alle provvidenze in favore dei soggetti in trattamento radioterapico, pur avendo la stessa finalità.

Oriano TIBERI. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei consiglieri Giannotti e D’Anna.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini sì
Altomeni sì
Amagliani sì
Badiali sì
Benatti astenuto
Binci sì
Brandoni sì
Brini astenuto
Bucciarelli sì
Bugaro astenuto
Capponi astenuto
Castelli astenuto
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli astenuto
Comi sì
D’Anna no
Donati sì
Favia sì
Giannini sì
Giannotti no
Lippi astenuto
Luchetti sì
Mammoli sì
Massi astenuto
Mezzolani sì
Minardi assente
Mollaroli no
Ortenzi sì
Petrini sì
Pistarelli astenuto
Procaccini sì
Ricci sì
Rocchi sì
Romagnoli astenuto
Santori astenuto
Solazzi no
Spacca sì
Tiberi no
Viventi assente

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Decade, quindi, l’emendamento 1/C di Procaccini e Bucciarelli.
Emendamento 1/D a firma Pistarelli e altri. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Fabio PISTARELLI. Affinché rimanga a verbale, noi ci rendiamo conto i lavori stanno procedendo ad un ritmo e con dei metodi che sono veramente inqualificabili. Cerchiamo di fare in modo di salvare almeno una sostanza di interventi. Facciamo pertanto il seguente tipo di proposta: chiederemo la parola solo sui nostri emendamenti che riteniamo essere importanti e decisivi per quanto riguarda la discussione in aula. Sugli altri ci limiteremo alla votazione. E’ un ultimo tentativo di far sì che questi lavori abbiano una dignità che mi pare fino adesso non sia stata il carattere di questa sessione. Se però vedremo un atteggiamento ancora dilatorio, di assoluta confusione, a quel punto non potremo fare altro che constatare che c’è l’impossibilità di discutere questo bilancio.

PRESIDENTE. Subemendamento 1/E a firma Pistarelli e altri. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/F a firma Pistarelli ed altri. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/G. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/H. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/I. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/L. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/M. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/N a firma Capponi, Binci, Santori e Ceroni. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo emendamento si riferisce al ripristino delle somme che erano previste nel precedente bilancio per il sostegno alle attività motorie e ginniche delle associazioni sportive dei paraplegici e di persone con problemi di handicap.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ho appoggiato questo emendamento che era stato presentato in Commissione su richiesta del Comitato italiano para olimpico, che è il corrispondente del Coni per disabili. C’era stata una lettera indirizzata al Presidente Spacca e agli assessori. La Commissione aveva bloccato questi importi perché non si sapeva se fossero veramente finalizzati all’attività dello sport per disabili. Il Cip è il corrispondente del Coni per le società che fanno sport per disabili. L’importo era di 147.000 euro, mentre l’anno precedente era di 180.000. C’erano stati diversi emendamenti per importi superiori, quindi ho invitato Capponi a presentare questo emendamento per la differenza rispetto all’importo dell’anno precedente, perché mi sembrava una richiesta minima e perché questo tipo di attività è equiparabile ad attività socio-sanitarie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Tra le tante carte che sono girate in queste ore avevo visto una proposta nella quale i 33.000 euro erano stati reinseriti, quindi c’è forse un errore materiale dell’ultima ora, perché c’era l’intenzione politica di farlo. Sono convinta che sia frutto di un errore materiale.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. C’è stato uno scambio di fogli, perché era stato proposto anche dalla Giunta per lo stesso importo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 1/N.

Il Consiglio approva

Subemendamento 1/O a firma Santori, Capponi e Ceroni. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/P. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Si tratta delle leggi di finanziamento per il diritto allo studio. Sono da elevare da 9.400.000 a 9.80.000 euro che rimettiamo agli Ersu per il diritto allo studio universitario, recependo appelli da parte dei presidenti unanimemente espressisi in questo senso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Ho partecipato alle audizioni dei rettori delle università e dei presidenti degli Ersu. Questo era uno degli aspetti più importanti citati dagli Ersu e dai rettori, per incentivare, soprattutto nelle università che hanno pericolo di calo delle iscrizioni nel caso di riduzione dei servizi — mi riferisco soprattutto a Urbino, Camerino e Macerata — le iscrizioni stesse. C’è quindi una forte richiesta di attenzione particolare a questo aspetto, anche perché mi sembrava che la Commissione in fase di audizione avesse più o meno risposto positivamente a questa istanza.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento 1/Q a firma Santori, Capponi, Giannotti e Ceroni. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento 1/R. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento 1/S. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Mi pare che la famiglia sia stato un argomento molto trattato in teoria, ma molto poco considerato nella pratica della stesura del bilancio. La legge 30 è una nostra legge, ci sono 1.277.000 euro di previsione, assolutamente insufficienti. L’elevazione a 2.277.000 è il segno concreto di un impegno verso certi aspetti della vita sociale che consideriamo sempre nelle nostre discussioni teoriche ma che nella pratica non hanno ricadute. Il sostegno alla famiglia si fa attraverso questo tipo di attenzioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. La posizione del gruppo di Forza Italia è favorevole ad una svolta radicale delle scelte della Regione rispetto alla famiglia. Purtroppo dobbiamo constatare che a distanza di quasi un anno dalle elezioni regionali, gli impegni assunti in questo senso sono platealmente disattesi, come è disattesa un’esigenza che noi abbiamo posto. C’è una proposta di legge proposta dal nostro gruppo all’inizio della legislatura, con le quali si intende rimodulare le scelte relativamente alla famiglia, accompagnandola in tutto il suo percorso, con interventi per le giovani coppie, per gli anziani e così via. Anche in questa legislatura il rischio è che ci sia una posizione di rifiuto della maggioranza di discutere temi per i quali il mondo cattolico è sensibile e non solo. Credo che sia un fatto grave per il mondo cattolico marchigiano ma anche per la Regione, perché bisognerebbe che la maggioranza avesse il coraggio di dire no, assumendosi la responsabilità di questa scelta e non mi scandalizzerei. Il fatto che si continui a cestinare una proposta migliorativa del provvedimento è un tradimento, secondo me, degli impegni che molti di voi hanno assunto con i propri elettori durante la campagna elettorale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Io credo che questo emendamento vada respinto. Da parte della sinistra si tende a sostenere politiche per le famiglie, che non si fanno attraverso una legge ma attraverso una serie di interventi che in questo bilancio ci sono, a partire da quelli sulla casa, a partire dal mancato taglio alle risorse destinate alle politiche sociali. Voglio ricordare a tutti noi che trovo singolare che da parte del centro-destra non si ricordi che alla nostra regione vengono meno 13 milioni di euro per un mancato accordo da parte del Governo nazionale sul fondo unico per le politiche sociali. Sono stati sforzi sufficienti e non è possibile ritenere che i problemi delle famiglie si risolvano con una legge. Sono politiche trasversali. La nostra legge aiuta, ma sono tante le modalità con le quali si interviene. Questa è la risposta del centro-sinistra. Il nostro bilancio salvaguardia e sostiene politiche della casa, a sostegno della non autosufficienza, politiche sociali verso le quali fortissimo è lo sforzo della nostra regione e credo che questa sia la risposta più forte che possiamo dare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Condivido l’intervento del consigliere Mollaroli. Ritengo che anche questi richiami ideologici e di parte rispetto all’attenzione alla famiglia e solo al mondo cattolico, siano fuori luogo. Noi ci siamo presentati alle elezioni e non alla Cresima, quindi ritengo che l’attenzione non venga dall’appartenenza di fede, pur ritenendomi immodestamente credente. Penso che gli interventi a favore della famiglia vengano dalle considerazioni sui servizi che la famiglia riesce ad avere per poter continuare ad essere tale, quindi occorre garantire i servizi, le scuole, la sanità. Tagli in questi settori non ce ne sono stati. Se fosse stato possibile sarebbe stato il primo settore su cui intervenire, ma questa finanziaria ha già messo la famiglia al primo posto, perché quando non si taglia nei settori socio-sanitari, si riconosce alle persone la primarietà rispetto a tutti gli interventi. Penso che non sia abbastanza, sicuramente, ma se vogliamo parlare di quello che c’è da fare, occorre trovare risorse per le famiglie in difficoltà, che non riescono a pagare le bollette. Questo, anziché interventi a pioggia, mirati indifferentemente rispetto al reddito. Ci sono delle famiglie in difficoltà che non riescono a pagare le bollette della luce, dell’acqua, le rette scolastiche dei loro figli o del trasporto scolastico. Se ci sono risorse, sono questi settori primari su cui bisogna investire.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Io ho fatto il Battesimo, la Comunione, la Cresima, il matrimonio in chiesa e sono anche orgoglioso. Dico che il sostegno alla famiglia non è mai abbastanza, anche perché 3 milioni di euro rispetto a quello che spendiamo per le piste ciclabili non è una somma di grande rilevanza. Tra l’altro vorrei sottolineare che oggi, in un nosocomio di Ancona è stata usata per la prima volta nella nostra regione la pillola RU 486 e sarebbe anche il caso che questo Consiglio analizzasse la proposta di legge, collegata a questo tipo di provvedimento, a sostegno della famiglia e della vita nascente che troppo spesso, per problemi economici che attanagliano la nostra società, viene repressa e che invece andrebbe sostenuta.
Per questo chiediamo un voto convinto a questo subemendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Trovo anch’io inadeguato sottolineare, con il pretesto di questo emendamento che è sacrosanto e sul quale invito la maggioranza a ragionare e quindi votare a favore, che la discussione si restringa a una competizione tra laici e cattolici. Ho visto che oggi i giornali hanno riportato la mia frase di ieri che riguardava i vescovi e i parroci, quindi non ci torno sopra. C’è uno snodo fondamentale di incontro tra le nostre diverse posizioni. Sento replicare “facciamo la politica della casa, facciamo la politica dell’emergenza”. Le nostre visioni si scontrano su questo. Qui non c’entra la famiglia laica, cattolica o musulmana. Il discorso è capire se la Regione interviene sulle patologie che riguardano la famiglia, quindi gli abbandoni, le emarginazioni. Interviene soltanto nell’emergenza o deve cercare di intervenire prima per prevenire queste patologie? Cari amici e compagni, noi ci scontriamo su questo. Non è questione di Cresima o Comunione, Binci: ci sono esponenti Ds che fanno anche due-tre Comunioni in campagna elettorale. Anche a noi è stato insegnato, al tempo del catechismo, che si può andare anche a tre messe, però di Comunioni se ne deve fare una, invece c’è chi, tra voi, ne fa due-tre in campagna elettorale. Nel Maceratese abbiamo visto questi esempi santi e sacri.
Non cercate di focalizzare il punto del sostegno alla famiglia preventivo. Il nodo è questo. Tutte le organizzazioni, cattoliche e laiche, che hanno chiesto di interloquire con la Giunta su questo argomento non sono state ascoltate, quindi vi pregherei di riaprire la riflessione. Tra tanti convegni che si organizzano, facciamo un piccolo convegno per fare il punto sulle politiche di sostegno alla famiglia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Penso che si possa raccogliere l’invito che a conclusione del suo intervento faceva Massi, quello di fare una riflessione, che sicuramente non possiamo raccogliere in quest’aula, sull’argomento che è stato proposto, ovvero le politiche di sicurezza sociale che mettiamo in campo per i nostri cittadini, per le famiglie, per la nostra comunità.
Credo che troveremmo delle sorprese facendo questa analisi e le possiamo già intravedere nei numeri aggregati, nei valori aggregati che pongono la nostra Regione tra le prime Regioni d’Italia per spesa pro-capite sui termini delle politiche di sicurezza sociale, che poi vengono interpretati in forma differente, anche aggregata, a fronte di soggetti differenziati come famiglie e comunità.
Da questo punto di vista vediamo che nella nostra regione il valore della spesa per la sicurezza sociale è secondo soltanto a quello della Lombardia e se andiamo a fare un’analisi ancora più approfondita in termini di riferimento per cittadini e per aggregati, troviamo che la nostra Regione, con 1.795 euro per cittadino, facendo riferimento non ai parametri che diceva ironicamente Binci ma a quelli che citava ora Massi nel suo intervento, è davanti all’Emilia Romagna, alla Toscana che sono Regioni che nel nostro immaginario dovrebbero essere più attente a questi parametri, ma la nostra regione è avanti anche alla Lombardia con 1.461 euro per abitante, al Veneto con 1.619 euro per abitante.
Cedo che varrebbe davvero la pena fare una ricognizione sul sistema delle politiche sociali della nostra regione e anche procedere a una riclassificazione di questi servizi, perché alcuni servizi che qui sono stati citati per gli anziani, per i non autosufficienti, possono essere inquadrati in quella prospettiva che richiama la categoria della famiglia e comunque si inquadra, nella sostanza, come servizi per la famiglia, pur nella nostra legislazione trovando accoglienza sotto altre forme.
Credo che dovremmo farlo, proprio per acquisire la consapevolezza di quanto forte sia l’attenzione che la nostra istituzione, quindi noi tutti, il Consiglio regionale esprime nei confronti dei nostri cittadini.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 1/S.

Il Consiglio non approva

Emendamento 1/T. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. E’ sulla falsariga della discussione che abbiamo fatto in questo momento. Noi teniamo molto a focalizzare l’attenzione sull’aspetto dell’aiuto alle funzioni genitoriali. Per questo abbiamo presentato una proposta di legge in tempi non sospetti, perché la stessa proposta che contiene sostanzialmente le stesse misure, è stata presentata dal partito della Margherita a livello di approvazione della legge finanziaria.
Noi riteniamo che questo sia un aspetto importante e ho apprezzato l’intervento del Presidente Spacca, soprattutto per dire che bisogna rivedere l’azione delle politiche sociali di questa Regione. L’input è venuto da alcuni ani e la strategia, l’organizzazione di questi servizi ormai è abbastanza vetusta, quindi ci sono problemi emergenti, ci sono situazioni emergenti. Noi non riteniamo di essere da soli i difensori della vita, penso che tutti dobbiamo avere questa profonda attenzione e sostenere soprattutto chi ha nella funzione genitoriale, in particolare materna, delle difficoltà, vedi le donne sole, le donne con basso reddito, le giovani coppie con basso reddito.
Ho visto che avete intaccato il patto per lo sviluppo di una serie di milioni di euro avete aumentato i mutui di 13 milioni di euro. Non penso che 500.000 euro per questo aspetto, da concordare poi insieme, possa stravolgere tutto. Lo riteniamo invece un segno che in questo settore possiamo fare delle politiche anche insieme.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/U. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva


Subemendamento 1/W a firma Massi ed altri. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/V. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 1/Z. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La legge 2 del 2003 in realtà vede in grande difficoltà gli enti locali che non hanno risolte sufficienti nemmeno per i vigili a scavalco. I servizi associati possono dare un minimo di respiro all’ente locale. Queste sono politiche nostre, della Regione, non dobbiamo aspettare lo Stato. Ne avevamo fatto oggetto di un emendamento dell’intera Casa delle libertà, proprio perché va oltre le questioni di appartenenza.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 1 della II Commissione a firma Brandoni. Se passa decadono i successivi da 1/A a 11.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 2.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Subemendamento 012. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. E’ una cosa meritevole di attenzione. Ogni anno c’è un successo di questa iniziativa che va oltre ogni tipo di previsione. Ogni anno tantissimi marchigiani, italiani partecipano a questa raccolta assolutamente gratuita, benefica e seria fatta da tante sigle associative. Mi vergogno di parlare di cifre così minime per cose così grandi. Abbiamo un nostro capitolo che era stato istituito a suo tempo e che da anni è senza fondi. Mettiamo 50.000 euro al capitolo 52907108, che è appunto la tabella che stiamo discutendo, la tabella B che riassume il rifinanziamento di leggi regionali. C’era una nostra legge regionale sul banco alimentare, che da tanto tempo non ha neppure una lira. Chiedo il voto per appello nominale a nome anche dei consiglieri D’Anna e Lippi.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini assente
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti sì
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati sì
Favia sì
Giannini no
Lippi sì
Giannotti assente
Luchetti assente
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani assente
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi sì
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Romagnoli sì
Rocchi sì
Santori sì
Solazzi sì
Spacca assente
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio approva

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Emendamento n. 12. Lo pongo in votazione come emendato.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 3 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Subemendamento 015 del consigliere Brandoni. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento 015/A. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/B. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/C. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/D. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/E. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/F. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/G. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/H. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/I. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/L. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questo è un altro tasto sul quale abbiamo tante volte discusso. Non ce la fanno più gli enti locali a sostenere l’anziano non autosufficiente. Sui progetti socio-assistenziali si può aumentare il capitolo, lo si deve aumentare a nostro avviso. Meno fondo di riserva e più fondi per quanto riguarda i progetti, perché ci sono tante ristrutturazioni da fare delle strutture, per entrare dentro le autorizzazioni, cioè dentro quegli standard mini. Per questi progetti che si chiamano socio-sanitari, di integrazione, che riguardano il piano sociale, il piano socio-sanitario, diamo finanziamenti adeguati alle istanze che vengono dal territorio. L’anziano deve essere la priorità. Siamo invece all’anno mille, perché gli interventi sono ancora quelli che i Comuni fanno dall’800 con le forme della casa di riposo, dell’assistenza benefica o volontaria.

PRESIDENTE. Pongo in votazione

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/M. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/N. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. E’ aumentata di 400.000 l’Upb destinata ai contributi in conto interessi per la qualificazione dell’offerta turistica. E’ una cosa unitaria che hanno fatto tutti i gruppi, sperando che possa essere di incentivo ad un sistema che, al di là delle enunciazioni, ancora vede molte lacune e difficoltà. Si fa promozione da parte di 1.500 soggetti non coordinati fra di loro. I sistemi turistici locali sono stati una sperimentazione che ha dato non buoni risultati, per non dire pessimi, perché ci sono stati Comuni che si sono associati in maniera intelligente, altri meno. Il sistema delle Grandi Firme era una bella cosa, con Civitanova e il sistema moda: ditemi perché Monte San Giusto appena cambiata amministrazione si è sfilata. Ha le calzature, imprenditori importanti e validi. Come mai la precedente Amministrazione ha firmato e appena a cambiato segno è uscita dal sistema turistico? Che criterio è? Deve essere una cosa organizzata, fatta bene e studiata per progetti che funzionano.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/O. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/P. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/Q. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 015/R. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questa iniziativa era stata approvata in sede di assestamento di bilancio e ha contribuito notevolmente a far sì che il campionato di calcio femminile serie C si sia potuto svolgere regolarmente. La proposta viene modificata quest’anno, nel senso che l’intenzione è quella di sostenere la pratica sportiva anche nelle scuole, quindi riservare una quota percentuale del finanziamento alla Figc per la promozione.
Chiedo ai consiglieri di maggioranza che allora hanno votato questa iniziativa, un voto di responsabilità, perché un effetto positivo di questa iniziativa può vedersi solo nel medio periodo, quindi chiedo un comportamento coerente con quanto fatto nel passato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. In realtà è una ripetizione, al di là della modifica piccolissima del consigliere Capponi rispetto all’assestamento. Io ho votato l’emendamento che riguardava le squadre di calcio femminili, perché al di là dell’entità della somma è stato un segnale utile a un coinvolgimento. Però non può diventare una regola, perché significherebbe cerare una disparito di trattamento nei confronti di altre categorie che hanno anch’esse bisogno di un forte sostegno. Sarebbe forse il caso di approfondire le necessità di questi sport minori e fare una discussione più generale che eviti disparità di trattamento. Tra l’altro dovrò andare presto ad assistere a una partita di pallavolo, dove mi hanno invitato. Non faccio questioni di campanilismo, credo che gli sport minori vadano trattati in maniera equa. Rispetto a un emendamento approvato in sede di assestamento non possiamo continuare, perché immagino che questo potrebbe creare difficoltà agli stessi rapporti tra le società.

Franco CAPPONI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Santori e Brini.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani assente
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi assente
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Santori sì
Solazzi no
Spacca no
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento 015/S. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Decadono gli emendamenti da 16 a 44. Pongo in votazione l’art. 4 emendato.

Il Consiglio approva

Art. 5, subemendamento 045/A a firma Pistarelli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 045/B. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Si tratta del patto per lo sviluppo. L’abbiamo detto tutti che è un passaggio che forse è dirimente anche per quanto riguarda la politica che la Regione dovrà fare da qui all’anno che si è aperto ormai da un mese. Perché dirimente? Perché abbiamo contestato essere stata il patto per lo sviluppo la panacea di tutti i mali. “Non vi preoccupate, c’è una riduzione ma la ritroverete negli interventi relativi al patto per lo sviluppo”. Le prerogative di questo Consiglio regionale sono poche. Una, sacrosanta, è quella di dare gli indirizzi, non di venire qui e discutere di documenti programmatici che poi finiscono come esortazione, come invito, come sollecitazione ma non come indicazione politico-programmatica ma soprattutto stringente indicazione normativa. Il percorso scritto nell’art. 10 di questa finanziaria è assolutamente non in linea con le prerogative degli organi di questa Regione, perché ci si dice che la Giunta propone al Consiglio un documento di programmazione denominato patto di sviluppo, che noi discuteremo come fosse una mozione, un ordine del giorno. No, colleghi. Il Consiglio regionale, almeno in questo difenda se stesso. Qui dobbiamo discutere le linee di indirizzo che la Giunta dovrà sicuramente proporre e poi eseguire, ma deve venire un regolamento che si chiama patto per lo sviluppo. Un regolamento sicuramente elastico, non chiuso, vincolato in distribuzioni per capitoli di risorse, questo non lo vogliamo. Non dobbiamo indicare in maniera pedissequa un milione qui, tre milioni là, però gli indirizzi di fondo sì. Per esempio il capitolo sull’equilibrio nel territorio delle scelte che dovranno essere fatte per 11,7 milioni di euro, le priorità e le percentuali di priorità. Questo lo dobbiamo dire noi alla Giunta, su proposta della Giunta, ma qui deve venire un regolamento, non un documento politico che possiamo fare anche oggi, anche adesso. Però ci sono 11,7 milioni di euro: è un nodo strategico della politica regionale. Il subemendamento 045/B recita: “Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta, approva entro il 31 marzo 2006 — possiamo cambiare la data — con apposito atto amministrativo le linee di indirizzo degli interventi denominati patto per lo sviluppo”. E’ la soglia minima di rispetto delle prerogative reciproche. Ne faccio una questione dirimente, di fondo, perché non esprimeremmo un sano principio di rispetto e di collaborazione tra l’Assemblea degli eletti e l’Esecutivo nell’altra maniera. L’articolo 10 è già una norma-manifesto, ma io non voglio discutere in quest’aula un documento politico, dobbiamo fare una cosa operativa e seria, con tutti i crismi della procedura, cioè la Commissione che emenda la proposta, la porta in aula, gli emendamenti liberi dei gruppi che in Commissione non hanno potuto lavorare in maniera efficace fino in fondo, poi si ritorna a dare alla Giunta una delega. Deleghe in bianco per carità. E un documento politico generale è una delega in bianco. Già ne stiamo facendo troppe con le Upb e senza il Poa. Non ne facciamo assolutamente di più, soprattutto in questa partita di 11,7 milioni di euro.

PRESIDENTE. Per errore degli uffici questo subemendamento è stato collocato come subemendamento dell’art. 45, invece deve andare nell’articolo 10. Quindi se siete d’accordo, visto che Pistarelli lo ha già illustrato, completiamo la discussione e lo voteremo successivamente.
Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo emendamento è presentato da tutta l’opposizione. Oltre alle motivazioni che ha sviluppato Pistarelli, faccio un’altra considerazione. Questa Giunta nell’atto programmatorio di questo bilancio scarica tutte le tensioni che ci sono in questa regione dentro il patto per lo sviluppo. Manca il sostegno alle imprese, mancano le infrastrutture? Sono nel patto per lo sviluppo. Gli emendamenti presentati dalla maggioranza e accolti, hanno sgonfiato questo capitolo a poco più di un capitolo di una legge ordinaria di spesa di basso profilo. Quindi ritengo, prima di tutto, che almeno ci sia una tempestività nel dichiarare al “sistema Marche” cosa vogliamo fare con il “pattino per lo sviluppo”, perché molte volte la gente è incentivata solamente dal fatto che sa di poter contare su qualcosa, quindi riesce a programmare, riesce a progettare, riesce a ideare, riesce a pensare. Questo è un bilancio che non fa pensare nessuno, perché non c’è alcuna prospettiva. Il patto per lo sviluppo, ridotto a 7-8 milioni di euro, non fa sognare nessuno. Abbiamo almeno la coerenza, l’onestà intellettuale di darlo al sistema subito, magari pensando che con un assestamento avremo altre risorse da mettere per incentivare il sistema. Il rinvio oltre maggio significa che questo patto per lo sviluppo non lo faremo neanche partire. La Giunta venga con una proposta chiara e faccia capire ai marchigiani cosa vuol fare con il patto per lo sviluppo. Penso che almeno questo sia dovuto a noi consiglieri, a noi dell’opposizione e ai marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Condivido lo spirito dell’emendamento, perché, di fatto, riporta al Consiglio le sue competenze e nessuno ha detto che questo non sarebbe stato. Quindi penso che sia questo l’iter che dovrà essere seguito. E’ logico che dovranno esserci degli interventi e delle modalità con cui indirizzare i fondi. Al di là di quello che dirà Marcolini, penso che questo sia l’intendimento della norma, al di là dell’enfasi che c’è nelle prime tre frasi in cui si cerca di andare incontro alle esigenze. Però la formulazione grammaticale e letterale non può essere contestata, bisogna contestare la sostanza e la sostanza è che questo è un atto che il Consiglio dovrà vedere.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Vorrei dichiarare esattamente come ha fatto adesso il consigliere Binci, che l’intenzione della Giunta è esattamente di corrispondere alla stesura di un atto programmatico, politico, che anzitutto trovi nel Consiglio regionale la sede della determinazione degli indirizzi e delle scelte di fondo.
Vorrei ricordare che già nella relazione al bilancio, nel Dpefr sono già state indicate le priorità e illustrate le metodologie, seppure informa sintetica, laddove si individuano nel rafforzamento della competitività del sistema delle piccole e medie imprese, nell’integrazione tra turismo e cultura, nella rete infrastrutturale, nel rafforzamento dell’imprenditorialità marchigiana, delle politiche per la casa, i capitoli da sviluppare. Resta inteso il comune sentire a cui si ispirava il consigliere Binci, ma anche il presentatore dell’emendamento. Sono meno d’accordo con quanto diceva il consigliere Capponi, per cui delle due l’una: o la discussione sul patto per lo sviluppo è priva di significato, e allora tanto vale la pena mandarla in esecuzione automaticamente, oppure onorarla per le possibilità che, pur ridotte, vi sono. Non confidiamo in una valenza finanziariamente palingenetica del patto per lo sviluppo. Mi pare inutilmente polemico il riferimento fatto. Nella sostanza convengo che ci sia la necessità di formalizzare le procedure per la partecipazione piena e per l’indirizzo, da parte del Consiglio, degli indirizzi per il patto per lo sviluppo. Già ieri mattina e praticamente questa mattina, formalmente, sono stati discussi anche i limiti dell’organizzazione di un procedimento complesso e stilizzato, quindi convengo con quanti, dall’opposizione, avevano aggiunto che si allungasse di un mese, atteso che i primi giorni di aprile sono anche i giorni delle consultazioni elettorali e che il mese di marzo non è quello più fortunato per l’istruzione e la concertazione con le categorie economiche e sociali e con i Comuni, molti dei quali vanno al voto. Quindi esiste un emendamento successivo che sposta i termini e che definisce in aprile e in maggio la presentazione di una proposta sotto la forma tipizzata di un atto amministrativo che conterrà le procedure, i criteri territoriali di scelta e di integrazione, definirà anche le procedure concertative per gli enti locali. Voglio ricordare che la procedura a cui vogliamo in qualche maniera afferire è quella prevista dalla legge 662 del 1996 sulla programmazione negoziata, in cui ognuno mette una propria parte, quindi quella somma che per le risorse regionali ammonta a 11,7 ma che aggiunge anche una parte di risorse statali destinate alla edilizia residenziale pubblica ma non destinate nella tipologia, potremmo ragionevolmente superare i 25 milioni che possono diventare un moltiplicatore se insieme alle risorse della Regione riusciremo ad affiancare quelle di Comuni e Province e pro-quota, in qualche caso, dei privati.
Quindi convengo nella tipizzazione dell’atto amministrativo, a condizione che venga spostato, saltando il periodo del mese di marzo l’istruzione dell’atto, quindi nel mese di aprile, per andare in Consiglio nel mese di maggio.

PRESIDENTE. Ricordo che questo emendamento sarà votato nell’articolo 10. L’emendamento 46 trova, sempre nell’articolo 10, un emendamento presentato dalla Commissione, che sposta i termini delle date. Potremmo considerarlo come subemendamento di questo emendamento.
Articolo 5. Emendamento 45. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’art. 5 come emendato.

Il Consiglio approva

Art. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 10. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Se indichiamo che “Il Consiglio regionale entro il... deve approvare”, forse facciamo una forzatura. Potremmo dire “Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta da depositarsi entro il 31 marzo, approva...” ecc. Metterei il termine per il deposito della proposta da parte delle Giunta, non per l’approvazione del Consiglio. Possiamo accorpare gli emendamenti 47 e 48 e fare un unico subemendamento.

PRESIDENTE. Il subemendamento diventerebbe: “Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta da presentarsi entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge approva le linee di indirizzo e degli interventi...”. E’ sostitutivo degli emendamenti 47 e 48. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 10 emendato.

Il Consiglio approva

Art. 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 13 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 49 a firma Bugaro, Favia, Rocchi e Ciccioli. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Per favorire sia l’Istituto Pergolesi che la Fondazione Muse e mantenere il patto di stabilità del Comune di Ancona, i consiglieri regionali, su invito dell’ente Comune di Ancona hanno recepito questo invito e formalizzato questo emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Art. 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 50. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Art. 18. Emendamento 51 a firma Capponi che ha la parola.

Franco CAPPONI. Questo emendamento è in linea con una situazione generale che è conseguente anche alle scelte della finanziaria nazionale, nell’ottica di ridurre le spese di gestione della politica, quindi dei parlamentari, dei consiglieri regionali ma anche nell’ottica di definire, in un senso futuro, anche i contratti privati e le indennità di funzione che la Regione, senza alcuna regola in questo momento fa ai propri dirigenti e responsabili. Questo tentativo si inquadra nel contesto che vogliamo far emergere. In questa Regione la sinistra sbraita contro il Governo nazionale dicendo che si creano più ricchi e più poveri. Ebbene, una di queste azioni la sta perpetrando proprio questa Regione, pagando 200-250 mila euro l’anno i propri dirigenti e non avendo poi risorse per implementare i contratti collettivi delle figure non dirigenziali. Questa proposta è in linea con una certa sobrietà che vogliamo riportare nella gestione in questa Regione, la sobrietà a cui Spacca si riferiva al momento del suo insediamento, che noi abbiamo capito come volontà di non creare fratture, non creare grosse sperequazioni. invece la partita dei dirigenti in questa Regione crea grosse sperequazioni e ritengo che non potete andare in pubblico a riferire questo: mi riferisco a Brandoni, Bucciarelli, Binci e altri. Non potete attaccare altre figure mentre voi vi comportate ancora peggio, perché la relazione della Corte dei conti del 2004 riferita al 2002 ci fa le pulci proprio su questo, dicendo che una delle più piccole Regioni d’Italia paga i propri dirigenti più che tutte le altre. Ritengo che questo sia un problema morale da affrontare, perché non sono piccole cose. Rispetto ai 1.800 dipendenti della Giunta, avere 100 dipendenti che percepiscono indennità ultramilionarie ritengo che sia un problema reale. Questo avviene anche nella sanità. Non ritengo che questo nostro intervento sia un attacco alla dirigenza della Regione, ritengo che rientri tra le nostre principali prerogative non sbilanciare eccessivamente, all’interno della struttura regionale, la posizioni di lavoro, soprattutto in termini di remunerazione. Potrei fare questo appello in un modo molto più eclatante, perché ci sarebbero tutti gli estremi per fare grandi lanci pubblicitari su questo, ma siccome siamo solo al primo anno di operatività di questa Giunta, ritengo che con questo emendamento si possa iniziare un percorso, per stimolare la Giunta regionale a darsi delle regole che non siano proprio quelle della trattativa privata ad personam, al “mercato delle vacche” come è stato fatto in questa Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Credo che sia improponibile questo emendamento, perché un conto è agire direttamente su una questione regolata per legge come le indennità che ci riguardano, un conto intervenire su liberi contratti stipulati da attori che si sono obbligati in solido rispetto alle proprie responsabilità. Da un punto di vista etico non possiamo intervenire su contratti liberamente sottoscritti. Se poi il problema è raccomandare all’Esecutivo di temperare le indennità è un altro paio di maniche, ma vale per i contratti a venire. Non si può intervenire per legge su una contrattazione liberamente intesa e liberamente sottoscritta. Ecco perché credo che questo emendamento sarebbe opportuno che lo ritiraste.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Devo intendere che se lo ritiriamo si fa un ordine del giorno che auspica che la Giunta in futuro si comporti i maniera diversa? Su questo saremmo d’accordo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 52. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non riesco a capire l’osservazione di Luchetti, che sembrerebbe ostativa per quanto riguarda l’ammissibilità, ma mi pare che in Commissione non abbiamo dichiarato inammissibile questo intervento. Forse voleva dire improponibile politicamente, non tecnicamente. Noi possiamo chiedere una contrazione di indennità percepite da noi eletti e a maggior ragione a coloro che gli eletti nominano, perché noi li nominiamo in forza di legge. Se facciamo il primo gradino, quello più alto, i più bassi dovrebbero adeguarsi. Pertanto mi pare che la filosofia ci sia tutta anche sotto un profilo tecnico. Il precedente emendamento è stato bocciato e mi pare un’occasione persa, perché abbiamo deciso tutti quanti di votare l’art. 18 che dice “riduzione delle indennità del 10%”. Questo sforzo può essere fatto anche da coloro che sono da noi nominati.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Penso che quanto affermato dal consigliere Luchetti sia ineccepibile. Un conto è ragionare sul regime delle spoglie e sul regime dell’elettorato passivo, per cui c’è una norma statale e c’è una valutazione di opportunità. Altra cosa è incidere su contratti che hanno valore di diritto civile e sono punibili di fronte al giudice. Cosa diversa è quella che peraltro la Giunta regionale ha documentatamente dimostrato riguardo alla riduzione di un contratto di fornitura di beni e servizi oppure una politica di moderazione salariale, che è sempre auspicabile e sempre migliorabile. Non è pensabile che le indennità che sono già state assegnate — per alcune posizioni c’è già stato un regime di proroga definito — vadano a incidere sulle legittime aspettative del personale regionale. Mi pare una esagerazione di cui il personale dirigenziale e non — qui si va a incidere sulle posizioni di funzione, sulle posizioni di progetto — non hanno assolutamente bisogno. Cosa diversa sarebbe richiedere un’applicazione valutativa rigorosa, comprensiva del minimo e del massimo. Altra cosa è prevedere che all’interno del contratto si debba escludere l’eccellenza nell’Amministrazione regionale marchigiano. Nella politica di moderazione della spesa per il personale c’è sempre molto da fare, la battaglia contro gli sprechi non è mai finita, ma mi pare questa assolutamente ingiuriosa, perché generalizzata e senza specificazioni nei confronti del personale regionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 52.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’art. 18.

Il Consiglio approva

Articolo 18 bis. Emendamento 53. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 54. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 21. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 55. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 55 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 56. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 23. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 24. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 25. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 57. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 058. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Se ne è ampiamente discusso in Commissione. Ho cercato di fare un subemendamento cercando di trovare una soluzione che rispecchiasse la volontà di gran parte dei consiglieri regionali. Chiedo la Votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Giannotti e Capponi.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati sì
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Santori sì
Solazzi sì
Spacca assente
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento 58. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. E’ la proposta concreta di annullare il divieto di rielezione. Non capisco perché non si possa considerare favorevolmente questa proposta che toglie un divieto che esiste solo per questo incarico. Insisto nell’appellarmi ai consiglieri affinché ci sia questa disponibilità. Chiediamo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Brini e Capponi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Il Corecom è un organismo di controllo ed è importante che duri per un solo mandato, anzi ritengo che anche l’istituto del difensore civico, proprio per il ruolo di garanzia che rappresenta, dovrebbe pure non essere svolto per più di un mandato.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati sì
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti sì
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi sì
Romagnoli sì
Santori sì
Solazzi sì
Spacca assente
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

Art. 26. Emendamento n. 59. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questa è una questione molto delicata. Riguarda la sanità che già è stata oggetto di nostre critiche, anche dure, per quanto riguarda la modifica della legge sul personale, perché è stata l’unica che ha mantenuto deleghe per il discorso dell’Asur.
Con questa modifica che si vuol apportare, ci sono dei fatti assolutamente chiari nella loro intenzione e negli effetti finali.
A parte il primo comma “fino al 5% del fondo di riequilibrio”, invece che rigido il 5%, che è stato ben spiegato in Commissione, a parte il secondo comma che è un’abrogazione, ma con il terzo comma vengono istituiti due albi distinti, uno per il direttore generale di fascia A e uno per il direttore di fascia B.
Il dubbio forte sta nei requisiti della fascia B, perché se in fascia A si rimane dentro le previsioni del D. Lgs. 502, per quanto riguarda l’altro albo si dice: diploma di laurea specialistica. Il nuovo ordinamento universitario dice “3+2”. “Specialistica” è dubbio, specialistica in cosa? Se è 3+2, diploma di laurea quinquennale. (Interruzione). Questo è il più debole dei dubbi, il più forte viene dal punto c), quando si dice che l’esperienza professionale può essere anche stata maturata in rapporti di natura libero-professionale e di collaborazione coordinata e continuativa. Noi mettiamo come direttori, che debbono avere maturato esperienze di organizzazione di personale e di gestione i “Co.Co.Co.” o quelli che hanno fatto da professionisti esterni i cinque anni di esperienza professionale e amministrativa, in organismi, istituzioni, enti, aziende pubbliche o private con rapporto di lavoro pubblico o privatistico? Non si dice che il contratto deve essere vincolato ad una funzione di gestione del personale, ma solo di responsabilità sanitaria, tecnica, professionale o amministrativa. Mi pare un po’ poco. A meno che si vogliano veramente trasferire nelle zone “Co.Co.Co.” o “Co.Co.Pro.” che hanno affinità o assiduità di presentazione degli uffici regionali e pertanto guadagnano la medaglia per andare a fare i direttori di zona. Qui non ci siamo proprio. Noi chiediamo che questa cosa sia assolutamente tolta, perché ci fa veramente entrare in un ginepraio che non auguriamo né ai cittadini marchigiani per quanto riguarda la gestione della sanità che ci preoccupa di più, ma neppure lo auguriamo a voi. Voglio vedere questi albi pieni di gente che non ha fatto cinque anni di esperienza di gestione del personale e di risorse finanziarie, perché con un rapporto libero-professionale o con un “Co.Co.Co.” come si definivano prima, non si fanno esperienze vere di gestione diretta del personale e delle risorse finanziarie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Speravo che ci fossero altri interventi per dare spiegazioni. Se non ci sono altri interventi mi sento di dire che conosco come vengono costruite a tavolino le carriere nella sanità funzionano per cooptazione, soprattutto all’università ma anche in ospedale e nella pubblica amministrazione molto spesso le carriere vengono costruite a tavolino con una serie di contratti atipici, che alla fine formano il curriculum. Noi siamo estremamente contrari a questa procedura, non è accettabile che un passaggio per linee diverse dalle normali carriere nelle istituzioni pubbliche, a maggior ragione in un settore sensibile qual è quello della medicina, avvenga attraverso altri strumenti. Quindi non solo chiediamo la votazione per appello nominale su questo argomento, ma lo riteniamo pericolosissimo per la gestione della sanità marchigiana. Faccio appello a tutti i consiglieri di opposizione ma anche a quelli di maggioranza che hanno a cuore la corretta gestione del sistema sanitario. Sarebbe un emendamento gravissimo, molto più grave di altri che pure sono passati. Chiedo che ciascuno, al di là del partito di appartenenza, valuti secondo la propria coscienza personale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Credo che le osservazioni di Ciccioli sono da considerare, non è che le questioni siano campate per aria. Il problema della distinzione che ha suggerito questa proposta, è derivato dal fatto che quanto si prevede nel decreto 502 che stabilisce i requisiti da prescrivere per quanto riguarda la dirigenza, è una cosa rigida. Fino ad oggi si è determinata una lista di dirigenti che avevano una serie di requisiti prescritti secondo criteri di vent’anni fa. Il 502 del 1992 aveva previsto in quel momento una determinata fotografia della dirigenza e siamo andati avanti così. Questo ha consentito, nell’ambito della compilazione dei vari elenchi per la dirigenza di avere tutta una serie di iscrizioni che risalgono ad un’esperienza maturata anche a periodi molto precedenti, che non consegna professionalità innovative e moderne. Visto che abbiamo provveduto ad una modifica sostanziale del rapporto di responsabilità a livello di zona, a noi interessava lasciare quei requisiti per le massime responsabilità, anche responsabilità giuridiche, perché nelle aziende ospedaliere e nell’Asur c’è una responsabilità giuridica in prima persona.
Per quanto riguarda le altre professionalità, se si potesse accedere a una ricerca anche di persone giovani, che ovviamente hanno fatto un’esperienza di carriera diversa da quella prevista con i criteri di vent’anni fa... Oggi, quando diciamo collaborazione coordinata e continuativa, dobbiamo sapere che ci sono dei professionisti che hanno sempre fatto, da dieci anni a questa parte, una esperienza di questa natura, soprattutto medici. (Interruzione). Quella barriera è determinata da una carriera che oggi non esiste più, perché ormai sono dieci anni che sono bloccate le carriere interne, dal punto di vista curriculare. Da dieci anni a questa parte non entra più nessuno, per concorso, nella dirigenza, perché i concorsi non si sono fatti più. Quindi o privilegiamo coloro che provengono da quell’esperienza, oppure non gliela fai a svecchiare le graduatorie. Questo era l’intendimento. Io penso ai medici, soprattutto nelle Marche, perché non sono entrati più. I concorsi da cinque anni a questa parte sono solo per i posti che sappiamo. Anche i posti vacanti sono coperti da “Co.Co.Co.”, per cui da diversi anni a questa parte c’è stata una impossibilità, da parte dei più giovani, di accedere alla graduatoria del 502. Mettiamoci un’altra garanzia di controllo se volete, ma questa dizione è stata realizzata anche in molte altre Regioni proprio perché abbiamo gli elenchi ingessati. Quelli che non avevano il curriculum previsto vent’anni fa non entrano più in graduatoria. Questa è una limitazione piuttosto seria. Non credo che con questo si apra a chissà chi, perché oggi o hai la persona seria che dirige, oppure non fai i tuoi interessi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Ci troviamo di fronte a carriere apicali. Qui abbiamo responsabilità di livello. Non pensiamo che ci siano persone che costruiscono tutta la loro carriera senza avere mai fatto un concorso. Negli ultimi anni di concorsi ce ne sono stati. Nella mia struttura, nel tempo ci sono parecchie persone che hanno fatto il concorso, che erano “Co.Co.Co.”, che avevano contratti, che avevano borse ecc. Ogni tanto ci sono stati i concorsi, così in tutta la regione. Chi non ha mai superato un concorso e ha fatto tutti contratti e prestazioni libero-professionali è segno che non ha mai passato la barriera di un concorso. Un criterio concorsuale ci deve essere. Qui siamo agli organi dirigenziali, non posso pensare che ci siano persone che attraverso le scorciatoie riescano ad aggiungere i livello apicale senza avere bypassato una selezione corretta e alla pari. Tutti i contratti e le convenzioni vengono fatti per cooptazione, non c’è niente da fare. Ogni tanto questi contratti vengano vagliati dai concorsi. Abbiamo presentato un subemendamento che dice che questa regola non può passare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. E’ necessario che agiamo attraverso una legge su questa materia? Credo che questo meriti un momento di approfondimento, perché ci sono delle ragioni vere da una parte e dall’altra. E’ necessario che riformuliamo questi criteri attraverso un atto legislativo? Se così non fosse, ritengo che forse sia necessario un momento di approfondimento. Il presidente Luchetti registra una realtà; mi sembra che la materia meriti un approfondimento, per agire con più cognizione di causa. Si può fare un atto amministrativo ad hoc? Lo chiedo all’assessore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Mi pare di capire che fintanto che non c’è stata la “legge Biagi” i “Co.Co.Co.” potevano essere applicati a esperienze e funzioni non direttive. Il “Co.Co.Co.” è stato conformato per lo svolgimento di prestazioni che non hanno carattere apicale o direttivo, tanto è vero che è intervenuta la “Biagi” — ora i “Co.Co.Co.” non dovrebbero esistere più, ci sono i “Co.Co.Pro” — che ha consentito la possibilità di applicare questo contratto anche a prestazioni apicali, ma una volta che si sia definito un progetto tale per cui sia chiaro non solo quali sono l’inizio e la fine della prestazione ma anche i termini e gli elementi costitutivi del rapporto. Non vorrei sbagliarmi ma ora ci sono i “Co.Co.Pro.”, non ci sono più i “Co.Co.Co.”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Rilevo che il punto c) è veramente illeggibile e siccome l’approvazione di questo punto varia una legge, vi prego di valutare e di spiegarmi cosa vuol dire il punto c). Si dice “Esperienza professionale con funzione di responsabilità professionale o amministrativa”. Spiegatemi che cosa vuol dire, non ho capito. Poi: “in organismi, istituzioni, enti, aziende pubblico-private”, spiegatemi “organismi” e “istituzioni”. Non entro nel merito delle cose che sono state dette, perché le perplessità che desta l’emendamento riguardo alle collaborazioni coordinate e continuative ci sono tutte. Condivido in parte le cose che sono state dette da Luchetti perché in qualche modo è un aggiornamento, anche se per certe funzioni non è che può essere attivata la collaborazione coordinata e continuativa ma deve essere un rapporto di consulenza con libero professionista.
A mio avviso approvare così come presentato questo emendamento è un insulto a questo Consiglio. E’ incomprensibile, ameno che qualcuno definisca alcune tipologie di soggetti che possano rientrare in questa specificazione. Io non ci sono riuscito, al punto che si può interpretare anche che può assurgere a questo ruolo un laureato in filosofia che ha fatto il consigliere comunale per cinque anni a Porto Sant’Elpidio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Accogliendo anche il suggerimento di Solazzi, non so se in coordinamento tecnico è possibile chiarire meglio, per evitare che vi siano delle interpretazioni strane. Giustamente, se non viene precisato con un po’ di tecnica amministrativa, si potrebbe interpretare in maniera troppo ampia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Non so se il Consiglio conosce la lex satura: era una legge del Senato romano che conteneva di tutto e di più. In questo di tutto di più a volte c’erano anche vicende come questa, tanto è vero che si slittò dalla “o” alla “i” e “satura” diventò sinonimo di “satira”, quindi anche di farsa. Siccome, purtroppo, sono il firmatario di questo emendamento in quanto presidente della Commissione, devo dire che in Commissione non avevo trovato tutte queste perplessità e difficoltà. Lo dico a tutela della mia firma e anche a tutela della discussione che c’è qui in aula. Visto che questo emendamento è presentato e proposto dalla Giunta, chiederei alla Giunta, considerato che la grammatica è la cosa più chiara che c’è in questo emendamento — è il resto che crea qualche perplessità —... (Interruzione). Avevo sentito dire che c’era qualche problema grammaticale e rispetto a quello ho detto che probabilmente la forma era adeguata. Considerato che in Commissione questi problemi non sono stati sollevati, salvo il punto b) che lasciava qualche perplessità che poi è stata chiarita, in relazione alle caratteristiche della laurea per la modifica dell’ordinamento universitario, chiedo all’assessore che è stato il proponente in Commissione di chiarire questo punto, così se ci sono ulteriori perplessità votiamo i subemendamenti, ne precisiamo il contenuto, ne adeguiamo l’articolato, altrimenti eviterei di scivolare da “satura” a “satira” perché il tempo, da questo punto di vista, è utile a tutti noi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Devo solo fare una riflessione. Secondo me sono valide le norme previste dal regolamento di contabilità della Regione e sono piene di significato nel punto in cui dicono che nella legge finanziaria vi deve essere divieto di obbligo di normativa. Questo comma è un tentativo di normare attraverso la legge finanziaria e non c’è possibilità di discussione, di confronto, non ci sono supporti tecnici in quest’aula, quindi chiedo che questo aspetto venga ripreso all’interno della Commissione, dando precedenza allo stesso rispetto ai tempi. Può venire benissimo come primo atto della Commissione sanità, istruito dalla Giunta e dagli uffici, per cui alla fine avremo una norma di legge che sarà studiata.
Mi sento di fare questo appello a ritirarlo e a presentarlo con urgenza all’interno della Commissione, con l’impegno da parte mia e penso anche della maggioranza e dell’opposizione, a trovare un canale privilegiato. Nell’arco di un mese può ritornare in aula.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Prendiamo per buono il concetto di ritirare l’emendamento, riprendendo la discussione in maniera più approfondita.

PRESIDENTE. Viene ritirato l’emendamento 59 e quindi il subemendamento decade. Pongo in votazione l’articolo 26.

Il Consiglio approva

Art. 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 60. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 28. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 61. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Il problema sarà per il dirigente del servizio ragioneria e programmazione, perché si assume tutta la responsabilità di tutti i dati di tutti i servizi, senza che i dirigenti dei servizi firmino, come fino ad oggi accade, che la situazione contabile relativa al loro settore o servizio è quella sui perenti, sui residui, sugli attivi e passivi. In questo caso eliminiamo le parole “proposti dai dirigenti preposti alle strutture organizzative di massima dimensione”. Significa che il dirigente del servizio ragioneria firma per tutti che i perenti sono quelli, che gli avanzi sono quelli, che la situazione contabile è quella. Non so se è meglio o peggio per lui. Si assume questa responsabilità massima, che io avrei invece condiviso con i dirigenti almeno dei settori e dei servizi più importanti, perché sono quelli che a livello di finanze spostano le maggiori risorse del bilancio regionale. Quindi auguri al dott. Burattini o chi per lui.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 61.

Il Consiglio approva

Art. 29. Emendamento n. 62. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 29 emendato.

Il Consiglio approva

Emendamento 63. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 64 su cui c’è un emendamento 064 a mia firma che ritiro e un subemendamento 0064. Ha la parola il consigliere Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. L’emendamento come è stato subemendamento, ha lo scopo di ripristinare, anche se parzialmente, il regime di incompatibilità che era previsto dalla legge 9 del 1997 istitutiva dell’Assam. Ormai è nota a tutti questa vicenda ampiamente riportata dalla stampa. L’istituto dell’incompatibilità della legge in questione, in occasione dell’assestamento di bilancio era stato modificato con un altro emendamento.
L’emendamento che pongo all’attenzione dei colleghi consiglieri ripristina questo sistema di incompatibilità coerente con le funzioni di amministratore unico dell’Assam, in quanto ritengo che sia un incarico che richiede una continuativa e costante presenza per assolvere i compiti che sono previsti istituzionalmente dalla legge, quindi ritengo che l’incompatibilità, così com’era nella legge istitutiva dell’agenzia, debba essere ripristinata.
Faccio delle semplici notazioni, ovvie. Una questione così importante doveva essere discussa in Consiglio e i consiglieri dovevano essere edotti di quanto si intendeva fare. Non ravviso motivazioni forti perché sia stato fatto in maniera così poco socializzata, se non per motivazioni che mi sono tate rappresentate in maniera abbastanza superficiale e confusa e che non giustificano la rimozione di un articolato di legge che cambia una raffigurazione del contenuto della legge stessa. Comunque mi sembra sia stato operato quasi un blitz, poco accettabile, da parte nostra, e credo anche di rappresentare il pensiero di quanti, consiglieri, hanno dichiarato di non conoscerla rimozione del comma 4 dell’art. 4 della legge 9 del 1997, perché nessuno ne aveva parlato.
Mi sembra giusto e doveroso che il Consiglio si esprima, invece, per una rimessa nella giusta considerazione di questo articolato, anche perché ritengo ancora una volta che il ruolo di amministratore unico deve valere per le agenzie, proprio perché l’amministratore unico non è come il semplice presidente di un ente, anche strumentale, in quanto rappresenta tutto un consiglio di amministrazione e deve essere altamente qualificato, deve avere caratteristiche e connotazioni specialistiche. Chiedo quindi al Consiglio un voto favorevole a questo nostro emendamento.

Presidenza del Vicepresidente
ROBERTO GIANNOTTI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Tenterò di fare un intervento istituzionale. Ricordo ai colleghi, intanto, che il Consiglio ha votato, pochissimo tempo fa, questa modifica della legge per parificare l’Assam alla disciplina di tutti gli altri enti regionali, in quanto l’Assam era l’unico ente che aveva quelle incompatibilità. Non le hanno la Svim, l’Ersu, l’Erap, la Irma. Credo quindi che giustamente è stata rilevata l’anomalia ed è stato presentato questo emendamento che il Consiglio ha approvato. Credo che se il Consiglio accettasse l’emendamento in discussione, farebbe una votazione contro se stesso a distanza di due mesi da una precedente votazione e sarebbe un fatto assai singolare. Nessun ente dipendente della Regione ha incompatibilità ed ineleggibilità.
Inoltre ricordo che questo Consiglio ha approvato un ordine del giorno, quando è stata approvata la legge che ha tolto il divieto per gli iscritti alle logge massoniche di essere nominati presso gli enti dipendenti dalla Regione, con cui si è ripromesso di disciplinare organicamente tutta la materia dell’ineleggibilità e dell’incompatibilità, quindi non si capisce per quale motivo dovrebbe normarsi in questa sede del tutto parziale, quando ci siamo ripromessi, come Consiglio, di discutere organicamente tutta la materia.
Se poi vogliamo andare sullo specifico, sul personale della nomina effettuata — ma non lo vorrei fare, lo faccio come excursus finale — la questione si riduce, purtroppo, ad un fatto locale e il soggetto che è stato nominato al vertice dell’Assam ha già dichiarato in aula la sua disponibilità a dimettersi non appena il quadro istituzionale locale glielo consentirà.
Quindi invito tutta l’aula a respingere questo emendamento.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. L’articolo 10 in realtà contiene una serie di elencazioni di casi di ineleggibilità ma anche di incompatibilità, quindi dovrebbe essere estesa la dizione a “ineleggibilità e incompatibilità”. Al punto 4), quando si parla di “organi dell’agenzia che per effetto dell’entrata in vigore...” ecc., si pongono condizioni di ineleggibilità sopravvenuta e per queste, giustamente, il termine di 30 giorni dall’entrata in vigore della legge potrebbe essere legittimo. Non lo è invece quando parliamo di termini per la rimozione delle cause di incompatibilità, perché per queste il termine di 10 giorni è previsto dalla legge 158 del 2001 dalla quale non possiamo derogare. Quindi il sistema riportato dal comma 4 dell’art. 30 bis è sicuramente un sistema contra legem, assolutamente in linea con quanto diceva Favia, contrario alla norma, quindi da eliminare o comunque da modificare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Dichiaro che intendo sostenere l’emendamento in oggetto, in quanto ritengo che sia stato usato uno strumento non adeguato riguardo alla rimozione dell’incompatibilità, nel senso che non si è consentito alla Commissione e ai consiglieri di essere consapevoli rispetto alla scelta. L’inserimento all’interno dell’assestamento di bilancio è passato in sordina e quindi ritengo che quella scelta non sia stata maturata e personalmente non ero stato informato della valenza dell’emendamento e del fatto che rimuovesse l’incompatibilità. Ritengo che quel modo per eludere norme di tutela rispetto alla somma degli incarichi, rispetto alle incompatibilità non sia condivisibile. Quello dell’Assam è un incarico importante, ben pagato. Ricordo che nell’approfondire i requisiti e le incompatibilità del difensore civico, benché non sia un incarico amministrativo, si prevede l’incompatibilità assoluta con ogni altra funzione. Ritengo che questa norma debba essere reintrodotta, anche per i modi in cui è stata tolta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Non so quello che il combinato disposto del subemendamento con l’emendamento può determinare nella normativa, relativamente all’attuale direttore dell’Assam. Non ero stato messo a conoscenza dell’emendamento fatto in sede di assestamento, che eliminava la ineleggibilità e i requisiti che erano stati posti dalla legge fondativa dell’Assam. Se lo avessi saputo mi sarei battuto contro quel tipo di emendamento. Il problema non è tanto la incompatibilità con cariche che uno viene ad avere dal popolo che lo ha eletto. Il vulnus in questo caso è stato il problema della eleggibilità di persone che non avevano i requisiti che la legge istitutiva dell’Assam prevedeva. C’erano norme di garanzia per la tutela di un ente come quello. Il fatto che questo combinato disposto possa togliere unicamente l’incompatibilità, secondo me è molto riduttivo, pertanto noi otterremo solamente il discorso della incompatibilità, che diventerebbe ed è un fatto politico.
Credo quindi che si debba ripristinare la vecchia normativa, per tutela dell’Assam. Questo non ripristinerà la nomina già fatta, che secondo me non andava fatta e pertanto mi farò carico di chiedere di ripristinare la vecchia normativa. Questa normativa tende solamente a rimuovere una questione politica e secondo me non coglie fino in fondo quella che doveva essere una tutela dell’Assam.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Per chiarezza dell’aula, voglio far presente che l’emendamento è stato concepito ripristinando nella completezza il testo della legge istitutiva dell’Assam. Quindi non c’è bisogno di studiare, ma basta approvare l’emendamento come è stato formulato. Il subemendamento che la collega ha presentato è per sgombrare il campo da una presunta persecuzione della persona, nel senso che la persona che attualmente ricopre l’incarico di amministratore dell’Assam era anche ineleggibile, quindi decadrebbe. Il Consiglio ha le due opzioni: o ripristinare l’interezza del testo che ha istituito l’Assam, quindi non tener conto di chi è stato eletto ed eventualmente verificare la causa di ineleggibilità, oppure, se si vuole venire incontro anche alle situazioni per come la storia si è sviluppata, votare l’emendamento come si propone di subemendare, in modo tale da non colpire la persona ma metterla nella condizione di scegliere senza entrare nel merito della persona stessa.
Detto questo voglio anch’io autodenunciarmi, come qualche collega ha fatto: io non ho letto l’assestamento di bilancio, perché sono un consigliere di maggioranza, ho trascurato il mio dovere, non ho letto fino in fondo l’assestamento. Oggi dico che i rapporti all’interno della maggioranza sono evidentemente cambiati, perché questo è un argomento di grande rilievo politico, un rilievo che ha mosso segretari nazionali dei partiti, compreso il mio e quindi parlare di una questione di questo genere in un Consiglio regionale dopo che ne hanno parlato le pagine di tutti i giornali, dopo che si sono mossi i segretari nazionali e dire che un emendamento è stato votato ma era normale, per me non è normale ed inficia il rapporto di lealtà della maggioranza che ci lega. Io posso andare in minoranza, e andrò, probabilmente, in minoranza questa sera, però non posso andare in minoranza con la mia coscienza e con i cittadini che rappresento. A me i cittadini chiedono di portare avanti le idee e i principi per cui ci votano. Questo è il motivo per cui non ho ritirato la mia firma nonostante le pressioni, le sollecitazioni, i consigli, i sorrisi. Si dice “ma tanto, se vai in minoranza... Chi te lo fa fare a metterti contro la persona oggetto dell’incarico, che ce l’avrà a morte con te per tutta la vita? Chi te lo fa fare di metterti contro un partito che è il tuo alleato di governo? Chi te lo fa fare quando anche i tuoi maggiori alleati, che sono venuti con te a subire un patto fatto dalle segreterie del partito — perché Ds e Margherita, a questo punto lo dobbiamo dire, il 29 aprile hanno subito questo patto a livello nazionale — Chi te lo fa fare se sei rimasto da solo?”.
In questa legislatura, purtroppo, in qualche caso ho sentito che in quest’aula rischia di venir meno — e dico una cosa grossa — anche il senso della legalità, perché noi siamo pronti a fare una cosa e il suo contrario e siamo pronti, noi eletti dal popolo — non ho paura di usare questa parola — a subire un vincolo di mandato che non abbiamo. Siamo pronti anche a fare gli inciuci per i nostri interessi di parte, perché conviene far litigare la maggioranza. Noi non siamo mossi da quello che è giusto. I cittadini ci guardano e ci votano perché noi dobbiamo portare avanti le nostre idee che possono essere contrarie l’una dall’altra, ma devono essere idee che diano ai cittadini il senso della legalità, perché questo deve essere il tempio della legalità. Noi possiamo fare scelte scellerate, ma le dobbiamo fare legali e questo vuol dire che deve esserci la scienza e la coscienza. Quando si vota una cosa dobbiamo essere leali fra noi stessi, fra maggioranza e minoranza e soprattutto all’interno della maggioranza, ma credo anche tra maggioranza e minoranza, perché siamo scorretti noi della maggioranza quando vi facciamo le cose di nascosto, quando vi mettiamo i foglietti di nascosto, mi autodenuncio se questa cosa è successa. Alcune volte, in questa legislatura, noi siamo pronti a piegare alla politica anche la nostra coscienza istituzionale. Rischiamo di votare, questa sera, un emendamento che dice che è bello il cumulo delle cariche. Ci siamo riproposti invece di esaminare una proposta di legge che riguardi tutta la partita delle incompatibilità, dei conflitti di interesse, perché vogliamo dare alla comunità marchigiana il senso che ci sono persone che si mettono al servizio della collettività, quindi per questo motivo non devono avere più di tanti incarichi, non devono svolgere altri lavori se ricoprono ruoli di garanzia. Quindi l’input con cui abbiamo detto “rivediamo la legge sulle nomine” è stato questo e io mi batterò per questo.
E’ evidente che se questo è il primo passo verso un nuovo corso, io in quest’aula, su questo argomento, sarò all’opposizione. Mi spiace che non partecipi al nostro dibattito — mi auguro però che arriverà per votare — il Presidente della Giunta, perché io il 29 aprile ero a Roma anche a nome suo e per tutelare anche la sua posizione. Mi auguro che ci raggiunga al momento del voto, comunque chiedo fin d’ora, sull’emendamento, il voto per appello nominale a nome anche dei consiglieri Ortenzi, Mammoli e Binci.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Voglio intervenire sollecitato dall’intervento della collega Benatti, intervento che apprezzo, che per alcuni aspetti condivido e che ha nei principi alcune ragioni di fondo. Per questo chiederò ai presentatori dell’emendamento di ritirarlo, perché sono stato tra i firmatari di quell’emendamento ma non credo che il problema stia in quell’emendamento che nell’assestamento di bilancio noi abbiamo approvato, perché il merito di quell’emendamento e l’introduzione di una norma che unificasse le procedure di partecipazione di incarichi, non credo si discosti dal ragionamento che la collega Benatti faceva prima. Il problema è che nella unificazione delle procedure c’era un secondo passaggio, che questo Consiglio poteva scegliere nel merito degli incarichi che andavano dati, in maniera libera, votando per l’incarico dell’Assam, per quello dell’Erf, per tutti gli altri, come avviene sempre. Questo è il passaggio che è mancato. Io non so se questo è legittimo, non è legittimo, verifichiamolo, però questo è il punto che è mancato. Ora introdurre una norma che forza un accordo politico e non solo perché a livello nazionale il 29 aprile è stato raggiunto quell’accordo, ma lo forzerebbe anche nel Consiglio provinciale di Ascoli, perché se passasse questo, un gruppo politico, qualsiasi esso sia rimarrebbe senza rappresentanza, e per regola, per norma, impediremmo una rappresentanza a un gruppo politico, non mi convince sul piano della rappresentanza. Quindi non mi convince la forzatura regolamentare per attivare cose che vanno sul piano politico, sul piano degli accordi politici.
Stante così la situazione, potremmo invece essere tutti d’accordo a fare quello che hanno detto i consiglieri Luchetti e Benatti: si ritira l’emendamento e ci impegniamo a rivedere una legge sulle incompatibilità, sui conflitti d’interesse, su tutto ciò che attiene alle procedure di nomina che il Consiglio regionale deve fare. Da questo punto di vista noi non forziamo nemmeno, ma andiamo dentro le regole generali. Ma non forziamo per regole, rappresentanze o quant’altro. Se forzatura c’è stata, Binci, non c’è stata all’atto dell’approvazione dell’emendamento, perché in quell’occasione c’era l’unificazione della procedura e quell’unificazione della procedura doveva mettere in condizioni tu, io e tutti gli altri di decidere nel merito, cosa che non siamo stati in grado di fare, non abbiamo potuto fare, altrimenti avrei detto quello che pensavo nel merito di quell’incarico, per quanto mi riguarda e pere regola oggi devo andare a forzare quello che è politica? Questo non mi convince e mi convince molto di più quello che dicevano i colleghi Benatti e Luchetti, cioè mettere subito mano a una nuova legge sulle nomine, sulle incompatibilità, sui conflitti di interesse e io dico anche sulle regole di funzionamento di questo Consiglio, perché quel piccolo ganglo che manca, cioè la possibilità di dire nel merito ciò che io pensavo su quella e su altre nomine, non siamo stati in grado di produrla per un regolamento che ormai ha 26 anni, quindi su questo penso che dobbiamo cercare di fare il nostro mestiere per ripristinare le regole di carattere generale perché queste cose non accadano. Questo è il punto, per cui chiedo alle colleghe Benatti e Ortenzi di ritirarlo, impegnandoci, contestualmente, a breve, a fare il lavoro che ho cercato di dire.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Lo dico per l’aula, perché credo che l’assessore Agostini lo sappia bene: l’Udeur alle provinciali di Ascoli Piceno si è candidato con un candidato alternativo all’Unione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Quello che è accaduto in questo frangente ha sicuramente un grande risvolto politico per questa Regione. Forza Italia aveva capito su cosa si basava l’accordo che regge la costituzione di questo Esecutivo e questa maggioranza. Ho apprezzato molto l’intervento del consigliere Benatti, a cui riconosco, qualora seguano a questo comportamenti consequenziali, una apprezzabile consistenza morale e valore politico della sua azione. Questa nomina è stata fatta in barba a tanti di noi, anche alla minoranza, soprattutto alla minoranza, perché tra voi, probabilmente, questo era compreso, mentre a noi questo non era stato fatto comprendere. Tra altro l’avete messo illegittimamente in una normativa di legge finanziaria, delle norme di carattere ordinamentale ed organizzativo che assolutamente non dovevano essere in quell’atto. Quindi ritengo che questa forzatura è stata fatta anche attraverso la vostra consapevolezza, cara Benatti, o dei molti che sono qua dentro, sicuramente della Giunta di questa Regione, quindi ritengo che a loro vada rivolto il tuo calore, il tuo sfogo e la richiesta di rispetto delle regole.
Devo dire che questo ha portato alla luce anche tutto il discorso sulla spartizione, sul perfetto peso di ogni forza politica perfino sugli strapuntini. Questo poteva essere considerato un incarico di terzo livello e anche questo è andato a finire nella logica della spartizione. Quindi abbiamo detto e visto su cosa si basa questa maggioranza. Devo anche dire, se mi si consente di introdurre un concetto politico anche sulla questione che stiamo affrontando, che non è quella dell’Assam, ma stiamo parlando di bilancio, che abbiamo introdotto, in una discussione di questo tipo anche delle logiche di spartizione politica delle poltrone illegittimamente, a mio avviso.
Debbo anche stigmatizzare tutto quello che è avvenuto oggi, cosa che non abbiamo fatto, forse per pudore, forse perché paghiamo il nostro noviziato, però certamente siamo persone anche noi, quindi oltre all’appartenenza politica abbiamo un credo, abbiamo una nostra identità, abbiamo anche una nostra morale e devo dire che oggi siamo stati offesi più volte con le interruzioni, con tutti gli accordi fatti sotto banco che sono stati tutti pagati. Sono tutti accordi che qualcuno ha pagato per far passare una decina di emendamenti che in quest’aula non sarebbero passati.
Dico soprattutto che bisogna riordinare tutta questa normativa e bisogna che non coinvogiate la minoranza in beghe vostre. Io avrei preso conseguenze dirette rispetto ad ascoltare e contrattare ancora, avrei preso la strada di una crisi per esempio, ma oggi siamo ancora troppo vicini all’inizio della legislatura e c’è ancora da spartire molto. Se questo però è il clima che dobbiamo attenderci per tutta questa legislatura, probabilmente dovrete fare anche qualche altra riflessione che non sia solo quella di coinvolgere noi in qualcosa che non sapevamo, non volevamo e di cui non siamo stati compartecipi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Con vero piacere assistiamo in questo scorcio finale della discussione sul bilancio a una riflessione seria e molto importante. L’intervento della Benatti lo possiamo definire come uno sfogo tardivo, perché lei è debole su due cose. Quello del cumulo di cariche è un problema che non esiste. Tu eri segretario regionale e facevi il consigliere regionale. E’ un falso problema. Poi, l’individuazione dei candidati. In questi sei anni ne abbiamo viste di cotte e di crude, non ultimo la nomina, grazie a Cesaroni, del difensore civico. Nessuno si è strappato le vesti, i capelli. Favia è stato determinante, poco fa, per il Co.Re.Com. e se fosse per me lo impallinerei immediatamente. Però quando si parla di politica — e finalmente ci auguriamo che si alzi anche il livello della politica con la “P” maiuscola — occorre anche fare delle riflessioni serie. Sul tavolo, in questo momento c’è un problema politico sollevato da Stefania Benatti, non c’è un problema di incompatibilità, di criteri e di altro, il problema è solamente politico. Il Vicepresidente Agostini ha risposto chiaramente, la Benatti non è ancora soddisfatta di quanto ha detto, ha chiamato in causa addirittura il Presidente della Giunta che ancora non è in aula, quindi il problema non è di incompatibilità, è di incompatibilità politica. All’interno di questa maggioranza ci sono stati Cesare Procaccini, con i verdi D’Angelo e Moruzzi che facevano le riserve indiane, minacciavano sempre una crisi e ogni volta che c’era un Consiglio regionale prendevano botte da tutte le parti, addirittura non votavano i bilanci, creavano grossissimi problemi, quando rientravano in aula dicevano “pur di non far andare al governo della Regione Marche le destre, noi siamo solidali con il centro-sinistra, pur non condividendo il programma che si sta portando avanti”. Il problema che hai posto tu è molto più serio. Tu non hai posto il problema d uno spostamento da un capitolo a un altro di bilancio, tu hai posto un problema politico nella sede del Consiglio regionale, purtroppo. Le sedi sono quelle dei partiti e non è giusto che questa sera si ricatti — perché è questo — colleghi consiglieri regionali eletti dal popolo, per una poltrona. La sostanza è questa. Quindi il richiamo che dobbiamo fare noi alla politica, quella vera, quella seria e le discussioni che si devono fare di politica, quella vera, quella seria — ti va dato atto della tua onestà politica, perché sei stata sempre una persona coerente, una persona seria, sempre integra anche nei tuoi interventi — è che hai sbagliato sede. Prima di fare questo Consiglio regionale, visto che tutti sapevano che c’era questo emendamento, si doveva fare una riunione. O si apre una crisi politica di fatto, oppure era meglio tacere, era preferibile accogliere la proposta del Vicepresidente Agostini, ritirando l’emendamento e poi nelle sedi opportune dire “se vogliamo andare avanti, le condizioni sono queste”. Mostrare i muscoli qui, in questo momento, non produce niente. Inizialmente volevo votare a favore di questo emendamento, ma con il tuo intervento mi hai convinto che lo stesso è stato più un intervento politico che amministrativo e che con il bilancio non c’entra niente. Quindi sicuramente hai sbagliato sede. Bisogna che domani le segreterie regionali della Margherita, dei Ds, dei Comunisti italiani, di Rifondazione, dei Verdi si riuniscano, preparino una legge, se hanno le condizioni per farla, altrimenti bisogna essere consequenziali e uscire da questa maggioranza. Però non puoi tentare di “ricattare” il Presidente della Giunta e i tuoi colleghi dicendo “se non passa questo emendamento non votiamo il bilancio”. Questa è stata la traduzione che io do, anche se posso sbagliare, da persona che viene da un paesetto di campagna. Ho inteso fare questa traduzione perché non ho trovato altra logica.
Avete vissuto momenti peggiori, lo sai, quando eravate in 17, qui dentro. La prima elezione del Presidente Minardi l’avete fatta con 19 voti, non c’era il terremoto. Poi è stato eletto con 27 voti. Quando parli di compravendite, qui dentro ci sono state sempre, non ti scandalizzare. Non ti preoccupare se questa sera non passa questo emendamento. Se hai la forza politica, nelle sedi opportune farai una proposta di legge. Noi, come gruppo ancora non abbiamo deciso come votare. Il problema non ce lo siamo posto, però dal tuo intervento abbiamo capito che c’è solo un problema politico.
Se il Presidente Spacca verrà risponderà alla tua esigenza, ma secondo me il bilancio lo dovete approvare, anche se questo emendamento non passa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Sarò rapidissima. Se le proponenti sono disposte a ritirare l’emendamento la cosa sarebbe sicuramente gradita, ma se non dovessero ritirarlo io lo voterò, per un discorso di principio. A me non interessano persone, né territori, né partiti, in questo caso specifico; mi interessa il principio che è stato esposto. Nemmeno io sapevo o mi sono accorta — incapacità? Il fatto che siamo nuovi qui dentro? — di quello che è passato attraverso quell’emendamento. Esserselo sentito dire anche dal personale che lavora nella Regione — non dico qui dentro ma in generale — come se noi stessimo a guardare la pagliuzza negli occhi degli altri senza vedere la trave nei nostri, sentirsi dire che non ci accorgiamo di quello che ci passa sotto gli occhi, sicuramente non fa piacere. Ma non è per un discorso di orgoglio o di dignità personale, ma in questi giorni abbiamo parlato sempre di metodi, ci siamo trovati anche in difficoltà per il modo in cui alcune proposte che avrebbero potuto avere un confronto maggiore, quindi avrebbero trovato anche più unita la maggioranza rispetto alle difficoltà che si sono trovate, sono state portate avanti. Io non dico, per quel che mi riguarda, che se questa proposta l’avessi conosciuta, mi fosse stata presentata per quello che significava, non l’avrei approvata, però approvo, a questo punto, l’emendamento che è stato predisposto, perché secondo me è una dimostrazione anche di necessità di chiarezza e di rispetto reciproco. E’ solo questo il motivo per cui approvo questo emendamento, però lo approverò, se verrà mantenuto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Mi trovo in grande imbarazzo, perché mi sembra che qui ci sia, come in altre occasioni recentemente, un problema di forma e un problema di sostanza. Il problema di forma è che noi cerchiamo di mettere delle regole e in realtà dietro le regole ci sono le persone. Qualche mese fa abbiamo votato una regola che serviva a risolvere un problema politico di una persona, questa sera ci troviamo a votare un’altra regola che deve risolvere un altro problema politico della stessa persona, questa volta collegato a qualcun’altra. Prima era il problema politico di una persona e con una regola introdotta nell’assestamento di bilancio si risolveva il problema di una persona. Adesso con una regola in occasione del bilancio si dovrebbe risolvere il problema politico di due persone. Noi, come rappresentanti dell’opposizione ci troviamo in grande imbarazzo, perché esiste un problema di regole, esiste un problema di coscienze, esiste un problema di persone. L’altra volta noi abbiamo votato contro, ci sentiamo di votare contro una regola ad personam questa volta, perché non possiamo entrare nel merito di questa cosa. Tutti dicono che si stava meglio quando si stava peggio, quindi ogni volta si dice che il Consiglio regionale precedente era un po’ meglio di quello attuale, ma credo che questo sia il correre del tempo. Però debbo dire che cose di questo genere non me le ricordo, cioè regole costruite apposta per delle persone me ne ricordo poche. Negli ultimi tempi ci sono tate varie magie e una delle magie era fare una regola che servisse a risolvere un problema, adesso c’è la contromagia che serve a sciogliere il nodo e via di seguito. Secondo me queste cose non stanno andando bene.
Sulla votazione per il difensore civico, c’era un problema di forma, una scheda che era un po’ cambiata, però nel problema di forma due si sono sbagliati a votare ed è stata eletta un’altra persona. Credo che scadiamo di serietà. Questo tipo di regole non devono essere introdotte e una volta introdotte non si possono, secondo il meccanismo di flessibilità, magari introdotto nella direzione delle Asl, modificare.
Quindi noi non ci prestiamo a questo meccanismo, a questo gioco.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Questo dibattito ha due piani e io tenterò di vedere se questi due piani possono mettersi a confronto. Il primo piano è quello riguardante il rapporto tra i ruoli e i livelli istituzionali e i ruoli e i livelli della politica. Rispetto a questa questione, a me pare che l’emendamento presentato oggi non solo sia legittimo ma sia anche adeguato a un dibattito lungo, che in quest’aula è iniziato, un dibattito che riflette la necessità della separazione tra ruoli istituzionali e ruoli politici, che richiama la trasparenza, che recepisce in maniera significativa quella mozione degli affetti che oggi viene dalla società civile che chiede alla politica di modificare di gran lunga i suoi comportamenti e i suo stile. E’ vero che non sempre capita, anzi è vero che anche in occasioni come il dibattito di questa sera, ci troviamo esattamente agli antipodi.
L’altro livello è quello tra l’etica e la condizione delle questioni pratiche. L’intervento del consigliere Brini è stato un intervento di saggezza popolare e non lo dico in tono ironico, rispetto ad interventi che hanno indicato nello spirito e nella necessità di un atteggiamento fortemente etico, questo tipo di dibattito.
Cogliendo anche l’imbarazzo del consigliere Ciccioli, penso che un atteggiamento significativo in quest’aula l’opposizione oggi lo può assumere: dichiari su questa vicenda la propria attenzione. E’ un elemento significativo perché la maggioranza in maniera aperta, vera, leale...

Remigio CERONI. Il biglietto lo paghiamo? Se dobbiamo fare gli spettatori, il biglietto lo paghiamo?

Giuliano BRANDONI. Dipende... Gli spettacoli debbono essere tutti gratuiti, per quel che mi riguarda, anzi, anche con il diritto di critica e di fischio.
Ho recepito l’imbarazzo, la difficoltà, le dichiarazioni che venivano dai banchi della minoranza e alla minoranza dico che la maggioranza ha qui espresso una difficoltà, una dichiarazione aperta, leale di dibattito politico, financo arrivando a patti parasociali che il partito della Rifondazione comunista non ha sottoscritto e rispetto ai quali non si sente obbligato. Credo che su questa vicenda debba in qualche modo prevalere il merito.
Il merito dice due cose. C’è stato un errore e l’emendamento presentato vuole ripristinare lo stato quo ante, perché l’emendamento presentato rientra in quella volontà, in quella sensibilità di separare, distinguere, selezionare le funzioni e i ruoli di carattere amministrativo dalle funzioni e dai ruoli di carattere politico. Non siamo riusciti, fino a questo minuto, a risolvere la cosa, io credo che la rigidità della regola a volte è l’elemento essenziale e un rigidità consentirà a questa maggioranza di trovare gli elementi e le possibilità per risolvere quello che fino ad oggi non c’è stato. D’altronde l’impegno, la volontà che l’assessore Agostini aveva avanzato sono encomiabili, tuttavia hic Rhodus hic salta e se nessuno ritira l’emendamento, su questo dovremo votare e discutere e per quanto mi riguarda — ma penso di fare la dichiarazione anche a nome del mio gruppo — il voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

Ugo ASCOLI. Credo che in quello che ha detto Stefania Benatti ci siano molte cose giuste, così come anche in quello che ha detto Luciano Agostini, però vorrei farvi riflettere su una sequenza di atti che fanno la qualità in questo caso, perché non possiamo pensare che questi atti siano a-sintomatici e a-contestuali. Quando, in assestamento di bilancio è stato votato quel cambiamento, quella regola che doveva servire, secondo i più, a migliorare una possibilità di incompatibilità e secondo altri era invece ad personam, le questioni ancora erano lontane dall’avere visto il completamento della nomina della presidenza dell’Assam. Adesso che quella nomina è stata fatta, c’è una chiara incompatibilità e c’è soprattutto un conflitto di interessi su cui vorrei richiamare la vostra attenzione. Non è pensabile che il capo di un’agenzia regionale come questa che ha un ruolo importante nelle politiche rurali e agricole della Regione, poi si trovi, contemporaneamente, anche a presiedere il Consiglio di una Provincia che potrebbe ricavare effetti positivi dall’Assam. Non è pensabile che una persona possa giocare questi due ruoli nella stessa regione, questo è assolutamente fuori dalla regola politica che ci deve vedere sempre all’erta, noi che siamo così attenti ai conflitti d’interesse, cosa che a livello nazionale non è molto stata tenuta in campo.
Questa persona doveva avere la sensibilità politica di dimettersi immediatamente dalla sua carica, proprio perché era nato un conflitto d’interessi in quel momento. Questa persona non l’ha fatto, noi abbiamo il dovere politico e morale di abbattere i potenziali conflitti d’interesse, quindi di ripristinare la vecchia regola, con l’impegno, che giustamente Luciano Agostini ci richiamava, a ragionare a fondo su questi temi, perché sono temi di qualità che ci devono interessare tutti, maggioranza e opposizione, nel momento in cui assicuriamo tutti la governabilità della Regione e della ragione.
Quindi vi invito a pensare che qui non c’è né un accanimento contro una persona né un accanimento contro una forza politica, ma c’è semplicemente un ragionamento, anche freddo, che va fatto, per evitare che si crei un conflitto d’interessi come effetto delle nostre scelte, perché abbiamo prima cambiato una regola, poi abbiamo fatto la nomina, quindi abbiamo noi creato, di fatto, un conflitto d’interessi. Visto che chi è al di dentro non sente la responsabilità morale, politica di risolvere il problema, lo risolviamo noi: ripristiniamo la vecchia regola, risolviamo alla radice il conflitto d’interessi e ci impegniamo, come Regione, come Giunta, come Consiglio, a riordinare l’intera materia in modo equo, senza che più sia possibile barattare i cambiamenti per regole ad personam.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Dai vari interventi forse non si è capito bene. La Regione Marche non ha la competenza a stabilire quali sono i casi di incompatibilità o di ineleggibilità, questi sono stabiliti dalla legge nazionale. E’ evidente che i casi qui riportati sono già casi di incompatibilità e ineleggibilità. Il caso è evidente, ma laddove non fosse specificamente indicato c’è la giurisprudenza che ormai fa testo in questi casi, quindi rimane un problema di natura secondo me insormontabile, non di merito, ma di legittimità, nel poter entrare nel discorso di questo emendamento, perché commetteremmo una violazione di legge palese.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 0064.

Il Consiglio non approva

IL subemendamento 064 è ritirato. Pongo in votazione l’emendamento 64, per appello nominale, a nome di Benatti, Ortenzi, Binci e Mammoli.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni sì
Amagliani sì
Badiali no
Benatti sì
Binci sì
Brandoni sì
Brini no
Bucciarelli assente
Bugaro no
Capponi astenuto
Castelli no
Ceroni astenuto
Cesaroni assente
Ciccioli no
Comi no
D’Anna assente
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti astenuto
Lippi assente
Luchetti no
Mammoli sì
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi sì
Petrini no
Pistarelli no
Procaccini assente
Ricci no
Rocchi assente
Romagnoli no
Santori assente
Solazzi assente
Spacca assente
Tiberi astenuto
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento 65, a cui è stato presentato un subemendamento 065 a firma Solazzi, che ha la parola.

Vittoriano SOLAZZI. L’unica funzione era di esplicitare più di quanto non faceva l’emendamento proposto dalla Giunta. Si specificano in modo chiaro le categorie che avranno questa agevolazione, quindi no è in contrasto con l’emendamento presentato dalla Giunta ma una specificazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento 65. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. La firma a questo emendamento è la mia, ma è del tutto istituzionale in qualità di presidente della Commissione. Considerato che al primo dei due commi non sono favorevole, chiederei la votazione per parti separate. Non sono favorevole al primo comma, perché io intendo la divisa un indumento di lavoro e solo in quanto tale, cioè quando si è in servizio, è possibile garantire questa esenzione, questo “privilegio”. Essendo io contrario chiedo la votazione per parti separate di questo emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il comma 1 dell’emendamento 65.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il comma 2 dell’emendamento 65.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 66. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 67. Ha il subemendamento 067 modificativo presentato dalla Commissione, che pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento 67 come subemendato.

Il Consiglio approva

Art. 31. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 31 bis. Emendamento n. 68. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Vendita di beni immobili a trattativa privata. Mi sembra quanto meno azzardato questo tipo di pratica. Chiedo che sia illustrato l’emendamento, perché conoscendo l’immobile la vendita a trattativa privata mi spaventa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Il comma 2, come scritto introduce la trattativa privata con due caratteristiche ben specifiche. La prima, il soggetto contraente, ente pubblico; la seconda, le finalità dell’uso dell’immobile, finalità di carattere pubblico generale. La trattativa privata è condizionata da questi due elementi e non è invece indicata come elemento generale del contratto. Il contratto non è a trattativa privata: è a trattativa privata se il contraente è soggetto pubblico e se l’utilizzo dell’immobile ha le caratteristiche indicate nel comma. Altrimenti avrei avuto le stesse perplessità, che ho visto e apprezzo, da parte dei consiglieri dell’opposizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Anche per salvaguardare le casse regionali, sarebbe molto più opportuno presentare un subemendamento, una modifica a questo emendamento prevedendo la gara pubblica, con diritto di prelazione da parte dell’ente pubblico. Quindi chiudiamo il cerchio: salvaguardiamo da una parte le casse regionali in modo da consentire al mercato il miglior realizzo sul mercato stesso, ma consentiamo all’ente pubblico, qualora sia di suo interesse, di avere un diritto di prelazione, a prescindere dal livello dell’ente. Quindi con questa modifica abbiamo raggiunto entrambi gli scopi. Così è un pochino limitativo: basta che la Regione si accordi con un ente e l’interesse generale potrebbe essere scavalcato. Invece facciamo una gara pubblica, realizziamo il miglior prezzo sul mercato, poi in quel momento, se un ente pubblico ravvisa la necessità di un suo interesse in quell’immobile, alza la mano e dice “ho il diritto di prelazione in quanto ente pubblico, allo stesso prezzo me lo aggiudico io”. Mi sembra una cosa del tutto ragionevole, che salvaguarda l’interesse generale rispetto all’interesse particolare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Vorrei ricordare all’Assemblea ma anche all’Esecutivo, che il danno erariale esiste anche quando c’è transazione di beni tra enti. Quindi noi, per normativa non possiamo andare alla trattativa privata. Noi stiamo preparando un emendamento che va nella logica della semplice trasparenza. Diciamo che il prezzo individuato va messo all’asta pubblica, il Comune ha comunque il diritto di prelazione sul bene, quindi se ha interesse a comprarlo al valore reale di mercato si può alienare comodamente per le finalità, anche pubbliche. Se non può essere accolto questo emendamento, pensiamo più alla malafede, nel caso.

PRESIDENTE. E’ stato presentato un subemendamento dal consigliere Bugaro, che ha la parola.

Giacomo BUGARO. Presentiamo un subemendamento che dice che la vendita viene fatta a gara pubblica e che è assegnata la facoltà all’ente pubblico, una volta esperita la gara, di acquistarlo allo stesso prezzo del migliore offerente. E’ un diritto di prelazione da parte del pubblico, che garantisce il massimo realizzo per il nostro ente che mi sembra non sprizzi di salute quanto a finanze, ed evita un passaggio a qualche altro ente amico. Così c’è la massima trasparenza, perché massimo realizzo sul mercato e qualora il Comune di Ancona se lo volesse aggiudicare, lo può fare allo stesso prezzo del miglior offerente, avendo il diritto di prelazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Io apprezzo lo sforzo e la volontà di produrre un atto di trasparenza, tuttavia mi pare che limiti di gran lunga lo spirito del comma, perché all’interno di questa dicitura c’è l’elemento essenziale: che l’Amministrazione può concordare e contrattare le finalità sociali degli immobili stessi. Questo è l’elemento che caratterizza la possibilità della gara pubblica, quindi anche l’opportunità di valutare prezzi diversi da quello di gara.

Giacomo BUGARO. Chiedo al segretario generale dott.ssa Santoncini: un ente pubblico, se non c’è una legge specifica, può vendere a trattativa privata?

Dott.ssa Paola SANTONCINI, Segretario generale. No.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Vorrei rassicurare ancora una volta Capponi che sta parlando, che non ha di fronte degli ignoranti integrali né degli irrispettosi legislatori o amministratori. La procedura prevista dalla Commissione è assolutamente rigorosa e segnala la possibilità di una procedura abbreviata, che non significa rinunciare ai valori di mercato. Non c’è in nessuna alienazione cui ha proceduto la Giunta regionale la mancanza di almeno due perizie, una dei vecchi uffici erariali e un’altra di un’agenzia immobiliare o più agenzie immobiliari. Quindi stia tranquillo, perché non possiamo e non vogliamo regalare niente a nessuno. Si tratta di accorciare i tempi e di accelerare le procedure e anche la promozione di servizi che possono essere di comune interesse, per cui è del tutto evidente che cambiano i rapporti quando l’acquirente è un privato.
Faccio un esempio per tutti che rende bene l’idea. Noi siamo proprietari degli impianti di tennis di Pietralacroce, del valore di circa 3.600.000 euro. L’impianto, pur essendo di proprietà della Regione Marche e quindi dovendo sovvenire l’Amministrazione regionale alla manutenzione ordinaria e straordinaria, è stato dato in comodato semigratuito, simbolico, al Comune di Ancona che l’ha affidato in sottoconcessione ad un’organizzazione privata. E’ diverso se noi abbiamo di fronte l’associazione tennis o il Comune? Diciamo che nel caso in cui si ha di fronte un’Amministrazione pubblica possiamo convenire per l’esercizio dell’attività sportiva, educativa, formativa di cui tante volte abbiamo parlato e a cui una buona parte dei vostri emendamenti sono stati indirizzati. Questo è il condizionamento: quando abbiamo un’Amministrazione di fronte, possiamo negoziare l’utilizzo dell’impiego e le condizioni di accesso, che possono, denotando la socialità dell’impiego, anche cambiare i termini della concessione. Per questo vogliamo differenziare tra pubblico e privato, non rinunciando, ovviamente, al valore.

Franco CAPPONI. Chiedo la parola per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Franco CAPPONI. Io dico che lei, assessore, non mi toglie i dubbi e non mi fa convertire alla sua scelta. Devo dire che se voi aveste in tutta la regione Marche, in ogni comune, immobili destinati a quello per tutti gli enti locali, converrei con la sua idea. Siccome così non è e nel mio comune lei non ha immobili, nel comune di Macerata lei non ha immobili, nell’altro comune lei non li ha...

Pietro MARCOLINI. Vorrei ricordarle che abbiamo convenuto con lei, che la cessione di terreni dell’Ente cellulosa per fini sociali...

Franco CAPPONI. Era il Ministero che lo faceva. Lì c’era una legge nazionale che diceva a quali finalità dovevano essere destinati gli immobili e quelli sono infatti destinati a fini sociali. Io chiedo trasparenza. Ci vuole un mese a fare questa gara, per individuare il valore, poi lo cedete al Comune di Ancona. Non c’è nessun problema. Ritengo che altrimenti sarebbe una sperequazione nei confronti degli altri enti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 068.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento 68.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 31 bis come emendato.

Il Consiglio approva

Emendamento 69 dell’assessore Amagliani. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 70 a firma Amagliani. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 32. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Se siete d’accordo, propongo di sospendere la votazione della proposta di legge 73, per passare alla proposta di legge n. 74 e quindi votare gli ordini del giorno e le due proposte di legge.

(Così rimane stabilito)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli articoli della proposta di legge n. 74, bilancio di previsione.
Art. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 7. Vi sono due emendamenti presentati, rispettivamente, da Pistarelli ed altri e da Capponi.
Pongo in votazione l’emendamento n. 1

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 2.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’art. 7.

Il Consiglio approva

Art. 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

Art. 11. Emendamento n. 3 a firma Brandoni. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 11 come emendato.

Il Consiglio approva

Art. 12. L’emendamento n. 4 è inammissibile. Emendamento n. 5 al quale era stato presentato il subemendamento, poi ritirato. Pongo in votazione l’emendamento n. 5

Il Consiglio approva

L’emendamento n. 6 non è ammissibile. Pongo in votazione l’art. 12 come emendato.

Il Consiglio approva

Art. 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 14. Emendamento n. 7 a firma Brandoni. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 8 a firma Castelli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’art. 14 come emendato.

Il Consiglio approva

Art. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 9 a firma Capponi ed altri.. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 10 a firma Giannotti ed altri. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Art. 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 12 a firma Brandoni. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 21. Emendamento n. 13 a firma Pistarelli ed altri. Lo pongo in votazione. E’ uguale all’emendamento 14, quindi procediamo a una sola votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’art. 21.

Il Consiglio approva

Art. 22. Emendamenti 15 e 16, eguali fra loro. Li pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’art. 22.

Il Consiglio approva

Art. 23. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 24. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 25. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 28. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 29. Si tratta della dichiarazione d’urgenza. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Procediamo ora alle dichiarazioni di voto sia sugli ordini del giorno che sulle proposte di legge n. 73 e n. 74.
Ha la parola il consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Data l’ora tarda sarò telegrafico ma credo che una dichiarazione di voto su due atti così importanti sia doverosa.
Intanto voglio ringraziare il personale dell’aula e degli uffici, perché veramente hanno svolto un lavoro encomiabile aiutandoci e mettendosi a disposizione, soprattutto quelli degli uffici. Voglio ringraziare anche l’assessore per la disponibilità. Per me che sono nuovo — è il primo bilancio regionale che approverò — è stata un’esperienza illuminante, se volete anche normale, perché abbiamo visto il gioco delle parti, cioè abbiamo visto la minoranza rivendicare qui con forza ciò che a livello nazionale nega — la legge sulla famiglia, la legge sul sociale — e chiede alla maggioranza ciò che non solo non ha il coraggio di chiedere al Governo nazionale, ma che invece appoggia, sostiene, dicendo che fa bene. Crediamo pure che qualche incidente di percorso ci sia stato, superato tra l’altro, dalla maggioranza, ma questo è un bene, perché una maggioranza che riconosce le difficoltà, non le nasconde e anzi si apre e le supera, ritengo sia una maggioranza capace, consapevole della propria forza e in grado di governare questo territorio così come i cittadini hanno chiesto.
In altre condizioni, per esempio con il federalismo fiscale, non solo di divieti e di vincoli, altre sarebbero state le proposte, perché chi ha cultura di governo, come in questo caso dimostriamo, ha anche il coraggio di dire, oltre che dei sì, anche dei no. Quindi una maggioranza che è coerente con il programma elettorale, che si consolida dopo il voto finale su questo primo bilancio, di cui noi Comunisti vediamo anche qualche limite, ma di cui siamo convinti sostenitori.
Con la speranza che il prossimo bilancio andremo a discuterlo in condizioni generali cambiate, noi votiamo a favore sia della proposta di legge 73 che della proposta di legge n. 74 e, ovviamente, opereremo affinché quanto deciso dal Consiglio anche con i nostri emendamenti, quelli accolti, sia realizzato, e continueremo a dare il nostro contributo per migliorare l’attività di governo e soprattutto di programmazione dell’ente Regione. Credo infatti che sul piano politico, tra gli emendamenti che abbiamo proposto noi, il più coerente con il programma amministrativo è quello che riguarda il decentramento delle funzioni di gestione, che anche se riguarda una piccola cosa, l’educazione alimentare, sul piano politico ha un grande valore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Siamo alla conclusione di questa strana sessione di bilancio. Io ero qui anche nella scorsa legislatura, e devo dire che si sono vissuti momenti e circostanze inedite, sia dal punto di vista politico che dal punto di vista tecnico-contabile. Sorprende che chi mi ha preceduto lo abbia sostanzialmente tratteggiato un buon bilancio, e abbia detto “le cose sono andate bene”. Anche il consigliere Solazzi, che replicando a certe nostre osservazioni, ieri ha sostenuto “tutto sommato anche la minoranza ha convenuto sul fatto che era il migliore bilancio possibile”, omette di ricordare che la nostra valutazione, volta, tutto sommato, a riconoscere le difficoltà e le peripezie dell’assessore Marcolini, presupponeva una diagnosi che è quella che depone a favore del fatto che la situazione finanziaria della Regione ormai è in fase pre-comatosa. Quindi noi abbiamo riconosciuto che i tagli, la rarefazione delle risorse si potevano giustificare alla luce del fatto che tanti e tali sono i pregiudizi economici arrecati alla stabilità finanziaria dell’ente da fatti pregressi, imputabili a questa maggioranza e in particolare alla precedente legislatura, che probabilmente Marcolini più di questo non poteva fare. Ben altro rispetto a quello che ha detto ricordato Solazzi, il quale prende del nostro ragionamento solo la parte finale, ma non si persuade, almeno ufficialmente, del fatto che questa Regione, ormai, è sull’orlo del tracollo finanziario. Diverse sono le sintomatologie che oggi ci consentono di poter dire che sotto il profilo dell’indebitamento — e lo ha spiegato anche l’assessore Marcolini — ormai siamo a qualche centimetro dalla soglia massima consentita dalla legge, che sotto il profilo delle assegnazioni finanziarie ai corpi sociali intermedi, stack holders, aziende, enti, istituzioni e territori ormai siamo in grado solo di poter attendere una parte minimale di quelle che sono le aspettative che provengono dai territori. Diceva Solazzi — prendo spunto dalla sua valutazione, perché mi sembra quella che in maniera anche intellettualmente onesta ha rappresentato l’imbarazzo di un uomo di maggioranza — “noi rappresentiamo i territori e ai territori dobbiamo pur dare qualcosa. Mi dispiace che non ci sia, dico a Vittoriano che in realtà, oggi, il problema non è che noi singoli eletti in questo Consiglio regionale abbiamo poco da portare al territorio, qui c’è poco proprio per pensare ad una linea strategica, di programmazione. Il dato politico fondamentale di questa sessione di bilancio è l’episodicità, l’occasionalità, la frammentarietà, la totale improvvisazione che ha dominato la sessione.
Non ci possiamo dimenticare che addirittura si sono susseguite sospensioni, interruzioni, differimenti, modifiche del bilancio sostanziali mascherate dal maxiemendamento che in realtà doveva in qualche misura parare il colpo della marea montante di insoddisfazione che dal territorio saliva verso un bilancio che ha queste caratteristiche, non tanto per quelle solite e sempre, continuamente ricordate vicissitudini nazionali che rappresentano la foglia di fico dietro la quale dissimulare le nudità che invece sono direttamente imputabili a come è stata gestita la Regione in questi anni. Noi abbiamo rapidamente passato in rassegna circostanze che hanno pesantemente ipotecato nel recente passato, il corretto equilibrio finanziario di questa nostra regione, un equilibrio finanziario che ha avuto il colpo di grazia proprio dalla decisione, orgogliosamente imposta alla Regione dall’azione che è stata del centro-destra contro la super Irpef, che ha portato ad un vero abbassamento coattivo, ma legale, legittimo, imposto, necessitato, dell’addizionale Irpef, quei 70-80 milioni di euro in meno che rapidamente la Giunta Spacca ha dovuto detrarre dal “monte premi” che ipotizzava fino a settembre scorso di poter disporre e che è stato l’elemento che ha sovvertito completamente ogni possibilità di pianificazione. Ma se questo è vero sotto il profilo tecnico, se è vero, al di là di quelle che possono essere le facili scorciatoie che questa maggioranza ha cercato di cerare, di suscitare... Io ed il relatore di minoranza — che è dovuto andar via per un impegno improvviso ed inedito — come altri colleghi, ci riferiamo a questo patto per lo sviluppo, che noi sappiamo di poter considerare alla stessa stregua, né più né meno, di quelle Arstel che appena tre anni fa dovevano assolvere la stessa finalità politica che oggi il centro-sinistra cerca di riannettere al patto per lo sviluppo, ovvero un contenitore a doppio fondo, una sorta di cilindro del prestigiatore Silvan dal quale attingere conigli o altre specie avicole, per cercare, di qui a qualche tempo, di dare risposte che, fra le altre cose, è probabile che tardino, se è vero come è vero, che ancora tanta parte del denaro stanziato per le Arstel tre anni fa, giace nei cassetti di questa Regione.
Se questo è vero sotto il profilo tecnico, noi non ci vogliamo neanche sottrarre all’impegno di dare un’indicazione positiva per quello che c’è da fare. In una fase in cui, presumibilmente, sarebbe bene mettersi tutti attorno a un tavolo per poter valutare quali strategie vivificatrici si potrebbero escogitare per ridare fiato ad una Regione esangue dal punto di vista contabile, al di là di Berlusconi, al di là di tutto, c’è da dire che l’argomento probabilmente taciuto, probabilmente non tenuto in considerazione a sufficienza è quello che oggi ancora, in un momento di grande difficoltà finanziaria, ci parla, dati alla mano, di una Regione profondamente inefficiente, di una Regione in cui i soldi stanziati anche nei decenni precedenti rimangono in cassa per l’incapacità programmatica e sistematica di questo ente di portare al territorio ciò che è già stato stanziato. E’ tutto un capitolo da aprire, è tutto un capitolo da affrontare, perché noi ci troviamo in questo grottesco paradosso che vede da un lato la Regione non avere più risorse finanziarie da disporre per il futuro, ma addirittura una Regione così inefficiente, così impastoiata nel sistema burocratico che non funziona, da lasciare fermi centinaia e centinaia di miliardi che attengono di essere allocati nel territorio e che nel territorio, invece, non arrivano, perché le Province non collaborano e non sono pronte, perché i Comuni non sono in grado di fare la loro parte, perché — è un grido di dolore che sale da molti servizi regionali — questa è una Regione che non funziona, che non riesce neanche a spendere i soldi già stanziati nei tempi precedenti.
Se questo è il dato politico, credo che da questo punto di vista non sarebbe neanche galante, educato, intrattenersi troppo. Mi sembra di poter dire che se la maggioranza politica c’è, non si vede, se c’è non ha battuto un colpo, se c’è mi sembra tutto, meno che una maggioranza. Abbiamo visto che le sintesi politiche il centro-sinistra non riesce più a trovarle neanche a due mesi dalle elezioni politiche, ovvero neanche la prospettiva di quella che, dal punto di vista della sinistra, costituisce una battaglia epocale, riesce a far superare le contraddizioni intrinseche di una maggioranza in cui abbiamo sentito parlare di questione morale e legale, di una maggioranza che si è divisa, di una maggioranza che non sa parlare, di una maggioranza che è sempre più dilaniata dal sottoinsieme di conflittualità interne rappresentate dalla divisione Giunta-Consiglio. Mi sembra che lo scollamento che abbiamo vissuto in questa sessione di bilancio sia la documentazione plastica di come i consiglieri di centro-sinistra hanno difficoltà di rapportarsi con la Giunta di centro-sinistra e l’istanza di collegialità, di partecipazione, di democrazia che è salita sistematicamente — parlo del piano politico — da questa aula, sia il miglior monito a che, nel futuro, questa maggioranza possa trovare quella sintesi che certamente noi non auspichiamo sul piano politico ma in cui dobbiamo credere sotto il profilo istituzionale, rispettando i ruoli. Una forte considerazione dei ruoli istituzionali anche al di là di quelle che sono le legittime casacche politiche, può essere, a mio modo di vedere, lo strumento per superare quella che non esito a definire una crisi profonda e fortissima dell’ente Regione Marche, un ente che, a mio modo di vedere, in questo bilancio ha dimostrato tutti i propri limiti, sia dal punto di vista tecnico che politico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Rispetto alla proposta di bilancio che ci viene presentata è evidente il voto a favore del gruppo Ds, un voto che non è solamente di maniera ma un voto convinto per le motivazioni che ho introdotto quando ho fatto la relazione di maggioranza. Questo è un testo che ci consente di attivare tutte le nostre forze per il rilancio dell’economia marchigiana. Noi facciamo la nostra parte con il patto per lo sviluppo, manteniamo alcuni principi fondamentali che sono il valore del welfare e della coesione sociale che è anche un elemento importante dello sviluppo economico della nostra regione. Certamente è stato un percorso complesso, articolato e difficile, perché non si è parlato solamente di bilancio. Credo che la maggioranza abbia bisogno di approfondire i metodi attraverso i quali si giunge alle decisioni, ma penso anche che la varietà e l’articolazione della discussione siano una risorsa che non va mortificata ma va ordinata ed esaltata, perché questa è anche una maggioranza che dimostra di avere personalità forti, che discutono, si confrontano e sanno anche reggere confronti seri che alla fine non inficiano, comunque, la compattezza sugli atti.
Credo anche che su questi argomenti così importanti noi dovremmo imparare a dividere le questioni del bilancio dalle questioni politiche, per consentire a tutti di poter approvare con serenità gli atti di programmazione finanziaria e di affrontare con serenità e senza condizionamenti le questioni politiche che ci vengono sottoposte.
Da questo momento in poi anche noi dovremo affrontare una riflessione su come noi consiglieri conduciamo i lavori nel Consiglio, perché questo sia più utile ad un lavoro proficuo, rispetto, soprattutto, alla gran parte dei consiglieri che sono di prima nomina e che su questo formano anche una loro esperienza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Invece di una dichiarazione di voto farò un “telegramma”.
Ho assistito a tantissime discussioni di bilancio in questa Regione — prima in Consiglio comunale — e devo dire che una gestione del bilancio così confusa come questa volta non l’avevo mai vista nella memoria storica di 16 votazioni di bilancio in Regione. Devo prendere atto che sono passati addirittura alcuni emendamenti da noi proposti. La riflessione che faccio è: è stata un’apertura generosa della maggioranza, o la maggioranza non è stata neanche in grado di respingere gli emendamenti dell’opposizione? Questo lo lascio sospeso in aria.
Senza fare ironia, credo che nessun elemento di innovazione vera in questo bilancio è stato portato. Questo era il primo bilancio della nuova maggioranza, poteva essere l’occasione di dare qualche segnale di originalità. Si sono semplicemente verificati i trasferimenti dallo Stato, l’ordinaria amministrazione che è entrata con i tagli dovuti ala stretta finanziaria che è di tutto l’occidente, quindi anche dell’Italia, addirittura geometricamente è stata amplificata. Anche facendo un grande sforzo non riusciamo a trovare un motivo per votare questo documento, quindi il nostro parere rimane negativo e il mio gruppo voterà compatto contro questo documento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Ero indeciso se intervenire o meno, perché ho sentito Bucciarelli che era molto contento, come tutti quelli della maggioranza, quindi non vorrei rovinare questa contentezza. Noi non abbiamo trovato nulla in questo bilancio che ci faccia sorridere o pensare che tutto quello che abbiamo fatto va in un senso di grande responsabilità verso i marchigiani, soprattutto dal punto di vista della trasparenza del documento, della trasparenza degli obiettivi. Questo è un bilancio ordinario, un bilancio che va a tagliare soprattutto agli enti locali, in modo pesante, soprattutto per inimicarli nei confronti della politica del Governo, perché in pratica si vuol espandere l’azione di una manovra finanziaria di responsabilità in una manovra finanziaria che taglia i viveri agli italiani. Questa è una logica ripetitiva, è nella logica ripetitiva di questa maggioranza, della sinistra, è una litania che da anni ha preso corpo in questo paese e continua.
Questo non è il modo di affrontare i problemi delle Marche, Bucciarelli. Noi abbiamo affrontato responsabilmente questa sessione di bilancio, sia in Commissione sia in Consiglio regionale e lo abbiamo fatto in onore del nostro mandato, del mandato che ci è stato assegnato dai cittadini. Pensiamo, diversamente da voi, che quello che abbiamo fatto non va verso la soluzione dei problemi, perché aumenta il debito di questa Regione, quindi la possibilità di manovra quando ci sarà ancora più bisogno di risorse fresche, perché il nostro sistema produttivo si sta rannicchiando, non esplode, non ha spinte di nessun tipo verso una nuova frontiera di rilancio dell’economia di questa regione.
C’è una scarsissima considerazione ai territori, prima manifestata sul taglio dei fondi sulla montagna ma poi sul taglio generalizzato dei fondi trasferiti ai Comuni, sempre addossando questo al taglio del Governo che non è assolutamente vero che c’è stato. Fate sempre una enorme grancassa su questo, ma i marchigiani piani piano capiranno. Noi stiamo lavorando anche con il buon senso, forse anche con un certo grado di dilettantismo, ma pensiamo che questo possa essere compreso, nel tempo, dai marchigiani, non il professionismo della politica, perché la maggioranza si sta avvicinando a questa formula e l’abbiamo visto per tutto quello che è emerso anche in questa sessione di bilancio: cose strane, cose legate alle spartizioni di potere e di poltrone che sono emerse anche in questa sessione. Spartizioni, sospensioni, pagamenti di consenso proprio per portare a termine, pesantemente, questa operazione del bilancio.
Non ci sono soldi per la famiglia, non c’è un nuovo welfare, non si danno indicazioni soprattutto al mondo per le imprese.
Il patto per lo sviluppo è un elemento poco significativo per la realtà delle Marche e tra l’altro noi propendevamo per avere qualcosa che sia poco ma a pronto effetto. Questo patto per lo sviluppo, così come proposto, dilazionato poi nel tempo, attuato non sappiamo come e quando, probabilmente non viene in soccorso dei bisogni immediati che ci sono.
Io ritengo che questo bilancio non l’abbia capito nessuno, probabilmente qualcosa non abbiamo capito neanche noi, perché ci siamo resi conto che anche nell’assestamento avevate fatto dei trucchetti. Ritengo che noi abbiamo fatto onestamente il nostro lavoro, riteniamo di chiamare a un maggiore senso di responsabilità l’Amministrazione regionale, perché l’opposizione ha un grande senso di responsabilità e vuole portare avanti programmi che innovino la macchina burocratica, programmi che vadano verso la soluzione dei tanti problemi esistenti. Invece stiamo solamente gestendo l’esistente.
Io non sono contento, Bucciarelli, non sono contento neanche di fare questo intervento, perché mi sarebbe piaciuto dire “ci siamo spartiti...”, “abbiamo individuato...” ecc. Noi non ci siamo spartiti nulla, abbiamo indicato delle strade che sono non percorribili grazie all’ingessatura del bilancio che questa Amministrazione di sinistra da anni ha procurato ai marchigiani.
Penso che tutto il gruppo di Forza Italia ma anche tutta la Casa delle libertà hanno avuto un impatto estremamente negativo con il bilancio di quest’anno. Abbiamo capito che dobbiamo avere addirittura occhi molto più aperti di quelli che con il buon senso abbiamo cercato di portare nei tavoli delle Commissioni, perché obiettivamente ci sono delle cose pericolose per i marchigiani. Questa Giunta sta proponendo delle cose che saranno estremamente negative. Non c’è una scelta per quanto riguarda l’energia, non c’è una scelta per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, non c’è una scelta sulle infrastrutture. Stiamo assistendo a un balletto che dura già da più di un anno, comprese le elezioni, in cui uno dice sì e l’altro no. Questo non depone a vostro favore nel lungo periodo.
Noi stiamo combattendo, oggi, una campagna elettorale, perché riteniamo che, tra l’altro, il quadro politico nazionale sia ancora più complesso di quello di questa Regione, quindi immaginiamo quali possano essere i problemi che una sinistra potrebbe arrecare ad un Governo nazionale in termini di indeterminatezza, indecisione, scarsa efficacia, litigiosità.
Come prima esperienza ho apprezzato alcune esternazioni di consiglieri che hanno messo in campo anche le loro qualità personali, non solamente la loro appartenenza. Noi vorremmo anche tirar fuori questa cosa insita in tutti noi, una voglia di fare, una voglia di collaborare, una voglia di partecipare a quella che riteniamo sia la nostra missione. Ritengo che voi ancora non ci state dando questa possibilità e ritengo che sia estremamente sbagliato soprattutto questo aspetto di chiusura, di sostanziale menefreghismo rispetto agli apporti di tutte le forze politiche. Fra l’altro questo menefreghismo si sta traducendo anche in scarsi rapporti con il mondo imprenditoriale, con le associazioni di categoria, con il mondo del sociale. Penso che questo è il negativo della strada in cui ci siamo avviati, perché questo bilancio non apre le porte ad alcun dialogo e questo è il problema più importante.
Noi chiediamo che questa Giunta si apra e ci sia, nel futuro, anche un’apertura non politicizzata, non ghettizzata, non ricattata dalla politica di gestione del bilancio, come sta per avvenire, ma sia una trattativa aperta, seria, serena, alla quale noi vogliamo dare il nostro contributo da opposizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. La mia dichiarazione di voto è in qualità di presidente del gruppo di Rifondazione comunista, anche perché non sono potuto intervenire nel dibattito preliminare.
Penso che questo bilancio deve fare i conti, e il dibattito avrebbe dovuto fare i conti, con due verità ineludibili. La prima rappresenta anche una novità. E’ la prima volta che ci troviamo di fronte ad una riduzione dei trasferimenti che arrivano dalla finanziaria, cospicua e particolarmente onerosa. Se appena ci affacciamo fuori di qui, ci rendiamo conto che siamo vicini ad una crisi economica dalle dimensioni grandi e gravi, siamo vicini al declino economico. E allora un bilancio un’azione finanziaria come quella che compete alla Regione deve avere le caratteristiche di affrontare la realtà e non di perdersi nei rivoli delle piccole cose. Tutti gli emendamenti, tutta la discussione, anche le piccole riflessioni riportate nel dibattito possono essere utili elementi, ma va costruito, va trovato un centro, un nucleo dell’azione finanziaria.
Io credo che questo bilancio ha tentato di fare questo. Il patto per lo sviluppo può esserlo e può diventarlo, anzi forse può diventarlo più che esserlo, perché molte volte, in troppe occasioni è stato pensato, nel dibattito in questi giorni, come quel “cappotto di Napoleone” che Totò vendeva per qualche piatto di spaghetti, quel “cappotto di Napoleone” a quantità inesauribile. Invece deve diventare una vera occasione, perché i mesi che avremo di fronte debbono in qualche modo pensare che un ciclo politico, un ciclo economico si è chiuso, al di là dei risultati delle prossime elezioni politiche. Un ciclo politico e un ciclo economico che da dieci anni dura nel nostro paese e che pensava che le virtù del mercato potessero essere l’elemento essenziale con cui governare il paese e far avanzare la crescita economica. Siamo di fronte a quel fallimento non solo nel nostro paese ma nell’intera Europa e con uno sguardo più attento, forse è la crisi del neo-liberismo a livello mondiale. Dentro questa crisi noi dobbiamo riflettere. Quella crisi partiva da una considerazione: che il ruolo delle istituzioni pubbliche, il ruolo pubblico fosse un ruolo esclusivamente di controllo e di riduzione dell’azione. Parole come “programmazione” erano diventate, sono diventate, in gran parte, quasi bestemmie, andava più di moda la parola “privatizzazione”, la parola “flessibilità”.
E’ evidente che il tentativo che c’è dentro questo bilancio ha bisogno del rapporto con la società, un tentativo che ha bisogno della politica, un tentativo che ha bisogno del conflitto, perché quando andremo a discutere più attentamente il nucleo politico, più che economico — perché la portata della posta finanziaria non è immensa — avremo bisogno di ragionare in termini di conflitto e in termini di selezione delle priorità, ancora di più di quelle che all’interno del documento abbiamo indicato, perché occorre rimettere davanti al carro la parola sviluppo. Non è nei tempi e nello spazio di una dichiarazione di voto che si può aprire questo dibattito sulla crescita o sulla necessità di rigovernare complessivamente l’economia, a partire dalla priorità delle funzioni e dei beni. Penso a una riclassificazione degli obiettivi e, primo fra questi, l’obiettivo del lavoro che dovrebbe essere il filo rosso che oggi anima le proposte che abbiamo dentro questo nostro bilancio.
Il voto favorevole del nostro gruppo parte da una speranza, la speranza che il nostro bilancio inneschi una occasione di riflessione politica aperta, dentro quel contesto che dicevo: ridotte risorse e crisi economiche incombenti. Anche perché il modello marchigiano, tanto decantato, tanto osannato, tanto portato ad esempio, oggi è profondamente in crisi e io credo che non lo risolleveranno nemmeno i sorrisi odontoiatrici di qualche rappresentate del mondo padronale. Non credo che qualche premio conquistato qua e là come business man, possa indicare l’azione di sviluppo di questa regione. Noi abbiamo bisogno d’altro e partiamo, attraverso questo bilancio, a produrre, a proporre dell’altro. Ci auguriamo, anche partire dalle vicende di queste settimane si possa iniziare un nuovo percorso. Penso alla vicenda così importante e così significativa qual è stata la firma del contratto dei metalmeccanici, che c’entra qualcosa anche con questo bilancio, con il modo e con la indicazione di priorità che dovremo assumere.
Con questo voto favorevole vorrei assumere l’auspicio che il dibattito riparta da lì ed eviti, come è accaduto a don Ferrante, di morire di peste perché si guardava i libri e non si guardava la realtà. Morire di peste vuol dire oggi non guardare con attenzione a quello che sta accadendo nelle viscere della nostra società. Abbiamo delle priorità da rispettare. Con questo bilancio questa maggioranza, in qualche modo, oggi dà un’indicazione. Il patto per lo sviluppo può essere un’indicazione, a condizione che noi sapremo usarlo come momento di riflessione, di crescita e anche di conflitto all’interno di quest’aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. E’ con vera soddisfazione che partecipo a questa prima sessione di bilancio da consigliere regionale. I veterani della politica che hanno seduto questi scranni prima di me hanno detto di avere vissuto in uno stato diverso questo bilancio, ma io lo valuto positivamente, perché il dibattito e anche l’acceso confronto portano sempre a una positivizzazione di tutti gli aspetti, perché discutere, dibattere, confrontarsi non è mai negativo, è sempre positivo, anche se le due visioni contrapposte, a volte anche per appartenenza a diversa collocazione politica ci fanno assumere diversi atteggiamenti nel voto. Quindi essendo dell’opposizione, preannuncio già il voto contrario. Ma di questo dibattito voglio far emergere che il bilancio che abbiamo approvato è il bilancio di un’azienda che rappresenta la più grande industria della regione: 22-23 mila dipendenti, fra sanità, diretti dipendenti della Regione e indotto degli altri enti locali. Abbiamo quindi una responsabilità grossa nei confronti della programmazione di queste risorse che ingessano fortemente i numeri e siamo andati a discutere, sui 3 miliardi di euro complessivi del bilancio, su un’inezia, sì e no 24 milioni di euro. Quindi abbiamo parlato di cose spicciole rispetto alla complessità. Tanto più che il patto per lo sviluppo si è notevolmente ridotto, quindi significa che in una stagione di vacche magre generale, dall’Europa al livello statale, regionale e soprattutto degli enti locali, le manovra di programmazione sono limitate.
Voglio richiamare che noi gestiamo la cosa pubblica e a volte la cosa pubblica è stata gestita solo in termini di spesa e mai in termini di entrata. E’ ora di cominciare a programmare le politiche di sviluppo per il futuro. Questo si ottiene solo se tutte le risorse le convogliamo nello spirito del “modello marchigiano” che ha fatto sempre grande la nostra regione nell’emergenza, perché la nostra caratteristica è di essere, con poche risorse, sempre a livelli alti rispetto alle altre situazioni regionali, nazionali, europee, mondiali.
Quello che ci hanno insegnato i nostri nonni, i nostri padri non possiamo perderlo nel modo di esprimere, come rappresentanza politica all’interno di un’aula, le nostre caratteristiche.
La valutazione positiva del dibattito è chiara, dobbiamo però concentrare molto di più la programmazione per garantire al futuro dei nostri figli maggiori risorse e dobbiamo essere attenti a garantire la sussistenza minima a quelle persone che oggi non riescono neanche a dare una risposta ai loro bisogni, quindi quel bilancio sociale di cui tanti parlano e che oggi è emergenza, deve diventare, domani, ordinarietà.
Invito chi governa questa Regione ad essere molto attento nelle politiche di sviluppo, ad accogliere anche i suggerimenti che vengono dai banchi dell’opposizione, correggendo, magari, linee programmatorie precedenti, e a costruirne nuove che diano maggiore respiro e, soprattutto, maggiore ipotesi di sviluppo nel tempo, che perdurino negli anni.
Per questo ringrazio tutti per la partecipazione attiva, auspicando che questa partecipazione continui e non rimanga un elemento della sola sessione di bilancio ma sia continuativa in tutti i provvedimenti che in quest’aula vengono. Ringrazio anche per l’attenzione avuta, con piccoli ma significativi provvedimenti, alle popolazioni più disagiate e depresse, che devono sempre essere tenute attentamente in considerazione, per evitare di fare cittadini di serie A e di serie B. Questa è l’attenzione che chiedo a tutti i consiglieri, di maggioranza e di opposizione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per le conclusioni, il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Anzitutto credo sia doveroso ringraziare i consiglieri tutti, in modo particolare quelli della II Commissione, i dirigenti del servizio bilancio della nostra Regione, l’assessore al bilancio, perché al di là delle modalità che qui sono state rappresentate dai consiglieri dell’opposizione, credo che abbiamo avuto la possibilità di sviluppare un confronto che si è concentrato su elementi sufficientemente chiari, che hanno consentito a ogni rappresentante di ciascun gruppo, di assumere una valutazione molto riflessiva rispetto a un passaggio che significa una svolta nella vita dell’Amministrazione regionale. E’ la prima volta nella storia di un Consiglio regionale che un bilancio viene approvato con un ammontare di risorse in diminuzione rispetto all’anno precedente. Credo non sia mai avvenuto nella storia di un Consiglio regionale che un’Assemblea si sia dovuta trovare a far fronte a una situazione di questo tipo. Questa è una evidenza dei tempi che cambiano, una richiesta che è stata percepita dai consiglieri, perché i toni sofferti, ponderati, moderati che anche da parte dell’opposizione sono stati proposti in questo confronto, evidenziano la consapevolezza di quale tipo di scenario dobbiamo affrontare. Uno scenario difficile fin da questo passaggio, ma che lo sarà ancor più in futuro. Avere minori risorse rispetto all’anno precedente — in questo caso abbiamo quantificato una diminuzione di risorse del 7% complessivo rispetto al bilancio 2005 — ha obbligato a selezionare gli obiettivi, a fare delle scelte che caratterizzassero la politica di governo della nostra Regione. Coerentemente con quella che è stata la mozione programmatica con cui ci siamo presentati a questa Assemblea da parte del Governo regionale, del Consiglio regionale, della sua maggioranza quindi, sono state date alcune indicazioni prioritarie, innanzitutto verso la sicurezza sociale, verso le politiche sociali, verso le politiche a sostegno e in risposta alle fragilità della nostra convivenza, della nostra comunità regionale, scelte che vanno in direzione del welfare, scelte che vanno a rafforzare la coesione della nostra comunità. Sicurezza sociale innanzitutto, testimoniata dall’ammontare di risorse per questo settore identico a quello del 2005. Quindi, a fronte di un bilancio che prevedeva risorse calanti rispetto all’anno precedente, per il settore della sicurezza sociale sono state mantenute inalterate le disponibilità per la nostra comunità.
Basta vedere i segni “+” che caratterizzano il nostro bilancio: si riferiscono al diritto allo studio, al mercato del lavoro, alla formazione professionale, allo sviluppo delle conoscenze, a progetti di carattere assistenziale. Sono risorse anche consistenti, messe a disposizione in misura maggiore rispetto al bilancio dello scorso anno, che danno proprio il senso di questa scelta forte che è stata percepita anche dall’opposizione. Come pure un’altra scelta forte è stata in direzione della cultura intesa come forma di investimento su un fattore che può essere propulsivo per la crescita della nostra comunità come la conoscenza e la consapevolezza della nostra identità regionale. Anche su questo le risorse, direttamente e indirettamente, rimangono inalterate, quindi questi due indicatori, sicurezza sociale e cultura, sono i capisaldi del bilancio che questa sera è stato presentato. Un bilancio che affida l’altra grande partita, quella dello sviluppo, a una scelta obbligata che è quella della concertazione. Oggi abbiamo ascoltato il nostro presidente della Repubblica richiamare ancora una volta tutte le istituzioni a una necessità di concertazione fra tutti i soggetti che sono protagonisti dello sviluppo — le istituzioni, le categorie sociali, le forze produttive, le istituzioni della cultura, le università — perché attraverso questa modalità si possano utilizzare risorse in diminuzione, che calano più del 7% in questo caso, fino al 15-20%, perché la compensazione sulla sicurezza sociale, sulla cultura ha portato a diminuire di più della media del 7% le risorse a disposizione per lo sviluppo, con tagli del 15, 16, 17% che abbiamo fatto su questi capitoli, a organizzarle secondo logiche di priorità, di risposta ai problemi più urgenti della nostra comunità, condivisi, con una logica concertativa, con i soggetti che sono protagonisti di queste politiche di crescita e di sviluppo. Decideremo insieme come organizzare, su progetti condivisi, queste risorse, su una logica innanzitutto di carattere infrastrutturale.
Quest’anno sarà una priorità. Noi abbiamo — l’abbiamo dichiarato in più di un’occasione — un vincolo fortissimo alla nostra possibilità di crescita, che è la dotazione di sistemi logistici integrati e dobbiamo assolutamente risolvere questo ritardo strutturale che la nostra regione ha rispetto ad altre realtà territoriali, ma che è la più grave carenza della realtà marchigiana. Dobbiamo lavorare intensamente da questo punto di vista e il patto per lo sviluppo delle farlo.
Noi siamo una delle regioni più industriali d’Europa, siamo una delle regioni più manifatturiere d’Europa, siamo la più manifatturiera d’Italia, abbiamo una struttura produttiva che merita attenzione e questa struttura produttiva, se vogliamo conservare il lavoro e dare possibilità di crescita a questo lavoro che è la principale risorsa della nostra regione che non possiede altre opportunità, né di materie prime, né di rendite tecnologiche, né di rendite finanziarie, dobbiamo dotare questo sistema manifatturiero di apparati, di sistemi logistici.
Abbiamo, nella classifica dei primi 50 poli industriali italiani, ben 9 poli industriali nelle Marche e nella classifica dei primi 50 sistemi logistici italiani non ne abbiamo neanche uno nelle Marche. Questa è una schizofrenia inaccettabile che dobbiamo superare, se vogliamo davvero intercettare le possibilità di sviluppo.
Quindi il patto per lo sviluppo, prima di tutto deve farsi carico di questa esigenza dei nodi infrastrutturali della nostra regione, che si chiamano porto, aeroporto, interporto, e delle reti che insistono su questi nodi, quindi delle reti ferroviarie, dei corridoi marittimi, dei sistemi telematici e delle reti viarie, altrimenti non intercetteremo i grandi flussi di sviluppo dei prossimi anni che attraverseranno l’Adriatico e che l’Unione europea intensificherà attraverso le politiche di coesione e di prossimità.
Non sarà certamente questa l’unica scelta del patto per lo sviluppo, altri obiettivi già vengono delineati dalla nostra proposta e vengono ulteriormente rafforzati dal dibattito che si è svolto questa sera: riguardano i giovani, le politiche per i giovani, la casa, le politiche di coesione sociale che sono connesse proprio al problema dell’abitare, riguardano l’innovazione complessiva del nostro sistema di vita regionale, di vita comunitaria, non solo delle imprese ma di tutte le organizzazioni che definiscono il nostro livello di vita comunitaria, riguardano il lavoro, più di tutto, perché attraverso il lavoro noi alimentiamo le possibilità e le potenzialità della nostra regione.
Questi sono i grandi temi del patto per lo sviluppo, da concertare con le categorie sociali, con i gruppi e le forze economiche, produttive, con le università delle Marche, per cercare di individuare progettualmente i temi rilevanti in risposta ai problemi concreti della nostra regione.
Siamo in uno scenario difficile, abbiamo quest’anno minori risorse rispetto all’anno appena trascorso, ne avremo ancora meno, probabilmente, il prossimo anno, quindi dobbiamo entrare in una logica virtuosa di utilizzazione parsimoniosa delle risorse che abbiamo e di impiego ottimale attraverso una logica progettuale.
Abbiamo minori risorse dalla nostra comunità, perché abbassando la pressione fiscale noi chiediamo ai marchigiani meno risorse. Attraverso l’Irpef e l’Irap nel 2005 abbiamo avuto minori risorse rispetto al 2004, nel 2006, probabilmente, avremo ancora minori risorse rispetto al 2005. Avremo minori risorse — è un dato oggettivo, perché lo Stato deve fare i conti con i propri vincoli, che gli derivano da una serie di normative di carattere europeo — da parte dello Stato con trasferimenti che provengono da questa fonte, avremo minori risorse, in futuro, dall’Europa, perché le politiche comunitarie avranno a riferimento contributi degli stati centrali dell’Europa inferiori in termini di percentuale pil rispetto agli anni passati, quindi dobbiamo prepararci a questo scenario che dovrà esaltare la nostra capacità di amministratori che devono essere bravi non soltanto a distribuire risorse con una logica finalizzata al consenso ma che devono invece ricercare la soluzione dei problemi, definendo le priorità, cercando di integrare le possibilità di soluzione.
Da questo punto di vista un altro obiettivo che ci dobbiamo proporre fin da subito, è quello che riguarda, nel campo delle politiche sociali, l’integrazione tra il sociale e il sanitario, lo spostamento di risorse dal sistema sanitario delle acuzie al sistema delle politiche socio-sanitarie. Questa è la via maestra che dovremo perseguire, a partire da subito, perché è la via che ci consentirà di rispondere alle mutate condizioni, anche demografiche, della nostra popolazione.
Questa è l’agenda dei temi che questo bilancio definisce l’agenda dei problemi che noi saremo chiamati a risolvere. Il dibattito è stato serio, c’è stata una grande responsabilità da parte di tutti, ci sono stati alcuni slittamenti, ci si è attardati, in alcuni dibattiti, a riprendere argomenti che appartengono a una logica politica post elettorale che forse avremmo potuto anche accantonare, ci sono state, forse, troppe evidenziazioni su aspetti minori di questo bilancio, è stata fatta una polemica fuori luogo con una errata interpretazione delle voci che riguardano l’aspetto della comunicazione che è sicuramente una piccolissima parte di questo bilancio regionale e che comunque dovevano essere lette, forse, più correttamente, ma la cosa che credo sia fondamentale è recuperare questo senso di responsabilità che è emerso nel dibattito di questa sera e di ieri e che mi pare abbia accomunato in una stessa intensità e con un medesimo intendimento non soltanto tutti i gruppi e consiglieri della maggioranza, ma ho rilevato, per la prima volta, anche da parte dell’opposizione, toni, modalità e comportamenti che in precedenti occasioni non avevo avuto modo di verificare. Questo è il grande auspicio e la cosa migliore che da questo confronto è emersa: il senso di responsabilità che questo Consiglio regionale fa vedere alla propria comunità, alla comunità regionale che amministra, e che può essere di buonissimo auspicio per affrontare le difficoltà che ci aspettano.

PRESIDENTE. Dobbiamo passare alla votazione degli ordini del giorno.
L’ordine del giorno n. 1, a firma di quasi tutti i consiglieri, riguarda il patto pere lo sviluppo. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno n. 2 a firma Favia, Rocchi, Ciccioli, Bugaro e Benatti. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. L’ordine del giorno pone un problema molto serio che andrebbe affrontato con una maggiore consapevolezza. Riguarda non solo il Comune di Ancona ma tanti Comuni della regione Marche. E’ relativo al problema dell’affidamento dei minori in stato di abbandono. Bisogna specificare come avviene l’affidamento dei minori in stato di abbandono. Tale affidamento viene disposto, su istruttoria, su istanza, su ricorso degli assistenti sociali, delle istituzioni, dalla procura e ne viene fatto carico, “in contumacia”, ai sindaci che devono poi affidare i minori alle comunità di pronta accoglienza, a loro spese. Quindi i sindaci si trovano, loro malgrado, a dover sostenere le spese dei minori affidati alle loro cure, minori che costano dai 100 ai 170 euro al giorno. Questo è un problema che, di fatto, ha ingessato la gestione della spesa sociale di tantissimi Comuni, dai più grandi ai più piccoli.
Ad esempio, i Comuni di Sefro, Fiuminata, Gagliole, hanno dai 1.000 ai 2.500 abitanti e hanno ciascuno almeno 4 minori in affidamento. La cifra che di fatto debbono sostenere, blocca la loro possibilità di attuare una programmazione delle politiche sociali. Se approviamo questo ordine del giorno, stabiliamo di assegnare un contributo una-tantum ad uno dei Comuni, sia pure il più grande, che soffre un problema serio, un problema che invece dovremmo affrontare da due punti di vista. Primo, da un punto di vista di legittimità, perché dovremmo contestare, confrontare in sede di Conferenza Stato-Regioni, l’opportunità che un’istituzione, sia pure la magistratura, di fatto blocchi la programmazione delle politiche sociali di un Comune, assegnandogli la tutela dei minori. Dall’altro lato dovremmo, piuttosto che assegnare un contributo a uno dei tantissimi Comuni, immaginare una politica di prevenzione maggiore, perché possa ridurre l’affidamento alle comunità di accoglienza. Per esempio, una politica che consenta l’affidamento alle case-famiglia, quindi consenta di ridurre questi costi.
Ad oggi non c’è una politica seria di intervento. La Provincia di Ancona, però, è la sola Provincia della Regione Marche che ha adottato un’iniziativa al riguardo. Ha fatto una convenzione con una comunità di accoglienza, con l’obiettivo di calmierare i prezzi e ridurre gli oneri a carico dei Comuni.
Questo per dire che il problema non si può affrontare con un contributo una-tantum ad una delle tante realtà ma con una politica di programmazione più seria. Viceversa non riusciremmo a giustificare questo di fronte ai tanti Comuni.
Credo quindi che potremmo tradurre questo ordine del giorno in un impegno, con l’assessorato alle politiche sociali a studiare una politica di prevenzione e di programmazione più seria e meditata nel tempo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Per quanto mi riguarda avevo aderito a questa richiesta che ci ha proposto il Comune di Ancona per sollevare il problema in Consiglio regionale. Credo che l’intervento del collega Comi abbia illustrato ampiamente quali sono gli estremi della questione, come questa questione sia ancora non sufficientemente normata perché è anche un fenomeno relativamente recente, quindi, per quanto mi riguarda sono disponibile a ritirare questo ordine del giorno e suggerirei, anche in base a quello che ha detto il collega Comi, che l’assessorato faccia una approfondita analisi del fenomeno in tutti i comuni della nostra regione, per addivenire, se possibile, ad una discussione nella competente Commissione consiliare, in modo che tutti i consiglieri possano essere messi nelle condizioni di poter avere una esatta cognizione del problema, valutando, eventualmente, se prevedere qualcosa nell’assestamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. La proposta è che la nostra Regione si faccia protagonista presso la Conferenza Stato-Regioni di questo caso, perché questo è un problema nazionale. C’è una legge nazionale che assegna ai sindaci la responsabilità di curare i bambini in condizioni di abbandono quindi bisogna, come Regione, farsi protagonisti di un’iniziativa nazionale, perché non è possibile che una legge nazionale faccia poi ricadere sui Comuni le risorse di una questione di questa natura.

PRESIDENTE. Io concordo con la collega Benatti a ritirare l’ordine del giorno, davanti all’impegno di esaminare la questione in termini più ampi, ricordando, purtuttavia, che essendo il Comune di Ancona sede del tribunale dei minori che è la sede unica regionale, spesso e volentieri riceve in affidamento anche minori di fuori regione. Il numero di affidati al Comune di Ancona è sproporzionato rispetto a qualsiasi altro Comune della regione, comunque davanti a una proposta di questo tipo, nulla osta a ritirare l’ordine del giorno.
I colleghi Bugaro e Ciccioli concordano a ritirarlo, ma c’è la firma anche del consigliere Ciccioli che in questo momento non è presente, quindi dobbiamo metterlo comunque in votazione.

Il Consiglio non approva

Ordine del giorno n. 3 a firma Favia, con il quale si chiede un incremento dei posti di specializzazione in medicina legale presso l’università degli studi di Ancona. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Ordine del giorno n. 4 relativo ai fondi per gli interventi di difesa costiera, a firma Mollaroli, Ricci, Solazzi, Giannini e Comi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno n. 5 a firma Favia, concordato con l’assessore al bilancio, per il finanziamento del completamento dei lavori di sistemazione della frana in zona Doffi del comune di Camerano.

Il Consiglio non approva

Ordine del giorno n. 6 a firma Giannini ed altri. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vi spiego in trenta secondi cosa vi apprestate a votare, poi però vi chiederò di non protestare più e di non dire più che non abbiamo capito.
Questo ordine del giorno introduce il principio secondo cui con un ordine del giorno si può sabotare, successivamente all’approvazione di una norma, il contenuto della norma stessa. Ci riferiamo alle verifiche sulla possibilità del Consiglio di attivare procedure per il personale. Chi voterà questo ordine del giorno sappia che nel metodo introduce una prassi nuova e inedita, ovvero che il Consiglio, con un ordine del giorno può vanificare una norma precedentemente introdotta, non pi tardi di due ore fa.
Nel merito questo ordine del giorno rappresenta anche una invasione di campo della Giunta in quella che è una prerogativa tutta del Consiglio regionale, perché il senso dell’ordine del giorno è quello di demandare alla Giunta una verifica fatta in solitario e senza il coinvolgimento delle strutture del Consiglio, su una certa disposizione, su un certo aspetto della disciplina del personale, che noi Consiglio dovremo subire, anche se il dispositivo dell’ordine del giorno parla di un “invito”, senza teoricamente poter minimamente incidere sulla verifica. Questa è quindi l’affermazione del principio secondo cui il Consiglio ha una funzione poco più che decorativa e ciascuno di noi ha la possibilità di aderire o meno. Io non ci sto perché, per le ragioni che hanno detto tanti consiglieri di maggioranza, ritengo che il Consiglio debba dimostrare di avere quegli attributi che poi non può lamentare di non avere quando la Giunta fa qualcosa che i consiglieri di maggioranza non capiscono.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Sono contenta che Castelli mi abbia anticipato rispetto all’ordine del giorno che abbiamo firmato insieme ad altri presidenti di gruppo. In altre occasioni chiederò l’interpretazione di Castelli sui nostri atti, così saremo sicuri che dal punto di vista giuridico non avremo problemi di sorta. Speriamo di non fare la fine del problema dei tributi presso la Corte costituzionale, perché sarebbe un massacro.
Noi abbiamo votato un emendamento che è stato approvato dalla Commissione bilancio, con il quale abbiamo individuato una realtà che esiste, cioè che dal 1999 il Consiglio non fa assunzioni, che c’è una questione che va aperta rispetto alla pianta organica. Siccome non viviamo in un regime di anarchia, la Giunta fa notare che questo potrebbe rilevare una questione di contrasto. Credo che sia utile che l’ordine del giorno — apprezzo il fatto che il Presidente del Consiglio e il Vicepresidente l’abbiano formato — stabilisca che ci sia un blocco, per capire quali sono le conseguenze di questo emendamento e per evitare che questo faccia scaturire un conflitto fra la Giunta e il Consiglio per le questioni del personale. Se avessi avuto modo di illustrarlo prima, Castelli si sarebbe potuto risparmiare l’intervento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione, nel suo insieme, la proposta di legge n. 73.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione, nel suo insieme, la proposta di legge n. 74.

Il Consiglio approva




Proposta di legge (Votazione): «Modifiche ed integrazioni alla l.r. 25 gennaio 2005, n. 2: “Norme regionali per l’occupazione, la tutela e la qualità del lavoro”» Giunta (72)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 72, ad iniziativa della Giunta.
Non c’è illustrazione, quindi passiamo all’esame degli articoli.
Art. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 7. Si tratta della dichiarazione d’urgenza. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 23,15