Resoconto seduta n.26 del 21/02/2006
La seduta inizia alle 10,20



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 25 del 14 febbraio 2006.

(E’ approvato)



Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 17.2.2006, ad iniziativa della Giunta, la proposta di legge n. 81: «Testo unico delle norme regionali in materia di turismo», assegnata alla III Commissione.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 61 del consigliere Castelli: «Iniziative promosse dall’Amministrazione provinciale di Ascoli Piceno per la celebrazione della giornata del ricordo in memoria delle vittime delle fobie e dell’esodo giuliano-dalmata”»;
— n. 62 dei consiglieri Ceroni, Bugaro, Ciccioli, Santori, Massi, Lippi, Viventi, Castelli, Capponi, Pistarelli, Brini, Tiberi, Giannotti, D’Anna e Romagnoli: «Esaminare le decisioni della Giunta regionale in merito alla società Cemim»;
— n. 63 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli: «Portualità turistica».



Leggi regionali promulgate dal Presidente della Giunta

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato le seguenti leggi:
— n. 2 in data 10 febbraio 2006: «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2006)»;
— n. 3 in data 10 febbraio 2006: «Bilancio di previsione per l’anno 2006 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2006/2008»;
— n. 4 in data 10 febbraio 2006: «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale, 25 gennaio 2005, n. 2 “Norme regionali per l’occupazione, la tutela e la qualità del lavoro”».



Interrogazione (Svolgimento): «Legge 284/1997: “Riabilitazione visiva degli ipovedenti e dei pluriminorati» Ortenzi (230)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 230 del consigliere Ortenzi.
Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione a tali quesiti si osserva quanto segue.
Nella regione Marche, ai sensi della legge 284/97, con DGR n. 1452 del 22 giugno 1998, è stato istituito il centro regionale di riferimento per la prevenzione e la riabilitazione visiva degli ipovedenti e dei pluriminorati, presso il presidio di alta specializzazione G. Salesi di Ancona, mirato ai portatori di handicap visivo della fascia pediatrica. Questo perché l'allora azienda ospedaliera G. Salesi era l'unica per le sue caratteristiche strutturali, adatta a conseguire tali obiettivi in quanto già dotata dell'oculistica pediatrica con spazi, attrezzature e con personale specializzato, in un'ottica multidisciplinare che avrebbe consentito un migliore e precoce inquadramento diagnostico, terapeutico e riabilitativo nell'interesse del singolo e della collettività. Tale centro ha, comunque, costituito un punto di riferimento regionale, in accordo con l'Unione italiana ciechi, al fine di accelerare il percorso ed il reinserimento dei pazienti con gravi- gravissimi deficit visivi.
Attualmente, pur rimanendo il presidio di alta specializzazione G. Salesi il centro regionale di riferimento, si sta implementando un coordinamento con le altre unità operative complesse di oculistica della regione, al fine di istituire una rete di assistenza distribuita sul territorio regionale che trovi nel centro di riferimento medesimo la sede di coordinamento dell'iniziativa. Tale percorso ha prodotto come prima tappa la definizione delle caratteristiche tecniche organizzative per avviare il processo di costituzione della rete, seguita da un primo accordo con i professionisti delle U.O. di Fermo e di Senigallia. Non appena questo modello organizzativo avrà una condivisione più ampia tra i professionisti, verrà formalizzato nelle dovute sedi e costituirà il modello regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, il consigliere Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Ringrazio l’assessore, anche a nome dell’Unione provinciale ciechi delle due province del piceno, che da anni sollecitano l’attivazione di un centro di ipovisione per la riabilitazione. Sappiamo che la riabilitazione non deve per forza essere individuata solamente come una riabilitazione del corpo, ma credo che la vista debba essere presa in considerazione come un organo di estrema necessità e importanza per le persone.
Ho apprezzato la disponibilità dell’assessore ad attivare questa rete che ritengo potrà consentire di attrezzare dei centri di ipovisione in maniera autonoma negli ospedali dove già, anche se in una situazione di semiufficialità, operano. Quello di Fermo ha un’attività molto composita, che da tempo opera nel territorio non solo della provincia di Fermo ma in tutto il territorio del piceno, credo che i tempi dovrebbero essere accelerati proprio per rendere operativo questo centro che già così bene lavora presso l’ospedale di Fermo.
Quello del Salesi è il centro principe, però ritengo anche di segnalare il fatto che la terapia, la prevenzione per questo tipo di handicap non può riguardare solo i pazienti in fascia pediatrica ma deve essere rivolto anche ai pazienti adulti, quindi questa dislocazione, questa autonomia che la Regione vuol attivare, è ben gradita e ringrazio di nuovo l’assessore.



Interpellanza (Svolgimento): «Utilizzo della pillola abortiva RU486 negli ospedali marchigiani» Viventi (17)
Interrogazione (Svolgimento): «Iniziative intraprese da parte della Giunta regionale in merito all’introduzione del farmaco RU486» Brandoni e Altomeni (195)

PRESIDENTE. Le interrogazione n. 206 del consigliere Romagnoli e n. 189 del consigliere Binci, decadono per assenza degli interroganti.
L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 17 del consigliere Viventi e l’interrogazione n. 195 dei consiglieri Brandoni e Altomeni, che sono abbinate.
Ha la parola il consigliere Viventi per illustrare l’interpellanza.

Luigi VIVENTI. Ho presentato questa interpellanza il 6 dicembre dello scorso anno, quando si è cominciato a parlare dell’utilizzo della pillola abortiva anche nelle Marche. Una decisione su un argomento delicato, che investe anche la coscienza di chi fa politica. Ho visto che era stata presentata una richiesta da parte del Salesi agli ospedali riuniti di Ancona, quindi mi ero interessato a questo problema, perché al Salesi avevano rivolto una domanda gli Ospedali riuniti di Ancona per poter utilizzare questa pillola. Voi sapete che c’è una legge del 1997 che per certi farmaci prevede la necessità di una autorizzazione per poterli acquistare all’estero. Di fatto la nostra Giunta regionale ha preso una decisione salomonica, se ne è lavata sostanzialmente le mani, dicendo che questo è un problema tecnico la cui scelta è di competenza dei medici ospedalieri, quindi ha lasciato a loro stessi la responsabilità di questa scelta. Mi pare che poi, circa dieci giorni fa, l’utilizzo di questa pillola abortiva si è verificato. Chiedo se non sarebbe bene che su questo argomento la Giunta regionale prendesse posizione in maniera chiara, limpida, dicendo come la pensa.
Io non ho difficoltà a dire che ritengo questa pillola abortiva una scorciatoia, una facilitazione per quelle persone che hanno deciso di abortire, e siccome stiamo parlando di soppressione di una vita umana, credo che le facilitazioni e le scorciatoie non dovrebbero essere favorite, anzi si dovrebbe mettere in atto tutta una serie di meccanismi tali da poter far ripensare fino all’ultimo la persona che intende assumere una decisione così grave ed importante.
Personalmente ritengo che sia una decisione, questa, che invece di frenare la possibilità e la scelta di abortire, in qualche misura la agevoli, quindi la incentivi perché la rende più semplice.
Vorrei conoscere, al riguardo, il pensiero dell’assessore alla sanità.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Con riferimento all'interrogazione n. 195 e all'interpellanza n. 17 ad essa collegata, si fa presente quanto segue:
a) l'azienda ospedaliera Ospedali riuniti di Ancona si è già messa in grado di adottare il protocollo per l'interruzione volontaria di gravidanza con il farmaco Mifepristone (RU486);
b) tale protocollo è stato valutato dal comitato etico dell'azienda per gli aspetti relativi al consenso informato;
c) il tema in questione rimanda in modo specifico alla sensibilità dei professionisti e delle direzioni aziendali che li sostengono;
d) il ruolo della Regione è quello fondamentalmente di garante della adeguata applicazione della legge 194, ruolo a cui non può e non intende sottrarsi.
E’ vero che dobbiamo agevolare e rafforzare, come stiamo facendo, il ruolo dei consultori che svolgono il loro ruolo, per cercare di evitare le forme abortive nella maggior parte dei casi. Quello dell’aborto è un problema che riguarda la coscienza di ciascuno di noi. Personalmente credo che un metodo meno invasivo per un intervento che peraltro la 194 prevede, sia un gesto umanitario nei confronti di quelle donne che, già vivendo un dramma, possono evitare almeno il dolore fisico.
Questa è la filosofia che muove e le cose che sono state già fatte.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Ringrazio l’assessore e sono soddisfatto della risposta, anche perché condivido, sostanzialmente, la filosofia che ha mosso la Giunta in questa scelta. Fatico un po’ a comprendere, invece, i motivi della polemica che ci sono stati attorno a questa vicenda, perché qui, tecnicamente, stiamo parlando di una legge nazionale che riconosce l’aborto all’interno di determinate procedure e quindi parliamo di un diritto, qualcosa di riconosciuto, un farmaco che permette di attuare questo diritto in maniera meno invasiva, con minori sofferenze, un farmaco in via di sperimentazione che, per diventare utilizzabile, deve appunto essere prima sperimentato.
Questi sono i termini della questione. C’è la possibilità di fare una cosa riconosciuta dalla legge garantendo minori sofferenze a qualcuno che per motivi riconosciuti deve ricorrere all’aborto, quindi farlo in maniera più umana, pertanto più cristiana, e su questo si solleva una polemica, come se, per il fatto che qualcuno è contrario a questa legge e applica una legge che non si riconosce, almeno “debba soffrire”, perché è giusto che almeno soffra, che rischi potenzialmente la vita e che questa cosa si viva in maniera ancora più traumatica, se possibile.
Se vogliamo aprire una discussione sull’aborto, rimettere in discussione la legge è un conto, ma mescolare il ragionamento su questo farmaco con la discussione sull’aborto, secondo me è qualcosa che non sta né in cielo né in terra e non ha motivo di essere. Quindi tutta la polemica attorno a questa vicenda della pillola, che si reinserisce all’interno di un clima di revisione su alcuni diritti conquistati negli anni passati, su questa nuova invadenza della Chiesa che ricomincia a pretendere di dettare legge all’interno di uno Stato che dovrebbe essere laico, sia soltanto strumentale. Se ci atteniamo al fatto specifico ci rendiamo conto che la polemica non ha motivo di essere.
Quindi condivido la scelta della Regione e la sostengo, perché un farmaco ha bisogno di essere sperimentato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. La risposta è stata, praticamente: “siamo favorevoli perché rientra nel quadro della 194”. Vorrei dire al consigliere Altomeni che io sono contro l’aborto e lui è a favore, quindi non possiamo metterci d’accordo su questo problema. C’è un fatto di coscia dove le distinzioni fra me e lui sono nettissime. Però quando lei, consigliere, parla di un modo più cristiano per uccidere un bambino, non c’è, non esiste. Qui stiamo parlando della soppressione di una vita umana comunque. Siccome all’interno della 194 — lei che è esperto di questo lo dovrebbe sapere — è previsto che lo Stato in tutte le sue componenti, in tutte le sue forme, cerca, dovrebbe cercare — poi sappiamo che così non è accaduto — di disincentivare la persona a sopprimere una vita umana e ciò non è accaduto, allora io dico che al di là della sperimentazione — perché di sperimentazione in effetti si tratta e non sappiamo nemmeno se questa pillola garantisca del tutto la salute della donna, perché questa pillola favorisce l’espulsione dall’utero dell’embrione, ma non sappiamo con quali altre conseguenze — era insito nello spirito della legge questo tentativo di far ripensare la donna. Trovare dei farmaci meno invasivi dell’intervento chirurgico, che facilitino la soppressione di questa vita io cedo che sia negativo, perché va proprio in senso contrario allo spirito della legge, che dovrebbe puntare a rifrenare e a ripensare. Se invece lo spirito, come lei lo intende, è quello di favorire, allora è giusto adottare questi farmaci che permettono di evitare un intervento chirurgico, ma non mi dica che questi sono più cristiani perché fanno soffrire meno una persona, altrimenti siamo fuori della grazia di Dio, me o consenta.



Proposta di atto amministrativo (Discussione generale): «Approvazione del programma triennale regionale di informazione, formazione, educazione ambientale 2006/2008 (PTR-INFEA Marche) e della struttura, in prima applicazione, del relativo sistema regionale. Parziale modifica della deliberazione del Consiglio regionale 20 novembre 2002, n. 81”» Giunta (9)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 9, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Innanzitutto desidero dire che in Commissione questa proposta di atto amministrativo è passata diverse volte e colgo l’occasione per ringraziare non solo la Commissione ma anche l’arch. Cioni che ha fatto diversi “viaggi” in Commissione con noi, per aiutarci a capire fino in fondo la portata di questo atto amministrativo.
Questo atto è composto di due momenti particolari. Il primo riguarda la modifica dell’art. 7, cioè dei criteri per il passaggio dal modello precedente di rete regionale di strutture di educazione ambientale a un modello nuovo. L’altra parte è l’approvazione vera e propria del programma regionale triennale Infea, cioè di quelle politiche di promozione, educazione e difesa ambientale che trovano nel paese e anche in regione un’esperienza che ormai si può considerare attiva da più di vent’anni: le prime esperienze fatte a livello nazionale con le reti Labnet, le esperienze fatte a livello locale con le famose aule verdi, i famosi centri di educazione ambientale coordinati in questi ultimi anni.
Questa proposta di atto amministrativo prende in qualche modo le mosse dalla Conferenza Stato-Regioni del 2000, attraverso la quale venivano stabilite le linee di indirizzo per la concertazione in materia di educazione ambientale delle reti Infea e dalla delibera 81 del Consiglio regionale del 2002, che fissava i criteri per il riordino del sistema regionale Infea attraverso i piani territoriali regionali e attraverso una larga concertazione. In pratica ci apprestiamo ad approvare questo atto amministrativo che in qualche modo fissa le procedure, in prima applicazione, della rete strutturale Infea delle Marche, la quale si articola nelle seguenti forme.
Intanto è formata da un laboratorio territoriale per ogni provincia. Altri laboratori territoriali nominati Labter vengono stabiliti con criteri abbastanza articolati, perché una delle difficoltà che abbiamo avuto in Commissione era proprio di capire l’articolazione abbastanza particolare, ricca di questo sistema di rete Infea nelle Marche, quindi verranno previsti altri Labter, complessivamente 12 fra quelli provinciali e gli altri, poi vengono previsti 20 centri di eccellenza a livello regionale e altre strutture che sono i centri risorsa i quali non hanno un vincolo numerico. La programmazione e il coordinamento sono fatti dall’assessorato all’ambiente della Regione e i soggetti ulteriori che partecipano alla rete Infea delle Marche sono i cosiddetti partner, quindi soggetti istituzionali come le Province, le Comunità montane e i soggetti sociali quali le associazioni.
Per dare il senso di quello di cui stiamo parlando, per capire cosa sono i Labter, mi preme dire che sono i laboratori territoriali provinciali e sono considerati nodi di primo livello con funzioni di coordinamento per la formazione e la qualificazione degli operatori che poi intervengono in questo campo. Altri Labter che non sono in capo alle Province, sono nodi di secondo livello con funzioni di raccordo per aree territoriali omogenee, sono i Ce, ovvero centri di eccellenza, quindi nodi terminali di rete con funzioni di progettazione e di servizi, oltre ai centri risorse che sono gruppi di animazione che partecipano all’elaborazione stessa dei progetti dei centri di eccellenza. Poi c’è il nodo regionale il quale si esplicita attraverso il lavoro istituzionale di un tavolo tecnico, che è il centro regionale di raccordo. Quindi i soggetti partner, cioè altri soggetti che partecipano alla costruzione dei progetti dei centri ambientali.
E’ quindi una cosa abbastanza articolata che cerca di tenere in rete tutti i vari soggetti che in questi anni sono intervenuti all’interno dei progetti Cea, ovvero dei centri di educazione ambientale.
Il lavoro di questa rete si concretizza nell’attuazione del piano triennale 2006-2008, attraverso gli accordi di programma e le convenzioni, cioè il momento costituente vero e proprio della rete Infea si sintetizza attraverso gli accordi di programma come veri e propri momenti costitutivi della rete.
In questi ultimi mesi, per poter in qualche modo costruire la rete sono stati emessi dei bandi a livello regionale, ai quali hanno partecipato circa 145 domande. Un bando che non ha solamente stabilito l’ammissibilità ma anche determinato una selezione. Se considerate un Labter per ogni provincia, altri Labter territoriali fino ad arrivare al numero di 12, venti centri ambientali, vuol dire che solamente un terzo delle domande presentate ha ottenuto risposta e faranno parte della rete regionale Infea delle Marche per il triennio 2006-2008.
Uno dei limiti di questo piano territoriale Infea sono le risorse. Per il 2006 abbiamo a disposizione circa 300.000 euro e non sono tanti. Ecco che se anche la stessa rete regionale Infea che individua, su 145 soggetti che hanno partecipato ai bandi, solo un terzo, a malapena, di questi, è chiaro che il problema delle risorse riguarda non solo lo sviluppo di iniziative ma la tenuta stessa della rete, perché bisognerebbe tener conto e tendere a quella previsione che invece è contenuta nello stesso atto amministrativo che mi pare tenda ad una proposta di circa 6 milioni di euro nel triennio, quindi lontanissimi dagli obiettivi rispetto alle disponibilità del nostro bilancio.
In Commissione sono pervenuti degli emendamenti, alcuni dei quali sono stati accolti. Il primo è un emendamento oggettivo che ha tenuto conto della nuova provincia di Fermo. Il secondo, presentato dall’assessore Amagliani, prevede l’inserimento di un Ce in provincia di Pesaro nel comune di Borgopace. La Commissione li ha entrambi accolti e quindi fanno già parte dell’atto amministrativi.
Quello che non ho trovato è la possibilità di dare un qualche riconoscimento — poi vedremo quello che possiamo ancora costruire insieme, in questo Consiglio, anche convocando la Commissione, se necessario — ad alcuni soggetti che hanno ottenuto una identificazione nazionale e che non sono stati selezionati all’interno della proposta di piano triennale Infea Marche.
La proposta della Commissione era di dare una visibilità particolare, un riconoscimento, una considerazione fuori quota di questi enti, da utilizzare nel momento in cui andremo ad aggiornare, con i piani annuali, il piano triennale stesso. Su questo punto c’era un’indicazione di ordine del giorno per riconoscere questi Labter.
C’è anche una certa aspettativa di questo piano triennale, per riordinare il sistema dei centri di educazione ambientale nelle Marche, nelle forme che ho tentato di dire. Non è stato semplice capire fino in fondo un’articolazione di questo tipo, che attraverso la legge regionale del 2002, che ha individuato i criteri per il riordino del sistema regionale Infea, noi oggi ci diamo con questo atto che ritengo abbia un’approvazione larga da questo Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questa proposta di atto amministrativo ha un’origine che viene da molto lontano, dalla legge 52 del 1974, ma si concretizza nel 2002 con la deliberazione 81, la quale definisce le tipologie di strutture permanenti finalizzate all’informazione, alla formazione e all’educazione ambientale. Forse molti nuovi consiglieri, molti di noi non conoscono a fondo tutta la normativa e tutta la genesi di questa struttura e organizzazione. Anche per me è stato difficile ripercorrere tutte le tappe che hanno contraddistinto la formazione di questo sistema così a rete larga, diffuso sul territorio di questa regione.
E’ stato anche difficile comprendere quale sia stato il compito svolto dalla Regione in questo periodo e come si siano definite, effettivamente, le organizzazioni attuali.
Le strutture previste dalla nostra deliberazione amministrativa si articolano in tre sub-specializzazioni. I primi sono i Labter che sono delle strutture gestite da soggetti pubblici e/o privati, organizzati per favorire il coinvolgimento e il coordinamento, la valorizzazione di quanto più risorse possibile presenti in un determinato territorio. Operano attraverso dei gruppi di gestione e hanno al loro interno uno o più gruppi di animazione, svolgono un ruolo di snodo territoriale della rete regionale del progetto Infea. I centri di assistenza sono un’altra articolazione, strutture gestite sempre da enti pubblici, cooperative o associazioni ambientaliste o di altro tipo, organizzate e gestite per offrire a scuole, associazioni, gruppi organizzati opportunità di tipo conoscitivo e didattico sui vari tempi ambientali e mettono in relazione soprattutto i cittadini con specifiche esperienze, a contatto con l’ambiente naturale e antropico. Esistono Ce residenziali, dove è addirittura possibile fare un’esperienza anche di tipo residenziale, quindi con possibilità addirittura di pernottamento. Questo è sviluppato soprattutto in aree naturali di particolare pregio. Poi ci sono dei centri di esperienza non residenziali.
L’articolazione prevista dal nostro ordinamento contempla anche i centri risorse, che ancora non svolgono o non sono ben definiti all’interno di questa strategia, sono solamente organizzati per supportare le attività dei Labter e dei centri di esperienza.
Tutte queste strutture devono possedere dei precisi requisiti, oltre che strutturali, strumentali, gestionali, di organizzazione e professionalità e devono avere maturato dei titoli di merito. I centri di esperienza ugualmente debbono avere precisi requisiti strutturali, strumentali e gestionali. I Cr sono di emanazione o riconoscimento diretto dei Labter.
Veniamo alle considerazioni di natura politico-amministrativa che il mio gruppo e penso tutta la Casa delle libertà fanno di tutta questa organizzazione.
Ci sono alcune criticità e ci sono alcune positività. Tutto il sistema è stato diretto e fatto crescere in modo un po’ frammentato, a volte anche indirizzato da parte della Giunta regionale per far acquisire a questi centri i requisiti strutturali e organizzativi necessari alla possibilità di riconoscimento di cui alla programmazione che oggi ci apprestiamo a definire. In pratica, nel tempo sono state portate avanti delle azioni poco strutturate, non programmate, che hanno fatto nascere e crescere alcuni centri, alcune esperienze che prima si chiamavano aule verdi, poi in altri modi, probabilmente non in maniera totalmente democratica, con le stesse possibilità di poter acquisire requisiti, esperienze, avere strutture e quant’altro.
Addirittura, nel periodo di programmazione Docup 2000-2006, alcuni di questi centri sono stati ammessi a finanziamento per la realizzazione di infrastrutture e strutture gestionali e anche questo aspetto ha snaturato, perché i fondi non sono stati messi a disposizione di tutti, quindi vi sono stati centri che se ne sono avvantaggiati e altri che sono rimasti indietro.
La nostra considerazione sarebbe stata positiva sulla strutturazione complessiva, qualora tutta questa organizzazione si fosse formata in modo democratico e trasparente. Non dico che non vi sia stata trasparenza ma non c’è stata pari opportunità, per tutti, di poter arrivare a determinati livelli, quindi oggi, nella proposta di atto amministrativo, di poter avere i requisiti per poter concorrere alla pari.
Quando c’è una cosa che nasce, obiettivamente non è facile dare tante indicazioni e mettere tanti paletti. Ritengo che questa struttura sia nata soprattutto per iniziativa volontaristica di tanti centri, tante organizzazioni ambientaliste, di tanti Comuni che hanno avuto questa sensibilità.
In merito alla proposta di atto amministrativo posso riscontare solamente due-tre aspetti non sufficientemente sviluppati. Il primo aspetto è che questi centri, o meglio i Labter e i centri di esperienza che vengono ammessi in questo piano al riparto anche dei finanziamenti di questo atto, non coprono in modo omogeneo tutti i territori della provincia, soprattutto rimangono scoperte anche alcune zone che hanno una elevata attrazione dal punto di vista ambientale e di qualificazione ambientale.
Ritengo che le Province, avendo dei limiti numerici di immissione in graduatoria di queste strutture, abbiano dovuto fare una selezione a volte non lineare rispetto agli effettivi bisogni del territorio, quindi riteniamo che obiettivamente ci possa essere la possibilità, soprattutto, di sostenere quei centri di esperienza e quei Labter che hanno le caratteristiche e tutti i requisiti per essere ammessi al riparto ma che non sono stati individuati, perché in sovrannumero rispetto a quello che la Regione aveva individuato con questo atto.
Quindi noi abbiamo presentato un emendamento che racchiude due strategie ulteriori. Una è quella di riservare il 10% delle risorse ai centri che hanno i requisiti ma non sono entrati perché c’è questo vincolo numerico. Questo consentirebbe, nel tempo, di avere a disposizione struttura ulteriori per cui, qualora una cessi, abbia ancora vitalità e organizzazione per poter subentrare a chi eventualmente esce dal sistema. L’altra è quella di riconoscere ad alcuni Labter delle specifiche professionalità acquisite in questi anni, soprattutto perché hanno avuto riconoscimenti di livello nazionale.
In questo riparto si mette tutto sullo stesso piano ma non si dà spazio a una ulteriore qualificazione di questi centri che guardino ad una interrelazione esterna anche al territorio regionale.
Oggi esistono anche dei flussi di tipo turistico, di tipo culturale che vengono anche da fuori regione, anzi è giusto che noi cerchiamo di attrarre flussi che vengono da fluori regione, sia per fare sinergia con le strategie di diffusione del nostro patrimonio ambientale, culturale e naturalistico, sia per un aspetto economico di miglioramento dell’offerta turistica e della differenziazione dell’offerta turistica che guarda ad alcuni aspetti ambientali, culturali, architettonici e quant’altro.
Per questo chiediamo nello stesso emendamento che modifica il dispositivo dell’atto, di riservare il 5% di premialità ai centri che già hanno espresso in questi ultimi cinque anni delle attitudini a rapporti esterni, quindi hanno partecipato a progetti nazionali o Labter o Ce che parteciperanno a progetti di questa valenza. Quindi l’emendamento che proponiamo è solamente di questo tipo e lo riteniamo del tutto di buon senso e anche di prospettiva per un sistema che altrimenti rischia di rimanere ingessato, di rimanere addirittura troppo limitato all’interno di una architettura che riceve finanziamenti dalla Regione Marche ma che non sappiamo se, da sola, potrebbe sopravvivere e reggere, per il futuro, a un’attività impegnativa come quella che viene richiesta dall’atto amministrativo.
Per questo chiedo alla maggioranza di discutere su questi due aspetti modificativi e di valutare con serenità e serietà questa nostra proposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni, perché l’atto è complesso e le finalità di promuovere un modello di sviluppo più sociale, più equo soprattutto per quanto riguarda il territorio e l’ecologia, sono condivisibili.
Il Consiglio regionale già nel 2002 ha approvato le linee guida e oggi, con questo piano triennale si dà corso a quella decisione e si cerca di realizzare insieme agli enti locali una rete diffusa di strutture per l’educazione del territorio, dell’ambiente e per una società più sostenibile, insieme a tutti i soggetti, enti locali e associazioni. Se venissero tutte le proposte aggiuntive, il rischio è quello di sminuire un programma di indirizzo generale. Siamo nella fase di presa d’atto, di ricognizione dell’esistente, da un lato siamo anche dentro la verifica del ruolo delle aule verdi, sorte a metà degli anni ‘80, nonché di una verifica delle politiche dei parchi e degli enti parco. Nelle Marche ne esistono di nazionali e di regionali. Ma dall’altro lato si entra anche in una fase nuova, sperimentale, che deve vedere una maggiore diffusione delle strutture e delle iniziative per una seria politica di educazione ambientale. In questo senso sono indispensabili il ruolo e l’intesa con il sistema degli enti locali, in primo luogo con le Province, i Comuni e le associazioni. Occorre diffondere, d’intesa con questi soggetti, la rete territoriale dei centri di educazione ambientale, senza limitazione numerica, come scritto nel punto 2.3.1 dal titolo “Rete territoriale Cea”. Tuttavia, anche se questa visione può essere una fuga in avanti, forse in questa fase sarebbe stato più utile lasciare, come era nella proposta iniziale, alle lettere a), b) e c), una gradualità per giungere, alla fine del triennio, all’obiettivo di prevedere delle strutture senza limite numerico, ché i discorso è quello delle risorse. In effetti c’è il dato oggettivo che l’educazione ambientale venga svolta in via quasi esclusiva nelle realtà che già esistono e visto che c’è da impostare un piano nuovo di lavoro, sarebbe opportuno, anche se le proposte aggiuntive dell’ultima ora sono serie, non modificare questa impostazione, perché squilibrerebbe il dato essenziale di partenza, in quanto, anziché uniformare c’è il rischio di una ulteriore selezione verso quelle realtà che già esistono. Al fondo di tutto c’è sempre il problema delle risorse e se diamo priorità ai entri che già esistono, la diffusione dell’educazione sul territorio diventa lettera morta e lascia il tempo che trova.

PRESIDENTE. Mentre la Commissione esamina gli emendamenti che sono stati presentati, possiamo dare avvio alla discussione della mozione sull’Aerdorica.

(Così rimane stabilito)



Mozione (Discussione e votazione): «Revoca dei componenti del consiglio di amministrazione della s.p.a. Aerdorica» Bugaro (45)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 45 del consigliere Bugaro, che ha la parola per illustrarla.

Giacomo BUGARO. Questa mozione si inquadra in un contesto più ampio di andamento generale di questa società. Guardando fra i documenti e le delibere, balza all’occhio il metodo usato per la nomina dei componenti del consiglio di amministrazione dell’Aerdorica s.p.a. Perché dico questo? Perché se andiamo a ritroso con la storia e iniziamo dalla legge istitutiva dell’Aerdorica s.p.a., vediamo che all’articolo 6 si norma con precisione che deve essere il Consiglio regionale a indicare i membri della società di spettanza dell’ente Regione. Ma c’è di più. Il delegato, assessore Amagliani, al momento della partecipazione all’assemblea dei soci, disse giustamente, e leggo testualmente: “il sig. Marco Amagliani ribadisce che interviene all’assemblea come rappresentante della Regione Marche e che la scelta dei rappresentanti della Regione è avvenuta sulla base di una decisione di Giunta regionale”. Già qui c’è il primo errore, perché doveva essere l’Assemblea legislativa e non la Giunta, in base alla legge istitutiva — allegato 1 — a nominare i membri del consiglio di amministrazione di spettanza dell’ente Regione.
Nell’allegato 3 si dice che sempre l’assessore Amagliani “interviene per delega del presidente”, che viene esplicitata dalla nota a verbale con la quale l’assessore Amagliani si è presentato all’assemblea dei soci che prevedeva la nomina di due consiglieri nelle persone di Franco Paoletti e di Edoardo Mentrasti.
Nell’allegato 5 vedete che a seguito di defezioni, segnatamente della Camera di commercio di Ancona e del Comune di Ancona, che per motivi di carattere politico non si sono trovati d’accordo con l’assemblea dei soci e quindi non hanno partecipato a tale assemblea, l’assessore Amagliani, senza averne delega e in spregio a qualsiasi normativa, non solo ha indicato i due nomi che già non aveva la facoltà di poter nominare, ma addirittura ne indica quattro, senza averne delega, quasi come fosse cosa sua. Su quali basi l’assessore Amagliani ha avuto l’ardire di indicare quattro persone, avendo già in forma sbagliata solo la delega per indicarne due? Questa è una precisa violazione delle sue funzioni. Non aveva alcuna facoltà per poter nominare quattro persone. Secondo noi, in base alla legge istitutiva, non poteva nominare nemmeno le due, perché i nomi dovevano pervenire, in base all’articolo 6 della legge istitutiva dell’Aerdorica dall’Assemblea legislativa e non dalla Giunta, ma anche se fosse, come dichiarato nell’assemblea dei soci e come da comunicazione di cui all’allegato 4, “del Vicepresidente Spacca in merito all’assemblea dei soci della società Aerdorica convocata per il 3.12.2004”: “Il Vicepresidente Spacca propone di indicare nel corso dell’assemblea dei soci della società Aerdorica convocata per domani 3 dicembre i seguenti nominativi quali membri del nuovo consiglio di amministrazione della società stessa: Franco Paoletti, non proponibile come candidato alla presidenza; Edoardo Mentrasti. La Giunta condivide le proposte del Vicepresidente e incarica l’assessore Amagliani, delegato a rappresentare l’ente Regione, di proporre nel corso dell’assemblea dei soci della società Aerdorica i nominativi indicati dal Vicepresidente, in esecuzione del mandato affidatogli dalla Giunta stessa, con l’indicazione di ricercare un consenso unitario — che non è avvenuto — sulle figure chiamate a rappresentare la società Aerdorica”. E gli altri due nominativi di Costanzi e Pasquini — uno poi dimessosi — su che basi sono stati indicati? Quali sono i poteri in forza dei quali la Giunta regionale ha indicato, espropriando totalmente qualsiasi funzione e qualsiasi potere non solo dell’Assemblea legislativa ma del codice civile, queste persone?
Rispondermi che l’ufficio legale della Giunta regionale ha trovato che “forse, probabilmente...”. Sono disposto a pagare di mia tasca tre studi legali di carattere nazionale, per farci dare pareri. Sono sicuro che avremmo pareri completamente discordanti. Quindi il parere dell’ufficio legale è totalmente superfluo: resta il fatto che avete calpestato in qualsiasi forma la legge regionale e ogni forma di decenza anche di carattere politico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Debbo preliminarmente dissentire dall’ultima frase del collega Bugaro, perché non è vero che sulla vicenda i pareri legali sarebbero discordanti, ma sarebbero univoci. Rimanendo soltanto al fatto legale della vicenda, prettamente giuridico, sono convinto che in un difetto di attribuzioni quale quello che emerge dal fatto che stiamo discutendo, cioè che per legge le funzioni sono attribuite al Consiglio e non alla Giunta ed è quest’ultima che emette il provvedimento, dovremmo tenere conto che la giurisprudenza ma anche la dottrina da sempre fanno risalire rispetto a questa vicenda la nullità dell’atto e non l’annullabilità. Nullità significa che quelle nomine sono tal quam non esset, come se non fossero state fatte.
Mi auguro che il Consiglio mandi un messaggio alla Giunta e decida di provvedere immediatamente, con un’azione di autotutela, all’annullamento delle nomine fatte e si riappropri di queste nomine, perché le competono.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non so se — perché mi pare che le relazioni di Bugaro e Santori siano state puntuali e anche importanti — l’atteggiamento della maggioranza è dettato da una posizione politica o se invece è soltanto distrazione. So che l’argomento è così delicato che dovrebbe vedere tutti coinvolti nella discussione e nel confronto. E’ delicato per una serie di motivi, non tanto tecnico-giuridici, questa è l’ultima preoccupazione che c’è da parte nostra, la prima come legislatori ma l’ultima politicamente. Quello che ci preoccupa è lo stato di una società che gestisce un importante nodo infrastrutturale della nostra regione qual è l’aeroporto, lo stato di una società per quanto concerne il suo assetto, le idee che ha messo in campo, che non ha messo, i piani industriali ed economico-finanziari che avrebbe dovuto elaborare ed ha elaborato solo in parte, addirittura in maniera discutibile, lo stato, più in generale, della salute dell’aeroporto Sanzio di Falconara e le prospettive prossime. Abbiamo letto dai giornali della ormai formalizzata assunzione di incarico per la ricerca di un partner da affiancare all’attuale compagine societaria; abbiamo letto, prima ancora di questo passaggio, dai giornali, dati e cifre allarmanti, mai smentiti; abbiamo letto dai giornali — e finalmente oggi ne parliamo in aula — delle reali condizioni e situazioni interne e di proiezione esterna dell’aeroporto e della società che gestisce lo stesso.
Mi pare che siano questioni che non debba ricordare ai colleghi, all’aula, al Presidente, agli assessori, soprattutto a quelli di riferimento. Sono questioni di assetto, di bilanci, di situazione attuale e di prospettive immediatamente prossime, situazioni molto delicate.
L’assetto attuale della società, cioè il presidente e l’amministratore delegato, sono stati frutto di una lunghissima trattativa, di una faticosa frase di confronto che si è chiusa politicamente, dando alla compagine privata — l’amministrazione della società — e alla compagina pubblica, cioè la Regione Marche, la presidenza della società stessa.
Questo mix che è già nella compagine sociale, non sta funzionando, pertanto bisogna intervenire. Noi l’avevamo già denunciato a suo tempo che, soprattutto per quanto riguarda la presidenza, l’accordo era veramente caduto su un tassello che non ci convinceva affatto, non per la persona ma per l’espressione di quella indicazione. Ma la realtà è sotto gli occhi di tutti. I sindacati che proclamano uno sciopero, che chiedono un confronto e a questo confronto partecipa il direttore, neppure il presidente o l’amministratore delegato e i sindacati che ancora di più confermano la volontà di giungere a un momento di protesta e di astensione dal lavoro. Siamo veramente ad una situazione nella quale anche i rapporti tra i soggetti non funzionano. Non funziona la società per quanto riguarda l’attuale situazione gestionale ed economico-contabile, non funziona anche per le risposte che non sono state date ad alcuno dei temi e dei nodi più importanti riguardanti la società e l’aeroporto, cioè il debito pregresso, il piano di rilancio, le risposte alla fortissima concorrenza che sta superando per numeri, per volume di affari, per volume di traffico, per percentuale di crescita, il nostro aeroporto, che in realtà viveva e ha vissuto, invece, stagioni opposte a quella attuale, nelle quali le percentuali erano a nostro vantaggio rispetto a Pescara, Rimini, Perugia e altri nodi concorrenziali per quanto riguarda il traffico aereo
Nessuna risposta in termini di piani di rilancio, in termini di piani industriali, di piani di sviluppo, nessuna risposta per quanto riguarda il grave deficit che pesa sulla società. La realtà indiscutibilmente è questa.
Il che fare è una domanda che si stanno ponendo da tempo tutti coloro che hanno a cuore questo nodo infrastrutturale e se la sta ponendo, da ultimo, finalmente, anche la società. Ma in che termini?
Noi Regione Marche, azionisti di maggioranza, veniamo a sapere dai giornali che è stato affidato un incarico per la ricerca di una partnership. Questa è una linea industriale, è un piano politico strategico. Sicuramente andrà a finire a dopo le elezioni la chiarezza su questi punti, ma in realtà oggi stiamo leggendo già di contatti, proposte più o meno formalizzate, con Venezia, il gruppo Benetton, Gemina, tanto per far qualche nome. Quando ne parliamo? In che termini ne parliamo? E’ una strategia dell’Esecutivo, condivisa da tutti e pertanto può essere portata alla riflessione di tutta l’aula, perché gli indirizzi sono del Consiglio regionale anche per quanto concerne questo tipo di nostre partecipazioni importanti, perché gli indirizzi sulle linee politico-programmatiche sono del Consiglio regionale, non sono solo dell’Esecutivo, se non nella parte di esecuzione gestionale? Quando ne parliamo e in che termini? Sono indirizzi condivisi da tutta la maggioranza? Sono stati mai confrontati? I soggetti che interpreteranno questi indirizzi sono quelli attuali? Il presidente Mentrasti, l’assessore delegato Saronne? I consiglieri sono quelli attuali? Quelli che sono stati nominati con le procedure che ha denunciato Bugaro, che abbiamo denunciato tutti noi nei nostri documenti? Dobbiamo rivolgersi a chi? Non voglio fare i processi, questa è politica, siamo in un’aula politico-istituzionale, non voglio andare nei tribunali a discutere di queste cose, ma ci state costringendo. Cosa dobbiamo fare? Se non confrontiamo queste questioni, dove dobbiamo andare a esporre fatti, passi, passaggi, procedure che vedono soggetti, anche importanti, avere protestato? Le nostre questioni sull’aeroporto vengono da lontano, perché ho qui carte e documenti che vengono dalla scorsa legislatura e puntuali interrogazioni e mozioni che chiedevano alla Giunta di venire qui a parlare di queste questioni, perché il buco di Evolavia non è di oggi, le pastette che hanno prodotto Mentrasti e Saronne non sono di oggi, vengono da lontano. Il disagio delle maestranze non è di oggi. La nuova aerostazione riguarda scelte del passato che si sono realizzate già qualche anno fa. Ricordo l’inaugurazione di un paio di anni fa della nuova aerostazione.
Quindi, con noi e dopo di noi ci sono stati soggetti istituzionali, anche importanti, come il Comune di Ancona, tanto per citare uno di questi soggetti.
Oggi la mozione serve anche a questo, collega Bugaro, a finalmente vedere discutere di questa questione l’aula, il Consiglio regionale. Non mi pare però che l’aria sia buona, perché vedo banchi molto vuoti, disattenzione massima. Se non è questa la sede, diteci voi qual è. Mi sto riferendo alle questioni sollevate con il documento e a quelle che ho illustrato io, seppure in maniera succinta ma accurata, perché sta a cuore a tutti noi questo tipo di questione, questo nodo, questa infrastruttura, almeno a tutti noi della Casa delle libertà. Spero che lo sia anche per la maggioranza, ma se continuate così mi pare che la strada sia quella di vedere rovinata una ricchezza che tanti ci invidiavano e che oggi, invece, è un peso, un macigno sull’intero piano di sviluppo della nostra regione. Se non risolviamo questo nodo, che tutti hanno indicato essere il più delicato, quello che guarda verso il futuro, che anticipa possibilità di crescita e sviluppo, la Regione vedrà non penalizzata ma dimezzata, quasi annullata la sua possibilità di fare piani e programmi di sostegno alle categorie, alle imprese, alle nostre industrie piccole e medie, che avevano tanto puntato, anche con una presenza forte e massiccia dentro la società, su questo tipo di scelta fatta nel passato anche con lungimiranza, ma che oggi sta diventando un boomerang. E’ un grido d’allarme che è non una voce nel deserto ma è diventata l’invocazione da parte di tutti i soggetti più responsabili e più attenti ad intervenire in maniera seria, corale, aperta, mai chiusa. Questo vogliamo noi. Discutiamo apertamente e troviamo immediatamente delle soluzioni fino a quando ciò è possibile. Già siamo molto in ritardo.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. In merito alle questioni che sono state proposte, in modo particolare anche per quanto riguarda le prospettive per l’Aerdorica, infrastruttura importante per la regione Marche, riteniamo necessario rivedere anche tutta una prospettiva di bilancio sulla quale stiamo ragionando, sia con i soci pubblici che con i soci privati e credo che nel momento in cui avremo fatto una valutazione complessiva sulle modalità di procedere, questo sarà oggetto anche di dibattito e di discussione in Consiglio regionale.
Per restare alla mozione presentata dal consigliere Bugaro, ritengo che se il riferimento fosse solo alla legge regionale, forse il consigliere Bugaro avrebbe ragione a porre le questioni così come le ha poste ma in realtà il riferimento deve essere fatto allo statuto della società che non prevede nomine da parte di alcun ente. Se lo statuto avesse previsto la nomina da parte degli enti, non sarebbe stata necessaria la votazione da parte del consiglio di amministrazione. Quindi, non essendoci questa possibilità da parte dello statuto, tutti gli amministratori sono nominati dall’assemblea dei soci dell’Aerdorica, sulla base delle indicazioni che vengono fatte dai soci, pubblici e privati, tanto è vero che in quella sede, ricostruendo anche il percorso fatto precedentemente, sono stati fatti degli elenchi di nomi su cui l’assemblea dei soci ha poi votato. Un elenco dei nomi unico, sia dei soci pubblici che dei soci privati, composto da 9 nomi, di cui 6 indicati dai soci pubblici e 3 dai soci privati. La Regione ha indicato due amministratori, i due nominativi che la Giunta aveva dato mandato all’assessore di allora di indicare.
Al momento della discussione nell’assemblea dei soci, il Comune di Ancona e la Camera di commercio, oltre ad altri soci, non hanno condiviso le modalità con cui si era arrivati all’indicazione da parte della Regione e non hanno condiviso neanche il metodo e il modo come si era raggiunta la sintesi di quella proposta, quindi si sono rifiutati, in quella sede, di indicare i nominativi.
Sulla base di questa situazione e per poter arrivare a un completamento della elezione del consiglio di amministrazione, in quella sede si è indicato di utilizzare anche i dirigenti della Regione con un ruolo di supplenza rispetto alla situazione che si era determinata, tanto è vero che al momento in cui la Camera di commercio ha indicato un proprio nominativo che poi è stato votato dall’assemblea dei soci, uno degli amministratori si è dimesso. Il Comune di Ancona adesso deve indicare un suo rappresentante, altrimenti può anche sentirsi rappresentato dall’intero consiglio di amministrazione così come composto.
Sulla base di questo e sulla base dello statuto dell’Aerdorica la legge 6 non è applicabile, quindi, come si è stabilito...

Giacomo BUGARO. Questo non c’entra niente.

Loredana PISTELLI. Anche rispetto a questo ci sono valutazioni e pareri legali che sostengono e garantiscono questo tipo di indicazione.
Sulla base di questo sono stati fatti due nominativi per quanto riguarda la Giunta regionale, pertanto nel momento in cui tutto si ristabilisce, nel senso che tutti i soci si sentono rappresentati all’interno del consiglio di amministrazione, questo potrà far sì che anche l’ultimo indicato nella lista del consiglio di amministrazione potrà dimettersi per fare posto al soggetto indicato da parte del Comune di Ancona.
Pertanto, sulla base di questo il consiglio di amministrazione, così come è stato nominato dall’assemblea dei soci è formalmente corretto e tra l’altro, anche se dovesse passare questa mozione non avrebbe nessuna efficacia, perché é l’assemblea dei soci che potestà di voto, quindi, eventualmente, gli amministratori dovrebbero dimettersi rispetto alla situazione determinatasi, però l’assemblea dei soci può revocare o approvare il consiglio di amministrazione così come composto.
Sulla base di queste indicazioni e delle valutazioni fatte tramite l’ufficio legale, oggi possiamo dire che questa mozione, nel modo come proposta non può essere accolta.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Sugli aspetti formali della mozione che è stata presentata dal consigliere Bugaro è già intervenuto l’assessore e io non riprenderò questi argomenti, perché mi sembrano sufficientemente chiari. Vorrei invece riprendere l’intervento del capogruppo di Alleanza nazionale Pistarelli, perché ha introdotto degli elementi di merito che è opportuno siano chiariti in quest’aula e che richiamano la responsabilità del Governo regionale in ordine al problema dello sviluppo delle attività della nostra comunità nello scenario complessivo dello scacchiere internazionale. Quindi vorrei riprendere le sue argomentazioni per dare alcune delle risposte attese dall’aula, approfittando di questa occasione, perché può risultare preziosa rispetto a un dibattito che si va componendo e che, essendo molto articolato, poiché sono tanti i protagonisti che vi partecipano, rischia di non trovare altre occasioni di confronto.
Per quanto riguarda l’atteggiamento del Governo regionale, noi abbiamo posto al centro della nostra strategia la collocazione delle Marche nello scacchiere adriatico e nella politica che riguarda l’area balcanica, con l’ingresso nell’Unione europea di questi paesi che prima appartenevano a un’altra area gravitazionale.
C’è la possibilità davvero di trasformare questo mare che è stato per lungo tempo una linea di frontiera, in uno spazi comune che può realizzare il processo di unificazione europea e contemporaneamente entrare nella nuova logica dei commerci internazionali che vedono la prospettiva verso est essere ormai più importante di quella verso ovest. I volumi di traffico, sia per quanto riguarda i passeggeri che le merci, che si stanno sviluppando sul Mare Adriatico e sul Mare Mediterraneo, stanno crescendo in misura tale da lasciare intravedere questa come una prospettiva strategica particolarmente importante per la nostra regione come per tutte le altre aree adriatiche.
Non a caso noi partecipiamo al progetto della costruzione di una regione euroadriatica, proprio per cercare di realizzare e alimentare questa prospettiva.
Da un punto di vista statistico c’è un dato molto significativo, che credo il Consiglio regionale debba recepire da questo punto di vista: che il volume di scambi verso est nel 2004 ha superato quello verso ovest e questo la dice lunga rispetto a quale scenario noi dobbiamo svolgere il nostro ruolo di interpretazione e di governo.
In questa prospettiva il sistema infrastrutturale svolge un ruolo assolutamente preminente. Noi ci dobbiamo dotare di un sistema infrastrutturale che sia in grado di intercettare questi cambiamenti in essere nello scenario economico e sociale internazionale, che riguarda la prospettiva ad est del mare Adriatico.
Da questo punto di vista abbiamo una situazione assoluta di carenza. Il maggiore deficit che la nostra regione presenta è proprio quello di sistemi logistici integrati. Sappiamo che siamo ai primissimi posti per poli industriali, abbiamo nove poli industriali tra i primi 50 italiani, ma non abbiamo alcun polo logistico. Questa è una dissociazione che dobbiamo risolvere. Da qui discende la politica infrastrutturale e di integrazione logistica che questo governo sta perseguendo, una politica che privilegia la realizzazione delle reti, sia ferroviarie che stradali, in una prospettiva di rapporti forti con le istituzioni locali e di trasparenza degli atti amministrativi su cui questi interventi poggiano e su cui poggia anche la linea di sostegno ai nodi che legano questo sistema infrastrutturale, che sono, sostanzialmente, tre per quanto riguarda la nostra regione: il porto, l’aeroporto e l’interporto. Il porto assume quindi, in questo disegno complessivo, un valore prioritario nell’attenzione alla programmazione delle attività del governo regionale. L’aeroporto è una delle infrastrutture su cui maggiormente ci siamo concentrati e ci stiamo concentrando.
Questa attenzione si è concentrata soprattutto nell’attività che, come partecipante al capitale societario dell’Aerdorica, la Regione Marche può sviluppare attraverso indicazioni, attraverso indirizzi. Noi abbiamo il 21% del capitale sociale dell’Aerdorica, una società che è partecipata da soci pubblici e privati, che insieme realizzano una governance che sottolinea proprio l’importanza strategica di questa infrastruttura.
Ci sono stati periodi in cui il ruolo della nostra Regione non è stato preminente, è stato un ruolo marginale, perché negli equilibri che caratterizzano le compagini sociali complesse, poi si determinano delle maggioranze e delle minoranze, e c’è stato un periodo, nella scorsa legislatura, in cui la Regione Marche non ha partecipato con un ruolo protagonista alla costruzione e all’implementazione delle strategie che hanno riguardato la società Aerdorica e quindi l’aeroporto di Ancona. Abbiamo recuperato questa nostra funzione nell’ultimo periodo con la presidenza assunta da Mentrasti e diciamo che questo periodo a presidenza Mentrasti, con l’amministratore delegato Saronne è servito a fare chiarezza nei conti della società Aerdorica, è servito ad acquisire quegli elementi di carattere informativo che ci sono stati molto utili per capire il posizionamento economico e finanziario della società nell’attuale contesto competitivo.
Ci rendiamo conto che non bastano le informazioni, non basta avere la trasparenza dei conti ma occorre qualcosa in più, occorre che ci sia una strategia di sviluppo, una strategia di crescita che abbia come riferimento questa infrastruttura e su questo abbiamo sviluppato la nostra riflessione come Giunta regionale, per cercare di acquisire quegli elementi che potevano essere utili alla costruzione di un progetto da condividere con tutto il Consiglio regionale ma non soltanto con il Consiglio regionale, con tutti coloro, istituzioni pubbliche e soggetti privati, che hanno a cuore la crescita e lo sviluppo dell’aeroporto di Falconara-Ancona, delle sue attività, quindi della società Aerdorica.
Ci siamo mossi con gli elementi che avevamo a disposizione, soprattutto gli advisor che accompagnano l’azione del governo regionale, gli advisor che utilizziamo per lo sviluppo delle nostre strategie finanziarie che sono a conoscenza anche del mondo ampio delle relazioni finanziarie internazionali, per verificare la possibilità di trovare, accanto ai soci tradizionali, anche un partner finanziario o di settore che fosse disponibile a condividere questa nostra esperienza, che dalla fase del controllo doveva passare alla fase dello sviluppo delle attività. Abbiamo ricevuto alcun segnali di attenzione, questi segnali di attenzione li abbiamo girati alla società, perché in qualche modo fossero condivisi e rispetto a questi segnali adesso si avvia una riflessione che cerca di raccogliere proprio quelle preoccupazioni che Pistarelli ha descritto nel suo intervento, ovvero costruire uno strumento forte della strategia regionale in ordine sia alle politiche industriali, sia alle politiche turistiche, sia alla collocazione della nostra regione nello scacchiere adriatico e nella proiezione verso i paesi dell’est.
Ci auguriamo di poter portare molto presto all’attenzione dell’aula una proposta dove, accanto alla partecipazione dei soci tradizionali dell’Aerdorica, ovvero i privati, i soggetti pubblici, la Regione, le Province, i Comuni, i rappresentanti del sistema industriale regionale, ci siano altri soggetti finanziari e con competenze di settore, che possano alimentare questa strategia di sviluppo dell’infrastruttura.
Siamo in una fase molto avanzata di contatti, però questi contatti ancora non si sono condensati, non si sono coagulati in un’ipotesi progettuale, quindi non possiamo in questo momento descrivere quale sarà l’ipotesi progettuale, ma l’obiettivo è proprio arrivare a un’ipotesi progettuale in cui quegli elementi di strategia complessiva di sviluppo della comunità regionale siano tenuti presenti, nella prospettiva di uno sviluppo ad est della nostra regione, che quindi faccia rappresentare allo scenario adriatico l’aeroporto di Ancona come un punto di riferimento qualificante ed essenziale.

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Non sono assolutamente soddisfatto delle impostazioni della Giunta, nel senso che se si fa una brevissima ricostruzione storica, la gestione Amicucci aveva portato un grande sviluppo dell’attività, sia sui passeggeri che sulle merci, delle opere — il parcheggio che è stato inaugurato in presenza della Giunta D’Ambrosio: ricordo che D’Ambrosio tagliò il nastro — e l’utilizzo dei fondi nazionali per la costruzione delle due stazioni di partenza e di arrivo, nonché la nuova torre. Il dato negativo della gestione Amicucci fu un buco significativo nei fondi, perché per lo sviluppo e il lancio delle linee, sostanzialmente si era assunto le spese di promozione turistica, l’incentivazione, le aveva caricate sulle spese di gestione della società e questo aveva sviluppato una situazione economica delicata.
La successiva gestione Mentrasti ha puntato sul contenimento dei costi, quindi sullo smantellamento di alcune attività. Risultato, cifre ufficiali di Assoaeroporti: nel 2005 il traffico dell’aeroporto di Falconara è diminuito dell’8,1% di passeggeri e del 15,3% di merci, rispetto alla tendenza italiana del +5,1. Dal punto di vista dei passeggeri si è passati da 513.000 e 485.000, quindi -30.000 rispetto all’anno precedente. Si ipotizza nel 2006 oltre 600.000 passeggeri, invece oggi si è registrato un ulteriore calo del 10% di passeggeri transitati, il che significa che si è perso il traffico con la Russia, sia merci che passeggeri, dovevano essere attivati nuovi voli per Praga e non sono stati fatti, dopo due-tre rinvii è stato presentato il piano industriale, però è ipotetico, rispetto a tutta la programmazione precedente non è stato realizzato gran che. Fra l’altro si prevede una ulteriore perdita di 3,7 milioni di euro, al netto dei contributi della Regione, quindi un quadro preoccupante. Per la prima volta l’esercizio di gestione dell’aeroporto comincia a vedere una riduzione netta e uno spostamento di voli verso altri aeroporti, alcuni giustificati, e ne cito due.
Si dice per esempio che c’è stato un incremento dell’aeroporto di Forlì. In realtà si sono spostati alcuni voli: alcune compagnie non scelgono più l’aeroporto di Falconara. Il quadro è quindi negativo. Dobbiamo porci il problema che complessivamente siamo in una gestione che è calato il numero dei passeggeri, sono calate le merci, sono calati i traffici. E’ un quadro negativo. L’unico obiettivo era quello di contenere le spese cercando di ridurre l’attività? Non serve un consiglio di amministrazione, non serve un amministratore delegato per questo.
Ho qui delle tabelle che ho fotocopiato. Tra il 2003 e il 2005 il traffico su Falconara è sceso del -7% come passeggeri, Forlì è passato da 351.000 passeggeri a 565.000, +60%; Rimini è passato da 224.000 a 283.000, +26%; Pescara è passato da 301.000 a 350.000; +16%. Le linea di tendenza italiana è +12,7%. Sono cifre impressionanti, ufficiali dell’Associazione aeroporti. Mi sembra che qui c’è qualcosa di fondo che non va.
Credo quindi che dobbiamo mettere in discussione l’attuale gestione del consiglio di amministrazione che, aggiungo, è stato nominato con una procedura assolutamente disinvolta. Qui ha ragione perfettamente Bugaro che se ne è accorto, io non me ne ero accorto a suo tempo, ma la procedura di nomina è assolutamente irregolare. Se in questo Consiglio non si rimettono le cose a posto, dovremo recarci al Tar, procedendo con le forme di giustizia amministrativa per annullare le nomine. Siamo anche dotati di un numero notevole di avvocati tra i nostri consiglieri regionali, solo il mio gruppo ne ha tre, quindi se verrà respinta questa soluzione politica, dovremo andare a una soluzione giuridica.
Pertanto preannuncio voto favorevole alla mozione e, se la mozione non passerà, ci attiveremo con altre forme di confronto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Dividerò questo mio intervento in due fasi. La prima fase per ribattere a quanto asserito dall’assessore Pistelli e a quanto detto dal Presidente Spacca.
Per quanto riguarda l’assessore Pistelli siamo proprio fuori campo. L’autoreferenzialità con la quale vi siete posti rispetto a questo problema la dice lunga. Il problema non è in seno all’assemblea dei soci. Presidente Spacca, lei che ha qualche attinenza con il mondo industriale lo dovrebbe capire. Il problema è come l’assessore Amagliani è partito, fisicamente, da questi palazzi per andare all’assemblea dei soci in forza di un mandato che non aveva e non poteva avere, perché per legge regionale doveva essere l’Assemblea, ma ancor più è partito con il mandato di nominare due persone e ne ha nominate quattro. Il 21% dell’Aerdorica non è di vostra proprietà, è di proprietà dell’ente Regione e deve essere amministrato né tanto né quanto come normato dalla legge.
Come può un assessore regionale partire dagli uffici regionali, dalla Giunta regionale, andare all’assemblea dei soci rappresentando il suo 21% e invece di nominare due persone come da mandato della Giunta ne nomina quattro? In forza di quali poteri esegue questo atto? Poi, lo statuto della società Aerdorica non è un fatto influente ai fini del risultato, qui c’è un socio che indica all’assemblea dei soci alla quale partecipa in quanto socio, dei nomi e non ha i poteri per poter esprimere questi nomi, per due ordini di motivi. Primo, perché deve essere l’Assemblea legislativa a indicarglieli, ma transeat; il secondo è che lui, dalla Giunta si è alzato con il mandato della Giunta stessa a nominare due persone e ne ha nominate invece quattro, tre delle quali sono ancora in carica. Questo è talmente chiaro, talmente evidente che non può sfuggire se non a una Giunta che, rispetto a questa palese violazione, si sta chiudendo a riccio.
Secondo aspetto. Sono d’accordo, Presidente Spacca, quando lei dice che l’aeroporto è un nodo importante e fondamentale per la crescita di questo territorio, tant’è che mesi fa noi abbiamo presentato una mozione nella quale si dichiara l’aeroporto di Falconara strategico allo sviluppo del territorio e deve essere sostenuto al pari di quanto si fa con il trasporto su gomma e il trasporto su rotaia. Lei pensi come siamo avanti su questa strada e come la seguiamo, Presidente. Si ricordi che anche Pescara ha già adottato questa procedura e la Regione interviene non per ripianare i debiti che vengono generati dalla gestione dell’aeroporto ma per sostenere lo sviluppo dell’aeroporto, sono due cose diametralmente opposte. Però, siccome siamo un pochino “sfotichini” e non siamo mai domi rispetti ai numeri che ci vengono, proposti da questa società da anni, pochi giorni fa su iniziativa del sottoscritto la III Commissione consiliare ha chiesto e ottenuto l’audizione dei vertici di Aerdorica da cui è emerso un dato importante: che all’atto del vostro insediamento come Giunta regionale avete dato mandato — vi sono i verbali — di mantenere lo stato attuale delle attività e di mantenere l’internazionalizzazione. Ebbene i vertici dell’Aerdorica sono mesi che vi stanno proponendo delle modifiche, perché ci sono dei problemi. L’altro giorno è venuto fuori che Aerdorica quest’anno ha perso altri 4,6 milioni di euro, non mille lire. Su questo c’è una mia interrogazione alla quale potete anche non rispondere, perché il bilancio ce l’ho, me l’hanno già dato. C’è quindi un problema di gestione, di visione e i vertici di Aerdorica in quell’audizione hanno detto “siamo con le mani legate perché la Regione Marche non ci dice cosa dobbiamo fare” e dall’atto del vostro insediamento, circa un anno fa ad oggi, abbiamo bruciato altri 4 milioni di euro, perché nessuno dice quello che vuol fare. La verità è che ci sono già delle bozze di accordo, delle trattative che si concretizzeranno, probabilmente, dopo le elezioni, per cui, probabilmente, questo importante strumento di sviluppo del territorio potrebbe passare in mano dei privati e io che ho una visione liberale della società, in questo caso non sono d’accordo, perché se la società passerà in mano ai privati verrà smembrata, perché il privato vuole trarre utili e noi in questo momento abbiamo invece bisogno di sostenere l’aeroporto che è strategico al nostro territorio e al suo sviluppo. Manca, di fatto, la politica di sviluppo della società Aerdorica ed è conclamato il fallimento, in questo caso, del pubblico-privato. E’ un rapporto che in questo caso non funziona e chi viene dagli ambienti del privato, non certamente io, rispetto ai soci dell’Aerdorica dovrebbe sapere di cosa sto parlando. Eppure si è perso un anno. E’ un anno che stiamo denunciando, da quando è partita l’VIII legislatura, questa situazione, ed è un anno di tempo che ci guardate con aria di sufficienza senza dare risposte. Alla fine il saldo è pesantemente negativo.
Quando lei, Presidente, ci viene a dire che l’Aerdorica è uno strumento importante, siamo d’accordo. Ad ogni incontro lei ci dipinge questo scenario che è condivisibilissimo, ma non ci dice come applicarlo. Non state dando le linee di guida, non state tracciando il solco da seguire, questa è la verità e Aerdorica è l’esempio paradigmatico di quello che sto dicendo, sia dal punto di vista commerciale che gestionale, quindi economico. Lei che è uomo di economia, Presidente, sa che un aeroporto con meno di un milione di transiti è in rimessa. Questo ne produce intorno ai 300.000 di transiti all’anno. I dati ci sono stati confermati l’altro giorno in Commissione. Va quindi fatta una politica seria, di rigore, cercando di coniugare lo sviluppo al contenimento dei costi, tutto il contrario di quello che sta avvenendo.
Io non voglio calare la scure su Mentrasti e su Saronne, perché hanno le mani legate, perché sono mesi che bussano alle porte dei soci privati e della Giunta regionale, che è l’organo supremo di indirizzo del territorio regionale, e non ricevono risposte, questa è la verità. Si viaggia a vista e in confusione e mi dispiace che questo avvenga, perché quello è uno strumento fondamentale per il nostro sviluppo, mancano le politiche, Presidente. Lei ha dettato uno scenario che è super condivisibile — l’est, il bacino del mare Adriatico che va sfruttato, la nuova rotta di Marco Polo e di padre Matteo Ricci — ma abbiamo riempito le stanze di queste parole, esplicitiamole, rendiamole fattive. Sono anni che mancate questo obiettivo con Aerdorica, questa è la verità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La dichiarazione di voto è anche in riferimento a quanto detto dal Presidente della Giunta Spacca, con una premessa: ancora non ho ascoltato una parola dai colleghi della maggioranza. Non riesco a capire perché, se è un disinteresse, se Aerdorica non è un problema, se oggi non c’è voce per raucedini improvvise che hanno colpito come un’epidemia tutti i colleghi della maggioranza. Non ho ascoltato nessuno della maggioranza consiliare. Naturalmente possono ben dire che sono stati rappresentati ampiamente dalle parole del Presidente Spacca, ma di solito si va ad adiuvandum nell’intervenire in aula, proprio per confortare la linea politica dettata dalla Giunta, una linea politica che ritengo sia di buon senso, che da tempo è patrimonio della discussione, del dibattito politico nella regione e che trova in tutte le forze dei momenti di condivisione, perché appunto linea generale che parla di sviluppo, di mercati nuovi, delle Marche come ponte in grado di dialogare per prima, anche grazie alla sua posizione geopolitica, geostrategica, con quel tipo di mercati. La realtà però cozza con questi propositi, perché ho con me una brevissima rassegna stampa di questo anno di sua prima Giunta, Presidente, dove c’è la sintesi degli interventi che si sono succeduti negli ultimi due mesi. Dal 15 gennaio 2006 agli ultimi interventi del 18 febbraio 2006 le pagine sono una quarantacinquina. L’aula cosa dice? Il Consiglio regionale che cosa dice? L’interlocuzione con la Giunta dove è tata? La maggioranza ha parlato con la Giunta, con l’assessore di riferimento, con il Presidente? Che cosa dice sulla situazione denunciata da Ciccioli che abbiamo detto prima, ma anche sulle prospettive prossime? Il Presidente dice che adesso i contatti ci sono, ci sono stati e sono anche avanzati, la società è stata informata, però ancora non abbiamo i dettagli. Allora li faccio io i dettagli. Si parla solo dei servizi più vantaggiosi — clienti in servizi aeroportuali — che interessano Gemina e Save, oppure si parla anche della parte più doverosa, che è quella della promozione, quella del rapporto con le compagnie di diritti aeoportuali che le compagnie stesse potrebbero portare se chiusi certi accordi? Si parla solo di questo o si parla di tutto? L’intervento del privato è in questo senso oppure no? Sono smentite oppure no le voci di passaggi di azioni che possono, pertanto, bypassare i limiti dello statuto che dice che la maggioranza rimane pubblica? Sono vere oppure no? Sono state smentite oppure no? Cose che abbiamo letto anche dai giornali.
Perché lo sciopero del 24? Che cosa ha motivato i sindacati? Quali preoccupazioni per il futuro? Questo dobbiamo discutere.
Ritengo che oggi lo spunto sia quello delle procedure seguire per le indicazioni della rappresentanza societaria, ma ritengo che questo dibattito debba proseguire. Io ritengo che oggi si possa trasformare questo avvio di dibattito in un documento da presentare prossimamente e discutere nel merito, magari facendo preparare i colleghi della maggioranza che oggi mi pare siano senza voce o impreparati o disattenti.
Pertanto chiediamo che la mozione venga accolta in maniera forte e autorevole, che il Consiglio regionale reintervenga, che la Giunta, il Presidente, l’assessore di riferimento vengano qua a rispondere delle questioni sollevate, a fare una relazione, su questa si aprano il dibattito e la discussione e si dettano le linee che dovranno essere seguite per i prossimi tempi.
Se non facciamo questo, l’aeroporto troverà molto difficilmente soluzione ad una situazione che definire pesante è dire poco.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Intervengo quasi per fatto personale, nel senso che è del tutto evidente che questa vicenda nasce nel momento in cui io assumevo il compito di assessore ai trasporti di questa Regione. Non ho alcuna necessità di discolparmi di alcunché, anzi de dovessi rifare il percorso che c’è già stato, rifarei le stesse identiche cose. (Interruzione). Capponi, per favore. Tu hai parlato, io parlo, poi vedremo se me le faranno fare o non me le faranno fare, non ti preoccupare, pensa per i rapporti nella Casa delle libertà che mi pare siano abbastanza friabili. Voi, non provocatemi e io non rispondo. Io debbo solo riportare alcune questioni che vi riporto.

Fabio PISTARELLI. Perché sei nervoso, Amagliani?

Marco AMAGLIANI. Io sono ottimista per natura, non sono nervoso, anche perché ho l’animo sereno, quindi non posso essere nervoso.
Se proprio volete sapere cos’è accaduto, non c’è bisogno di scomodare alcunché, perché basterebbe riprendere la cronaca di quei giorni per capire che la Giunta regionale diede mandato al sottoscritto non soltanto di presentare due nomi, Paoletti e Mentrasti, di cui uno da spendere come possibile presidente e l’altro no. Con questa proposta andai all’incontro dei soci pubblici e nel pomeriggio del giorno precedente l’assemblea trovammo l’intesa, quindi aspettavo, per il giorno dopo, il nome che mi doveva venire dal Comune di Ancona e dalla Camera di commercio, nomi che al momento dell’assemblea dei soci non c’erano, pertanto mi sono sentito in dovere, come massimo rappresentante, in quel momento, dei soci pubblici — perché la Regione Marche ha il 21% delle quote di quel 52% in mano pubblica — di fare delle proposte all’assemblea dei soci. Il consigliere Bugaro conosce troppo bene queste cose, anche per professione, per non capire, o meglio per capire che le cose stanno effettivamente così. C’è l’assemblea di una società per azioni che ha preso atto dei nomi forniti per chiudere un cerchio, perché quel consiglio di amministrazione doveva essere un collegio completo. Quindi ho fornito la disponibilità ai nomi, ma i nomi indicati...

Giacomo BUGARO. Ma non lo potevi fare.

Marco AMAGLIANI. Ricorri nelle sedi dove devi ricorrere, poi vedrai che fine farai. Vedremo se questa tesi arriverà lontano. Questa tesi si fermerà qui, perché voi non ricorrerete da nessuna parte in quanto sapete già che non la spunterete, perché la procedura è stata non corretta ma correttisima. Politicamente ho fornito due nomi, che erano i nomi della Giunta regionale, Paoletti e Mentrasti.
Per quello che riguarda l’assemblea ho fornito un’indicazione per fare un consiglio di amministrazione completo, che è stata accettata dall’assemblea, tant’è che l’ha votata. Quell’assemblea ha votato all’unanimità, perché non c’è stato un solo voto contrario. Il rappresentante del Comune di Ancona è uscito dall’assemblea, quello della Camera di commercio si è astenuto, ma non c’è stato un solo voto contrario e quel consiglio di amministrazione è stato eletto con l’89% delle quote azionarie, quindi nella piena regolarità.
Se si vuol parlare d’altro si parli d’altro. Non è che non c’è attenzione in quest’aula, Pistarelli. Non solo io sono stato molto attento, al di là del fatto che sono dovuto uscire per altre questioni, ma sono stato così attento, ancorché non sia più assessore ai trasporti, nel leggermi quel piano industriale, che mi sarei aspettato che su quello venissero delle indicazioni precise, mi sarei aspettato che da quest’aula si fosse detto “perché prevedete il 2% di aumento dei traffici? In base a cosa? Perché prevedete un aumento di passeggeri? In base a cosa? Perché avete fatto o non avete fatto nuovi contratti? Cosa vi siete detti con l’aeroporto di Pescara e con l’aeroporto di Rimini?”. Perché Pescara va avanti, ma Rimini perde il 20%. Questa discussione ci avrebbe fatto fare un passo avanti, se è vero, come tutti avete detto, che noi abbiamo a cuore le sorti dell’Aerdorica e, per converso, del bilancio regionale, perché quelle perdite le copriamo noi. Noi a questo ci siamo impegnati, ci siamo impegnati, allora, a stendere quei famosi patti parasociali che impegnavano la Regione a mettere delle risorse, non direttamente ma finanziando alcune attività interne che dessero uno sviluppo alla società. Non ho sentito una sola parola e sono ancora pronto al confronto, anche personale. Allora vi direi, secondo me, quel piano su cosa langue, su cosa è insufficiente, su cosa è realistico, sarei in grado di dirlo, perché questa cosa l’ho fatta in piena autonomia, senza ledere la dignità di alcuno e quindi mi aspetterei, nel futuro proprio perché abbiamo a cuore le sorti dell’Aerdorica e del bilancio regionale, che vi sia una discussione di questo tipo. Su questo credo che possiamo trovare anche motivi di unità, un vero intento unitario, che ci metta nelle condizioni di dire “questa previsione è sovrastimata perché quello che abbiamo visto è questo, l’altra è sottostimata perché è possibile fare quest’altro, queste rotte si possono fare perché le fa Pescara e non si capisce perché non le potremmo fare noi”. Questo mi aspetterei. Questo è il rilancio dell’Aerdorica, non un’altra cosa.
Se invece sul piano politico c’è un problema che riguarda alcuni — perché non sono né uno sprovveduto né uno sciocco — rispetto al vertice politico della società, allora si parli delle cose per quelle che sono, si dicano o comunque, se si pensa che intaccando su quel punto ci sia la possibilità di incidere, di scardinare una posizione politica, si parli di questo, perché è molto più corretto.
Annuncio quindi il mio voto contrario alla mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Vorrei ulteriormente sottolineare come la responsabilità della Regione marche nell’ambito di una società per azioni sia correlata al numero delle quote che detiene, e questo lo vorrei dire a chi faceva dei richiami sotto il profilo formale. La società Aerdorica è articolata, complessa, a cui partecipano un numero di soggetti che tutti hanno a cuore l’infrastruttura aeroportuale. La strategia nasce dalle intese che questi soggetti riescono a definire nell’ambito dell’organo di governo della stessa società. Noi manifestiamo i nostri intendimenti attraverso i nostri rappresentanti nel consiglio di amministrazione, diamo i nostri indirizzi e i nostri indirizzi sono stati vieppiù forti, vieppiù attenti man mano che ci siamo resi conto della necessità di fare un salto di qualità nella strategia dell’Aerdorica, quindi delle attività dell’aeroporto di Ancona, condividendo le preoccupazioni che voi oggi avete manifestato, però contestualizzandole anche alla realtà che questa struttura ha avuto nel corso del tempo, perché quando Ciccioli tira fuori certi dati, deve anche dire che quei dati hanno avuto a riferimento un forte indebitamento della società stessa e contestualmente uno scenario che era di guerra, che in quel momento caratterizzava i paesi balcanici che hanno definito quella infrastruttura come una infrastruttura su cui poggiare gran parte delle attività logistiche...

Carlo CICCIOLI. Quelle sono precedenti.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. No, no. I dati che tu hai citato si riferiscono a quella fase in cui l’aeroporto di Falconara era una base strategica per le relazioni internazionali da parte degli organismi internazionali.
Venendo meno quel tipo di attività i conti hanno cominciato a soffrire, quindi è ora indispensabile sviluppare una strategia che porti l’aeroporto di Falconara a conseguire quegli obiettivi di crescita che sono correlati a una massa critica necessaria.
Ripeto, io condivido le preoccupazioni che voi oggi avete manifestato qui, che mi auguro siano connesse alla lettura del piano industriale che comunque è stato approvato dall’assemblea dei soci e che guiderà l’attività della società Aerdorica per i prossimi due anni.
Noi abbiamo fatto una lettura critica, come Giunta, di quel piano industriale, dicendo che a nostro avviso, proprio in relazione alla massa critica di attività necessarie per garantire un tendenziale equilibrio economico e finanziario di quell’aeroporto, quelle azioni non sono ancora sufficienti e quindi ci siamo impegnati, proprio nell’ambito del nostro ruolo di responsabilità che ci compete come soci di maggioranza relativa di quella società, ma comunque sempre detentori del 21% e quindi co-partecipanti a una governance complessiva di sistema, a cercare delle soluzioni da proporre alla stessa società, soluzioni che prendono atto della serietà, dell’onestà, della correttezza dell’attuale consiglio di amministrazione e del suo grande impegno, ma anche della necessità di trovare risorse finanziarie e partners di settore che siano in grado di perseguire gli obiettivi che prima ho cercato di descrivere.
Gli obiettivi nascono dallo scenario. Io sono particolarmente felice nell’apprendere che quello scenario e quindi l’interpretazione che diamo di quello scenario siano condivisi anche da parte dell’opposizione. Questo mi porta a dire che se noi proporremo, entro tempi ragionevolmente brevi, una soluzione che discende da quella interpretazione del problema che voi condividete e che quindi ricomprende, per l’aeroporto di Falconara una soluzione che non sia privatistica ma che mantenga l’Aerdorica in una sfera di carattere pubblico, se troveremo una soluzione che garantisca un incremento delle attività dell’aeroporto di Falconara tale per cui quell’obiettivo che ci proponiamo sia di tendenziale equilibrio dei conti economici e finanziari e sia rappresentativo delle performances d’eccellenza che il nostro sistema economico regionale rappresenta in una dimensione internazionale, e quindi sia perno e forza di una strategia di politica industriale e di politica turistica della nostra Regione, voi condividerete la soluzione.
Mi auguro che quel giorno — e sarà molto presto — le parole che voi oggi avete detto, le riconfermerete nel momento in cui vi scodelleremo la proposta che discuteremo con voi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione.

Il Consiglio non approva




Proposta di atto amministrativo (Esame degli emendamenti e votazione): «Approvazione del programma triennale regionale di informazione, formazione, educazione ambientale 2006/2008 (PTR-INFEA Marche) e della struttura, in prima applicazione, del relativo sistema regionale. Parziale modifica della deliberazione del Consiglio regionale 20 novembre 2002, n. 81”» Giunta (9)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione della proposta di atto amministrativo n. 9.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Ricci.

Mirco RICCI. La Commissione ha predisposto unanimemente tre emendamenti che non modificano, nella sostanza, al proposta di atto amministrativo. Due di questi spostano leggermente alcune percentuali di risorse da destinare a soggetti non riconosciuti i prima istanza nella rete Infea Marche, un altro riconosce al Labnet di Fano “La città dei bambini” una posizione legata alla possibilità di legarsi con altre strutture, quindi poter partecipare ad una quota di riparto. La preoccupazione dell’assessore Amagliani, che si condivide, è che si è arrivati ad una difficilissima sintesi nella costruzione di questa proposta di rete, anche con il contributo degli enti locali, delle Province, con una concertazione larghissima che c’è stata in questi mesi, per cui abbiamo cercato, da questo punto di vista, di dare un contributo, attraverso tre emendamenti, che non modificano nella sostanza, l’impianto della rete Infea e quindi si possono accogliere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Non conosco la stesura finale dell’emendamento che abbiamo proposto in Commissione, che ricomprende due emendamenti che avevamo presentato come Casa delle libertà e che va nell’ottica, soprattutto, di tenere viva una rete sul territorio, anche se non sostenuta a livello adeguato, soprattutto per garantire in molte aree della nostra regione un’attenzione sull’informazione, sulla formazione e sul ruolo di queste strutture di mediazione tra il cittadino dei gruppi organizzati e le peculiarità del nostro ambiente e del nostro territorio.
Ritengo che l’emendamento contenga le nostre proposte, che erano quelle di riservare una quota di finanziamenti per sostenere tutta la rete esterna all’architettura del sistema Infea, soprattutto per garantire un ricambio e la naturale sostituzione delle eventuali mortalità di attività che possono esserci in questo periodo di tre anni, comunque ciò deve avvenire sempre in relazione alla struttura che ci siamo dati con questo atto amministrativo, quindi una struttura di raccordo dei Labter che funzionano da centro di riferimento anche per la Regione e una maglia più diffusa sul territorio, attraverso delle risorse che servano da incentivo.
L’altro aspetto è quello di valorizzare i centri che abbiano avuto delle esperienze, dei riconoscimenti di livello nazionale, quindi che contribuiscano a raccordare il nostro sistema con un’offerta a un pubblico molto più vasto di quello della nostra regione e su questo rientra la proposta che riguarda “La città dei bambini” di Fano che ha ottenuto questo riconoscimento in passato, mentre altri due Labter che avevano ugualmente queste caratteristiche sono stati già inseriti nella rete di programmazione che andremo ad approvare.
Con questo emendamento anche la nostra posizione è favorevole all’atto, perché queste erano le criticità del futuro, mentre sulle criticità del passato e su come siamo arrivati fin qui, abbiamo espresso il nostro parere, ma non serve parlare sempre del passato guardiamo in avanti. Crediamo che con una implementazione delle risorse a valere nel futuro su altri fondi, questo possa contribuire e rafforzare questa rete sul territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Vorrei vedere il testo, anche se mi pare che la Commissione ha trovato una mediazione accettabile che mi consente di ritirare il mio emendamento. Vorrei però ricordare che la mia proposta di inserire “La città dei bambini” di Fano tra i Labter riconosciuti dal progetto della Giunta regionale ha questa storia. Il laboratorio “La città dei bambini” insieme al “Parco Colloredo” di Villa Recanati è stato uno dei primi riconosciuti, per le Marche, dal Ministero dell’ambiente. Rappresenta una esperienza originale di educazione ambientale. Lo ribadisco, perché è questo il punto politico vero che non vedo riconosciuto, né dalla proposta della Provincia di Pesaro né dalla Regione Marche. I laboratori che qui vengono riconosciuti sono prevalentemente laboratori che si occupano di educazione naturalistica. L’esperienza di Fano rappresenta una delle più originali, attraverso la quale si vuol dire che educazione ambientale non è solo difendere al meglio la natura ma cambiare le nostre città, cambiare il modo di costruirle, cambiare il modo di organizzare la mobilità, il traffico, gli spazi. E’ una esperienza originalissima e io mi stupisco che la Regione Marche non l’abbia riconosciuta come una delle esperienze più originali e significative, che davvero vuol cambiare le condizioni e il modo di vivere, perché educazione ambientale non è solo difendere e proteggere le specie animali, le specie vegetali, ma significa anche cambiare il modo di vivere delle nostre città, avere più spazi per la mobilità pedonale, avere più spazi per la socialità, ridurre l’uso dell’automobile. Questo è, oggi, educazione ambientale nelle nostre città e io sono stupita — questa battaglia l’avevo già fatta anche in un altro momento — perché ritengo che occorra ripensare questo aspetto e sostenere uno dei progetti più significativi, se vogliamo anche più duri da realizzare, ma quello che mette davvero il dito nella piaga, cioè che cosa significa, oggi, fare educazione ambientale. Mi permetto di ricordare a questa Assemblea che deve decidere su questo atto, che dietro questa vicenda c’è anche questo punto di vista che a me pare fortemente sottovalutato dalla Regione. Una Regione che tra l’altro è impegnatissima sulla questione delle polveri sottili. Mi pareva che questa esperienza, che ha questi contenuti, fosse da valutare con più attenzione.
Ritirerò il mio emendamento e leggerò quello della Commissione, anche per dare un segno di disponibilità, ma volevo offrire questo punto di vista, perché dietro quell’esperienza c’è questa questione che a me pare assolutamente non trascurabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Vorrei chiedere al relatore di maggioranza e all’assessore: siamo al programma triennale regionale di informazione-formazione ambientale. Quante sono le risorse a disposizione?

Marco AMAGLIANI. Trecentomila euro.

Fabio PISTARELLI. Inoltre, che cosa è stata l’esperienza che fino ad oggi ha maturato la regione relativamente ai Cea e ai primi Labter che sono stati costituiti? Qual è il report, il resoconto dell’esperienza fino ad oggi acquisita? I soggetti titolari e anche le individuazioni territoriali, rientrano in un concetto di formazione-informazione ed educazione ambientale generale o riguardano anche interventi che abbiamo mirato specificamente? Cioè i vari Cea che sono indicati nella proposta di atto amministrativo, hanno già loro avuto una individuazione di competenze specifiche, che rientrano nel disegno più generale, oppure no? Leggo solo l’intelaiatura procedurale-amministrativa e pertanto economico-finanziaria, perché poi si accede a dei finanziamenti. Questa intelaiatura è molto interessante, però non so se poi deve essere il centro delle nostre preoccupazioni, caro assessore Agostini, perché leggo che nei Labter c’è la presenza di un coordinatore responsabile, di un formatore documentarista, di un amministrativo di segreteria. Poi c’è il gruppo di gestione e coordinamento, il centro di educazione di ambito, poi il gruppo di animazione, il Cr, le scuole, le associazioni, gli enti pubblici, i privati di ambito. Poi c’è il centro di educazione residenziale e non che è composto dal personale responsabile, cioè un educatore e un amministrativo di segreteria. Infine c’è il Cr che prevede la partecipazione del gruppo di animazione di uno o più Labter.
Non vorrei che si giungesse a dei paradossi che abbiamo già visto nel piano per le politiche sociali della Regione, che abbiamo diviso in 7 ambiti, 27 strutture, 27 coordinatori e ci sono delle zone nelle quali la dotazione finanziaria dei Comuni è più bassa rispetto all’appannaggio annuale del coordinatore, che è di 50.000 euro. Il coordinatore coordina un ambito che prevede la presenza di 5-6-10 Comuni i quali hanno una dotazione economica, per fare i servizi sociali, i servizi inferiore all’indennità annua del coordinatore. Facciamo la stessa cosa con l’ambiente? Andiamo a finanziare le strutture e poi i servizi? Io conosco le realtà, c’è qualche Cea che si è comportato bene, che ha fatto bene i suoi lavori, ma altri che hanno avuto un’efficacia pari a zero di intervento per quanto riguarda l’educazione, l’informazione sotto il profilo ambientale.
Non voglio fare nomi e cognomi, però andatevi a vedere le tabelle: queste cooperative, queste associazioni... Vogliamo fare una verifica della produttività fino ad oggi? Ogni anno ci troviamo qui a fare riprogrammazioni di politica ambientale, ma vogliamo sapere se c’è stato questo margine positivo di incidenza o se è tutto burocrazia per pagare la segreteria, l’addetto, senza alcuna rispondenza esterna?
Capponi ha già annunciato il voto positivo in generale, io purtroppo non me la sento, non per un dissenso con te. Noi, in Commissione ci siamo astenuti perché mancano questi dati. Oggi non possiamo riprogrammare interventi senza sapere quello che è stato. In una qualsiasi attività si fa un resoconto e si vede se in un punto siamo andati bene e allora si potenziano le questioni perché il risultato è positivo, il prodotto “ha tirato”, mentre da un’altra parte si è andati male e allora si deve vedere il perché. Su questo non ho mai capito e saputo qual è il risultato. Forse non lo si saprà mai, magari dovremo fare una cosa più specifica di Commissione, un documento esplicito di aula, però senza questo non possiamo andare avanti.
La parte di programmazione che mi pare preponderante in questo atto, è la parte relativa allo schema di rete burocratico-procedurale, più che i contenuti. Qui vedo tutte società, cooperative, l’individuazione, la gestione, le linee e quant’altro, poi personale bene specificato. Vogliamo darci un metodo di lavoro che debba servire per sempre? Perché quando facciamo riprogrammazioni dobbiamo fare in modo che non si faccia il ciclostile di quello che c’è stato, oppure un salto nel buio perché si riparte sempre da zero.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Le mie considerazioni si rifanno a quelle del consigliere Mollaroli per quanto riguarda il discorso de “La città dei bambini”. In effetti questa esperienza va avanti ormai da tanto tempo e si è concretizzata anche con l’apertura, di recente, di una struttura dedicata proprio ai bambini, “Casa Cecchi”, che è stata inaugurata da pochissimo tempo anche grazie al premio che venne vinto in passato e che ha portato Fano alla ribalta come esempio, attraverso “La città dei bambini”, di quello che si dovrebbe fare in determinate strutture. E’ un esperimento che ormai si è consolidato negli anni, che ha assunto un’importanza notevole e dispiace che proprio all’interno della nostra regione non si abbia l’attenzione dovuta, quando dal resto d’Italia, in diverse situazioni questa realtà viene presa come esempio, come spunto.
Quindi il rammarico, anche da parte mia, non per una questione di campanilismo, ma perché parlo di una realtà che è molto conosciuta nella nostra provincia e che vede un’attività continua, un rinnovamento continuo che è stato anche evidenziato qualche settimana fa quando è stata inaugurata questa “Casa Cecchi”, che ha visto gli ultimi consiglieri de “La città dei bambini” incontrarsi con quelli più grandi che erano veramente interessati a vedere, finalmente, che uno dei loro progetti era concretizzato con l’apertura di questa casa.
Quindi mi associo a quanto è stato detto dalla collega Mollaroli e mi auguro che oggi, ma soprattutto in futuro, questa realtà venga tenuta molto più in considerazione di quello che è stato fino adesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Credo che l’approvazione di questo atto sia importantissima, perché permette di mantenere in piedi una rete su tutto il territorio regionale di informazione, di educazione ambientale. Questi sono veri e propri centri di promozione e valorizzazione turistica del nostro territorio, rispetto ai futuri cittadini, perché la maggior parte del servizio svolto da questi centri è rivolto all’educazione presso le scuole. Molti hanno anche una funzione e una sostenibilità propria da un punto di vista economico e ugualmente fanno parte del sistema ricettivo e di valorizzazione dei nostri beni naturalistici e architettonici, quindi è un grosso sforzo che viene fatto anche con questo strumento della programmazione triennale per coordinare i temi di intervento e creare una rete tra tutte queste strutture.
Per rispondere al consigliere Pistarelli rispetto alla valutazione effettiva, all’interno del deliberato, al punto 3.6.1.2 sono previste modalità di monitoraggio, controllo e valutazione, cioè questo atto contiene già le modalità di controllo e di valutazione, in quanto dà mandato al tavolo operativo tecnico di proporre il monitoraggio prevedendo a carico dei Cea l’obbligo di informazione e di invio di un questionario a cadenza semestrale o annuale contenente informazioni sull’andamento funzionale, sull’attuazione procedurale, fisica e finanziaria delle attività previste, sul loro impatto socio-culturale e sulla valenza occupazionale sull’utenza servita e la valenza sociale, quindi anche l’utenza e gli aspetti di quante persone sono coinvolte anche a un punto di vista occupazionale devono essere comunicati al centro Infea regionale e saranno a disposizione anche di noi consiglieri, quindi sarà possibile annualmente, all’interno del bilancio o in un altro momento, nella predisposizione dei programmi annuali chiedere anche di verificare il report, sia dell’utenza che dell’impatto delle attività.
In questo senso mi sembra siano previsti anche questi criteri che riportano al buon senso e che permettono a noi consiglieri di verificare l’efficacia sia degli interventi che dei soldi investiti da parte del bilancio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Prendo la parola per alcune risposte giuste, ovvie che debbo dare ad alcune questioni.
Io ho lavorato su questa questione gli ultimi due anni in una condizione difficile, senza avere a disposizione delle indicazioni di riferimento, con una difficoltà grande anche a ritrovare bilanci, a capire come funzionavano alcune strutture. Questa cosa esisteva per i parchi e le riserve naturali e le aree protette, così come esisteva per i Labter. Ora l’attività delle aree protette in qualche modo l’abbiamo riportata a sintesi, vuoi per la sempre minore disponibilità di risorse, che non sono mutate nel tempo, ma ovviamente pagano il prezzo dell’inflazione, pagano il prezzo dell’aumento delle aree protette, quindi, in qualche modo siamo riusciti a verificare qual è stato l’impiego delle risorse che abbiamo girato. Debbo dire che le risorse sono state gestite correttamente, anzi sarebbe opportuno averne altre per consentire che le aree protette svolgano un ruolo anche maggiore rispetto a quello che hanno svolto fino ad oggi.
La situazione era un po’ più strana per quello che riguarda il Labter e i centri di esperienza, nel senso che appena arrivato ebbi la possibilità di vedere alcune foto. Quando decidemmo di diminuire il numero di queste strutture, ebbi la possibilità di vedere alcune foto, che probabilmente ci sono ancora presso il servizio, di alcuni Labter. Di alcuni rimasi francamente stupito e mi domandavo come alcuni luoghi potessero svolgere un minimo di attività, non ambientale, ma di attività. Ci siamo allora posti il problema di come ristrutturare e abbiamo concertato per lungo tempo, per un paio d’anni circa questo atto, nel senso che volevamo trovarci pronti. L’abbiamo concertato con le Province, le quali hanno fatto anche loro un lavoro certosino, perché abbiamo loro detto “individuate voi un Labter per ogni provincia”. Non ho problemi a dire che potrebbero esserci Province che potrebbero ambire ad avere di più per la loro storia, per quello che hanno fatto ed altre un po’ meno, ma se avessimo scelto questa strada, probabilmente non avremmo mai fatto crescere situazioni che dovrebbero invece crescere. Alla fine siamo arrivati a farci dare l’indicazione di un Labter per provincia e concertare gli altri due con le Province stesse.
Io ho un grande rispetto per quest’aula, per tutti voi, per il lavoro dei consiglieri, ma ho un grande rispetto anche per gli altri livelli istituzionali. Alcune strutture non ci sono, perché frutto di una decisione piena e convinta da parte delle Province di indicare o non indicare, perché vi erano o non vi erano i presupposti.
Ho invitato prima i consiglieri, li invito anche adesso, invito il presidente della Commissione stessa a far sì che le cose che stanno in questi emendamenti vengano riportate in un ordine del giorno. Siccome questo piano dura tre anni, ho l’ambizione e l’orgoglio di dire che probabilmente per la prima volta cerchiamo di fare una fotografia che non tiene conto degli interessi, non c’è nemmeno un interesse di collegio del sottoscritto, come non c’è mai stato su alcun atto che io ho portato in questo Consiglio, ma c’è un interesse di carattere generale che tiene conto della condizione in cui versavano quelle strutture e quello che dovrebbero essere, sapendo che ci sono diversi livelli anche di bontà, però facciamo un’operazione che in qualche modo segna la differenza tra ciò che è stato e ciò che dovrebbe essere.
Io penso — e non cedo di essere molto lontano dalla verità — che questo modo ci mette nelle condizioni di tornare ciascuno nei propri territori e dire che in qualche modo abbiamo sistemato, potremo sistemare questa o quella situazione, in modo particolare per quanto riguarda il secondo emendamento, in cui si dice “nella condizione in cui voi ricercate la possibilità di aggregarvi, mettendo in essere una sorta di guerra tra poveri, potrete avere un 10% di risorse”. Io ve la dico così: credo che oggi, dopo il lavoro che abbiamo fatto, questo sia un errore. Potremmo ottenere un atteggiamento che assomiglia molto al politichese. Invece io tengo un atteggiamento onesto e giusto rispetto a come secondo me va affrontata la questione. Io penso che quell’atto debba essere votato, un atto che con grande difficoltà, con una concertazione seria e vera con tutte e quattro le Province così è uscito. Ci possiamo prendere impegno, con un ordine del giorno, di ripensare già, per la prossima volta, per il prossimo piano Infea, a verificare quali sono le strutture altre, diverse, nuove che si sono specializzate, che hanno introdotto tutti gli elementi, per fare in modo che i quattrini che utilizziamo, siano utilizzati nel modo più trasparente possibile, perché in ogni struttura che si rispetti, anche in una bocciofila, ci vuole alla fine un preventivo e il consuntivo. Occorre vedere il consuntivo di ciò che si è fatto e poi pensare al dopo. Questo credo che sia l’atteggiamento.
Io non ho proposto cinque Labter e dieci centri di esperienza per la provincia di Ancona, ne ho proposti tanti quante sono le nostre province, per verificare la possibilità di crescere insieme in questa esperienza, perché i centri Labter e di esperienza siano centri veri, perché servano davvero a mettere in campo le professionalità e a rispondere alle esigenze per cui sono nati.
In questa condizione penso che noi faremmo davvero un servizio al territorio, disponibilissimo a ripartire fin da domani per prendere in considerazione ciò che con questi emendamenti viene proposto. Sapete perché? Perché tra l’altro noi creeremmo delle condizioni difficili, perché non saremmo più noi a decidere e a programmare ma la disponibilità di questo o quel Labter, di questo o quel centro di esperienza che sceglie meno di aggregarsi, per motivazioni non so bene quali, pur di venire in possesso di quelle risorse che ci sono.
Quindi lasciamo l’atto così com’è, se vogliamo fare un servizio a questo territorio. L’ho concertato con tutti, tutti e quattro i presidenti di Provincia possono testimoniare che loro sono intervenuti direttamente. Poi, fin da domani ragioniamo su cos’altro immettere, facciamo in modo che la prossima volta i Labter invece di te siano quattro, se necessario, che i centri di esperienza invece che cinque siano sei perché si sono create le condizioni, ma utilizziamo al meglio quei 500.000 euro che abbiamo destinato nell’anno 2005 a questa attività, quei 300.000 che ci sono stati fino ad oggi con il bilancio regionale, più quelli del Dpcm che credo ci consentiranno di arrivare alla stessa somma. Utilizziamo al meglio questi quattrini e ragioniamo insieme. Qui on ci sono maggioranza e opposizione, c’è la possibilità o meno di corrispondere a questa o quella esigenza particolare. Io non voglio corrispondere, personalmente, a nessuna esigenza particolare. Ho impegnato la mia faccia, la mia persona, la mia onestà, la mia dignità politica per costruire un atto fortemente condiviso e questa dignità politica la difendo fino in fondo, nel senso che, secondo me, quell’atto va votato così com’è e va fatto un ordine del giorno che raccolta alcune indicazioni e che ci dia la spinta perché domani si faccia una cosa diversa.

PRESIDENTE. Emendamento 01 a firma del presidente della IV Commissione. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 001 a firma del presidente della IV Commissione. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 0001 a firma del presidente della IV Commissione. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

L’emendamento n. 1 è stato ritirato. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva




Nomine

PRESIDENTE. Prego di distribuire le schede per la nomina dei revisori del conto del Consiglio regionale — tre consiglieri regionali. Il voto è limitato a uno.

(Segue la votazione, a scrutinio segreto)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 33, schede bianche n. 1, schede valide n. 32. Hanno ricevuto voti: Pistarelli n. 15, Ricci n. 9, Solazzi n. 8. Li proclamo eletti.
Prego di distribuire le schede per la Commissione per la vigilanza della biblioteca del Consiglio regionale — tre consiglieri regionali.

(Segue la votazione, a scrutinio segreto)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 31., schede bianche n. 1, schede valide n. 30. Hanno ricevuto voti: Tiberi n. 13, Mammoli n. 9, Ortenzi n. 8. Li proclamo eletti.
Prego di distribuire le schede per la Svim spa — Presidente del collegio sindacale. I consiglieri sono già informati che la nomina è riservata alla minoranza.

(Segue la votazione, a scrutinio segreto)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 33, schede bianche n. 5, schede valide n. 28. Hanno ricevuto voti: Vallemani Camillo n. 17, Recchi Pietro n. 11. Proclamo eletto il sig. Camillo Vallemani.
Prego di distribuire le schede per la Svim spa — Due componenti effettivi del collegio sindacale.

(Segue la votazione, a scrutinio segreto)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 32, schede bianche n. 2, schede valide n. 30. Hanno ricevuto voti: Galasso Vincenzo n. 16, Recchi Pietro n. 11, Marangoni Luigi n. 3. Proclamo eletti Galasso Vincenzo e Recchi Pietro.
Prego di distribuire le schede per la Svim spa — Due componenti supplenti del collegio sindacale.

(Segue la votazione, a scrutinio segreto)

Comunico i risultato della votazione. Votanti n. 24, schede bianche n. 8, schede valide n. 16. Hanno ricevuto voti: Crescentini Giacomo n. 11, Ricci Aldo n. 4, Tesei Enrico n. 1. Proclamo eletti Crescentini Giacomo e Ricci Aldo.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 13,50