Resoconto seduta n.30 del 16/05/2006
La seduta comincia alle 11,20



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 29 del 9 maggio 2006.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 95, in data 11 maggio 2006, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche alla l.r. 15 ottobre 2001, n. 20 e alla l.r. 1 agosto 2005, n. 19 in materia di organizzazione e di personale», assegnata alla II Commissione;
— n. 96, in data 12 maggio 2006, ad iniziativa dei consiglieri regionali Giannotti, Brini, Castelli, D’Anna, Rocchi, Mollaroli, Ricci, Massi, Capponi, Solazzi e Tiberi: «Norme per l’esercizio del turismo in mare a finalità ittica», assegnata alla III Commissione.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 73 del consigliere Viventi: «Iniziative per favorire l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia»;
— n. 74 del consigliere Ortenzi: «Adesione della Regione Marche quale membro fondatore della Recep»;
— n. 75 dei consiglieri Pistarelli, Capponi, Massi, Viventi, Lippi, Ciccioli, Castelli, D’Anna, Romagnoli, Bugaro, Brini, Ceroni, Cesaroni, Giannotti, Santori e Tiberi: «Appalto ‘Global Service’ Azienda Ospedaliero universitaria Ospedali Riuniti Umberto I – Lancisi – Salesi»;
— n. 76 dei consiglieri Massi, Capponi, Pistarelli, Lippi, Santori, Ciccioli, D’Anna, Giannotti, Cesaroni, Castelli, Tiberi, Viventi, Brini, Bugaro, Ceroni e Romagnoli: «Sanità marchigiana: l’adozione di bilancio d’esercizio 2005 al 30 giugno 2006. determinazione del budget per l’anno 2006 dopo il 30 giugno: quale è la vera situazione economico finanziaria»;
— n. 77 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli: «Dissesto idrogeologico».



Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 479 del 28/04/2006: «Art. 42, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione.» euro 34.846.860,00;
— n. 480 del 28/04/2006: «Art. 25, comma 2 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione di entrate derivanti da assegnazione da soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa.» euro 15.398,00;
— n. 481 del 28/04/2006: «Art. 42 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione e di somme accertate nell’anno precedente.» euro 459.156,60. Modifiche al P.O.A. per l’anno 2006;
— n. 482 del 28/04/2006: «Art. 42 della l.r. 10 febbraio 2006 n. 2 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione.» euro 73.370.624,88;
— n. 483 del 28/04/2006: «Art. 22, comma 3 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2006.» euro 1.441.508,13;
— n. 484 del 28/04/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo annuale 2006.» Importo di euro 6.325.664,59.



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il Presidente della Giunta Spacca.



Commemorazione

PRESIDENTE. Vorrei chiedere al Consiglio regionale una piccolissima parte del suo tempo per poter osservare un minuto di silenzio dedicato ad Alberto Iacucci, appena scomparso.
Iacucci si è dimostrato un politico ed un amministratore sensibile, è stato consigliere regionale delle Marche dal 1985 al 1995 ricoprendo la carica di consigliere segretario nel 1993, di presidente della Commissione sanità e servizi sociali nel 1992 e, per due anni, dal 1993 al 1995, di assessore regionale (all’organizzazione, personale, sport, tempo libero, caccia, pesca marittima e da diporto).
Il suo impegno, che non ha mai fatto mancare, si è concentrato soprattutto nel mondo dell’artigianato e della caccia ed ora la sua prematura scomparsa lascia in noi un rammarico profondo.
Alla famiglia giungano quindi i sensi del più sentito cordoglio da parte di tutta l’Assemblea legislativa della Regione Marche.
Invito il Consiglio ad osservare un minuto di silenzio.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)



Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Pistarelli. Ne ha facoltà.

Fabio PISTARELLI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza, peraltro ampiamente annunciata già nella Conferenza dei presidenti di gruppo della scorsa settimana — quindi l’aula anche sotto un profilo politico, oltre che formale, era stata coinvolta dalla richiesta di iscrizione d’urgenza — della mozione n. 75 relativa all’appalto “Global Service” indetto dall’azienda ospedaliera e universitaria Ospedali riuniti Umberto I-Lancisi-Salesi che, come noto, è stato oggetto di provvedimento da parte della procura della Repubblica di Ancona, con acquisizione degli atti e addirittura richiesta della stessa procura della Repubblica di sospensione dalle funzioni del direttore generale della stessa azienda ospedaliera dott. Menichetti.
Non penso ci sia necessità di una motivazione della richiesta. I fatti sono gravi e non in grado di essere rinviati per quanto riguarda la nostra attenzione e la nostra competenza politico-amministrativa, sicuramente non giudiziaria.
Le carte della procura, dei tribunali sono all’attenzione degli indagati, dei difensori, delle parti offese che potranno costituirsi parte civile ecc. Quello è un conto, un altro conto è ciò che deve fare l’istituzione regionale, quando, sulla base di informazioni anche dirette — perché so che c’è una commissione di indagine amministrativa che sta facendo il suo lavoro, incaricata dalla Giunta regionale, quindi c’è un’informazione diretta relativa all’andamento di una procedura poi revocata proprio per l’intervento della magistratura — si sa che vi è stata tutta una serie di atti o di fatti che hanno comportato vizi, illegittimità. Perché non si revoca certo una procedura, per poco. Se c’è una commissione d’indagine, questa ispezione amministrativa deve avere tutte le condizioni per far bene e la prima condizione è quella di vedere, per lo meno, sospeso temporaneamente dal suo incarico il direttore generale, perché non capisco come possa svolgere serenamente la sua funzione una commissione d’indagine, con colui che è sottoposto ad indagine da parte della procura, ma anche all’indagine amministrativa, perché si è rivelato uno dei soggetti che sono entrati dentro la procedura con determinati interventi diretti. Come si fa a svolgere questa indagine in maniera serena, con il direttore nel pieno esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri?
Non voglio fare parallelismi fuori luogo, ma mi pare che sulla base di intercettazioni telefoniche — e mi pare che anche questo sia il caso — si sia dimesso il presidente della Figc Carraro, l’arbitro De Santis è stato escluso dai mondiali. Tutti provvedimenti propri, come la dimissione spontanea del presidente Carraro o provvedimenti amministrativi della stessa Figc verso un suo sottoposto, cioè l’arbitro De Santis che era stato delegato a dirigere ai Mondiali. Sono pertanto provvedimenti politico-amministrativi che nulla c’entrano con gli esiti giudiziari che faranno il loro corso. Anzi mi auguro — ve lo dico apertamente, da avvocato e da garantista quale sono — che i procedimenti si concludano in maniera positiva, non rivelando nessun tipo di responsabilità da parte di alcuno. Certamente oggi siamo di fronte ad una procedura revocata, a degli atti sequestrati, ad un direttore generale che ha denunciato notizie che aveva appreso e che potevano integrare la fattispecie della turbativa d’asta e che si è trovato indagato, sottoposto ad indagine, anzi destinatario di una richiesta esplicita da parte della procura della Repubblica di Ancona, di una sospensione cautelare dell’incarico.
A livello politico-amministrativo i giudici devono fare la loro parte. Dove sta la cautela, dove sta la presa di posizione dell’istituzione regionale a difesa e a tutela dell’operato della stessa istituzione? Perché un suo organo quando interviene, lo fa in nome e per conto, è nominato dalla Giunta regionale, il direttore generale.
Non devo andare oltre nella spiegazione, il documento è qui e chiedo che possa essere fornito a tutti i consiglieri per una visione, seppure rapida, perché, come da procedura, mi pare che l’aula possa esprimersi a favore o contro e votare il documento.
Mi pare che la cosa non sia rinviabile, Presidente.

PRESIDENTE. Il consigliere Pistarelli ha chiesto di discutere una mozione che è stata annunciata nelle comunicazioni, per cui è nei suoi diritti avanzare la richiesta. Seguendo il regolamento, sentiamo la posizione della Giunta, poi potranno parlare un consigliere a favore e uno contro, prima della votazione.
Ha la parola l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Volevo innanzitutto ribadire la chiara e netta volontà da parte della Giunta di non voler minimamente sottrarsi al confronto su questo tipo di situazione che è delicata e complessa al tempo stesso. Non solo non vogliamo sottrarci, ma i fatti hanno dimostrato in quest’aula che ci siamo sempre presentati con le informazioni che avevamo e che abbiamo doverosamente riferito a questo Consiglio. Dentro questo solco abbiamo continuato a comportarci, perché la disponibilità mia, della Giunta e del Presidente era quella di dire che si poteva discutere se avessimo avuto novità rispetto a quelle che sono state già in discussione nel precedente Consiglio. Non ci sono novità, perché le novità avrebbero dovuto essere: la presenza della relazione di un’indagine interna che noi abbiamo messo in atto, io l’ho sollecitata proprio in previsione di questo Consiglio, è agli sgoccioli, sarà pronta in settimana e quindi alla luce di quella relazione noi siamo pronti a fornire tutte le informazioni che spettano doverosamente a questo Consiglio. Come pure l’elemento di novità avrebbe dovuto essere l’espressione del gip: l’interrogatorio del dott. Menichetti è avvenuto ieri, ci attendevamo il pronunciamento, che non è avvenuto; avverrà, probabilmente, nelle prossime ore. Io credo che noi dovremmo, linearmente e coerentemente con ciò che abbiamo fatto finora, attendere anche questo pronunciamento.
So che questo non attiene alla discussione politica, è qualcosa di completamente diverso, ma io credo che la discussione politica debba compiersi, sui fatti e sugli atti concreti, rispetto ai quali, non essendoci oggi novità, credo giusto non discutere.
Questo non toglie nulla alla nostra disponibilità ad informare, qualora ci fossero novità al riguardo e tutto questo sta nel solco del rispetto che noi abbiamo per il delicato lavoro che la magistratura sta compiendo, in maniera tale da non addentrarci in soluzioni avventurose, nelle quali penso ci si voglia trascinare, e questo sarebbe irrispettoso per la magistratura e credo anche poco rispettoso per il diritto alla difesa che le persone hanno.
E’ vero Pistarelli, l’arbitro De Santis è stato sospeso, però noi abbiamo un precedente: anche a Fabriano sospendemmo le persone che allora furono indagate dalla magistratura, sbagliando, perché quelle persone oggi sono state assolte con formula piena e non c’è, oggi, un risarcimento che le possa riguardare.
Credo che anche alla luce di quella esperienza noi dobbiamo attenerci all’impostazione che abbiamo coerentemente tenuto fin qui.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli, per parlare a favore.

Carlo CICCIOLI. Vorrei aggiungere altri due elementi. Uno è che le vicende dell’azienda ospedaliera Torrette-Umberto I non sono recenti ma ormai si sovrappongono l’una all’altra da tempo. Questa è la mia ultima seduta come consigliere regionale, in quanto nella seduta del 6 giugno rassegnerò le dimissioni in quanto parlamentare e l’aula sarà chiamata a ratificarle. Facevo la richiesta di partecipare personalmente a questa discussione, perché ritengo che vi siano elementi importanti da approfondire e personalmente vorrei dare un contributo. E’ una richiesta che faccio anche agli altri consiglieri, sperando che al di là delle altre valutazioni politiche, mi si dia atto che si tratta di scendere in una vicenda che ha risvolti amministrativi, tecnici e legali.
Aggiungo alcune cose circa una serie di vicende tutte disinvolte. Nei mesi scorsi noi ci siamo astenuti, proprio per non apparire pregiudizievoli nei confronti di una gestione, dal mettere a disposizione dell’opinione pubblica tutta una serie di altri atti. Questa volta si tratta di concorsi per personale esterno, quindi di assunzione, sempre esplicati dall’azienda ospedaliera Torrette-Umberto I: un’altra situazione di estrema gravità. Però — e qui sono completamente d’accordo con il consigliere Pistarelli ma anche con gli altri consiglieri — sembra che le procedure giudiziarie non siano atti politici con cui portare avanti una polemica e per questo abbiamo secretato presso un notaio della città di Ancona, da alcuni mesi, una serie di vicende. Io chiedo di parlarne oggi, in quest’aula. Se invece si riterrà opportuno non farlo, è evidente che per quanto mi riguarda e comunque mantenendo il mio impegno di dimettermi — questa è l’ultima seduta a cui intendo partecipare — indiremo una conferenza stampa nello studio di un notaio della città di Ancona, a cui invito tutti i consiglieri, perché sono atti che sono stati depositati di fronte al notaio stesso. Vogliamo che questa vicenda della gestione dell’azienda ospedaliera Torrette-Umberto I si chiuda con la massima tutela, io direi autotutela, delle istituzioni.
Chiediamo quindi un’autotutela, lo facciamo con responsabilità, come esponenti di minoranza, ma avendo a cuore l’interesse della sanità, che poi è l’interesse di tutti i cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini, per parlare contro la proposta.

Sara GIANNINI. L’assessore Mezzolani ha dato delle motivazioni che a me paiono convincenti rispetto alla richiesta che oggi viene fatta all’aula. Qui non c’è alcuna intenzione o volontà di sottrarsi ad alcuna discussione utile all’interesse dell’ente, delle Marche e della sanità marchigiana. Credo però che la mancanza di atti e fatti nuovi rispetto a quello che abbiamo ascoltato la scorsa settimana dallo stesso assessore, quando fece una breve comunicazione nel precedente Consiglio, debba indurre tutti noi a cautela, a rispetto della magistratura che, a quanto ci risulta da notizie giornalistiche, sta in questi momenti decidendo rispetto a delle proprie determinazioni e credo anche che ci sia la necessità che questo Consiglio non si trasformi, senza atti che consentano una discussione approfondita, in una sorta di tribunale che surroghi le decisioni che altri enti debbono prendere. Diceva adesso l’assessore che c’è un’ispezione in corso: credo quindi che sia più utile che noi attendiamo, proprio per poterci esprimere sul merito della discussione avendo atti precisi, l’esito dell’azione ispettiva che può essere, secondo il mio modo di vedere, anche trasmessa ai capigruppo i quali potranno fare una discussione appena questa documentazione sarà disponibile, per dire quali atti dovremo o potremo assumere. C’è infatti un dato che non possiamo eludere: non è il Consiglio regionale che decide rispetto alle sospensioni dei dirigenti: potremmo invitare la Giunta a farlo, ma secondo me in questo momento, senza avere atti chiari e la definizione precisa della questione, rischieremmo di fare il non interesse delle Marche e della sanità marchigiana, prendendo decisioni che in questo momento nemmeno ci competono, forse, come Consiglio, e alimentando una discussione che non ha lo scopo di leggere il fatto specifico, ma senza avere atti sul fatto specifico di discutere, in generale, su una questione di cui conosciamo solamente gli atti pubblici giornalistici o le convinzioni che noi ci siamo fatti.
Rispetto a quello che diceva adesso il consigliere Ciccioli, se ci sono atti secretati da un notaio che hanno rilevanza, il consigliere Ciccioli, invece che secretarli presso un notaio li porti a chi di dovere, ma diventa difficile per questo Consiglio discutere di atti che per mesi sono stati secretati presso un notaio, di cui non conosciamo né il contenuto, né la provenienza, né altro. Mi pare anche una richiesta — consetimelo, collega — un po’ bizzarra. Rispetto alla tua richiesta, noi avremmo avuto piacere di averti qui per tutta la legislatura...

Marco LUCHETTI. No, no...

Sara GIANNINI. ...ma tu hai deciso di competere per un ruolo più autorevole, questo ti impone una scelta e il Consiglio regionale non può determinare le proprie attività sulla base di una richiesta, seppure comprensibile, che tu avanzi oggi, cioè di discutere perché poi dovrai optare: siccome l’opzione è consentita entro tre mesi, rimarrai qui il tempo necessario per dare il tuo autorevole contributo alla discussione, se questa sarà fatta.
Invito quindi i consiglieri della maggioranza, con queste motivazioni che non nascondono né una voglia di rinunciare alla discussione né di approfondire il tema, ma semplicemente di farlo con gli atti e con le notizie dovute, con attenzione e rispetto nei confronti del lavoro della magistratura e anche delle persone, a votare contro la proposta. Credo che la garanzia debba valere per tutti e in questo momento non ci sono sentenze date ma semplicemente indagini in corso. Il nostro comportamento, a mio modo di vedere, dovrebbe aiutare la magistratura a svolgere con serenità il suo compito e l’assessore a fornirci con serenità i dati che risultino dall’azione ispettiva affinché noi possiamo valutarli con altrettanta serenità, senza avviare processi sommari o interpretazioni frutto di ipotesi, di illazioni ma non di fatti verificabili e notizie certe.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del consigliere Pistarelli.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Mi scuso per questo intervento che non è stato filtrato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, però mi aspettavo, oggi — lo aspettavo anche martedì scorso, ma particolarmente oggi — una comunicazione dell’assessore alla sanità su quell’”asteroide” che si è abbattuto nell’atmosfera della regione Marche che si chiama area vasta. Io ritengo che in questo Consiglio si doveva discutere prima della delibera della Giunta regionale, perché trattasi di un atto di programmazione.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA (sono le ore 11,50)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Chiedo di parlare per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Franco CAPPONI. Il gruppo di Forza Italia è insoddisfatto dell’esito di questa votazione, perché non fa chiarezza e annuncio che per protesta i consiglieri del gruppo di Forza Italia usciranno dall’aula.

(I consiglieri del gruppo Forza Italia
escono dall’aula)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Noi chiediamo che questa seduta possa essere svolta anticipando la proposta di atto amministrativo n. 21, relativo alla ripartizione del finanziamento ricostruzione post-terremoto, quindi una questione delicata e socialmente importante; la discussione potrebbe essere accorpare anche la discussione della mozione degli anticipatari, che potrebbe essere raccolta in un ordine del giorno finale, perché non abbiamo intenzione di fare alcun altro atto. Come gruppo di Alleanza nazionale ci associamo all’atteggiamento e alle posizioni del gruppo di Forza Italia: la risposta data da quest’aula è una risposta scandalosa. Ci lamentiamo della sostituzione del potere giudiziario al potere politico e oggi, invece, diciamo il contrario, cioè che sarà il potere giudiziario a dettare la nostra agenda e i nostri atti?

PRESIDENTE. Consigliere, si limiti alla richiesta: ormai è un punto discusso.

Fabio PISTARELLI. Non è possibile che si attenda il giudizio della magistratura per decidere se c’è o meno da sospendere cautelativamente il direttore. Pertanto chiediamo di anticipare la discussione della proposta di atto amministrativo n. 21, perché solo questo atto può essere discusso da noi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Il gruppo dei Comunisti italiani chiede l’iscrizione d’urgenza, come primi punti alla prossima seduta del Consiglio regionale, di due atti: una interrogazione su una situazione che ha coinvolto il titolare delle Manifatture Paoloni di Appignano, che occupa quasi 500 persone, per vedere se ci sono preoccupazioni per l’occupazione medesima; una mozione sull’assetto del territorio.

PRESIDENTE. Della richiesta del consigliere Procaccini prendiamo atto, ma non è competenza di quest’aula disporlo. Sarà la Conferenza dei presidenti di gruppo a decidere l’ordine del giorno del prossimo Consiglio. Ne prendiamo doverosamente atto, ma non siamo competenti in questa sede.
Per quanto riguarda la richiesta di Pistarelli, se qualcuno vuole intervenire ha facoltà di farlo, dopodiché la metteremo ai voti.
Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. Mi associo alla richiesta di anticipare, subito dopo le interrogazioni e interpellanze, la discussione in merito alla proposta di atto amministrativo n. 21, considerato che ci sono 44 milioni di euro che dobbiamo immediatamente mettere a disposizione delle istituzioni e degli enti locali coinvolti.

PRESIDENTE. Abbiamo una richiesta di Pistarelli di discutere subito e una di Comi di discutere dopo le interrogazioni. E’ possibile trovare un accordo? Altrimenti devo mettere ai voti separatamente le due proposte.

Fabio PISTARELLI. Siamo disponibili ad attendere lo svolgimento delle interrogazioni.

PRESIDENTE. Se lo concordiamo, possiamo limitare il tempo per lo svolgimento delle interrogazioni a mezz’ora. Se siamo d’accordo, dopo la mezz’ora dedicata allo svolgimento delle interrogazioni e interpellanze, potremmo discutere la proposta di atto amministrativo n. 21 con abbinate le mozioni e interrogazioni di cui al punto 7.
Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva



Interpellanze (Rinvio):
«Decreto legge 27.5.2005, n. 87: Disposizioni urgenti per il prezzo dei farmaci non rimborsabili dal servizio sanitario nazionale» Ceroni (9)
«Legge regionale sulla cultura» Favia (10)

PRESIDENTE. L’interpellanza n. 9 del consigliere Ceroni viene rinviata per assenza dello stesso interpellante. Anche l’interpellanza n. 10 viene rinviata.



Interrogazione (Svolgimento): «Aumento delle povertà nelle Marche» Bugaro (172)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 172 del consigliere Bugaro. Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Con la D.G.R. n. 2492 del 23 ottobre 2001 concernente "Criteri e modalità per il piano di riparto e programma degli interventi risorse finanziarie nazionali e regionali in campo socio assistenziale", è stato approvato il piano degli interventi per la realizzazione di progetti a favore di particolari categorie di utenti, tra cui i soggetti in stato di estrema povertà e senza fissa dimora.
Ottemperando al disposto del citato atto deliberativo, con successiva D.G.R. n. 1892 del 29.10.2002 sono stati posti i criteri e le modalità del finanziamento per il potenziamento di servizi rivolti a tali categorie di utenti.
La Regione Marche, con l'adozione degli atti sopra citati, si è posta in linea con le disposizioni dettate dalla Legge n. 328 dell’8 novembre 2000. Infatti, l'art. 2, "Diritto alle prestazioni "stabilisce che "...I soggetti in condizioni di povertà... accedono prioritariamente ai servizi e d alle prestazioni erogate dal sistema integrato di interventi e servizi sociali..."; inoltre l'art. 28, comma 1, prevede il potenziamento da parte degli enti locali volti ad assicurare i servizi destinati alle persone che versano in situazioni di estrema povertà e ai senza fissa dimora.
Di tali soggetti, invero, non è semplice. tracciare un preciso profilo, ma si tratta comunque di una situazione di disagio multidimensionale che, specie nei casi di perdita della casa, diventa emarginazione sociale, perdita delle proprie capacità, distacco dal mondo reale.
Da una ricognizione effettuata allora presso i Comuni marchigiani, si era constatata effettivamente una maggiore presenza di tali persone nei capoluoghi delle province di Ancona, Macerata e Pesaro, ma anche in altri comuni si era registrato una situazione in progress dei senzatetto.
Gli interventi che sono stati co-finanziati nell'anno 2002, per un importo pari alla somma di euro 51.645,69 hanno riguardato la pronta accoglienza, l’accompagnamento ed il reinserimento sociale; trattasi di interventi che i Comuni generalmente svolgono in convenzione con le Caritas diocesane, o con le associazioni di volontariato, in quanto finalizzati soprattutto al soddisfacimento di bisogni primari (vitto, alloggio, cambio vestiario, ecc).
Nello specifico, sono stati co-finanziati i progetti dei Comuni di: Amandola, Ancona, Civitanova Marche, Cupra Marittima, Fabriano, Fermo, Fano, Falconara Marittima, Jesi, Macerata, Pesaro, Porto Recanati, San Benedetto del Tronto, Urbino.
Nell'anno 2003, anche in considerazione dell'incremento nella nostra regione dei soggetti in stato di povertà e senza fissa dimora (fonte ISTAT), con un aumento anche del numero delle donne, la Giunta regionale ha evidenziato la necessità di co-finanziare con D.G.R. n. 1561 del 18.11.2003, gli interventi presentati dai Comuni rivolti a contrastare le situazioni di povertà estrema concernenti l'avviamento o il mantenimento di servizi di pronta accoglienza, la realizzazione di servizi socio-sanitari, l'accompagnamento ed il reinserimento sociale.
Sono state impiegate risorse per la somma di euro 100.000,00 per i progetti presentati dai seguenti Comuni: Porto S. Elpidio, Falconara Marittima, Macerata, Monteleone di Fermo, Fano, Pesaro, Ancona, Montalto Marche, Fabriano.
Il problema dei soggetti in stato di estrema povertà, anche con riferimento ai "nuovi poveri" (disoccupati sopra i 50 anni di età, giovani coppie, giovani precari o in cerca di prima occupazione, donne sole, le famiglie monoreddito, gli anziani con pensione sociale, gli invalidi, gli immigrati) e dei senza fissa dimora, è ritenuto di primaria importanza nell'ambito delle politiche di inclusione sociale.
La povertà estrema è usualmente definita in base a due criteri:
il primo detto "relativo", calcolato in base ai parametri di reddito mensile pro-capite di una popolazione di riferimento in una stessa area di studio ed indica quali famiglie o singoli dispongono di un reddito inferiore alla "soglia" di povertà; in Italia la "soglia" è aggiornata su base annua dall'ISTAT e determina la cosiddetta "soglia di povertà" delle famiglie italiane; il secondo detto "assoluto" è riferito all'entità del reddito che permette di acquisire un paniere di beni e servizi essenziali.
La povertà non ha tuttavia solo espressioni economiche, ma sconfina nelle marcate difficoltà sanitarie, sociali e relazionali, per cui si può affermare che una persona è in condizione di povertà quando le risorse di cui dispone sono così limitate da escluderla dal minimo accettabile livello di vita dello stato nel quale vive, frutto di precisi programmi nazionali (piano di azione nazionale contro la povertà e l'esclusione sociale 2003-2005).
A questo proposito va ribadito come le politiche socio-economiche del governo Berlusconi non hanno garantito né il trasferimento di adeguate risorse necessarie alle Regioni per il mantenimento di condizioni di vita dei cittadini adeguati al bisogno di "normalità sociale", né livelli occupazionali sufficienti a garantire una dignitosa esistenza al di sopra della "soglia di povertà". Com'è ormai noto all'opinione pubblica, il governo Berlusconi nell'anno 2005, ha tagliato del 50% il fondo unico nazionale destinato alle politiche sociali, e dunque anche alla povertà. Tale taglio per la nostra regione corrisponde a euro 13.000.000,00. Ciò nonostante il governo regionale, per quanto di sua competenza, non solo non ha ridotto i finanziamenti per tali politiche, ma anzi ritenuto di doverli incrementare.
A questo punto sembra opportuno riportare testualmente lo stralcio della relazione che il servizio regionale competente deve presentare per la predisposizione del bilancio di previsione per l’anno 2006: "Per l'anno 2006 si ritiene necessario emanare linee guida e relative risorse a sostegno degli interventi attuati dai comuni per le azioni finalizzate al contrasto della povertà estrema che dai dati forniti dall'ISTAT è in costante, continuo e preoccupante aumento. All'uopo si ritiene opportuna la predisposizione di una ricerca nelle Marche, finalizzata a conoscere le cosiddette nuove povertà, anche in considerazione di quanto stabilito dai Piani nazionali contro l'esclusione sociale".
Si richiama, dunque, l'attenzione sullo stanziamento per gli interventi nei confronti della famiglia (L.R. n.3 0/98), che nel 2005 è stato pari ad euro 1.316.965,00. Il fondo, ripartito tra i Comuni, è finalizzato al sostegno a favore delle famiglie disagiate.
A tale stanziamento va aggiunto il fondo unico per le politiche sociali, che nel 2005 ammontava a circa euro 19.000.000,00 , da cui è stato possibile attingere ulteriori risorse per sopperire a situazioni di disagio, individuate dai Comuni.
Si segnala, inoltre, il contributo che questo servizio eroga al "Banco alimentare" (per il 2005 euro 40.000,00), destinato al sostegno delle famiglie disagiate, per l'acquisto o l'erogazione gratuita di generi alimentari.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Sono insoddisfatto di questa risposta, perché anzitutto l’assessore è partito da un dato errato, poiché il problema non è solo ed esclusivamente individuabile nei senza dimora ma l’interrogazione, a seguito dei dati Istat, puntualizzava che il problema è in capo alle famiglie. Strumentale, oserei dire patetica, è la tirata in correo del Governo nazionale, anche perché, caro assessore, la informo che i dati Istat dicono che su base nazionale il dato è stabile, se non in regressione. Viceversa le Marche è l’unica regione del centro Italia, con uno status simile alla nostra, ad essere in aumento. Le famiglie che vivono sotto la soglia dei 920 euro mensili, che è il dato di riferimento Istat, nell’ultimo anno nelle Marche è aumentata del 33%. In regioni simili — Toscana, Abruzzo, Umbria, Emilia Romagna — questo dato è sceso o è rimasto costante rispetto agli anni precedenti. Quindi dire che tutto è colpa del “governo ladro” o che “piove, governo ladro”, mi sembra veramente una motivazione risibile che dimostra come, ancora una volta, su questo tipo di problematiche non si riesce a rispondere. La sua risposta è stata infatti molto vaga, perché mi ha tirato fuori il finanziamento di 50.000 euro del 2002, una cosa assolutamente inconsistente che dimostra come non ci sia una seria politica a favore della famiglia. Questa è la denuncia che viene fatta in quest’aula rispetto a un problema che, come dice l’Istat con grande semplicità ma con grande drammaticità, e non Giacomo Bugaro, vede le Marche regredire sul piano nazionale, nel confronto con le altre regioni, in maniera drammatica e soprattutto negli ultimi anni c’è stato un crollo inimmaginabile, se pensiamo che solamente nell’ultimo anno è stato del 33%, un terzo in più e che le famiglie coinvolte sono circa 42.000 nelle Marche e le persone coinvolte 100.000. Questo in una regione che non arriva a 1,5 milioni di abitanti. Ci rendiamo conto della dimensione del fenomeno, mi auguro che nei prossimi mesi la Giunta regionale sappia dare una risposta a questo tipo di problema, sappia mettere in campo un piano di emergenza: il problema sta infatti diventando una emergenza, poiché si è dilatato, in un anno, del 33%, in una regione di un milione e mezzo di abitanti. Forse non ve ne siete accorti, mi rendo conto che le emergenze nelle Marche negli ultimi tempi stanno aumentando una dietro l’altra, mi rendo conto che non ve ne accorgete e più tardi parleremo, in un’altra interrogazione, anche del problema dell’aeroporto, che pure è un’emergenza.
Lei, caro assessore, con i nostri soldi va a Cuba, si diverte, va a fare nuove esperienze, io me ne rendo conto, lo dico qui in aula e mi auguro... (Interruzione). Non è un fatto personale, è un fatto politico: il suo è un gesto politico, non è un fatto personale nella maniera più assoluta. Io non sono stato mai educato, politicamente, a parlare in termini personali: da me attacchi personali non li riceverà mai alcuno. Io parlo in termini politici.
Tornando all’oggetto dell’argomento mi auguro che entro un po’ di tempo lei e la Giunta sappiate predisporre un piano a sostegno delle nuove povertà che, ripeto, toccano 100.000 abitanti in questa regione, che sono cosa ben più importante che andare a parlare di ambiente in nazioni che — è un fatto politico, non personale — che non riconoscono la democrazia e la libertà come valore assoluto.

PRESIDENTE. Ha la parola, per fatto personale, l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Il fatto personale consiste nell’affermazione del consigliere Bugaro che io sono andato a divertirmi. Io sono andato a fare una serie di incontri che stanno dentro un protocollo d’intesa che esiste — ho saputo che lei ha fatto polemica mentre io non ero presente — dal 1998, un protocollo d’intesa che noi abbiamo con la Provincia di Sancti Spiritus, in Cuba, rispetto al quale il sottoscritto ha relazionato su tutti gli incontri che ha svolto. Per quanto riguarda le tematiche ambientali, lei deve informarsi che quel paese è molto più avanzato di noi e se avessero avuto la bontà di chiedermi di cosa ho discusso, con chi ho parlato e cosa stanno facendo in materia di risorse rinnovabili, saprebbe che sono cose che non facciamo nemmeno noi, in Italia, con la sproporzione di mezzi che abbiamo a disposizione, a fronte dell’embargo scandaloso che viene perpetrato nei confronti di quel paese. Quando lei parla di dittatura bisognerebbe che andasse almeno a conoscere qual è il sistema elettorale...

Giacomo BUGARO. Almeno l’ho fatto a spese mie!

Marco AMAGLIANI. Forse lei è andato a divertirsi, ma io no, io sono andato ad incontrare il direttore nazionale per l’ambiente, il presidente nazionale...

Giacomo BUGARO. Pensi al Pear...

Marco AMAGLIANI. Lei ha inserito questo tema, ora abbia la bontà di ascoltarmi. Io sono andato ad incontrare il presidente nazionale per l’ambiente di quella nazione, ho visto quello che stanno facendo, la prego di informarsi: le loro scuole, i loro ospedali, i loro servizi per i disabili...

Giacomo BUGARO. Prendiamo Cuba come modello...!

Marco AMAGLIANI. Mi faccia parlare, consigliere. Io l’ho ascoltata pedissequamente senza interromperla, nonostante che lei dicesse, offendendomi, che sono andato a divertirmi. La invito a fare quello che ho fatto io, ad informarsi... (Interruzione) Mi fa parlare o no? Mi usi la cortesia di farmi parlare, io l’ho fatta parlare. Le dico che lei dovrebbe anzitutto informarsi, quando parla di dittatura, di qual è il sistema elettorale di quel paese, che lei certamente non conosce...

Giacomo BUGARO. Io la conosco meglio di lei, Cuba.

Marco AMAGLIANI. ...che lei certamente non conosce, perché se solo ne conoscesse una punta, non avrebbe detto le sciocchezze che ha detto.



Interrogazioni (Decadenza):
«Direttiva 42/2004 — Emissione di composti organici volatili (COV» Capponi (212)
«Concessione contributo Comune di Pievebovigliana per la ristrutturazione ex scuola materna» Massi (393)

PRESIDENTE. Le interrogazioni n. 212 del consigliere Capponi e n. 393 del consigliere Massi decadono in quanto gli interroganti non sono presenti in aula.




Interrogazione (Svolgimento): «Sistema sanitario regionale — Nomina coordinatore area vasta provincia di Pesaro e Urbino» Giannotti (214)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 214 del consigliere Giannotti. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione ai quesiti posti, si osserva quanto segue.
Le determinazioni assunte, in data 7 novembre 2005, dal sottoscritto riguardavano la fase provvisoria relativa alla formulazione di proposte concrete inerenti lo sviluppo dell'area vasta e la sua funzionalità, ivi comprese le proposte di integrazione dell'ospedale di Fano con l'azienda ospedaliera di Pesaro e l'ospedale di San Benedetto con quello di Ascoli.
Tali indicazioni trovano fondamento nella legge 13 del 20 giugno 2003, in particolare all'art. 3, comma 2, il quale attribuisce alla Giunta il potere di impartire direttive alle aziende e sono inoltre coerenti con i contenuti della delibera n. 1704 adottata il 28 dicembre 2005, con la quale la Giunta ha indicato le modalità di esercizio delle funzioni dell'ASUR e ha stabilito di demandare ad un successivo atto la definizione dei parametri per l'individuazione dell'area vasta, su proposta del Direttore generale dell'ASUR sentito il collegio dei direttori di zona.
Le scelte, in ordine al coordinamento, devono ancora essere effettuate in via definitiva.
La Giunta nella seduta dell’8 maggio, ha adottato una delibera, con la quale ha recepito e approvato i criteri per l'individuazione delle aree vaste indicate nel numero di cinque, al fine di ottimizzare la gestione delle attività logistiche e amministrative e di migliorare la qualità nell'erogazione dei servizi di cura ed assistenza con la prescrizione di scegliere, quale coordinatore, preferibilmente il direttore della zona non capoluogo di provincia; ha modificato la precedente delibera 1704 del 28 dicembre 2005 affidando, nell'ambito del coordinamento di ciascuna area composto dai direttori delle zone interessate, il coordinamento al direttore della zona individuata come capofila dalla Giunta stessa, su proposta del direttore generale dell'Asur, sentiti i direttori delle zone interessate;
ha incaricato il direttore generale dell'Asur di predisporre e pubblicare il regolamento delle funzioni d'area vasta entro 60 giorni dall'adozione della presente deliberazione; ha impegnato il direttore generale dell'Asur a tener conto della nuova realtà provinciale di Fermo, attraverso l'individuazione di collaborazioni coordinate con aree limitrofe, per supportare il governo dei processi considerando che funzioni complesse di alta specialità sono dimensionate su un range di popolazione compreso tra 300.000 e 500.000 abitanti.
Il provvedimento così adottato non esautora affatto il direttore dell'Asur, il quale, al contrario, ricopre un ruolo preponderante nel percorso delineato.
L'attività organizzativa così descritta, non forma oggetto di specifico e preventivo accordo con le conferenze dei sindaci che hanno, ai sensi dell'art. 21 della legge regionale 13/2003 compiti diversi quali, tra gli altri, la promozione dei bisogni dell'utenza e la vigilanza sull'organizzazione dell'accesso ai servizi e non pareri in ordine a provvedimenti di carattere programmatorio generale. La delibera sopra indicata non crea cinque aziende territoriali in contrasto con il dettato normativo che rimane invece intatto, poiché si tratta di una modalità organizzativa di gestione, con imputazione di responsabilità che fanno comunque capo al direttore generale dell'Asur.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Spero che il Consiglio regionale registri un fatto politico importante: il fallimento di una scelta che è stata presentata come una grande riforma: la riforma del servizio sanitario regionale.
Di fatto, attraverso questo atto ispettivo presentato in tempi non sospetti, il 31 dicembre 2005, veniva ipotizzato quello che è stato compiuto, cioè il fatto che è stato realizzato — così ha detto l’assessore — qualche settimana fa. La Giunta regionale, di fatto, con proprio atto ha ridisegnato l’organizzazione sanitaria sul territorio della regione, annullando la scelta di fondo, cioè la costruzione di un’azienda unica e dando luogo ad aziende sanitarie provinciali, perché di questo si tratta.
Io non posso che essere soddisfatto di questa scelta, perché conferma il senso, la validità delle contestazioni fatte dall’allora minoranza alle scelte della maggioranza. Addirittura, anche se il dibattito era sul mantenimento del sistema organizzativo delle 13 aziende sanitarie, l’ipotesi subordinata sulla quale, a mezza voce in questo Consiglio si discuteva, riguardava proprio la creazione di aziende provinciali.
Qual è il problema vero? Che bisogna avere il coraggio delle proprie azioni e la Giunta regionale dimostra di non avere il coraggio delle proprie azioni. Una cosa è assumere un atto, quindi chiedere al Consiglio regionale di assumere un atto di programmazione e modificare la legge di riforma, introducendo le Asl provinciali, altra cosa è arrivare, così come si è arrivati, ad una formulazione anomala, che io definisco illegittima, per cui qualcuno dovrà pur pensarci, perché secondo me è illegittima, rispetto al ruolo, rispetto alle competenze che vengono assegnate con quella delibera, l’assunzione di quella decisione, perché di fatto si realizza una modifica dell’assetto organizzativo che dovrebbe essere un atto di programmazione fatto dal Consiglio. Non credo sia possibile che la Giunta regionale possa deliberare, di fattolo svuotamento del vecchio sistema e l’organizzazione di un nuovo sistema sanitario così come è stato fatto.
Questo lo dicevo a dicembre. Assumo il merito al gruppo di Forza Italia di avere svelato l’inganno che in qualche modo si stava tramando, che comunque la Giunta ha quanto meno perfezionato con un atto che definisco illegittimo.
Io ponevo anche un’altra questione: l’illegittimità di un atto di nomina che in quel frangente era stato fatto e i criteri che erano alla base di quell’atto di nomina, evidentemente in un’ottica provinciale. Vivo l’esperienza di un territorio preciso di questa regione, non mi sembrava che la scelta del direttore generale dell’azienda sanitaria di Fano quale punto di riferimento dell’area vasta, fosse una scelta idonea, adeguata, legittima. Oggi mi si dice che la delibera della Giunta regionale individua, definisce a posteriori un criterio sulla base del quale si compirà quella scelta, che è stata già compiuta, perché c’è un atto dell’assessorato che affida al direttore generale, nel caso specifico dell’azienda di Fano, quelle funzioni da novembre dell’anno scorso, quindi non da oggi. Un atto, quindi, che prefigura la soluzione che è stata trovata.
Sono soddisfatto della dichiarazione di fallimento della riforma sanitaria che è stata sancita dalla delibera dell’8 maggio scorso, sono consapevole che rispetto a questo si riapre un percorso che in qualche modo le forze politiche dovranno affrontare, perché credo che a questo punto esistono le condizioni per tornare a discutere delle modalità di organizzazione del servizio sanitario nella nostra regione, che non è fallito solo sul piano organizzativo, ma che è fallito anche sul piano dell’efficacia e dell’efficienza, se è vero come è vero che non sono state ancora risolte due emergenze: il problema delle liste d’attesa che continua ad essere scandaloso e continua a far peggiorare gli ammalati delle marche; il problema del riequilibrio delle alte specialità, rispetto al quale c’era una promessa fatta a mani aperte rispetto alle province di confine di Pesaro, di Ascoli e di Macerata, promessa che non è stata ancora mantenuta. In modo particolare per la mia provincia c’erano promesse rispetto alla negata proiezione sul versante dell’Irccs, della cardiochirurgia e del completamento del percorso della neurochirurgia: promesse non mantenute, promesse disattese che rappresentano una solenne presa in giro per i cittadini di Pesaro e della sua provincia.



Interrogazioni (Decadenza):
«Assegnazione aree Peep dell’area Borgo 3 di Fabriano» Ciccioli (340)
«Dpefr» Santori (368)

PRESIDENTE. Le interrogazioni n. 340 del consigliere Ciccioli e n. 368 del consigliere Santori decadono per assenza degli interroganti.



Interrogazioni (Rinvio):
«Situazione economica Aerdorica spa — Assetto societario» Bugaro (182)
«Conti della società Aerdorica» Bugaro (295)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 182 e n. 295 del consigliere Bugaro. Il Presidente Spacca aveva espresso l’intenzione di rispondere.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Il Presidente Spacca ha notizie da dare e mi ha detto che avrebbe avuto piacere di essere presente e rispondere lui, quindi rinviare la risposta alle interrogazioni alla prossima seduta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Prendo atto di questa richiesta e non posso fare altrimenti, perché l’interlocutore non c’è. Faccio solo presente che sono ben due Consigli che rimandiamo questo problema, quindi gradirei che la prossima volta il Presidente o l’assessore delegato dessero questa risposta rispetto a questo problema.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Sicuramente. Nella prossima seduta.

Giacomo BUGARO. Prendo per buono che nella prossima seduta, comunque, la Giunta riferirà sulla vicenda dell’Aerdorica. Mi sembra un punto d’onore che il Vicepresidente oggi si assume.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. D’accordo.

PRESIDENTE. Sono trascorsi i 30 minuti che avevamo concordato per le interrogazioni, quindi passiamo, come votato dall’aula, al punto 5 dell’ordine del giorno.



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione ordini del giorno): «Aggiornamento del programma finanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto, anno 2006» Giunta (21)
Mozione (Ritiro e votazione ordine del giorno): «Ricostruzione post-sisma — Mantenimento degli impegni della Regione verso gli anticipatari» Pistarelli, Ciccioli, Castelli, D’Anna e Romagnoli (19)
Interrogazione (Svolgimento): «Scadenza agevolazioni per la ricostruzione — Delibera Giunta regionale 31.1.2000, n. 80» Cesaroni (80)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 231, ad iniziativa della Giunta. A questa proposta di atto amministrativo viene abbinata la discussione relativa al punto 7 che riguarda la mozione n. 19 del consigliere Pistarelli ed altri e l’interrogazione n. 80 del consigliere Cesaroni.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Comi.

Francesco COMI. Mi limito a illustrare la proposta di atto amministrativo n. 21, poi l’assessore Marcolini completerà per quanto riguarda la mozione presentata dai consiglieri Pistarelli ed altri.
Con questo atto andiamo ad aggiornare il programma finanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto per l’anno 2006, in funzione della disponibilità di maggiori risorse — 44 milioni di euro — per l’anno 2006 rispetto a quanto previsto nel 2005. Come noto, con la legge 61 del 1998 noi abbiamo preso metodicamente, sistematicamente, insieme, in Consiglio, le decisioni riguardanti gli indirizzi per l’allocazione delle risorse disponibili alle Regioni Marche e Umbria per le zone colpite dagli eventi sismici. Dal 1998 ad oggi, con tutte le...

Carlo CICCIOLI. Presidente, io avevo una interrogazione: questa è la mia ultima seduta...

PRESIDENTE. Consigliere, quando lei era presente, l’aula ha votato l’anticipazione dell’atto amministrativo, decorsi i 30 minuti dalle interrogazioni.

Carlo CICCIOLI. Chiedo all’aula di discutere l’ultima mia interrogazione. Sono venuto apposta, poiché ero a una conferenza stampa.

Francesco COMI. Ciccioli, questo è luogo per fare le conferenze stampa, è luogo per fare le sedute del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Consigliere, non è nelle sue facoltà non accettare...

Carlo CICCIOLI. Adesso me le prendo, le facoltà!

Francesco COMI. Questo è un metodo...

PRESIDENTE. Farà quello che crede. Comunque, introdurrà questa sua richiesta dopo la discussione di questo punto all’ordine del giorno, che non credo possa essere interrotto con questa violenza. La sua è un’istanza legittima che farà a tempo debito, per cortesia.

Carlo CICCIOLI. Noi abbiamo oltrepassato, non per mezz’ora, ma per ore, il tempo per le interrogazioni.

PRESIDENTE. Consigliere, è stata una richiesta del suo vice presidente di gruppo.

Carlo CICCIOLI. Per venire incontro abbiamo cercato di contrarle, però mi sembra che ci debba essere...

PRESIDENTE. Lo poteva chiedere a suo tempo.

Carlo CICCIOLI. Sono rientrato apposta appena mi hanno detto...

PRESIDENTE. Consigliere, con chi se la vuol prendere?

Carlo CICCIOLI. Io me la prendo con il Presidente.

PRESIDENTE. Io non ero stato avvertito di questo suo desiderio.

Carlo CICCIOLI. Io l’ho chiesto al Presidente.

PRESIDENTE. Non presiedevo e non mi è stato detto.

Carlo CICCIOLI. L’ho chiesto al Presidente, ho aspettato dieci minuti...

PRESIDENTE. Consigliere, la prego di rinnovare questa sua richiesta quando avremo finito di discutere questo punto all’ordine del giorno: se c’è disponibilità da parte della Giunta a rispondere, da parte mia non c’è problema.

Carlo CICCIOLI. La sua vicepresidenza si caratterizza per comportamenti veramente inaccettabili. Bisogna che ci sia, nei confronti dei consiglieri, un po’ di rispetto.

Francesco COMI. Esattamente: quello che rivendico io anche a nome dei consiglieri...

PRESIDENTE. Consigliere, lei sta interrompendo una seduta del Consiglio regionale delle Marche...

Francesco COMI. Il rispetto è quello di rimanere all’ordine del giorno e di non uscire dall’aula per fare conferenze stampa.

Carlo CICCIOLI. Questa interrogazione all’ordine del giorno sono tre volte che viene rinviata: la volta precedente e la volta precedente ancora.

Francesco COMI. Questo è un luogo serio.

Carlo CICCIOLI. E’ un luogo serio: se diventa una burletta, allora sono una burletta...

PRESIDENTE. Posso suggerirle un concorso, consigliere? Concordi con l’assessore Mezzolani la disponibilità a discutere: finito il punto 5) questa Presidenza non ha difficoltà a reintrodurre l’interrogazione. Però lo concordi, per cortesia.

Carlo CICCIOLI. E’ un comportamento di una scorrettezza incredibile. Siete veramente ai limiti...

Francesco COMI. Presidente, quando finisce la “legge” di chi urla di più sono disposto a intervenire.

PRESIDENTE. Io sono sbalordito: non vorrei dover prendere in mano il regolamento in maniera più ficcante.

Katia MAMMOLI. Presidente, volevo soltanto ricordare che il consigliere Pistarelli aveva chiesto che non fossero nemmeno discusse le interrogazioni.

PRESIDENTE. L’ho già ricordato. La ringrazio, ma l’ho già ricordato poc’anzi.
Consigliere Ciccioli, la mia tolleranza sta per cessare.

Carlo CICCIOLI. La mia è già andata fuori...

PRESIDENTE. L’ho visto. Lei concordi con l’assessore Mezzolani la disponibilità a discutere. Se l’aula sarà disponibile, discuteremo la sua interrogazione.
Consigliere Comi, può continuare.

Francesco COMI. Mi spiace il malessere di Ciccioli, però seguendo l’ordine dei lavori vorrei riprendere la discussione del punto all’ordine del giorno, ovvero l’aggiornamento del programma finanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto per l’anno 2006.
Stavo dicendo che questo è un atto di aggiornamento, considerate le maggiori risorse disponibili per l’anno 2006 per circa 44 milioni di euro. Quindi il nostro è un atto di indirizzo che serve a censire le maggiori risorse disponibili, a qualificarle, a quantificarle e a ripartirle in base all’ordine dei valori che abbiamo già nel tempo assunto. Voglio ricordare che con la legge 61, nel mettere a disposizione le risorse abbiamo stabilito anche un programma di interventi di priorità, che tiene in considerazione il recupero del patrimonio edilizio esistente, le priorità degli interventi, con particolare riferimento agli obiettivi di assicurare il rientro nelle abitazioni principali, privilegiando i nuclei familiari alloggiati dei moduli abitativi mobili, la ripresa delle attività produttive, il recupero della funzionalità delle strutture pubbliche e del patrimonio culturale, la presenza degli insediamenti abitativi e produttivi nelle zone collinari e montane, oltre alla riqualificazione e valorizzazione degli ambienti naturali, con particolare riferimento al parco nazionale dei Monti Sibillini e delle aree protette regionali.
Questi sono i criteri rispetto ai quali abbiamo orientato negli anni, utilizzando le risorse disponibili assegnate alle Regioni Marche e Umbria dalle varie leggi finanziarie per ripartire e allocare le risorse.
Oggi dobbiamo prendere atto nel dettaglio, rispetto ai 2.770 milioni di euro utilizzati in questi anni per la ricostruzione, della possibilità di disporre di ulteriori 44 milioni di euro che derivano, nel dettaglio, dalle maggiori risorse previste dalla legge finanziaria 2006 per un importo stimato di 15 milioni di euro e dalla determinazione da parte della protezione civile, della quota spettante alla Regione marche dei fondi previsti dalla finanziaria 2005, per un importo di 11,87 milioni di euro.
Dobbiamo poi tenere conto di un maggiore importo del mutuo acceso con i fondi previsti dalla finanziaria 2004, utilizzabili solo a partire dal 2005, rispetto a quanto stimato nel precedente programma finanziario di ripartizione. Quindi anche per una congiuntura finanziaria favorevole, ci è stato consentito di contrarre un mutuo di oltre 60 milioni di euro, a fronte di una stima iniziale di soli 54 milioni di euro, con un incremento, rispetto alle iniziali aspettative, di oltre 6,5 milioni di euro.
Poi abbiamo i maggiori fondi dell’Unione europea, quindi la possibilità di far rientrare interventi finanziati con la legge 61 nel Docup Obiettivo 2 degli anni 2000-2006, oltre ad un aumento del Docup Obiettivo 5b 1994-1999, espressamente previste per la ricostruzione post-terremoto, che ha consentito, nel complesso, un recupero di circa 10 milioni di euro.
Si tratta di risorse in più, ma dobbiamo dirci anche che si tratta di risorse minime, non le risorse necessarie per completare tutti gli interventi, ma risorse che abbiamo a disposizione.
Queste vengono ripartite sulla base di criteri che non sono stati espressione di una parte politica, di una maggioranza di governo ma che sono l’oggetto di una condivisione più ampia e della concertazione con il sistema delle autonomie locali.
In particolare per gli edifici privati sono stanziati 20,7 milioni di euro. Il finanziamento è destinato principalmente agli interventi inseriti nella graduatoria determinata con la delibera di Giunta regionale 284 del 2004. E’ rispettosa, così, la previsione di utilizzo del precedente programma di ripartizione, quindi non c’è alcuna discrezionalità politica. Si ribadisce quella graduatoria, dove si affermava di destinare la quota di fondo per la protezione civile delle eventuali maggiori entrate derivanti dalla restituzione dei fondi Docup Obiettivo 5b e Obiettivo 2 alla ripartizione per gli edifici privati, al netto di 1,5 milioni di euro da destinare alle infrastrutture. Quindi nessuna scelta discrezionale ma rispetto di criteri e di impegni già precedentemente assunti.
Le altre risorse riguardano le opere pubbliche e i beni culturali e i programmi di recupero. In particolare per le opere pubbliche sono stanziati 2,5 milioni di euro per il piano delle infrastrutture, come programmato nel precedente programma finanziario delle risorse. I fondi sono destinati in particolare alla riparazione degli acquedotti del comune di Visso, nel maceratese.
E’ stanziato, poi, un milione di euro per il piano degli edifici pubblici, al fine di costituire due fondi, ciascuno di 0,5 milioni di euro: il primo per il completamento dei lavori di riparazione degli edifici scolastici; il secondo per lavori di pronto intervento e messa in sicurezza di edifici pubblici e mura castellane per le quali sia stato certificato e accertato un imminente rischio di crollo.
In Commissione è emerso il sollecito da parte di numerose Amministrazioni comunali, per aumentare la cifra di 0,5 milioni di euro da destinare al piano di completamento degli edifici scolastici. Va detto pure, però, che attraverso le risorse contenute nel fondo di riserva e nel capitolo della messa in sicurezza, abbiamo la possibilità di recuperare eventuali 200-300 mila euro, se necessario.
Per i beni culturali sono stati stanziati 2,7 milioni di euro. Le maggiori risorse sono destinate al completamento dei lavori di pronto intervento e messa in sicurezza, finalizzati a garantire la sussistenza fisica dei beni compresi nel piano stesso.
Il programma di recupero. Qui sono stati stanziati 3,1 milioni di euro per finanziare le varianti in aumento sui lavori in corso di attuazione e per alcune sistemazioni di imprevisti verificatisi durante lo svolgimento dei lavori, quali li rinvenimento di tratti di mura storiche nelle frazioni, in particolare, di Belvedere nel comune di Fabriano e il rinvenimento della cisterna medievale di Camporotondo di Fiastrone e l’intervento sulle mura storiche di Pievebovigliana che sono state danneggiate a seguito di eventi meteorologici.
C’è poi un capitolo che riguarda altri interventi, per un totale di 15 milioni di euro. All’interno di questo trovano spazio le risorse, oltre che per la messa in sicurezza, che riguardano il personale. La cifra prevista per gli anni 2006-2007 per tutti i dipendenti a tempo determinato delle amministrazioni locali è contenuta nel limite previsto dalla legge finanziaria per i limiti alla spesa corrente. Non era possibile fare di più. Questo consentirà, comunque, ai Comuni di mantenere gli impegni nella dotazione organica per tutto l’anno 2006-207.
Tralascio considerazioni politiche e valutazioni di merito, ché credo che in ogni caso il lavoro fatto sia stato fatto con grande trasparenza, con grande capacità di dialogo con le istituzioni locali, sia un buon lavoro. Rimangono alcuni problemi irrisolti che sono relativi alla carenza delle risorse disponibili e ad alcune aspettative sul territorio che riguardano comunque il completamento della ricostruzione per alcune seconde e prime case.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Ascoltata l’esauriente relazione del relatore di maggioranza, devo sottolineare un aspetto che è emerso in Commissione: quello di sollecitare fortemente l’attuale governo, visto i solleciti reiterati ai precedenti, per completare questa ricostruzione.
Stiamo parlando di risorse irrisorie rispetto al fabbisogno, per completare l’intera ricostruzione. Gli interventi sono talmente limitati e di emergenza per cui, per come è stato ripartito il fondo, non c’è da porre alcuna questione in merito, ma la necessità di ricostruire l’intero patrimonio edilizio della regione Marche è di circa 1.700 milioni di euro. Siamo quindi ben lontani dal completare la ricostruzione, una ricostruzione che ha visto nei primi anni una accelerazione, con l’investimento di 5.400 miliardi in tempi rapidissimi, poi, per motivi di poca sollecitazione, le risorse si sono arenate e non sono state sufficienti. Vediamo 980 prime case ancora da risistemare, abbiamo una situazione sospesa di chi ha già fatto investimenti, interventi in anticipazioni, abbiamo un patrimonio storico-culturale che si sta deteriorando, perché le intemperie e il passare degli anni fanno sì che si perda questo patrimonio. La priorità è stata assunta con il recupero, quanto meno, di questi patrimoni. Abbiamo una situazione di strutture che servono alla comunità, servono per le varie attività sociali che devono essere ancora restituite all’uso pubblico, abbiamo quindi una serie di interventi che necessitano di essere fatti in tempi brevi. Quindi chiediamo con forza a questo Consiglio di fare un ordine del giorno di sollecito, in un momento di difficoltà di risorse economiche contingenti, vista anche la ripresa economica generale, per dare fine a questa ricostruzione.
In questi giorni si è celebrato un altro evento, quello della ricostruzione del Friuli: era un modello da tenere presente e noi, con l’attività di ricostruzione, l’abbiamo anche superato e abbiamo un solo limite, che è quello delle risorse, quindi dobbiamo con forza tutti insieme, uniti, chiedere che queste risorse vengano iscritte al bilancio dello Stato per porre fine a questa tela di Penelope che di giorno viene costruita e di notte disfatta. Non è più possibile o pensabile tenere cittadini della nostra regione senza una risposta concreta e senza un obiettivo finale per chiudere questa ricostruzione.
Chiedo all’aula tutta anche di fare proprio questo ordine del giorno che scriveremo insieme, a doppia mano, per sollecitare l’iscrizione delle risorse, visto che si va alla discussione della nuova legge finanziaria al Governo che sta per insediarsi.

PRESIDENTE. E’ aperta la discussione. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’atto che stiamo discutendo è ormai l’ennesimo atto di determinazione della ripartizione delle risorse, che impegna il Consiglio regionale come fatto per tutte le altre annualità, su questioni ormai divenute corpose anche per quanto concerne l’andamento temporale delle procedure. L’evento sismico è ormai del 1997, cioè di nove anni fa, in nove anni ci sono stati tanti atti formali compiuti, ma anche attività concrete realizzate. Oggi, perciò, possiamo, come nelle altre occasioni, discutere anche nel merito di come sia stata la gestione della ricostruzione post-sisma.
Mi pare che il giudizio dato da tutti, anche da noi, sia stato sostanzialmente in gran parte caratterizzato da note positive. Perché dico in gran parte? Perché sin dall’inizio ponemmo delle questioni che sono rimaste aperte. Le questioni riguardavano il giusto equilibrio e la giusta attenzione a quelle che dovevano essere le realtà territoriali più colpite e le priorità. Su questo l’impostazione è stata sin dall’inizio di una certa natura e anche alla fine è rimasta tale. Questo terremoto è arrivato fino ai limiti del territorio regionale: abbiamo visto edifici in provincia di Pesaro inseriti nell’elenco di quelli colpiti da calamità. Questa cosa ha un po’ sorpreso coloro che erano nell’epicentro del terremoto, tra Serravalle e Fabriano. Dall’altra parte abbiamo visto una distribuzione di risorse che ha puntato molto l’attenzione su edifici anche di natura pubblica, forse troppo l’attenzione, perché poi dall’altra parte, fin dall’inizio vi è stata una percentuale di distribuzione di risorse che ha visto accelerare molto quel capitolo e magari, sotto altri profili, mettere un po’ più il freno o in difficoltà, con meno risorse, altri capitoli come quelli dell’edilizia privata, sia essa sotto soglia che sopra soglia. Questo noi lo dicemmo sin dall’inizio e purtroppo l’impostazione è rimasta la stessa nel corso del tempo. Ci sono stati anche significativi aggiustamenti per quanto riguarda la trasparenza degli interventi: le scelte delle ditte, il problema del rapporto con i professionisti. Ma l’impostazione di fondo è rimasta la stessa. Quindi modello che ha avuto in gran parte risultati positivi, in alcune parti un modello che è rimasto fermo all’impostazione iniziale da noi criticata.
Siamo al 2006, alla ripartizione di fondi. Io ritengo che il nuovo Governo debba da subito dare dei segnali e speriamo che nella finanziaria 2007 ci siano quelle risorse che quest’anno non abbiamo trovato...

Pietro MARCOLINI. Speriamo che faccia quello che non ha fatto negli ultimi tre anni.

Fabio PISTARELLI. Speriamo che ci sia un’inversione di tendenza, perché il Governo regionale si è molto speso sotto questo profilo, quindi faccio l’appello fin d’ora all’assessore Marcolini di creare una delegazione che individui per il Dpefr e poi per il bilancio 2007, dei capitoli più ampi di risorse rispetto a quelli degli ultimi tre anni. L’impegno nostro sarà quello di verificare che questo avvenga, perché abbiamo ascoltato in questi cinque anni appelli continui da parte delle forze del centro-sinistra in questo senso, quindi verificheremo se nella finanziaria 2007 quelle stesse forze garantiranno dei contributi e dei flussi più forti rispetto agli ultimi tre anni almeno.
E’ questo il nostro auspicio, la nostra battaglia. La facemmo anche con l’ultimo Governo, in parte qualche cosa fu migliorato, ma assolutamente insufficiente rispetto alle esigenze. Speriamo che ci sia questo risultato già per la finanziaria 2007, altrimenti potremmo fare anche noi comunicati nei quali stigmatizzare la chiusura del Governo rispetto alle esigenze del terremoto.
Quali esigenze? Abbiamo visto le percentuali di ricostruzione. Non so se tutti i colleghi hanno letto l’atto, ma penso di no, perché tra l’altro è anche un atto corposo e non facile per quanto riguarda la lettura. Le percentuali di ricostruzione per quanto riguarda il sotto soglia, cioè la ricostruzione leggera, ci sono; anche per quella sopra soglia ci sono percentuali importanti, di prime case. Non sono tutte state completate, quindi la prima cosa da fare è sicuramente quella. Io pongo la questione, a questo punto, delle seconde case, perché qui non c’è certezza su nulla, in quanto è un grande capitolo che incide anche molto, perché vi sono delle zone nella nostra regione che sono state caratterizzate negli anni da uno spopolamento, quindi coloro che se ne sono andati hanno lasciato la casa che era dei propri nonni, dei propri padri, e ci sono zone che vivono di seconde case che si ripopolano nell’estate, nei periodi delle festività ecc.
Pongo questo problema perché è cogente. Non è solo una questione prospettica. Per le seconde case l’attenzione non è nuova: la Regione pose la questione anche anni fa. E parlo del problema degli anticipatari. Disse, la Regione: “Possiamo ricostruire tutto intorno, poi ci sono 4-5 seconde case che rimangono diroccate? Possiamo ricostruire la chiesa, il municipio, la prima casa da una parte e poi ne saltiamo dieci e arriviamo alla prima casa dopo dieci che sono in rovina?”. Si fecero allora due modelli: il primo modello fu quello dei programmi di recupero, che accorparono. Il secondo modello che fu proposto dalla Regione Marche, fu quello di dire “coloro che hanno una seconda casa ma hanno volontà di recuperarla subito, prima che arrivino i finanziamenti statali, perché non li aiutiamo a fare questo tipo di opera chiedendo una anticipazione agli istituti di credito della somma che sicuramente sarà loro destinata?”. Però non si sa quando, perché sono nell’elenco degli ammissibili, ma non si sa quando.
Questa è stata l’operazione fatta dalla Regione Marche, pubblicizzata attraverso gli organi di informazione ma attraverso soprattutto i nostri organismi amministrativi, che si è chiamata “operazione anticipatari”, tant’è che la Regione ha essa stessa, con gli istituti di credito, predisposto lo schema di mutuo, cioè di richiesta di finanziamento, impegnandosi ad abbattere anche gli interessi su quel finanziamento che aveva una certa durata e che aveva determinate caratteristiche, contrattate dalla Regione Marche. Era una filosofia che rientrava nel più complessivo problema della ricostruzione, una filosofia condivisa.
Perché ne parlo ora? Anzitutto perché nella redistribuzione delle risorse vorremmo pensare anzitutto a questo tipo di problematica, quella del completamento di una ricostruzione che è a buon punto su certi aspetti ma è a zero per quanto riguarda le seconde abitazioni. Dobbiamo porci questa domanda, a nove anni dal terremoto, fortemente, anche attraverso una distribuzione delle risorse, da qui a venire, che dovrà cambiare impostazione e affrontare di petto la questione. Dobbiamo porre anche la questione della mozione che noi abbiamo presentato. Vorremmo che già oggi, con questo atto la Giunta regionale risolvesse un problema che si è aperto in maniera drammatica, perché trascorsi questi 60 mesi gli istituti di credito hanno chiesto a coloro che avevano preso questi soldi dalla banca di restituirli e la Regione ha detto “io non so niente”. Ci sono 160 famiglie che sono state da noi aiutate, accompagnate a sottoscrivere questa convenzione, proprio perché doveva essere all’interno di quella filosofia che ho detto. E adesso cosa facciamo, diciamo che non sappiamo niente? Abbiamo accantonato anche un fondo di garanzia su questo problema. Facciamo allora in modo che questo fondo di garanzia sia completato. Abbiamo predisposto un emendamento che nel punto 7) del nostro atto integra il fondo regionale di garanzia con altri 3,5 milioni di euro, che è la stima di quello che manca per coprire completamente le necessità per quanto riguarda le anticipazioni bancaria così come attivate e diminuisce il fondo di riserva che mi pare operazione assolutamente e tecnicamente legittima e anche politicamente neutra, nel senso che il fondo di riserva è un fondo di accantonamento, lo diminuiamo di un pari importo, aumentando quello di garanzia, il punto 12 della pagina 45, che riguarda proprio gli anticipatari, perché le banche non hanno chiesto garanzie reali, hanno chiesto solo garanzie fideiussorie da parte della Regione, la quale le ha messe a disposizione, accantonando un fondo di garanzia di 7,5 milioni di euro. Allora aumentiamo queste garanzie, portandole al 100% dei debiti contratti con gli istituti di credito e se gli istituti di credito non potranno più attendere perché scorreranno altri mesi rispetto alla seconda casa e pertanto al finanziamento statale per le seconde case, ecco che la Regione può attivare questo meccanismo. E’ un atto già concreto e serio di assunzione di responsabilità, che ci sono in senso generico e non tecnico — responsabilità politico-amministrative — che ci permette di non entrare in un cul de sac giuridico, tecnico, oppure addirittura procedimentale, giurisdizionale, perché cause, motivazioni da una parte e dall’altra per dire se la Regione è solidalmente responsabile, obbligata anch’essa. Eliminiamo tutto questo, diamo un segnale, apriamo la partita, da qui alla finanziaria 2007, che riguarda il completamento della ricostruzione post-terremoto e riguarda una partita che è ancora a zero, quella delle seconde case.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Le relazioni ampie e dettagliate, sia del relatore di maggioranza che di quello di minoranza, mi esimono dal riprendere i passi salienti dell’aggiornamento del programma di ripartizione per il finanziamento della ricostruzione post-terremoto. Vorrei rassicurare tutti quelli che l’hanno fatto, che è intendimento del Governo regionale proseguire nell’azione di pressione, di rivendicazione politico-amministrativa, così come abbiamo fatto con i Governi, infruttuosamente, nel recente passato, speriamo più fruttuosamente per l’avvenire, con la stessa determinazione e con la stessa tenacia. Quindi condivido questa esigenza, atteso che sono ancora più di 1.500 i milioni mancanti per il completamento della ricostruzione, di cui oltre 900 per edifici privati, circa 250 per opere pubbliche e 386 per i beni culturali.
Ha già detto il consigliere Comi quello che si riuscirà a fare con gli 11 milioni, attivando la leva dei mutui, anche come distribuirli nei prossimi anni, per ulteriori 42 milioni circa. Vorrei segnalare, come elemento che ci è utile per trattare la questione di una interrogazione e di una mozione giacenti ormai da diversi mesi in Consiglio regionale. Sono stati circa mille gli interventi per le prime case e per le attività produttive, stanno attendendo interventi per la ristrutturazione oltre 8.000 case nelle Marche. Questo elemento va immediatamente anticipato per spiegare qual è la ratio del comportamento del governo regionale a tutt’oggi, in relazione alle aspettative che sono maturate impropriamente in punto di diritto, in punto di giustizia, in punto di equilibrio di giustizia distributiva, oltre che di rispetto stretto della legalità. Mi pare che il consigliere Pistarelli poco fa usasse un tono che personalmente mi sento di condividere, separando le questioni strettamente tecnico-giuridiche, che senza alcun dubbio qualificano in maniera inappuntabile il comportamento della Regione Marche, da quelle più politico-amministrative, su cui però ci devono orientare un meccanismo e una valutazione di carattere distributivo, comparativo da un punto di vista etico-morale.
Però vorrei venire più propriamente ad alcuni dei temi proposti nella mozione dei consiglieri Pistarelli e altri e nella interrogazione del consigliere Cesaroni.
L’attuazione della convenzione sottoscritta dalla Regione e da alcuni istituti bancari in base allo schema approvato con delibera della Giunta regionale 180 del 2000 si è rivelata problematica, dal momento che allo scadere delle prime concessioni creditizie, nel 2005 — erano 60 i mesi concessi per il rimborso dei finanziamenti ottenuti — la Regione non ha ancora messo a finanziamento le abitazioni non principali, a causa dell’insufficienza dei fondi trasferiti dallo Stato, a cui facevo poco fa riferimento.
Infatti, come noto, l’attuazione degli interventi di ricostruzione avviene, ai sensi dell’art. 15 della legge 61 del 1998, attraverso il finanziamento da parte dello Stato e mediante appositi accantonamenti da inserire nella legge finanziaria.
In effetti, nella delibera 180 del 2000 si voleva corrispondere non a un bisogno integrale di ricostruzione quanto a quello della velocizzazione della ricostruzione, con la fornitura di una garanzia, non dell’offerta di un contributo totale a fondo perduto.
Voi capite che sarebbe stato in madornale contrasto con quelli che nel 2000 ancora dovevano avere — parlo delle prime case e delle attività produttive — la priorità assoluta. Quindi da un punto di vista storico era del tutto evidente che quel tipo di intervento voleva, da un punto di vista economico, mantenere il sostegno alla ripresa economica e dall’altro favorire non soltanto i proprietari delle prime case o delle attività produttive ma una schiera più vasta di cittadini marchigiani, a rientrare in possesso non soltanto della prima casa ma anche della seconda, con una velocità di esecuzione assolutamente da tenere in considerazione.
Al fine di chiarire la vicenda è utile aggiungere alcune notizie in merito agli atti che hanno dato vita a quelle che ormai conosciamo come anticipazioni bancarie.
Con ordinanza del Ministero degli interni 2991 del 1999, modificata dalla 2994, la Regione marche è stata autorizzata a costituire appositi fondi di garanzia a valere sulle risorse di cui alla legge 61 per agevolare l’accesso al credito da parte dei soggetti privati proprietari di immobili danneggiati dal sisma al fine di una rapida effettuazione degli interventi di riparazione o di ricostruzione. Tali fondi sono utilizzati dalla prestazione delle garanzie a favore del sistema degli istituti di credito e frutto di finanziamenti erogati per la copertura delle anticipazioni accordate ai privati, per l’esecuzione anticipata dei lavori di ricostruzione e di riparazione rispetto alla concessione contributiva (art. 2 dell’ordinanza 29/91). In attuazione della suddetta disposizione, con deliberazione della Giunta 180 del 2000, è stato approvato uno schema di convenzione tra la Regione e gli istituti di credito, per l’abbattimento degli interessi sui finanziamenti concessi ai privati intenzionati a procedere alla esecuzione in via anticipata dei lavori occorrenti ai loro immobili danneggiati.
Voglio ricordare che nell’atto che il Comune faceva sottoscrivere, si richiamava quanto disposto dall’art. 9, comma 2 della delibera della Giunta regionale 2153 del 1998, che voglio ripetere testualmente: “L’esecuzione anticipata dei lavori non costituisce alcuna aspettativa né criterio di priorità in ordine ad eventuali concessioni di contributo”. Si sottolinea, cioè, il sostegno alla velocizzazione dell’intervento di manutenzione ordinaria o straordinaria o di ristrutturazione integrale, senza garantire due cose: primo, la certezza dei contributi; secondo, che questo fatto possa costituire elemento di anticipazione rispetto ad altri diritti che nel frattempo erano stati classificati, catalogati e stavano maturando i loro effetti.
All’art. 2 della convenzione viene definito lo scopo del credito agevolato che è quello di favorire la rapida attuazione ed esecuzione anticipata degli interventi di ricostruzione e riparazione dei danni sugli immobili privati non ricompresi tra gli interventi prioritari per i quali veniva scandito un intervento privilegiato.
In concreto le convenzioni concluse dall’Amministrazione regionale sulla base dello schema approvato con la suddetta deliberazione, hanno previsto: che l’anticipazione da parte degli istituti di credito di importo pari al contributo ottenibile di ciascun privato viene regolato mediante apertura di credito in conto corrente della durata di 60 mesi; che entro il suddetto termine l’apertura di credito sarà estinta mediante l’erogazione del contributo da versarsi nei conti correnti accesi presso ciascuno degli istituti erogatori delle anticipazioni o, in difetto, mediante il pagamento diretto da parte dei soggetti privati beneficiari; che i fondi per l’abbattimento degli interessi e i fondi per la copertura dei rischi sono costituiti dalla Regione presso gli istituti anticipatari per il concorso sul pagamento degli interessi e per la garanzia delle eventuali insolvenze dei privati beneficiari; che questi ultimi sono tenuti al pagamento, a cadenza trimestrale, degli interessi al tasso convenuto; che le domande di apertura di credito debbano essere corredate da una comunicazione della Regione attestante l’ammissione al contributo e il relativo importo, nonché dalla cessione del credito derivante dal contributo regionale, da notificare sia al Comune competente che alla Regione stessa; che ciascun istituto di credito ha la facoltà di rivalersi, per le perdite derivanti dall’insolvenza sui fondi costituiti dalla Regione, la quale è tenuta a integrare il fondo per la copertura dei rischi, a semplice richiesta e nel termine di 15 giorni.
Con le deliberazioni Giunta regionale 1314 del 2003 e 1496 sempre dello stesso anno, è stata revocata la deliberazione 180 ed è stata autorizzata la cessione del credito derivante dal contributo regionale per tutte le pratiche deliberate entro il 30 settembre del 2003. Tali atti deliberativi si sono resi necessari in quanto il fabbisogno di spesa per provvedere alla ricostruzione post-sisma nella regione Marche è risultato superiore agli stanziamenti disposti dallo Stato con le leggi finanziarie annuali, cosicché le risorse trasferite sono risultate insufficienti.
Voglio ricordare che il flusso di finanziamenti può avere indotto in errore, in tema di previsione degli stanziamenti, sia i cosiddetti anticipatari che, forse, anche gli uffici regionali, per quella che era la capacità di finanziamento dei programmi in corso.
Pertanto si è ritenuto di non dover procedere ad ulteriore apertura di credito, anche in considerazione della intervenuta diminuzione del costo del denaro. Nel frattempo infatti, dal 1998 fino al 2002 c’è stata una riduzione del costo del denaro piuttosto consistente.
La revoca della deliberazione 180 è stata correttamente comunicata ai soggetti beneficiari nonché agli istituti di credito con nota dell’Amministrazione del luglio del 2004. Nel contempo si è evidenziato l’obbligo, per i beneficiari, di provvedere alla restituzione del finanziamento agli istituti bancari allo scadere del termine pattuito per l’apertura del credito e che l’intervento della Regione sarebbe avvenuto solo in caso di concessione di contributi entro il termine predetto. l’iniziativa assunta dalla Regione con deliberazione della Giunta regionale 180 quindi, è da inquadrarsi nel complessivo contesto normativo costituito non solo dalla ordinanza ministeriale ma anche e soprattutto dalla deliberazione della stessa Giunta 2153 del 1998, adottata per l’attuazione del comma 7 della legge 61, che ha disciplinato le modalità e le procedure per la concessione dei contributi previsti dalla norma predetta. Questa disciplina in particolare ha individuato gli enti locali nei cui territori sono ubicati gli immobili danneggiati, quali autorità preposte allo svolgimento dei procedimenti di ammissione dei privati proprietari ai contributi. I Comuni provvedono alla concessione delle provvidenze nei limiti delle disponibilità economiche assegnate dalla Regione e seguendo l’ordine delle priorità fissato nelle disposizioni regionali secondo l’articolo 7.
E’ stata altresì prevista la possibilità, per i privati, di eseguire gli interventi di ripristino degli edifici di loro proprietà anteriormente alla concessione del contributo, acquisendo l’apposita autorizzazione comunale, tuttavia lo stesso articolo 9 della delibera 2153 che prevede tale possibilità, sancisce che l’esecuzione anticipata dei lavori non costituisce alcuna aspettativa né criteri di priorità in ordine a eventuali concessioni di contributo.
L’articolo 4 della legge 61 del 1998 ha limitato la possibilità della concessione dei contributi a favore dei privati, alle risorse finanziarie stanziate dallo Stato di anno in anno e trasferite alla Regione.
Quanto fino adesso ho qui esposto, rende possibile un primo ordine di considerazioni. E’ un dato inconfutabile che in favore dei privati interessati alla presente vicenda non sono stati adottati i provvedimenti di concessione dei contributi da parte dei Comuni territorialmente competenti, cosicché non è configurabile in capo ad essi un diritto di credito nei confronti di detti enti, né tanto meno verso la Regione.
In realtà i soggetti in argomento si trovano nella posizione di coloro che hanno eseguito gli interventi di ripristino degli immobili in via anticipata rispetto alla concessione contributiva, con le conseguenze già descritte dall’art. 9 della delibera 2153 del 1998. Il vantaggio immediato per i proprietari degli immobili richiedenti il credito agevolato consisteva nell’abbattimento degli interessi sul finanziamento concesso grazie all’intervento della Regione, con l’istituzione di un apposito fondo presso ogni banca convenzionata (artt. 1 e 8 della convenzione). Al contrario, nella medesima convenzione non vi è la garanzia della restituzione della quota capitale da parte della Regione.
Sul punto sono intervenute due circolari del Presidente della Giunta regionale, la 30 del 2000 e la 33 del 2003. Con tali circolari è stata resa nota la finalità delle anticipazioni bancarie, ovvero quella di finanziare la riparazione degli edifici non ancora ammessi a finanziamento ed in particolare le abitazioni non principali e sono stati evidenziati i vantaggi delle stesse anticipazioni, consistenti nel risparmio del pagamento degli interessi e nella possibilità di eseguire i lavori attraverso l’accensione di una anticipazione bancaria, le cui quote capitali si inizieranno a pagare dopo cinque anni. Soprattutto con tale circolare è stato messo in evidenza che l’estinzione dell’apertura di credito in conto capitale da parte della Regione mediante l’erogazione del contributo potrà verificarsi solo qualora la legge finanziaria annuale assegni ulteriori risorse da destinare alla ricostruzione.
Si può affermare quindi che i beneficiari sono stati messi a conoscenza del preciso significato dell’apertura del credito bancario e che gli stessi uffici regionali addetti alla ricostruzione hanno sempre fornito tali precise informazioni agli utenti.
E’ necessario chiarire, a questo punto, che in base ala risposta normativa che regola la ricostruzione, non è legittimamente consentito alla Regione procedere all’erogazione del contributo in conto capitale a favore dei cosiddetti anticipatari. In particolare è da evidenziare che un simile atto amministrativo comporterebbe senz’altro un’azione giudiziaria da parte di chi — penso agli 8.000 proprietari di case e ai 980 proprietari della prima casa e delle attività produttive che non hanno ancora completato l’intervento — si trova in graduatoria in attesa dell’erogazione del contributo in seguito a futuri finanziamenti da parte della legge finanziaria dello Stato.
La soluzione prospettata nell’interrogazione a cui si risponde, ovvero la proroga dei tre anni dalla scadenza della convenzione con gli istituti bancari, può essere percorribile solo se accompagnata dalla accensione di una garanzia reale (ipoteca sull’immobile). Questa è un’ipotesi che io considero percorribile anche con un allungamento ulteriore del periodo di pagamento, da 3 anni addirittura, fatti gli opportuni calcoli, con un allungamento a 7 anni. Ma questo accompagnato dalla necessaria iscrizione di una ipoteca sugli immobili.
Questo è quello che è realisticamente affrontabile. Io temo che su questo versante ci sia stata, probabilmente, una convinzione ambientale, storica, più ottimistica all’epoca, che purtroppo ha trovato lo scoglio delle insufficienti risorse finanziarie messe a disposizione dallo Stato, contro cui ci infrangiamo insieme. Sarebbe stato ben più agevole per noi poter erogare le risorse, a partire dai diritti prioritari, a seguire fino ai proprietari delle seconde, delle terze, delle quarte, delle quinte case, per operazioni di recupero a prescindere dal bisogno sociale. Così non è stato e voi capite che in questa situazione di mancanza di risorse per la ricostruzione di oltre un miliardo e mezzo di euro, pensare che 140 anticipatari possano, in base semplicemente al caso, oltrepassare i diritti di 8.000 proprietari, complessivamente, regionali, è una questione che al di là del profilo strettamente giuridico, che non si pone, anche dal punto di vista della giustizia distributiva e delle priorità da assegnare, rende particolarmente difficile presentare in termini decenti una proposta amministrativa.
E’ per questo che le ragioni della mozione a mio avviso risultano non conciliabili con il diritto e anche con la giustizia distributiva.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al consigliere Capponi, siccome ricevo istanze per regolamentare la seduta, direi di completare questo atto amministrativo in tutte le sue parti, procedere alla risposta dell’assessore Mezzolani all’interrogazione del consigliere Ciccioli. Avevamo una promessa nei confronti del consigliere D’Anna, di discutere la mozione sul Lisippo, dopodiché direi di chiudere la seduta, votando ora la prosecuzione oltre le 13,30, senza interruzione.
Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva

Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Per fare una valutazione generale, la ricostruzione è sicuramente riuscita, nella fase di emergenza a risolvere le principali problematiche che i danni sismici avevano procurato alle popolazioni. Ci possono essere state delle disfunzioni, incongruenze nelle modalità di sostegno al recupero, soprattutto per la mancata previsione, nelle iniziative finanziate, di alcuna formula di compartecipazione da parte dei proprietari e questo ha causato anche una minore responsabilità nel contenimento dei costi della ricostruzione da parte di tutto il sistema. E’ una valutazione che già abbiamo fatto in Commissione: se fosse stata prevista un contribuzione anche minima, del 10%, probabilmente i costi della ricostruzione sarebbero stati contenuti e oggi ci troveremmo a una situazione di recupero di quantità e di modalità più avanzata.
E’ inutile recriminare troppo sul passato. Entrando nelle polemica di chi ha finanziato la ricostruzione, io ritengo che sulle somme possiamo poco dividerci, sono delle cose molto trasparenti. L’allora Governo Prodi-D’Alema previde delle somme da mettere nella ricostruzione, però si limitò sostanzialmente a prevedere la contrazione dei mutui da parte dello Stato, con decorrenza 2001, ma quando c’è stato il cambio del Governo è stato inserito nella pubblica amministrazione il patto di stabilità derivante dagli accordi di Maastricht. Quindi una minore praticabilità da parte del Governo per gli interventi in questo settore, soprattutto perché gravati anche delle rate dei mutui che sono stati attivati proprio nel 2001.
Oggi chiediamo con forza che la ricostruzione venga completata, soprattutto perché le aree maggiormente colpite dal sisma sono le aree interne che hanno vissuto una stagione di ripresa e di recupero anche e soprattutto grazie agli interventi per il terremoto e alle economie che questi interventi hanno attivato e che non possono essere drasticamente sospese, proprio per evitare un collasso all’economia delle aree interne.
Forse noi ci siamo un po’ adagiati sugli atti compiuti fino ad oggi e il suggerimento è quello di vedere, soprattutto sulle seconde case, se possiamo individuare una via diversa da quella prevista, magari dando certezza ai proprietari di poter iniziare i loro interventi, essendo certi della contribuzione in conto interessi, in conto capitale, in conto misto, a cui potrebbero avere diritto. Questo consentirebbe una prosecuzione, seppure più lenta, della ricostruzione, ma una ricostruzione positiva che mantiene ancora una certa economia e soprattutto mantiene l’occupazione nel settore edile e della ristrutturazione, abbastanza soddisfacente e in grado di far attivare, nel contempo, quelle azioni sostitutive dell’economia post-terremoto, quali possono essere quelle della valorizzazione culturale, turistica, ricreativa, ricettiva, ambientale, che ora dovrebbe insediarsi pian piano in queste zone ben recuperate.
Noi chiediamo — presentiamo un ordine del giorno — anche una modificazione di atteggiamento su alcuni interventi, come sui beni culturali, in quanto abbiamo notato delle distorsioni rispetto agli obiettivi iniziali che hanno riguardato soprattutto il non recupero di alcuni edifici, soprattutto di natura ecclesiastica, utilizzati e ufficiati al momento del sisma e che invece non sono stati prontamente recuperati, creando dei grandi disagi alle comunità specialmente di queste aree. Quindi chiediamo che con l’ordine del giorno venga rivisto il piano dei beni culturali, soprattutto modificando alcuni criteri, per riportare nelle posizioni immediatamente fruibili dei finanziamenti, quelle iniziative che hanno una necessità indifferibile per lo svolgimento del culto, e finanziarie prioritariamente quelle che lo hanno fatto già in anticipazione, proprio per recuperare questa funzione.
C’è bisogno di una rivisitazione concordata con il Ministero, quindi una attivazione, da parte della Regione, di una iniziativa in questo senso.
Rispetto all’ordine del giorno che presenteremo, penso insieme alla maggioranza, si chiede al Governo di non spegnere gli interventi della ricostruzione e secondo me occorrerebbe anche una rivisitazione della legge 61, proprio per dare certezza agli interventi sulle seconde case. Se questo Governo non avrà modo, come non l’ha avuto quello precedente, di intervenire in maniera possente sulla ricostruzione delle seconde case, sulle 8.000 seconde case e stabilisse una misura diversa di intervento, sarebbe bene che questa venisse definita subito, per dare certezza, perché la gente, oggi, sta solamente attendendo degli atti legislativi o di finanziamento, ma se questi non vengono teoricamente stiamo generando addirittura un freno a chi vuole intervenire anche con capitali propri, perché dobbiamo aspettare il finanziamento relativo alla legge 61. Su questo chiediamo quindi che ci sia un intervento chiarificatore e di responsabilità da parte di questa Regione, attraverso anche il Governo con cui, oggi, avete una affinità politica molto più coincidente, quindi non ci saranno più queste grandi tensioni che avete sollecitato in passato; chiediamo che ci sia un impegno preciso, altrimenti il tergiversare, il rinviare, il rimandare ricadrà sotto la vostra responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni, perché condividiamo la relazione svolta dal relatore di maggioranza. Questo non è solo un atto tecnico, è anche un atto di proiezione di impegno finanziario della Regione Marche, perché si evince che per il periodo 2005-2007 ci sarà una previsione di 271 milioni di euro, alcuni dei quali attivati con scelte autonome della Regione Marche, come mutui e obbligazioni, poiché siamo dinanzi a una necessità gravosa: quella di completare ancora per 1.500 milioni, la ricostruzione medesima. Si parla di oltre 8.000 strutture, tra abitazioni private e non, che richiederebbero un impegno grandissimo. E’ ovvio che questo impegno in larghissima parte è stato assolto dalla legge 61 del 1998, poi sottoscritta nel 1999, ma questo impegno regionale, secondo me va messo in rilievo, altrimenti rischieremmo di alimentare delle illusioni rispetto alla possibilità delle Marche di indebitarsi in maniera ulteriore dal punto di vista dell’esposizione dei mutui, anche da parte dei privati cittadini, perché li illuderemmo.
Va anche detto — il dibattito non l’ha ripreso perché ormai siamo dinanzi, per fortuna, ad anni trascorsi — che oltre all’impegno finanziario già assunto, questa Regione, con un sistema co-finanziato, in parte già previsto nell’intesa istituzionale di programma, attivò 770 miliardi di lire per quelle zone — comprensorio fabrianese e comprensorio camerinense — per i mancati guadagni da parte delle attività produttive, anche per una economia che a quel tempo non si vedeva, non era materiale, qual è il mancato guadagno.
Oggi si tratta di fare di più. Condividerei le preoccupazioni non peregrine, se non fossero strumentali, poste da Pistarelli e dal centro-destra, di un ulteriore impegno per quanto riguarda i cosiddetti anticipatari. Per la verità questa cosa ci meraviglia, perché in altre occasioni ancora più giuste di queste, il centro-destra si è posto come una sorta di Caf di rivolta fiscale. Vi ricordate le addizionali dell’Irpef? Quando per far fronte alla sanità pubblica la Giunta regionale nel 2001 e negli anni successivi pose delle minime addizionali Irpef sui redditi più alti, voi del centro-destra vi caratterizzaste come sostenitori di una rivolta fiscale e oggi chiedete alla regione di farsi garante per una cosa che potrebbe anch’essa, seppur giusta, portare a dei ricorsi. Allora, in maniera più seria, secondo noi dobbiamo agire nel rigore e soprattutto nella possibilità realistica di chiedere al nuovo Governo, visto che quello vecchio non l’ha fatto, di dare maggiori risorse scadenzate nel tempo per completare la ricostruzione.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Vorrei fare la dichiarazione di voto e l’illustrazione dell’emendamento.
Penso che le considerazioni di natura anche tecnica svolte dall’assessore Marcolini con dovizia di particolari, non convincano, sotto un profilo amministrativo, perché la Regione adesso si trincera dietro il discorso della tecnicalità per scantonare rispetto al problema. Non si tratta di avere fatto dei favoritismi a qualcuno rispetto ad altri, è una procedura parallela che abbiamo aperto, come Regione. Abbiamo detto “tutti coloro che sono ammissibili hanno la possibilità di richiedere anticipazioni bancarie” sulla base di una convenzione che abbiamo noi trattato, che è abbastanza favorevole e che pertanto dà la possibilità a questi di anticipare dei lavori.
Abbiamo fatto una cosa parallela rispetto a quello che è il filone principale delle prime o delle seconde case.

Pietro MARCOLINI. Si tratta di contributo in conto capitale...

Fabio PISTARELLI. Non è in conto capitale. E’ una lettura un po’ parziale la sua. Non dobbiamo dare dei soldi a fondo perduto a qualcuno, dobbiamo solo dire all’interessato, agli interessati prima di tutto e alla banca, che questi danari devono esedre restituiti perché anticipati dagli istituti bancari e sono denari che prima o poi proverranno dallo Stato, perciò sono danari dovuti, perché sono state tutte domande ammesse. C’è una domanda che da parte dello Stato è stata ritenuta ammissibile di finanziamento di opere di ricostruzione, tant’è che abbiamo detto “anticipazione”. Cosa significa? Che prima che arrivi dallo Stato voi potete andare presso gli istituti di credito a farvi dare queste somme, che comunque arriveranno, a copertura del danno.
In questo momento possiamo fare un atto semplicissimo: diciamo agli istituti di credito che rispondiamo direttamente, ma con il patto che non appena il privato avrà i soldi ce li restituirà. Noi sostituiamo l’opera dell’istituto di credito. E’ la procedura che avevamo avviato. Se ci fermiamo sui formalismi, possiamo dire “la convenzione l’ha stipulata il privato con l’istituto di credito”. Certo, i soggetti sono quelli: il privato ha preso i danari per ricostruire e ce ne ha messi sopra altri. E’ chiaro che le parti contraenti sono queste due, ma in mezzo c’è stata una Regione Marche che ha favorito questo tipo di accordo, che lo ha sollecitato, garantendolo rispetto agli istituti di credito. Non aspettiamo che il privato non paghi e la Regione debba intervenire come terzo garante, facciamolo direttamente con un atto con i privati, che dica “appena vi arriveranno i soldi e voi sarete non solo ammessi a finanziamento ma finanziati, questi soldi saranno incamerati dalla Regione”, naturalmente. Questa cosa è parallela, non ha scavalcato, perché tutti potevano aderire a questo tipo di iniziativa, tutti coloro che hanno avuto una informativa sul fatto che si era aperta una strada di accelerazione anche per quanto riguarda la ricostruzione delle seconde case. Hanno aderito 166 all’inizio, poi meno, per quanto riguarda gli anticipatari effettivi, quelli che hanno stipulato le convenzioni, mi pare che sia un atto amministrativo assolutamente sacrosanto. Se poi andiamo a inerpicarci nelle discussioni giuridiche, allora saranno le sedi competenti a sciogliere questo nodo.
L’emendamento dice “aumentiamo il fondo di garanzia che era stato previsto, appunto perché terzi garanti come Regione, aumentiamolo della dotazione saddisfattiva di quasi tutto il debito-credito e diminuiamo il fondo di riserva, che è quello di cautela che mettiamo sempre nei nostri documenti contabili”.
Il fatto di aumentare i termini entro i quali debba essere restituita l’anticipazione, i tre anni, non cambia il problema. Se aumentiamo di ulteriori tre anni l’attesa va bene, ma a un certo punto il nodo verrà al pettine, quindi affrontiamolo subito e diamo risposta.
Quindi chiedo la votazione dell’emendamento, con il quale, con una modifica solo contabile, noi diamo una risposta in termini di trasparenza e di linearità dell’azione amministrativa della Regione Marche rispetto agli anticipatari.
Per questi motivi chiediamo il voto favorevole all’emendamento. Sull’atto amministrativo complessivo, la nostra posizione l’ho espressa, vi sono luci ed ombre, le luci sono sotto gli occhi di tutti, abbiamo sempre detto che la ricostruzione è andata avanti anche in maniera positiva, mentre ci sono degli elementi che invece non ci convincono. Per questo ci asterremo sull’atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. E’ chiaro il giudizio positivo sull’atto, che tra l’altro non è un atto della maggioranza o di parte della Commissione, ma è stato un atto ampiamente confrontato e condiviso da tutto il sistema delle autonomie locali, con le quali è stata trovata un’ampia e condivisa sintesi. Esiste il problema che ha posto il consigliere Pistarelli, esistono le questioni che ha sollevato l’assessore Marcolini. E’ difficile cercare di non considerarle nel merito e da un punto di vista anche di legittimità. Una soluzione alla discussione l’abbiamo offerta, lo stesso assessore l’ha anticipata. Noi, oggi facciamo due cose. Anzitutto votiamo questo atto, poi abbiamo presentato un ordine del giorno nel quale ribadiamo la necessità e l’opportunità di completare la ricostruzione come fattore di sviluppo e di benessere per una comunità. Ribadiamo che danno complessivo di 4.374 milioni di euro, solo 2.000 sono stati messi a disposizione, quindi una parte minoritaria rispetto all’ammontare complessivo delle aspettative, dei bisogni e dei diritti che sono nati nel frattempo. Con questa consapevolezza chiediamo al Governo della Repubblica di concordare con la Regione Marche un piano pluriennale per finanziare il completamento della ricostruzione nel periodo massimo di cinque anni. E’ un appello che facciamo unitariamente e che può essere anche una risposta al sollecito emerso in Consiglio anche da parte degli anticipatari.
L’assessore Marcolini ci ha detto che esiste un problema di legittimità, e di questo siamo pienamente consapevoli e che esiste anche un problema di merito, per cui 8.000 aventi diritto potrebbero teoricamente contestare l’atto che la Giunta e il Consiglio si apprestano a disporre.
La soluzione offerta di prorogare per altri tre anni la scadenza della convenzione con gli istituti di credito, con le opportune garanzie, e l’invito unitario al Governo a completare, con i fondi, la ricostruzione per i prossimi anni, può essere una risposta, perché noi sappiamo che da tutti gli atti emerge un elemento di chiarezza: che l’apertura di credito in conto capitale da parte della Regione mediante l’erogazione di contributo, può verificarsi solo qualora la legge finanziaria annuale assegni ulteriori risorse. Se proroghiamo questi termini e sollecitiamo il Governo a completare l’erogazione dei fondi per la ricostruzione, possiamo concorrere non solo a risolvere questa legittima aspettativa ma anche concorrere a risolvere l’aspettativa più generale di tanti altri aventi diritto che ci sono nella regione Marche.

PRESIDENTE. Se non vi sono interventi, pongo in votazione l’emendamento a firma Pistarelli e altri.

Il Consiglio non approva

Passiamo agli ordini del giorno. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Mi dispiace per il mio collega di gruppo Comi, ma chiedo se in questa regione esista un’”emergenza-culto”, cioè se i cittadini che appartengono prevalentemente, viste le caratteristiche della nostra regione e del nostro paese, alla cultura cattolica, hanno mai messo in evidenza che non è possibile praticare il culto cattolico. Se c’è un’emergenza di questa natura, rispettosa del punto di vista religioso di chiunque io me ne faccio carico, ma a me non pare che ci sia un’emergenza di questa natura, che ci siano cittadini della nostra regione che non possano praticare il culto cattolico o altro. Se mi dimostrate che c’è un’emergenza di questa natura ha senso questo ordine del giorno, altrimenti non ne vedo assolutamente le ragioni. Quindi voglio prima una risposta, poi mi orienterò di conseguenza, ma ritengo che non ci sia un’”emergenza-culto” in questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo ordine del giorno nasce dall’esame approfondito che abbiamo fatto di tutti i procedimenti in atto, che gli uffici preposti, soprattutto quelli addetti al recupero dei beni culturali, ci hanno presentato. Questa emergenza è stata messa in evidenza dalla CEI regionale, dicendo che in alcune frazioni e in alcuni paesi non era stato possibile effettuare un recupero nei primi interventi, almeno quelli ammessi a finanziamento e per questo alcune curie e alcune parrocchie hanno provveduto a fare, come fatto da alcuni privati per le seconde case, interventi in anticipazione. Cure e parrocchie che hanno rendicontato, seguendo tutte le procedure della legge 61, gli interventi. Quindi, alla stessa stregua della discussione che stavamo facendo precedentemente, occorre intervenire a risolvere questo problema. Si tratta di 50-60 casi in tutta la regione che vengono individuati come prioritari, perché trattasi di edifici necessari allo svolgimento del culto. Questa è stata la sensibilità da parte della Commissione: non modificare l’atto amministrativo proposto ma richiamare la Giunta alla ricerca di una soluzione a questo problema, anche perché proprio il piano dei beni culturali vede soddisfatte solamente il 50% delle richieste che erano state avanzate, con una possibilità di grande diluizione nel tempo, anche degli interventi. Quindi si vorrebbe contribuire a risolvere le difficoltà in cui alcune parrocchie si trovano, magari stipulando mutui a tempo determinato per poter eseguire la ricostruzione e l’adeguamento delle rispettive chiese. E’ una questione di buon senso, soprattutto, dato che nel piano degli interventi sui beni culturali noi non abbiamo seguito questo criterio o non abbiamo dato una grande priorità al criterio dell’utilizzo, ai fini del culto, di tutti gli edifici. Abbiamo provveduto a ricostruire molte cose che magari oggi rischiano di restare inutilizzate e chiuse al pubblico, qualora trattasi di beni culturali interessanti, ma non abbiamo provveduto a recuperare alcune chiese che erano necessarie per l’esercizio del culto. Una cosa molto semplice e banale e illustrata in modo anche abbastanza chiaro e trasparente.

PRESIDENTE. Deve ritenersi svolta l’interrogazione n. 80 del consigliere Cesaroni e ritirata la mozione n. 19 di Pistarelli ed altri in quanto trasformata in ordine del giorno.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Vorrei ribadire che per quanto riguarda del giorno, l’impegno alla Giunta regionale è affinché si evitino contenziosi con gli anticipatari. Se non risolviamo il problema alla radice, andremmo a fare un passaggio ancora più faticoso e dispendioso, come Regione Marche. Il non accoglimento dell’emendamento da parte dell’aula ci ha amareggiato, perché la posizione della Regione contraddice se stessa, oggi, rispetto all’impegno di qualche anno fa, nel 2000.
Con questo ordine del giorno, se risolviamo il problema, che è di giustizia generale, evitiamo contenziosi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno a firma Pistarelli ed altri.

Il Consiglio non approva

Ordine del giorno a firma Comi e Lippi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno a firma Comi e Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo nel suo insieme.

Il Consiglio approva



Mozione (Svolgimento): «Statua Lisippo» D’Anna (28)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 28 del consigliere D’Anna, che ha la parola per illustrarla.

Giancarlo D’ANNA. Questa mozione è stata presentata a settembre, nel frattempo sono cambiate diverse cose, quindi ci sono delle nuove opportunità, perché con l’accordo che è stato fatto qualche tempo fa tra il Ministero dei beni culturali e il Metropolitan Museum di New York relativamente al riconoscimento da parte dei musei, soprattutto americani che hanno in esposizione alcuni beni che vengono contestati dall’Italia, potrebbero esserci delle nuove opportunità. Quindi, come abbiamo fatto insieme ad alcuni colleghi qualche mese fa con un incontro all’ambasciata americana con l’addetto culturale di quel paese, credo sia opportuno continuare la pressione sul Getty Museum e sulle autorità americane, perché penso che mai come in questi mesi ci sia l’opportunità di tornare in possesso di quel bene che è uscito illegalmente dall’Italia. Credo quindi che la Giunta e il Consiglio regionale debbano impegnarsi in quest’opera, magari con un po’ più di attenzione rispetto a quella che c’è stata fino ad oggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Intervengo per motivare il mio voto favorevole alla mozione, perché la questione non solo ha un rilievo fortissimo per la città di Fano che è la mia città, ma perché rappresenta un esempio di eventuale recupero di un bene preziosissimo, in questo caso archeologico, scomparso ed acquisito in circostanze scorrette. Quindi penso sia bene che la Regione, come ha già fatto, continui ad impegnarsi per questo, con la speranza che sia possibile recuperare il bene ed esporlo nella nostra città, ma anche chiarire una partita delicatissima, che è quella dell’acquisizione, a volte con procedure poco corrette, di beni artistici ed archeologici.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Personalmente concordo con la mozione per portare via quest’opera d’arte da un museo americano che l’ha acquisita in maniera scorretta. Noi siamo favorevoli per il ritorno dell’arte là dove la sanno apprezzare. Però penso che sarebbe ancora più giusto restituire la statua ai veri proprietari, che non sono i fanesi ma i greci. Quindi, se vogliamo fare la battaglia fino in fondo, forse dovremmo farla in questo senso. Il mio voto sarà comunque favorevole.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione.

Il Consiglio approva




Interrogazione (Svolgimento): «Situazione amministrativa azienda ospedaliero-universitario Ospedali riuniti Umberto I-Lancisi-Salesi» Ciccioli (358)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 358 del consigliere Ciccioli. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In riferimento all’interrogazione, fornisco i seguenti chiarimenti.
Essendo il collegio sindacale un organo di controllo interno dell'azienda ospedaliero-universitaria "Ospedali Riuniti", le eccezioni sono rivolte direttamente a quest'ultima. Relativamente al bilancio di previsione 2005, in sede di controllo di cui ali'art. 28 L.R. 26/96, ciò che è stato esaminato ha riguardato la compatibilità economica degli aggregati di spesa contenuti nel bilancio di previsione rispetto al tetto di spesa fissato nel documento di budget sottoscritto dal direttore generale dell'azienda ospedaliera.
Ai sensi dell'art. 28 L.R. 26/96 il bilancio di previsione 2005 dell'azienda ospedaliero-universitaria "Ospedali Riuniti" è stato sottoposto al controllo della Giunta regionale che lo ha approvato con delibera n. 1656 del 19/12/2005.
Essendo la Giunta regionale l'organo che esercita la vigilanza sulle aziende sanitarie non si è ritenuto necessario informare il Consiglio regionale in quanto quest'ultimo rappresenta un organo legislativo e non di gestione.
Non si ravvisa il configurarsi di una delle cause di decadenza del direttore generale in quanto non ricorrono le fattispecie previste dall'articolo 3 bis, comma 7 del D. Lgs. n. 502/1992, dall'articolo 52, comma 4, lett. d) della Legge n. 289/2002, nonché dall'articolo
3, comma 2 lett. c) della Legge n. 405/2001
Infine, relativamente ai report trimestrali è stato verificato il "rispetto degli obiettivi economico-finanziari in termini di livello dei costi e di risultato economico aziendale assunti con il bilancio preventivo economico", così come previsto dall'articolo 17, comma 2 della L.R. n. 29/2004.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. La situazione di gestione dell’azienda ospedaliero-uiniversitaria Umberto I-Lancisi-Salesi, dal punto di vista della contabilità e della trasparenza è drammatica. Trascuro il 2004, perché il bilancio 2004 risultava approvato nell’ottobre 2005, ma il bilancio preventivo 2005 è stato approvato in data 12 aprile 2006. Dal mese di novembre 2005 al mese di gennaio 2006 è stato respinto più volte dal collegio dei revisori dei conti, poi è stato sottoposto ad una serie di questioni di grave natura (contabile, amministrativa ecc.), fino a che, il 12 aprile 2006 viene approvato. Il documento del collegio sindacale dice “Premesso... si obbliga...”. Questo in data 12 aprile 2006. Ormai è una presa d’atto, quindi si approva il bilancio 2005.
Sul preventivo 2006 siamo già ad anno inoltrato. Se un altro ente presentasse con un anno di ritardo il bilancio preventivo, dovrebbe fare il consuntivo.

Marco LUCHETTI. Lei confonde un ente pubblico con un’azienda.

Carlo CICCIOLI. Ancora più grave, perché è un’azienda pubblica che ormai sta utilizzando dei parametri di natura privatistica, quindi peggio. Un’azienda privata, un’azienda quotata in borsa che non presenta i bilanci preventivi e non presenta i consuntivi...

Marco LUCHETTI. Preventivo? Il bilancio preventivo? Ma cosa dici?

Carlo CICCIOLI. Ho partecipato qualche giorno fa alla relazione di bilancio di una delle banche locali che ha fatto il consuntivo e il direttore ha letto gli obiettivi del bilancio di previsione.

Marco LUCHETTI. Gli obiettivi sono a budget.

Carlo CICCIOLI. Esatto. Vi leggo il punto, altrimenti uno può dire le cose a braccio. La legge regionale dice che “I direttori generali delle aziende sanitarie pubbliche e, attraverso i loro direttori delle zone territoriali, i direttori di presidio di alta specializzazione, sono tenuti a presentare alla Regione, ogni tre mesi, una certificazione di accompagnamento del conto economico trimestrale in ordine alla coerenza nella complessiva attività gestionale rispetto agli obiettivi economico-finanziari in termini di livello di costi, di risultato economico-aziendale assunti con il bilancio preventivo economico, corredato dal parere del collegio sindacale”. E’ il comma 2 della legge 24.12.2004.
Poi si dice: “In caso di certificazione di non coerenza delle condizioni di equilibrio complessivo e di mancato rispetto degli obiettivi i direttori generali delle aziende sanitarie pubbliche, i direttori delle zone territorio e i direttori di presidi di alta specializzazione sono tenuti, contestualmente, a presentare un piano con le misure idonee e a ricondurre la gestione nei limiti degli obiettivi assegnati, pena la decadenza dell’incarico del direttore generale della zona territoriale e del direttore del presidio di alta specializzazione, entro il 30 settembre qualora la situazione di disequilibrio sia stata certificata nel primo o nel secondo trimestre, ovvero entro il 31 dicembre qualora la situazione di disequilibrio si sia verificata nel corso del terzo e quarto quadrimestre”.
Leggo la legge regionale 24.12.2004, n. 29, titolo “Controllo della spesa sanitaria”: E’ evidente che ricadiamo assolutamente qui. Nei verbali si dice che non c’è coerenza nel terzo trimestre 2005. Nel verbale 18 del 2005 si dice: “Non è possibile esprimere pareri sulla congruità, coerenza e attendibilità del documento di bilancio preventivo”. Collegio del 12 gennaio 2006. All’unanimità il collegio sindacale dice: “Mancando documentazione probatoria per i contributi indicati nell’ultima versione del terzo trimestre, ritiene per l’ennesima volta di non esprimere parere di coerenza”. Al punto 4) del bilancio preventivo, “Il collegio ritiene di non dare parere favorevole sui maggiori contributi e pertanto esprime un parere non favorevole al bilancio preventivo 2005”.
Ci sono tutte le condizioni per intervenire ai sensi dell’art. 17, legge regionale n. 29 del 24.12.2004, comma 2, che significa decadenza. Questo per quanto riguarda il bilancio. Non mi esprimo per gli altri problemi che sono oggetto dell’attenzione giudiziaria di questi giorni.

PRESIDENTE. La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,05