Resoconto seduta n.33 del 20/06/2006
La seduta inizia alle 10,40




Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 32 del 6 giugno 2006.

(E’ approvato)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 100, in data 6 giugno 2006, ad iniziativa dei consiglieri Binci, Solazzi, Brini, Mammoli, Brandoni, Benatti, Rocchi e Mollaroli, concernente: «Disposizioni sulla partecipazione della Regione Marche al processo normativo comunitario e sulle procedure relative all’attuazione delle politiche comunitarie», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla I Commissione per il parere ai sensi dell’art. 68 del Regolamento interno;
— n. 101, in data 5 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta, concernente: «Finanziamenti alla Società Aerdorica per la gestione dell’Aeroporto di Falconara», assegnata alla II Commissione;
— n. 102, in data 9 giugno 2006, ad iniziativa del consigliere Luchetti, concernente: «Modificazioni alla legge regionale 20 giugno 2006, n. 13 “Riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale”», assegnata alla V Commissione;
— n. 103, in data 16 giugno 2006, ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Pistarelli, D’Anna, Romagnoli e Silvetti, concernente: «Modificazioni alla l.r. 20 giugno 2003, n. 13 “Riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale”», assegnata alla V Commissione;
— n. 104 del 14 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta, concernente: «Definizione di un concordato fallimentare per la liquidazione della società consortile per azioni Ce.M.I.M», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.


Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 5 giugno 2006, la proposta di atto amministrativo n. 23, ad iniziativa della Giunta, concernente: «Modifica del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2000 – 2006 Regione Marche redatto ai sensi del reg. (CE) 1257/99», assegnato alla III Commissione in sede referente e alle Commissioni II e VI per il parere obbligatorio.




Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 82 dei consiglieri Mollaroli e Luchetti: «Istituzione del corso di laurea di I livello in Logopedia presso l’Università Politecnica delle Marche»;
— n. 83 dei consiglieri Pistarelli, Capponi, Massi e Viventi: «Regione Marche: necessità di infrastrutture e quadrilatero S.p.A»;
— n. 84 dei consiglieri Mollaroli, Giannini, Benatti e Mammoli «Episodi di aggressione alle donne ed iniziative relative»;
— n. 85 dei consiglieri Massi, Viventi, Capponi e Pistarelli «Nomina Presidente Ente Parco dei Sibillini».



Leggi regionali
promulgate dal Presidente della Giunta

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato le seguenti leggi regionali:
— n. 5 in data 9 giugno 2006: «Disciplina delle deviazioni di acqua pubblica e delle occupazioni del demanio idrico»;
— n. 6 in data 9 giugno 2006: «Modifiche alla legge regionale 10 agosto 1988, n. 34: ”Finanziamento delle attività dei gruppi consiliari e alla legge regionale 8 agosto 1997, n. 54: “Misure flessibili di gestione del personale della Regione e degli enti ad essa dipendenti e norme sul funzionamento e sul trattamento economico accessorio degli addetti alle segreterie particolari».



Deliberazioni trasmesse
dalla Giunta regionale

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 635 del 29/05/2006: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 – Euro 39.036,67»;
— n. 636 del 29/05/2006: «Art. 26, comma 1 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/02/2005 (codici siope)»;
— n. 637 del 29/05/2006: «Art. 25, comma 1 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato. Euro 150.000,00»;
— n. 638 del 29/05/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 (codici siope)»;
— n. 639 del 29/05/2006: «Art. 22, commi 1 e 2, della l.r. 10 febbraio 2006, n 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi statali e da soggetti terzi e delle relative spese – variazioni codici in attuazione decreto n. 11743 del 18/02/2005 (codici Siope)»;
— n. 640 del 29/05/2006: «Art. 22, comma 3 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2006 – euro 9.400.000,00»;
— n. 658 del 05/06/2006: «Art. 25 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizioni nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazioni statali vincolate a scopi specifici e relativi impieghi. Euro 2.250.000,00»;
— n. 659 del 05/06/ 2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 - Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/02/2005 (Codici Siope)»;
— n. 660 del 05/06/2006: «Art. 26, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con DGR n. 154/2006 per attuazione decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 11743 del 18/02/2005. (codici Siope)»;
— n. 661 del 05/06/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 febbraio 2001, n. 31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 – Importo di Euro 1.356.403,94 – variazione codici sipe decreto n. 11743 del 18/02/2005. Rettifica DGR n. 618 del 22/05/2006»;
— n. 662 del 05/06/2006: «Art. 29, comma 2 della l.r. 11 dicembre 2001, n.31 e art. 26 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006. Importo di Euro 2.658.116,33 – variazione codici Siope decreto n. 11743 del 18/02/2005»;
— n. 663 del 05/06/2006: «Art. 25, comma 2 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione di entrate derivanti da assegnazione da soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa. Euro 807,44»;
— n. 664 del 05/06/2006: «Art. 25, comma 2 della, l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di proventi derivanti da soggetti terzi delle relative spese. Euro 410.000,00»;
— n. 665 del 05/06/2006: «Art. 25 della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazioni dallo Stato dall’Unione Europea e delle relative spese. Euro 5.549.735,60”.



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo l’assessore Marcolini e il consigliere Castelli.



Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Le interpellanze n. 10 del consigliere Favia e n. 16 del consigliere Pistarelli non possono essere svolte in questo momento per assenza dell’assessore relativamente alla prima e del consigliere Pistarelli relativamente alla seconda, quindi passiamo alle interrogazioni.




Interrogazione (Svolgimento): «Casi di scabbia presso la Rsa gestione Asur Marche di Sant’Angelo in Vado» D’Anna (412)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 412 del consigliere D’Anna.
Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione ai quesiti posti dal consigliere D’Anna, si riportano i dati forniti dalla zona territoriale n. 2 di Urbino.
Per quanto concerne il controllo preventivo effettuato nella struttura al fine di evitare casi di "scabbia" si sottolinea come il personale in servizio presso la RSA di Sant'Angelo in Vado (medici di medicina generale, infermieri, operatori socio-sanitari) sia qualificato e preparato a prevenire un fenomeno che negli ultimi anni è in notevole aumento a conferma delle inspiegabili ri-accensioni "cicliche" ventennali della malattia, riportate in letteratura. Il numero delle notifiche di scabbia nella città di Bologna è aumentato progressivamente negli ultimi 6-7 anni Questo stesso fenomeno è registrato anche in altri paesi europei e negli Stati Uniti (fonte: azienda ospedaliera Sant'Orsola Malpighi di Bologna). Pertanto il fenomeno citato assume una dimensione non riconducibile ad una inadeguata attività assistenziale. Ciò premesso specifico che le azioni messe in atto da questa direzione, congiuntamente alla direzione del dipartimento di prevenzione e alla fattiva collaborazione di tutto il personale hanno permesso di affrontare in modo adeguato l'emergenza "scabbia" così da giungere in tempi, decisamente, brevi ad un contenimento-stabilizzazione-risoluzione della problematica.
Le persone che risultano "ammassate" a Urbania usufruiscono di stanze la cui singola superficie supera i 38 mq., sono tutte allettate e la mobilità, quindi, è inesistente. Rimane, comunque, una soluzione del tutto provvisoria poiché sono in opera i lavori di ristrutturazione per un modulo di 20 posti letto i cui parametri finali sono in linea con quanto disposto dalla normativa vigente. Ad ogni buon conto la decisione di non chiudere totalmente l'attività della RSA di Urbania e di mantenere una minima attività residenziale è stata presa dopo che, in un incontro pubblico ,il sistema parentale ha espresso in modo chiaro la propria preferenza per mantenere i propri congiunti nella RSA di Urbania. La direzione del distretto sanitario ha poi cercato di ottimizzare gli spazi disponibili isolando l’area cantiere dalla residenzialità così da limitare al massimo i disagi derivanti da questa situazione. Circa la dichiarazione riportata nella intervista pubblicata dal quotidiano Il Resto del Carlino, il termine "ammassati" risulta impropriamente utilizzato e comunque voleva chiarire come "il fenomeno scabbia" non possa essere riconducibile alle condizioni ambientali.
Presso la RSA di Sant'Angelo in Vado e di Urbania vengono effettuate quotidianamente (e più volte al giorno) le cure igieniche che interessano viso, mani, zona perianale ecc. Ogni 15 giorni viene effettuato un bagno in vasca completo o, superando la sequenza indicata, tutte le volte che le condizioni igieniche della persona lo richiedono. Il programma del bagno in vasca prende una cadenza settimanale con il periodo estivo.
I pasti risultano essere sufficienti per quantità, qualche volta meno per la "palatabilità" poiché il cibo viene preparato in altra sede e i tempi che intercorrono tra preparazione e somministrazione determinano una inevitabile variazione del gusto. La preparazione dislocata dei pasti è, comunque, realtà comune e diffusa in molti servizi pubblici e privati. Altresì tutti gli ospiti vengono sottoposti al controllo del peso corporeo ed in ogni caso vengono abbondantemente utilizzati (su prescrizione medica) integratori alimentari e viene utilizzata, quando le condizioni cliniche lo richiedono, la nutrizione enterale e la nutrizione parenterale.
Per quanto attiene l'affermazione "gli anziani non hanno abbastanza assistenza" preciso che la dotazione organica è in linea con quanto specificato nella deliberazione della Giunta regionale n. 323 del 2 marzo 2005 dove vengono indicati i minuti di assistenza/ospite sia per la figura di infermiere che di 0SS. Per 40 posti letto sono previsti 19 OSS e 6 infermieri che si articolano nel seguente modo : un infermiere per turno - 4 OSS al mattino - 4 OSS al pomeriggio e 2 0SS la notte. Viene aggiunta un'unità 0SS al mattino quando l'organico in servizio (non assente per ferie, malattie, ecc.) ne rende possibile l'utilizzo. Il servizio di confezionamento pasti, pulizie ambientali, lavanderia è svolto da ditte esterne in appalto e pertanto il personale svolge in modo specifico solo assistenza di base (0SS) e avanzata (infermiere). L'attività clinico-terapeutica è svolta dai medici di medicina generale e dall'ex "guardia medica" presente nel presidio di continuità assistenziale posto nella stessa struttura che ospita la RSA.

PRESIDENTE. Ha la parola , per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Non ci siamo, perché se viene evidenziato un problema e la risposta iniziale è quella che certe cose accadono anche in altri paesi europei, non possiamo essere assolutamente soddisfatti. Non riesco a capire quale filosofia c’è dietro una risposta di questo genere. Qui parliamo di un caso specifico in una cittadina dell’entroterra, in una struttura di piccole dimensioni dove queste cose non devono assolutamente succedere, anche perché a me risulta che il caso in questione sia stato rilevato con ritardo, perché in un primo momento si è pensato che si trattasse addirittura di punture di insetti e non di scabbia, quindi cominciamo a entrare in un discorso completamente diverso, perché non è concepibile che si siano sviluppati più casi senza che nessuno si accorgesse. Evidentemente, ai primi segnali dovevano essere presi provvedimenti che non sono stati assolutamente presi. Quindi la giustificazione che in altri paesi europei ci sono fenomeni simili, non ci sta assolutamente, perché poi bisogna vedere dove questi esempi sono stati rilevati, perché se parliamo degli homeless che vivono per strada in qualsiasi città dell’Europa o degli Stati Uniti è un discorso completamente diverso. Qui parliamo di una struttura attrezzata per la quale si spendono soldi pubblici.
Per quanto riguarda il discorso che ho citato e che è stato evidenziato dal quotidiano Il Resto del Carlino, la dichiarazione è del dott. Cappuccini, il quale dice testualmente: “Ad Urbania stiamo conducendo lavori di ristrutturazione, siamo stati costretti ad ammassare 17 degenti in quattro stanze. Lì la situazione poteva essere a rischio”. Se il dott. Cappuccini dice che sono ammassati e poi fa marcia indietro... In effetti 17 persone in quattro stanze, oggi come oggi, soprattutto in quelle condizioni, credo che non sia un vivere molto civile, soprattutto perché non parliamo di una struttura in una grande città ma di una piccola struttura in un piccolo paese.
Qui ci sono delle discordanze tra quanto dicono i familiari degli anziani che sono ricoverati e quello che l’assessore ha appena affermato. Si parla di lavati ogni 15 giorni, l’assessore ha specificato “nella vasca da bagno”. Ma se permettete, 15 giorni sono tantissimi, perché sfido qualsiasi persona che ha un anziano dentro casa a lavarlo ogni 15 giorni, anche se alcuni lavaggi citati dall’assessore sono fatti quotidianamente. E’ evidente che ogni 15 giorni vuol dire che possono accadere casi come effettivamente si sono verificati.
Una cosa che mi ha colpito in senso negativo, tra le altre, è quando l’assessore parla dei “minuti assistenza ospite”, quasi non si trattasse di persone ma di un idraulico che si fa pagare a tempo. Qui stiamo parlando di esseri umani, quindi al di là di quello che dice la legge, quando facciamo riferimento alle persone forse è il caso di utilizzare altri termini, perché le persone non sono oggetti, non sono dei tubi da sistemare.
Per quanto riguarda la questione dei pasti dislocati, credo e ritengo che anche questa non sia assolutamente una giustificazione, perché evidentemente chi si trova in una struttura come quella in oggetto, se non altro, visto che lo lavano ogni 15 giorni, dovrebbe almeno avere dei pasti non solo adeguati ma anche di un certo gusto, altrimenti più che un’assistenza questa diventa un’ulteriore sofferenza sulle spalle di chi ha dei problemi.
Non sono assolutamente soddisfatto e credo che meno di me siano soddisfatti non solo gli ospiti della struttura in questione ma anche i familiari che evidentemente on solo vivono un problema serio all’interno della comunità familiare, ma si trovano anche di fronte a una insensibilità e a una disattenzione che compromette ancora di più la situazione degli anziani che sono ricoverati.



Interpellanza (Svolgimento): «Costi personale servizio sanità» Pistarelli (16)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 16 del consigliere Pistarelli, che ha la parola per illustrarla.

Fabio PISTARELLI. Questa è una questione delicata ed importante, poiché concerne anche la legge che di recente ha modificato le norme che regolano la vita del personale della Regione e che regolano, in genere, il funzionamento dell’istituzione, reintroducendo i servizi, abbandonando la visione dipartimentale che negli anni precedenti non aveva dato buoni frutti. Su questo già in sede di discussione della nuova legge sull’organizzazione della Regione, notammo e facemmo presente che vi era una salvaguardia di quelle che erano stati i precedenti assetti solo per quanto riguarda il servizio sanità, le deroghe per quanto concerne la possibilità di personale distaccato, tre figure, oltre a quella del dirigente del servizio, la deroga per quanto concerne il regime contrattuale del dirigente, perché nel solo caso del servizio sanità il dirigente è agganciato a un contratto di diritto privato e non a quello per quanto concerne la pubblica amministrazione.
Altra questione relativa sempre al personale e, in generale, alle problematiche dell’organizzazione del personale nella Regione: il tema delle figure cosiddette atipiche di dipendenti, cioè il personale a contratto a tempo determinato o il personale a contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Ho citato, nell’interpellanza, dei casi reiterati di uso di questo tipo di figure contrattuali, proprio sul servizio sanità, anzi casi nei quali, addirittura, vi sono stati anche degli incarichi affidati non in via temporanea ma permanente, perché vi sono casi nei quali si sta reiterando la figura e la forma del contratto di collaborazione ma per mansioni che sono apicali e che pertanto devono riguardare una certa stabilità di rapporto di base.
Su questo abbiamo chiesto, già al tempo del bilancio previsionale 2006, proprio in quest’aula, con l’assessore Marcolini che condivideva questa cosa, una verifica, perché tutta questa serie di questioni — il contratto a regime privatistico del dirigente del servizio, una serie di figure che sono legate a contratti o a termine oppure di collaborazione ma che hanno mansioni tali da dover avere come presupposto uno stabile rapporto, i distacchi che sono previsti solo per quel servizio e sono stati utilizzati in maniera forte, anche qui per figure apicali, cioè di collaboratori diretti del dirigente per servizio — ha come somma un appesantimento molto forte dei costi. Ne parlammo in sede di bilancio. Quanto costa il personale per quanto riguarda il servizio sanità, oggi salute e tutela della persona? A nostro avviso i costi sono alti, pesanti e pesantemente incidenti sulla complessiva voce “sanità” che sappiamo essere una voce delicata, proprio per l’aspetto dell’equilibrio tra risorse disponibili ed uscite.
L’interpellanza nasce da questa esigenza di chiarezza del quadro complessivo. Spero che l’assessore abbia la possibilità di fornirmi subito, già in questa sede, i dati, raccogliendo, tra l’altro, un invito che veniva dallo stesso assessore al bilancio, perché ricordo che proprio in sede di discussione del bilancio previsionale 2006, l’assessore Marcolini disse “anche noi vogliamo verificare bene quali sono i costi della struttura e come questi costi rispondano alle esigenze vere, reali del servizio stesso, della struttura stessa”. Quindi confido nella volontà anche da parte dell’assessore di andare nella direzione della trasparenza e della conoscenza di questo tipo di aspetto che non mi sembra assolutamente secondario per tutto il quadro che ho cercato di riassumere ma che è anche nel testo dell’interpellanza.

PRESIDENTE. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Premetto che la trasparenza è obbligo per tutti ed è una necessità soprattutto nel momento in cui parliamo di costi così elevati, in un sistema articolato e complesso.
Cerco di rispondere in maniera esaustiva rispetto ai quesiti che il consigliere Pistarelli ha posto, dando le cifre riferite dal servizio risorse umane e strumentali, relative all’anno 2005.
Per quanto riguarda l’importo stabilito con il contratto stipulato tra la Regione e il dott. Zuccatelli, in base a questi dati forniti il costo annuo per il 2005 è di 224.301 euro, di cui 62.689 sono gli oneri riflessi. Per quanto riguarda invece l’indennità di risultato il totale annuo è di 64.222 euro, di cui 16.288 sono gli oneri riflessi.
I tre dirigenti medici comandati dall'ASUR tramite le Zone di rispettiva appartenenza, vengono rimborsati tramite un apposito capitolo del servizio salute, (n. 52801122 di euro 400.000,00 per l'anno corrente), in quanto fin dal 2002, il nuovo dirigente, dott. Zuccatelli ha ritenuto indispensabile conferire gli incarichi dei nuovi servizi a professionalità non rinvenibili all'interno della Regione ossia a medici. Per affidare loro tale responsabilità con la legge 23 aprile 2002 n. 6 è stata introdotta una norma la quale modificando l'art. 28 della l.r. 15 ottobre 2001, n. 20 ha previsto che: “gli incarichi di dirigente di servizio o per posizioni di progetto o di funzione nell'ambito del dipartimento servizi alla persona e alla comunità, esclusivamente per le materie attinenti la sanità, possono essere conferiti con le modalità di cui al comma 1, anche a dirigenti di ruolo delle aziende USL ed ospedaliere della Regione in posizione di comando; il personale incaricato mantiene il trattamento economico onnicomprensivo in godimento nell'azienda di provenienza”
Ciò dà luogo, per gli interessati, all'aspettativa per tutta la durata dell'incarico con diritto alla conservazione del posto.
Il costo è quindi a carico del servizio sanitario regionale, mentre solo la parte relativa all’indennità di funzione viene integrata dai capitoli regionali relativi alla spesa del personale dirigenziale, nella misura individuata dalla delibera di attribuzione del valore delle posizioni di funzione che per il servizio salute sono cinque: le tre posizioni di funzione, la cui responsabilità è affidata ai medici in comando hanno, in base alla delibera 1457 del 21.11.2005, la posizione di funzione sistema ospedaliero, politica del farmaco, sistema territoriale ed integrazione socio-sanitaria valore economico di euro 39.410,00, la posizione di funzione sanità pubblica e la posizione di funzione veterinaria e sicurezza alimentare euro 36.320,00.
Tali indennità vengono compensate in diminuzione con le indennità stipendiali proprie del contratto del personale dirigenziale medico del comparto sanità, nel caso in cui risultino voci analoghe.
Il costo totale per i tre dirigenti sopra indicati nell'anno 2005, fornito sempre del servizio risorse umane e strumentali, è il seguente.
Dott. Tomarelli, per un totale di 116.279,39 euro, di cui 30.261 sono oneri riflessi. La retribuzione per posizione incarico dirigenziale è di 34.836 euro, di cui oneri riflessi 8.504. L’indennità di risultato anno 2005 risulta essere di 11.504 euro, di cui 2.808 per oneri riflessi. Per un totale complessivo di 162.619,84 euro al lordo degli oneri riflessi.
Il dott. Maffei ha un trattamento economico dall’ente di appartenenza di 127.843,70 euro, di cui 33.270 sono gli oneri riflessi. La retribuzione per posizione dell’incarico dirigenziale è di 29.620 euro, di cui 7.231 sono gli oneri riflessi. L’indennità di risultato per l’anno 2005 è di 13.971 euro, di cui 3.400 sono oneri riflessi. Per un totale complessivo loro di 171.435 euro.
Il dott. Tagliavento ha un trattamento economico dall’ente di appartenenza di 118.620,96 euro, di cui 30.870 per oneri riflessi. La retribuzione posizione di incarico dirigenziale è di 34.480 euro, di cui 8.418 euro sono per oneri riflessi. L’indennità di risultato anno 2005 è di 11.504,40 euro, e gli oneri riflessi ammontano a 2.808,71 euro. Il totale complessivo è di 162.605,93 euro.
Per quanto riguarda i punti 3), 4) 5), 6), 7), 8) circa le spese relative ai costi del personale utilizzato ai sensi della delibera 799 del 13 luglio 2004, si fa presente che si tratta di un accordo, come meglio precisato nel documento. istruttorio e nella convenzione allegata, che determina non il comando, che comporterebbe il rimborso dell'intero costo, ma l'utilizzo, che a seconda dell'esigenza può essere a tempo pieno o parziale, di personale qualificato reperibile all'interno del servizio sanitario regionale il cui costo è riconosciuto all'interno del fondo. lì soggetto cosi individuato continua ad essere retribuito dalla zona di riferimento e quindi a percepire il compenso che gli spetta in base alla posizione ricoperta all'interno dell'azienda, (dipendente, comandato o con contratto di collaborazione a termine) senza ulteriori costi, in quanto, trattandosi di un periodo di tempo determinato non si fa luogo a sostituzioni. L'unica spesa aggiuntiva per il sistema è determinata dal rimborso delle spese di viaggio, e delle eventuali missioni connesse alle funzioni svolte, secondo le modalità descritte nella convenzione e a carico del medesimo capitolo sopra indicato (52801122 per l'anno 2006).
Le eventuali sostituzioni sono effettuate compatibilmente e all'interno del tetto di spesa del personale annualmente assegnato (contestualmente al budget), dalla Giunta regionale a ciascuna azienda-zona territoriale ai sensi della LR 13/2003.
Si evidenzia che il personale utilizzato dal servizio salute svolge un'attività di interesse comune e generale legata (oltre che alle normali attività di programmazione) alla realizzazione del riordino dell'intero sistema sanitario regionale, reso ancora più difficoltoso dai forti limiti di natura economico finanziaria imposti dal legislatore statale, per cui si è ritenuto appropriato l'utilizzo di risorse già presenti ed operanti nel sistema sanitario stesso, dotate della necessaria professionalità e idoneità a ricoprire gli incarichi regionali.
La delibera sopra indicata prevede la forma di collaborazione sopra descritta, di volta in volta al massimo per un anno1 allo scopo di verificare l'utilità del proseguimento e, comunque fissa, come limite, l'anno 2007, al termine del quale la Giunta dovrà provvedere attraverso un nuovo atto deliberativo.

Presidenza del Vicepresidente
ROBERTO GIANNOTTI

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Assessore, spero che lei abbia omesso tutta la seconda parte solo per un motivo di tempo a disposizione, perché se lo ha fatto e condivide questo tipo di scelta — so che la nota proviene, deve provenire dagli uffici — questo è grave, perché contraddice quello che ha detto all’inizio della sua risposta, cioè che condivide completamente la volontà di trasparenza e di chiarezza, anzi deve essere, la stessa, una costante del lavoro dell’istituzione regionale. La seconda parte non ha avuto neppure una risposta. Io ho solo colto il fatto che non si tratta di personale comandato ma di personale utilizzato a tempo determinato, che non ha perciò necessità automatica di sostituzione per quanto riguarda la loro provenienza, cioè l’incarico da cui proviene questo personale, però non sappiamo quanto personale c’è, che costi abbia tutto questo tipo di utilizzo di risorse dal territorio verso la struttura, se e quanti siano i casi di contratti di collaborazione, se sia vero che una zona territoriale abbia avuto questo tipo di utilizzo per cinque anni, avente ad oggetto “controllo di gestione”, per cui con personale di collaborazione a termine si fa attività di controllo di gestione, se gli emolumenti sono stati commisurati a quelli del dirigente di secondo livello del contratto di sanità. Ci sono delle domande precise a cui non si è data risposta, assessore. Spero che lei lo faccia, magari, in un tempo diverso da quello attuale, ma che lo faccia, magari direttamente anche per iscritto al consigliere, se vogliamo evitare che tecnicismi o particolarismi possano distrarre l’aula. Però dal punto 3) in poi chiedo che tutte queste cose siano oggetto di risposta puntuale.
Per quanto riguarda la prima parte, spero che i colleghi, tra una chiacchiera e l’altra, abbiano colto le cifre e i dati che riassumo brevemente.
Il dirigente del servizio ha circa 290.000 euro annui, a cui devono aggiungersi 400.000 euro circa complessivi — ma sono di più, perché se vediamo le indennità di risultato e le indennità di risultato dirigenziale sono più di 400.000 euro annui — ai tre collaboratori più stretti, che non riguardano la normalità dell’organizzazione del personale della Regione, perché esulano: sono tre in deroga alle regole generali che sovrintendono l’organizzazione del personale.
Pertanto siamo ad un livello di indennità che può essere spiegato e poteva essere spiegato qualche tempo fa perché c’era un momento di emergenza, il cambio del sistema, cioè dalla Asl territoriale si è passati alla Asl unica regionale, ma ormai siamo ad un anno e mezzo da quella riforma. Come mai ancora queste deroghe? E come mai incidono per circa un miliardo di vecchie lire? Si dice che non tutto questo costo è sul sistema regionale. Ho capito: il sistema regionale, però, non è solo la Giunta regionale e i suoi uffici, è il complessivo andamento della macchina organizzativa e di personale, anche relativa ai distacchi che vengono dalle ex Asl, oggi zone, perché il sistema regionale è anche ridare a quelle figure altro incarico di distacco nel servizio sanitario e aggiungere pertanto costi rispetto a quelli base che già erano previsti dalle funzioni loro originarie. Questo è anche sistema regionale.
Chiudo non ritenendomi assolutamente soddisfatto, perché abbiamo visto la pesantezza dei costi per quanto riguarda le tre figure apicali e l’opacità dei costi che ci sono rispetto a queste figure, che non è stata nemmeno tolta per un po’, in parte, parzialmente dalla risposta dell’assessore che spero giunga presto, perché tutta la seconda parte sui comandati, sui distaccati, sul contratto a tempo determinato, sui contratti di collaborazione non ha avuto assolutamente risposta.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI


Interrogazione (Svolgimento): «Applicazione legislazione collocamento obbligatorio persone disabili» Binci (387)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 387 del consigliere Binci. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Con nota n. 96100 dell’8.5.2006, questo assessorato ha richiesto chiarimenti agli enti interessati, come segnalato nell'interrogazione.
Le zone/aziende interessate hanno evidenziato la situazione oggi esistente e di seguito sintetizzata.
Zona Territoriale n. 1 Pesaro: il consigliere ha evidenziato lì scoperture; la zona ha rappresentato che a seguito della stipula di una convenzione con la Provincia di Pesaro, in data 30.09.2003, si è previsto l'inserimento in organico di n.9 unità di personale appartenente alle categorie protette. Successivamente, dal mese di gennaio 2004 al mese di marzo 2006, la zona ha proceduto ad effettuare nelle diverse modalità stabilite dalle leggi vigenti (concorso, mobilità ecc.) l'assunzione di n. 7 soggetti appartenenti a categorie protette. Per le restanti scoperture, la zona attesta di voler procedere attraverso l'utilizzo delle graduatorie in essere, riservate al personale disabile, ed in conseguenza di cessazioni che interverranno in futuro.
Zona Territoriale n.2 di Urbino: il consigliere ha evidenziato n. 15 scoperture; la zona ha rappresentato di aver attivato con la Provincia di Pesaro e Urbino una convenzione volta all'inserimento lavorativo nel quadriennio 2002/2006 di n. 12 disabili. Allo stato attuale la zona ha assunto n.7 unità (portieri-centralinisti, operatori tecnici, coadiutori amministrativi), mentre sono in corso le procedure per l'assunzione di altre 4 unità, che verranno completate nel 2006. A completamento degli obblighi assunti con la convenzione sopra citata, la zona rappresenta che restano solamente da individuare due figure professionali da assumere tramite chiamata nominativa attraverso tirocini finalizzati all'assunzione (con ciò garantendo il completo assolvimento della percentuale di legge).
Zona Territoriale n.3 di Fano: il consigliere ha evidenziato n. 13 scoperture; la zona ha confermato l'esistenza di una convenzione di programma con la provincia di Pesaro e Urbino per un inserimento di lì lavoratori disabili in 4 anni; in prima attuazione, la zona ha proceduto all'inserimento di due unità (1 operatore tecnico ed un collaboratore amministrativo).
Zona territoriale n.4 di Senigallia: il consigliere evidenzia una scopertura di 21 unità; la zona rappresenta che attualmente (come da prospetto informativo 2005) i posti da riservare per assunzioni di disabili sono 26 ex legge 68/99 (ma sono ancora attualmente in servizio n. 15 dipendenti appartenenti alle categorie protette ex legge 482/68); con determina zonale si è approvato nel 2004 il piano quadriennale delle assunzioni riservate ai disabili ex legge 68/99 per gli anni 2004/2007; tale programma prevede l'assunzione di 2 unità per il 2004, 6 unità per il 2005, 8 unità nel 2006 e 11 unità nel 2007. Nel 2004 la zona ha assunto tramite il centro per l'impiego di Senigallia n. 2 unità, mentre per il 2005 non è stato possibile rispettare l'impegno assunto in quanto le assunzioni effettuate tramite concorso pubblico non hanno permesso nessuna copertura. La zona ha inoltre rappresentato le seguenti criticità: l'istituzione di un'azienda sanitaria unica regionale potrebbe legittimare un diversa valutazione in materia (la cosiddetta compensazione a livello regionale, contemplata dalle norme vigenti, cfr. art. 5, comma 8 della legge n.68/99); le norme sulle denunce annuali non permettono di censire personale dipendente diventato disabile successivamente all'assunzione; sussiste per l'amministrazione la necessità di ricollocare il personale dipendente riconosciuto non idoneo in via permanente alle mansioni del proprio profilo professionale (in tal senso meritano particolare attenzione i profili delle professioni sanitarie) ma idoneo a proficuo lavoro, con ciò togliendo spazi lavorativi che potrebbero essere riservati alle categorie dei disabili; sul totale del personale del comparto di livello non dirigenziale, esiste una grossa incidenza numerica dei collaboratori professionali sanitari ove è praticamente impossibile reperire personale disabile, sia per l'operazione di filtro effettuata dalle scuole di formazione, sia per la necessaria idoneità fisica all'impiego come requisito di assunzione.
Zona Territoriale n. 5 di Jesi: il consigliere evidenzia n.5 scoperture; la zona rappresenta che a fronte di n. 55 disabili (secondo la percentuale del 7%) da occupare secondo la legge, i presenti sono 53; la compilazione dei prospetti vale comunque anche come richiesta di avviamento nel caso in cui la quota di riserva non risulti completamente coperta; nello stesso prospetto redatto dalla zona, per le categorie dei disabili sono evidenziati i due profili richiesti n.2 videoterminalisti, la zona è quindi in attesa di procedere alla copertura dei profili come indicati.
Zona Territoriale n. 6 di Fabriano: il consigliere evidenzia una scopertura di n. unità; la zona nel confermare tale scopertura, evidenzia tuttavia che la stessa è stata determinata da cessazioni intervenute nel 2003 e 2004 di 5 unità disabili; la zona sta comunque valutando la possibilità di addivenire all'assunzione di alcune unità di personale invalido per far fronte alle carenze che si rende possibile colmare con tale tipo di personale.
Zona Territoriale n. 8 Civitanova: il consigliere evidenzia una scopertura di n. 9 unità; la zona rappresenta che il dato è inesatto, in quanto al 31.12.2005 tale scopertura ammontava a 6 unità, mentre nel mese di marzo 2006 sono stati assunti n.2 disabili, per cui l'attuale scopertura è di n. 4 unità. La zona ha inoltre rappresentato all'ASUR, l'opportunità che si proceda all'applicazione del citato art. 5, comma 8 della legge n. 68/99 (compensazione regionale). In merito all'applicazione della legge stessa, dichiara che procederà a breve, alla stipula di apposita convenzione ex art. 11 della legge, per la determinazione di un programma mirante al conseguimento degli obiettivi occupazionali previsti per i disabili.
Zona Territoriale n.9 di Macerata: il consigliere evidenzia una scopertura di n.3 8 unità; la zona rappresenta di aver stipulato apposita convenzione con la Provincia di Macerata volta a realizzare la completa copertura di posti nell'arco di un quinquennio, con 10 assunzioni previste nel 2005 e 7 per ciascuno degli anni successivi, fino al 2009. Nel 2005 sono state peraltro portate a termine n. 18 assunzioni e nel 2006 ne sono state attivate altre 4, delle quali 3 portate a termine ed una in fase di definizione. A circa un anno e mezzo dalla stipula della convenzione la zona ha effettuato più della metà delle assunzioni (22 sulle 38 scoperture segnalate).
Azienda ospedaliera S. Salvatore di Pesaro: Il consigliere evidenzia 36 scoperture; l'azienda conferma la situazione ma rappresenta che è in corso di definizione la stipula della convenzione con la Provincia di Pesaro e Urbino, per la programmazione, nel quinquennio, della graduale copertura delle carenze sopra rilevate; al momento è in corso l'assunzione di tre unità.
In merito alla Zone n. 10 ed 11 ed all'azienda Ospedali riuniti di Ancona, non si hanno al momento dati disponibili, che verranno comunque richiesti da questo Assessorato.
E' intenzione di questo assessorato monitorare periodicamente la situazione relativa all'applicazione della legge n. 69/99 (pur essendo rimessa alla esclusiva competenza e responsabilità delle amministrazioni destinatarie), quindi promuovere e facilitare tali assunzioni per quanto oggettivamente possibile.
Si deve tuttavia registrare lo sforzo continuo di tali amministrazioni del servizio sanitario regionale, volto comunque a garantire, attraverso la stipula di convenzioni con i competenti uffici provinciali, il rispetto della legge citata, che ha presentato elementi di forte novità rispetto al passato, compresi gli adempimenti burocratici che ne sono derivati.
Appare inoltre necessario sottolineare l'oggettiva difficoltà che tali amministrazioni devono affrontare (nel contesto della riorganizzazione del servizio sanitario regionale e dei forti limiti imposti dalle leggi finanziarie alle assunzioni di personale, soprattutto amministrativo) per garantire la completa attuazione della legge, in presenza di forti cambiamenti dei processi di lavoro (che richiedono nuove conoscenze e l'utilizzo di tecnologie sempre più avanzate) e soprattutto in presenza di una forte componente sanitaria tra i profili professionali, tale da rendere, almeno in parte, impraticabile l'utilizzo di detto personale, notoriamente adibito o meglio utilizzato in funzioni amministrative e tecniche di supporto. Tali criticità aumentano, in presenza anche del fenomeno di ricollocamento ad altre mansioni di personale già in servizio a tempo indeterminato giudicato inidoneo (fenomeno più diffuso proprio tra i profili sanitari del comparto, ricollocabili in profili amministrativi).

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ho voluto interessare la Giunta, e oltre all’assessore Mezzolani intendevo interessare anche l’assessore Ascoli, che è assessore alle politiche del lavoro, perché avevo svolto autonomamente questa ricerca all’interno delle Asl marchigiane per verificare quale fosse l’applicazione della legge 68 sul collocamento mirato dei disabili. La legge prevede appunto il collocamento mirato in base alla situazione e condizione residue delle persone disabili, quindi un incontro tra la persona e l’azienda.
La situazione all’interno delle Asl è una delle migliori, benché ci siano ancora livelli di scopertura in alcune zone, anche significative. Il problema è che ancora c’è il pregiudizio circa la non produttività del lavoratore con disabilità, basato su un modello medico della disabilità ormai superato ma che insiste, invece, in una parte consistente del mondo imprenditoriale e politico.
Le persone con disabilità, i loro familiari, le associazioni chiedono di vedere rispettata la dignità di ogni essere umano praticando i loro diritti fondamentali, a partire da quello alla piena occupazione.
Rispetto alla situazione lavorativa, le persone con disabilità vivono una condizione di frammentarietà degli interventi diretti all’inclusione sociale. I diversi livelli istituzionali, spesso configgono e il cittadino con disabilità è costretto ad essere protagonista della ricomposizione della unitarietà dell’intervento e il disabile e le associazioni sono costretti a richiedere alla politica, agli enti ecc., di fare un discorso unitario. Questo non succede. I centri per l’impiego, per esempio, formano le graduatorie di iscrizione e determinano anche le scoperture, quindi automaticamente, soprattutto per i privati, con l’accertamento del fatto che l’azienda privata non abbia assunto quello che la legge prevede rispetto all’inserimento mirato delle persone disabili, ci sono delle penali, ma il problema è che l’accertamento viene fatto dai centri per l’impiego, le penali dovrebbero essere fatte dalla direzione provinciale del lavoro e queste non provvedono a sanzionare o a richiedere le penali alle aziende che preferiscono pagare le penali piuttosto che cimentarsi nell’inserimento di queste persone disabili, quando non sanno che molte persone disabili hanno un livello intellettivo uguale al nostro, quindi in molti casi questo inserimento è possibile.
Se le aziende scelgono di pagare la penale rispetto all’inserimento, la devono pagare. Quindi la direzione provinciale del lavoro deve fare questo. L’assessorato regionale al lavoro deve far sì che le aziende sanzionate paghino la penale in corrispettivo all’assunzione, perché queste penali vanno a cerare il fondo per il diritto al lavoro, quel fondo che permette, per esempio, l’abbattimento delle barriere architettoniche dentro quelle aziende che vogliono invece fare l’inserimento lavorativo, ma senza penali e senza fondi, questo fondo di diritto al lavoro è a zero lire. Le aziende che vogliono assumere e devono abbattere le barriere architettoniche per i bagni, per gli accessi, per avere della strumentazione informatica che permetta l’inserimento di persone disabili, non possono usufruire di questi fondi. Il rimborso forfettario per le facilitazioni all’inserimento si alimenta di questi fondi e questi fondi non ci sono.
L’assessorato al lavoro dovrebbe quindi svolgere una funzione attiva di collegamento tra tutti i fattori che girano attorno all’attuazione della legge 68/99.
Con l’interrogazione avevo sottolineato che all’interno di molte aziende sanitarie questo diritto, per il 50-60% viene garantito, ma è un percorso ancora da iniziare, in collaborazione con le associazioni e con i disabili che sono quelli che attualmente cercano di far lavorare tutto questo sistema insieme, altrimenti, ancora come amministrazioni e come enti lavoriamo separati. Credo che questo sia un impegno che l’assessore vorrà portare avanti con le associazioni, perché è una battaglia per i diritti delle persone, per i diritti umani.




Interrogazione (Svolgimento): «Legge 21 febbraio 2006, n. 49 “Conversione in legge, con modificazioni del decreto legge 30 dicembre 2005, n. 272, recante misure urgenti per garantire la sicurezza ed i finanziamenti per le prossime Olimpiadi invernali, nonché la funzionalità dell’Amministrazione dell’interno. Disposizioni per favorire il recupero di tossicodipendenti recidivi”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 48 del 27 febbraio 2006, supplemento ordinario n. 4», Procaccini e Bucciarelli (422)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 422 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione ai quesiti posti si osserva quanto segue.
Non si è a suo tempo ritenuto opportuno seguire la via del ricorso alla suprema Corte costituzionale per l'abrogazione della legge 21 febbraio 2006, n. 49, in quanto gli effetti del ricorso presentato da altre Regioni sarebbero comunque validi su tutto il territorio nazionale. Di questo si discusse nella Conferenza delle Regioni, alla presenza degli assessori e ci fu l’accordo della nostra Regione.
La Regione Marche con la DGR 747/04 si era già dotata di uno strumento di programmazione tale da affrontare (contrastare) alcuni aspetti della legge nazionale
La DGR 747/04 propone infatti una organizzazione integrata dei servizi pubblici e del privato sociale accreditato all'interno del dipartimento dipendenze patologiche (DDP).
In questo senso, all'interno del DDP, i servizi pubblici ed i servizi del privato sociale accreditato (comunità terapeutiche) vengono posti su un piano di comune titolarità e responsabilità, così da superare le antinomie e favorire il ricorso ai trattamenti più adeguati entro una logica integrata e condivisa.
La DGR 747/04 prevede quindi che la programmazione, il coordinamento e gli indirizzi delle attività e degli interventi vengano realizzati all'interno del comitato di dipartimento, organo entro cui è prevista la partecipazione di quei soggetti che concorrono alla realizzazione degli obiettivi (v. punto 2.c DGR 747/04), tra cui i rappresentanti delle organizzazioni del privato sociale.
Si è pertanto previsto che attraverso la condivisione degli obiettivi e la concertazione delle azioni si giunga ai garantire un sistema integrato di risposte al fenomeno delle dipendenze e ai suoi bisogni emergenti.
In stretta collaborazione con il servizio politiche sociali, sono stati successivamente approvati gli atti necessari per l'attuazione della DGR 747/04: DGR 173 del 07/02/05 - Definizione dei criteri per l'istituzione, da parte dell'ASUR, dei dipartimenti dipendenze patologiche presso le zone territoriali; decreto n. 33 del 17/02/05 - Istituzione dell'organismo regionale di coordinamento e controllo sullo stato di attuazione del riordino.
Tale organismo, a partire dalla sua istituzione e nello svolgimento dei suoi compiti, ha elaborato le seguenti proposte da sottoporre alla Giunta Regionale, all'ASUR ed alla consulta regionale sulle dipendenze patologiche: criteri di valutazione dei Coordinatori di dipartimento dipendenze; criteri istitutivi dell'assemblea di ciascun dipartimento dipendenze; progetto istitutivo dell'osservatorio regionale Dipendenze presso l’agenzia; progetto di informazione, sensibilizzazione dei direttori delle zone territoriali dell'ASUR sull'atto di riordino.
Nel contempo, per quanto di sua competenza, l'ASUR: con determina direttore ASUR n. 28 del 20.01.06, ha istituito formalmente i dipartimenti dipendenze e nominato i coordinatori di dipartimento sovrazonali; con determina direttore ASUR n. 249 del 19.04.06, ha costituito il Comitato interdipartimentale delle dipendenze patologiche.
Attualmente sono in iter di deliberazione da parte della Giunta regionale i criteri costitutivi delle assemblee dei Dipartimenti dipendenze patologiche dell'ASUR. Questo consentirà all'ASUR: di convocare le assemblee dei dipartimenti; di insediare i comitati di ciascun dipartimento.
Inoltre, dal momento che allo scopo di supportare la organizzazione dei dipartimenti, una rilevanza notevole assume la quantificazione dei bisogni attraverso una corretta lettura epidemiologica ed una attenta analisi quantitativa e tecnica del fenomeno.
Si è pertanto provveduto a predisporre l'istituzione presso l'agenzia regionale sanitaria dell'osservatorio regionale dei comportamenti d'abuso, atto in fase di approvazione da parte della Giunta regionale.
Ad oggi è stata quindi data piena attuazione alla concretizzazione di quegli strumenti formali che opportunamente coordinati tra loro dovranno dare seguito al raggiungimento dei prossimi obiettivi prioritari, ed in particolare a quelli sollecitati nella interrogazione: definizione di una strategia operativa basata su strumenti di base condivisi e comuni sul territorio regionale; descrizione dei profili assistenziali.
A questo proposito, la DGR 747/04 attribuisce all'ASUR il coordinamento, in stretta connessione con l'organismo regionale di coordinamento e controllo, di un gruppo di lavoro appositamente concordato con la consulta per le dipendenze patologiche.
Si ritiene pertanto che debba essere dato seguito alla costituzione di detto gruppo di lavoro, da concordarsi all'interno della prossima riunione della Consulta per le dipendenze patologiche. lì gruppo di lavoro sarà coordinato dall'ASUR in stretta connessione con l'organismo regionale di controllo sull’attuazione della DGR 747/04, avvalendosi dei supporti tecnici previsti.
Si fa presente infine che, per quanto attiene aspetti più squisitamente "politici", la Regione Marche, rappresentata dai funzionari referenti del settore e appartenenti al servizio salute ed al servizio politiche sociali., oltre che da numerosi operatori dei servizi pubblici e del privato sociale, ha partecipato all'incontro delle Regioni che si è tenuto a Roma il 7 dicembre 2005, quale momento di contrapposizione al disegno di legge sopra citato.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Ringraziamo l’assessore di questa risposta, tuttavia dalla Regione Marche, al pari di quello che hanno fatto altre Regioni, ci aspettavamo una maggiore incisività politica per chiedere l’abrogazione della “legge Fini-Giovanardi”. Se possibile, ci aspettiamo ora un impegno dal nuovo Governo per un nuovo testo legislativo che abroghi questa famigerata legge, perché in effetti occorre adesso un grande sforzo per riattivare tutto il sistema degli interventi che è stato penalizzato dai tagli, in primo luogo i Sert. Occorre, in alcuni casi, pensare a nuove soluzioni che migliorino l’integrazione e la pari dignità di tutti i soggetti. Occorre pensare soprattutto a misure che perseguano la riduzione del danno.
Da questo punto di vista è necessario, secondo noi, allineare la legislazione e le normative italiane alle dinamiche già in atto in altre nazioni più evolute su queste questioni, soprattutto con le istituzioni dell’Unione europea.
Anziché la repressione serve una politica di inclusione, di innovazione, di sperimentazione e di ricerca, perché non si possono non considerare migliaia di persone che rischiano di essere travolte e portate nella spirale della repressione e addirittura del carcere. Non si può risolvere — ma noi prendiamo atto di quello che ha detto l’assessore — questo drammatico problema dentro le misure per la cosiddetta sicurezza delle Olimpiadi invernali appena svolte, ma occorre qualcosa di più alto e speriamo — i Comunisti italiani lavoreranno per questo — che il nuovo Governo lo faccia.



Ordine dei lavori

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 17, ad iniziativa della Giunta, ma ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Benatti. Ne ha facoltà.

Stefania BENATTI. Presidente, ci è arrivata ieri una richiesta di approfondimento da parte della Provincia di Ancona che è in linea, al telefono. Chiedo che il presidente della Provincia possa conferire brevemente con il relatore, in modo da dare una informativa alla Provincia stessa. Pertanto chiedo cinque minuti di sospensione o la trattazione del punto successivo. Credo sia legittimo che la Provincia di Ancona possa avere questa informativa, non mi sembra niente di scandaloso.

Mirco RICCI. E’ anomalo.

Stefania BENATTI. E’ anomalo, ma avevamo già avanzato la richiesta di rinvio alla prossima seduta, non ci è stata accordata. Credo che se anche inusuale, la richiesta sia da tenere in considerazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci, relatore di maggioranza.

Mirco RICCI. Non sono d’accordo che si faccia slittare la proposta di atto amministrativo: si chieda una sospensione del Consiglio di cinque minuti.

Stefania BENATTI. Ho chiesto proprio questa cosa.

PRESIDENTE. Vorrei invitarvi a intervenire sull’ordine dei lavori all’inizio della seduta, altrimenti ci fermiamo troppo frequentemente a discutere cose che potrebbero essere discusse all’inizio.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Stiamo passando alla seconda parte dei lavori del Consiglio fatta di proposte di atto amministrativo, di legge e mozioni, quindi proprio per quanto concerne le mozioni e questo punto relativo alla viabilità — mi permetta una battuta la collega Benatti: stiamo addirittura inserendo un nuovo meccanismo di Consiglio, quello della teleconferenza, che mi pare un po’ eccessivo, però i cinque minuti sono una richiesta che ha senso, ma non parliamo di telefonate — chiedo che la mozione che oggi il Presidente ha annunciato, sulla “Quadrilatero spa”, depositata qualche giorno fa da me e dai colleghi Massi, Capponi, Viventi e Lippi, a nome di tutti i gruppi della Casa delle libertà, possa essere messa all’ordine dei lavori odierni e inserita al primo punto. Si tratta della n. 83.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Siamo d’accordo a sospendere il Consiglio cinque minuti per verificare la possibilità di mediare ulteriormente sulla proposta di atto amministrativo n. 17.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,45,
riprende alle 12,00


Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Individuazione della rete viaria di interesse regionale e criteri per l’assegnazione alle Province dei fondi di investimento trasferiti dallo Stato alla Regione ai sensi del D. Lgs. 112/98» Giunta (17)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 17, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Questo atto amministrativo deriva dal decreto 112 dell’8.12.1988 che ha trasferito una serie di competenze alle Province e agli enti locali. Questo provvedimento è atteso da diversi mesi dalle Province e dal territorio. Si tratta di una serie di risorse per realizzare lavori sulla rete stradale. Fra l’altro il fatto che il Consiglio oggi discuta della rete di interesse regionale deriva anche da una sentenza del Tar che riconosce al Consiglio la funzione di discutere, approvare, votare la rete viaria di interesse regionale.
Non partiamo da una situazione nuova, nel senso che gli strumenti sono già presenti da tempo, caso mai si può parlare di aggiornarli, di rivederli. Mi riferisco al piano regionale dei trasporti, al Ptc, ai piani regolatori, nel senso che per quanto riguarda la rete viaria progettata, che è la rete che dovrebbe adeguare, dal punto di vista infrastrutturale, la regione, dal punto di vista della programmazione gli strumenti ci sono tutti. E’ però evidente che passare da un sistema cosiddetto a pettine, cioè strade che viaggiano lungo le vallate, a un sistema di connessione di reti stradali, il discorso è più complicato. Basti pensare che la Fano-Grosseto non è completata o non c’è; basti pensare alla pedemontana che è solo sulla carta, se non realizzata solo per singoli tratti. E’ quindi evidente che la carenza infrastrutturale di questa regione è quanto meno evidente: ci sono ritardi che potremmo recuperare.
Arrivare ad una determinazione della rete viaria di interesse regionale è un passo importante in quella direzione.
Ovviamente per realizzare le infrastrutture occorrono risorse che non sempre si trovano, tenuto conto che, per esempio, semplicemente rispetto a questo atto amministrativo che stanzia 27 milioni di euro relativi al 2005, non è una grande risorsa. Per realizzare le opere di cui abbiamo bisogno, occorrono ben altre risorse.
Fra l’altro questa proposta di atto amministrativo è legata al D. Lgs. 112 che trasferì, di fatto, una serie di competenze alle Province, fra cui la viabilità Anas, data in gestione alle Province. Oggetto fondamentale di questa rete di interesse regionale sono, fra l’altro, le strade ex Anas, e non tutte.
La Regione ha cercato di individuare un itinerario di interesse regionale, altrimenti potremmo incorrere nell’errore di chiedere che tantissime strade entrino nella rete di interesse regionale, rischiando di mettere in discussione la struttura stessa del sistema di rete che la Regione ha individuato, nel senso che un sistema di rete viaria di interesse regionale, si realizza con parametri molto particolari, quindi collegamento fra capoluoghi, collegamento fra capoluoghi e altre regioni, collegamento fra nodi di interesse turistico, industriale che generano traffico. Insomma, sono degli itinerari specifici che la Regione ha realizzato e che la Commissione, all’unanimità, ha considerato positivi e sui quali ha costruito e approvato, con alcune modifiche, questa proposta di rete di interesse regionale.
Fra l’altro la rete di interesse regionale è la sovrapposizione della rete primaria con quella secondaria. Per rete primaria noi intendiamo le grandi strade longitudinali che collegano nord-sud, l’autostrada, la Fano-Grosseto, la pedemontana e, con l’insieme delle strade di interesse regionale che vengono individuate in strade vallive e intervallive, si realizza un sistema a rete infrastrutturale per questa regione.
La Regione Marche mantiene una funzione molto importante. Anche qui possiamo trovare un punto di riferimento rispetto alla sentenza del Tar, nel senso che il Tar dice che la rete viaria di interesse regionale la individua il Consiglio e in quel senso, il fatto che la Regione mantiene a sé il ruolo di programmazione ha un legame diretto, ed è giusto che sia così. Per alcune materie e anche per quanto riguarda la rete stradale, è giusto che la Regione mantenga una programmazione, mentre le Province hanno le funzioni di gestione. Qui c’è stato un ragionamento fatto in Commissione molto particolare, legato anche all’esperienza e al fatto che la viabilità trasferita dall’Anas alle Province non presentava delle caratteristiche di tenuta adeguata della stessa: ci sono problemi che riguardano la sicurezza, la struttura delle strade, la manutenzione. Abbiamo quindi voluto dare un segnale minimo in questo senso, che non ha inciso più di tanto sulle risorse, nel senso che rispetto alle funzioni di programmazione la Commissione ha ritenuto di indicare una quota del 50% per poter realizzare la programmazione, cioè per poter coordinare con le Province una serie di interventi da realizzare attraverso la funzione di programmazione della Regione e il 10% di questo 50 è destinato alla progettazione. Qui c’è un altro punto debole, nel senso che per poter accedere ai finanziamenti si richiede il progetto esecutivo dell’opera, poi il definitivo. Molto spesso un progetto esecutivo o un definitivo per un ente locale ha un costo enorme. Anche una Provincia potrebbe non riuscire a reggerli con risorse proprie. Pensiamo cosa può voler dire progettare la pedemontana delle Marche, a un livello definitivo. La Regione ha realizzato il preliminare avanzato, le Province dovrebbero realizzare il definitivo, ma sono costi, sono risorse ingenti, per cui abbiamo pensato di mettere a disposizione, con questo atto amministrativo, una risorsa pari al 10%, a coprire anche le progettazioni.
Il 50% della risorsa va invece direttamente alle Province per interventi diretti sulla viabilità, che sono di manutenzione. Attenzione, però, perché questo piccolo incremento del 10% alle Province coglie una situazione di emergenza di questi anni. Non si tratta di realizzare nuova viabilità, varianti, molto spesso per una serie di motivi, anche legati agli ultimi eventi calamitosi, si tratta di inseguire l’emergenza. Molto spesso ci si trova nella condizione di dare una risposta al confine dell’intervento straordinario. Sono state trasferite dall’Anas alcune strade, alcune opere d’arte, alcuni ponti che hanno dovuto essere aggrediti nell’emergenza, perché mostravano dei limiti strutturali.
Rispetto alla proposta iniziale, che era il 60-40 lo scostamento è stato del 10%, quindi un piccolo segnale che non sposta in termini numerici nemmeno gran che l’entità della risorsa.
L’altro punto legato a questo ragionamento, è che i parametri fisici, cioè la redistribuzione delle risorse legata ai parametri che la Regione ha individuato, avviene nella misura del 75% per i parametri fisici, ovvero per i chilometri di viabilità, e per il 25% per parametri socio-economici. Può darsi che nel corso dei prossimi anni, qualora individuassimo le risorse, sia opportuno che si aumentino i parametri socio-economici, nel momento in cui i livello stradale si adegua, la situazione della sicurezza migliora. A quel punto potremmo sempre più dare peso ai parametri socio-economici, in modo tale che le risorse vadano dove c’è più volume di traffico. Oggi credo che mantenere ad una quota superiore la percentuale rispetto alla proposta iniziale del 75% sui parametri fisici, significhi un’attenzione maggiore al fatto che oggi la rete viaria di questa regione ha bisogno anche di interventi legati alla sicurezza piuttosto che infrastrutturali.
Per queste ragioni abbiamo voluto modificare, seppure queste percentuali non modificano la natura e il monte delle risorse finanziarie, alcune cose che danno un segnale al territorio che in questo periodo insegue, molto spesso, situazioni di emergenza rispetto a situazioni di programmazione.
Il problema vero è che queste risorse che provenivano dallo Stato attraverso i riparti triennali Anas sono esaurite, per cui il punto non è tanto oggi quanto quello che capiterà in futuro. Noi vorremmo continuare a intervenire sulla rete viaria di interesse regionale attraverso le funzioni di programmazione e potremmo anche non avere le risorse necessarie, quindi potremmo realizzare una buona programmazione, un buon piano di rete stradale concordato con le Province, magari anche modificato, perché è ovvio che alcune arterie viarie di questa regione potrebbero nel tempo acquisire maggiori funzioni. Basta potenziare un porto o un aeroporto e le strade di collegamento aumentano il loro volume di servizio. Ecco quindi che il punto vero è che oggi ci troviamo ad approvare un atto amministrativo importante, però per il futuro la questione rimane dubbia rispetto alle risorse.
Credo che sia opportuno non rinviare ulteriormente questo atto. Lo si voti oggi, cercando di cogliere le possibilità di coordinarsi con le Province. Una delle critiche degli uffici che ho colto positivamente, è che purtroppo il rapporto con le Province molto spesso non si può portare su un ragionamento di programmazione. Molto spesso le Province esagerano nel chiedere risorse per interventi ordinari o appena straordinari, per cui rivedere i Ptc delle Province, anche il piano di trasporto regionale, per far sì che la rete viaria principale che noi oggi votiamo, possa anche essere modificata rispetto a nuove esigenze, rispetto a un ragionamento che si cali davvero sulla necessità di realizzare in questa regione un sistema a rete.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. C’è stato un ampio dibattito all’interno della Commissione che ha visto modificare alcune parti di questo provvedimento, solo ed esclusivamente portando le esperienze del territorio e le conoscenze personali dei consiglieri che fanno parte della Commissione. Nasce tutto dal riparto di questi fondi che lo Stato ha trasferito — strade, personale e risorse — alla Regione, la quale ha delegato alle Province la loro gestione.
Il problema fondamentale è quello del trasferimento anche delle risorse umane, che sono poi tutte gravate sulla Provincia di Ancona. Questo è stato l’elemento per cui, durante il dibattito per il riparto dei fondi, alcune risorse sono state maggiormente assegnate alla Provincia di Ancona per compensare le risorse umane che sono rimaste tutte all’interno della stessa Provincia di Ancona e non si sono trasferite come le strade. Però oggi tra pensionamenti, dismissioni e passaggi ad altri enti questo problema si affievolisce ed ecco che la formula della compensazione con i parametri sociali è servita per garantire le maggiori risorse necessarie per il carico del personale maggiore della Provincia di Ancona.
La filosofia che ha visto l’intervento in Commissione è stata quella di esaltare la presenza di realtà dell’entroterra, che sono le più marginali, in una politica anche di sviluppo di questo entroterra, per quanto rigaurda il patrimonio ambientale, culturale storico, con la necessità di mettere in collegamento infrastrutturale anche le comunità che hanno questo interesse e naturalmente, vista la predominanza della costa con la presenza di strutture alberghiere, ha fatto sì che si riequilibrassero i parametri sociali.
La costa è anche servita da viabilità nazionale, che ha già un indirizzo fondamentale di risorse sul territorio, gestite direttamente a livello di Stato, di autostrade e di superstrade. Noi chiediamo con forza di mettere queste risorse per lo sviluppo del territorio interno che è il più penalizzato. Guarda caso, la Provincia più penalizzata è quella ove risiedo e non lo dico per campanile, ma perché la costa della provincia di Macerata è limitata rispetto alle altre province. Comunque, questo a discapito anche delle province di Pesaro e Ascoli maggiormente rappresentate all’interno dei territorio dove insistevano le ex statali, oggi diventate strade di interesse regionale.
Capisco i problemi che si sono creati all’interno del dibattito interprovinciale, ma i problemi reali sono quelli di gestione di tratti interprovinciali che vedevano strade a diversa finanziabilità in una provincia rispetto all’altra. Ecco allora che lo spirito della Commissione è stato quello di dare una forma di riequilibrio anche nella gestione di queste risorse, quindi riduzione dei parametri socio-economici che squilibravano il rapporto reale dei chilometri concessi.
Questo atto ha fatto sì che alcune problematiche ancora insolute siano state mediate e politicamente anche capite ed è nato questo documento unitario, quindi chiediamo un voto unanime all’aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Come gruppo abbiamo sollevato qualche perplessità, perché ripercorrendo l’istruttoria di questa delibera non ci siamo potuti sottrarre a valutazioni che hanno visto il coinvolgimento del Tar delle Marche. L’eccezione di competenza che dal punto di vista tecnico-giuridico è stata sancita da quella sentenza e che politicamente, dal nostro punto di vista va valutata come un vero e proprio fatto politico grave, per cui questo Consiglio regionale è stato defraudato del proprio potere, del proprio ruolo, ci pone di fronte a un fatto non trascurabile. Ecco perché riteniamo che questa Giunta abbia ecceduto i propri poteri non solo dal punto di vista tecnico-giuridico ma anche dal punto di vista politico.
Come appartenente a una provincia ritengo che in questo tipo di calcolo secondo il mio punto di vista è stata penalizzata, proprio perché quel parametro socio-economico del 25% fa leva proprio su quei principi, su quei punti che vedono la provincia di Ancona sempre ai vertici per densità di popolazione, per incidentalità costo sociale, prodotto interno lordo, per unità di addetti, essendo una provincia sostanzialmente di servizi, particolarmente produttiva. Ecco perché riteniamo che ci sia un non equilibrio in questa ripartizione. Seppure condivisibile il riequilibrio del 50% rispetto alle risorse destinate a Province e Regione, qualche perplessità l’abbiamo e non riteniamo doverci o poterci spendere in modo così favorevole su questa delibera, per cui valuteremo all’esito di questo dibattito, la nostra astensione o il voto contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo per esporre la posizione di Forza Italia in merito a questo importante atto. Ritengo che la Commissione, della quale faccio parte, abbia fatto un lavoro di approfondimento rispetto a delle determinazioni che il Consiglio regionale si era dato nel passato, che non avevano tenuto conto della realtà della viabilità marchigiana e della sua particolarità, nel senso della sua estensione, della difficoltà nelle aree interne. Addirittura questa ripartizione penalizzava chi aveva più tacciati in aree svantaggiate. Per esempio escludeva alcuni importanti tratti viari del Maceratese tipo la statale 502 che porta a Cingoli, la 77, la famosa Val di Chienti, quella che quando il “quadrilatero” verrà realizzato non sarà più a carico di questo contesto ma che oggi è a pieno titolo all’interno della viabilità di interesse regionale. Così come la 209, la Valnerina che è un tratto importantissimo, che ha subito anche una pressione di traffico nel periodo della ricostruzione post-sismica. Quindi ritengo che la Commissione, in modo abbastanza pragmatico e realistico, senza incorrere in quella pressione che normalmente viene fatta da chi ha più potere in questa regione, sia riuscita a ridefinire, con le risorse che sono trasferite appositamente per il potenziamento della rete viaria marchigiana di interesse regionale e per la sua manutenzione, la questione. Ritengo assente da questo contesto il ruolo della Regione. Teoricamente la Regione svolge la funzione di Pilato: ci ha fatto discutere su una ripartizione che era solamente del livello nazionale, ma non ha messo risorse proprie per riequilibrare, eventualmente, la viabilità regionale. Certamente ci sono programmi e progetti, ma noi sappiamo di questi accordi di programma di cui da anni discutiamo ma che non hanno prodotto realmente nulla. Ritengo che la Regione avesse anche questo compito che non ha esercitato, come in molti altri settori.
Quindi la discussione che facciamo oggi è prettamente pragmatica, quindi è giusta una ripartizione che tenga conto di principi realistici, di estensione chilometrica dei tracciati, di conformazione dei tracciati e dei dislivelli, della particolarità del territorio e penso che politicamente, tenendo conto di questi tracciati fisici, non ci si debba dividere sulla equa ripartizione in parametri fisici di risorse che sono trasferite appositamente per questo.
Sostanzialmente esprimiamo un parere positivo. Sul livello politico, devo dire che effettivamente la Regione rinuncia a un ruolo di riequilibrio del territorio, non mettendo a disposizione alcuna risorsa, ma questa è ormai una cosa normalissima perché non lo fa in nessun altro settore, né economico né infrastrutturale.
Questa è la posizione di Forza Italia in merito all’argomento. Se ci saranno novità nella discussione, mi riservo di intervenire per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Solo per esprimere una preoccupazione relativamente ai tempi della decisione politica. Credo che questo atto sia una dimostrazione della difficoltà, che non può essere addebitata alla minoranza — c’è una maggioranza, in questo Consiglio regionale, che incarna un risultato — a garantire una gestione. Questo atto è stato presentato il 6 marzo 2006, è un atto urgente, importante, un atto che arriva in Consiglio regionale con tantissimo ritardo. C’è voluto il senso di responsabilità delle opposizioni, ma soprattutto c’è voluta una levata di scudi dell’Upi. Ho presente una lettera del presidente dell’Unione delle Province marchigiane, che richiamava l’urgenza di questo provvedimento. Questo aspetto mi sembrava giusto rilevarlo e porlo, per aiutarci ad essere più solleciti.
Prendo atto che comunque questa proposta di atto amministrativo nel suo complesso recepisce e risolve, in modo particolare per quello che riguarda la mia provincia, alcune cronicità. Penso per esempio alla Apecchiese che è storicamente una delle vie di comunicazione più difficili, rispetto alla quale occorrono interventi precisi e solleciti e il fatto che si sia recuperata questa emergenza è significativo, a dimostrazione — devo darne atto al consigliere Ricci — che quando la maggioranza non snobba l’opposizione, anzi recepisce le sollecitazioni svolte anche in questo campo dalle opposizioni, si possono raggiungere risultati.
Però questo atto manca di un cuore. Credo che l’esame di questo atto sarebbe stato più opportuno se fosse stato seguito da un confronto a tutto campo sulla situazione infrastrutturale della nostra regione. Credo che sia uno dei nodi principali della difficoltà in cui versa il nostro sistema produttivo e non solo, al di là delle notte ottimistiche, in fatto turistico ad esempio, da parte dell’assessore Agostini.
C’è questa esigenza di un confronto serio anche in Consiglio regionale, scevro da ogni pregiudiziale ideologica, sulla crisi infrastrutturale della nostra regione, sul fatto che per anni la Regione non ha avuto una politica rispetto al sistema infrastrutturale, che ha recepito le spinte, se volete anche politiche, all’interno della maggioranza. Cito, per esempio, che la Fano-Grosseto, che è una delle emergenze viarie della provincia di Pesaro, è assurta al ruolo regionale da due-tre anni. Io ho undici anni di anzianità di servizio in questo Consiglio e mai prima si era dato spazio a questa esigenza, che è una delle tante. Credo che da questo punto di vista sia importante un confronto. Prendiamo lo spunto per avviare un confronto su questo, sul problema della “Quadrilatero”, sulle tante questioni ancora aperte, in maniera che la Regione possa intanto non svolgere un ruolo notarile come diceva Capponi, ma darsi una scala di priorità e decidere che tipo di risorse spendere su questa questione. Non si può fare sempre e comunque la polemica rispetto alla insufficienza dello Stato. Per un anno, tanto quanto durerà questo Governo, per fortuna non farete più polemiche nei confronti del Governo stesso. (Interruzione). Se l’andazzo sarà come il lavoro dei primi tre seggi credo che dobbiate essere preoccupati: ci sono 6.000 voti di differenza fra centro-sinistra e centro-destra sul piano della conta dei voti veramente validi.
Dobbiamo fare in modo che questo Consiglio regionale recuperi la cultura della decisione. Quello che manca oggi a questo Consiglio, a questa Giunta credo sia proprio questo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Penso che sia stato fatto un buon lavoro in Commissione, perché si sono rivisti anche certi parametri che non si ritenevano più opportuni ed idonei. Avere riportato il 50% di risorse alla Regione e il 50% alle Province penso sia un fatto importante. Questa non è una guerra fra province ma una programmazione regionale, sentite le Province marchigiane, sentita l’Upi. Si è ritenuto di concordare su questi criteri. Voglio precisare che non è la Provincia di Ancona che ha fatto sempre la parte del leone, perché certe volte ha preso qualcosa di più, altre volte qualcosa di meno, però dobbiamo essere coscienti che noi siamo amministratori della regione Marche e dobbiamo avere un’ottica regionale.
Su questa questione penso che delle strade di interesse regionale nella provincia di Ancona ci siano. Ad esempio la Jesi-Monterado, che collega successivamente la provincia di Macerata e la provincia di Pesaro. Quindi questa strada ha una valenza regionale, secondo noi.
Chiedo di rivedere quei criteri, a livello tecnico, di uffici, ridando giustizia ed equità che non sono facili da cogliere in questa sede, oggi. Ci saranno altri momenti, questo è il riparto soltanto per quanto riguarda i fondi del 2005, non si toccano i fondi precedenti e non sappiamo cosa succederà per il 2006.
Per il futuro dobbiamo rivedere diversi criteri, dobbiamo far sì che la programmazione regionale venga fatta e seguita fino in fondo. Dobbiamo avere una programmazione certa e seria e dobbiamo dare regole alle Province e andare avanti su questa strada.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. Voglio ringraziare la Commissione per il lavoro che ha fatto rispetto a una ricognizione anche per quanto riguarda la viabilità a livello regionale, però voglio ricordare che questo atto riguarda esclusivamente gli ex fondi Anas trasferiti alla Regione per gli investimenti. Non sono fondi destinati alla manutenzione, perché quelli vanno direttamente alle Province. Quindi la discussione è fatta anche a seguito della sentenza del Tar che ha stabilito di rivedere le competenze di Consiglio e Giunta sulla programmazione di questi fondi.
La ripartizione precedente è stata anche frutto di un lungo confronto, di una discussione con il comitato d’intesa, con le Province che hanno indicato gli inserimenti rispetto ai percorsi, alle strade da introdurre in questa ripartizione. Oggi sono stati fatti degli aggiornamenti, delle verifiche e adottati accorgimenti che rendono ancora più equilibrata, rispetto ala volta precedente, questa ripartizione. Inoltre voglio anche dire che rispetto alla programmazione e alle risorse della Regione che andranno suddivise per la progettazione e per la programmazione, si terrà conto della progettazione di nuove strade, della realizzazione della viabilità regionale.
Questo atto deve essere oggi approvato, anche perché c’è una necessità da parte delle Province di poter dare attuazione ai finanziamenti che erano stati precedentemente impegnati, quindi dare corso anche agli ultimi riparti.
Necessariamente la Regione dovrà rifare un ragionamento complessivo per quanto riguarda le fonti di finanziamento, perché i trasferimenti Anas si limitano al 2005 e ad oggi non abbiamo notizia che ci siano altri trasferimenti per gli anni successivi, quindi su questo è necessario rivedere anche il tipo di investimenti, la programmazione, quali fonti utilizzare per la realizzazione delle infrastrutture. Non è vero che non esiste niente rispetto al programma, rispetto alle indicazioni. A livello di Regione sono state individuate da molto tempo le priorità rispetto alle infrastrutture. C’è stata una proposta che abbiamo inserito nell’intesa-quadro sottoposta al precedente Governo, al presidente del Consiglio e all’allora ministro, che sottoporremo di nuovo al ministro nell’incontro che avremo con lui il 5 luglio. Questo fa parte di quel programma complessivo di priorità, di esigenze che abbiamo sempre sostenuto rispetto alla dotazione infrastrutturale di cui questa regione necessita per accompagnare la ripresa e lo sviluppo e per dare un maggiore slancio e una maggiore competitività al territorio.
Questa è la motivazione per cui l’atto riguarda un ragionamento complessivo che nasce da una discussione, da una verifica, da un approfondimento di un programma, delle priorità nelle infrastrutture.
Per questo ritengo che anche queste piccole modifiche apportate possano essere riviste, nel senso di procedere al necessario riequilibrio territoriale, ma queste modifiche, rispetto alle esigenze e alle richieste che venivano avanti, devono essere ulteriormente affinate e verificate rispetto alle necessità che ogni territorio ha sottoposto, sia in Commissione ma tenendo anche conto del confronto che si è avviato con i territori.

PRESIDENTE. Non ci sono emendamenti, quindi se non vi sono interventi per dichiarazione di voto, pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva



Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Comi. Ne ha facoltà.

Francesco COMI. Chiedo di anticipare i due punti relativi all’istituzione dell’Ente parco del Conero e alle norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette. Nell’ultimo Consiglio regionale, a seguito della istanza di rinvio c’è stato l’impegno ad approvare queste due proposte di legge nella seduta odierna. Per mantenere fede a quell’impegno, propongo al Consiglio l’anticipazione dei due punti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Ritengo che non debba essere traslato l’importantissimo punto all’ordine del giorno riguardante il testo unico sul turismo, anche perché se c’è una effettiva esigenza di tempestività è proprio in riferimento a questa legge e molto meno all’altra, perché quella è una legge “di prepotenza” della maggioranza nei confronti degli enti locali e anche di questo consesso, mentre la legge sul turismo è indispensabile, data la situazione di coma del settore che avete generato non programmando assolutamente nulla in questo anno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di posticipare il punto 4) e di anticipare la discussione dei punti 4) e 5).

Il Consiglio approva

Dobbiamo ora votare la proposta di inserimento della mozione n. 83, sulla “Quadrilatero”, all’ordine del giorno odierno. Pongo in votazione la proposta.

Il Consiglio approva





Proposta di legge (Discussione generale): «Istituzione Ente parco regionale del Conero» Giunta (86)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 86 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Comi.

Francesco COMI. Signor Presidente, signori consiglieri, nel lontano 1987, con la legge regionale n. 21 veniva istituito il parco regionale del Conero e con quella legge definite le modalità per l’istituzione del consorzio quale organo di gestione del parco in questione.
In quella circostanza veniva riconosciuto l’indubbio pregio ambientale e naturalistico di quell’area e al tempo stesso l’interesse generale pubblico di salvaguardia, tutela e valorizzazione di quell’area.
Anche nel 1977, per quello che riguarda la riserva naturale della montagna di Torricchio veniva istituita un’altra area naturale protetta affidata, in quella circostanza, alla gestione dell’università.
Dal 1977 al 2004 è stato un fiorire di nuove ed eterogenee forme di gestione per le tante e nuove, diverse aree naturali individuate come di interesse pubblico e quindi da salvaguardare. Oggi, a distanza di tanti anni, il sistema regionale delle aree naturali protette è ampio — sono ben 11 — costituito da diverse realtà organizzate conforme di gestione diversificate ed eterogenee: si va dal consorzio pubblico, nel caso del parco regionale del Conero, alla fondazione privata — penso alla riserva naturale di Abbadia di Fiastra — fino alla forma di gestione attraverso il Comune, la Comunità montana, la Provincia, l’università o associazioni ambientaliste di categoria. Quindi diverse ed eterogenee forme di gestione.
A questo problema di eterogeneità che rappresenta non necessariamente un disvalore, perché consente anche di organizzare in maniera diversificata aspettative sul territorio, si aggiunge che in questi 20 anni la produzione legislativa copiosa ha modificato e aggiornato costantemente il quadro normativo di riferimento. La legge regionale 15 è stata più volte modificata, come la 394 nazionale del 1991.
E’ quindi evidente l’interesse della Giunta regionale ad avviare un percorso legislativo di semplificazione, di omogeneizzazione, di razionalizzazione del sistema delle aree naturali protette. L’obiettivo è quello di rendere più coerente la programmazione, in funzione di una programmazione triennale per tutte le aree protette regionali.
In questo atto di aggiornamento della disciplina si è potuto anche mettere mano ad alcuni limiti che la disciplina conteneva. Innanzitutto il ruolo della Regione Marche. La Regione Marche, rappresentata a vario titolo nella gran parte delle istituzioni, non è presente in tutte. E’ stato lamentata anche l’indifferenza circa la presenza della Regione Marche, ma è bene che si sappia che i finanziamenti che alimentano e consentono la gestione finanziaria delle aree naturali protette, sono soprattutto regionali. I finanziamenti nazionali e i fondi Docup che integrano le nostre risorse, sono poca cosa e residuale. La presenza della Regione Marche ha quindi un ruolo essenziale in quanto soggetto finanziatore.
Con questa proposta si va ad integrare la presenza del nostro organo. L’obiettivo strategico che questa legge non esaurisce ma anticipa, è quello di provvedere, da qui in avanti, ad aggiornare tutte le discipline che riguardano l’istituzione degli enti parco, a partire dalla modifica dell’atto istitutivo del parco naturale della Gola della Rossa e di Frasassi, per rendere omogenea, uniforme su tutto il territorio la rappresentanza degli enti e degli organi di governo.
Quindi la presente proposta rappresenta la prima fase di un processo di completa rivisitazione del sistema regionale delle aree protette, che porterà anche interventi successivi e consentirà anche in futuro la maggiore consapevolezza sugli standard dei fabbisogni finanziari sulla base dei quali costruire un programma triennale per le aree naturali e protette.
Questa legge consente di raggiungere anche altri obiettivi, coerentemente con una politica di cui la Regione si è fatta promotrice in questo inizio di legislatura: la riduzione dei costi, quindi della gestione del territorio.
Per quanto riguarda il parco regionale del Conero siamo attualmente in presenza di un organo pletorico, ampiamente rappresentativo, con più di 25 componenti. Con questa legge si semplifica notevolmente, riducendola ad un terzo, la rappresentanza, con inequivocabili riduzioni dei costi, quindi economie di gestione.
Si propone quindi, nella forma di governo, una articolazione degli organi molto più snella, con un organo di direzione e di gestione che vede la presenza dei tre Comuni facenti parte della comunità del parco, del Comune di Ancona, della Provincia di Ancona, della Regione Marche, nonché delle rappresentanze delle associazioni degli ambientalisti e degli agricoltori.
A riguardo la discussione nella Commissione è stata molto dura e non unitaria. Si sono obiettate due questioni. La prima, la presenza dei sindaci all’interno dell’organo di governo e la presenza del Presidente della Regione e di quello della Provincia. La Commissione ha ritenuto l’inopportunità di inserire contestualmente i sindaci, come i presidenti di Provincia e Regione, sia nella comunità del parco, organo di indirizzo e programmazione, come pure nel consiglio direttivo, organo di governo. E’ chiara la distinzione delle funzioni e dei ruoli: il primo di indirizzo, il secondo di gestione.
Si è dibattuto a lungo sulla opportunità di inserire le associazioni ambientaliste e degli agricoltori. Su questo la proposta della Commissione è di costruire una rappresentanza che sia comprensiva di tutti gli attori sociali protagonisti del governo del territorio e non una rappresentanza ad escludendum. Nel fare questo non si è scelto un modello originale ma un modello nazionale. La legge 394, legge quadro nazionale, prevede, oltre alle rappresentanze istituzionali, anche le rappresentanze di queste due categorie. A quella legge abbiamo fatto riferimento come modello, non l’abbiamo fatto in questa circostanza ma anche negli altri due-tre enti che già sono presenti nella regione Marche. La sfida che lanciamo è quella di coinvolgere tutti insieme gli attori economici, istituzionali e sociali nel governo di un territorio che è un patrimonio collettivo.
Quindi, concludendo, con questa proposta di legge si va a trasformare il parco regionale del Conero in ente parco, composto dai soli cinque organi obbligatori stabiliti dalla legge 15 del 1994: consiglio direttivo, presidente, direttivo, comunità del parco e revisore unico dei conti, garantendo la presenza della Regione e delle associazioni di categoria che ho già menzionato. Con questa proposta, contestualmente si abroga l’atto istitutivo del 1987, si istituisce questo nuovo soggetto e si adegua la normativa a tutte le disposizioni vigenti e di settore contenute nella 394 e nella 15 regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Devo esprimere la netta contrarietà sia della Commissione per quanto riguarda la minoranza di rappresentanza consiliare, sia dell’intero gruppo di minoranza. Motivo la contrarietà con aspetti giuridici fondamentali, oltre a quelli di natura democratica.
La norma che andiamo a costruire è anticostituzionale e soprattutto è anche antidemocratica, perché non rispetta neanche quelli che sono stati i processi di formazione di questa norma e di concertazione con le altre istituzioni rappresentate. E’ poi una norma che aumenta i costi della politica. In quest’aula ho sentito tanta demagogia in direzione della necessità di risparmio dei costi della politica e noi andiamo a costruire norme che aumentano ancora i costi della politica e quindi che gravano sui nostri cittadini, sottraendo risorse fondamentali. Si mortificano le istituzioni rappresentate — i Comuni e la Provincia — che in audizione hanno espresso un atteggiamento unitario, poi, su pressioni esterne sia al mondo amministrativo locale che agli stessi cittadini, la volta scorsa si è presentato un emendamento. Noi temiamo fortemente che qui si vada a dare potere a un organismo che sfugge al controllo sociale, in quanto le istituzioni che noi rappresentiamo rispondono in ogni modo e in ogni momento al cittadino che ci delega con il proprio voto. Mentre gli organismi di secondo livello che si vanno a costruire, a volte sfuggono anche al controllo diretto sociale dello stesso cittadino. Ecco che si ha un’assunzione di potere che va fuori controllo sia dell’organo politico che dell’organo istituzionale.
Noi abbiamo un titolo V che è stato scritto dall’ultimo Governo di centro-sinistra prima di questo, a maggioranza, quindi oggi andiamo a criticare la riforma completa dell’assetto istituzionale, ma questa norma a suo tempo, io che ero uomo delle istituzioni e rappresentante dei Comuni, l’ho sostenuta anche se ero dall’altra parte della barricata, perché si andava a equiparare gli enti locali in maniera orizzontale, non con lo Stato padrone e gli enti subordinati com’era stato prima.
Quando si mettono a confronto, su tavoli di concertazione, istituzioni che hanno la stessa dignità, questa dignità deve essere rispettata da chi governa e anche da chi vota una legge. Invito quindi i signori consiglieri di maggioranza ad approfondire fortemente il contenuto di questa legge sotto l’aspetto della costituzionalità.
L’altro aspetto che si va a inserire con un emendamento proposto dalla Giunta, manda all’aria un equilibrio raggiunto da tanto tempo in un’area molto importante per la nostra regione, sotto l’aspetto turistico e produttivo. Abbiamo una concentrazione di beni ambientali, culturali ma anche economici, fondamentali per lo sviluppo della nostra regione, che è uno dei fondamentali aspetti che ci mettono anche in risalto, quindi andiamo a intervenire in un’area dove l’equilibrio tra produttività e ambiente è stato raggiunto con 30 anni di sacrifici e di lotte, di concertazione. Oggi avevamo un documento unitario controfirmato da tutti i quattro sindaci, dal presidente della Provincia e dall’assessore regionale e con questo emendamento andiamo a ridiscutere l’assetto di rappresentanza all’interno di questo ente.
Facciamo una grave lesione al diritto di queste istituzioni e per questo rimarchiamo fortemente l’antidemocraticità di questa legge. Ma non sono contrario alla rappresentanza delle associazioni di qualsiasi natura — ambientaliste, produttive ecc. — ma siccome sono tante non se ne possono estrarre due, non sapendo quali criteri di scelta siano stati formulati, su un numero immenso di rappresentanze di tutte le istituzioni e di tutte le associazioni. Questo è uno degli aspetti per cui chiedo che venga rivista questa composizione e mantenuta quella che le autonomie locali ci hanno consegnato in maniera unitaria e concreta.
Ho anche prospettato una soluzione per superare questo problema di rappresentanza, che poi rimette alle istituzioni di programmazione — che sono la Regione e la Provincia — il compito di risolvere questo problema, nominando i loro rappresentanti, uno per le associazioni ambientaliste e uno per le associazioni degli agricoltori. Si supererebbe questo aspetto, non si creerebbe un disequilibrio rispetto al punto raggiunto con la concertazione e si rimetterebbe mano alla soluzione della gestione con lo statuto dell’ente, per dare a tutti la possibilità di partecipare attivamente alle decisioni e alla vita di questo ente parco fondamentale per lo sviluppo del turismo e dell’economia della nostra regione.
Rivolgo un forte invito alla maggioranza a rivedere alcuni punti, che poi sono scaturiti negli emendamenti che, se verranno accolti, potrebbero vedere anche un nostro diverso atteggiamento nel prosieguo della votazione. Altrimenti mantengo ferma la netta contrarietà a questa norma per i motivi indicati. Invito anche gli altri colleghi che erano presenti in Commissione e che oggi prendono conoscenza dell’atto e possono dibattere, a partecipare tutti questi momenti di critica e soprattutto di contrarietà, per far sì che qualcuno possa rivedere le sue posizioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Alcune brevi considerazioni su questa legge che da tempo era stata annunciata. Sono anni che si discute di questo problema e di questa legge che nel suo iter procedurale si è fortemente appesantita, “imbastardita” e soprattutto anche in virtù delle audizioni fatte in Commissione contiene una forte lesione della struttura che la Costituzione prevede. Mi riferisco al fatto che i Comuni, che sono poi i controllori del territorio, i manutentori del territorio, non vengono presi in considerazione, vengono chiamati in Commissione, vengono auditi e le istanze costituzionalmente previste non vengono assolutamente recepite da una Giunta e soprattutto da una maggioranza che in Commissione ci ha fatto assistere a scene alquanto ridicole. Lo scambio che è stato fatto — “mettiamo dentro il consiglio direttivo il membro delle associazioni ambientaliste”, “no, non va bene”, poi una parte politica dice “sì, va bene se mettiamo dentro anche quello dei coltivatori diretti” — è una cosa veramente ripugnante. Avete fatto una mercificazione in Commissione, abbiamo assistito a delle scene ridicole: la sinistra più radicale vuole il membro delle associazioni ambientaliste e la Margherita dice “va bene se mi dai il membro della Coldiretti”. Ma siamo seri, siate seri nell’amministrazione della cosa pubblica! Poi si dice “perché non un rappresentante del mondo economico, visto che lì di agricoltura se ne fa molto poca mentre invece di economia, soprattutto di turismo, se ne fa molto di più?”. Perché non un rappresentante degli albergatori o della Confcommercio o dei cacciatori? Di cosa vogliamo parlare?
Una proposta seria che prevedeva un membro per ciascun ente rappresentato, quindi quattro Comuni, più la Provincia e la Regione noi l’abbiamo presentata. Si prevedeva, sulla scorta di quanto chiesto dai Comuni, che la presidenza ruotasse ogni due anni a favore dei Comuni che sono i veri attori protagonisti del territorio e prevedeva la funzione di controllo e di indirizzo da parte dei due membri espressione della Provincia e della Regione. Quello sarebbe stato un modo serio di operare nel rispetto delle istituzioni e della Costituzione, mentre invece voi avete mercificato tutto, con un atto di imperio avete deciso qual era la linea, avete accontentato chi urlava di più per cercare di far quadrare un cerchio che in questa maggioranza è sempre più difficile far quadrare. Questo è il risultato: un “papocchietto”, una legge che scontenta tutti, che non tiene conto delle esigenze del territorio, che ci vedrà costretti ad affiggere manifesti e questo scambio che avete fatto in Regione lo faremo conoscere ai cittadini, che vi giudicheranno fra quattro anni e noi siamo felici di questo metodo che utilizzate per governare la Regione Marche, perché sicuramente il nostro consenso non potrà altro che crescere: in un anno abbiamo recuperato già il 9%, ma certo è che da cittadini non possiamo non denunciare questo modo che sicuramente svilisce un territorio importante come quello regionale, segnatamente come quello della Riviera del Conero.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Dispiace vedere come, tutto sommato, nell’ambito della Commissione ci fosse una comunione di intenti per ciò che concerneva il merito di questa proposta di legge. D’altronde la trasformazione del consorzio in ente trovava d’accordo la minoranza che condivideva il merito, il fatto di dare un’identità diversa, strumenti diversi a un soggetto che deve operare sul territorio in modo più efficace. Dispiace di vedere che la divisione c’è nel momento in cui si va a parlare di rappresentanza, degli strumenti con cui operare. La rappresentanza è un fattore troppo importante nel momento in cui si parla di territorio. Nel momento in cui c’è il coinvolgimento sia di enti territoriali come i Comuni, la Provincia e la Regione e nel momento in cui si vogliono inserire anche altri soggetti che di per sé rappresentano uno spaccato della società e si fa una scelta ben precisa di questi soggetti, le perplessità aumentano ulteriormente e i timori altrettanto.
Ecco perché a un certo punto si inasprisce il contenuto e il tono, che all’interno della minoranza è sempre stato costruttivo. Il tono diventa più aspro nel momento in cui vediamo fare una scelta troppo netta in termini di coloro che devono collaborare o integrare questo direttivo. L’impressione è che si voglia ancora una volta cerare un centro di potere, un centro di interessi forte, all’interno del quale debba essere certo e non modificabile il controllo dell’ente.
Nel momento in cui c’è la volontà di creare questo tipi certezza politica, allora le perplessità aumentano, così come le paure e la nostra contrarietà ne è la diretta conseguenza.
Ecco perché non possiamo trovarci d’accordo nel momento in cui vengono disattesi gli indirizzi degli stessi Comuni che andranno a far parte di questo ente. Tra l’altro anche il Comune di Camerano, che purtroppo non entra nel novero dei Comuni di centro-destra, ma che di fatto ha dato un indirizzo chiaro in termini di rappresentanza, in termini di rotazione di rappresentanza ai vertici di questo ente. Ecco perché riteniamo che siano stati disattesi alcuni interessi importanti di questo ente e che siano stati privilegiati interessi più di carattere politico. E’ assolutamente grave, non eccepibile da parte della minoranza. Ecco perché alcuni emendamenti chiedono di invertire questa che è una rotta che non fa gli interessi del parco, non fa gli interessi del territorio, non fa gli interessi dei cittadini.
Ecco perché potremmo raddrizzare questo cattivo indirizzo, inserendo un altro spaccato della società. Le categorie che prima il collega Bugaro ha indicato non possono essere comunque escluse.
La nostra posizione è assolutamente contraria, non nel merito, ma agli indirizzi e agli strumenti di cui si vuol dotare questo ente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Vorrei soltanto brevemente ricordare che non sempre da questo Consiglio escono atti amministrativi ma escono anche provvedimenti legislativi, come in questo caso. La legge non può essere fatta per discriminare categorie di cittadini, di enti o soggetti. Noi, con questa legge discriminiamo, perché facciamo delle scelte di alcune associazioni rispetto ad altre. Questo è un errore gravissimo, già accennato da alcuni colleghi che vorrei evidenziare ancora una volta e che non ci porta certamente a fare una bella figura nei confronti del nostro elettorato.
O non entriamo per nulla in questa indicazione e sarebbe la cosa migliore, fermandoci ai livelli istituzionali più importanti, oppure dobbiamo considerare tutte le categorie. Non andiamo a discriminare ulteriormente dicendo “gli agricoltori sì, gli ambientalisti sì, i cacciatori no”. Non si sa perché i cacciatori no, dato che il cacciatore è l’unico soggetto che conosce veramente il territorio ed è l’esperto in materia faunistica. Non riesco a capire questa discriminazione. Quindi non facciamo leggi discriminatorie lasciando spazio a ricorsi che porterebbero la Regione dinanzi all’autorità giudiziaria a rivedere le posizioni già prese.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Mi fa piacere intervenire alla presenza del Presidente Spacca, perché secondo me su questa proposta di legge si ravvisa l’atteggiamento di questa maggioranza nei confronti del territorio, nei confronti dei portatori di interessi di questa regione, nei confronti soprattutto del rapporto e della correttezza del rapporto con gli enti locali. Ricordo le grandi, importanti e condivisibili parole che il Presidente Spacca fece al momento dell’insediamento, quando parlava di sobrietà nell’azione della Giunta e di questo Consiglio, della concertazione come strumento per arrivare alla regolamentazione dei rapporti, degli interessi e della difesa di alcuni valori importanti come quello dell’ambiente, di questa regione e anche la ricerca di convergenza con la minoranza, che è rappresentanza totale del contesto dei cittadini di questa regione.
Questa legge in pratica calpesta sostanzialmente tutti questi principi enunciati. Debbo dire che calpesta anche l’onorabilità e la rispettabilità dei componenti della Commissione, in quanto lei, assessore Amagliani, è venuto in Commissione a dire che teoricamente era stato raggiunto un accordo con gli enti locali, come affermò anche il presidente della Provincia di Ancona. Si diceva che il nodo del contendere della presenza delle associazioni ambientaliste fosse stato tolto proprio per trovare un accordo tra tutte le rappresentanze del territorio. Questo non è stato, è stato assolutamente calpestato, è stata calpestata la principale forma di concertazione, cioè l’accordo con gli enti locali. Io non le voglio fare un’accusa assessore, dico soltanto che mi sarei comportato diversamente: nella vita mi comporto diversamente e nei confronti dei temi sui quali ho raggiunto un accordo e addirittura faccio delle enunciazioni in un consesso pubblico qual è la Commissione, ho poi il massimo rispetto. Invece no, qui tutto quello che era stato addirittura scritto — la proposta di legge che è venuta inizialmente in discussione nell’ultimo Consiglio prevedeva una forte responsabilità degli enti locali, dei sindaci che sono i veri tutori degli interessi del territorio — è stato ribaltato. Noi abbiamo una elezione diretta del sindaco, abbiamo la rappresentatività, da parte del sindaco, di tutti gli interessi del suo comune. Non era logico mettere nel consiglio di amministrazione portatori di interessi particolari, squilibrando la rappresentatività. Se pensate che stiamo ragionando senza buon senso, ditecelo pure, però mi sembra molto difficile sostenere una tesi contraria dopo tutte le affermazioni che sono state fatte.
Devo dire che noi abbiamo cercato di rimediare presentando degli emendamenti, per trovare una soluzione condivisa, anche nella grande disponibilità dei sindaci che si sono messi in discussione, seppure avevano già uno strumento di gestione di queste aree qual era il consorzio dei Comuni che ha funzionato fino ad oggi, che ha rappresentato quelle comunità e gli interessi fino ad oggi, in modo anche ottimale. Ma siccome la politica ha bisogno di spazi particolari, anche qui siamo andati a mettere mano per rompere gli equilibri, per dare problemi al territorio, per portare problemi nuovi al territorio. Questo è quello che state facendo e noi cercheremo di dirle queste cose su cui sarete chiamati a rispondere. Certamente abbiamo pochi mezzi e pochi spazi per poterlo fare, voi avete grandi poteri, controllate molta della stampa di questa regione, avete gli opinion-leaders dalla vostra parte, però non abusate di questi strumenti, perché poi vi troverete soli, in mezzo al deserto, fra non molto tempo.
La nostra proposta è di reintegrare una forte rappresentatività degli organi elettivi locali, quindi dei sindaci, escludendo tutti gli altri portatori di interessi che sono benissimo rappresentati nella comunità del parco che è prevista dalla nostra legislazione.
Avevamo tentato di compendiare una volontà dell’Amministrazione regionale di essere presente, anche se a mio avviso non era neanche così essenziale la presenza della Regione, nell’organo di gestione, ma se questo è un obiettivo strategico ritengo che possa essere anche condiviso, così come la presenza della Provincia. Nella prima stesura della legge avevamo raggiunto un accordo che era sostanzialmente condivisibile dal punto di vista dell’impostazione, seppure i sindaci chiedevano ulteriori garanzie per una loro maggiore operatività sul territorio.
L’opposizione di questa Regione si sente responsabile nell’agire e diciamo che di fronte a una vostra irresponsabilità, a un vostro esercizio pieno del potere che non ha eguali, ci metteremo certamente dalla parte di chi subisce questa legge per ricorrere contro e portare la difesa degli interessi dei marchigiani, dei cittadini di questi quattro comuni all’attenzione dell’opinione pubblica e anche della consulta, la quale si esprimerà sulla legittimità di quello che volete far passare, tra l’altro in un modo inopportuno, arrogante, che non ha eguali.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Più siedo in quest’aula, più ascolto i dibattiti di quest’aula, più mi rendo conto che le parole non hanno il senso che dovrebbero avere. Sentire le cose che anche adesso ho ascoltato, le affermazioni, le aggettivazioni che ho ascoltato — ”irresponsabile”, “inopportuno”, “arrogante” — mi fa un certo effetto. Non capisco perché relativamente a questa legge si sia usata tutta questa acrimonia che, peraltro, in me non esiste e non c’è mai stata, così come non c’è da parte mia su tantissime altre questioni. Ho l’impressione che davvero non si conosca — lo dico senza voler offendere — qual è il sistema dei parchi in questo paese. A chi ha avuto la bontà di chiedermelo, io ho fornito una tabellina in cui rappresento la situazione degli enti parco di tutta Italia. Siccome non mi piace nascondermi dietro un dito, ho proposto inizialmente che in questo ente, che sostituisce il consorzio — quindi iniziamo a ragionare su una situazione analoga a quelle di tutta la regione: San Marco, Simone e Simoncello e Conero — entrasse la Regione Marche, perché c’è una motivazione di fondo essenziale. La Regione Marche — anche questo caso anomalo in tutto il panorama italiano — è l’unico ente che finanzia per intero tutti i parchi regionali, siano essi enti, consorzi, riserve, oasi. Nessun altro ente mette una sola lira. Quindi, mi domando: è giusto o non è giusto che la Regione Marche entri a far parte come tutti gli altri, dell’ente parco del Conero? Penso di sì e su questo eravamo tutti d’accordo.
Presenza degli ambientalisti. I parchi in questo nostro paese nascono per interesse ed impegno diretto delle associazioni ambientaliste, tant’è che la legge 394 del 1991 prevede nei parchi nazionali la presenza dell’ambientalista. Per analogia abbiamo fattola stessa cosa. Negli altri due enti che esistono, c’è la presenza del membro indicato dalle associazioni ambientaliste. (Interruzione). Ho portato questa tabellina e ho dimostrato come in tutti gli altri enti d’Italia le associazioni ambientaliste siano presenti. Tant’è che anche nella nostra regione gli altri due enti prevedono la presenza delle associazioni ambientaliste.
Non è mica vero che si è scatenato un inferno. Nella concertazione che abbiamo fatto, c’erano due Comuni a favore e due contrari. Sono andato in Giunta in maniera molto salomonica e, considerato che ero interessato a ”portare a casa” il risultato “ente”, abbiamo licenziato la proposta togliendo questa previsione e assegnando alla Commissione e all’aula la possibilità di recuperare questa cosa. Il sottoscritto è stato talmente onesto dal punto di vista istituzionale, di non forzare nemmeno in Commissione, perché lei, consigliere Capponi, sa bene, perché era presente, che non sono venuto io a forzare in Commissione su questa questione, ma siccome deputata a decidere, alla fine, è l’aula, dall’aula è venuta questa proposta che ha anche creato i presupposti per il rinvio in Commissione. In Commissione è venuta un’altra proposta che non credo abbruttisca la proposta di legge, perché prevedere che le associazioni degli agricoltori — non della Coldiretti — a maggioranza, indichino un nome non credo che appesantisca o abbruttisca, anzi secondo me è un elemento in più di conoscenza, di competenza rispetto alla gestione complessiva. Quindi usare parole del tipo “irresponsabili” e altre, mi sembra davvero fuori luogo rispetto a quello che stiamo facendo. Le associazioni degli agricoltori non sono presenti in tutti gli enti d’Italia, ma in molti enti d’Italia, tant’è che il sottoscritto ha accettato questa proposta perché la ritiene un momento di accrescimento anche della possibilità di ragionare su alcune questioni, perché nessuno vuol ragionare “contro” qualcosa ma “per” qualcosa e da questo punto di vista a me pare che stiamo facendo un buon lavoro.
Capisco l’accanimento politico, perché ho detto a tanti amici e non solo che probabilmente il sottoscritto nella politica ha raggiunto l’età del trattamento di quiescenza, nel senso che dopo 35 anni, probabilmente, non fa più per me, però davvero mi pare che alcune terminologie dovremmo lasciarle per argomenti che abbisognano, essi sì, di aggettivazioni forti. Su questo mi sembra che stiamo facendo un lavoro buono, tant’è che lo completiamo con la norma successiva che ci consente di approvare il piano del parco in tempi celeri, senza bloccare tutte le attività del parco.
Quindi mi pare che le due proposte collegate ci consegnino una merce ben fatta. Il sottoscritto non ha da pentirsi di alcunché, perché credo di avere rispettato le istituzioni fino in fondo, credo di avere svolto il mio lavoro di assessore fino in fondo. Ho fatto una proposta, l’ho concertata, l’ho mediata, l’ho assegnata alla Commissione, è arrivata in aula, l’aula ha fatto un emendamento, io personalmente sono d’accordo, perché lo ero fin dal primo momento ed è chiaro che oggi io difendo questa proposta che in qualche modo rappresenta la mia opinione fin dal primo momento.
Così sono andati i fatti, questa è la proposta che viene portata in aula.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa. Riprenderà alle 15.


La seduta è sospesa alle 13,30