Resoconto seduta n.35 del 04/07/2006
La seduta inizia alle 10,55


Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute n. 33 e n. 34 del 20 giugno 2006.

(Sono approvati)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 105, in data 22 giugno 2006, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Capponi, Brini, Bugaro, Cesaroni e Tiberi, concernente «Modifica della legge regionale 27 marzo 2001, n. 8 “Istituzione, organizzazione e funzionamento del Comitato regionale per le comunicazioni», assegnata alla I Commissione.
— n. 106, in data 29 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta: «Assestamento del bilancio 2006», assegnata alla II Commissione;
— n. 107, in data 29 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta: «Ulteriori modifiche alla legge regionale 24 dicembre 1998, n. 45 “Norme per il riordino del trasporto pubblico regionale e locale nelle Marche”», assegnata alla IV Commissione.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 24, in data 20 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta: «Legge regionale 6 agosto 1997, n. 52 modificata con legge regionale 12 maggio 2002, n. 7 “Adesione della Regione Marche in qualità di socio fondatore, all’associazione di diritto privato tra Regioni ed Enti territoriali che unitamente ad altre organizzazioni di carattere comunitario e/o nazionale si propone il fine di creare l’Euroregione Adriatica», assegnato alla I Commissione.
— n. 25, in data 27 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta: «Proroga per l’anno 2006 del programma degli interventi a favore dei giovani per gli anni 2001/2003», assegnata alla I Commissione;
— n. 26, in data 29 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta: «Integrazioni modificative della DACR 168/2005 – Piano regionale di edilizia residenziale (biennio 2004/2005)», assegnata alla IV Commissione.




Proposta di regolamento
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la proposta di regolamento n. 4, in data 29 giugno 2006, ad iniziativa della Giunta, concernente: «Regolamento per il trattamento di dati sensibili e giudiziari in attuazione del d. lgs. n. 196/2003 (art. 20, comma 2 e art. 21, comma 2)”» assegnato alla I Commissione in sede referente.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la mozione n. 87 dei consiglieri Procaccini, Bucciarelli: «Programma autostrade del mare».



Legge regionale promulgata
dal Presidente della Giunta regionale

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato la legge: regionale n. 7 in data 23 giugno 2006: «Modificazioni alla legge regionale 28 aprile 1994, n. 15, concernente: “Norme per l’istituzione e la gestione delle aree naturali protette”».



Deliberazioni inviate dalla Giunta regionale

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 682 del 9/06/2006: «Art. 29 della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al programma operativo annuale per l’anno 2006»;
— n. 711 del 19/06/2006: «Art. 29, comma 3, della l.r. 11 dicembre 2001, n 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 154 del 20 febbraio 2006”. Euro 10.000,00»;
— n. 712 del 19/06/2006: «Art. 25, comma 1, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 3 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2006 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato alla Regione Marche per la legge 17 maggio 1999, n. 144 e relativi impieghi” Euro 68.993,41»;
— n. 713 del 19/06/2006: «Art. 29, comma 2, della l.r. 11 dicembre 2001, n. 31 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2006 approvato con deliberazione della giunta regionale n. 154 del 20 febbraio 2006”. Euro 300.000,00»;
— n. 714 del 19/06/2006: «Art. 25, comma 2, della l.r. 10 febbraio 2006, n. 2 – Iscrizione di entrate derivanti da assegnazione da soggetti terzi per recuperi e iscrizione della relativa spesa”. Euro 89.757,21. Modifica alla deliberazione della Giunta regionale n. 154 del 20 febbraio 2003 – Programma Operativo Annuale per l’anno 2006».



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il Presidente Spacca.



Interpellanza (Rinvio): «Legge regionale sulla cultura» Favia (10)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 10 del consigliere Favia, che viene rinviata per assenza dell’interpellante.




Interrogazione (Svolgimento): “Procedura di mobilità a carico di n. 13 dipendenti del consorzio di bonifica dell’Aso, del Tronto e del Tesino» Castelli (430)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 430 del consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Relativamente all’interrogazione del consigliere Castelli, si informa che con nota del 4 maggio 2006 l'amministratore straordinario del consorzio di bonifica Aso, Tenna Tronto, nostro prot. 97197 del 09.05.2006, ha informato i Presidenti delle Giunte regionale e provinciale, dell'avvenuta attivazione della procedura prevista dell'art.24 della Legge 223/1991 e successive modifiche ed integrazioni.
Il servizio agricoltura, forestazione e pesca, in osservanza ai poteri di vigilanza ai sensi della LR 13/2004, ha chiesto una valutazione sulla corretta applicazione della norma all'avvocatura regionale, che nella nota di riscontro, del 01.06.2006 prot. n. 118419, ha sottolineato:
omissis ~........ la LR 12/2004 all'art. 3 prevede che la Regione promuova accordi con la Provincia per il «trasferimento di unità di personale in esubero» è opportuno procedere nel tentativo di favorire detto accordo per individuare il numero effettivo di dipendenti, con l'indicazione delle relative qualifiche, che la Provincia è disposta a ricevere secondo la disponibilità della propria pianta organica con riferimento alle professionalità individuate quale esubero nel POV del consorzio; per il personale che non può essere ricollocato presso la Provincia si potrà procedere ai sensi della L. 223/91 artt. 4 e 5.,,
Successivamente gli assessori regionali alle politiche agricole e del lavoro hanno convocato un incontro, che si è tenuto il 12 giugno 2006 preso la sede della Giunta regionale tra la Regione Marche, rappresentata dagli assessori Paolo Petrini e Ugo Ascoli, dai dirigenti Cristina Martellini, Mauro Terzoni, Sauro Brandoni, Gabriella Massacesi, e dai funzionari Daniela Del Bello e Ugolina Poeta, la Provincia di Ascoli Piceno (Vice Presidente Emilio Mandozzi), il consorzio di bonifica Aso-Tenna e Tronto (amministratore straordinario Olivo Soverchia e direttore Renato Del Papa) e le 0O.SS. FAI CISL Marche (Silvano Giangiacomi), FLAI CGIL
Marche (Mohammed El Asani), UILA UIL Marche (Delfino Coccia), FAI CISL AP (Alberto Andreani), FLAI CGIL AP (Stelio Bartolomei), RSA Consorzio FAI CISL (Andrea Pizi), RSA Consorzio FLAI CGIL (Marco Del Prete).
La complessità delle problematiche connesse alla gestione degli esuberi del personale del consorzio di bonifica, effetto della fusione di tre consorzi di bonifica, resa necessaria per il risanamento finanziario e l'equilibrio gestionale dell'ente, ha inevitabilmente comportato una serie di accordi propedeutici fra il nuovo consorzio e le Giunte, regionale e provinciale, tuttavia le intese a cui sono addivenute le parti devono essere rivisitate alla luce dell'adozione del POV da parte dell'amministratore straordinario.
Relativamente agli altri due quesiti, durante l'incontro tenutosi il 12 giugno u.s., convocato per esaminare le problematiche relative alla gestione degli esuberi del personale del consorzio, le parti presenti hanno convenuto di attivarsi fattivamente per addivenire ad un accordo tra consorzio e OO.SS, con l'assistenza tecnica della Regione, in ordine alla definizione degli esuberi, avendo come base di partenza il POV approvato dal consorzio e previa concertazione di criteri in ordine alla individuazione dei lavoratori in esubero e da trasferire alla Provincia di Ascoli Piceno.
Le parti inoltre, si sono impegnate a modificare eventuali provvedimenti adottati al fine di agevolare la definizione di un accordo e di stabilire il termine entro il quale addivenire ad un accordo nel 31 luglio 2006, fissando il primo incontro per martedì 20 giugno p.v. alle ore 9.00 presso la sede del consorzio a Pedaso. L’incontro è già avvenuto e ne è seguito un altro lo scorso 30 giugno, di cui ho verbale. Leggo il verbale, che può interessarci: “Oggi 30 giugno 2006 alle ore 15,30 si sono riuniti alla presenza del rappresentante della Regione Marche dott. Mauro Terzoni, dirigente servizio formazione e lavoro, il rappresentante della Amministrazione provinciale di Ascoli Piceno dott.ssa Camastra Serafina, l’amministratore straordinario del consorzio dott. Soverchia Olivo, il direttore ing. Del Papa Renato, le organizzazioni regionali, provinciali e le RSA. Le parti convengono quanto segue: A) verranno trasferiti all’Amministrazione provinciale di Ascoli Piceno n. 10 dipendenti così riepilogati”, e seguono i nomi. Poi: “B) Si conviene che i trasferimenti del personale avverranno dal 10 luglio 2006 e si concluderanno entro il 30 ottobre 2006 in coincidenza con la conclusione della campagna irrigua; C) Relativamente alla posizione di ... — e si fa il nome di un’altra figura — le parti concordano che ove dovesse essere trasferita in via definitiva presso l’autorità di bacino della Regione Marche la Provincia di Ascoli Piceno si impegna ad assorbire una ulteriore unità del consorzio di bonifica con qualifica di operaio”.
Questo verbale è stato sottoscritto e condiviso da tutti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Guido CASTELLI. Questa non è la prima volta che il consorzio di bonifica del Tronto in particolare, ora fuso con il Tenna e con l’Aso, compare nelle discussioni del Consiglio regionale, perché a ben vedere — mi riferisco anche a quanti non hanno partecipato alla precedente legislatura — la vicenda del consorzio di bonifica ha assunto dei caratteri veramente di paradigma negativo dal punto di vista amministrativo, perché credo che si siano succedute nel tempo delle vicende degli episodi che consentono oggi di poter dire, se mi è consentito un pizzico di ironia, che davvero, relativamente al consorzio di bonifica abbiamo raggiunto il massimo del minimo.
La vicenda trae spunto dalle passività importanti, significative di questo ente, che fa parte di quella congerie di enti che già da tempo sono oggetti di ponderazioni e valutazioni da parte della maggioranza circa la praticabilità o meno di una loro soppressione, perché c’è un dibattito ormai decennale da questo punto di vista, dibattito che non ha ancora, tutt’oggi, consentito di enucleare una proposta da parte del governo regionale, ma nel frattempo che le discussioni si susseguivano ad Ancona nel territorio succedevano strane cose. Pensate che queste morosità portarono, non più tardi di tre anni fa, l’Enel a interrompere la fornitura di energia elettrica, successivamente lo stesso riscaldamento fu interrotto proprio perché l’ufficiale giudiziario bussava alle porte di questo ente e i dipendenti erano costretti addirittura — lo dico senza nessun tipo di pietismo, senza enfasi particolari — a vivere all’interno di una struttura pubblica, tenuti a timbrare il cartellino, ma privi addirittura del sostegno del riscaldamento nei mesi freddi.
A un certo momento si arrivò addirittura a dover alienare la sede, fatto piuttosto atipico. Una struttura pubblica che per riparare le passività è stata costretta a vendersi la sede, a prenderne in affitto un’altra, poi l’amministrazione si è accorta che questa sede non poteva consentire l’accesso a una dipendente disabile che doveva raggiungere il posto di lavoro portata a braccia.
Queste sono alcune delle “perle” che hanno costellato la vicenda di un ente che, ad esempio, successivamente, fu autorizzato ad emettere un ruolo straordinario, che peraltro non è stato mai attivato. Insomma, un gran pandemonio che pensammo di poter risolvere in qualche misura attraverso la legge di fusione del 2004 che doveva segnare la fine di questo tormentone del consorzio di bonifica. In realtà così non è stato, proprio perché la nuova compagine qualche tempo fa ha pensato bene, valutata l’eccedenza di organico che in qualche modo funestava l’ente, addirittura di avviare una procedura di licenziamento di 13 dipendenti pubblici, e qui raggiungiamo un altro record, perché vedere un ente strumentale della Regione costretto ad attivare la procedura di mobilità e di licenziamento, ce n’è abbastanza per parlare di paradigma negativo di ciò che sarebbe bene non fare in relazione a quelle che sono strutture di tipo pubblico che, almeno fino a che la discussione regionale non raggiunge una valutazione diversa, esprimono una funzione di tipo pubblicistico.
Ero stato informato da alcuni dipendenti del consorzio di bonifica che in effetti, grazie anche all’opera, immagino, dell’assessore Petrini e credo anche dell’assessore Ascoli con cui avevo parlato, per lo meno l’ultima pagina, quella più grottesca, quella che doveva preludere al licenziamento di diverse unità di personale, è stata bloccata, con un accordo che altro non è che l’applicazione pedissequa di quello che stabiliva la legge che insieme votammo, più o meno a malincuore, perché un po’ tutti ritenemmo che le emergenze che nascevano dal consorzio di bonifica del Tronto imponessero comunque una valutazione ispirata a pragmatismo. E’ così che la legge 12/2004 prevedeva e prescriveva che la Provincia di Ascoli Piceno assorbisse il personale in esubero. Così sembrava non fosse, successivamente si è riportata, grazie anche all’opera dei sindacati, di uno in particolare, alla fisiologia prevista dalla legge la situazione del consorzio di bonifica che attualmente, dunque, dovrebbe, per lo meno per quanto riguarda il personale non dirigenziale, essere risolta nei termini che diceva prima l’assessore Petrini, il quale ha fatto menzione esplicita del verbale del 30 giugno che non ho motivo di ritenere non venga poi confermato. Valutavo il fatto che per la Provincia fosse presente il funzionario e non la componente politica, però veramente non ho alcun motivo per ritenere scritto con l’inchiostro simpatico questo verbale.
Si apre solo ora la vicenda ultima completata, evasa la quale si può dire che la partita del personale del consorzio di bonifica possa ritenersi chiusa, che è quella dei dirigenti. Rimangono, in effetti, fuori dall’accordo tre dirigenti in esubero. Anche per loro l’art. 3 della legge 12/2004 prevede comunque un automatismo di riassorbimento all’interno di strutture di enti territoriali diversi dal consorzio di bonifica, in particolare l’autorità di bacino interregionale del Tronto e per gli altri due si spera e si auspica — un dirigente dell’ex consorzio di bonifica del Tenna e uno del Tronto — che si possa celermente definire una vicenda che ha rappresentato sicuramente quanto di meno edificante si sia potuto ricordare, almeno nella storia recente della Regione. Ripeto, non è la retorica, non è l’enfasi che guida le mie parole, è invece la constatazione obiettiva di come, purtroppo, come dicevano gli antichi, mentre a Roma si litiga e si discute, Sagunto viene espugnata e mentre questa Regione ancora non è riuscita a trovare il bandolo della matassa per quanto riguarda la filosofia che la dovrebbe guidare in materia di consorzi di bonifica, nel frattempo le situazioni accadevano e, accadendo, producevano alcuni disastri amministrativi e finanziari che speriamo con la nuova compagine possano essere relegati, finalmente, nel passato.



Interrogazione (Svolgimento): «Registro tumori presso il dipartimento medicina sperimentale e sanità pubblica sezione di scienze igienistiche e sanitarie-ambientali dell’università di Camerino» Comi (440)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 440 del consigliere Comi. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In riferimento alla interrogazione in oggetto, si precisa quanto segue.
I rapporti tra l'unità operativa “Registro Tumori" dell'istituto di Igiene della Università di Camerino ed il servizio sanitario regionale, sono definiti dal paragrafo 2.2 - Centri Epidemiologici regionali specialistici - della D.G.R n. 866/2004 inerente l'istituzione ed organizzazione della rete epidemiologica della Regione Marche.
La D.G.R. n. 866/94, è esecutiva di quanto previsto dal punto 4b) del paragrafo 3.2.2.6.1 del piano sanitario regionale 2003-2006, approvato con delibera consiliare 97/2003, che prevede espressamente la creazione della "Rete Epidemiologica".
Nella citata D.G.R. n. 866/94, l'istituto di igiene dell'università degli studi di Camerino è formalmente identificato come uno dei cinque "centri epidemiologici regionali specialistici (CERS)" già consolidati ed operanti, che hanno sviluppato qualificate esperienze e competenze in campo epidemiologico in settori specifici della sanità pubblica. Nel stesso atto sono indicate, inoltre, le modalità con cui i CERS si inseriscono organicamente nella attività epidemiologica svolta nella regione Marche e coordinata tramite l'osservatorio epidemiologico posto all'interno della Agenzia regionale sanitaria.
Come citato nella interrogazione, dal 1998 al 2002, è stata attiva una convenzione onerosa tra l’Agenzia regionale sanitaria e l'università di Camerino.
Successivamente con D.G.R. n. 166/2003 è stato istituito un Centro di Osservazione regionale per i mesoteliomi (COR) presso il Dipartimento di Scienze igienistiche e sanitarie-ambientali dell'Università degli Studi di Camerino, che ha ricevuto nell'anno 2004, con DD. n 16/2004, un contributo regionale, pari ad Euro 30.987,41, per l'organizzazione di corsi dì formazione finalizzati al funzionamento della rete di rilevazione dei casi di mesotelioma. Sono stati, inoltre, assegnati e liquidati all'Università degli Studi di Camerino (per l'anno 2004 con DD.SAP. n. 31/2004 e per l'anno 2005 con DD.P.F. Sanità Pubblica n. 4/2005) per il funzionamento del COR, un contributo regionale complessivo pari ad Euro 60.000,00, finanziati con i capitoli di bilancio relativi all'attuazione dei progetti speciali di competenza regionale dell'allora Dipartimento Servizi alla Persona e alla Collettività e dell'attuale Servizio Salute: analogo contributo è stato previsto nelle proposte in fase di approvazione per l'anno 2006.
In merito alla problematica esposta dall'interrogante, si precisa, comunque, che è sicuramente interesse della Regione Marche continuare nell'opera di sviluppo e consolidamento della rete epidemiologica, secondo le indicazioni della D.G.R. n. 866/2004.
Tale interesse è ancor più rafforzato dalla necessità di adempiere agli accordi derivanti dall'intesa Stato-Regioni del 23/3/05 che, all'interno dell'allegato 2 - Piano Nazionale della Prevenzione, prevede la messa a regime degli screening oncologici per i tumori della mammella, cervice uterina e colon-retto. Lo sviluppo di tale programma necessita di una fase di verifica dei risultati che può essere raggiunta solamente attraverso la piena messa a regime del sistema di sorveglianza epidemiologica che deve essere garantito dalla rete epidemiologica delle Marche.
Nella messa a regime del sistema epidemiologico regionale troverà, certamente, adeguato spazio anche il Dipartimento di scienze igienistiche e sanitarie ambientali dell'Università degli Studi di Camerino, già formalmente operante secondo quanto previsto nella D.G.R. n. 866/04, sopra riportata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Francesco COMI. Mi ritengo soddisfatto della risposta puntuale dell’assessore. Ciò che premeva il gruppo consiliare e me era il riconoscimento formale di una attività istituzionale che sembrava trascurata, quasi dimenticata e che invece svolge un ruolo istituzionale molto importante nella nostra regione, un’attività che era stata introdotta nel lontano 1984 e poi negli anni confermata, consolidata attraverso sia riconoscimenti formali — le convenzioni, i contributi — sia anche attraverso attestati e riconoscimenti internazionali e nazionali di merito, ma soprattutto il riconoscimento di un lavoro che dal punto di vista statistico e scientifico era stato utile alla comunità marchigiana.
Malgrado tutti questi riconoscimenti, dal 2003 l’attività del centro tumori aveva esaurito un rapporto formale con le istituzioni regionali e quindi si temeva che a questa interruzione corrispondesse una scelta politica consapevole.
Cosi non è, le rassicurazioni dell’assessore, la coerenza della sua impostazione con un progetto regionale sanitario e con anche un progetto sanitario, che è quello nazionale confermato dall’intesa Stato-Regioni ci rassicura.
Quindi credo non solo di essere soddisfatto, ma spero anche che questo registro che è nato da un’iniziativa provinciale, da un progetto di una Provincia circa 20 anni fa e che poi ha finito per assolvere a funzioni di dimensioni molto più ampie, possa trovare non solo riconoscimento ma anche una articolazione ed una organizzazione più adeguate alla sua missione.



Interrogazione (Svolgimento): «Ferrovia Fano-Urbino» D’Anna (380)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 380 del consigliere D’Anna. per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. L’argomento è già stato oggetto di un confronto sia con il consigliere D’Anna che con altri consiglieri.
recupero della tratta Fano-Urbino, parzialmente dismessa dall'utilizzo ferroviario, pur non rappresentando una priorità per la Regione Marche costituisce un'opportunità per il territorio.
Infatti la Regione si sta adoperando da diversi anni per il recupero: sia attraverso l'affidamento alla società Sviluppo Marche di uno studio di fattibilità relativo al ripristino della tratta per l'utilizzo ferroviario o in alternativa per altri usi legati al trasporto (tramvia, pista ciclabile...>, sia attraverso la richiesta inoltrata lo scorso anno alla Rete ferroviaria italiana (RFI) di avere in comodato d'uso l'intero compendio delle aree ferroviarie della tratta Fano-Urbino, allorché la società espresse la volontà di alienare al pubblico incanto il bene dismesso. RFI non ha risposto a tale richiesta e pertanto appare prematuro pensare alla riapertura a breve termine della tratta ferroviaria, il cui utilizzo richiede opere di consolidamento, demolizione di opere, rettifiche di tracciato e, non ultimo, il reperimento di un gestore della linea.
Attualmente non risultano utilizzabili né le risorse economiche di società come la Quadrilatero, a maggioranza ANAS, in quanto la stessa opera sulla viabilità e i finanziamenti sono stati deliberati dal Cipe, né i fondi europei del programma Interreg III A, in quanto tale programma non opera direttamente sulle infrastrutture.
La Regione, a firma congiunta degli assessori alle Infrastrutture e ai trasporti, ha presentato richiesta d'intervento al capo di stato maggiore dell'Esercito per affidare al reggimento ferrovieri sia il ripristino che l'esercizio della linea. Tale richiesta, alla quale ancora oggi non abbiamo avuto risposta, ha l'obiettivo di riportare la linea ferroviaria ad una rinnovata operatività e consentire al reggimento ferrovieri di dotarsi di una linea dove poter esercitare le attività di addestramento ferroviario.
Inoltre, per fornire chiarimenti, si è suggerita l'opportunità della costituzione di un tavolo tecnico presso lo stato maggiore al quale potrebbero partecipare oltre all'Amministrazione regionale, anche la Provincia di Pesaro Urbino e l'associazione Ferrovia Valle del Metauro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Giancarlo D’ANNA. Da quando ho presentato l’interrogazione, grazie a Dio, qualche movimento in più c’è stato, nel senso che ci siamo incontrati con l’assessore, con l’associazione che da diversi anni sta spingendo per il ripristino di questa linea ferroviaria.
L’assessore ha detto che non è una priorità. Io invece credo che sia una priorità il recupero di una ferrovia, perché il recupero, in alcune realtà non solo italiane ma anche estere, dove non ci sono ferrovie, dove non c’è una vera, valida alternativa al traffico su gomma delle ferrovie o comunque delle metropolitane leggere vengono costruite o recuperate.
Non è un caso che ho citato la Merano-Malles — tra l’altro c’era anche il dirigente del servizio durante quella visita che abbiamo fatto — che è proprio una linea ferroviaria che ha le stesse identiche caratteristiche della nostra, sia per quanto riguarda la lunghezza della ferrovia, sia per quanto riguarda il fatto che anche quella era stata considerata un ramo secco e oggi, invece, la testimonianza di 3.000 utenti al giorno ci dice che quella sfida è stata vinta.
E’ vero che la Provincia di Bolzano ha più risorse di quelle che possono avere altre realtà, altri enti sul nostro territorio, ma è altrettanto vero che se si vuole contribuire a ridurre con forza il problema delle polveri sottili, del traffico che ormai sta congestionando non solo le strade comunali, provinciali e nazionali ma anche le autostrade, credo che questa sia una validissima alternativa, quindi deve necessariamente diventare una priorità, non solo nella provincia di Pesaro e Urbino. In quel caso particolare ci sono più motivazioni legate a un pendolarismo che esiste già tra l’entroterra e la costa. Abbinato a questo c’è l’università di Urbino, che è un punto di attenzione, un punto di frequentazione non solo degli studenti ma anche dei turisti. Parlare di pista ciclabile come sostituzione alla ferrovia mi sembra abbastanza simpatico ma non sta né in cielo né in terra, nel senso che poi, comunque, se un’operazione deve essere fatta su una pista ciclabile, anche lì i costi sarebbero enormi e non credo che siano giustificabili per una pista ciclabile, quando invece c’è una struttura.
Teniamo presente che ci sono dei tratti che ancora oggi vengono percorsi saltuariamente dall’associazione con dei piccoli mezzi che comunque sono in discrete condizioni rispetto a quello che è stato detto. E’ vero che rispetto al passato problematiche tipo passaggi a livello possono essere ovviate, perché l’esperienza vissuta proprio in quel sopralluogo che abbiamo fatto per la ferrovia Merano-Malles ha confermato che oggi la tecnologia consente di non far perdere tanto tempo agli automobilisti che si trovano a dover affrontare una ferrovia. Anche dal punto di vista dell’inquinamento da rumore oggi esistono dei sistemi — nella Merano-Malles vengono utilizzati questi motori diesel elettrici che sono silenziosissimi — idonei su cui credo bisogna necessariamente puntare. Quindi trasformare quello che può essere considerato il sogno di un ripristino della ferrovia in una vera e propria priorità, altrimenti fra qualche anno ci troveremo ingolfati da tutte le parti.
Credo che la politica debba avere anche il coraggio di guardare al futuro, non all’immediato, altrimenti i nodi verranno al pettine tutti insieme e visto che la provincia di Pesaro e Urbino, anche dal punto di vista della viabilità è già penalizzata, sia per quanto riguarda le strade che vanno verso Roma, sia per quanto riguarda la stessa ferrovia Adriatica e per quanto riguarda le infrastrutture più in generale, credo meriti molta più attenzione. Questa è un’opportunità, vuol essere anche una sfida. Mi auguro che la nuova domanda che è stata posta, questa volta, mi sembra, finalmente anche all’organismo competente, faccia in modo di avere, nel breve, un incontro per verificare quell’ipotesi del genio ferrovieri, che potrebbe venire incontro a una riduzione delle spese.
Se su questo la Regione spingerà con forza credo che potremo, una volta per tutte, aprire un percorso che potrà portarci al recupero di questa ferrovia, sia per quanto riguarda gli utenti locali che i turisti.
Circa gli studi di fattibilità, so che in passato sono stati fatti. Credo che non siano stati molto approfonditi nei calcoli, penso che si possa spendere molto di meno rispetto a quello che è stato previsto in precedenza, ma la cosa più importante è crederci, quindi trasformare questa cosa in un impegno preciso da parte della Regione. Vedremo nelle prossime settimane, quando finalmente dovrebbe esserci questo incontro con il capo di stato maggiore.




Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Vorrei rivolgere un invito all’aula. Visto le particolari caratteristiche di questa giornata, chiedo di essere attenti a non perdere troppo tempo, anche perché in questi casi alla fine la fretta la fa da padrona. Per evitare di perdere tempo, metterei in votazione anche la seduta continua, in modo da poter arrivare a casa, ognuno di noi, in tempo utile per quello che ci sarà dopo.
Pongo in votazione la proposta di proseguire i lavori in seduta continua.

Il Consiglio approva




Proposta di legge (Discussione e votazione): «Testo unico delle norme regionali in materia di turismo» Giunta (81)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 81 ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Signori consiglieri, la proposta di testo unico in materia di turismo ha lo scopo di riunire in unico atto normativo le varie leggi regionali che attualmente disciplinano l’attività turistica nei suoi specifici settori, in maniera unificata e coordinata. Ai fini della semplificazione normativa è prevista l’abrogazione di 28 leggi regionali.
E’ da evidenziare, inoltre, che tale proposta si conforma ai principi di opportuna delegificazione delle norme e di una necessaria semplificazione dei procedimenti amministrativi. Tali criteri si pongono in linea con le aspettative di un turismo che, ormai riconosciuto come risorsa economica a pieno titolo, chiede alla pubblica amministrazione di uniformarsi ai principi di economicità, efficacia e pubblicità della propria azione.
Il testo unico tiene conto anche del mutato assetto istituzionale, dovuto: all’attuazione della legge regionale n. 10 (Riordino delle funzioni amministrative della Regione e degli enti locali nei settori dello sviluppo economico ed attività produttive, del territorio, ambiente e infrastrutture, dei servizi alla persona e alla comunità, nonché dell’ordinamento ed organizzazione amministrativa) che ha stabilito il passaggio di importanti e numerosi funzioni agli enti locali; in particolare, con la proposta in questione si intende concludere il processo di trasferimento delle funzioni alle Province e ai Comuni già stabilito dalla legge regionale n. 10/99; alla legge costituzionale del 18 ottobre 2001 di modifica del Titolo V, parte II della Costituzione che ha assegnato alle Regioni la competenza esclusiva in materia di turismo.
In considerazione della rilevanza dei suddetti aspetti ritengo che con l’approvazione rapida del testo di legge sul turismo si possa dare una particolare attenzione e un nuovo slancio al turismo in questa regione. E’ certo che questa regione ha bisogno del turismo per equilibrare la sua economia.
La Commissione ha avuto diversi incontri con il servizio e con il suo assessore ed ha esaminato gli emendamenti presentati dai consiglieri al fine di trovare, come poi è stato trovato, un equilibrio tra le varie proposte. Tutto questo però non è bastato per arrivare ad una celere decisione finale. Quello che più sconcerta è che tra i cento emendamenti depositati ve ne siano diversi presentati da Consiglieri che hanno i loro rappresentanti di partito in seno alla Giunta.
In particolare, per quanto concerne il Titolo I inerente l’organizzazione turistica regionale si evidenzia che la Regione, nella nuova organizzazione proposta, esercita le funzioni di indirizzo, promozione, coordinamento e controllo avendo cura di sostenere le iniziative turistiche locali di forte richiamo e di attrazione per il territorio di riferimento, nonché capaci di aggregare ed integrare prodotti ed offerte anche in ambito sovracomunale. A tal fine, la Commissione ha ritenuto di introdurre una riserva di una quota del fondo regionale destinata ad incentivare la presentazione di progetti in forma associata.
In questo contesto viene anche riconosciuto un rilevante ruolo delle Province alle quali sono affidate le funzioni in materia turistica relative alla valorizzazione del proprio territorio e al coordinamento dei punti di informazione ed accoglienza turistica, mentre ai Comuni è demandato il compito di assicurare l’informazione, l’assistenza e l’accoglienza turistica a livello locale anche mediante l’istituzione di punti di informazione e accoglienza turistica.
La proposta prevede la costituzione dei sistemi turistici locali, già previsti dall’articolo 5 della legge n. 135/2001 (riforma della legislazione nazionale sul turismo). La Commissione ha valutato la possibilità di riconoscere, oltre i sistemi interprovinciali, anche quelli intercomunali, sulla base dell’esperienza tratta dai servizi turistici locali già esistenti che hanno dato prova di eccellente capacità operativa. Il riconoscimento dei servizi turistici locali intercomunali è comunque collegata alla presenza di particolari peculiarità ambientali e territoriali, nonché di specifiche strutture turistiche ricettive, in grado di promuovere e qualificare l’offerta turistica. In considerazione di tale sistema, si è provveduto ad attribuire alla Regione il coordinamento dei sistemi turistici locali.
E’ previsto anche il potenziamento dell’osservatorio regionale del turismo con il compito di ricevere flussi di informazione e di provvedere alla loro organizzazione ed elaborazione. Questo organismo è uno strumento indispensabile per conoscere e controllare i fenomeni e le dinamiche della domanda turistica sui mercati nazionali ed internazionali in modo da attuare efficaci e mirate strategie di promozione, di marketing e di comunicazione del prodotto turistico regionale.
La proposta conferma il riconoscimento delle associazioni pro loco quali organizzazioni di promozione dell’attività turistica di base, apportando i necessari adeguamenti alla legge regionale n. 43/75 a seguito delle intervenute modifiche legislative ed organizzative.
Per quanto riguarda il Titolo II relativo alla disciplina delle strutture ricettive (alberghiere e all’aria aperta, extralberghiere), attualmente disciplinate dalle leggi regionali n. 42/94, n. 31/94 e n. 23/99, si è provveduto ad un’ampia delegificazione, alla semplificazione dei procedimenti amministrativi, alla revisione delle norme tenendo conto dell’evoluzione della tipologia delle strutture ricettive e della rinnovata domanda turistica. La proposta rimanda alla Giunta regionale la determinazione delle caratteristiche e delle tipologie delle strutture introducendo, in tal modo, maggiore flessibilità e capacità di immediata risposta, sul piano amministrativo, alle esigenze del settore turistico in continua evoluzione. Le Province continuano ad esercitare le funzioni amministrative relative alla classificazione delle strutture recettive alberghiere e all’aria aperta.
Allo scopo di qualificare ulteriormente le strutture ricettive e renderle fruibili ai turisti con bisogni speciali, l’articolo 19 della proposta di legge permette e di effettuare nelle strutture alberghiere e all’aria aperta gli interventi necessari per il superamento delle barriere architettoniche, anche in deroga degli strumenti urbanistici vigenti, nonché per l’adeguamento delle norme di sicurezza ed igienico-sanitarie e per migliorare qualitativamente le strutture ricettive. L’articolo 19 è stato predisposto tenendo conto della non idoneità delle nostre strutture alberghiere. La Commissione ha approvato, senza portare modifiche, il testo presentato dalla Giunta. Si evidenzia che l’imprenditoria della ricettività è la spina dorsale del turismo e per questo il governo regionale deve intervenire a sostegno del settore, come è stato fatto in passato e come l’assessore Agostini ha già annunciato di fare.
Innovativa è l’introduzione di uno specifico marchio di qualità per la riqualificazione del patrimonio ricettivo regionale la cui assegnazione è attribuita alle Province sulla base dei criteri che verranno stabiliti dalla Giunta regionale, sentite le associazioni del settore più rappresentative.
E’ da evidenziare, inoltre, che la Commissione ha ritenuto che l’individuazione di ulteriori tipologie aggiuntive delle attività turistiche in forma di impresa sia demandata alla Giunta regionale, previo parere della Commissione consiliare competente; tale procedimento è stato esteso anche alla disciplina delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative, in quanto trattasi di materie non disciplinate dalla legge in maniera espressa. E’ da sottolineare che sostanzialmente immutata resta, invece, la normativa alla casa per ferie e ostelli della gioventù, case religiose di ospitalità, centri di vacanza per minori e anziani, rifugi alpini e bivacchi fissi, esercizi di affittacamere, case ed appartamenti per vacanze.
Per quanto concerne l’offerta del servizio di alloggio e prima colazione, meglio conosciuta come bed and breakfast, vengono confermate le norme contenute nell’attuale legislazione.
Al fine di tutelare il turista nel caso vengano offerti servizi scadenti, riscontrate carenze nelle strutture o applicati prezzi superiori a quelli indicati nelle tabelle o nei cartelli prezzi, si prevede non solo la possibilità di presentare documentato reclamo ai Comuni o alle Province, ma anche l’obbligo di rimborsare il cliente nel caso il reclamo risulti fondato.
Per quanto riguarda, in generale, il Titolo III (professioni turistiche) e al Titolo IV (attività di organizzazione e di intermediazione di viaggi e turismo) la Commissione ha effettuato una verifica circa l’interazione con la normativa comunitaria e statale di settore, in quanto nella proposta di testo unico (presentato dalla Giunta regionale) sono state riportate disposizioni già contenute in leggi regionali precedenti che non potevano tenere conto della riforma costituzionale, oltre che dell’evoluzione della giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee.
Si è provveduto, inoltre, alla soppressione delle disposizioni relative al riconoscimento dei titoli di studio rilasciati in altri paesi dell’Unione europea da parte della Provincia, in quanto si tratta di materia di competenza statale (d. lgs. n. 319/1994). A tal fine è stato espressamente previsto il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti dai cittadini degli altri stati membri dell’Unione europea e per quelli degli altri stati in base alla normativa vigente. Anche le disposizioni riguardanti l’esercizio professionale nell’ambito dell’Unione europea sono state soppresse, dal momento che contiene un rinvio espresso ad una normativa nazionale attualmente oggetto di ricorso per inadempimento da parte della Commissione Europea. Tale normativa è stata, infatti, ritenuta lesiva del principio della libera circolazione delle professioni, con particolare riguardo all’esercizio della professione di guida turistica.
E’ da sottolineare per quanto concerne il Titolo IV che non sono state apportate sostanziali modifiche alle norme relative all’attività di organizzazione ed intermediazione di viaggio e turismo con particolare riferimento ai requisiti e obblighi delle agenzie di viaggio. Rispetto alla proposta presentata della Giunta, la Commissione ha comunque dovuto apportare le modifiche conseguenti all’entrata in vigore del d. lgs. 6 settembre 2005, n. 206 (Codice del consumo) che ha abrogato, tra l’altro, il decreto legislativo n. 111/95 recante attuazione della direttiva 90/214/CEE concernente i viaggi, le vacanze e i circuiti “tutto compreso”.
Il Titolo V (interventi regionali) prevede la disciplina per le concessioni dei contributi per le strutture e le attività turistiche e per quelli inerenti l’attività di assistenza tecnica, divulgazione ed animazione. I due articoli sono stati riformulati dalla Commissione, in analogia con quanto previsto per il programma annuale di promozione turistica. E’ stato introdotto un atto di programmazione annuale con il quale la Giunta, previo parere della Commissione consiliare determina gli obiettivi da perseguire e i risultati attesi, i soggetti beneficiari, le spese ammissibili, i settori di intervento, i tassi di contributo pubblico. La Commissione ha ritenuto che tale competenza venga “condivisa” con il Consiglio regionale, tenendo anche conto di quanto accade con altri strumenti di finanziamento. La modifica in questione si è resa anche opportuna in quanto la proposta contiene soltanto un riferimento generico ai soggetti, all’attività e alle strutture “potenzialmente” finanziabili. La Giunta regionale, pertanto, tenendo conto delle risorse disponibili, individua di volta in volta i soggetti beneficiari e il tipo di azione ammissibile a finanziamento. Anche le disposizioni inerenti la concessione dei contributi per le attività di assistenza tecnica, divulgazione ed animazione sono state modificate per individuare con maggiore precisione i soggetti beneficiari degli interventi, vale a dire i centri di assistenza tecnica delle imprese previsti dalla normativa regionale ed autorizzati dalla Giunta. A tal fine la Commissione ha espressamente previsto che nel programma annuale siano definiti gli obiettivi da perseguire e i risultati attesi, la tipologia e la misura dei contributi, le priorità di concessione dei contributi medesimi e i tassi di contributo pubblico. Per le procedure relative all’approvazione del programma è stato previsto il parere della Commissione consiliare competente, in quanto si è ritenuto opportuno che la competenza dell’atto in questione sia ugualmente “condivisa” con il Consiglio regionale.
Si evidenzia, infine, che il Titolo VI riguarda le disposizioni finanziarie, transitorie e finali.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Debbo subito lamentare la tempistica con cui questa legge è arrivata in Consiglio regionale e anche lo scarso coinvolgimento che c’è stato della Commissione. Non è un caso che poi sono venuti fuori tutti questi emendamenti.
Tra le altre cose, quando l’assessore Agostini è intervenuto in Commissione, disse testualmente “noi non abbiamo stravolto nulla, è venuta fuori questa esigenza di riordino”. Credo che arrivare quasi a metà luglio per avere riordinato alcune cose che già c’erano sia sconcertante, soprattutto in un momento nel quale il turismo sicuramente non vive uno dei suoi momenti migliori, ma anche durante le sedute della Commissione diverse volte è mancato il numero legale perché gli esponenti della maggioranza sono usciti, evidenziando un forte disagio nell’accettare la metodologia e il testo unico stesso.
Questo è un testo senza anima, anche perché parte con le finalità, dimenticandosi poi di occuparsi degli utenti o gli ospiti (“clienti” è un nome che mi piace poco). Ecco perché tra le altre cose ho presentato, insieme ai colleghi, un emendamento nel quale si dice che la tutela del turista veniva tenuta poco in considerazione, mentre penso che questo debba essere uno degli obiettivi primari.
Quindi niente di nuovo, mentre invece ci saremmo aspettati molto di più e di meglio, per combattere una concorrenza, italiana e straniera, agguerrita, come ho avuto modo di dire anche in Commissione. Ci sono nazioni come la Bulgaria che, pur non avendo il mare, vendono il loro lago come mare: una nazione fuori dal circuito dell’euro e che può anche permettersi di fare dei prezzi vantaggiosi rispetto a quelli che fanno altri paesi europei. Tenete presente che, ad esempio, l’Inghilterra ha tolto dai suoi cataloghi alcune realtà per mettere la Bulgaria.
Anche per quanto riguarda il discorso delle professioni turistiche, credo che non si sia puntato molto alla qualità. Addirittura si è discusso se gli animatori turistici dovessero o meno conoscere delle lingue straniere. Ormai diamo per scontato che in tutte le professioni l’inglese tutti lo conoscono, non si capisce perché un animatore turistico non debba conoscere una lingua straniera. Forse la Regione pensa che nelle Marche debbano venire solo ed esclusivamente gli italiani? Anche per quanto riguarda il discorso degli STL, che è stato forse uno degli articoli più dibattuti, credo che si sia puntato poco sul coinvolgimento forte del privato, anche perché questo era l’obiettivo primario della legge che istituiva gli STL. E’ evidente che un maggiore coinvolgimento del privato deve essere spronato, deve essere uno dei punti di riferimento, altrimenti rimane sempre il solito “carrozzoncino” che serve a poco se non c’è un intervento, anche consistente, del privato. Anche qui non c’è stata molta chiarezza, perché credo che il privato possa fare la differenza, al di là della scelta che poi viene fatta in modo definitivo.
Uno degli articoli più dibattuti e controversi è stato il 19 che prevede un aumento del 20%. Questo è uno strumento sicuramente utile se viene però utilizzato nel modo corretto, quindi qui delle garanzie ci devono essere, gli interventi vanno fatti ove è necessario, non vanno fatti dove non servono, però un adeguamento delle strutture, soprattutto per quanto riguarda il discorso dei disabili va fatto e anche da questo punto di vista abbiamo presentato degli emendamenti.
La riqualificazione è sicuramente uno degli elementi di punta del turismo marchigiano e non solo, quindi ben venga, però con un controllo efficace.
Ripeto, nella Commissione in più occasioni sono emersi dei disaccordi all’interno della stessa maggioranza, cosa che ha fatto sì che un consigliere, addirittura, pur votando la legge l’ha definita un timballo, però nella votazione non c’è stato assolutamente accordo.
Per quanto riguarda il marchio di qualità, può essere un elemento importante se però ha un attaccamento alla realtà delle cose.
Per quanto riguarda invece la rilevazione dei dati, direi che il sistema che è stato adottato fino ad oggi ormai è obsoleto. Come si fa a lavorare su dei dati quando questi dati arrivano a stagione inoltrata? Qui ci dovrebbe essere una rilevazione costante e continua. Oggi possiamo contare sulla tecnologia che ci consente, se volete anche in tempo reale di essere aggiornati sulle presenze, anche perché il mercato è così veloce e immediato che necessita di eventuali correttivi in modo immediato.
Nel complesso questa è una legge che credo non soddisfi nessuno, anche se si è cercato di accontentare tutti, però non dà un’impronta precisa e soprattutto credo che non sia accompagnata anche da altri interventi che poi consentono al turismo di riprendere vigore.
Ricordiamoci che il turismo classico è completamente cambiato, bisogna puntare molto di più sulle località dell’entroterra, creare una sinergia tra costa ed entroterra e non è un caso che prima abbiamo discusso anche la mia interrogazione sulla ferrovia Fano-Urbino, che vuol essere anche un esempio di questa sinergia.
Vedremo nel corso della giornata se i nostri emendamenti verranno accettati, perché credo che ce ne siano di interessanti, che possono correggere quella mancanza di attenzione e di coinvolgimento che c’è stata durante l’elaborazione del testo. Spesso la stessa Commissione è venuta a sapere informazioni dai quotidiani piuttosto che dall’assessorato competente. Quindi saremo qui presenti con molta attenzione con le nostre proposte che sono sensate, non vogliono assolutamente essere una sorta di ostruzionismo ma vogliono essere un reale contributo per il miglioramento di un testo che, così come è venuto fuori, sicuramente non ci soddisfa.

PRESIDENTE. E’ aperta la discussione. Ricordo a tutti i consiglieri che gli emendamenti sono stati tutti riclassificati numericamente e redistribuiti.
Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Dopo più di un anno ci troviamo a legiferare su un argomento molto importante, che riguarda un settore delicato che in questi anni ha visto diversi assessori impegnati su questo fronte, ma molto spesso le contraddizioni, le difficoltà incontrate e a volte anche i dati forniti dagli stessi uffici non erano veritieri rispetto all’andamento e alla situazione del turismo marchigiano.
E’ un primo atto molto importante, ma ancora una volta, come per il passato, si registra una non omogeneità da parte della maggioranza, e uno stato confusionale. Nell’ultima seduta abbiamo visto il presidente della Commissione Rocchi avere un diverbio con l’assessore al turismo, tanto è vero che si è chiusa la seduta senza legiferare e ancora una volta l’assessore ha prevalso nei confronti del Consiglio.
Se dobbiamo legiferare stando a un’impostazione della Giunta, bisogna che venga anche aperta una riflessione seria.
Ricordiamo che mancano in aula le imposizioni di Silenzi nei confronti dell’allora assessore Rocchi, che ancora una volta all’epoca abbozzava, incassava, mugugnava, però oggi dobbiamo dare ragione a Rocchi che nei confronti di quella pessima legge era stata fatta una legge ancora peggiore. Chi non ricorda i dibattiti, le discussioni tra Apt, Aptr, quando vi inventavate sigle con cui vi riempivate la bocca nelle riunioni con gli operatori? Oggi ci troviamo in una situazione in cui è sparita l’Apt, sparisce l’Aptr, non so cosa si inventerà per il futuro l’assessore Agostini per parlare di questi centri per il turismo.
L’unico dato certo è che Silenzi è stato molto bravo a smantellare tutti quegli uffici che lavoravano, che il buon Lidio Rocchi con tanta pazienza, dopo dibattiti, discussioni, concertazioni — è uno dei pochi a cui è rimasta ancora l’indole della concertazione — aveva costruito. Qui vediamo che si decide d’imperio e viene quindi a mancare questa concertazione.
E’ naturale, assessore, dire che il nostro turismo non avrà un grande futuro di fronte a questo stato confusionale che anche gli stessi dirigenti, funzionari, ma soprattutto gli operatori hanno di fronte. Non avendo più quei riferimenti, quei posti ove cercare di collocare o in cui impostare alcune problematiche, ci si trova in difficoltà.
Faccio una battuta. Lo scorso anno ero presente al Meeting di Rimini e in quello stand c’erano prodotti anche dell’Umbria. Se questo è lo spirito con cui andiamo in giro a far sì che i nostri prodotti vengano messi in mostra nelle varie fiere, certamente non abbiamo un lungo respiro. Richiedo quindi una maggiore attenzione, soprattutto quando i prodotti vengono esposti. Tanto è vero che in quello stand ho trovato una persona che conosco molto bene con cui avevo rapporti politici personali con il padre e gli ho detto “qui vedo poche Marche e molta più Umbria”. Mi ha risposto “Non dipende da noi ma da chi ci dà gli indirizzi”. Quindi le fiere e la promozione bisogna seguirle e andare a vedere cosa c’è negli stand. Questo è un esempio banale ma significativo di come a volte viene sperperato o utilizzato male il denaro della Regione Marche.
Quindi, assessore, oggi ci troviamo, speriamo, alla fine di un iter che dovrà portare chiarezza. Chi la conosce sa che lei è una persona determinata, concreta. Oggi c’è un’altra vittima che si chiama Aptr. Speriamo che nel giro di due anni non si cambi assessore e non ci si inventi qualcos’altro, sempre a danno non solo degli operatori ma della stessa nostra comunità, perché è da sciocchi non rendersi conto che noi non abbiamo più quel turismo dei famosi tedeschi che venivano per 20 giorni, delle stesse famiglie che venivano da fuori per due settimane. Oggi c’è un turismo, quando va bene, di una settimana da parte di chi viene da fuori e soprattutto c’è un turismo del venerdì, sabato e domenica. Bisogna allora che anche noi cambiamo, a livello regionale, strategie, perché se oggi persone optano per la Croazia o altre zone, lo fanno solamente per un fatto strettamente economico, perché le nostre zone sono le migliori in assoluto del mondo, sotto tutti gli aspetti. Noi abbiamo tutto. Bisogna quindi valorizzare la nostra regione seriamente, non organizzare uno stand, pensando che così arrivi un milione di turisti tedeschi. Ecco quindi che dobbiamo cambiare politica.
Siccome lei è sempre molto attento, assessore, le dico che questa non è una sterile polemica o un j’accuse al suo assessorato. Prima c’era il duetto Rocchi-Silenzi che ha snaturato tutta la legge che era condivisa anche dagli stessi operatori. Quella legge fu un fallimento e oggi ne prendiamo atto. Non vorremmo che la legge che voteremo oggi, fosse un palliativo per gli operatori per cui quando andremo a tirare le somme il bilancio sarà sempre rosso, perché truccare le cifre delle presenze è molto facile e fornire i dati è ancora più facile. E’ difficilissimo avere un censimento a livello istantaneo sulle presenze, anche se c’è un’ottima organizzazione. Cominciamo allora a fare una attenta analisi su chi veramente frequenta le Marche, non su chi, straniero, sta comperando terreni o abitazioni nelle Marche, perché quelli sono ormai cittadini acquisiti delle Marche. Magari, in quelle zone lavorare con dei maneggi, facendo venire gente dall’Inghilterra. Gli stessi operatori hanno difficoltà non solo a far venire la gente ma anche a recepire quelle somme che la Regione dice di stanziare e per avere le quali devono prima fare il mutuo, andare in banca, ricevere i soldi, sperare che prima o poi qualcuno faccia la graduatoria, mandi i soldi. C’è gente che investe in prima persona e a volte non ha nemmeno il supporto della Regione Marche, l’assistenza necessaria. Quindi, prima di parlare di far venire la gente, organizziamoci veramente, perché noi siamo una regione con una potenzialità molto grande: vengono tedeschi, inglesi, da tutte le parti del mondo, però domandiamoci perché, oggi, molti marchigiani vanno in Croazia e non fanno più quella meritata settimana di ferie nella propria zona o nello chalet della spiaggia della loro città.
Non facciamo più questi forum, questi incontri, perché la gente va a casa con ancora maggiore confusione. Cerchiamo di essere concreti, semplici, far capire alle persone quello che è necessario, quello che serve. Noi abbiamo la costa adriatica che è la migliore in assoluto, perché ha sabbia, ghiaia, roccia. Aiutiamo veramente questi operatori, investiamo sotto questo aspetto, non con parole, con forum, con convegni e poi nella sostanza si partorisce una leggina che crea difficoltà a tutti.
C’è un po’ di stato confusionale nella maggioranza, perché in questi sei anni è la terza volta che ci troviamo a discutere di questo argomento. Un fallimento reale c’è su questi aspetti.
Noi siamo disponibili a collaborare per migliorare. Vi sono diversi emendamenti, speriamo che la maggioranza sia così intelligente da accoglierli, perché quando si parla di turismo, non è né di destra né di sinistra, quando si parla di crescita e di sviluppo delle Marche non sono né di destra né di sinistra. E’ interesse di tutti. Quando c’è l’interesse di tutti occorre il buon senso da parte di tutti, non chiudersi a riccio dicendo “questa è la proposta, o si vota o non si fa niente”, perché così si è messo in difficoltà anche gli stessi rappresentanti della sua —penso, ancora — maggioranza, assessore. Se Rocchi mi vuol correggere, mi corregga.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Da questi primi interventi mi pare che si siano evidenziate due posizioni, due dichiarazioni che forse non hanno tanto a che vedere con la legge in quanto tale. La prima che è stata evidenziata poco fa è la differenza di impostazione tra quanto la Giunta e l’assessore avevano proposto e quanto la Commissione e il Consiglio avrebbero voluto modificare. E’ normale che questo avvenga: sta al ruolo politico essere in grado di svolgere questo compito o pretendere di svolgerlo. Quindi se questo problema si è evidenziato anche all’interno di questa legge, non è un problema che riguarda solo questa legge ma tutte le leggi. Forse il problema è quello di capire qual è il ruolo politico anche del Consiglio e su questo penso sia opportuno che facciamo tutti una riflessione, perché effettivamente questo problema esiste.
L’altra cosa riguarda invece questa legge. Dagli interventi che si sono succeduti mi è sembrato di capire che forse si è fatta u pochino di confusione fra la legge in quanto tale e le azioni che da parte dell’assessorato al turismo, del servizio turismo dovrebbero scaturire perché questa legge possa trovare effettiva realizzazione. Quindi oggi dobbiamo esaminare la legge e se riteniamo che sia fatta bene, poi dovremmo stare attenti a che le azioni o i finanziamenti che verranno messi nel servizio turismo e nel settore turismo siano tali che questa legge, che io ritengo positiva, possa trovare effettiva concretizzazione.
Ma al di là di quelle che potrebbero essere state le difficoltà all’interno della Commissione, tra Esecutivo e Legislativo, trovo che vi sia stato un gran lavoro da parte della Commissione. So che sono stati fatti tantissimi incontri, ad alcuni ho partecipato anch’io. Il fatto stesso che siano stati presentati tanti emendamenti non è un aspetto negativo ma è la volontà, anche da parte dei consiglieri, quando gli emendamenti non vengono presentati solo per difendere interessi particolaristici, di poter intervenire su un argomento che ritengo di grandissima importanza. Su questo esprimo giudizio positivo. E’ vero che forse sarebbe stato opportuno che fossimo arrivati a questo punto qualche mese fa, ma è anche chiaro che i termini esecutivi di questa legge, anche se fosse arrivata qualche mese fa, non sarebbero stati sicuramente per questa stagione turistica ma per quella successiva. Quindi il fatto che ci sia stato anche qualche ritardo, non credo che abbia danneggiato più di tanto. Far sapere e conoscere agli operatori turistici l’approvazione di una legge, già li avrebbe fatto guardare al futuro con una maggiore tranquillità, sapendo che su questo settore si stava lavorando.
Do quindi un giudizio positivo su questa legge, per il fatto che ci sia una legge quadro, per il fatto che siano stata cancellata e riunita una materia legislativa che era distribuita in 28 leggi. Già questa è una grossa risposta per il settore turistico e non soltanto per il settore turistico, nel momento in cui le imprese artigianali, industriali, le aziende, le strutture, gli enti locali ci chiedono non soltanto, come spesso pensiamo, finanziamenti che sicuramente sono necessari, ma di legiferare in maniera tale che le leggi siano poi facilmente applicabili, che consentano la sburocratizzazione, che consentano quel risparmio che riusciremo non a far attivare in termini economici, perché sappiamo che la situazione economica è quella che è, ma sicuramente un risparmio di tempo, il che significa anche risparmio in termini economici. Che sia stata fatta una legge quadro che racchiude quasi tutte le normative di carattere turistico e che abbia portato o cerchi di portare a una semplificazione, a una pura sburocratizzazione, quindi una maggiore chiarezza a questo settore, sicuramente è un fatto assolutamente positivo.
Abbiamo poi visto gli scopi che questa legge si propone. Probabilmente se li è posti sempre, e allora torniamo da capo: guardiamo se le azioni rispondono agli scopi che la legge si propone, perché per quanto riguarda i fini e gli scopi della legge, secondo me siamo assolutamente d’accordo. E’ il tentativo di mettere insieme nel settore del turismo non soltanto quello che è effettivamente soltanto turismo ma tutto un comparto vario, che poi va a confluire anche nel settore del turismo: parlo di agricoltura, parlo di prodotti tipici, parlo di piccole imprese, parlo di artigianato, parlo di cultura in particolare, parlo di paesaggio, parlo di territorio, di parchi, cioè tutto quello che va a influire su un discorso di carattere turistico. Tutto questo c’è nei fini e negli scopi di questa legge. Sarà difficile riuscire a mettere insieme i vari settori in maniera tale che tutti concorrano affinché questi scopi vengano raggiunti e non si continui a lavorare perché ognuno porta avanti il proprio settore a volte slegato dagli altri. E’ una dichiarazione che è stata fatta anche dal nostro presidente durante la campagna elettorale, quindi credo di non dire niente di nuovo, credo però di riaffermare un’esigenza che è stata già dichiarata e su questo il Consiglio dovrebbe effettivamente controllare e valutare che questo avvenga, perché la legge in questo senso è fatta bene.
L’altra novità che leggo all’interno di questa legge è il fatto che sia previsto un maggior ruolo delle associazioni di categoria. Potrebbe anche essere in forma minimale come qualcuno ha detto, ma è previsto e ci sono gli strumenti perché questo avvenga.
Ricordo alcuni anni fa, quando si è cominciato a parlare fortemente di turismo all’interno della Regione Marche e io rappresentato, in quel momento un ente locale: vi garantisco che gli enti locali c’erano tutti ma di privati ce n’erano molto pochi e secondo me anche perché purtroppo, in questa regione, per anni c’è stato chi faceva per loro. E’ quindi bene che le imprese private siano all’interno di questi strumenti, ma è bene che ci siano portando anche la loro competenza e il loro impegno. Non si può più pensare, come successo per qualche anno, che ci sia chi pensa per loro. Quando sono state tolte le aziende di promozione turistica io ho plaudito a tutto questo, perché è necessario che ci sia l’intervento pubblico-privato, ma è anche necessario che il privato cominci a capire che non c’è chi lavora solo per lui e il pubblico può arrivare fino a un certo punto ma non dappertutto. C’è necessità di maggiore presenza? Bene, però il fatto stesso che hanno mandato relazioni e che sono tati presenti alle audizioni, sicuramente fa capire che c’è stato un salto di qualità anche all’interno del settore privato, il quale ha capito che deve interessarsi fortemente insieme con l’ente pubblico, non c’è chi ne sa di più e chi ne sa di meno, si deve lavorare insieme, però non può essere che sia soltanto da una parte.
Così anche per quanto riguarda il ruolo di Province, Regione ed enti locali. Io trovo assolutamente opportuna la modifica fatta dalla Commissione, in cui i sistemi turistici locali sono stati lasciati un po’ più liberi rispetto a cinque in corrispondenza con le Province, anche perché a me è sembrato che se questo fosse successo, avremmo ripercorso la strada che abbiamo percorso fino ad ora, quindi prima 14 Apt, poi l’Aptr, poi 8 sistemi turistici locali, adesso sarebbero diventati 5. Insomma avremmo cambiato nome e numero ma non avremmo cambiato la sostanza. Credo che gli STL si debbano raccordare non per emettere due paesetti insieme perché non servirebbe a niente e sprechi di soldi non si possono fare, ma perché facciano la valorizzazione e l’accoglienza soprattutto rispetto a un prodotto e ad un’area territorialmente omogenea.
Qui si è pensato che il sistema turistico locale avrebbe avuto più potere se si fossero messi insieme 40 Comuni, con il rischio che i 40 Comuni e qualche soggetto privato non dialogassero e soprattutto non sapessero che cosa promuovere né che cosa accogliere. Allora è bene che i sistemi turistici locali siano liberi ma abbiano un prodotto specifico e un’esigenza specifica territoriale da poter promuovere, in maniera che sia più facile operare in questo senso.
Sono anche d’accordo rispetto alle strutture in deroga agli strumenti urbanistici vigenti. So che questo ha creato delle difficoltà, perché è vero che su questo potrebbe esserci anche una strumentalizzazione e un eccesso, però ritengo che sia effettivamente opportuno, tutto questo, anche per dare la possibilità alle nostre strutture di potersi adeguare e non soltanto per le barriere architettoniche ma perché veramente oggi le strutture non possono più avere una piccolissima sala di accoglienza e 50 camere: il cliente, il turista chiede anche altro, chiede anche servizi, quindi è bene che la possibilità sia data. Poi, naturalmente, bisogna verificare come questo 20% di cubatura in più potrà essere utilizzata e speriamo che sia utilizzata al meglio.
Io avevo presentato tre emendamenti. Il primo era rispetto a una richiesta che veniva dalle associazioni di categoria di carattere privato, quindi c’è grande sensibilità da parte mia nei confronti di queste associazioni, purché svolgano il loro ruolo, però ho visto che c’è un parere negativo anche degli uffici, quindi lo ritiro. L’altro era dello stesso genere. Il terzo all’art. 32 lo mantengo e se non è chiaro posso aggiungere un comma per chiarirlo. Praticamente richiede, da parte dei Comuni, un controllo molto più puntuale anche degli appartamenti dati in affitto, perché a volte succede che, proprio perché non c’è controllo né di struttura né di vettovaglie né di arredi, vengono dati in affitto garages o poco altro e siccome non tutti vanno a verificare quale appartamento prendono in affitto, magari si fidano di quanto viene detto o del fatto di trovare la descrizione nei depliant, credo che su questo sia necessario un controllo maggiore da parte dei Comuni, che riguardi non soltanto la struttura muraria ma anche gli arredi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Non vedo mai il male tutto da una parte e il bene tutto dall’altra, ma in questa circostanza vorrei dire che il turismo sostanzialmente, nelle Marche funziona, potremmo dire, con una battuta, “nonostante noi della Regione che arriviamo a fare una legge sulla programmazione il 4 luglio”. Evidentemente i presupposti sui quali si basa non sono del tutto negativi, altrimenti non funzionerebbe nulla.
Debbo però essere onesto: faccio parte della III Commissione che si è interessata di questa legge e debbo dire che la Commissione ci ha lavorato molto, ha apportato delle modifiche anche sostanziali e direi che tutto sommato il testo che poi è uscito licenziato dalla Commissione non è dei peggiori. Si è riusciti in qualche misura a riportare la centralità della programmazione a livello regionale e credo che questo sia un fatto positivo, lasciando la possibilità ai particolarismi locali di poter intervenire in qualche altro modo e di avere la libertà di agire, ma sul turismo dobbiamo essere convinti di una cosa, anche perché il turismo in una regione, in un’area non funziona soprattutto a una legge che noi facciamo, ma se ci sono degli elementi di contorno che sono necessari al suo funzionamento, cioè se ci sono infrastrutture adeguate che consentono la vivibilità di questa nostra regione e su questo siamo in ritardo, se ci sono degli investimenti mirati che servono per valorizzare e migliorare il bene che offriamo. Funziona se ci sono delle organizzazioni a livello anche di circolazione delle informazioni che consentono ai tour-operators di inserire questa nostra regione nei circuiti internazionali, quindi se si sta all’interno di una visione internazionale del problema, perché non è solo una legge che può decidere le sorti del turismo. Funziona se ci sono tutti questi corollari, attorno. Su questo non siamo proprio al top.
Per quanto riguarda la legge in questione, sono d’accordo nel dire che, intanto, è da apprezzare il tentativo di fare una recondutio ad unum, cioè riportare ad un solo atto normativo tutti i provvedimenti che erano sparsi, sul turismo. Una cosa però desta in me qualche preoccupazione e anche qualche incertezza sull’esito finale, per capire anche quali saranno i comportamenti finali: la presentazione, dopo due tre mesi di giacenza di questa legge in Commissione, dove è stata ampiamente discussa e rivisitata, di 91 emendamenti da parte della maggioranza, sostanzialmente. Questo mi fa pensare se in Commissione abbiamo fatto un buon lavoro o no, perché 91 emendamenti fanno pensare a una legge che viene stravolta di nuovo.
Per quanto mi riguarda, in rappresentanza del gruppo Udc in Commissione ho espresso un voto di astensione per le luci-ombre che dicevo poco fa, per la valutazione sui fatti positivi e quelli che non ritengo positivi, ma questa mattina come gruppo vorremmo anche capire quale tipo di legge uscirà da quest’aula, se questi 91 emendamenti vengono confermati o ritirati, quindi quale sarà il profilo finale di questa norma. Sulla base di quello che poi accadrà, decideremo anche la nostra posizione coerente di voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Credo che in un’occasione come questa, anche se la cosa, quasi scontata per tutti, qualche sottolineatura sull’importanza che il turismo ha, complessivamente, nel nostro paese, in particolare in questa nostra regione, vada fatta. Dobbiamo partire da questa considerazione per farne immediatamente un’altra, che potrà sembrare scontata, se volete banale, ma non lo è, perché troppo spesso mi rendo conto che anche cose che sono apparentemente scontate, poi non lo sono negli atti che spesso si assumono nei momenti in cui ci è dato compierli nella nostra azione di governo. L’altro aspetto è che il turismo può rappresentare, in un paese come l’Italia e anche in questa regione, uno di quei comparti, di quei settori economici che può espandersi anche in termini di occupazione, in termini di fatturato e tutto questo non è da sottovalutare, perché al di là dei tanti discorsi che in ogni occasione facciamo, al di là delle cose che ci inventiamo, al di là dei patti per lo sviluppo, al di là di tutto, dobbiamo avere la capacità, nell’azione di governo, di guardare a cose che ci possono realizzare immediatamente perché hanno delle forti potenzialità di sviluppo.
Io sono convinto che il turismo è uno di questi settori che ha forti potenzialità di sviluppo. Bisogna crederci, non bisogna soltanto affermarlo, perché veniamo da storie di convegni, di incontri, di dibattiti in cui tutti dicono questa cosa, salvo poi renderci conto che molto spesso non siamo conseguenti negli atti che assumiamo.
Faccio questa premessa per dire che è stato assolutamente opportuno che la Giunta regionale, nel primo anno di vita, mettesse mano alla legge sul turismo, cosa buona e giusta, cosa positiva. Debbo dire francamente, con la schiettezza che contraddistingue le mie posizioni al di là dell’appartenenza, che è una cosa positiva aver realizzato un testo unico. Credo però di poter dire che forse approviamo un testo unico ma approviamo un testo unico che non ha una grandissima anima. Credo che questa legge, forse, non ha colto l’opportunità, rispetto anche alle premesse che ho fatto prima, di fare un lavoro che fosse più forte nelle scelte che andavano fatte in questi settori e per la verità, diversamente dal parere espresso dalla collega Mammoli, uno dei limiti, a mio avviso, è proprio quello che la proposta che è uscita dalla Giunta rispetto all’individuazione dei sistemi turistici locali è stata un po’ stravolta. Dico questo perché un’altra considerazione che va fatta in questo settore e in tutte le iniziative che comportano un esborso pubblico di denaro, è che in un clima di risorse calanti, di finanze in difficoltà, di difficoltà economiche, tutte le azioni che dovremo intraprendere debbono trovare come punto di riferimento l’ottimizzazione delle risorse disponibili, la creazione di economie di scala, il non disperdere in mille rivoli le poche risorse di cui disponiamo. E allora, anche in questo settore, particolarmente in questo settore, anche per un’esperienza particolare che ho fatto nel settore turismo in Provincia e in Comune, dico che non c’è errore più grave rispetto all’investimento che gli enti pubblici fanno riguardo alla vendita del prodotto turistico locale, di disperdere in mille rivoli le poche risorse disponibili. Questo diciamocelo francamente, è avvenuto nel passato e purtroppo continua ancora ad avvenire.
Vorrei che ci rendessimo conto tutti che questa è una regione meno della metà di una grande città, dal punto di vista demografico. E’ preminente, rispetto a questa considerazione, produrre il massimo sforzo negli investimenti, per creare una identità che coincida con la regione, mettendo in risalto le grandi potenzialità che ha, ma che ancora, spesso, non vengono fuori.
Il problema dell’identità è un punto carente di questa nostra regione, non soltanto dal punto di vista turistico. Lì, anche per quanto riguarda il settore turismo dobbiamo fare il massimo del lavoro e ci è richiesto di fare il massimo del lavoro. Cosa andiamo a propagandare un sistema turistico locale? Nei mercati internazionali non sanno nemmeno che cosa sono le Marche. Spesso, partecipando a fiere, qualcuno pensava che Urbino fosse in Umbria, o addirittura in Toscana.
Di fronte a questo fatto la necessità di vendere le Marche, da un punto di vista della comunicazione, della pubblicità, della realizzazione di tutto il materiale informativo esiste, per darle una identità anche da un punto di vista della comunicazione.
Ecco perché quello che diceva la Mammoli nella condivisione di questa legge, facendo riferimento al fatto che i sistemi turistici locali fossero di più di quelli che la Giunta aveva individuato, cioè uno per provincia, per me rischia di essere un punto di debolezza. E’ difficile poter immaginare che le poche risorse disponibili siano spese da tutti: dalla Regione, dai Comuni, dalle Comunità montane, dai sistemi turistici locali. Abbiamo gli scantinati di questi enti pieni di folder, di depliants realizzati e poi mai distribuiti. Sono soldi pubblici buttati via. Abbiamo invece un grande obiettivo: quello di vendere la regione Marche nella sua interezza, puntando su alcuni punti di forza che ha. Basti pensare a località uniche, basti pensare al patrimonio unico che c’è in campo ambientale, storico, artistico, architettonico, enogastronomico. Dobbiamo fare lo sforzo massimo.
Non voglio dire che questa legge non lo fa, ma non ci vedo quest’anima. E’ comunque un fatto positivo che si è messo mano ad una rivisitazione, alla creazione di un testo unico.
Oggi però io voto questa legge, assessore, fidandomi più del lavoro che tu farai e che la Giunta farà in futuro, in base alle cose che dicevo prima, perché questa legge non mi convince fino in fondo rispetto alle aspettative che avevo io e peraltro il testo che è uscito dalla Giunta, secondo me forse era addirittura migliore di quello che oggi approviamo in quest’aula, in riferimento a una mia valutazione e a una mia interpretazione del discorso turistico. Mi auguro però che il ruolo fondamentale che avranno la Giunta e il tuo assessorato, nello sviluppare, nei prossimi anni, l’attività nel settore turistico, tenga conto delle cose che ho detto. Non le ho dette, come mi capita sempre di fare, con un occhio all’appartenenza alla maggioranza piuttosto che a un partito, le ho dette n base a un’esperienza mi personale maturata sul campo, maturata negli enti locali che mi ha visto protagonista in questo settore, e perché sono convinto di queste cose.
Aggiungo, rispetto alle molte cose che potrei ancora dire, che per esempio, rispetto a quella normativa che è stata oggetto di molte perplessità e anche di qualche emendamento, quella sulla deroga urbanistica per quanto riguarda gli alberghi, vorrei dire, a chi ha una sensibilità ambientale forte — e ce l’ho anch’io, ve lo assicuro — che se non diamo la possibilità, in un mercato così concorrenziale, di creare le condizioni perché gli investitori possano fare quelle modifiche di adeguamento delle loro strutture, l’alternativa è che non gli diamo il 20% di deroga per poter fare quelle soluzioni che sono adeguate, ma sapete cosa accade? Che in quel caso li vincoliamo per venti anni a tenere un albergo. Se così non sarà, i Comuni si troveranno con domande a cui una volta diranno no, la seconda volta diranno no, ma la terza volta diranno sì, di trasformazione, di cambiamento della destinazione d’uso di quegli alberghi e verranno fatti centinaia di mini appartamenti, negando il valore turistico di quelle strutture. Quindi, anche qui est modus in rebus, comprendiamo tutto, comprendiamo le diverse sensibilità che ci sono in questo Consiglio riguardo anche al tema ambientale, però bisogna non sposare una causa soltanto per un fatto ideologico ma dobbiamo sposare cause che tengano conto di tutti i risvolti che ci sono quando facciamo una scelta. E allora, con il rispetto dei diritti di terzi, con direttive anche di un certo tipo agli enti locali e ai Comuni, credo che la possibilità per alcuni motivi assolutamente giustificati di questa deroga, sia un segnale di questa legge di attenzione nei confronti degli operatori, che peraltro debbono fare la loro parte, e qui ce la dobbiamo dire tutta, anzi non dobbiamo nemmeno fare sconti agli operatori turistici di questa nostra realtà, perché il pubblico deve essere serio, deve fare cose in modo serio, in modo preciso, fare delle scelte oculate, però in un settore come questo, in cui la competitività è ogni giorno più forte e la domanda è sempre più selettiva, l’offerta sempre più vasta, il pubblico da solo non può farcela: l’intervento dei privati deve essere per riqualificare le strutture, per dare dei servizi, per essere competitivi, altrimenti il danno è all’economia e riguarda tutti, per cui, invece di raggiungere l’obiettivo dell’espansione, si rischia di arretrare in termini di mercato. Questo sarebbe assolutamente negativo per una regione come questa che ha delle grandi potenzialità ma che spesso non riesce a esprimerle, partendo dal fatto che spesso non riesce a esprimere la propria identità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Credo che sia d’obbligo fare qualche valutazione politica oltre che amministrativa. Mi richiamo a quanto già espresso dal relatore di minoranza D’Anna. Ritengo solo di aggiungere, a complemento di quanto sentito, anche dai colleghi di maggioranza, alcune brevi considerazioni.
La prima è che se da un lato fare un testo unico è di per sé una cosa positiva perché dà ordine e omogeneizza la congerie di norme che in qualche modo disciplinano un certo settore — e la cosa tra l’altro era già nei programmi degli obiettivi strategici della precedente Amministrazione regionale — dall’altro questo testo risente delle difficoltà politiche, legittime, che stanno affliggendo questa maggioranza, sicché questo testo che in qualche modo aveva suscitato una grossa attenzione, a mio modo di vedere risente di questo in alcune porzioni fondamentali. E’ stato detto giustamente, correttamente — e non voglio sembrare l’avvoltoio che plana sulle difficoltà altrui, ma è un dato oggettivo quello che diceva il presidente della III Commissione — che c’è l’anomalia di proposte che salgono dal Consiglio in contrasto con gli stessi partiti che sono rappresentanti dalla Giunta. Questo è un problema che se da un lato può essere anche considerato fisiologico, quando la libera espressione del consigliere fa riferimento a delle proposte migliorative che integrano e sono da corredo al testo, diverso è quando contrasta in maniera sistemica, come accaduto nel caso dei verdi, con quanto ipotizzato dalle forze di coalizione. Mi riferisco al fatidico o famigerato articolo 19, quello che a nostro modo di vedere esprime un’attenzione sostanzialmente corretta: quella di consentire un miglioramento della qualità e della quantità, perché anche di questo si parla, dovendo fare proposte turistiche competitive delle nostre strutture ricettive.
Sappiamo tutti, almeno coloro che hanno un minimo di conoscenza del problema turistico, come sul nostro territorio ci sia effettivamente la tendenza alla trasformazione delle destinazioni di tanti plessi turistici e ricettivi. Questo è un dato su cui ci siamo interrogati da sempre: negli ultimi dieci anni il problema dei mini appartamenti, verso cui evolvono le strutture alberghiere lo conosciamo tutti. Ebbene, la Giunta sul punto ha elaborato una cosa, quindi esiste una divergenza che on riguarda un dettaglio minimale ma proprio l’impostazione generale e su questo credo che Rocchi abbia fatto bene a mettere in rilievo un aspetto che sull’art. 190 mi pare non appartenere alla fisiologia del confronto politico, ma proprio una radicale dicotomia in alcune formazioni di questa maggioranza.
Non sarebbe nulla, però, se la cosa si riflettesse solo sull’art. 19. Io credo che questo testo unico in un altro punto difetti in maniera grave per quanto riguarda la proposta da fornire agli operatori del settore, cioè sui sistemi turistici locali. Lì mi pare di intravedere una “resa dei conti” che probabilmente non è neanche facilmente leggibile e comprensibile dall’evidenza del testo, perché se per un attimo ci spogliassimo delle nostre capacità di vedere dietro le quinte, questa cosa dei sistemi turistici locali veramente la considereremmo da impazzire dal punto di vista strettamente giuridico. Noi stiamo facendo una legge e il sistema turistico locale esattamente non si sa cosa sia, da un punto di vista proprio giuridico, di concetto, di istituzione. Sappiamo chi promuove, sappiamo che è ritenuto uno strumento importante, sappiamo come dovrebbe lavorare la concertazione, sappiamo in parte cosa dovrebbe fare, perché ci sono delle indicazioni cogenti per quanto riguarda questa attività, però se andiamo a vedere cos’è il sistema turistico locale vediamo che ci sono tutta una serie di suadenti eufemismi che lo descrivono come contesto, che lo descrivono come ambiente, quasi una nota impressionistica secondo cui questi sistemi turistici locali devono rimanere, però, tutto sommato, sono contesti, ambienti e quant’altro.
Il problema è che facendo una legge, che fra l’altro è un testo unico che si prefigge, in maniera programmatica, di sistemare, di dare certezza e comprensibilità agli operatori del settore, ci andiamo a scontrare con un qualcosa che, ripeto, credo che sfugga proprio alla possibilità di comprensione giuridica. Lo dico perché quando tutti fanno voti di poter suscitare da parte degli operatori turistici chiarezza, è evidente che questa cosa dei sistemi turistici locali sembra da un lato un gesto rassicurante verso chi opera all’interno dei sistemi turistici locali, perché esistono, hanno una dignità comunque ricompresa nell’ambito della legge, però alla prova dei fatti cosa sia esattamente il sistema turistico locale spero che ce lo possa spiegare l’assessore Agostini, perché, come istituzione il sistema turistico locale sembra qualcosa di molto simile al famoso sarchiapone di cui si diceva in occasione del patto per lo sviluppo e comunque un qualcosa che si enuclea da una difficoltà politica, che cerca in qualche modo di galleggiare e di dare segnali che alla prova dei fatti — questo è il punto su cui invito tutti i consiglieri regionali a ragionare — si scontra con un dato che documenta più di ogni altra avveniristica considerazione sullo stato di salute del nostro sistema generale, che le cose non vanno. Mi riferisco alla assoluta incapacità di spendere le risorse, che saranno poche, ma che comunque esistono, stanziate per il turismo. Questa è una pagina su cui pochi stano concentrando le loro attenzioni. Allora io mi sono guardato il consuntivo del 2005 che ci è stato consegnato e da esso emergono dei dati che, al di là di ogni ragionevole possibilità di confutazione, parlano di una macchina amministrativa bloccata, che non è in grado di trasferire le pur intuitive idee sul turismo, delle forze politiche, in risorse, servizi e benefici per il territorio e per gli operatori. Quindi noi abbiamo un problema che va oltre la correttezza di questo testo unico, che può essere più o meno congegnato bene, possiamo innamorarcene o avversarlo, certo è che se andiamo a vedere il bilancio consuntivo della Regione 2005, questo parla di risorse che per 6,8 milioni di euro sono presenti nella funzione 3618 sul turismo. Ebbene, di questi 6,8 milioni di euro sono tati pagati appena 258.000 euro. Quindi abbiamo qualcosa come 14 miliardi di vecchie lire, ne paghiamo in corso d’anno 500 milioni. L’85% di questi quasi 7 milioni di euro sono stati travasati nel 2006, perché i procedimenti amministrativi, tutto ciò che è a monte della possibilità di concretizzare la previsione in parole e fatti concreti per il sistema turistico marchigiano si inceppa, si intoppa. E allora noi, su questo problema della macchina amministrativa che non funziona, di un corridoio buio e oscuro che corre, che dovrebbe collegare la nostra previsione, il nostro sforzo politico di accantonare risorse in questa situazione drammatica per le finanze pubbliche diventa veramente grottesco, che poi, successivamente, il poco riusciamo a racimolare si interrompe, si ingolfa in una sorta di cappio per poi arrivare, a valle, a una situazione di questo genere. Ripeto, sono dati non confutabili perché emergono dal conto consuntivo che parla di un altro dato che fa impazzire e che, probabilmente, fa impallidire anche le altre polemiche, responsabilità amministrative su cui bisognerà prendere subito misure e contromisure.
Ci sono dei residui, sempre per il turismo, che risalgono al decennio 1995-2004, quindi risorse che addirittura, per grande parte derivano da stanziamenti comunitari. Ebbene queste risorse ammontano a quasi 5 milioni di euro e di queste risorse è stato pagato appena il 5%. Sono fondi del 1995, del 1996, cose che gridano vendetta al cospetto di Dio. La macchina amministrativa non funziona. Altro che dare in sede di Giunta — non è polemica partitica ma penso che sia polemica che legittimamente i consiglieri regionali tutti devono fare con l’Esecutivo — riconoscere il conseguimento degli obiettivi secondo presunte, mirabolanti performances dei super dirigenti della nostra Regione. La realtà è questa, è tragica. Oggi parlo del turismo, ma ho fatto 147 interrogazioni su quasi ogni ambito della macchina amministrativa regionale. Questa è una ulteriore pagina che si aggiunge a quella, magari anche eccessivamente battuta, di “Sprecopoli”. Se ci sono da un lato gli sprechi e tutti noi siamo impegnati nel tentativo di ridurli, c’è un’altra pagina che è altrettanto benefica e pregiudizievole per gli interessi della società marchigiana, che è quella dell’incapacità di utilizzazione della risorsa. Questa pagina bisogna leggerla e bisogna farne oggetto, a mio modo di vedere, di una valutazione assolutamente precipua, perché noi viviamo una condizione estremamente mortificante di dover combattere ufficialmente con la scarsezza di risorse, con l’esiguità delle provvidenze finanziarie, che però sistema come quello attuale ci espone addirittura come dato ineluttabile, ma dall’altro lato non riusciamo a tradurre queste cose in cose concrete. Allora veramente la situazione diventa estremamente grave e soprattutto deve essere posta come priorità, anche a prescindere da quelle che poi sono le legittime divisioni sul contenuto del testo unico.
Diceva Solazzi che il suo voto è dato in ragione anche di una robusta dose di fiduciarietà fideistica. Apprezzo Solazzi per l’ennesimo contributo di sincerità che ci dà, confidando in quello che i greci chiamavano lo pneuma, l’anima. Lui è alla ricerca di un’anima, probabilmente questo è uno sforzo assolutamente condivisibile, però lo sollecito, e con lui tutte le forze di maggioranza, oltre che a ricercare l’anima, anche la corporeità di quell’efficienza amministrativa che deve poter imporre alla macchina burocratica regionale, soprattutto per quanto riguarda i propri livelli apicali, di attivare meccanismi di efficacia, di efficienza che non dico debbano per forza raggiungere i grandi standard del privato, non si tratta di questo. Però, obiettivamente, su 13 miliardi stanziati e faticosamente racimolati da questo Consiglio per l’avvio del turismo, è davvero indegno che si spenda solo 500 milioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Inizio il mio breve intervento partendo dalla votazione che abbiamo fatto in Commissione, quando il collega consigliere Solazzi, al momento del voto in Commissione definì questa una “legge timballo”. Questa parola mi colpì, perché nella sincerità che riconosco al collega è racchiuso il senso di questa legge. E’ un testo unico che inserisce un pochino di tutto, dà una bella mischiata e alla fine viene fuori questo testo che sicuramente non vola alto, ai livelli che le Marche avrebbero bisogno di avere per poter competere con le altre Regioni, soprattutto quelle a noi confinanti, e penso all’Umbria e alla Toscana e a cosa il turismo ha portato all’economia di quelle regioni. Questa è una legge di superficie, quindi bene ha fatto il collega Solazzi a definirla una “legge timballo”. Chi ha avuto modo di girare il centro Italia si è stupito dei passi che altre regioni hanno fatto grazie al settore del turismo e hanno visto che allo sforzo imprenditoriale degli operatori è stata affiancata, in perfetto parallelismo, un’azione legislativa da parte dell’ente Regione. Questo ha portato dei benefici forti. Io non penso — anzi, sono esattamente convinto del contrario — che le Marche siano inferiori a livello di bellezze e di opportunità rispetto alle Regioni che ho appena citato, ma il nostro turismo non decolla in maniera reale, quindi c’è da interrogarsi sul perché questo non avviene, sul perché non sfruttiamo in maniera reale e a fondo le potenzialità che la natura e il lavoro di tanti ci hanno messo a disposizione, non si capisce perché un ente importante come la Regione non riesca a produrre quello sforzo necessario affinché questo settore, vitale per la nostra economia, possa decollare. E’ sempre lì, stenta, va avanti e soprattutto assistiamo ai tentativi di fare dei piccoli passi in avanti, ma passi timorosi da parte della Giunta regionale.
In Commissione abbiamo stravolto una cosa che la Giunta ci aveva proposto e che per noi era assolutamente mortale, ma vedo che alcuni degli emendamenti tendono a far tornare indietro questo tipo di impostazione, cioè gratificare, responsabilizzare oltremodo le Province. Questo rischia di creare cinque feudi su ambito regionale, che spesso sono concorrenziali fra loro e che non si parlano, ma che soprattutto non producono un progetto complessivo, quello necessario a poter competere sul mercato.
Capisco che le Province oggi sono, soprattutto alcune, guidate da esponenti politici che hanno necessità di dover essere pagati politicamente: abbiano la pazienza di attendere e la prossima volta qualcuno di loro, magari, guiderà la Giunta regionale. C’è necessità di non guardare al particolarismo, c’è necessità di volare un pochino più alto e lo dico soprattutto all’azionista di questa maggioranza, ai Ds. Cercate di non riversare nell’atto legislativo quelli che possono essere i vostri problemi interni. Le Province svolgano il loro ruolo, ma soprattutto svolga la Regione un ruolo di indirizzo, di coordinamento e di composizione del progetto complessivo.
Termino questo mio intervento, dicendo che la posizione mia personale ma anche del mio gruppo, dipenderà molto dall’atteggiamento che la maggioranza avrà rispetto agli emendamenti che sono stati presentati, che non vanno a favorire o proteggere aspetti particolari, sono emendamenti di buon senso, che cercano di introdurre dei piccoli ma significativi correttivi in una legge di superficie, che non incide molto e che, probabilmente, se ci fosse uno sforzo di analisi di questi emendamenti distaccato e non solo di contrapposizione fra blocchi politici e maggioranza e opposizione, potrebbe essere leggermente migliorata.
Dall’atteggiamento che quest’aula avrà rispetto agli emendamenti decideremo il voto finale da dare alla legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Colgo l’invito del Presidente ad essere brevi e prendo anche atto che abbiamo l’assessore all’ambiente e l’assessore all’industria che stanno ascoltando ed assistendo a questa discussione, perché almeno questo dimostra quanta importanza e quale cognizione abbiamo del turismo che è una materia che coinvolge tutto il territorio e tutti i settori del governo della regione.
La III Commissione, ove si è discusso a lungo la proposta di legge, credo abbia fatto un buon lavoro, tenendo sempre conto degli aspetti generali delle problematiche relative al turismo in quanto settore economico determinante per questa nostra regione che, seppure piccola rispetto a tante altre italiane, sicuramente è un polo attrattivo sul piano turistico, non indifferente e non secondario.
Credo pure che il risultato del lavoro della Commissione sia un risultato equilibrato, che se approvato, come io spero, metta la Regione e i vari soggetti che operano sul territorio, a partire dal governo regionale, nelle condizioni ottimali di invertire il metodo di operare che si è utilizzato finora.
Dico questo perché mi sembra che finalmente si è raggiunto un equilibrio sul ruolo delle Province, dei sistemi turistici locali, dei Comuni singoli o associati, delle Comunità montane. Si è anche dato un assestamento generale alle figure professionali che operano sul turismo, con l’intento di accompagnare tutti i vari soggetti in un’opera che secondo noi è quanto mai necessaria, cioè vedere nel turismo una promozione generale del nostro territorio che va dal Marecchia al Tronto, dal Mare Adriatico all’Appennino. Credo che troppo spesso, quando parliamo di turismo, pensiamo ad una fascia ristretta del territorio, tra l’altro ristretta e fortemente stressata sul piano ambientale.
Il giudizio ovviamente è positivo, anche se c’è un elemento su cui noi, in Commissione, abbiamo espresso un parere negativo e le considerazioni che abbiamo fatto in Commissione le ripeto qui. Non credo che il derogare, con una legge di settore, ad una legge generale sull’urbanistica, sia di per sé, come metodo, positivo. Ho anche forti dubbi sul fatto che derogare del 20% in più sul piano quantitativo la possibilità di ammodernare, di aumentare la volumetria delle nostre strutture urbanistiche, vada nel senso di una necessità di ammodernamento e di migliore qualità dei servizi da parte dei nostri albergatori.
Dico questo sulla base di alcune considerazioni veloci. La parte più sofferente e più preoccupata del nostro turismo è quella della costa, che vede concorrenti formidabili non solo dall’altra parte dell’Adriatico ma ormai anche da altre regioni italiane. Dall’altro lato abbiamo quelle poche strutture ricettive — gli agriturismi, i bed and breakfast — che sono nell’entroterra e che sicuramente vivono questa preoccupazione in modo molto minore. Quindi la prima domanda che mi pongo è: veramente noi, aumentando la volumetria, aumentando la cementificazione a discapito di quegli spazi pubblici che pure ci sono lungo la costa, aumentiamo la qualità dei servizi, la qualità del nostro turismo? Non facciamo tesoro degli strumenti e dei finanziamenti che pure sono stati utilizzati nel corso degli anni. Abbiamo parlato in Commissione dell’Obiettivo 2, del piano degli arenili, finanziamenti che si diceva venivano utilizzati per migliorare la nostra offerta turistica ed oggi, a distanza di anni, ci troviamo sempre a rincorrere, come se questa qualità delle nostre strutture sia una specie di orizzonte che non si raggiunge mai.
Quindi noi su questo manteniamo delle forti perplessità nel metodo e nel merito. Ovviamente sarà molto importante il ruolo che la Giunta, nel governare questa legge, vorrà svolgere, perché il fatto che dopo che la Commissione ne ha discusso per due-tre mesi in diverse riunioni, dopo avere effettuato diverse audizioni ci troviamo in Consiglio alla presenza di oltre 80 emendamenti, è un qualche segnale di fibrillazione o quanto meno di poca chiarezza di idee che avremmo preferito, come gruppo, evitare.
Il giudizio generale è quindi buono, crediamo di avere contribuito a svolgere un buon lavoro, era necessaria questa legge perché riconosce e riafferma il turismo quale settore principale nell’economia marchigiana, sull’art. 19 relativo a questo 20% manteniamo tutte le perplessità e, al momento del voto, decideremo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Se andiamo a rileggere il programma che il Presidente Spacca e la sua maggioranza hanno presentato in occasione della competizione elettorale, risalta nettamente come il settore del turismo sia individuato come un settore strategico determinante per il rilancio della nostra economia, non solo per la qualità della vita. Se rivado a vedere quel programma con i tempi che si dava, debbo anch’io sottolineare, come hanno fatto i colleghi, il ritardo con cui si è arrivati a questa proposta e come, tuttavia, ancora oggi, il settore del turismo evidenzia quella buona volontà, quella buona fede, quell’entusiasmo di cui il popolo marchigiano in tutte le sue espressioni è dimostrazione — parlo di amministratori, operatori, imprenditori, politici — però, di fronte al limite particolare della chiarezza delle idee che purtroppo non c’è ancora. Questo non lo dico per criticare in qualche modo le diverse posizioni che anche qui sono espresse, le diverse posizioni che sono venute dalle categorie degli operatori, degli imprenditori e anche dalle associazioni, dal mondo culturale, dalle pro loco, tutto quel mondo che ruota, giustamente e sanamente, attorno al turismo.
Il ritardo è quindi forse la patologia minore rispetto alla chiarezza di idee nella organizzazione.
Abbiamo di fronte due anni in cui non c’è competizione elettorale, 2007 e 2008, due anni che considero provvidenziali, perché almeno il fumus dei condizionamenti, delle suggestioni, delle emozioni elettorali non c’è. L’avevo sperato anche per il 2002 e 2003, invece lo scontro a tutti i livelli si è sempre più accentuato, non lasciando molto spazio: lo dimostra il fatto come per lo Statuto siamo arrivati in extremis così come la legge elettorale e lo scontro ha prevalso nelle nostre discussioni.
Affrontiamo questo argomento con ritardo, prima di altri e prima di pensare alla riorganizzazione di altri settori. Cosa succede quando si va a tentoni, quindi si va a improvvisare sui modelli organizzativi? Succede quello che è avvenuto nella famosa internazionalizzazione, ove la Regione era partita con una propria proposta di forte nucleo di programmazione, strategica, direzionale delle politiche di internazionalizzazione, poi ha subito l’assalto delle istituzioni, della sussidiarietà orizzontale, vedasi Camere di commercio, e c’è stata una forte marcia indietro della Regione. Oggi la competizione del centro-sinistra nella liberalizzazione, nella valorizzazione della sussidiarietà è un ottimo messaggio: vediamo come continuerà. Nel senso che i modelli e i soggetti, gli attori della sussidiarietà hanno sollecitato la Regione a questo discorso: “lasciate fare a noi, la Regione concerta, interviene, integra ma non dirige come primo soggetto attore”. Questo è un modello di come la Regione sia tornata rapidamente indietro, lasciando lo spazio a chi la internazionalizzazione di fatto la faceva già negli ultimi dieci anni.
In tutti i discorsi dei colleghi che ho sentito rovo momenti di riflessione che condivido, ma nel turismo il modello preciso ancora non c’è, perché questo diventa ancor argomento di scontro Province-Regioni-Comuni. Il modello che pensiamo noi, ab origine e quindi non per forza basato sulla risposta all’attuale proposta, è di una forte concentrazione delle politiche strategiche, programmatiche, direzionali, di indirizzo e di controllo della Regione e di un forte coinvolgimento nelle politiche gestionali dei Comuni. Poi, quando parliamo di modelli organizzativi dei meccanismi di governo dei Comuni, apriamo un altro fronte che non abbiamo ancora risolto. Non solo nel turismo, ma anche e soprattutto negli altri settori. Però il modello nostro era Regione e coinvolgimento dei Comuni, perché i Comuni da sempre, tradizionalmente sono gli attori, i soggetti che dialogano con l’utente del turismo, il “cliente”. Noi usiamo un termine che una volta voi attribuivate troppo al centro-destra, oggi per Bersani non è un problema.
Io ho ironizzato spesso sui poteri e sulle velleità dei presidenti delle Province, non perché voglia fare loro una critica cinica e spietata ma perché si inseriscono, i nostri quattro amati e simpatici presidenti, nella poca chiarezza che c’è nei rapporti tra i soggetti delle autonomie locali. Il problema quindi non è risolto e anche qui sono emerse diverse impostazioni.
Ma la chiarezza nelle politiche strategiche del turismo dobbiamo farla. Qui si è parlato del famoso 20%, poi dell’investimento sulle strutture ecc. Sono cose che condivido nelle diverse espressioni che sono state usate, da approfondire sicuramente, ma io punto, come ultimo argomento, su un concetto: l’investimento sulla risorsa umana degli attori, degli imprenditori, degli operatori del turismo. Qui lancio un grido di allarme e lo dico all’assessore Agostini che ha mostrato questa sensibilità, ma quando vedo che la Provincia di Macerata per fare un piano del turismo sgancia fior di risorse a consulenti — pur con tutto il rispetto — presi fuori regione e poi l’università di Macerata, con il coinvolgimento di tanti soggetti e di tante risorse, quindi tante tasche, qualche riserva ce l’ho. Abbiamo terminato il primo master sul turismo da cui sono usciti 20 ragazzi che si sono specializzati anche nell’internazionalizzazione e poi non li abbiamo mai coinvolti, tanto meno quella Provincia che aveva sollecitato questo master. Da questi giovani potevamo avere idee nuove, fortemente innovative nelle politiche sia strategiche che gestionali. Quindi — e il discorso vale anche per tanti altri argomenti: tutti quei corsi a cui la Regione partecipa con finanziamenti nel settore dell’economia, dell’ambiente, della cultura, dell’agricoltura — siamo ancora alla ricerca di un report vero su come queste risorse vengono utilizzate. Metteteci tutto: scuola, università, accademia di belle arti. Qui promettiamo tutto a tutti. Attenzione, sono soldi pubblici. Facciamo spendere soldi ai ragazzi, alle famiglie, spendono Regioni, Province, Comuni, categorie, camere di commercio, università. Quanti vengono assunti, quanti vengono utilizzati? Il grido d’allarme sul turismo è troppo facile lanciarlo oggi. Naturalmente lo faccio perché quel master era ed è un master d’avanguardia, di fronte al quale non vedo finora utilizzazioni di queste professionalità. Mi pare che dicesse un collega che questo non si può risolvere con la legge, né con il testo unico, né con il piano annuale, ma con una sensibilità nuova. Qualcuno lanciava un appello dicendo “bisogna crederci”. Quando all’accademia delle belle arti — si trovano a Macerata ed Urbino — tutti noi politici, a destra e a sinistra, andiamo a dire “voi avete grandi frontiere da attraversare, come marketing, comunicazione, come presentare i nostri depliants, come lanciare i nostri messaggi”, ma chi li assume questi ragazzi, foss’anche con i tanto vituperati “co.co.co”? Chi li assume? Chi fa fare loro un depliant per la Provincia, per la Regione? Nessuno. I privati no, il pubblico no, cosa debbono fare? Il turismo è stato lanciato, giustamente, come il settore strategico del terzo millennio. Benissimo: come impiegheremo questi giovani? Io credo che un grande messaggio per questi giovani può derivare anzitutto dal modello organizzativo, perché se il modello organizzativo è chiaro possiamo individuare chi ha la responsabilità dell’utilizzazione di questa risorsa umana e soprattutto un messaggio di chiarezza per gli operatori privati, i quali li troviamo in tutt’altri settori — nell’economia in genere — di fronte a 10-15 attori di tutti i tipi, perché tutti producono materiale pubblicitario, tutti vogliono fare tutto. La mia perplessità, di fronte all’argomento che discutiamo oggi, è che non credo abbiamo raggiunto la necessaria chiarezza nel modello organizzativo.
Negli emendamenti dei colleghi della Casa delle libertà credo ci sia la possibilità, qualora accolti, di migliorare questo testo. Io mi permetto, politicamente, di lanciare alla maggioranza, alla Giunta questo appello: c’è la possibilità di concordare l’accoglimento, almeno, di 5-6 emendamenti che si ritiene importanti per migliorare questo testo? Lancio un messaggio solo romantico, me ne rendo conto, però se da quest’aula questo ,testo unico uscisse con una larga maggioranza, sarebbe un bel messaggio per la nostra comunità e sarebbe veramente da far capire ai cittadini, agli operatori marchigiani che il Consiglio regionale è loro vicino e che quasi all’unanimità, almeno spero, è potuto uscire un provvedimento di importanza strategica sul quale tutti concordiamo. Però è possibile fermarsi ed accogliere almeno qualcuno di questi emendamenti, quelli che riteniamo più strategici? Invito a una riflessione, perché credo che questo sia veramente nell’interesse della nostra comunità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Rispetto al giudizio sul testo condivido abbastanza l’analisi che faceva Solazzi, cioè mi pare che questo testo, come lui diceva, manchi di un’anima e quest’anima secondo me manca su due aspetti: manca sul progetto e già diversi consiglieri nei loro interventi hanno fatto presente che il turismo nella nostra regione sta cambiando, stanno cambiando i bisogni dei turisti, stanno cambiando le esigenze del mercato del turismo e che le Marche avrebbero bisogno di un loro progetto, di capire su quale turismo puntare e su quello calibrare un eventuale testo, una eventuale azione.
Questo mi pare che la legge non riesca a farlo. L’altro aspetto è quello che richiamava adesso anche il consigliere Massi rispetto al coordinamento. Anzi, da questo punto di vista credo che facesse più chiarezza il testo originale, il quale faceva una scelta, magari non condivisibile, ma faceva una scelta rispetto alla modalità organizzativa.
Nella Commissione, con i diversi emendamenti si è ricreato un testo che forse accontentava alcuni malumori, alcuni malcontenti che c’erano, ma che sostanzialmente non contribuisce a fare chiarezza, anzi toglie la chiarezza che c’era e ricrea una situazione di limpidità nella norma rispetto ai ruoli e alle funzioni.
L’altro aspetto — è una caratteristica che si ritrova sempre più spesso nelle leggi che stanno uscendo da questa Giunta, ma in parte succedeva anche con il Consiglio precedente — è che è una legge che tende sempre di più a lasciare nel generico alcuni aspetti e quindi ad avocare alla Giunta, in alcuni casi senza nemmeno richiamare specifici atti da parte della Giunta, delle successive decisioni più di dettaglio. Per esemplificare, su diversi emendamenti che avevo presentato in Commissione mi è stato risposto che erano questioni molto di dettaglio, che sarebbero poi state normate successivamente dalla Giunta, pur non essendo presenti nel testo dei richiami a regolamenti appositi ecc. Credo che questo sia un problema più generale rispetto al rapporto tra Consiglio e Giunta e riguarda le modalità con cui sono fatte le norme, perché se il ruolo del Consiglio è solo quello di dettare principi generali e poi la Giunta li va a declinare, e sappiamo che sul principio generale ci troviamo sempre d’accordo tutti, poi quello che conta in realtà è la declinazione, credo che si creeranno sempre di più problemi di conflitti di competenze e incomprensioni che invece dovremmo cercare di evitare.
Partendo da questa condivisione dell’analisi di Solazzi, arrivo a un giudizio su un punto specifico che è esattamente opposto a quello di Solazzi. Secondo me questo testo non fa i conti con quello che dovrebbe o potrebbe essere la scommessa per il turismo in questa regione e non fa i conti proprio in quella norma urbanistica di cui tanto si è discusso e su cui ancora si discuterà. Secondo me è il segno di come ancora si sia legati a un modello di turismo che a mio avviso non esiste più, che non ha più senso che una Regione ci investa sopra: l’idea per cui l’attrattività di un luogo è legata alle strutture e alle quantità dei servizi interni che queste strutture riescono ad offrire. Sicuramente questo ha la sua importanza, ma io credo che una Regione come le Marche debba invece fare la sua scommessa turistica su altre risorse che ha, a partire da quelle del territorio. Credo che questi due aspetti rischino di essere, in alcuni casi, contrastanti.
La norma urbanistica di cui parlavo, è emblematica anche di un altro aspetto, cioè di una caratteristica di questa legge che è stata molto discussa, su cui si è perso molto tempo, emendamenti ecc. L’impressione che ho io è che sia stata una legge molto discussa, ma in realtà con poco dialogo. Si è discusso molto ma alla fine non c’è stato quello che è il valore del dialogo, perché dalla discussione si prendono i pezzi di buon senso che ognuno porta e si raccolgono. E’ stata una gestione abbastanza particolare, da questo punto di vista. Lo dico rispetto a questa norma sull’urbanistica, perché l’impressione che continuo ad avere anche oggi, su alcuni interventi, è che non si sia voluto ascoltare il problema come è stato posto, nel senso che nessuno qui ha una pregiudiziale in sé rispetto alla possibilità di incrementare le cubature delle strutture ricettive, il problema è che quella norma è di una superficialità, di una grossolanità inaccettabile, nel senso che dice semplicemente “si possono aumentare”. Il problema che alcuni ponevano, è che bisogna comunque fare delle eccezioni. Se l’idea generale può essere quella che per incentivare diamo questo incremento, non possiamo esimerci dal pensare che ci sono delle situazioni in cui questa cosa non è accettabile o dovrebbe essere esclusa in particolari situazioni, in casi di mega strutture che già oggi sono enormi e che aumentare del 20% vorrebbe dire creare un ecomostro plus rispetto all’ecomostro che già esiste. Mi pare che se ci fosse stata meno discussione e ci fossero stati più dialogo e più volontà di ascolto, anche su questo punto si sarebbe trovata la sintesi, perché gli stessi operatori del settore, al di là della salvaguardia di questo principio generale che posso anche condividere, nel momento in cui si fanno loro presenti le eccezioni di merito, specifiche, non hanno questa preclusione, questa necessità di difendere tout-court la norma che dice 20%, punto.
L’altra questione sollevata da diversi consiglieri riguarda il fatto che consiglieri di maggioranza abbiano fatto degli emendamenti. Per la mia cultura personale, per la mia modalità, non ci trovo assolutamente niente di strano, perché credo che un consigliere regionale eletto all’interno delle istituzioni, chiunque esso sia, debba esercitare le proprie prerogative e questo lo può fare in un contesto in cui c’è una maggioranza che dialoga, in cui c’è la possibilità di confrontare e di inserire degli elementi, la volontà di ascoltare e di trovare una mediazione e lo fa negli ambiti più interni alla maggioranza. Là dove queste condizioni non si sviluppano, rimane la possibilità e il dovere di farlo all’interno degli organismi, quindi presentando emendamenti e giocandola sul piano della rappresentatività, dei numeri che si hanno, sapendo che qui si contano le braccia, quindi quello che passa passa, quello che non passa non passa.
Il fatto che arrivino molti emendamenti, forse, ancora una volta, è un problema di questa carenza di dialogo che c’è stata, perché magari molti emendamenti sarebbero stati evitabili, a volte semplicemente con una spiegazione, se non con l’accoglimento della questione.
Molti di questi emendamenti sono anche frutto di una insufficienza di dialogo rispetto all’esterno, nel senso che è vero che attorno a questa legge sono state fatte molte audizioni, è stato sviluppato un grosso dialogo con molti soggetti del mondo del turismo, però è anche vero che alcuni di questi soggetti da tutta di questa partita si sono trovati in qualche modo esclusi. Non ne faccio una colpa, nel senso che comprendo assolutamente che possa succedere, cioè si fa una norma, si pensa a quali sono i soggetti più rappresentativi, li si consulta e qualcuno inevitabilmente resta fuori. Comprendo meno quando questa cosa la si segnala alla Commissione e la Commissione persevera nel non volerli ascoltare, però anche questo ci sta. Nel momento in cui un soggetto che rileva un problema rispetto alle proprie problematiche, alle questioni che vive, lo solleva a chi ha la possibilità di fare emendamenti, è naturale che questa mancanza a monte si traduca in un emendamento, che anche in questo caso diventa frutto della discussione e della votazione all’interno degli organismi, per cui l’emendamento passa o non passa, ma il fatto che gli emendamenti ci siano, di suo non lo trovo assolutamente disdicevole o problematico, come già diceva il consigliere Mammoli.
Questo per quanto riguarda l’analisi generale, poi sui punti specifici, sugli emendamenti interverremo nuovamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Il turismo e tutto quello che ruota attorno al turismo è di importanza strategica perché è un settore economico e partendo da questo si può e si deve delineare il ruolo della Regione, il ruolo degli enti rispetto alla gestione e rispetto alla regolamentazione di questo settore.
Il turismo in Italia rappresenta dall’8 al 10% del pil con l’indotto ecc., quindi è uno dei settori economici più importanti. Si è indicato sia nel programma regionale, che nel programma nazionale, che nelle prospettive di programmazione europea che è un settore che permette il connubio tra la gestione del territorio, la conservazione delle risorse ambientali, architettoniche e la gestione anche economica e l’occupazione.
L’importanza del ruolo della Regione in questo settore — secondo me questo ruolo deve essere portato avanti con più forza di come è stato portato avanti finora — è quella di mantenere la massa critica delle poche risorse pubbliche più unita possibile per una promozione verso l’esterno del nostro territorio e delle nostre opportunità turistiche. Questa è l’opera fondamentale che deve fare la Regione.
Per quanto riguarda invece gli operatori, secondo me è importante — qui non esce con forza, ma sarà sempre più così, perché è così per gli altri settori economici — non tanto come viene dato l’aumento alla dimensione fisica degli alberghi ma l’aumento alla dimensione delle imprese turistiche. Deve essere favorito, come negli altri settori, l’accorpamento, l’aumento del volume di affari delle società e delle imprese turistiche almeno nei settori tradizionali che sono quelli del mare, e comunque l’andare in questa direzione permette la possibilità di fare anche investimenti.
Tra i compiti della regione c’è la gestione del patrimonio culturale turistico e la promozione all’estero dell’offerta turistica. Qui è fondamentale l’integrazione. Non vedo Castelli che ha fatto un intervento in cui, da bravo oppositore ha puntato le due-tre questioni su cui c’è stata discussione. Mi sento di criticare la parte relativa ai sistemi turistici in cui diceva chi sono, cosa sono, in parte perché ho avuto la possibilità di fare un’esperienza di un paio d’anni nella Provincia di Ancona come assessore al turismo, e secondo me i sistemi turistici sono la forma di integrazione più importante, più creativa, più disinteressata, perché non è stata legata ai finanziamenti ma sono nati per un’esigenza che dal basso c’era di coordinamento, di lavorare insieme, di unire le poche risorse che sono disponibili sul territorio. Finora c’è stato uno scontro di competenze tra pubblico e operatori, c’è stata una divisione tra tutti gli operatori, albergo per albergo e questo i sistemi turistici vanno a superare. Non c’è una sovrapposizione con il lavoro che svolge la Regione, perché semplicemente la Regione individua la strategia e indirizza quelle poche risorse verso la strategia di marketing, individua i paesi europei verso cui puntare la promozione turistica, la partecipazione alle fiere e poi chi va poi a vendere i prodotti su uno stand delle Marche a Londra? I dipendenti regionali? certamente no, vanno quelli che operano e che vendono il loro prodotto. I sistemi turistici vendono il loro prodotto all’interno della promozione strategica decisa dalla Regione Marche, speriamo anche sentendo gli operatori stessi.
Quindi ritengo importante che non ci sia stata questa ulteriore sottodelega alle Province, altrimenti avremmo avuto fondi nazionali che vanno alle Regioni le quali li danno alle Province che fanno quattro presenze alla Fiera di Londra.
E’ vero che in alcune zone, per esempio la Provincia di Pesaro che con forza ha fatto questa richiesta, aveva fatto uno sforzo anche economico grande sul settore turistico, per cui forse con più motivazione poteva richiedere questa cosa.
Penso che il settore pubblico debba stare all’interno del proprio ruolo e fare da coordinatore, mettere in rete tutte le conoscenze e far sì che l’organizzazione del territorio, da un punto di vista ambientale, da un punto di vista urbanistico, da un punto di vista del patrimonio ecc. sia fruibile. Inoltre deve svolgere tutto quel lavoro di coordinamento per l’accoglienza e la promozione sul proprio territorio, oltre che una funzione di indirizzo, favorendo l’aggregazione dei Comuni per l’accoglienza e la promozione integrata, proprio per aumentare l’efficienza, anche su base più locale, dell’accoglienza turistica stessa.
Qui non si è parlato di un altro aspetto importante. Se ne parla forse indirettamente quando sulle funzioni dell’osservatorio regionale sul turismo si dice che esso “deve definire le strategie di marketing e di comunicazione” dopo aver fattole rilevazioni del flussi turistici ecc. Secondo me un altro aspetto importante è quello dell’organizzazione dei portali informatici per l’accoglienza turistica. Lì c’è una frammentazione ancora più grossa di quella dei depliants e i turisti, nell’era in cui tutto si fa tramite Internet, i turisti non riescono ad avere una visione complessiva e positiva del nostro territorio, né a capire che cosa offre ogni struttura, come possono venire in campagna nelle Marche o come possono andare al mare se non perdendosi nella parcellizzazione delle singole offerte dei singoli alberghi o dei singoli Comuni.
Qui c’è un grosso lavoro che la Regione deve fare, qui sì in collaborazione con le Province e con i Comuni, perché già tutti hanno siti operativi, affinché questo strumento della prenotazione informatica possa essere colto in maniera decente e secondo le regole del mercato virtuale, in modo che la gente possa andare a cercare e trovare quello che vuole. Di fatto, adesso non è così.
Arrivo a una questione importante. Avevo detto che occorre una crescita dimensionale delle imprese, come volume d’affari e come accorpamento e non una crescita fisica come l’altezza degli alberghi.
L’articolo 19 regola la disciplina urbanistica, che prevede una premialità per le riconversioni, per i miglioramenti qualitativi al fine del superamento delle barriere architettoniche e delle norme di sicurezza e igienico-sanitarie. Certamente è un intervento che da un punto di vista generale condivido, però questo articolo potrebbe portare gravi danni al territorio ma anche all’organizzazione delle regole urbanistiche regionali. Qui si dice che questi interventi possono essere fatti in deroga a quanto stabilito dal DM 1444 e faccio presente che il 1444 interessa le parti del territorio in cui ci sono agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico di particolare pregio ambientale.
Si pone il problema della realizzazione del 20% nei centri storici. Proprio per la loro composizione i centri storici sono attaccati tra loro e il 20% è possibile, in molti casi, solamente per altezza. Rischiamo di togliere l’omogeneità architettonica ai nostri centri storici, e siccome questo articolo 19 dice che questo è in deroga al decreto ma anche agli strumenti urbanistici vigenti in ordine ad altezze, distacchi ed ampliamenti volumetrici, rischiamo di rovinare i nostri centri storici. Guarda caso, una legge per valorizzare il turismo va a incidere sulle bellezze architettoniche che sono alla base o uno dei motivi di bellezza del nostro territorio.
Qui si è parlato del buon senso e delle facoltà dei Comuni. All’interno della legge la facoltà dei Comuni non viene in maniera chiara regolamentata, poi, soprattutto, faccio presente che la legge regionale 34, che è la nostra legge urbanistica, prevede che le concessioni in deroga siano possibili fino a un massimo del 10% e comunque non nelle zone omogenee A, quelle della 1444 e per le disposizioni di Ppar, Pit e Ptc che sono strumenti di tutela ambientale e paesaggistica.
Io ho predisposto un emendamento in cui dico che è possibile andare in deroga al limite del 10%, arrivando al 20%, ma nei limiti previsti dalla legge regionale, cioè non nelle zone omogenee A, non nelle zone tutelate da Pit, Ppar e nelle zone parco e quindi è possibile questo adeguamento in tutte le parti del territorio in cui non si fa un danno al paesaggio. Mi sembra un vincolo minimo, che anche parte degli imprenditori potrebbero accogliere e comunque ci permetterebbe una verifica di questa cosa, andando, eventualmente, se ci fossero vincoli o blocchi alle possibilità di ristrutturazione, a una variante parziale solo di questo aspetto, con un approfondimento dell’effetto che questo può avere. Penso che andare a una variante generalizzata in deroga a tutti gli strumenti urbanistici, in deroga alla tutela dei centri storici e all’interno di una legge delega settoriale come quella del turismo, sia inappropriato e dà l’idea che non vi siano state riflessioni sufficienti per verificare i danni che andiamo a fare sul nostro territorio, quindi anche al nostro turismo.
In sede di emendamenti proporrò ai colleghi questo emendamento che è semplicissimo e che dice “si può andare in deroga al 10%, fino al limite massimo del 20% delle volumetrie esistenti”, ma questa deroga, naturalmente, si fa all’interno di quello su cui è possibile andare in deroga per legge regionale, cioè non nelle zone sensibili.
Penso che questo sia un aspetto importante, chiedo su questo emendamento che non va a toccare la percentuale nella massa, quindi va a cogliere una premialità che è giusto dare agli operatori di un settore con margini molto stretti di guadagno, il voto favorevole. E’ bene dare un incentivo, visto che noi non abbiamo risorse pubbliche per il miglioramento della qualità delle strutture ricettive, però secondo me deve essere dato all’interno di un minimo di decenza urbanistica e di rispetto delle regole. Anche perché potrebbero essere decine di altri i settori che ci vengono a chiedere di andare in deroga per il loro settore alle leggi urbanistiche, quindi di avere cubature premiali per le ristrutturazioni ecc.
Chiedo che ci sia la possibilità di un confronto su questo aspetto, quindi sì a una cubatura premiale fino al 20% ma no nelle aree sensibili e nei centri storici. Mi sembra una richiesta minima, da cui però dipende anche la valutazione complessiva sulla legge.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. E’ chiaro che da questa discussione emerge che non c’è un grossissimo trasporto anche da parte dei consiglieri di maggioranza, nel votare questo tipo di strumento importante, fondamentale, che di per sé non deve essere lo strumento per sanare o per rispondere a un fenomeno regionale, quello del turismo che a volte è mal sopportato, mal digerito, fastidioso per certi versi, ma sono d’accordo con il collega Solazzi quando dice che il turismo, oltre a essere parte, contenuto del programma del centro-sinistra, è di per sé un comparto, un settore economico su cui si fondano la vita e lo sviluppo di questa Regione. Purtroppo però emerge da questa discussione, che questa proposta di legge in realtà non solo manca di anima — e già sarebbe sufficiente per cassare questo tipo di proposta, per rinviarla a miglior sorte — ma manca anche di quegli strumenti giuridici di cui faceva menzione il collega Castelli, idonei a che questa proposta di legge divenga poi realtà sul territorio. Riteniamo assolutamente insufficiente questa proposta di legge, laddove non dice chiaramente come si attiva sul territorio questo testo unico in materia di turismo. Ecco perché ancora è assolutamente irrisolto l’aspetto di che turismo la Regione Marche si vuol dotare, o quale vuole favorire: turismo di massa, turismo di famiglia, turismo d’élite... C’è un’ambiguità di fondo che non dà anima a questa proposta di legge.
Anche perché è facile dire “la Regione si propone di coordinare, di accordare le realtà locali, le esigenze del turismo locale, pronta a intervenire, a mediare fra le varie caratterizzazioni turistiche”, ma è un po’ troppo generico, un po’ troppo vago e assolutamente insufficiente.
Ecco perché quando si parla di turismo si dovrebbe fare un pochino più attenzione non solo a quando e come si vuol favorire la costruzione di nuovi alberghi, nuove strutture ricettive o l’ampliamento delle stesse, ma bisognerebbe capire come riempire questi contenitori. Il turismo arriva nella nostra regione soprattutto perché ha un motivo che non può essere soltanto di carattere naturalistico poiché la regione Marche ha delle belle spiagge, delle belle colline, dei bei monti. E’ chiaro che gli eventi sono un indotto fondamentale che aiuta i contenitori a riempirsi, aiuta i nostri imprenditori a fare buone imprese del turismo, senza trascurare i cattivi servizi o i servizi che mancano a questa regione in termini di infrastrutture. In questo frangente dovrebbe intervenire la Regione Marche, quando la si accusa di essere assolutamente insoddisfacente o insufficiente in termini di collegamento.
A me viene in mente il nostro aeroporto, di cui spero parleremo presto, un aeroporto assolutamente porta di uscita e non di entrata verso la nostra regione.
Mi trovo particolarmente a mio agio quando si fa un resoconto della politica turistica del passato, perché questa proposta di legge diventa una cartina di tornasole per quella che è stata la politica del turismo fin qui attuata. Purtroppo provengo da una realtà locale dove di turistico c’è esclusivamente la targhetta attaccata fuori della porta dell’assessore al turismo, perché di turismo se ne fa molto poco nella mia città, dove questa politica è assolutamente assente. Quindi non mi riesce difficile immaginare che questa realtà esista anche altrove. Però noi, forse, rasentiamo proprio il pianterreno, dove si danno, magari, concessioni edilizie per costruire alberghi di quarta o quinta categoria, ma poi non si fa una politica sul territorio che aiuti a riempire quel contenitore. Si fanno varianti ai piani regolatori, si attua una politica urbanistica che aiuta qualcuno a costruire ma poi non si aiuta il territorio a sviluppare in termini di servizi, in termini di offerta.
Ecco perché riteniamo che sia assolutamente insoddisfacente l’anima di questa proposta di legge e sia assolutamente sconfortante l’assenza di quegli strumenti che aiutino anche a far capire agli operatori di questo settore che cosa effettivamente andrà a fare la Regione sul territorio, dal momento che sono state sconfessate le cosiddette esperienze motrici delle Apt e dell’Aptr, che sono sostanzialmente svanite nel nulla.
Poi non c’è, a monte, l’idea di quella politica culturale che aiuti la politica del turismo a vivere di luce propria. Qui si è detto che la Regione farà la sua parte ma anche i privati dovranno dire la loro, dovranno fare la loro. E’ un po’ difficile che il privato vada a finanziare l’allargamento della propria struttura, vada a finanziare la propria impresa laddove c’è soltanto rimessa, dove gli alberghi in realtà vivono come isole, purtroppo sempre più infelici, e non riescono a recepire, in qualche modo, la domanda, anzi vedono la domanda arrivare altrove, non fuori della propria provincia ma altrove fuori della propria regione.
Ecco perché riteniamo che questa sia una proposta di legge che vada a delegare falsamente ai Comuni, alle Province, il ruolo di coordinatori e poi di attori principali, ma va sostanzialmente a disinteressarsi di una questione particolarmente delicata che, come dicevo poco fa, è un comparto, un settore economico di strategica importanza per questa regione.
Gli emendamenti presentati vanno ad agire nella sostanza e in qualche modo aprono uno spiraglio. Il collega Massi l’ha appena detto, non c’è una preclusione. Riteniamo, anzi, che uno strumento del genere debba avere il massimo coinvolgimento possibile, debba essere varato con il coinvolgimento dell’opposizione, perché è uno strumento che vale per tutto il territorio regionale, che, se varato con una maggioranza risicata — non mi sembra che qui ci siano colleghi di maggioranza che si spellino le mani per votare questo documento — sarà già uno strumento inefficace, inadeguato, superato già al momento dell’approvazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che se c’è una considerazione che può essere fatta in questo dibattito, è che oggi il Consiglio regionale consuma un atto importante, cioè registra l’ammissione che il centro-sinistra ha fallito per quanto concerne le scelte di politica turistica. Molti di voi sono nuovi all’agone politico, quindi non c’erano come c’eravamo io e altri colleghi all’approvazione della legge cosiddetta “Silenzi”, con cui si è dato vita, nelle Marche, alla nuova organizzazione del settore turistico. Un dibattito caricato di toni particolarmente ottimistici dall’allora assessore al turismo, che di fatto lanciava l’idea di questo nuovo modello organizzativo come la panacea di tutti i mali e la possibilità concreta di invertire una crisi, o se volete una tendenza negativa che aveva coinvolto e interessato le Marche. Silenzi e la maggioranza di centro-sinistra di cui anche lei consigliere Rocchi è corresponsabile, anche se aveva manifestato in più occasioni la sua intolleranza rispetto a quel prodotto, sostanzialmente avevano proposto alle Marche di mutuare il modello organizzativo delle “Regioni rosse”. L’altra cosa che dovete capire, è che le Marche è la Regione che gioca di sponda alle altre “Regioni rosse” più avanzate. Noi registriamo le scelte legislative dell’Emilia Romagna e della Toscana con qualche anno di ritardo. L’Aptr era stata una scelta già assunta nell’Emilia Romagna, che venne proposta nelle Marche come soluzione. Un modello organizzativo che noi definimmo in quell’occasione inadeguato a leggere la situazione marchigiana. Il dato di oggi ce lo conferma. Oggi, con molta sobrietà, ma nella sua crudezza, la Giunta regionale dice “abbiamo sbagliato tutto”. La Giunta regionale di centro-sinistra ha “toppato” alla grande, sbagliando il modello. Agostini, è così. Lei, oggi, taglia con le forbici una scelta fatta passare come miracolistica da parte dell’assessore che sedeva al suo posto nei banchi della Giunta a quel tempo.
Peraltro, non è che la scelta di chiusura dell’Aptr contenuta in questo provvedimento non fa il conto con una realtà oggettivamente grave: quella che il sistema turistico marchigiano è regredito in questi anni, è inutile che continuiate questa bugia grossolana del grande successo. Certo, se facciamo la somma degli stranieri, degli italiani e dei turisti nostrani, quelli del “tocca e fuggi”, quelli che si spostano dalla montagna al mare in una giornata, è evidente che il dato può anche essere considerato ottimistico, ma se andiamo a considerare il dato del turista che conta, nel senso che porta, che produce ricchezza, perché viene, sta in albergo, il calo è evidentissimo in questa regione ed è una crisi che ha un solo nome: l’insufficiente azione di promozione turistica della Regione Marche, che in questi anni, oltre ad avere sbagliato il modello, oltre ad avere caricato di responsabilità il sistema delle autonomie locali, o se volete una legge che a pioggia ha dato soldi per tutto e il contrario di tutto non ha saputo promuovere nella maniera giusta, nei paesi giusti, questo modello, questo pacchetto quindi non ha aiutato uno dei settori più importanti della nostra economia a svilupparsi, pur essendoci tante risorse umane, professionali disponibili a lavorare per questo grande progetto. Non siamo quindi stati capaci di renderci attraenti e di vendere questa nostra bellezza all’estero, nei paesi che contano, con scelte anche stravaganti. Considero, per esempio, il mercato cinese non particolarmente appetibile e spendere soldi in quella direzione mi sembra un po’ esagerato, mentre invece è più appetibile il mercato russo, dove grazie alla caduta del comunismo si sono aperte altre prospettive.
Quindi una politica che non è stata sostenuta da scelte intelligenti, e mi riferisco alla risorsa finanziaria, perché se c’è un altro scandalo che va evidenziato, è che in questi anni le Marche hanno viaggiato per quel poco che hanno fatto nel settore turistico, sulle ali dei soldi dello Stato, usati impropriamente per sostenere i propri programmi. Abbiamo denunciato come gruppo di Forza Italia, in più di una occasione, il fatto che le risorse principali del piano triennale e del piano annuale del turismo sono il frutto di finanziamenti statali, guarda caso destinati all’aumento, alla valorizzazione della ricettività turistica. (Interruzione). Questo è verissimo, al punto che su 13 prese di posizione del gruppo di Forza Italia, né l’assessore né lei, consigliere Rocchi, come esponente di maggioranza particolarmente esperto, avete saputo dire di no. Sono stati utilizzati soldi destinati dallo Stato alla qualificazione del patrimonio turistico per finanziare il piano turistico annuale, al punto che specialmente l’ultima edizione del piano ha visto un utilizzo di risorse mi sembra di 700.000 euro da parte della Regione e, guarda caso, di qualche milione di euro da parte dei fondi dello Stato.
Quindi sbagliata la scelta sul modello, con la pretesa di copiare cose fatte in altre Regioni. Considerate che in maniera molto i;provvida abbiamo utilizzato, per qualche anno, anche un consulente che faceva consulenza turistica per altre Regioni completamente diverse dalla nostra. Ma abbiamo sbagliato in questi anni, soprattutto per una questione ancor più profonda: perché si è voluto far passare a tutti i costi questo modello statalista della gestione che poi è contenuto nel provvedimento di oggi. Uno dei limiti di fondo delle scelte regionali è stato quello di non avere coinvolto adeguatamente gli operatori turistici della regione, gli albergatori, con tutto quello che ne consegue, al punto che la nostra proposta era quella di costituire un’agenzia che ridesse dignità e servisse a recuperare il ruolo fondamentale degli operatori del settore. Vedo che non l’avevate fatto prima con la scelta dell’Aptr, non lo fate oggi perché avete rimesso in capo alla Regione, quindi alla politica, qualsiasi responsabilità di gestione e questo, secondo me, prefigura un altro grande fallimento. Io, purtroppo, sono convinto che ci ritroveremo qui fra quattro anni a dover prendere nota di questo nuovo, ennesimo fallimento regionale.
Abbiamo detto della organizzazione turistica. La nostra Regione è passata dal sistema delle Apt al sistema dell’Aptr, una struttura unica regionale che aveva due grossi limiti: quello di non avere autonomia rispetto al potere politico e quindi rappresentava una duplicazione; quello di non prevedere un ruolo di responsabilità in collegamento con il sistema delle autonomie e degli operatori. Oggi voi ci proponete, di fatto, di mettere da parte questo processo, di non ritornare alle Apt ma di andare a un modello organizzativo regionale che fa riferimento solo sulla politica. Io sono molto perplesso su questa scelta che ritengo sbagliata.
L’alternativa era quella di un’agenzia mista pubblico-privata — l’avevamo indicata — che mettesse il pubblico in relazione al privato, quindi fosse capace di sfruttare le tante sinergie, mettendo in campo un’azione che consentisse di recuperare questo trend negativo che oggi registriamo.
Altro elemento che mi sembra possa essere richiamato è il fatto che non si è nemmeno risolto un altro dei limiti della vecchia legislazione regionale. Ricorderete la famosa battaglia che ci fu in questo Consiglio fra le minoranze, il gruppo di Forza Italia e l’assessore Silenzi sul riconoscimento di territorio turisticamente rilevante nella nostra regione. Da parte nostra veniva detto “facciamo una scala di priorità”, perché non è vero che San Benedetto, Civitanova, Gradara, Loreto sono uguali a bianco, rosso e verde. Il territorio regionale esprime una serie di valori, quindi facciamo, anche qui, una scelta in ordine ai siti territoriali che hanno una grande rilevanza sul piano turistico, sul piano della capacità ricettiva, sul piano delle presenze, sul piano del patrimonio monumentale. Ci si disse, dentro una logica notoriamente marxista, che tutte le Marche erano uguali, quindi tutte le Marche dovevano essere considerate alla stessa stregua. Questa scelta di basso livello viene confermata oggi, perché nemmeno oggi vengono riconosciuti gli ambiti turistici di particolare rilievo regionale.
Le risorse. Ho detto prima che è inutile pensare di fare una politica turistica spendendo niente. E’ buffo, peraltro: questa Regione si è distinta nella polemica anti Stato, rispetto ai tagli dei finanziamenti statali. L’assessore Secchiaroli scriveva la lettere sul sociale, qualche altro assessore si stracciava le vesti e le mutande dicendo che sulla sanità... Tutte cose che noi abbiamo confutato, ma nessuno — a cominciare da Agostini — che abbia detto che nel settore turistico il rapporto si rovescia ed è la Regione che utilizza i soldi dello Stato per fare le proprie scelte. Investite di vostro. Se è vero che questo è il settore chiave dell’economia regionale, è anche vero che la Regione Marche può spendere qualche soldo per sostenere questo settore.
L’altra cosa che mi permetto di dire, è che c’è un problema relativo alla classificazione delle strutture alberghiere della nostra regione. E’ sbagliato non ricondurre ad unità questo criterio. Non è pensabile che ci possa essere un criterio di valutazione per gli alberghi di Ascoli e un altro per quelli di Pesaro. Qualsiasi azienda gestita per bene, deve essere gestita dentro una logica unitaria. Le condizioni della classificazione devono essere unitarie, si fissa un criterio che deve valere per tutti. Se si considerano, ai fini della consegna delle stelle, alcune condizioni che deve possedere l’albergo, questo deve valere a Civitanova come a Pesaro, come a Gradara, altrimenti rischiamo di usare due pesi e due misure e di avere alberghi parametrati in un certo modo, magari in eccesso a Pesaro e in difetto a San Benedetto del Tronto. Questo è un richiamo che vorrei fare, perché mi sembra importante.
Bisogna spendere bene e bisogna adeguare la legislazione per quello che riguarda il sostegno al settore ricettivo. C’è una polemica in atto che mi sembra divida i verdi e qualche compagno di strada dei verdi con l’altra parte del Consiglio regionale su una norma interna che consenta l’adeguamento degli alberghi. Credo che sia una polemica fuori luogo questa preoccupazione sulla invadenza del mattone rispetto ad una esigenza legittima. Questo patrimonio ricettivo va valorizzato, va qualificato, altrimenti veramente non riusciamo a reggere alla competizione. Quindi, anche qui mettiamo da parte queste remore, diamo la possibilità a quelle strutture che lo vogliano di adeguarsi con un livello di crescita che mi sembra massimale, ma battersi per il mantenimento dello status quo mi sembra una battaglia persa rispetto al tema dello sviluppo del settore turistico.
Mi sembra sbagliata la scelta di eliminare il piano turistico triennale. Una delle scelte di fondo del passato era la predisposizione di un programma di interventi in questo settore, un piano turistico triennale con una declinazione annuale. Il fatto di avere abolito la programmazione fa perdere di senso, di misura e di valenza la nostra iniziativa. Il piano annuale sarà una cosa molto più limitata e molto più esposta alle pressioni delle lobbies o agli interessi del potere politico. Un piano strategico triennale, in qualche modo dà qualche certezza in più agli operatori.
Sono personalmente molto perplesso rispetto al ruolo che viene assegnato alle Province. Io, a differenza del mio amico Ricci, ho una vecchia idea: le Province io le avrei chiuse prima della riforma. Adesso hanno un senso se gestite bene. Però questa sovrapposizione di poteri alle Amministrazioni provinciali mi sembra un azzardo. Io ritengo che in un sistema regolato di autonomie locali, l’autonomia locale principe rimane il Comune, quindi ogni scelta che noi facciamo non può che essere quella di mettere le istituzioni vicino ai cittadini. Questo accorpamento in capo alla Provincia, questo consolidamento del ruolo delle Province in questo modo, per poi assistere allo spettacolo indegno — questa però è una valutazione che riguarda il mio territorio — di una Provincia che non riesce a soddisfare nemmeno le deleghe essenziali, è tutto dire. La situazione della provincia di Pesaro sul piano stradale è da paese del terzo mondo. Siccome questa è una delle deleghe principali, sarebbe molto più importante che il presidente Ucchielli gestisse...

PRESIDENTE. Consigliere, la prego di concludere.

Roberto GIANNOTTI. Ho finito. Solo una considerazione sul testo unico: meglio tardi che mai. Finalmente, dopo dieci anni di attività regionale che ha dovuto fare i conti con tutta una serie di atti e provvedimenti legislativi, si è almeno realizzato un atto che va nella direzione della semplificazione e migliora il rapporto fra i cittadini e l’istituzione. Di questo, evidentemente, non si può che essere soddisfatti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. E’ stato già rilevato dagli altri interventi, ma voglio premettere anch’io che il turismo per la nostra regione deve essere ed è una priorità. Un settore strategico e determinante per la nostra economia, per lo sviluppo organico ed omogeneo di questa regione.
Stiamo discutendo della legge di riordino sul turismo. Queste legge mette in evidenza economicità ed efficacia della pubblica amministrazione e nuova attenzione e rilancio del settore turistico. Si va a una delegificazione, quindi una semplificazione, una sburocratizzazione molto sentita nella pubblica amministrazione e si va alla soppressione di 28 leggi regionali.
Questa legge quadro è stata concertata e condivisa dalle associazioni di categoria, dagli enti locali e non è figlia di nessuno, come veniva detto. E’ stata concertata con tutti e condivisa dalle associazioni di categoria, dagli enti locali, sono state fate due conferenze regionali, sono state fatte quattro conferenze provinciali, sono state fatte consultazioni con le associazioni di categoria, gli enti locali e tutti hanno condiviso che questa è una legge che va nel senso dell’innovazione e del rilancio del turismo. Certo, tutto può essere migliorabile e perfezionabile e infatti in questa sede possiamo apportare anche quei necessari aggiustamenti che penso non stravolgano il testo della legge.
Con questa legge di riordino si va a una divisione dei ruoli chiara e precisa, non c’è più ambiguità, non c’è più chi fa cosa, qui c’è una divisione dei ruoli. Primo, la programmazione e il coordinamento sono in capo alla Regione in modo integrato, non soltanto come turismo ma come turismo con tutto l’annesso, cioè l’artigianato, la piccola impresa, la valorizzazione dei nostri territori, delle nostre opere d’arte. Perciò un coordinamento integrato.
Le Province non sono dei feudi come qualcuno prima diceva; le Province hanno chiesto cinque sistemi turistici locali perché penso che sia importante che vi sia un unico soggetto all’interno della provincia che possa gestire e organizzare. Se poi ne facciamo dieci, diventano dieci feudi, perciò togliamo la parola “egemonia” delle Province all’interno di questo settore, poiché si tratta di enti locali su area vasta che riescono a coordinare e a mettere insieme le ragioni dei vari Comuni. Le Province hanno il compito di coordinare su area vasta informazione e accoglienza turistica, i famosi Iat. I Comuni hanno la gestione sul territorio comunale, con l’informazione e l’accoglienza. Gli operatori privati, attraverso i sistemi turistici locali collaborano con gli enti locali nell’attività di promozione del prodotto turistico. Anche qui i privati debbono fare la loro parte. Sicuramente l’ente pubblico deve tracciare le linee, dettare le regole e mettere a disposizione delle risorse, perché è necessario anche questo, ma i privati non possono sottrarsi alle loro responsabilità.
Un’altra cosa molto importante è la creazione dell’osservatorio turistico come centro di raccolta dei dati ma anche come studio dei flussi turistici. E’ importante capire da dove vengono i turisti, quali sono i paesi che possiamo attrarre meglio, quali sono le categorie che possiamo attrarre meglio, quindi bisogna anche fare uno studio su questo, perché non sono d’accordo con Giannotti che la Cina, per noi, non è un’opportunità; la Cina è un’opportunità per tutto il mondo e per le Marche in maniera particolare, perché siamo la regione italiana sicuramente più abbordabile.
Poi i sistemi turistici locali sono da rilanciare attraverso una forte sinergia e collaborazione fra soggetti pubblici e privati. Qui bisogna ragionare, bisogna capire questa integrazione necessaria, indispensabile fra i soggetti pubblici e privati. Fino ad oggi, forse, non c’è stato questo lavoro in rete, bisogna farlo e sicuramente la legge ci mette nelle condizioni di poterlo fare.
Con questa nuova legge sono previsti contributi alle imprese turistiche per la qualificazione delle strutture turistiche in modo snello ma soprattutto efficace ed efficiente, per lo sviluppo del settore e quindi dell’intera economia della nostra regione.
Un’altra cosa importante menzionata già diverse volte riguarda il famoso articolo 19, cioè dare la possibilità alle imprese turistiche di ristrutturare, ammodernare, rendere compatibili con le leggi vigenti le loro strutture. Su questo c’è stato dibattito come su tanti altri articoli. Se guardiamo questo articolo non in maniera ideologica ma nel senso dell’efficacia, dell’efficienza, del miglioramento, di una risposta ai turisti che scelgano la nostra regione per fare le loro ferie, penso che sia importante. Infatti si dà la possibilità di ampliare fino al 20%, finalizzato al superamento delle barriere architettoniche, al rispetto delle norme di sicurezza e igienico-sanitarie, nonché al miglioramento qualitativo necessario per l’ottundimento del livello di classificazione superiore.
Come si vede, la norma prevede un aumento condizionato alla realizzazione di precisi obiettivi di salvaguardia e qualificazione, perciò non è pensabile che una struttura possa elevare un piano all’interno di un centro storico perché diamo la possibilità di aumentare il 20%, perché il 20% è condizionato al miglioramento igienico-sanitario, alla normativa 626, all’anticendio, a tutte queste cose. Soprattutto c’è la salvaguardia dei 20 anni. Veniva richiamato prima da diversi consiglieri che dall’ultimazione dei lavori per venti anni si deve garantire che la struttura rimanga albergo, altrimenti molti imprenditori potrebbero, fra qualche tempo, trasformare i loro alberghi che non sono ristrutturati, che non sono conformi alle nuove leggi, in appartamenti o addirittura in immobili da vendere al migliore offerente. Su questo noi dobbiamo assumerci la nostra responsabilità, dobbiamo approvare questa norma tenendo conto che poi i Comuni saranno quelli che sul territorio diranno se accogliere questa norma oppure no. Se all’interno del centro storico si va a costruire una struttura che non è confacente con l’ambiente, è sicuro che non può essere concesso l’ampliamento: questo dipende dai sindaci, dall’autonomia locale, dai Consigli comunali e non deve essere un’imposizione di alcuno.
Un ruolo importante anche per la professione di guida turistica. Anche questo è stato dibattuto, ci sono tanti emendamenti su questo, però abbiamo accolto tantissimi suggerimenti che venivano dalle guide turistiche, perché pensiamo che valorizzare le guide turistiche sia un fatto importante che va a migliorare l’accoglienza e sicuramente l’importanza di questo settore.
Invito quindi il Consiglio tutto ad andare avanti nell’approvazione di questa legge che regola un’attività importante qual è quella turistica, per la nostra economia in generale, anche considerando in maniera positiva che ci sono segnali importanti di ripresa turistica nella nostra regione, con aumenti di arrivi e di pernottamenti. Non è come diceva Giannotti, che stiamo perdendo pezzi di turismo; abbiamo perso un parte di turismo fino a poco tempo fa, ma a livello nazionale, non era un problema della nostra regione. Abbiamo perso milioni di turisti a livello nazionale. Noi abbiamo perso, ma sempre relativamente meno. Oggi dagli ultimi dati che vengono fuori, risulta che regioni come l’Emilia Romagna e la Toscana sono molto più in perdita della nostra regione. Questo è un fatto che ci deve indurre ad andare avanti in questo settore, cercando di ammodernare la legislazione e cercando di aiutare i nostri operatori con leggi giuste, con finanziamenti adeguati e con il buon senso di tutti sicuramente riprenderà questa grande attività del turismo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Questa legge nella premessa dice che la Regione assicura lo sviluppo del turismo quale fondamentale risorsa della comunità regionale, promuovendo in particolare la valorizzazione dell’immagine delle Marche e dei suoi prodotti. E’ un assunto importantissimo e siccome questo è il testo unico della svolta economica della nostra regione, io vedo un po’ di superficialità nell’affrontare un tema così importante, con una leggina da passare sottobanco. Questo è un sistema complesso, il turismo non è cosa che va sottovalutata ma va messa al primo punto di tutta la programmazione delle risorse strategiche della nostra Regione. Non possiamo permetterci di correre sempre dietro l’emergenza. Con la rincorsa dell’emergenza noi corriamo solo dietro quelli che sono i problemi, invece qui si programma il futuro e lo sviluppo delle nuove generazioni.
I sistemi turistici, lo sfruttamento di questa importante risorsa economica vanno fatti con un’ottica diversa, non più quella stanziale, conservatrice, con modelli addirittura statalisti che vengono proposti in questa norma. Addirittura si deve lasciare maggiore spazio all’operatività e soprattutto eliminare quel gap che si è verificato nella nostra regione dal dopoguerra in poi. Le generazioni degli operatori turistici non sono riusciti a fare il ricambio generazionale e se questo ricambio c’è stato, si deve solo ed esclusivamente alla scuola pubblica, alla formazione recente, dagli anni ‘90 in poi. Quindi dobbiamo mettere a frutto queste risorse umane, che hanno una cultura nuova del fare turismo, che hanno però un problema di fondo: quello di avere una regione senza infrastrutture, che è un aspetto essenziale fondamentale per cui tutte le operazioni di incoming che si costruiscono anche con il miglioramento dell’immagine, poi trovano un blocco nel far veicolare turisti — perché sono loro il nostro obiettivo — nel nostro territorio.
Tutte queste eccellenze — che sono 246, tante quanti sono i comuni delle Marche — sono, a volte, irraggiungibili e allora non ci possiamo permettere il lusso di varare una legge che sia carente sotto questo aspetto. Non si fanno sistemi turistici senza risorse e le risorse sono fondamentali per tutti gli aspetti, compresi quelli infrastrutturali.
Non ci possiamo più permettere di avere gli “alberghi di stato”, questo è un sistema che la Russia insegna. Gli “alberghi di stato” sono vuoti, perché si entra solo con la tangente e questo lo sa bene chi veicola verso queste strutture. I privati hanno ormai attuato modelli molto flessibili di ospitalità e di accoglienza dei nostri turisti, devono trovare, sinergicamente con la politica che programma il sistema di incoming per i turisti e che mette a disposizione le infrastrutture viarie, di accoglienza. Invece il nostro porto serve solo di transito per migliaia e migliaia di persone che vengono, partono e non rimangono nelle Marche; l’aeroporto non ha voli di collegamento se non per esportare turisti verso l’esterno. Addirittura abbiamo inserito lungo la costa mezzi di trasporto veloce, per cui anche i marchigiani se ne vanno dalle Marche sull’altra costa.
Dobbiamo modificare questo atteggiamento e migliorare le attenzioni particolari. Si fa solo ed esclusivamente con un ampio dibattito costruttivo nella programmazione generale di tute le risorse, non solo ed esclusivamente per la promozione del nostro territorio. La formazione è allora fondamentale. Noi abbiamo delle scuole pubbliche, tutto il comparto del pacchetto di formazione che sta avendo una buonissima azione sugli operatori del turismo, deve avere a disposizione i turisti, perché sono la base fondamentale. E’ inutile che facciamo infrastrutture, che facciamo strutture turistiche se poi non abbiamo la capacità di potare i turisti nella nostra regione. Questo si ottiene non con quattro “fierette” che si organizzano a livello mondiale ma con un’organizzazione complessa, dove tutti gli attori, pubblici e privati, devono dialogare nella stessa lingua, con la stessa voce. Questa è la scommessa importante che dobbiamo vincere e gli emendamenti sono frutto di un’attenzione particolare in un settore importantissimo per la nostra regione. Quindi chi governa deve essere attento. Vi porto l’esempio del Friuli Venezia Giulia, della Provincia autonoma di Bolzano che ha 5.000 operatori nel settore turistico. Questi producono 21 milioni di turisti all’anno. Noi, in tutta la regione Marche non riusciamo neanche a farne la metà. Il modello culturale-religioso ormai sta decadendo, Loreto da 12 milioni è passata a 6, il Giubileo c’è già stato. Il “modello-costa” è scemato. Abbiamo questa risorsa interna del “cofanetto” da scoprire, da mettere a disposizione di un turismo qualificato ricco, che viene da nazioni del nord Europa, dalla Cina, da dove volete: l’importante è portare questa ricchezza nel nostro territorio, per far sì che diventi la risorse fondamentale per lo sviluppo dell’economia, altrimenti i prodotti tipici chi li fa più? E per chi li vendiamo se non c’è più chi li mette un flusso monetario per dare una risposta? L’agricoltura va a pezzi, il turismo è l’unico volano per l’economia della nostra regione e non decolla, l’industria la stiamo sostenendo con risorse pubbliche. Qui si sta prospettando una stagione molto nera per le generazioni future, quindi ci vuole un’attenzione maggiore affinché tutte le risorse siano dirette a dare un miglioramento a questa importante branca e lo possiamo fare se siamo tutti coesi e ragioniamo insieme non sulla staticità o se ci perdiamo sullo sviluppo di una struttura alberghiera al 20% o meno. Dobbiamo essere attenti all’evoluzione del turismo. Se il turismo cambia dobbiamo essere noi i primi a cambiare le esigenze degli operatori turistici e non possiamo mettere ostacoli continui, perché li blocchiamo e addirittura creiamo ulteriore danno a quei pochi operatori che ancora ci credono. Questo è il nostro ruolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Solo alcune considerazioni generali.
Credo che sul turismo questa maggioranza abbia investito molto. Uno degli obiettivi strategici dal punto di vista dello sviluppo economico, parte importante del patto per lo sviluppo, comprende risorse da dedicare al turismo. Quindi l’impegno di oggi è sinergico, sta dentro questa visione più generale ed è quello della costruzione di un documento che può determinare le condizioni quadro di una rinnovata attenzione nei confronti del turismo, che è una grande risorsa della nostra regione, che va valorizzato. Più volte in questo dibattito sono state citate regioni a noi vicine. Penso alla Toscana, penso all’Umbria. Sono state citate a modello di un sistema turistico.
Io non sono un grande viaggiatore, ma non credo che queste regioni hanno, dal punto di vista delle strutture alberghiere visibili, una grande offerta. Hanno un’offerta di territorio molto vasta, molto articolata, molto diffusa e in forme diverse dal sistema classico dell’ospitalità turistica. Riusano le risorse che nel territorio già ci sono: le case di campagna, le strutture di questa natura.
Lo dico perché probabilmente queste regioni non abbiano avuto proposte di modelli anche urbanistici differenziati, che nella nostra regione in altre stagioni hanno in qualche modo caratterizzato l’uso del nostro territorio. Vale per gli insediamenti turistici e non solo, quindi c’è questo tipo di riflessione che vengo a porre.
Ho sentito in questo dibattito che diversi consiglieri si sono lamentati — e la trovo una contraddizione — del fatto che il dibattito in Commissione prima e il confronto ora in Consiglio è un confronto dialettico, articolato che sta producendo una riflessione più ampia e dentro questa riflessione più ampia la possibilità e la disponibilità ad arricchire questo inizio di percorso, perché questa legge è di fatto coraggiosa, non foss’altro perché oggi riconduce ad un testo unico, quindi a una normativa adeguata, tutto il sistema di norme, di leggi, di interventi che riguardano il turismo. Quindi un elemento fondamentale che ci indica il percorso, ma come tutte le frecce che ci indicano la strada, il percorrerla poi dipende da noi, dipende da come la caratterizzeremo. Qui si è parlato di anima, in alcuni casi anche a sproposito: una legge di norme non ha un’anima. Però, se dovessimo trovare perché il nostro territorio ha la fortuna di essere un territorio turistico, vedremmo che lo dobbiamo esattamente a due questioni: le sue condizioni ambientali da una parte e la qualità antropica che l’ha caratterizzato, le tante piccole città che oggi in qualche modo, per struttura urbanistica, per qualità, per condizioni sono un fiore all’occhiello. Quindi eviterei di pensare che in questo territorio c’è un problema di infrastrutture per il turismo. C’è un meccanismo e c’è un’idea da valorizzare.
Si è discusso molto su una parte di questo testo: il famoso articolo 19, la questione del 20%. Io credo che dovremmo agire con grande pragmatismo. Penso che quell’articolo, così com’è, debba essere modificato, perché si tratta di introdurre all’interno di questa normativa una serie di clausole di salvaguardia che impediscano alla parte migliore del nostro territorio il rischio di ulteriori edificazioni. Del resto, soprattutto sulla costa credo che il problema sarebbe il contrario. Se facessimo alcuni calcoli a cosa assomma questo 20%, troveremmo delle misure che ci dovrebbero preoccupare.
Non credo nemmeno nella virtù specifica degli enti locali da soli, perché è noto che in alcuni casi questa legge, da parte dei sindaci, soprattutto delle località costiere, ha subito una pressione perché quel 20% fosse ancora superiore. Quindi abbiamo bisogno, all’interno di questo articolo, di una serie di clausole che garantiscano il sistema territoriale in via generale. Solo queste clausole possono consentire di specificare ed essere pragmatici, consentendo caso per caso, situazione per situazione, la possibilità di un uso e di un allargamento ulteriore della edificabilità turistica, perché di questo si tratta. Mentre invece non abbiamo verificato qual è l’uso di queste strutture. Il consigliere Lippi poco fa portava a paragone un sistema turistico difficilmente paragonabile al nostro: una provincia autonoma come Bolzano è cosa profondamente diversa. Quelle località fanno turismo 360 giorni all’anno. Le nostre località fanno turismo, a volte non più di 90 giorni all’anno, perché c’è un problema di cultura imprenditoriale che va sollecitata e cambiata, non c’è un problema solo di salto generazionale, c’è un problema di nuova cultura imprenditoriale.
Dobbiamo ricordare che, proprio perché questo è un sistema “mordi e fuggi”, che ci troviamo di fronte a un settore a largo uso di lavoro nero e precario, perché in quel terreno, in quelle vicende non c’è la possibilità di rendere stabile — perché stabile è il percorso che dura non 90 ma 360 giorni, perché c’è un atteggiamento imprenditoriale, perché c’è una vicenda di questo tipo — il lavoro.
Tornando alla questione dell’articolo 19, penso che va visto l’incentivo all’imprenditorialità turistica. Ricordo che abbiamo incontrato gli operatori di questo settore e mi pare che dovremmo fare con loro un percorso insieme che parta da questo testo ma vada oltre, perché noi dobbiamo costruire un oltre e quell’oltre va dentro queste vicende. Allora questo articolo 19 ha bisogno di riprendere delle clausole — centri storici, aree a particolare vocazione ambientale — ma un qualcosa in più che dovremmo insieme costruire, ma per costruire ciò abbiamo oggi bisogno di una norma che lo disciplini, perché sappiamo che se lasciassimo la norma così com’è, i sindaci delle località turistiche, soprattutto quelle costiere, dove è più appetibile questo tipo di intervento, si troverebbero di fronte a pressioni che, soli, non riuscirebbero a tamponare. Anzi, si creerebbe quel meccanismo-domino, per cui la generalizzazione di questa norma sarà usata anche dove non necessaria, perché la garanzia dei vent’anni è limitata, poi sappiamo, vediamo — perché le Marche hanno anche la fortuna di essere piccole e conosciute da tutti noi in maniera precisa — che, per esempio, nel sistema turistico attuale siamo già di fronte al contrario, cioè alla trasformazione, in tante parti, di alberghi che diventano mini appartamenti, che diventano qualcos’altro.
Noi abbiamo bisogno di dare un segnale, cioè la grande disponibilità, da questo punto di vista, ad affrontare in maniera pragmatica la questione da una parte e dall’altra l’individuazione di una serie di clausole che ci garantiscano questo, anche in virtù di una possibilità di indirizzo dell’attività imprenditoriale turistica.
Lo dicevo all’inizio: per noi è una preoccupazione fondamentale, non possiamo pensare a un sistema turistico che produce lavoro precario, lavoro nero, lavoro instabile, dobbiamo pensare a un sistema turistico che produca un altro tipo di qualità della vita, non solo di chi viene nei nostri territori ma di chi i nostri territori vive e i nostri territori vuol migliorare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. La discussione della legge di riorganizzazione, non dico di riforma, del turismo di questa Regione ha preso sicuramente molto tempo. Io cercherò di non essere molto lungo come avevo previsto, perché molte considerazioni fatte ricomprendono il pensiero di Forza Italia. Noi riteniamo il turismo un settore strategico per lo sviluppo di questa regione, per l’economia, per la difesa del made in Italy e anche per una necessaria e doverosa valorizzazione culturale di questa regione che, abbinata allo sviluppo del turismo, potrebbe dare delle grandi soddisfazioni a questo territorio.
Ho apprezzato alcuni interventi della maggioranza, come quello della Mammoli che fa proprio il discorso della centralità del Consiglio regionale su scelte così importanti e debbo dire che se la Giunta ha compreso la voglia di noi tutti di realizzare una legislazione che possa ipotizzare uno sviluppo, un rilancio e anche una liberalizzazione del settore, allora questo è quello che serve al settore del turismo.
Cosa non andava bene? Spero che molti degli emendamenti che abbiamo presentato, sia come Alleanza nazionale, che come Forza Italia, che come Udc vengano accolti, compresi quelli presentati dalla stessa maggioranza. Ritengo che debba essere soprattutto ripristinato un metodo che è quello della programmazione e della concertazione, che nella proposta originaria della legge non c’era; c’era una carenza di coinvolgimento delle associazioni di categoria del settore e un tentativo della Giunta di escludere totalmente il Consiglio regionale e la Commissione consiliare competente dall’attivarsi, dal dare suggerimenti in materia.
Il testo inoltre presenta una struttura a larghe maglie che riconduce, molto spesso, all’autodeterminazione della Giunta tutte le scelte in questo settore. Noi riteniamo che una delega troppo spinta alla Giunta, a volte non riesca a rispondere a tutte quelle istanze che vengono dagli operatori, dal territorio, dalle amministrazioni locali, anche riunite sotto il sistema turistico.
Riteniamo non soddisfacente la delega alle Province in materia di rilevazione statistica, perché riteniamo che per fare una buona politica di programmazione debbano essere utilizzati sempre gli stessi criteri, gli stessi metodi nell’accertamento e non lasciare ad ognuno la discrezionalità di individuare le modalità di conteggio delle presenze turistiche, molte volte fittizie, cosa che sappiamo avviene anche attualmente.
Abbiamo visto, nella proposta iniziale della Giunta, ora corretta dalla Commissione, il tentativo di azzerare l’esperienza dei sistemi turistici locali. Noi riteniamo assolutamente sbagliato questo, soprattutto perché è stato un grande tentativo di coniugare le sensibilità private nel mettersi insieme per fare promozione e avere le sinergie dagli enti pubblici, in modo che insieme avessero potuto veicolare un prodotto che sia territorio, che sia cultura, che sia organizzazione che sia anche infrastruttura, programmazione, nel senso che oggi l’ente locale è bene che stia nel sistema, ma perché deve assolvere alcune funzioni strategiche. Parlo di banda larga, parlo di siti Internet, parlo addirittura di infrastrutture viarie, di infrastrutture logistiche, parlo della funzionalità dell’aeroporto, parlo delle relazioni che il sistema di trasporto di questa regione deve avere anche in funzione turistica.
Tralascio tutto quello che dice la 135, che nella versione iniziale di questa legge era stata sostanzialmente evasa, cioè l’organizzazione prevista in sistemi turistici locali era stata disattesa dalla proposta della Giunta.
Sono molti i miglioramenti apportati in Commissione. Questo del ripristino della funzione della naturalità delle scelte da parte degli imprenditori e non quella della innaturalità territoriale provinciale nella definizione del sistema turistico locale. Un ruolo migliore e definito per le associazioni pro loco e Unpli. Una definizione delle professioni turistiche più appropriata, sia ad elevare la formazione e la professionalità, da un lato, ma a rendere flessibile l’organizzazione quando si parla di turismo religioso, della promozione all’interno di un determinato territorio comunale, quindi del ruolo anche delle associazioni pro loco, delle guide formate dai Comuni che possono assurgere ad un ruolo importante e di supplenza rispetto a una ancora carente organizzazione del sistema delle professioni turistiche, che noi chiediamo con forza che venga implementato con nuovi corsi di formazione, con il riconoscimento di nuove professionalità e di nuove guide turistiche.
Un territorio così fragile ma così in miniatura, ha bisogno di guide molto esperte, perché devono relazionare, molto spesso, un territorio grande o tante piccole emergenze per poter offrire un pacchetto accettabile, oggi, per un turista che magari viene da un altro paese o da un altro continente. Se non avremo questa professionalità, il sistema culturale delle Marche tutto non avrà una prospettiva e quindi anche sul ruolo delle professioni turistiche può giocarsi il futuro del settore.
Ci sono alcuni aspetti da valorizzare che abbiamo cercato di cogliere con i nostri emendamenti. C’è un discorso che riguarda il turismo religioso, c’è il discorso di collegare il piano con delle iniziative di natura infrastrutturale e riteniamo importante il discorso sul riconoscimento del bonus volumetrico per le attività esistenti, perché se non faremo questo, consigliere Binci e consiglieri tutti che su questo tema avete avuto delle riserve, rischieremo di implodere in questa regione, addirittura non aumentando ma diminuendo l’offerta di strutture residenziali per il turismo.
Sappiamo della sensibilità dei nostri amministratori, della sensibilità delle Commissioni edilizie, anche perché la Regione, oggi, si affida ad esse per gestire l’urbanistica e per gestire l’urbanizzazione del nostro territorio, quindi ritengo che non ci debba essere questa paura di dare dei bonus implementativi, perché nella libertà, e comunque nella assoluta libertà degli enti locali, questo verrà gestito sicuramente al meglio.
Mi avvio velocemente alle conclusioni dicendo che noi abbiamo lavorato a questa legge in un modo assolutamente responsabile. Abbiamo lavorato molto in Commissione, abbiamo lavorato con gli emendamenti che presentiamo oggi. Chiediamo alla maggioranza di valutare positivamente tutti quegli apporti che sono sostanzialmente migliorativi della proposta di legge, perché riteniamo di dover dare un contributo positivo, che rafforzi, sostanzialmente, il sistema privato di organizzazione del settore, che dia al privato un largo spettro di attività, che possa inorgoglirlo, stimolarlo a investire in questo settore, perché la peggior causa della crisi del settore deriva dalla mancanza di investimenti, sia in termini strutturali e infrastrutturali che anche di capitale umano dedicato al settore. Quindi stimolare un cambiamento, stimolare un’apertura da parte della Regione rispetto alla fiducia al settore credo che sia la miglior medicina che noi possiamo proporre oggi per il rilancio del settore turistico, oltre quella di mettere a disposizione delle risorse certe ed immediatamente spendibili per gli obiettivi che noi abbiamo più volte sottolineato in questo consesso.
Lascio la relazione integrale ai nostri funzionari, perché non vorrei perdere ulteriormente tempo, andando alla definizione di alcuni emendamenti che noi riteniamo strategici, assolutamente non devastanti ma migliorativi.

Presidenza del Vicepresidente
ROBERTO GIANNOTTI

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini per le conclusioni.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Ringrazio l’aula, i consiglieri che sono intervenuti, a partire dal presidente della III Commissione, il relatore di maggioranza e il relatore di minoranza che su questo testo hanno lavorato con grande determinazione e anche grande approfondimento dei temi posti.
Affronterò solo alcune delle questioni che qui sono state riportate, quelle che hanno una particolare evidenza. Tra l’altro molte delle questioni poste sono anche condivisibili, nel senso che quando ragioniamo di materie economiche e non si ha un approccio ideologico alla materia, secondo me ci sono punti di vista che devono e possono essere accolti, anche se questi non rientrano immediatamente in un dispositivo legislativo.
Affronterò alcune questioni, la prima di carattere formale, su alcune critiche che assumo ma che dovrebbero essere messe in un contesto che rappresenti meglio la situazione.
Questa è stata una legge che certamente ha avuto una distanza troppo lunga tra l’approvazione da parte della Giunta e quella da parte del Consiglio ma credo che questo tempo eccessivamente lungo abbia messo nelle condizioni i consiglieri di fare un lavoro più approfondito, quindi di proporre un testo alla comunità marchigiana che ha dei punti di vista diversi e questa è sicuramente una ricchezza, un valore per il settore turistico.
Voglio solo ricordare quello che la Giunta ha fatto nell’iter approvativo. Siamo partiti poco più di un anno fa con una grande conferenza, alla quale chiamammo tutti gli attori istituzionali, operatori, utenti, per cercare di affrontare alcuni nodi che il turismo marchigiano aveva, ha e successivamente a questo abbiamo affrontato il problema con altri 8 tavoli di concertazione, a cui ha dato il proprio contributo l’intero universo. Ritengo che noi abbiamo avuto, anche se non un approccio diretto, una grande attenzione nella lettura e nella documentazione che ci è stata mandata, in gran parte accolta, anche se a volte ci trovavamo quasi di fronte a un gioco a poker: nel momento in cui si recepiva il 60-70% delle richieste, successivamente si rilanciava con altri documenti. Però ci sono stati 8 tavoli di concertazione, ci sono state le Conferenze provinciali che una ad una si sono espresse. Quindi non solo le Province ma le Conferenze delle autonomie provinciali con propri verbali, cosa che potevamo anche non fare ma che abbiamo voluto fare proprio per coinvolgere in maniera diretta tutti i territori. Poi abbiamo proseguito con la procedura prevista per tutte le leggi.
Ritengo quindi che può essere arrivata in ritardo di qualche mese, forse, questa proposta, ma è anche vero che è la prima, vera grande riforma che si affronta in questa legislatura e che arriva in aula per la sua approvazione dopo un anno dall’insediamento del nuovo governo regionale. Credo quindi che ci sia il tempo perché questo nuovo strumento legislativo abbia la possibilità di produrre effetti nel settore turistico, un settore su cui, veniva ricordato in particolare da Massi, il governo regionale ha puntato e punta molto, come un fattore strategico. Noi pensiamo che i settori produttivi tradizionali della nostra economia hanno subito, in particolare per il tessile e abbigliamento, qualche battuta di arresto, molti hanno compreso che nel settore turistico si possono intravedere alcune potenzialità per cambiare parzialmente il nostro modello di sviluppo, quindi abbiamo il dovere di accompagnare questa idea di uno sviluppo diverso da quello tradizionalmente inteso nella nostra regione, che punti in maniera decisa anche sul turismo.
L’altra critica di fondo che è stata prodotta sia dai consiglieri di maggioranza che da quelli di minoranza, è stata quella di puntare il dito su una legge che sarebbe senz’anima. Io non credo che questa sia una legge che debba essere portata in convento per scoprirne la profondità spirituale dell’anima e non ne avrei nemmeno le capacità. Assumo questa critica, ma vorrei cercare di capire meglio. Un testo unico è uno strumento legislativo che deve necessariamente affrontare il campo delle norme entro cui, poi, agiscono le diverse forze. Un testo unico è una legge di riferimento e non può prevedere delle specificità che avrebbero dato più senso, più forza ad alcuni settori. Se il nostro intendimento era quello di avere uno strumento legislativo che fosse unico, quindi più snello, rispetto alle diverse leggi di spesa e al suo interno avesse alcuni elementi di riforma, questi non potevano che dipingere il quadro generale entro cui i diversi attori debbono agire, quindi non mi sembra che l’obiettivo di avere l’anima rientrasse nella funzione del testo unico quanto quello di avere un quadro di riferimento il più possibile aggiornato e moderno, entro cui gli attori turistici, dalle imprese alle istituzioni, dai sistemi turistici agli utenti-consumatori potessero avere il proprio ristoro. Con gli strumenti attuativi di questa legge, io credo che si possano meglio dipingere i contenuti stessi. E’ evidente che successivamente a questo, anzi anticipatamente a questo abbiamo approvato per la prima volta il piano di promozione integrato, l’abbiamo fatto arricchendo tutti i vari settori, dall’agroalimentare al turismo, alla cultura, all’artigianato tipico e lì si intravede la corrispondenza tra un’idea politica di dare un’immagine complessiva del territorio regionale — di cui Solazzi parlava, e io condivido — e lo strumento operativo che è il piano di promozione turistica. C’è una stretta relazione, c’è una coerenza tra lo strumento esecutivo del piano e questa idea contenuta nella legge di riforma. C’è coerenza con una legge che vuol puntare ad ammodernare le strutture di accoglienza e i bandi che in questi giorni stanno uscendo di sostegno alle imprese in conto interesse per ammodernare le strutture stesse, c’è una coerenza se nella legge noi diamo priorità all’ammodernamento delle strutture ricettive e subito dopo, immediatamente, facciamo un atto che dà coerenza a questo principio.
Quindi a me pare che le due cose combinate, il quadro di riferimento legislativo che crea i presupposti e le azioni che in esso possono essere innescate, danno il senso generale di dove vogliamo andare e a quali obiettivi vogliamo tendere.
Quali erano le motivazioni sostanziali per arrivare a un riordino del settore? Io ho sempre detto che noi non avevamo bisogno di avere grandi sconvolgimenti e in questo senso, consigliere D’Anna, continuo a sostenere che non abbiamo fatto nulla di stratosferico, abbiamo cercato di rimettere ordine laddove l’ordine era stato in qualche modo messo in secondo piano rispetto alla evoluzione piuttosto repentina, piuttosto spontanea che nel settore del turismo è avvenuta negli ultimi dieci anni nelle Marche, quindi uno dei primi obiettivi era quello di riordinare quella che io ho chiamato la filiera istituzionale: cosa fa la Regione, cosa fanno i Comuni, cosa fanno le Province, cosa fanno gli attori pubblici e cosa fanno gli attori privati. Questo era uno dei primi grandi obiettivi che noi volevamo raggiungere e abbiamo detto qual è la funzione della Regione, l’ente che fa la programmazione e assume la responsabilità degli strumenti legislativi e tiene per sé la funzione della promozione, perché l’idea era di promuovere la complessità, la completezza della nostra regione e non singole parti di essa.
I Comuni che avevano e hanno il compito più oneroso, più importante, quello di essere gli attori del territorio che badano all’accoglienza, all’informazione, alla organizzazione soprattutto dell’accoglienza del turista e alle Province — non dico nulla di sconvolgente, perché da tante parti ci è arrivata la voce “adesso trasferite tutto alle Province — abbiamo applicato il principio costituzionale secondo cui le Province sono l’organizzazione territoriale di area vasta e quindi anche nel settore turistico abbiamo non dato una competenza specifica ma abbiamo cercato di ordinare, nell’articolato, la competenza della Provincia come organizzatore istituzionale dell’area vasta.
Tanta discussione c’è stata anche sui sistemi turistici locali. Qui vorrei fare un po’ di chiarezza, soprattutto all’amico e collega Castelli. Noi non stravolgiamo nulla, né avremmo potuto farlo. I sistemi turistici locali sono previsti dalla legge 135 che ne descrive perfettamente le funzioni. I sistemi turistici locali sono quegli organismi — recita la 135 — che collegano l’attività pubblica a quella privata, cioè sono quel collane che sul territorio lega e deve sempre di più legare l’attività privata a quella pubblica. Se è vero come è vero che l’attività turistica proiettata verso il futuro, deve sempre di più avere come suo orizzonte la parola “promocommercializzazione”; il sistema turistico diventa un’entità determinante nell’applicazione di questa parola, perché né solo il pubblico può assurgere a questa funzione né il privato ce la farebbe. Allora uno strumento che leghi queste due entità, ed è quello che la legge 135 che le ha costituite dice, era la cosa migliore. Non più un eccessivo frazionamento, non più una parcellizzazione di questi strumenti, un riordino di questo strumento che non ha una particolare o parziale funzione. Il sistema turistico lavora a tutto campo, come stella polare deve avere il legame tra le attività pubbliche e quelle private, quindi farà la commercializzazione, farà la promozione, farà l’accoglienza, purché abbia nel suo orizzonte sempre il legame tra l’attività pubblica e l’attività privata.
Da questo punto di vista non mi sento di assumere questa critica, proprio perché abbiamo cercato di ridare il giusto senso a queste entità, cercando di ridare loro la vera funzione per cui sono nati e una eccessiva parcellizzazione degli stessi, una eccessiva settorializzazione, evidentemente non avrebbe prodotto, negli obiettivi conclusivi, questa funzione.
Per il resto a me pare molto importante tutta la parte relativa all’accoglienza, così come ho già detto degli atti concreti che la Giunta sta assumendo. Penso che anche il piano di promozione integrato per la prima volta esistente nella regione Marche, sia un dato importante, così come l’agenzia di internazionalizzazione. Vorrei che Massi mi ascoltasse: non c’è un fallimento del governo regionale nel non avere fatto l’agenzia di internazionalizzazione. L’agenzia di internazionalizzazione ci era stata proposta da un accordo fatto fra le categorie economico-produttive e le organizzazioni dei lavoratori come uno strumento indispensabile per la politica di internazionalizzazione e promozione. Noi siamo stati solerti nel raccogliere queste indicazioni, tant’è che abbiamo mosso i primi passi nel creare un servizio unico, nel creare un piano di promozione unico e chi, come te, vive da qualche tempo in queste istituzioni ma è uomo delle istituzioni, caro Massi, sa quanto è complesso, perfino rivoluzionario arrivare ad un unico piano di promozione e ad un unico servizio. Nel momento in cui siamo andati al confronto con quelle forze che ci avevano proposto l’unitarietà dell’internazionalizzazione e della promozione, abbiamo riscontrato le loro difficoltà nel far recepire ai loro strumenti — le camere di commercio — quella proposta, ma noi siamo pronti, abbiamo dato vita ad un coordinamento che penso, spero, mi auguro possa essere propedeutico a questa proposta che noi abbiamo recepito ma che non era la nostra.
Per quello che riguarda le risorse finanziarie, se un deficit c’è stato sui sistemi turistici locali è che nella finanziaria 2006 non ci sono risorse per la legge 135. Noi abbiamo cercato di ovviare da una parte con il piano unico integrato, per cui, addirittura, aumentano le risorse del piano di promozione fino a 5 milioni di euro. Nel patto per lo sviluppo che sarà di prossima approvazione in questo Consiglio, una parte consistente riguarderà il settore turistico una parte per la promozione, una parte a disposizione per gli incentivi alle imprese per l’ammodernamento delle strutture ricettive, quindi a me pare che in un contesto generale di grande difficoltà, questo segnale che noi vogliamo dare agli assi prioritari dello sviluppo nella nostra regione sia stato colto, in particolare per quello che riguarda il turismo.
Concludo sul tanto discusso e vituperato art. 19. Vorrei leggerlo testualmente, perché a me pare che sia stato letto superficialmente. Noi diciamo “Gli interventi finalizzati — quindi l’aumento volumetrico del 20% avviene solo ed esclusivamente per interventi finalizzati — al superamento delle barriere architettoniche, al rispetto delle norme di sicurezza ed igienico-sanitarie, nonché al miglioramento qualitativo necessario per l’ottenimento del livello di classificazione superiore”. Bucciarelli, l’italiano ha un significato, dopodiché ognuno può interpretare come vuole, tu lo sai interpretare meglio di me perché sai parlare il castigliano, lo spagnolo e quant’altro, ma l’italiano ha un significato. Al comma 5 si dice: “Le strutture in cui sono stati realizzati gli interventi in deroga sono vincolate alla specifica destinazione turistico-ricettiva per vent’anni”. Questa è la relazione con l’incentivo per quelle finalizzazioni e sfido chiunque a chiamare quelle finalizzazioni “speculazioni”. Mentre mi azzarderei abbastanza tranquillamente a chiamare speculazioni i tanti cambi di destinazione d’uso che in questi anni ci sono stati. Per cui mi convincono le argomentazioni che il consigliere Solazzi faceva relativamente a questo articolo.
Io sono disponibile a ragionare, come lo sono stato in questi giorni, in questi mesi su emendamenti, modifiche, ma che abbiano questo senso. Noi abbiamo fatto questo articolo per due ragioni. Primo, per migliorare l’accoglienza, quindi l’incentivo viene dato al miglioramento dell’accoglienza, non a determinare indistintamente aumenti volumetrici. E’ uno dei punti di criticità del settore del turismo quello dell’accoglienza. Inoltre il vincolo ventennale serve a bloccare o tende a bloccare questi cambi di destinazione d’uso che in questi anni sono stati tanti.
A maggior sicurezza, su questo c’è il rapporto del Comune. Non è che da questo articolo tutti hanno la possibilità di fare indiscriminatamente quello che ritengono, perché al comma 3 si dice: “Le deroghe di cui al comma 1 si attuano nei comuni costieri, attraverso l’approvazione di piani particolareggiati”, per cui il Comune comunque può recepire la norma attraverso un piano particolareggiato. Poi: “e negli altri comuni attraverso l’approvazione di piani di recupero”. Per cui, i comuni non della costa devono fare appositi piani di recupero per recepire l’aumento volumetrico del 20%. Mi pare che siamo dentro il massimo della tutela nella pianificazione possibile.
Sotto questo aspetto non ci sono tate né spinte corporative né fenomeni di deregolamentazione selvaggia ma un’unica finalizzazione: il miglioramento qualitativo della struttura ricettiva e il vincolo per vent’anni, per tentare di bloccare i tanti cambi di destinazione d’uso.
Concludo ringraziando ancora una volta il Consiglio e i tanti consiglieri che hanno lavorato alacremente su questo testo, fino ad insistere testardamente sul concetto evocato da molti, cioè che le Marche avranno un loro fattore competitivo nel campo del turismo, nella misura in cui sapranno promuovere l’intero territorio marchigiano, non spezzettando, non parcellizzando più il prodotto turistico ma cercando di are un respiro unico del nostro territorio con le sue bellezze ambientali architettoniche, paesaggistiche ed enogastronomiche.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Emendamento a firma D’Anna ed altri. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Mi riallaccio al discorso dell’anima di cui parlava l’assessore. Abbiamo voluto inserire attenzione alla tutela del turista, perché ci sembrava doveroso indicare questa importante attenzione al turista.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 1 come emendato.

Il Consiglio approva

Emendamento a firma Altomeni, che introduce l’articolo 1 bis. Ha la parola il consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Visto che questo è un testo unico, quindi sancisce soprattutto principi, questo emendamento intende inserire principi anche nella logica di cominciare a caratterizzare il turismo, quindi di introdurre anche esperienze nuove di turismo che stanno nascendo, quindi fa riferimento a questo settore particolare di turismo sostenibile su cui sono nate, negli ultimi anni, diverse organizzazioni, sono state fatte conferenze internazionali. E’ nato soprattutto dalla spinta della società civile, da una riflessione che partiva dai danni che il turismo a volte provoca in campo ambientale e sociale, quindi dalla possibilità di pensare un turismo diverso che venisse incontro a queste problematiche.
L’emendamento introduce dei principi e dice che le Marche si riconoscono in questi principi e ispirano la propria azione di turismo a questi criteri di responsabilità sociale, di sostenibilità ambientale ecc.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’emendamento del consigliere Altomeni, che sembrerebbe richiamare principi generali condivisibili, in realtà ha in sé un comma 4 che non è assolutamente accettabile per l’esclusione dai finanziamenti e da ogni forma di collaborazione “con soggetti che svolgano la propria attività in aperto contrasto con gli stessi principi”. Mi sembra un comma che per il suo tenore ha implicazioni assolutamente non in grado di essere controllate negli esiti, perché è una indicazione, questa, di esclusione che lascia spazio alla interpretazione più ampia. Cosa significa esclusione di quei soggetti che svolgano attività in contrasto con un turismo cosiddetto responsabile? E’ una enunciazione troppo ampia per essere accolta. Se espungiamo dal testo questo comma 4, il richiamo ai principi a questo punto di viene assolutamente accoglibile. Se invece dal testo rimane questo comma 4, il suo tenore e la sua articolazione diventano non accettabili.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Chiedo alla maggioranza di valutare bene l’approvazione di questo emendamento, perché in pratica precluderebbe molte delle iniziative in essere da parte anche della stessa Regione. Noi siamo disponibili ad approvare i principi, escludendo il comma 4 dell’emendamento.

PRESIDENTE. Dovete presentare, eventualmente, un subemendamento.

Lidio ROCCHI. Questo emendamento già l’abbiamo esaminato in Commissione giudicandolo non accoglibile.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 2.

Il Consiglio non approva

Articolo 2. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’articolo che stiamo votando è dedicato alle funzioni della Regione, poi seguiranno tutti gli articoli relativi alla programmazione turistica, al ruolo delle Province, al ruolo dei sistemi turistici. Noi riteniamo che la Regione, giustamente, avendo un ruolo di programmazione ha anche un ruolo centrale rispetto all’organizzazione della politica turistica regionale. Programma, programma risorse, criteri e modalità di distribuzione tra i soggetti interpreti della politica regionale. Il problema è l’individuazione specifica dei soggetti e dei ruoli che gli stessi hanno e su questo si gioca la partita decisiva, riteniamo, di questa legge, perché già nel prossimo articolo vediamo citati i tanti soggetti che intervengono nella politica turistica regionale: Provincia, Comuni singoli e associati, sistemi turistici, pro loco, associazioni varie. Il sistema significa una cosa organica, una visione che sia in grado di rispondere a esigenze date, allora l’analisi delle esigenze attraverso l’osservatorio, attraverso i nostri uffici e poi le risposte.
La partita decisiva dove sta? Sta nel fatto che questi soggetti, se non vogliono essere pletorici devono avere ognuno la propria responsabilità: la Regione programma, le Province integrano con i suggerimenti territoriali, i sistemi turistici locali, compendiati anche delle associazioni pro loco, delle associazioni varie che hanno le finalità di promozione o comunque di sostegno dell’attività turistica devono essere gli esecutori, gestori. Noi su questo crediamo debba essere posta la grande attenzione.
Lo dico ora perché parliamo delle funzioni della Regione, non lo dirò successivamente per evitare che ci si ripeta nel dibattito, quando invece dobbiamo essere molto diretti: la Regione deve avere il coraggio, oggi, di fare delle scelte e portarle avanti così come sono uscite dal lavoro di Commissione, magari migliorandole, quindi i criteri per il riconoscimento dei sistemi turistici — e questo è un nostro emendamento che riteniamo essere qualificante, perché demandiamo alla Regione il compito di riconoscere i sistemi turistici — i criteri che secondo me devono ispirare l’azione regionale. Inoltre, dare ai sistemi turistici la loro più ampia libertà di azione, senza essere vincolati da un discorso di stretta osservanza territoriale — tornare alla questione provincia, non provincia — e devono avere la possibilità di essere riconosciuti anche come soggetti giuridici. Chi poi non vuole accedere a questa forma, potrà tranquillamente farlo.
Se si avrà il coraggio di fare questo il quadro diventerà più chiaro, accettabile e non vincolato da logiche che possono essere altro rispetto a quelle di una programmazione seria ed efficace dell’azione di politica turistica regionale.

Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato.

Il Consiglio approva

Art. 3. L’emendamento n. 5 è ritirato. Emendamento n. 6 a firma Capponi e Bugaro, al quale è stato presentato un subemendamento a firma Giannotti, sostitutivo. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Decadono anche gli emendamenti 6, 7 e 8. Emendamenti nn. 9 e 10 che sono identici. Pongo in votazione l’emendamento n. 9. Se accolto, decade il 10.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 11 a firma 11. Se accolto, decade il 12. Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Siamo contrari.

Pongo in votazione l’emendamento 11.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 12.

Lidio ROCCHI. Siamo d’accordo.

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’art. 3 come emendato.

Il Consiglio approva

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. L’emendamento n. 13 è ritirato. Emendamento n. 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 5 emendato.

Il Consiglio approva

Art. 6. Emendamenti nn. 15 e 16 che sono identici ed emendamento n. 17.

Lidio ROCCHI. Sugli emendamenti 15 e 16 siamo d’accordo, sul 17 no.

Pongo in votazione l’emendamento n. 15.

Il Consiglio approva

Il 16 non si vota. Pongo in votazione l’emendamento n. 17. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Credo che questo emendamento sia importante, per evitare degli abusi alle professioni turistiche? Ritengo che sia indispensabile il controllo del Comune.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Noi abbiamo bisogno di controlli se vogliamo rafforzare il sistema anche delle professioni turistiche. I Comuni hanno già un ruolo di vigilanza in questa materia e noi riteniamo di doverlo rafforzare, perché sono gli enti territoriali gli unici che possono fare un controllo in questo settore. Non pensiamo ad altre polizie od altre organizzazioni di controllo.

Pongo in votazione l’emendamento n. 17.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 6 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Emendamento a firma Giannotti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 7.

Il Consiglio approva

Art. 8. Emendamento n. 19 a cui sono stati presentati due subemendamenti, poi altri emendamenti fino al n. 30. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Il nostro subemendamento è sostitutivo sia dello 019 che del 19. Si tratta dei criteri che vorremmo introdurre al comma 2, che servono di orientamento del deliberato che la Giunta dovrà fare sui sistemi turistici locali. Mi sembrano criteri in larga massima ampi, ma in grado comunque di dare delle indicazioni, perché il nostro compito, in Consiglio, è non di una delega in bianco, ma anche criteri che possano essere in grado di orientare le scelte della Giunta.

Lidio ROCCHI. Noi abbiamo demandato alla Giunta regionale la scelta dei criteri per il riconoscimento dei sistemi turistici locali, quindi l’emendamento è da respingere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli per dichiarazione di voto.

Fabio PISTARELLI. Non voglio drammatizzare ma qui ci giochiamo le sorti di questa legge, perché se non passa questo tipo di discorso noi avremo un altro atteggiamento. Io non sono disposto, come portavoce del gruppo, a dare deleghe in bianco, perché il 7 bis recita: “La Giunta regionale stabilisce i criteri e le modalità per il riconoscimento dei sistemi turistici”. Questa è una delega in bianco. Io voglio sapere quali sono le nostre indicazioni all’Esecutivo. Su che cosa si gioca la partita del riconoscimento o meno del sistema turistico? Non è una cosa neutra. Voglio sapere almeno tre capisaldi sui quali orientare le scelte della Giunta, altrimenti la stessa potrà dire “solo quelli con i capelli rossi”. Voglio conoscere quali sono i tre capisaldi che noi riteniamo essere fondamentali per il riconoscimento di sistema turistico, quando si associano più soggetti. Li indichiamo, ma mi sembra assolutamente di maglia larga, non li indichiamo nel dettaglio, indichiamo la compatibilità relativa all’ampiezza territoriale, alla omogeneità del territorio che si associa, alla omogeneità delle vocazioni. Questo ritengo sia indispensabile da dare come indicazione di Consiglio, altrimenti facciamo una legge delega che è un’altra cosa. Potremmo anche farlo: regolamentiamo le leggi delega come fa il Parlamento, però mi pare di ricordare che anche dai banchi della sinistra ci sono state tante proteste nazionali, a livello di Parlamento, quando il Governo chiedeva deleghe e basta, senza specificare di che cosa queste deleghe dovevano essere riempite a livello di contenuti. La stessa cosa dobbiamo fare noi, non possiamo scrivere, in ogni legge, “La Giunta farà poi i criteri e le modalità”. Voglio sapere le quattro cose fondamentali sulle quali uniformare i sistemi turistici locali, altrimenti siamo veramente alla delega in bianco.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. La Commissione ha modificato il punto 1 dell’art. 8: “Sono sistemi turistici locali i contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti territoriali caratterizzati dall’offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazione turistica, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura, dell’artigianato locale e della presenza diffusa di imprese turistiche singole e associate”. Sono criteri ben precisi, perché se non ci sono le cose che sto leggendo, la Regione non è in grado di autorizzare il sistema turistico locale. Mi sembra quindi che le cose che dice Pistarelli sono già comprese all’articolo 8.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 0019.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 019 a firma D’Anna. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 19 a firma D’Anna e altri. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 20 a firma Bugaro. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 21 a firma Bugaro. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 22 a firma Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 23 a firma Ricci ed altri. Viene ritirato. Emendamento n. 24 a firma D’Anna ed altri.

Guido CASTELLI. Mi inserisco nella valutazione che prima faceva il collega Pistarelli, per esplicitare il significato preciso di questo emendamento. Oltre l’introduzione del parere della Commissione, si stabilisce un termine entro cui la Giunta deve adottare il regolamento. In questo Consiglio regionale la tecnica del rinvio, assolutamente legittima, alla potestà regolamentare della Giunta è stata applicata anche in altre leggi, ma l’esperienza è stata pessima. Io credo che questa tecnica sia ampiamente legittima e diffusa, ma non c’è niente di peggio che affidare la competenza di un proprio atto ad un altro organo che non esercita quella competenza. E allora, per evitare che si possa creare questa situazione di limbo normativo, in base al quale abbiamo sì fatto la legge ma poi, diversamente, non si registrano i risultati di questa delega, a mio modo di vedere è necessario stabilire da un lato un termine — e io ho indicato i 90 giorni, ma possono essere anche 180 — in maniera tale che si possa stabilire una data ultima che possa segnare il confine della delega che noi diamo alla Giunta.
Per queste ragioni invito il Consiglio regionale ad approvare un emendamento che non svilisce e non stravolge nulla, ma mette la Giunta di fronte alla responsabilità di dover comunque esercitare concretamente questa sua funzione, questa sua delega entro termini compatibili con le esigenze del mondo turistico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Potrebbe essere almeno, accogliendo questo emendamento, limitato l’effetto negativo del voto precedente dato al nostro emendamento 19. Si tratta del meccanismo del coinvolgimento del Consiglio sulle modalità di riconoscimento dei sistemi turistici locali. E’ almeno il punto minimo di un rapporto corretto tra Giunta e Consiglio. Se i consiglieri nemmeno su questo prestano la loro attenzione e il loro accordo, penso veramente che siamo su una china molto pericolosa. Per questo a nome mio, del collega Castelli che ha parlato e del collega D’Anna chiedo la votazione per appello nominale.

Lidio ROCCHI. Assessore, è possibile che in 90 giorni dopo la presentazione dell’atto riusciate ad assolvere a tutto quanto da loro richiesto?

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Sugli strumenti di programmazione si può fare il doppio passaggio, ma mettere il vincolo di 90 giorni e poi tornare in Commissione a me sembra un appesantimento della norma eccessivo.

Guido CASTELLI. Si tratta di stabilire un termine, quale esso sia. Il problema non è tanto acceleratorio. Credo che una delega sine die della competenza che è consiliare, alla Giunta, sia inopportuna. Bisognerebbe sapere che comunque si possa confidare sul fatto che arrivi. Anche perché il potere regolamentare, come ha stabilito la Corte costituzionale due anni fa, è del Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il mio intervento è per stimolare la comprensione da parte dell’assessore Agostini in merito a questa proposta che ritengo legittima e determinante per poter dare snellezza e compiutezza alla riforma che stiamo portando avanti. Ritengo che anche il passaggio in Commissione sia indispensabile per la giusta partecipazione dell’organo consiliare surrogato nella Commissione, in questa materia. La delega mi sembra importante, non è di piccole dimensioni quella del riconoscimento dei sistemi turistici locali. Quindi vi chiedo, in un’ottica di trasparenza, di aderire a questa proposta. Mi sembra che non stiamo chiedendo nulla di straordinario.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri Castelli, Pistarelli e D’Anna.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni sì
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini assente
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Cesaroni assente
Ciriaci assente
Comi no
D’Anna sì
Donati no
Favia assente
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Santori sì
Silvetti sì
Solazzi no
Spacca assente
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 25 a firma Ricci e altri. E’ ritirato. Emendamento n. 26 a firma Bugaro e Capponi. Lo pongo in votazione.

Lidio ROCCHI. La Commissione è contraria.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 26.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 27 a firma Bugaro, identico al 28.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Non irrigidire né da una parte né dall’altra mi trova d’accordo, quindi lasciamo la libertà ai costituendi sistemi turistici di scegliersi la eventuale o non eventuale personalità giuridica. A titolo personale la penso così.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 27. Se passa decadono il 28 e il 30.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 29 a firma Bugaro e Capponi.

Lidio ROCCHI. Non è accolto dalla Commissione.

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’art. 8 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Emendamento n. 31 a firma Mammoli, che viene ritirato. Emendamento n. 32 a firma Bugaro. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 9 emendato.

Il Consiglio approva

Art. 10. Emendamento n. 33 a firma Favia. Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. La richiesta del consigliere Favia è già contenuta nell’articolo 10.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’art. 10.

Il Consiglio approva

Art. 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 19. Emendamento n. 34 a firma Binci. Viene ritirato. Emendamento n. 35 a firma Bugaro.

Lidio ROCCHI. La Commissione non recepisce questo emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 36 a firma Binci e Benatti. Viene ritirato. Emendamento n. 37 a firma Benatti.

Lidio ROCCHI. La Commissione non lo recepisce.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Questo emendamento migliora la proposta di deroga, in quanto i provvedimenti previsti da questo articolo vengono permessi per l’abbattimento delle barriere architettoniche, per l’adeguamento alle normative di sicurezza e per migliorare la qualità. A questo propongo di aggiungere altri miglioramenti qualificanti che danno il segnale di un turismo di qualità e alcuni di questi sono anche necessari per accedere ai contributi comunitari. Mi riferisco, per esempio, agli standard ambientali su cui le Regioni stanno predisponendo i criteri in base al libro verde sul turismo sostenibile. Quindi il servizio sta predisponendo questi regolamenti. Permettere che queste agevolazioni vengano anche estese al risparmio energetico, all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile e agli standard ambientali a mio giudizio è non solo un sintomo di civiltà ma anche di qualità del nostro turismo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Sono d’accordo con l’emendamento del consigliere Benatti. Siccome le deroghe previste dall’art. 19 sono comunque fatte con appositi piani particolareggiati da parte dei Comuni, suggerisco che il regolamento che dovrebbe emanare la Giunta regionale sia di competenza dei Comuni. Altrimenti andiamo a un appesantimento.

Stefania BENATTI. Io ho parlato con il dirigente il quale mi ha detto che è in dirittura di arrivo il regolamento che darà gli standard.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Apprezzo l’iniziativa del consigliere Benatti, però noi non possiamo vincolare tutta la praticabilità di questa norma a questo specifico requisito. Ritengo che questa possa essere una norma di premialità ma non una norma di diniego. (Interruzione) Secondo me è un vincolo questa frase, quindi noi siamo contrari. Se è una norma ad adiuvandum va benissimo, se è ad escludendum, no.

Adriana MOLLAROLI. Nel testo originario, dopo “igienico-sanitario” si aggiunge una generica frase: “nonché al miglioramento qualitativo necessario per l’ottenimento del livello di classificazione superiore”. Questa dizione generica, a mio parere viene solo specificata con l’emendamento Benatti, altrimenti come si misura e che cos’è il generico “miglioramento qualitativo necessario per l’ottenimento del livello di qualificazione superiore”? Resta una dizione generica che a mio parere, invece, con l’emendamento Benatti si specifica e si connota. Mi pare quindi che sia necessario e utile.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 37.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 38 a firma Mammoli, che ha la parola.

Katia MAMMOLI. Volevo ritirarlo perché mi sembrava ricompreso nella legge, ma dal momento che altri emendamenti, pur potendo essere ricompresi nella legge vengono votati, lo mantengo.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Rispetto alla mia interpretazione, sarei per accettarlo, ma siccome abbiamo lavorato su alcuni elementi di mediazione, mi pare che questo andrebbe in controtendenza agli elementi di mediazione che abbiamo proposto, quindi chiedo all’aula di respingerlo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 38.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 39 a firma Giannotti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 040 a firma Binci.

Lidio ROCCHI. La Commissione recepisce il subemendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 040 che sopprime, se approvato, il 40. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Vorrei conoscere cosa intende l’estensore, per “a condizione che i Comuni considerino ammissibili gli interventi stessi da un punto di vista paesaggistico-architettonico”.

Massimo BINCI. In questa legge è dato per scontato che i Comuni siano consenzienti e accettino gli interventi, però da nessuna parte è prevista una discrezionalità dei Comuni nell’accettare o meno l’intervento. Qui i Comuni considerano ammissibili gli interventi da un punto di vista paesaggistico-architettonico. Un’espressione di accettabilità dell’intervento da parte dei Comuni che sono i detentori del potere urbanistico. E’ una cosa scontata, ma siccome non era messa mai da nessuna parte e siccome la Regione deroga rispetto alle leggi urbanistiche, almeno un minimo potere di valutare rimanga ai Comuni. E’ pleonastico, ma di sostanza, perché di fatto non c’è mai la possibilità dei Comuni di non accettare l’intervento.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Il consigliere Binci intende dire che nel momento in cui i Comuni hanno recepito e adeguato i propri strumenti urbanistici al Ppar, se non c’è l’adeguamento è ovvio che ci deve essere una valutazione anche dal punto di vista paesaggistico-ambientale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Sono assolutamente contrario. Qui siamo in sede legislativa, non stiamo facendo un’assemblea sulle questioni relative alle politiche turistiche in generale, stiamo facendo norme e quando su una norma c’è scritto “considerino ammissibili gli interventi stessi da un punto di vista paesaggistico e architettonico” significa che una condizione essenziale affinché i lavori in deroga siano autorizzati, è che ci sia questa valutazione da parte dei Comuni. Non è un richiamo alla legge, è una valutazione precisa che noi introduciamo. Allora, questa valutazione è agganciata a dei criteri, e allora bisogna citare la legge, ma va in contrasto con il successivo comma 4 ove si dice che “le deroghe si attuano per i Comuni costieri attraverso la produzione di piani particolareggiati, degli altri Comuni attraverso l’approvazione dei piani di recupero”. Poi: “Su tali piani non è richiesto il parere della Provincia di cui all’art. 26 della legge 34/92, cioè le norme in materia urbanistica, paesaggistica e assetto del territorio. Diciamo che c’è deroga, e la facciamo rientrare dalla finestra del Comune? Non è possibile. Se invece ancoriamo questa cosa non alla legge, cioè all enorme paesistico-ambientali ma ad una valutazione nuova da parte del Comune, nel procedimento amministrativo introduciamo un elemento in più che è ostativo, se manca, cioè ci deve essere comunque l’autorizzazione del Comune, che decide a sua discrezione, da un punto di vista paesaggistico-architettonico, che è cosa assolutamente soggettiva. Questa cosa ferma tutto il procedimento? Signori, noi siamo in sede legislativa, non stiamo a “pazziare”, come si dice a Napoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Vorrei chiarire che questo emendamento presentato da Binci mi pare, nella sostanza, che in qualche modo dà uno spazio di discrezionalità al Comune riguardo alla deroga che questa legge prevede. Mentre l’approvazione senza questo emendamento vorrebbe dire che i Comuni debbono meramente applicare la legge e quindi, a richiesta o a proposta non potrebbero negare l’autorizzazione, l’emendamento Binci — peraltro molto diverso da quello precedente — rimette una discrezionalità al Comune.
Nell’intervento sulla legge avevo detto che approvavo questa norma di deroga al 20% per la realizzazione di quegli interventi a cui fa riferimento, peraltro facevo anche osservare che il vincolo della destinazione d’uso di venti anni era una garanzia rispetto al rischio ed al pericolo che altrimenti ci sia un cambio nella destinazione d’uso e nella trasformazione in appartamenti turistici. Però credo che questo emendamento del consigliere Binci sia assolutamente accoglibile. Comprendo quello che diceva Pistarelli rispetto al fatto che noi stiamo legiferando, però su un argomento così importante per un territorio e soprattutto per territori a vocazione turistica, lasciare un minimo di discrezionalità all’ente che fa la pianificazione urbanistica, tutto sommato mi sembra una cosa giusta. Si dà la possibilità, ma è una possibilità che viene riconosciuta non solo al privato ma anche all’ente, quindi mi pare che l’emendamento, pur essendo io assolutamente assertore della necessità di una legge che preveda questa deroga, sia accoglibile perché contempera le diverse esigenze e dà un ruolo sia al privato che al Comune che ha la sovranità sulla pianificazione urbanistica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Mi domando come farà il Comune che interviene nel procedimento autorizzatorio, ad essere anche l’organo di controllo. E’ un “inciucio” amministrativo che, se impugnato, non passerà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. A me pare del tutto pleonastico questo emendamento, perché se i consiglieri leggessero il comma 3 — molti di noi hanno fatto anche gli amministratori comunali e i sindaci — vedremmo che c’è scritto “Le deroghe di cui al comma 1 si attuano per i Comuni costieri attraverso l’approvazione di piani particolareggiati”. Il piano particolareggiato è lo strumento più puntuale di programmazione urbanistica che esista. Si può intervenire sul singolo fabbricato nel disciplinare la regola. Così come per gli altri Comuni i piani attuativi sono un po’ meno puntuali dei piani particolareggiati ma sono pur sempre un piano che dà esecuzione alla pianificazione urbanistica. Il Comune nel piano particolareggiato o attuativo, disciplina e regola in maniera puntuale la propria pianificazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo soprattutto per rendere questo testo leggibile. L’emendamento Binci, che pure ha una sua valenza di natura paesaggistico-architettonica, contrasta con il comma successivo. Non è solo pleonastico ma contrasta, perché il comma successivo dice che non occorre avere il parere paesaggistico della Provincia per eseguire quegli interventi, però il Comune ha sempre la sua autonomia nell’approvazione o meno del piano di recupero per quanto riguarda gli altri centri o addirittura dei piani particolareggiati per quanto riguarda le fasce costiere, per cui lì la valutazione di tipo paesaggistico e architettonico che è l’unico strumento delle Commissioni edilizie o, dove abolite, dei responsabili del procedimento per poter valutare.
Quindi ritengo che sia addirittura in contrasto con il comma successivo questa specificazione, perché in questo caso i Comuni non saprebbero a quale norma fare riferimento, poiché sono due indicazioni estremamente divergenti, perché sotto diamo una deroga e sopra affermiamo un principio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Presento un subemendamento. Se non ho inteso male l’emendamento del consigliere Binci, vuol mettere in mano ai Comuni una sorta di controllo, quindi di riduzione delle possibilità di deroga, aumentando la possibilità di rispettare il paesaggio. A me pare che, così come formulato, sia un po’ ambiguo. Io suggerirei di sostituire il punto c), emendandolo in questo modo: “siano rispettate le norme in materia paesaggistica”. Ho capito benissimo che i piani di recupero e i piani particolareggiati sono strumenti approvati dal Consiglio comunale senza il parere della Provincia, ma se vincoliamo il Comune al rispetto delle norme paesaggistiche, quanto meno il Ppar lo dovranno rispettare. (Interruzione). Scusate, se già il Comune li deve rendere ammissibile al piano di recupero, è pleonastico, anzi si aggiunge quella discrezionalità sulla questione architettonica che è dubbia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Ascoltati gli interventi, noi dobbiamo attenerci alla norma, perché se facciamo una confusione normativa, invece di aiutare i Comuni li danneggiamo. La richiesta di Binci è precisa, però ci sono norme precise. Se facciamo confusione in una legge danneggiamo i Comuni. Quindi è bene non approvare questo emendamento.

PRESIDENTE. L’emendamento viene ritirato, insieme all’emendamento n. 40 e al 41.
Subemendamento 042 all’emendamento 42.

Lidio ROCCHI. La Commissione ha votato il testo licenziato dalla Giunta. Adesso c’è un subemendamento di Binci, quindi chiedo all’assessore cosa dobbiamo fare.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Dopo la discussione abbastanza animata, il punto di mediazione è che la deroga dell’art. 19 non viene applicata nell’area cosiddetta sensibile del centro storico. Sono d’accordo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Porto a conoscenza dei consiglieri e dell’assessore che questa norma non riguarda solo il centro storico ma tutta l’area di pertinenza e i vincoli che abbiamo introdotto con il piano paesaggistico e che normalmente è notevolmente più grande del centro storico. Addirittura in alcune situazioni può interessare un terzo, un quarto del territorio dell’intero comune.
Io ritengo che questo non sia nello spirito di questa legge. Sono d’accordo a limitare l’ampliamento all’interno dei centri storici, perché sono contrario a snaturare la situazione del centro storico, ma non sono d’accordo nell’attuazione di questo articolo sull’intero territorio, che il vincolo qui previsto comporta, che molte volte è estremamente penalizzante e per alcuni Comuni può addirittura riguardare intere aree edificabili o edificate del territorio. I Comuni piccoli e montani hanno questo grave problema. Con queste norme non aiutiamo soprattutto i Comuni dell’entroterra, ma li penalizziamo e li uccidiamo. Quindi siamo estremamente contrari. Noi saremmo d’accordo non con questa definizione ma con la definizione di “centro storico”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Questa breve dichiarazione riguarda sia il subemendamento, sia l’articolo 19, sia la proposta di legge. La faccio breve perché questa mattina il compagno Bucciarelli è già intervenuto in sede di discussione generale.
Noi voteremo contro l’art. 19 e voteremo anche contro le proposte che intervengono con l’art. 19, perché se continuiamo su questo passo così come abbiamo fatto all’art. 3, il Consiglio regionale rischia di vanificare una buona legge. Se il Consiglio regionale pensa che attraverso la deroga urbanistica si possa dare una scossa al turismo, è un ipocrita consapevole. In realtà il contesto generale parla di una crisi, di una difficoltà dei consumi, di una difficoltà di condizioni economiche delle masse popolari, quindi anche dei prezzi. Da questo punto di vista la legge non va indebolita con aspetti tecnici secondari ma deve guardare avanti, al sistema degli enti locali. Come non è vero che la Regione Marche ha compiuto dei passi indietro, perché qualcuno può essere distratto ma l’Aptr soppressa, prima era obbligatoria per legge nazionale, adesso non lo è più, quindi la Regione Marche si inserisce all’interno di una modificazione normativa.
Perché i Comunisti italiani votano contro l’art. 19? Perché sono contrari a soluzioni pasticciate che prevedano aumenti del 20% in alcune parti sì e in alcune parti no. Sarebbe quindi opportuno un atto di responsabilità della Giunta regionale, ritirando l’articolo 19 e mettendosi in rete con la necessità di valorizzare le aree che ci sono nel territorio regionale, dando anche maggiore respiro agli operatori turistici, che rischiano di avere possibilità effimere di aumento della volumetria. Come non è vero che se non passasse una imposizione di questo tipo, gli attuali alberghi diverrebbero degli appartamenti. E’ del tutto fuori luogo e questa concezione non fa nemmeno onore agli operatori seri e onesti che oggi lavorano in presenza di una concorrenza spietata.
Quindi i Comunisti italiani sono contro l’art. 19 e se la legge non verrà ulteriormente peggiorata con accordi trasversali voteranno a suo favore, perché la ritengono un buon testo. Ma richiamiamo la maggioranza, la Giunta e il Presidente a senso di responsabilità, altrimenti non voteremo neanche la legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Vorrei anzitutto ringraziare il consigliere Binci perché ha fatto uno sforzo straordinario, con un impegno indefesso cominciato con coerenza, con serietà e anche con voglia di costruire una proposta e una prospettiva. L’ha fatto in Commissione, sempre, non ha colto l’attimo dell’ultimo momento, dell’ultima situazione, quindi voterò il suo emendamento. Mi auguro che questa maggioranza sappia riconoscere il lavoro, l’impegno e la serietà, ora e domani, perché è del tutto chiaro ed evidente che ci sono rapporti, impegni, senso della responsabilità, qualità della costruzione e serietà politica che vanno rispettati sempre.

PRESIDENTE. E’ stato presentato il sub-subemendamento 0042 presentato da parte del consigliere Capponi. Il subemendamento propone quanto segue: “Rispetto al subemendamento di Massimo Binci, il punto tali ampliamenti non sono consentiti nelle parti..., diventa tali ampliamenti non sono consentiti nelle parti di territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico o artistico”. Ha la parola il consigliere Capponi per illustrarlo.

Franco CAPPONI. Il subemendamento 042 introduceva il riferimento al 1444, zone omogenee A che in molti comuni rappresentano la totalità dei territori edificabili, specialmente nei piccoli centri, nei centri montani o nei centri costieri. Questa dizione consente di definire i centri storici ma anche nuclei storici che possono essere protetti con questa indicazione ma lascia libero tutto il resto del territorio dove non vi sono queste caratteristiche, né di storico né di artistico, proprio per andare ad applicare questa legge almeno sul 60-70% del territorio regionale, altrimenti la limitiamo ad una cosa astratta e non ha senso la deroga. Chiedo che la maggioranza verifichi la definizione esatta, perché non posso estemporaneamente ricondurmi sempre a tutta la normativa, ma ritengo che questa possa essere una delle definizioni che ci consentono di dare un senso a questa normativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo articolato è concordato con la maggioranza e comprende i centri storici e quello che si intende autorizzare in maniera precisa e con un termine riferito anche alla normativa urbanistica, quindi mi sembra più preciso da mantenere.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri Capponi, Lippi e Santori, il sub-subemendamento 0042.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini assente
Bucciarelli no
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli astenuto
Cesaroni assente
Ciriaci assente
Comi no
D’Anna astenuto
Donati no
Favia assente
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli sì
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli astenuto
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli astenuto
Santori sì
Silvetti astenuto
Solazzi no
Spacca assente
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri Capponi, Lippi e Santori, del subemendamento 042.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini sì
Altomeni sì
Amagliani sì
Badiali sì
Benatti sì
Binci sì
Brandoni sì
Brini assente
Bucciarelli no
Bugaro no
Capponi no
Castelli no
Cesaroni assente
Ciriaci assente
Comi sì
D’Anna no
Donati assente
Favia assente
Giannini sì
Giannotti no
Lippi no
Luchetti sì
Mammoli no
Massi no
Mezzolani sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Ortenzi sì
Petrini sì
Pistarelli no
Procaccini no
Ricci sì
Rocchi astenuto
Romagnoli no
Santori no
Silvetti no
Solazzi sì
Spacca assente
Tiberi no
Viventi assente

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Decadono gli emendamenti 42, 43 e 44.
Pongo in votazione l’articolo 19 emendato.

Il Consiglio approva

Ha chiesto di parlare il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Visto che questa sera molti di noi hanno un impegno, il rischio è che non riusciamo ad affrontare un punto all’ordine del giorno di vitale importanza, quello relativo all’Aerdorica. Lo pongo come problema all’aula. Forse esagero, però ci dobbiamo assumere tutti la responsabilità. Comprendo che qui ci sono ancora molti emendamenti, per l’andamento della discussione credo che faremo tardi, quindi chiedo all’aula di valutare qualche cosa che ci garantisca di uscire avendo approvato anche quel punto all’ordine del giorno che fa riferimento all’Aerdorica. Forse è pleonastico dirlo, ma un attimo di riflessione credo valga la pena farla anche come Ufficio di presidenza.

PRESIDENTE. C’è una proposta di sospendere la votazione di questa proposta di legge per passare al punto relativo all’Aerdorica.
Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. A nome del gruppo di Forza Italia ma penso a nome di tutti i colleghi della centro-sinistra dico che non siamo d’accordo a sospendere questa votazione di un atto che riteniamo fondamentale e non ci vogliamo accollare la responsabilità di rinviarlo ulteriormente, visto che è in discussione da 4-5 mesi. Restiamo a disposizione anche per l’esame e la votazione del punto successivo che riteniamo strategico per questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Condivido la preoccupazione del presidente del gruppo della Margherita Solazzi sulla necessità di dover speditamente approvare la legge sul turismo e poi affrontare il problema dell’Aerdorica. Per quanto riguarda il gruppo Ds noi saremo presenti fino alla fine del dibattito, sia per quanto riguarda il turismo che l’Aerdorica.

PRESIDENTE. E’ stata recepita la sollecitazione, opportuna, del consigliere Solazzi. Evitiamo di intervenire su tutti gli emendamenti o, se proprio necessario, sull’articolo che presenta più emendamenti si fa un solo intervento e non 4-5.
Articolo 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 21. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 23. Emendamento 45 a firma Bugaro e Capponi.

Lidio ROCCHI. La Commissione è d’accordo sull’emendamento 45, mentre è contraria agli emendamenti 46 e 47.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 45.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 46.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 47.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 23 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 24. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 25. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 28. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 29. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 30. Emendamenti n. 48 e 49.

Lidio ROCCHI. Chiediamo all’assessore Agostini di ritirare l’emendamento 48. Sul 49 siamo favorevoli.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Il piano promozionale l’ho ritirato e addirittura abbiamo approvato un emendamento di Bugaro che non solo ripristina il parere della Commissione ma addirittura c’è l’approvazione del Consiglio. Queste sono le tipologie delle strutture. Comunque, se sono un appesantimento possiamo ritirarli.

Lidio ROCCHI. Il 48 si può ritirare. Siamo favorevoli al 49.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 49.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 30 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 31. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 32. Emendamento 50 a firma Mammoli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 32 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 33. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 34. Emendamento 51. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 34 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 34. Emendamento 52 a firma Agostini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 35 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 36. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 37. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 38. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 39. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 40. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 41. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 42. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 43. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 44. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 45. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 46. Emendamento 53 a firma Altomeni. Poi ci sono gli emendamenti 54 a firma Ricci e altri, 55 a firma Lippi, 56 a firma Altomeni.

Lidio ROCCHI. L’emendamento 53 è accoglibile, come il 54. Il 55 no. Il 56 sì.

Pongo in votazione l’emendamento 53.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento 54.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento 55.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento 56.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 46 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 47. Emendamento n. 57. Viene ritirato. Emendamento n. 58 a firma Agostini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 59 a firma Lippi. E’ uguale al 58, quindi passiamo all’emendamento n. 60 a firma Capponi e Bugaro. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 61. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 62 a firma D’Anna ed altri.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 63. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 64 a firma Lippi.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 65.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 66.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 67.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’art. 47 come emendato.

Il Consiglio approva

Art. 48. Emendamento n. 68. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

L’emendamento n. 69 è ritirato. Pongo in votazione l’art. 48.

Il Consiglio approva

Articolo n. 49. Emendamenti dal 70 al 78. Emendamento n. 70, lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 71.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 72.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 73. E’ identico al 74. Viene ritirato, così come vengono ritirati il 74 e il 75.
Pongo in votazione l’emendamento n. 76.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 77.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 78.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 49.

Il Consiglio approva

Articolo 49 bis. Emendamento n. 79. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 80.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 49 bis come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo n. 50. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 51. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 51 bis. Emendamento n. 81. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 51 bis come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 52. Emendamento n. 82. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 83.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 52.

Il Consiglio approva

Articolo 53. Emendamento n. 84 a firma Bugaro e Capponi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’art. 53 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo n. 54. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

L’articolo 55 è soppresso. Articolo 56. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 56. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 57. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 58. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 59. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 60. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 61. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 62. Emendamento n. 85 a firma Agostini. Viene ritirato.
Pongo in votazione l’articolo 62.

Il Consiglio approva

Articolo n. 63. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 64. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 65. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 66. Emendamento n. 86 a firma Altomeni. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 66 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 67. Emendamento n. 87. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 88.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 89. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questa è una norma di semplificazione. Non è obbligatorio, per le associazioni, comunicare anticipatamente il numero dei partecipanti, perché è difficile da definire sempre fino all’ultimo momento, quando si parla di associazioni, la partecipazione, bensì tenere invece nel registro una documentazione agli atti che certifichi chi ha partecipato alla gita. E’ una norma di semplificazione e legittima.

Pongo in votazione l’emendamento 89.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’art. 67 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo n. 68. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 69. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 70. Emendamento n. 90. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 70 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo n. 71. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 72. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo n. 73. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 74. Emendamento n. 91. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 74 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo n. 75. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Alleanza nazionale esprime il suo rammarico, perché la discussione che c’è stata prima della votazione dell’articolato lasciava intendere una volontà di confrontarsi sulla sostanza della portata di questa proposta di legge e anche una volontà di essere in grado di recepire le indicazioni propositive, indicazioni peraltro venute in maniera ampia, aperta, chiara, sin dal lavoro di Commissione ma anche qui in aula attraverso gli emendamenti proposti dall’intera Casa delle libertà. Con rammarico constatiamo che invece queste indicazioni sono state solo in parte recepite. Mi riferisco soprattutto a quello scatto di qualità, quel salto che voleva essere il significato più vero delle proposte emendative sugli articoli centrali, cioè le funzioni che riguardano la Regione, la Provincia, i Comuni, i sistemi turistici locali e gli altri soggetti che devono essere coinvolti nella politica di programmazione e di gestione in tema di turismo.
La fase centrale della discussione, purtroppo, ha visto un voto negativo su un articolo fondamentale, quello relativo alla funzione della Regione e, di rimando, alle funzioni assegnate alle Province, ai Comuni e ai sistemi turistici. Noi abbiamo chiesto nn una delega in bianco ma che il Consiglio regionale indicasse il percorso che poi porterà la Giunta regionale a riconoscere o meno i sistemi turistici locali. Volevamo che questo percorso fosse condiviso, per lo meno. Così non è.
Purtroppo il consigliere Rocchi, con uno sforzo pur apprezzabile dal suo punto di vista ma non dal nostro, ha citato il comma 1 relativo ai sistemi turistici locali e proprio questo comma 1 ci lascia molti dubbi, perché quando definiamo in larga massima quello che vuol dire sistema turistico locale, certamente facciamo una cosa dovuta, però non andiamo oltre la definizione. Questa è una definizione di sistema turistico, poi l’articolazione noi non l’abbiamo voluta stringere attorno ad un limite territoriale che era quello provinciale o istituzionale che era quello della Provincia, cioè non abbiamo voluto affidare questo compito alle Province, però sotto questo profilo abbiamo affidato mani e piedi alla Giunta regionale. La scelta finale dei soggetti che dovranno essere coloro che andranno ad interpretare la nostra politica, da quello che si legge ormai nell’articolato venuto fuori dalla discussione, dipende dall’assessore. Tanto di cappello alla Giunta che è riuscita ad ottenere ancora una volta questa delega, però biasimo il Consiglio che ha dato troppa delega all’assessorato, perché questo discorso delle scelte, di chi andrà a interpretare la gestione, doveva continuare ad essere di questa aula, attraverso i suoi articolati di Commissione, magari. Questo non è stato. Non è stato nemmeno un altro passaggio, quello relativo alle certezze di risorse, perché qui non c’è scritto, poi, chi dovrà avere il compito di essere non solo il destinatario delle risorse ma anche di spenderle, perciò essere verificabile nella spesa. Il piano promozionale dipende anch’esso dall’Esecutivo.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Il piano promozionale torna in Consiglio.

Fabio PISTARELLI. Con atto amministrativo il piano promozionale individua gli obiettivi e le finalità, cioè gli eventi, le situazioni, le misure, ma non individua, stringendo la maglia, quante risorse e a chi verranno destinate queste risorse. Noi, nei criteri indicavamo che il sistema turistico locale doveva essere destinatario di apposito capitolo di finanziamento, proprio per interpretare i piani e le programmazioni generali. Questo non è stato detto, secondo noi è un vulnus, verificheremo. Lo scopriremo vivendo, diceva Lucio Battisti con Mogol.
Io mi rendo conto di una cosa, oggi: che abbiamo fatto mezzo passo avanti, sicuramente, però ci siamo fermati a metà, non abbiamo avuto il coraggio di andare oltre, di dire che le personalità giuridiche dovevano e devono essere riconosciute. Questa era la nostra posizione. C’è rimasto un “possono” che darà l’arbitrarietà di scelta all’Esecutivo, perché potrebbero essere anche dipendenti dalla volontà finale dell’Esecutivo certi riconoscimenti. Le certezze di risorse e degli strumenti operativi non ci sono, quindi abbiamo dato a metà i compiti, così come abbiamo dato a metà i compiti agli enti intermedi Province e Comuni, perché la Regione si è lasciata, giustamente, la titolarità della programmazione, ma le Province si intersecano come, con i piani regionali? I Comuni si intersecano come con l’attività di stimolo della formazione dei sistemi turistici, se poi la Giunta comunque stabilirà le modalità, i criteri e le scelte? Le associazioni, le categorie... Avevamo indicato nei criteri la possibilità di avere almeno una convenzione già scritta con le associazioni, con le categorie, per fare in modo che questo sistema fosse non solo in embrione ma in stato un po’ più avanzato, formato in una concertazione di territorio. Così non è, c’è solo la definizione di sistema turistico. Vedremo. Ci sarà un grande lavoro anche di controllo, che dipende da noi: di controllo sugli atti della Giunta, sugli atti che non hanno un termine. C’era scritto 90 giorni, potevano essere 120, 180, ma almeno entro un certo lasso temporale la Commissione avrebbe avuto contezza del fatto che questi criteri poi fossero stati partoriti dalla Giunta. Così non sarà, saremo noi che fra 90 giorni dovremo, nel nostro calendario personalissimo, come il cartellino di un noto giornalista, controllare quali criteri e modalità ha individuato la Giunta, perché-- nemmeno la Commissione sarà resa edotta della formazione dei sistemi turistici.
Pertanto il nostro voto non può essere favorevole. Poteva essere un voto di astensione, invece a questo punto la contrarietà si manifesta piena, anche perché abbiamo dato delle deroghe a situazioni che da una parte abbiamo stretto — ci vogliono gli esami, i docenti universitari, la verifica della conoscenza delle lingue — poi dall’altra la Giunta regionale, anche qui, con un’altra delega in bianco, stabilisce che “equivalgono all’abilitazione dell’esercizio delle professioni di cui all’art. 46, i titoli di studio indicati dalla Giunta regionale”. Da una parte abbiamo detto che chi vuole accedere a questa cosa deve fare esami su esami, dall’altra si dice che anche qui la Giunta può derogare in maniera non ampia, assolutamente discrezionale, a questo tipo di controllo.
Non mi pare che il quadro venuto fuori sia pertanto favorevole. Noi esprimiamo il rammarico, perché su questa proposta abbiamo lavorato, ci ha lavorato il collega consigliere D’Anna relatore di minoranza e nella sua relazione aveva lasciato ampi margini e spazi di condivisione. Non sono stati accolti, sono stati accolti solo in parte degli aggiustamenti venuti dai colleghi, ma il nucleo centrale della legge, la sua portata sono peggiorati. Collega Binci, io condivido il fatto che la sua parte politica abbia sempre avuto l’obiettivo, il pallino della limitazione, sotto un profilo di rispetti ambientali paesistici ecc., ma sui due emendamenti, soprattutto lo 042, sugli ampliamenti volumetrici che non sono consentiti nelle parti di territorio indicati come zone omogenee A di cui alla 1444, faremo una verifica con gli uffici. Io penso che il nostro territorio regionale all’80% ha questo tipo di classificazione, perché è tutto fatto di paesini medievali stupendi, bellissimi, eccezionali, ma se non li ammoderniamo diventano museo chiuso allo sviluppo e al futuro. Invece questi paesini, secondo me, devono far parte integrante di una visione ampia, perché altrimenti saremmo rimasti all’età delle prime costruzioni. Invece i nostri paesi sono sviluppati, le nostre città si sono modificate, quindi lasciare la possibilità di una modificazione volumetrica nel rispetto di certe tipologie, secondo me è una visione seria, moderna, attuale dei paesi, delle nostre città. Lasciare tutto così com’è, impedire che si possano fare delle modifiche e delle deroghe, pur nel rispetto di certi standard qualitativi — cioè non mettere mostri dentro il nostro ambiente, come tante operazioni fatte negli anni ‘70 — non ci trova d’accordo. Questa è una limitazione grave a operazioni che invece devono essere fatte, perché vanno verso un ammodernamento delle nostre strutture che sono insufficienti.
Tutto questo ragionamento ci porta ad esprimere il nostro voto negativo sulla legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Mi sono ripromesso di essere celerissimo nella valutazione. e dico che l’andamento della discussione su questa legge si può paragonare a un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Noi abbiamo ottenuto delle cose che volevamo fortemente, quale quella del mantenimento di una unitarietà del sistema regionale delle politiche e della gestione delle politiche per il turismo, volevamo il riconoscimento del ruolo dei sistemi turistici locali e questo è avvenuto, volevamo che questi potessero avere personalità giuridica e la potranno avere, volevamo una definizione del ruolo dei sistemi turistici locali e della loro autonoma scelta non limitata ai confini stretti del sistema provinciale che non esiste e questo l’abbiamo ottenuto.
Non abbiamo ottenuto molte altre cose per le quali ci mettiamo a disposizione, perché ci sarà bisogno di modifiche a breve, di questa legge, perché come vedrete, specialmente la normativa in materia urbanistica sarà inapplicabile e non produrrà gli effetti che la maggioranza e non l’opposizione ha promesso alle categorie, quindi ci faremo carico di presentare, a breve, anche una modificazione di questo articolo 19 per renderlo praticabile in questa regione. Quindi il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, dialoghiamo perché riteniamo che la responsabilità dello sviluppo del turismo sia di tutte le forze presenti in questo consesso, per cui il nostro voto è di astensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Per motivare il cambio di voto rispetto a quello espresso in Commissione sull’articolo 19. Avevo dato in Commissione un voto contrario perché permetteva un aumento volumetrico nei centri storici e questo aumento volumetrico avrebbe rischiato di far fare nuove costruzioni di dieci metri sopra i tetti dei nostri bei paesini, creando veri e propri mostri da un punto di vista urbanistico. Rispondo a Pistarelli che nei centri storici ci sono altre possibilità, che sono gli alberghi diffusi, quindi la nostra disponibilità, come verdi, c’è anche rispetto all’aumento delle distanze. Ad esempio la legge adesso prevede 50 metri: noi siamo disponibili a che si possano anche aumentare le distanze delle varie pertinenze dell’albergo diffuso, perché non si va a danneggiare il paesaggio. Quindi ci sono modi per andare incontro alle esigenze degli albergatori, che possono anche andare in coerenza con la tutela paesaggistica e del nostro territorio.
La maggior parte dei nostri alberghi sono situati sul mare e non sono nei centri storici. Lì sarà importante ugualmente la funzione dei piani particolareggiati e dei Comuni. Quindi mi sembra di avere svolto una funzione di mediazione su questo aspetto e mi sembra anche positivo il lavoro svolto dalla Commissione rispetto alla valorizzazione dei sistemi turistici a mantenere la loro autonomia rispetto agli enti locali, perché si rischiava che diventassero succursali delle Province, quindi mantengono la loro funzione di incontro tra privati e pubblici, pertanto mi sento di dare un giudizio positivo a questa legge che indica l’inizio di un lavoro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Intanto so bene che l’esercizio della democrazia ha necessità di pazienza, ma volevo dire al consigliere Pistarelli che avevamo concordato unanimemente di sveltire i lavori di approvazione della legge per passare poi all’Aerdorica, quindi la mia non era una richiesta di non intervenire, quanto di collaborare insieme per passare al punto successivo.
A nome di tutta la maggioranza che mi ha delegata a questo, esprimo soddisfazione, intanto, per l’approvazione che avverrà del testo unico, perché mi pare un forte passo avanti in un settore importante, determinante della nostra economia, in un momento nel quale si chiede con forza da parte dei cittadini e degli operatori la sburocratizzazione, la semplificazione e anche una lettura più moderna dei rapporti con le istituzioni e con le norme che regolano questa materia specificatamente.
Mi sembra che il lavoro fatto dall’assessore Agostini, dalla Commissione sia apprezzabile e rilevo anche con soddisfazione l’astensione di Forza Italia che dà anche contenuto al lavoro fatto in Consiglio. Sono stati approvati emendamenti approvati dall’opposizione e credo quindi che questa apertura nel voto sia utile e vada sottolineata.
La questione che dica prima il consigliere Pistarelli, cioè il voto contrario motivato sulla questione dei sistemi turistici locali non la comprendo. In un testo unico così complesso, ricco e articolato, mi pare un argomento non secondario ma nemmeno talmente dirimente da non riconoscere la disponibilità che in aula la maggioranza ha avuto nei confronti delle richieste dell’opposizione, sulle quali c’era la possibilità di trovare un accordo.
Vedo in questo atteggiamento, piuttosto, una presa di posizione nei confronti delle Province che invece mi sembra, nella legge abbiano riacquistato, insieme ai Comuni e alla Regione il ruolo che il titolo V loro attribuisce. Ecco una lettura politica di un testo che invece, in aula, è stato visto come un regolamento molto più amministrativo.
L’ultima questione riguarda la separazione, che approvo, tra il ruolo della Regione, che è quello di legiferare, orientare e programmare, e quello dei Comuni e delle Province che è di gestione. Recuperare questo ruolo è importante, tutti lo diciamo in ogni occasione, mi pare che il testo unico questo lo sottolinei con forza ed è un elemento che invece mi pare sia stato poco apprezzato anche da una parte dell’opposizione.
Annuncio quindi il voto favorevole della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.?

Giancarlo D’ANNA. Noi non votiamo contro solo per la questione dei sistemi turistici locali, ma per una serie di motivi, anche perché questo avrebbe dovuto essere un testo unico che avrebbe dovuto puntare alla qualità e soprattutto all’attenzione al turismo. Un emendamento che avevamo fatto proponeva di aggiungere “la tutela del turista, con particolare riferimento alle persone con particolari bisogni”, intendendo per persone con particolari bisogni le stesse che avevamo citato nel primo emendamento che avete votato, cioè coloro che hanno problemi anche di natura fisica non è stato accolto e non mi sembra che questo vada incontro a un turismo di qualità, come non va incontro a un turismo di qualità ciò che riguarda le professioni turistiche. E’ vergognoso e scandaloso quello che è stato stabilito, cioè che la Giunta può decidere quali titoli di studio possano consentire a una persona se fare l’accompagnatore turistico o l’animatore turistico. Se si vuol puntare a un turismo di qualità queste figure sono importanti e fondamentali, voi le avete umiliate con questo tipo di atteggiamento, perché non si va incontro alla professionalità e spesso il risultato di una vacanza viene dato proprio dalle figure professionali che voi avete in questo caso trascurato. Non c’è stata la minima disponibilità a venire incontro, credo che in Commissione abbiamo lavorato bene, abbiamo lavorato sodo, però qui c’era la corsa ad andare avanti dopo mesi di attesa. Forse sarebbe stato più opportuno valutare le cose con più calma e tranquillità, comprese le cose che ho appena citato. Quindi non è un voto pregiudiziale, perché nella mia premessa, come relatore di minoranza avevo detto che c’era la massima disponibilità a trovare soluzione ad alcune situazioni, ma questo non c’è assolutamente stato.
In Commissione Solazzi aveva detto che questa era una “legge timballo”; adesso è venuto un fritto misto, però con l’olio usato per più fritture. L’olio di questa sera è quello consumato, usato e riusato, per il quale i Nas molto probabilmente fanno chiudere i locali. Mi auguro che non si chiuda il turismo, perché se un testo unico deve aiutare a fare un turismo diverso, un turismo di qualità, questo sicuramente non c’è. Poi ci sono anche degli aspetti positivi, però credo che la mancanza di disponibilità dimostrata nei confronti di coloro che volevano collaborare sia sintomatica di una legge che assolutamente non può funzionare e anche i colleghi di Forza Italia, pur dicendo che si vogliono astenere, hanno detto che già da domani sono pronti a fare delle proposte diverse da quelle che sono state fatte.
Evidentemente non è un risultato buono, quello che non tanto noi ma gli operatori turistici si aspettavano. Ripeto ancora una volta: la tutela del consumatore e dell’ospite sono un elemento fondamentale che in questo testo unico è inesistente.

PRESIDENTE. Dobbiamo votare il coordinamento tecnico che riguarda le seguenti questioni: articolo 47, comma 5, correggere la parola “nazionale” con la parola “statale”; articolo 49 bis, secondo comma, correggere la parola “diplomi” con “diplomati”, articolo 53, al titolo sopprimere la parola “formazione”.
Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva





Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, l’assessore Pistelli. Ne ha facoltà.

Loredana PISTELLI. Chiedo di anticipare la discussione della proposta di legge sul finanziamento dell’Aerdorica rispetto a quella per l’istituzione dell’ente parco.

PRESIDENTE. C’è anche un altro atto che ha una richiesta d’urgenza e riguarda la nomina alla cooperativa artigiana di garanzia.
Comunque, pongo in votazione la proposta dell’assessore Pistelli.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): “Finanziamenti alla società Aerdorica per la gestione dell’aeroporto di Falconara» Giunta (101)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 101, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Forse questa proposta di legge meritava uno spazio e un’attenzione che temo, data l’ora e date le incombenze o gli appuntamenti, rischierà di essere votata e discussa in maniera frettolosa. Tuttavia credo che ce ne saranno altre, di occasioni, per affrontare in maniera compiuta questo problema.
Questa è una legge molto breve, appena due articoli, ma in realtà è un atto importante di responsabilità, intanto rispetto al programma che questa maggioranza si è data, perché questa maggioranza ha scelto in maniera inequivocabile il ruolo e la funzione strategica dell’aeroporto di Falconara come struttura essenziale all’interno di un progetto complesso, di rilancio anche su diversi versanti della nostra regione e quello dell’internazionalizzazione è un ruolo all’interno del quale il mantenimento, anzi il rafforzamento di una struttura come l’aeroporto è un elemento essenziale.
E’ anche un atto di responsabilità di questa maggioranza nei confronti delle categorie sociali ed economiche della nostra regione. Un atto di responsabilità fatto in maniera opportuna, assumendosi una responsabilità complessiva e articolata, motivata e dimostrata attraverso un impegno finanziario notevole, anzi notevolissimo, che surroga una irresponsabilità complessiva e una serie di passaggi che hanno portato l’aeroporto di Falconara a momenti di difficoltà grave, che è bene non nascondersi.
Con questa legge si assumono due percorsi. Il primo è un finanziamento diretto per il potenziamento dei servizi e delle attività; l’altro è un finanziamento che coinvolge, rende più importante il peso e il ruolo di questa Regione. Si tratta di due milioni di euro subito: uno per i servizi, l’altro per la quota di ricapitalizzazione. Accanto a questi, l’impegno che avevamo assunto, in finanziaria, di un finanziamento significativo e cospicuo di due milioni. Questo con un impegno chiaro, evidente, significativo: che questo finanziamento si colleghi subito a un percorso di piano industriale da una parte e di riassetto organizzativo dall’altra, che possano consentire il rilancio e lo sviluppo.
Un doppio binario di intervento con questa legge, che poggia su due obiettivi che dovremo percorrere: l’obiettivo del risanamento subito e dello sviluppo insieme. E’ un percorso che va in contemporanea, che ha due corde da suonare per avere un obiettivo da raggiungere.
Credo che questo lo possiamo fare oggi, stante che le difficoltà della Società Aerdorica sono antiche, lontane, hanno elementi di responsabilità politica chiari, perché un pezzo dei soci pubblici che sono stati sempre la maggioranza, si sono divisi perché qualcuno ha fatto altre scelte e all’interno di quelle scelte sono maturate le condizioni che hanno prodotto difficoltà finanziarie superiori al costo di esercizio di una infrastruttura come l’aeroporto di Falconara, un aeroporto che sta in un territorio di un milione e mezzo di persone, quindi che rappresenta, si struttura e si organizza come un servizio che va misurato non tanto e non solo dal punto di vista del suo costo economico ma va valutato e va considerato anche per la funzione strategica che svolge in un territorio.
Gli enti pubblici hanno assunto questa responsabilità ma non sono stati capaci, in altri momenti, di essere adeguatamente coesi e questa mancanza di coesione ha fatto sì che un patto di sindacato ha messo fuori l’attore principale dei pubblici. Lo è stato, per un certo periodo, nei confronti della Regione.
Il consiglio di amministrazione e in particolare il suo presidente in questi due anni, dopo che questo vulnus è stato sanato, hanno operato, credo, ottenendo intanto un risultato: rendendo chiaro ed evidente a tutti l’impegno e la responsabilità che oggi assumiamo come più importante ente pubblico di questo territorio. Ci assumiamo la responsabilità finanziaria e politica di un percorso di risanamento e di rilancio, ma in questo passaggio c’è stata la possibilità di avere chiari e precisi gli elementi del conto finanziario di questa società e all’interno di questi elementi e di questa chiarezza la responsabilità politica ed economica che la Regione va assumendo, danno un significato, la tonalità, la cifra, la possibilità di un percorso di rilancio che va fatto costruendo insieme, individuando le difficoltà e, all’interno di queste difficoltà, individuando le correzioni possibili e necessarie e individuando e valorizzando il percorso che c’è stato in questi mesi, un percorso che ha dato qualche risultato dal punto di vista dell’individuazione dei luoghi del risanamento. Non lo ha dato pienamente sul versante del rilancio di questa infrastruttura, ma bisogna fare operazione di verità e all’interno di questa operazione di verità c’è anche l’impegno che assumiamo oggi con questa legge.
Questo è il quadro, dentro questo quadro penso che il dibattito di questa sera aprirà le condizioni per quel percorso che la legge oggi indica. L’art. 2 parla chiaro, per molti aspetti: i finanziamenti saranno subordinati alla presentazione di un piano industriale e al riassetto organizzativo. All’interno di questo riassetto organizzativo c’è la valorizzazione di quanto di buono c’è stato e la ricerca di quanto sarà necessario costruire. Dentro questo percorso e con questa legge penso si possa aprire una pagina nuova e il ruolo, la funzione e l’impegno che questa maggioranza ribadisce attraverso questa legge sono il viatico migliore per ricominciare.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’Aerdorica, come società che gestisce l’aeroporto di Falconara, non solo è nelle nostre attenzioni, ma è anche strategica per tutto quello che abbiamo discusso fino ad ora: se vogliamo parlare di turismo, di sviluppo di un settore indicato da tutti centrale, sicuramente dobbiamo parlare di aeroporto. Oggi l’Italia sta conoscendo un incremento, come tante nazioni europee e mondiali, di traffico aereo, di utilizzo di questo mezzo di trasporti, tutti i flussi turistici passano attraverso una politica attenta e seria sulle infrastrutture aeroportuali. Le Marche sotto questo profilo hanno avuto una fortuna e una sfortuna: la fortuna di vedere presente nella compagine sociale di Aerdorica spa, con una quota cospicua di riferimento la Regione Marche, cioè l’istituzione chiamata a fare politica di sistema nel turismo, nelle infrastrutture in genere, nello sviluppo economico e sociale; la sfortuna è stata che le Marche hanno avuto la presenza massiccia, in una società, l’Aerdorica, dell’istituzione regionale. E’ fortuna-sfortuna, perché da una parte c’è la possibilità di integrare operazioni, interventi, linee strategiche, dall’altra però c’è il freno derivante dal fatto che l’istituzione Regione non è — non può esserlo — manager di se stessa.
Questo mix ha prodotto, infatti, opportunità, intuizioni ma anche freni, anche limiti. E’ stata ed è la storia di Aerdorica spa, sin dall’inizio: slanci ma anche bruschi risvegli.
Oggi siamo nella condizione del brusco risveglio, in una situazione pesante, dichiarata da tutti tale, anche dall’assessore, che è stato onesto nell’audizione avuta in Commissione nella scorsa settimana. Una situazione che purtroppo non collima con quanto invece dichiarato dalla stessa società, dall’attuale management il 15 febbraio scorso. C’è stata un’importante assemblea sociale nella quale i numeri che si erano riferiti erano i seguenti: 2005, passeggeri 485.929; 2006, passeggeri 531.000, con un incremento del 17,9%; nel 2007 addirittura il raggiungimento della quota di 675.000 passeggeri, oltre il break even point che tutti considerano essere a 650.000 passeggeri anno. Incremento di un ulteriore 15,9%. Ci risvegliamo e vediamo che in realtà siamo nei primi sei mesi dell’anno 2006, ad un calo di traffico del 10-11%. Dobbiamo fare il 17,9, per raggiungere i 531.000 passeggeri. Quindi primo dato smentito. Il secondo è il risultato netto dell’Aerdorica. Nell’assemblea sociale del 125 febbraio si riferisce che il risultato netto dell’Aerdorica sarebbe stato quello di una perdita di 3.750.000 euro, per poi ridurre questa perdita nel 2006 a 1.235.000 e addirittura andare quasi a pareggio nel 2007 con “solo” 423.000 euro di perdita.
In realtà, purtroppo, siamo in una condizione nella quale la perdita economica è di circa 5 milioni di euro per il 2005 e se la tendenza è questa e non viene invertita, addirittura siamo ad una proiezione nella quale il risultato per il 2006 sarà di ulteriori 2.100.000 euro di perdita e per il 2007 di 1.600.000. Questi i risultati netti di Aerdorica e controllate, compresa Evolavia.
Potrei proseguire sul discorso del patrimonio e degli aumenti di capitale previsti, ma mi fermo, per brevità, perché questi dati sono ampiamente infondati, si sono rivelati assolutamente inadeguati a quella che è la realtà.
Tutto questo ha provocato una tensione finanziaria grave, e parlo di “tensione finanziaria” per tacere di altro. Questo altro potrebbe significare anche discorsi che, dati come notizia buttata là sui giornali, potrebbero ingenerare anche chissà quali interpretazioni. Tensione finanziaria su che cosa? Sui capitoli di bilancio, anche quelli principali, anche le spese fisse, quelle per il personale o quelle relative alle gestioni ordinarie. Mi fermo qui per carità di patria.
Non mi fermo però sul fatto della gravità della situazione ingenerata proprio da quei dati e pertanto responsabilità della gestione attuale, chiara, evidente, diretta. Responsabilità perché in effetti non solo i dati sono inadeguati ma manca e mancava completamente, avendo dati di partenza e di sviluppo assolutamente sbagliati — l’abbiamo visto nei primi sei mesi del 2006 — manca completamente il respiro di un piano industriale che, per essere tale deve avere uno sviluppo, una possibilità di guardare al futuro con occhi tranquilli e gambe solide.
Si parla, per esempio, di una chiusura di Evolavia ma non si dice, di fronte a un taglio di costi, quali sono le fonti che generano nuovi ricavi. Su Evolavia infatti, a parte i costi di chiusura che non sono in realtà quelli che sono stati prospettati, cioè 1.900.000 euro, bisogna parlare delle perdite secche che saranno ingenerate dal calo di passeggeri ulteriore, perché se chiudi un importante settore quale quello del low cost pure in perdita, ma per una questione di gestione, non per il fatto che non c’era l’idea, chiudi anche con 60.000 passeggeri che dobbiamo comunque realizzare. Se chiudi oggi, la perdita è molto più ampia rispetto a quella secca che è dovuta comunque alle operazioni di chiusura che devi compiere. Allora attenzione, molta attenzione a questo atto, perché questo atto deve significare sicuramente un punto e a capo relativamente al recupero di credibilità di un management e di una gestione, che significa piani di sviluppo, piani industriali legati non solo all’abbattimento di costi ma anche al recupero di ricavi che devono comunque essere cercati con strategie precise, scelte precise.
Quindi management da rivedere, da riassettare, da riorganizzare, come l’intera compagine sociale, quindi piano industriale e piano di sviluppo che deve fare insieme politica che guardi al futuro, politica con P maiuscola, perché ci si è messa la politica di mezzo, purtroppo, a frenare certe scelte e a fare certi cambi, ad assumere certe decisioni che non hanno portato bene, o a fare considerazioni che sono poco fondate.
Mi rivolgo all’assessore Agostini: portare voli e linee significa economia. La politica dell’aeroporto non è solo l’incoming, ma anche l’outgoing, cioè l’andare, partendo da Falconara, crea grande economia. Ricordo all’assessore — lo dico a lui perché ha rilasciato delle dichiarazioni che hanno un po’ sconcertato l’ambiente — che gli addetti sono più di 2.000 nell’outgoing, cioè nel lavoro di far partire dall’aeroporto di Falconara vettori, e non solo turisti, perché sono anche vettori commerciali importanti.
Tutto questo deve essere patrimonio di una discussione anche su questo atto, perché i due milioni di euro aggiuntivi rispetto ai due che già ci sono nel bilancio 2006, si possono spiegare solo in presenza di queste nuove condizioni: verifica immediata dei dati, cioè parlare di dati veri, parlare di un vero piano industriale, un piano di rilancio, parlare di tutto questo attraverso un riassetto, che significa un azzeramento dell’attuale assetto gestionale della società Aerdorica e una riproposizione su basi nuove di un management serio, forte, che sia in grado di guardare al futuro con questo tipo di ottica: con piani industriali e di sviluppo, perché dobbiamo andare a captare valore, ricavi, non solo tagliare e disboscare costi che pure, effettivamente devono essere controllati, ma guardare al futuro per sviluppare l’aeroporto che, come tutti i nodi strategici, è sicuramente un grande patrimonio, ma non lo dobbiamo disperdere. Questi due milioni sono solo legati a queste condizioni. Ecco perché in Commissione è stata inserita anche l’obbligatorietà di una comunicazione della Giunta alla Commissione dello stato di discussione del piano industriale, al quale è legata la dotazione finanziaria di questa nuova legge. Questo è un passaggio che noi abbiamo visto positivamente, come l’altro accenno importante alla riorganizzazione societaria, al nuovo assetto, che deve però guardare con occhi bene attenti al futuro, per esempio su Evolavia. Non prendiamo scorciatoie pericolose, dobbiamo guardare attentamente, ma con scelte fatte da chi può essere in grado di farle per competenza, per capacità, per meriti.
Ecco il nostro atteggiamento di attenzione, di controllo, che alla fine potrà essere anche di astensione su questa proposta di legge, ma sotto questo profilo: vogliamo bene all’Aerdorica, al suo personale, a quello che può significare come nodo strategico per la regione, però non vogliamo vedere che certi errori si ripetano per il futuro. Quindi si riparta, ma su basi nuove.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Non è una novità che io tratti questo argomento in quest’aula, però al di là dei sorrisi debbo dire che questo è un momento di gravità per l’aeroporto e questa legge è necessaria a salvaguardare i bisogni di prima necessità della società Aerdorica, primo fra tutti il pagamento degli stipendi ai dipendenti. Quindi una legge di contingenza, un finanziamento che viene concesso a questa società, secondo il nostro punto di vista tardivamente, perché la nuova Giunta regionale si è insediata un anno fa e l’Aerdorica chiudeva allora il bilancio — noi lo denunciavamo in quest’aula — con oltre 6 milioni di euro di perdita. E’ passato un anno e l’Aerdorica chiude il bilancio con oltre 5 milioni di euro di perdita. Non è stato risparmiato un milione di euro ma è stato venduto un cespite che ha permesso questo abbassamento del deficit di bilancio. Quindi non c’è stata una bontà di gestione, in questo anno: basti vedere i transiti. Questo avveniva — facevo il consigliere comunale e posso dire che come socio di minoranza il Comune di Ancona ha voce in capitolo nell’Aerdorica — anche nelle gestioni 2004 e 2003. Quindi il problema è noto. Oggi siamo in emergenza, di fronte al fallimento della gestione e dell’impalcatura totale del pretto Aerdorica, che aveva visto nel 1998 entrare i privati, quella parte di Confindustria che io chiamo “i soliti noti”, perché sono i protagonisti dell’economia regionale, il grande capitale che ha sempre stretto un patto con questa e la scorsa Giunta in maniera lecita, cioè un accordo di base che è sfociato in questa è in altre azioni, ma in questo caso il fallimento di questo progetto è conclamato. Il male di Aerdorica nasce sin dalle gestioni Amicucci e noi lo dicevamo sin dall’epoca. La storia di Aerdorica ci dice questo. Dicevamo già che i bilanci, quando erano in simil-pareggio, erano falsati dal fatto che, vendendo il cherosene agli aerei della Raf per il Kosovo — se siete onesti intellettualmente lo dovete riconoscere — si falsavano i bilanci perché c’erano degli ingressi straordinari che non appena sono venuti meno hanno fatto emergere le carenze gestionali di questo aeroporto. Non è possibile mettere nelle mani di un Mentrasti, il quale non ha nessuna biografia, nessun curriculum professionale, la gestione di una infrastruttura di questo tenore e di questa importanza, soprattutto in un momento di così grave deficienza commerciale, quindi di bilancio, lasciando la guida di un’azienda di questo tipo in mano a una persona che sarà la più brava del mondo ma non ha nessun curriculum e nessuna biografia per poter guidare un’azienda di questo tipo.
Perché l’altro giorno abbiamo chiesto le dimissioni dell’assessore Pistelli? Perché lei questo problema se lo è trovato sul tavolo non appena insediata, gliel’abbiamo detto e denunciato con diverse interrogazioni, ma che cosa è stato fatto? Qual è stata la spinta propulsiva del maggiore azionista nonché ente sovrano del territorio regionale, in questo anno? Questi sono soldi pubblici che potevano e dovevano essere risparmiati, se all’atto dell’insediamento della Giunta regionale, preso atto dei grandi problemi che aveva quella società, qualcuno ci avesse messo le mani. Avete lanciato la palla in avanti, sperando che qualcuno arrivasse con la bacchetta magica e vi risolvesse il problema.
L’altro giorno avete convocato i sindacati: ridevano all’uscita dall’incontro con l’assessore. Sapete cosa è stato loro detto? Che forse gli stipendi non si pagavano, che la legge forse arrivava, che ci sono quasi 18 milioni di scoperto con le banche, che ci sono tre banche che non vi finanziano più l’Aerdorica. L’altro giorno con il cappello in mano Mentrasti e Saronne sono dovuti andare a chiedere alle banche un finanziamento straordinario, un extra fido che non è stato concesso. Questa è la situazione, la stessa situazione che caratterizzava l’Aerdorica nel 2005. IN questo anno cosa avete fatto? Avete bruciato altri soldi pubblici, perché se i privati se li vogliono bruciare sono affari loro, ma noi dobbiamo salvaguardare la parte pubblica che conta il 51%. E gli attori della scena e del film sono sempre gli stessi, anche se sono cambiate le Giunte.
Noi abbiamo senso di responsabilità nei confronti dei dipendenti, quindi ci asteniamo su questa legge, perché riteniamo prioritario salvaguardare il lavoro di gente che la mattina, nonostante le scelte che non ci sono state — quando ci sono state sono state negative, perché i conti sono sotto gli occhi di tutti — tutte le mattine vanno a lavorare e lo fanno in maniera seria, quindi mi sembra necessario salvaguardare quel tipo di lavoro. Certo è che da domani, a costo di andare a Falconara con le bandiere e con i megafoni — perché questo faremo — l’attuale consiglio di amministrazione deve andare a casa, deve essere scelto un manager, un commissario straordinario, perché qui siamo a livello di fallimento; un manager con chiara connotazione e chiara esperienza nel settore aeroportuale, una persona che abbia dimostrato, nella vita, di saperci fare con questo tipo di cose e che prenda in mano la gestione di questo aeroporto, tagliando i rami secchi, prima di tutti Evolavia che genera ogni mattina che si alza quell’aereo, una rimessa di 35 euro a passeggero. Vi rendete conto? E’ un fiume di denaro ogni anno, 12 miliardi delle vecchie lire, di cui 6 miliardi in capo alla comunità marchigiana.
Noi riteniamo che quell’infrastruttura sia assolutamente strategica per il territorio, ma non vi dico come hanno trattato alcune linee, come stanno trattando con Ryanair. Andate a parlare con i manager di Ryanair, fatevi spiegare che accordi ha fatto Rimini, sopra la nostra testa, con Ryanair: queste sono responsabilità vostre, le avete in capo voi e solo voi, e vi dovete vergognare davanti a tutti i marchigiani, perché la vostra maggioranza permette che questa sera vengano tolti dalle tasche dei marchigiani altri 12 miliardi di lire. Noi da tre anni stiamo dicendo che qui si rimettono dei denari e le risposte dell’assessore Pistelli alle interrogazioni che noi abbiamo sottoposto, ve le ricordate o volete che ve le rimandi in copia?

Adriana MOLLAROLI. Ce le mandi, grazie.

Giacomo BUGARO. Non fare ironia, perché i marchigiani devono sapere quello che succede. I sorrisini bisogna che ve li teniate, perché il problema c’era l’anno scorso, c’è quest’anno e c’era due anni fa. Nessuno l’ha affrontato e ci vuole solamente un pochino di buon senso nell’affrontare i problemi. Non parlate con chi sta semplicemente sollecitando un problema, parlate con chi è deputato a risolvere i problemi, perché i processi vanno governati, non vanno subiti, soprattutto quando si hanno responsabilità di governo regionale.
Quindi noi, responsabilmente — apprezzatelo, almeno — ci asterremo... Scusate se mi impunto per la foga...

Vittoriano SOLAZZI. Non sai cosa devi fare...

Giacomo BUGARO. Lo so bene cosa devo fare caro Solazzi, e se avessi avuto responsabilità di governo avrei fatto un anno fa quello che c’era da fare.
Quindi noi ci asterremo perché abbiamo senso di responsabilità rispetto ai 70 dipendenti che alla fine del mese devono prendere lo stipendio. Chiediamo l’immediato azzeramento del consiglio di amministrazione e la nomina di un commissario straordinario con assoluta garanzia di professionalità rispetto al settore, che possa fare un piano industriale e chiediamo che quest’aula discuta quanto prima il piano industriale di rilancio di questo aeroporto. Nel frattempo continueremo a vigilare e se tutto ciò non avverrà prenderemo ogni più opportuna iniziativa di carattere anche fuori dal normale, affinché i marchigiani sappiano e soprattutto ci sia una chiara inversione di tendenza rispetto a questa situazione che è insopportabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

Vittoriano SOLAZZI. Alcune cose che dice Bugaro potrebbero trovarci anche d’accordo, anche se non condivido lo stile e non condivido la sostanza. Condivido la sensibilità rispetto a un tema gestionale di una società importante come l’Aerdorica. Dico questo perché io credo che in quest’aula ci possiamo anche distinguere, come è normale che sia, per le appartenenze, ma ci sono temi, pena lo snaturamento del nostro ruolo di rappresentanti dell’intera comunità marchigiana, sui quali dobbiamo fare uno sforzo tutti per la soluzione miglior del problema che stiamo affrontando.
Certo, votare per la maggioranza e per la minoranza, in queste condizioni, assediati dall’emergenza finanziaria di una società, non è uno scegliere, ce ne dobbiamo rendere conto. Credo che su questo tema dobbiamo dire qualche parola di chiarezza assoluta.
Consideriamo che l’aeroporto di Falconara sia una struttura assolutamente strategica per questa nostra regione e intendiamo difenderla. Se siamo tutti d’accordo su questo, da qui dobbiamo partire e dobbiamo anche valutare con le competenze adeguate, se una struttura come quella, in un contesto come quello delle Marche, con le potenzialità delle Marche, può raggiungere il pareggio, può raggiungere l’utile o meno. E’ un tema aperto del quale dobbiamo essere assolutamente consapevoli che potrebbero esserci le condizioni perché questa società faccia utile, ma potrebbero anche non esserci le condizioni. C’è una serie di servizi che la pubblica amministrazione dà e che si sa non producono utili, hanno costi, però si continua a gestire questi servizi perché li si ritengono strategici. Potremmo fare riferimento in modo particolare al sociale, ma non solo a quello. Gestione, da parte di enti pubblici, di servizi che non danno utile.
Quindi non è questo il problema. Il problema — ed è di tutti — è che ci deve essere una gestione altamente professionale di questa società. Non è il tempo delle improvvisazioni, non è il tempo della indeterminazione, non è il tempo della incertezza, è il tempo di una lettura delle potenzialità, il tempo della lettura del mercato, il tempo della lettura dello sviluppo che può avere questa società, il tempo della lettura dei costi e dei ricavi, il tempo della lettura dei risparmi che si possono fare, il tempo della lettura degli accordi commerciali e di quanto è possibile fare per rilanciare questa società.
Tutto questo va fatto, ma tutto questo va fatto in modo assolutamente professionale e dopo aver fatto tutto questo, possiamo anche renderci conto che la Regione o altri, alla fine di ogni esercizio finanziario debbano sborsare un milione, due milioni, tre milioni, quattro milioni di euro, potrebbe anche essere questo. E allora il tema, a questo punto, sarebbe: vogliamo conservare questa struttura strategica e pagare per la sua conservazione questo prezzo, oppure vogliamo rinunciarci? Lì si aprirebbe il dibattito.
Il problema vero è che purtroppo, senza dare le colpe ad alcuno, bisogna scientificamente affrontare i problemi, fare proposte, ricercare le soluzioni e andare avanti. Non giustifico allo stesso modo chi cerca solo le colpe e chi non cerca le soluzioni ma tira a campare. Forse, un po’ si è tirato a campare e anche la scelta che siamo costretti oggi a fare, che avremmo magari fatto, è questa. Il problema non è quello dei 2 milioni o dei 4 milioni di euro, è che questa scelta l’avrei voluta fare con la consapevolezza che c’era un management che aveva realizzato un piano industriale inattaccabile, che le aveva provate tutte. Potevamo vagliare con dati alla mano quello che era stato fatto, poi avremmo anche potuto constatare che, comunque, margini per il raggiungimento dell’utile non si trovavano. Ma sarebbe stata comunque la nostra scelta, una scelta diversa rispetto a quella che ci troviamo oggi di fronte.
Questa è una responsabilità che ci dobbiamo assumere tutti, che in primis devono assumersi la Giunta, l’assessore ma con il supporto, credo, di tutto il Consiglio, al di là delle appartenenze, perché se è vero che consideriamo questa una struttura strategica, è una struttura strategica per tutti noi, per i nostri operatori turistici, indipendentemente dalle appartenenze, per i nostri operatori commerciali, per i nostri operatori industriali.
L’impegno che dobbiamo prendere — è uno stimolo alla presidenza e alla Giunta di questa Regione — è che questo deve essere l’ultimo atto che facciamo nella condizione di non poter scegliere ma di essere obbligati a fare. Non ne faccio una questione di quantificazione dell’esborso da parte della Regione, ne faccio una questione di decidere non sotto la pressione ma come libera scelta. Per fare questo e tradurlo in parole molto povere, speditamente, bisogna voltare pagina, bisogna assicurarsi una gestione che sia garantita dal meglio in termini di management che c’è sul mercato, magari anche prevedendo, nei contratti che facciamo con il management, un emolumento che in parte sia fisso e in parte agganciato ai risultati che è in grado di portarci...

Giacomo BUGARO. Bisogna commissariare...

Vittoriano SOLAZZI. Tu parli di commissariamento, ma per me il problema è di management, perché con il commissariamento non risolveremmo nulla. Questa è la scelta che deve essere fatta, una scelta assoluta, perché anche il sottoscritto che fa parte della maggioranza, non vuole più trovarsi in questo Consiglio regionale a non valutare un piano strategico, un business plan, un piano di sviluppo, non vuole più decidere sotto l’emergenza dei dipendenti che devono avere gli stipendi o dell’acquisto del carburante. Non c’è più tempo, abbiamo le ore contate, perché ritornare in questa assise fra 15 giorni, fra sei mesi o fra un anno non offrendo la possibilità di leggere qualche cosa su cui siamo in grado di fare una scelta, ma dovendo fare atti perché assediati, non va bene.
Quindi credo di poter concludere dicendo che per quanto riguarda il gruppo della Margherita, ma credo tutti i gruppi dell’Alleanza, dell’Unione noi votiamo questo atto, ma con grande senso di responsabilità diciamo che vorremmo che fosse l’ultima volta che votiamo un atto di esborso di denaro sotto la pressione dell’emergenza e non come scelta relativa allo studio, alla valutazione di un piano di sviluppo e di rilancio, fatto con le migliori energie manageriali che siamo in grado di acquisire sul mercato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. Ho già espresso il mio voto in Commissione astenendomi, in linea con quanto dichiarato dal mio gruppo. Bisogna che facciamo chiarezza su un punto essenziale di questa proposta di legge. Qui l’urgenza non c’è affatto, perché dire a noi che dobbiamo intervenire perché i dipendenti non possono essere pagati necessita di chiarezza, perché con questo provvedimento i dipendenti non verranno mai pagati. A meno che domani mattina l’Aerdorica porti i piano di riassetto industriale e ci porti anche il riassetto organizzativo della società. Il secondo comma dell’art. 2 recita: “I finanziamenti di cui al primo comma sono subordinati alla presentazione di un piano industriale e al riassetto organizzativo della società Aerdorica”, il che significa che o questa legge passa oggi o la facevamo fra un mese quando la società Aerdorica avesse portato i piani, il riassetto e sarebbe stata la stessa cosa, non sarebbe cambiato nulla, stante il fatto, logico, giuridico che nessuno della Regione a livello finanziario potrà mettere mano alla borsa domani mattina, anche se oggi viene approvato questo documento, perché, ripeto, i finanziamenti sono subordinati a queste due condizioni necessarie. Sono proprio queste due condizioni che mi hanno portato a votare in questo modo, perché non è pensabile che la Regione vada avanti in questa maniera, cioè che addirittura si sostituisca alla società Aerdorica che ancora, ad oggi, non ha deliberato neanche l’aumento di capitale, che vada ad inserirsi in un debito sempre maggiore, senza che gli stessi rappresentanti della Regione, nominati dalla Giunta illegittimamente, abbiano detto la loro sulla questione. E’ tutta una serie di cose che ci portano a dire che il servizio va mantenuto, ma va assolutamente reso funzionale e controllato.
Per queste ragioni non ho problemi ad astenermi.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Pistelli.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

Loredana PISTELLI. Abbiamo più volte discusso, ci siamo più volte confrontati sul problema dell’Aerdorica. Voglio ricordare che stiamo parlando di una società che gestisce un’importante infrastruttura regionale, composta dal 49% di privati e 51% di enti pubblici e all’interno degli enti pubblici la Regione ha il 27%. Voglio ricordare questo dato, perché credo sia opportuno capire le modalità, le necessità di un confronto, di un dialogo necessario all’interno di una società di questo tipo, pur consapevole dell’importanza che noi abbiamo sempre attribuito a questa infrastruttura.
Voglio anche dire che rispetto alla situazione di cui ho preso visione da un anno a questa parte, dell’Aerdorica, che il consigliere Bugaro, sempre informato sui fatti, sa bene che non c’è stata una assenza, non c’è stato un non intervento rispetto alla situazione che si è determinata. Certamente c’è stata una situazione in cui la Regione ha svolto per lungo tempo un’azione più di controllo che di intervento nella gestione, dovuta anche al fatto — lo voglio ripetere — che la gestione di questa società è stata quasi sempre in mano ai privati, nel senso che nella fase precedente c’è stato questo accordo tra i privati e una parte di enti pubblici che ha portato alla nomina dell’amministratore delegato che era espressione dei privati, c’è stata, successivamente, una modifica anche statutaria per quanto riguarda la presenza dell’amministratore delegato e presidenze dell’Aerdorica, che comunque anche in questo caso ha visto l’amministratore delegato espressione dei privati.
Voglio dire che rispetto a questo noi, oggi vogliamo fare una inversione di tendenza e lo dico con forza, rispetto alla necessità che da un’azione di controllo si passi ad un’azione di proposta di gestione, ai pubblici in modo particolare, poi ai privati nella complessità della partecipazione azionaria.
Va detto, peraltro, che la necessità di questa presa di posizione forte da parte della Regione ci deve essere, a fronte di una situazione economico-finanziaria molto pesante. Rispetto a questo c’è la necessità di interventi immediati. Abbiamo anche la necessità di porre in luce il percorso precedente, perché oggi ci troviamo a gestire una situazione finanziaria molto grave. E’ quindi necessario ripercorrere la storia della gestione di questa infrastruttura, verificare le responsabilità, le scelte industriali, commerciali, operative che sono state fatte. Possono essere state scelte sbagliate, vogliamo però capire fino in fondo cosa ci ha portato a questa situazione.
Oggi c’è la necessità di cambiare strada, c’è la necessità di impegnarsi rispetto a una strategia diversa e già un anno fa abbiamo iniziato a ragionare su come far intervenire sulla gestione società competenti nel settore aereo. Abbiamo fatto una ricerca sia noi come Giunta che il consiglio di amministrazione e tutti siamo arrivati alla stessa conclusione che non ci sono società interessate, visto anche la situazione economico-finanziaria. Quindi è necessario arrivare a un consolidamento finanziario rispetto alla situazione e, contemporaneamente, a un progetto di rilancio dell’infrastruttura.
Questa modifica dell’assetto statutario ha portato una chiarezza sui conti. Oggi abbiamo la situazione economico-finanziaria chiara, però non basta. Chiarezza sui conti e strategie finanziarie non bastano per il rilancio dell’aeroporto, c’è la necessità di un piano industriale vero che abbia questo tipo di caratteristica, che è già stato anche presentato da questo consiglio di amministrazione e che noi abbiamo ritenuto non adeguato alla necessità, anche perché volevamo coinvolgere società competenti del settore, quindi abbiamo preferito approvare un piano biennale di attività verificabile annualmente, in modo da consentire le verifiche e le ricerche necessarie.
Oggi siamo invece nella condizione di poter avviare questo consolidamento per ottenere un risultato e dare un senso positivo alla ricerca effettuata, nell’arco di quest’anno, siamo nella necessità di consolidare la situazione finanziaria e garantire quindi un piano di rilancio e di sviluppo adeguato alla situazione attuale. Per fare questo è necessario anche realizzare un cambiamento notevole rispetto alla gestione, alla riorganizzazione e all’inserimento di professionalità competenti e capaci che possano portare avanti questo progetto.
Questa è l’inversione forte, concreta, che vogliamo dare in questa fase all’aeroporto e questa sarà la nostra proposta che sottoporremo al confronto con i soci pubblici in primis, poi con i soci privati, in modo da poter proporre alla prossima assemblea dei soci la realizzazione di questo percorso basato soprattutto su due fatti: che questa infrastruttura che noi riteniamo fondamentale, possa garantire la capacità di sviluppo necessario, in quanto strumento dello sviluppo territoriale per mercati di sbocco industriale, commerciale e turistico, ma che abbia anche una capacità di riorganizzazione interna che dia le garanzie sostanziali per il mantenimento dei livelli occupazionali, ma anche garanzie anche per le banche per quanto riguarda le proposte di sviluppo, garanzie anche per quanto riguarda le società e le compagnie aeree che vorranno attuare iniziative e investire sul nostro aeroporto.
Per questo credo che sia fondamentale passare dalla fase di controllo alla fase di proposta gestionale concreta che noi dovremo avere la capacità di sottoporre alla discussione e al confronto.
Sulla base di questo credo che questo rinnovamento di carattere gestionale passa anche rispetto a una rimodulazione per quanto riguarda l’assetto societario e passa anche attraverso una riorganizzazione che va dal consiglio di amministrazione ad altri organi di gestione della società.
Sulla base di questo ritengo importante e indispensabile l’approvazione della legge in discussione che diventa il primo passo che ci può permettere questo tipo di riorganizzazione, perché senza questa legge, senza l’impegno di questi 2 milioni di euro, seppure vincolati a una riorganizzazione, al piano di sviluppo e contemporaneamente all’impegno che ha assunto la Giunta regionale nel confronto con le parti sociali, decidendo di destinare altri due milioni di euro per rilanciare questa capacità competitiva, se non ci saranno queste condizioni non potremo discutere, non potremo valutare e far sì che queste modifiche che vengono chieste oggi dal Consiglio regionale ma anche da tutti gli operatori, dalle banche per una gestione corretta, siano avviate.
Questo diventa quindi un primo passo importante e fondamentale, che comporta anche confronti periodici per quanto riguarda il piano di rilancio e che diventa anche la necessità di un coinvolgimento del Consiglio nella sua interezza per poter avere una gestione economicamente sostenibile per quanto riguarda l’aeroporto. Probabilmente utili non si verificheranno nell’immediato, mi auguro che ciò potrà avvenire in futuro, ma come ricordava il consigliere Solazzi, dobbiamo anche mettere in conto che questo è un servizio a disposizione della collettività, quindi anche qualche onere a livello regionale bisogna che lo sosteniamo.
Sulla base di tutto ciò invito il Consiglio regionale a votare questa legge, nella consapevolezza che questa è la partenza per un rilancio concreto.

PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Il consigliere Mollaroli chiede di votare, sena discussione, la proposta di atto amministrativo n. 24 relativa alla formazione della Euroregione, che è stata all’unanimità approvata in Commissione.

Franco CAPPONI. Chiedo che venga rinviata, perché ho necessità di intervenire.

PRESIDENTE. Considerata la situazione, la tratteremo nel prossimo Consiglio.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,00