Resoconto seduta n.48 del 05/12/2006
La seduta inizia alle 10,25



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Do per letto, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 47 del 28.11.2006 che, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 130, in data 29 novembre 2006, ad iniziativa del consigliere Luchetti: «Modifiche del capo II della Legge regionale n. 4 del 23 gennaio 1996, relativa a “Disciplina delle attività professionali nei settori del turismo e del tempo libero”», assegnata alla I Commissione;
— n. 131, in data 30 novembre 2006, ad iniziativa della Giunta: «Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio», assegnata alla II Commissione;
— n. 132, in data 30 novembre 2006, ad iniziativa della Giunta: «Disposizioni in materia di tributi regionali», assegnata alla II Commissione;
— n. 133, in data 1 dicembre 2006, ad iniziativa dei consiglieri Bucciarelli, Giannotti, Favia, Altomeni e Castelli: «Disciplina del Consiglio regionale dell’Economia e del Lavoro (CREL)», assegnata alla I Commissione in sede referente, e alle Commissioni II, III, IV e V per il parere di cui all’art. 68 del regolamento interno.



Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 30 novembre 2006; la proposta di atto amministrativo n. 41, ad iniziativa della Giunta: “Programma di promozione turistica anno 2007. Obiettivi e attività», assegnata alla III Commissione.



Proposte di regolamento
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di regolamento:
— n. 5, in data 30 novembre 2006, ad iniziativa della Giunta: «Modifica dell’articolo 6 del regolamento regionale 28 ottobre 2004, n. 9 sulla disciplina dell’ufficiale rogante della Regione», assegnata alla II Commissione;
— n. 6, in data 1 dicembre 2006, ad iniziativa dell’ufficio di presidenza: «Modifiche agli articoli 19 e 20 del regolamento interno del Consiglio regionale».



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 135 del consigliere Mammoli: «Impegno della Giunta ad attivarsi presso il Governo centrale per una sollecita soluzione afferente la questione dei minori provenienti in Italia dalla Bielorussia»;
— n. 136 dei consiglieri Rocchi, Binci, Lippi, Capponi, Ricci, Benatti, Solazzi, Favia, Pistarelli, Brandoni e Mammoli: «Etichettatura degli oli di oliva»;
— n. 137 del consigliere D’Anna: «Il rilancio dei centri storici».



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo l’assessore Petrini.



Comunicazioni dei consiglieri

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

Roberto GIANNOTTI. Faccio una brevissima richiesta in base all’art. 35. Ieri sera il Consiglio comunale di Pesaro ha votato all’unanimità un documento durissimo nella sostanza, rispetto al problema della grande viabilità marchigiana. Qualche giorno prima il sindaco di Pesaro e il presidente della Provincia avevano sottoscritto un documento dello stesso tenore.
Nella sostanza le istituzioni della provincia di Pesaro lamentano che nel protocollo d’intesa fra Regione e Governo che deve essere sottoposto all’esame della Conferenza Stato-Regioni sarebbe stata tagliata la previsione ipotizzata di realizzazione della complanare Pesaro-Fano. Questo fatto, evidentemente, ha portato ad una gravissima divaricazione dal punto di vista istituzionale che mi sembra debba essere in qualche modo affrontata. Non sapevo di questa cosa prima della convocazione del Consiglio, la Conferenza Stato-Regioni si terrà nei prossimi giorni, il Consiglio comunale di Pesaro e la Provincia di Pesaro chiedono al Presidente Spacca di non sottoscrivere il protocollo così steso, mi permetto solamente di fare una considerazione. Fermo restando la mia piena adesione al progetto di realizzazione della terza corsia, che comunque risolve la questione e fermo restando che il pronunciamento del Consiglio comunale di Pesaro non assolve il centro-sinistra pesarese dalle gravissime responsabilità nei ritardi infrastrutturali di quella città e di quella Provincia, credo che la richiesta sia legittima e chiedo che il Presidente della Giunta, prima di sottoscrivere quel protocollo si faccia carico di un incontro a Pesaro con il sindaco, il presidente della Provincia e i consiglieri regionali di quella provincia, per superare questa difficoltà che rischia di cerare una grave lacerazione sul piano istituzionale.



Interrogazione (Decadenza): «Subappalti di pulizie nel trasporto regionale ferroviario» Brandoni (435)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 435 del consigliere Brandoni, che non è però presente, quindi l’interrogazione decade.



Interrogazione (Svolgimento): «Decreto di annullamento degli accertamenti su bolli auto non pagati per l’anno 1999» Massi (359)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 359 del consigliere Massi. Per la Giunta risponde l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Vorrei rispondere analiticamente all’interrogazione del consigliere Massi.
In relazione alla prima domanda, quello relativo all'anno 1999 è stato il primo accertamento sulla tassa auto effettuato dalle Regioni. Fino allora veniva effettuato dall’Aci, o tramite le Poste all’Aci. In base alle nuove competenze attribuite dalla legge 449/97, art. 27, comma 10, le Regioni si sono trovate ad applicare normative e procedure farraginose e di complicatissima gestione, ma soprattutto operative sulla scorta di database di provenienza ministeriale.
E' necessario ribadire che l'attività di accertamento della tassa automobilistica regionale ed il conseguente recupero relativo all'anno 1999, come accaduto nelle altre Regioni — voglio ricordare le innumerevoli trasmissioni televisive che hanno stigmatizzato le difficoltà e anche l’impatto presso l’opinione pubblica di questo annuncio generalizzato e spesso immotivato di molti milioni di contribuenti — risulta essere stato inficiato dai numerosi dati errati ed incompleti che il Ministero dell'economia e delle finanze ha fornito alle Regioni per consentire la costituzione e l'aggiornamento di un proprio archivio regionale. Le Regioni fin da allora hanno chiesto il trasferimento e il trattamento dei dati. Questo non è stato possibile, quindi, di fatto, le Regioni — questo è un equivoco imbarazzante su cui le stesse Regioni ancora stanno — sono costrette, per evitare la denuncia di danno erariale, a fare centinaia di migliaia di avvisi di accertamento sulla scorta di un data base non aggiornato. Legittimamente i contribuenti che hanno pagato si trovano nella circostanza di essere infastiditi, peraltro molto spesso nella parte finale dell’anno, sotto le feste natalizie, dovendo rinvenire pagamenti anche di diversi anni.
È stato calcolato dalle Regioni che la percentuale di errori inviate contenuta nell'archivio era superiore al 351%.
Il gettito relativo alla tassa dell'anno 1999 è stato pari ad oltre 125 milioni di euro.
Per quanto riguarda l'accertamento vero e proprio sono stati inviati direttamente avvisi a 108.176 contribuenti, dai quali, attraverso pagamenti diretti o mediante invio a ruolo (ancora in corso), si prevede di recuperare intorno ai 4 milioni (2,5 già incassati).
Le richieste di annullamento degli avvisi prodotte dai contribuenti sono state pari a 34.551 di cui 33.730 sono stati accolti ed hanno determinato l'annullamento in via di autotutela dei relativi atti.
Il tipo di errori descritti: la perdita di possesso non registrata al Pra per circa il 37% (pagamenti con errori, a volte soggettivi, a volte oggettivi). Per esempio i lettori delle Poste di prima generazione erano rozzi e spesso trasformavano uno 0 in 6 o un 5 in 6, tanto da poter indirizzare i pagamenti. Gli errori di archivio sono stati 7.000? pari a circa il 20,79%. Gli errori della Regione riconosciuti dagli uffici regionali sono stati 88, pari allo 0,26%.
Circa la seconda domanda, ogni autotutela viene esaminata da un funzionario regionale esperto in materia tributaria che esamina la pratica e decide se accogliere o non accogliere l'annullamento. Voglio ricordare che nei momenti di punta per la tassa automobilistica sono impegnate in Regione oltre 100 persone, tra uffici centrali e periferici.
Viene utilizzato un programma software che registra la decisione e prepara il decreto di accoglimento o non accoglimento.
Il decreto viene firmato dal dirigente e mandato per posta al cittadino.
Circa la domanda n. 3, riteniamo soddisfacente e completa l'istruttoria svolta, soprattutto tenendo conto dei forti condizionamenti in cui è avvenuto e della sostanziale impossibilità, almeno nel primo anno, di bonificare gli archivi.
Non a caso nell'accertamento della tassa relativa agli anni successivi il margine di errori si è fortemente ridotto.
Circa la domanda n. 4, nessuno. Infatti le autotutele dovevano essere esaminate entro il 2005 per non cadere in prescrizione e così è stato fatto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi per dichiararsi soddisfatto o meno.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Assessore, la ringrazio per la ricognizione. Prendo atto di queste cifre nell’auspicio che si vada verso la perfezione, perché le scene a cui abbiamo assistito presso gli uffici regionali e gli sportelli, soprattutto quando hanno coinvolto persone anziane e code nei periodi più freddi dell’anno, non si debbono ripetere. Vorrei capire come si rimedia agli errori delle banche dati.

Pietro MARCOLINI. In base agli aggiornamenti che stiamo facendo, cancelliamo gli errori. Tutte le nuove iscrizioni sono corrette.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Quindi si riduce il margine di errore progressivamente. Quest’anno non è prevista una procedura disagevole per i cittadini?

Pietro MARCOLINI. La procedura non è più gestita in economia dagli uffici, abbiamo fatto una gara per appaltare il servizio all’esterno.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ringrazio per la risposta. Vigileremo perché il cittadino non abbia questi danni, come ha avuto in passato.



Interrogazione (Svolgimento): «Grave incidente accaduto ad una passeggera presso la stazione ferroviaria di Fano il 5 Luglio 2006» Mollaroli (465)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 465 del consigliere Mollaroli. Per la Giunta risponde l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Con lettera del 28/07/2006, sono state richieste delucidazioni alla direzione regionale Marche di Trenitalia che ha risposto con nota del 31/08/2006 dopo aver esperito gli opportuni accertamenti del caso.
Detta direzione comunica che nel treno 2127, dal quale è scesa la passeggera, il personale di bordo era composto da due agenti dislocati uno presso la prima porta della carrozza di testa e l'altro a metà del treno. La fermata di Fano ha avuto la durata di due minuti, dalle 14.53 alle 14.55. Completato il servizio viaggiatori, cioè verificato che non vi erano più viaggiatori in salita o discesa, l'agente più lontano ha segnalato il “pronti a partire" a quello di testa che ha provveduto a chiudere le porte, eccetto la sua, in telecomando, ha verificato la chiusura, ha comandato la partenza al macchinista, è salito in treno ed ha chiuso la propria porta. Queste operazioni sono di prassi, pertanto è da escludere che il treno sia partito improvvisamente e senza la constatazione da parte del personale che il servizio viaggiatori fosse terminato.
Secondo la nota di Trenitalia, quindi, l'infortunio della viaggiatrice sarebbe avvenuto dopo che il capotreno ha comandato la partenza del treno, ma non si sono potuti verificare e appurare i fatti perché la direzione non ha la facoltà di ascoltare terzi se non su specifica volontà degli stessi. Quindi si rimanda a una eventuale iniziativa della magistratura l’accertamento ulteriore con l’escussione dei testi per un approfondimento successivo.
Nel percorso successivo del treno, tra Fano e Marotta, il personale è stato contattato da una signora che ne accompagnava una seconda affermando che quest'ultima non aveva fatto in tempo a scendere a Fano e che avrebbe provveduto lei stessa ad accompagnarla in auto.
Trenitalia afferma che le notizie della vicenda sono state apprese dagli organi di stampa dai quali si è saputo che la viaggiatrice si apprestava a scendere con la propria madre che presentava una mobilità difficoltosa di cui il personale di bordo non era a conoscenza.
La richiesta di risarcimento danni è già pervenuta a Trenitalia che ha già provveduto a darne seguito alla società assicuratrice che ha mandato un liquidatore per cercare, almeno dal punto di vista civilistico, di risolvere in termini brevi la vicenda.
Permanendo l'incertezza su come si siano effettivamente svolti i fatti, sarà cura dell'ufficio competente di questo assessorato di invitare la direzione regionale di Trenitalia a prestare maggior attenzione alle operazioni del servizio viaggiatori e ad operare affinché gli utenti siano informati, con opportuni avvisi, anche sonori, da apporsi sia nei treni che nelle fermate, sull'opportunità di avvertire il personale viaggiante della presenza sul treno di viaggiatori che hanno difficoltà deambulatorie o altri problemi e sulla loro stazione di discesa in modo che detto personale possa tempestivamente intervenire per prestare gli aiuti del caso anche coordinandosi eventualmente con il personale di terra.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Assessore, la ringrazio per la puntualità con la quale lei ha risposto alla mia interrogazione. Non ho dubbi sulla modalità con la quale lei sta lavorando seriamente sulla questione dei trasporti, in particolare quello ferroviario, nella nostra regione. Come vede, più di una volta debbo tornare ad interrogarla e a informare il Consiglio su numerosi incidenti che nella stazione ferroviaria di Fano accadono. Non credo sia l’unica. Questo a testimoniare la delicatezza del funzionamento delle ferrovie nel nostro territorio ed in particolare nella ima città.
Quindi la invito a sollecitare, con la serietà che le riconosco, la direzione di Trenitalia ad essere più attenta sulle questioni della sicurezza e del funzionamento complessivo del nostro trasporto. Quindi la invito ad ascoltare, se possibile, anche il punto di vista di chi ha subito l’incidente, perché il confronto serio tra le parti credo che potrà aiutare l’azione della Regione a chiedere maggiori garanzie alla direzione di Trenitalia, perché la partita della sicurezza del trasporto ferroviario nel nostro paese è sotto gli occhi di tutti, quindi ad essere vigile affinché sia davvero garantita una gestione funzionale, corretta, con la dovuta presenza del personale, con le tecnologie innovative a disposizione davvero dell’utenza, perché veramente questa è una questione sulla quale ci giochiamo tanta parte di credibilità anche noi come istituzione regionale, viste le competenze che ci derivano. Quindi la ringrazio, però attenzione e vigilanza forte su Trenitalia perché sia garantita maggiore sicurezza nelle nostre stazioni ferroviarie, per gli utenti che utilizzano questo trasporto, perché la nostra Regione possa distinguersi davvero per garantire funzionalità, efficienza e soprattutto sicurezza ai passeggeri e al personale viaggiante.



Interrogazione (Svolgimento): «Impegno di spesa relativo alla DGR n. 239 del 13 Marzo 2006 avente ad oggetto “Progetto di valorizzazione e di gestione coordinata ed integrata degli Istituti culturali e dei servizi turistici nel territorio dell’Alta Vallesina denominata Terre del Gentile» Bugaro e Capponi (411)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 411 dei consiglieri Bugaro e Capponi. Per la Giunta risponde l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. In riferimento alla interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto riguarda i punti 1) e 2) si evidenzia che la copertura finanziaria veniva posta temporaneamente a carico del cap. 31801101 (rif. DGR 239/06).
Si precisa che l'impegno effettivo sarà assunto sul cap. 31605106, UPB 31605 "Promozione", istituita appositamente nel bilancio 2006, dove sono confluite le risorse destinate alla promozione, risorse provenienti anche dal cap.31801 101 che risulta per questo motivo privo di stanziamento di competenza.
Si prevede che il capitolo in questione possa essere integrato con parte delle risorse destinate dal Patto per lo Sviluppo, così come del resto precisato nel documento istruttorio della citata DGR 239/06.
Per quanto riguarda il punto 3) si precisa che il programma promozionale regionale prevede, tra l'altro, l'attivazione di un "Progetto iniziative speciali - settore turismo" in cui si prevede una sezione cultura e spettacolo" per il sostegno di iniziative di particolare rilievo tra le quali anche le mostre.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Pur riconoscendo l’indiscussa validità del progetto Terre del Gentile quale strumento per la valorizzazione culturale e turistica della nostra regione, in particolare del territorio dell’Alta Vallesina, non si condividono le procedure con le quali è stata autorizzata la sua attuazione nonché quelle con cui è stata data dalla Giunta regionale la conseguente copertura finanziaria. Una procedura illegittima o comunque non ortodossa di copertura di autorizzazione di una spesa non supportata, comunque, da un relativo atto di variazione e di disponibilità di risorse. Tenuto conto inoltre che la parte della spesa 250.000 euro su 834.000, come detto nella riposta, ha comunque trovato poi copertura finanziaria in un capitolo del turismo, si ritiene doveroso che fosse anche rispettata e si tenesse conto della relativa legge di settore, la quale prevede che tutti gli interventi di promozione turistica debbano essere contenuti ed inseriti nel programma annuale di promozione turistica, tenuto conto anche dell’importanza ai fini del bilancio che abbiamo a disposizione per il turismo che è molto limitato. Questa era una delle spese più importanti progettate.
Si fa presente che al momento in cui il progetto è stato approvato dalla Giunta regionale nel marzo del 2006 il programma annuale di promozione turistica non era stato ancora né predisposto né approvato dalla Giunta regionale, né era stato chiesto il parere alle Commissioni. Quindi si ritiene che è mancata la necessaria preventiva concertazione, quanto meno una opportuna informazione dell’intervento con gli operatori del settore, che per legge debbono essere coinvolti nella fase propedeutica e programmatoria del programma stesso.
Ritengo che, come lei ha risposto, se dovessimo fare riferimento all’intesa istituzionale di programma approvata solamente di recente, come copertura finanziaria, non tutti i territori sono stati messi nelle condizioni di partecipare a questo tipo di programmazione, perché come è riportato nella misura 2.1, si intende mettere a gara con i vari territori di questa Regione le iniziative di promozione. In questo caso è stata una autonoma scelta da parte della Giunta individuare un progetto e finanziarlo non mettendo tutti i territori sullo stesso piano. Questo è un atto che riteniamo grave, anche di sopruso nei confronti delle funzioni del Consiglio regionale ma soprattutto delle rappresentanze che devono essere opportunamente consultate e della concertazione che ne dovrebbe derivare.
Ritengo che questo aspetto dimostri un modo di operare che noi stiamo contestando a tutti i livelli. Riteniamo che oggi il nostro sia un semplice invito al rispetto della norma e delle procedure, penso che per il futuro le azioni potrebbero essere diverse da parte dell’opposizione.



Interrogazioni (Svolgimento):
«Erosione della Riviera del Conero, danni all’economia turistica di Sirolo e Numana» Rocchi (470)
«Situazione dell’erosione della costa della Riviera del Conero» Bugaro (478)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 470 del consigliere Rocchi e n. 478 del consigliere Bugaro, che sono abbinate. Pr la Giunta risponde l’assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. Per quanto riguarda l’interrogazione n. 470, il litorale dei comuni di Sirolo e Numana è stato oggetto di particolare attenzione da parte della Regione Marche che, nei primi mesi del 2004, ha ricevuto dal Comuni interessati un progetto preliminare avente ad oggetto "Lavori urgenti per la difesa dei centri abitati e dei litorali con la tecnica dei ripascimenti artificiali nei comuni di Sirolo e Numana" dell'importo complessivo di 8,6 milioni di euro.
Detto progetto è stato presentato, in data 03/08/2004, al Ministero dell’ambiente e tutela del territorio, evidenziando la criticità dei tratti di litorale interessati nonché la loro valenza paesaggistica, ambientale e turistica, richiedendo la compartecipazione finanziaria alla realizzazione dell'intervento.
In data 21 luglio 2005 il suddetto Ministero dell'ambiente e tutela del territorio ha comunicato l'inserimento del suddetto progetto nell’XI programma stralcio di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico, attuato ai sensi dell'art. 16 della L. 179/2002, finanziandolo però solo per l'importo di E. 4.000.000,00, a fronte di una richiesta avanzata per E. 6.02 1.708,00.
I Comuni interessati hanno dichiarato la disponibilità a compartecipare per il 5% della spesa e la Regione Marche, a fronte di un iniziale finanziamento di euro 2.l50.6l0,00 già stanziati nel bilancio 2005, ha inteso di dover far fronte anche. a quanto non compartecipato dal Ministero, stanziando nell'esercizio 2006 la somma necessaria a totale copertura, ammontante complessivamente a E. 4. 170.000,00.
Più volte sollecitati, i Comuni interessati, il 19 luglio 2006, hanno al fine comunicato l'avvio della procedura di attuazione dell'intervento, individuando come capofila il Comune di Numana e manifestando nel contempo la volontà di avvalersi, per la progettazione, della struttura "Progettazione OO.PP. e difesa della costa" della Regione Marche, previa consulenza esterna per la caratterizzazione idrodinamica e meteomarina delle zone di intervento e la caratterizzazione biologica del sito.
La struttura tecnica regionale summenzionata sta provvedendo a redigere le specifiche tecniche necessarie per l'affidamento dell'incarico di consulenza di cui sopra.
Per quanto riguarda invece l’interrogazione n. 478 del consigliere Bugaro, occorre rappresentare quanto di seguito.
L'intervento previsto dal piano di gestione integrata delle aree costiere prevede, a livello di progettazione preliminare, la difesa costiera attuata attraverso la tecnica del "ripascimento artificiale". La scelta di tale tipologia di difesa costiera, non è certo una mera "attività ingegneristica" (ovvero teorizzazione idraulico-marittima tendente ad equiparare la costa alla stregua di una mera intrastruttura marittima, quale ad esempio, un porto), ma deve tener conto di scelte progettuali multi settoriali. Tra queste, voglio citare l'imprescindibile qualità ambientale e l'altrettanto ovviamente inderogabile analisi di costi e benefici. Tra i benefici vanno annoverati la conservazione dell'habitat e la tutela del paesaggio: fattispecie certo riferibile, non solo alla esigua striscia di spiaggia emersa, bensì anche a quella sommersa. Ciò, in una più ampia valutazione di un continuum terra-mare, che le acque del litorale di Portonovo permettono di apprezzare come in pochi altri siti.
La Regione Marche intende intervenire a salvaguardia della costa in argomento, attraverso la tecnica del ripascimento riferita all'unità fisiografica in esame che, per essere un paradigma numerico percepibile anche ai non addetti ai lavori, deve prevedere quantità di materiali da porre in opera nella misura di almeno 100 mila metri cubi, quando oggi, in quel contesto, siamo in presenza di volumi posti in situ di appena 4 mila metri cubi.
Quanto sopra, a significare come l’operatività fino ad oggi intervenuta, certo non inutile, è da considerarsi come intervento di tipo manutentivo ordinario, quindi come attività iniziale tendente ad emulare quello che storicamente è il ciclo naturale dell'apporto marino. Questo a significare come, per avere risultati in termini di avanzamento della linea di costa (considerando che è necessario ripascere anche la spiaggia sommersa), si impongono notevoli investimenti in termini quantitativi ed economici.
Il piano di gestione integrata delle aree costiere, è bene ricordarlo, approvato solamente a febbraio 2005 da questo Consiglio regionale, contiene già uno studio a livello di progettazione preliminare che dà una quantificazione finanziaria all'intervento da realizzare. Tale fabbisogno si aggira intorno ai 3 milioni di euro, come relativa richiesta inoltrata al competente Ministero per la difesa del suolo. Attualmente, il progetto deve essere considerato da aggiornare con i nuovi prezzi approvati con deliberazione della Giunta regionale luglio 2006, con un nuovo costo stimato in circa 4,5 milioni di euro.
Stante l'importante dimensione finanziaria di questo progetto, e di altri relativi al litorale marchigiano, è facilmente percepibile, in termini di programmazione finanziaria, come un intervento di risoluzione immediata delle problematiche afferenti alla difesa costiera in generale, imponga un onere finanziario pesantissimo a carico della Regione, vista l'assenza fino ad ora - fatto salvo il caso specifico - di trasferimenti statali di sorta.
Per quanto riguarda la tecnica di difesa costiera suggerita a mezzo utilizzo di barriere soffolte, questa appare poco consona alla fattispecie, in considerazione della conformazione morfologica bimodale tra spiaggia emersa e sommersa che suggerisce, invece, come ormai affermato per tutte le località di pregio ambientale costiero come Portonovo, l'utilizzo della difesa passiva attraverso la ricostruzione della spiaggia esistente con tecniche che, se correttamente applicate, non permettono di identificare differenziazioni tra i materiali introdotti rispetto a quelli naturali.
Quanto sopra, a ribadire la contrarietà di questa Amministrazione ad introdurre materiale, sebbene granulometricamente e chimicamente perfettamente consono a quello esistente, con spigoli vivi, evitando così quell'anomalo aspetto di una spiaggia, sì molto simile dal punto di vista granulometrico, ma con pendenze superiori a quelle adiacenti escluse dall'intervento artificiale.
Va quindi previsto un ripascimento con inerti a spigoli arrotondati, o meglio assenti, in modo tale da permetterne una sicura immediata fruizione anche ai fini turistico-balneari.
Non si ritiene consono dichiarare il "rischio ambientale" mancando un fattore alla moltiplicazione aritmetica (Rischio= HazardxVulnerabilitàxEsposizione) che definisce il rischio: sebbene l'esposizione abbia un altissimo valore economico ambientale, siamo di fronte, a parità di Razard, ad una vulnerabilità bassa.
Ciò premesso, come il piano di gestione integrata delle aree costiere ha già evidenziato e nel rispetto di questo, la Giunta regionale ha già trasmesso l'unico progetto con cui, in tema di difesa costiera, è stato richiesto l'intervento finanziario, anteponendo quindi, in modo unico, la possibilità di intervento su Portonovo sulla base di una finanza straordinaria.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi, per dichiararsi soddisfatto o meno rispetto all’interrogazione n. 470.

Lidio ROCCHI. La ringrazio della risposta, assessore, ma ho capito ben poco per il rumore che c’è in aula. Leggerò attentamente la sua risposta scritta.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Bugaro per quanto riguarda l’interrogazione n. 478.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA

Giacomo BUGARO. La risposta dell’assessore Carrabs è quanto di più scontato e ovvio ci possa essere. Per questo non sono assolutamente soddisfatto del suo contenuto. Purtroppo continuiamo a insistere, per quello che riguarda Portonovo, sul ripascimento, sapendo perfettamente che questa opera non risolve assolutamente il problema, anzi aggrava solamente i costi, perché alla prima mareggiata il mare si mangia quegli inerti riportati che sono ormai un’opera assolutamente inadeguata, una consuetudine che si ripete tutti gli anni e che non risolve assolutamente il problema. Capiamo oggi dalla sua risposta che c’è un fermo ideologico su Portonovo, una visione sbagliata, secondo il nostro punto di vista, di approccio al problema, perché il mare di Portonovo è sì un mare bello, un pare particolare ma non è differente rispetto a quello che sta a pochi chilometri di distanza dove, viceversa, con l’uso di barriere soffolte si è in buona parte risolto il problema.
Lei e i suoi uffici avete questo tipo di impostazione, io vi invito a venire a Portonovo dove è impossibile effettuare qualsiasi tipo di attività turistica perché la spiaggia è ormai praticamente una piccola striscia di sassi, tra l’altro anche pericolosi per la balneazione viste le loro dimensioni, perché è assolutamente impossibile poterli calpestare.
Prendo atto del fatto che lei dice che su Portonovo non ci sono le dovute risorse. Nessuno le ha mai chieste e forse lei non si ricorda che da sei mesi un ministro del suo partito è alla guida del Ministero dell’ambiente, quindi, oggi, le risorse le deve trovare lei per Portonovo, non certamente noi. Quando sono stati chiesti soldi per Numana e Sirolo noi le abbiamo trovate, l’ha appena ricordato lei. Certamente non saranno sufficienti, perché sono stati chiesti 6 milioni di euro e ne sono arrivati 4,5, non è stata esaudita la totalità della richiesta ma l’80% abbondante è arrivato. Si preoccupi lei di riportare oggi quegli stessi risultati con il suo Governo su questo territorio, un territorio che è fondamentale ai fini del sistema turistico locale, dell’economia locale e che oggi è in forte crisi per i problemi che la vostra Giunta, facendo finta che non esistano, sta ritardando e amplificando.
A Numana, nella parte finale del litorale le barriere soffolte stanno dando dei risultati, non si capisce perché non si possano attuare anche a Portonovo.
Su questo problema faremo battaglia, soprattutto in previsione della prossima stagione turistica che mi auguro non si caratterizzi come quella passata, da forti mareggiate che incidono ulteriormente sul problema, amplificandolo. Faremo una forte battaglia politica perché non è possibile che un cugno ideologico nella vostra testa blocchi lo sviluppo di un intero comparto turistico.



Interrogazioni (Svolgimento):
«In merito alla paventata chiusura dei piccoli tribunali» Comi (567)
«Rischio di ridimensionamento del Tribunale di Urbino» Solazzi (572)
Interpellanza (Svolgimento): «Tribunale di Camerino e il ministro Mastella» Massi (30)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 567 del consigliere Comi e n. 572 del consigliere Solazzi, alle quali è stata abbinata l’interpellanza n. 30 del consigliere Massi, che ha la parola per illustrarla.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. L’esternazione del ministro Mastella in materia di piccoli tribunali ha allarmato la comunità marchigiana. Ci ha colpito particolarmente non tanto la consueta e paventata possibilità di chiusura dei piccoli tribunali. La cosa che ha allarmato di più il sottoscritto è un’altra: il passaggio in cui il ministro Mastella ha detto “se mai dovranno rimanere in vita, questo dovrà avvenire con la partecipazione dei Comuni”. Questo denota la confusione assoluta in materia di competenze, nella quale si sta dibattendo il nuovo governo e mi permetto di sottolineare la grande confusione con cui si muove il neo ministro Linda Lanzillotta in Bassanini in materia di competenze dei Comuni, quindi riordino degli enti e delle autonomie locali. Praticamente, secondo la tesi di Mastella i Comuni dovrebbero partecipare alle spese della giustizia in questo paese? Chiedo se scherziamo, perché o siamo vero un’autonomia spinta a un federalismo altro che bossiano, oppure non si riesce a comprendere. Siccome il centro-sinistra ha bollato di federalismo che separa il paese, di federalismo che colpisce e accentua le disuguaglianze, con quello che propone Mastella altro che Bossi! I Comuni si dovrebbero occupare adesso anche della giustizia, cioè una funzione e una materia primaria esclusiva, costituzionalmente, dello Stato. Queste cose non sono permesse neanche al bar in un momento di rilassamento mentale, perché solo così si può giustificare. Tutto questo è veramente inaccettabile. Ma poi il ministro Mastella glissa su un altro argomento, che è quello che rilanciano anche gli altri colleghi consiglieri regionali, e mi riferisco alla interrogazione rivolta al collega Solazzi per quanto riguarda il tribunale di Urbino. Forse una soluzione, se ci mettiamo a parlare di logistica, di organizzazione, razionalizzazione dei costi dei tribunali anche piccoli in merito ai carichi di lavoro — si vuol giustificare con carichi di lavoro limitati il fatto che non c’è lavoro, c’è poco lavoro, quindi lo Stato assegna poco personale — non mi pare sia a maturazione in questa regione e qui c’è la funzione nostra, anche se non è competenza nostra a livello di legge. Però possiamo fare molto con i nostri Comuni, con i nostri amministratori per rivedere le circoscrizioni di competenza dei tribunali. Per esempio il foro di Camerino ha fatto proposte in materia: rivedere la circoscrizione del tribunale di Camerino. Mi pare che analoga strategia sia perseguita dai colleghi avvocati del foro di Urbino.
Mi pare che questa sia una discussione più seria, che non dire, al di là dell’insediamento, “chiudiamo i piccoli tribunali” delle zone interne, disagiate, perché non tutti i piccoli tribunali stanno in zone disagiate. Qui parliamo di zone del nostro entroterra e quando parliamo dell’entroterra marchigiano penso che siamo tutti convinti delle difficoltà e del disagio che c’è nei servizi. E’ uguale per gli ospedali è uguale per i tribunali. Voglio ricordare — faccio una riflessione a cuore aperto anche con gli amici di Forza Italia — che ci lasciò qualche perplessità il ministro Sirchia quando, in buona fede, qualche giorno dopo il suo insediamento disse “gli ospedali dell’entroterra li possiamo chiudere, mettiamo un’eliambulanza in più e risolviamo tutto”. Non era colpa sua non avere visto qual è il nostro territorio dove non ci sono le autostrade e le strade per andare dappertutto come in Lombardia o nel nord Italia. Quando noi giochiamo la scommessa — e qui parliamo di sanità, di servizi sociali, di scuola — dell’entroterra, per dire che i cittadini debbono rimanere nell’entroterra affinché non dobbiamo fare i parchi naturali per tutelare l’unica specie in estinzione, cioè l’uomo, in montagna, dobbiamo dire che questi servizi comprendono anche la giustizia.
E’ un problema di ordine pubblico, è un problema di riferimento istituzionale e a me ha impressionato molto — mi si permetta questo accenno politico — l’improvvisazione e la superficialità con cui si dà un giudizio di questo genere sui tribunali piccoli dell’entroterra e delle Marche. Ma, ricordate, è ancora più aberrante quando si vuol chiedere ai Comuni di partecipare alle spese della giustizia per il mantenimento del tribunale, del personale, della logistica, dell’organizzazione della giustizia. Veramente siamo all’assurdo. Ripeto, siamo abituati alle improvvisazioni della Lanzillotta, però se dobbiamo pensare anche a questo, vediamo che non c’è una bussola di orientamento per la costruzione delle competenze nelle materie che riguardano la governance, dallo Stato in giù.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, il Vicepresidente Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. Sulla problematica relativa alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie e alla paventata soppressione dei cosiddetti "tribunali minori" mi sono pervenuti, oltre alle interrogazioni dei consiglieri Comi e Solazzi e all'interpellanza del consigliere Massi, numerosi pronunciamenti di Consigli Comunali della regione (Auditore, Cagli, Camerino, Pievebovigliana, Pioraco, San Severino Marche, Sefro, Serravalle di Chienti, Urbino) e del Consiglio provinciale della Provincia di Pesaro e Urbino.
Tutti questi atti sono tempestiva testimonianza della legittima preoccupazione delle popolazioni e delle organizzazioni professionali di quelle zone montane della nostra regione che, sulla base della discussione che si è aperta in sede nazionale sulla razionalizzazione e revisione delle circoscrizioni giudiziarie nel nostro paese, guardavano con preoccupazione alla possibile chiusura dei tribunali di Camerino e di Urbino.
Alla luce di quanto sopra il Presidente Spacca ha ritenuto doveroso rivolgermi, direttamente e formalmente, al sen. Clemente Mastella con una lettera dell'8 novembre u.s. richiedendo ogni utile informazione sulle strategie del Ministero da lui diretto, sia in riferimento al contenuto delle linee programmatiche in materia del Governo nazionale, sia anche alla luce di notizie apparse sulla stampa della nostra regione in occasione di una sua visita nelle Marche del mese precedente.
Il ministro ha cortesemente e sollecitamente risposto in data 20 novembre, con una nota a firma del capo dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi del Ministero della giustizia, dott. Claudio Castelli, che leggo integralmente: «In riscontro alla nota in data 8 novembre 2006 relativamente alla problematica indicata in oggetto si riporta di seguito il testo comunicato stampa rilasciato dall’on. ministro in data 12.10.2006: “Nessuna iniziativa legislativa per la soppressione dei tribunali e, più in generale, nessuna intenzione da parte del guardasigilli di rivedere la geografia giudiziaria attuale. Il Ministero della giustizia risponde così alle voci e agli allarmi provenienti da più parti circa l’esistenza di un piano mirante a ridisegnare l’assetto degli uffici giudiziari italiani. L’istituzione e la soppressione di tali uffici, al di fuori di casi tassativamente previsti che riguardano le sezioni distaccate di tribunali e gi uffici dei giudici di pace non è disposta con atto amministrativo ma con atto avente forza di legge. Il ministro della giustizia ha deciso di non assumere un’iniziativa legislativa in tal senso, dopo avere effettuato un’attenta valutazione delle soluzioni alternative che consentono di soddisfare le esigenze dei piccoli tribunali Il Ministero intende quindi rassicurare le comunità locali sul territorio che, allo stato, non è in corso alcuna iniziativa in tal senso”».
Credo che si debba prendere atto con soddisfazione di quanto dichiarato dal ministro Mastella nel suo comunicato-stampa del 10 ottobre e ribadito ufficialmente nella nota di cui ho dato lettura. Il che non significa, con tutta evidenza, che non si debba, come è intenzione di questa Amministrazione, continuare a monitorare con grande attenzione l'evolversi della situazione, valutando (assieme alle altre Regioni italiane anch'esse interessate alla problematica in esame) la opportunità di aprire un confronto, in sede di Conferenza Stato-Regioni, qualora fatti nuovi, diversi da quelli descritti dal ministro Mastella, dovessero emergere.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Comi.

Francesco COMI. Esprimo la soddisfazione per la sintesi dell’intervento del Vicepresidente. Credo che abbia fatto chiarezza e abbia in un certo senso aiutato tutti noi a comprendere meglio che c’era un clima di esasperato allarmismo sulla materia, un allarmismo sul quale ciascuno ha condotto una coerente iniziativa politica. Noi siamo perfettamente coscienti del contesto che c’è nel paese: un’economia che ristagna, una società che si chiude in difesa, una classe politica debole perché frammentata.
Siamo coscienti che c’è una rarefazione delle risorse che impone uno sforzo alla politica, uno sforzo di razionalizzazione e di semplificazione rispetto a un dilagare, a un proliferare, a un moltiplicare di strutture e sovrastrutture che magari non garantiscono sempre la qualità in prospettiva dei servizi che ci si aspetta sul territorio.
C’è però una confusione sulle proposte della politica e questa confusione determina incertezza. Occorre continuare a monitorare non solo il territorio ma anche l’azione politica del Governo affinché le scelte che potrebbero emergere nel futuro siano non di semplificazione del problema politico, né scelte elitarie come quelle che sembravano emergere — il 50% del costo sostenuto dai Comuni — ma siano scelte consapevoli.
Credo che con l’interrogazione e con le risposte abbiamo esercitato un ruolo, questo ruolo non è esaurito, mi pare positivo l’impegno assunto dal Vicepresidente di porre la questione, se mai si riproporrà, nella sede istituzionale appropriata, ovvero la Conferenza Stato-Regioni. Noi siamo disponibili a ragionare insieme al Governo sulla riforma del sistema giudiziario, su una riorganizzazione anche delle circoscrizioni, siamo però ansiosi e attenti a farlo nel rispetto delle prerogative di dignità e di servizio che debbono essere garantite sul territorio, soprattutto quello dell’entroterra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Apprezzo la risposta data dall’assessore e la tempestività con cui, rispetto alla nostra sollecitazione si è adoperato per prendere contatti con il ministro che aveva in qualche esternazione, a proposito della riforma delle circoscrizioni giudiziarie, creato qualche preoccupazione. Peraltro debbo chiarire, seppure brevissimamente, che io sono assolutamente favorevole alla linea del Governo, che peraltro è stata la linea, in questo anno e mezzo, anche di questo Governo regionale che in un momento di difficoltà in termini di risorse disponibili, si debba fare di tutto e non bisogna lasciare nulla di intentato affinché si razionalizzino le risorse di cui disponiamo, per cui posso assolutamente comprendere che questo voglia dire evitare il moltiplicarsi, come purtroppo è avvenuto in molti anni, di organismi, di centri di spesa. Questo riguarda un po’ tutti i settori della pubblica amministrazione e non solo. Sono critico, talvolta, anche per quanto riguarda il decentramento per esempio di sedi universitarie che ormai si dislocano in comuni, comunelli e frazioni. Quindi sono assolutamente in linea con la scelta di razionalizzare al massimo le risorse disponibili e di creare risparmio, perché in una situazione di risorse calanti questo è d’obbligo fare da parte dei governi, sia centrali che locali.
Credo che ci possano essere anche elementi, nel settore della giustizia, per fare opera di razionalizzazione. Non contesto nemmeno questo. Credo però che se si dovesse mettere mano a una riorganizzazione di questo tipo, bisognerebbe farlo non sulla scorta delle rivendicazioni demagogiche, campanilistiche ma sulla base di scelte che sono coerenti con le peculiarità del territorio, con le funzionalità delle strutture.
Mi sono permesso di fare questa interrogazione perché preoccupato da queste esternazioni, non per difendere un qualsiasi tribunale periferico ma semplicemente per difendere un tribunale come quello di Urbino che, dati alla mano, è in una circoscrizione delle più grandi d’Italia, con 1.689 chilometri quadrati e quella circoscrizione del tribunale di Urbino comprende ben 34 comuni.
Peraltro va detto che in termini di efficienza in questo tribunale, anche qui, dati alla mano, i procedimenti sia civili che penali, peraltro anche quelli di volontaria giurisdizione, sono inferiori, per quanto riguarda i tempi di trattazione, alla media italiana. Potrei aggiungere che Urbino si caratterizza non solo per avere una storica facoltà di giurisprudenza ma pera vere anche istituito una scuola di specializzazione che affida gli specializzandi ad un giudice.
Credo che bene ha fatto l’assessore a muoversi subito, quindi apprezzo la sua risposta e soprattutto la celerità e il modo con cui si è adoperato. Ribadisco che, pur comprendendo anche le ragioni del Governo di razionalizzare, se un’opera di razionalizzazione deve essere fatta, è importante che sia fatta considerando in modo oggettivo i dati di riferimento per poter fare le scelte opportune.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ritengo positivo che ci sia questa identità di vedute tra noi e il Consiglio regionale sulle due situazioni di Camerino e di Urbino, che peraltro sono estremamente simili, se non identiche per territorio, per la presenza anche di prestigiose università, quindi grande punto di riferimento a tutti i livelli istituzionali, per il territorio. Anch’io prendo atto della risposta del Vicepresidente Agostini. Se questo può tranquillizzare i nostri territori noi siamo molto soddisfatti. Debbo dire però che lei sa, per esperienza e per lunga militanza, che la guardia non va abbassata, perché credo che dietro gli schemi di razionalizzazione si usi questo termine per parlare di taglio. Se non è dietro l’angolo, se non c’è in questa immediata finanziaria temo che il problema si riproporrà, a meno che rivediamo le circoscrizioni. Credo che questo sia un atto assolutamente da rivedere insieme, se non altro per prevenire ipotesi di strategie di questo tipo.
Quindi, lo ripeto, siamo soddisfatti, però non abbassiamo la guardia.



Interrogazione (Svolgimento): «Prestazioni neurochirurgiche presso l’Ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno» Castelli (175)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 175 del consigliere Castelli. Risponde, per la Giunta, l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. La Asl (ora Zona Territoriale) n. 13 di Ascoli Piceno si avvale di consulenze neurochirurgiche rese: dalla neurochirurgia dell’azienda ospedaliera Ospedali Riuniti di Ancona; dalla neurochirurgia della Asl di Teramo.
Relativamente alla neurochirurgia di Ancona, fino all’1 gennaio 2004 è stata in atto una convenzione che prevedeva: consulenza specialistica presso il P.O. Mazzoni nei confronti di pazienti ricoverati e/o ambulatoriali; consulenza chirurgica presso il P.O. Mazzoni per le seguenti tipologie di interventi operatori: ernia discale lombare; stenosi del canale lombare; tunnel carpale; ematoma sottodurale; neoplasia sacrale; intervento sul midollo spinale.
Gli accessi mensili previsti erano 2-3, da concordare, per attività di consulenza ambulatoriale e 4 per attività operatoria.
Il compenso previsto era pari a: per ogni accesso per attività specialistica: £. 1.500.000 (+ IRAP + rimborso delle spese di viaggio effettivamente sostenute e documentate); per l'attività operatoria: £ 1.500.000 + IRAP + il 20% del DRG chirurgico per i ricoveri ordinari, alle tariffe regionali vigenti + rimborso delle spese effettivamente sostenute e documentate (ove non coincida con l'accesso per la consulenza).
Tale attività specialistica in convenzione prevedeva un'evoluzione dell'attività, per la quale si sono tenuti numerosi contatti anche in area vasta, ma che non si è poi ancora verificata.
Nell'anno 2004 sono stati effettuati dall’équipe neurochirurgica di Ancona n. 52 accessi, n. 131 interventi + attività ambulatoriale e consulenziale intraospedaliera: ernia discale lombare 109; tunnel carpale 3; stenosi del canale lombare 8; mielopatie da spondiloartrite 3; decompressione del rachide 2; craniectomie 2; laminectomie decomp. 2; ernia cervicale 2
Il totale del compenso 2004 è stato pari a euro 138.473,40.
Il valore DRG degli interventi effettuati è pari a 472.517 euro a cui si deve aggiungere il valore di produzione dell'attività ambulatoriale.
Nell'anno 2005 sono stati effettuati dall’équipe neurochirurgica di Ancona n. 45 accessi, n. 110 interventi + attività ambulatoriale e consulenziale intraospedaliera: ernia discale lombare 89; tunnel carpale 2; stenosi del canale lombare 10; neoplasie 2; ematomi subd. 5; ernia cervicale 6.
Il totale del compenso 2005 è stato pari a euro 121.526,50.
Il valore DRG degli interventi effettuati è pari a euro 433.323 a cui si deve aggiungere il valore di produzione dell'attività ambulatoriale.
Nella Zona Territoriale n. 13 è in atto da molti anni un'altra convenzione per la neurochirurgia con la ASL di Teramo, in integrazione del P.O. di Ancona.
Per quanto concerne le consulenze in urgenza la scelta dell’équipe di Teramo è dovuta al fatto che questa è in grado di raggiungere il P.O. Mazzoni in un tempo molto inferiore rispetto a quella di Ancona (Teramo 27 km, Ancona 124 km), il P.O. di Teramo è, inoltre, più rapidamente accessibile per trasporti d'urgenza specialmente nei casi in cui non è previsto l'utilizzo dell'elicottero (pazienti non incubati o trasporti notturni).
La convenzione che comprende anche l'attività in elezione, intrapresa nel settembre 2004, è stata estesa a tutto il 2006.
I costi dell’équipe di Teramo sono i seguenti: consulenza d'urgenza a chiamata euro 440 omnicomprensivi; chirurgia d'urgenza 440 omnicomprensive + 20% DRG; chirurgia elezione 440 omnicomprensive + 20% DRG Per la chirurgia d'elezione sono stati consentiti i seguenti interventi: ernia del disco lombare e sacrale; stenosi del canale lombare e sacrale; ernia del disco cervicale; stenosi del canale cervicale; sindrome del tunnel carpale
Per il 2005 l’équipe di Teramo ha effettuato 13 interventi a partire dal 40 trimestre: DRG 215-8; DRG 8-3; DRG 6-2.
Il compenso del 2005 per gli accessi del IV trimestre è stato pari a euro 1.760, euro 7.010,68 per gli interventi in elezione, inoltre ci sono stati 6 interventi in urgenza per un totale di euro 7.092 e 37 accessi in urgenza per un totale di euro 16.280 (totale generale compensi all’équipe di Teramo per il 40 trimestre 2005 = 32.142,68).
I DRG degli interventi in elezione sono stati valorizzati per 35.050 e pertanto tale avrebbe dovuto essere quanto corrisposto dalla Zona Territoriale n. 13 al P.O. di Teramo se i pazienti si fossero recati sul posto per l'intervento in elezione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Ringrazio l’assessore Mezzolani per la risposta e rilevo che nella risposta, purtroppo, si è aperto uno squarcio su quello che è uno degli aspetti più discutibili della gestione della sanità marchigiana, in particolare ascolana: il ricorso eccessivo, stratosferico per certi versi, alle cosiddette consulenze. Non più tardi di un mese fa, come membri della V Commissione siamo stati ad Ascoli Piceno e abbiamo raccolto da tutti gli operatori sanitari una sorta di grido di dolore proprio per questo fenomeno delle consulenze che rappresenta un cono d’ombra della sanità marchigiana che, in previsione del prossimo piano sanitario sarà assolutamente necessario affrontare e risolvere. Solo ad Ascoli negli ultimi tre anni e non solo per la neurochirurgia, sono stati pagati compensi per quasi 5 miliardi di vecchie lire a professionisti incaricati delle consulenze più svariate, che sono stati pagati materialmente con i soldi dei cittadini residenti e della zona di riferimento, quella di Ascoli, che sono stati inevitabilmente sottratti alle attività ordinarie che dovrebbero essere riferite alla gestione dell’ospedale. E’ un fatto grave, professionalmente mortificante anche per gli operatori locali, ma soprattutto è un fatto che nel caso di specie della neurochirurgia, rappresenta una vera e propria testimonianza di come vi sia un progetto di colonizzazione sanitaria ai danni delle realtà periferiche.
Siamo di fronte a un fenomeno che per quanto riguarda la neurochirurgia ha portato alla remunerazione per compensi pari a circa un miliardo di vecchie lire per una serie di attività neurochirurgiche che non hanno molto a che fare con le emergenze e le evidenze più gravi della neurochirugia. E’ noto infatti che per le attività neurochirurgiche più invasive è necessario comunque recarsi in strutture sanitarie e ospedaliere diverse e più attrezzate anche per quanto riguarda tutta una serie di servizi collaterali.
La cosa significativa è che questi soldi sono stati spesi anche per attività più “modeste”, come i tunnel carpali o le ernie al disco, che purtroppo, strada facendo non hanno più riguardato neanche pazienti ascolani ma hanno riguardato pazienti provenienti da altre province. Qui veramente il cerchio si chiude in nome di una contraddizione che deve essere affrontata e risolta in occasione del prossimo piano sanitario.
Non è possibile che gli ascolani paghino prestazioni con costi assolutamente profumati per intervenire su patologie che addirittura riguardano cittadini di altre realtà. Questa è una cosa che grida vendetta al cospetto di Dio. Non è consentito che si tolgano risorse ai servizi ordinari diretti agli abitanti della zona per poter alimentare la professionalità altrui e soprattutto per andare a intervenire, parlando di ernie del disco, su schiene che fra l’altro dovrebbero essere servite da altre zone territoriali, in particolare dall’ospedale di Torrette.
Quando parlo di colonizzazione sanitaria mi riferisco a questo. Una consulenza può essere utile e necessaria ma deve essere orientata a formare quelle professionalità locali che, dopo un certo lasso di tempo, sono in grado di avanzare, di procedere professionalmente e di gestire autonomamente il bisogno locale. Invece qui siamo veramente a una sorta di “mano morta” sanitaria che porta alcune eccellenze professionali a poter contare su questo serbatoio di finanziamento che dalle zone sanitarie periferiche arriva dai professori che vengono da altrove. Mi rendo conto che sto dicendo cose di una certa rilevanza e di una certa gravità ma è giunto il momento di non chiudere gli occhi di fronte a una situazione che con l’avvento dell’Asur, con la centralizzazione del servizio sanitario sulla città di Ancona merita un’attenzione nuova e diversa.
Auspico che l’assessore regionale alla sanità, che non ha una diretta responsabilità su queste vicende che attengono al triennio anteriore alla sua assunzione dell’incarico di assessore, possa davvero costituire una risoluzione decisiva, immediata del problema. Ci sono casi fuori dalla neurochirurgia, di consulenti che provengono da Anona, che vengono pagati 50.000, 60.000, 70.000 euro all’anno per svolgere funzioni che tranquillamente poterebbero essere adempiute, esercitate, soddisfatte in maniera eccellente da professionisti locali. Non faccio un discorso locale, voglio aprire una riflessione sul problema di un sistema sanitario che in maniera sempre più ineluttabile va concentrando sul Torrette, sul sistema anconetano l’85% delle risorse, in maniera tale che tanti degli sforzi che pure vengono sviluppati in sede locale — d aumentare la professionalità, di aumentare l’offerta sanitaria — si infrangono contro questa contraddizione: che i soldi, se vogliamo mantenerci — nel caso di Ascoli — la radioterapia, l’ematologia o tutte le altre prestazioni definite d’eccellenza — vanno tolti alle attività ordinarie, perché la Regione Marche non va ad assegnare risorse dedicate e specifiche per queste prestazioni di eccellenza che, ripeto, dobbiamo cercare di mantenere con un sacrificio prodotto rispetto all’attività ordinaria.
Credo che questa sia una delle più grandi contraddizioni del nostro sistema sanitario, dobbiamo entrare nell’ordine di idee che l’”Anconacentrismo” non è la soluzione ai problemi della sanità marchigiana e che questa asserzione non è frutto di una valutazione localistica ma di un dato che sta lì, in tutta la sua evidenza, ad aumentare la propria verità. Mi riferisco al fatto che, nonostante le consulenze, nonostante i grandi professoroni che da Ancona o da Teramo arrivano in periferia, nelle lande sperdute di Ascoli o di San Benedetto, la mobilità passiva aumenta. E’ questo il segno del fallimento di questa strategia delle consulenze, perché nonostante questi miliardi che vengono trasfusi nelle tasche di professionisti sicuramente eccellenti, continua il flusso di marchigiani che si fanno curare altrove. Ne parlavamo in occasione dello scorso Consiglio regionale, dicendo che dal 2002 al 2005 il saldo negativo della mobilità è passato dai 21 milioni del 2002 ai 42 milioni del 2005, quindi diminuisce la fiducia nel sistema sanitario, aumentano i costi, c’è qualcosa che non va e io invito i componenti dell’Esecutivo regionale a dare una sterzata forte rispetto a un dato che rischia di far sentire tutti meno sicuri quando ci si accinge a varcare la soglia di un ospedale.



Interrogazione (Svolgimento): «Indagine epidemiologica sulla tiroide nel territorio del comune di Potenza Picena e comuni limitrofi» Brini (423)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 423 del consigliere Brini. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione all’interrogazione del consigliere Brini si riporta quanto segue.
Considerato che i dati della letteratura scientifica evidenziano che la patologia tiroidea benigna (ed in particolare il gozzo) è una malattia molto diffusa livello mondiale. In Italia risultano ammalate di gozzo circa 6 milioni di persone, più del 10% della popolazione del nostro paese e nella popolazione giovanile il gozzo interessa almeno il 20% degli individui; quindi sì può affermare che il gozzo nel nostro paese è da considerarsi una patologia endemica. Pertanto il numero di casi riportato nella richiesta della sig.ra Mazzarella, responsabile dell'Associazione di volontariato tribunale della salute, rapportato alla popolazione residente a Potenza Picena risulta, ampiamente al di sotto della media nazionale;
Tenuto conto che le radiazioni non ionizzanti, in particolare le radiazioni elettromagnetiche, non risultano essere un fattore di rischio delle patologie tiroidee, come riportato negli studi scientifici internazionali, la Zona Territoriale n 8, che fa parte della rete epidemiologica della Regione Marche (REM), coordinata dall'agenzia regionale sanitaria, previo confronto con colleghi epidemiologi ed endocrinologi, ha ritenuto che l'indagine richiesta potesse risultare utile solo se condotta con la metodologia della "Indagine nelle piccole aree".
Per tale particolare tipologia di studio da tempo è stata proposta la costituzione all'interno della REM di un gruppo di lavoro regionale formato da alcuni referenti delle unità operative di epidemiologia delle zone territoriali. e dal responsabile del Centro epidemiologico specialistico - epidemiologia ambientale ARPAM, al quale intende partecipare anche la zona territoriale n. 8 che ha più volte manifestato, anche in sede regionale, la necessità di un suo sollecito avvio. Attualmente sembra essere imminente l'attivazione dell'iniziativa, per la quale sono stati già tenuti corsi di preparazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Non posso che ringraziare l’assessore di fronte a un così grave e delicato problema, però vorrei rimarcare con forza dieci anni di latitanza, perché stiamo parlando di un problema sollevato già dal 1986, poi ripreso nel 1996 e lei, assessore, oggi risponde correttamente — non poteva fare diversamente — dicendo che si sta attivando un gruppo di lavoro.
La gente prima deve morire e poi noi diamo delle risposte? Stiamo parlando di patologie scientifiche al di sotto della media nazionale, ma qui stiamo parlando della salute dei cittadini. Quindi sono soddisfatto perché lei, assessore, in tempi brevissimi ha dato una risposta. Però non posso che condannare con forza, con sdegno e con rammarico i ritardi della Regione Marche che su un problema così delicato, con una denuncia così forte fatta soprattutto dal tribunale della salute, non da forze politiche o da chi altro, non è intervenuta subito per fugare dubbi e incertezze, perché lei sa che in due anni ci sono stati 211 ammalati solo nel comune di Potenza Picena, quindi dobbiamo preoccuparci della situazione.
Bisogna fare un’attenta analisi e soprattutto cercare di capire perché si sono impiegati dieci ani per mettere in funzione questo gruppo di lavoro. I cittadini vogliono delle risposte, quindi la ringrazio nuovamente, assessore, ma non posso che condannare con forza chi in passato ha gestito anche l’Asur di Civitanova Marche, non dando una risposta su questo problema. Va quindi dato atto a lei, alla dott.ssa Materazzi che si è attivata immediatamente, sta dando delle risposte e cerca di tranquillizzare i cittadini.
Non vorrei che questo comitato regionale fosse il solito tavolo di lavoro che per mancanza di fondi non entra nello specifico del problema. Qui si parla di malattie che possono portare anche tumori, causando la morte di un soggetto, quindi dobbiamo essere molto attenti, perché non vorrei che questa responsabilità ricadesse su chi governa attualmente rispetto al passato.
Sono quindi parzialmente soddisfatto per la celerità della risposta, ma non posso che condannare, di fronte a un problema così delicato quale quello della tiroide, chi in passato l’ha trascurato.
Presidente, non è presente in aula l’assessore Carrabs che si era impegnato a far nominare dal ministro il presidente del parco dei Sibillini, c’è stata una mozione di Procaccini e Comi che il sottoscritto ha votato differenziandosi anche dal gruppo, per dare un segnale di stima e di fiducia. Il mese è passato, se Carrabs ci vuol spiegare qual è il pensiero del ministro ne saremo lieti, altrimenti saremo costretti a dire che quel giorno ci sono state solo demagogia e propaganda e avevano ragione i componenti del mio gruppo che mi dicevano di votare contro.

PRESIDENTE. Ne prendiamo atto.



Proposta di legge (Rinvio): «Disciplina del Consiglio delle Autonomie Locali” Giunta (31)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 31 ad iniziativa della Giunta.
Ha chiesto di parlare l’assessore Minardi. Ne ha facoltà.

Luigi MINARDI. Chiedo di intervenire perché credo che si possa riconoscere che fin qui, sulla proposta di legge che dovrebbe essere discussa questa mattina è stato fatto un buon lavoro dalla Commissione tecnica e dalla Commissione di competenza, però stanno giungendo ancora dei segnali, dei messaggi e dei suggerimenti da componenti che in Commissione non ci sono e soprattutto c’è stato anche ieri un comitato d’intesa, per cui ho la sensazione che la proposta possa essere ancora migliorata con un confronto più ampio che non escluda nessuno.
Piuttosto che procedere questa mattina ad una discussione che potrebbe produrre una forzatura, si può ancora produrre qualche miglioramento per avvicinare le varie posizioni e credo che questo possa richiedere anche un intervento di un po’ di tempo, non una settimana, in modo da produrre dei miglioramenti meditati, che possano raccogliere i punti di vista che dalle varie parti arrivano (maggioranza, minoranza, sistema delle autonomie locali), in modo da arrivare ad una proposta ragionata, meditata e condivisibile dalla più larga componente possibile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Condividiamo questo percorso, auspicando di portare in tempi brevissimi un testo maggiormente condiviso in aula, recependo eventuali miglioramenti migliorativi, arrivando, se possibile, anche a un’intesa tra maggioranza e minoranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. D’accordo sulla proposta, anche perché penso che possa portare a una giusta riflessione che mi permetto di chiedere ai colleghi di maggioranza, sugli emendamenti presentati dalla minoranza che riguardano la necessità di assicurare il massimo pluralismo in questo organismo e nelle modalità di designazione dei componenti nelle singole province. Se questa riflessione andrà avanti, noi siamo favorevoli al rinvio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il gruppo di Forza Italia condivide la necessità di un ulteriore approfondimento di questo istituto e per questo abbiamo già presentato degli emendamenti correttivi ed integrativi, probabilmente non esaustivi di tutto quello che intendiamo noi per Consiglio delle autonomie locali. Noi intendiamo soprattutto una forte rappresentatività del territorio e una molteplicità di espressioni politiche presenti sul territorio.
Ritengo che possiamo aderire a questa richiesta di proroga solamente a condizione che il riesame, l’approfondimento avvengano soprattutto nel rispetto di questa impostazione, altrimenti perdiamo tempo rispetto a un istituto che riteniamo fondamentale, data la disattivazione della 46 e anche il funzionamento della Conferenza delle autonomie locali molto svilita in quest’ultimo periodo, sia perché poco interpellata dalla Giunta sia perché gli atti che vanno a questa Conferenza molte volte vengono poi stravolti in Commissione e in aula, quindi i sindaci e gli esponenti del territorio danno pareri che poi non vengono assolutamente tenuti in considerazione a livello di decisione.
Ritengo quindi di dover aderire a questo invito con una richiesta al pragmatismo e all’attenzione massima alla democraticità dell’azione di questo istituto e della rappresentanza.

Presidenza del Presidente
RAFFAELE BUCCIARELLI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Il Consiglio delle autonomie locali è parte importante del nostro Statuto, quindi deve avere un’ampia condivisione. Questa è la nostra volontà, questo è il nostro auspicio. Se il tempo utilizzato sarà in grado di coinvolgere tutte le forze e tutti i gruppi potrà essere speso in maniera positiva, pertanto con questo auspicio e con questa raccomandazione aderiamo alla richiesta di rinvio e voteremo anche noi favorevolmente al rinvio del punto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.

Il Consiglio approva




Proposte di legge (Rinvio):
«Modifiche alle leggi regionali 17 luglio 1996, n. 26 e 20 giugno 2003, n. 13 in materia di organizzazione del Servizio sanitario regionale» Giunta (118)
«Modifica della legge 20 giugno 2003, n. 13: Riorganizzazione del Servizio Sanitario regionale» Ceroni (2)
«Modificazioni alla legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 “Riorganizzazione del Servizio Sanitario regionale» Luchetti (102)
«Modificazioni alla legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 “Riorganizzazione del Servizio Sanitario regionale» Castelli, Pistarelli, D’Anna, Romagnoli e Silvetti (103)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge n. 118 ad iniziativa della Giunta, n. 2 ad iniziativa del consigliere Ceroni, n. 102 ad iniziativa del consigliere Luchetti e n. 103 ad iniziativa dei consiglieri Castelli ed altri.
Ha chiesto di parlare l’assessore Mezzolani. Ne ha facoltà.

Almerino MEZZOLANI. Chiedo il rinvio anche di queste proposte di legge, perché nella Conferenza dei presidenti di gruppo e nella Commissione si sono sollevate alcune perplessità rispetto all’opportunità di portare avanti queste modifiche alla legge 13 in un momento in cui si è aperta la discussione sul piano sanitario. Quindi c’è la volontà di abbinare le due discussioni e di rendere più chiaro e solido l’iter di queste proposte di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’intervento è per esprimere il nostro dissenso rispetto alla proposta dell’assessore Mezzolani. Sono fondamentali una discussione, un confronto, una riflessione in aula, alla luce di quello che è avvenuto fino ad ora in Commissione sulla 13 che è la legge di sistema. Quindi non solo noi siamo d’accordo a lasciare che queste proposte di legge siano discusse in aula ma siamo anche dell’idea che questa discussione debba essere assolutamente preliminare rispetto a tutto quello che poi avverrà per quanto riguarda la programmazione sanitaria, cioè degli interventi nelle strutture, nei servizi del territorio. Esprimo quindi il nostro parere contrario a questa proposta di rinvio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.

Il Consiglio approva



Nomina

PRESIDENTE. Prego di distribuire le schede per la elezione di due rappresentanti nel consiglio di presidenza dell’associazione per la formazione al giornalismo.

(Segue la votazione, per scheda segreta)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Presenti n. 31, schede bianche n. 1, schede valide n. 30. Hanno ricevuto voti: Bignami Mauro 14, Socionovo Simone 16. Proclamo eletti Bignami e Socionovo.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, non è possibile, chiediamo la verifica della votazione.

PRESIDENTE. Effettivamente c’è stato un errore materiale, in quanto anziché Bignami, ha avuto 14 voti Il sig. Francesco Nonni. Chiarito ciò, proclamo eletti i signori Simone Socionovo e Francesco Nonni.



Mozione (Discussione generale): «Episodi di aggressione alle donne ed iniziative relative» Mollaroli, Giannini, Benatti e Mammoli (84)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 84 dei consiglieri Mollaroli, Giannini, Benatti e Mammoli.
Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Gradirei che il Consiglio dedicasse l’attenzione dovuta a questo argomento perché una settimana fa eravamo qui con il fiocchetto bianco appeso alle nostre giacche, dimostrando un’attenzione nei confronti di questo tema e della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, significativa. Oggi, visto che stiamo per discutere una mozione rispetto alla quale spero che il Consiglio voglia assumere anche iniziative conseguenti, è bene che dedichiamo all’argomento l’attenzione dovuta.
La mia mozione è stata presentata il 14 giugno ed era legata ad alcuni fenomeni di aggressione, di violenza sessuale su donne, accaduti nella città di Pesaro. Io non avrei immaginato, nel momento in cui ho presentato questa mozione, che l’estate, nel nostro paese, fosse così carica di fenomeni di violenza legati alle donne che hanno interessato numerosissime città italiane. Pochissime settimane fa si è scoperto un caso gravissimo, che ha avuto come protagonisti giovanissimi, se non minori, nella città di Ancona. Ho espresso, anche in questa mia mozione, un profondo stupore nei confronti della ripresa di fenomeni di violenza che colpiscono le donne. Abbiamo sottovalutato tutte noi quanto la libertà femminile, la libertà del corpo femminile faccia ancora ostacolo in una società che noi, spesso, definiamo evoluta, più libera, dove si sono ridotte le differenze fra uomini e donne. Questi fenomeni dimostrano invece quanto ancora ci sia da fare sul percorso culturale, di rispetto, di trasformazioni culturali profonde, che in realtà riguardano la cultura maschile, l’educazione al rispetto che c’è nella nostra società. Quindi con questa mozione volevo mettere in evidenza questi fenomeni e auspicare che il nostro Consiglio regionale si impegni, come scrivo nella parte della mozione nella quale, denuncio questi fatti, facendo una constatazione amara per una generazione come la mia di donne più che cinquantenni che hanno dedicato tanta parte della loro vita, in momenti anche storici diversi da questo, al tema della libertà delle donne, del rispetto del corpo femminile, del rispetto e della libertà sessuale che io credo siano valori profondi di una società che vuole ridurre le differenze ed ampliare le libertà.
Quindi il tema delle libertà appartiene con molta convinzione anche alla cultura del centro-sinistra che io tra l’altro rappresento.
Concludo questa mia mozione chiedendo veramente un impegno del Consiglio ricordando che tra gli strumenti che la nostra Regione ha a disposizione c’è una legge, quella sulla sicurezza che ha fatto della nostra Regione una delle più avanzate dal punto di vista della legislazione in questa materia. Quindi chiedo che tra i programmi per i prossimi anni che la nostra legge sostiene, siano indicate precise iniziative affinché nella nostra regione — auspico ovviamente in tutto il paese — si cancellino fenomeni di questo tipo e si intraprendano iniziative volte a lavorare sull’educazione al rispetto, sulla maggiore vigilanza, con strumenti che possano favorire la prevenzione e la repressione di questi fenomeni.
Voglio tra l’altro ricordare che in queste ultime settimane anche il Governo nazionale si sta attivando in questo senso. Da parte del ministro alle pari opportunità è stato predisposto — se la legge finanziaria sarà approvata al Senato questo sarà un percorso concreto — un osservatorio nazionale sul fenomeno della violenza alle donne, quindi avremo anche altri strumenti a nostra disposizione.
Ho proposto anche un testo aggiornato che consegnerò alla presidenza del Consiglio per inserire anche i fenomeni più recenti che si sono verificati, auspico che la mozione venga approvata all’unanimità e che davvero la nostra Regione metta in piedi gli strumenti possibili per tentare di ridurre e cancellare il fenomeno. So bene che questi fenomeni non sono legati soltanto all’attivazione di maggiori strumenti di prevenzione e di repressione, ma c’è una cultura profonda che nel nostro paese deve essere rafforzata, appunto quella del rispetto della libertà del corpo femminile e del rispetto della libertà sessuale che ancora è un grande problema, ma io credo sia un tema con il quale le società moderne debbono fare i conti e se vogliamo davvero essere un paese pi libero, considerare questo come un aspetto fondamentale della vita.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Condivido la questione di fondo che il consigliere Mollaroli, insieme alle altre firmatarie di questa mozione, hanno sostenuto. Ritengo comunque che il dibattito su questo tema debba essere molto più ampio di come è stato presentato. C’è una serie di politiche che concorrono in questo paese alla determinazione del rispetto delle persone. Questo dipende dalla cultura, dalla formazione, soprattutto dal concetto di legalità che vogliamo in questo paese. Molti di questi eventi sono accaduti, ad esempio, con azioni illegittime, fatte soprattutto da extracomunitari. Le cronache di tutti i giornali e di tutti i Tg hanno evidenziato manifestazioni in tutto il paese di situazioni come quella che viene rappresentata, soprattutto in termini libertà alla sessualità.
Questo si contraddice, a livello di politiche alte, con la politica che il centro-sinistra sta presentando oggi al paese, della liberalizzazione degli ingressi, il non controllo dell’immigrazione, la non integrazione, il bisogno che noi avevamo manifestato nel precedente Governo che l’immigrazione fosse regolamentata, controllata e soprattutto integrata.
Secondo me è limitativo il discorso di prendere in esame solamente un aspetto che è solo di auspicio, come tutti possiamo fare dalla mattina alla sera e su questo concordiamo tranquillamente. Ritengo che le iniziative, quindi il corollario di questa mozione debbano essere ben diversi, più approfonditi, in maniera che vadano ad incidere anche sulla nostra organizzazione sociale e sul nostro modo di intendere oggi l’integrazione, la regolarità dell’immigrazione e tutto quello che gira intorno a questo.
Sono d’accordo sull’impostazione di fondo, a mio avviso questa mozione è carente di valutazioni più ampie che possano incidere sulla legislazione e sull’ordinamento che certamente on competono a questa Regione. Non sono gli osservatori che risolvono i problemi, perché sono solamente dei palliativi e a volte anche degli osservatori per mettere in mostra determinati personaggi e dertrminate politiche, ma non risolvono assolutamente il problema.
Se vogliamo essere concreti e affrontare questo problema al di fuori della speculazione politica, probabilmente il termine a cui dobbiamo fare riferimento è ben altro rispetto a quello che sinteticamente è stato presentato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Ringrazio le presentatrici di questa mozione e vorrei rispondere subito, non per spirito di parte ma con argomentazioni, al consigliere Capponi che cita gli attori di violenze sulle donne parlando di extracomunitari. I dati non sono questi. Nella maggioranza dei casi le violenze sulle donne, le violenze in genere sono da parte di familiari e persone vicine, tanto è vero che c’è una campagna che dice nella sostanza che “chi è violento ha le chiavi di casa”, cioè che la violenza nasce e si crea all’interno delle relazioni amicali e parentali. Questa è la questione da un punto di vista sociologico e quindi bene fanno le presentatrici della mozione a parlare di cultura, di formazione, di rapporto con tutti gli enti di formazione, scuole, famiglie ecc.
Un altro aspetto che sento di evidenziare rispetto a questa mozione è il passo che dice “la sicurezza e la solidarietà delle cittadine vengano sempre più garantite attraverso strategie e pratiche degli enti locali”. Ricordo che purtroppo ci sono fondi e leggi che obbligano i Comuni a intervenire in difesa dei bambini, per l’affido ai servizi sociali dei bambini, quindi la tutela dei bambini, ma non ci sono leggi che tutelano le donne vittime di violenza, on ci sono leggi che finanziano fondi per permettere l’allontanamento delle donne vittime di violenza dalla loro residenza, nella quale continuano, pur dopo denunce, a subire violenze. Le donne vittime di violenze che vanno presso i Comuni non hanno alcun tipo di aiuto, o comunque hanno aiuti legati al fatto che in quel omento ci siano fondi nelle casse dei Comuni, ma non ci sono fondi stanziati, ad hoc per loro. Nella nostra regione ci sono un paio di case che ospitano donne vittime di violenza e hanno difficoltà a vivere, perché non riescono neanche a pagare l’affitto e gli operatori, poiché i Comuni segnalano la necessità ma non hanno risorse proprie, quindi secondo me è necessario che ci sia un impegno della Regione Marche a stanziare dei fondi. Non un finanziamento a pioggia sui Comuni ma un fondo regionale per le vittime di violenza, affinché possano momentaneamente staccarsi dalla situazione e dalle famiglie in cui sono vittime di violenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Condividiamo in pieno le motivazioni che hanno portato a questa mozione ed anche il contenuto della mozione medesima, perché c’è una violenza più generale che rischia di sedimentare fenomeni di vera e propria sopraffazione, soprattutto tra le giovani generazioni, i cosiddetti fenomeni di bullismo che sono ormai quotidiani, ad iniziare dalle scuole, da modalità che molto spesso passano sotto silenzio. Ad esempio, si esclude dal posto vicino nel pullman che trasporta gli alunni a scuola, chi non è vestito allo stesso modo o in modo non conforme all’usualità. Poi ci sono veri e propri atti di sopraffazione che sono assurti alla cronaca anche nelle Marche. C’è quindi la violenza sulle donne, anch’essa di varia natura: dal ricatto sessuale nel posto di lavoro o per trovare un posto di lavoro.
La risoluzione di tale problema è molto difficile ma forse, come è stato detto, si può fare un po’ di più, perché si fa ancora troppo poco nel sistema degli enti locali, ad iniziare dall’istituzione Regione. Sarebbe opportuno, dopo questa discussione, se il Consiglio regionale e la Giunta regionale sono d’accordo, fare una verifica della legge regionale sulla sicurezza su questo versante.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Leggiamo quotidianamente sui giornali — abbiamo a disposizione le statistiche — di casi di violenza sulle donne come il reato che si sta più radicando e che sta aumentando, soprattutto per quanto riguarda la violenza nelle famiglie, che penso sia un elemento da indagare e a cui le istituzioni debbono guardare con particolare attenzione. Anche per quello che è accaduto nelle ultime settimane nella nostra regione, forse la discussione è utile perché non è solamente un rituale, cioè discutere perché ci sono i giornali che ne parlano, ma perché, forse, ci aiuta a prendere coscienza di un problema che viene molto spesso rimosso e che, forse, viene anche poco denunciato. Se le maggiori violenze accadono nella famiglia, c’è resistenza rispetto alla denuncia, perché c’è la vergogna, perché c’è la preoccupazione per il futuro, perché molto spesso c’è anche un atteggiamento delle istituzioni che sembra debba chiedere una giustificazione alla violenza stessa, quindi le donne, in questo caso, sono soggetti deboli perché non riescono a vincere il giudizio che si può generare attorno a fatti di violenza.
Credo che sia non solo una questione di legge ma anche una questione di sensibilità culturale che, soprattutto le donne che stanno nelle istituzioni, ma tutti coloro che stanno nelle istituzioni, debbono promuovere e favorire una discussione.
Mi permetto di sottolineare una cosa. Sto leggendo quello che i giornali scrivono su questi fatti accaduti ad Ancona e in altre città delle Marche. Credo che sia giusta la salvaguardia del diritto di cronaca ed è anche giusto che rispetto a queste questioni la stampa non accetti che non se ne parli, però proprio per la delicatezza che queste questioni rivestono e per il fatto che coinvolgono minori che oltre che essere soggetto sono anche oggetto di queste violenze, credo che debba consigliare ad utilizzare un percorso di sensibilità e anche di forte attenzione. Ho visto alcune fotografie sui giornali: credo che sarebbe stato meglio non fossero state pubblicate, perché ritengo che in queste situazioni tutti noi adulti che svolgiamo un ruolo di direzione politica, amministrativa, che siamo classe dirigente — così intendo anche i giornalisti — dobbiamo avere attenzione nei confronti di soggetti deboli e fragili che si sono trovati in una situazione di grande difficoltà che non dipende solamente da loro, anzi che forse richiama noi adulti a un maggiore approfondimento dei sistemi con i quali formiamo i nostri ragazzi e diamo loro strumenti per comprendere il bene e il male. Sono stata colpita da quello che ho letto in questi giorni sui giornali. Forse è giusto che ne parliamo senza che nessuno si senta colpevolizzato, perché quegli atteggiamenti derivano, probabilmente, da una società che guarda molto alla esteriorità, che dà un valore forte all’immagine e alle cose e non alle persone. Su questo un interrogativo ce lo dobbiamo porre.
Non credo che oggi saremo in grado di rispondere, però cominciare a parlarne e a disvelare le preoccupazioni e capire quali possono essere i metodi attraverso i quali riuscire ad evitare che queste cose accadano ancora penso che sia un nostro diritto e soprattutto un nostro dovere. In questo la stessa garante per l’infanzia, in un’iniziativa richiamava a un atteggiamento più responsabile di tutti. Credo che una grande importanza, in positivo, ce l’abbia la carta stampata per i modelli che propone, per il contributo che insieme riusciamo a dare con una lettura seria dei fatti che sono accaduti e che coinvolgono i minori. Ho letto della ragazza che ha tentato il suicidio per le immagini che sono state diffuse sui telefonini. E’ un elemento di grande riflessione e per quanto mi riguarda anche una grande amarezza, perché vediamo ragazzi e ragazze che pensano che i rapporti interpersonali siano condizionabili da atti di violenza e sopraffazione. Mi dispiace che in questa situazione ci sia un’attenzione pi morbosa che volta a capire le motivazioni sociali e a richiamare tutti — in questo caso i legislatori quali noi siamo, coloro che svolgono funzioni educative — a una riflessione seria e approfondita. Credo che oltre a quello che propone la mozione, dovremmo creare, come Consiglio regionale, un appuntamento di riflessione su questo che serva a prendere coscienza di quello che accade nella nostra regione, oltre all’iniziativa già fatta sull’infanzia e sull’adolescenza, ma che tratti proprio questo tema e che abbia il compito di individuare degli strumenti operativi che possano essere condivisi da tutti, perché in questo caso le divisioni politiche non servono e non credo che siano utili alla soluzione di questi gravi episodi, consentendoci di fare la nostra parte, coinvolgendo in questo i rappresentanti della stampa, della scuola, tutti coloro che hanno la possibilità di intervenire, attraverso azioni e programmazione, nella crescita e nella promozione di un’adolescenza e di futuri cittadini, con la consapevolezza che questi atti sono atti di violenza contro i ragazzi stessi, in primo luogo.
Credo che questa riflessione debba essere fatta, perché ne va anche della società che vogliamo costruire per il futuro, degli uomini e delle donne che vogliamo contribuire a far crescere per il futuro delle Marche e dell’Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Poche parole perché credo che in dibattiti come questi dobbiamo rifuggire dalla retorica che è un nemico della concretezza e della soluzione dei problemi. Sta a noi, con dibattiti come questi, in un’istituzione come il Consiglio regionale, dare una testimonianza ed esprimere una volontà e un impegno. Voglio quindi sintetizzare il mio intervento con alcune riflessioni stringate.
Bene dice il consigliere Binci quando afferma che la prima violenza è quella nelle case: lo vediamo nelle cronache dei giornali e dei telegiornali e lo vediamo anche in una cultura che purtroppo si sta diffondendo nel nostro paese. La seconda violenza che origina le violenze fisiche, gli atti di violenza in se stessi è il diffondersi della cultura della prevaricazione. Il male che noi dobbiamo combattere lo combattiamo con il seminare proprio una cultura dell’accoglienza, che vinca sulla cultura della prevaricazione.
La cronaca di questi mesi ha ulteriormente dimostrato che le donne si trovano ancora una volta a fare, purtroppo in questo caso, da battistrada, perché quando noi chiediamo rispetto per le donne, chiediamo rispetto anche e soprattutto per coloro che non hanno voce, perché, lo diciamo noi per prime, le donne non sono il sesso debole, ma se ancora le donne si devono difendere e devono avere paura, questo è il sintomo di una società basata più sulla prevaricazione e che non dà sicurezza a tutti i suoi cittadini. Quindi la battaglia che a nome delle donne è una battaglia che però facciamo a nome dei minori, a nome dei portatori di handicap, a nome degli immigrati, cioè a nome di tutti coloro che sono vittime della cultura della prevaricazione e non hanno purtroppo, la forza per urlare. Quindi noi lo facciamo a nome sia delle donne che non hanno la possibilità di esprimere una parola forte, di urlare, ma a nome di una cittadinanza, di tutti coloro che vivono nel nostro paese e che meritano di essere accolti e trattati nella stessa maniera.
Le donne che sono impegnate in politica da qualche tempo hanno fatto un patto trasversale e questo patto dice che siamo stanche di parlare fra di noi nelle commissioni a favore delle donne ma vogliamo degli atti significativi. Quindi anche il cammino che stiamo facendo in questo Consiglio regionale che è rivolto all’esame del bilancio di genere come ci ha proposto l’assessore Pistelli o ad azioni concrete a favore della verifica, per esempio, delle pari opportunità nella nostra legislazione, è orientato a prendere finalmente delle decisioni che portano anche a cambiare concretamente, sia la legislazione ma soprattutto i comportamenti.
Se questa è la consapevolezza che hanno le donne, che da un anno hanno cominciato in questo Consiglio regionale a lavorare trasversalmente insieme su questi temi e credo che — mi rivolgo a tutto il mondo maschile — questi temi della cultura dell’accoglienza contro una cultura della violenza e della prevaricazione, sono un patrimonio di tutte le persone di buona volontà. Così come le donne dicono “siamo stufe di parlarci fra di noi”, invito gli uomini a prendere una posizione netta, chiara e inequivocabile. Dovete rendervi conto, voi uomini, che una parola a favore della tolleranza, una parola contro il maschilismo vale dieci delle nostre parole, perché è evidente che quando nell’opinione pubblica, nei pubblici dibattiti, quando la televisione parla di questione femminile, una donna viene immediatamente iscritta alla categoria: ieri, a “Porta a Porta” parlavano gli artigiani, oggi parlano le donne di questione femminile. Se invece un esempio viene dato da un padre o da un nonno al bambino, quell’esempio ha significato dieci volte superiore a quello che possiamo fare anche noi donne.
Invito gli uomini del Consiglio regionale a prendere delle posizioni contro corrente da questo punto di vista, contro il machismo, contro la cultura maschilista, perché molto spesso noi ci ridiamo, ma in realtà l’esempio di un padre o di un nonno è importante. Quindi credo che anche per aiutare i nostri ragazzi maschi a non crescere come dei disadattati se non sono forti... Penso che ognuno di noi ha esperienza nelle nostre famiglie, nelle nostre case: i ragazzini che vanno a scuola, se non fanno atti di violenza vengono considerati delle femminucce, ancora c’è questo tipo di ragionamento. Credo che al di là delle relazioni istituzionali e delle politiche che faremo su cui credo e sento che tutti i colleghi, anche maschi, sono d’accordo, dobbiamo fare insieme questo sforzo culturale a partire da noi stesse, cioè delle azioni di chiara presa di posizione che vadano al di là del segno che uno si può mettere nella giornata contro la violenza sulle donne, ma che segnino e scrivano delle pagine significative contro questa cultura della prevaricazione.
Questo è un segnale e se questo segnale lo dà un maschio cinquantenne, adulto, per di più politico, credo che possa dare un significato, possa costituire un esempio per i ragazzi, ma possa parlare a tutti i cittadini per creare una cultura della tolleranza.

Presidenza del Vicepresidente
ROBERTO GIANNOTTI

PRESIDENTE. Visto che è stato espresso il desiderio di presentare una proposta di risoluzione, ove non vi siano obiezioni potremmo sospendere questo argomento, per riprenderlo successivamente, alla presentazione del documento concordato.

(Così rimane stabilito)



Mozione (Discussione e votazione):
«Fondi ex ANAS – D. Lgs. 112/1998” Lippi e Ricci (122)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 122 dei consiglieri Ricci e Lippi. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Ho firmato questa mozione insieme al collega Lippi per effetto, più che altro, di un’esperienza direttamente vissuta in questi ultimi ani, nel senso che ho visto passare alcune delle leggi di trasferimento di competenze agli enti territoriali, in modo particolare alle Province e una di questa ha riguardato le competenze ex Anas sulla gestione della viabilità provinciale come un fatto importante, però si è portata con sé tantissimi limiti, così come anche altri trasferimenti di deleghe sui trasporti e altro. Purtroppo i limiti sono stati quelli delle risorse: sono arrivate competenze, sono state trasferite, però sia dal punto di vista di gestione delle risorse che del personale c’è stata una grande difficoltà a fare in modo che alle competenze trasferite seguissero le risorse e anche le strutture logistiche e di personale per poterle gestire.
Questa cosa è avvenuta anche in riferimento ai trasferimenti delle competenze ex Anas . Da questo punto di vista la Regione Marche non solo per la viabilità ex Anas ma anche per altre deleghe date alle Province si è comportata sempre in maniera corretta, puntuale, precisa e ogni volta che ha ottenuto erogazioni dal Governo le ha poi trasferite sul territorio e alle Province.
Con questa mozione noi diamo un ulteriore impegno alla Giunta regionale non solo di verificare se le risorse ex Anas 2006 verranno trasferite, come credo che verranno trasferite, entro l’anno, per poter permettere una corretta manutenzione della viabilità nelle varie province, perché fra l’altro sapete bene che mano a mano che passano gli anni ci sono due elementi in più che hanno un’incidenza profonda sulla viabilità provinciale. Uno è il dissesto idrogeologico che incide molto sulla viabilità, l’altro i carichi di traffico, traffico pesante e così via, per cui è importante che ci sia una continuità di finanziamenti rispetto alla gestione e alla manutenzione delle strade. Fra l’altro abbiamo accolto con molto favore che questo Governo, con un intervento anche molto consistente, abbia sbloccato i cantieri fermi dell’Anas, quindi una sorta di attenzione sulle grandi questioni c’è, noi vorremmo che ci fosse la stessa attenzione anche su un aspetto diverso, apparentemente marginale, che è la manutenzione ordinaria su cui dobbiamo in qualche modo intervenire.
Ci sono questi elementi che ci hanno portato a presentare questa mozione. Ascoltiamo tutti i giorni le difficoltà che affrontano le Province su questo tema, anche rispetto al bilancio. Quindi la mozione sollecita non solo a spingere sul Governo affinché, come in precedenza, seppure nelle difficoltà si dia continuità a questo flusso di finanziamenti, ma anche a trovare meccanismi tali che possano in qualche modo consentirci di compensare, attraverso le forme che si possono ritenere più o meno opportune, questo trasferimento di risorse. Mi rendo conto che siamo in una fase in cui discuteremo presto il bilancio, le difficoltà ci sono, non sarà facile garantire i trasferimenti anche di carattere compensativo o anticipatorio di risorse, purtuttavia uno sforzo in più su questo tema noi lo chiediamo.
Quindi un’esperienza vissuta che mi fa dire che la preoccupazione su questo tema continua ad essere molto forte. Ritengo che nell’insieme, rispetto alle risorse a disposizione per la manutenzione delle strade occorre fare una pressione in più anche rispetto al Governo, oltre che trovare una possibilità con interventi di carattere regionale, sempre nel limite di quanto questo bilancio ci può garantire.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Intervengo anche per spiegare i motivi di questa firma congiunta dei relatori di maggioranza e minoranza dell’atto che è stato portato in Consiglio per quanto riguarda il riparto delle risorse ex fondi Anas con il D. Lgs. 112.
La nostra forte preoccupazione riguarda il fatto che queste risorse siano destinate a garantire servizi nelle aree più disagiate e depresse, perché i trasferimenti delle ex statali dallo Stato alla Regione riguardano tutte strade che interessano quasi prioritariamente i territori dell’interno, quindi non è possibile trasferire un patrimonio di quella portata chilometrica senza riconoscere adeguate risorse e certezze, soprattutto, su queste risorse, a chi deve gestire e governare con attenzione questa viabilità. In questi momenti particolari, difficili in cui le nostre aziende sono poco competitive perché le infrastrutture hanno serie difficoltà, i nostri cittadini, le classi più deboli — alunni, pensionati, gli stessi operai che si recano al lavoro — devono subire anche il rischio quotidiano di viaggiare su viabilità che non ha condizioni di sicurezza idonee a garantire la vita. L’incremento notevole di incidenti sulla strada ci ha portato a porre un’attenzione particolare al problema, per far sì che con questo documento unitario si richiedano risorse fondamentali per tutti questi aspetti.
Non è allora una questione di esercizio di politica ma un’assunzione di responsabilità di rappresentanza istituzionale che i cittadini hanno delegato a questi rappresentanti tutti, per sostenere con forza la richiesta nei confronti di chi distribuisce le risorse a livello governativo, per esercitare una reale sussidiarietà su questo tema.
Ecco il motivo della firma congiunta. Un modo per dare maggiore consistenza a questo atto e chiedere l’unanimità del consesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Già in sede di discussione dell’atto che quest’aula ha licenziato anche con il consenso dei nostri gruppi, compreso quello di An, un atto che riequilibrava anche scelte che sotto un profilo territoriale avevano visto impegnati tutti i membri della Commissione affinché fossero rispettate le reali esigenze, dicemmo che questa partita è molto importante, ancora da completarsi per quanto riguarda le procedure, perché a suo tempo, quando la delega dello Stato fu assegnata alle Regioni e, di rimando, alle Province, mancò la chiarezza su quelli che dovevano essere gli interventi certi dei trasferimenti anche sotto un profilo finanziario, perché molto spesso le deleghe vengono date ma senza questo tipo di garanzia, rimandando ad ogni legge finanziaria, ad ogni tavolo di concertazione Stato-Regioni questo argomento che invece è centrale, perché sulle infrastrutture, sulla viabilità, non solo sotto un profilo straordinario, di risorse da mettere per quanto riguarda l’innovazione e il miglioramento ma anche sotto il profilo ordinario qui si gioca una partita importante anche a livello di competitività dell’intero nostro sistema. Sappiamo quante difficoltà le Province, i Comuni prima ancora, hanno nell’affrontare le questioni relative alla manutenzione, al miglioramento del nostro assetto viario e stradale.
La mozione pertanto si inserisce in questa discussione che abbiamo condiviso, è un documento che condividiamo perché è di sollecitazione e di impegno. Mi pare che lo Stato e il Governo siano indietro rispetto a questo tipi sensibilità, speriamo che si colmino le lacune e speriamo che questo documento possa essere utile in questo senso.
Un solo chiarimento agli estensori: la compensazione fiscale della Regione. Non vorrei che con questo grimaldello si aprissero porte poi di difficile sostenibilità da parte della Regione, perché non attraverso un’imposizione fiscale aggiuntiva deve essere fatto il percorso della individuazione dei residui o dei margini necessari per completare il fondo ex Anas, cioè non deve essere uno scaricabarile del Governo verso il governo regionale, per non doverci ritrovare noi a fare delle manovre per colmare questo tipo di gap, di limite che potrà esserci — speriamo di no — nel bilancio previsionale 2007 dello Stato e nella finanziaria.
Con questo chiarimento, che vorrei che gli estensori possano dare all’aula, siamo d’accordo per quanto riguarda l’impegno 2007, che deve essere non solo proporzionato ma anche corrispondente alla reale esigenza, ormai consolidata, nella richiesta delle Province, fatta attraverso la Regione per quanto riguarda i fondi ex Anas. E’ importante chiarire anche questa indicazione, perché se significa aggiungere fiscalità regionale e carico fiscale regionale, a quel punto le perplessità potrebbero essere molte. Se non è così, cioè se si parla solo del differenziale che tra Regione e Stato deve essere poi riconosciuto alla Regione Marche, allora siamo d’accordo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Un chiarimento rispetto alla sollecitazione del consigliere Pistarelli. Le risorse che dovevano essere destinate derivavano dalla fiscalità nazionale, e non sono state assegnate. C’è una garanzia per il 2007 che queste vengano trasferite. Noi ci preoccupiamo del recupero dell’anno 2006, quindi la mozione intende recuperare quelle risorse che da parte dello Stato non sono state trasferite e lo chiediamo con forza da quest’aula, senza aumentare la fiscalità regionale.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, pongo in votazione la mozione.

Il Consiglio approva



Mozione (Votazione proposta di risoluzione): «Episodi di aggressione alle donne ed iniziative relative» Mollaroli, Giannini, Benatti e Mammoli (84)

PRESIDENTE. Do lettura della proposta di risoluzione che sostituisce la mozione n. 84:
“IL CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE
VENUTO A CONOSCENZA dei numerosi episodi di aggressione, alcuni avvenuti a livello nazionale ed anche nella città di Pesaro e nella città di Ancona nei confronti di donne;
RILEVANDO la gravità di tali fatti, che colpiscono la popolazione femminile, senza differenza di età, ceto sociale e di livello culturale, che hanno suscitato grande impressione nella cittadinanza per il mancato soccorso e per la ripresa di un fenomeno che si riteneva superato in una società evoluta;
INDIVIDUANDO la causa ditali episodi soprattutto in una cultura che sta ri-perdendo il rispetto del corpo delle donne nelle pratiche e nei linguaggi;
ESPRIMENDO piena solidarietà alle vittime ditali aggressioni;
AUSPICANDO che la sicurezza e la solidarietà delle cittadine/i vengano sempre più garantite nel nostro territorio anche attraverso strategie e pratiche delle istituzioni e dei luoghi della formazione e dell'informazione;
IMPEGNA IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE
affinché nei programmi di sicurezza ed educazione alla legalità, adottati dalla Regione Marche, vengano inseriti progetti specifici mirati a prevenire e a proteggere le donne da fenomeni dì violenza sessuale”.
La risoluzione è a firma di Mollaroli, Mammoli, Giannini, Benatti e Ciriaci.

Adriana MOLLAROLI. Presidente, oltre che nelle città di Ancona e Pesaro anche a Jesi si sono verificati fenomeni, quindi vorremmo aggiungerlo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione così integrata.

Il Consiglio approva





Mozioni (Discussione e votazione):
«Aumenti delle tariffe dei trasporti pubblici di linea» Viventi (124)
«Annullamento della delibera di Giunta regionale n. 903 del 31 luglio 2006 avente per oggetto: Tariffe degli autoservizi pubblici di linea. Adeguamento del prezzo dei biglietti di corsa semplice e degli abbonamenti per l’anno 2006» Pistarelli, Castelli, D’Anna, Silvetti e Romagnoli (100)
«Tariffe degli autoservizi pubblici di linea. Adeguamento del prezzo dei biglietti di corsa semplice e degli abbonamenti per l’anno 2006, ritiro delibera» Capponi (103)
Interrogazioni:
«Assurda penalizzazione delle popolazioni dell’entroterra, si segnala il caso di Serravalle di Carda, come conseguenza della delibera n. 903 del 31 luglio 2006. Croniche disfunzioni del servizio di linea per studenti da Sassocorvaro a Pesaro» D’Anna (551)
«Disservizi nell’autotrasporto pubblico» Solazzi (571)
«Trasporto pubblico di Ancona» Bugaro (591)
Interpellanza (Svolgimento): «Situazione servizio trasporto pubblico marchigiano ed in particolare la tratta Macerata-Cingoli» Lippi (33)


PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 124 del consigliere Viventi, che ha la parola per illustrarla.

Luigi VIVENTI. L’argomento tratta di una questione che abbiamo esaminato circa due-tre mesi fa, però vorrei portare all’attenzione della Giunta regionale e dell’assessore competente il fatto che l’amento realizzato quest’anno di circa il 25% sulle tariffe di trasporto pubblico locale è di gran lunga superiore a quello che intendiamo per tasso programmato di inflazione, che va ad aggiungersi all’8,5% praticato lo scorso anno. Tutto questo si traduce in un incremento di costi a carico anche di quelle categorie meno forti, perché il trasporto pubblico viene utilizzato molto spesso, da studenti e pensionati. Mi rendo conto, perché non possiamo fare del populismo — io non lo faccio mai per abitudine, per carattere, per professione — che nel corso dell’anno l’incremento del prezzo del petrolio è stato enorme e questo si è tradotto in un incremento di costi per le aziende che svolgono questo servizio, però credo che una funzione dell’amministrazione pubblica regionale sia anche quella di intervenire in maniera tale da poter razionalizzare a monte tutto il servizio del trasporto, in modo che si riesca a realizzare quelle economie, quei risparmi, quei recuperi di produttività che ci sono, perché a volte vediamo autobus passare completamente vuoti in orari del giorno. Se si facesse un piano logistico, credo che grossi risparmi si potrebbero recuperare e recuperando questi risparmi si potrebbe venire incontro alle richieste di quanti hanno necessità. A Fabriano dei giovani studenti hanno fatto una raccolta di firme, circa 1.500 perché il problema è sentito. Se un’amministrazione registra solo aumento dei costi perché l’azienda mi chiede +25% e io lo applico, è troppo semplice amministrare così, bisogna intervenire sulle cause. Su alcune non abbiamo possibilità di intervenire, come per l’aumento del greggio, su altre cause che ci competono possiamo intervenire. Quindi questa mozione, oltre che sollevare un problema ormai a tutti noto pone un problema che si riproporrà anche il prossimo anno. Quindi credo che parlarne non faccia male.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Vorrei fare preliminarmente una richiesta di verifica alla segreteria del Consiglio, perché su questa questione ci sono stati vari documenti ispettivi: interpellanze, interrogazioni che abbiamo proposto come gruppi consiliari, anche come Alleanza nazionale. Se potessimo accorpare la discussione, possiamo così licenziare anche atti ispettivi che sono nell’elenco ormai infinito, perché non riusciamo mai a smaltirne più di una certa quantità. Chiedo pertanto alla segreteria di fare una verifica, dando per licenziati almeno i nostri due atti: interrogazioni e interpellanze proposte legate al tema dell’aumento della tariffe di trasporto pubblico locale.
Con quegli atti ispettivi si chiedeva il perché di questo meccanismo, che tra l’altro con il collega Castelli, con il collega D’Anna che ha partecipato anche a una manifestazione dei giovani della destra politica, sollevammo.
Questi carichi vengono tutti posti in senso unilaterale, perché il ragionamento che si è fatto, la spiegazione che si è voluta dare da parte dell’assessorato, erano relativi alla difficoltà da parte delle imprese a sostenere un gap, una differenziazione tra i costi e i ricevi che ormai non poteva essere più sopportabile.
Con questo aumento del 25% in pratica poniamo a carico dell’utenza tutto il peso di questa manovra correttiva, che dovrebbe bilanciare costi che sono per le imprese di trasporto non più sostenibili.
La perplessità sta su questo: come mai questa percentuale stabilita nel 25% è stata tutta posta a carico degli abbonamenti, degli studenti, dei pendolari, dei lavoratori e non vi è stata una compartecipazione da parte di coloro che poi sono soggetti, attori, protagonisti del sistema del trasporto pubblico locale? Peraltro sostenuti in maniera forte dalle casse pubbliche. La Regione Marche ha 60 milioni di euro circa all’anno di contribuzione per sostenere il trasporto pubblico locale e il sistema congegnato: bacini di utenza, consorzi che si sono unificati e quanto altro previsto dalla nostra normativa che in itinere ha avuto varie vicende, vari sviluppi e una definizione che è quella attuale.
La protesta che è venuta e viene fortemente da tanta parte della nostra comunità territoriale riguarda questo: avere scaricato in maniera forte, violenta, diretta — il 25% rispetto allo scorso anno, senza gradualità — tutto su categorie da tenere in stretta considerazione, perché sono per lo più fasce sociali da difendere: studenti, lavoratori, pendolari, pensionati e quant’altro. A parte le esenzioni e la questione sulle esenzioni che ci portò lontano, sull’antifascismo, a parte le questioni delle categorie che sono esentate, la fascia di popolazione marchigiana colpita da questo provvedimento è estesissima, riguarda il 90% di coloro che sono i fruitori del servizio pubblico di trasporto.
La protesta viene da questo.
Ci risulta inoltre che le problematiche maggiori le abbiano avute alcune società di trasporto, non tutte. Si è cioè tarata l’applicazione di questa maggiorazione — peraltro dirigista, perché c’è stata una delibera di Giunta che ha scatenato tutta una serie di conseguenze anche a livello locale, cioè tutti i Consigli comunali hanno votato affinché le loro società di trasporto adeguassero i prezzi e le tariffe in maniera automatica — su esigenze e indicazioni venute da alcune aziende di trasporto, non dalla totalità. Su questo l’assessore dovrebbe fare chiarezza, perché il 25% è un quarto di quella che era la tariffazione ultima ed è effettivamente un’operazione assolutamente costosa, onerosa e gravosa sotto un profilo sociale.
Bene ha fatto il collega Viventi — ma richiamo anche gli altri atti che abbiamo tutti presentato: come An siamo intervenuti con atti ispettivi specifici — a chiedere che la Giunta regionale riveda questo tetto applicato erga omnes da Pesaro ad Ascoli Piceno, perché tutti coloro che hanno avuto a che fare con questo tipo di delibera, hanno “dovuto”, comunque, adeguare le loro tariffe a prescindere dall’andamento locale dei bilanci, dei costi e del differenziale tra costi e ricavi.
Noi siamo d’accordo a votare la mozione e aspettiamo anche quella che poi sarà la risposta dell’assessore su questo tipo di considerazioni che abbiamo svolto.

Presidenza del Presidente
RAFFAELE BUCCIARELLI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che sia estremamente pertinente la mozione Viventi, che riprende e sviluppa in maniera più organica concetti che sono stati espressi dal sottoscritto in diverse occasioni, sia per quanto riguarda il trasporto su gomma che su rotaia, ma anche per quanto riguarda il trasporto di un settore particolare della nostra realtà regionale. Mi riferisco ai pendolari, a questo esercito di uomini, donne, cittadini delle Marche costretti tutti i giorni, a causa della configurazione della regione, a sobbarcarsi l’onere e la fatica di un viaggio su mezzo pubblico.
Pendolarismo che non ha trovato nella Regione un interlocutore attento, capace di cogliere il disagio e di approntare provvedimenti adeguati. Da alcuni anni a questa parte assistiamo al rincaro selvaggio del costo del trasporto pubblico, sia riferito alle ferrovie — è dell’anno scorso l’aumento del costo dei biglietti ferroviari — sia al trasporto su gomma (quest’anno l’aumento è stato quantificato nel 25%). Condivido anche l’analisi che è stata fatta, perché in questo modo la Giunta regionale e il sistema delle autonomie locali, che compartecipa in qualche misura a queste scelte, sono responsabili e hanno compiuto un’operazione inaccettabile dal punto di vista politico-amministrativo, scaricando sull’utente la responsabilità della loro incapacità di affrontare questo aspetto. L’ho detto per l’aumento del biglietto ferroviario, l’ho detto per l’aumento del biglietto dei bus. Ciò dentro una logica perversa di un rapporto Regione-società di autolinee che sacrifica la funzionalità del servizio e l’interesse dei cittadini. bastava, quest’anno, ritoccare l’intervento regionale o comunque misurare l’intervento regionale alla qualità del servizio per evitare che i cittadini dovessero sostenere l’aumento dei costi denunciato. Da questo punto di vista il giudizio mi sembra sia estremamente chiaro ed è condivisibile la richiesta del consigliere Viventi che faccio mia ma che credo appartenga a tutta l’opposizione, di ritiro della delibera della Giunta regionale del 31 luglio scorso.
Così come è utile l’invito ad un lavoro serio e organico.
Vorrei però tornare sull’aspetto dei pendolari. Ci sono viaggi e viaggi. Ci sono i viaggi di piacere e i viaggi di non piacere. Chi viaggia per svago, per andare a visitare luoghi, per fare shopping od altre cose, affronta una situazione del tutto particolare, ma chi è costretto a usare il mezzo pubblico per andare da Civitanova ad Ancona, da Pesaro ad Ancona, da Ascoli ad Ancona per andare a lavorare, o, peggio, le migliaia di studenti marchigiani costretti a viaggiare dai loro paesi alle grandi città per esercitare il loro diritto allo studio, devono essere messi nelle condizioni di poter contare su un servizio di trasporto efficiente, efficace e a basso costo. E’ allora bene che il principio del diritto allo studio in questa regione venga affermato una volta per sempre. Non è giusto che il figlio di un cittadino della costa non spenda una lira per andare a scuola e il figlio di un cittadino delle zone interne sia costretto, oltre ad affrontare i disagi di un disagio, anche a sostenere un onere per esercitare il diritto allo studio. Bisogna che su questo piano ci sia un’azione regionale per ridurre del 50% il costo degli abbonamenti e dei biglietti per il pendolarismo studentesco. Assessore, le richiamo il fatto che esiste una convenzione in base alla quale i dipendenti regionali hanno un beneficio, anche se minimo, rispetto al costo del biglietto. Gli studenti marchigiani sono meno importanti dei dipendenti regionali o di qualsiasi altra amministrazione pubblica?
Il problema del pendolarismo vale per tutti, per chi è costretto a subire il mezzo di trasporto per esercitare il proprio diritto al lavoro e allo studio, e deve essere affrontato in termini di grande disponibilità da parte della Regione. Una grande Regione, una grande Giunta regionale che si faccia carico delle problematiche della società civile è anche capace di offrire questa risposta al bisogno dei marchigiani.
In questo senso un tavolo di concertazione che metta Regione, sistema delle autonomie locali, associazioni dei consumatori, organizzazioni sindacali nella condizione di affrontare questo problema ed esprimere un giudizio, credo sia la cosa più utile che lei possa fare in questi tre anni di legislatura che rimangono, per arrivare ad un progetto condiviso di revisione dell’intervento regionale in questa materia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Mi sembra che su questo tema del trasporto pubblico locale, al di là delle questioni poste, stiamo affrontando un dibattito, anzi dovremmo riaprire un dibattito, riprendendo dal fondo le questioni che riguardano questo settore. Noi siamo convinti che rispetto al trasporto pubblico l’obiettivo fondamentale è quello di riconquistare utenza, perché i dati che abbiamo in generale sull’utilizzo del mezzo pubblico fa ridere nelle Marche, in altre regioni, in Italia e noi siamo anche convinti che la riconquista dell’utenza sul trasporto pubblico è basata essenzialmente su un punto, posto che il trasporto pubblico debba continuare a rimanere un servizio sociale, io ritengo sempre meno sociale rispetto a qualche decennio fa, perché c’è un incremento spaventoso del mezzo privato, quindi non si capiscono bene le cose.
L’aumento dell’utenza c’è se migliora il servizio e aumenta la qualità a tutti i livelli: dei mezzi, delle coincidenze, quindi, complessivamente, del servizio. Lo dico non tanto in polemica con la mozione che contiene delle parti importanti. Noi abbiamo registrato, sul trasporto pubblico locale, una diminuzione costante delle risorse, tant’è che qualche anno fa passò la parola d’ordine di riforma del trasporto pubblico a risorse calanti: nel momento in cui c’è la necessità di aumentare la qualità del servizio, ci rendiamo conto che dobbiamo farlo con una riduzione di risorse, al punto tale che si è raggiunta non solo la preoccupazione che il sistema non regga ma mi pare di capire che oggi, nelle Marche, l’equilibrio finanziario del trasporto pubblico e privato mostri un buco consistente che mette a rischio il servizio del trasporto pubblico in questa regione, così come altrove.
Non si tratta di difendere le aziende, né private né pubbliche, ma è evidente che siamo a conoscenza di un documento, anche abbastanza recente, con il quale si è chiesto di far fronte a questa esigenza e si tratta di 9-10 milioni di necessità per tornare ad avere un equilibrio tale che possa permetterci di rilanciare il servizio di trasporto pubblico, anche perché nelle Marche, per effetto della finanziaria 2004 oltre che dei vecchi “decreti Burlando”, si è scelto di passare dalle concessioni alla concorrenza nel sistema, utilizzando le concessioni in house, attraverso le aziende pubbliche maggioritarie o le gare. La Provincia di Pesaro ha scelto la gara, altri enti hanno scelto un’altra cosa.
Anch’io mi associo nel sollecitare la Giunta rispetto ad alcuni punti, perché per tenere in equilibrio le aziende erano due-tre i canali possibili. Uno era quello di tagliare i servizi ma credo che sarebbe una controindicazione: chiediamo più qualità, più servizi, non possiamo agire su quella leva, perché è complicato. Potremmo agire sul livello dei corrispettivi, però anche qui il sistema di flusso finanziario in calo ti mette in condizioni di non poter appesantire nessun bilancio. La cosa sulla quale si è potuto agire — perché tra l’altro riguarda una regione che rispetto alle altre confinanti o al resto d’Italia che passa da 0,80 a 1 euro, in qualche modo si allinea al prezzo medio di un biglietto in altre realtà — è stata l’aumento del costo del biglietto, ma in realtà recuperiamo su quel fronte. Capisco che c’è una categoria, in modo particolare — gli studenti — che ve tutelata, non c’è dubbio, poi ce ne sono anche altre. Anche perché, attraverso l’aumento del 25% del costo del biglietto, da 0,80 a 1 euro, che recupera 4 milioni di euro, rispetto all’ulteriore delibera della Giunta regionale che interviene con una serie di agevolazioni per alcuni settori quei 4 milioni se ne vanno, quindi la difficoltà rimane.
Ecco perché credo che accogliere semplicemente la mozione, senza tornare con altre forme, magari creative, per ridiscutere, nell’insieme il sistema di trasporto pubblico locale extraurbano di questa regione, incrementando il rapporto ferro-gomma, utilizzando gli strumenti che abbiamo, non sia possibile. Tornare indietro oggi, ritengo sia semplicemente un’azione che non va a cogliere al fondo il problema del trasporto pubblico di questa regione.
Certo è che una categoria quale quella degli studenti, subisce un contraccolpo più forte.
Ho cercato di dire che su questo tema una riflessione profonda va fatta. In questo quadro non possiamo accogliere la mozione presentata dal consigliere Viventi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Riparto dalle parole del consigliere Ricci, il quale, a chiusura del suo intervento, dice “bisognerebbe ridiscutere”. Credo che se tanti problemi sono sorti, ciò è avvenuto proprio perché non si è discusso, in precedenza. Non è un caso che tra mozioni e interrogazioni vi sono diversi atti che riguardano questa problematica. C’è stata anche una manifestazione di fronte alla sede del Consiglio regionale qualche settimana fa: credo che questo sia significativo di un disagio che questa delibera ha causato non solo agli studenti ma a tutti coloro che vogliono utilizzare il mezzo pubblico.
Il problema sta qui, nel senso che al di là dell’aumento, al di là delle discussioni che sono state fatte sul diritto allo studio o sulle problematiche che vivono soprattutto le popolazioni dell’entroterra, credo che una delibera come questa comporti anche un disincentivo all’utilizzo dei mezzi pubblici, invece dovrebbe essere una priorità in una regione che, come tante altre, vive il problema delle polveri sottili, un problema per il quale si sta facendo ben poco, un problema che deve essere affrontato e che potrebbe vedere una soluzione parziale anche in un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici.
Quello che sta succedendo in alcune realtà è che diverse persone che magari in passato utilizzavano l’auto, poi si erano convertite ai mezzi pubblici, ora stanno tornando indietro, perché con un aumento corposo come questo non è casuale che alcune persone si mettano di nuovo insieme utilizzando l’automobile a turno per raggiungere il posto di lavoro o di studio. Cedo che questo sia un clamoroso autogol che ci porta indietro nella strada dell’utilizzo dell’automobile, quando invece credo sia opportuno incentivare, non disincentivare i mezzi pubblici, altrimenti corriamo veramente il rischio, nei prossimi anni, di trovarci bloccati sulle strade appena usciti di casa.
Come spesso accade c’è anche la beffa. Nell’interrogazione che ho presentato nell’ottobre di quest’anno io ho segnalato anche un caso particolare, che è emblematico di quello che può succedere proprio a coloro che vivono e lavorano nell’entroterra. In una frazione di Serravalle di Carda, in comune di Apecchio, vi sono studenti pendolari che gravitano su Città di Castello, che è in territorio umbro, praticamente sono costretti a pagare due tariffe in quanto c’è questo problema con la Regione Umbria. Morale della favola: oltre all’aumento previsto dalla Regione c’è stato un ulteriore aumento con tutto quello che ne consegue, tanto è vero che a conti fatti, invece di pagare i 38 chilometri — distanza da Serravalle di Carda a Città di Castello — vengono loro conteggiati 60 chilometri. E’ un ulteriore segnale che dice che questa delibera è stata fatta solo per motivi squisitamente di cassa, non ha voluto tener conto di realtà che sono presenti sul territorio della nostra regione che vede sulla costa le più grandi città ma che vede nell’entroterra dei presidi importanti che non vanno assolutamente sviliti. Non è un caso che nella provincia di Pesaro e Urbino tra qualche giorno ci sia anche un referendum di parte dei Comuni che se ne vogliono andare con la Romagna. Una delle motivazioni è anche quella del trasporto: quando ci sono delle persone che vivono in Val Marecchia e per qualsiasi necessità si devono rivolgere alla Regione Emilia Romagna e addirittura il prefisso telefonico è quello di Rimini, quando andiamo a gravare ulteriormente con questi aumenti e allo stesso tempo penalizziamo anche buona parte dei territori dell’entroterra con la privazione, in alcuni casi il ridimensionamento anche delle strutture sanitarie, ecco che contribuiamo allo spopolamento di quell’entroterra di cui tutti parlano come ricchezza, come valore aggiunto, ma che nei fatti non viene tenuto assolutamente in considerazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. E’ importante che questo Consiglio affronti le problematiche del trasporto pubblico, del trasporto pubblico su gomma, perché compito della Regione è, in questa fase, quello di governare il passaggio ai gestori unici provinciali, sia con l’affidamento in house che con la gara come ha scelto la Provincia di Pesaro e Urbino. Le possibilità richieste in tutti questi interventi che ho sentito, di riorganizzazione, possono venire solo dai contratti che scaturiranno dagli affidamenti ai gestori unici, perché attualmente abbiamo concessionari che lavorano con concessioni separate, non integrate tra di loro e non sono neanche obbligati a integrarle tra di loro. Successivamente, al di là della modalità dell’affidamento, i concessionari di ogni ambito, di ogni bacino — che sono provinciali — dovranno garantire la stessa quantità di chilometri, però all’interno di un piano di bacino provinciale, cioè le Province disegnano le necessità dell’utenza, disegnano le interconnessioni tra i vari tipi di vettori, disegnano le rotture di carico e questo è un aspetto importante, perché attualmente, a seconda dei rapporti di forza consolidatisi anche con rapporti politici privilegiati o meno o con i gestori, ogni paese di collina aveva corse dirette con il capoluogo provinciale o regionale.
Quando ero assessore provinciale ai trasporti, ho redatto il piano di bacino del trasporto pubblico ove sono previste rotture di carico, ad esempio a Jesi, per tutti i paesi della collina della Vallesina, così che si possono aumentare i collegamenti dei paesi con Jesi nel bacino di Ancona, e da lì tutti vengono collegati con Ancona, anche con un percorso più veloce.
Tutto questo discorso di integrazione, di aumento del chilometraggio è possibile con questo nuovo momento che parte da qui. Basti pensare che questo piano di bacino, solo con le sovrapposizioni che prima c’erano tra i vari concessionari, ha ridotto, su 8 milioni di chilometri di trasporti, 1,5 milioni di chilometri in sovrapposizione. Questo solo lavorando le concessioni separate. Sulla tratta Ancona-Senigallia c’erano diversi vettori — Bucci, Cotran ecc. — e su tutte le tratte ogni concessionario aveva una fermata diversa. Con lo stesso biglietto attualmente non si può salire sui mezzi degli altri concessionari. Tra sei mesi qualunque vettore che cammini su ogni bacino provinciale, dovrà avere un unico biglietto, vi sarà una tariffazione unica, prevedendo una modalità integrata tra diversi vettori, per esempio gomma-ferro.
Ho visto diverse delibere della Giunta con le quali si finanziano studi per la bigliettazione automatica, fondi per la pubblicazione degli orari, studi per la qualità del servizio. Tutto questo, sarà, dopo, all’interno del contratto di servizio. Quindi le risorse aggiuntive potranno poi essere usate in maniera diversa per le reali emergenze. Il contratto di servizio che si andrà ad attivare sarà omnicomprensivo, con un piano di sviluppo che prevede il miglioramento delle fermate, la previsione di paline elettroniche, l’obbligatorietà dell’esposizione degli orari, l’utilizzo del trasporto pubblico da parte dei portatori di handicap, perché attualmente non è regolamentato in alcun modo. Invece, secondo me, è obbligatorio che all’interno dei contratti i gestori pubblichino orari nei quali le corse sono accessibili. Attualmente, se un portatore di handicap va a una fermata, deve sperare nel buon caso che sia quello un autobus fornito di pedana, che ci sia un operatore disposto ad aprire quella pedana, perché gli operatori spesso non sono in grado di aprire la pedana. Quindi potranno essere fatti una serie di interventi che permetteranno, con il nuovo contratto di servizio, di far svolgere alla Regione quel ruolo di coordinamento che le è proprio. Attualmente non siamo nella condizione di governare la questione del trasporto pubblico. Questo terminerà a giugno e ci permetterà, per esempio, di trasferire fondi sui parcheggi scambiatori e su altre politiche della mobilità.
Quindi è importante, questo periodo — e faccio gli auguri all’assessore — per governare il cambiamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione della seduta.

Il Consiglio approva

Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Intervengo anzitutto per dire che oltre alla mozione di cui stiamo discutendo, anche il sottoscritto aveva presentato una mozione sullo stesso argomento.
Nei giorni scorsi, quando la Giunta regionale ha organizzato un convegno per parlare di trasporto pubblico locale — l’assessore Marcolini mi ha anche sollecitato ad essere presente, ma purtroppo avevo un concomitante incontro della Casa delle libertà — abbiamo fatto partecipare dei nostri esponenti. Sostanzialmente noi ribadiamo il concetto che in questa regione non c’è un piano dei trasporti. Stiamo intervenendo a pigia, sanando situazioni che si verificano sul territorio ma non abbiamo una vera, effettiva programmazione, non abbiamo fatto una politica di rivisitazione di tutte le linee che dobbiamo sostenere. Abbiamo degli eccessivi consumi dei mezzi di trasporto che operano sul territorio, abbiamo sovrapposizioni, abbiamo scollegamenti di trasporti, che non sono funzionali né all’aeroporto, né alla rete infrastrutturale che abbiamo creato, quindi necessita un approfondimento. La IV Commissione ha chiesto alla Giunta di avere un quadro più chiaro di quello che sta avvenendo. Purtroppo ancora non siamo stati messi in condizioni di avere una risposta, una piattaforma su cui iniziare, magari lateralmente agli atti dovuti che la Commissione deve liquidare, una discussione, un approfondimento in tema di trasporti.
Questa Regione ha legiferato al contrario, nel senso che si è occupata di dare agevolazioni totali, quindi non pagamento di servizi, anche in modo poco chiaro, e non ritorno sulla polemica degli antifascisti, una cosa stupida avvenuta in questa regione, ma anche su altri elementi che sono difficilmente controllabili, come donne incinta ecc. Sono d’accordo sulla concessione delle agevolazioni, però sono delle esclusioni che vanno a colpire nel mucchio, senza una effettiva valutazione delle esenzioni. Questa Regione ha legiferato in questo senso, scaricando poi sulle imprese di trasporto pubblico locale i relativi costi senza avere preso coscienza prima di cosa, in termini economici, queste agevolazioni avrebbero comportato. Questa è una programmazione alla cieca, una cosa che si fa in periodo pre-elettorale, ma subito dopo le elezioni prima si fa un aumento dell’8,5% e successivamente addirittura del 25%. Pensiamo che questo sia razionale? Ci sono giovani che fanno chilometri e spendono centinaia e centinaia di euro all’anno per raggiungere la scuola che è un servizio essenziale, primario. Molti si sono visti aumentare di 100-200 euro il costo dei servizi di trasporto. O è cattiva gestione o è cattiva programmazione, ma non possiamo scaricare sull’utenza finale il costo di questi disservizi e della mancanza di programmazione. Non abbiamo fatto investimenti negli ultimi dieci anni, viaggiamo con pullman da 60 posti dove vi sono 8 studenti da trasportare, senza avere fatto uno studio sui consumi, sulla effettiva necessità del trasporto, sul mezzo da utilizzare.
Questo noi chiediamo, in un’ottica non di demagogia politica, un’espressione che voi sapete fare benissimo, ma in un’ottica di responsabilità, perché oggi bisogna cominciare a parlare di responsabilità. Voi state facendo una finanziaria che sta colpendo non solo il ceto medio ma anche il ceto meno abbiente. Se poi ricollegate questo alla carenza di risorse per il trasporto pubblico locale, con 100-200 euro in più per ogni famiglia, con la riduzione dell’Irpef che incide per 100 euro, cosa resta di quella riduzione di cui vi vantate?
Siamo a disposizione per rivedere questa cosa, non in un’ottica demagogica, perché neanche oggi stiamo intervenendo in un’ottica di demagogia ma in un’ottica di proposta e di rivisitazione. Vediamo se possiamo togliere sprechi da altri settori, perché questo bilancio regionale è gravemente infetto da sprechi. Se l’avessimo fatto noi, se il Governo Berlusconi avesse aumentato del 25% le tariffe, i sindacati dove sarebbero? Cosa ci avrebbero detto? In questa regione è passato tutto inosservato, perché è stato tutto ammantato, è stato tutto pilotato. Non è giusto per i marchigiani quello che state facendo e io vi chiedo di approvare questo ordine del giorno che va a sanare un atto d’imperio che è stato fatto. La mia mozione andava nella stessa direzione di quella di Viventi. Ripartiamo, riorganizziamo, facciamo queste benedette gare alla fine, perché è anche scaduto il tempo che abbiamo autonomamente allungato.
Mi sono accalorato su questo tema, soprattutto perché ritengo che tutto si stia facendo proprio sulla pelle dei cittadini. Non è vera questa vostra vicinanza al mondo della scuola, a favorire la scuola, l’insegnamento, l’apprendimento. Bisogna che rivisitiate queste vostre affermazioni che sono solo a parole ma che poi, nei fatti, non si traducono in interventi specifici. Qui dentro c’è la contraddizione enorme degli annunci, del dire di voler fare, ma poi la realtà è completamente diversa. Prendetevi le vostre responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Avevo presentato un’interpellanza per segnalare un disservizio che poi è stato prontamente sanato, quindi devo anche dire che la funzione dei consiglieri, quando producono atti ispettivi, viene presa in considerazione. Comunque questo tema va affrontato seriamente, quindi come mio stile chiedo all’aula e ai presenti un intervento, anche successivo, per rivedere le linee programmatiche del piano dei trasporti e per dare anche forza all’assessore nella costruzione di un percorso definito per garantire i servizi ai nostri cittadini, guarda caso quei cittadini che vivono nelle fasce dell’entroterra, che hanno maggiori bisogni e minori risorse. A volte questi disservizi si consumano esclusivamente su questi territori, quindi visto che continuo a ripetere nei miei interventi che la perequazione e la sussidiarietà vanno perseguite in queste aule con certezza di risorse ma programmando, come richiamato negli interventi precedenti anche una corretta gestione dei trasporti, invito a non sprecare risorse inutilmente, gasolio, vedendo autobus vuoti che girano. Bisogna anche dare flessibilità a queste aziende affinché possano organizzarsi con strumenti diversi, perché non si può far girare un mezzo da 60 posti per tre persone, facciamo girare un mezzo funzionale a quel tipo di utenza, in modo che i costi si riducano in determinate aree e vengano trasferiti alle tratte congestionate piene, sovraccariche in alcune ore del giorno.
Il servizio è importantissimo: far pagare tutti per far pagare poco a tutti, perché le esenzioni a volte sono éscamotages che non servono a garantire la certezza e la correttezza. Aiutare le fasce più deboli, che sono quelle che usufruiscono del trasporto. Alla stessa stregua, dare qualità al servizio di trasporto pubblico è fondamentale per garantire nei settori dove si utilizza questo mezzo anche da parte di persone che si affacciano all’entroterra, nelle zone montane e collinari, per l’agriturismo. Chi arriva all’aeroporto o alla stazione di Ancona, poi non sa come raggiungere l’entroterra per usufruire dei servizi turistici che questo entroterra offre. Quindi la qualità del servizio deve essere globale, economicamente sostenibile, ma soprattutto di qualità, per dare questa opportunità di crescita anche allo sviluppo economico.
E’ difficilissimo conciliare tutto ma con un serio ragionamento unitario le forze di maggioranza e di opposizione possono confrontarsi ed esprimere un documento che dia forza a questa azione. Quindi questo atto è solo l’inizio di una discussione che dovrà essere continuata per la revisione dell’atto di programmazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Ho avuto notizia che nei giorni scorsi si è svolta presso il Comune di Ancona una riunione presenti il sindaco, vari esponenti di Conerobus e della Regione, nella quale si è quasi deciso un forte taglio nei trasferimenti, anche in previsione della prossima legge finanziaria in approvazione. Il Comune di Ancona si è premunito prevedendo di tagliare trasferimenti a Conerobus per 620.000 euro. Questo comporterà una forte riduzione delle corse e una riduzione di 20 unità nella pianta organica.
Una sottolineatura. Sento sempre, negli ambienti della sinistra e leggo nel vostro programma elettorale la cancellazione della “legge Biagi”, il famoso precariato, salvo poi, nelle società partecipate e nelle società pubbliche fare voi un uso smodato del lavoro precario e Conerobus è un altro esempio di questa forma di lavoro che voi deprecate continuamente pubblicamente, salvo poi accedervi in maniera massiccia e farne un uso consistente. Segnalo questo soltanto per dimostrare come la coerenza non trova rispondenza presso gli ambienti di centro-sinistra.
Assessore, queste sono le cifre che mi sono arrivate: -620.000 euro di trasferimenti dal Comune di Ancona a Conerobus, una riduzione di 20 unità nella pianta organica di Conerobus che con questi minori trasferimenti alla città di Ancona e con questa riduzione delle corse non servono più.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Penso che non sia un caso che pur trattandosi di una mozione il dibattito sia stato così largo e appassionato. E’ raro vedere un fervore, una passione a un’ora così avanzata del mattino su un argomento trattato non in un atto amministrativo o in una legge. Penso quindi che bisogna riconoscere da parte dei proponenti la mozione, come di tutti quelli che sono intervenuti nel dibattito, una preoccupazione che con senso di responsabilità voglio cercare di organizzare, tentando di dimostrare quello che stiamo facendo, sapendo che c’è sempre un bisogno eccedente rispetto alle possibilità della pubblica amministrazione e questo è uno dei casi più eclatanti. Vorrei dire con il consigliere Ricci, che l’alternativa che avevamo di fronte era quella, seguendo una logica di mercato che qualcuno dell’opposizione invoca e poi contesta, di vedere materialmente che cosa ci potevamo permettere con i 61 milioni di euro a disposizione del trasporto pubblico su gomma.
L’alternativa poteva essere aumentare le tasse, la fiscalità generale. Non era invece declinabile la possibilità — perché non siamo in un regime sovietico — di obbligare le aziende — pare che la preoccupazione di qualcuno degli intervenuti sia quella di un’azione vessatoria nei confronti delle aziende — a servizi invariati con un sistema dei costi che nel frattempo, in questi anni, era aumentato considerevolmente e in maniera documentata. Non è soltanto il costo del carburante aumentato del 65% del prezzo alla pompa, ma i contratti collegati al ciclo dell’energia — luce, acqua, gas — i contratti di lavoro, i noli, i rinnovi del materiale rotabile. Quando si dice che la Regione non ha fatto investimenti, ricordo che noi abbiamo rinnovato, con contributo al 75%, 250 autobus. Abbiamo fatto tutti gli investimenti che potevamo permetterci. Abbiamo lavorato sui bilanci delle aziende pubbliche e di quelle private e abbiamo visto che c’era un tendenziale deficit, tra 8 e 10 milioni. Potevamo seguire una logica mercatistica e dire “facciamo il trasporto sulla costa con una linea di penetrazione di 125 chilometri”, e avremmo avuto una linea di bilancio di assoluta tranquillità, ma che avrebbe lasciato fuori un terzo della popolazione e più di metà del territorio.
Voglio peraltro informare che non solo non abbiamo riversato sulle spalle dei cittadini-utenti il costo del trasporto pubblico locale — non lo voglio dire all’amico Giannotti che sicuramente conosce il dato, lo dico più in generale — ma l’invocata richiesta del 50% di abbonamento agevolato per i lavoratori e per gli studenti è già in vigore e ci costa, ogni anno, 2,8 milioni di euro. Abbiamo inaugurato una linea aggiuntiva proprio nella linea di favore del trasporto pubblico rispetto al trasporto privato, di altri 300.000 euro per quello che riguarda i nostri dipendenti, ma che si è aggiunta a tutti i trasportati per motivi di studio e di lavoro, tutti con redditi Isee inferiori a 13.000 euro, già in vigore e allargata, da questo punto di vista, come approfondimento dell’agevolazione.
E’ stata notata e criticata l’ampiezza della delibera sugli aumenti delle tariffe. Vorrei che ricordaste, per esempio, la polemica che il Comune di Ancona, insieme alla Conerobus ha avuto con la delibera della Giunta regionale per le tariffe, perché dalla documentazione portata non soltanto dal Comune di Ancona e dalla Conerobus, si parla di una vera e propria neutralizzazione degli effetti degli aumenti tariffari in termini di allargamento della platea dei beneficiari. Noi siamo certi di non avere neutralizzato l’effetto tariffario. Certo è che l’avere eliminato ogni elemento reddituale facendolo configurare come un diritto di cittadinanza universale, quello dell’invalido civile che non ha più il limite di accesso né di 13.000 né di 6.500 euro, ma a prescindere dal reddito ha il trasporto gratuito, fa sì che in un’ipotesi ventilata sul piano anconetano, per esempio, di 1.400.000 euro di aumenti tariffari, 900.000 vengano assorbiti dalle maggiori agevolazioni, che al di là del folclore e delle polemiche sui perseguitati politici, conosce fasce ampie di esenzione. Parliamo degli invalidi civili, delle puerpere con bambini fino a un anno di età, di categorie socialmente sensibili, per le quali abbiamo avuto, in base alle indagini fatte, una maggiore esposizione rispetto all’utilizzo del trasporto pubblico.
Voglio tornare indietro sul punto dei costi. Il bilancio tendenziale era di 8-10 milioni di deficit. Abbiamo cercato non soltanto una manovra tariffaria che rimetteva in linea la corsa semplice con tutte e quattro le Regioni con cui abbiamo fatto storicamente i confronti, sia l’Abruzzo che il Lazio, l’Umbria e l’Emilia Romagna, ma se dovessimo considerare anche la Toscana, aggiungeremmo addirittura un riferimento maggiore. Quindi c’è stato un recupero brusco, violento — e voglio aggiungere alla vostra preoccupazione la mia — che socialmente ha rappresentato un colpo, una scelta dolorosa per l’Amministrazione. L’abbiamo attenuata allargando notevolmente la sfera delle agevolazioni, abbiamo aumentato gli investimenti su gomma, 8 milioni in due anni, e su ferro: abbiamo acquistato 4 “Minuetto” per un totale di quasi 28 miliardi di vecchie lire. Domenica prossima ci sarà una fermata in più del Milano-Lecce ad Ancona, da domenica riaprirà la corsa Ancona-Roma, da febbraio gli altri due “Minuetto” verranno distribuiti per la nostra regione. Quindi altro che inerzia o stasi nella politica dei trasporti! Una preoccupata analisi ci fa guardare la prospettiva con la necessaria preoccupazione, con la necessaria ansia rispetto a un compito che eccede le possibilità storiche.
In tal senso, consigliere Viventi, se esiste una volontà di discutere di quello che è un incarico che noi stiamo assegnando del nuovo piano regionale del trasporto pubblico locale nelle prossime settimane, l’idea che è stata avanzata dal presidente della IV Commissione nei giorni scorsi di aprire una sessione di discussione nella Commissione, negli organi consiliari competenti sul trasporto pubblico locale regionale trova la più ampia disponibilità, per motivi di rispetto istituzionale ma anche di orientamento politico. Qui vi sono ex assessori provinciali ai trasporti come Mirco Ricci, come Massimo Binci, gente che si è appassionata concretamente alla soluzione concreta dei problemi anche all’opposizione, senza pregiudizi. Su questo versante, se c’è un atto politico qualificato di lavoro comune che passi attraverso il ritiro della mozione, da parte della Giunta, da parte del sottoscritto, c’è la disponibilità ad aprire una sessione di confronto con tutte le componenti consiliari in Commissione per addivenire ad un indice ragionato, più ricco e più informato sulle posizioni del trasporto pubblico.
L’ultima considerazione riguarda il quadro che noi abbiamo di fronte. Nella legge finanziaria, che è piena di strettoie e di vicoli che finiscono con il chiudersi improvvisamente in termini di risorse finanziarie, un piccolo spiraglio viene lasciato al trasporto pubblico locale. Speriamo che la discussione al Senato riapra questo capitolo. Siamo impegnati nel coordinamento nazionale degli assessori ai trasporti per un potenziamento della modalità pubblica, siamo in stretto collegamento con gli assessori e le amministrazioni provinciali che sono le delegatarie del trasporto pubblico locale per potenziare l’intervento e per indirizzare, attraverso la redazione dei piani urbani del traffico e dei piani urbani della mobilità, un quadro ragionato di privilegio del trasporto pubblico e di deterrenze, quindi anche di censura, in termini monetari, del trasporto privato, a partire dall’accesso ai parcheggi, ai luoghi vicini di lavoro, stabilendo un piano d’orario concordato e anche un accesso agevolato per chi viaggia su mezzi pubblici o su mezzi privati con più di un passeggero a bordo.
Su tutto questo e sulla linea prospettica di programmazione regionale sottolineo la disponibilità al fare senza pregiudizi, perché il problema è civilmente riconosciuto come generale e quindi non può essere appannaggio di una maggioranza o di una minoranza. Come per la sanità abbiamo un problema particolarmente importante che a mio avviso può essere, se c’è la disponibilità di tutti, discusso e condiviso nelle linee fondamentali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. E’ ragionevole chiedere il ritiro della mozione per riprendere la discussione in piena disponibilità a ridiscutere del sistema trasporti pubblici, anche perché penso che nel frattempo le Province avranno la delega piena in materia di trasporto pubblico, quindi siamo in dirittura finale verso la riforma. Bisogna verificare una serie di realizzazioni dei piani di bacino delle Province stesse. Mi riferisco ai piani della mobilità, che sono fra l’altro connessi con quelli dei trasporti delle Province e dei Comuni. Mi riferisco alla verifica se siamo riusciti o meno a costruire progetti veri di integrazioni modali fra ferro e gomma. Mi riferisco al fatto se le sovrapposizioni siano state davvero tolte dal piano dei trasporti. Mi riferisco al fatto che ci sono ancora — forse meno, perché un po’ di lavoro è stato fatto — linee che corrono ancora con pochi passeggeri. Inoltre, verificare se anche attraverso le gare a Pesaro o gli affidamenti in altre forme in altre realtà, ci siano corrispondenze fra contratti di servizio ed esigenze reali del trasporto pubblico. Ma c’è una materia che al di là della mozione credo sia davvero giusto, a questo punto, per le considerazioni finali dell’assessore Marcolini, riapprofondire. Fra l’altro le aziende di trasporto pubblico le aiutiamo anche, perché il loro problema, oltre che garantire un buon servizio, è anche quello di sopravvivere. Ho la sensazione che le aziende delle Marche siano arrivate a u limite oltre il quale c’è davvero il rischio che implodano per questioni di carattere economico-finanziario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. A me sta anche bene accettare le proposte che venivano adesso dal capogruppo Ds Ricci e dall’assessore Marcolini, di sospendere questa mozione, con l’impegno da parte vostra, come maggioranza, di portare in tempi certi questo argomento in discussione nell’apposita Commissione, in maniera tale che possiamo arrivare a una risoluzione. A me non interessa la demagogia, mi interessa poter raggiungere qualche risultato concreto a favore di quelle fasce sociali di cui parlavamo prima. Quindi la mia disponibilità c’è, come credo ci sia anche quella dei colleghi che su questo argomento avevano presentato altri atti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La mozione Viventi è abbinata alle mozioni n. 100 del gruppo di An e alla n. 103...

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo. La mozione 103 non è abbinata alla mozione presentata dal consigliere Viventi perché non è stata iscritta e non ne è stata chiesta l’iscrizione.

Fabio PISTARELLI. Comunque esprimevo la mia disponibilità a discutere in Commissione sull’intera questione del sistema del trasporto pubblico locale. I documenti potrebbero essere tranquillamente considerati abbinati, perché hanno lo stesso contenuto. Quindi disponibilità, ma in tempi certi. La calendarizzazione dovrà essere compiuta non appena la Commissione si insedia, per evitare che poi vi sia una palude nella quale anche le dichiarazioni di disponibilità si fermino. Siamo disponibili perché dobbiamo raggiungere l’obiettivo di verificare quello che è lo stato, oggi, della situazione del trasporto pubblico locale dell’intero sistema e dare la possibilità, attraverso questa verifica, di mettere mano a quello che è stato un provvedimento che sicuramente ha avuto conseguenze sociali forti, negative, contraddittorie, anche contrastate ampiamente a livello di opinione pubblica. Su questo la disponibilità del gruppo per quanto riguarda la nostra mozione, affinché si porti a risultato del lavoro quello che la Commissione riuscirà ad approfondire e a valutare nel proprio ambito.

PRESIDENTE. Per venire incontro alle varie esigenze, credo che a questo punto sia necessario presentare ed approvare una risoluzione che racchiuda la discussione e la volontà di riprendere la discussione in Commissione così come è stato prospettato, altrimenti anche sul piano procedurale diventa difficile la gestione della materia.
Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Prendiamo atto della volontà di mettere mano a un approfondimento della questione che certamente, come penso anche voi avrete valutato, non è di secondaria importanza. Ritengo però che debba passare anche attraverso una disponibilità della Giunta a rivedere gli atti che sono stati fin qui posti in essere, altrimenti se non c’è questa volontà non ha senso andare in discussione per fare un approfondimento che ha del vago, dell’indefinito. Io sono anche per sospendere la discussione, senza andare al voto. Altrimenti di cosa andiamo a parlare? Partiamo dal principio che c’è da rivedere quello che è stato fatto fino ad oggi, per trovare una soluzione, perché è diventato non sostenibile il costo del trasporto pubblico locale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni, perché in effetti la proposta che viene avanzata di una discussione complessiva sarebbe utile a condizione che si facesse una riflessione seria sulle scelte, sulle prospettive e sugli obiettivi, tenendo conto che per quanto ci riguarda il convegno sui trasporti è stato di grande spessore, molto utile e ha messo in relazione l’intermodalità dei trasporti, i suoi costi, le prospettive, la gestione. Secondo noi, una discussione per prevedere anche soluzioni migliorative alla gestione del trasporto pubblico sarebbe utile. Non la faccio lunga ma siamo in presenza di un trasporto pubblico che, tranne eccezioni, è gestito da autolinee private e il 99% degli aumenti di tariffe deriva dall’aumento dei costi certificati dalle autolinee che gestiscono il servizio, siano private ma anche qualche consorzio pubblico. Si è passati dalle vecchie concessioni agli attuali contratti di servizio, tant’è che la Regione Marche, proprio per i pullman, per le autovetture, per gli autobus ha investito il 75%, quindi il rischio è che se non si fa una progressiva e seria riflessione, la Regione Marche finanzi in maniera impropria un’attività privata, causando anche squilibri alla libera concorrenza.
Quale dovrebbe essere l’obiettivo? Secondo noi quello di verificare in maniera seria e puntuale i costi della gestione, fermo restando che la Regione Marche ha fatto investimenti seri su gomma e su ferrovia e questa riflessione non deve escludere la possibilità di diminuire gli aumenti della tariffe. Noi l’abbiamo chiesto al Presidente Spacca e all’assessore Marcolini, ma questo va fatto d’intesa con una rete di relazioni con le organizzazioni sindacali, con le imprese, con i passeggeri, dando continuità a quel programma citato nel convegno sui trasporti.
Il limite attuale è che nelle Marche, non si è riusciti a costituire una società mista, una grande società mista pubblica e privata che potesse, un domani, fa fronte a delle gare che la legge ha sempre rinviato, affidando con il cosiddetto sistema, quasi sempre, “in house”, ma se domani dovessimo essere obbligati alle gare, le autolinee delle Marche, in grandissima parte private, saranno spazzate via, perché non sono state in grado di capire la necessità di consorziarsi, di mettersi insieme in una società a maggioranza pubblica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. In Commissione avevamo già programmato un incontro con l’assessore per approfondire questi temi. Ritengo che debba essere mantenuto l’impegno. Sui tempi ci si deve mettere d’accordo, perché il giorno 13 avremo il convegno sulla Strass e quindi non sarà possibile, comunque quanto abbiamo definito e indicato sarà sicuramente fatto. Credo che sia un po’ strumentale quanto ha affermato il capogruppo Capponi. Noi votiamo la mozione e siamo contro quello che Capponi ha detto.

PRESIDENTE. Quindi passiamo alla votazione delle mozioni, partendo dalla mozione 124 a cui sono state abbinate le interrogazioni 551, 571, 591 e interpellanza 33 che si intendono quindi discusse. Dopodiché sono state abbinate anche le mozioni 100 e 103.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il Vicepresidente del Consiglio Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Siamo venuti in aula con una posizione critica, da parte dell’opposizione, sulla gestione trasporto pubblico locale, con una posizione difensiva della maggioranza che è in difficoltà di fronte a un dato reale. C’è stata una proposta di mediazione che a me sembrava venire incontro a questa esigenza di continuare il confronto in Commissione, adesso venite a fare un gesto di forza? Vi assumete la responsabilità delle vostre azioni: di fronte ad una richiesta critica nei confronti del trasporto pubblico, soprattutto di fronte alla richiesta di non far pagare ai marchigiani la responsabilità dei vostri errori, la maggioranza di centro-sinistra si assume la paternità di questa responsabilità. Prendiamo atto che siete responsabili dello sfascio del trasporto, che volete che passi questo aumento delle tariffe per i marchigiani. Noi, coerentemente, siamo sull’altra sponda.
Quindi noi votiamo a favore delle mozioni che chiedono il miglioramento del servizio e la riduzione delle tariffe e siamo polemici nei confronti delle altre posizioni che si esprimeranno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Avevo pensato, per un attimo, che si potesse trovare una risoluzione unitaria, invece si cade nelle scelte di poter vedere all’esterno, con tutta la demagogia del caso, il fatto che il problema riguarda la riduzione o l’aumento delle tariffe. Se questo è il tono noi chiediamo di respingere questa mozione, ma nel dibattito noi abbiamo messo tutta la buona volontà per far capire che il sistema dei trasporti va eventualmente ridiscusso nel suo insieme, perché sono in corso anche novità come quella delle gare a Pesaro, delle attribuzioni di competenze alle Province e tanti altri strumenti di pianificazione che vanno ridiscussi. Se il tema, Giannotti, lo vuoi ricondurre semplicemente all’aumento o meno delle tariffe, per giocare la tua partita all’esterno, noi non ci stiamo più.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Chiedo scusa di avervi fatto saltare il pranzo. Con il ragionamento che ho fatto circa 40 minuti fa pensavo di essere stato chiaro. Avevo detto “questa mia mozione è stata presentata dopo che la Giunta regionale aveva già deciso l’aumento delle tariffe”. Quindi non ho l’illusione né sono dotato di una caratteristica di carica populista tale da poter pensare che oggi questa mia mozione potesse essere accolta e quindi tolto l’aumento. Avevo presentato questa mozione per dire che il problema del trasporto pubblico locale è uno degli argomenti di competenza della Regione che assorbono ingenti risorse finanziarie. Dopo la sanità è la voce che assorbe più risorse. Visto che questo comparto necessita comunque di una ristrutturazione complessiva, prendiamo la palla al balzo di questo aumento pesante di tariffe, per dire che se ci mettiamo on l’idea giusta a provare a realizzare un piano di revisione tale che consenta di ottenere dei risparmi, delle economicità di gestione, avremmo — non pi un discorso demagogico ma realistico — anche la possibilità di poter ritoccare quelle tariffe che allo stato attuale l’assessore Marcolini ci ha spiegato, conti alla mano, che non sono ritoccabili, altrimenti le aziende andrebbero in dissesto.
Al di là del fatto che farmi votare questa mozione per dire che io ho chiesto la riduzione delle tariffe e questi “cattivi” del centro-sinistra mi hanno detto di no perché vogliono aumentare le tasse in tutta Italia...

Roberto GIANNOTTI. Non “vogliono”: le hanno aumentate, Viventi, in questo caso.

Luigi VIVENTI. Ti ringrazio per l’ermeneutica che fai del mio pensiero: le hanno aumentate, va bene...
Al di là delle battute, a me interessa relativamente questo aspetto. Noi siamo contrari, voi siete favorevoli, è una delibera fatta ecc. Però se da questa mozione possiamo far scaturire un’occasione di confronto serio per arrivare a cogliere quel risultato che io auspicavo di poter cogliere con la presentazione della mozione, cioè una revisione del piano che potesse anche ridefinire le percentuali applicate alle tariffe, non escludendo anche di rivedere tutti i benefici — perché sono tanti quelli che non pagano, quindi nel novero delle decisioni va messo dentro tutto, altrimenti non ci si arriva — avevo anche detto che sono disponibile a sospendere la mia mozione, a portare tutta la discussione nell’apposita Commissione e mi pare che anche gli altri colleghi di Forza Italia e An avessero dato il loro assenso, tant’è che avevo detto a Giannotti “cominciamo a buttare giù questa risoluzione”. Poi mi sono distratto, perché davo ormai per scontato il raggiungimento di questo risultato, ho sentito l’intervento del presidente della IV Commissione che ha detto “a questo punto votatevi le mozioni”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Abbiamo provato a ragionare nel merito, ma ognuno è rimasto, soprattutto la maggioranza, su posizioni di chiusura. Ne prendiamo atto. Le mozioni sono ben chiare: noi chiediamo che rispetto alla delibera ci sia un ripensamento. Se su questo non c’è margine di discussione votiamo e l’opinione pubblica marchigiana vedrà quali sono le posizioni reciproche. Noi riteniamo che questo passo fatto dalla Giunta regionale, tra l’altro a luglio, in maniera non graduata, anche improvvisa, che ha anche disorientato le stesse forze sindacali che sono intervenute in più di un’occasione su questo, anche se, per magia, quelle posizioni non hanno avuto alcuna conseguenza, non sia da condividere. In qualche caso ci sono scioperi a tamburo battente, in altri casi scioperi o manifestazioni sono soft o non ci sono per niente. Però era scritto anche quello: che la posizione delle forze sociali era negativa, profondamente negativa. Non mi pare, pertanto, che con i nostri documenti abbiamo raccolto chissà quali partigiane posizioni. Sono posizioni serie, di riflessione seria su un sistema complessivo. Eravamo dell’idea che una proposta di risoluzione potesse essere fatta. Certo, se non c’è l’elemento, almeno, della riflessione sul sistema delle tariffe, è una proposta mozzata la vostra, strozzata, perché noi chiediamo che nell’intero sistema possa essere visto anche il sistema delle tariffe, altrimenti di cosa parliamo? Diciamo che i bilanci delle aziende sono in effetti un po’ in rosso, un po’ no. Dobbiamo arrivare anche al punto di definizione complessiva della cosa.
Se su questo siete chiusi e dite che l’aumento delle tariffe va bene, ne prendiamo atto e votiamo di conseguenza.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione n. 124.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la mozione n. 100.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la mozione n. 103.

Il Consiglio non approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,40