Resoconto seduta n.5 del 12/07/2005
La seduta inizia alle 10,35



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 4 del 28 giugno 2005.

(E’ approvato)



Proposte di legge
Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 22 in data 30 giugno 2005, ad iniziativa della Giunta, concernente: «Modifica art. 16, comma 6 della l.r. n. 26/99: norme ed indirizzi per il settore del commercio», assegnata alla III Commissione in sede referente;
— n. 23 in data 30 giugno 2005, ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Ciccioli, D’Anna, Pistarelli e Romagnoli, concernente: «Modifiche alla l.r. 5 gennaio 1995, n. 7: norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria», assegnata alla III Commissione in sede referente;
— n. 24 in data 30 giugno 2005, ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Ciccioli, D’Anna, Pistarelli e Romagnoli, concernente: «Norme in materia di ospedali di montagna», assegnata alla V Commissione in sede referente;
— n. 25 in data 30 giugno 2005, ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Ciccioli, D’Anna, Pistarelli e Romagnoli, concernente: «Istituzione del garante del contribuente regionale», assegnata alla I Commissione in sede referente;
— n. 26 in data 4 luglio 2005, ad iniziativa della Giunta, concernente: «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 24 dicembre 1998, n.. 45, e successive modificazioni, “Norme per il riordino del trasporto pubblico regionale e locale nelle Marche”», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 27 in data 4 luglio 2005, ad iniziativa della Giunta, concernente: «Modifiche alla legge regionale 15 ottobre 2001, n. 20 “Norme in materia di organizzazione e di personale della Regione”», assegnata alla II Commissione in sede referente;
— n. 28 in data 30 giugno 2005, ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Ciccioli, D’Anna, Pistarelli e Romagnoli, concernente: «Norme per la valorizzazione della cultura adriatica e per il recupero della memoria storica dei rapporti tra il territorio marchigiano e le regioni di Istria e Dalmazia», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 29 in data 30 giugno 2005, ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Ciccioli, D’Anna, Pistarelli e Romagnoli, concernente: «Istituzione della giornata dei valori nazionali», assegnata alla I Commissione in sede referente;
— n. 30 in data 6 luglio 2005, ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Ciccioli, D’Anna, Pistarelli e Romagnoli, concernente: «Norme per la realizzazione di strutture da destinare a “Casa del volontariato”», assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 31 in data 7 giugno 2005, ad iniziativa della Giunta, concernente: «Disciplina del Consiglio delle Autonomie locali», assegnata alla I Commissione in sede referente;



Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 4, in data 4 luglio 2005, ad iniziativa della Giunta, concernente: «Deliberazione del Consiglio regionale n. 168/05 “Piano regionale di edilizia residenziale (biennio 2004/2005) – modifica dei termini”», assegnata alla IV Commissione in sede referente;




Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 17 del consigliere Bugaro: «Introduzione del doppio prezzo (lira-euro) nei prodotti al dettaglio”;
— n. 18 del consigliere Bugaro: «Variante alla S.S. 361 Settempedana in territorio del Comune di Osimo “Variante di Bordo”»;
— n. 19 dei consiglieri Pistarelli, Ciccioli, Castelli, D’Anna, Romagnoli: «Ricostruzione post-sisma: mantenimento degli impegni della Regione verso gli “anticipatari”»;
— n. 20 dei consiglieri Procaccini, Bucciarelli: «Trasporto pubblico locale su gomma».;
— n. 21 dei consiglieri Massi, Romagnoli, Lippi, Bugaro, Brini, Ciccioli, Capponi, Giannotti, Pistarelli, Santori, Castelli, D’Anna, Tiberi, Cesaroni, Viventi, Ceroni: «Bilanci dell’Asur regionale, delle Zone territoriali, delle Aziende ospedaliere: analisi della spesa, in particolare dell’indebitamento, verifica dei risultati raggiunti e criteri di risparmio».



Deliberazioni inviate dalla Giunta regionale

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 723 in data 13 giugno 2005, concernente: «Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31/2001 – prelevamento dal fondo di riserva per spese obbligatorie del bilancio di previsione per l’anno 2005 – Euro 59.000,00»;
— n. 831 in data 30 giugno 2005, concernente. «Art. 26 della l.r. 24.12.2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese – Euro 3.844.328,28».



Prime linee del programma di legislatura
dell’ufficio di presidenza

PRESIDENTE. Comunico inoltre che l’Ufficio di presidenza sta procedendo alla definizione del proprio programma di attività relativo all’VIII legislatura regionale.
Tale programma prevede le iniziative, le metodologie, le misure organizzative , le attività di supporto, coordinamento, indagine, studio e ricerca da intraprendere con riferimento particolare:
— alle riforme istituzionali che devono completare il nuovo ordinamento regionale, e cioè alle proposte di legge relative al Consiglio delle autonomie locali e al Consiglio regionale dell’economia e del lavoro, al regolamento interno, agli eventuali adeguamenti della legge elettorale e dello stesso Statuto regionale;
— al migliore svolgimento dell’attività legislativa, d’indirizzo e controllo, da parte delle Commissioni consiliari e del Consiglio;
— alla prosecuzione dell’esperienza relativa all’osservatorio sulla realtà marchigiana, ritenuta essenziale per il più adeguato svolgimento delle funzioni proprie del Consiglio, attraverso le indagini sull’evoluzione della struttura socio-economica della nostra regione;
— ad una progettualità specifica attinente al ruolo del Consiglio quale organo di rappresentanza e collegamento con le diverse culture ed espressioni sia all’interno che all’esterno della realtà regionale. In tale contesto sono state intanto individuate alcune tematiche, quali quelle della “Pace”, dei “Giovani”, della “Comunicazione ed informazione istituzionale“, delle “Reti istituzionali” da realizzare sia all’interno della regione, che in ambito nazionale, che infine con realtà istituzionali estere, a partire dai Balcani e dall’area euromediterranea;
— alla verifica, d’intesa con la Conferenza dei presidenti dei gruppi, della normativa concernente i gruppi stessi e lo status dei consiglieri, al fine di una sua eventuale riformulazione, alla luce dei mutamenti a carattere istituzionale intervenuti;
— al completamento del processo di riorganizzazione degli uffici, avviata con la legge regionale n.14/2003 e all’attivazione degli organismi di consulenza tecnica ivi previsti (Comitato di controllo interno e di valutazione, Comitato consiliare per la legislazione ed il controllo);
— alla definizione del problema della nuova sede del Consiglio regionale.
L’attuazione degli obbiettivi programmatici indicati sarà oggetto di azioni e progetti specifici, che verranno man mano messi a punto e resi noti; essa si realizzerà con il supporto delle risorse e delle professionalità interne, e, in carenza, attraverso l’attivazione di collaborazione e di consulenti esterni.




Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Sartori.




Sull’attentato di Londra del 7 luglio 2005

PRESIDENTE. Signori consiglieri, prima di iniziare i nostri lavori e credendo con ciò di interpretare la volontà dell’intera assemblea, ritengo opportuno esprimere i sentimenti di vicinanza e di profonda partecipazione al dolore e alle sofferenze inflitte dall’ultimo brutale attentato sferrato nel cuore di Londra, il 7 luglio ultimo scorso.
Londra città moderna, tollerante e multiculturale , città che ha evitato di divulgare un’immagine spettacolare dei tragici eventi e ha cercato di dare una risposta composta ad un orrore presagito probabilmente da molto tempo.
Ci siamo ormai abituati a questo fuoco di fila, un po’ meno quando le stragi riguardano le persone comuni, i luoghi della vita quotidiana di ognuno di noi, e l’effetto viene amplificato dai mezzi di comunicazione di massa che ci fanno sentire tutti coinvolti, quindi più insicuri.
Una guerra tra civiltà, si è detto, con dinamiche che sembrano richiamare la trama di un film di fantascienza, se non fosse tutto assolutamente e drammaticamente vero.
Una guerra di cui il mondo occidentale, prima del tragico attacco alle torri gemelle, non aveva avuto sentore, di cui poi non si è sforzato di capire i perché, dando la prima risposta ritenuta adeguata, una risposta semplice quanto drammatica, la guerra contro un popolo ed un territorio definiti.
Ma la cruda esperienza di questi anni ci ha insegnato che le centrali del terrore non hanno un territorio ed uno Stato, esse sono capaci, attraverso il fondamentalismo religioso, di destabilizzare la vita di ogni cittadino del mondo. Esse fanno leva su sentimenti di vendetta e di orgoglio di un Islam minacciato dall’occidente, dai suoi valori, dalla sua politica e dalle suo logiche economiche.
Questo terrorismo continuiamo a non comprendere se è vero che pensavamo ad una manovalanza di diseredati che non avevano nulla da perdere, quando invece scopriamo che sta reclutando giovani leve acculturate nate e cresciute nelle nostre città e nelle nostre università.
Tutti questi elementi ci portano a dire che questa vicenda va condotta in un altro modo a partire dallo stesso rifiuto ad accettarne la definizione e lo schema.
Se infatti la lotta contro le organizzazioni terroristiche va compiuta con ogni mezzo e con la più ampia collaborazione tra gli Stati senza cancellare il carattere aperto delle nostre democrazie, per il resto a me sembra che l’unica possibile alternativa sia quella di confutare in maniera convinta e con azioni concrete, l’idea che la civiltà occidentale voglia assumere il sopravvento sulle altre.
Noi non siamo né vogliamo essere in guerra, bisogna smontare l’idea di un mondo occidentale contrapposto, bisogna partire appunto da ciò, come bisogna imparare a conoscere e a dar voce alle diverse anime dell’Islam.
La cultura della tolleranza, del pluralismo, del rispetto dei popoli e dei diritti dei singoli è il cuore e la forza delle democrazie, questa cultura se affermata in tutta la sua pienezza, insieme alla solidarietà per i paesi che vivono nella fame e nelle privazioni, potranno, io spero, condurre fuori da questa follia.
I governanti dei paesi più ricchi e progrediti del mondo, a partire dall’Inghilterra che è stata tra le prime sostenitrici dell’opzione militare, si stanno ricredendo e stanno rivalutando le proprie strategie internazionali.
Questo a me sembra già un passo molto importante.
Questi di oggi sono ancora però momenti di lutto e di sofferenza per tanti uomini e donne, che ignari ed incolpevoli in tante parti del mondo, a partire dalla civilissima Londra, continuano a finire sotto il terrorismo più spietato e apparentemente insensato.
Per queste persone, per i loro cari, per le nazioni e le città colpite chiedo al Consiglio di osservare un minuto di silenzio.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)



Interrogazione svolgimento: «Completamento dei lavori di realizzazione del traforo di Croce di Casale (AP) e delle relative bretelle di collegamento — ex S.S. N. 78 Piceno-Aprutina» Castelli (31)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 31 del consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. In riferimento all'interrogazione in oggetto si forniscono le risposte:
I ritardi nell'ultimazione dei lavori della bretella di collegamento alla galleria di Croce di Casale sono imputabili ad imprevisti tecnici dovuto alla geologia dei territori attraversati. La situazione ha richiesto modifiche dell'asse stradale e revisione del progetto.
Il termine di completamento dell'opera è fissato contrattualmente il 29/9/2006. Entro tale termine sarà completato anche il raccordo del II lotto dal lato Comunanza e gli impianti tecnologici a servizio della galleria di Croce di Casale.
La Regione seguirà, attraverso l'ANAS, lo svolgimento dei lavori verificando il rispetto dei tempi contrattuali.
Per ulteriori approfondimenti si riporta di seguito una sintesi delle informazioni assunte presso il Compartimento della Viabilità delle Marche ANAS s.p.a..
La strada SS 78 Piceno-Aprutina, interessata dalle opere in oggetto, è stata trasferita dall'ANAS alla Provincia di Ascoli Piceno a seguito del decentramento amministrativo avviato con il D.Lgs. 112/97.
Per obbligo di legge, l'ANAS ha l'impegno di portare a termine tutti quei lavori che al momento del decentramento risultavano già appaltati. La galleria di Croce di Casale con i suoi collegamenti rientra tra questi lavori.
Il progetto originario della strada Transcollinare Piceno-Aprutina, finanziato dalla ex Cassa del Mezzogiorno, prevedeva la costruzione di un collegamento stradale veloce a due corsie tra Comunanza nelle Marche e Teramo in Abruzzo, ricalcando, per i tratto marchigiano, un precedente progetto della Pedemontana delle Marche, in variante alla ex S.S. 78 “Picena", comprendente il valico di Croce di Casale a quota m. 738.
Il secondo lotto del progetto da Ponte Marese a Carbonaria venne suddiviso in tre stralci; due stralci sono stati già realizzati dall'ANAS S.p.A.; è in corso di esecuzione, a cura e spese della medesima Società, il prolungamento funzionale del 20 stralcio con innesto alla ex S.S. 78 al Km. 69+600, che consentirà di aprire al traffico l'intero tronco e la galleria di lunghezza complessiva m. 6.121.
Per ulteriori informazioni tecniche abbiamo chiesto chiarimenti all’Anas, che non leggo e lascio a disposizione del consigliere interrogante.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Ringrazio l’assessore competente di alcuni chiarimenti che riguardano quella che è ormai diventata la telenovela del traforo di Croce di Casale, una delle grandi incompiute di questa regione. Se del resto immaginiamo una galleria che è già pronta, già predisposta da almeno 15 anni, della lunghezza di 6 chilometri, che tuttavia non è fruibile per il solo fatto che una serie di ritardi ne hanno determinato l’impraticabilità, allora sicuramente ci rendiamo conto del fatto che siamo di fronte a uno dei tanti episodi, non voglio dire oscuri ma sicuramente poco comprensibili.
Si tratta di una galleria che, apprendo oggi, potrà essere fruita dal prossimo settembre 2006. E’ una notizia che sicuramente farà piacere alla popolazione dell’entroterra montano che, come è noto, per raggiungere l’abitato di Ascoli deve affrontare una serie inenarrabile di curve e di sentieri così tortuosi da rendere ulteriormente inaccettabile la situazione che era stata prima descritta dall’assessore.
Credo e spero che la Regione voglia a questo punto controllare che inevitabilmente i tempi siano quelli indicati dall’assessore. Lo dico perché curiosamente quella galleria è stata salutata da una serie interminabile di inaugurazioni che hanno anche fatto insorgere la popolazione locale, che leggeva a fasi alterne e periodiche, sui giornali, che veniva inaugurata una galleria che tuttavia non era fruibile proprio perché mancavano le bretelle di collegamento. Parliamo, fra l’altro, di una struttura assolutamente vitale, soprattutto per le popolazioni montane — mi riferisco ai comprensori di Comunanza e di Amandola — che, sia pure a titolo diverso, hanno delle specificità che meritano di essere prese in considerazione anche sotto il profilo della celerità di questi interventi. Comunanza, come noto, rappresenta un caso unico o quasi di ricchezza imprenditoriale, di concentrazione industriale in un territorio pedemontano, che tuttavia deve fare i conti giornalmente con i costi indotti proprio dalla localizzazione impervia di questo sito. Amandola è sede di un ospedale che volge al termine e sta per appassire anche per altri interventi regionali sui quali non mi attardo, ma che indubbiamente rimane incastrata in un territorio che potrebbe avere luce da questa definitiva realizzazione.
Un ulteriore elemento che spero nello scritto dell’Anas possa essere in qualche modo chiarito, è l’idoneità della galleria, che è stata concepita e finita quando ancora non era intervenuto il famoso decreto che fu adottato dal Governo dopo la tragedia del Monte Bianco, che andò a prevedere, proprio per i tunnel e le gallerie, dei requisiti di sicurezza che sono nuovi e diversi rispetto a quelli che erano stati progettati per la galleria di Croce di Casale. Diciamo che questo è l’ultimo grande quesito, devo ritenere implicitamente che l’Anas e il soggetto affidatario dei lavori tengano presente questo aspetto. Non vorrei che dopo aver visto languire la galleria priva di accessi e di bretelle, dovessimo salutare l’inaugurazione delle bretelle con una galleria ritenuta non fruibile, proprio perché priva di quei requisiti di sicurezza, sui quali non mi attardo, che tuttavia quel decreto del Governo andò a prevedere successivamente.
Quindi a questo punto non ci resta che aspettare, abbiamo finalmente una data certa oltre la quale ritengo sarebbe davvero impossibile continuare ad abusare della pazienza di quelle popolazioni.
Comunque ringrazio l’assessore delle informazioni, non posso che ritenermi soddisfatto, nel senso di attendere questa definizione di un lavoro assolutamente necessario che spero e credo sia interesse di tutti portare a compimento nei tempi indicati dall’assessore.



Interrogazione (Svolgimento): «Problematiche connesse alle liste di attesa presso gli ospedali delle Marche» Castelli (34)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 34 del consigliere Castelli.
Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Come il consigliere saprà, le liste di attesa sono qualcosa di terribilmente complesso, per cui credo che, rispondendo a questa interrogazione, serva almeno fare alcune precisazioni, perché noi abbiamo allegato a questa risposta il verbale dei carabinieri del Nas che hanno fatto questa rilevazione, ma l’hanno fatta in un giorno soltanto e questo non tiene conto delle varie differenze che ci sono tra le diverse visite che occorre fare, perché un conto è la lista di attesa sulla prima visita, un conto è se si fanno rilevazioni dentro le prime visite, le visite di controllo, gli screening, le consulenze e quant’altro.
C’è di più. Io credo che in premessa bisogna anche dire che le liste di attesa bisognerebbe calcolarle su un terreno vasto, perché è chiaro che se la domanda si concentra in un unico punto le liste di attesa si allungano, mentre il sistema sanitario, per portare i conti reali delle liste di attesa mette a disposizione vari punti su cui queste esigenze possono essere soddisfatte e i sopralluoghi che sono stati fatti non tengono conto di questo.
Detto questo indichiamo i punti dove i Nas sono andati, le visite specialistiche alle quali si sono rivolte, i tempi rilevati dai Nas e poi le considerazioni e le osservazioni che noi facciamo dal punto di vista della rilevazione regionale, che invece ha un tempo di monitoraggio molto più lungo e tratta l’argomento da molto più tempo.
Queste erano precisazioni doverose in premessa, altrimenti è chiaro che si è fuori strada.
Per quanto riguarda l’azienda ospedaliera Ospedali Riuniti di Ancona, la visita specialistica riguardante la mammografia, primo esame, presenta tempi di attesa, che i Nas hanno rilevato, di gg. 918. Ciò che noi facciamo rilevare è che la mammografia non viene monitorata ai fini della rilevazione regionale, in quanto si tratta di un esame di screening, quindi i tempi di attesa, ovviamente, si riducono drasticamente nel caso in cui vi sia un sospetto clinico motivato.
Per quanto riguarda l’ecografia addominale completa, i tempi rilevati dai Nas sono 238 giorni. Le osservazioni che noi facciamo sono le seguenti: il tempo di attesa minimo, come risulta dalla rilevazione regionale è di l8 gg. Su di una offerta di 520 prestazioni mensili il 43% viene prenotato entro 6O gg. come stabilito dall'accordo Stato-Regioni
Per quanto riguarda la visita fatta dai Nas nella zona territoriale 7 di Ancona per l’ecodoppler agli arti inferiori, il tempo di attesa minimo risulta di 7 giorni. Su un offerta di 713 prestazioni mensili il 67% viene prenotato entro 60 gg., come stabilito dall'accordo Stato-Regioni.
Per quanto riguarda il rilevamento fatto nell’azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro, i tempi per la visita cardiologica rilevati dai Nas sono di 64 giorni. Noi facciamo rilevare che il tempo minimo di attesa, come risulta dalla rilevazione regionale è di 76 gg. Su di una offerta di 148 prestazioni mensili il 30% viene prenotato entro 6O gg come stabilito dall'accordo Stato-Regioni.
Nella Zona territoriale di Pesaro per la visita cardiologia il tempo di attesa minimo è di 6 gg, su un offerta di 802 prestazioni mensili il 72% viene prenotato entro 60 gg. come stabilito dall'accordo Stato-Regioni.
Per la mammografia, primo esame, la rilevazione fatta dai Nas, per le ragioni che prima indicavo è di giorni 214. La mammografia non viene monitorata ai fini della rilevazione regionale in quanto trattasi di un esame di screening. I tempi di attesa si riducono drasticamente nel caso vi sia un sospetto clinico motivato.
All’Inrca di Ancona, per quanto riguarda l’ecodoppler agli arti inferiori i tempi rilevati dai Nas sono di 203 giorni. Per l’ecocolor doppler del collo 155. Nella rilevazione regionale risulta che il tempo di attesa minimo è di 140 gg. Sull'offerta complessiva mensile il 59% viene prenotato entro 60 gg. come stabilito dall'accordo Stato-Regioni.
Nella zona territoriale 5 di Jesi, per quanto concerne la visita cardiologica il tempo rilevato dai Nas è di giorni 64. II tempo minimo di attesa, come risulta dalla rilevazione regionale è di 26 gg. Su di una offerta di 553 prestazioni mensili il 88% viene prenotato entro 6O gg come stabilito dall'accordo Stato-Regioni.
Nella zona territoriale 13 di Ascoli, risonanza magnetica, il tempo rilevato dai Nas è di 127 giorni. Non specificano però la tipologia di esame. Dalla rilevazione regionale risulta che la RM alla colonna ha un tempo di attesa minimo di gg. 67 e su un offerta di 148 prestazioni il 31% viene prenotato entro i 60 giorni come stabilito dall'accordo Stato-Regioni. La RM cerebrale ha un tempo di attesa minimo di gg. 67 e su un offerta di 46 prestazioni il 93% viene prenotato entro i 60 giorni come stabilito dall'accordo Stato-Regioni.
Sempre nello stesso ospedale, per la mammografia, primo esame, i giorni rilevati dai Nas sono 251. Qui occorre precisare che, come per altri casi, la mammografia non viene monitorata ai fini della rilevazione regionale in quanto trattasi di un esame di screening. I tempi di attesa si riducono drasticamente nel caso vi sia un sospetto clinico motivato.
Nella zona territoriale 2 di Urbino, l’esame endoscopico rilevato dai Nas fa risultare un tempo di attesa di 97 giorni. Si fa rilevare che il tempo minimo di attesa, come risulta dalla rilevazione regionale è di 63 gg. Su di una offerta di 129 prestazioni mensili il 62% viene prenotato entro 60 gg come stabilito dall'accordo Stato-Regioni.
In merito al secondo quesito, la normativa regionale che regola l'attività libero-professionale d'azienda è contenuta nella DGRM 1812 del 6.09.2000, emanata in applicazione degli indirizzi nazionali previsti dal DPCM 2710312000, dai CCNNLL della dirigenza medica e veterinaria e della dirigenza sanitaria del 8.06.2000. Nel provvedimento citato vengono richiamati i principi generali che governano l'attività libero-professionale intramuraria della dirigenza sanitaria del SSN.
In particolare vige il principio secondo cui i volumi di attività libero-professionale (intesi sia come volume orario che dì prestazioni, non devono superare i volumi di quella istituzionale; su queste ed altre indicazioni le zone territoriali e le aziende ospedaliere hanno definito i propri atti regolamentari. In ogni realtà produttiva, peraltro, nell'ambito della contrattazione di budget i direttori definiscono con i dirigenti strutturati i volumi di attività istituzionali e libero-professionali, nonché i progetti legati al contenimento delle liste di attesa e le relative forme di retribuzione aggiuntiva.
Si fa presente che per quelle prestazioni a maggior rischio di superamento dei tempi di attesa è stata attivata, con oneri a totale carico delle aziende ospedaliere e delle zone territoriali l'attività aziendale a pagamento, ex art. 55 c. 2 del CCNL 8.06.2000. Il ricorso alla stessa è legittimato dal contratto nazionale di lavoro e dalle linee di indirizzo sopra citate (sia regionali che nazionali) in presenza di particolari situazioni di criticità che devono essere valutate dalle direzioni aziendali e zonali, con riferimento alla necessità di ridurre i tempi di attesa per singole prestazioni ove troppo elevati, oppure alla necessità di acquisire prestazioni aggiuntive soprattutto in carenza d'organico, in accordo con le équipe interessate.
L’attività libero professionale consente un incremento dell'offerta di prestazioni a tariffe concordate tra i professionisti e la direzione e nella maggioranza dei casi le tariffe sono molto vicine alla compartecipazione alla spesa;
In merito al terzo quesito si vuole precisare che sia le Direzioni delle Zone Territoriali che delle Aziende Ospedaliere di questa regione operano secondo i principi di una corretta gestione delle risorse assegnate al fine di evitare disavanzi di bilancio e non sono mai state date indicazioni di dilazionare prestazioni specialistiche per contenere il disavanzo; ed anzi è stato dato l'obiettivo alle Regioni di ridurlo.
In merito al quarto quesito si precisa che in questa regione il problema delle liste di attesa è da sempre sentito ed il governo delle liste di attesa viene gestito attraverso il processo di budget (nel corso del quale la Regione contratta con le Aziende obiettivi e risorse) con cui si dà un grande spazio alla tematica attraverso: il potenziamento dell'attività chirurgica nei settori critici; il progetto di potenziamento della rete radioterapia marchigiana; il progetto di potenziamento delle attività di emodinamica; l'adeguamento tecnologico dei sistemi di diagnostica per immagini e dei blocchi operatori; la politica delle assunzioni, orientata all'aumento e qualificazione dell'offerta in quei settori con maggiori problematiche sui tempi di attesa; la politica dell'appropriatezza perseguita con specifici obiettivi di razionalizzazione.
Nel budget 2005 il governo delle liste di attesa è tra gli obiettivi prioritari di sistema ed in questo contesto vengono finanziati progetti specifici proposti dalle Direzioni
Gli obiettivi dati alle Direzioni sulle liste di attesa durante il percorso di contrattazione del Budget costituiscono, come già detto, un oggetto di valutazione dell'operato dei direttori.
Voglio aggiungere soltanto che, ovviamente, le liste di attesa sono un problema grande e una priorità per tutti, quindi prendiamo con grande interesse il tavolo che ha istituito il ministro, il tavolo tecnico, perché lì c’è l’impegno ad affrontare il problema insieme, cercando di lavorare per ridurre le liste di attesa, affrontando i problemi che le creano in modo specifico in tutte le loro sfaccettature e al fine di evitare generali allarmismi che si ripercuoterebbero negativamente.
A questo tavolo tecnico partecipano sei Regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Veneto e Marche. Questo fa ben sperare che si possa giungere in qualche modo a passi importanti nella direzione di comprimere le liste di attesa e le marche sono in prima fila su questo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Guido CASTELLI. Ringrazio l’assessore Mezzolani della sua riposta, ringrazio anche del fatto che in una delle primissime sue interviste da assessore volle proprio indicare, a un giornale locale, il problema delle liste di attesa come uno degli impegni più significativi del cimento che si stava approssimando ad affrontare.
L’assessore Mezzolani ha ragione quando dice che il problema delle liste di attesa è un problema generale, complesso, per affrontare il quale è necessario porre in essere misure che vadano a incidere sulle cause prima ancora che sugli effetti, che in realtà è un problema endemico della sanità, così endemico da indurre il neo ministro Francesco Storace ad affrontare, come nella sua consuetudine, di petto il problema, anche ricorrendo a quel blitz che i Nas fecero in tutta Italia, anche nelle Marche, per andare a rilevare la situazione reale delle liste d’attesa. Perché il problema della realtà, della veridicità delle liste di attesa è di per sé un problema, tanto da giustificare quel tipo di intervento centrale, proprio perché, effettivamente, c’è una certa propensione ad opacizzare il problema e organizzarlo secondo modalità di aggregazione dei dati che dovrebbero in qualche modo determinare tranquillità, rispetto a un problema che invece è tragico, drammatico, che secondo me è il primo problema della sanità in genere — non fa difetto le Marche — anche perché il problema delle liste di attesa — mi premurerò di analizzare i dati, le percentuali che l’assessore Mezzolani cortesemente ci ha proposto — necessita una puntualizzazione su quattro cose.
Mi sono fatto una cultura in materia di liste di attesa, perché credo che non ci sia argomento più complesso di questo che, soprattutto, è stato destinatario di una congerie di interventi, di programmi. Non si può dire che questa Regione è stata con le mani in mano, lungi da me. Devo tuttavia verificare che non sempre i risultati sono stati, sul territorio, corrispondenti alle impostazioni, all’insieme di delibere di Giunta e di circolari che dall’assessorato alla sanità sono piovute. C’è quindi un certo scollamento fra l’indicazione regionale e ciò che avviene sul territorio. Ad esempio, fino a qualche anno fa era facilissimo, per noi consiglieri — questo è un punto che in materia di accessibilità dei dati e della trasparenza la dice lunga — avere i report che, prestazione per prestazione, riguardavano tutte le aziende sanitarie delle Marche, poi qualcosa è cambiato, sono stati riaggregati i dati. Prima, collegandoci con il sito dell’agenzia regionale, sapevamo tutto, poi, paradossalmente, è diventato più difficile: i siti non sono stati più aggiornati, ci sono stati nuovi modelli di aggregazione dei dati ma il risultato è stato una maggiore difficoltà a ottenere i dati. Vi dico, ad esempio, qual è stato il mio caso personale: sono due mesi che rincorro il responsabile del servizio sanità, chiedendoli: mi dai tutti i dati zona per zona? Ho qui sei solleciti diretti al responsabile, perché volevo analiticamente sapere esattamente, prestazione per prestazione, che cosa succedesse nelle Marche, da Urbino fino ad Ascoli Piceno. Non è stato possibile. Non faccio riferimento a volontà malcelate ma questo è un problema: l’accessibilità e la possibilità di controllo da parte del cittadino e dell’associazione dei consiglieri regionali è un punto che migliora le performances in sé, proprio perché fa sentire la possibilità di controllo e ci sono normative molto precise, sia nazionali che regionali, che evidenziano proprio la necessità del controllo, dell’accesso a questi atti.
Secondo punto. In che misura il problema delle liste di attesa è collegato — e non mi riferisco, ancora una volta, alla Regione ma all’operato dei direttori di zona — con la volontà di fare risparmi? Ho saputo, per diretta percezione, che nella Asl di Ascoli Piceno, nel novembre del 2004 il direttore di zona invitò i primari ad allungare le liste di attesa, perché le liste di attesa sono un micidiale sistema di contenimento della spesa e questa cosa bisogna dirla e ricordarla, perché allungando la lista di attesa e generando il bisogno del paziente di andare al pagamento, il servizio sanitario regionale risparmia due volte: risparmia innanzitutto perché non paga la prestazione e incamera addirittura una percentuale di quanto il cittadino paga al medico che in regime di intramoenia svolge quella prestazione che il cittadino vuol fare subito, a pagamento. Ecco perché su questo punto è necessario che la Regione abbia la guardia alta sull’operato di chi, magari, per rientrare nei budget, allunga deliberatamente i tempi di attesa, per indurre il cittadino a pagare. Perché il vero scandalo, che genera davvero indignazione in tutti, è questo giochino mirabolante secondo il quale se tu vuoi l’ECG sotto prova da sforzo, ad Ascoli Piceno devi aspettare 158 giorni — la rilevazione l’ho fatta io personalmente telefonando al CUP — ma se vai a pagamento ci metti 48 ore, 36, 72. Questa è la vergogna e non è una vergogna né di destra né di sinistra, ma è uno di quegli aspetti che deve necessariamente meritare una correzione, perché la correzione, in realtà, sarebbe possibile solo se si attivassero i meccanismi previsti da questa Regione su indicazione del D. Lgs. 124 del 1998, che stabilì con precisione che ogni azienda avrebbe dovuto — in molti casi è stato fatto — prevedere i tempi massimi di attesa per ciascuna prestazione diagnostica e ambulatoriale, tempi superati i quali, nel caso in cui il paziente vada a pagamento, ha diritto al rimborso. Esiste il diritto di essere rimborsati qualora quei tempi si allunghino oltre ciò che le stesse aziende prevedono. E allora mi sta bene che ci vuole tempo, mi sta bene che bisogna lavorarci, mi sta bene che bisogna sensibilizzare e organizzare i dati, ma questi tempi non possono aggiungersi a quelli già di attesa che deve subire il cittadino, sicché annunciamo una grossa e impegnativa iniziativa di informazione sui diritti del cittadino che, pochi sanno, ha la possibilità di conseguire il rimborso di ciò che illegittimamente paga nel caso in cui la prestazione superi quei tempi. Questo è un fatto che, secondo me, deve costituire una sfida di tutta la Regione, dell’assessore che, ripeto, mostra questa grande sensibilità sul tema, rispetto a una problematica che diminuisce, che fa decrementare in maniera spaventosa il grado di affidabilità, di percezione positiva del nostro servizio sanitario regionale. Anche di aspetti psicologici è fatta, secondo me, la sfida di questa Regione per rilanciare il nostro sistema sanitario.



Interrogazione (Svolgimento): «Interventi sull’Irap» Brandoni (36)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 36 del consigliere Brandoni.
Per la Giunta risponde l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. L’interrogazione del consigliere Brandoni torna utile per fare il punto sull’ennesimo effetto annuncio, cui non ha fatto seguito, da parte del Governo, alcun atto concreto. Effetto annuncio che, dato con molto risalto, con motivate aspettative, riguarda una delle imposte più importanti, che è l’imposta regionale sulle attività produttive, che ha un gettito annuo di oltre 34 miliardi di euro. L’effetto annuncio, nel mese di maggio, fu quello di emanare un provvedimento capace inizialmente, secondo le dichiarazioni del presidente del Consiglio, di abbattere entro l’anno l’intero importo e quindi la traduzione dell’intero gettito, in un secondo momento un abbattimento distribuito in tre esercizi: 2005, 2006 e 2007, per un importo annuo di oltre 11,5 miliardi di euro. A tutt’oggi nessun atto concreto è stato effettivamente licenziato e nella bozza preliminare di Dpf che circola ma che non è ufficiale e che verrà presentato formalmente alle Regioni domani sera alle 19, si fa un riferimento di sole tre righe: “Il Governo intende gradualmente ridurre l’Irap attraverso l’esclusione del costo del lavoro dalla sua base imponibile e restringere il ... fiscale sul lavoro, intervenendo su alcuni degli oneri impropri”.
In verità, dai conti fatti dal Ministero, la cifra che dovrebbe essere messa sul piatto della finanziaria per il 2006, non ammonterebbe a più di 1.700 milioni.
Quindi a tutt’oggi l’ammontare e la data a cui ancorarsi per la riduzione dell’Irap sono imprecisati. Il Dpf al momento attuale non precisa, tanto che verrebbe voglia di dar ragione al vicepresidente Tremonti, che definisce il Dpf un argomento di carattere seminariale, di carattere preliminare alle discussioni effettive del Governo, senza alcuna possibilità di influenzare l’allocazione concreta delle risorse.
Per quanto concerne quindi le azioni che la Giunta intende intraprendere sull’iniziativa governativa, per adesso non abbiamo iniziativa governativa.
Il coordinamento nazionale delle Regioni effettua un monitoraggio costante su questa partita, che ha indubbie e rilevanti conseguenze sulla finanza regionale, primo perché finanzia più della metà del sistema sanitario regionale, secondo perché per le Regioni come la nostra, insieme ad altre cinque che hanno applicato un’addizionale Irap, modificare la base impositiva significa anche modificare il moltiplicatore appoggiato su quella base.
In ogni caso l’azione delle Regioni è congiunta e sull’Irap si esprimono forti dubbi e perplessità sulla possibilità di individuare una base imponibile alternativa sulla quale far gravare un tributo con le stesse caratteristiche di manovrabilità e di collegamento con la realtà economica regionale effettiva, che quindi differenzi, sulla scorta anche della capacità di produzione del reddito e quindi penalizzi meno le Regioni del mezzogiorno rispetto a quelle del centro-nord. Si rileva che stabilire adesso delle compensazioni sulle minori entrate regionali, a fronte della progressiva riduzione dell’Irap mediante trasferimenti o compartecipazioni, significa cancellare in nuce quella che tuttora viene chiamata un’imposta regionale, ma che invece viene manovrata per la quasi totalità sul piano nazionale. Si ribadisce che all’eventuale abolizione parziale o totale dell’Irap deve corrispondere la contestuale istituzione o sostituzione con un’imposta pari o superiore in termini di manovra, di aliquote e base imponibile, in linea con quanto stabilito dall’articolo 119 della Costituzione.
Le Regioni stanno preparando un documento generale di osservazioni sul Dpf, i cui connotati definitivi non conosciamo per domani pomeriggio e per adesso abbiamo potuto semplicemente esprimere il disagio per non essere stati messi in condizioni di conoscere preventivamente i termini reali della manovra annunciata dal Governo, affermando tuttavia di condividere l’obiettivo di accrescere la competitività del sistema imprese anche attraverso un intervento sull’Irap che deve comunque essere inserito in un quadro coerente di garanzia del finanziamento delle competenze regionali. Si ribadisce cioè la necessità che venga mantenuto il meccanismo previsto dal D. Lgs. 56, cioè l’invarianza di gettito, quindi di risorse trasferite alle Regioni, altrimenti verrebbe a essere leso in nuce il principio di autoderterminazione regionale. Si ritiene inaccettabile che si tragga buona parte della copertura della manovra stringendo ulteriormente i termini del patto di stabilità interno approvato con la finanziaria del 2005 e si chiede con forza che il Governo attivi un tavolo di confronto sulle tematiche fiscali e finanziarie, ormai in contemporanea, in diretta con il varo del Dpf 2006-2009.
In buona sostanza il timore cui mi pare di capire sottenda la ragione politica di fondo dell’interrogazione è la preoccupazione della Giunta ma la preoccupazione di tutte le Regioni, cioè l’idea, a partire da domani pomeriggio, di riaprire un tavolo che diventi una vertenza dai connotati politici ed economici piuttosto drammatici con il Governo, per mantenere un’invarianza di gettito di quell’imposta che dia per la metà la garanzia dei servizi sanitari e sociali fondamentali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Giuliano BRANDONI. Innanzitutto ringrazio l’assessore per la risposta così completa, che mi dà tuttavia l’opportunità di alcune considerazioni.
L’assessore parlava di una non azione, su questa imposta, da parte del Governo e di una unica efficienza o efficacia iniziata attraverso la forma dell’effetto-annuncio. Io credo che da questo versante noi dovremmo trarre alcune lezioni.
Innanzitutto penso che su questa vicenda l’azione è già iniziata, quindi ritengo che alle Regioni tocchi una azione contraria e preventiva dello stesso tenore, perché la discussione sull’Irap può rivelarsi anche una grande opportunità. E’ una tassa impropria, forme per alcuni aspetti anche penalizzanti del lavoro, ha gli squilibri che prima citava l’assessore, quindi sarebbe l’occasione di una azione che produca dalle Regioni un intervento di riflessione su questa imposta e rispetto ad essa una riorganizzazione e probabilmente una rimodulazione della stessa. Quindi, da un’avversità, in qualche modo trarre l’auspicio di una opportunità.
La seconda considerazione, più politica e più generale è la seguente. Proprio ieri, a Bari c’è stata un’importante iniziativa: molti presidenti di Regioni italiane o loro delegati si sono incontrati per avanzare tutti insieme quel loro diniego ai cosiddetti centri di permanenza temporanea — io li giudico vere e proprie carceri — e rispetto a questo produrre un’azione positiva nei confronti di una legge com’era la “Bossi-Fini” e i pregressi legislativi che l’avevano premessa, e in quel momento le Regioni si sono fatte, per molti aspetti, forza di governo. Anche su questa vicenda, proprio per le caratteristiche — l’assessore ha citato, se non ho inteso male, il termine di un “confronto drammatico” con il Governo — spero, mi auguro che dalla Giunta che noi sosteniamo venga un’azione di questa portata, cioè di carattere preventivo. Noi abbiamo bisogno, sulla questione della finanziaria, che dalle Regioni si producano degli indirizzi diversi molto diversi, che rispondano alla domanda e ai bisogni dei territori, dei cittadini, delle imprese, che rispetto a questo possono essere una massa critica poderosa per modificare la finanziaria e per ridare agli enti locali, anche dal punto di vista finanziario, quel ruolo e quella dignità che loro compete.
Quindi ringrazio l’assessore e spero che la mia interrogazione abbia aiutato a fare un passo avanti verso questa riflessione.



Proposta di legge (Rinvio): «Proroga degli organi degli enti dipendenti dalla Regione» Giunta (17)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 17.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Presidente, chiedo dieci minuti di sospensione per una riunione di maggioranza.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,30,
riprende alle 12,45


Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Propongo all’Assemblea di modificare l’ordine del giorno, anticipando la proposta di atto amministrativo n. 2, seguita dalle nomine, poi la proposta di legge regionale n. 17 e la proposta di legge regionale n. 15.
Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Programma degli interventi per l’anno 2005 — Criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli articoli 2 e 3 della l.r. 6 agosto 1997, n. 51: Norme per il sostegno dell’informazione e dell’editoria locale» Giunta (2)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 2, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Questo atto amministrativo indica i criteri con i quali la Regione assegna delle risorse per attivare la legge 51 del 1997, attraverso la quale la Regione medesima assegna contributi a soggetti operanti in ambito regionale che svolgono attività di informazione televisiva, radiofonica ed editoriale, per iniziative rivolte a promuovere l’immagine delle Marche in connessione con eventi di settore, a diffondere la cultura regionale e a sensibilizzare cittadini su temi di comportamento civico, sociale ed economico, oltre che alla realizzazione di strumenti informativi di rilevante interesse regionale.
La legge opera da diversi anni. In questi anni, dal 1997 al 2004 sono stati liquidati contributi pari a 2.661.000 euro e c’è stato un sostegno abbastanza forte, a nostro parere, per quanto riguarda l’editoria locale. In questi ultimi anni, per effetto anche del bilancio che, come sappiamo e come abbiamo più volte discusso in occasione del bilancio complessivo ha dovuto “dimagrire”, le risorse annuali a sostegno dell’editoria locale si sono ridotte, però a nostro parere paiono abbastanza congrue. Per quest’anno, con l’atto che stiamo per approvare sono a disposizione le seguenti risorse: 8.574 euro che vanno a sostegno dell’attività editoriale, cioè acquisto di riviste e volumi, in particolare rivolti ai giovani autori e riviste e libri di interesse storico, letterario, artistico e scientifico, pubblicati da case editrici regionali; 65.000 euro per attività radiotelevisiva a sostegno dell’attività informativa, suddivisi tra radio e televisioni e 35.000 euro per l’attività informativa dei periodici. Altri 80.918 euro, invece, sono le risorse a sostegno degli investimenti, cioè attività che sono rivolte al miglioramento, quindi all’innovazione tecnologica, all’adeguamento e messa a norma degli spazi dentro i quali operano i lavoratori dell’informazione e anche a rinnovarsi, in particolare dal punto di vista delle nuove tecniche del digitale.
Noi abbiamo discusso in Commissione di questo atto, ci sono ovviamente posizioni diverse tra noi e la minoranza rispetto alle risorse messe a disposizione. C’è invece un intento comune nel segno — anticipo questa intenzione al Consiglio — di fare una rivisitazione complessiva della legge, dopo diversi anni di sua applicazione, fino al punto di pensare anche ad una nuova produzione legislativa.
Ho presentato, insieme alla vicepresidente della Commissione Franca Romagnoli, per dare un carattere unitario, un emendamento all’atto predisposto dalla Giunta. Noi intendiamo emendarlo — l’anticipo perché è stato frutto di un lavoro comune — dando l’indicazione che l’informazione locale, in particolare quella radiofonica e televisiva, debba curare con più attenzione il rispetto del pluralismo, e per pluralismo no ci riferiamo soltanto a quello di carattere partitico o culturale, ma ci riferiamo anche al rapporto tra Giunta e Consiglio, perché spesso avvertiamo, nell’informazione regionale, anche quella sostenuta con risorse pubbliche, l’assenza di un equilibrio tra la presenza televisiva e radiofonica della Giunta e del Consiglio — riteniamo che debba essere più equilibrata a vantaggio del Consiglio — e anche un pluralismo territoriale, cioè tutte le Province marchigiane debbono essere più adeguatamente presenti e in maniera più equa, quindi garantendo anche un pluralismo territoriale.
Questi sono i contenuti di questo atto che ci auguriamo che il Consiglio approvi, con questo impegno della Commissione, che speriamo sia condiviso anche dalla Giunta, di andare ad una rivisitazione complessiva della legge stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Come ribadito in sede di Commissione da parte di alcuni consiglieri, le critiche da rivolgere a questo provvedimento sono tante e sono pesanti. A me sembra innanzitutto che debba essere posta una questione di fondo relativamente alla filosofia. A me sembra strano che la Giunta regionale metta a disposizione iniziative legislative che intervengono nel campo della valorizzazione dell’informazione, riducendo la disponibilità finanziaria dall’anno di prima applicazione della norma, di quasi il 50%. Siamo passati da una disponibilità concreta di 800.000 euro, a una somma irrisoria. Spendiamo, oggi, più per la pubblicità, questa Regione spende più per la pubblicità istituzionale, per esprimere all’opinione pubblica i vanti di questa Giunta regionale o di quello o quell’altro assessore — il caso dell’altro giorno dell’assessore all’industria che si compra una pagina sui giornali per pubblicizzare la propria azione è significativo — che per sostenere l’editoria, l’informazione regionale. Vuol dire tv private, vuol dire radio, vuol dire mezzi di informazione. C’è questo deficit, secondo me, che ci consente di esprimere una critica di fondo sulla legge.
C’è l’esigenza di rivedere l’assetto strutturale della norma per quello che riguarda i termini. I termini sono troppo anticipati o troppo vicini rispetto a quanto occorre, quindi c’è l’esigenza di rivedere. C’è l’esigenza di sburocratizzare. E’ stata fatta una normativa che accompagna la legge troppo burocratica, che ne rende difficilissima l’applicazione. Se andiamo a vedere sono tante le emittenti o gli strumenti di informazione che accettano di non usufruire di questa disposizione perché le procedure sono ,tantissime. Inoltre c’è l’esigenza di una verifica di fondo. La legge è del 1997, sono passati otto anni, credo che sia doveroso che un Consiglio regionale faccia una verifica e vada a vedere che tipo di risultati ha conseguito in questi otto anni, anche per poter immaginare migliorie e modificazioni che consentano di essere all’altezza dei tempi.
Noi ribadiamo queste cose fondamentali, prendo atto che comunque, dopo l’esame in Commissione c’è un emendamento che introduce alcune migliorie al provvedimento, però rimane questa esigenza di un ripensamento, di una revisione di tutta la struttura e di tutta la procedura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni, perché questa discussione, in effetti, c’è stata nella scorsa legislatura ed anche se i criteri di questa proposta di legge sono abbastanza selettivi, tuttavia hanno bisogno di una verifica. Anche noi condividiamo la necessità di una modificazione del testo per aggiornarlo, se non altro perché il panorama editoriale si è molto ampliato, anche nella nostra regione. Quindi occorre agire su due livelli: in primo luogo la verifica e la permanenza dei criteri, in secondo luogo la necessità del controllo, della verifica se i principi del pluralismo, in realtà, si sono concretizzati.
Occorrono forme di controllo e di verifica più compiute, perché il problema più importante è quello della trasparenza, della democrazia e del pluralismo.
Il contesto in cui avviene la nostra discussione sull’informazione è drammatico nel nostro paese: le più grandi televisioni, le più grandi testate d’informazione dei giornali sono quasi di un’unica proprietà e da questo punto di vista si fa fatica ad agire sul versante regionale di una informazione seria e di una stampa libera. Per la verità le Marche danno una buona prova di sé: il giornalismo delle Marche è all’altezza della situazione, anche se in alcune occasioni si rischia un conformismo, come abbiamo avuto modo di dire.
Noi stiamo lavorando, come gruppo, ad una proposta di legge che in primo luogo ampli i poteri del Comitato regionale sulle comunicazioni, che oggi, in larghissima parte, ha solo la funzione di un controllo, per così dire, sulla informazione radiotelevisiva. Occorre invece andare oltre ed utilizzare anche meglio le poche risorse a disposizione.
Certo c’è un problema di come la Giunta regionale utilizza i fondi, ma c’è un problema anche di come li utilizza l’Ufficio di presidenza, perché da questo punto di vista di una nuova legge, di un nuovo utilizzo, nessuno è assolto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Richiamo a mia volta l’attenzione dei colleghi sul lavoro svolto in Commissione conclusosi con considerazioni unitarie. Soprattutto ribadisco che abbiamo posto, in Commissione, il problema della equa distribuzione dei tempi tra l’informazione del Consiglio regionale e della Giunta. Credo che con un po’ di orgoglio e con rammarico, tutti i consiglieri regionali abbiano dovuto sottolineare, negli ultimi tempi, come l’informazione dei nostri organi di stampa e radiotelevisiva, abbia portato nelle case dei cittadini un’informazione che al 90% veniva esclusivamente dalla Giunta e solo per un 10% dal Consiglio regionale.
Siccome questo è un rapporto assolutamente sproporzionato, se vogliamo dare un valore a questa Amministrazione, senza per forza creare barriere o strumentalizzazioni di riduzione di informazione nei confronti della Giunta — non è questo il nostro intento — faccio appello alla presidenza del Consiglio e a tutto l’Ufficio di presidenza per dire che vi dovete preparare a questa fase di capillare informazione agli organi di stampa — carta stampata e radiotelevisivi — perché la giusta, proporzionata informazione che arriva dal Consiglio sia un’informazione efficiente e tempestiva. Noi l’abbiamo messo nei lavori della Commissione, l’abbiamo messo in quell’atto, facciamo appello alla sensibilità dei direttori responsabili, dei redattori perché ci sia questa giusta proporzione. L’abbiamo sottolineato con forza, e io sono d’accordo su quanto ha detto la presidente Mollaroli e come ha detto anche il consigliere Giannotti, che da settembre la nostra Commissione è giusto che rimetta mano alla disciplina di questa materia, dopo otto anni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Altomeni.

Michele ALTOMENI. Intervengo molto brevemente per esprimere completo accordo su quanto diceva la presidente della Commissione. Forse sono l’unico consigliere regionale che si è trovato a confrontarsi con questa legge, per motivi di lavoro, a utilizzarla e a provare a compilare le tabelle. Vi assicuro che è una cosa veramente fuori dalla grazia di Dio. IL meccanismo è molto burocratico e difficile da utilizzare. Uno può anche dire “c’è un meccanismo burocratico, però alla fine c’è un buon risultato”. Il problema è che anche il risultato, alla fine di questo processo burocratico, risulta poco condivisibile, nel senso che, solo per fare un esempio, questa legge non tiene in nessun conto, nell’affidamento delle risorse alla carta stampata, del numero delle copie diffuse, per cui una rivista che tira 100 copie e una rivista che ne tira 20.000, in base ai criteri di calcolo che si attuano nelle tabelle sono messe sullo stesso piano. Questo è uno dei criteri che invito la Commissione a tenere presente. Sicuramente ve ne sono anche altri, ma non mi dilungo oltre e auspico veramente che questa sia l’ultima volta che approviamo un riparto secondo le norme previste da questa legge che va assolutamente modificata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il mio intervento è soprattutto per dichiarare la nostra soddisfazione per la discussione avvenuta in merito a questo atto amministrativo, sulla necessità di una sostanziale sua revisione ma anche su una sostanziale criticità per come viene gestita l’informazione da parte della Giunta, specialmente in questo periodo iniziale in cui c’è bisogno di mettere a punto un’azione più incisiva sulla realtà marchigiana. Riteniamo che l’informazione debba essere soprattutto indirizzata a sostenere questo sforzo che il Consiglio e l’Esecutivo stanno facendo in questa direzione e non solamente per promozione di tipo personale o partitico.
Ribadisco, senza ripeterle, le considerazioni espresse da Giannotti sulla nostra sostanziale insoddisfazione per questo atto, soprattutto per la carenza di disponibilità finanziaria che è stata nel tempo sempre più destinata ad altre attività e per questo Forza Italia esprime un voto di astensione critica su questo atto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento presentato dai consiglieri Mollaroli e Romagnoli alla proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo così come emendato.

Il Consiglio approva




Nomina

PRESIDENTE. Prego di distribuire le schede per la nomina di due consiglieri regionali nel comitato promotore per la celebrazione del V centenario della fondazione dell’Università di Urbino (l.r. 11.2.2005, n. 4, art. 3, lett. b)

(Segue la votazione, per scheda segreta)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 37, schede bianche n. 4, schede valide n. 33. Hanno ricevuto voti: Tiberi n. 14, Solazzi n. 18, Rocchi n. 1. Proclamo eletti i consiglieri Tiberi e Solazzi.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Proroga degli organi degli enti dipendenti dalla Regione» Giunta (17)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 17.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Rinuncio alla relazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Questa leggina vuol farci credere che si procede ad una revisione di questi enti così importanti, che probabilmente abbisognano di revisione, perché sono più o meno tutti enti caratterizzati dal fallimento nella loro vita, nella loro applicazione. Parlo in particolare dell’Aptr e di altri. Però, sotto questa motivazione, che il consigliere Benatti no ci ha ripetuto ma che leggiamo nella relazione di maggioranza della legge, si nasconde, a nostro avviso — ciò che poi ci ha indotto a presentare un gran numero di emendamenti palesemente ostruzionistici — la difficoltà di questa maggioranza a trovare la quadra per queste nomine, che devono essere una sorta di compensazione di quello che nella distribuzione dei posti in Giunta non è potuto avvenire; una sorta di compensazione per un gran numero di assessori esterni, per chi è restato fuori, per chi accetta, poi, questa compensazione, perché anche qui c’è la dignità di chi dice “sto fuori e resto fuori” e c’è invece in questi enti così importanti si aspetta presidenze, posti, nomine pesanti.
Questa difficoltà ha fatto sì che, probabilmente, i giorni non bastassero per sistemare e far quadrare i conti, così siete ricorsi ad un utilizzo improprio, a nostro avviso strumentale ed anche offensivo, dello strumento legislativo, quindi della istituzione come tale, nascondendo queste problematiche e dicendo che comunque erano enti che necessitavano di una revisione, una ristrutturazione globale e pertanto tutto questo sarebbe avvenuto con pochi mesi, fino al 31 dicembre e nel frattempo si chiedeva la proroga dei consigli di amministrazione in essere. Cosa che già di per sé è comunque scorretta, perché allo scadere di una legislatura è giusto che tutti gli organismi e i consigli di amministrazione di enti, che erano emanazione della precedente legislatura, si rinnovino.
Era giusto che intanto si procedesse a fare, così come da scadenza, le nomine nuove. Non vale la motivazione di dire “è comunque in atto un processo di riordino”, perché mi permetto di ricordare che era in atto il processo di riordino anche del Corerat, però ciò non tolse che facemmo ugualmente, cinque anni fa, le nomina per il Corerat e poi il buon senso fece sì che al Corecom buona parte di quelle nomine venne addirittura confermata, proprio perché il buon senso può aggiustare meglio di quello che consente un uso offensivo ed improprio dello strumento legislativo.
Quando una legge come questa è così misera, così semplice, così povera di articoli — ve ne sono due — vuol dire che i problemi sono inversamente proporzionali, macroscopicamente più grandi. La motivazione ufficiale è inconsistente, perché nessuno di noi crede che con due mesi — si parla oggi di accettare una proroga più breve — si risolva la situazione. Noi abbiamo fatto una gamma di date nei nostri emendamenti, così che ce n’è per tutti i gusti, in maniera provocatoria. Partiamo da luglio, arriviamo a dicembre, quindi abbiamo messo a disposizione una serie di date, per darvi tempo, con due, tre, quattro mesi, di sistemare le cose. Se si tratta, come noi crediamo, esclusivamente, da parte vostra, di sistemare i conti di queste nomine, probabilmente bastano uno-due mesi e forse basta anche il termine, che si vocifera, di ottobre. Se si tratta di mettere mano a questi enti, non ci prendiamo in giro, perché di sicuro non avremo fatto in tempo neanche per il 31 dicembre. L’esigenza di riformali c’è, perché a nostro avviso la loro attuazione ha mostrato lacune, ha mostrato limiti tali che non ho esitato a definire fallimentari. Che però tutto questo possa avvenire con la sospensione feriale, con la ripresa dei lavori in I Commissione non prima di fine settembre, in due mesi, non ci prendiamo in giro. Che già si dica che gli Ersu verranno accorpati, che ci sarà anche lì una sorta di Asur degli Ersu, quindi una centralizzazione, sono tutte cose che ci vedono già fin da ora contrari, però nel merito di questa leggina riteniamo — una sospensione così lunga, non voglio interpretare arbitrariamente la mancata relazione di maggioranza, però anche questo un significato politico ce l’ha — che sia “cascato l’asino”, che abbiate gettato la maschera, che quello che ci ha indotto a votare contro questa legge in I Commissione, definendola pretestuosa e strumentale sia avvenuto, che effettivamente l’esigenza era solo di prendere qualche giorno per sistemare i conti tra di voi. Se così non fosse, qualunque termine più breve, e molto breve, seppur non condividendolo, saremmo disposti a votarlo. Se poi andiamo alla lunga prorogando consigli che sono comunque scaduti di molto, non riteniamo di poter tenere il testimone in questa operazione veramente di bassa lega.
Quindi allo stato delle cose la mia relazione è contraria, così come in Commissione, ed anche il nostro voto sarà ovviamente contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. E’ evidente che non si tratta di una leggina tecnica, perché lo scorrimento di questi consigli di amministrazione non è legato al fatto che ci siano bilanci che scadono il 31 dicembre, quindi dare la proroga per permettere agli stessi consiglieri, presidenti e quant’altri, di avere responsabilità solida su tutta la gestione di un anno, ma si tratta della regolare sostituzione di inizio legislatura, di organi che sì sono tecnici, ma hanno una grande valenza politica in funzione della decisione, degli orientamenti della Giunta regionale. Di fatto ne diventano i bracci operativi nella gestione di alcuni settori. Per quanto riguarda l’ente per le fiere relativamente alle manifestazioni fieristiche, gli Ersu relativamente al diritto allo studio. Tra l’altro abbiamo quattro università con problematiche notevolmente differenziate. Poi, l’Assam per quanto riguarda i servizi nell’agroalimentare, la promozione turistica regionale, anche questa una struttura operativa di grandissima importanza nel declino dell’industria manifatturiera marchigiana, quindi la necessità di ampliamento delle possibilità dell’industria turistica; l’agenzia del lavoro; in ultimo il settore della casa.
Non si tratta di organi tecnici minimali o comunque residuali rispetto alle politiche regionali. Di fatto la centralità della politica. Quando parlo della politica per la casa, della politica per il lavoro, dei servizi al settore agroalimentare, del diritto allo studio, del turismo, c’è quasi tutto qui dentro. Quindi, delle due l’una: o la Giunta regionale ritiene che tutti questi settori debbono avere una completa rivisitazione, quindi fin dalla sua costituzione avesse presentato proposte di legge che all’esame delle Commissioni fossero in itinere, si poteva prendere atto che è cosa di domani; ma qui ci troviamo di fronte a una sensazione della Giunta regionale di inadeguatezza degli enti specifici. Nello stesso tempo, senza alcuna proposta operativa per il loro superamento e la non decisione riguardo alla gestione degli organi, quindi non nuovi amministratori. Di fatto una prorogatio che anche dal punto di vista dell’autorevolezza e della possibilità di svolgere un ruolo politico-amministrativo è veramente riduttiva. Noi non sposiamo in pieno il funzionamento di questi enti, anzi su alcuni di questi diciamo che alcune critiche ci sono da fare: ne abbiamo criticato la gestione, in alcuni casi.
Relativamente all’Apt, nella scorsa legislatura presentai due volte interrogazioni su, a mio parere, errori di impostazione nella politica e nel settore del turismo. Però tra questo e niente, tra questo e la prorogatio, tra questo e lasciare in carica amministratori che per certi versi sono anche superati come legittimazione, come ruolo politico, a nostro parere ce ne corre.
Diceva bene la collega Romagnoli, relatrice di minoranza, che in altri casi ci siamo comportati diversamente. Citava il caso del Corerat con il Corecom: abbiamo tranquillamente rinnovato gli incarichi e poi, al momento della nuova legge abbiamo modificato, per cui i vecchi incarichi sono decaduti, alcuni sono stati rinominati e altri sono stati sostituiti. Dal punto di vista istituzionale non è successo assolutamente niente, anzi abbiamo avuto modo di avere un organismo che ha funzionato, a cui è succeduto un altro organismo con nuovi poteri, che poi ha ripreso le funzioni.
Aggiungo che è assolutamente — credo che chiunque abbia fatto almeno una legislatura sa benissimo come sono le cose — impensabile che questo Consiglio regionale, tra settembre e dicembre riesca a operare la riforma dell’ente fieristico, la riforma dell’Ersu, la riforma dell’Assam, la riforma dell’Aptr, la riforma dell’Armal e la riforma degli Iacp. Se uno conosce minimamente i tempi tecnici dell’esame in Commissione, del dibattito all’interno delle forze politiche, del passaggio in Commissione, spesso addirittura in più Commissioni — perché alcuni di questi devono passare in più Commissioni — è assolutamente impensabile che noi, entro dicembre di quest’anno chiudiamo queste riforme, che sostanzialmente spaziano in tutto l’ambito decisionale dei poteri della Regione. Manca solo la sanità. Ma anche qui esiste il problema dell’agenzia sanitaria e della sua soppressione o meno.
Non è prevista qui la Svim, che scade a ottobre, ma anche la Svim rientra nel disegno di riordino.
C’è tutto questo, più l’agenzia sanitaria, più la Svim: come possiamo dire che siamo in grado di sviluppare un’azione riformatrice, fra settembre e dicembre per riuscire ad approvare 6 leggi solo questo disegno, poi, per quanto riguarda la sanità e la Svim, otto leggi di riforma degli organi istituzionali?
Credo che il problema sia di doppia natura. Una di progettualità: la Giunta, man mano che avrà licenziato le proposte di legge le passa alla Commissione e poi saranno esaminate nei tempi che ci vorranno. Credo che un’azione riformatrice in questo senso impiegherebbe tutto il 2006, cominciando da ottobre 2005. Lo dico con ottimismo, con una maggioranza coesa che funziona, senza problemi conflittuali fra le parti. Se poi andiamo alla conflittualità, perché ciascuno ha in mente il nome di quello che dovrebbe essere il presidente, ciascuna forza politica rivendica alcune presidenze e via di seguito, le cose peggiorano.
Leggevo i giornali i giorni scorsi: più di una forza politica “minore” avanzava la richiesta di dirigere questi enti. Ovviamente le forze politiche maggiori ritengono di avere un ruolo determinante, quindi su politiche di settore molto importanti vogliono dire la loro.
La complessità del tema è tale, esorbitante rispetto alle energie che in questo momento, a mio parere, la Regione può mettere in campo. Quindi sono contrario a questa legge.
Con realismo dico che se le forze politiche hanno bisogno di una pausa per cercare di sistemare i loro assetti, anche se questo non sarebbe così giusto, concediamoci la pausa estiva, ma alla riapertura dei lavori chiedo che siano sistemati tutti questi enti, perché non c’è niente di peggio che stare sospesi. In questi enti c’è già l’atteggiamento di dire “queste cose non le facciamo perché non sappiamo come andiamo a finire”, il personale non sa quello che farà, quindi è in una situazione di estrema precarietà. Paralizziamo l’azione della Regione. La proroga così di persone che sanno che andranno via, che molto probabilmente saranno sostituite, che non sanno più neanche quali saranno i loro ruoli e i loro compiti nel riordino, è una situazione veramente paralizzante, destabilizzante, che noi, come forze di opposizione — credo di poter parlare tranquillamente anche a nome di Forza Italia e dell’Udc — respingiamo, se la prima proposta qualificante di questa Giunta è quella del rinvio al 31 dicembre, senza neanche una proposta, nel frattempo all’esame, dicendo “abbiamo licenziato sei proposte di legge”. Qui non sappiamo niente, neanche dove si voglia andare a parare. Probabilmente, nella testa del Presidente o di qualche assessore di settore ci saranno anche delle idee, ma si tratta di idee, quindi noi siamo totalmente negativi rispetto a questo disegno di legge, cercheremo di ostacolarlo più possibile. Se c’è una proposta accettabile di una fase semplicemente di sosta, per permettere alla maggioranza di chiudere negli organigrammi — nessuno è nato ieri, sappiamo che le cose vanno così — un breve rinvio è accettabile, ma parliamo di breve rinvio. Se non fosse che la politica a settembre ricomincia in maniera molto lenta, direi 30 settembre. Qualcosa di più, ma non molto di più.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di prosecuzione della seduta.

Il Consiglio approva)

Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. La scorsa legislatura avevo studiato la situazione degli enti partecipati della Regione Marche e avevo visto che questi incidono, per l’erario, per una cifra di circa 125 miliardi di vecchie lire, più o meno una manovra equivalente all’addizionale Irpef. Dirò delle cose che sono impopolari, non sono politiche, forse non sono condivise nemmeno interamente dalla mia parte politica, però credo che vadano dette, sono cose vere.
Alcuni di questi enti sono inutili, quindi andrebbero soppressi, l’ho detto lo ripeto, recuperando soldi reali da utilizzare per il rilancio dell’economia che sapete in quali condizioni oggi si trovi.
Questa vicenda dà il senso, l’immagine delle difficoltà con cui la classe politica si muove su questi argomenti la distanza che c’è fra i tempi del paese, dell’economia e quelli della politica. Credo che su questi argomenti e pur essendo consigliere regionale di opposizione non avrei alcun problema a votare un provvedimento serio di riordino, anche con soppressione di enti utili, perché è questo di cui c’è necessità. Credo ci siano enti le cui funzioni possono essere gestite direttamente dagli assessorati. Perché si devono buttare via tanti soldi pubblici? Capisco che ogni cosa che si sopprime si perdono posti nei consigli di amministrazione, prebende, incarichi che si danno a destra e sinistra, però un po’ di coraggio ci vuole. Non so se ci rendiamo conto di quale sia la situazione veramente, dal punto di vista economico. Non ci sono più le vacche grasse, questa è una stagione di vacche magrissime, ci dobbiamo adeguare, a tutti i livelli.
Che la Giunta regionale, la maggioranza propongano un rinvio per quanto riguarda il rinnovo delle nomine, nemmeno mi dispiacerebbe se dietro questo rinvio ci fosse il ragionamento che ho fatto poc’anzi, un progetto di riordino, un progetto di razionalizzazione, di risparmio, togliendo ciò che non serve, facendo ciò che serve al paese. Se ci fosse questo dietro, personalmente — ma credo che anche gli altri colleghi la pensino così — nessuno si scandalizzerebbe. Il problema è capire se c’è questo o se c’è dell’altro. Se invece c’è solo una richiesta di rinvio, perché magari ancora non si è accontentato quello che vuole l’Assam, quello che vuole l’Armal, quello che vuole l’agenzia sanitaria che non so a cosa serva con l’Asur che è stata fatta, allora non va bene assolutamente, dopo tre mesi che rinviamo. Se invece qualcuno della Giunta, della maggioranza ci dice che dietro c’è quest’altra cosa, allora sarebbe inutile, oggi, procedere a delle nomine per dire “fra due mesi togliamo questo ente”, oppure “lo accorpiamo con un altro” e facciamo azioni di razionalizzazione di questo tipo. A quel punto credo che una mediazione su una data di rinvio diventi possibile, ma fateci capire se c’è questo dietro o se c’è solo l’altro.
Personalmente credo che questa sia la cosa più importante.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Riteniamo di dover giudicare con un aggettivo, “improvvida”, la proposta della Giunta di ritardare, di prorogare la durata in carica degli organi di importanti enti strumentali della Regione, soprattutto questo rinvio fino a una data così lontana come il 31 dicembre 2005, per la possibile generazione di difficoltà nella gestione di questi, come accennato dai colleghi.
A mio avviso questo denuncia un tentativo grave dal punto di vista politico, di aggirare, attraverso un atteggiamento da parte dell’Esecutivo regionale, il confronto con le opposizioni di quest’aula su alcune proposte strategiche su cui si vuole indirizzare l’operatività esterna, soprattutto nei settori economici, da parte di questa Regione.
Noi riteniamo giusto riorganizzare molte di queste strutture regionali, sia per migliorarne l’efficienza sia per rimodularne gli obiettivi, sia per valutare la produttività di esse, cosa che in molti casi avrebbe dovuto far ritenere giusto lo scioglimento già in data precedente a quella in cui stiamo discutendo. Debbo dire che questo avremmo preferito: invece di un discorso di proroga d’imperio sulla durata degli incarichi, sarebbe dovuto avvenire l’opposto, cioè offrire alla discussione delle Commissioni le varie proposte di riorganizzazione che si intendono fare. Su esse ci sono anche alcune proposte delle opposizioni che stanno per essere presentate e riteniamo che questo era il metodo.
Visto l’errore che è stato fatto, ritengo che ci sia da utilizzare solo il buon senso per venirne fuori, facendo le nomine prima possibile, presentando le leggi di riforma prima possibile. Questo per quello che ci chiede il sistema Marche che obiettivamente, nella passata legislatura, è stato abbandonato a se stesso per le difficoltà di bilancio, per la carenza di idee, che ha bisogno dello sforzo di tutti. A questo noi miriamo con la nostra azione politica di presenza continua nelle Commissioni e in questo consesso, proprio perché riteniamo che il momento sia estremamente difficile.
La proposta che fa Ciccioli alla maggioranza di individuare un termine il più ravvicinato possibile, il più di buon senso possibile, per mettere in condizioni la poca operatività di questi enti di esplicitarsi, la ritengo accettabile anche da parte di Forza Italia. Noi proponiamo il 30 settembre come data da individuare per la scadenza di queste nomine, dando modo alla maggioranza di organizzarsi per questa vicenda che non riteniamo delle più edificanti che finora ci sono state presentate.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Ritengo opportuno chiarire quali sono state le motivazioni che hanno indotto la Giunta regionale a fare questa proposta al Consiglio, una proposta che nasce esclusivamente da un’esigenza di carattere funzionale: quella di riportare a coerenza gli enti strumentali, gli enti e le società partecipate, attraverso cui si svolgono alcune funzioni di governo di questa Regione, nessun’altra motivazione. All’inizio della legislatura era ed è necessario rendere semplice, ordinato e coerente il modello di organizzazione, sia della nostra istituzione sia delle funzioni attraverso cui la nostra istituzione esercita una parte delle proprie attività all’esterno, ovvero gli enti e le società partecipate. Non a caso i primi due atti che la Giunta si è impegnata a proporre al Consiglio sono proprio quelli che riguardano l’organizzazione della Regione e gli atti che seguiranno relativi alle società e agli enti partecipati.
Naturalmente noi non siamo nelle condizioni, così come ci è stato richiesto, di poter presentare oggi le proposte di legge relative alla riorganizzazione di questi enti che sono stati elencati dal consigliere Ciccioli, siamo nelle condizioni di dover richiedere al Consiglio una proroga degli organismi che li presiedono e li organizzano, in attesa di procedere a questa riforma che riteniamo altrettanto urgente, condividendo le motivazioni che poi sono state espresse, motivazioni che riguardano la semplicità organizzativa, l’ordinamento ordinato, una funzionalità operativa, la coerenza tra i costi e i benefici che producono.
Sarebbe paradossale se procedessimo alla nomina oggi di enti che dovremmo poi sopprimere, perché nelle idee che circolano all’interno della Giunta regionale c’è anche la possibilità che alcuni enti siano soppressi. Sarebbe paradossale, oggi procedere alla nomina dei rappresentanti di alcuni di questi enti e poi sopprimerli immediatamente dopo. Quindi crediamo che una modalità prudente e ordinata sia proprio quella di procedere a un rinvio della nomina degli organismi di questi enti, subordinarla alle proposte di legge che poi ne determineranno la finalità, il destino.
Non c’è alcun aggiramento delle volontà che debbono e possono esprimersi in quest’aula, non c’è alcun disegno nascosto, non c’è alcuna riserva mentale, c’è semplicemente l’esigenza di procedere in modo ordinato a una riflessione che dobbiamo condividere rispetto a strumenti che sono importanti ma che devono essere comunque ricondotti a una linearità, perché le funzioni di governo, di programmazione appartengono alle istituzioni e non possono essere delegate a soggetti esterni. Soprattutto c’è questa esigenza fondamentale. Le funzioni di governo e di programmazione vengono riassorbite all’interno del governo regionale, del Consiglio regionale e non possono essere attribuite ad altre entità, ad altre realtà.
Capisco le preoccupazioni che qui sono emerse, posso anche condividerle in parte, ci viene lanciata una sfida, noi questa sfida l’accettiamo e la rilanciamo ai consiglieri regionali. Se il termine 31 dicembre sembra essere un termine troppo lungo abbreviamolo, certamente non il 30 settembre perché mi pare provocatorio, non saremmo nelle condizioni di farlo, sinceramente. Forse saremmo nelle condizioni di poter presentare alcune proposte di legge, soprattutto quelle che riguardano la soppressione di alcuni di questi enti, ma non saremmo in grado neanche, forse, di fare le proposte di legge che riguardano realtà molto più complesse ma molto più articolate, che comunque abbisognano di una ristrutturazione.
Credo che noi, entro il mese di luglio possiamo iniziare ad inviare al Consiglio regionale proposte di legge che riguardano alcuni di questi soggetti strumentali, alcune delle società partecipate e darci, come tempo per una rivisitazione, per un dibattito in Consiglio regionale il 31 ottobre. A quelli punto facciamo una verifica di quante proposte di legge sono state elaborate dalla Giunta, di quale sia il confronto che nel frattempo si sarà attivato fra Giunta e Consiglio regionale attraverso le Commissioni, decidendo, condividendo questo percorso, quali misure adottare nella fase successiva.
Da parte nostra ci sarà l’impegno a mandare in Consiglio il maggior numero di proposte di legge che riguardino la rivisitazione di alcuni enti, soprattutto quelli per cui si immagina la soppressione, rispetto ai quali sarebbe stato assurdo, questa mattina, procedere alla norma dei presidenti degli organismi di amministrazione, dei collegi sindacali.
Se il Consiglio è d’accordo, proporrei di modificare i termini della proposta di legge, indicando come termine per la presentazione delle candidature il 30 settembre e come termine per la proroga degli attuali consigli di amministrazione il 31 ottobre.

PRESIDENTE. C’è una proposta. Si può procedere in due modi. Vengono ritirati tutti gli emendamenti che sono stati depositati, tranne... (Interruzione). Però bisogna metterci d’accordo sulle procedure. Quello del 31 ottobre esiste già. O si ritirano tutti tranne quello, oppure si lascia il 15 luglio, il primo, si ritirano tutti gli altri e si subemenda il primo.

Carlo CICCIOLI. La data è il 31 ottobre. Speriamo che tra gentiluomini — c’è la stampa, ci sono i consiglieri — questo accada veramente, perché un conto sono le cose che si dicono, un conto le cose che accadono. Dubito che per il 31 ottobre ci siano strumenti operativi, però ne prendiamo atto, se passa il subemendamento al n. 1 ritiriamo tutti gli altri emendamenti.

PRESIDENTE. Articolo 1. Pongo in votazione il subemendamento che recita “sostituire le parole 31 dicembre 2005 con le parole 31 ottobre 2006”.

Il Consiglio approva

Decadono tutti gli altri emendamenti.
Pongo in votazione l’articolo 1 così come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge n. 17.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Acquisto di un immobile in Ancona da destinare a sede degli uffici della Giunta regionale» Giunta (15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 15, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Come accade spesso, le scelte non hanno le cesure dei tempi della legislazione, per cui questa legge è maturata e in qualche modo ha costruito il suo percorso che oggi consente di discuterla in quest’aula, durante la legislatura precedente.
I motivi che hanno spinto a realizzarla sono evidentemente chiari, come è chiaro il corpo della legge, che è così asciutto e composto di due soli articoli. Si tratta della ricerca di costruire, ottimizzare, rendere sinergiche il più possibile le strutture logistiche dell’attività della Giunta e del Consiglio.
In questa ottica l’acquisizione del palazzo del Mediocredito attraverso un contratto di leasing, risponde appunto alla individuazione di un percorso che riesca a migliorare e ottimizzare le forme patrimoniali di questo ente e, contemporaneamente, a offrire a chi lavora in questa struttura, in varie forme, l’opportunità di strumenti, di luoghi, di spazi più idonei, più adeguati, più consoni allo svolgimento delle attività istituzionali.
E’ in questo quadro che è stata pensata l’opportunità di questa acquisizione. Nel dibattito di Commissione e nella riflessione che via via la Giunta ha fatto rispetto a questa acquisizione la proposta si è affinata, perché è arrivata in Commissione come acquisto, ma nel dibattito e nelle varie riflessioni si è passati a un percorso che consente, attraverso il leasing, migliori opportunità allocative. Rispetto a questo è del tutto chiaro che il contributo della Commissione è stato quello — lo si vede anche nei testi che sono stati proposti all’aula — di un affinamento, di una precisazione dei percorsi all’interno dei quali è più chiaro quanto sia di competenza l’acquisto, quanto competa alle opere di risistemazione dell’immobile e anche le forme che possono rendere più vantaggioso il sistema di acquisizione.
Abbiamo assistito in Commissione a un confronto che ha posto in essere, rispetto alla riflessione di questa legge, una riflessione complessiva, pensando all’acquisizione del palazzo del Mediocredito come un primo passo che via via vada a riorganizzare e risistemare complessivamente tutta la logistica dell’attività del Consiglio e della Giunta.
In questo senso la Commissione ha avuto l’opportunità di valutare con attenzione i passaggi possibili verso questo percorso, quindi in questo quadro va visto questo atto, un atto che, quando sarà approvato, renderà il nostro lavoro, ma complessivamente le occasioni istituzionali che un ente come la Regione ha, più agevoli e renderà il lavoro di chi opera tutti i giorni all’interno di questa struttura non solo più confortevole ma anche più efficace.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questa è una proposta di legge che ci lascia molto perplessi. Abbiamo ascoltato, nella discussione del punto precedente, un saggio ragionamento da parte del Presidente della Giunta al quale, con l’astensione, abbiamo aderito: “abbiamo bisogno di tempo perché c’è bisogno di rivedere complessivamente un quadro di riordino dei nostri enti collegati”. Io faccio la stessa domanda su questa proposta di legge. Non c’è bisogno, anche qui, di un quadro d’insieme entro cui muoversi e muovere anche i primi passi?
Questo lo dico perché in realtà in Commissione si è detto che la Giunta ci sta ragionando da tempo, da anni. Ma il Consiglio no. Io non ricordo neppure un passaggio di natura anche istruttoria, preliminare, che abbia coinvolto il Consiglio, le Commissioni permanenti, nella scorsa legislatura. Addirittura, questa che si è aperta da pochissimo, con tanti colleghi che sono stati eletti per la prima volta, quindi Commissioni che vedono molti membri essere addirittura all’oscuro di cose che informalmente, magari, giravano da tempo tra gli uffici e tra gli organismi di Giunta e Consiglio, come primo atto ha investito una cifra che tra l’altro non è da poco, per l’acquisto di un immobile da destinarsi agli uffici della Giunta. Altra problematica: agli uffici della Giunta. E’ questa la priorità? Io ricordo sin dalla prima mia elezione, 1995, che la priorità delle priorità era stata già da allora individuata nella assoluta inadeguatezza degli uffici del Consiglio, non della Giunta regionale. Cosa che è stata ribadita sia nella legislatura scorsa sia all’inizio di questa legislatura da tutti, tant’è che sta girando anche un ordine del giorno che abbiamo sottoscritto tutti, per finalmente sistemare la questione degli uffici del Consiglio, dei gruppi dell’Ufficio di presidenza, che sono dislocati in immobili sparsi del centro. Ci sono altri immobili che dovevano essere destinati alla sistemazione di problematiche legate al Consiglio regionale, non utilizzati. Ricordo un immobile già di proprietà di un partito politico.
La seconda questione su cui riflettere in maniera seria è questa: non era quella la priorità condivisa da tutti? Anche l’assessore, che è anche consigliere, si rende conto come operano ogni giorno i gruppi, costretti a perdere ore solo per trasferirsi verso gli uffici della Giunta e richiedere documentazione o fare quelle istruttorie che sono necessarie per prepararsi dignitosamente ai lavori di Commissione e di aula. Bisogna parlare con il funzionario, con il dirigente. Perdiamo ore solo per questo trasferimento, perché l’allocazione al centro storico rispetto a quella degli uffici della Giunta è assolutamente inadeguata, per usare un eufemismo.
Queste due questioni lasciano tutti perplessi sulla scelta della priorità che la Giunta ha scelto, quella di acquistare per sé, in maniera anche parziale, perché sono 120 posti di lavoro, un immobile, di fronte a una esigenza, anche quella certificata, della Giunta stessa, che è non dico il doppio ma quasi. Comunque la Giunta avrà bisogno anche di altri stabili, di altre sistemazioni.
In Consiglio ancora non vediamo la luce rispetto ai ragionamenti che abbiamo riferito. L’operazione è costosa, pesante, perché 16 milioni di euro non sono cifra da poco. Le risposte che abbiamo avuto anche in Commissione sono state parzialmente soddisfacenti, perché si è detto che è il primo pezzo di un ragionamento. Ma noi vorremmo prima di tutto socializzare e condividere questo ragionamento, poi dire che siamo d’accordo, al primo step, perché sappiamo quali sono il secondo, il terzo, il quarto. Ma se la proposta viene isolata e portata come priorità delle priorità, su questo non siamo d’accordo, al di là delle valutazioni di merito, cioè della convenienza economica dell’operazione, perché ci sono, anche qui, delle perplessità, dei dubbi derivanti dal fatto che le valutazioni del valore economico del bene che si vorrebbe acquisire sono non unanimi.
Questo ci porta a dire che non possiamo condividere questo tipo di scelta. Non rientra in un quadro complessivo condiviso, discusso e ragionato tra tutti quanti, non rientra nelle priorità che devono essere invece rivolte verso i lavori del Consiglio, verso le sistemazioni dei gruppi e dell’Ufficio di presidenza e sotto un profilo dell’economicità, della convenienza economica dell’operazione, gli stessi esperti della Giunta lasciano margine a dei dubbi e a delle perplessità.
Non faccio altri discorsi che potrebbero essere facili — siamo in una fase di crisi, di ristrettezze — pro bono paci, perché 16 milioni di euro non sono proprio pochissimi. Mi permetto solo di dire che non so se lo strumento del leasing può essere la soluzione vera, perché è uno strumento che sotto un profilo di operatività viene sempre meno usato, ormai, non dico da aziende e da privati che hanno una dinamicità diversa rispetto al pubblico e alle istituzioni, ma non viene usato più neppure da grandi enti come la Regione Marche. Anche sotto questo profilo, pertanto, non posso che concludere che i nostri gruppi — parlo a nome anche di Forza Italia e dell’Udc — non possono condividere questa proposta di legge, anzi con quell’ordine del giorno hanno cercato, insieme anche agli altri colleghi, di porre al centro della questione, dei lavori, che non devono essere di aula ma prima di tutto di Commissione, lavori istruttori, di predisposizione di un piano, di un progetto, di un programma, l’elenco di tutti gli immobili che sono di proprietà o in locazione da parte della Regione Marche. Ci sono delle cose assolutamente non solo antieconomiche ma illogiche, irrazionali e di questo se ne rendono conto tutti. Non vorrei che con questa proposta di legge, alla irrazionalità si possa aggiungere altra scelta irrazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vorrei completare il discorso del collega Pistarelli, ragguagliando soprattutto i consiglieri regionali che non erano presenti in questo Consiglio nella scorsa legislatura, di alcune incertezze che, proprio in riferimento alle operazioni immobiliari, hanno costellato il cammino del precedente Esecutivo. Incertezze che sintetizzzerò in maniera estremamente rapida, che a mio modo di vedere suggeriscono una particolare prudenza, prima di completare questo iter che, come diceva il collega Pistarelli, ha il pregio di dover essere sicuramente esaminato nel suo merito, ma probabilmente in un quadro più ampio e complessivo.
Ad esempio, i colleghi consiglieri che non erano presenti nella scorsa legislatura devono sapere che sono due anni che nei nostri bilanci, in termini di ricavi, inseriamo, ad esempio, proventi di alienazioni che di fatto invece, non vengono ad essere perfezionate, alterando anche gli equilibri finanziari che tuttavia sono lì appostati, dal momento che, da almeno due anni, diciamo “presumiamo la vendita di beni che sono elencati”, poi le vendite non vengono fatte. Ma questo riguarda ciò che dovremmo dismettere.
Diverso è il caso, anche abbastanza paradigmatico, che ha riguardato invece la famosa vicenda degli acquisti delle sedi di Roma e Bruxelles. Come è andata? Nel luglio del 2004 noi facemmo la legge di assestamento, all’art. 7, lettera c stanziammo delle cifre importanti per l’acquisto della sede di Roma e per l’acquisto della sede di Bruxelles. L’acquisto della sede di Roma era preventivato almeno come quota di partecipazione della Regione Marche in 2.525.000 euro. Per la sede di Bruxelles erano invece 1.375.000 euro, spese autorizzate da questo Consiglio in sede di assestamento di bilancio, quindi attraverso un atto formale di prenotazione di questa spesa. Cosa è successo? Sede di Roma, spesa importante e copiosa come quella che ricordavo: l’unica cosa che risulta agli atti è il decreto 328 del 21 ottobre 2004, in cui si versa la caparra confimatoria, pari a un milione di euro, dopodiché non si è saputo più niente. Soprattutto sembra — ma ho motivo di ritenere veridica la fonte — che i nostri funzionari, nel momento in cui sono andati a fare l’atto a Roma si sono dovuti ritrarre, perché sono venuti fuori dei gravami su quel bene che hanno giustamente consigliato di non farne più niente, perché vi rendete conto del problema che avremmo dovuto affrontare in quel caso.
Quindi stanziata una somma, fatta l’istruttoria, espresso il gradimento, ci rendiamo conto — il gossip parla anche dell’imbarazzo dei funzionari — che si sono dovuti arrestare perché il bene era ipotecato.

Carlo CICCIOLI. La caparra è stata versata?

Guido CASTELLI. Questo non lo so. E’ stato autorizzato il pagamento, poi non si sa. Io ho fatto un’interrogazione, speriamo che ci rispondano. Questo è un buco nero che c’è nella storia delle operazioni immobiliari.
Ce n’è un altro nella sede di Bruxelles, forse peggio. Per quanto riguarda la sede di Bruxelles, 2.525.000 euro, quota di partecipazione della Regione Marche per l’acquisto di una sede che avrebbe dovuto ospitare anche altre Regioni. L’assessore Agostini a febbraio del 2005, in risposta a una interrogazione disse che la regione avrebbe dovuto pagare, come quota sua, il 18,75% dell’importo complessivo. Questa era la quota pro-capite marchigiana. Disse anche che l’immobile di Bruxelles costava 18.552.000 euro. Il 18% di tale cifra è qualcosa come 3.478.000 euro, quando invece noi abbiamo autorizzato, in Consiglio, una somma che è due volte e mezza inferiore, cioè 1.375.000 euro.
Cosa è successo da allora? I funzionari che andarono a trattare, che avevano anche espresso gradimento sulla bontà della sede, cos’hanno dovuto fare dopo? Cosa è successo? Queste sedi dove stanno? Abbiamo le chiavi, non abbiamo le chiavi? Abbiamo firmato le caparre? Non abbiamo saputo più niente. Era un’operazione che inizialmente nasceva sulla base di circa 8 miliardi di vecchie lire, si è espansa fino a raggiungere una cifra quasi doppia, ad oggi non sappiamo che fine abbiano fatto le sedi di Bruxelles e di Roma, per non parlare di questa scenetta di noi che scappiamo con la penna perché il notaio ci dice che l’immobile di Roma è gravato da ipoteca.
Faccio queste considerazioni perché ritengo che la prudenza che veniva richiamata dal collega Pistarelli sia sommamente suggerita da questi precedenti, perché le incertezze possono capitare, non c’è niente di male, ritengo però che se questi sono i precedenti, i fatti consigliano di mitigare la fretta, di ragionarci un po’ meglio, di capire la partita delle sedi a che punto sta anche per la parte che avevamo autorizzato nel luglio del 2004, in maniera tale da definire un pacchetto che sia effettivamente congruo sotto il profilo della spesa, funzionale sotto il profilo dell’operatività di questi acquisti, ma soprattutto chiaro. Quindi ritengo che sarebbe il caso di soprassedere a questa operazione di pensarci un po’ meglio, per evitare che dopo i casi di Roma e Bruxelles si possa aprire anche un caso della sede di Ancona.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Devo dire che sottoscrivo, in parte, quello che hanno già detto i colleghi di minoranza che mi hanno preceduto con il loro intervento, ma voglio sottolineare un aspetto che mi inquieta e mi spinge a non votare questa legge. Questo aspetto deriva anche dalla mia formazione professionale che mi vede fortemente critico rispetto ai numeri al lotto che sono venuti fuori nell’acquisto di questa sede, con valutazioni che nel corso di pochi mesi sono aumentate di diversi miliardi di vecchie lire. Questo mi fa sorgere un forte dubbio rispetto alla bontà dell’operazione. Non che l’operazione non sia auspicabile nella sostanza, cioè che gli uffici regionali non abbiano necessità di maggiori spazi al fine di lavorare meglio, ma i numeri mi creano dei grandi dubbi e debbo dire che dal punto di vista politico questa maggioranza alla prima prova dei fati esce malconcia da questo modo di operare.
Io non ho la presunzione di dare lezioni di politica ad alcuno perché non sono in grado di farlo, però è la seconda volta che il Consiglio regionale si riunisce ed è la seconda volta che una maggioranza che ha preso il 57% di voti alle urne, è in grande imbarazzo, un imbarazzo che si respira e che voglio vedere esplicitato nel voto. Se qualcuno dice che questa maggioranza è in confusione o c’è una maggioranza pasticciata, questa è la migliore dimostrazione: riunitevi prima, per lo meno, e scrivete all’ordine del giorno le proposte di legge quando siete d’accordo. Questo è un consiglio che vi do, per la decenza che dobbiamo ai cittadini marchigiani.
Viceversa ho firmato, sottoscritto e voterò l’ordine del giorno collegato che il collega Favia ha avuto la bontà di redigere, perché ritengo che le condizioni nelle quali il Consiglio regionale opera — non ero presente nella scorsa legislatura, so che c’è stato un voto all’unanimità in questo senso — sono veramente disastrose. I miei colleghi di gruppo — lo dico con grande dispiacere — Cesaroni, Tiberi, Santori non possono aprire le finestre delle loro stanze, perché ci sono i tavolini di un noto locale anconetano. Il tanfo delle cucine infesta i nostri uffici. Ritengo che questa sia una lesione non a noi ma all’istituto del Consiglio regionale e che questa situazione non possa andare avanti. Non è più tollerabile che un consigliere regionale possa lavorare in quelle condizioni e mi sorprende che nessuno, nel corso degli anni precedenti, abbia sollevato questo problema. E’ una vergogna, perché dal nostro status ne guadagna l’istituzione, quindi impegniamoci a portare a casa una condizione migliore del Consiglio regionale, perché ne gode la comunità marchigiana del nostro lavoro.
Per quanto riguarda il palazzo, chiedo al Presidente e all’assessore delegato una più seria e certa valutazione dell’immobile, perché questo bene è stato sottoposto, in passato, a più valutazioni che portano a risultati, nello spazio di tempo di pochi mesi, completamente diversi, il che mi fa sorgere grandissimi dubbi su come vengono impiegati i denari pubblici, pertanto chiedo all’assessore delegato di soprassedere su questa proposta di legge e di farci avere in maniera non empirica ma seria e tecnica, la reale valutazione di questo immobile prima di procedere all’acquisto. Diversamente ve ne assumerete la responsabilità voi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. A me pare che stiamo ragionando rispetto all’acquisto di un bene immobile sul quale sicuramente dovremo approfondire, dandogli un significato che è altro rispetto a quello di cui stiamo discutendo.
Ho esaminato in Commissione gli atti che sono stati forniti ai consiglieri e sono stati richiesti altri approfondimenti. Credo che noi dobbiamo ragionare su due piani. Il primo è quello di capire cosa ci serve immediatamente, per poter consentire alla Giunta e al Consiglio — anch’io ho avuto modo di firmare l’ordine del giorno che ha proposto il collega Favia — di dare dignità al nostro lavoro di consiglieri. Sono anch’io d’accordo che bisogna procedere urgentemente a definire l’acquisto del palazzo delle Ferrovie, che è quello che noi riteniamo sia più utile. Il secondo è quello di consentire agli uffici della Giunta, viste le necessità che la stessa Giunta ha evidenziato, di attivare l’acquisto dell’immobile che in un certo modo è condizionato. Non possiamo non tenere conto del fatto che la Giunta regionale è qui.
Bisogna ragionare in termini pratici, perché stiamo parlando di una cosa pratica, quindi o decidiamo, tutti insieme, di bloccare tutte le acquisizioni, compresa anche quella del Consiglio e facciamo la valutazione di cui parlava prima il consigliere Capponi, individuare tutti i beni, capire come funziona tutta al proprietà immobiliare della Regione, e solo a quel punto, fatto questo programma — penso che ci vorrà un po’ di tempo — decidere come procedere, ma coerenza vuole che poi tutto sia bloccato, oppure decidiamo di fare le cose insieme, cioè abbiamo delle esigenze immediate — quelle che la Giunta ci ha sottoposto, quelle del Consiglio che noi tutti oggi rimarchiamo firmando un ordine del giorno — stabiliamo che quelli sono i binari urgenti sui quali definire atti amministrativi, ma questo non impedisce che ci sia — nella Commissione è stato già definito — una verifica approfondita dei beni di proprietà del Consiglio e della Giunta, quindi della Regione marche, non solo nella città di Ancona ma in tutta la regione per capire come funzionano, come sono utilizzati, la produttività, quali servizi vi sono dislocati, la produttività di questi servizi in relazione al costo e al mantenimento di quelle strutture — quindi parlo anche delle sedi provinciali dei nostri servizi — e lì individuare quali sono gli investimenti e le dismissioni che dovremmo prevedere.
Credo però che stiamo artatamente ragionando su questo. Noi, oggi dobbiamo discutere se, rispetto alle necessità che la Giunta ci pone, rispetto al luogo dove la Giunta fisicamente esiste, si può prevedere o è possibile rinviare l’acquisto di questo immobile, considerando una previsione alternativa. E’ possibile questo qui, in questo luogo? Perché se questo è possibile ragioniamo su altre alternative, ma altre alternative in questa località, per acquistare o edificare, a mio giudizio, rispetto anche alle notizie che abbiamo avuto, non ci sono.
Circa le valutazioni, sappiamo che vengono fatte dai tecnici, ci sono state valutazioni fatte in progress, ma gli acquisti sono poi frutto anche delle trattative. Non è che uno si può legare alle stime senza capire che c’è anche una controparte che controstima dall’altra parte, quindi occorre trovare un punto di equilibrio.
Penso che noi diamo a questo atto una valutazione politica che invece di politico ritengo abbia molto poco. Noi, oggi stiamo facendo un atto che ci consentirà, spero, di chiudere questa parentesi, per consentire di aprire immediatamente la verifica che riguarda il palazzo per il Consiglio e le sue strutture. Le valutazioni che oggi stiamo facendo sono invece altre. Stiamo a quello che dobbiamo discutere, altrimenti non credo che otterremo buoni risultati da questi Consigli regionali.
Mi rendo conto che rispetto ai costi — il consigliere Pistarelli ha detto prima “stendiamo un velo pietoso” — la dignità dei luoghi istituzionali, della Giunta e del Consiglio, credo — e sono d’accordo con Bugaro, su questo — che sia un interesse della Regione. Se consideriamo sprecati i soldi che dobbiamo investire per acquistare strutture che ci consentono di lavorare meglio, non credo che facciamo un buon servizio a noi stessi. Quindi stiamo attenti quando prendiamo posizione su questi aspetti. Stiamo investendo in beni immobili che saranno di proprietà della Regione e io credo che rispetto anche a una politica delle locazioni che è stata fatta negli anni passati, se acquisissimo la volontà di acquistare e di investire negli immobili di nostra proprietà sarebbe meglio, perché utilizzeremmo le strutture legandole alle nostre necessità, stabilendo quali sono le nostre priorità e non legandoci agli affitti che sono esborsi annuali di denaro che poi non ritornano più.
Io la vedo in questa maniera. Se valutiamo in positivo questo atto, lo possiamo licenziare. Non ci debbono essere sbarramenti di maggioranza e opposizione rispetto all’acquisto di un palazzo, perché se questo è, su questo maggioranza e opposizione ci sono sempre, non solamente sull’acquisto del palazzo per gli uffici regionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Ho sentito dire che sull’acquisto del palazzo dell’ex Mediocredito, nella trascorsa legislatura c’è stata una qualsiasi decisione. Ciò, è ovvio, non risponde al vero. C’è, al di là delle trattative che sono state più o meno fatte su diversi immobili, solo un ordine del giorno del Consiglio regionale per l’acquisto del palazzo delle Ferrovie dello Stato, perché allora gli uffici del Consiglio regionale non bastavano più. Quindi non c’è alcuna continuità da onorare, non c’è alcuna correttezza istituzionale, da questo punto di vista, che sarebbe stata doverosa, da dover onorare. Inoltre, visto l’onere finanziario enorme che servirà all’acquisto dell’immobile in oggetto, di proprietà di Banca Marche — 14 milioni di euro — senza risolvere il problema dell’unitarietà Consiglio-Giunta, tant’è che per il Consiglio da anni esiste una trattativa per l’acquisto del palazzo delle Ferrovie in piazza Cavour di Ancona, la scelta che si propone non ci appare strategica. Agisce dentro la logica dell’emergenza: 14 milioni di euro per 175 posti di lavoro. Con il problema che la sede del Consiglio, in qualche modo rimanga del tutto aperta.
Secondo noi la necessità dell’acquisto di una sede dignitosa, unitaria, non solo è giusta, ma è giustissima. Tuttavia occorre perseguire la priorità di una sede con i tempi necessari — le Regioni sono nate nel 1970 — per dare una soluzione al Consiglio regionale, oltre che alla Giunta, per eliminare tutti gli affitti e le spese improprie, che la proposta fatta dalla Giunta regionale non elimina.
Occorre una soluzione che risolva i problemi del traffico e dei parcheggi. Sarebbe più saggio bloccare tutto, fare una previsione a tale proposito, esplorare tutte le possibilità che vanno ognuna verificate, per una sede nuova, dall’ipotesi di recupero di ex immobili pubblici non utilizzati con i soggetti interessati, alla costruzione di una nuova sede, proprio perché l’onere finanziario farebbe fare una scelta di questo tipo.
Proprio all’inizio di una legislatura tutto ciò è possibile perseguirlo, bloccando ed azzerando tutto il pregresso.
Con una impostazione di questo tipo, l’apporto del gruppo dei Comunisti italiani sarà pieno, ma se si vorrà insistere con queste mezze soluzioni, il nostro voto, è ovvio, non sarà favorevole, tanto più che c’è un parere negativo dei tecnici della Regione Marche, che ritengono, in una apposita perizia, abnorme il prezzo esborsato. Oltretutto questa scelta impegnerà il bilancio regionale per molti anni e non era una scelta prevista nel programma elettorale del centro-sinistra. Non è una scelta tecnica, ma una scelta politica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Io approfondii questi temi due legislature fa, quando facevo parte dell’Ufficio di presidenza, tra il 1995 e il 2000? poi non li ho più molto seguiti, se non occasionalmente. Ho ascoltato gli interventi odierni con molta attenzione e devo dire che, più che una politica immobiliare, noi stiamo facendo una specie di disastro immobiliare. Nell’ultimo scorcio dell’ultima legislatura ci fu il tentativo di acquistare le sedi di Roma e di Bruxelles, che è un po’ come farsi la casa al mare e in montagna senza avere la casa di famiglia dove si vive tutti i giorni. E’ vero che c’è una grande differenza economica, però mi sembra che queste sedi non siano così utili, anzi mi sento di dire che sono scarsissimamente frequentate. Per quanto mi riguarda sono stato tra i pochi che ha un po’ utilizzato la sede di Roma per farci un paio di conferenze stampa in passato e devo dire che in quei giorni in cui sono stato lì mai nessuno veniva e mai nessuno le utilizzava. Mi riferisco alla sede di Roma.
A Bruxelles abbiamo campato senza la sede, avendo i nostri punti di riferimento. Per quanto riguarda l’acquisto del palazzo del Mediocredito, in termini di valori del tutto teorici è un’operazione giusta in quanto tende ad accorpare vicino agli edifici esistenti un altro edificio, ma il cui costo — mi hanno fatto delle cifre a braccio — è superiore, in proporzione, a quello di un bilocale, il che significa che andiamo a pagare degli uffici in un contenitore grandissimo. E’ un super contenitore, non è così “di mercato” quell’edificio. Restando vincolata la funzione a direzione e uffici, non ci sono tanti enti che possono acquistare un palazzo di quel tipo. Noi andiamo a pagarlo tantissimo rispetto al valore di mercato.
Dal punto di vista di altre proprietà immobiliari noi abbiamo ancora, veramente sopra la testa — ad Ancona si dice “sul gozzo” — la ex sede della federazione provinciale del Partito comunista di via Cialdini, che acquistammo nel 12990 e da 15 anni non è stata mai utilizzata, è un edificio vuoto. Però abbiamo dovuto pagare il condominio e i lavori di manutenzione di tutto l’edificio, perché gli altri condomini, ovviamente, pretendono che le spese comuni siano divise.
Si potrebbe andare avanti. Per esempio, l’utilizzo della Casa del Mutilato che noi abbiamo destinato per anni come sede del Consiglio regionale, quindi era il nostro spazio di vetrina, di visibilità e oggi, nella nuova valutazione, non è poi così importante, ci ha lavorato la Commissione Statuto, ma a parte alcuni uffici che vi abbiamo collocato, è uno spazio di gran lunga sottoutilizzato rispetto ad altri, a mio parere.
C’è allora un problema complessivo, proprio di una politica immobiliare che dobbiamo fare: vedere cosa alienare nei tempi più rapidi possibile, cosa rimettere sul mercato, fare un’operazione anche in senso bancario, cercando di vendere cose come gli attuali edifici dove noi siamo presenti come consiglieri regionali, come servizi, molto spesso inadeguati. Dobbiamo fare una grande valutazione per fare una idea di trasferimento nei tempi possibili. Mi si dice che l’unico problema vero è che i soldi non ci sono, perché per fare una grande operazione immobiliare i soldi non ci sono, ma oggi potremmo cercare di andare a una trattativa — tra l’altro, in questo caso noi andiamo proprio a trattare con un istituto di credito, perché la proprietà del Mediocredito, oggi Banca Marche, è una banca che fa operazioni di questo tipo — in cui, accanto all’affare che fa questa banca nel vendere il suo edificio, ci sia tutto un progetto, ampio, di finanziamento, che possa prevedere la sistemazione complessiva dei problemi della nostra Regione.
Parlo a braccio, non ho fatto parte della Commissione, mentre ne ha fatto parte il collega Pistarelli che è entrato nel merito dei particolari, ma credo che sia necessario un programma immobiliare della nostra Regione, che prevedono sia gli aspetti che riguardano più specificatamente il Consiglio regionale. Anche lì c’è una trattativa in corso con l’ente Ferrovie, che nel frattempo aveva anche cambiato denominazione, ragione sociale. L’ex presidente del Consiglio regionale Amati aveva a suo tempo trattato con una società — legislatura 1995-2000 — che poi ha cambiato nome, nella ristrutturazione della società: siamo ancora alla trattativa. Mi sembra che ci sia un atteggiamento molto debole da parte della Regione nel risolvere questo problema mentre paghiamo tanti affitti. Quello che diceva il consigliere Giannini è assolutamente vero: noi paghiamo tantissimi affitti anche di spazi che talvolta non sono così utilizzati, così propri, sono anche spazi scombinati, cerchiamo di utilizzarli comunque, ma senza alcun progetto complessivo.
Per tutto questo credo che oggi noi, legittimamente, come gruppi di minoranza non possiamo votare questa proposta, non possiamo compartecipare a questa scelta, al di là dell’oggetto specifico e al di là del fatto che in linea di principio, come ipotesi, un palazzo vicino agli attuali palazzi possa essere valido, come scelta, ma non come prezzo, non come politica immobiliare complessiva, da prendere a stralci, a pezzi e bocconi, che non risolve i problemi ma serve solo a mettere delle toppe su una serie di disfunzioni logistico-organizzative di cui tutti sentono il peso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Ribadisco la nostra posizione e vorrei rispondere al capogruppo Giannini che la nostra non è una posizione speculativa. La nostra è una posizione responsabile. Soprattutto riteniamo che l’acquisto dell’ex palazzo del Mediocredito oggi risulta svincolato da qualsiasi programma di riorganizzazione e di accentramento degli uffici e delle strutture regionali. Ritengo che questo doveva essere anche un momento di riflessione sull’organizzazione regionale, su quale decentramento del sistema noi vogliamo, su quali strutture vogliamo mantenere accorpate e su quali decentrare.
Quello che stiamo facendo non fa parte di una politica preventiva di investimento e di gestione del patrimonio immobiliare che avrebbe dovuto essere decisa, a nostro avviso, almeno nelle sue linee di indirizzo, proprio da questo Consiglio regionale.
Ci preoccupa anche la carenza o la contraddittorietà dell’istruzione di questa proposta di legge, soprattutto per il supporto delle valutazioni che sono molto ballerine: ci sono cifra estremamente distanti, tra i 7.690.000 euro stimati da un’agenzia immobiliare esterna, la Pirelli Franchising e la stima che precedentemente aveva fatto la Giunta, di 14 milioni di euro più Iva, che oggi risultano come costo di acquisto.
Ritengo comunque che ci sia anche la scelta della priorità da fare. Tutti, come consiglieri abbiamo parlato dell’inappropriatezza della sede del Consiglio regionale, che oltre tutto quanto detto — il fatto di respirare profumi particolari, avere delle stanze non igieniche, avere un enorme sistema scollegato di questa Regione, con una tentazione da parte dell’organizzazione della Giunta precedente, di sganciarsi, sostanzialmente, dal Consiglio e quindi dalla sua struttura operativa e direzionale — non mette il consigliere nelle condizioni di conoscere l’azione amministrativa che viene portata avanti, perché c’è bisogno di contatto fisico, visivo, interlocutivo con tutti i dirigenti e addirittura con gli assessori.
Riteniamo anche che vi sia un problema di privacy in quelle strutture che abbiamo e riteniamo che vi sia anche un problema di sicurezza, perché oggi, nel momento che stiamo vivendo, la nostra funzione di consiglieri regionali e di rappresentanti delle istituzioni non è assolutamente garantita.
Ritengo che un atteggiamento responsabile, che possa anche portare a una valutazione di quello che stiamo discutendo ora, possa essere fatta con una visione di strategia immobiliaristica e funzionale che questa Amministrazione vuol darsi individuando le priorità, individuando i costi sopportabili, valutare se è meglio acquistare del vecchio da ristrutturare e da rendere funzionale — perché io ritengo che vi sia anche qualche difficoltà sulla funzionalità degli edifici vecchi rispetto a una struttura che deve avere una sua prerogativa di funzionalità, di adeguamento informatico, di adeguamento alla sicurezza — o edificare ex-novo. Su questo noi saremo disponibili a parlare di una strategia. In questo modo non siamo disponibili, non per speculazione di tipo politico ma per una valutazione pragmatica e pratica di quello che ci state proponendo.
Su questo argomento pertanto, la nostra posizione resta di netta contrarietà.

PRESIDENTE. Ha la parola, per le conclusioni, l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Intanto penso che sia giusto esordire offrendo i necessari rispetto e considerazione per tutte le osservazioni che qui sono state fatte dalla minoranza, che legittimamente, nella dinamica di tutte le istituzioni, ha una funzione di controllo, vigile e per quanto possibile puntuto per migliorare la qualità amministrativa, a cui vorrei assicurare che anche in maggioranza la discussione è stata approfondita, ripetuta, non priva di preoccupazioni ispirate allo stesso sentimento della economicità, della prudenza, della oculata gestione delle risorse pubbliche e insieme alla maggioranza, come ci siamo detto in diversi appuntamenti, vi assicuro che anche in Giunta abbiamo cercato di fare il nostro dovere istruendo nel migliore dei modi la soluzione a un problema che tutti quanti conosciamo, a un pezzo di problema che tutti quanti conosciamo.
Vorrei affrontare questa vicenda sotto un triplice ordine di considerazioni, perché sull’acquisto del palazzo del Mediocredito c’è stato un precipitato di considerazioni politiche, di ansia di partecipazione e di co-decisione che secondo me vanno anche al di là del legittimo comportamento di attenzione tra i primi provvedimenti in discussione e in Consiglio, che quindi va trattato con la dovuta attenzione e con il dovuto rispetto.
I tre ordini sono essenzialmente i seguenti. Il primo riguarda le legittime aspettative della Giunta e del Consiglio, quindi la dinamica dei diritti e dei doveri che allude a una prima rappresentazione più generale, partendo dalla messa in fase dei mezzi e degli strumenti per l’esercizio delle proprie funzioni. Il secondo riguarda il valore intrinseco dell’immobile. Il terzo, che dovrebbe essere la premessa, ma soltanto in ordine espositivo, riguarda l’utilizzazione strategica di questo acquisto, nella visione più generale richiamata di un piano consapevole degli immobili della Giunta e del Consiglio.
Sul primo aspetto la discussione è stata rigorosamente rispettosa del binario tracciato da alcuni impegni che il precedente Consiglio regionale aveva assegnato, cioè l’impegno in bilancio preventivo 2005 di assicurare le risorse per la dotazione la più idonea, la più capace e anche la più vicina, per lo svolgimento delle funzioni del Consiglio, in modo particolare per l’acquisto del palazzo delle Ferrovie. Per questo il bilancio regionale, quello di cui discuteremo l’assestamento fra qualche settimana, dispone di 6 milioni, non ipotecati, iscritti in capitolo apposito e la valutazione di tutti gli immobili disponibili in proprietà del Consiglio, valutabili tra 8 e 11 milioni, presi come approssimazione, per difetto, al valore più basso come capace di costituire la massa di risorse necessaria per andare incontro alle esigenze e alle richieste di Trenitalia. Purtroppo sono le incertezze amministrative e organizzative di Trenitalia — il patrimonio che doveva passare alla società Patrimonio Spa, una accelerazione che sembrava che alla fine dell’anno dovesse consigliare le direzioni a vendere prima che entrasse la rapace società Patrimonio Spa per drenare la proprietà degli immobili, nel ragionamento della copertura dell’ennesima manovra finanziaria — che in questa altalena hanno aumentato il valore di stima, dai 15 milioni iniziali ai 19 milioni dell’ultima versione che però, mi pare di capire, sia in ulteriore riduzione, ù vicina alla capacità di acquisto già messa in campo.
Quindi non è in discussione la priorità della sistemazione di quella sede, non è in contraddizione con le esigenze, invece, della sistemazione logistica degli uffici della Regione per quello che riguarda il governo regionale. Probabilmente non proprio tutti sanno che noi siamo dispersi negli uffici in buona parte del centro e, per una quota consistente, ad Ancona sud, con una percorrenza media di pochi chilometri, ma in termini temporali tra 20 e 30 Minuti, a seconda delle ore della giornata, con circa 150 dipendenti interessati, in assenza di questa soluzione che è a portata di mano.
Voglio ricordare a chi siede in questa Assemblea soltanto da qualche mese, che ci sono state vertenze sostenute da organizzazioni sindacali interne, che hanno impedito quattro diverse soluzioni riallocative del personale, al di là delle sedi tradizionali. Sono stati proposti spostamenti dia alcuni servizi di questo stabile, di volta in volta ostacolati per motivi organizzativi, logistici e, più in generale, per cercare di evitare i disagi di un pendolarismo non soltanto poco servito da mezzi pubblici, ma anche foriero di dissipazione di risorse temporali e umane per quello che riguarda l’organizzazione regionale.
Il secondo aspetto che voglio introdurre direttamente è quello del valore intrinseco, atteso che la sistemazione di questi spazi contribuisce in maniera strategica a risolvere un problema della vicinanza degli uffici, della possibilità della direzione, dell’impulso e della correzione, della possibilità di ridurre al minimo lo spreco di risorse temporali e tecniche che questa pluralità di sedi comporta.
Un altro argomento cruciale, ma che è già stato rappresentato opportunamente dal capogruppo Giannini, ma che si è riverberato in considerazione anche da parte di altri, riguarda una politica oculata che, guardando a medio e lungo periodo, si rivolge alla proprietà piuttosto che allo spreco in termini di quote di affitto annuale, quando, soprattutto, l’equivalente delle quote di affitto non è lontano dalla conversione di mutui quindecennali o ventennali, di pagamento per l’acquisizione degli immobili. E’ meglio avere la proprietà degli immobili, oppure pagare gli immobili più o meno come le stesse quote delle rate di ammortamento e non avere la proprietà? Questo immobile ci ha fatto prigionieri, è un immobile di proprietà dell’Inail, che opportunamente, viste le condizioni straordinariamente favorevoli di affitto che noi onoriamo regolarmente, accollandoci le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, di messa a norma, di isolamento magnetico per oltre 25 miliardi, ci fa prigionieri, quindi viene escluso dal novero degli immobili messi in vendita dallo stesso Inail, malgrado abbiamo chiesto, da due anni, la possibilità di acquisto.

Giacomo BUGARO. Chi gliel’ha data?

Pietro MARCOLINI. Purtroppo possiamo lamentarci insieme, consigliere Bugaro, perché i protagonisti di quell’operazione non sono presenti. Se però è giusto che la direzione è quella opposta, dobbiamo valutare le sedi che qui e ora, ma anche nella prospettiva, costituiscano un arricchimento del patrimonio regionale e che possano essere fungibili e negoziabili nella prospettiva anche — non lo escludo affatto, ma i tempi non sono sicuramente quelli brevi oppure del medio termine — di una riallocazione organica, unitaria, in una sede unica, concentrata all’ingresso oppure all’uscita a nord o a sud, vicino alla posizione autostradale, visto anche il tipo di interlocuzione che la Regione ha con gli uffici e con la popolazione, la cittadinanza che si serve dei rapporti e dei servizi regionali. Non penso affatto che sia sciocco o una perdita di tempo ragionare su una dislocazione unitaria degli uffici della Regione, perché questi uffici sono tutti quanti in una posizione e con una dislocazione e una destinazione urbanistica tale da essere largamente fungibili, sia il palazzo della sanità, sia il palazzo futuro Mediocredito, sia il palazzo storico della Giunta regionale per “pezzature”, per funzionalità, escluso quello Inail, hanno un valore di mercato fungibile, negoziabile ora e anche nel futuro.
Il secondo aspetto riguarda la preoccupazione più importante, che è quella che ha agitato non soltanto i consiglieri di opposizione ma anche i consiglieri di maggioranza e riguarda il valore, il prezzo di mercato.
Una considerazione preliminare va fatta, perché i nostri uffici — economato, lavori pubblici, terremoto, patrimonio — di mestiere non fanno le perizie ma a mio avviso giudiziosamente, hanno fatto — mi pare sia una buona regola — una perizia severa, avara, perché doveva servire alla trattativa, al negoziato. Oppure pensate che la perizia sarebbe stato meglio farla larga, anziché stretta? Penso che i nostri uffici si siano comportati come ogni buon padre di famiglia.
Voglio ricordare che la perizia di riferimento, tante volte brandita, che sembra per chi non ha seguito tutti i passaggi, essere quella degli 8 milioni; si inserisce in un range di perizie date all’esterno da operatori del mercato, che andavano da 7 fino a 15 milioni. Il range è molto ampio, ma i valori di mercato per pezzature di questa dimensione sono largamente variabili e dipende dalla rendita di posizione positiva e negativa.
Quindi, insieme all’analisi costi-ricavi e di valutazione dell’immobile, è inevitabile per una qualsiasi impresa, pubblica o privata, fare anche un’analisi costi-benefici, perché insieme al valore, che peraltro è baricentrico rispetto alle perizie minima e massima consegnateci dall’esterno, o comunque più verso l’alto che verso il basso, bisogna riconoscere quello che per noi significa riduzione di costi o aumento di benefici, di servizi.
Vorrei elencarne qualcuno. Il primo è il pendolarismo e la perdita di tempo dalle sedi periferiche per 20-30 minuti, pro-capite, per 150 dipendenti, per almeno un passaggio giornaliero su base annua. Abbiamo prudentemente stimato che questo costo non dichiarato possa essere tra 100 e 150.000 euro l’anno, a 25 euro orari che sono quelli di una retribuzione non dirigenziale ma di una fascia intermedia.
Insieme a questo c’è un problema di natura sindacale, di diritto del lavoro che ci pare in questa sede utile rappresentare: è preferibile essere in una zona centrale servita da mezzi pubblici regolari e frequenti, ad alta intensità, oppure essere confinati in una zona periferica, poco servita, in cui il tempo di adduzione e deduzione verso casa, non verso la Regione, si aggiunga ai tempi degli uffici?
Il terzo elemento riguarda l’insieme dei servizi di mensa, di trasporti, degli standard urbanistici che in buona sostanza siamo riusciti a garantire e che con il piano di potenziamento saranno interamente reintegrati, dopo l’imposizione del Comune del parcheggio a pagamento. I parcheggi che in un primo momento potevano essere progettati a raso, verranno realizzati in parte a raso, in parte coperti, per garantire lo stesso conforto ai nostri dipendenti che sono risorsa fondamentale per il nostro lavoro.
Due altri elementi su questo versante riguardano una preoccupazione che ci sembrava di dover rappresentare, che gli uffici tecnici hanno segnalato, circa la presenza dell’amianto nell’edificio che andavamo ad acquistare. Quindi, conoscendo epoche analoghe — il palazzo della Provincia, il palazzo dell’Assam, palazzi che venivano monitorati per la presenza di amianto — abbiamo chiesto — e per quello la perizia incorporava un valore di messa a norma di mezzo milione — una perizia, che ci è stata restituita, che ci ha assicurato che non c’era traccia di amianto né ci sarebbe potuta essere. Quindi i 3 milioni più 500.000 si aggiungono alla cifra base, arrivando alla cifra fatidica di 14 milioni e mezzo.
Questo è il lavoro che abbiamo fatto, vi assicuro non abbiamo fatto nessun altro lavoro, né di difesa di interessi costituiti né di inginocchiamento a qualche santuari interno oppure esterno, né semplicemente per l’abbrivio di una cosa che era cominciata. Mi permetto di dire che i valori di mercato sono rimasti fermi, perché è vero che non è stato siglato alcun atto formale — un atto amministrativo, una perizia, un passaggio in Consiglio regionale — ma esiste agli atti una proposta di interesse, che suonava come una proposta di acquisto, a questi valori alla fine del 2001. L’andamento del valore degli immobili negli ultimi tre anni, nonostante siamo in attesa dello scoppio della bolla speculativa per quello che riguarda le rendite fondiarie, edilizie, è andato crescendo a dismisura: chiunque abbia avuto a che fare con l’acquisto di un garage, di una casa, di un terreno sa che i prezzi si sono spesso più che raddoppiati. Noi abbiamo tenuto fermo il termine di base di tre anni fa e l’abbiamo messo al netto, al riparto dei lavori per la messa a norma. I consiglieri Pistarelli e Bugaro, giustamente, si preoccupavano, assieme a tanti altri, della messa a norma degli impianti, del rispetto della legge. Ebbene, 1.700.000 euro sono stati riservati all’offerta di un palazzo messo a norma e utilizzabile.
L’ultimo degli argomenti riguarda l’utilizzazione strategica. Noi non rinunciamo affatto a trattare simultaneamente tutte le questioni. Da parte della Giunta c’è un atteggiamento di accoglienza dell’ordine del giorno che parla della calendarizzazione dell’adeguamento, quindi dell’acquisto della sede del Consiglio regionale e anche di un problema che è stato qua e là — qualche volta consapevolmente, qualche volta meno consapevolmente — accennato. La cifra di 14 milioni a volte arriva a 16,8, poi si è parlato della scelta del contratto di leasing.
Voglio rispondere esattamente con le informazioni a nostra disposizione, a ciascun quesito che qui ognuno ha proposto.
Abbiamo scelto la forma del contratto di leasing perché non ci siamo arresi alla necessità di buttare al vento il 20% di Iva di ogni operazione di acquisto e di vendita, perché noi siamo passivamente debitori di Iva e non siamo mai creditori. Stiamo lavorando per la costituzione di una società immobiliare a cui conferire strettamente gli immobili oggetto di compravendita, riportando in Consiglio il tutto, senza il consiglio di amministrazione, di totale proprietà pubblica, senza ambizioni generali e universali di valorizzazione degli assets immobiliari — quindi sgombriamo il campo da tutta questa partita che potrebbe suscitare preoccupazioni e anche aspettativa — a un fine di recupero fiscale e di gestione economica del nostro assetto patrimoniale. Quindi il leasing perché stiamo lavorando per la costituzione di una società e anziché fare l’acquisto subito buttando via 2,8 milioni non essendo soggetto attivo e passivo, credito e debito, un castelletto fiscale in cui mettere i 2,8 milioni per poi incassarli quando venderemo l’Hotel Marche di Tolentino o di Senigallia, abbiamo detto “entro il pagamento della prima rata di leasing speriamo di costituire la società immobiliare”. L’impegno che qui ci viene indicato dal Consiglio regionale mi pare che vada esattamente in questa direzione. Quindi risparmio fiscale ma non soltanto elusione del carico fiscale ma una società che gestisca attivo e passivo in termini razionali, in termini economicamente e finanziariamente efficienti.
Due battute soltanto al consigliere Castelli per quello che riguarda le sedi. Io sono dell’avviso che sul tema della sistemazione logistica generale — Consiglio, Giunta, accorpamento, compravendita — sia il caso di dedicare una seduta in II Commissione, facendo un supplemento di istruttoria, una discussione che informi preventivamente e metta in comune le conoscenze e le trattative. C’era un gruppo di lavoro che mi pare debba essere, Presidente Minardi, opportunamente attivato, che coinvolge gli uffici del Consiglio e quelli della Giunta, cui era stato dato incarico di arrivare rapidamente alla definizione degli atti fondamentali per l’acquisto della sede del Consiglio regionale.
Non escluderei l’idea strategica di una sistemazione unitaria. Altre Regioni l’hanno fatto, forse qui siamo oltre in termini di non ritorno, ma io dico che in ogni caso, tematizzare l’organizzazione unitaria degli immobili non sia troppo tardi.
Devo dire semplicemente che per quello che riguarda Roma non è stato un incerto andamento dei nostri uffici, c’è stato semplicemente un blocco di ipoteche multiple, non dichiarate, che nell’istruttoria dell’atto notarile ci sono state fatte notare. Una visura catastale negli atti istruttori andava opportunamente fatta, cosa che abbiamo fatto non il giorno del contratto, ma siccome l’anticipazione di un milione serviva esattamente a garantire il passaggio “verso...”, nel mentre si chiedeva l’autorizzazione al Consiglio si è fatta la visura necessaria, da cui abbiamo scoperto ciò. Dal male spesso viene il bene, perché dal Pio Sodalizio Piceno abbiamo avuto condizioni largamente più favorevoli, dalla comunità marchigiana solidale anche a Roma, con una vicinanza ai luoghi centrali della politica e dell’amministrazione romana esattamente come prima e con un abbassamento dei costi di gestione che sarà confortante per tutti quanti: per l’istituzione Giunta e per l’istituzione Consiglio. Non banalizzerei il tema delle sedi e a che cosa servono. Questa mi sembra una sottovalutazione da correggere. La sede romana diventa sempre più stringente in materia di rappresentanza degli interessi — e lo voglio dire, per adesso, senza ritorsioni — ridotti e marginalizzati della comunità marchigiana. Voglio ricordare un dato che il Presidente ha già avuto modo di sottolineare: in materia di risorse comunitarie ma soprattutto di risorse nazionali, la Regione Marche è l’ultima Regione in Italia, con il 2,1% delle risorse. Contro questo dato, l’idea di avere una camera della rappresentanza che organizzi per le questioni generali — penso al terremoto, penso alle infrastrutture, penso ai grandi bisogni della comunità — bipartisan i gruppi consiliari della Camera e del Senato, con la Regione che faccia da collante con i Comuni e le Province presso le sedi romane, mi sembra una scelta strategica da potenziare. Altro che da abbondare! Lo stesso vale per Bruxelles. All’insoddisfazione per Bruxelles posso aggiungere la nostra, ma siamo in una relativa insoddisfazione, perché i costi sono aumentati più del previsto, però partecipiamo a un’avventura di cinque Regioni da cui si è sfilata — ma sembra che stia rientrando in queste settimane — la Regione Abruzzo. Facciamo parte di una cordata capitanata dalla Toscana, di cui fanno parte l’Umbria, il Lazio, anche l’Abruzzo. Per adesso c’è una logica di rientro che era stata contraddetta negli ultimi due anni. In quella logica ci siamo affidati a una valutazione, a un’istruzione che anche a nostro avviso poteva essere più esigente rispetto ai risultati conseguiti.
Voglio aggiungere che noi avevamo già una sede a Bruxelles. Abbiamo una sede ancora più centrale, esattamente dirimpettaia alle direzioni generali che noi frequentiamo più spesso e più utilmente. Anche lì il ragionamento sarà quello di un potenziamento della sede, non di un depotenziamento, perché lo snodo comunitario, adesso fino al 2007, poi dal 2007 al 2013 ancora di più, dipenderà dalla nostra capacità compositiva, progettuale, di partnerariato, di riuscire a drenare senza alcun paracadute che ci riservi delle risorse, i piani di riparto degli anni futuri della politica comunitaria. Questa è esattamente la ricostruzione franca, trasparente e fedele della discussione che abbiamo fatto in Giunta, che abbiamo fatto in maggioranza e che facciamo questa mattina in Consiglio regionale.
In tal senso vi chiedo una valutazione priva di pregiudizi e quindi con la stessa considerazione con cui abbiamo trattato le considerazioni che qui sono state esposte.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Art. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2.

Carlo CICCIOLI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini presente
Altomeni presente
Amagliani presente
Badiali presente
Benatti assente
Binci presente
Brandoni presente
Brini assente
Bucciarelli assente
Bugaro assente
Capponi assente
Castelli assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli presente
Comi presente
D’Anna assente
Donati presente
Favia presente
Giannini presente
Giannotti assente
Lippi assente
Luchetti presente
Mammoli presente
Massi assente
Mezzolani presente
Minardi presente
Mollaroli presente
Ortenzi presente
Petrini presente
Pistarelli assente
Procaccini assente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Santori assente
Solazzi assente
Spacca presente
Tiberi assente
Viventi assente

PRESIDENTE. Sono presenti n. 21 consiglieri.
Pongo in votazione l’articolo 2.

Carlo CICCIOLI. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei consiglieri Pistarelli e D’Anna.

PRESIDENTE. Sull’articolo 2 votiamo senza appello nominale, perché i consiglieri erano assenti nel momento in cui abbiamo cominciato a votare. Caso mai la richiesta si potrà fare all’articolo 3.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Si tratta della dichiarazione d’urgenza. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Pistarelli ed altri. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Nelle premesse di questo ordine del giorno c’è un passaggio di condivisione della scelta della Giunta — non l’avevamo notato e ce ne scusiamo — che riguarda l’immobile del Mediocredito. Noi abbiamo espresso in maniera aperta il nostro dissenso sul punto, quindi chiediamo con questo emendamento di sopprimere il quinto capoverso. Questo, a nostro avviso, è anche pregiudiziale rispetto all’atteggiamento complessivo che terremo sull’ordine del giorno, perché no possiamo condividere un ordine del giorno nelle cui premesse c’è scritta una cosa che non condividiamo, di cui abbiamo fatto oggetto della discussione odierna.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Fabio PISTARELLI. Visto l’esito della votazione, significa che il Consiglio regionale non vuole che votiamo la condivisione del passaggio degli uffici nell’immobile delle Ferrovie.

PRESIDENTE. Possiamo votare per parti separate l’ordine del giorno.
Pongo in votazione la parte che recita “condivisa l’esigenza della Giunta regionale di razionalizzare le sedi dei propri uffici mediante l’acquisizione del palazzo del Mediocredito, che completa il polo regionale della zona della Cittadella”.

Giacomo BUGARO. Chiedo l’illustrazione di questo ordine del giorno da parte del primo firmatario, poi chiedo anche di intervenire.

PRESIDENTE. L’illustrazione non è obbligatoria, comunque il consigliere Favia è disponibile ad intervenire.

David FAVIA. Non ho difficoltà ad illustrare questo ordine del giorno. Credo che sia del tutto ovvio che gli uffici del Consiglio regionale debbano trovare una dislocazione congrua, mi verrebbe da dire più decente. In questo momento l’individuazione fatta di un immobile dignitoso, che sia rappresentativo per l’istituzione Consiglio regionale è quella del palazzo delle Ferrovie, per cui la Giunta viene impegnata a favorire questa acquisizione che, ovviamente, dovrà essere fatta all’esito di una trattativa al miglior prezzo possibile. Ovviamente, come è previsto nell’ordine del giorno, dovrà trovarsi anche una soluzione finanziaria che consenta l’alienazione degli immobili attualmente di proprietà del Consiglio regionale, quindi si potrebbe trovare una soluzione finanziaria in cui il finanziatore acquisisca anche.
Un altro degli impegni che vengono assunti attraverso questo ordine del giorno è la realizzazione di una società immobiliare assolutamente snella — personalmente avrei in testa una srl con amministratore unico un funzionario dell’ufficio patrimonio della Regione — per consentire il recupero dell’Iva, ma anche per consentire la gestione di un patrimonio immobiliare che si preannuncia rilevante e, come hanno fatto anche altre Regioni questa società immobiliare potrebbe valorizzare il patrimonio con le metodologie finanziarie che sono oggi possibili e a tutti note.
Penso che, così come risulta dai firmatari di questo ordine del giorno, assolutamente rappresentative di maggioranza ed opposizione, questo ordine del giorno possa essere approvato a larga maggioranza per migliorare l’immagine e l’attività lavorativa dei nostri concittadini e dei consiglieri regionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Preannuncio il mio voto favorevole a questo ordine del giorno, votato per parti separate e spiegherò perché sono d’accordo con il collega Pistarelli, primo firmatario dell’emendamento appena bocciato. Riagganciandomi a quanto, con molta enfasi, ci ha detto l’assessore Marcolini cercando di convincerci, prendo ad uso una frase di stampo notarile, il concetto del “buon padre di famiglia” che vede il possibile acquirente saper rinunciare all’acquisto quando questo acquisto, seppure è importante ai fini dell’economia familiare, la valutazione dell’immobile è al di là del valore di mercato. Qui siamo in presenza di un valore al di là del mercato e lo dico con grande chiarezza sapendo quello che dico. Scusate una punta di presunzione.
Visto che il proprietario del palazzo è la Banca delle Marche e visto che la Regione ha un rapporto forte, privilegiato con la Banca delle Marche, penso che la Regione aveva un metodo e soprattutto le armi per poter contrattare, fare pressione con questo soggetto in maniera efficace affinché il prezzo potesse essere ben diverso e ritengo che qualora giungeste con la vostra maggioranza all’acquisto di questo palazzo, si dovrebbero trattare i tassi in maniera agevole, perché la Banca delle Marche potrebbe, a differenza di altri istituti, concedere tassi che mai potrebbe concedere, vista la situazione, ad altri acquirenti.
Quindi, da una situazione di presunta forza siamo a una situazione di debolezza. Vi assicuro — e so quello che dico — che ad Ancona nessuno è in grado, in questo momento, di poter acquistare quel palazzo, e siccome vige la legge della domanda-offerta e soprattutto visto che la Regione dà lavoro cospicuo alla Banca delle Marche, questa cosa andava fatta pesare sul piatto della bilancia al momento della trattativa commerciale.
Questi dati fondamentali, perché di soldi di cittadini parliamo, mi sembra che non emergano da questa proposta di legge.
Voglio introdurre un ultimo elemento di riflessione, perché se non sbaglio la Regione Marche, direttamente o indirettamente, è proprietaria di un immobile altrettanto grande di quello del Mediocredito a non più di un chilometro da qui: la sede dell’ex ospedale Lancisi. Che fine farà? C’è bisogno oggi di spendere 14 milioni di euro, quando c’è un immobile già libero lì, a meno di un chilometro?
Quando qualche collega dice che non c’è ratio nella gestione immobiliare, penso che questa cosa trovi fondamento e introduca elementi sinceri di preoccupazione. O no? Là ci sono le “pentecane”, perché questo è e i cittadini ce lo dicono tutti i giorni. Una seria politica della razionalizzazione immobiliare, sono d’accordo con la Giunta, va fatta, perché è una vergogna pagare tutti questi soldi, ogni anno, di affitti, sia come Consiglio che come Giunta. Ma facciamola a 360 gradi, non a spot, facendo valere il peso di un ente che è il più grande a livello regionale e che invece si è pesato alla Banca delle Marche. Questo è ciò che sta avvenendo e la responsabilità è la vostra. Prendetevela fino in fondo. Ripeto che pregiudizialmente non ero contrario all’acquisto del palazzo del Mediocredito, ma a queste condizioni il buon padre di famiglia impone un voto contrario.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la parte dell’ordine del giorno che si era chiesto di emendare.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione tutto il resto, tranne quella parte.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva all’unanimità

Pongo in votazione, per appello nominale, richiesta dai consiglieri Ciccioli, Pistarelli e D’Anna, la proposta di legge.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini sì
Altomeni sì
Amagliani sì
Badiali sì
Benatti assente
Binci no
Brandoni sì
Brini assente
Bucciarelli assente
Bugaro no
Capponi no
Castelli no
Ceroni no
Cesaroni no
Ciccioli no
Comi sì
D’Anna no
Donati sì
Favia sì
Giannini sì
Giannotti no
Lippi no
Luchetti sì
Mammoli sì
Massi no
Mezzolani sì
Minardi sì
Mollaroli sì
Ortenzi sì
Petrini sì
Pistarelli no
Procaccini assente
Ricci sì
Rocchi sì
Romagnoli no
Santori assente
Solazzi assente
Spacca sì
Tiberi no
Viventi assente

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. La seduta è tolta.


La seduta termina alle 15,30