Resoconto seduta n.6 del 26/07/2005
La seduta inizia alle 10,50




Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 5 del 12 luglio 2005.


Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 32 in data 20 luglio 2005, ad iniziativa dei consiglieri Capponi, Giannotti, Bugaro, Brini, Ceroni, Cesaroni, Santori e Tiberi, concernente: «Modifiche alla legge regionale 22 dicembre 2003, concernente: "Ulteriori provvedimenti tributari in materia di imposta regionale sulle attività produttive, di addizionale regionale all'Irpef e di tasse automobilistiche regionali», assegnata alla Il Commissione in sede referente;
— n. 33 in data 25 luglio 2005, ad iniziativa del consigliere Binci, concernente: «Modifiche alla l.r. 23 febbraio 1995, n. 23 disposizioni in materia di trattamento indennitario dei consiglieri regionali», assegnata alla I Commissione in sede referente.


Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 21 dei consiglieri Massi, Romagnoli, Lippi, Bugaro, Brini, Ciccioli, Capponi, Giannotti, Pistarelli, Santori, Castelli, D'Anna, Cesaroni, Viventi, Ceroni e Tiberi: «Bilanci dell'Asur p.li, delle aziende ospedaliere: analisi di spesa, in particolare dell'indebitamento, verifica dei risultati raggiunti e criteri dì risparmio»;
— n. 22 del consigliere Viventi: «Crisi del settore bieticolo-saccarifero»;
— n. 23 dei consiglieri Capponi, Giannotti, Brini, Bugaro, Ceroni, Cesaroni, Santori e Tiberi: «A sostegno di Oriana Fallaci e a difesa del diritto di libera espressione»;
— n. 24 dei consiglieri Giannini, Ricci e Mollaroli: «Costo. del gasolio nel settore della pesca marittima»;
— n. 25 dei consiglieri Giannini, Rocchi, Brandoni, Favia, Binci, Solazzi e Procaccini: «Adesione alla Marcia per la pace Perugia-Assisi e alla VI Assemblea dell'Onu dei popoli»;


Nomine

PRESIDENTE. Ho provveduto, in data 25 luglio 2005, alle seguenti nomine:
— n. 70: "Assemblea dell'Associazione Marchigiana per le attività teatrali (AMAT) - nomina di cinque rappresentanti";
— n. 71: "Assemblea dell'Associazione Mediateca delle Marche - nomina di cinque rappresentanti";
— n. 72: "Commissione amministratrice dell'Azienda Speciale Consorziale del Catria, con sede a Frontone - elezione di un rappresentante";
— n. 73: "Comitato per la Cooperazione e la solidarietà internazionale - elezione di tre esperti";
— n. 74: "Consulta Regionale per la Cooperazione - elezione di tre esperti";
— n. 75: "Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Artigiana di Garanzia Confartigianato Fidi di Pesaro e Urbino - nomina di due componenti";
— n. 76: "Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Artigiana di Garanzia Fidimpresa di Ancona - sostituzione di un componente";
— n. 77: "Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Artigiana di Garanzia Metaurense di Fano - nomina di due componenti"; -
— n. 78: "Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Artigiana di Garanzia Pierucci di Macerata - nomina di due componenti";
— n. 79: "Organo collegiale di tutela dell'Istituto Campana per l'istruzione permanente di Osimo - elezione di due rappresentanti";
— n. 80: "Consiglio di Amministrazione della Società Fiere di Pesaro S.p.A. - nomina di un componente.



Deliberazioni inviate
dalla Giunta regionale

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 850 in data 4 luglio 2005: «Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 - variazione compensativa al programma operativo annuale 2005 - Euro 100.000,00»;
— n. 851 in data 4 luglio 2005: «Art. 20 comma 3 della l.r. 31/2001 - prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l'integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell'elenco n. 4 - elenco delle spese dichiarate obbligatorie del bilancio 2005 - Euro 82.779,16»;
— n. 863 in data 11 luglio 2005: «Art. 29 della l.r. 31 dicembre 2001 - variazione compensativa al Programma operativo annuale 2005 - Euro 61.500,00»;
— n. 864 in data 11 luglio 2005: «Art. 26, comma 1 della l.r. 24.12.2004, n. 30 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese - Euro 20.690.097,00»;
— n. 865 in data 11 luglio 2005: «Art. 26, comma i della L.R. 24.12.2004, n. 30 - iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2005 di entrate derivanti. da assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese - Euro 3.603,00».



Congedo

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Castelli, Giannotti, Pistelli e Cesaroni.



In ordine ai tragici fatti di Sharm El Sheik

PRESIDENTE. Signori consiglieri, prima di iniziare il nostro ordine del giorno, purtroppo c’è quella che è ormai diventata una consuetudine tra di noi, che ci impone di continuare a ricordare quanto sta accadendo nel mondo, perché una mancanza di ricordo di quanto sta accadendo può dimostrare un adattamento, una assuefazione a una situazione esistente che non possiamo permetterci.
Ancora una volta siamo costretti ad aprire la seduta del Consiglio regionale con senso di sdegno e di orrore per quanto accaduto a Sharm El Sheik. Un nuovo terribile attentato che ha causato oltre 90 vittime, che purtroppo si aggiungono a quelle provocate dall’attacco terroristico che ha colpito solo 20 giorni prima la città di Londra.
Interpretando il sentimento dei consiglieri tutti, esprimo la più ferma intransigenza contro il terrorismo e nell’opporsi allo scontro di civiltà e di culture che esso persegue.
Per questo ritengo che vada attuata ogni possibile iniziativa per contrastare ed eliminare la radice di questa enorme ferocia con opere di prevenzione e repressione in accordo con tutte le istituzioni nazionali e internazionali.
Con questi sentimenti il Consiglio regionale si stringe ancora una volta attorno alle famiglie italiane e a tutte le famiglie che hanno perso i loro cari nell’attentato, esprimendo il suo più sentito e profondo cordoglio. Chiedo quindi all’aula di osservare un minuto di silenzio.

Il Consiglio osserva un minuto di silenzio



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Giannini. Ne ha facoltà.

Sara GIANNINI. Chiedo al Consiglio di inserire all’ordine del giorno di oggi le due mozioni, una l’adesione alla marcia per la pace Perugia-Assisi e VI Assemblea dell’Onu dei popoli. Mi pare utile farlo non solo per la coincidenza con il fatto che la marcia si terrà l’11 settembre, quindi il Consiglio non potrà partecipare in maniera ufficiale se non effettua oggi l’adesione, ma anche per quello che fino adesso abbiamo detto, cioè la triste consuetudine a cui dobbiamo ottemperare in questi ultimi tempi in questo Consiglio, cioè ricordare le vittime del terrorismo e della guerra. L’altra è la mozione sul costo del gasolio nel settore della pesca marittima. Anch’essa mi sembra urgente, vista la mobilizzazione che esiste nel nostro territorio e in tutta la regione, del comparto della pesca su questa specifica questione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, come metodo cui oggi Sara Giannini ci richiama per trattare due argomenti, uno di pronunciamento politico, uno di strategia politica economica, sono d’accordo, però richiamo l’Assemblea e la Presidenza sul fatto che qui è iscritta la mozione n. 1 che riguarda una strategia complessiva, particolare dell’ente, perché parliamo di bilancio. Quindi, non avendo alcuna pregiudiziale sulla richiesta di Sara Giannini, insieme trattiamo le tre mozioni. Si prende impegno a trattare la mozione 1 e anche quelle che chiede di introdurre Sara Giannini.

PRESIDENTE. Direi di inserire nella discussione odierna, sia l’adesione alla marcai della pace, sia la questione del gasolio, cioè le mozioni 24 e 25 e di accogliere anche la richiesta del consigliere Massi, tenendo in considerazione una differenziazione. Ci impegniamo a farle tutte, qualora non ce la facessimo, tra le tre ce n’è una che ha urgenza, nel senso che l’adesione o la facciamo oggi o non la facciamo più, quindi stabiliamo quella priorità, con l’impegno dell’aula di essere anche abbastanza celeri nei nostri lavori e di fare tutto l’ordine del giorno previsto.
Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva)


Interrogazione (Svolgimento): «Scomparse dalle guide rosse del Touring Club le tre cittadine simbolo della Riviera del Conero» Mammoli (38)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 38 del consigliere Mammoli.
Ha la parola, per la risposta, l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. In merito all’interrogazione in oggetto sono state acquisite informazioni dal direttore editoriale del Touring Club italiano che ha comunicato quanto segue: “Dalla lettera della “Guida rossa” del Touring Club si evince che Numana e Sirolo sono oggetto di un apposito itinerario corredato da cartina. La stessa è a pag. 115. A Numana e Sirolo sono dedicate ben quattro pagine (119, 120, 121 e 122). Numana e Sirolo sono inserite nei dintorni di Ancona insieme alla Riviera del Conero, pertanto l’itinerario di pag. 134 riguarda il resto del litorale adriatico”.
Questa è la risposta che ci ha dato il direttore editoriale del Touring Club italiano. Lo scorso Consiglio ho fatto dono al consigliere Mammoli della “Guida azzurra” del Touring che, in occasione anche di alcune rimostranze che avevamo fatto, ha dedicato la copertina a Portonovo e alle Due Sorelle.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Prendo atto della risposta dell’assessore e mi fa piacere che l’assessore e la Giunta regionale si siano mossi nei confronti di questa importante pubblicazione che comunque, al di là delle spiegazioni, è stata carente nella presenza di queste località così importanti. Il fatto grave non è tanto questo. Forse questo è quello che più è saltato agli occhi, tanto è vero che articoli di stampa e anche la televisione hanno fatto notare questo. Se si penda che una guida turistica deve andare a una popolazione “normale”, è opportuno che queste cose non accadano. Quello che è più grave, a mio avviso, è che purtroppo abbastanza spesso succede, in queste guide turistiche, non soltanto del Touring, ma di importanza anche nazionale o internazionale, che alcune località importanti vengano saltate. Naturalmente non succederà solo per le Marche ma succede per tutto il resto d’Italia, però noi lo notiamo, e siccome è abbastanza grave che ci siano degli errori o delle carenze che purtroppo succedono, il più delle volte sono le singole realtà comunali o i singoli paesi che intervengono sulla stampa mettendo in evidenza questo, quando invece l’intervento avviene a livello regionale, effettivamente il potere è molto più forte e si rischia di dare quell’impressione, che a volte si dà, di campanilismo dicendo perché questa sì e questa no?”.
A me fa piacere che in questo caso la Regione sia intervenuta, mi fa piacere che tenga conto e controlli che questi errori non avvengano e che in futuro ci siano questi rapporti, in maniera che realtà importanti per la Regione non siano assenti da queste guide turistiche.



Interrogazione (Svolgimento): «Articolo 24, comma 1, L.R. 20 giugno 2003, n. 13 Riorganizzazione del servizio sanitario regionale — Organismi di partecipazione dei cittadini» Procaccini e Bucciarelli (45)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 45 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli.
Ha la parola, per la risposta, l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione a tali quesiti si osserva che
con la delibera n.11 dell’11 gennaio 2005, la Giunta ha iniziato il procedimento necessario ad assicurare la partecipazione delle associazioni rappresentative dei cittadini e del volontariato nella tutela del diritto alla salute, attraverso l'istituzione di un elenco atto ad individuare quelle associazioni appartenenti agli ambiti operativi sanitario o socio-assistenziale in possesso di determinati requisiti.
Si ritiene, quindi, non di modificare, ma di proseguire l'iter indicato nell'atto deliberativo sopra citato, riconvocando, secondo il dettato della delibera stessa, l'Assemblea delle Associazioni di partecipazione iscritte nelI'elenco, la quale, a sua volta, dovrà esprimere sette rappresentanti per costituire il Comitato di coordinamento per la partecipazione a livello regionale. La prima convocazione, avvenuta nel mese di febbraio ha evidenziato delle divergenze tra le vane associazioni, determinando la necessita di un ulteriore incontro per decidere un percorso condiviso.
L'adozione di questa delibera in prossimità delle elezioni, infatti, non ha permesso di concludere gli adempimenti in essa contenuti, in quanto, com'è noto, l'indizione delle elezioni ha comportato la chiusura dei lavori del Consiglio e delle Commissioni il 16 febbraio scorso.
Inoltre per quanto riguarda il percorso successivo avente per oggetto la definizione, la composizione e le modalità di funzionamento dei comitati di partecipazione da sottoporre, attraverso un apposito regolamento, al parere della Commissione consiliare competente, si ritiene possa essere delineato solo dopo il nuovo confronto con le Associazioni stesse.
Si può affermare. con una certa concretezza che la formulazione di previsioni precise in ordine ai tempi è condizionata anche dall'odierna situazione di riorganizzazione regionale. Tuttavia si ritiene di poter concludere il procedimento entro l'anno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Prendiamo atto della risposta dell’assessore alla sanità, tuttavia sono trascorsi ormai due anni e uno degli aspetti più significativi della legge non è stato ancora concretizzato. In effetti, uno degli aspetti che oggi si manifesta con forza a causa del vuoto politico e di rappresentanza generale è quello della partecipazione, tanto più nel settore della sanità, che rappresenta la branca vitale della società e di tutti i cittadini e secondo noi quella delibera andrebbe modificata, perché in realtà non è una delibera attuativa del comma 4 dell’art. 24 della legge 13, perché dovrebbero esserci, in una delibera che fissa le modalità della partecipazione, criteri molto precisi, con scadenze verificabili e altrettanto precise. Comunque, ci auguriamo, nel prosieguo brevissimo, che questo articolo venga attuato, proprio perché nel settore della sanità e in particolare nella istituzione dell’Asur, ci sono state anche delle tensioni nei territori e, soprattutto, delle difficoltà a capire quello che succede nella realtà concreta.



Interrogazione (Rinvio): «Grave crisi del settore tessile calzaturiero» Cesaroni (57)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 57 del consigliere Cesaroni. Il consigliere Cesaroni ha chiesto congedo, quindi questa interrogazione viene rinviata.



Interrogazione (Svolgimento): «Ristrutturazione e funzionamento struttura ospedaliera di Sassoferrato» Procaccini e Bucciarelli (48)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 48 dei consiglieri Procaccini e Bucciarelli.
Ha la parola, per la risposta, l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Rispetto a questa interrogazione, riporto la comunicazione trasmessa dal direttore di zona e faccio riferimento alla relazione dettagliata del direttore dei lavori, allegata a questa risposta.
I lavori di realizzazione della Residenza Sanitaria Assistenziale di Sassoferrato, mediante ristrutturazione di un parte del locale presidio ospedaliero, hanno avuto uno sviluppo discontinuo in quanto interessati da due notevoli varianti - una redatta nel febbraio 2002 e 1' altra nel maggio 2004 - e da un progetto di completamento che utilizza il ribasso d'asta, ottenuto nell'appalto principale, per realizzare ulteriori opere di adeguamento alle normative impiantistiche e di riqualificazione strutturale. Allo stato attuale, risulta uno stato di avanzamento pari al 95% dell'importo contrattuale dell'appalto principale: rimangono da eseguire alcune finiture minori (fasce paracolpi, supporti, battiscopa, ecc.) ed altre opere di completamento tra cui quelle relative all'impianto elettrico. Non esistono problemi di ritardo nei pagamenti, dal momento che risultano liquidati tutti gli stati di avanzamento lavori emessi dall'impresa appaltatrice. Entro il mese di settembre 2005 sono fissati i termini contrattuali di tutti i lavori, connessi sia all'appalto principale sia al progetto di completamento.
Alla luce di quanto sopra richiamato e dei successivi adempimenti amministrativi (collaudi, autorizzazioni, ecc.) si può ritenere che con l'inizio del prossimo anno la RSA possa iniziare a svolgere la sua funzione; le modalità operative di attivazione dovranno tenere in debito conto l'opportunità di garantire al massimo la flessibilità nella gestione dei posti letto e le possibili sinergie con l’esistente unità operativa di lungodegenza.
Per quanto riguarda il personale, ferma restando l'adozione di tutti i possibili accorgimenti che consentano l'ottimale utilizzo di quello esistente presso il polo ospedaliero di Sassoferrato, sarà probabilmente necessario prevedere - in sede di definizione del budget 2006 - la disponibilità di ulteriori risorse, al momento stimabili in 6 infermieri e 10 operatori socio-sanitari.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bucciarelli, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Raffaele BUCCIARELLI. Prendiamo atto della risposta dell’assessore. Per quanto riguarda l’ultimazione dei lavori chiediamo di svolgere un ruolo di controllo affinché i termini vengano rispettati, perché l’interrogazione on chiedeva tanto il rispetto dei termini di pagamento che sappiamo avvenire nei tempi concordati, quanto invece l’ultimazione dei lavori, che è ben più importante.
Per quanto riguarda invece la seconda parte dell’interrogazione, circa la programmazione e l’intenzione della Giunta regionale di utilizzo, come RSA della struttura di Sassoferrato e di previsione di impiegare nuovo personale, ne prendiamo atto, in attesa che quanto enunciato dall’assessore si realizzi.
Comunque ringraziamo l’assessore per la risposta.



Interrogazione (Svolgimento): «Ricapitalizzazione società di servizi per risanamento debiti pregressi» Ciccioli, Pistarelli e Romagnoli (70)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 70 dei consiglieri Ciccioli, Pistarelli e Romagnoli.
Per la Giunta risponde l’assessore Giaccaglia.

Gianni GIACCAGLIA. Le preoccupazioni avanzata dai signori consiglieri sono prive di fondamento e presentano elementi di contraddittorietà.
In merito alla situazione finanziaria di SCAM si conferma che la Regione Marche, tramite la controllata SVIM SpA, azionista di riferimento con il 99% del capitale SCAM, ha già provveduto alla ricostituzione del capitale sociale nel corso dell'assemblea dei soci tenutasi in data 15/07/2005.
Nell'occasione l'azionista SVIM, per conto della Regione, ha confermato infatti la disponibilità a continuare a sostenere lo sviluppo delle attività di SCAM.
Tale sostegno risulta in linea con la politica regionale volta a consolidare i laboratori di qualità che costituiscono uno degli strumenti portanti della politica a favore del mantenimento della competitività delle piccole e medie imprese che fanno parte dei distretti produttivi.
La Regione, addirittura, è oggi l'unico soggetto tra i tanti del cosiddetto "sistema" che continua ad investire risorse per il rilancio di SCAM. L'ennesima prova è l’assemblea di SVIM del 14 luglio, che ha deliberato un ulteriore finanziamento di ricapitalizzazione per 400 mila euro.
Alzare inutili polveroni, dunque, non agevola l'attività gestionale di SCAM, soprattutto in un momento cosi delicato del settore calzaturiero, delle imprese del distretto e dell'azione di rilancio di questa società.
Gli elementi di contraddittorietà derivano dal fatto che mentre si critica la Regione per una presunta non volontà di rilanciare SCAM, i risultati dell'attività della Società citati nell'interrogazione, riferiti al primo semestre 2005, si sono realizzati nel periodo in cui, a seguito dei finanziamenti regionali, la partecipazione della Regione in SCAM è salita addirittura al 99%.
Non dimentichiamo che fino a due anni fa la Regione partecipava solo al 2 l% nel capitale di SCAM, attraverso la SVIM, ma nel momento di difficoltà è stata la sola a farsi carico dei problemi di questa società.
A conferma di questa linea di condotta la Regione Marche, da parte sua, ha sempre provveduto, per tramite della SVIM, a sostenere l'attività del laboratorio tecnologico della SCAM in occasione di tutte le assemblee dei soci a partire da quella del 15/12/2003, e poi nel corso delle successive del 10/05/2004, dell’1/03/2005 e infine, come già detto, quella del 15/07/2005. In linea con il programma di risanamento e sviluppo avviato la Regione Marche, successivamente all'assestamento di bilancio, provvederà ad erogare a SVIM un finanziamento di euro 461.036,62.
La Regione ha sostenuto tali oneri perché crede nell'utilità del trasferimento tecnologico e di una attività laboratoristica di certificazione di qualità nel territorio, a favore delle piccole imprese del distretto calzaturiero.
La competizione oggi, infatti, può essere vinta anche da tali tipologie di imprese, a condizione di sostenere con decisione le strategie di innovazione e qualificazione, oltre che di aggregazione e internazionalizzazione.
Per questo sarebbe importante che, insieme alla Regione, ora tornassero ad unirsi anche altre istituzioni e, soprattutto, categorie produttive e forze sociali del territorio nel rafforzamento del progetto di rilancio di SCAM, che hanno già condiviso per molti anni sia la compartecipazione nel capitale sia le relative responsabilità nel Consiglio di Amministrazione, in proporzione alle quote m precedenza detenute.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Mi sento di dire che questa interrogazione è stata estremamente efficace. Essa, presentata in data 5 luglio, ha determinato, a cascata, una serie di interventi da parte delle società collegate e controllanti, in particolare la Svim, per far fronte ai 400.000 euro di buco che avrebbero costretto gli amministratori della società a portare la stessa in tribunale.
Le modalità con cui è stata ricapitalizzata la Scam sono singolari, in quanto la Regione doveva dare i soldi necessari, siccome, ancora una volta, la Regione non ha dato i soldi necessari, gli amministratori della Svim, in data 14 luglio, circa 9 giorni dopo l’interrogazione sono andati alle banche, hanno dato loro in garanzia le quote della Svim e della Società Interporto. Sostanzialmente hanno dato il capitale di un’altra società — l’Interporto ha beni, quindi era una garanzia credibile — per avere una liquidità da passare poi alla Scam per impedire che la Scam fallisse.
Nulla di più intempestivo e mi rivolgo all’assessore, che molto correttamente ha illustrato la risposta che gli hanno fornito i suoi amministratori. I suoi amministratori dicono una mezza verità, nel senso che è vero che la società è stata salvata, ma è stata salvata prendendo dalle banche soldi che la Svim ha richiesto, dando in garanzia le quote dell’Interporto, per cui potrebbe accadere, paradossalmente, che tra poco la maggior parte delle quote dell’Interporto diventino quote delle banche e quindi la Regione Marche perda il controllo della società Interporto.
Se questa fosse una partita di giro che consente alla Regione di recuperare i 400.000 euro che poi passano alla Svim, la quale recupera le garanzie e si riprende le quote della società Interporto, in qualche modo noi ci sentiamo protagonisti dell’operazione e devo dire che sotto il profilo politico esiste un’analisi complessiva della società. A gennaio la Scam avrà bisogno di un altro milione di euro.
Sicuramente la società si è salvata. Cosa ha fatto di buono e di meno buono nel passato? Di buono ha un laboratorio altamente tecnologico per la verificazione dei prodotti, la certificazione di qualità che è all’avanguardia rispetto a tutti i laboratori privati dalla regione e dell’Italia centrale. Questa è la parte addirittura che, dopo una gestione corretta degli ultimi tempi, produce utili, cioè i clienti vanno e fanno lavorare il laboratorio tecnologico. Dov’è che ha perso la società? Ha perso nelle passate gestioni nel settore della cosiddetta promozione della calzatura, dove c’è stata una voragine di soldi che sono usciti in cambio di presunti ingressi di merci che sono state diffuse all’estero, di cui non ci sono neanche le fatture, in cui c’è una gestione come minimo confusa.
Mi riferisco ora al Presidente della Giunta regionale, perché è vero che l’assessore è competente, ma qui ci deve essere un impegno del Presidente della Giunta che in occasione del prossimo assestamento di bilancio o del bilancio preventivo del 2006 faccia sì che vi siano i soldi per far fronte alle esigenze della società, altrimenti ci troviamo sempre in una situazione precaria in cui la società paga sfacciati anni di clientelismo. La Svim ha considerato prioritario il salvataggio di Scam, soprattutto del laboratorio tecnologico, ma esiste anche un problema di passato in cui ben due consigli di amministrazione si sono dimessi. Qui ci sono due consigli di amministrazione che se ne sono andati, uno qualche anno fa e uno qualche mese fa. Oggi la gestione corretta è risanata. Speriamo che la Regione conferisca le risorse finanziarie per far fronte alle esigenze e sostanzialmente ripartire, perché se il laboratorio tecnologico funziona come oggi che guadagna e la società è risanata per il pregresso, non si riproducono ulteriori debiti per gli interessi di mora e la società potrebbe andare in attivo nell’arco del 2006. Speriamo che da questo punto di vista la Scam sia un servizio utile al fronte calzaturiero che oggi è in crisi per quanto riguarda la concorrenza cinese e poiché, come tutti dicono, da destra a sinistra, la qualità è essenziale, è essenziale anche che vi sia un laboratorio altamente tecnologico che certifica e studia la qualità.



Interpellanza (Svolgimento): «Nuova esondazione fiume Potenza 12-13 aprile 2005 — Località Chiarino di Recanati» Pistarelli (2)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 2 del consigliere Pistarelli, che ha la parola.

Fabio PISTARELLI. Presidente, avevo già illustrato questa interpellanza nella precedente seduta. Chiedo che risulti a verbale che tale illustrazione è già avvenuta.

PRESIDENTE. Prendiamo atto.
Ha la parola, per la risposta, l’assessore Carrabs.

Gianluca CARRABS. Con riferimento all'interpellanza in oggetto, ed in considerazione che con la L.R. 1011999 e con la L.R. n. 1311999 sono state conferite alle Province, tra le altre, le funzioni amministrative di competenza regionale in materia di demanio idrico compresa la progettazione, la realizzazione e la gestione (manutenzione) delle opere idrauliche, sono state richieste alla Provincia di Macerata - relativamente al solo Fiume Chienti - le informazioni necessarie per la predisposizione della risposta all'interpellanza in oggetto (per quanto riguarda il Fiume Potenza, con separata nota il dirigente del Servizio Progettazione OO.PP. ha trasmesso le informazioni di competenza regionale).
In data 21 giugno 2005 la Provincia di Macerata ha trasmesso i dati richiesti, come di seguito elencati.
Lavori realizzati nell’ultimo triennio: Manutenzione idraulica del fiume Chienti in località Ponte del Bidollo euro 154.937,07; Manutenzione idraulica del Fiume Chienti in località Piediripa 154.937,07; Manutenzione idraulica del fiume Chienti in località Corridonia 77.468,54; Manutenzione idraulica del Fiume Chienti in prossimità della foce 219.494,18. TOTALE PARZIALE euro 606.836,86.
Per quanto riguarda i lavori in corso di esecuzione i dati sono i seguenti: Lavori di sistemazione idraulica del Fiume Chienti L. 18.000.089 - Opere di difesa spondale in prossimità della briglia di adduzione al canale asservito alla centrale di Pianarucci (Sticchi) Importo progetto euro 413.165,52 (liquidati i primi due acconti per un totale di euro 206.582,76). Lavori di sistemazione idraulica del Fiume Chienti L.183/89 - Opere di difesa spondale in località Ributino - Comune di Tolentino, 438.988,36 (liquidati i primi due acconti per un totale euro 219.494,18). Manutenzione idraulica e risanamento ambientale del fiume Chienti progetto Limi, primo stralcio zona foce 568.102,59. Manutenzione idraulica e risanamento ambientale del fiume Chienti progetto Limi secondo stralcio zona foce 568.102,59. Manutenzione idraulica del Fiume Chienti in località Belforte (lavori primo stralcio effettuati per un importo di euro 25.000,00) in corso di redazione progetto esecutivo 80.759,82. TOTALE PARZIALE euro 2.169.118,88.
Progettazione in corso e opere già finanziate da appaltare e realizzare: Lavori di manutenzione idraulica del fiume Chienti in Comune di Tolentino. In corso di redazione del progetto esecutivo 1.185.001,36.
Fiume Chienti - Risagomatura dell'alveo del fiume Chienti in località Sforzacosta 154.937,07. TERZO STRALCIO DEFINITIVO: Approvato - con DGP in data 28.12.2004 n. 689 euro 175.941,15. LOC. SAN CLAUDIO - CORRIDONIA PROGETTO PRELIMINARE: Approvato in data 15.12.2004 CON DPG N. 637 160.000,00. COMUNE Dl CALDAROLA PROGETTO PRELIMINARE: Approvato con DGP in data 28.12.2004 n. 720 euro 59.819,83. COMUNE Dl MACERATA-CORRIDONIA PROGETTO PRELIMINARE: Approvato con DGP in data 15.12.2004 n. 369 euro 258.228,45. TOTALE PARZIALE 1993.927,86]. TOTALE GENERALE 4.769.883,6O.
Risulta inoltre che con DGR n. 1481 del 2.12.2005 è stato disposto il trasferimento di una ulteriore somma, pari a euro 2.371.296,66 (di cui euro 705.743,05 da destinare ad interventi di manutenzione) per la sistemazione idraulica delle aste principali afferenti al bacino idrografico del fiume Chienti, da eseguirsi in attuazione della Delibera Consiglio Regionale n. 57/2001 con fondi ex L.18311989, come programmati dallo Stato con DPR 331/2001 e dall'Autorità di Bacino Regionale con Deliberazioni di Comitato Istituzionale n. 27/2001 e n. 45/2004.
In esito all'interpellanza n~ 2/05 a firma del Consigliere Avv.. Fabio Pistarelli, premesso che quanto sotto riportato riguarda i lavori eseguiti da Strutture regionali sul fiume Potenza.
La Regione Marche si è prontamente attivata dopo gli eventi alluvionali verificatisi nei giorni 18-19 ottobre, 11 novembre, 1-2 dicembre 1998, delimitando le aree del territorio regionale maggiormente interessate da tale fenomeno.
Con Decreto in data 14 dicembre 1998 il Presidente del Consiglio dei Ministri ha delimitato i territori danneggiati nei seguenti Comuni, per i quali ha dichiarato lo stato di emergenza fino al 30 marzo 2000. Nella Provincia di Macerata: Montecosaro, Treia, Cingoli, Macerata, Matelica, Montecassiano, Montelupone, Morrovalle, Porto Recanati, Potenza Picena, Recanati.
Successivamente l'Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile n. 2918 del 25 gennaio 1999 ha nominato il Presidente della Regione Marche commissario delegato per gli interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni conseguenti agli eventi alluvionali che hanno colpito il territorio delle province di Pesaro, Ancona e Macerata; ha stabilito, entro 60 giorni, l'obbligo della predisposizione da parte della Regione di un piano degli interventi straordinari per il ripristino delle infrastrutture, degli edifici pubblici e privati danneggiati, per la sistemazione idrogeologica dei corsi d'acqua e della rete idraulica dei territori interessati; ha stanziato per le finalità ivi previste un contributo complessivo di Lire 25 miliardi, dei quali un importo massimo di £. 15 mld da destinare a soggetti privati ed attività produttive gravemente danneggiati e la somma residua utilizzabile per l'esecuzione di ulteriori interventi straordinari e di opere di rimozione del pericolo o di riduzione del rischio, strettamente connessi con l'evento calamitoso, ricompresi nel predetto piano.
Lo strumento della delega e le deroghe previste nell'ordinanza hanno permesso il rispetto di termini ed adempimenti da parte della Regione e l'inserimento di risorse aggiuntive, pari a £. 11 mld, previste dalla legge 185/92 per interventi sulle aste fluviali.
Il piano è stato predisposto in collaborazione e coordinamento tra i servizi regionali Lavori Pubblici, Protezione Civile, Decentrati Opere Pubbliche e Difesa del Suolo, Agricoltura (per la parte relativa alla L.185192) e prevede il seguente quadro economico: danni a privati 7,5 miliardi; danni alle attività produttive (infrastrutture) 4 miliardi; opere idrauliche 13,5 miliardi. Totale interventi finanziati con ordinanza 2018 del 1999, 25 miliardi. Interventi con altri finanziamenti (legge 185/92) 11 miliardi. Per un totale di 326 miliardi di interventi.
Gli interventi di sistemazione idraulica prescelti come prioritari, tra tutti quelli segnalati dai Servizi Decentrati regionali, sono stati individuati tramite valutazione comparata con riferimento a: pericolosità individuata con la frequenza probabile dell'evento considerato espressa in anni; esposizione delle aree coinvolte nell'evento calamitoso con riferimento ai seguenti elementi a rischio: presenza di centro abitato, presenza di industrie a rischio ,presenza di lifelines, (oleodotti, elettrodotti, acquedotti), presenza di linee di comunicazione principali, presenza di insediamenti produttivi, presenza di beni culturali, vulnerabilità valutata considerando il numero delle persone potenzialmente coinvolte nell'evento calamitoso, distinguendo tra soggetto a rischio diretto, soggetti a rischio indiretto, soggetti a rischio di perdita dell'abitazione.
Il decreto detta inoltre, ai finì della tutela ambientale e della armonizzazione degli interventi, criteri ed indirizzi tecnici ai quali dovranno attenersi le opere finanziate.
Le attività dell'allora Ufficio Progetti (ora Servizio Progettazione OO.PP.) in merito alla progettazione per la sistemazione idraulica del Fiume Potenza sono iniziate il 03.01.2000, ottemperando alle direttive dell'Ordinanza n. 2918 del 25.01.1999 del Ministero dell'interno -Dipartimento della Protezione Civile; queste ultime infatti prevedono il coordinamento dei Piani straordinari con i Piani di Bacino.
L'impegno è stato dunque quello di utilizzare provvedimenti emergenziali, ma contemporaneamente programmare le necessarie attività a livello dell'intero bacino idrografico.
La progettazione, in stretta collaborazione con il Servizio Decentrato OO.PP. e Difesa del Suolo di Macerata, è stata improntata secondo un buon grado di rigore scientifico, analizzando parametri essenziali come le portate di piena, i tempi di ritorno, la topografia e le verifiche idrauliche.
L'intera sistemazione del Fiume Potenza è stata suddivisa in 4 Stralci partendo, come l'esperienza insegna, dalla foce e proseguendo verso monte, senza soluzioni di continuità.
Le attività hanno riguardato: I Stralcio - realizzazione dei lavori tratto Foce - Ponte "Becerica" - km 9- COMPLETATO; Il Stralcio - realizzazione dei lavori tratto Ponte "Becerica" - Ponte Villa Potenza - KM 14 -COMPLETATO; III Stralcio - realizzazione dei lavori tratto Ponte Villa Potenza - Ponte "Varsavia" di San Severino M. - KM 28 - COMPLETATO; IV Stralcio - realizzazione dei lavori tratto Ponte "Varsavia" - Pioraco - Fiuminata - Sefro KM 43- COMPLETATO.
In definitiva il conto per l'intervento dalla foce del fiume Potenza ai centri abitati di Fiuminata e Sefro risulta di euro 3.227.491,09 per Km 94 totali di intervento idraulico.
Le linee principali, alle quali tutta la progettazione fa riferimento, sono rappresentate da una attenta analisi storica e geomorfologica dell'intera asta fluviale con il riconoscimento di antichi presidi idraulici rappresentati da opere longitudinali di contenimento (argini), poste quasi esclusivamente in destra idraulica e posizionate distanti dalla sponda naturale in terreni per la maggior parte di proprietà privata; tale scelta risulta ottimale per la laminazione delle piene. Tali argini furono costruiti dai frati Benedettini nel '400 per bonificare le pianure bagnate dal fiume Potenza ed evitare pericolose esondazioni. L'attuale corso è così il frutto di azioni antropiche che hanno fatto migrare il letto del fiume Potenza verso nord in quasi tutto il tratto terminale (dall'attuale Ponte di Becerica alla foce), per questo motivo si ritrovano le arginature solo in destra idraulica (per impedire al fiume di ritornare sul suo letto originario). Dunque storicamente la porzione di territorio compresa tra i tratti arginati e il letto del fiume (golena) era destinata alla laminazione delle piene, non è quindi da stupirsi che in regimi di pioggia significativi la golena assolva alla sua funzione primaria.
Quindi non c’è stata alcuna esondazione. Le faccio avere una copia della risposta scritta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La risposta dell’assessore ha fornito un quadro articolato ma riassumibile in due punti, a mio avviso.
Il primo è che, complessivamente, vi sono stati 36 miliardi di vecchie lire messi a disposizione degli interventi sull’asta del fiume Potenza, a cui devono essere aggiunti altri 9 miliardi circa di vecchie lire, cioè 4.769.000 euro per quanto riguarda il fiume Chienti. Questo a seguito delle esondazioni gravissime che vi sono state alla fine degli anni ’90.
Le opere che hanno riguardato il fiume Potenza sono state divise in quattro stralci e tutte completate. Il problema che abbiamo sollevato è che nei primi giorni di aprile di quest’anno, tratti che riguardavano proprio quelle opere completate hanno creato ulteriori problemi. La spiegazione degli uffici e la spiegazione dell’assessore è la seguente: vi sono degli interventi dell’uomo che nel corso del tempo hanno modificato tratti significativi del fiume e soprattutto hanno occupato le aree golenali, non permettendo alle stesse di assolvere alle loro naturali funzioni, cioè quando ci sono delle piene abbondanti le aree golenali possono essere occupate dall’acqua che va oltre gli argini del fiume, ma comunque occupa dei terreni che sono naturalmente vocati a quel tipo di intervento delle acque. Questa è una spiegazione che a mio avviso, e ad avviso soprattutto di coloro che, abitando nelle zone, conoscono molto bene la vita del fiume e anche la natura di quei luoghi, non convince, perché è vero che ci sono dei tratti di fiume che sono stati interessati da un’attività dell’uomo molto rilevante, ma è altresì vero che non sono state solamente le aree golenali ad essere interessate da un fenomeno esondativo che non è stato così grave come alla fine degli anni ‘90 ma è stato comunque preoccupante per le popolazioni del luogo. Quindi ritengo che bisognerà andare a fare una verifica sugli interventi, sia quelli effettuati che ancora da effettuare, per quanto riguarda la messa in sicurezza delle nostre aste fluviali più importanti, come quella del fiume Potenza in provincia di Macerata. Deve essere fatta questa verifica, perché i fondi sono stati messi a disposizione, sono stati effettuati dei lavori anche importanti, ma questi lavori non hanno dato quel livello di sicurezza tale da garantire, per il futuro, il non verificarsi, nuovamente, di quei fenomeni esondativi gravi che abbiamo riferito prima. Questa è una verifica da fare, perché a nostro avviso molto spesso si spendono denari, ma o non sono sufficienti per completare tutti i progetti e per fare sì che i progetti siano rispondenti alle effettive realtà, oppure sono interventi di natura parziale che riguardano i tratti o aspetti dell’attività dell’asta fluviale che non riescono a risolvere alla radice il problema. Su questo chiedo particolare attenzione. Sono questioni che riguardano l’intero territorio marchigiano, ma in particolare la provincia di Macerata che è stata duramente colpita da questo tipo di problematica legata ai fiumi.

Presidenza del Vicepresidente
DAVID FAVIA



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifiche alla legge regionale 15 ottobre 2001, n. 20: “Norme in materia di organizzazione e di personale della Regione» Giunta (27)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 26, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. La proposta di legge n. 27, che reca norme di modifica alla legge n. 20 del 2001, che riguarda l’organizzazione dell’ente Regione e del personale, è una proposta di legge di grande importanza, di grande interesse. E’ una legge che arriva alla discussione in quest’aula in un tempo assolutamente breve e questo ritengo che sia un risultato positivo da ascrivere all’Esecutivo. Arriva in tempi brevi, peraltro con un iter che ha conseguito anche il risultato di un ascolto delle parti, a cominciare dai sindacati, che hanno in qualche modo partecipato alla stesura finale del progetto di legge che oggi è qui in discussione.
Ritengo che l’iniziativa è stata opportuna, in quanto siamo all’inizio dell’VIII legislatura e in questa aula il 2 maggio, durante il primo Consiglio regionale c’è stata da parte del Presidente Spacca l’illustrazione delle linee guida dell’azione di governo per i prossimi cinque anni e io credo che opportunamente, in base alle linee guida presentate, sia stato necessario, opportuno, giusto, da parte dell’Esecutivo, valutare anche l’adeguatezza degli strumenti alla realizzazione degli obiettivi che in quelle linee guida venivano enunciati.
Non voglio assolutamente dire, con questo, che ad ogni inizio di legislatura bisogna rimettere mano alla struttura organizzativa dell’ente, però se facciamo riferimento alla legge 20 del 2001, possiamo considerare che questi anni di vigenza della legge 20 possono essere ritenuti degli anni di sperimentazione della previsione sull’organizzazione dell’ente che quella legge faceva. Questa sperimentazione ha consentito a tutti una valutazione sui risultati raggiunti, quindi sui punti di forza, ma credo anche sui punti di debolezza che quella legge conteneva, e questo è possibile valutarlo non solo nel momento in cui una legge viene varata, ma nel momento della sua applicazione, particolarmente in questa materia.
Per l’economia dei lavori di quest’aula non mi voglio dilungare, ma credo di poter individuare almeno due punti di debolezza nella organizzazione regolata dalla legge 20. Questi due aspetti sono sicuramente il numero limitato dei dipartimenti, con l’eterogeneità e anche l’eccessiva estensione delle materie affidate ai dipartimenti, e questo ha rappresentato sicuramente un limite al buon operare della legge stessa, oltre all’assenza di una struttura di vertice che avesse la funzione di raccordo. Questa funzione si è individuata nella proposta di legge in discussione, nella figura del segretario generale.
Queste due carenze che brevissimamente ho illustrato, vengono risolte con le previsioni contenute nella proposta di legge, in modo particolare nella individuazione di una struttura monocratica qual è il segretario generale che, per carità, non vuol stravolgere l’impianto della legge che regola l’organizzazione attuale — ne rappresenta in qualche modo una evoluzione — ma individua nella segreteria generale, nell’organo monocratico di vertice non una rivoluzione rispetto all’assetto organizzativo, ma la volontà di ottimizzare i percorsi attraverso la creazione di una struttura che ha alcune funzioni. Ha la funzione di essere momento di raccordo fra l’organismo politico, fra l’Esecutivo, la Giunta e la dirigenza nel raggiungimento degli obiettivi che l’organo esecutivo si dà e riesce, probabilmente, a risolvere quei problemi di coordinamento che in questi anni si sono registrati con la organizzazione per dipartimenti.
Non è quindi un modello organizzativo stravolgente. Qualcuno potrebbe essere anche portato a pensare che la previsione di una struttura monocratica di vertice potrebbe in qualche modo scompaginare anche la filosofia, la ratio che stava dietro l’organizzazione precedente, soprattutto in riferimento a una organizzazione in cui la coralità del lavoro della dirigenza era l’anima che permeava quella legge, quella riforma. Credo, a tal proposito, che questo non viene meno, ma anzi, a mio avviso, con questa proposta di legge c’è una ricentralizzazione del ruolo dei servizi, quindi del ruolo della dirigenza dei servizi, cioè i servizi diventano lo snodo essenziale, lo snodo centrale della organizzazione dell’ente Regione. Su questo, e non sullo stravolgimento di quella filosofia, attraverso la previsione, in questa proposta di legge, di alcuni istituti come il comitato di direzione, che vede la presenza del segretario generale, la presenza dei dirigenti dei servizi e la presenza del capo di gabinetto del Presidente, si conforta questa tesi di collegialità, improntata, però, ad una maggiore efficienza ed efficacia. Ma valga ancora, rispetto al ragionamento che sto cercando di sviluppare, il fatto che non solo il comitato di direzione è una garanzia della conservazione di una filosofia di gestione collegiale della dirigenza di questo ente, ma ne è una ulteriore riprova anche la previsione della conferenza di servizi.
Mi pare allora di poter, sia pure brevemente, dire che l’obiettivo che si persegue con questa proposta è quello della valorizzazione dei servizi, è quello del raggiungimento di maggiore efficienza ed è anche quello, in qualche modo, del raggiungimento di risparmi e di contenimento della spesa, perché così è.
Peraltro va detto che il percorso che è stato adottato nell’arrivare a questa proposta di legge, sia pure in tempi brevi — di questo devo dare atto al metodo e allo stile adottati dall’assessore Giaccaglia — è stato un metodo di condivisione con riunioni e con una partecipazione anche dei sindacati, sia per quanto riguarda il lavoro dell’assessore sia per quanto riguarda il lavoro della Commissione. L’apporto dei sindacati è stato importante, molte delle loro osservazioni, molti dei suggerimenti, molte delle proposte sono stati accolti, naturalmente nell’alveo dell’accoglibilità, perché non possono essere accolte quelle proposte che avrebbero stravolto l’impianto complessivo della proposta di legge di modifica della legge 20. Peraltro c’è da dire che al proposta stessa non è affatto nuova rispetto alla organizzazione degli enti, a ben guardare ricalca, attraverso le direzioni generali, l’organizzazione dei Comuni e anche delle Province, e attraverso la previsione della segreteria generale, l’organizzazione di molte amministrazioni statali.
Non vado nella valutazione dei singoli articoli, perché questo lavoro è stato fatto in modo anche esauriente nella Commissione, è a conoscenza di tutti. Credo, da ultimo, di poter sottolineare che questa proposta è in grado, a mio avviso, di incontrare il favore non soltanto della maggioranza, che magari vota per spirito di appartenenza, ma credo che questa proposta di legge si pone all’attenzione di una approvazione più vasta da parte di questo Consiglio, perché credo che gli obiettivi di maggiore efficienza, di sburocratizzazione, di contenimento della spesa, di valorizzazione della dirigenza e di una responsabilità affidata ad un organo monocratico ma che si raccorda con una serie di strumenti che assicurano la coralità del lavoro, non possono essere di appartenenza di un gruppo, di un partito, di una maggioranza, ma credo che dovrebbero essere obiettivi condivisi da tutto il Consiglio regionale, quindi auspico che questa proposta di legge possa avere accoglienza positiva in tutto il Consiglio regionale.
Grazie dell’attenzione al Presidente del Consiglio, al Presidente della Giunta e ai colleghi consiglieri.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. In apertura della mia relazione vorrei fare un invito ai colleghi: quello di rileggersi il resoconto della seduta che licenziò, nel 2001, la legge 20, soprattutto l’intervento dell’allora relatore e quello conclusivo dell’assessore e del Presidente della Giunta. Faccio questo invito, perché leggereste, come io ho letto, dei passi molto interessanti sul significato profondo della rivoluzione copernicana della legge 20, che doveva ridisegnare una nuova Regione, una Regione che finalmente si poteva affacciare verso anni futuri con modernità, efficienza, snellezza, efficacia degli interventi; una Regione che faceva, in pratica, un punto e andava oltre, rispetto ad un passato troppo sclerotizzato, troppo fermo, troppo seduto su se stesso. Queste erano le premesse della legge 20, voluta fortemente dal governo D’Ambrosio bis nell’anno di grazia 2001. Oggi ci dice il relatore di maggioranza collega Solazzi, che questi anni trascorsi sono stati di sperimentazione. Caro collega, la sperimentazione mi pare che abbia avuto un solo giudizio unanime: il fallimento della legge 20. Non solo il fallimento, ma l’assoluta mancanza di raggiungimento di almeno uno di quegli obiettivi alti e nobili che la legge 20 si poneva nelle sue premesse e nella sua impostazione. Neppure uno, perché altro che piccole modifiche che sostanzialmente non mutano l’assetto complessivo della legge, qui siamo alla cancellazione dell’impostazione della legge 20 che era tutta imperniata sul concetto della dipartimentalizzazione. I cinque dipartimenti, le cinque macro aree, guidate da cinque personalità eminenti, che dovevano condurre tutta la macchina regionale, quell’impostazione viene assolutamente spazzata via dalla proposta di legge di riforma, è praticamente la constatazione del fallimento di quel modello, tutto teorico ma che nella pratica ha creato grandi scompensi nella struttura regionale, fiaccando intelligenze ed energie, non esaltandole, preoccupando le strutture, bloccate ogni volta nella loro iniziativa ed attività, mortificando professionalità che non erano in grado di fare quello che una struttura efficace ed efficiente deve poter far fare ai propri dirigenti, cioè elevare la propria professionalità, dare la possibilità alla struttura che guida, di essere in sintonia con i tempi, le caratteristiche delle attività amministrative, che servono sì, principalmente e precipuamente il governo regionale, ma da lì guardano e devono guardare a tutta la struttura regionale, all’intera istituzione e pertanto all’intero territorio marchigiano, perché dalla istituzione, dalle strutture le risposte arrivino efficaci ed efficienti verso il cittadino.
Questo lo devo sottolineare, perché anche nei tempi, molto rapidi, con cui è stata proposta la legge di riforma della 20, si constata che lo stesso nuovo Presidente Spacca si rende conto che, se si vuole avviare in maniera diversa una legislatura come la nostra e che affronti determinate tematiche, che faccia riforme su vari campi come è stato illustrato nel documento programmatico della Giunta da egli stesso presieduta, la prima cosa da fare era rivitalizzare una intelaiatura, quella dei dirigenti, dei funzionari, di tutto il personale della Regione, che è sicuramente stata ingessata da quel concetto nefando, visti i risultati, della dipartimentalizzazione.
La fretta certo ha creato qualche scompenso, perché è vero che nelle audizioni ci sono stati dei contributi, però quanti altri, caro collega Solazzi, non si sono potuti accogliere o raccogliere perché molte delle categorie, delle parti sociali interessate hanno riferito che i tempi così stretti dalla convocazione alla audizione, non avevano permesso loro di fare delle osservazioni utili? Allora tempi un po’ troppo stretti, un po’ troppa fretta, che però non significa che ha partorito, poi, il classico gattino cieco, perché a mio avviso — su questo specifico aspetto c’è una piccola divergenza con il mio collega della Commissione, ma in aula spiegheremo i passaggi, andremo a una indicazione di sintesi assolutamente univoca — la proposta effettivamente non solo coglie quell’elemento fondamentale del sostanziale fallimento della organizzazione in dipartimenti e pertanto vede noi assolutamente d’accordo su questo giudizio, ma dà delle risposte che a nostro avviso, finalmente, ritornano ad essere in grado di far respirare la struttura, perché la scelta di dare ai servizi un responsabile, che è il dirigente e la scelta di dire che questi servizi potranno tornare ad essere ampi, con un ventaglio che può arrivare fino a 15, a nostro avviso è giusta, che condividiamo, perché questa cristallizzazione in macroaree dipartimentali, con il direttore galattico, non era condivisibile. Poi, direttore di cosa? C’era un’area complessa sotto la sua guida. La complessità dell’area deve dare anche complessità di risposte, molteplicità di risposte e queste risposte devono essere date con una molteplicità di responsabilità, perché la capacità di guida, di sintesi di una struttura complessa come quella della Regione sta soprattutto nella delega. A nostro avviso, ritornare alla dirigenza, alla responsabilità di servizi, è una scelta che condividiamo. Certo, non tutto è condivisibile, ci sono dei passaggi, che abbiamo indicato nei nostri emendamenti, mirati, che vogliono cogliere il segno sostanziale della nostra posizione politica sulla legge di riforma, la proposta di legge 27 che stiamo discutendo, che non ci convincono. Non solo perché riguardano questioni che magari possono essere di natura parziale, nel senso che distinguono rispetto ad altri trattamenti o ad altre posizioni che devono essere invece considerate omogenee o allo stesso piano, ma soprattutto non ci convincono perché, nel merito, questa parzialità riguarda aspetti, questioni e settori — e un servizio in particolare — molto delicati. Parlo del servizio sanità e del servizio servizi alla persona. Il servizio è molto delicato, la struttura è molto delicata, i rapporti sono molto delicati, ma non possiamo scambiare questa particolare attenzione che si è sempre avuta sul tema sanitario, non solo sulla struttura, per una riserva nella quale valgono sempre le eccezioni, addirittura le eccezioni diventano regole permanenti. Non possiamo scambiare l’emergenza, la provvisorietà con la definitività, anche se, diceva Prezzolini, in Italia non c’è cosa più permanente di quella fatta con l’emergenza o con la provvisorietà. Abbiamo visto nella riforma della scuola la critica della sinistra, ma il Governo di centro-destra è stato il primo, finalmente, a superare quella che era una riforma provvisoria, parziale, sperimentale. Abbiamo quasi tutti qua, dato, tranne i più vecchi, esami di Stato che erano disegnati come sperimentali. L’ultima riforma utile è stata quella che ha dato finalmente un assetto serio e definitivo al sistema scolastico.
Qui invece, si rende permanente una cosa che doveva essere eccezionale e transeunte: la deroga per quanto riguarda i dirigenti del servizio sanità, la deroga, ancora precedentemente, al trattamento economico del dirigente, l’ulteriore deroga iniziale che riguarda l’art. 5. Tutte queste questioni non ci convincono, anzi ci vedono nettamente contrari, anzi inficerebbero la bontà di questa legge, che va a correggere, ma deve correggere, finalmente ristabilendo anche criteri di equanimità nelle scelte, nei trattamenti e nelle situazioni che devono essere da qui in avanti delineate. Non può parlare linguaggi diversi, soprattutto se si vuole superare, ormai, la logica dell’emergenza: la legge della riforma sanitaria ha ormai qualche tempo di vita e il superamento della logica delle emergenze è anche non dare, non consegnare, ad un testo, la possibilità di andare in deroga permanentemente. Significa dire “fermiamoci, facciamo un punto, stabiliamo competenze, responsabilità, limiti”. E’ vero che c’è un problema di Asur con il servizio, un problema di agenzia che non so che futuro avrà, però c’è anche questa questione. C’è un problema di rapporti, chi fa cosa, entro quali limiti, però non diamo, caro Presidente, alla provvisorietà una definitività che sarà nociva, perché significherà far prevalere determinate spinte rispetto ad altre, perché quando c’è una definitività normativa, se si vuole tornare indietro ci vuole un’altra legge, un’altra discussione, un altro iter. Questa è la nostra grande preoccupazione, poi le altre questioni sono questioni di dettaglio, sulle quali entreremo in occasione della discussione degli emendamenti, senza farla troppo lunga. Il portavoce del Presidente era già previsto dalla legge 20, però farne una figura ulteriore che ha tutta una serie di caratteristiche particolari ci sembra eccessivo, soprattutto se i compiti sono quelli, cioè le relazioni e i rapporti. Le relazioni e i rapporti deve tenerli direttamente chi, nella apicalità, è la sintesi della Giunta, cioè il Presidente. Un portavoce non penso sia una cosa assolutamente urgente da dover delineare e definire in maniera particolare. Però questi sono dettagli, le questioni di fondo sono le altre.
Sul segretario, vedo una grande preoccupazione a sinistra: Cgil, i gruppi consiliari. Ma un ruolo di coordinamento per forza deve essere dittatoriale? Non riesco a capire questa visione così monotematica, monoorientata. Certo deve essere un ruolo distinto, ma non distante, perché se è ruolo di coordinamento, è chiaro che deve essere vicino a chi si vuol coordinare. Non mi sembra che vi sia uno strapotere, anzi penso che siano proprio coordinatori veri quelli che devono essere in grado di mettere mano a decisioni, a scelte di concerto, perché i comitati, poi, funzioneranno. Io ritengo che tutte queste preoccupazioni siano eccessive, e ritengo che siano ancora una volta viziate da una lettura un po’ troppo forzata, ideologica e non pragmatica, delle cose della Regione. Pragmaticamente si prenda allora atto che un modello è fallito, voleva essere una grande rivoluzione, non lo è stata. Non ritorniamo indietro, anzi andiamo avanti dicendo che i dirigenti — non due, tre o quattro: quella sì, era una cosa che mi ha spaventato a suo tempo, quando l’abbiamo discussa, noi votammo contro, e ha spaventato la struttura, perché sembrava una cupola — devono assumersi le proprie responsabilità, coordiniamoli in un lavoro di sintesi. Questa è l’impostazione che, a nostro avviso, pragmaticamente può guardare al futuro della Regione e della struttura regionale con un altro tipo di occhio e di mentalità rispetto a quello che abbiamo vissuto, purtroppo in maniera negativa, fino ad oggi.

PRESIDENTE. Prego tutti i consiglieri che intendono intervenire, di iscriversi durante il prossimo intervento.
Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, colleghi, ringrazio il relatore di maggioranza e il relatore di minoranza che, con toni diversi, hanno illustrato questa proposta di legge, naturalmente secondo i propri punti di vista.
Voglio precisare che sento profondamente, come consigliere regionale e anche come cittadino, il concetto che l’organizzazione dell’ente Regione debba essere un patrimonio di tutti.
Cari amici, colleghi e compagni, se sbagliamo a inizio legislatura l’organizzazione della Regione, si va verso il fallimento della missione che nei diversi ruoli noi abbiamo assunto nei confronti dei cittadini marchigiani. Quindi, ognuno secondo la propria ottica, secondo la propria strategia decida, però richiamo la collaborazione e la responsabilità di tutti, non con presunzione ma con spirito collaborativo, per sottolineare che questo atto che arriva poco prima della pausa del Consiglio, è un grande messaggio per tutta la comunità marchigiana. Non è un caso che sono arrivate sul tavolo del Presidente, dei consiglieri, degli assessori, dei dirigenti, osservazioni e proposte da parte di sindacati, di organizzazioni, attenti, giustamente, a questo passaggio. Ne ho lette alcune, le capisco tutte — non tutte le condivido — perché so quale riflessione c’è dietro. Proprio per questo, siccome alcune ne ho lette, di altre ho percepito i sussurri e i lamenti nei corridoi, cosa si è evidenziato? Questa mattina il grande sacrificio — lo dico con simpatia — del collega Solazzi che, oltre a svolgere il suo ruolo di relatore, ha svolto il ruolo del tranquillizzatore interno. Quindi oggi ti sei guadagnato una grande medaglia da parte della maggioranza, caro Vittoriano, ma anche da parte mia che ho apprezzato il ruolo che tu hai svolto e hai dovuto fare il tranquillizzatore, nei confronti, per esempio, della Cgil fortemente critica su questa proposta, e la critica della Cgil, normalmente, mette in grande difficoltà una maggioranza di centro-sinistra fortemente caratterizzata dalla sinistra; nei confronti di organizzazioni delle categorie economiche, che sono forti interlocutori, giustamente, della presidenza e di questo centro-sinistra, in particolar modo; nei confronti degli assessori, che si stanno chiedendo se questa organizzazione risponde alle loro esigenze e ai loro obiettivi; nei confronti dei dirigenti e dei funzionari della Regione. C’è riuscito, Solazzi, a tranquillizzare? Non lo so, lui ce l’ha messa tutta e di questo dovete ringraziarlo.
Io faccio, in maniera disorganica — e mi scuso di essere sintetico — cinque-sei riflessioni su questo atto.
Una categoria ha scritto “noi ci preoccupiamo — personalizzando la discussione e la riflessione — del ruolo nuovo del segretario generale, rispetto al quale sottolineo, avendo un po’ di “occhio” su questa materia, è scritto “segretario generale”, ma si tratta di “direttore generale”: tanto valeva fare uno sforzo e dire “si chiama “direttore generale”. Preciso che per la mia formazione, anche di lavoro, un po’ manageriale, amministrativa, ho sempre chiesto — ne sono testimoni tutti i colleghi — la presenza e l’istituzione del direttore generale in questa regione. L’ho sempre detto, anche nella precedente legislatura. C’è una associazione di categoria che ha scritto dicendo “noi abbiamo paura che con questa forte figura unica di coordinamento di tutta la struttura, abbiamo un altro interlocutore: non più quello politico ma quello tecnico-amministrativo, invece noi abbiamo eletto il Presidente”. Riflessione sacrosanta, che viene fuori sempre, anche nei piccoli Comuni quando si nomina il direttore generale. Sgombriamo allora il campo da questo concetto, e lo dico ai colleghi di maggioranza e minoranza, perplessi, non perplessi. Il richiamo è uno solo: c’è l’elezione diretta, come avvenuto con i sindaci, piaccia o non piaccia — lo dico anche agli amici della sinistra a cui spesso non piace, però dove non governano, per esempio relativamente ai ruoli nazionali, per cui quando si va verso il presidenzialismo è una cosa progressista, sull’onda socialista-francese, poi se c’è il centro-destra è una dittatura — anche del presidente della Provincia e del presidente della Regione. Il Presidente eletto rafforza il proprio ruolo e io che sto all’opposizione dico che quello che fa il direttore generale a me non interessa, io non voglio sapere neanche come si chiama. Di ogni cosa che fa il direttore generale ne risponde il Presidente. Siccome sono direttore generale di un Comune, molto minore, posso proporre di invertire il senso unico nel corso principale della città, per motivi tecnici, ambientali, commerciali, ma quello che dice Massi non conta niente, conta quello che decide il sindaco e alla città risponde il sindaco, alla Regione Marche risponde il Presidente. Perché, allora, alla Cgil sono preoccupati? Perché senza un ruolo di vertice le trattative, i livelli, le posizioni, i premi, gli avanzamenti di carriera ecc., sono distribuiti nell’ampio sistema sanguigno che pervade tutto l’ente Regione e difficilmente si va a individuare responsabilità ben precise, quando uno dice “perché io non ho fatto carriera e l’altro sì?”. Si sa di chi sono colpe e meriti. Quando c’è il direttore generale risponde internamente il direttore generale e per le strategie più importanti risponde il Presidente. Sono altri i problemi. A me non fa paura l’individuazione del vertice della piramide. Personalmente il vertice della piramide — lo dico egoisticamente, anche come consigliere di minoranza — mi garantisce, perché almeno so, finalmente, di chi sono tutte le responsabilità.
I problemi sono altri, cari amici e sono quelli che sono stati creati con l’incredibile disarticolazione dell’attribuzione delle deleghe.
Giustamente Pistarelli ha detto che l’enfasi con cui la maggioranza di centro-sinistra licenziò l’atto del 2001, individuando le famose macroaree, se oggi la rileggo diventa una cosa abbastanza risibile, perché a distanza di quattro anni la maggioranza dice “quella struttura non funzionava, quell’organizzazione non funzionava, si riparte dagli undici servizi coordinati dal direttore generale”, io continuo a chiamarlo così, perché giustamente avete scritto che ha il potere sostitutivo nei confronti dei suoi dirigenti sottoposti. Giusto, sacrosanto, altrimenti non si può avere alcun ruolo di vertice della piramide se non c’è potere sostitutivo. Io riterrei razionale, lo sottolineo, se fossi completamente fuori dall’avere conosciuto un po’ i meccanismi con cui il Presidente ha dovuto o potuto distribuire le deleghe con dosaggio politico difficilissimo, trovare sotto il Presidente il direttore generale e undici servizi, quanti sono gli assessori più il Presidente. Ma poi sappiamo che per come sono state distribuite le deleghe ci sarà un assessore che dovrà andare dietro quattro-cinque dirigenti e ci sarà un dirigente che dovrà andare dietro quattro-cinque assessori. Questo è il problema, cari amici, ed è stato determinato non da chi ha scritto quella che una volta noi, affettuosamente, chiamavamo, e oggi ancora chiamiamo, “pianta organica”. Il problema è un altro: che la politica, per le sue esigenze, ha disarticolato l’organizzazione. Oggi la politica cerca di rimettersi in piedi un’organizzazione: il Presidente rafforza il suo ruolo, gli assessori li vedrei un po’ preoccupati, ma se stanno tranquilli sono contento per loro, e questa è una centralizzazione del ruolo del Presidente, che nei confronti degli assessori giocherà un certo ruolo di limitazione. Personalmente non me ne importa niente, perché come consigliere di minoranza e come cittadino faccio riferimento al Presidente.
C’è il problema dei controlli. Quando c’è l’individuazione forte del vertice della piramide, occorre il contrappeso e il contrappeso è un forte controllo di gestione di quello che fanno il vertice della piramide e il vertice che è chiamato comitato di direzione ecc., che comunque lo coadiuva. Questo è un invito forte che si deve fare e da questo articolato, ancora questo impegno non c’è. Sulle altre cose sappiamo che pesano, sui nostri giudizi, ma anche su quelli esterni, tutte le procedure che potrebbero portare alla nomina di dirigenti ancora esperti. Il nostro parere lo conoscete, io e i miei colleghi l’abbiamo sempre espresso con forza: noi siamo per una forte scelta di valorizzazione del personale interno e questo deve essere un ruolo forte suo, Presidente, e anche del nuovo direttore o segretario generale, perché, ripeto, non ho nulla di personale contro i dirigenti esterni, però quando una struttura attinge sistematicamente all’esterno, significa dichiarare pubblicamente il proprio fallimento nell’opera di valorizzazione, di incentivazione, di premio della struttura interna. Le nostre critiche si appuntano su queste garanzie che qui non ci sono come vorremmo: controllo, nomina degli esterni e rispetto agli emendamenti che molti consiglieri della Casa delle libertà hanno presentato, avrete notato che non ce ne sono di demagogici, ma ci sono emendamenti che, tenendo a cuore, come patrimonio di tutti, il concetto di struttura, ci spingono oggi a dire a voi “cercate di accogliere questi emendamenti, perché sono migliorativi, non stravolgono” e oggi, se accolti, darebbero il senso di un Consiglio regionale nel quale una maggioranza, con spirito di collaborazione accoglie dei suggerimenti che, non con presunzione, riteniamo utili. Quindi se vi serve una pausa di riflessione fatela, rileggete gli emendamenti e troverete che ci sono dei miglioramenti possibili.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Credo che questo Consiglio debba svolgere una discussione disgiunta dai futuri incarichi che assolveranno le persone fisiche. Dobbiamo guardare se questo disegno di nuova organizzazione della macchina burocratica della Regione è funzionale ai nuovi compiti oppure no e dobbiamo farlo senza ideologismi, come, per certi versi, fu fatto, invece, per quanto ha riguardato la legge che oggi modifichiamo, perché, in effetti, in quella discussione, in quella proposta c’erano molti ideologismi, come se quella legge dovesse risolvere tutti i mali, come se una legge di tipo organizzativo potesse dare risposta alla carenza della politica. Noi fummo critici rispetto ad una impostazione di quel tipo, tuttavia i Comunisti italiani votarono quella legge perché rappresentava, per la prima volta, la necessità di mettere a rete, su macrosistemi, gli argomenti, i temi su cui si doveva impegnare l’attività amministrativa per risolvere i problemi. Si tornava, dopo diverso tempo, alla programmazione, a seguito anche di novità sostanziali intervenute a livello nazionale, in primo luogo la privatizzazione, anche per la macchina pubblica, della contrattazione. Si usciva, di fatto, da una amministrazione autoreferenziale e si passava a percorsi ed a processi ed obiettivi. I dipartimenti diventavano strutture omogenee, rappresentavano un dinamismo in più rispetto al rapporto con i singoli e dei singoli servizi. I dipartimenti, se portati a compimento, secondo noi, potevano rappresentare e rendere più efficace il collegamento tra le diverse strutture che debbono trovare le necessarie sinergie. Oggi, con questa proposta tutto ciò diventa più difficile, perché uno degli aspetti principali che i dipartimenti perseguivano, quello della continua formazione, anche per la dirigenza, rischia di portare alla ulteriore aziendalizzazione ed alla totale privatizzazione della macchina pubblica, anzi c’è il rischio che, guardando al contesto generale nazionale, la pubblica amministrazione venga spazzata via.
Quindi, al di là dei soggetti chiamati a svolgere la funzione, si va verso una super aziendalizzazione della macchina burocratica e in realtà il segretario generale diventa direttore generale. E’ il contrario, crediamo — ci auguriamo di sbagliare — della collegialità.. Si accentua, sin dall’articolo 1, quando si dice che è il segretario generale a dare l’indirizzo politico e non la Giunta ma il Presidente della Giunta, che in questo contesto diventa governatore e assurge a dominus. Si accentua il divario con il Consiglio regionale ed anche la Giunta regionale ha una funzione più marginale, quasi residuale rispetto alla propria funzione, anzi nell’articolato, dall’art. 2 in poi, la Giunta regionale ha una funzione meramente di controllo.
L’art. 3 è più emblematico di tutti, perché definisce meglio le funzioni del segretario generale che anche noi condividiamo e che, in realtà, sarebbe meglio denominare direttore generale, che ha le funzioni di proposta alla Giunta regionale non su questioni tecniche di dettaglio, ma sugli obiettivi e sulle direttive generali per l’attività amministrativa. Ma anche gli altri articoli vanno in questa direzione. Quindi, solo in apparenza è una proposta tecnica, in realtà, ha detto in maniera onesta e molto bene l’assessore Giaccaglia, questa proposta è emersa anche e soprattutto in relazione alla distribuzione delle nuove deleghe, e sappiamo che le deleghe sono state polverizzate. Ad esempio, le politiche dello stato sociale sono state spalmate su sei assessorati, mentre su questo aspetto, come su altri, servirebbero le massime aggregazioni e integrazioni, come per quanto riguarda l’organizzazione della sanità.
§ Ci auguriamo che la discussione sia seria, serena e porti anche ad una modifica sostanziale di questa legge, nell’interesse di una visione generale, collegiale, di trasparenza e di qualità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Il gruppo Udc ha valutato seriamente questa proposta di riordino della macchina amministrativa regionale e troviamo, in questa proposta, dei contenuti accettabili, che vanno nella direzione anche da noi auspicata nella scorsa legislatura, per alcuni versi. Sicuramente ci sono dei contenuti positivi che per il mio amico e collega Procaccini poco fa sono risultati essere negativi, però credo che un processo di questo tipo, riorganizzativo, sia necessario. E’ giusto che la Giunta regionale lo faccia all’inizio del suo mandato, perché deve lavorare per cinque anni. Direi che l’esperienza precedente dei dipartimenti, per essere modificata è stata ovviamente considerata in maniera negativa e credo che in questo discorso di commistione fra amministrazione e politica, con il ruolo di questi potenti dipartimenti si creavano, in effetti, delle posizioni in cui il dirigente rischiava di sovrapporsi all’organo politico.
Questa proposta prevede anche una semplificazione dell’organizzazione, perché se non vado errato i servizi nel precedente modello organizzativo erano circa 42, qui si riducono a 15 e pur con quelle distonie che ha messo in evidenza prima anche il collega Massi — più assessori che insistono su diversi servizi e viceversa — una semplificazione, una riorganizzazione di questo tipo è comunque positiva. Certo i risparmi in termini di spesa sono molto relativi, perché con il sistema che vige ancora nella pubblica amministrazione, di fatto si ripartiscono diversamente le competenze, ma tutti girano attorno, anche se in maniera differente e ho visto anche che esiste una norma in atto per la dirigenza regionale, per cui se uno perde anche la “funzione”, mantiene per due anni l’indennità economica assegnatagli per lo svolgimento di questa “funzione”, quindi credo che, per lo meno nel breve periodo, non ci saranno risparmi effettivi dal punto di vista della spesa. Questo vale per i dirigenti e mi pare non avvenga per i funzionari e per gli altri dipendenti. Forse sarebbe una norma da rivedere anche questa, perché non credo che sia giusta questa differenziazione di trattamento.
Detto questo, ritengo che con un po’ più di coraggio si poteva fare ancora meglio. Non siamo nessuno ingenui e ci rendiamo conto di quelle che sono le “necessità” della politica, quindi la necessità di tenere insieme la maggioranza anche su questi aspetti, però penso che quando si ragiona di modello organizzativo bisognerebbe veramente avere il coraggio di mettere da una parte completamente la politica e parlare solo di funzionamento della macchina, perché è vero che l’amministrazione non può sostituirsi nei contenuti alla politica, però è altrettanto vero che una macchina efficiente e bene organizzata, dà un sostegno non indifferente all’attività dell’amministrazione.
Noi condividiamo l’individuazione anche della figura del segretario o direttore generale che dir si voglia, perché in questo tipo di organizzazione diventa pressoché indispensabile. Non mi scandalizzerei nemmeno del fatto che la Regione abbia questa figura, dal momento che essa esiste già in tutti i Comuni, in altri enti. Non capisco perché debba creare grossi problemi. Diceva prima il collega Pistarelli di non condividere alcune eccezioni di comportamento che sono state introdotte o perpetuate per quanto riguarda le gestione della sfera della sanità. Io dico però che dobbiamo anche qui essere onesti, nel senso che se è vero che questo comparto assorbe l’80% delle risorse regionali, se è vero che questa riforma sanitaria non è stata soddisfacente e sicuramente abbisogna di modifiche e di ritocchi, allora bisogna anche essere conseguenti nei ragionamenti: se tutto questo è vero, è possibile anche condividere o accettare che ci siano delle differenziazioni per quanto riguarda un comparto che, secondo me, ha bisogno comunque, ancora, di un processo di razionalizzazione. Qualcuno parlava dell’Asur ecc., ma sono cose che io ho detto l’altra volta, quindi non le vorrei ripetere. Anche nella scorsa legislatura credo di essere stato, tra i consiglieri di opposizione, forse quello che si era espresso, rischiando in proprio, a favore dell’azienda unica sanitaria, pensando che potesse costituire un processo di semplificazione, di razionalizzazione e di recupero di spese dal punto di vista amministrativo. Sono stato convinto e sono convinto di quello che dico, però ho poi visto, nell’applicazione, una gestione differente da quella che mi aspettavo e sicuramente ci sono delle disfunzioni che vanno modificate. Quindi credo che mantenere ancora in una visione un po’ precaria e non definitiva la situazione sanitaria, sia un fatto doveroso, se è vero che siamo convinti che questa riforma abbisogni, a sua volta, di profonde modifiche.
Vedremo gli emendamenti, come questo atto, alla fine, uscirà dall’aula, ma noi teniamo questa posizione di attenzione rispetto al provvedimento e di non contrarietà in senso assoluto a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brandoni.

Giuliano BRANDONI. Innanzitutto credo che sbaglia chi interpreta questo passaggio e lo saluta con la preoccupazione di una controriforma, come è altrettanto in errore chi pensa che è un passaggio di normalizzazione, perché è evidente che una discussione sull’organizzazione, che non è cosa altra dalla politica ma è la politica, porta per lo meno a due dicotomie essenziali: lo scontro sempre aperto tra burocrazia e politica, il difficile equilibrio tra efficienza e democrazia. Siccome anche oggi la discussione di questo strumento sta dentro queste cose, penso che sarebbe errato vederlo, verificarlo come la cancellazione di un’esperienza, quella che la legge 20 aveva proposto, o, nello stesso tempo, l’introduzione di una efficienza, dove potrebbe esserci il rischio che, come ne “La serva padrona” di Mozart, a decidere, a gestire, a pensare l’organizzazione e quindi la politica, siano elementi altri da quelli che, invece, la scelta democratica ha indicato.
Penso a queste considerazioni, perché dovremmo assumere questa proposta di legge esattamente al contrario di come il relatore di minoranza Pistarelli la proponeva. Pistarelli era preoccupato della provvisorietà alcune esperienze. Io penso invece che la provvisorietà che, per dirla con un filosofo, è anche una condizione permanente dell’essere, debba essere uno dei punti di riferimento e quando definisco “provvisorietà” penso a qualcos’altro: penso al fatto che anche qui siamo dentro un percorso di elaborazione di una riflessione che ha portato sì all’organizzazione dei dipartimenti e non vede, oggi, questa proposta di legge solo come elemento di cancellazione di un’esperienza, ma ne tiene conto, la assume e credo che dovremmo assumere, a partire da questo, alcune considerazioni.
Io penso che, pur nei tempi limitatissimi in cui c’è stato questo confronto che porta oggi al dibattito in aula, abbiamo avuto, come consiglieri e come Commissione, l’opportunità di un confronto lungo e interessato, con tanti soggetti che interloquiscono con questa legge: dai soggetti interni, che vanno valorizzati, al resto. Io penso che la valorizzazione dei soggetti interni di una organizzazione è la misura della qualità di chi la dirige, non dal punto di vista tecnico ma dal punto di vista politico e sarebbe un fallimento grave se in questa esperienza amministrativa, in questi cinque anni di legislatura, noi non fossimo capaci, anche utilizzando questa legge, di valorizzare il più possibile le risorse interne di questo ente, perché il vero fallimento sarebbe nostro, di questo Consiglio, di questa maggioranza, di questa Giunta. E’ in questo senso che va recuperato questo tipo di riflessione. Ma dicevo del confronto che c’è stato e del modo di come assumere questo confronto. Io penso che nessuna forza può venire qui e fare il corifeo di qualcun altro. La politica e la forza di una proposta politica sta nella sua autonomia. Ci sono state organizzazioni importanti che ci hanno dato un contributo, e penso alla Cgil la quale ci ha dato un contributo importante, rispetto al quale bisognerà aprire una riflessione nel percorso. Il senso di quella riflessione credo fosse di questo tipo: attenzione, c’è una necessità, all’interno dell’organizzazione, di tenere aperto un canale di partecipazione e di democrazia anche dentro l’organizzazione. Penso che questo vada assunto in questo percorso di precarietà, nel senso che anche questa legge ha bisogno dei suoi tempi di sperimentazione, dei suoi tempi di verifica e del suo confronto. Noi abbiamo scelto un impianto e all’interno di questo impianto abbiamo necessità di fare questa riflessione. E’ così, con questa responsabilità che una forza politica che guarda al mondo del lavoro, assume le riflessioni dei soggetti che lo rappresentano, non con l’atteggiamento del corifeo. L’atteggiamento del corifeo è un atteggiamento passivo, l’atteggiamento della politica è qualcosa d’altro.
In questo senso, come gruppo di Rifondazione abbiamo proposto alcune altre piccole correzioni che riteniamo utili a migliorare questo passaggio, ma il senso politico dell’atto che andiamo oggi a licenziare è questo: abbiamo fatto un passaggio necessario e urgente. I passaggi necessario e urgenti hanno bisogno anche della sperimentazione. Da questo punto di vista penso che oggi potremo fare un passaggio importante.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. La discussione che si sta facendo in questo momento mi sembra importante, costruttiva. Ritengo positiva la posizione di interventi di rappresentanti dell’opposizione, anche se non dobbiamo essere convinti — almeno i colleghi della maggioranza — a votare la proposta della Giunta, tanto che l’abbiamo già votata in Commissione. Mi pare costruttivo il dibattito e credo, almeno per quello che mi riguarda, che non dobbiamo affezionarci ai modelli. I modelli organizzativi sono funzionali agli obiettivi, ai programmi che le maggioranze, che le Giunte — in questo caso la Giunta regionale, la maggioranza — ma anche la struttura delle Marche, si pongono in questa consiliatura. Proprio per questo dobbiamo tenere conto che l’organizzazione dei servizi funzionalmente legati alla Giunta, ha una attinenza non con le deleghe, perché questo non lo condivido, ma hanno una attinenza maggiore e importante con gli obiettivi del documento programmatico che il Presidente della Giunta regionale ci ha proposto in questo Consiglio all’inizio della legislatura. Penso anche — l’ho sempre pensato — che è l’autorevolezza dei soggetti che ricoprono i ruoli ad impedire il timore che molti hanno sollevato in quest’aula, cioè la sovrapposizione fra gli aspetti gestionali e le decisioni politiche. Le ingerenze avvengono quando ci sono i vuoti. Io sono invece consapevole e in questo caso soddisfatta del fatto che questi vuoti nella Giunta regionale, a cominciare dal Presidente, non ci saranno. Quindi noi non abbiamo timore della figura del segretario generale o del direttore generale. Tanti di noi hanno svolto ruoli amministrativi nei Comuni, nelle Province, rapportandosi ogni giorno con queste figure e credo che ognuno di noi l’abbia fatto sapendo qual era il proprio posto e qual era il posto del dirigente con il quale ci si rapportava.
Noi abbiamo fatto un dibattito, nella Commissione, abbastanza serrato. Si parlava di tempi stretti. Credo che i tempi stretti debbano essere ricondotti alla necessità, intanto, di ottemperare alle nomine dei dirigenti che scadono fra poco, quindi è necessario che il modello organizzativo, se deve essere cambiato, si cambi all’inizio della legislatura, soprattutto per mettersi in condizioni, appena dopo le ferie estive, di lavorare con una struttura organizzata su un nuovo modello, ma soprattutto motivata. Anch’io penso che in questa struttura ci siano forti competenze, capacità che debbono essere valorizzate e promosse, nell’equità, nella giustizia anche delle capacità e dei ruoli e che questo debba avvenire all’inizio, perché ci consente, in questo momento, di raggiungere meglio gli obiettivi programmatici che ci siamo posti.
Sono stati molti — diceva anche il presidente della Commissione bilancio Brandoni — i contributi che sono pervenuti dai sindacati, ma anche da altre associazioni. Credo che ci sia interesse rispetto all’organizzazione della struttura della Regione, per coloro i quali dovranno con questa rapportarsi e lavorare. Credo però che, tenendo ferma l’importanza di questi contributi, il livello organizzativo è uno strumento, non il fine.
Da ultimo, credo anche che noi non dobbiamo, su questa struttura organizzativa, drammatizzare, né enfatizzare. Le strutture organizzative nei Comuni e anche nelle Province vengono addirittura approvate dalle Giunte, perché sono un fatto di non così rilevante e straordinaria importanza. Abbiamo sicuramente noi una struttura complessa, diversa, ne dobbiamo prendere atto, ma dobbiamo dare alle cose il valore che hanno, proprio per evitare che su tutto si attivi lo scontro politico e si perda di vista l’oggetto vero della discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Giaccaglia.

Gianni GIACCAGLIA. Ho sentito degli interventi tutti estremamente equilibrati e, come qualcuno ha detto prima, privi di demagogia, cioè assolutamente interessanti e costruttivi. Credo che per prima cosa bisogna partire dal perché si è resa necessaria questa modifica alla legge 20 del 2001. Tutti voi ricordate che alcuni mesi prima delle elezioni, il Presidente attivò una campagna d’ascolto, andando sul territorio e cercando di raccogliere le sensibilità, le osservazioni che venivano dal territorio. Da questi incontri numerosi ma molto serrati, una delle cose che venne più in evidenza, era la necessità di riavvicinare la struttura regionale al territorio, agli enti locali, alle associazioni di categoria. C’era una certa incapacità di comunicazione o un superamento di questa capacità di comunicazione.
Tutto questo lavoro di raccolta dati venne inserito nel programma e uno dei punti qualificanti del programma di governo dell’attuale Presidente era la necessità di sburocratizzare l’ente affinché il territorio, le categorie sociali, le categorie produttive, potessero avere delle risposte più immediate, più concrete, più veloci per poter rispondere a delle esigenze di operatività maggiore.
La legge che oggi stiamo discutendo è la sintesi di tutto questo e rappresenta, non come qualcuno ha detto, uno stravolgimento, ma una giusta rivisitazione dei punti di criticità o di evoluzione, di una legge che, come tutte le leggi, dopo un certo numero di anni che sono in fase di attuazione, trova delle difficoltà o quanto meno delle distonie operative.
Quindi non si tratta di un vero e proprio stravolgimento ma si tratta di una necessità di tarare l’organizzazione rispetto agli obiettivi della Giunta. Vorrei che fosse chiaro che qui c’è un programma che bisogna portare a termine e non è possibile che la Giunta che lo dovrà portare a termine in quanto organo esecutivo, non si possa dotare o non si debba dotare dello strumento necessario per poter raggiungere, con la massima efficacia possibile, o quanto meno con l’efficacia che ritiene la migliore, gli obiettivi che si è data nell’arco della legislatura quinquennale. Non che ogni volta che cambia una Giunta si debba cambiare anche l’organizzazione dei sevizi, ma siccome c’era già una legge che rappresentava questa organizzazione e che comunque ha avuto necessità di qualche modifica, ci sembra giusto che questa possa avvenire non in tempi stretti come ha detto qualcuno, ma in tempi assolutamente necessari e oggettivi, perché credo che quando si parte con una nuova legislatura, la prima cosa di cui necessita la Giunta sia una struttura parallela, omogenea e quanto meno rispondente alle esigenze della Giunta. Questa è la struttura che ci vogliamo dare per raggiungere i nostri obiettivi.
Qualcuno ancora ha detto che c’è una necessità di contrappesi, ma mi sembra che anche questo sia previsto nella norma. C’è un comitato di coordinamento che coadiuva questa struttura giustamente monocratica, perché la scelta è ben precisa. Mi sembra che il comitato di coordinamento sia una giusta risposta a questa necessità. Qualcuno ha ancora detto “una necessità di valorizzare la struttura interna”. Anche questo mi sembra che sia con chiarezza previsto nella legge, e secondo me in qualche emendamento che è stato presentato, che a mio parere potrebbe essere accoglibile, dove si parla della possibilità di utilizzare, oltre che dei concorsi esterni, anche il corso-concorso interno, va nell’ottica di valorizzare la struttura interna.
Sto andando veloce, perché il tempo che ho a disposizione è molto limitato.
Si è parlato, da parte del consigliere Procaccini, di aziendalizzazione. Innanzitutto vorrei precisare che “aziendalizzazione” non è una parolaccia, se parliamo di aziende. Allora vorrebbe dire che tutti i Comuni e tutte le Province sono aziende, perché hanno tutti un direttore generale. Io ho avuto l’esperienza del Comune di Ancona dove c’è un direttore generale. E’ solo la necessità di avere un referente preciso, un’interfaccia unica, un organo monocratico unico che rappresenti l’interfaccia tra l’organo politico e l’organizzazione tecnica. Altrimenti, con la precedente organizzazione ci è sembrato di capire o di avere verificato, che al tavolo di questo comitato di coordinamento che c’era precedentemente, sedevano i responsabili dei dipartimenti, che però avevano tutti la stessa capacità operativa, cioè erano tutti allo stesso livello e c’era un unico coordinatore che però era un primus interpares, che non aveva la possibilità decisionale di interfacciarsi come unico organo monocratico nei confronti della Giunta. Questo ha rappresentato dei problemi e con questa legge si cerca appunto di rispondere a queste nuove esigenze.
L’obiettivo di questa legge è appunto quello di cercare di rendere più efficiente al proprio interno, ma soprattutto più efficiente anche nei rapporti con l’esterno, la struttura regionale. Questa efficienza interna ed esterna dovrà essere utilizzata da parte della Giunta, proprio per raggiungere e per realizzare gli obiettivi che si è prefissata nell’ambito di questa legislatura.
Ho sentito disponibilità, atteggiamenti molto concreti da parte anche dell’opposizione. Proprio perché si parla di una organizzazione che dovrà rispondere a tutta la comunità marchigiana, credo che, superando le barriere ideologiche, se ci fosse un’ampia maggioranza su questo, credo che, tutti insieme, potremmo dare una risposta molto efficace alla comunità marchigiana. Questo è quello che si auspica la Giunta, cioè un voto quanto più ampio possibile, per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli. Se siete d’accordo, penso che potremmo proporci anche l’obiettivo di approvare la proposta di legge entro le 13,30. Comunque, se non ce la facciamo, propongo di andare ad oltranza fino all’approvazione di questa proposta di legge, sospendendo la seduta, per riprenderla poi con lo svolgimento dei punti successivi dell’ordine del giorno.

(Così rimane stabilito)

Articolo 01. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Ricordo, soprattutto ai consiglieri che sono alla loro prima legislatura, che il voto serve unicamente a verificare se c’è la maggioranza. Non è indispensabile l’indicazione del numero preciso.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Emendamento 1 a firma Pistarelli, Ciccioli, Castelli, Romagnoli e D’Anna. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Non so se ce la faremo per le 13,30, penso proprio di no, perché questa è una legge delicata e importante. Penso che l’aula possa dare un’ampia disponibilità ad andare avanti ad oltranza, fino a quando non avremo completato l’iter e soprattutto una discussione anche nel merito, perché già l’art. 5 pone delle questioni.
Il comma 3 riguarda quella particolare questione del raccordo tra la Regione e la struttura, con la Asur e le aziende ospedaliere, soprattutto sulla questione degli atti di indirizzo.
Se si vuole mettere mano a questa particolare attenzione, a nostro avviso — ecco perché riteniamo che il comma 3 vada soppresso — non è questa la formulazione utile, perché cosa significa? Faccio una domanda anche al relatore e ai colleghi di maggioranza: “Il servizio competente... assicura il raccordo tecnico-operativo”. E’ sancita la prevalenza delle indicazioni che vengono dal servizio rispetto alle aziende sanitarie, unica od ospedaliere? Questo è pleonastico, perché è chiaro che la struttura dovrebbe essere quella che rende operative le indicazioni dell’assessorato, perciò della Giunta, quindi delle volontà complessive generali della Regione. Se vuole essere una specificazione che sugli atti di indirizzo è la struttura che per prima deve muoversi, poi a cascata la Asur, anche qui è una specificazione che non so a chi possa essere indirizzata, perché dovrebbe essere nei fatti, anche se la 13 del 2003 sotto questo profilo lascia spazi interpretativi.
Se in realtà, come penso e credo, il nodo è quello dei rapporti che fino ad oggi non sono stati ben registrati, questo è un problema più politico che tecnico-normativo, tant’è che nella formulazione la Giunta ha fatto uno sforzo. “Il servizio competente assicura il raccordo tecnico-operativo”. Certo che deve assicurarlo. Se si dice “in particolare”, è perché c’è qualche dubbio, ma relativo ai rapporti politico-amministrativi, più che tecnico-normativi.
Ecco perché riteniamo che questo comma 3 debba essere espunto dalla proposta, demandando ad altro tipo di ragionamento, quello sì tutto interno anche alle volontà della Giunta e dell’assessorato in particolare, per quanto concerne i rapporti che devono essere effettivamente chiariti e, aggiungo, anche completati per quanto concerne la scelta sull’agenzia, perché qui c’è una triarchia, in quanto l’apicalità dell’Asur è ruolo sicuramente importante, l’apicalità della struttura sanitaria è fondamentale, l’agenzia con le sue competenze, incombenze idem. Però questo è un disegno che riguarda più lo specifico tema, i rapporti politico-amministrativi, i ruoli che ognuno deve specificare, piuttosto che la organizzazione del personale. Sono cose che devono rimanere distinte.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 5.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Emendamento 1 a firma Pistarelli, Ciccioli e Castelli. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questa è un altro passaggio delicato perché riguarda le posizioni e il progetto di funzione, che nel comma 1 vengono delegate alla Giunta regionale. Il “può istituire” significa che è una facoltà che viene demandata. Nulla quaestio in sé. Noi aggiungiamo però, che, siccome le istituzioni, pur nell’ambito della segreteria generale del gabinetto del Presidente e dei servizi, riguardano posizioni dirigenziali, perciò riguardano questioni sostanziali, non solo formali, riteniamo che, nel rispetto doveroso dei ruoli e delle funzioni, questa cosa venga comunicata al Consiglio regionale. Almeno il parere obbligatorio della Commissione, perché se si esercita questa facoltà noi certamente la deleghiamo ma almeno la Giunta ci dica quando lo farà e in che termini lo farà. Il parere della competente Commissione ritengo allora che possa essere di chiarimento anche dei rapporti. Noi non deleghiamo in bianco ma vogliamo verificare quante e quali posizioni dirigenziali vanno a toccare l’organizzazione. Lo sapremo quando e se la Giunta deciderà di farlo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 6.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Emendamento 3 a firma Pistarelli, che ha la parola.

Fabio PISTARELLI. Non mi pare che l’assessore abbia spiegato la figura del portavoce. Non lo reputiamo neppure noi un passaggio dirimente circa la bontà o meno di questa legge, però secondo noi questa figura non è ben spiegata nella sua necessità, nella sua essenzialità, perché, vi ripeto, se deve essere colei che “ha compiti di diretta collaborazione a fini di rapporto di carattere politico-istituzionale con gli organi di informazione”, non mi pare che la presidenza e la Giunta abbiano difficoltà di rapporto con gli organi di informazione, ci sono uffici stampa ecc. Se questa figura è solo una aggiunta rispetto al gabinetto del Presidente, sono motivazioni a nostro avviso poco sufficienti per spiegare l’ulteriore necessità di un incarico ad hoc, addirittura ritenuto importante tanto da dedicargli un articolo apposito.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Questo articolo recepisce una legge nazionale, quindi l’abbiamo recuperato nell’articolato di legge, avremmo anche potuto farne a meno, nel senso che, esistendo una legge nazionale, potevamo istituire questa figura facendo riferimento direttamente a quella legge. Abbiamo ritenuto opportuno inserirlo, perché nella strategia di comunicazione che la Giunta si propone di svolgere nel prosieguo delle sue attività, ci sarà una articolazione maggiore rispetto al passato, che riguarda aspetti interni — comunicazione interna tra organi dell’Amministrazione regionale (Consiglio, Giunta, Commissioni) — e anche una maggiore comunicazione con gli stessi dipendenti della macchina amministrativa regionale.
In questo senso articoleremo anche le figure di questo piano di comunicazione, con riferimento alla comunicazione istituzionale che appartiene al governo, e a questa esigenza risponde la figura del portavoce.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Penso che un momento di riflessione dopo la lettera di Binci, le riflessioni dei Ds a livello nazionale — Fassino, Mussi — sia necessario. Luchetti non si preoccupa, perché lui produce: ride, scherza quando si parla di denaro pubblico.

Marco LUCHETTI. Pensa a Berlusconi e stai zitto...

Ottavio BRINI. Se non ci fosse Berlusconi, di chi parleresti? Non hai altri problemi nella tua vita, parli solo di Berlusconi. Ma pensa a te, che hai fatto certi lodi qui dentro, che solo Dio sa.
Faccio un appello al presidente del gruppo Ds e al Vicepresidente della Giunta, chiedendo se condividono o vanno in controtendenza rispetto alle linee del loro partito.

Sara GIANNINI. Noi pensiamo sempre con le nostre teste.

Ottavio BRINI. Allora estrapoleremo questi interventi dal dibattito e li invieremo all’esecutivo nazionale Ds dicendo che voi ragionate con la vostra testa. Mi meraviglia che dopo dieci anni di governo D’Ambrosio, oggi il Presidente Spacca si inventi il portavoce. Pensavo che avevate Massi, perché hai detto che dialogavi solo con lui, invece adesso te ne inventi un altro, il che significa che c’è una preoccupazione, si è rotto l’asse con Massi. Cosa significa creare un ulteriore posto, sperperare denaro pubblico? O togliere risorse dove servono?
Bisogna che prima di approvare questo punto facciate un momento di riflessione e di coerenza con la politica nazionale, perché il caso Loriero insegna, il caso del Lazio insegna. Fare un passo indietro è dimostrazione di intelligenza, a volte. Non significa dare ascolto alle minoranze, a meno che vi siate già impegnati avendo nome, cognome, data di nascita e compenso che deve prendere. Sospendere momentaneamente questo articolo non è un atto di debolezza, a nostro avviso è un atto di intelligenza, quindi invitiamo a soprassedere per un’attenta analisi e una approfondita valutazione. Non è il pane avere il portavoce: si deve verificare se è una necessità o se significa occupare, ancora una volta una casella. In quest’ultimo caso noi siamo decisamente contrari, però siccome vedo che già Spacca si è impegnato con qualcuno prima, durante o dopo la campagna elettorale, sicuramente questi 200-300 milioni partiranno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 9.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Emendamento n. 4 a firma Massi, che ha la parola.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Siccome la scuola di alta formazione viene ribadita in questo articolato, risottolineo quello che forze politiche diverse, trasversali se volete, e anche assessori della precedente Giunta D’Ambrosio avevano condiviso nel voler assegnare a questa scuola, anche nel ruolo della sussidiarietà, la possibilità di formare, per far loro acquisire il titolo di idoneità, i segretari comunali della nostra regione al ruolo di direttore generale.
C’è una proposta di legge, in Commissione ci fu un parere unanime, gli assessori si espressero con i sindacati di categoria tutti, mi pare che ci siano le condizioni politiche per inserire questo emendamento, cioè che la scuola si occupa anche della formazione nel ruolo della sussidiarietà. Si è discusso molto sulla legislazione concorrente o no su questo argomento. La chiarezza della norma deve essere questa: “La Regione, nello spirito della sussidiarietà, aiuta i propri enti locali ad acquisire la migliore formazione del proprio personale”. Tra questi il segretario comunale in questo ruolo del direttore generale. Qualcuno dice che è legislazione statale. No, perché nella sussidiarietà è possibile che la Regione provveda a questa formazione. Poi il sindaco non è obbligato a prendere come direttore generale per forza il segretario facendolo direttore, ma è la Regione che poi costituirà un albo nel quale attesta che quel personale ha fatto il corso per direttore generale. E’ una discussione che abbiamo fatto, più ampia, in sede di Commissione, però dato che si ribadisce il ruolo della scuola, mi pare che nel sistema delle autonomie locali possiamo inserire questa disposizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Non ho nulla da eccepire sulla finalità di quanto si propone Massi con questo emendamento, anche di realizzare, attraverso la scuola, la figura del direttore generale degli enti locali. Mi pare molto restrittivo il ragionamento che nell’emendamento è contenuto, cioè riservare solo ai segretari comunali e provinciali. Questa è una deformazione professionale di Massi che, nel suo corporativismo esasperato, tenta di difendere la categoria — sto scherzando, ovviamente — comunque mi sembra esagerato fare una norma circoscritta a queste due figure. Mi sembra anche parziale, perché noi abbiamo altre figure professionali che dovremmo in qualche modo realizzare con la scuola. Non parlo solamente del settore dove si è operato molto in questa Regione, per esempio nella polizia urbana, ma ne abbiamo altri, anche nel socio-sanitario. Per cui, dare solamente questa impostazione alla scuola mi pare riduttivo. Comunque io non ho nulla in contrario se i colleghi sono d’accordo a realizzare questa figura, mi pare assolutamente improponibile relegarla unicamente a chi ha la provenienza di segretario comunale e provinciale.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI, Vicepresidente della Giunta. L’emendamento coglie un aspetto secondo me interessante e va ulteriormente sviluppato anche alla luce di quello che diceva il consigliere Luchetti. Penso che possiamo accogliere l’emendamento, con tutta la disponibilità a vedere, anche successivamente, come impostare il ragionamento che faceva il consigliere Luchetti, che mi pare assolutamente di buon senso e condivisibile.

PRESIDENTE. Il consigliere Luchetti prevedeva un subemendamento. Il subemendamento non ce l’ho, quindi posso soltanto far votare l’emendamento così com’è.

Vittoriano SOLAZZI. Credo che l’emendamento possa essere condivisibile, mi pare però che la formulazione ci crea qualche perplessità, perché si apre un problema di interpretazione che poi non è facile gestire.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. La cosa è profonda, quindi ragionateci bene.

Vittoriano SOLAZZI. Io dico che è accoglibile. Segnalo soltanto all’Assemblea che, nel caso in cui lo volessimo accogliere, potrebbero prodursi dei problemi di interpretazione, perché quando parliamo dei segretari comunali e provinciali a chi facciamo riferimento? A quelli che in una determinata data sono segretari comunali e provinciali, solo a quelli e non ad altri che magari hanno fatto il segretario comunale o provinciale e in quel momento non stanno svolgendo quella funzione? Il testo letterale recita: “riservato ai segretari comunali e provinciali degli enti locali della regione”. Sembrerebbe quelli che hanno un rapporto in essere con Comuni e Province della regione.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. C’è un albo regionale.

Vittoriano SOLAZZI. Però si può essere nell’albo e si può non avere un rapporto di lavoro in essere con gli enti locali. Ripeto, per me, come relatore di maggioranza, l’emendamento è accoglibile, ma pongo un problema di possibile interpretazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. I segretari appartengono a un albo regionale. Vi sono tutti quelli impegnati, poi ci sono 16 segretari in disponibilità, in tutta la regione. Vi sono 176 sedi occupate dei 246 Comuni, più 16 segretari in disponibilità. Tutti costoro appartengono a un albo regionale, iscritti all’agenzia nazionale dei segretari comunali. C’è quindi un albo ufficiale dei segretari ove è facile reperire l’elenco dei nominativi, attraverso le varie categorie. Appartengono a quello regionale solo quelli che stanno nei Comuni sotto i 60.000 abitanti. Quelli che svolgono la funzione i Comuni con oltre 60.000 abitanti, sono iscritti all’albo nazionale.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Ritiro l’emendamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 5, a firma Pistarelli, che ha la parola.

Fabio PISTARELLI. Non ritengo che tecnicamente possa essere tolta la norma relativa al regolamento con il quale si disciplina la scuola, perché anche se è stato approvato la norma base che sostiene l’emendamento deve rimanere. Anche se fosse stato approvato e anche se la Giunta non volesse cambiarlo, comunque la norma base che lo prevede deve rimanere nel testo. Noi qui, invece, lo sopprimiamo. Si viene a sostituire tutto l’articolato con i commi 1 e 2 che sono differenti rispetto al secondo comma dell’articolato precedente che prevedeva il regolamento che disciplinava l’organizzazione e il funzionamento della scuola.
Il regolamento deve dirci come deve essere implementata l’attività, da qui in avanti, della scuola stessa per quanto riguarda i principi e i criteri di funzionamento. Ecco la ragione del nostro intervento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 10 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Emendamento 6 a firma Pistarelli e altri. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. E’ solo una precisazione letterale, perché l’articolo recita: “I dirigenti dei servizi per le materie di competenza... h) coordinano e indirizzano l’attività dei dirigenti”. Bisognerebbe aggiungere “appartenenti al servizio di propria competenza”, altrimenti lessicalmente è una cosa che non si giustifica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Solazzi.

Vittoriano SOLAZZI. Anche in questo caso il relatore di maggioranza è d’accordo ad accogliere l’emendamento.

Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 11.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Emendamento 7 a firma Pistarelli, che ha la parola.

Fabio PISTARELLI. E’ lo stesso ragionamento che facciamo sulle posizioni dirigenziali. Se la Giunta può istituire posizioni anche non dirigenziali, noi riteniamo che il rispetto delle competenze Consiglio-Giunta suggerisca che ci debba essere un atto almeno sottoposto alla competente Commissione. Non riesco a capire perché i colleghi, la volta precedente non abbiano votato a favore. E’ una delibera di Giunta che scende per il parere, si precisa questo, sulle posizioni dirigenziali e su quelle non dirigenziali. Esprimiamo pareri su atti ininfluenti, pensate sull’organizzazione della struttura regionale. Almeno conoscerla.
Voi avete votato contro un emendamento che vi impedisce di conoscere — perché quando arriva in Commissione tutti conoscono gli atti — un’attività e una decisione della Giunta rilevanti. Facciamolo almeno sulle posizioni non dirigenziali, ma la frittata già è quasi fatta.

Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 13.

Il Consiglio approva

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 18. Emendamento a firma Brandoni, che ha la parola.

Giuliano BRANDONI. E’ una proposta soppressiva del punto b), forse anche perché la terminologia con cui è stato individuato il contratto di collaborazione non corrisponde alle ultime forme della legge 30 che consente questo tipo di contratti, perché sono contratti continuativi a progetto e tra l’altro, oggi, l’acronimo con cui vengono definiti è “co.co.pro.” non più “co.co.co”, ma soprattutto perché credo che inserire forme di “precarizzazione” all’interno di una legge di organizzazione, che invece deve garantire al massimo l’efficienza e la qualità, sia un elemento di contraddizione dentro questo elemento di contraddizione, dentro un principio generale all’interno del quale l’amministrazione pubblica dovrebbe limitare al minimo l’uso di forme precarie di lavoro. Ecco il senso dell’emendamento soppressivo di questo paragrafo.

Vittoriano SOLAZZI. Non è accoglibile l’emendamento, in quanto impedisce la possibilità di avere unità esterne per le funzioni in oggetto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. I Comunisti italiani voteranno questo emendamento, perché in realtà è l’aspetto sostanziale della legge, in quanto va a individuare, anche dal punto di vista emblematico, un modo di fare anche della pubblica amministrazione. Tra l’altro è una delle questioni che anche il mondo del lavoro e la Cgil hanno posto, quindi da questo punto di vista sarebbe da accogliere, perché, se non altro, attenuerebbe l’aziendalizzazione della legge medesima, perché quando si ascolta il mondo del lavoro ed i maggiori sindacati, in realtà le istituzioni non sono meno autonome ma sono più forti, perché se i conflitti che esse rappresentano si possono tradurre in atti legislativi significativi avanzati, ciò dà maggiore forza e non minore forza. Quindi non si è la cassa di risonanza ma si è qualcosa di più, si è la democrazia.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 18.

Il Consiglio approva

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 9 che introduce l’articolo 19 bis. E’ identico al 10, per cui se passa il 9, il 10 decade. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20. C’è l’emendamento 11 a firma Binci, che ha la parola.

Massimo BINCI. Ho presentato questo emendamento in quanto il comma 4 dell’art. 27 recita che “Il trattamento economico è definito assumendo come parametri quelli previsti per le figure apicali della dirigenza pubblica, ovvero i valori medi di mercato per figure dirigenziali equivalenti”. L’emendamento recita: “Il trattamento economico è definito assumendo come parametri quelli previsti dal CCNL dell’area della dirigenza del comparto Regione-autonomie locali, incrementato fino a un massimo del 20%”, nel senso che se si vuole valorizzare il personale interno, questo tipo di emendamento permette un trattamento economico ugualmente valido per un personale interno, in quanto incrementato del 20% rispetto a quello che percepisce. E’ un trattamento che parte da 100.000 euro e che arriverebbe a 120.000 euro. E’ un emendamento, più che altro per iniziare a parlare delle cifre, perché alla fine noi abbiamo una struttura regionale che rischia di assorbire una grossa parte delle risorse, tutto sul personale e sugli incarichi. Quindi, pur nella necessità di valorizzare le persone e di utilizzare gli incarichi, secondo me c’è da fare una verifica rispetto al tetto delle spese e rispetto all’impegno delle risorse.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Mi esprimo a favore dell’emendamento del consigliere Binci, che condividiamo, che rappresenta un tetto di spesa che impedisce di fare sperequazioni anche nella valutazione dei dirigenti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 20.

Il Consiglio approva

Art. 21, emendamento n. 12 a firma Pistarelli, che ha la parola.

Fabio PISTARELLI. Nella Commissione il mio voto è stato di attesa. Ci siamo astenuti per vedere in aula se con gli emendamenti ci fossero state quelle correzioni indispensabili. Stiamo vedendo che qualcosa è stato recepito ma qui siamo al cuore della legge, perché, ripeto, se vogliamo fare un passo che non sia distorto da alcune scelte parziali e vogliamo invece rimettere in moto l’intera macchina organizzativa regionale con criteri più equi, queste questioni non devono essere assolutamente ricomprese nel testo di legge. Quali questioni?
La prima è quella che solleviamo con l’emendamento al comma 2 dell’art. 21 e riguarda il trattamento economico del dirigente competente in materia di sanità. Non voglio fare delle domande un po’ spinose, cioè chiedere le cifre, però per non inerpicarmi su questo tipo di questioni che potrebbero essere fuori luogo in quest’aula, dico che deve essere tolta la disparità di trattamento rispetto ad altre direzioni e funzioni dirigenziali. Questo lo dico in nome di tanti principi, primo fra tutti il fatto che per far ripartire la macchina ripensata rispetto al modello dipartimentale, non possiamo lasciare, comunque, un dipartimento, perché se differenzi il trattamento economico, se differenzi la possibilità, per quanto concerne il comma 5, di incarichi conferiti in misura superiore a 3, anche qui in deroga, lasci il dipartimento. Allora che lo si scriva: “lasciamo unica eccezione, rispetto alla struttura, il dipartimento sanità che ha tutta un’altra vita”. Siccome non lo si scrive, anzi si ripensa alla complessiva macchina organizzativa per servizi e per dirigenti, allora, conseguentemente, non possono essere accolte queste eccezioni. Chiediamo pertanto che venga abrogato il comma 2 e lo chiediamo anche con la forma solenne, a nostro avviso necessaria, sia qui che nell’altro aspetto del comma 5 del voto per appello nominale, a nome mio, di Ciccioli e Romagnoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Binci.

Massimo BINCI. Motivo il mio voto a favore dell’emendamento, in quanto, abolendolo si toglie il riferimento all’art. 27, comma 4, cioè la possibilità di incarichi al di fuori del contratto enti locali-Regione. Non ho avuto prima modo di precisare che non c’è una definizione del tetto di spesa, anzi si rimanda ai valori medi di mercato, quindi voterò a favore dell’emendamento presentato.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri Ciccioli, Romagnoli e Pistarelli.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci sì
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli astenuto
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli assente
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti assente
Lippi assente
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini sì
Procaccini assente
Ricci no
Romagnoli sì
Santori sì
Solazzi no
Spacca no
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 13 del consigliere Rocchi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 14 a firma Capponi e Santori. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Questo emendamento ha il significato della possibilità, per i dipendenti appartenenti alle categorie della Regione ai quali possono essere conferiti incarichi con l’instaurazione di un rapporto a tempo determinato per la copertura di posizioni dirigenziali di progetto e di funzione, di tendere, nel tempo, a un minore ricorso agli incarichi esterni, ma soprattutto quello della valorizzazione del capitale umano dipendente della Regione con la possibilità di creare uno stimolo in più alla partecipazione alla qualificazione e alla formazione continua dei nostri dipendenti. L’accoglimento parziale, avvenuto in sede di Commissione, di questa proposta attraverso l’inclusione nelle norme finali, dell’accettazione di questa nostra richiesta solamente per un periodo provvisorio, mortifica ulteriormente questo aspetto. Noi chiediamo che venga reinserito complessivamente nell’articolato di questa norma, precisamente all’art. 21.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 15, a firma Pistarelli e altri. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. E’ stato ampiamente illustrato il contenuto del nostro emendamento. Registro ormai con rassegnazione la posizione dei gruppi di maggioranza, di chiusura sulla questione del comma 2 e che non ha dato segnali di sensibilità sotto questo profilo. Faremo un’azione incisiva, dopo questa proposta di legge, nel senso della richiesta pubblica, di quanto costi anche la struttura del servizio sanitario. Lo dico in aula, lo dico alla stampa, lo formalizzeremo nei prossimi giorni: chiederemo i costi della struttura sanitaria. Se passa questo comma 5 ci saranno altre deroghe che voi di maggioranza state per rendere permanenti e pertanto voi di maggioranza state autorizzando il prosieguo di una condizione che doveva essere solo quella dell’implementazione della nuova legge che ha portato l’azienda unica sanitaria. Pertanto chiediamo l’appello nominale e da domani formalizzeremo questo tipo di richiesta.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri Pistarelli, Ciccioli, D’Annna.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci astenuto
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli assente
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli assente
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Commi no
D’Anna sì
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti assente
Lippi assente
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini assente
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Santori sì
Solazzi no
Spacca no
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 16 a firma Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. La soppressione del comma 5 dell’art. 21 riguarda il personale incaricato, in quanto si prevede la conservazione del trattamento economico omnicomprensivo già in godimento nell’azienda di provenienza. A noi interessa soprattutto mettere in risalto la, secondo noi, illegittimità del mantenimento di un trattamento omnicomprensivo, presumiamo anche del trattamento già ricevuto come premio di risultato nell’affidamento comprensivo, rischiando poi, questo personale, di avere ulteriore premio di produttività anche nel nuovo incarico. La nostra proposta era quella che, dopo tutto quello che è stato già approvato, questa incongruenza venisse eliminata dall’articolato.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 017 a firma Massi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 17 a firma Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. Riteniamo che l’aggiunta di questo comma 6 bis all’art. 21 possa essere positiva anche per l’organizzazione regionale e la valorizzazione di figure professionali che sono già state esaminate dalla Regione marche, cioè chiediamo che per la ricopertura dei posti dirigenziali e delle posizioni di progetto e di funzione, possano essere ammesse e utilizzate le graduatorie sinora in vigore e con il subemendamento Massi chiedevamo anche che queste fossero utilizzate da adesso in avanti, fino a esaurimento, ma all’interno delle figure previste, da inserirsi nel personale della Regione. Quindi utilizzo delle graduatorie per dirigenti, valide e preesistenti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 21 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 23. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 24. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 25. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 26 bis. Emendamento n. 18 a firma Capponi, che ha la parola.

Franco CAPPONI. La richiesta che abbiamo già avanzato in sede di discussione in Commissione riguardava solamente la richiesta di sostituzione completa dell’articolato, in questo modo: “Al fine di garantire pari opportunità tra uomini e donne per l’accesso al lavoro e il trattamento al lavoro, riserva alle donne, ferma restando la specifica competenza in materia, almeno un terzo dei componenti nei comitati e nelle commissioni previsti dalla presente legge”. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Brini e Santori.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri Santori, Capponi e Brini.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci sì
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli assente
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli assente
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti assente
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli assente
Procaccini assente
Ricci no
Rocchi assente
Romagnoli sì
Santori sì
Solazzi no
Spacca no
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 26 bis. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Una dichiarazione anche a nome delle colleghe dell’Ulivo, per dire che noi votiamo a favore di questo articolo che introduce opportunamente il concetto delle pari opportunità. Apprezziamo anche la sensibilità dei colleghi che avevano proposto l’emendamento che introduceva la quota del 30%, anche se il termine “riserva alle donne” è un termine poco elegante e ci permettiamo di suggerire di utilizzare il concetto di “rappresentanza di genere”.
Riguardo al nostro voto negativo a questo emendamento, non corrisponde a quello che noi pensiamo ma a quello che noi vogliamo, in quanto continuiamo con la dicitura che è stata trovata in Commissione l’approccio che anche le donne dell’Ulivo hanno avuto dallo Statuto in poi, quando abbiamo deciso di passare dalle parole ai fatti, quindi avvicinare sempre più i nostri desiderata alla realtà. E’ inutile continuare a proclamare di principio quella che può essere la giustezza in senso astratto, quindi un terzo, anche la metà delle quote, quando poi non si riesce a praticarlo. Quindi sparare alto per portare a casa niente crediamo che non sia produttivo. Dallo Statuto in poi noi abbiamo sancito — e su questo siamo assolutamente ferree — il concetto della rappresentanza, cioè che comunque, in ogni organismo ci deve essere una rappresentanza. Crediamo che questo sia un primo passo praticabile che va non nell’ordine della imposizione ma del cambiamento della cultura, quindi riteniamo che un passo verso l’alto sia una buona soluzione per arrivare a far entrare nelle coscienze come la presenza di genere debba essere rappresentata e quindi si va avanti per convincimento e non per opposizione. Crediamo che l’impostazione che abbiamo dato in questi ultimi anni sia un’impostazione di buon senso, ma anche fortemente innovativa, perché anche lo Statuto delle Marche, dal punto di vista della difesa delle pari opportunità è uno Statuto molto avanzato. Fare un terzo sarebbe eversivo. Non vogliamo essere degli eversori, ci accontentiamo dei piccoli passi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 26 bis

Il Consiglio approva

Emendamento n. 19 a firma Brandoni e Benatti, che ha la parola.

Stefania BENATTI. Questo emendamento che abbiamo predisposto con il collega presidente della Commissione Brandoni, viene a meglio adeguare la nostra legislazione allo Statuto della Regione Marche. Abbiamo previsto nello Statuto che l’ufficio di presidenza non abbia più la durata di 30 mesi ma di un’intera legislatura, quindi, conformemente a questa impostazione, prevediamo con questo emendamento anche una modifica della legge 7 del 2003 di organizzazione del Consiglio regionale, pertanto, così come l’ufficio di presidenza dura per una legislatura, anche gli incarichi che l’ufficio stesso dà hanno la stessa durata. In questo equipariamo la legislazione che attiene al Consiglio regionale a quella della Giunta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 19.

Il Consiglio approva

Articolo 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 28. Emendamento n. 20. Viene ritirato.
Emendamento n. 21 a firma Benatti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 28 emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 29. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 30. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Una doverosa dichiarazione di voto al termine dell’iter che ha riguardato questa proposta di legge delicata di modifica all’assetto, all’organizzazione e al personale della Regione.
Ritengo che la nostra posizione di verifica in aula dell’accoglimento o meno di aspetti assolutamente importanti e migliorativi, a nostro avviso, di una proposta di legge che comunque, come nelle premesse ho ampiamente detto, vede la stessa Giunta, la stessa maggioranza sottolineare il sostanziale fallimento della legge 20, perciò vede la stessa Giunta, la stessa maggioranza correre ai ripari con una modificazione, questo tipo di atteggiamento che ritenevamo che i gruppi di maggioranza potessero avere in sede di discussione della legge e del suo articolato, è stato di chiusura, soprattutto sotto l’aspetto delicato ed importante delle deroghe previste dall’art. 21, deroghe intorno alle quali abbiamo ragionato, ragionato a voce alta. Deroghe che a nostro avviso sono, soprattutto per quanto riguarda il comma 5, di impatto negativo. Se si voleva dare un segnale, come questa proposta di legge ha voluto dare, di cambiamento della struttura, dell’organizzazione, nel senso di una riapertura alle energie, alle intelligenze che vi sono e che in questi anni, dopo la legge 20 sono state per lo meno trascurate o meno difficoltà, questa deroga che si riconosce essere permanente per quanto riguarda il servizio sanitario, che è il più delicato all’interno dell’intera struttura regionale, a nostro avviso inficia questo tipo di impostazione. Dare a del personale che viene comunque dal comparto medico o in prevalenza dal comparto medico, ruoli importanti sotto un profilo amministrativo, per esempio quello della rispondenza dell’atto a una legittimità formale, questo è un brutto segnale che si dà alla struttura, che si dà ai funzionari, ai dirigenti. Da una parte si ripensa ad una intelaiatura più aperta e capace di cogliere tutte le energie, di metterle a disposizione dell’intera istituzione regionale, ma dall’altra si formano delle riserve indiane, in un comparto delicato ed importante, perché incide nel bilancio complessivo regionale.
Altre questioni non ci hanno convinto e hanno visto la nostra contrarietà nel voto dell’articolato. Complessivamente, anche quello che poteva essere il contributo fattivo, sostanziale e positivo di miglioramento di una legge che non ci ha visto pregiudizialmente contrari — l’ho detto in Commissione e l’ho detto apertamente in aula — ha sicuramente condizionato e condizionerà lo sviluppo, l’applicazione di questa novità evidente sulla organizzazione e sul personale.
Non possiamo perciò che esprimere un voto finale negativo. Lo facciamo con dispiacere perché, a nostro avviso, la bontà di un ragionamento e di una impostazione iniziale, sfocia in soluzioni che incrinano questo tipo di impostazione iniziale positiva. Seguiremo con attenzione lo sviluppo, l’applicazione della nuova normativa, anche per ciò che concerne le questioni demandate alla Giunta regionale sulle funzioni dirigenziali, anche non dirigenziali, che nell’articolato vengono demandate per quanto riguarda la scelta e la facoltà, direttamente alla Giunta regionale. Gli atti di controllo che potevano essere demandati anche al lavoro di Commissione non sono stati sanciti per legge — i pareri che noi ritenevamo invece essere necessari — ma ne faremo comunque oggetto di controllo e di ispezione, perché le scelte relative a posizioni nuove e diverse devono essere verificate. Il Consiglio regionale dà indirizzi generali, la Giunta è l’Esecutivo. Il Consiglio regionale non deve perdere le sue prerogative di controllo dell’applicazione di questi indirizzi generali che riguardano solo e solamente noi, riguardano questa aula. I ruoli e le funzioni sono distinti, non dobbiamo sovrapporli e ancora una volta su certi passaggi, vengono sovrapposti e demandati in bianco all’Esecutivo.
Relativamente alla complessiva questione della funzionalità della machina regionale, parliamo di migliaia — sono quasi 2.000 — di dipendenti regionali. C’era molta attesa intorno a questa proposta. Le attese speriamo non siano tradite nella fase di applicazione che, comunque, dovrà essere molto attenta e molto sagace, ponderata da parte dell’intera Giunta e da parte del Presidente che, nelle sue enunciazioni, ha voluto questo tipo di novità e, se di novità si deve parlare, non si deve parlare di una novità e di un salto verso scelte al buio, ma che devono invece essere rispondenti alle esigenze di tutta l’istituzione regionale e soprattutto le esigenze che si attendono i tanti — enti locali, cittadini in genere — che con gli enti locali si relazionano per atti e attività molto importanti e di rilievo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Avete ascoltato i nostri interventi iniziali. Come ha sottolineato adesso il collega Pistarelli, penso che abbiate percepito come essi sono stati improntati alla massima comprensione, condivisione, responsabilità. Non rinneghiamo niente se diciamo che condividiamo diverse parti di questa proposta e di questa riforma, però così è la politica. Noi abbiamo presentato degli emendamenti, sicuramente migliorativi e non stravolgenti la proposta. Dobbiamo constatare, alla fine della corsa, che non è stato accolto neanche uno di questi emendamenti.
Chiedo al Presidente, all’assessore competente, alla maggioranza: ritenete di essere nel giusto su tutto e quindi inauguriamo nuovamente, in questa legislatura, quello che avevamo detto ad inizio legislatura non doveva accadere? Con un po’ meno di faziosità qualche cosa può essere accolto. Nel Parlamento italiano, dove c’è un Governo di centro-destra con 100 deputati di differenza, questo avviene tutti i giorni, senza alcuno scandalo. Solo qui c’è l’ordine di partito di non accogliere niente. Se è così la situazione, si ripresenta talmente ingessata, non è un buon giorno. Il Presidente Spacca all’inizio aveva detto che ci sarebbe stata la massima apertura, invece non c’è stata nessuna apertura. Appena c’era la possibilità di accogliere qualcosa la maggioranza si è completamente spaccata, c’è stato l’emendamento Favia, si preannunciavano subemendamenti diversi e quindi manifesto solo un po’ di sorpresa perché pensavo che l’atteggiamento, rispetto alle dichiarazioni iniziali, dovesse essere diverso. Voi avete invocato la collaborazione alla maggioranza? Ditemi un intervento della minoranza preclusivo o pregiudiziale, all’inizio di questo dibattito. Da parte di coloro che sono intervenuti, a partire dalla Commissione, c’è stata la massima disponibilità. Risposta della maggioranza: chiusura su tutto. Buona fortuna, ma di fronte a un atteggiamento del genere non si può che votare contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Santori.

Vittorio SANTORI. La proposta di legge n. 27/05 stravolge completamente l'assetto e lo spirito della L. 20/2001. Ciò costituisce chiara ammissione da parte della attuale maggioranza del fallimento ed inadeguatezza della normativa posta in essere dall'Amministrazione precedente.
Pur se apprezzabile appare la volontà di rinnovamento, di fatto l'attuale proposta non fa che esasperare la centralizzazione del potere e delle responsabilità, privandole di adeguato sistema di garanzie. Da ciò deriva il pericolo di una gestione prettamente assessorile delle varie strutture, spesso svincolata da ogni programmazione e dagli obiettivi della Giunta. Una struttura che in assenza di strumenti di effettiva verifica dei risultati si presta facilmente ad aumento degli incarichi esterni ed all'aumento delle spese. Perplessità sorgono dall'esame delle posizioni di progetto e di funzione che vengono istituite dalla Giunta su proposta del comitato di direzione mentre le posizioni organizzative non dirigenziali sono istituite sempre dalla Giunta e anche su proposta diretta dei titolari di posizioni di progetto e di funzione che non fanno parte del comitato di direzione e, quindi potrebbero operare in contrasto con gli indirizzi di quest'ultimo. Non sono chiari i compensi degli incarichi riguardanti la sanità.
Al segretario generale vengono affidati compiti di competenza di un manager più che di un esperto di diritto.
La riforma ha poi perso l'occasione per ampliare il limite percentuale del 10 per cento di conferimento di incarichi di posizione dirigenziale di progetto e funzione a dipendenti regionali di categoria D almeno fino al 50%, garantendo pari condizioni, a questi, nei confronti degli esterni. L'emendamento all'art. 28, comma 3 bis da me proposto in Commissione è stato bocciato in tale sede e anche in quest’aula, riproposto dal mio capogruppo, vanificando così la possibilità di valorizzare le professionalità interne già frutto di esperienza e di attente selezioni. Del tutto inutile è l'accoglimento dell'incremento della percentuale in sede di norma transitoria in quanto in tal modo di fatto, l'efficacia della norma sarà limitata a soli sei mesi e, quindi o non verrà affatto applicata, ovvero si creeranno ulteriori ragioni di discriminazione all'interno del personale regionale.
Sono state mortificate tutte le proposte e le segnalazioni avanzate dai sindacati e dalle altre parti sociali, messe oltretutto in difficoltà per la convocazione all’ultimo minuto.
Che dire poi del mancato accoglimento del limite di un terzo per garantire la pari opportunità alle donne di far parte dei componenti dei comitati e delle commissioni di selezione previsti dalla presente normativa? La pari opportunità è una condizione da raggiungere auspicata da tutti i cittadini e tutelata dalla Costituzione ma non verrà mai raggiunta dalle donne se non rimuoviamo le cause della disparità di trattamento introducendo livelli minimi di garanzia come nel caso di un terzo al primo comma dell'art. 38 bis, dall’emendamento. Anche in tale ipotesi si è voluto penalizzare l'apporto di esperienza e la professionalità femminile che invece sono particolarmente utili nel mondo del lavoro per intuizione e capacità. Vedasi, da ultimo, lo schiaffo che è stato dato in questo senso dalla Giunta mediante l’istituzione del comitato tecnico consultivo per la legislazione, affidato a soli quattro uomini: fra poco ci riuniremo nella Commissione bilancio a discutere proprio di questo. Mi meraviglio che le colleghe del Consiglio regionale abbiano assunto una posizione addirittura contraria all’emendamento.
La nuova impostazione del personale della Giunta regionale penalizza il personale interno dell'Ente ed in particolare quello femminile, crea sacche di profonda autonomia svincolate dal potere direttivo e dai programmi della Giunta la quale in definitiva ne esce indebolita. Si presta a maggiori errori ed arbitri e non appare affatto coerente con il principio dell'economia e del risparmio della spesa pubblica .
La valutazione complessiva non può che essere negativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Il gruppo consiliare di Forza Italia si era approcciato a questa importante legge di riorganizzazione della macchina burocratica della Regione con estrema serietà e responsabilità. Mi ero riservato di intervenire alla fine, perché era uno strumento per capire quali fossero le volontà di questo Consiglio di relazionarsi complessivamente su una proposta che riteniamo fondamentale, che può incidere enormemente sulla produttività della macchina burocratico-amministrativa della Regione che riteniamo sia un patrimonio di tutti i marchigiani e non solo di una parte.
La proposta di modifica della L.R. 20/2001 che oggi ci viene presentata è motivata dall'esecutivo con l'esigenza di assicurare alla Regione Marche la presenza di personale qualificato ed una migliore funzionalità del modello di organizzazione. A nostro avviso in merito all'organizzazione c'erano altre motivazioni possibili per decretarne un'analisi approfondita: il problema della reale necessità di coordinamento e di una organica ed unitaria espressione dell'indirizzo politico della Giunta regionale, controbilanciato dalla esigenza di restituire autorevolezza, responsabilità e autonomia (soprattutto dalla ingerenza dei partiti) nell'organizzazione del lavoro e nello svolgimento dei compiti dei singoli dirigenti. Vi era inoltre la necessità di attivare canali qualificati per la crescita professionale del personale dipendente della Regione in modo che una parte consistente della dirigenza potesse essere valorizzata e reclutata a pieno titolo tra i funzionari dell'ente.
In realtà l'unico obiettivo effettivamente perseguito da questa legge è la soppressione tout-court dei dipartimenti, istituiti con l'art. 5 della L.R. 20/2001 che, guarda caso, li definiva nientemeno che strutture fondamentali dell'organizzazione amministrativa della regione al fine di garantire l'esercizio organico ed integrato delle funzioni regionali", e che si sono invece rivelati poco incisivi e scollegati con la realtà di questa Regione, e che ora con l'art. 3 della nuova legge vengono integralmente sostituiti dalla
"Segreteria generale".
Questa parte, e cioè quella relativa alle motivazioni per cui la Giunta propone di passare ad una nuova organizzazione è sicuramente poco elegante. Come si fa a dire che la struttura dipartimentale non ha raggiunto gli obiettivi prefissati se la Giunta precedente ne ha tessute tutte le lodi possibili e addirittura questo è avvalorato dal fatto che ai direttori dei dipartimenti è stato riconosciuto il massimo della premialità? E' questo uno dei casi in cui potremmo gridare veramente allo scandalo: o è vero che hanno raggiunto i risultati decantati dalla Giunta D'Ambrosio o non è vero che meritavano l'assegnazione massima delle premialità previste!
Quello che sembra evidente in questa PdL e che il vero obiettivo perseguito in modo sempre più marcato sia l'applicazione di un modello di centralismo rigido che si alimenta sempre più di burocrazia. Proprio il modello che viene individuato oggi è additato come uno dei principali fattori di ritardo dello sviluppo.
Questo comportamento è l'ennesima conferma di quanto politicamente da noi sempre sostenuto: una delle differenze sostanziali e di principio che caratterizza in questa Regione il rapporto tra centro-sinistra e centro-destra è dato dal fatto che il primo opera per l'affermazione di un centralismo delle istituzioni che esalta la prevalenza delle stesse rispetto ad ogni specifica individualità personale mortificando l'impegno della persona e perseguendo pedissequamente l'occupazione e il controllo della politica su tutte le attività, mentre il centro destra è per la centralità dell'uomo e cioè per la valorizzazione delle potenzialità di ogni singolo individuo e lo sviluppo di un vero modello di sussidiarietà sia tra istituzioni ma anche e sempre più di queste verso i cittadini, le imprese, le onlus e le organizzazioni della loro rappresentanza.
In quest'ottica sarebbe sufficiente, quindi, affidare al segretario generale una funzione di assistenza nella definizione di obiettivi, direttive ed importanti atti di competenza della Giunta regionale piuttosto che quella di proponente di tutti gli atti. Questo passaggio rischia di provocare, ma sappiamo che la partitocrazia non abdicherà in questa Regione, quasi un disinteresse della Giunta verso la gestione delle questioni di rilevanza politica delegando anche questo al segretario generale limitandosi ad approvare o rinviare le sue proposte con il rischio fondato di tradire il mandato affidato dagli elettori al Presidente e all'Esecutivo con il nuovo modello elettorale e comunque la responsabilità ricadrà sempre sul Presidente e sull’Esecutivo..
Ci chiediamo inoltre: perché al comparto della Sanità è stato dato un "canale preferenziale" sia in termini di remunerazione per il futuro dirigente della struttura, anche in termini di modalità di affidamento dell’incarico.
E' moralmente insostenibile a nostro avviso, alla faccia della tanto decantata sobrietà delle spese amministrative della nuova Giunta, prevedere che questi dirigenti mantengano omnicompresivamente (quindi anche premio di risultato percepito sinora) la retribuzione precedentemente e lautamente percepita e poter aspirare ad ottenere un ulteriore premio di risultato. La proposta prevede infatti che tali incarichi - tre per l'esattezza,- possono essere conferiti a dirigenti di ASUR e Aziende ospedaliere della Regione, che conserveranno il trattamento economico omnicomprensivo già in godimento nell'azienda di provenienza e, oltretutto, al di fuori della dotazione organica e, quindi, al di fuori dei vincoli di spesa stabiliti nella legge di bilancio.
La novità della legge, che trova favorevole Forza Italia, è la possibilità per i dipendenti di categoria D di poter rivestire incarichi dirigenziali con contratto a tempo determinato. Ma la proposta prevede una percentuale di possibilità talmente esigua da far pensare che gli unici effetti che riuscirà a produrre saranno soltanto inevitabili e logoranti contese tra colleghi.
E' allarmante, inoltre, che una proposta di legge che viene motivata dall'esigenza di assicurare alla Regione Marche la presenza di personale qualificato non preveda un articolo specifico che salvaguardi le professionalità interne e maturate in tanti anni di impegno lavorativo profuso all'interno dell'amministrazione e non contempli la possibilità di accesso alla carriera dirigenziale attraverso l'istituto del corso-concorso, che è stato recuperato in sede di questa discussione.
Ci si chiede come si possa pensare ad un personale motivato e preparato se allo stesso non viene data la più ampia possibilità di progressione nella carriera.
Infine, l'art. 1 comma c), prevede che l'organizzazione amministrativa della Giunta regionale deve assicurare l'adeguamento ai principi del decentramento amministrativo.
Nel corpo della proposta non viene assolutamente prevista alcuna disposizione che preveda una accelerazione del processo di adeguamento a tale importante principio sancito dalla Costituzione riconoscendo un maggior numero di funzioni agli enti locali in relazione al principio di adeguatezza, economicità, efficienza ed efficacia.
Anzi, era indispensabile, e non è stata fatta nessuna analisi preventiva sullo stato di attuazione del decentramento, sull'individuazione del livello di sussidiarietà orizzontale e verticale che vogliamo perseguire, su quale ruolo e su quali funzioni saranno riorganizzati tutti gli enti strumentali di supporto all'attività regionale in tema di innovazione, di internazionalizzazione di promozione delle PMI e dei sistemi produttivi distrettuali, del turismo, dello sviluppo dello spazio rurale multifunzionale. Era un'analisi indispensabile per poter pensare poi ad una cosciente riorganizzazione, efficace e ragionata, flessibile ma con percorsi definiti e non lasciati alla libera interpretazione di chiunque.
Vorrei sintetizzare alcuni punti conclusivi sulla nostra posizione.
Siamo d'accordo sulla necessità di metter mano all'organizzazione amministrativa della nostra Regione in quanto le ultime legislature hanno rafforzato in modo abnorme la pratica dell'accentramento e della occupazione del potere politico attraverso l'uso improprio degli incarichi esterni che hanno ridotto il tasso di democrazia di questa Regione ed inoltre hanno sostanzialmente bloccato le risorse professionali interne e fatto crescere a dismisura il costo del funzionamento della macchina burocratica.
Ben venga una riorganizzazione che superi le inefficienze, che attui un ottimale decentramento di poteri, che abbandoni la pratica della gestione e persegua invece politiche di programmazione e di indirizzo allo sviluppo liberando risorse dall'eccessivo costo della macchina burocratica a vantaggio del rilancio di un nuovo modello di impresa avvantaggiata dall'attuazione del principio di sussidiarietà e dalla semplificazione della burocrazia interna ed esterna;
E' una riorganizzazione troppo “fai da te” e difetta di una insufficiente concertazione tra le forze politiche (la discussione in commissione non si è potuta addentrare sulle necessarie premesse, né sul modo, né sul metodo e quindi lavorare ad una proposta condivisa), gli Enti locali che indirettamente sono controparte e le organizzazioni di rappresentanza sindacale del personale soprattutto per l'accelerazione imposta dalla giunta;
E' assolutamente assente una chiara definizione dei livelli di decentramento e di sussidiarietà; esistono evidenti contraddizioni che scaturiscono dalla volontà di mantenere la gestione di tutti i poteri.
Era il momento di valutare l'efficacia prodotta da alcune importanti riforme organizzative imposte nella legislatura precedente, ci riferiamo in particolare a quella riforma gestionale perpetrata ai danni del territorio regionale con l'Istituzione dell'Azienda sanitaria unica regionale. Proprio in questo caso ad esempio non si è tenuto conto del principio di adeguatezza, delle diversità territoriali e delle comunità delle Marche che avrebbero fatto propendere per un'organizzazione tecnico-amministrativa e dei servizi consona a tale loro peculiarità.
La forma di organizzazione di tipo piramidale che oggi viene proposta non si adatta a nostro avviso all’organizzazione di un ente complesso come la Regione che deve ragionare con livelli differenziati di organizzazione. La carenza di una seria analisi sul perché del fallimento del modello dipartimentale ci mette in grande apprensione per la riuscita di un modello tipicamente adatto alle medie organizzazioni anche del mondo produttivo. Non vorremmo che in mancanza di elementi di valutazione e controllo certi, si prosegua sulla strada della polverizzazione e moltiplicazione, spesso senza motivo ed obiettivi reali, di nuovi incarichi dirigenziali che hanno comportato enorme aggravio di spesa, distorsione delle politiche seguite dall'organo preposto (Giunta) e dalla eccessiva frammentazione delle strutture (spartizione partitica).
Risultano assenti azioni innovative e tipiche per la valorizzazione del personale attualmente dipendente con elevata professionalità e qualificazione in modo da motivare il loro percorso con la possibilità di ricoprire nel tempo le posizioni dirigenziali nei servizi e nella responsabilità di funzioni o progetti;
La non casuale indeterminatezza del numero di servizi e la possibilità ab libitum di istituire posizioni dirigenziali di progetto e di funzione, introducono un ulteriore fattore di rischio per la Giunta stessa, ma soprattutto per i Marchigiani, sulla effettiva capacità di resistere agli appetiti dei partiti di maggioranza che ad ogni fibrillazione o modificazione dei pesi all'interno della coalizione chiederanno compensazioni valutabili in termini di potere - e quale leva potrà essere più facilmente utilizzata di quella di istituire nuovi servizi o la creazione di nuove posizione di progetto e di funzione rendendo sostanzialmente vano ancora una volta qualsiasi sforzo di contenimento della spesa e razionalizzazione dell'azione amministrativa.
La serie di emendamenti proposti dal gruppo di Forza Italia-PPE tendono sostanzialmente a ricondurre la riforma ad un minimo rispetto degli orientamenti espressi dalla legislazione in essere (valorizzazione delle risorse umane, uniformità e trasparenza di trattamento, pari opportunità, trasparenza amministrativa, semplificazione e decentramento) e che per buona parte è stata prodotta dai governi di centro-sinistra e per meglio dirla anche in modo bipartisan com'è avvenuto ad esempio per la semplificazione e buona parte delle norme che sottendono al decentramento.
Oltre tutto ciò' vi è anche la partita sindacale, con le critiche avanzate e delle quali tuffi siamo a conoscenza, che inducono a riflettere sul rischio che una parte della proposta, per violazioni specifiche a importanti norme di principio generali nonché contrattuali, siano illegittime.
Per tutto ciò esprimiamo un giudizio motivatamente negativo, in quanto non c’è stata alcuna apertura su emendamenti che avevano anche una valenza collaborativa per la ricerca di una maggiore funzionalità del dispositivo legislativo, per cui siamo obbligati, a questo punto, a votare contro una riforma che non può, secondo noi, risolvere i problemi che noi abbiamo individuato ed evidenziato nella nostra azione di partecipazione alla discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Preannuncio che farò un intervento abbastanza breve.
La prima cosa che dico è che sono moderatamente soddisfatto della legge 27, perché rappresenta lo smantellamento della “riforma D’Ambrosio”. Nella passata legislatura la “riforma D’Ambrosio” creava i cinque dipartimenti e tutta una struttura verticistica, a nostro parere sbagliata, viene oggi smantellata con questa legge. Mi convince l’impostazione dei 15 servizi, mi convince l’istituzione del segretario generale. Quindi, come vedete ho un atteggiamento largamente positivo. Poi ci sono delle cose che invece non mi convincono e lo dico con molta franchezza: una serie di norme molto particolari nel testo. Ne cito una che indirettamente potrebbe riguardarmi: quella che i medici hanno la possibilità di essere nominati funzionari, quindi incaricati della legittimità degli atti. Io sono un medico che ha tre specializzazioni, ho fatto quasi 15 anni di preparazione universitaria, ma benché ormai faccia “il mestiere a braccio”, non ho alcuna capacità reale di individuare la legittimità degli atti. Quindi credo che per certi incarichi particolari si debbano mantenere le norme giuridiche. La legittimità degli atti va verificata dalle persone che hanno una laurea in scienze giuridiche. Questo è un dato, una di quelle tante forzature che questa legge porta. Così come un’altra forzatura è quella di introdurre ulteriori esterni. Noi abbiamo qui un sistema a mezza via, né carne né pesce: da una parte un po’ di esterni che vanno a mortificare i dirigenti che hanno una carriera loro dentro la Regione, quindi gli esterni, alla fine, prendono sempre gli incarichi più importanti e migliori perché sono i fiduciari della Giunta. Dall’altra parte mortifichiamo le carriere degli interni ma non siamo completamente aperti agli esterni, perché esistono tutti e due i sistemi e tutti e due hanno una logica, quella dello spoil system: io prendo solo i miei fiduciari. Si sa dall’inizio che le carriere amministrative all’interno delle strutture burocratiche sono fino a un certo livello, io posso prendere tutti esterni, poi quando me ne vado come politico, come amministratore ne verranno altri del nuovo eletto. E’ una logica spesso presente nel sistema anglosassone, negli Stati Uniti è l’unica logica che esiste. Ho avuto modo di constatare, nella città di San Francisco dove sono stato per un periodo prolungato, che quando lì vengono eletti il sindaco e il super visor, portano tutto il personale e appena decadono vanno via tutti. E’ giusto, non è giusto? E’ una logica. L’altra logica è istituzionale: le persone fanno le loro carriere all’interno dell’ente, vi sono gli incarichi fiduciari ed è evidente che uno sceglie, all’interno dell’apparato, persone con cui ha rapporto, dialogo diretto, però tutti sanno che impegnandosi all’interno dell’apparato possono poi raggiungere un risultato gratificante dal punto di vista professionale.
Questa mezza via prevede un po’ di esterni che vanno a coprire tutto il vertice e gli interni che rimangono sempre frustrati e va poco bene.
L’altro aspetto è quello del contratto di diritto privato del dirigente della sanità. E’ ben vero che la sanità rappresenta l’82% del bilancio della Regione, mi sembra 2.164 milioni di euro. Non va bene che solo per quel dirigente ci sia un contratto di diritto privato, teoricamente senza confini, senza limiti, “facciamo quello che ci pare”. Quando Vittorio Merloni fa un contratto di diritto privato a un manager che sceglie sul mercato, è un’azienda privata che ha logiche private e via di seguito. Lo stesso vale per un’altra azienda della nostra regione o qualsiasi industria privata, ma quando siamo all’interno della gestione del pubblico, pur con le gratificazioni, le incentivazioni, delle norme di diritto pubblico ci vogliono e qui noi le saltiamo. Questo non va bene, perché se vogliamo vedere anche la capacità di impatto sul territorio e sulla funzionalità dell’ente, perché chi si occupa di industria, di imprese in generale — impresa turistica, impresa industriale, impresa artigiana — che promuove lo sviluppo complessivo dell’economia marchigiana, che è quantificato in molti meno miliardi dal punto di vista del bilancio della Regione, ma che poi promuove e coopta nel territorio tanti miliardi in più dello stesso bilancio della sanità, perché un buon servizio alle imprese, una buona promozione imprenditoriale e via di seguito, indirettamente fa un indotto che è addirittura superiore al bilancio della sanità. E allora perché non al dirigente del settore industria, artigianato e commercio un incarico di diritto privato pari a quello della sanità? Perché ci sono figli e figliastri? Oppure molto abili e meno abili? Io non lo condivido.
Questi tre punti sono troppo qualificanti per farmi votare a favore della legge, quindi il gruppo di An non voterà a favore della legge, voterà contro. Questi sono nodi importanti, però ribadisco, concludendo il mio intervento, che è lo smantellamento della precedente “riforma D’Ambrosio” e si comincia ad andare a una gestione migliore. Ne prendo atto e sono contento di questo passaggio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannini.

Sara GIANNINI. Dalle dichiarazioni è emersa una virata incredibile rispetto agli interventi all’inizio di questa discussione. Credo che non sia dovuto semplicemente alla questione degli emendamenti, perché se guardiamo con spirito di esame degli emendamenti in sé, c’è anche una capacità per i consiglieri della maggioranza di verificare se questi sono o meno assimilabili o integrabili alla legge che viene proposta.
Noi andiamo adesso ad approvare questa legge di organizzazione, io credo che in generale sia una buona legge che abbiamo approvato in Commissione, in Commissione abbiamo anche accettato gli emendamenti, condivisibili dalla maggioranza, che provenivano dalle organizzazioni sindacali, dai consiglieri di minoranza in qualche caso, dai consiglieri di maggioranza e quindi credo che arriviamo a una sintesi che consente alla Giunta di cominciare, appena dopo le ferie, questo lavoro rispetto agli obiettivi programmatici che insieme abbiamo condiviso nella campagna elettorale ma anche nella gestione di questa Regione.
Alcune questioni però mi sento di sottolinearle, a partire dalla questione che riguarda l’azione moralizzatrice che dovrebbe derivare da alcune previsioni sui contratti di diritto privato o sul portavoce del Presidente. Ritengo che le Marche siano una delle Regioni che più di tutte hanno a cuore — e hanno dimostrato di farlo, negli atti — il rigore, la correttezza, la serietà, la trasparenza. Credo anche — anzi, senza “credo”, perché Fassino lo capiamo meglio noi di Brini, quando parla — che non sia rivolto alle Marche quel richiamo al rigore. Credo che Regioni come la Lombardia, il Lazio, la Puglia che hanno fatto studi all’epoca in cui il centro-destra governava e che ora i nostri presidenti si trovano ad applicare, possano avere bisogno di richiami molto più urgenti dei nostri.
In questo caso queste illazioni sono del tutto fuori luogo e se si dovesse mandare qualcosa a Fassino avrei anche piacere, così si potrà rendere conto ancora più di quanto già non sappia, di quanto noi siamo rigorosi nell’applicare il rapporto relativamente ai contratti, alle spese e all’azione corretta della Giunta e del Consiglio regionale delle Marche.
L’ultima questione che mi premeva sottolineare, perché l’ha ripresa anche il consigliere Santori, è la questione delle donne. E’ vero che in Commissione c’è stata una lunga discussione su questo. Credo anche che la sintesi che noi abbiamo trovato in Commissione sia quella più utile, perché ci consente di ottenere la presenza delle donne realmente e soprattutto ci consente di stabilire che il principio è di pari opportunità, cioè riguarda anche gli uomini. Di conseguenza ce ne potrebbero essere di meno, negli organismi, di quanto il terzo preveda.
Credo anche che questa norma di cui parlava prima il consigliere Benatti, sia sicuramente produttiva, perché in questo abbiamo aumentato la presenza delle donne con questa norma, in questo Consiglio, quindi prego anche di evitare di utilizzare in maniera strumentale questi argomenti. Sapendo che c’è stata una discussione tesa in Commissione sui questo, forse sarebbe stato di maggiore correttezza e di più buon gusto evitare di utilizzare le donne per presentare l’emendamento, anche perché, se parliamo di riserva alle donne, forse è meglio che la gestiamo da sole, se dobbiamo essere in qualche modo riservate.
Annuncio ovviamente il voto favorevole del gruppo Ds alla legge e spero che questa questione a cui alludeva il consigliere Massi nella sua dichiarazione rispetto alla chiusura integrale, sia dovuta solamente alla questione del suo emendamento, che forse però avrebbe dovuto non ritirare per consentire, ai consiglieri che condividessero, di votare l’emendamento e il subemendamento. Credo anche che la maggioranza su questo non ha avuto rigidità. Ricordo che nel passato Consiglio siamo addivenuti ad anticipare la scadenza per le nomine al 31 ottobre, proprio per una richiesta ed una condivisione di una questione avanzata dai consiglieri di minoranza. E’ però evidente che ognuno fa il suo ruolo e ognuno di noi lo esercita fino in fondo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Lippi.

Leonardo LIPPI. Confermo quanto detto dal capogruppo Viventi, quindi la non contrarietà al voto che si traduce con una astensione. Questo per dare l’opportunità alla Giunta, con gli atti successivi, di poter accogliere i suggerimenti propositivi fatti dalle opposizioni che vanno in direzione della valorizzazione delle risorse umane, che sono, in fondo, alla base della corretta gestione delle sempre più esigue risorse economiche. Quindi un accorato appello perché i suggerimenti fatti non vadano perduti ma ne venga fatto tesoro nei successivi provvedimenti che la Giunta adotterà. Questo è un segno di apertura per darvi l’opportunità di accogliere i nostri suggerimenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente Spacca.

Gian Mario SPACCA, Presidente della Giunta. Poche parole doverose, per rivolgere un ringraziamento al presidente della II Commissione, a tutti i membri della Commissione, ai due relatori, di maggioranza e di minoranza, che insieme ai dirigenti e funzionari della nostra Regione hanno lavorato alacremente per migliorare la proposta di legge che la Giunta regionale aveva elaborato. Questa non è una proposta di legge che rispecchia letteralmente l’indirizzo e la stesura che la Giunta regionale aveva prodotto, ma una proposta di legge che ora diviene legge, che si arricchisce del contributo di tanti soggetti, a iniziare dalle organizzazioni sindacali, che in sede tecnica, quindi nelle loro organizzazioni regionali, nella funzione pubblica regionale, hanno sostanzialmente condiviso un impianto, introducendo una serie di emendamenti che hanno portato poi, unitamente al lavoro della Commissione, alla stesura di un testo che oggi il Consiglio regionale si appresta ad approvare.
Credo quindi che sia doveroso ringraziare tutte le persone all’interno dell’istituzione e all’esterno, che ci hanno consentito di realizzare questo testo che crediamo corrisponda all’obiettivo che ci proponevamo. L’organizzazione è uno strumento della strategia di governo che noi ci proponiamo e quello che abbiamo ricercato è la perfetta o la migliore coerenza tra lo strumento organizzativo e la strategia di governo. I principi di coerenza, focalizzazione, concentrazione sono alla base di questa proposta di legge, ispirati da una necessità, che è quella di affrontare una fase della vita politica in questa legislatura, che sarà caratterizzata da una estrema difficoltà, perché dovremo affrontare una fase recessiva, molto complicata perché registriamo una crescente frammentazione del nostro tessuto sociale. Era necessario ed è necessario ricostruire un’azione di riferimento forte dell’istituzione regionale in tutte le sue funzioni. Quindi, se questo è l’obiettivo della nostra strategia di governo, occorreva anche che ci fosse un’organizzazione che lo realizzasse, che lo implementasse nella distinzione fondamentale dei ruoli che qui è stata richiamata, perché è giusto che il governo regionale e il Consiglio regionale esercitino la loro funzione di programmazione, di indirizzo, di controllo. Accolgo i richiami che sono stati fatti, da questo punto di vista, dal consigliere Massi, portavoce della Casa delle libertà, perché nella fase di applicazione di questo testo ci sia un ulteriore approfondimento per l’esercizio delle funzioni di controllo e della costruzione di indicatori che consentano di verificare come, in effetti, viene implementata la strategia del governo regionale che tutti insieme costruiamo, attraverso la sua struttura burocratica ed amministrativa, che svolge un’altra funzione rispetto alla nostra: implementa le strategie, gestisce azioni e processi operativi che sono coerenti con quello che noi ci proponiamo. Quindi, in questa distinzione di ruoli noi crediamo che si ricomprenda una unità di azione complessiva che possa essere di riferimento forte per la comunità regionale, che quindi può alimentare la propria fiducia nelle istituzioni.
Ho già detto in altre occasioni come noi abbiamo un patrimonio da preservare, della fiducia che i cittadini hanno nelle proprie istituzioni. Noi registriamo un dato di fiducia molto più elevato della media nazionale, abbiamo dieci punti percentuali di maggior fiducia dei cittadini delle Marche nei confronti delle loro istituzioni — Regione, Provincia, Comune — e ad ogni livello c’è questa maggiore fiducia. Non dobbiamo allora disperdere questo valore positivo, questo patrimonio, quindi lavorare in controtendenza rispetto a un male che anche la nostra società vive, che è quello della frammentazione e utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per farlo.
Sono state anche richiamate alcune criticità, in particolare con riferimento all’eccentricità che questa legge dispone relativamente alla sanità. Credo che, oggettivamente, tutti quanti noi possiamo riconoscere che la sanità non ha concluso la sua fase di emergenza, anzi la sanità regionale vive ancora una fase difficile, una fase aggravata dalle incertezze della programmazione nazionale in materia di sanità. Vorrei ricordare ai consiglieri che noi abbiamo più di un miliardo di euro di crediti nei confronti del Governo nazionale per quanto riguarda la sanità. Vorrei ricordare al consigliere capogruppo di An Ciccioli — anzi se ci aiutasse in questo lavoro gliene saremmo particolarmente grati — che noi non abbiamo ancora incamerato nelle casse della Regione neppure una lira della manovra fiscale che abbiamo realizzato a partire dal 2002, proprio per compensare i bisogni e i disavanzi della nostra sanità. Il Governo centrale ha incamerato le entrate derivanti dai versamenti dei nostri cittadini, ma non ha riversato alcunché nelle casse dell’istituzione regionale. Quindi abbiamo una situazione ancora di emergenza che dobbiamo affrontare con un modello organizzativo che sia in grado di rispondere a questa situazione.
Comunque non voglio farla lunga. Credo che questo modello organizzativo che noi oggi adottiamo sia un modello che corrisponde alle dichiarazioni che abbiamo fatto e agli impegni che abbiamo preso nella campagna elettorale che abbiamo illustrato nella mozione programmatica, corrisponde al desiderio di responsabilizzazione forte del sistema organizzativo regionale, con chiarezza delle funzioni e delle responsabilità, realizza una forte motivazione delle persone che saranno chiamate a svolgere funzioni di carattere direzionale, esalta anche la capacità di collaborare tra livello politico e livello amministrativo attraverso un lavoro di squadra che nasce dall’intreccio che è stato peraltro rilevato tra le deleghe esercitate dagli assessori e le funzioni che caratterizzeranno i servizi, il cui numero non è ancora definito e che sarà definito in fase attuativa, che corrisponde a un modello organizzativo che le Regioni italiane, nella loro conferenza, si sono date.
Il fatto, poi, che non ci sia corrispondenza tra le deleghe degli assessori e i servizi che si realizzeranno, credo vada nel senso di una risposta concreta a chi teme che ci sia una eccessiva integrazione tra le funzioni degli assessori e le funzioni svolte dai servizi, anzi credo che corrisponda proprio a questo bisogno di svolgere un’azione di sistema, un’azione di squadra combinata, che dia riferimento forte alle determinazioni del governo regionale.
Vorrei cogliere anche un’indicazione emersa nella riflessione del consigliere Francesco Massi, il quale sollecitava che in fase di applicazione di questa normativa la Giunta tenesse in conto adeguato la necessità di una valorizzazione delle risorse interne del sistema regionale. Questa è stata una delle motivazioni più forti che hanno ispirato questa riforma e la stesura di questa proposta di legge e che quindi la Giunta regionale ne terrà massimamente conto nella fase di applicazione.
Ringrazio il Consiglio regionale per avere concesso l’opportunità di un percorso abbreviato rispetto a una norma, rispetto a una serie di norme, rispetto a un testo, rispetto a una legge che consentirà alla Giunta di poter affrontare il suo lavoro con grande serenità, con grande efficienza e speriamo anche con grande efficacia.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge 127. Nomino segretari Mollaroli e D’Anna.

Il Consiglio approva

Se siete d’accordo, sospendo la seduta per mezz’ora.

La seduta è sospesa alle 15,10