Resoconto seduta n.9 del 20/09/2005
La seduta inizia alle 11,00



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni, do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 8 del 13 settembre 2005.

(E’ approvato)



Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la proposta di legge n. 41, in data 29 settembre 2005, ad iniziativa del consigliere Solazzi: «Istituzione delle Farmacie succursali junior», assegnata alla V Commissione.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state assegnate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 7 in data 13 settembre 2005, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «L.R. n. 28/1999 – piano regionale per la gestione dei rifiuti, di cui alla deliberazione del Consiglio regionale n. 284/99 – modifica del piano regionale per la gestione dei rifiuti, relativamente al paragrafo 3.3.3, punto 5) e al paragrafo 3.4, punto 1)», assegnata alla IV Commissione.
— n. 8 in data 13 settembre 2005, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Individuazione, ai sensi dell’art. 4 della L.R. 11/04 delle aree demaniali marittime per attività di acquacoltura e ricerca scientifica», assegnata alla III Commissione.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 28 del consigliere D’Anna: «Statua Lisippo»;
— n. 29 dei consiglieri Bugaro, Ciccioli, Ceroni, Capponi, Cesaroni, Lippi, D’Anna, Massi, Brini, Castelli, Giannotti, Viventi, Tiberi, Santori, Romagnoli e Pistarelli: «Costituzione di una Commissione ex art. 24 Statuto regionale e art. 98 e segg. del Regolamento regionale, sulla società Cemim»;
— n. 30 dei consiglieri Badiali, Bucciarelli, Mammoli e Benatti: «Collegamento del Patto di Ancona con la grande viabilità nazionale».



Nomina

PRESIDENTE. Ho provveduto, con decreto n. 81 del 27 luglio 2005, alla seguente nomina: “Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Autonomo per le case popolari di Fermo – sostituzione di un componente”.



Deliberazioni amministrative
adottate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni, adottate in data 5 settembre 2005:
— n. 1017: «Art. 20 comma 3 della legge regionale n. 31/2001 – prelevamento dal fondo di riserva per spese obbligatorie del bilancio di previsione per l’anno 2005 – euro 60.000,00»;
— n. 1018: «Art. 20, comma 3, della legge regionale 11/12/2001, n. 31 – prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento del capitolo di spesa 10310103 compreso nell’elenco n. 4 – elenco delle spese dichiarate obbligatorie del bilancio 2005 – euro 135.400,00»;
— n. 1019: «Art. 26 comma 1, della legge regionale 24 dicembre 2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazioni statali in materia di protezione civile – euro 2.200.000,00»;
— n. 1020: «Art. 40, comma 3 della legge regionale 24.12.2004, n. 29 – attuazione del decentramento amministrativo: variazione agli stanziamenti di UPB di spesa nel bilancio di previsione per l’anno 2005, conseguente al riordino delle funzioni amministrative tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali – euro 29.770.403,14»;
— n. 1021: «Art. 26 comma 2, della legge regionale 24 dicembre 2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazioni da soggetti terzi per restituzione somme e iscrizione della relativa spesa – euro 91.209,04»;
— n. 1022: «Art. 26 commi 1 e 2, della legge regionale 24 dicembre 2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazioni dallo Stato e dalla Unione Europea per il Progetto Interreg III B Cadses “Polydev” – euro 250.090,00»;
— n. 1023: «Art. 26 comma 1, della legge regionale 24 dicembre 2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi dallo Stato per edilizia sovvenzionata – accordo di programma - D. Lgs 112/98, art. 61 – euro 985.799,96»;
— n. 1024: «Art. 26 comma 1, della legge regionale 24 dicembre 2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi dallo Stato alla Regione Marche ai sensi dell’art. 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67 per A.O. San Salvatore di Pesaro – 1.098.078,27»;
— n. 1025: «Art. 26 comma 2, della legge regionale 24 dicembre 2004, n. 30 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi da soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 600.000,00»;



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Bucciarelli.



Interrogazione (Svolgimento): «Zona territoriale n. 13 — Riduzione posti letto presso gli ospedali di Ascoli ed Amandola nel periodo estivo causa carenza personale infermieristico da collocare in ferie» Castelli (50)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 50 del consigliere Castelli. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione a tali quesiti posti dal consigliere Castelli, si osserva quanto segue:
Il Direttore Sanitario del P.O., Dott. Diana Sansoni, ha ridotto per il periodo estivo il numero dei posti letto per lo Stabilimento Ospedaliero Mazzoni di Ascoli Piceno come di seguito: 20 posti letto di area chirurgica. In particolare si è chiusa l'ala che ospita 10 posti letto di Alta Assistenza Chirurgica, i 6 posti letto di Oculistica e 4 posti letto indistinti di area chirurgica in cui l'assistenza è fornita da 1 caposala e 18 infermieri professionali (300 minuti di assistenza per i 10 PL di Alta Assistenza Chirurgica (AACH) e 120 minuti di assistenza per i PL di Oculistica e indistinti). Nove dei posti letto di Alta Assistenza Chirurgica si sono ridistribuiti nelle 3 ali di degenza Chirurgia - Urologia indistinti - Ortopedia traumatologia. Quattro PL di Oculistica sono stati individuati nella stessa ala Chirurgia. In tutte e tre le ali residue l'assistenza infermieristica è stata potenziata in ragione dei 300 mm di assistenza al potenziali malati di Alta Assistenza Chirurgica. L'operazione è stata resa possibile dalla riduzione dell'attività chirurgica programmata, legata alla fruizione delle ferie estive da parte delle equipes chirurgiche, che trova il suo culmine nel mese di Agosto (da 30 sedute operatorie la settimana di passa a circa 10!) ma parte già dalla metà di giugno. Ad esempio dai primi di luglio l'Ortopedia ha dimezzato le sedute settimanali.
Si sono ridotti inoltre 2 (e non 10 come riportato nell'interrogazione) posti letto di Psichiatria perché passando da 12 a 10 PL è stato possibile effettuare i turni di servizio anche a 2 infermieri professionali per turno, rispettando i minuti di assistenza dovuti al malato psichiatrico. A tale proposito si è precorso un progetto del Direttore del Dipartimento di Psichiatria che valuta in 10 PL le necessità della Zona 13 per il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC).
L'operazione, che nel suo insieme si è valutata di scarso impatto sulla popolazione, vista la concomitante riduzione delle attività programmate, ha consentito di far godere le ferie estive al personale infermieristico e di recuperare alcuni precari che sonò stati dislocati in altri reparti nei quali si erano create improvvise e prolungate assenze di personale di ruolo (non ultimi trasferimenti di personale ad altra Regione).
Per ciò che concerne le carenze di personale infermieristico addetto all’assistenza vanno lette in modo attento e possono essere riassunte nei punti seguenti.
Gli Infermieri Professionali assenti per maternità, malattie o aspettative sono difficilmente sostituibili in quanto gli Infermieri Professionali che accettano l'incarico come precari sono pochissimi/
Per l'assegnazione dei posti in ruolo si sta attendendo il risultato del concorso che si è tenuto a Fermo per l'area vasta SUD nei primi giorni di giugno.
Le 1500 ore lavorative annue medie su cui si sono sempre fatti i calcoli per il personale in realtà, con il passare degli anni, si sonò mediamente moto ridotte per l'introduzione di attività da considerarsi in orario di servizio e nuovi diritti acquisiti dai lavoratori: redditi formativi obbligatori; aumento notevole dei part time; legge sulla maternità (in particolare esonero dalle notti); legge 104/92 (in particolare esonero dalle notti); aumento del personale con invalidità per servizio che gode dei 15 giorni per le cure termali ecc.; aumento congedi vari; aumento delle persone esentate da particolari servizi o da particolari orari (in special modo turni di lavoro notturni) da parte del Medico Competente
Questo naturalmente ha determinato una insufficienza del personale infermieristico in servizio, alle nuove esigenze.
Per quanto sopra esposto si ritiene rilevante, utile, che per risolvere il problema, come stiamo cercando di risolvere, del personale infermieristico, occorre istituire, anche come previsto nell’Ascolano, il corso di laurea per le professioni infermieristiche. Si è partiti a Pesaro, il prossimo anno è previsto che si parta anche nelle altre province, quindi Ascoli sta dentro questo progetto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Ringrazio l’assessore Mezzolani per la risposta, per quanto riguarda la manovra posta in essere dalla zona territoriale 5 per il periodo estivo. Si tratta evidentemente di una manovra difensiva, a fronte di un problema più generale che non concerne solo la zona territoriale 13 ma il problema della sottodotazione del personale infermieristico che più generalmente affligge il servizio sanitario regionale. Ci sono delle valutazioni da fare e ringrazio l’assessore Mezzolani che con onestà intellettuale ha individuato, probabilmente, una serie di ragioni che oggi portano a ritenere insufficiente quella valutazione delle 1.500 ore che pure per tanto tempo ha contraddistinto la programmazione regionale. Lo stato sociale prevede tutta una serie di circostanze che oggi come oggi devono essere motivo per rilanciare la problematica della dotazione infermieristica.
Prendiamo atto che la Regione è tornata sui suoi passi per quanto riguarda la centralizzazione su Ancona, ad esempio, dei corsi universitari. Quest’anno è toccata a Pesaro, toccherà il prossimo anno ad Ascoli, c’è una richiesta di Fermo che per il momento mi pare sia stata disattesa e non riconosciuta. E’ una prima circostanza all’interno della quale valutiamo che la strada della centralizzazione anconetana non è una strada capace, adeguata di dare una risposta, almeno per quanto riguarda il problema della dotazione infermieristica sufficiente. Quindi da parte sindacale, ormai un po’ dappertutto si individua questo problema come uno dei problemi maggiori, certo più significativi della nostra sanità, anche perché mi ricordava prima il mio capogruppo Carlo Ciccioli che per alcune figure professionali come le OS c’è una curiosa situazione: quella secondo la quale si fanno i corsi, ma poi mancano i concorsi per poter utilizzare all’interno del circuito del servizio sanitario queste figure che dovrebbero, sotto un profilo professionale, immediatamente sottoordinato a quello degli infermieri, dare una mano. Scontiamo, probabilmente oggi, scontava questa estate l’ospedale della zona territoriale 13, proprio l’obiettiva difficoltà di erogare un servizio standardizzato anche nei periodi estivi. E’ vero che l’estate è il periodo delle ferie, altrettanto vero è che sta nella capacità della gestione aziendale, corrispondere al diritto alle ferie senza turbare l’erogazione del servizio. Ricordo che proprio ad Ascoli, per 20 giorni fu chiuso il centro aitidiabetico perché dovevano essere smaltite le ferie accumulate. Anche questo credo sia il sintomo di una non adeguata gestione del problema.
Ritengo di poter dire che è un segnale positivo il ritorno al decentramento per quanto riguarda i corsi infermieristici, che sono corsi sostanzialmente universitari. Abbiamo perso tre anni, accumulando esigenze, evidenziando un deficit che purtroppo abbiamo scontato, come nel caso di Ascoli, sia pure nel tentativo di rabberciare la situazione, ma quel che è più grave è che, oggi come oggi, viviamo una richiesta di personale infermieristico che non sempre siamo in grado di poter affrontare.
Quindi, oltre che ringraziare l’assessore Mezzolani della risposta, l’invito è quello a definire il percorso di inserimento nel servizio sanitario regionale del personale OS che comunque viene formato, perché poi si fanno i corsi e non si fanno spesso i concorsi, di riattribuire a tutte le unità fondamentali, compreso Fermo, il diritto di poter formare il personale infermieristico e, da ultimo, ripensare più in generale questo meccanismo di centralizzazione della scelta e della formazione sanitaria che, ripeto, sotto il profilo delle infermiere, ha sicuramente mostrato un minimo di difficoltà.




Interrogazione (Svolgimento): «Alienazione beni mobili ed immobili appartenenti all’azienda ospedaliera universitaria ospedali riuniti Umberto I-Lancisi-Salesi» Rocchi (71)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 71 del consigliere Rocchi. Per la Giunta risponde l’assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Con riferimento alla interrogazione presentata dal consigliere Rocchi, si chiarisce quanto segue.
L'Azienda Ospedaliero-Universitaria "Ospedali Riuniti Umberto I-G.M. Lancisi-G. Salesi" di Ancona, nata dalla fusione per incorporazione nell'Azienda Ospedaliera "Umberto I" delle Aziende Ospedaliere "G.M Lancisi" e "G. Salesi", è subentrata dall’1.1.2004 nella proprietà dei beni immobili precedentemente appartenenti al patrimonio delle ex Aziende Umberto I, G.M. Lancisi e G. Salesi.
Dall'analisi del patrimonio ereditato dalle tre Aziende è emerso che, relativamente alla ex Azienda Ospedaliera "G. Salesi" risulta quasi completamente alienato l'intero patrimonio immobiliare disponibile, l'Azienda Ospedaliera "G.M. Lancisi" risulta priva di patrimonio immobiliare disponibile, mentre l'Azienda Ospedaliera "Umberto I" ha adottato determine inerenti ad opere di ristrutturazione e adeguamento di alcune strutture ospedaliere che prevedono quale copertura finanziaria l'alienazione di alcuni beni immobili disponibili dell'Azienda medesima senza di fatto aver mai avviato le relative procedure di vendita.
Preso atto di quanto sopra la nuova Direzione Aziendale ha provveduto immediatamente in merito, onde effettuare nel minor tempo possibile le procedure necessarie per l'alienazione di tali beni immobili
Relativamente al beni da alienare si è proceduto all'analisi della loro situazione al fine di evitare l'esistenza di vincoli di qualsiasi tipo sugli immobili che potessero comportare responsabilità in capo all' Azienda. Da tale analisi sono emerse le seguenti problematiche: i terreni agricoli risultano in possesso di soggetti (ex affittuari) che hanno continuato regolarmente a coltivarli dall'11.11.20D3 in attesa della stipula dei relativi contratti di affitto; molte particelle dei terreni agricoli risultano occupate indistintamente da vari soggetti, senza individuazione delle aree di rispettiva pertinenza; alcuni immobili posti sui terreni risultano non accatastati; per alcuni terreni agricoli vi sono delibere del Comune di Ancona che prevedono l'autorizzazione, in favore degli affittuari, alla realizzazione di opere di straordinaria manutenzione sui fabbricati di pertinenza dei terreni condotti in affitto. Tali opere dovevano essere effettuate a cura e spese degli affittuari. Il Comune ha previsto, quale rimborso degli oneri sostenuti, la corresponsione in favore degli affittuari di un importo pari alla rivalutazione dell’immobile. Al fine di ottenere il rimborso sono giunte all'Azienda lettere degli Avvocati degli affittuari.
Tale situazione ha reso necessario effettuare le seguenti operazioni: avviare accordi con le Associazioni Sindacali di categoria per la stipula di nuovi contratti di affitto con i possessori dei terreni agricoli; redigere i nuovi contratti di affitto da stipulare; effettuare i frazionamenti delle particelle dei vari terreni in base all'effettivo utilizzo degli stessi ed alla situazione di fatto in essere; effettuare l'accatastamento dei fabbricati posti sui terreni; prendere contatti con gli avvocati degli affittuari al fine di procedere ad accordi transattivi; richiedere ai vari Comuni dei certificati di destinazione urbanistica dei terreni al fine della redazione delle relative perizie di stima; redigere le perizie di stima degli immobili; richiedere e ricevere il parere di congruità dell'UTE o del Servizio Agricoltura della Regione Marche sulle perizie di stima; verificare le particelle confinanti con i terreni posti in vendita e la titolarità dei relativi diritti di proprietà e qualifica di coltivatore diretto dei titolari al fine dell'esercizio del diritto di prelazione; accatastare i fabbricati rurali siti sul terreni da porre in vendita al catasto fabbricati; effettuare la procedura di verifica presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali dell'interesse culturale dei fabbricati rurali posti sui terreni da alienare, prevista ai sensi dell'art. 12 del D. Lgs. n. 42/04.
Ad oggi sono già stati quasi completamente espletati tutti gli adempimenti sopracitati.
Infine occorre evidenziare che, relativamente alla procedura prevista per le alienazioni immobiliari, l'Azienda Ospedaliera Universitaria "Ospedali Riuniti", essendo un Ente Pubblico, deve effettuare procedure ad evidenza pubblica per la vendita del proprio patrimonio immobiliare disponibile non potendo effettuare vendite dirette agli affittuari, i quali hanno la possibilità di esercitare, in sede di asta pubblica, il diritto di prelazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Indubbiamente sappiamo che questa azienda deve sottostare ad una serie di normative che l’assessore ha elencato, al rispetto di vincoli e procedure. Però ricordo che due anni fa, nel momento in cui noi abbiamo sollevato questo importante problema, che riguarda famiglie che abitano in queste case coloniche che sono inagibili, l’azienda non ha mai provveduto, su nostra richiesta e su richiesta anche delle famiglie che abitano in questi alloggi, un pronto intervento affinché potessero avere la tranquillità necessaria per poter abitare in simili immobili. Questo problema l’abbiamo sollevato nel 2004. Nonostante che siano trascorsi quasi due anni e mezzo, non credo che non sia stato possibile avere risposte per quanto riguarda le cose che lei ha detto. Mi sembra assurdo che non si possa, in tempi brevissimi, riuscire a dare la possibilità alle famiglie che abitano in queste case da quasi 30-40 anni, di poter acquistare le abitazioni.
Spero, assessore, che lei voglia intervenire presso l’azienda, in modo che si possano dare delle risposte definitive e nello stesso tempo, dato la carenza di finanziamenti che abbiamo nella sanità, poter avere ulteriori fondi, anche se sono fondi che servono a poche cose, però diamo due risposte: una finanziaria e l’altra di tipo sociale a queste famiglie che da 40 anni non riescono ad avere risposte positive per quanto riguarda le loro richieste.



Interrogazione (Svolgimento): «Sentenza Corte Costituzionale n. 156 del 21 maggio 2001, indicazioni sul non pagamento dell’Iciap ora Irap» Massi (52)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 52 del consigliere Massi. Per la Giunta risponde l’assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. La questione oggetto della presente interrogazione attiene al caso specifico di un giornalista pubblicista che si è visto recapitare un atto di accertamento dal Comune di Gabicce Mare, arrivato a ruolo, per il recupero dell’Iciap, l’imposta comunale sulle attività produttive, dovuta agli anni pregressi.
In relazione a questo accertamento lo stesso contribuente nel luglio del 2001, poneva, tramite e-mail, un quesito all’ufficio entrate della Regione, circa l’assoggettabilità dell’Iciap quale collaboratore di giornali senza organizzazione, tenuto conto che l’introduzione dell’Irap, avendo abolito l’Iciap, avrebbe assorbito la tassa precedentemente gestita dai Comuni e che quindi, alla luce della nuova normazione, questi redditi non si sarebbero dovuti tassare.
Con una nota del luglio di quattro anni fa, l’ufficio tributi della Regione, per quanto di competenza, faceva alcune considerazioni e forniva alcune precisazioni in materia di Irap. Pochi mesi fa, nel maggio del 2005 il sig. Vincenzetti inoltrava a mezzo mail, un altro quesito all’ufficio tributi, per ulteriori chiarimenti in merito alla questione, alla luce di una sentenza della Corte costituzionale del 2001, la n. 156, in particolare chiedendo il valore della sentenza che esenta dall’Irap, già Iciap, coloro che svolgono un’attività professionale in assenza di elementi di organizzazione.
Non sfuggirà all’interrogante che la Giunta regionale e il Consiglio regionale non sono organi giurisdizionali, quindi i chiarimenti della Corte costituzionale li dà appunto la Corte costituzionale e le varie magistrature coinvolgibili, sia quelle ordinarie che quelle contabili interrogabili. In modo particolare, da un punto di vista interpretativo-applicativo l’agenzia delle entrate, da un punto di vista rivendicativo e del contenzioso tributario le commissioni di primo e di secondo grado.
Quindi l’assoluta incompetenza regionale non può essere sottaciuta.
Ciononostante, vista la rilevanza della considerazione, vale la pena, nel mentre si ribadisce che il compito per l’espressione dei pareri ufficiali, spetta alle agenzie delle entrate e, per quello che riguarda l’Iciap, in relazione al periodo di vigenza contestato — lo dico peraltro a un segretario comunale, competente, forse, per quel periodo, addirittura avendo avuto qualche caso osservato nell’esercizio della vecchia funzione — spettava alle Amministrazioni comunali.
Appartengono invece alla giurisdizione tributaria e alle commissioni tributarie tutte le controversie venti a oggetto i tributi di ogni genere e specie, e lo sanno bene i rappresentanti dell’opposizione consiliare che hanno organizzato e hanno fatto da collettore per migliaia di ricorsi contro l’applicazione dell’addizionale regionale Irpef alla legge fiscale dello Stato, indirizzandoli, e tra l’altro in due casi con successo circa la non manifesta infondatezza delle questioni poste, alle commissioni tributarie.
Nel merito della sentenza della Corte costituzionale, ma per mera espressione di parere non istituzionale ma quasi civile, quasi di natura politica, v’è da dire che dal 2001 diversi sono stati i pronunciamenti della Corte costituzionale di segno alterno. Una volta con decisione a favore del fisco, altra volta a favore del contribuente.
Sembra di poter dire che un indirizzo prevalente circa l’assenza di organizzazione si stia affermando, ma non è possibile dirimere in questa sede, in via definitiva, alcun parere.
Quindi, conseguentemente, mi pare di poter dire che i potere riferito all’asserito assorbimento nell’Irap dell’Iciap, seppure l’Irap è stata introdotta con contemporanea abolizione di altri tributi, mantiene una propria identità, una propria differente capacità applicativa. Conseguentemente appare non necessariamente direttamente applicabile all’Iciap, la disciplina, la prassi, la giurisprudenza di un tributo diverso quale l’Irap. Ora per allora è difficile confrontare i due profili, che pur essendo uno assorbente dell’altro, non sono coincidenti.
Vorrei finire con la considerazione con cui ho iniziato. Gli unici organismi capaci di riaprire su questo versante sono le commissioni tributarie di primo e secondo grado, capaci di risollevare, nei confronti della Corte costituzionale, il merito e la soluzione del quesito.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Lei, assessore, con puntualità e zelo e re-illustrato all’aula tutte le competenze in materia tributaria, sia giurisdizionali che altro, quindi una puntualizzazione bene accolta da me come interrogante. Però debbo dire che il caso di questo professionista ne rappresenta a sua volta altri sul territorio e naturalmente un disagio forte del contribuente nei confronti di tutta la parte pubblica che esige il tributo.
Giustamente l’assessore dice che la Regione non è direttamente competente su questa materia e siamo d’accordo. Dico soltanto all’assessore, anche come politico oltre che come tecnico, che non sfuggirà che in quest’aula ci occupiamo di temi che non sono di nostra competenza tante volte. Credo che un soccorso al cittadino, se lo riteniamo giusto, nel merito e se anche noi al posto suo facessimo le stesse azioni, sarebbe opportuno, quindi un pronunciamento anche della Regione Marche su certa applicazione di tributi che non riteniamo giusta nei confronti del cittadino, qualche volta sarebbe necessario.
Prendo atto di quello che ha detto. Ho visto che il dubbio che il professionista ha nutrito su questa vicenda, probabilmente è condiviso anche dall’assessore. Mi sfugge oggi il meccanismo più preciso anche del pronunciamento politico: una mozione consiliare, un ordine del giorno? Non lo so. Naturalmente i Comuni potrebbero fare le classiche spallucce e infischiarsene altamente, però ritengo che, vivendo un momento di particolare pressione il cittadino nei confronti di Stato, Province, Regioni, Comuni per quanto riguarda tasse e imposte, credo che un pronunciamento della Regione su questi casi possa essere utile da ora in avanti, anche su altre vicende che naturalmente seguono il corso previsto dalla legge per il contenzioso, ma sentire la Regione vicina anche su questo potrebbe essere un pronunciamento importante. Vedremo quindi in futuro se potremo almeno esprimere questa vicinanza al cittadino e richiamare, per quanto possa valere un richiamo politico, i nostri amministratori a un’applicazione corretta, più attenta possibile.



Interrogazione (Svolgimento): «L’acqua è un bene comune per eccellenza» Mammoli (76)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 76 del consigliere Mammoli.. Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Nell'ultimo decennio è stata avviata una corposa e significativa revisione dell'intero sistema di gestione e tutela del patrimonio idrico che, iniziata con la dichiarazione di pubblicità di tutte le acque superficiali e sotterranee di cui alla legge 5 gennaio 1994, n. 36 (Legge Galli) é culminata nell'adozione del decreto legislativo il maggio 1999 n. 152, legge quadro anticipatrice della nuova politica comunitaria in materia di acque delineata dalla direttiva 60/2000/CE.
Tale processo, complesso e delicato, si è altresì sviluppato in parallelo alla riforma della Pubblica Amministrazione ed in particolare contestualmente al trasferimento dallo Stato alle Regioni delle funzioni amministrative (e conseguentemente legislative) di cui alla legge 59/1997 ed al d. lgs 112/1998.
La Regione Marche, in attuazione della “legge Galli”, ha emanato la L.R. 22/06/1998 n. 18, con la finalità di promuovere la tutela e la valorizzazione delle risorse idriche mediante: a) la loro utilizzazione secondo criteri di razionalità e solidarietà, per favorire il risparmio, il rinnovo e l'uso plurimo, con priorità per quello potabile, e per preservare l'equilibrio dei bacini idrogeologici e per assicurare che anche in futuro si possa disporre di un patrimonio ambientale integro; b) l'organizzazione nel territorio regionale del servizio idrico integrato, articolato in ambiti territoriali ottimali, al fine di garantire la sua gestione secondo i criteri di efficienza, di efficacia e di economicità.
In base all'articolo 3 della predetta L.R. 18/98, la Regione Marche esercita funzioni di pianificazione, programmazione, indirizzo e controllo.
Il territorio delle Marche è stato suddiviso in n. 5 Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), la cui perimetrazione è parzialmente riconducibile al territorio provinciale.
In attuazione dell'art. 6 della L.R. 18/98 i Comuni e le Province, compresi nel territorio di ciascun Ambito Territoriale Ottimale, hanno provveduto alla costituzione di un Consorzio obbligatorio con le modalità previste dall'art. 25 della legge 8 giugno 1990 n. 142 (Autorità Ambito Territoriale Ottimale).
All'Autorità di Ambito Territoriale Ottimale spetta l'organizzazione del servizio integrato costituito dall'insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione delle acque.
La Regione Marche, già nel 2000, ha effettuato la prima fase della ricognizione delle infrastrutture idriche, ancor prima dell'insediamento degli ATO, utilizzando fondi statali (art.18 L. 36/1994).
I risultati ditale situazione sono registrati in un data base cartaceo e informatizzato.
La Regione ha collegato alla propria intranet tutti gli ATO e, utilizzando le tecnologie Web, gli ATO consultano e aggiornano i dati della rilevazione in tempo reale e con modalità concorrente.
L'Amministrazione regionale ha approvato: lo "Schema di statuto per l'Autorità di Ambito" (deliberazione Consiglio Regionale n.221 del 13.10.1998); lo "Schema di convenzione tipo per regolare i rapporti tra l'Autorità di Ambito ed il Gestore del servizio Idrico Integrato" (deliberazione del Consiglio Regionale n.222 del 13.10.1998); il "Disciplinare Tecnico relativo alla Convenzione Tipo per regolare i rapporti tra l'Autorità di Ambito ed il Gestore del Servizio idrico integrato (deliberazione Consiglio Regionale n.223 del 13.10.1998); le "Linee guida per la redazione dei Piani d'Ambito (deliberazione G.R. 25/09/2001 n.2239).
La Regione ha inoltre erogato agli ATO propri fondi per un importo di EURO 842.000,00, per la redazione dei Piani d'Ambito e per il completamento della ricognizione delle infrastrutture.
I cinque ATO hanno avviato la ricognizione degli impianti, hanno provveduto alla prima stesura del Piano d'Ambito ed all'affidamento transitorio del servizio idrico integrato. Per quanto riguarda i prelievi di acqua per i vari usi: potabile, irriguo, industriale, produzione di forza motrice, ecc, sono state censite le grandi derivazioni ed è stato recentemente elaborato un elenco di tutte le derivazioni della Regione Marche.
Per l'uso potabile l'incidenza sul prelievo complessivo è dell'ordine del 10%, ed è stimato in circa 200 milioni di mc per anno (6,5 mc/sec), mentre il volume erogato viene calcolato in 140 milioni di mc per anno.
Per tutta la regione le reti di adduzioni e di distribuzione si sviluppano per circa Km 21500. In sede di riorganizzazione amministrativa regionale è stata istituita, nel marzo 2003, nell'ambito del Dipartimento Territorio e Ambiente, la struttura dirigenziale Risorse Idriche con i seguenti compiti istituzionali: attività relative all'uso delle risorse idriche di competenza regionale per il conseguimento degli obiettivi delle Autorità di Ambito Territoriale Ottimale (ciclo integrato dell'acqua; attività di indirizzo e coordinamento relative alle funzioni amministrative conferite agli enti locali in materia di demanio idrico; determinazione dei canoni di concessioni per l'utilizzo del demanio idrico; rilascio delle concessioni di grandi derivazioni di acqua; monitoraggio degli usi delle acque pubbliche; collaborazione alla formazione e all'aggiornamento delle normative in materia dell'uso delle acque; redazione e gestione del nuovo Piano Regolatore degli acquedotti in collaborazione con le Autorità di Ambito Territoriale Ottimale; concorso e formazione, tenuta ed aggiornamento degli elenchi e catasti di acque pubbliche dei corpi idrici superficiali e sotterranei; formazione e conservazione del catasto delle utilizzazioni; controllo sistematico delle caratteristiche di stato e tendenziali dei corpi idrici ed alla verifica dei risultati dell'attività di pianificazione; determinazione degli indirizzi ed assunzioni di iniziative per la gestione e riordino delle utenze di acqua pubblica a qualsiasi fine; programmazione degli interventi regionali in materia di usi civili e plurimi delle acque; concorso nella formazione dei piani, programmi e indirizzi in materia di irrigazione, di tutela qualitativa delle risorse idriche, di risanamento delle acque, di produzione di energia elettrica ed in tutti i casi in cui le risorse idriche costituiscono elemento determinante o strumentale per l'assetto fisico, sociale ed economico del territorio o che da tale assetto possono subire alterazioni dirette o indotte.
Nella prima fase di attività della nuova Struttura regionale è stata avviato il completamento dell'istruttoria delle pratiche delle grandi derivazioni d'acqua trasferite dallo Stato. Nel dicembre 2004 è stata elaborata la proposta preliminare di aggiornamento del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti e attualmente sono in corso dei tavoli tecnici con le ATO e le Province per poter arrivare alla stesura della proposta definitiva di aggiornamento del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti
Per quanto riguarda la parte normativa, il 12 settembre u.s. la Giunta regionale ha licenziato, su iniziativa del sottoscritto, la proposta di legge regionale "Disciplina delle derivazioni di acqua pubblica e delle occupazioni del demanio idrico".
Tale proposta ha tra gli obiettivi: definire la procedura per la concessione di derivazione d'acqua pubblica e dell'occupazione del demanio idrico, al fine di semplificare ed uniformare gli adempimenti, sulla base delle norme poste a tutela degli aspetti qualitativi e quantitativi della risorsa idrica e dei principi desumibili dalla legislazione statale in materia; determinare, in attuazione dell'art. 86 del D. Lgs. 112/98 e dell'art. 51 comma i lettera b) della L.R. 10/99, l'importo dei canoni annui per la concessione di derivazione d'acqua pubblica e dell'occupazione del demanio idrico, e stabilire le modalità per il loro aggiornamento; sostituisce la L.R. 11/98 e definisce le modalità di regolarizzazione amministrativa delle domande di piccole derivazioni d'acqua pubblica in atto, presentate nei termini previsti dalla legislazione vigente. al fine di semplificare ed uniformare gli adempimenti e le procedure, nonché consentire omogeneità nel trattamento dei dati e l'interscambio delle informazioni acquisite.
Poiché l'acqua è un bene comune e come tale patrimonio dell'umanità e considerato che 1 miliardo e 500 milioni di persone ancora oggi non hanno accesso all'acqua potabile, nella suddetta proposta di legge, all'art. 46, si prevede 'che la legge finanziaria regionale determini la quota dei canoni di competenza regionale da destinare ad iniziative di solidarietà internazionale nel settore idrico.
Per quanto riguarda la disciplina delle risorse idriche, nei prossimi giorni la Giunta regionale licenzierà una proposta di legge, già adottata dalla Giunta 'nella precedente legislatura, di riforma della L.R. 18/98 che, oltre a prevedere l'adeguamento alla normativa nazionale vigente in materia, individuerà l'acqua come bene primario, pubblico, indispensabile ed al tempo stesso finito e come tale, pertanto, da salvaguardare, attraverso una razionalizzazione ed una gestione guidata dal pubblico che consenta il soddisfacimento del diritto-bisogno di suo godimento da parte di tutti salvaguardando altresì i diritti e le aspettative delle future generazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. Ringrazio per l’amplissima ed articolata risposta fornitami. Sicuramente la parte che mi interessava di più era quella delle prospettive, cioè che cosa sta facendo in questo momento la Regione, perché ero convinta che avesse programmato e deliberato nella maniera opportuna.
Il lunghissimo elenco di piani, di programmi, di delibere, di decisioni da parte del governo regionale che è stato puntualmente illustrato in questo momento, ha dimostrato quanto questo governo, rispetto al settore della distribuzione della risorsa acqua, abbia preso tutte le decisioni che l’ambito della legge e le scelte politiche hanno determinato.
Forse, a questo punto la Regione o gli enti pubblici potrebbero controllare di più, una volta che è stato programmato — e torno a dire che le risposte sono state ampie ed esaurienti — le decisioni prese precedentemente, verificando quanto questi organismi funzionino e rispondano alle esigenze per le quali sono stati creati. Anche perché sappiamo che da un lato possono esserci degli sprechi di acqua, e li vediamo anche normalmente, non c’è bisogno di essere politici. Non sono gli sprechi sotterranei, quelli che non vediamo, ma ci sono altri tipi di sprechi che vediamo. Dall’altra parte ci sono realtà territoriali che invece ancora hanno qualche problema rispetto alla distribuzione dell’acqua, quindi a questa ricchezza.
D’altro canto non vorremmo nemmeno che sprechi da parte di chi questo bene lo ha in abbondanza, possano costituire difficoltà ulteriori per chi non ne ha, con un aumento e un aggravio di costo.
Quindi, come la Regione finora ha programmato in maniera capillare, giusta e opportuna, penso che altrettanto debba essere fatto sul controllo, anche perché, qualora, come dicevo precedentemente — anche nell’ultimo incontro che abbiamo fatto ho visto che si sta riprendendo questo tema, se ne sta facendo una discussione proprio per verificare quali possono essere le scelte rispetto agli organismi relativi all’acqua, ma questa interrogazione era stata presentata prima — è opportuno continuare, verificando e, nel caso, modificando quanto già deciso.
Comunque ringrazio l’assessore per la disponibilità con cui ha dato questa risposta estremamente puntuale e in particolare per le ultime risposte rispetto a quello che la Regione intende ancora fare sulla sensibilizzazione di questo grande problema che riguarda non soltanto la nostra regione, ma il contesto mondiale.



Interrogazione (Svolgimento): «Situazione finanziaria e commerciale della società che gestisce lo scalo aeroportuale di Ancona-Falconara» Bugaro (63)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 63 del consigliere Bugaro. Per la Giunta risponde l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. In merito all'interrogazione, relativamente agli aumenti di capitale deIl'Aerdorica S.p.a. degli ultimi anni, siamo a comunicare quanto segue.
Tutti gli aumenti di capitale dal 1998 in poi sono stati sottoscritti rispettivamente sia dai soci pubblici sia da quelli privati, sostanzialmente secondo la loro quota di partecipazione e per il seguente ammontare: anno 1998/1999 privatizzazione e ingresso Province che ha comportato un aumento di capitale sottoscritto dai soci privati, pari al 40% della società, per un importo di 1.549 migliaia di euro, quota Province 310 migliaia di euro; aumento di capitale anno 2001, quota sottoscritta privati 1.445 migliaia di euro, quota Enti pubblici 310 mila euro. I privati passano al 47% circa della società; aumento di capitale anno 2003, quota privati 586 mila euro, Enti pubblici 619 mila euro; aumento di capitale 2004, quota pubblici 2.421 migliaia di euro, quota privati 2.128 mila euro. Aumento di capitale 2005, delibera 2004: Enti Pubblici 1.478 mila euro, Privati 1.322 mila euro.
Pur non rispondendo al vero, pertanto, che le perdite generate dagli esercizi precedenti siano state ripianate, solo ed esclusivamente con l'apporto di capitali rivenienti dalla parte pubblica, siamo a fornire le seguenti delucidazioni in merito al ripiano perdite : l'assemblea dei soci ha deliberato lo scorso 3 agosto un aumento di capitale di 5 milioni di euro che dovrà essere sottoscritto entro il 30 dicembre 2005; tale ammontare sanerà tutte le perdite del gruppo comprese quelle dell'anno 2005.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Il fatto che l’assessore, nel rispondere all’interrogazione abbia citato queste somme, non può che farmi piacere, perché è normale che i soci intestatari delle azioni ripianino il debito, anche se c’è una differenza, e questo vorrò approfondirlo in seguito, fra il deficit e gli aumenti di capitale. Voglio capire come sono stati sanati i deficit di esercizio, perché quello è il cuore del problema.
Sono diversi anni che anche nella mia funzione di consigliere comunale — il Comune di Ancona è socio dell’Aerdorica nella parte pubblica — mi occupo di questa vicenda. Ho già presentato in Consiglio comunale un’interrogazione, tra l’altro ripresa anche a livello nazionale dal settimanale Economy, e la stessa risposta che ho ricevuto questa mattina l’ho ricevuta due anni fa. Mi è stato detto “stiamo predisponendo il piano industriale”, “stiamo facendo questo”, “stiamo facendo quell’altro”. E’ cambiato il consiglio di amministrazione e c’è una costante in Aerdorica: una diminuzione dei passeggeri e un aumento del deficit, a ogni esercizio. Va bene che l’Aerdorica ha fatto degli investimenti, ma il deficit non viene generato dalle immobilizzazioni, quindi dalla nuova aerostazione che do merito all’Aerdorica di avere costruito, il deficit si genera nella gestione dello scalo. Evolavia, ogni volta che stacca le ruote da terra, determina per ogni passeggero un debito di 60-70 euro e questo avviene da anni. Non è più possibile andare avanti in questa maniera, perché ogni anno ci ritroviamo qui con una interrogazione alla quale viene risposto che “il consiglio di amministrazione...”, “i soci stanno predisponendo un nuovo piano industriale” e ogni bilancio si chiude con 7-8 milioni di euro di perdite. Vi sembra una cosa normale? Tra l’altro, fonte non Forza Italia ma Asseuroporti, prima dei problemi noti di Londra, fra aprile 2004 e aprile 2005 c’è stato un -33% nei transiti merci; fra marzo 2004 e marzo 2005 un -9% nei transiti passeggeri. E’ preoccupante questa situazione.
A questo va aggiunto il problema-terrorismo che si è generato questa estate.
Questa situazione viene perpetuata ogni anno, puntualmente, alla chiusura del bilancio. E’ inutile che Mentrasti venga a spiegare che non è vero, perché prima di lui lo faceva Amicucci e ogni anno è sempre la stessa storia. Questa è una voragine. E’ ora che il Consiglio regionale ne prenda atto.
Io sono contento che l’assessore questa mattina mi ha detto che se c’è un euro di debito è stato coperto in modo proporzionale dagli azionisti. E’ la logica: era quasi ironica la mia interrogazione in quelli passaggio, perché in qualsiasi società ognuno rifonde per le quote possedute. Ma qui è la sostanza che è preoccupante. Non è più possibile andare avanti così.
Sono assolutamente convinto — e lo dico oggi 20 settembre 2005 — che il prossimo anno sarò qui a ripresentare la stessa interrogazione, nel frattempo Aerdorica avrà generato altri 6-7 milioni di deficit. Non mi sembra una cosa normale e non è più tollerabile che la comunità marchigiana subisca una cosa del genere.



Interrogazione (Svolgimento): «Crisi dell’imprenditoria marchigiana, in particolare nel distretto di Fabriano» Badiali e Giannini (100)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 100 dei consiglieri Badiali e Giannini.
Ha la parola, per la Giunta, l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Credo che guardando alla situazione complessivamente, guardando tutti gli indicatori del comprensorio di Fabriano non si possa parlare di crisi. Sicuramente emergono però, ad un occhio attento, forti preoccupazioni per il futuro dell’economia di Fabriano e anche per il futuro dell’occupazione.
Le difficoltà che emergono riguardano, al momento, soprattutto le piccole e piccolissime aziende e le aziende in conto terzi che si sono trovate, negli ultimi tempi, un po’ in difficoltà per alcune vicende che riguardano anche grandi imprese ma soprattutto per la riorganizzazione dei mercati di quei prodotti.
Però crisi no, perché se andiamo ad analizzare con grande attenzione i dati del mercato del lavoro, troviamo che sia per il 20094 sia per il 2005, guardando alle aziende con più di 15 dipendenti per le quali ci sono delle procedure rilevabili più facilmente, troviamo che il comprensorio di Fabriano ha fatto registrare appena sei procedure di mobilità o di cassa integrazione su 168, tante quante sono state registrate in tutta la regione, e per il 2005 siamo a cinque procedure, su un totale di 141 per tutta la regione.
Quali sono i comparti che più hanno sofferto in questi due anni? Sicuramente dobbiamo pensare al comparto del settore meccanico, soprattutto per quanto riguarda l’azienda Antonio Merloni e ad alcuni comparti anche del settore carta e del settore calzaturiero. Ma i numeri sono ancora assolutamente poco preoccupanti, se guardiamo a quello che è accaduto nel 2004 e nel 2005. Questi dati li ho e potrò fornirli in dettaglio per tutte le aziende e non vale la pena che li legga adesso, ma si tratta di alcune decine di lavoratori, salvo il caso della Antonio Merloni che concluse un accordo nazionale nel marzo del 2004 per la messa in mobilità di 150 persone che erano per lo più vicine alla pensione. Attualmente la Antonio Merloni ha 30 persone in cassa integrazione ordinaria e si stanno aspettando le ultime decisioni, nel senso che sappiamo che a fine settembre ci sarà un incontro con le organizzazioni sindacali in cui l’azienda presenterà il piano industriale e probabilmente presenterà anche un piano di esuberi che non conosciamo ancora nella sua dimensione.
Questo è quello che più preoccupa in questo momento, ma ci sono anche preoccupazioni che riguardano le piccole, piccolissime aziende, l’indotto e sappiamo che ci sono diverse difficoltà.
Se guardiamo ai dati dell’occupazione in generale — ho potuto controllare anche i dati monitorati dall’Armal per i centri per l’impiego, che sono una parte del discorso — anche qui abbiamo dati abbastanza rassicuranti, nel senso che il centro per l’impiego faceva registrare, al 31.12.2004, un tasso di disoccupazione, misurato sulla base delle persone che si sono rivolte allo stesso centro per l’impiego, pari al 5,3% della forza lavoro, che non è il migliore ma è sicuramente fra i migliori dati a disposizione, nelle Marche, dopo Fermo e dopo Pesaro.
Quindi, se vogliamo guardare dal punto di vista del mercato del lavoro, sicuramente ancora non siamo di fronte né a una crisi né a un dato preoccupante.
E’ evidente che ci sono alcune ristrutturazioni e riorganizzazioni in atto. Anche l’Indesit Company sta ristrutturando dal settore frigorifero, dal settore dei piani per la cucina, da Melano ad Albacina, ma sostanzialmente non parlerei assolutamente di un discorso di crisi. Difficoltà sì, ma non crisi.
Per quanto riguarda le grandi aziende, ho detto già della Antonio Merloni di cui stiamo aspettando il piano industriale. Per la Best, per esempio, che è una delle aziende del settore delle cappe, abbiamo registrato nel passato una importante acquisizione: sappiamo che è stata acquisita da aziende americane che sono all’avanguardia nella produzione di cappe, di aspiranti e di elettroventilatori. Il gruppo Brown, internazionale, è il maggior produttore di cappe aspiranti e di elettroventilatori. L’acquisizione della Best è stata motivata con l’acquisizione di un marchio importante, di un mercato importante e non ci risulta, per ora, che ci siano notizie, strategie o scelte di tipo delocalizzatore.
Per quanto riguarda invece il settore della carta, stiamo osservando le vicende di due importanti aziende quali la Fabercarta di Castelraimondo ma soprattutto la Beta Rotoli di Cerreto d’Esi. Per la Fabercarta si è arrivati al concordato, per la Beta Rotoli — riunione di tre giorni fa — ancora è stata rinviata ulteriormente per mancanza di maggioranza, ma le banche stanno guardando con attenzione e stanno contribuendo, per quello che sappiamo, al raggiungimento — ci sono 75 persone in cassa integrazione — speriamo entro venti giorni, del concordato. Anche queste sono situazioni di difficoltà che sembrerebbero avviate verso qualche soluzione, certamente con dei costi per il sociale, con dei costi per le persone.
Abbiamo invece indicatori di difficoltà per le piccolissime aziende. Abbiamo dati acquisiti anche in modo ufficiale: ci sono molti fallimenti di piccolissime aziende, anche di aziende individuali che appartengono sia all’indotto della meccanica, sia ad altri settori nel fabrianese e sembrerebbe che solo nell’ultima settimana si siano registrati almeno una decina di fallimenti, quindi c’è una difficoltà di queste piccolissime unità.
Come pure un altro indicatore di difficoltà è che alcune aziende sembrano aver cominciato a non pagare più i salari con regolare cadenza, quindi questo è un segnale di una difficoltà.
Questa condizione di preoccupazione, questi indicatori che ci fanno intravedere scenari che potrebbero preoccuparci, a cominciare naturalmente dalle aziende più grandi, ma non disdegnando di porre l’attenzione sulle piccolissime aziende, ci fa anche vedere come viene affrontata questa situazione. L’impressione — naturalmente non abbiamo statistiche precise — che si ricava dalla evoluzione dell’occupazione nel mercato del lavoro del fabrianese, è che gli imprenditori stiano cercando di riversare più attenzione sugli occupati a tempo indeterminato che hanno nelle aziende, “scaricando” invece le difficoltà sugli ultimi assunti. Sembrerebbe cioè che coloro che sono entrati per ultimi, coloro che hanno contratti a tempo determinato, coloro che hanno contratti interinali, i più giovani e gli immigrati siano coloro che stanno pagando di più le difficoltà del settore.
Quindi stiamo osservando che anche per gli immigrati che erano arrivati per lavorare e stavano lavorando in tutto il comparto fabrianese, si sta cominciando a segnare qualche momento di crisi. Così come si riduce l’occupazione, dove ci sono difficoltà, prima per i cosiddetti precari e poi — speriamo che non succeda — ci si rivolgerà alla base occupazionale.
Ci sono molti progetti in campo in questo momento nella zona di Fabriano, ci sono progetti che riguardano il comitato di distretto, ci sono progetti che riguardano Arstel 2004, ci sono progetti di espansione a livello internazionale. Quello recente con più successo è il progetto Ripest della “clonazione” del distretto, della espansione formidabile del gruppo Indesit Company in Russia, quindi vi sono anche segnali di vitalità e di riorganizzazione. Soprattutto c’è un segnale che abbiamo colto in alcuni incontri, di pensare con serietà alla necessaria riqualificazione ed adattabilità degli occupati. L’idea è che il settore stia andando incontro a sfide importanti a livello europeo, a livello internazionale e che la volontà dei maggiori imprenditori sia quella di riorganizzare, ripensare, riprofessionalizzare gli occupati, proprio per metterli in grado di far fronte alle sfide della tecnologia che interesseranno sempre di più questi settori che sì, sono chiamati settori maturi, ma che per la verità possono inglobare sempre maggiore know-how, sempre maggiore tecnologia e richiedono quindi una forza-lavoro sempre più attrezzata per questo.
Quindi ci sono progetti denominati a vario titolo che stanno vedendo la luce, sui quali stiamo anche ragionando con l’imprenditoria di Fabriano e che fanno vedere come ci sia una reattività notevole da parte di questa imprenditoria, per adattarsi allo scenario futuro. Quindi è vero che ci sono preoccupazioni, ma è vero anche che ci sono segnali di attenzione.
Per quanto riguarda la Regione, nella vostra interrogazione chiedete un tavolo specifico da mettere in campo sul fabrianese. Insieme all’assessore alle attività produttive stiamo monitorando tutte le situazioni di difficoltà della nostra regione, che fino adesso non ci hanno fatto porre sotto il riflettore il fabrianese e la meccanica, perché erano i settori a maggiore occupazione di punta e che sono fondamentali per le esportazioni, per l’economia regionale. Abbiamo comunque messo in campo dei gruppi di lavoro, che sono partecipati dalla Regione e anche dalle parti sociali. Sicuramente monitoreremo con grande attenzione la situazione fabrianese, così come stiamo monitorando con attenzione la situazione del calzaturiero, dell’agroalimentare, del mobile e degli altri settori che stanno affrontando difficoltà nella nostra economia regionale. Credo che quindi continueremo a fare quello che è possibile, soprattutto stiamo dirigendo verso questo settore, così come verso gli altri, risorse formative, di riqualificazione del personale, proprio per attrezzarlo di fronte alle difficoltà.
Sappiamo anche che le banche sono fortemente attivate per sostenere le situazioni di difficoltà.
Questa è la situazione che oggi vediamo. Continuiamo a monitorarla minuto per minuto, così come facciamo con il territorio regionale nel suo complesso.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Giaccaglia, che risponde per quanto di sua competenza.

Gianni GIACCAGLIA. Ho alcuni dati congiunturali specifici, relativi all’indagine congiunturale di Confindustria del secondo trimestre 2005.
Si conferma la fase di rallentamento in termini di produzione dell'industria manifatturiera marchigiana è in linea con il trend nazionale.
Restano fortemente differenziate le dinamiche relative ai settori produttivi. In particolare: risultati positivi sono stati registrati dall'alimentare; tornano positivi i risultati di minerali non metalliferi , legno e mobile e gomma e plastica; ancora debole il quadro complessivo della meccanica e settore moda.
Per quanto riguarda la domanda nazionale ed estera le previsioni degli operatori per i prossimi mesi sembrano orientate ad una sostanziale stazionarietà per il mercato estero, accompagnato da un calo per il mercato interno.
In particolare per la meccanica a giugno 2005 si è registrato un rallentamento con attività produttiva e commerciale in calo. Disaggregando il settore nei principali comparti emergono andamenti differenziati.
Il comparto dei prodotti in metallo ha registrato una dinamica produttiva e commerciale più favorevole a quella media del settore con una crescita di produzione e delle vendite.
Il comparto delle macchine ed apparecchi meccanici ha viceversa registrato un marcato rallentamento della produzione, difficoltà evidenti sul mercato interno, nonostante il contenimento dei prezzi di vendita.
Il comparto degli apparecchi elettrici ed elettronici dimostra una sostanziale stazionarietà.
La Regione Marche ha istituito un Comitato di concertazione per la politica industriale con cui attivare confronti costanti con le forze economiche e sociali, che viene attivato prima di assumere atti e decisioni volti a consolidare e promuovere il tessuto produttivo marchigiano.
La Regione per sostenere i territori ed i distretti produttivi ha reso operativi i Comitati di Indirizzo e Coordinamento Territoriale (COICO), all'interno dei quali sono presenti ed operano le organizzazioni sindacali, le Associazioni degli imprenditori e i soggetti istituzionali interessati.
Viste le difficoltà già registrate nel biennio precedente dal settore Moda, la Regione ha sperimentato positivamente la realizzazione di un Tavolo specifico per il settore in difficoltà espressione congiunta del COICO e della concertazione regionale, che ha consentito l'attivazione di politiche ed interventi sinergici per il consolidamento produttivo e per l'occupazione, con accordi stipulati a livello nazionale, investendo l'intera squadra del Governo regionale.
La Regione intende proseguire il percorso già individuato: con le politiche di promozione della qualità ed innovazione; il sostegno alla ricerca e lo sviluppo precompetitivo, con il potenziamento degli interventi, quali il recente raddoppio della dotazione dei fondi per la ricerca e lo sviluppo; lo studio di fattibilità di un Distretto Tecnologico nelle Marche; nuove forme di intervento per favorire l'aggregazione delle piccole e medie imprese; la progettazione di nuovi strumenti per la finanza innovativa, volti a sostenere la crescita del capitale di rischio delle imprese; forme di accompagnamento significativo alla internazionalizzazione delle imprese.
Nel coordinamento nazionale Attività Produttive, affidato alla Regione Marche, importanza strategica assumono gli accordi interregionali ed i rapporti Interministeriali per l'attivazione di politiche complementari e sinergiche fra i vari livelli Istituzionali.
Elementi di grande rilevanza sono rappresentati: dalla nuova programmazione dei Fondi strutturali per il periodo 2007/20013; la riforma comunitaria degli aiuti di Stato dove contemperare la concorrenza, intervenendo nel contempo per la riduzione dei fallimenti del mercato; la riforma degli Aiuti a finalità regionale che per il momento hanno registrato forti critiche al livello nazionale e regionale; i programmi nazionale e regionali per il rilancio della Strategia di Lisbona per lo sviluppo e l'occupazione.
Tutti questi ultimi punti li stiamo trattando come Regione Marche in seno al coordinamento nazionale per le attività produttive.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Ringrazio sia l’assessore Ascoli che l’assessore Giaccaglia, perché sono stati veramente esaurienti nella risposta, anche se l’assessore Ascoli diceva che non c’è crisi ma c’è una forte preoccupazione. Tra crisi e forte preoccupazione c’è differenza, ma la forte preoccupazione è un senso di crisi. Soprattutto si sente nella gente, negli operai, nelle persone che frequentano i mondo del lavoro. C’è questa incertezza che sempre più sta intaccando la coscienza delle persone, della gente. Sono d’accordo con quello che si diceva: c’è da investire molto sulla formazione e sulla riqualificazione, perché i dipendenti della nostra industria, sono preparati per certe tipologie, non per la tipologia molto più ampia dell’attuale mondo del lavoro, pertanto, come Regione, come Province con delega da parte delle Regioni sulla formazione professionale, bisogna essere attenti e attivi.
Il tavolo di concertazione con le forze economiche e sociali è indispensabile. Noi, come Regione, dobbiamo svolgere questo ruolo, far mettere tutti attorno a un tavolo per cercare di tenere sempre sotto controllo il mondo del lavoro e dobbiamo essere anche di stimolo verso gli altri a far sì che tutti facciano la loro parte, dalle Province ai Comuni, agli imprenditori, alle forze sociali, alle forze sindacali.
Per quanto riguarda le somme messe a disposizione per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo, sono cose importantissime, trainanti. Se riusciamo a fare più ricerca e più sviluppo, sicuramente ci sarà un’inversione di tendenza e quella forte preoccupazione potrà diventare una lieve preoccupazione che potrebbe anche, piano piano, andare a scomparire.



Interpellanza (Svolgimento): «Adesione della Regione Marche alla società Quadrilatero S.p.A.» Viventi ((7

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interpellanza n. 4 del consigliere Viventi, che ha la parola per illustrarla.

Luigi VIVENTI. Tutti i colleghi sanno che questo argomento, la “Quadrilatero”, quindi i lavori di ammodernamento e rafforzamento della nostra struttura viaria, mi sta particolarmente a cuore e lo seguo ormai da due-tre anni, perché lo ritengo fondamentale, per lo sviluppo della nostra regione, in un momento di difficoltà e soprattutto perché questi investimenti nelle strutture viarie ci consentirebbero di recuperare un ritardo antico, che ovviamente sarà responsabilità un po’ di tutti, perché capri espiatori unici non riesco mai a vederne.
Dico però che questa è una situazione in cui stiamo perdendo, probabilmente, del tempo prezioso, perché il Governo nazionale già da due-tre anni ha messo a disposizione fondi per il raddoppio della 76, la pedemontana, la 77, tutte le cose che voi sapete. Purtroppo ha incontrato una resistenza da parte della Regione Marche — anche della Provincia di Ancona, a dire il vero — per la costituzione e la partecipazione alla società “Quadrilatero”.
Io non sono fra quelli che sposano sempre in tutto e per tutto una causa e hanno una visione manichea della vita, per cui il bene è tutto da una parte, il male è tutto dall’altra. Non ci riesco e per questo sono un centrista convinto, forse fuori moda, ormai, dalle voci che sento, ma rimango fermo nelle mie convinzioni.
Dico però che questa situazione è deleteria, perché al di là delle possibili osservazioni, che in parte potrebbero anche essere giuste, dal punto di vista amministrativo, andando al sodo qui ci sono 4.000 miliardi di vecchie lire a disposizione per questa Regione da utilizzare e io credo che la Regione Marche, guidata da un Governo di centro-sinistra, dovrebbe trovare subito l’intesa con il Governo nazionale di centro-destra — e questo poco conta, secondo me — per fare gli interessi dei propri cittadini. Non possiamo permetterci momenti di difficoltà grandi come questi, questo lusso di dire “ritardo, perché è del Governo di centro-destra”. Ai cittadini, tra l’altro, queste cose non interessano minimamente, siamo fuori dalla realtà, se pensiamo questo. Cerchiamo di essere concreti. Non riesco a capire perché la Regione Marche ancora mantiene pendente questo ricorso al Tar contro la “Quadrilatero” e non aderisce alla stessa.
Ci sono dei problemi, dei chiarimenti che devono essere fatti con la presidenza della “Quadrilatero”, con i rappresentanti del Governo? Ormai sono quasi anni che stiamo parlando di queste cose. Si raggiunga un accordo e si lavori insieme, poi il merito sarà un po’ di tutti. C’è una partecipazione troppo importante, è impensabile che il Governo, che comunque è andato avanti — perché nel frattempo le procedure sono andate avanti per i bandi, e ora per gli appalti — torni indietro e credo sia disdicevole che una Regione non partecipi ad una società che viene a realizzare sul suo territorio investimenti di così grande rilevanza, è fuori luogo. L’avrei detto anche a parti invertite. Il ragionamento è questo e credetemi, gli operatori economici e i cittadini si aspettano questo gesto di responsabilità.
Dopo questi anni di contrasti — Corte costituzionale, Tar del Lazio ecc. — ho sentito nelle dichiarazioni programmatiche fatte in aula dal Presidente Spacca nel mese di maggio, un’apertura nuova verso questa direzione. Con la mia consueta onestà intellettuale ho detto “Meglio tardi che mai, quindi troviamo un accordo e facciamo le cose per bene”. Da allora sono passati 4-5 mesi e non si è visto nulla. Per questo ho presentato l’interpellanza: per conoscere come stanno le cose attualmente e per spingere la Regione a un accordo con il Governo e con la “Quadrilatero” per il bene dei marchigiani, non del centro-destra o del centro-sinistra, sgombriamo il terreno da questi discorsi, facciamo le cose che servono. Io sono abituato a ragionare così, la penso così.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Pistelli.

Loredana PISTELLI. La Regione ha da tempo formalmente manifestato il proprio intendimento di entrare a far parte della compagine sociale della “Quadrilatero” e ciò unitamente alla Regione Umbria. E’ stata fatta una lettera il 4 marzo 2005, sottoscritta sia dal Presidente della Regione marche che dal Presidente della Regione Umbria. E’ stato richiesto alla società di acquisire conoscenze della documentazione riguardante i bilanci e le determinazioni adottate dalla società, nonché la convocazione di un incontro per dare inizio alle trattative.
Questa richiesta è stata confermata dal Presidente Spacca con la lettera del 3 agosto del 2005 per individuare in tempi brevi le modalità, le condizioni e i termini per la soluzione delle questioni relative all’ingresso nell’ente, oltre che del protocollo d’intesa per l’attuazione del programma di interventi infrastrutturali previsti dalla delibera Cipe del 2004.
La richiesta dell’Amministrazione è giustificata dal fatto che, dovendo aderire a una società da tempo operante, è necessario acquisire conoscenza e valutare la situazione in cui sta la società. Si tratta dell’applicazione del comune canone di diligenza da osservarsi in caso di assunzione di obbligazioni societarie alla stregua delle norme del diritto civile e ciò a maggior ragione nel caso di specie, attesa l’importanza dell’opera pubblica da realizzare e la notevole entità delle risorse finanziarie che si prevedono coinvolte.
Si sottolinea che la Regione Marche ha già affidato all’Anas ed alla società “Quadrilatero”, con apposita convenzione, l’esecuzione di una parte del complessivo intervento infrastrutturale (la strada pedemontana), conferendo il progetto esecutivo dell’opera redatto per conto dell’ente e devolvendo il relativo finanziamento di cui è titolare.
E’ di tutta evidenza come l’ingresso della Regione nella società deve avvenire sulla base di precise condizioni che tutelino il rilevante interesse pubblico di cui l’ente è portatore nella vicenda.
Il presidente della società “Quadrilatero” ha dichiarato la disponibilità ad addivenire all’incontro richiesto dalla Regione. Nel corrente mese di settembre avranno inizio, in sede tecnica, le trattative fra le parti.
Il ricorso pendente avanti al Tar del Lazio non rappresenta allo stato un elemento ostativo alla positiva conclusione delle trattative.
In assenza di un’apposita domanda di fissazione dell’udienza in discussione da parte della Regione, il gravame resta in stato di pendenza.
Come di norma avviene nei casi come quello in esame, la definizione della questione comporterà la rinuncia della Regione al ricorso: una rinuncia preventiva produrrebbe soltanto un indebolimento della posizione dell’ente che si priverebbe di uno strumento di tutela delle proprie ragioni, senza la contestuale acquisizione del risultato che sta perseguendo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. La cautela formale espressami dall’assessore a nome della Giunta per l’adesione della Regione alla “Quadrilatero” è sicuramente comprensibile, perché giustamente, per aderire a una società, uno deve sapere dove va a parare e deve conoscere i dati di bilancio e tutto quanto. Certo è, gentile assessore, che queste cose, obiettivamente, si sarebbero dovute fare almeno un anno fa, per la valutazione giusta che si fa oggi, per poi aderire. Però, ripeto, meglio tardi che mai. Se la risposta che lei mi ha dato a nome della Giunta, quindi in rappresentanza della maggioranza che sostiene la Giunta, è nel senso di quello che io ho intuito, di addivenire a un accordo superate queste diatribe, accolgo favorevolmente questa disponibilità e questa volontà espressa da parte dell’Amministrazione. Che sia fatta in tempi brevissimi, perché di tempo ne abbiamo perso tanto e purtroppo siamo in una situazione in cui non ci possiamo permettere di perderne dell’altro.



Proposta di legge (Rinvio in Commissione): «Modifiche alla legge regionale 3 aprile 2002, n. 3: Norme per l’attività agrituristica per il turismo rurale» Giunta (37)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 37, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il consigliere Rocchi.

Lidio ROCCHI. Presidente, chiedo il rinvio in Commissione di questa proposta di legge, perché c’è stato un equivoco con le associazioni degli agricoltori.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio in Commissione.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Art. 138 del D. Lgs. 112/98 — Linee guida per la programmazione della rete scolastica nella regione Marche per l’anno scolastico 2006/2007» Giunta (6)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 6, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Con questo atto il Consiglio regionale fissa le linee di indirizzo per la programmazione della rete scolastica della nostra regione. E’ un atto importante, che deriva dalle competenze che oggi le Regioni hanno in materia scolastica e quindi un atto che ha un suo rilievo. Viene ogni anno in Consiglio, perché noi abbiamo deciso, su questi temi, una programmazione annuale e questo l’abbiamo fatto in attesa che si completasse il percorso di riforma della legge 53, “legge Moratti”, percorso di riforma che oggi è stato bloccato, per quanto riguarda il decreto attuativo della legge per l’istruzione secondaria superiore, perché le Regioni italiane, il mondo delle associazioni imprenditoriali e sindacali hanno ritenuto assolutamente non positiva la proposta che il ministro Moratti ha presentato. Per cui il percorso nazionale è ancora complicato, non si è concluso e io credo che noi facciamo bene a tenere questo atto nella sua dimensione attuale.
Per i nuovi consiglieri, quindi per coloro che per la prima volta si misurano con questo atto, vorrei ricordare che cosa significa programmazione della rete scolastica. Significa che la Regione, in collaborazione con il mondo della scuola e con la rete istituzionale, il sistema istituzionale Comuni e Province, decide di fatto quali scuole avere, in quali sedi e come organizzare le stesse, quindi è un atto di straordinaria importanza.
Noi, con questo atto diamo dei tempi, diciamo alle Province che entro il 30 ottobre debbono presentare le richieste del territorio e farle pervenire poi alla Regione Marche entro il 30 novembre e dopo quel tempo noi approveremo la programmazione vera e propria. Queste sono soltanto linee di indirizzo.
Quali linee di indirizzo noi diamo ai Comuni e alle Province, in particolare per quanto riguarda la scuola di base, la scuola primaria e la scuola secondaria superiore?
Per quanto riguarda la scuola secondaria superiore noi riteniamo, in coerenza con quanto affermavo prima, cioè con questo percorso nazionale interrotto, di non aprire nuovi indirizzi, salvo specifiche esigenze del territorio, nell’attesa di sapere con più compiutezza quali sono le nostre competenze su questa materia. Per quanto riguarda invece la scuola di base, noi diciamo ai Comuni che possono presentare proposte di modifica, purché queste riguardino la verticalizzazione degli istituti e per particolari esigenze.
Alle Province stesse diciamo che se in questo anno sono intervenute modifiche che riguardano in particolare l’edilizia scolastica, nuove scuole, una nuova articolazione da questo punto di vista, la Regione le prenderà in considerazione.
C’è una novità in questo atto, una deroga specifica che riguarda una situazione del Comune di Chiaravalle, che noi abbiamo ritenuto di prendere in seria considerazione, quindi l’atto arriva con queste linee di indirizzo ma con una specifica modifica che riguarda la possibilità, nella città di Chiaravalle, di istituire due sezioni di scuola elementare ad indirizzo montessoriano e una ulteriore sezione di scuola dell’infanzia a indirizzo montessoriano, che però non sono gestite dall’istituto comprensivo Chiaravalle-Camerata, ma dall’istituto comprensivo di Ancona centro/sud-est. Che cosa c’è dietro questa esigenza? La città di Chiaravalle è la città natale di Maria Montessori, in quella città esistono scuole che hanno fatto proprio l’indirizzo di studi montessoriano, ma che fino ad ora vedevano possibile questo indirizzo solo per quanto riguarda le scuole dell’infanzia. I genitori hanno ritenuto, invece, di poter praticare l’indirizzo montessoriano per i propri figli, anche per quelli che frequentavano la scuola elementare. Ci sono stati alcuni problemi sul territorio che hanno trovato una soluzione nella formula che noi oggi presentiamo nell’atto, cioè l’istituto comprensivo di Ancona centro/sud-est, istituisce una sezione staccata nella città di Chiaravalle per consentire alle famiglie che hanno espresso questo desiderio di far proseguire nell’indirizzo montessoriano la scuola dei propri figli che dopo la scuola dell’infanzia iniziavano il percorso delle elementari e noi abbiamo ritenuto, insieme al Comune di Chiaravalle, alla stessa Provincia e al direttore scolastico regionale, di aprire a questo percorso.
Credo che questo atto sia molto gradito anche al centro-destra che della libertà di scelta delle famiglie ha fatto e sta facendo, anche nazionalmente, un cavallo di battaglia. Anche noi del centro-sinistra riteniamo, in particolare per quanto riguarda la scuola di base, la scuola dell’obbligo, che il parere delle famiglie sia un parere autorevole e anche la norma e la legge lo consentono, per cui questo atto introduce questa modifica ed è bene che noi lo facciamo oggi, perché la scuola è iniziata e questi bambini hanno bisogno di proseguire nell’indirizzo di studi indicato.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Solo per esprimere alcune preoccupazioni che sono semplicissime, legate sostanzialmente ad una competenza che viene riconosciuta agli enti locali. Nella prima fase di applicazione delle responsabilità nel campo della organizzazione scolastica, responsabilità che sono rimesse al Consiglio regionale e che il Consiglio regionale ha esercitato male — se vi ricordate, non con l’attuale assessore, ma noi discutemmo il plano di dimensionamento scolastico in largo ritardo rispetto ai tempi previsti — oltre alla responsabilità del Consiglio era stata prevista una specifica competenza delle Commissioni provinciali scolastiche, cioè di Commissioni strutturate a livello provinciale, dove tutti i Comuni, in qualche modo partecipavano alla elaborazione delle scelte. Oggi le linee guida per la rete scolastica che siamo chiamati ad approvare ogni anno, definiscono invece un quadro di riferimento diverso, a mio parere, cioè bypassano la responsabilità collegiale dei Comuni, assegnando alle Province la responsabilità piena in questo campo. Per esempio, io sono molto perplesso in ordine a questa scelta di campo che viene fatta. Vengono individuate in maniera non specifica conferenze locali di cui non si conosce la composizione, quindi è un riferimento improprio per un organismo che non esiste. Questo ravviva le perplessità che io ho riproposto in sede di Commissione consiliare e questo nello specifico discorso regionale. Potremmo parlare lungamente della “riforma Moratti”, ma io non voglio andare dietro il consigliere Mollaroli che non tralascia occasione per polemizzare con il ministro. Caro consigliere Mollaroli, lei deve prendere atto che questo risultato, il fatto che lei discuta di queste cose lo deve al ministro Moratti e al Governo Berlusconi. Lei si metta il cuore in pace, questa grande sinistra...

Adriana MOLLAROLI. No, no, questo è il “decreto Bassanini”... Sta facendo un grave errore.

Roberto GIANNOTTI. Lasci stare... L’applicazione concreta di questa scelta è stata gestita da questo Governo e lei lo sa meglio di me. Bassanini ha fatto ben altri guai, su cui occorrerà rimediare.
C’è invece, nello specifico, l’emendamento presentato dai consiglieri della Casa delle libertà, che coinvolge u problema vero, e mi rivolgo in questo senso al capogruppo Ds. Lei sa che gli ambiti ottimali a livello scolastico sono stati disegnati sui centri per l’impiego. Nella provincia di Pesaro i centri per l’impiego sono tre: quello di Pesaro, quello di Fano e quello di Urbino. Il centro per l’impiego di Pesaro comprende una vallata che sta a 80 chilometri dal capoluogo, la vallata del Marecchia, che non ha nulla a che fare con la situazione territoriale di Pesaro. Quindi voler imporre come ambito ottimale scolastico per la valle del Marecchia l’ambito territoriale di Pesaro, è un errore. Siccome tutti conoscono i fermenti secessionisti che ci sono in quella vallata, al punto che comuni cittadini chiedono di essere dispensati dall’appartenere a questa regione, perché c’è questa lontananza, non commettete l’ennesimo errore, prevediamo un ambito autonomo nella valle del Marecchia. Non muore nessuno e faremmo un atto di correttezza sul piano politico e istituzionale.
Questo è il senso dell’emendamento presentato dalla Casa delle libertà a firma Massi, Romagnoli e Giannotti. Credo che, almeno attraverso il recepimento di questo emendamento, l’atto potrebbe essere un pochino migliorato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mammoli.

Katia MAMMOLI. L’impegno della Regione, del dirigente scolastico, dell’assessore e anche del Comune di Chiaravalle, il quale si è messo in campo per mettere a disposizioni sedi che potessero risolvere il problema che in questo atto poniamo, ha fatto sì che comunque si sia trovata una soluzione rispetto a una situazione che stava assumendo toni assolutamente eccessivi, a mio avviso.
Quello che abbiamo trovato oggi e che sicuramente dà una risposta per quest’anno scolastico, non può essere definita altro che una situazione-tampone, in considerazione del fatto che il problema che è stato riproposto quest’anno rispetto alle scuole di indirizzo montessoriano e che con quest’atto, con questa delega ha trovato soluzione, è un problema che dilania — anche se il termine può sembrare un po’ eccessivo, ma forse eccessivo non è — la città di Chiaravalle nel settore scolastico, ormai da una serie infinita di anni, ponendo da un lato un problema alla città, perché anche le forze politiche, lo stesso Consiglio comunale, il quale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno per trovare una soluzione rispetto a questo problema, ha visto suddivise le posizioni riguardanti il problema di cui stiamo parlando. Ma secondo me, quello che è ancora più grave, è che si è creato un problema tale di contrapposizione tra genitori ed insegnati e, ancora peggio, tra genitori, insegnanti ed alunni, tale che in una situazione del genere l’unico soggetto che esce assolutamente sconfitto è la scuola stessa, intendendo la scuola come livello educativo. Nel momento in cui genitori, insegnanti, bambini che poi vengono messi in mezzo, si trovano in situazioni così traumatiche, sicuramente il compito principale della scuola qualunque sia il suo indirizzo, viene meno.
I toni sono stati e rimangono ad un livello tale per cui, addirittura, i bambini stessi si trovano a guardarsi con occhio un pochino critico l’uno con l’altro, a seconda dell’indirizzo che i genitori scelgono per loro.
D’altro canto la posizione degli insegnanti, che vedono attraverso questa scelta, una difficoltà rispetto alla sede del loro lavoro, anche se non condivisibile può essere comprensibile.
Perché questo intervento, visto che quest’anno la soluzione è stata trovata? Perché io ritengo che immediatamente dobbiamo mettere mano al programma, all’ambito territoriale, cercando una soluzione, perché il fatto che per quest’anno abbiamo trovato una soluzione non significa che l’anno prossimo il problema non si riproporrà, perché si riproporrà tal qual e, con toni che di anno in anno hanno una éscalation che secondo me è inaccettabile proprio dal punto di vista educativo. Quindi poniamo mano a questo programma, a questo problema, verifichiamo, prima che per l’anno prossimo si ricrei la situazione che quest’anno si è creata, in maniera che con certezza si sappia qual è la decisione che la Regione intende prendere su un problema come questo, ed allora ognuno dovrà adattarsi rispetto alla decisione presa. Gli insegnanti, se si deciderà — questo è quello che io auspico — di poter tranquillamente far frequentare agli alunni di quella città le scuole di indirizzo montessoriano, sapendo che non hanno un’altra possibilità di scelta, potranno frequentare il corso e quindi rimanere nelle proprie sedi. Se poi dovessero decidere diversamente, con congruo anticipo sapranno comunque che al loro sede di lavoro, non il loro posto di lavoro, è a rischio. E’ chiaro però che non può succedere che l’anno prossimo ci si ritrovi in quella città con questa stessa situazione e anche se — rinnovo il mio plauso alla Regione in particolare e al Comune — si è trovata una soluzione, penso che la soluzione vada trovata un pochino anticipatamente rispetto alle situazioni che si stanno creando.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Svolgerò brevissime considerazioni di carattere generale, perché solo in apparenza questo atto che discutiamo è di tipo tecnico, in realtà questo va a incidere nel concreto e nel profondo nella modificazione, non per colpa della nostra Regione o delle Regioni, dell’art. 34 della Costituzione, che afferma tuttora che l’istruzione è obbligatoria e gratuita fino a 18 anni di età e subito fino a 16 anni. Sessant’anni fa una formulazione così avanzata era del tutto innovativa, rivoluzionaria, oggi costituisce ancora uno dei capisaldi della nostra impostazione culturale, sociale e politica, un’impostazione che ha una prospettiva nella realtà concreta del nostro paese, che è, sul versante opposto, osteggiata dal centro-destra. Anzi, ha un obiettivo alternativo e contrapposto a quello del Governo e del ministro Moratti. In questi giorni milioni di famiglie affrontano costi enormi per gli studi dei loro figli. Di media 100 euro pro-capite per i libri di testo e per i materiali didattici, quindi occorre con forza porre l’accento sulla gratuità del sistema scolastico, che costituisce e deve costituire ancora, uno dei presupposti essenziali per la realizzazione concreta dell’obbligo di istruzione.
In ciò c’è anche, secondo noi, un principio di equità sociale, più valido che mai, se si considera che proprio in questa fase economica e sociale del nostro paese, più del 20% delle famiglie — 1,5 milioni di studenti su 7 milioni complessivi — ha un reddito annuo inferiore a 14 milioni di euro. A queste famiglie in primo luogo, occorre dare un sostegno per la gratuità dei libri di testo. Occorre che ci sia un contributo pubblico e statale affinché si superi in maniera sostanziale la differenza, che oggi viene stabilita in 170 euro a testa, per coprire la differenza fra il costo e la gratuità. Tu Giannotti puoi ridere, ma io vado sul concreto.
Nel 1999 il Governo di centro-sinistra stanziò 200 miliardi di lire per venire incontro alle esigenze e per dare piena attuazione all’articolo 34 della Costituzione. Con il Governo di centro-destra siamo tornati all’anno zero: non solo si lascia la scuola pubblica, intesa anche come edilizia scolastica, come sedi e come aule, a se stessa, ma si finanzia la scuola privata: 100 milioni di euro per i cosiddetti “buoni scolastici”.

Roberto GIANNOTTI. Ti stai confondendo con la Russia.

Cesare PROCACCINI. Non credo, sono i vostri dati, del Ministero.

Ottavio BRINI. Hai ragione, Procaccini, perché Putin è amico di Berlusconi...

Cesare PROCACCINI. Non possiamo banalizzare una discussione seria.
La scuola privata dal Governo ha 100 milioni di euro in più per i cosiddetti “buoni scuola”. Le Regioni, che purtroppo hanno competenza in base al DPR 233 del 1998, più noto come “decreto Bassanini”, hanno competenza in materia di organizzazione scolastica e l’atto che oggi andiamo ad approvare, assume, non per colpa nostra, una concezione di tipo aziendalistico. Infatti il decreto 233 attribuisce agli enti locali competenti la soppressione, l’istituzione o il trasferimento di plessi che avranno e hanno tuttora autonomia giuridica e organizzativa. Ma nella realtà concreta, come si realizzerà l’autonomia scolastica? Vorrà dire che senza un intervento pubblico significativo per dare non eguali opportunità alla scuola ma eguali diritti, succederà che nelle zone ricche del paese e anche delle regioni, avremo scuole di serie A e nelle zone più residuali, dove il dinamismo economico è minore, avremo scuole di serie B.
La Regione Marche, da questo punto di vista, dovrebbe fare, a mio modo di vedere, uno sforzo maggiore rispetto al passato, con una dotazione più significativa del fondo regionale per l’istruzione e non so se attraverso una legge, come hanno già fatto altre Regioni come l’Emilia Romagna, oppure se più propriamente, a nostro avviso, con un vero e proprio piano per l’istruzione pubblica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Capponi.

Franco CAPPONI. Solo un intervento di risposta a Procaccini su delle affermazioni del tutto infondate e gratuite fatte in merito a una grande riforma di questo Governo sull’istruzione primaria, secondaria e dell’università. E’ uno dei fiori all’occhiello di questo Governo, è l’unica riforma che ci consente...

Adriana MOLLAROLI. E’ il Governo che ha ritirato la proposta...

Franco CAPPONI. Scusate, voi la pensate diversamente, ma non è un problema, spero che si possano dire cose diverse dalle vostre.
E’ l’unica riforma, dicevo, che ci porta in Europa, che avvicina la scuola al mondo del lavoro, che qualifica la scuola e impegna anche il corpo docente in uno sforzo di avvicinamento e di strutturazione dei percorsi formativi che ci pone in linea con quelli europei.
Ritengo solamente di dover precisare, in merito all’aumento dei costi che vanno a carico delle famiglie, un’altra cosa: questo Governo è l’unico che ha aumentato gli assegni familiari, proprio per agevolare, per sostenere le famiglie nell’istruzione dei figli. Ritengo anche che questo sia stato l’unico Governo che ha detassato i redditi fino a 15.000 euro. Dico questo non per una avversione nei tuoi confronti, Procaccini, ma per onore della verità. Anche perché ritengo che voi avete avuto occasione — governi Prodi e D’Alema — di fare riforme di questo tipo e addirittura anche di fare una riforma della scuola indispensabile. Non siete stati in grado di farla, non penso che oggi possiate accusare gli altri di avere tentato di fare una grande riforma. Certamente ci sono delle cose non ancora in linea, non ancora a posto, occorre maggiore concertazione. Siamo consapevoli di questo grande problema, ma riteniamo di essere sulla strada giusta e non riteniamo, tra l’altro, di saper fare tutto noi. Abbiamo chiesto collaborazione ai sindacati, che hanno collaborato, in larghissima parte, alla predisposizione di una riforma.
Certamente le strumentalizzazioni politiche a cui i sindacati sono molto avvezzi in questo paese, hanno fatto allontanare le cose migliori che si potevano ottenere.
Questa è una mia risposta che ritengo sia anche vera. Procaccini dice che questa è una Regione che spende pochissimo per l’istruzione, mentre non è così in altre Regioni italiane, magari quelle governate proprio dal centro-destra.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Ascoli.

Ugo ASCOLI. Vorrei fare alcune precisazioni ed entrare nel merito di alcune questioni che sono state toccate, innanzitutto per fare chiarezza solo con i fatti.
Il tentativo del Governo di emanare un decreto delegato il 17 ottobre prossimo venturo solo sulla base di quanto licenziato dal Consiglio dei ministri nel maggio di quest’anno, si è rivelato del tutto infruttuoso e del tutto incapace di raggiungere l’obiettivo. Lo posso dire dopo avere attivato insieme ad altri assessori regionali tavoli tecnici d’incontro con i funzionari del Ministero. Le Regioni hanno chiesto a luglio al ministro Moratti di incontrarsi, perché ritenevamo che la proposta della riforma del secondo ciclo fosse irricevibile dal punto di vista tecnico, fosse eccepibile da un punto di vista di invasioni di compiti e di incostituzionalità e non tenesse in conto quanto invece la stessa legge 53 prevedeva, cioè che la riforma andava fatta d’intesa con le Regioni. Il ministro ha ricevuto le Regioni a fine luglio, ha ravvisato la necessità di aprire dei tavoli tecnici, avendo però già perso molto tempo e quando a settembre ci siamo rivisti a Roma e si è lavorato per 3-4 giorni con i tavoli tecnici, il ministro Moratti e il ministro La Loggia, negli incontri che hanno avuto con noi assessori, hanno capito che la loro proposta, se non fosse stata supportata da una serie di emendamenti e di rinvii, ancora, a tavoli di intesa, avrebbe acquisito un non parere da parte della Conferenza dei presidenti, che avrebbe quindi dato luogo a un conflitto istituzionale formidabile, con possibilità di rimanere bloccata al palo delle buone intenzioni, nelle eccezioni di incostituzionalità.
Solo a queste condizioni i ministro Moratti e il ministro La Loggia hanno accolto le richieste delle Regioni di stoppare l’entrata in funzione di una eventuale riforma, di impedire qualsiasi sperimentazione e di rinviare ad intese successive da raccogliere con le Regioni, per modificare radicalmente il decreto delegato. Questi tavoli si stanno riaprendo proprio in questi giorni e il ministro ha concluso l’incontro con la Conferenza dei presidenti, dicendo che comunque la riforma entrerà in vigore a partire dal 2007-2008 e che il ministro non adirà e non promuoverà nessuna sperimentazione. Sono parole testuali del ministro Moratti con cui si è concluso l’incontro alla Conferenza Stato-Regioni e la Conferenza ha dato un parere negativo per la stragrande maggioranza, con l’eccezione delle Regioni Lombardia, Veneto, Sicilia e Molise, all’impianto complessivo della “riforma Moratti”, ha valutato positivamente il fatto che i primi risultati dei tavoli tecnici delle Regioni ci fosse la disponibilità ad accoglierli da parte del Ministero e ha comunque stretto questo agreement con il Ministero, che si andrà ancora a lavorare, che il decreto delegato raccoglie emendamenti in intesa con le Regioni e che la riforma non prenderà avvio prima del 2007-2008. E’ chiaro che questo risultato è stato accolto con soddisfazione da tutti coloro che erano molto negativi nei confronti dell’impianto di riforma ed è chiaro che non è stato accolto con soddisfazione da chi invece voleva assolutamente portare avanti la riforma così com’era. Potrei citare le parole del sottosegretario Aprea nei recenti, propagandistici incontri di San Benedetto e di Civitanova. In realtà il Ministero si è accorto, con tutti i funzionari presenti, sia del Ministero La Loggia che del Ministero dell’istruzione, che quel testo non era praticabile.
Questo è stato il significato degli incontri ed è la pura e assoluta oggettività.
Detto questo, siamo contenti perché avremo tempo per lavorare ancora sulla riforma che serve al paese, del secondo ciclo, e passo a ragionare sull’atto che qui stiamo discutendo.
Credo che occorra pensare a tre elementi. Innanzitutto il fatto che con questo atto la Regione riprende la sua centralità nella previsione, nella competenza degli ambiti della rete scolastica e forse è sfuggito al consigliere Giannotti, ma vorrei fargli presente che con questo atto la Regione non attribuisce esclusivamente alle Province la competenza di approvare questi piani, ma dà anche alle Province questa competenza, riservandosela in prima persona e attribuendo molta importanza ai comitati locali. Questi comitati locali sono dei comitati che radunano all’interno dei bacini e dei centri per l’impiego non solo il mondo delle istituzioni ma anche il mondo della scuola, sono in via di diffusione ed evidentemente non lasciano un vuoto qualora questi non siano ancora stati istituiti, perché al posto dei comitati locali lavora la Conferenza dei sindaci, quindi salvaguardata la oggettiva importanza dei Comuni come centri decisionali. Quindi non c’è alcuna vacatio legis, non c’è alcun vuoto e c’è la massima garanzia della partecipazione di tutti i soggetti — Comuni, Province, Regione e forze sociali — alla regolazione di questo importante fatto qual è la rete scolastica.
Per quanto riguarda il Comune di Chiaravalle il consigliere Mammoli ha sicuramente dato molto bene un’idea dell’atmosfera. Noi ci siamo adoperati per cercare di sdrammatizzare il più possibile e per arrivare a una soluzione che tenesse conto i diritti di tutti, degli insegnanti che sono liberi di scegliere la metodologia didattica, dei genitori che sono liberi di scegliere il metodo con il quale i ragazzi possano cimentarsi nella didattica, cercando di trovare una soluzione che fosse compatibile. Non è stato facile, c’è un clima a Chiaravalle, su questo, che speriamo di riuscire ulteriormente a svelenire e ci daremo da fare. Come Regione e personalmente andremo a Chiaravalle, incontreremo tutti gli attori. Siamo però anche convinti che la sdrammatizzazione di quello che è stato montato a Chiaravalle richiederà anni e che quindi solo il buon senso, più che la politica, ci potrà far risolvere i problemi.
Noi siamo convinti che questa soluzione cui abbiamo lavorato insieme con il Comune di Chiaravalle, con l’ufficio scolastico regionale, con la preside dell’istituto di Ancona ecc., sia una soluzione provvisoria, però riteniamo anche che si siano poste le premesse per poter arrivare a una soluzione definitiva, spero entro un anno o due, quanto meno sul piano formale, poi questo, piano piano, credo che potrà anche portare ad una cultura della convivenza maggiore.
Però le modifiche sul piano della costruzione delle reti scolastiche sono importanti, è possibile anche pensare che ci siano situazioni da rivedere. Il consigliere Giannotti parlava della situazione della Valmarecchia, ma vi sono anche altre situazioni che saranno oggetto di discussione. Credo che al momento dobbiamo rimanere fermi alle linee guida che abbiamo impostato, sapendo che ci sono le procedure, le possibilità e le giuste opportunità perché si possa anche rivedere, in futuro, questa distrettualizzazione, questa divisione in ambiti. Non sta scritto da nessuna parte che rimanga codificata e scolpita nella roccia sulla base dei centri per l’impiego: raccoglieremo ulteriori indicazioni, fra cui anche quelle del consigliere Giannotti, verranno poi cercati sui territori gli accordi e le intese per proporre modifiche e questo lo si farà nel pieno rispetto dei diritti di tutti, quando naturalmente la proposta è giustificata dall’efficacia del risultato, cioè la proposta non deve essere solamente per proporre delle modifiche sulla base di concezioni astratte, ma sulla base del fatto che così si fa meglio scuola, così la qualità del lavoro è migliore. Questo è il solo obiettivo che noi ricerchiamo con atti come questo.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
C’è un emendamento proposto dal consigliere Giannotti, che ha la parola.

Roberto GIANNOTTI. Non raccolgo le provocazioni, perché sono abituato all’”antidestrismo” del consigliere Procaccini. Ormai è rimasto ancora legato alla idilliaca cubana. Vorrà dire che mi farò carico di fare la colletta per farla andare nel paradiso terrestre rappresentato da Cuba. Se continua tutte le volte a non riconoscere i guasti prodotti in questo mondo dal comunismo, comunque dai paesi dove il comunismo ha imperato e impera... Solo lei continua ancora ad apprezzare quei sistemi, senza riconoscere che questo è un grande paese democratico, costruito soprattutto dai partiti democratici che hanno gestito la fase successiva alla lotta di liberazione, grazie anche al consenso della sinistra democratica, ma soprattutto per merito di chi ha avuto responsabilità di governo in quegli anni.

Adriana MOLLAROLI. Come dobbiamo leggere questa affermazione?

Roberto GIANNOTTI. Non riconosce il ruolo svolto dalla Democrazia cristiana nel ricostruire questo paese, nel farlo sviluppare, nel farlo diventare un grande paese democratico? Possiamo anche discutere, se vuole...

Adriana MOLLAROLI. Stai abbandonando Forza Italia?

Roberto GIANNOTTI. Lo so che lei è in difficoltà a riconoscere questa cosa, però cerchiamo di essere seri. L’intervento dell’assessore risente della retorica antiberlusconiana, anche oggi. Assessore, lei è uno di quelli che in passato si è contraddistinto in questa posizione di pregiudiziale ideologica nei confronti del Governo Berlusconi.
Lo ha fatto quando aveva la delega al lavoro mettendo in piedi una legge che cercava in qualche modo di disconoscere il valore della “legge Biagi”, lo ha fatto oggi nell’approvare un atto marginale rispetto al contesto complessivo mettendo in discussione la “legge Moratti”.

Ugo ASCOLI. Ho citato fatti. Ho portato le parole del ministro Moratti.

Roberto GIANNOTTI. Lasci stare i fatti... Credo che comunque i fatti hanno dimostrato che lei sta sbagliando valutazione, e mi fa specie che le sue critiche risuonino all’unisono con quelle di Procaccini. Procaccini ha costruito tutto il suo intervento contestando la parità scolastica, un valore al quale lei dovrebbe essere affezionato quanto me.

Ugo ASCOLI. Io non ho citato la parità scolastica.

Roberto GIANNOTTI. Il punto centrale della critica alla “riforma Moratti” è quello, quindi lei doveva alzarsi in piedi e da bravo militante della Margherita dire “sulla parità scolastica credo che in effetti questa riforma vada nel verso giusto”. A meno che la pensi diversamente.

Stefania BENATTI. Comunque, interprete della posizione della Margherita non sei tu.

Roberto GIANNOTTI. Però vorrei che tu dicessi in questo Consiglio che la Margherita è contraria alla parità scolastica. Anche perché, dopo gli errori fatti da Prodi, ultimo quello dell’altro giorno sulle coppie di fatto, se volete prendere altri due “mustaccioni” dai vescovi italiani sulla parità, avanti. Probabilmente Prodi, la Magistrelli e la Benatti riusciranno anche a perdere le elezioni politiche che dicono di voler vincere. Andate avanti così...
Voglio solamente dire all’assessore Ascoli che questo non è un atto di oggi, è un atto che si ripete da anni. Capisco, assessore, che lei ha assunto la delega da poco tempo, però: non conoscerne il testo... Il provvedimento affida alle Province il compito di approvare i piani provinciali. Lei può dirmi quello che vuole, ma se la Provincia approva il piano, è evidente che la Provincia ha un ruolo decisivo nella formulazione delle scelte. Quale Comune di questo paese, specialmente i Comuni democratici, o comunque moderati, andrà ad approvare un atto che poi dovrà essere approvato dalla Provincia?
Quindi riconosco un ruolo alla Provincia improprio. Non mi piace assolutamente il tentativo di sfuggire dalle sue responsabilità sulla Valmarecchia. Lei ha sostanzialmente detto “quello della Valmarecchia non è l’unica distonia del provvedimento, vedremo le altre distonie”. No. Le anticipo, Presidente, che su questo atto — lo ripeto al capogruppo Ds — chiederò il voto per appello nominale, quindi, come dice il mio collega Brini, garantitevi di avere i numeri per approvarlo e soprattutto assumete la responsabilità politica di dire no ad una richiesta legittima: quella di creare un ambito ottimale per la Valmarecchia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Intervengo sull’emendamento presentato dal consigliere Giannotti che è stato oggetto anche di discussione in Commissione.
Ritengo fondate alcune motivazioni che possono far riconoscere, come diceva l’assessore — la delibera 105 è un atto di questa Regione, non è Vangelo — a quel territorio una specificità. Vorremmo farlo però, in un piano dove, con più convinzione ed elementi, proponiamo non solo ambiti territoriali, ma, dentro gli ambiti, anche quali corsi di formazione fare, cioè quale offerta formativa per quel territorio.
Ritengo tra l’altro, che Giannotti anche da un punto di vista tecnico ha formulato male l’emendamento, perché non precisa quali comuni vuole spostare da un ambito all’altro o quale ambito prevedere. Individua genericamente zone del Marecchia, mentre doveva essere preciso, indicando quali comuni e dove li vuol trasferire. Tu parli di zona del Marecchia, che è un ambito geografico e non è un ambito istituzionale, quindi c’è anche questo aspetto.
Comunque riconosco fondate alcune motivazioni, riteniamo di prenderle in considerazione non dall’alto noi qui, ma ascoltando i territori e con questo atto c’è la possibilità che entro il 30 novembre arrivi un percorso diverso. Noi siamo pronti a recepirlo. Riteniamo che sarà il territorio a fare le proposte, non il Consiglio regionale sulla base di un emendamento a modificare gli ambiti funzionali. C’è un percorso democratico che prevede partecipazione di territori e anche una loro forte soggettività.
Quando approveremo la programmazione vera e propria prenderemo in considerazione anche questo aspetto, se il territorio vorrà, non perché ce lo dice il consigliere Giannotti che diventa la voce della zona del Marecchia. I Comuni di quel territorio sapranno essere protagonisti, se vorranno questa modifica, e il Consiglio l’approverà, non saremo sicuramente insensibili.
Capisco che oggi il centro-destra è in grande imbarazzo, in particolare il partito di Forza Italia sulla riforma. Il consigliere Giannotti addirittura ci ha fatto capire che rimpiange la Democrazia cristiana: nel suo intervento si è letto questo e l’ha detto con molta convinzione, ha detto che rimpiange quel passato. Lo so che c’è un imbarazzo del centro-destra, perché voi speravate oggi di arrivare qui con una riforma approvata, invece avete dovuto registrare, per il no delle Regioni, ma non solo delle Regioni, il no di Assindustria, il no del mondo imprenditoriale che non vuole la cancellazione dell’istruzione tecnica in questo paese, un dato negativo: non riuscite a portare a casa la “riforma Moratti” per quanto riguarda l’istruzione superiore. E’ stata rinviata di un anno e tra un anno noi ci auguriamo, così come il mondo della scuola si augura, che sarà un altro Governo che riprenderà in mano quel percorso. Cancelleremo tutto quello che sarà cancellabile, ovviamente senza pregiudizi, però mi pare che su quel punto registrate una battuta d’arresto formidabile. Avete voi stessi delegato il nuovo Governo, che noi ci auguriamo sia di centro-sinistra, a completare questa riforma. Ci auguriamo di essere noi: se sarete voi ci opporremo in tutti i modi, perché quella riforma ha cancellato l’innalzamento dell’obbligo scolastico, rimandiamo a scuola i bambini a 13 anni: lo vogliamo dire alle famiglie italiane, alle quali siamo così affezionati? Facciamo scegliere il destino, il futuro della loro vita a ragazzi di 13 anni. Noi non siamo d’accordo.
Sono state ridotte le risorse, è stata cancellata la scuola a tempo pieno, è stato ripristinato il maestro unico: lo vogliamo dire? Queste sono verità inconfutabili, ma già i cittadini italiani, in particolare i lavoratori della scuola, hanno fatto governare noi, le Regioni. Poi, volevate dare competenze alle Regioni in materia di istruzione e formazione professionale solo con le risorse del Fse che sappiamo nel 2006 probabilmente non ci sarà più. Se stiamo al merito, abbiamo argomenti da farvi rabbrividire.
Ritengo che l’emendamento vada bocciato, ma se quel territorio farà una proposta di istituire un ambito diverso, io sono assolutamente per considerarla, ma la soggettività e il protagonismo li deve avere il territorio della Valmarecchia e non il consigliere Giannotti.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento presentato dal consigliere Giannotti, che propone di aggiungere “compreso nella comunità montana dell’Alta Valmarecchia”

Roberto GIANNOTTI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Brini e Tiberi.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri Giannotti, Brini e Tiberi.

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli assente
Bugaro sì
Capponi assente
Castelli sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli sì
Santori sì
Solazzi no
Spacca assente
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione, sempre per appello nominale, a nome dei consiglieri Giannotti, Brini e Tiberi, dell’emendamento.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, richiesta dai consiglieri

Michele ALTOMENI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Agostini no
Altomeni no
Amagliani no
Badiali no
Benatti no
Binci no
Brandoni no
Brini sì
Bucciarelli assente
Bugaro sì
Capponi sì
Castelli sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Anna sì
Donati no
Favia no
Giannini no
Giannotti sì
Lippi sì
Luchetti no
Mammoli no
Massi sì
Mezzolani no
Minardi no
Mollaroli no
Ortenzi no
Petrini no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Santori sì
Solazzi assente
Spacca assente
Tiberi sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio non approva



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Solazzi. Ne ha facoltà.

Vittoriano SOLAZZI. Presidente, chiedo il rinvio della nomina per l’elezione di due esperti nella commissione regionale per il settore fieristico, perché uno dei candidati che erano stati proposti non ha ricevuto l’ammissione da parte della Commissione, quindi sarebbe opportuno un approfondimento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.
Sulla base della Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi prima dell’inizio della seduta, avevamo lasciato sospesa la possibilità di far slittare il Consiglio del 27 al 28. Le informazioni che ho raccolto non mi mettono nella condizione di accettare questo slittamento, quindi è confermata la data del 27.

Il Consiglio approva

La seduta termina alle 13,30